attualita - Palermo Parla

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attualita - Palermo Parla
LA SICILIA CHE PRODUCE
Occorre creare occasioni
virtuose di produzione del reddito
Non si può chiacchierare dei fatti del giorno senza finire per parlare – giustamente
– della disoccupazione, ma già sarebbe meglio definirlo come …il problema dell’occupazione. In parte è vero che, a fronte di
una società che produce i beni indispensabili (il primario) in quantità spesso soverchianti, proprio in conseguenza del progresso (automazione, grande redditività della
terra per ettaro, coltura in serra…) è consequenziale una difficoltà diffusa nel reperire
mansioni (job) da affidare ai singoli per distribuire, se così si può dire, stipendi e gli auspicati posti di lavoro.
Ma il fenomeno non è nuovo. Il problema si pose subito, nel primo cinquantennio dell’800, ovvero 2 secoli or sono, quando, prima nelle tipografie e nelle filande, vennero introdotte le macchine da lavoro che
rendevano meno indispensabile la presenza
umana e sostituivano mani e braccia con rumorosi e ritmici meccanismi. Però, si dimostrò ben presto come fossero anche creatori
di ricchezza e di benessere a propria volta.
Da allora, molti sono stati i motivi per i quali il benessere generalizzato anziché diminuire, è invece aumentato, grazie alle tecniche, all’automazione e alla tecnologia in genere: creazione di maggior ricchezza (beni) da dividere, necessità di trovare per essi
un mercato, moltiplicazione dei bisogni, diminuzione delle ore di lavoro, nascita di attività assolutamente nuove, nuovi mestieri,
arti, professioni, maggiori comodità di vita
diffuse a strati sempre più larghi del popolo,
industria del tempo libero, della vanità…
La Sicilia, che non fa parte del terzo mondo, ma è solo un lembo marginale del primo che risente per vari motivi del suo marginalismo geografico e industriale è una piccola nazione a sé, in ritardo, ma in anticipo
su parte del Mezzogiorno d’Italia, per alcuni vantaggi obiettivi che le sono propri.
Fattori culturali perniciosi fanno sì che,
come diciamo in altra parte di questo nostro numero, si parli anche in Sicilia sempre
di perdita di posti di lavoro o di creazione,
mentre si dovrebbe parlare in termine di
creazione (o la perdita) di situazioni virtuose di creazione di valore aggiun-
to. O anche l’aggiunta di un
proliferare di semplici “occasioni” di produzioni di margini di reddito.
Perché è solo quando si crea
reddito che questo si può dividere, appunto virtuosamente, nei suoi tre rivoli tradizionali: il salario (lo mettiamo provocatoriamente al primo posto), il profitto, la rendita e l’interesse. (Vedi a tal proposito il
servizio sull’economia che pubblichiamo alle pagine 14 e 15).
Giriamolo come vogliamo il discorso, ma la realtà è sempre
questa, anche virtuale, se vogliamo: il reddito viene diviso in
quattro e il risparmio crea nuovo capitale da investire. Questo
giro crea ricchezza e anche posti di lavoro: è l’economia reale.
Occorre chiarire che, a livello planetario, per motivi in parte non evidenziabili facilmente,
almeno due forze si oppongono
ad una visione lineare del problema. E questi due “fattori” sono presenti e riscontrabili anche
in Sicilia.
Da una parte forze conservatrici che considerano la società a livello dei grandi numeri, che si raggiungono quando si sale alla sfera dei monopoli e delle globalizzazioni lavorano per mantenere artificiosamente il controllo della situazione a discapito dello sviluppo (poco importandosene o temendolo). Facciamo un esempio
che sia siciliano. La regione più grande
d’Italia e l’isola maggiore del Mediterraneo versa in condizioni di sviluppo ritardato, ma i valori assoluti delle singole voci in termini di importazioni, ma
anche delle esportazioni e anche di produzione, di riscossione delle tasse, ma soprattutto di consumi e via dicendo è sempre a livelli molto alti. Tali che possono
definirsi come tendenti all’enorme.
VINO
E OLIO
DI SICILIA
Contrada Disisa, Grisì, Monreale - Palermo
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Facciamo un esempio fra tutti: mantenere
grosse fette dell’approvvigionamento in presenza o in assenza del Ponte sullo Stretto
può rappresentare il pomo della discordia…
Il resto, come si suol dire, è politica.
Dall’altra parte il persistere a livello
planetario di una mentalità che continua
a difendere la primitiva versione socialista “di stretta osservanza” del problema
come fu vista ai tempi di personaggi come
Malthus, Marx, Falan, Prudhom, nonostante le sconfessioni dei fatti visibili, del
crollo del socialismo reale e persino del recentissimo capitolare di Fidel Castro, che
dichiara un ritorno all’economia aperta,
fa sì nel Mondo, in Europa e infine in Sicilia che tali concetti trovino eco provocate da chi vuol amministrare in altro modo
i propri interessi, sfruttando l’industria di
materie come l’ecologia, il supposto esaurirsi delle riserve naturali, la necessità di
ricorrere massicciamente agli ogm. Come
si vede strade non necessariamente in direzione neppure delle stesse ideologie e rispetto alle quali i tentennamenti di personaggi e istituti che dovrebbero essere al di
sopra elle parti (scienziati, soglio pontificio…) dimostrano la corruttibilità ad ogni
livello, la scarsezza di una cultura poco più
che liceale e di una reale capacità critica
diffusa etc.
LA SICILIA CHE PRODUCE
SI FA PRESTO A PARLARE DI CRISI E DISOCCUPAZIONE
Ma non mancano i casi d’eccellenza
Una conferenza su un libro che parlava di
Palermo in termini non proprio nefasti,
ma faceva notare, pur fra toni dissacratori, quanto comunque si sia fatto e quanto
avvenga in termini di maggiori contatti con
il mondo “esterno”, si svolse alla nuova libreria Mondadori di via R.Settimo. Alla domanda: “quante industrie vi sono a Palermo” una signora presente rispose: “nessuna”. E non ci fu chi protestò.
Non è vero che a Palermo non c’è nessuna
industria e che non si intravedono iniziative recenti. L’industria vinicola, la prima che
ci viene in mente, è sorta attorno a Palermo
e nella provincia quasi dal nulla nei decenni più recenti. Nelle due zone Asi, dove chiudere, per molti motivi, è una regola
frequente, pur qualcuno lavora. Pensiamo,
sempre nell’alimentarismo all’industria dei
dolci dove è cresciuto dal nulla Il Grande
Carollo con fior di camion refrigerati, espositori fuori dalla Sicilia, per l’esportazione
di dolci tradizionali manufatti con sistemi
di lavorazione in bilico fra i pregi dell’artigianato e dell’industria. Vi sono le aziende
casearie, ma anche altre aziende in vari campi, dalla costruzione di impianti frigoriferi
cosiddetti industriali alle fabbriche di barche da diporto ai pescherecci in vetroresina. C’era la grande Blue Boats con macchinari unici in Europa, know how e 150 dipendenti e più a Termini… (rimandiamo al
servizio pubblicato alle pagg 18 e 19), ma
degli stessi imprenditori rimane l’altra grande azienda: la falegnameria che opera con
tecniche d’avanguardia. Anch’essa si trova
in amministrazione controllata, ma sembra
che l’amministratore se la stia cavando da
…vero imprenditore.
Abbiamo iniziato, però, con una visione riduttiva del problema.
Perché non è solo nell’agroalimentare, nella vite e nel vino, nella liquoristica degli Averna, nei formaggi di Zappalà o Puccio o Provenzano che dobbiamo vedere le attività
economiche. Dobbiamo intravederle nei nascenti hotel che, comunque, a dispetto degli ostacoli burocratici e delle notizie su pseudo riduzioni del mercato, vanno moltiplicandosi a vista d’occhio: chiediamolo ai
grandi operatori, anche siciliani, o di origine sicula se l’ospitalità turistica in Sicilia crescerà: Forte, Caltagirone, Patti, Russotti, Tosi, lo stesso Franza, che è da alcuni considerato il più grande imprenditore che sia rimasto nell’Isola. Ma vi sono società, nomi
meno conosciuti, che stanno investendo massicciamente. Infine, persino i Cinesi. E’
venuto Giscard d’Estaing in persona per
porre la prima pietra del rinnovato Club
Med di Cefalù… (vedi sempre in questo numero).
Si guardi alla crescita delle compagnie di navigazione che inviano i loro traghetti e le navi crociera da e per la Sicilia: Grimaldi, Gnv,
Snav, Aponte in genere, Ustica Lines… E non
ci sono dubbi che crisi come quelle della Tirrenia e della Siremar siano dovute ad un tilt del sistema invecchiato
delle partecipazioni statali e simili.
Ma, come dicevamo, è ancora altrove, vogliamo dire nei grandi appalti,
dove non dobbiamo vedere sempre il
male, che si trova annidata altra imprenditoria di valore. Ci siamo imbattuti in una ditta catanese come la Tecnis che ha realizzato in tempo record
il porto di Marina di Ragusa, ma vince gare d’appalto in Italia e all’estero
ed ha realizzato ponti e opere portuaUstica Lines, una compagnia da primato
li un po’ ovunque.
Ci sono siciliani che pensano in grande, in modo moderno e intraprendente, non li che un tempo si chiamavano “i salotti”
contaminati dai soliti mali che siano estra- e che si rispecchia nei media pagati e connei, invece, alla concorrenza e ai timori che formisti, pappagalleschi ripetitori di lesuscitano nei concorrenti del Nord Italia e zioni decrepite condizionino la nostra videl resto dell’Ue.
sione delle cose e, quel che è peggio, le noNon dobbiamo far sì che l’ottica di quel- stre scelte.
Un altro successo dello sport siciliano ai massimi livelli
Vincenzo Nivoli di Messina vince la Vuelta
Il numero diciassette porta bene al messinese Vincenzo Nibali. Il ciclista messinese è il primo siciliano a vincere un grande
giro ed ha riportato il tricolore a sventolare sul podio della Vuelta. E’ passato al comando alla diciassettesima tappa. Il capitano della Liquigas ha indossato la maglia rossa di leader dopo
una gara a cronometro di 46 chilometri, nonostante una foratura che gli ha fatto perdere vari secondi. L’ex leader della classifica Rodriguez ha perso invece preziosi minuti e posizioni in
classifica.
Nibali si è trovato a difendere 30 secondi in classifica generale
nelle ultime tappe, pedalando – come è stato detto – con le gambe, le braccia, i denti, l’anima sull’altro spagnolo Mosquera. Il
venerdì 17 si è corsa la tappa più lunga della Vuelta con un fantastico arrivo a Toledo e, anche con un po’ di fortuna, ha consolidato quella che è stata fino ad oggi la massima occasione della sua non lunga carriera. Al termine dei 231 km da Piedrahita
a Toledo, la maglia rossa non solo è rimasta sulle sue spalle mentre lui non ha perso
l’occasione, grazie al traguardo in leggera salita per strappare altri 12 secondi allo spagnolo Ezequiel Mosquera, quello che ha fatto …la parte del cattivo, mentre la vittoria
di tappa andava con lo sprint vincente a Philippe Gilbert su Farrar e Pozzato. Il giorno dopo si giocava tutto nella tappa più impegnativa con un finale in salita al 20%. Nel
fantastico scenario di quello che sta per divenire un parco naturale, ha conquistato di
fatto la sua prima grande corsa a tappe. Nei 172 km per andare San Martín de Valdeiglesias fin sopra la Bola del Mundo, ha resistito all’attacco di Mosquera arrivando in
cima solo con lui e lasciandogli, da autentico campione la vittoria di Tappa.
La Domenica ha confermato, nella passerella finale dell’ultima tappa con arrivo a Madrid, Vincenzo Nibali quale vincitore della Vuelta 2010. Adesso ha promesso che darà del filo da torcere anche a Contador negli altri grandi giri.
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INCOMING
Ecco le spose
di Monica Billeci
Fotografati da Francesco Italia
Anche nel settore della moda si moltiplicano i casi di eccellenza, la creazione
di brand di buon livello e qualità in grado di svolgere ciò che non si limita alla
confezione di un abito, per esempio da
sposa, ma diventa la prestazione di un servizio con tutta la professionalità che esso richiede. Dedichiamo volentieri testo
e foto (sono di Francesco Italia) a Monica Billeci Stilista, indubbiamente un marchio della Sicilia che funziona.
Conseguita la maturità artistica, si laurea
in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Palermo. La sua curiosità per gli ambienti scenografici, le opere teatrali e per
i costumi di scena la portano a specializzarsi nella scuola di Moda. Per un decennio il suo estro le permette di mettere in
opera svariate collezioni con i migliori
ateliers siciliani, per i quali disegna anche
collezioni di Alta Moda che hanno disceso la celebre scalinata del Teatro Massimo di Palermo. La sua ispirazione creativa si orienta al mondo della sposa, i suoi
abiti romantici, eleganti ed esclusivi, trovano ampio consenso tra le donne che
si avvicinano al giorno più importante
della loro vita.
I suoi disegni realizzano tagli armoniosi,
volumi e simmetrie che, tra le dolci sfumature di acquerello e la vitalità del tratto del pennarello, danno vita a figurini
esclusivi. E’ così che da un foglio bianco
e da un semplice pennarello nero nascono, come per magia, le creazioni Monica Billeci.
Con la matura esperienza di chi crea collezioni, la stilista Monica Billeci veste da
anni la sposa che si distingue.
Attenta alle esigenze di ciascuna donna,
Monica si dedica interamente alla creazione del “suo” abito esclusivo, con la
ricerca dei tessuti, dei migliori pizzi e
dei ricami realizzati a mano, trovando il
giusto connubio tra qualità e prezzo.
Monica Billeci, stilista a Palermo. Creazioni uniche che danno risalto alla protagonista di un giorno indimenticabile.
Info 091 2738249 -347 5907679 [email protected] www.monicabilleci.com
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Irene Marcianò e Giorgio Lupo
Monica Billeci
Claudia Tagliareni
Foto realizzate a Villa Igiea Hilton
INCOMING
L’Irvv affronta il problema del Marsala
La soluzione attraverso il disciplinare e una nuova comunicazione
Sempre in moto l’attività dell’Istituto regionale della vite e del vino “IRVV” che non
ha letteralmente posa, fra trasferte e manifestazioni organizzate in Sicilia. E’ di questi giorni l’avvio di un’iniziativa che investe
la delicata questione del vino che maggiormente si identifica con la rinomata città di
Marsala, protagonista come non mai, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
E’ appena decollato il progetto che si propone di rilanciare il Marsala, che rimane un
vino siciliano notissimo nel mondo, e pur
tuttavia per vari motivi – che sono oggetto
di approfondimento – resta in impasse da
anni. E’ recentissima, fra l’altro, la “querelle” legata al suo utilizzo quale ingrediente
nella preparazione della carne in scatola.
Di recente gli australiani hanno rinunziato ad imitare il Marsala, in seguito ad un
accordo con l’Unione europea e tale interessamento a 360 gradi dovrebbe essere foriero di una nuova “era” per questo vino che
era considerato un alimento, dotato di do-
ti corroboranti ed è decisamente associabile per gusto e qualità all’uso di altri vini similari quali il Porto, il Madera, il Malaga…
“Abbiamo studiato – afferma il presidente
Leonardo Agueci – un progetto di lungo respiro, che mira ad approfondire la conoscenza e l’informazione, investendo sia sul-
la ricerca, sia su una più efficace divulgazione dei valori che fanno del Marsala un vino della massima qualità reperibile sul mercato”.
A condurre la ricerca, per quel che riguarda la qualità del prodotto e le strade da seguire alla ricerca di perfezionamento e innovazione, sarà il Professor Rocco Di
Stefano dell’Università di Palermo.
“Ci appoggeremo – chiarisce il professor Di
Stefano – alle stesse aziende produttrici, ai
tecnici dell’Irvv, al laboratorio di ricerca e
sviluppo dell’Assessorato Agricoltura e
Foreste della Regione”.
Per quanto riguarda l’immagine, il primo
passo sarà costituito dalla stesura di un protocollo per la produzione di un vino del territorio a partire dal vigneto, prevalentemente o esclusivamente da uve Grillo. Questa
sarà la porta di accesso alla comunicazione
del Marsala, frutto di un disciplinare che ne
limiti la produzione al delimitato territorio prescelto.
L’Isola è nuovamente la prima regione d’Italia
L’istituto premia i siciliani vincitori al Concours
La Sicilia ha ottenuto per la
seconda volta consecutiva il primato di regione italiana più
premiata al Concours Mondial de Bruxelles, la cui recente edizione si è svolta a Palermo nell’aprile scorso. Con 77
medaglie conquistate, sulle 228
italiane, le aziende dell’isola hanno contribuito con grande performance a dare un’ulteriore segnale di una produzione di qualità che ha convinto anche i giurati dell’ultima edizione del “Mondiale del Vino”.
Mercoledì 22 settembre nella Terrazza delle Cavallerizze di
Palazzo dei Normanni a partire
dalle ore 18.30, si è tenuta la cerimonia di consegna di una tar-
ga dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino della Sicilia – che ha ospitato la manifestazione – a tutti i rappresentati delle aziende medagliate che
hanno consentito alla Sicilia di
bissare il primato di regione italiana più premiata ottenuto nell’edizione 2009 del Concours
che si è svolta a Valencia.
Alla cerimonia presentata da
Umberto Gambino, voce e
volto del TG2 interventi del Presidente dell’Irvv Leonardo Agueci e del direttore generale Dario
Cartabellotta. Ospite d’onore
Thomas Costenoble (Direttore del Concours Mondial
de Bruxelles) che con la sua presenza ha voluto idealmente rin-
graziare l’Istituto Vite e Vino per
l’organizzazione dell’edizione
italiana del Concours passata alla storia come l’edizione dei record per vini presentati (7000) e
per numero di giurati (284 provenienti da 42 paesi).
“Ospitare a Palermo il Concorso Mondiale di Bruxelles – spiega Leonardo Agueci (nella foto) presidente dell’Istituto della Vite e del Vino della Regione – ha consentito alla Sicilia del vino di qualità e alle sue
istituzioni di raggiungere un significativo traguardo a livello di
immagine e di importanza. La
Sicilia ha dimostrato di poter organizzare, con efficienza e stile,
i grandi eventi del vino mondia-
le e la significativa performance
delle aziende siciliane ha messo
in luce che, sulla via dell’internazionalizzazione dei nostri vini, possiamo ambire a grandi risultati”.
Ecco la nuova Renault Clio
Linee sinuose, accattivanti, come si usa
oggi. Decisamente sportive. E’ la nuova Renault Clio da 100 cavalli. La casa di Boulogne-Billancourt , ricca dei successi in
formula uno ha abbandonato definitivamente con questo modello il clichet della
macchina …domestica. La nuova Clio può
andare avanti tranquilla al fruscio del motore ai bassi regimi, ma è pronta a sfoderare tutti i suoi Hp se glielo si chiede, in linea
con le sue forme da auto da gran turismo,
da rally, da divertimento. La filosofia aziendale, già collaudata, è stata semplice: offrire il massimo del comfort e delle prestazioni al minimo prezzo. Con
questo ultimo modello Renault “Nuova Clio eco2 1.2 16 V TCE 100
CV Euro 5” la casa automobilisticafrancese, dichiara di voler rende-
re onore al proprio slogan: “Drive the change”
(Guidare il cambiamento, ndr), realizzando questa significativa versione “…per la felicità dei suoi
acquirenti di antica data, e rivolgendosi a nuovi e attenti automobilisti”. In tale contesto casa
Renault ricorda l’avvincente storia del turbocompressore, inventato dall’ingegnere svizzero
Alfred J. Buchi, nel 1905, che venne reinterpretata magistralmente, proprio dalla Renault, che,
nel 1977 ebbe il coraggio di inaugurare quella
che essa stessa definisce oggi l’Era turbo, innescando una sfida tra propulsori di varie case
automobilistiche, a quattro e sei cilindri di 1.5 l
capaci di straordinarie potenze che potevano giungere anche a 1500
CV in prova. La nuova Clio eredita questa lunga tradizione e lo dimostra. (Nino Macaluso)
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EDITORIALE
In copertina il messinese Vincenzo
Nibali, come Coppi e Bartali
sulla vetta dopo la scalata
Anno IX - n. 78 ottobre 2010
Tutti i testi indistintamente giunti al nostro
giornale possono essere riassunti e modificati
in armonia con la linea formale e morale
della nostra pubblicazione.
Le edicole di “PalermoParla”
Parlare di Berlusconi non è assolutamente in. Parlarne bene è talmente out da rasentare la follia. E’
solo nel segreto dell’urna che tanti voti si convogliano sui berlusconiani. Per il resto l’elettorato si
accontenta di piccoli ammiccamenti, con diretto
riferimento a tutto ciò che non va esattamente come la racconta l’opinione pubblica "apparente".
La follia politica diffusasi come una epidemia, sin
dalla vigilia del Berlusconi Uno,
da quando cioè i sondaggi – quelli veri – diedero vincitore il Cavaliere, nasce unicamente dalla
circostanza non troppo chiara,
ma ugualmente evidente che qualcuno ha messo una taglia sulla
testa dell’interessato: lui, il cattivo, la personificazione del male, il diavolo, il “duce in nuce” e tanto altro ancora… Quanta sicurezza dev’esserci sulla presenza
di un’artiglieria nascosta, dietro questa carica di
cavalleria suonata da Raffaele Lombardo?. Obici e mortai promettono ovviamente di proteggerlo, vista la tracotanza, la spocchia, la saccenteria, l’umor, anche di tipo stradale che questo “originale” personaggio politico ha usato fino all’’ultima seduta in cui ha varato in qualche modo la
nave multicolore del suo governo “quater”, spingendola in acqua a calci e pugni. La Sicilia sforna
spesso soluzioni politiche – che poi si rivelano
anche perniciose e fallimentari – per l’intera Italia. Ora le vuol sfornare, forse, a livello mondiale: è la prima volta nella storia che va al governo
chi ha perso – e nettamente – le elezioni. Invece,
chi le ha vinte, chi ha confermato una crescita al-
Politeama: Mondadori, Turati, Bingo via Amari , R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo.
P. Pretoria. Via Libertà: Matteotti e Fiamma. Via Calvi. Edicole Mercurio: Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca: Kilt bar e
Schillaci. Via Intorcetta: ang. via P.pe Camporeale. Via Sicilia: Bar Sicilia, V.le Campania: ang. V. Emilia. V.le Strasburgo: Belgio, Aldisio. P.zza Leoni. V.le del Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Niscemi. P.zza Acquasanta. Mondello: Paese, P.zza Castelforte. Cefalù: V. Roma. Carini: Piazza e bivio Foresta.
Trapani: Villa comunale. Edicole Roma: “Caporali & Caporali” edic. n. 4, Stazione Termini (fronte bin. 14); “Magliano Fiammetta” via S. Pincherle, Mun. XI; Viale Marconi (ang. piazza della Radio (Mun. XV); Mondini Luciano “Edicola Giornali” - Piazza Colonna (Portici Veio); “Ascensi” via Ponzio Cominio, 50 (Mun. X) Edicola-tabacchi “Shangri-La Corsetti” via Algeria, 141 (Mun. XII);
Eur: 2G s.a.s. di Ciocari Giovanni , via Pietro
Maffi, 72 (Mun. XIX) .
le susseguenti europee, verrebbe relegato all’opposizione. Quanto può durare un governo del genere? Quanto può galleggiare questa nave che altro non è che un grottesco barcarizzo?
La senatrice Vicari, a caldo, non ha esitato di
tacciare Lombardo di “alto tradimento”, riferendosi alla volontà tradita degli elettori e di governo abusivo. Ha poi lodato Miccichè, dopo molto tempo che non lo faceva,
per essere uscito finalmente dall’area di chi sta appoggiando Lombardo. Ma noi
annotiamo anche che Lombardo ha inferto una pugnalata al bipolarismo, base delle elezioni che lo avevano
condotto a presidente e quello dell’intera Seconda Repubblica. Anche questo un obiettivo dei suoi “danti causa”.
La semplice verità è che la malattia dilagante
nella politica italiana è il mero anti berlusconismo. Un male che non ha contagiato per un soffio il governo di Roma, che già tossicchiava, ma
ha attecchito a Palermo. Esso è provocato da virus che volontari e coscienti untori distribuiscono per le stanze politiche e per le strade da oltre 10 anni: è una corruttela fatta di lusinghe e
promesse. Dirette a chi porterà la testa del Berlusca su un piatto, come quella di Giovanni Battista a Salomè. I vangeli non ci dicono quanto
Salomè abbia poi compensato Erode, ma noi riteniamo che questi “tagliatori di teste” saranno,
comunque, tombati da una parte o dall’altra
delle reali forze che si oppongono.
Follia politica
morbo
del giorno
4 Occorre creare occasioni virtuose di
produzioni del reddito
5 Ma non mancano i casi d’eccellenza
6 Ecco le spose di Monica Billeci
7 L’Irvv affronta il problema del Marsala
10 Perché a qualcuno piace Fini
11 Cascio “il governo si chiarisca”
12 Much ado about nothing
13 La falsa vitalità del governo Lombardo
14 Legislazione e mentalità contro l’auto
occupazione
16 Dai milioni si arriva ai miliardi di perdita
17 Su Tirrenia e Siremar un grido di dolore
18 Così Grippi vuota il sacco
20 Per Sicilia e Sardegna due norme proenergia
21 Prosegue l’attività del Distretto della
Pesca di Mazara
22 La Sicilia e lo sviluppo dell’agricoltura
e della pesca
23 Caputo: cancelliamo le Asi per creare
lo sviluppo
24 Don Santino lascia Cefalù
25 La nautica e l’economia underground
sommario
Direttore responsabile: Germano Scargiali
Redattore capo: Lydia Gaziano
Redattori: Aldo Librizzi,
Grazia Gulino, Chiara Scargiali,
Francesco Italia, Vincenzo Scargiali,
Andrea Uzzo, Riccardo Picone
Redazione romana:
M. Antonietta Gaziano Sarao,
Nino Macaluso
Collaboratori:
Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione,
Benito Bonsignore, Giulio Cusumano,
Sara Favarò, Erwin de Greef,
Gioacchino Guccione,
Giuseppe Lo Verso, Tina La Loggia,
Guido Guida, Amedeo Lo Cascio,
Marcello Malta, Marco Vaccarella,
Roberto Gueli, Anna Maria Ingria,
Rory Previti, Bartolo Scalici,
Francesca Tamburello, Nino Martinez,
Franco Verruso
Corrispondenti:
Giulio Biasion,
Maria Concetta Di Lunardo,
Vincenzo Lombardo,
M. Carola Tuzzolino
Vincenzo Agozzino,
Gaetano Messina, G. Di Quattro
Fotografi e Agenzie:
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Impaginazione: Toneco
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www.palermoparla.it
Edizione e Stampa:
Euroservice Puntografica
Trib. Palermo n. 42/1997
di Germano Scargiali
26 La Sicilia si apre al turismo nautico
28 Donnafugata resort per giocare o non
giocare a golf
30 Esimit Europa 2 esalta la VI PalermoMontecarlo
32 Angela Lorenz pittrice poetessa
34 Sicilia protagonista alle Ponyadi 2010
35 Il Giro Aereo alla coppia Gatto-Monastra
36 A Nautilus QQ7 la 1stSicily Channel Regatta
38 Fu la prima Grande Olimpiade
Il dramma antico di Marcello Lippi
39 Il punto sul Palermo
40 L’Atletica Mondello
41 Il clan dei magnifici siciliani
È Vincenzo Nibali messinese
42 Morgana: Vogliamo una nuova politica
43 Il 41° Trofeo Sicilia dall’8 al 10 ottobre
44 Diario della Montecarlo con tre diversabili
a bordo
45 Sarà erogata nelle nove sedi dei Comitati
provinciali del Coni
46 Il piano sanitario regionale 2010-2012
47 Nuova Area di osservazione breve
48 Performance di Web Art di gruppo all’Aquila
49 Il vino del Lazio oggi
50 Il giornalismo di Carmelo Garofalo
51 Siciliani in Piazza
52 Incontriamo il presidente Matteo Bassi
Al Don Bosco la messa in scena di Edipo
53 “Insegnare è toccare una vita per sempre”
54 In ricordo di Giuseppe Di Matteo
55 Uno sguardo al passato per preparare il futuro
56 La perdita di Giovanna Messina
57 Cinema siciliano presenza importante
59 Reality, che mentono sapendo di mentire
60 Johannes e Clelia sposi
Teatro Massimo, Stagione 2010-11
62 Antonio e Ivana sposi felici
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EDITORIALI
Perché a qualcuno piace Fini
Ma è Berlusconi che fa la differenza
Nella contorta e confusionaria scena della
politica nazionale, nell’abitudine di accusare comunque il sindaco e il capo del governo di tutti i torti (De Gasperi era un insulto a Palermo, nel dopoguerra, quando
ancora guidava l’Italia), in questa piccola
testata cerchiamo da sempre di trovare una
via riconoscibile, una obiettività tutta nostra. Ciò nel ritenere che il nostro ideale
liberale, liberistico e libertario non è certo
morto, né si è affievolito, visto che è ben lungi dall’essersi realizzato. E con esso il sogno
del …popolo sovrano.
Diffidiamo , pertanto di tutti coloro che, ad
ogni livello, sbandierano troppo forte il vessillo – se così si può dire – della morte degli
ideali politici. No: non è vero. Vive sono
le due mentalità. E chi soffia sul fuoco
della morte degli ideali lo fa spesso in perfetta malafede, perché non crede agli ideali, non ci ha mai creduto e li ritiene strumenti, simboli, oppio e droga dei popoli…
Il comportamento di Gianfranco Fini è inqualificabile, tale risulta e tale
rimane. Fini è stato certamente lusingato
da chi non vuole un governo che governi,
da chi vuole un governo senza ideali perché senza mete. In modo da manovrare
la nazione da dietro le quinte, spartirsi
le situazioni leonine di guadagno, decidere cosa mandare avanti. In pratica i vecchi notabilati si ritengono arbitrii della
morale. Molto morali a propria volta. Salvatori della patria, persino. Ma obbedienti ad una morale da essi stessi coniata di
volta in volta.
Fini, se portasse la testa di Berlusconi sul famoso patto d’argento ai suoi committenti
sarebbe subito silurato. Non sarebbe che
il capo di un partitino dal 2%. Figuriamoci. E’ Berlusconi che lo ha condotto nelle
stanze che contano. Da quelle, adesso, si illude di cacciare “il principale”. Che schifo!
Peggio di così si muore.
Fini è l’emblema dell’Italia voltafaccista che
tutti odiamo, che ha fatto vergogna agli italiani, definiti in Scandinavia venditori di
statuette di gesso, cioè “pataccari”.
Sulle qualità di Gianfranco Fini non
abbiamo dubbi da tempo e da queste pagine ci siamo espressi in modo chiaro e inequivoco da un paio d’anni. Sembrava che
Fini si fosse fatto garante con i vecchi notabilati – che egli additava molti anni fa come responsabili di nefandezze – di rappresentarli nella nuova area di governo. Che
volesse distruggere lo stesso dal suo interno, opera che i nemici della libertà e dei
libertari tentano sin dall’inizio, piazzando
una serie di traditori con la maglia di Forza Italia prima e del Pdl dopo all’interno di
questi stessi partiti, nelle liste elettorali, nei
posti di assessori, ministri, sottosegretari,
capi dipartimento e simili, è una triste
scoperta.
Tristezza e tristitia vitae trionfano come cavalieri dell’apocalisse in questa storia
10
ormai squallida, del trionfo del male, speriamo provvisorio, sul bene.
Perché è bene la normalità: che un governo eletto più volte democraticamente
possa governare. Che l’uomo da decenni
più votato d’Italia possa sedere da capo del
governo. Che abbia il tempo di sperimentare e anche di sbagliare, se è il caso. Non
riteniamo che la sua opera possa mai essere fatta solo di errori. Né questi saranno
mai tali da potersi paragonare – tanto
meno eguagliandoli – a quelli che hanno
portato alla rovina l’Italia ( e in certi casi an-
che l’Europa) in questo dopo guerra , dopo gli anni d’oro dello sviluppo e della ricostruzione.
Se i vecchi notabilati, che si nascondono dietro le penne del pavone della sinistra,
facendo i sinistrorsi con la pancia piena (si
pensi al socialismo ebraico massonico), non
ne fanno ora una questione di destra e sinistra, ma solo di Berlusconi è proprio ed esclusivamente perché è Berlusconi che fa la differenza.
Anche la senatrice Vicari sbotta senza peli sulla lingua
Mira o Fini quanto è bello…
Secca dichiarazione della senatrice Simona Vicari, ferma rappresentante dei leali del
Pdl, nei confronti del dissidente Gianfranco Fini e delle sue intemperanze, che condanna senza attenuanti dopo Mirabello. Da cui il nostro titolo…
“Gianfranco Fini – afferma la Vicari in un comunicato – ha confermato di avere
poche idee e confuse. Dapprima profonde ogni sforzo per deprecare l’operato di chi
lo ha sostenuto per 15 anni, poi nonostante le innumerevoli critiche, dice di voler
appoggiare il Governo che guarda caso prende vita proprio da quel partito che lui dice di non esistere”. Simona Vicari si è espressa così, commentando l’intervento di Fini dal palco di Mirabello. “Seguendo un filo logico elementare – ha sottolineato Vicari – per Fini non dovrebbe esistere neanche il Governo. E’ dunque curioso che
egli appoggi un Governo che non ci dovrebbe essere. Con la sua definitiva discesa in
campo – conclude la senatrice – Fini abbia un ritorno di dignità e coerenza politica,
lasci la presidenza della Camera e restituisca valore alla terza carica dello Stato, che
egli ha interpretato con troppa fantasia”.
Le esternazioni di Fini sono in linea con quanto previsto dalla nostra rivista che lo
condanna già da un paio d’anni. Da quando, cioè, l’ex premier di An ha iniziato ad
avvicinare settori politici e della realtà civile da lui prima criticati aspramente, in coerenza con il suo colore politico e la volontà di chi lo elesse. In particolare, la sinistra e
i vecchi notabilati… Noi affermiamo senza reticenze che Fini sia un traditore degli
amici anzitutto, poi degli alleati politici ed, infine, un rinnegato. La parola la prendiamo da Giorgio Almirante, il quale affermava senza tema di essere smentito: “io non
rinnego niente, perché non sono un rinnegato. Se mai accetto trasformazioni alla
luce di fatti nuovi e con occhio al futuro, ma in linea con la mia mentalità e le scelte di
base del partito, del suo background politico, della sua storia degli uomini del passato e del presente”.
EDITORIALI
Non c’è tolleranza per chi sovverte lo spirito delle leggi
Perché combattiamo questo governo Lombardo
Se la Sicilia potesse farsene un vanto, potremmo dire che è all’avanguardia nel mistificare, mischiare le carte, barando, al
gioco della politica nazionale. Roma cerca di seguire malamente a ruota… Ma sarebbe come vantarsi d’aver inventato la mafia, il modo d’essere mafiosi, la mafiosità, il peggio.
Questo è ciò che avviene sotto i nostri occhi, quando si irride alla volontà degli elettori, si fanno ribaltoni che sono autentici golpe, non ci si rivolge all’elettorato sì, ma si va avanti
con tradimenti, cambi di bandiere e di partito. Per cui alla fine
di una legislatura i partiti non sono più quelli che erano all’inizio, le alleanze non quelle indicate, i programmi non
quelli di cui sei è parlato. Altro non si può dire.
Non si può brigare per la legalità, che è coerenza alla legge, se poi si tradisce lo spirito della norma nella vera e propria
sostanza, facendo tutt’altro rispetto a ciò che il legislatore ha
pensato, ha ponderato, ha voluto.
Ogni altro ragionamento è polverone, mistificazione, imbroglio. Perché non si può barare al gioco della vita, non si possono contraddire certi principi. E’ colpa, è dolo, è delitto. Il popolo non può permetterlo, pena la fine di ogni potere che gli
dev’esser proprio, sacro e inviolabile. Pur esercitato nei modi e
nei tempi, cioè con i limiti che la stessa natura e i tempi impongono come possibili, verosimili, realizzabili. In tali confini rientra l’elasticità della norma, laddove la tolleranza consente all’uomo di proseguire nell’azione, di non interromperla, cedendo stupidamente stoltamente alla mera formalità. Per il resto,
cioè per la sostanza, è lecito e doveroso battersi, combattere,
pretendere.
E si riparta nell’interesse della Sicilia
Cascio “il governo si chiarisca ”
Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio
Uno buono ne aveva e lo ha cambiato. E’
il catanese (cioè della sua stessa terra) Nino
Strano. Ma c’è da chiedersi di più: lo sa Lombardo che cosa significhi per un assessorato
come quello di via Notarbartolo, così nevralgico per l’eternamente e vanamente atteso
sviluppo turistico, l’ennesimo “cambio della guardia”? Tutto da rifare, pover uomo, si
direbbe se l’assessorato al turismo fosse un
essere umano…
Una vera rivoluzione politica la formazione del cosidetto “Lombardo
quater”: ora al governo può andare
chi perde le elezioni al posto di chi
vince. Eppure Francesco Cascio aveva chiamato Lombardo, per stigmatizzare e mette all’angolo Palazzo
d’Orleans. Tornato da poco al lavoro Cascio, presidente dell’Assemblea
regionale siciliana, si è subito espresso ufficialmente sulla propria intenzione di far “tornare alla ragione”,
come spesso dalle nostre pagine abbiamo detto, il presidente della regione in carica. Il palese contrasto
con la presidenza dell’Ars e con tutta l’assemblea, intesa come maggioranza nettamente indicata dai siciliani alle ultime elezioni, non è possibile, non è politica, non è verosimile, non è accettabile. Pubblichiamo
pertanto le pacate dichiarazioni dell’onorevole Cascio.
“In questi 4 mesi e mezzo, dal primo
maggio ad oggi, cioè dall’approvazione della Finanziaria, ho assistito
in silenzio ad un valzer infinito circa
l’ipotesi di un Lombardo quater e sulla
sua potenziale composizione tecnica
o politica. Un balletto di dichiarazioni, congetture, ipotesi, teorie, di tut-
to insomma. Adesso, però, siamo alla ripresa dell’attività parlamentare
e, nonostante mi fossi auspicato che
la pausa estiva potesse servire a far
chiarezza, capisco che, invece, persiste ancora confusione e un quadro
assai fosco”. Tali parole si riferiscono ovviamente alla diatriba mai sanata.
“Pertanto – ha sottolineato Cascio –
sebbene per rispetto al ruolo che rivesto, ho ritenuto istituzionalmente
opportuno non entrare nel merito
politico della questione per evitare
che ciò potesse essere strumentalizzato o peggio ancora potesse influenzare gli animi in un qualunque senso, ora, però, ritengo sia venuto il momento di chiedere, da garante del
Parlamento e della sua funzionalità
ed efficienza, che il Governo chiarisca finalmente cosa intende fare”.
“Auspico – ha aggiunto Cascio – che
il Governatore riveda la sua posizione, affinché si possa ripartire con le
idee chiare per affrontare con la massima concentrazione le tante emergenze della Sicilia”.
Cascio ha poi concluso: “ Faccio quindi appello al Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, affinché, indipendentemente da quale sarà la sua
decisione finale sulla nuova Giunta,
essa comunque giunga tempestivamente, al fine di scongiurare una
paralisi dell’attività parlamentare, vanificando il buon lavoro fatto dall’Assemblea regionale e dai deputati nel primo
corso di questa legislatura, nel
quale sono stati palesi i segnali di rinnovata vivacità e produttività che il
Parlamento ha dato rispetto al passato”.
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POLITICA
Napolitano fa l’imbonitore e... il saggio a buon mercato
Much ado about nothing
Tanto rumore per nulla, diceva il grande William Shakespeare. Tutto finisce in
una bolla di sapone, diciamo noi dal nostro
cantuccio. “Ma …pensate alla salute!” Dell’Italia, naturalmente. Così se ne esce il presidente Napolitano, richiamando gli italiani a non pensare alla politica, ma a tornare al concreto dei loro problemi economici, del bilancio, dell’occupazione.
Peccato: in un primo momento ci era sembrato che Napolitano – che si è fatto spesso stimare – si esibisse in un atto di vera imparzialità: aveva detto sin dall’inizio “niente elezioni” perché si procedesse nel governare l’Italia, che tanto ne ha bisogno, senza posa e senza interruzione fino alla scadenza del mandato e alla prossima fisiologica consultazione elettorale. Però, si era
poi visto che intendeva: …niente e lezioni
e si proceda con i berlusconiani in quarantena… Nel frattempo sulle elezioni anticipate era scattata una sorta di silenzio – assenso del Quirinale. Perché, si sa, chi tace
acconsente. Un tira e molla non in linea con
il Napolitano encomiabile ben più di Ciampi e del rovinoso Scalfaro.
Che cosa, dunque, era successo nel
frattempo, cioè dalle ultime (in ordine di
tempo) e ripetute esternazioni del presidentone? Era avvenuto proprio quello che dalle nostre pagine on line avevamo predicato e previsto: gli Italiani stavano per fare
quadrato attorno al loro unico premier
possibile, Silvio Berlusconi, il solo personaggio dotato di tutte le doti necessarie,
fra cui quella di “esistere”, per esser votato, preferito, mandato a governare per un’altra legislatura intera. Altro che venderne la
testa a chi ci ha messo una taglia sopra sin
dalla lontana vigilia del Berlusconi 1. Quando si vide che il Berlusca sarebbe “salito” al
potere e avrebbe fondato nei fatti la Seconda Repubblica. Chi ha messo la taglia si è
dovuto accontentare poi di brevi ribaltoni,
di interrompere l’attività di governo, di far-
osservatorio
Le lunghe estati fresche
“E giù acqua…” diceva il vecchio comico Gilberto Govi. Non manca per bestemmiare, prima d’ogni estate: “…sarà un’estate calda, caldissima e i vecchietti moriranno a schiera, seguiti dai
neonati. Fra strage dei vecchi peccatori e degli innocenti, non ci dovrebbe essere pace. Ciò è – o meglio sarebbe –
conseguenza dello inarrestabile riscaldamento della crosta terrestre. Colpa
delle emissioni… Ma, ahimé, dopo inverni ghiacciati, per far “scuorno” agli
ecologisti ideologici e viscerali, ai pessimisti e ai menagrami di professione,
niente di tutto questo: un paio di giorni
12
ne stoppare il volano, di “non farlo governare” come avrebbe voluto e dovuto.
Niente testa del premier da portare sul piatto, come fosse quella di Giovanni Battista
a Salomè…
Problemi economici. Ma certo, ribatte il vecchio Marini: “quanto costerebbero
le elezioni e ancor più interrompere il ritmo del governare, le intraprese in corso, rifare tutto daccapo?” Ecco, quindi, in breve, la lapidaria spiegazione dell’accaduto.
E’ proprio ciò che diciamo anche noi a chiare lettere. Quanto ci costa interrompere e
tornare al voto? Ma c’è una parte matrigna
dell’Italia che chiede di squartare il figlioletto a Salomone, pur di non lasciarlo tutto in mano alla madre vera. Che importava a questa matrigna del danno totale? Del
costo in sé della famigerata e infame operazione? Dell’ennesimo ignominioso ribaltone? Del danno d’immagine davanti alla
platea internazionale?
Ma sì – conclude Napolitano – di tanto rumore non si sentirà neppure l’eco, ben presto. Ricordate la tal legge che tanto fece accapigliare governo e opposizione? Chi si ricorda che cosa se ne sia fatto. Que devient?
Dicono i francesi. Much ado about nothing, dice William Shakespeare.
Ma il vero è che, trovatisi di fronte all’eventualità di andare al voto, non c’era bisogno di particolari sondaggi: tutti gli
elettori del centro dx avrebbero fatto quadrato attorno a Berlusconi, più altri ancora, e, per Fini, i finiani e i loro segreti referenti e mandanti – cioè i notabilati un tempo esecrati (dallo stesso Fini) e sempre esecrandi della vecchia Italia – non ci sarebbe
stato più nulla da fare. Berlusconi e il suo
governo sarebbero stati consacrati e mandati a guidare l’Italia per un’altra intera legislatura… Cosa che probabilmente avverrà alla scadenza del mandato, quando “ohimè” emergeranno altri benfatti a lunga scadenza del nuovo modo di intendere la po-
di caldo ogni tanto, niente o quasi scirocco, i piromani “ridotti” in Sicilia a
dar fuoco ai boschi senza il classico vento caldo da sud che tutto asciuga e tutto fa …abbruciare. Brucino invece sui
roghi maghi e streghe malaugurati. A
proposito: in conseguenza del principio
di Archimede, lo scioglimento dei ghiacci del polo nord, privo di terre emerse,
non alza il livello del mare di un sol
cm. Ce n’è voluto perché si dicesse!
Il Javert di Berlusconi rinviato a giudizio
Il giudice Baltazar Garzon (nella foto)
implacabile accusatore di Silvio Berlusconi dai palchi della nuova Europa, non
litica, l’economia, il consorzio sociale e civile. Modi basati sulla produttività, lo sviluppo, una maggiore libertà nel poter accedere nei luoghi della produzione del valore aggiunto!
Di Pietro, dal canto suo – cioè dal pulpito del suo partitino – sbotta, incazzato come un matto: “i finiani devono condurre
a compimento quanto proposto! Altrimenti son solo dei Quacquaracquà!” Ma noi diciamo che tutti tali politici, Di Pietro compreso, non sono niente e nessuno. Sono evanescenti figure di politicanti vecchia maniera che ben poco sanno della realtà, cioè di
economia, produttività, progresso.
E la sinistra? Attualmente non esiste.
Germano Scargiali
tutta chiara, non tutta linda, non sempre migliore, è stato accusato di corruzione, evasione
fiscale ed è inquisito. Garzon, magistrato in Spagna,
passava molto tempo a tagliare i panni addosso al capo del governo italiano.
Fra le performance di Garzon, in parole semplici, emerge ora quella di viaggiare a spese del Banco di Santander.
Molto convinto di una posizione di forza, particolare e riconoscibile nella propria estrazione nascosta, Garzon tene-
POLITICA
Il mito del partito unico
Tutti vorrebbero essere il partito unico che governi
l’Italia. Tristi ricordi si affollano nella mente. Il vero è
che tutti vorrebbero comandare e dichiarano di possedere la verità rivelata. Infatti, frattanto, quasi a frotte,
tanti auto referenziati personaggi si candidano per creare il …“terzo polo”: fino a tal punto i politicanti italiani
aborriscono l’alternanza. Essa rappresenta, invece, ciò
che ha voluto il legislatore – cioè gli stessi politici nazionali – nel creare e ricercare nuovi sistemi elettorali, nuove formule, fra cui la vituperata forma in uso, per riportare la nazione e lo stato sulla soglia dei più moderni esempi e concorrenti internazionali. Rompere il giocattolo
che avevano voluto essi stessi – in un momento di lucidità politica – con tante speranze e con il quale non si divertono più abbastanza è la mira di tali politicanti.
Ma il numero uno fra chi vuol rompere la novità dell’alternanza è Casini. Non si meravigli il grande Bruno
Vespa che Pierferdinando, da sempre fra i pochi “belli”
dell’arco parlamentare, sia il più corteggiato. Ma non
dalle donne, bensì dagli uomini, a partire da D’Alema fino al sempre infido Fini. Perché, spostando il piccolo peso …dei resti di quello che fu il più potente partito d’Italia, faccia pendere la bilancia politica dalla parte voluta.
Ma …da ogni parte, però, potrà pendere tranne che al
centro. Perché al centro non pende niente più da tanto
tempo. Da quando, indipendentemente dalla nascita o
meno della seconda repubblica, è caduta la prima repubblica.
C’è nostalgia della Balena bianca ed è la nostalgia più
perniciosa, che distingue i personaggi più pericolosi. Ma
è veramente difficile che la loro idea decotta prevalga,
riemerga dal fiume Lete del nulla cambi, neppure pro
forma, neppure perché di fatto tutto resti com’è.
Tanto forte l’attaccamento ai vecchi privilegi che anche
una nuova strada, una galleria, un ponte mettono paura
ai vecchi paludati, ai notabili del centro e soprattutto della provincia. Odiano, come i malavitosi dei vecchi mandamenti e delle periferie delle grandi città, che si operi
uno sventramento un by pass cittadino, si realizzi un novo parcheggio. “perché – dicono – vedremo riversare –
qui da noi quelli dei quartieri bassi, quelli dei paesi vicini o, al contrario, i sapientoni del Continente…”
Meglio dell’avventurosa alternanza un partito unico che
ci rappresenti sempre, uguale a se stesso nella forma e nei
fatti. Si diceva un tempo a Roma: “stamo come stamo”.
Questo è il loro motto.
va conferenze negli Usa il cui successo era scontato in partenza. Ma, a quanto si sta indagando, nella sua attività
di funzionario dello stato spagnolo, favoriva la Santander… Questo ed altro
sembra ci sia dietro l’indagine in corso,
che ha praticamente bloccato Garzon
nelle sue attività di routine, mettendolo in condizione di non nuocere o di nuocere di meno, in attesa di giudizio.
Siamo italiani amiamo il made in Italy
“Ma come?” E’ la domanda dall’aria sbigottita della donnina del call center
“…non le piace Sky?”
E no! Rispondo io, perché sono italia-
E’ fatta di comunicati
tutti firmati dalla presidenza
La falsa vitalità del
governo Lombardo
Agricoltura, rete idrica, petrolio, pesca, e ovviamente energia…
Non c’è materia sulla quale la presidenza della regione, leggi Lombardo, non ci inondi di comunicati. E gli assessorati?
Niente: solo la presidenza comunica e fornisce anche troppi segni di vita… Ma Nessuna iniziativa può essere buona, né gradita se è malata in partenza, perché adottata da un governo che
nessuno ha eletto, da partiti che in sostanza non esistevano prima delle elezioni, una giunta che raccoglie i consensi di chi
ha perso tutti gli appuntamenti elettorali e si coalizza escludendo chi ha vinto.
Lombardo non manca degli immancabili opinion leader, sciolti
dappertutto: potevi incontrarli quest’estate al mare, puoi incontrarli al bar, negli uffici o in luoghi più consoni: “te la do io – affermano – la diagnosi. Credi in Lombardo perché farà strada”.
Il primo fu, già alcuni anni fa, un grosso personaggio della vecchia politica regionale: “tieni d’occhio Lombardo – mi disse –
perché verrà fuori”.
Quanta lungimiranza, anzi chiaroveggenza! Come fare, allora, con Cuffaro triunfans, Miccichè sugli scudi, ma dalla parte avversa, Forza Italia tanto forte, a sapere che questo partito, il più votato dai siciliani, sarebbe stato messo in quarantena, avrebbe ceduto lo scettro proprio a Lombardo? Pur avendo dalla sua parte niente popò di meno che la vecchia dc sotto
forma di udc, era nella regione in cui è più forte a livello nazionale e qui fedelissima al Berlusca, grazie a Cuffaro?
Ma tutto è possibile al sole della Sicilia. Perché qui: basta che
ce sta o’ sole, che c’è rimasto o’ mare… Non c’è sole più impassibile di quello siciliano. Palermo parla? Sicilia parla? No, tace.
Frattanto la danza degli assessori, dei capi dipartimento si fa
frenetica. Abbiamo assistito a certa valentia di un assessore
alla pesca che neanche sapeva che Mazara fosse il primo porto
peschereccio della Sicilia e osava parlare proprio ai mazaresi,
che lottano per essere il massimo porto peschereccio del Mediterraneo e spesso lo sono. Sia pure di un Mediterraneo preso di
mira dalle compagnie di pesca oceaniche che, complice la Ue,
vogliono impadronirsi non tanto del Mare Nostrum, dove pescano il tonno che noi non peschiamo, quanto del mercato “nostrum”, rifilandoci miriadi di tonnellate di pesce oceanico
surgelato. E la Sicilia di Lombardo, che nessuno chiama governatore, sta a guardare…
no e amo ciò che italiano è. Con ciò amo
Berlusconi e Mediaset.
…Vede, cara signorina, se Murdock
avesse il buon gusto di non buttarla giù
così dura contro il Berlusca, partecipando al coro di chi lo accusa di tutto e di
più, guidandolo e dirigendolo a volte,
allora sarebbe il benvenuto. Ma non
si comporta da jentilman, né con sportività. Bensì con arroganza e presunzione. Vada a quel paese!
Lo stalking e il mobbing
Si va a mode e per ora è di moda lo stalking. E’ la persecuzione degli ex non
ex, innamorati a senso unico, spasi-
osservatorio
manti immaginari soprattutto di una donna che non li vuole. E il mobbing? Ben
più diffuso, generalizzato e grave, più
subdolo e impunito, scambiato per altro, il mobbing è raffinato “metodo” di
discriminazione. E’ la caccia alle streghe del terzo millennio. Non c’è il rogo materiale, ma quello morale e civile. Colpisce chi appena “cammina in
modo diverso”, chi la pensa a modo proprio, chi è per qualche motivo … “strano”. Lo fagocita, lo reprime, lo isola, lo
stritola. E’ unisex. E’ l’opposto del dovere d’integrazione che si sventola e si
predica nei confronti di immigrati, meridionali, negri e simili. Occorre snidare il mobbing, additarlo, difendere i col- >
13
ECONOMIA
Dagli errori dell’Italia a quelli del Mondo
LEGISLAZIONE E MENTALITÀ CONTRO L’A
Chiamiamoli medio piccoli, ma sono piccolissimi, sono i campioni dell’auto occupazione, capaci di
cavarsela da soli, spesso con l’embolo del non andare a padrone, ovvero con l’incapacità di uniformarsi al principio dell’obbedienza al principale. Tutto, per loro, è meglio che …andare a padrone. Dovrebbero essere i benvenuti… Invece in Italia non lo sono. Vengono biasimati, perseguiti, individuati, colpiti. Peggio ancora: vengono ostacolati prima, durante e dopo la loro attività lavorativa. Sono ritenuti colpevoli fino a prova contraria.
E’ vano, del resto, quasi proditorio, facilitare – finalmente – l’inizio attività,
se si rende poi così difficile la fine, il cambio di direzione, la trasformazione di una
ditta in un’altra, la mobilità che tanto
si predica per i lavoratori subordinati,
trasportata come concetto nel campo degli autonomi, dei “principalini”, cioè dei
padroncini, colpevoli fino a prova contraria – in Italia – di evasione fiscale, furto alla società. Perché hanno tentato di
arricchire senza dir grazie a nessuno,
sferrando un attacco “sfacciato ed offensivo” alla massima di Prudhom “la proprieté c’est le vol”, cioè la proprietà è un
furto.
Si dice “chi fa da sé fa per tre”, ma ciò non
vale in Italia e Prudhom ha presso la mentalità nazionale diffusa, maggiore autorità del Gesù dei Vangeli, che era un economista liberale. Ad esempio Egli condanna dei servitori proprio quello che non
ha fatto fruttare il denaro, in assenza del
principale, limitandosi a conservarlo, anziché investirlo in una attività lavorativa
lucrosa. Il principale premia solo quello
che li ha fatti fruttare, condannando sia
quello che lo ha perso, sia quello che lo
ha conservato …sotto il mattone. Il Vangelo conosceva già l’economia 2000 anni prima, mentre non l’avevano capita gli
americani al tempo della crisi del ’29…
Aggiungere al risparmio, prima il
concetto di capitale (trasformandolo in
esso) e poi investirlo sommandovi iniziativa e lavoro, cioè impresa, significa pro-
osservatorio
> riti, punire i colpevoli. E’ necessario che
non si proceda “a momenti” cioè a mode, a “pappata”, dimenticando poi nel
classico angolo il pernicioso fenomeno, che non fa più notizia. Il mobbing rischia di passare, per quel che riguarda la sua immagine, da epidemia allo
stato endemico, divenendo …lettera
morta.
Quando al ti multo seguirà il tumulto
L’industria delle multe, da parte dei comuni nei confronti dei tartassati cittadini, vittime anzitutto chi lavora per strada (rappresentanti, giornalisti…) e chi
è turista, si aggiunge a quella delle zo-
14
durre. Il risultato della somma è il valore aggiunto, cioè, volgarmente, il guadagno, che serve legittimamente a remunerare tutti i fattori della produzione: impresa, lavoro, capitale, terra. E ciò serve
per tutti, cioè a vantaggio dell’azienda, di
se stessi e della società civile. Vai a spiegarlo ai socialisti!
No – per inciso – Gesù non era un socialista, ma un liberale. Si può dimostrarlo in mille modi e con mille altri esempi
presi dai Vangeli. Amare il popolo e l’uomo non coincide col socialismo!
Chiudere, dicevamo: fallire è un lusso. Gli scaltri falliscono da ricchi e, più alto è il fallimento, più è la ricchezza nascosta da qualche parte. Perciò possono fallire bene, secondo la normativa in vigore. Chi fallisce per disgrazia può solo spararsi un colpo alla testa. Peggio di tutti si
trova chi vuol chiudere onestamente e con
onore, senza fallire, ma andando ufficialmente ovvero ufficiosamente, cioè silenziosamente, in liquidazione. Sono questi ultimi i più onesti, ma anche i più tartassati. Se poi trattasi di una società,
può succedere un macello, nel caso frequentissimo di disaccordo tra i soci e paura di tradimenti, mancate cancellazioni,
giochi a rimpiattino eccetera.
Non si tiene così una piazza commerciale. Non si regolano così industria e commercio. Ecco perché in Italia siamo nei guai. Ecco perché l’imprenditore è spesso un fuorilegge, un gangster, un mafioso.
ne blu. Ne conseguono, ohimé, posti di
lavoro, inediti quanto inutili, per vigilino, ex lsu e simili. Il popolo dei sudditi, mai cittadini, avvezzi a vivere in
stati medievali, con governi stranieri,
oppressori e sanguisuga, sopportano
fin troppo. Ci sarà un dì il Vespro anche
per questo tipo di oppressione? Tanto
più quando la guerra è fra poveri: il vigile di nuova assunzione o il vigilino non
ancora “definitivo” multano il cittadino
(che dico? Il suddito) privo di occupazione, eternamente alla ricerca, oppure chi si reca a fare il lavoretto arrisicato, la “caviglia”, quasi sempre con la
macchina non in regola, euroniente,
perché è la macchina di un povero!
I rapporti sereni fra Cascio e Miccichè
“Vorrei domandare a Miccichè come sia
possibile invitare la politica a riscoprire
la serenità del dibattito quando contestualmente egli accusa di stupidità chi,
come me, si è limitato ad esprimere democraticamente una valutazione politica e non personale”.
Così il Presidente dell’Ars replica a Gianfranco Miccichè, che sul suo blog scrive: “A proposito di Cascio e delle sue
stupide esternazioni: vorrei ricordare
che la resa si chiede a chi ha perso e
quindi rimando al mittente le offerte.
“Se la reazione di Miccichè – aggiunge
Cascio – a chi la pensa diversamente
ECONOMIA
AUTO OCCUPAZIONE
Keynes al posto di Marx?
Il rifugio dei nuovi socialisti, fallito Marx, è Keynes. Ma ribadiamo ciò che abbiamo detto altre volte. Se J. Maynard K è un liberale prudente, se predica sistemi sicuri per la società che conducano in sicurezza un altissimo numero di individui “dalla culla alla
bara” ben venga. Se Keynes non è un liberale puro, non è certo
un socialista: rimane il suo contrario. Egli
cercò, infatti, di creare un sistema fondamentale, copiato in pratica da tutti gli stati del mondo, affinché – grazie ad un controllo sull’economia da parte di una banca
centrale – si evitassero crisi del tipo di quella del 1929 nel mondo capitalistico. Il contrario, ripetiamo, del socialismo. Se parliamo di Keynes, parliamo del
fondatore e precursore di un
mondo capitalistico evoluto,
protetto da regole, leggi, di
un sistema di controllo in più,
scientifico, capace di evolversi… Keynes è un nemico ennesimo del socialismo, il peggiore, non un suo sostenitore,
non un epigono, ma un detrattore. Uno che contraddiceva nel primo cinquantennio del 900 coloro che esprimevano questo concetto: “col
social comunismo non si arricchisce, anzi ci si impoverisce e ci si priva della libertà,
ma con il liberismo non si pos- John Maynard Keynes
sono evitare le crisi. Vedi 1929”.
Sbagliato: leggi Keynes e applicalo, fanne
evolvere il principio di base, come ogni teoria si evolve, si aggiorna con l’uso e con il
mutare di certi presupposti nel tempo.
Richiamare Keynes oggi, basandosi sul suo
messaggio iniziale, è l’ennesimo ritorno al
passato. Meno male che finalmente si parla di Luigi Einaudi come di un economista, una pietra miliare, quale fu, e non come un ex presidente della Repubblica: non
confondiamo l’oro col piombo.
da lui è questa, penso sia quantomeno
di buon gusto che egli cominci a fare la
lezione sulla serenità del dibattito e sulla dialettica costruttiva, partendo da se
stesso”.
Le esternazioni del Berlusca all’estero
Secondo D’Alema, Di Pietro e altri politici nazionali, accostati persino da qualche giornalista “di destra”, tutti uomini di
stile senza dubbio, le esternazioni di Berlusconi dai palchi all’estero contro l’opposizione e la magistratura in Italia costituirebbero una caduta di stile e sarebbero di “grave nocumento” all’immagine dell’Italia. Però, l’Italia ha parola in
L’importanza
di guardare avanti
Il “passatismo” è un errore, un male costante dei socialisti.
Come lo è il non considerare che tutto si evolve contemporaneamente non in modo unidirezionale e che certi mali trovano cura nell’evolversi della tecnica e della scienza.
E’ la molteplicità l’indole della realtà. Presagire un futuro con
un traguardo preciso: la distruzione ecologica, la fame, il comunismo e simili è un errore. E’ il peccato, il contrario della
virtù. Sia in un’etica laica che cristiana. E gli errori di previsione sono quelli che in economia si pagano più cari. Mentre
previsioni e programmazioni azzeccate son fonte di valore aggiunto, sviluppo e benessere per l’umanità.
E’ inutile calcolare come ci troveremo fra 1000 anni con il procedere dei processi degenerativi senza considerare il procedere dei mezzi di cura, dei rimedi della tecnologia in continua
evoluzione. La scienza applicata fa tutto meglio di prima e conosce il perchè fisico, chimico e scientifico sempre
meglio di anno in anno. Oggi si va meglio con le nuove forme di energia, ma per giunta si risparmia di
più. Ad esempio, se fosse necessario, si andrebbe meglio anche a vela. Perché si sa esattamene perché una
vela di una certa foggia risale il vento. Cosa che avrebbe lasciato di stucco i marinai di pochi anni fa. In
più esistono i materiali super leggeri per far volare,
ad esempio, le ali di un deltaplano e realizzare il sogno di Icaro, mentre il grande Leonardo, in pratica,
non riuscì a fabbricare neppure un aquilone.
Ma a Leonardo mancava anche un motore. Oggi se
ne fanno di sempre più leggeri, più sobri nei consumi, più potenti…
Conclusione. Se l’economia non decolla in modo
verticale, grazie all’avvento dell’elettronica, del web
e del progresso in genere, ciò avviene solo ed esclusivamente per la stupidità e la cattiveria di una parte degli uomini e per l’ignoranza di altri. Colpevole
è l’ingordigia atea di coloro che cercano di massimizzare un
potere da esercitare in alta percentuale globale, cioè per
quota di mercato, anziché ricercare il valore assoluto di una
ricchezza generalizzata, la migliore qualità della vita, la pace.
Essi hanno paura di condizioni di ricchezza e di benessere diffusi. Occorre individuare da che parte stiano queste persone
ad ogni livello, comprese quelle che collaborano con esse, e chi
siano esattamente. La parte buona del mondo non le punirà
con la durezza che meriterebbero, ma si limiterà a contrastarle, come già in parte avviene.
politica internazionale solo da quando
c’è il Berlusca, i suoi ministri degli esteri, i suoi ambasciatori... Inoltre, la verità
non ha casa e va affermata ovunque lo
si possa fare e appena possibile. E Berlusconi crede nella verità di ciò che dice. Infine, il capo del governo italiano lavora intensamente e, se dovesse aspettare di scegliere la sede più consona per
affermare ciò che è vero, cioè che i politicanti della tradizione nazionale non
valgono una cicca e che la magistratura ha cercato di governare al posto dei
politici – cioè in pratica di surrogarli – sarebbe una gran perdita di tempo. E il tempo è notoriamente prezioso, specie
per chi lo impiega al meglio.
osservatorio
Finalmente gli affamati sono di meno
Sul dato Fao, comunicato a metà settembre, occorre esser chiari. Per la prima volta gli “affamati” calano di numero. Dopo aver oltrepassato il miliardo
nel 2009 – dice la Fao assieme ad Ifam
e Pam – coloro che soffrono per la fame sono in calo del 9,6%. Sono passati, quindi, (dati Fao) a 925 milioni.
Un numero sempre altissimo, che non
deve tranquillizzare sul problema.
Sono noti, tuttavia, anche i motivi della migliorata situazione: il diminuire dei
prezzi degli alimentari a livello internazionale dopo i picchi del 2008 e alla crescita economica registrata nell’area >
15
ECONOMIA
Lombardo vuole accollare ai siciliani i disavanzi della Tirrenia
Dai milioni si arriva ai miliardi di perdita
Pur di fare della Tirrenia, la
nota società di navigazione da
anni sull’orlo del fallimento e
dalla misteriosa sopravvivenza in liquidazione (periodo
in cui ha ugualmente costruito nuove navi in conflitto con
ogni norma, uso e logica economica e commerciale), un
carrozzone ad uso dell’attuale governo regionale, modello prima repubblica, Lombardo affronta anche l’assurdo. La storia economica recente, in Italia e all’estero, dimostra che la nazionalizzazione di un servizio pubblico di
tale portata e tipologia non
conduce ad una pubblicizzazione dei profitti. Quelli che si
rendono pubblici sono i deficit, le perdite, che ricadrebbe- La Nave Florio in avaria al porto di Palermo
ro in questo caso sul disastrato erario di quella mini nazione, già abba- lo… E ne chiedeva le tratte anche a nome
stanza disastrata, che è di fatto la Regione di una cordata di armatori privati, se non
Sicilia. Il carrozzone , però, consente di andiamo errati…
distribuire posti di lavoro agli amici e agli Il comportamento di Lombardo offende fra l’altro l’imprenditoria privata e
amici degli amici. Più chiaro di così…
E’ stato più volte sottolineato da per- ciò è stato oggetto di una aperta e vivace
sonaggi come Aldo Grimaldi e da altri polemica da parte di Alessandro Albaarmatori che una società privata, pur go- nese, presidente degli industriali, praticadendo di finanziamenti pubblici, produce mente guida dellea zona Asi di Palermo
reddito, paga l’Iva e l’Irpef allo stato e ren- (Carini e Termini I.),
de un servizio migliore alla comunità dei “L’ingresso della Regione nella cordacittadini. Le prove sono sotto gli occhi di ta per l’acquisto della Tirrenia – ha affertutti. Riprendiamo l’esempiod ella Grandi mato Albanese – è un insulto alle imprese
Navi Veloci, osteggiata alla nascita dalla siciliane’. In particolare, l’affare con la MeFinmare. La seconda, l’azienda di Stato è diterranea Holding è un insolente attacmorta di inedia. La Grandi Navi veloci ha co al circuito economico dell’Isola e un eclacreato una flotta moderna, mai vista in Ita- tante controsenso, rispetto ai principi sbanlia che è stata poi venduta ad altri arma- dierati dal presidente Lombardo. Questi aftori, ma è sempre una realtà di alto valo- ferma di lavorare per la tutela dell’autonore. Tre anni fa Aldo Grimaldi su un gran- mia e lo sviluppo della Sicilia, ma conclude schermo luminoso indicava già la Tir- de accordi con imprenditori oltre Stretto a
renia come l’Alitalia del mare, quando la danno dell’economia isolana e in barba ai
compagnia di bandiera aerea era al tracol- suoi imprenditori, che si erano fatti avanti,
osservatorio
> asiatica al traino di Cina e India. La Fao
si pone per il 2011 l’obiettivo ambizioso di far scendere la quota degli affamati a 400 milioni entro il 2015.
Quanto “ci costa” il Papa a Palermo
Le polemiche sui costi dell’accoglienza da riservare a Papa Benedetto XVI
a Palermo sono veramente squallide.
Tanto varrebbe chiedersi se il papa è
una figura utile o inutile. La visita del
Papa assicurerà – sul terreno prosaico – decine e decine di minuti di Palermo in tv. Sempre sul piano laico, il
seguito e l’audience che ha il Papa da
parte di cristiani e non cristiani è sem-
16
pre enorme. Il papa, inoltre, non viene mai per predicare il male e, sottolineando il bene, con le sue visite – an-
esponendo ragioni e punti di vista’’.
“Il danno – dice il presidente degli industriali palermitani – è anche facile da calcolare. L’acquisto della Tirrenia comporta
un accollo immediato di 670 milioni di
debiti. Ma, dopo i primi otto anni, la stima è già di svariati miliardi. Il patrimonio
consiste invece in una flotta che è stata valutata 800 milioni. E la stima non risponde
assolutamente al valore di mercato. L’operazione forse potrà servire per assumere altre persone, tremila forse, come se avessimo bisogno di altro personale nei ranghi
dell’amministrazione regionale’. Se Lombardo ha veramente a cuore le sorti della
Sicilia perchè non si chiede quanto verrà a
costare quest’operazione in totale? Ovvero il presidente della Regione vuol scaricare sui siciliani una nuova voragine di debito pubblico?’’.
Il Cielo libererà la Sicilia da questi governi
e governatori e l’Italia intera da carrozzoni come la Tirrenia?
che per chi non crede – riparte con una
sommatoria di benefici ed eventuali
malefici che vede di gran lunga il segno più sui primi. Chi non sa valutare
i ritorni anche economici dei beni immateriali, non ha capito niente. Si pensi a come si battono i siti per divenire
patrimonio dell’umanità, sopportando
poi restrizioni e sacrifici… Per promozioni di minor valenza e minor ritorno
si spreca molto di più. Infine, la fede è
una conquista difficile, ma è ovvio che
la maggioranza di noi ritiene comunque che sia “…beato chi ce l’ha”. Gli
italiani che credono nel Papa sono, infine, la maggioranza e vanno assolutamente rispettati.
ECONOMIA
Vergogna schifosi!
La faccia tosta della Fiat
a Termini Imerese
Viene da ridere, laddove si dovrebbe piangere, ad assistere alla tracotante faccia tosta con cui la Fiat esce dalla Confindustria
per disattendere il rispetto del contratto di lavoro. Il “bello” è
che la maggior parte degli italiani non sanno che cosa significhi
tutto ciò. Il Contratto di lavoro, rinnovato ogni anno in autunno, fra i sindacati confederati e la confindustria, ma in pratica
da anni la Fiom, fa legge, in perfetto spregio delle norme contenute nientemeno che nella Costituzione Italiana (proprio così!) che dispongono in tuttaltro modo. Ciò ha costretto da decenni tutte le piccole aziende, artigiani compresi, anche con un
sol dipendente ad attenersi al contratto nazionale dei metalmeccanici, ma anche nei confronti di falegnami, tappezzieri etc…
Ciò ne ha decretato spesso la morte: ha provocato la chiusura
in vario modo, dal fallimento in poi, cioè un’autentica falcidie
delle imprese medio piccole e piccolissime! A tutto favore della grande impresa e della grande distribuzione! Non vorremmo
parlare contro Marchionne, acclamato per i suoi altri meriti come il salvatore della Patria (ma di quale Patria?), ma oggi che
alla Fiat tutto ciò non conviene più, essa se ne esce di punto
in bianco a metà anno e disattende quel contratto che tanto la
ha favorita negli ultimi decenni! Vergogna, Schifosi!
Su Tirrenia e Siremar un grido di dolore
Sul dibattuto tema anche un altro parere qualificato
Alla riassunzione del piano a 4 aliscafi da
parte di Siremar nel comparto Eolie,
avevamo provocatoriamente scritto che l’incantesimo dovuto a quel magico recupero
dalle avarie dei mezzi della flotta si sarebbe rotto proprio a fine agosto. Così è stato. I visitatori e gli abitanti delle Eolie hanno ripreso ad essere privati di un aliscafo e
sono ripiombati nell’incertezza che contraddistingue le vicende Siremar e Tirrenia da quasi 2 anni.
Siremar, non solo ha ricominciato a zoppicare ma lo ha fatto in modo sempre più imprevedibile ed insistente in un periodo dell’anno in cui le Isole di Sicilia rappresentano
ancora un’affascinante meta turistica …
Di recente ne abbiamo viste di tutti i colori (comprese le mancanze di carburante, ndr).
Una serie di schermaglie poco rassicuranti
dove lo Stato offriva Siremar a titolo gratuito alla Regione Sicilia e quest’ultima vi rinunziava per mancanza di chiarezza, salvo poi
partecipare ad una gara che l’avrebbe portata ad una passo dalla firma del contratto.
Si, perché dopo un’ondata di manifestazioni di interesse (ben 16) era rimasta in ballo
solo Mediterranea Holding (la società
partecipata appunto dalla Regione Sicilia)…
Nello smantellamento di Tirrenia, che
il Governo ha deciso di gestire con una privatizzazione a tutto tondo, il capitolo Siremar rappresentava e rappresenta sicuramente quello più impegnativo. Il nodo della questione è che, a differenza di quanto accaduto per Alitalia, oltre all’esigenza di garantire i lavoratori del gruppo e a quella di non veder svendere una compagnia di Stato, facendo l’interesse di pochi a discapito dei contribuenti, vi è anche quello di mantenere quei
famosi servizi di pubblica utilità che la legge 169/75 stabilisce debbano assicurare la
famosa continuità territoriale e lo sviluppo.
Pertanto, se è vero che la privatizzazione di
Tirrenia e Siremar sta a cuore ai dipenden-
ti del gruppo e alle loro famiglie, è almeno altrettanto vero che ci sono anche 14 isole, 8
comuni e oltre 30.000 abitanti il cui futuro
potrebbe essere segnato da questo processo,
la cui cattiva gestione ha già prodotto tanti
danni finora pagati soprattutto dagli operatori turistici e dagli abitanti. Non possiamo
continuare ad assistere a turisti i cui tempi di
raggiungimento del luogo di vacanza viene
raddoppiato a causa di tali disservizi, a ragazzi che non possono andare a scuola, nè
professionisti al lavoro…
Riteniamo che sia abbondantemente
arrivato il momento di scoprire le carte.
Desideriamo chiarezza sulle convenzioni.
Abbiamo il diritto di capire quali meccanismi si pensa di porre in essere per garantire:
la qualità e la quantità del naviglio, il numero di linee, la periodicità dei collegamenti, le penali da far pagare nel caso di inosservanza dei termini contrattuali, la certezza che queste vengano pagate, l’attività di sorveglianza ecc. ecc.
Christian Del Bono
Presidente Federalberghi Isole Minori della Sicilia
Presidente Federalberghi Isole Eolie
Cascio batte sul tempo anche Camera e Senato
Risparmi l’Ars dà il buon esempio
Il Consiglio di Presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana, sotto la guida del Presidente Francesco Cascio, nella riunione del 10 settembre ha deliberato una manovra di
contenimento dei costi, sia per ciò che attiene ai deputati che al personale, sia per quanto riguarda l’organizzazione dell’amministrazione. Di seguito le principali misure:
Trattamento Economico dei Deputati, Congedi e Missioni
- Riduzione dell’indennità parlamentare netta in misura del 10%. (Una decisione questa che anticipa Senato e Camera, in riferimento ai quali analoghe risoluzioni sono
appunto in corso di definitiva determinazione).
- Riduzione delle auto blu. Le stesse passano complessivamente da 14 a 12 e non
saranno più assegnate ai presidenti di commissione ed ai vice segretari generali, ma
soltanto al presidente, ai componenti del Consiglio di Presidenza dell’Ars ed al Segretario Generale.
- Drastico giro di vite sui congedi e sulle missioni. Per ciò che attiene il primo aspetto, verrà raddoppiata la sanzione prevista nel caso di assenza dei deputati in riferimento
ad ogni seduta d’Aula, passando quindi la stessa da 129 euro a 258 euro; mentre sotto il
profilo delle missioni saranno eliminati i rimborsi spese per i viaggi in Italia.
Provvedimenti di contenimento in materia di Personale:
- Blocco dell’adeguamento dei contratti al tasso di inflazione programmato per il 2010;
- Riduzione del 50% dell’indennità per il lavoro svolto dal personale in notturno e nelle giornate festive per il 2010;
- Abolizione degli incentivi economici di produttività per il 2010.
- Rimborso spese viaggio per missione circoscritto alle sole tariffe aeree in
classe economica.
17
ECONOMIA
TA IL SACC
COSÌ GRIPPI VUOTA
SAC
L’imprenditore che aveva creato Blue Boats si sfoga
Roberto Grippi
Roberto Grippi ci accoglie nella villetta dove vive con sua moglie, un paio di giorni dopo aver ottenuto la libertà vigilata al posto
dei “domiciliari”.
Le manca l’azienda?
“L’ho promossa al meglio di me stesso. Quel
che prima non potevo dire e ora dico è che
sono stato io ad aver progettato anche macchinari fondamentali, attribuendoli poi ad
altri, proprio nel tentativo di massimizzare
le spese…”
Ma ciò potrebbe significare che di
fatto il valore dichiarato era vicino
al vero, che lei ha di fatto rinunziato
ad una premialità immediata. Le fatture erano gonfiate, ma i “benfatti” ci sono?
“Beh. Acqua passata. Non corriamo troppo. Ma più o meno lei centra il problema…
Una cosa è certa ed è che i nostri soldi ce
riavevamo messi tutti”.
Ma uno dei reati era proprio…
E’ vero. Questo è stato, in concreto, il reato commesso contestatomi. Non essendoci dati ufficiali su quanto realmente accaduto, voglio dire sul vero procedere
dei fatti, era facile individuare il crimine
finanziario”.
E Legno più?
“Idem. Si tratta della medesima realtà…
18
Macchine progettate da noi, anzi intere
linee di produzione con concetti tecnologici innovativi. Tuttoggi è considerato quanto di meglio possa trovarsi a livello nazionale ed europeo per la progettazione di linee di produzione nel settore legno”.
Torniamo al “mostro” cioè alla fresa – robot di Blue Boats.
“E’ il miglior centro di lavorazione o, se vogliamo, il miglior robot di gelcoattatura e
un altro di lavorazione alla fresa che si possa trovare. Per operare fino ad un campo di
lavoro da mt 32 X 10. Stavamo costruendo un manichino da 60 metri per Benetti.
Tale apparecchiatura non ha mai potuto
lavorare al suo massimo impiego e ciò rimane fra le cose che più mi rattristano. Chi
sa se mai lo farà…”
Ma i clienti c’erano già…
“Abbiamo lavorato per Azimut Benetti di
Viareggio, per Aicon e stavamo lavorando anche per Costes e per il Cantiere navale di Trapani. Non sarebbe stato un problema. Tutto era pronto per far fronte alle ordinazioni che ci attendevamo, dopo che ci eravamo indotti ad alzare il tiro, mirando non più alle barche, si fa sempre per dire, da 30 metri, ma a spingerci
fino a quelle da 60, con risparmi nella catena che ci rendevano assolutamente com-
petitivi a livello mondiale”.
E adesso che ne sarà dell’azienda e
degli operai?
“Sinceramene non so. Tutto sotto curatela. Ma il curatore non è un manager. Si occuperà di ristabilire la legalità. Bene, ma il
mercato richiede competitività. Non ho visto niente di buono su questo terreno in questi mesi. Il curatore dovrebbe ricucire i contatti con clienti e fornitori. Occorre competenza specifica aziendale e commerciale
nel settore. Tanto più che, sia nella produzione che nelle vendite, la realtà si evolve
e bisogna seguirla, precederla. Un funzionario dello stato non sarà mai un promotore industriale, me lo lasci dire”.
Qual è secondo lei il problema, il motivo dell’impasse dell’imprenditoria
italiana?
“E’ la frattura fra il risparmio e il capitale
che dovrebbe rendersi disponibile sul mercato del credito e invece non compare.
Pochi fra quelli che investono nell’industria,
creando nuova ricchezza della miglior qualità, accedono al vero mercato del credito.
E chi risparmia, a propria volta, riceve alla fine ben poca soddisfazione, magri compensi. Noi abbiamo cercato una scorciatoia e siamo stati puniti per questo”.
(G.Sc.)
ECONOMIA
CO
CCO
Il progetto era di realizzare una grande azienda nella zona
Asi di Palermo. Una fabbrica, per l’esattezza. Ma era solo
un sogno.
Già realizzato più o meno al 100%, ma con intenti di nuove
aperture, il “cantiere” Blue boats occupava nella zona di Termini Imerese oltre 150 dipendenti, alcuni “locali” altri detentori di know how particolari provenienti dal “Continente”,
quelli che oggi sono in cassa integrazione, aspettando giorni
migliori.
L’idea applicata alla produzione, la scelta di settore era
la conseguenza di passione, ma anche di studi di marketing,
di intuito imprenditoriale ed altro ancora: in tempi di crisi, dedichiamoci ad un settore che non conosce crisi. E’ quello dei
super ricchi. Una “colpa” di Blue boats agli occhi di qualcuno può essere stata anche questa. Cioè di contribuire in modo decisivo alla produzione di mega yacht per nababbi, sceicchi, Paperon de Paperoni e Rocker Duck.
“Così non rimarremo mai senza commesse”, si diceva alla Blue Boats. E lo diceva soprattutto Roberto Grippi, il
vero ideatore di tutto. Sotto traccia, dietro un pool di imprenditori, una serie di progettisti, la vera anima e le vera mente
di Blue boats. Quello che oggi paga “giustamente” per tutti.
Se le cose fossero andate bene il premio sarebbe stato diluito
fra molti. Sia quello morale che quello materiale. Anche
perché era lui stesso, il Grippi, ad attribuire ad altri l’idea tecnica e organizzativa interna di singole macchine, interi apparati, tutta l’azienda. Attribuire ad altri il frutto delle idee di
uno era uno dei vari modi per moltiplicare le spese. Perché
la quota approntata dagli imprenditori avrebbe dovuto essere superiore a quella richiesta e ottenuta dall’Italia e dall’Europa, interessatissime a che nuove industrie, nuove aziende
si mettessero all’opera, impegnando nuova manodopera, creando nuovo valore aggiunto, pagando nuove cifre all’erario
sotto forma di imposte e tasse…
Ma un giorno, come diceva De André, arrivarono 4 gendarmi, con i pennacchi e con le armi. La volontà dei promotori e della Blue Boats era di divenire una grande industria,
una buona industria, di crescere, sopravvivere, ampliarsi, creare lavoro e sviluppo. Non già quella di intascare i soldi della
sovra fatturazione di certi acquisti, resasi questione di vita o
di morte per adire ai finanziamenti. Ed erano già arrivate le
attese commesse da parte di grandi cantieri di nome internazionale (l’Italia è la leader mondiale del settore) per la fornitura da terzisti di scafi da diporto in vari stadi di lavorazione e finitura. Mentre altre ancora ne sarebbero pervenute al
più presto. Il problema era di sopravvivere a quello stato di
apnea che non vedeva sforare la linea del diagramma dei costi di avviamento da parte di quello delle entrate.
E’ vero che, se la proprieté c’est le vol, cioè la proprietà è il
furto (secondo il citato Prudhom) e se alla base di ogni grande successo economico c’è un crimine (per lo più economico),
Blue Boats non si sottraeva alla regola.
Da qui a chiudere i battenti e lasciare di “cani e d’augelli orrido pasto”, cioè di vandali e ladri quanto era in cantiere, ne corre.
Perchè questo, affermiamo noi, rischia di succedere e sta già
avvenendo, anzi è già avvenuto in buona parte.
Tutto nell’attesa che un amministratore pubblico, non competente, ma desideroso di far tornare tutto alla mera legalità
apra e chiuda Blue Boats e quell’area in cui sorgeva il cantiere torni a rappresentare l’immagine della regola mediamente presente all’Asi di Palermo: la desolazione.
Perché alla domanda posta nella sede della libreria Mondadori di Palermo, quando quest’inverno si parlò di eventuale crescita della città i palermitani risposero alla domanda: “che industrie vi sono a Palermo?” con la seguente
risposta, pur sostanzialmente falsa e tendenziosa, ma al contempo significativa: “nessuna”.
19
SICILIA
A favore delle due Isole
la senatrice Vicari relatrice del provvedimento
Per Sicilia e Sardegna
due norme pro energia
Gli imprenditori (capofila di ogni altro utente) lavorano a rischio di black out soprattutto nelle due isole maggiori. Procede in Senato il nuovo provvedimento in fieri al Parlamento nazionale. Non è vero, quindi, che
si può glissare sul rigassificatore di Porto
Empedocle e su ogni altro sistema tradizionale di produzione, nucleare incluso, né si
può dire no all’atomo e alle trivellazioni petrolifere al contempo. A rischio di trovarsi
fuori dalla realtà.
I due nuovi articoli sono provvidenziali per
tamponare il bisogno d’energia in Sicilia
e in Sardegna. A ribadire questi concetti è
Simona Vicari, relatrice delle nuove norme in Senato.
Due misure particolari sono state adottate
per legge dal Governo per fronteggiare i pericoli di disservizio nella fornitura dell’energia elettrica in Sicilia. La senatrice Simona
Vicari, che dall’interno della commissione
energia si è battuta in proposito, chiarisce
alcune verità sullo “stato dell’arte”.
Le evidenziamo. Primo: non è vero che la
Sicilia scoppia di salute in fatto di energia
elettrica, quindi anche una maggior produzione si rende necessaria. Secondo: il consumo d’energia in Sicilia è cresciuto di oltre il 2% l’anno, il che è indice di una crescita del tenore di vita e dello sviluppo in atto, mentre esso viene generalmente negato o ridotto a percentuali con lo zero virgola. Terzo: a temere i rischi di black out (perché di questo si tratta) sono anzitutto le
industrie, quindi un processo di industrializzazione è comunque in atto.
Sottolineiamo tutto ciò non per “dormire
sugli allori”, ma per contribuire a creare
un quadro reale della situazione. Perché la
verità, spesso offuscata dalla politica dei
politicanti, è necessaria per adottare provvedimenti utili e non arrovellarsi attorno a
tanti demagogici e dannosissimi argomenti che circolano fra i media e i classici discorsi “da caffé”: lo stolido no al ponte, lo
20
stolido no al degassificatore di Porto Empedocle, ai termovalorizzatori ne rappresentano esempi lampanti…
“La Sicilia ad oggi è al primo posto
tra le regioni italiane per numero di
disalimentazioni per utente dalla rete elettrica”. Ecco un caposaldo della posizione assunta dalla senatrice Vicari. “Questo provvedimento d’urgenza – aggiunge la
parlamentare – si rende necessario a causa
dei noti deficit infrastrutturali, sul piano
energetico, che caratterizzano entrambe le
isole maggiori e che comportano numerose criticità nella trasmissione dell’energia elettrica, segnalate in diverse occasioni dalla società Terna e dall’Autorità
per l’energia elettrica e il gas”.
“Tale criticità della Sicilia è dettata anche
dai numerosi interventi di manutenzione
straordinaria in una rete obsoleta, perchè
lo stato della rete è rimasto invariato a fronte di una continua crescita dei consumi di
energia elettrica, la cui richiesta in Sicilia,
nel ventennio 1987-2007, è incrementata
mediamente del 2,1% l’anno”.
Per quanto attiene alla Sardegna, è stata
anche rilevata l’insufficienza dell’attuale regime di interrompibilità dell’energia elettrica senza preavviso. “Il Governo – ha affermato la Vicari – si è prontamente fatto
carico delle istanze provenienti dagli imprenditori di questi territori e ha adottato
un provvedimento d’urgenza che si compone di soli due articoli, ma che sono di vitale importanza per entrambe le Isole maggiori.
L’articolo 1, in particolare, introduce per
il triennio 2010-2012 un nuovo servizio di
fornitura di energia elettrica con la possibilità per Terna Spa di una interrompibilità istantanea della fornitura di energia
per i soggetti che decidono di accedere a tale servizio.
L’articolo 2, invece, riguarda l’estensione della capacità di interconnessione di cui
Simona Vicari
all’articolo 32 della legge n. 99 del 2009
(legge sviluppo), originariamente pari a
2000 MW, e che, oggi, viene incrementato di ulteriori di 500 MW. Contestualmente, il provvedimento stabilisce che la società Terna organizzi le procedure concorsuali, secondo le modalità già individuate
dalla legge sviluppo, per realizzare l’estensione della capacità di interconnessione di
500 MW.
Tra gli emendamenti, già presentati dalla
relatrice ed approvati in Commissione industria, vi è la proposta volta ad assicurare
la priorità nelle procedure di assegnazione
ai soggetti con attività produttiva avente sede in Sicilia o in Sardegna.
“Il provvedimento, quindi, nel suo complesso - conclude la Vicari – sopperisce alle
principali esigenze manifestate dagli imprenditori delle due Isole maggiori e consentirà alle imprese stesse, in attesa della
realizzazione delle opere infrastrutturali necessarie per colmare lo storico deficit della rete di distribuzione, di pagare quasi da
subito un prezzo inferiore per la fornitura
dell’energia elettrica”.
SICILIA
La Cosvap sempre attiva assieme all’Osservatorio del Cnr
Prosegue l’attività del Distretto
della Pesca di Mazara
Mentre ci si accinge ad affrontare un nuovo
anno lavorativo, prosegue l’attività del Distretto produttivo della Pesca Cosvap di Mazara del Vallo. Intensa è l’attività di contatti e trattative con gli stati del Nord Africa,
dell’Asia Minore e del Mar Rosso, che spaziano anche fuori dall’ambito della pesca,
cioè nell’agroalimentare e soprattutto per
ciò che riguarda le culture cerealicole. Notevole la vittoria ottenuta con l’accordo di
pesca nel golfo di Alessandria d’Egitto in
cambio del know how mazarese: un precedente che si spera possa …far scuola.
Sono stati incontrati anche Berlusconi e
Gheddafi, in occasione della visita di quest’ultimo da cui si aspetta un’apertura sulla disponibilità di accordi di pesca per il
golfo della Sirte.
Nel corso dell’incontro l’armatore mazarese Costantino Giacalone ha ringraziato il
Presidente Berlusconi ed il Colonnello Gheddafi per il loro concreto impegno profuso per
la liberazione del peschereccio “Vincenza
Giacalone”, di proprietà dello stesso armatore, e dei motopesca “Alibut” e “Mariner
10” sequestrati dalle autorità militari libiche
lo scorso giugno.
La serata è stata anche occasione di più incontri con rappresentanti istituzionali fra i
quali il sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta, il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ed il vice
ministro allo Sviluppo economico Adolfo
Urso. Infine il Ministro delle Politiche agricole e alimentari Giancarlo Galan ha accolto l’invito del Presidente del Distretto Gio-
vanni Tumbiolo e del Vice presidente, nonché esperto del Ministro presso la Commissione consultiva centrale per Pesca ed Acquacoltura Nicolò Lisma di far visita a breve ai Distretti Agroalimentari della Sicilia
Occidentale.
Rimangono difficili i rapporti con l’Ue e soprattutto il confronto con la grande pesca
oceanica che considera il Mediterraneo della massima importanza come mercato, per
l’attitudine al consumo di questo alimento
che ha grandi radici storiche nel costume
della dieta mediterranea e che assorbe quantità misurate in centinaia e migliaia di tonnellate.
E’ opinione diffusa che le multinazionali del
pesce soffino segretamente sul fuoco delle
restrizioni della pesca in Mediterraneo, die-
Frattanto, mentre prosegue lo stato di sofferenza di più strati della flotta peschereccia, a partire dalle imbarcazioni piccole,
non mancano i provvedimenti a favore del
settore. Con decreto del dirigente generale del dipartimento Pesca della Regione
Siciliana, Gianmaria Sparma, è stata approvata la graduatoria di ammissione alla misura 3.1 del Fep, il fondo europeo della pesca, strumento di programmazione
comunitaria per il periodo 2007/2013.
Si tratta della graduatoria relativa alla presentazione dei PGL, i piani di gestione locali per la Pesca. Il principale obiettivo che
si vuole raggiungere con i piani di gestione locali è la definizione di modelli di
sviluppo caratterizzati dalla utilizzazione
sinergica e coordinata delle misure del
FEP, per favorire un processo di moder-
nizzazione del settore ittico a livello locale e di salvaguardia dei livelli occupazionali e reddituali. Con i piani di gestione
locale si punta anche all’uso sostenibile
delle risorse ittiche, attraverso la gestione
responsabile delle attività di pesca, nelle
acque territoriali della Regione Siciliana,
attraverso l’introduzione di sistemi di
cogestione, la sostenibilità delle pesche in
deroga, una razionale gestione del mare
che preveda azioni di mitigazione e salvaguardia delle risorse e di limitazione dell’impatto socio economico, connesso con
la prevedibile riduzione dello sforzo di pesca su tali attività, la conservazione delle
pesche tradizionali/storiche locali, nel
quadro delle normative nazionali e comunitarie.
Questo l’elenco dei progetti ammessi: Co-
Berlusconi intrattiene delegazione del Distretto
Presentata la graduatoria
per i piani di gestione locali
tro il paravento dell’ecologia e del ripopolamento, mirandole esclusivamente alla diminuzione dello sforzo di pesca più che alla sua
razionalizzazione.Il distretto Cosvap ha favorito notevolmente la nascita di una sorta
di “braccio secolare”, un centro operativo
di studi come l’Osservatorio della pesca in
Mediterraneo, una emanazione del Cnr, con
sede presso Mazara.
Tumbiolo chiede
accordo Italia Libia
Il Presidente del Distretto produttivo della Pesca “Cosvap” di Mazara Giovanni
Tumbiolo ha espresso solidarietà agli armatori del motopesca mazarese “Ariete ” e all’equipaggio vittima di un’aggressione la sera del 12 settembre da parte di
una motovedetta libica .
“Questa è una guerra senza fine – ha dichiarato Tumbiolo – ed è arrivato il momento di metter fine alla vicenda ormai annosa dell’estensione unilaterale da
parte della Libia delle proprie acque territoriali ben oltre le 12 miglia. Bisogna
trovare un accordo economico, scientifico e produttivo con le Autorità Libiche.
Occorre dar concretezza al Trattato Italo -Libico firmato nel 2008. Dopo due
anni, ancora non è stata definita la questione delle acque territoriali. Serve un
accordo, secondo l’art. 17 del Trattato
stesso per assecondare le esigenze di ambedue i Paesi.
gepa Isole Eolie, Consorzio società cooperative Trapani, Cogepa Trapani, Cogepa Capo Passero-Siracusa, Consorzio
piccola pesca Area Ionica Messina di Nizza di Sicilia, Cogepa Mazara del Vallo,
Coopesca Portorosa di Furnari, Consorzio imprese di Lampedusa e Linosa.
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SICILIA
A Sambuca la tavola rotonda
La Sicilia e lo sviluppo
dell’agricoltura e della pesca
A Sambuca di Sicilia, è bastata la prima tavola rotonda organizzata dall’ Associazione
Studi sociali e giuridici Empedocle, dal titolo “La Sicilia e lo sviluppo dell’agricoltura e
della pesca”, per far emergere alcune verità
palmari del dissesto in cui è precipitata la situazione dei due nevralgici settori in Sicilia.
I due “mondi” dell’agricoltura e della pesca,
pilastri dell’agroalimentare e della enogastronomia, sono del resto particolarmente fascinosi, interessanti e vivono a supporto di fenomeni come il turismo. Non è azzardato
sottolineare come rappresentino il fulcro dell’economia reale che tanto soffre nell’Isola.
Hanno partecipato i professori Cesare Piacentino, ordinario di Statistica ed Economia,
Francesco Faraci, associato di Economia, Intermediazione Finanziaria dell’Università di
Palermo, il direttore generale Sviluppo Italia Vincenzo Paradiso, il direttore Confindustria Agrigento, professor Giacomo Minio,
Franco Andaloro, Capo del Dipartimento
“Uso Sostenibile delle risorse” Ispra (Istituto superiore ricognizione ambientalel) del
Ministero dell’Ambiente e il direttore generale Azienda regionale foreste demaniali, ingegner Rino Giglione.
Dopo i saluti del sindaco di Sambuca Mar-
tino Maggio, ha aperto i lavori l’ingegnere
Antonello Mineo, vice Presidente dell’Associazione Studi sociali e giuridici Empedocle che ha additato le difficoltà politiche
del momento, sottolineando: “…che il presidente Lombardo, invece di pensare ai
tecnici per il Lombardo quater e di proseguire con un dannoso turn over di assessori e rubriche (fatto ad arte per monopolizzare tutto), dovrebbe occuparsi della spesa a partire
dei fondi europei. La Sicilia è ‘ingessata’ nella azione politico - amministrativa per un
miope e provinciale accentramento di potere, che sta mandando in fumo occasioni storiche anche nel campo della energia solare,
dove questa regione (la più irradiata dal sole in Italia) viene superata dalla Lombardia,
dal Piemonte, dal Trentino (dati Assosolare) e dalla Puglia. Il tempo – ha continuato
potrebbe essere speso meglio senza scoraggiare l’intrapresa con procedure e conferenze dei servizi che durano anni. Un esempio
fra tutti, il rigassificatore”.
Anche i professori Piacentino e Faraci
hanno concordato sul fatto che la situazione politica del momento provoca solo incertezza ed hanno ribadito che questa incertezza non giova alla economia siciliana e che oc-
corre una forte azione politica, per conquistare la giusta fetta di mercato per il rilancio
dell’Agricoltura e della Pesca. Mentre Paola Armato, dirigente dell’Assessorato Politiche Agricole ed Alimentari, ha esposto una
relazione sui progetti e le misure a cui in questo momento si può accedere.
Il direttore generale di Sviluppo Italia Vincenzo Paradiso ha parlato dei bandi comunitari spiegandone anche le finalità e l’applicazione.
Il professor Franco Andaloro, noto per le
sue sottolineature a proposito di un mar Mediterraneo “vivo e vitale”, ha fatto un quadro della situazione della pesca in Sicilia, dell’importanza del corretto e pieno utilizzo del
Fondo Europeo per la pesca, in un processo
di ammodernamento della filiera ittica, affinché diventi essa stessa anche un volano per
una politica di sostenibilità ambientale, mirata alla tutela, ma anche all’utilizzo dei nostri mari come perdurante risorsa. Il tecnico,
nella propria posizione ufficiale, non azzarda dirette polemiche con la politica Ue e contro le multinazionali del mercato ittico a livello di globalizzazione, ma i suoi dati e i concetti esposti sono fra i più significativi sull’intera piazza.
I francesi da sempre impongono tregue assolute “a zona”
Fermo biologico quando e come
Le misure restrittive continuano nei confronti dei pescherecci italiani e siciliani in
particolare. Le tregue biologiche sono opportune, ma occorrerebbe vedere come effettuarle. Maestri sono i francesi. Ma su questo tema l’Italia non li imita e l’Europa non
liprende ad esempio.
E’ stato firmato, dall’assessore alle risorse agricole e alimentari della Regione Siciliana Titti Bufardeci, il decreto per il fermo biologico nel
settore della Pesca. Il documento regolamenta le modalità di arresto temporaneo,
per il 2010, delle attività per
le unità abilitate alla pesca a
strascico e volante iscritte nei
compartimenti marittimi della Sicilia.
Nel decreto si stabilisce che
“per le unità da pesca iscritte nei compartimenti marittimi siciliani, ad esclusione
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delle unità abilitate alla pesca oceanica che operano oltre gli stretti, e’ disposta un’interruzione temporanea obbligatoria alla pesca per trenta giorni consecutivi, da effettuarsi nell’arco temporale compreso tra il primo agosto e il 17 ottobre.
“Si tratta di un risultato positivo - spiega Bufardeci - che
è stato ottenuto grazie anche
alla sensibilità del ministro
Galan.
Il Ministero, infatti, ha accolto la richiesta del consiglio regionale della Pesca siciliano
che aveva suggerito di inserire i trenta giorni obbligatori
di fermo in un arco temporale maggiore, rispetto alla data di conclusione, fissata proprio con decreto ministeriale alla fine di settembre”.
“Grazie al provvedimento di
fermo biologico - ricorda Bufardeci - saremo in grado di
coniugare le esigenze di sostenibilità ambientale per il
settore con le necessarie misure compensative sia a favore dei pescatori, utilizzando
gli strumenti della cassa integrazione in deroga per gli imbarcati, sia per le imprese con
gli strumenti finanziari del
Fondo europeo della Pesca”.
Come si evince, i pescherecci e relativi comandanti nell’arco temporale deciso devono osservare a turno 30 giorni di tregua. Tale tregua costa denaro (cassa integrazione), provoca fastidi e danni
ugualmente ai pescatori, non
lascia il mare e i fondali a riposo neppure per un giorno.
I francesi, invece, impongono tregue assolute con turnazioni “a zona”. Molto più efficace.
Il risultato in Italia, col bene
placito dell’Ue, è che il mercato rimane meno fornito di
pescato locale, il mare non si
ripopola adeguatamente e si
importa in Mediterraneo sempre più pesce congelato dagli
oceani, pagandolo alle multinazionali…
SICILIA
Incontriamo uno dei più attivi uomini politici dell’Isola
Caputo: cancelliamo le Asi
per creare lo sviluppo
Della vulcanica attività di Salvino Caputo,
che corre dalle pure attività di partito, cioè
dal contrasto all’opposizione sostenuta dal
Pd, ma soprattutto rivolta ad ogni settore
delle attività produttive, la sua materia di
governo, come presidente della competente commissione dell’Ars – si pensi a materie come ricerca e competitività, agroalimentare, pesca e altro ancora – non c’è
tema che Caputo abbia trascurato negli ultimi mesi di febbrile lavoro. Dalla lotta alla Mafia, entrata nello specifico di fatti
appena accaduti, l’attenzione dell’uomo
politico palermitano si è spostata al sistema
elettorale, al problema irrisolto del voto…
Lo incontriamo a seguito di un veloce appuntamento in un bar di via Campania e
fra un caffè e un bicchier d’acqua trova il
tempo di placare la fretta di sempre. Tutto per farci capire che ciò che più gli sta a
cuore al momento è un disegno di legge regionale di grande respiro e importanza.
“Ciò che sto attualmente seguendo con
impegno – precisa l’onorevole – è il disegno di legge per la Costituzione dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive…”
Un disegno importante, ma che tempi ci saranno per veder realizzato
qualcosa?
“No, non prevedo tempi lunghi ed è anche
per questo che mi sto impegnando di più.
Del resto, non si tratta di un progetto marginale o di un’aggiunta a ciò che esiste. Qui
siamo di fronte ad un’integrale ristrutturazione concettuale, tecnica e anche fisica delle attuali Asi e relativi consorzi…”
Che cosa avevano le Asi che non andasse?
“Tranne in casi particolari non può dirsi
che abbiano sortito i risultati sperati. Sono disposto ad affermare che i compiti istituzionali affidati alle Asi siano da ritenere
abbondantemente superati”.
Che cosa dunque vi proponete?
Si tratta di invertire rotta, incentivare la crescita delle piccole e medie imprese, favorirne l’accesso al credito…”
Più in particolare…
“Ad esempio far sì che le imprese abbiano
i punti di riferimento certi, onde superare
lungaggini che sono tali da scoraggiare imprenditori siciliani e non”.
Dove approderemo? A quali soluzioni?
“Già siamo entrati nell’ottica dello sportello unico, che allevia i giri contorti per mettere d’accordo i vati enti su permessi e licenze che affliggono sia l’apertura dell’attività, ma anche l’evadere le singole pratiche, le varie iniziative imprenditoriali…
Che cosa prevede il disegno di legge?
“Per prima cosa l’istituzione di un Istituto Regionale per lo sviluppo delle attività produttive che si chiamerà Irsap e, di conseguenza,
i Consorzi Ssi verranno trasformati in uffici
periferici di questa neonata Irsap”.
Ma c’è un’altra semplificazione…
“E’ prevista, una volta a regime, l’accorpa-
Salvino Caputo
mento tra più uffici periferici, cioè gli ex
consorzi Asi, ad un totale di soli quattro uffici suddivisi in macro aree territoriali relative a Sicilia occidentale, centro meridionale, nord orientale e sud orientale”.
Quasi una rivoluzione, dunque?
“Una rivoluzione assolutamente pacifica,
quanto necessaria dal mio punto di vista.
Saranno introdotte figure come il silenzio
assenso in tempi da novanta giorni dalla
presentazione di un’istanza da parte di un
privato. L’Irsap avrà natura di ente pubblico non economico sottoposto alla tutela e
vigilanza dell’assessorato Attività produttive nell’ambito delle aree destinate allo
sviluppo industriale, con ampi poteri sia di
programmazione che di realizzazione che
di gestione”. (G.S.)
Sempre all’erta il presidente della commissione attività produttive dell’Ars
Così penso a salvare i patti territoriali
Un’opposizione netta al rifiuto da parte
dell’Ue di rifinanziare i Patti territoriali
è scaturita dalla viva protesta dell’onorevole Caputo, l’iperattivo uomo politico siciliano, sempre all’erta nella sua critica positiva e nelle sue iniziative a favore delle
attività produttive, suo campo di competenza all’Ars.
“Decretare la cessazione di strutture pubbliche come i Patti Territoriali che hanno
cambiato le sorti dei nostri territori creando economia, sviluppo e occupazione duratura attraverso un modello imprenditoriale innovativo è un errore ed una perdita per il territorio di agenzie per lo sviluppo economico”.
Questa è testualmente la tesi espressa
dal presidente della commissione legislativa per le Attività produttive dell’Assemblea regionale Salvino Caputo, che l’ha illustrata incisivamente all’Assessore Regio-
nale competente per materia, Marco Venturi, al quale ha chiesto l’assegnazione dei
fondi comunitari per rifinanziare i 21 Patti Territoriali che in questi ultimi dieci anni hanno rappresentato un innovativo modello di sviluppo economico.
La richiesta del parlamentare scaturisce
dalla decisione dell’Unione Europea di
non rifinanziare i Patti Territoriali sia
siciliani sia delle altre regioni.
“Stiamo per restituire 700 milioni
di euro alla Comunità Europea – ha
continuato Caputo – che anni fa erano stati previsti per migliorare e consolidare i
Patti territoriali sia tematici sia per l’occupazione. Basterebbe proporre – ha concluso Caputo – all’Unione Europea di distribuire questi 700 milioni ai patti Territoriali che hanno dimostrato capacità
manageriale per riportare nel territorio
economia, sviluppo e nuove forme di oc-
cupazione specialmente nel settore agricolo e turistico”.
Ancora una volta notiamo che gli esponenti del governo regionale si lasciano sollecitare sui più caldi temi che dovrebbero
affrontare. Si evince anche la costante
sciatteria dell’Ue nei confronti della
Sicilia e del Meridione, pur in un contesto generale di aiuti per le zone che, essendo periferiche, versano in condizioni di ritardato sviluppo. Adesso, la posizione della Sicilia al centro della probabile rinascenza in fieri del Mediterraneo meridionale, potrebbe invertire il trend. Ma ostacoli non solo di fatto, ma anche politici,
cioè ataviche invidie, timori per precisi interessi probabilmente si frappongono ad
una vera politica che favorisca e inneschi
processi di sviluppo autentici i cui contorni non sono facili da individuare e, possibilmente, tenere poi sotto controllo.
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SICILIA
Trasferito per anzianità
Don Santino lascia Cefalù
Il vescovo predica. Don Santino è il primo a destra
Il sindaco Guercio e accanto a lui l'immancabile preside Simplicio
Fedeli fino alla montagna
Tanta la gente a messa negli spazi del porto
Trasferito per anzianità. Don Santino,
parroco del villaggio di pescatori dopo Cefalù, cioè a Presidiana, torna a Castelbuono, paese d’origine per gestire un’altra
parrocchia. Il fondatore della Madonna
della Luce torna a casa per …anzianità
di servizio.
Nelle foto che pubblichiamo lo vediamo
nel corso della festa del mare in occasione della Madonna di mezzagosto, da lui
organizzata, si dice rilanciata (ma chi ricordava quella originale?) e in grado di
coinvolgere pescherecci e pescatori, barche di vario tipo, sindaci d’ogni fede. Tutti a pregare, assistere alla grande messa
all’aperto che resta indimenticabile, con
tutta la gente del porto, non esclusi i “Gesù Bambino” alla Lucio Dalla, a sostenere il carro con i fiori e la madonnina e
a far Segno della Croce.
Tanta gente che non vediamo a messa, diciamo a don Santino…
“Sì, l’avevo detto – risponde il parroco –
già al momento del mio arrivo. I pescatori, intenti a scrutare il mare, anche di
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domenica, per vedere se è il momento buono per correre a calare le reti, non sono
mai stati assidui frequentatori di chiese…
Tuttavia, per la festa della Madonna assunta e il venerdì santo li vedo tutti. Conosco meglio mogli e parenti di chi va personalmente per mare, ma conosco necessariamente anche loro. Sa? Battesimo, comunioni…”
Così Don Santino va via, salutato uno ad
uno da tanti parrocchiani e ospiti estivi,
villeggianti che avevano imparato a volergli bene. Va via un po’ come un personaggio alla De Andrè, senza mai essere stato altrettanto trasgressivo o come certi personaggi del cinema americano. E quasi ti
aspetteresti una manifestazione di popolo, perché restasse ancora almeno un po’.
Ma proprio non ce la faceva più a reggere i suoi parrocchiani? Andrà nella sua
Castelbuono a reggere un’altra parrocchia. Più facile? Chi sa?
Ma l’impressione del tutto personale è che
Santino, un po’ santo per davvero, come
abbiamo già scritto in queste pagine, qual-
cosa di grosso lo combinasse comunque,
in un ambiente, che è quello di ogni rarefatta provincia del mondo, che non perdona le alzate di scudi, quel minimo di
originalità, quella dose di ribellione. Don
Santino si ribella al male, come ogni prete che si rispetti.
Non bada a mezzi, purché leciti per recuperare una pecorella smarrita. S’inventa
il nome di una madonna del mare: non
Madonna del lume, ma Madonna della
Luce. Dovrebbe restar tale quella di Presidiana e dovrebbe ripetersi per sempre,
speriamo, la festa a mare.
Quando, all’arrivo del Vescovo e del sindaco con la fascia tricolore, con Dalla e
De Andrè pronti ad ispirare la propria vena poetica, ironica, irriverente, se ne
stava in un cantuccio, come fosse l’ultimo
chiodo della carrozza e non il’inventore e
il motore di tutto. Solo ogni tanto aveva
“sbottato”: “è tanto che non facciamo un
applauso alla Madonna”. E lì, tutti pronti, col candore degli angioletti, a spellarci le mani…
NAUTICA
La nautica e l’economia underground
Ignorati economia e marketing mentre l’imprenditoria “c’est le vol”
Assomarinas si è voluta riunire in Sicilia, in particolare a Catania, ospitata dai signori Rossi di Porto Rossi, noto anche come porto di piazza Europa. Una scelta significativa che parla chiaro sui propositi e le speranze di un imminente sviluppo della portualità turistica in Sicilia. Già alcuni operatori della portualità turistica siciliana hanno aderito a questa associazione che, presieduta da Roberto Perocchio, si è estesa dall’alto Adriatico a tutta
la Penisola e, in particolare alla Calabria, alla Sardegna e alla Sicilia, per quanto la riottosità all’associazionismo, tutta nazionale, fa sì che l’iscrizione all’associazione – indubbiamente la più
qualificata fra i vari tentativi finora azzardati – non sia realmente “corale”. L’associazione, dopo la conferenza stampa tenutasi
in mattinata presso l’associazione industriali, ha tenuto una tavola rotonda e infine si è riunita in assemblea nella sala congressi dell’Excelsior di Catania.
I siciliani iscritti ad Assomarinas sono ad oggi Marina di
Riposto – Porto dell’Etna, Porto Rossi, Marina Cala del Sole
di Licata, Marina Villa Igiea, Motomar di Palermo, Marina di
Ragusa. Dopo decenni di convegnistica sul tema, si inizia col dire ancora che “…anticipando i temi che impegnano lo sviluppo della portualità turistica italiana…” Il fatto è che portualità
turistica e charter nautico sono in notevole ritardo in Italia, mentre galoppano in tutto il Mediterraneo, compresi gli stati come
la Turchia e la Tunisia che consideriamo di solito disagiati se non
addirittura da terzo mondo o al limite. Ma già nei primissimi anni ’70 c’erano progetti e denaro per lanciare la portualità turistica in Sicilia: il notaio Di Giovanni a Palermo, un imprenditore
di Acitrezza, uno di Riposto… Venne loro impedito. Proprio
la Sicilia, in particolare, continua a manifestare una sorta di crisi di rigetto per i porti turistici e da diporto, mentre a fatica si fa
largo ovunque un nuovo vocabolario italiano del settore, a controprova che tutto il fenomeno ritarda, non è ben inteso, così come non lo è – incredibile a dirsi – neppure il turismo in toto,
un fenomeno di cui l’Italia fu tra i paesi “inventori”. Se non altro come meta di inglesi, tedeschi e poi francesi…
Perché, se la Sicilia segna il passo, anche la Penisola ancora sperimenta, cerca una normativa, insegue norme certe e sicure, naviga fra cavilli normativi e burocratici irrisolti, in un mare in cui
galleggiano mine vaganti, in grado di mandare al fondo la nave
di qualunque iniziativa. L’assise di Catania, storico evento, che
segue la “discesa” a Villa Igiea di Palermo dell’intera Ucina, guidata da Albertoni in almeno un paio di occasioni ufficiali, a riprova del “volersi interessare”, ma con chiara degnazione, del
Sud e dell’Isola, non ha ottenuto l’auspicata presenza né della
Brambilla, né della Marcegaglia, né dell’assessore regionale al turismo, l’etneo Nino Strano, che si attendeva da un minuto all’altro, ma... Son venuti prima il sindaco di Catania Stancanelli
e poi il presidente della Provincia Castiglione. Si tratta di due uomini politici particolarmente validi, presenti e attivi in ogni occasione in cui si parli di sviluppo e di occupazione, convinti che
il nocciolo del problema sia quello di occasioni stabili e virtuose
di creazione di valore aggiunto. Parole sante, ma “nostre”. C’è
poca cultura, reale e radicata, in fatto di economia, marketing e
management in generale, nonché di turismo e mare in particolare. Così ben vengano personaggi come il dinamico Roberto Perocchio che in questi anni, assieme a due o tre amici, come Di
Monte e pochi altri, che credono nella sinergia più che nella concorrenza, sta portando avanti un discorso su scala nazionale. Ma
fino a che punto, classe politica e amministratori ascoltano la voce di chi opera sul campo?
A ben vedere il problema è anzitutto culturale e morale. Nel senso che, fino a quando il profitto come reddito da impresa sarà
considerato come l’ultimo degli effetti desiderabili, il valore aggiunto come assolutamente sussidiario alla mera “creazione di
posti di lavoro” e non come la colonna portante dell’economia,
non ci saranno né sviluppo, né economia reale, né lavoro tanto
in campo nautico quanto in ogni altro settore dell’economia
nazionale. La quale, infatti, si dibatte fra mille difficoltà e sopravvive quasi in maniera underground. E’ un malato che guarisce
finora …a dispetto delle cure sbagliate dei suoi medici.
Germano Scargiali
Al salone il cantiere palermitano è un ospite storico
Master sempre protagonista
Al salone di Genova il settore gommoni avrà ancora una volta un divo. E’ il
540 magnum della Master: un divo perché bello e possibile. Non un mega,
ma dalle prestazioni certe, un battello possente e sicuro. C’è più vetroresina, lungo tutti i tubolari a 360 gradi: nessun compromesso al riguardo, ma a
tutto favore della massima rigidità longitudinale e torsionale. Una garanzia
di tenuta e velocità , una inaffondabilità assoluta. Un prezzo accessibile, per
un gommone personalizzabile e dalla grande abitabilità. Caratteristiche da
walk around, insomma. Qualcosa di versatile, un barca d’arrivo, non una “di
passaggio”, per affrontare qualunque mare e poter volare già con i fatidici 40
hp. Ma master Gommoni non è solo questo ultimo nato. Produce entrobordo e fuori bordo per tutte le tasche e le esigenze. Val la pena di preferire
questo prodotto siciliano. Un caso di eccellenza del made in Sicily in assoluto. Val la pena, ripetiamo, di conoscere meglio il cantiere, che , dopo aver fatto fortuna in Lombardia, certo della acquisita fama internazionale, è tornato al caldo sole dell’Isola, nella zona industriale di Carini. Forniamo volentieri il biglietto da visita di Master Gommoni, azienda che commercializza le
sue imbarcazioni in Italia, ma anche in Francia, Siria, Guadalupe, Nuova Caledonia, Spagna, Malta, Tunisia, Norvegia, Grecia… Un viaggio che era iniziato nel 1985 a Segrate, in provincia di Milano e prosegue.
Master Gommoni, strada statale 113 est n. 100 Carini (Palermo). Tel
091/8691592. E-mail: [email protected], www.mastergommoni.it.
Piccolo ma grande Jaguar 17
Frutto dell’evoluzione
della specie, ecco Jaguar
17, ennesima coniugazione del tema chiamato “Open center consolle”. L’edizione è, ovviamente, ancora una volta riveduta e corretta.
L’ultimo nato di casa Tamare è rinnovato anzitutto nelle linee, che sono sinuose, molto moderne e accattivanti. Parlano di mare, estate e italian style. La consolle di guida provvista di robusto tientibene inox, che diventa esso stesso parte strutturale e ornamentale, più un bel paraspruzzi in plex, separa le due zone della barca: il grande (per la sua stazza) prendisole prodiero, il posto di guida capace, se vogliamo, di due persone che si vogliano bene e il divanetto posteriore per i meno sportivi e, comunque, per star più comodi in posizione seduta e sicura. Ecco lo strumento indispensabile per
una coppia o una famiglia con due bimbi per godere il mare in pieno plein air.
Ma, volendo, il papà può farvi un po’ di traina se c’è la passa di ariccioline.
Questione di passione e volontà. Un bel regalo da fare a se stessi, una barca
che, nel suo genere, pone pochi problemi di costi, è motorizzabile da 40 a 60
hp, corre veloce sulle onde o sul mare calmo di luglio e agosto, ma che non
teme troppo il mare formato, se ben portata e con coraggio. Una barca, data
la lunga evoluzione di cui parlavamo, di cui, nel suo genere, non riusciamo
a individuare gli eventuali difetti. (Francesco Italia)
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PORTI TURISTICI
LA SICILIA SI APRE
AL TURISMO NAUTICO
Ora possiamo esibire una vera carta dei porti turistici
Marina di Ragusa agosto 2010
Forse con l’avvento degli anni 10 del nuovo millennio saremo all’anno uno dei porti turistici siciliani. La situazione era al palo, finché tutto si basava su Portorosa, Villa Igiea, Riposto, San Nicola, Porto Rossi a Catania e la miriade di operatori disseminati un po’ dappertutto. Il sasso nello stagno lo ha gettato la scorsa estate l’inaugurazione e il successo del grande porto
turistico di Marina di Ragusa. Cui seguirà il decollo di Balestrate e il completamento di Castellammare. Tutto ciò nelle
speranze e nei propositi di chi si occupa di
turismo nautico in Sicilia e di portualità
da diporto. Perché i cosiddetti “nemici dei
porti” sono in agguato e le pensano tutte: cemento impoverito, posidonia, piante rare sull’arenile, impossibilità di depositare altrove la sabbia rimossa… Vi è stato un momento drammatico nel 2010 in
cui con il passaggio di Portorosa nelle mani della curatela fallimentare, qualcuno
poteva nuovamente azzardare la menzogna che “…non ci fossero veri porti turistici in Sicilia”. Ma avrebbe ignorato quanto meno Riposto, Marina di Ragusa, Santa Marina di Salina il piccolo Porto Rossi
di Catania, che sono stati ufficialmente
inaugurati come “porti turistici”.
Adesso, grazie a tutto quanto verrà fuori,
sommato al meglio che c’è (Marina Villa
Igiea, San Nicola L’Arena, Salina, San Vito, Mazara, San Leone, Marzamemi…), alle sistemazioni in crescita in tutti i porti commerciali grandi e piccoli, più ciò che è in
cantiere, pilotato da situazioni ottimali quali Siracusa, Porto Palo di Menfi, Sant’Agata di Militello, Malfa di Salina e ora anche Siculiana Marina, si potrà cominciare
a parlare di “sistema” dei porti turistici si-
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IL TURISMO NAUTICO AL SALONE
Da non più di 3 anni soltanto appare al Salone la dicitura Turismo Nautico, ma i
porti turistici, benché siano stati enfatizzati nei convegni della fiera stessa, sono relegati nel primo girone del padiglione S. Eppure c’è stato chi a Genova ha definito le
barche come “i vettori” del turismo nautico. E i porti sono l’anello seguente e indispensabile. E occorre far presto e strillare forte. Perché nella nostra “repubblica delle banane” a tuttoggi, nonostante quello che hanno fatto i governi Berlusconi a favore di questo settore, i burocrati non hanno “capito” che anche la nautica è turismo
e occorrerebbe …spiegarglielo. Il discorso non è vano, perché, se il turista in barca
non è turista (come, invece, quello in camper) continuerà a pagare l’iva (italiano o straniero che sia) al 20%, anziché al 10% circa che spetta al turismo. Senza ricordare che
in Francia e Spagna, nostri diretti concorrenti, tutto il turismo paga più o meno il 6%.
Questa non è che una delle varie “angherie” che il “sistema” fa alla nautica, con la
giustificazione sorda che …trattasi di roba per ricchi. Ma è facile rispondere che, se
pure fosse roba per ricchi, servirebbe comunque a far lavorare tanti poveri. Visto che,
per l’economia reale, 1 euro speso nella nautica nazionale ne produce 5, grazie all’indotto. Un indotto, precisiamo, che non è accerchiabile dai confini della speculazione. Perchè il turista nautico che arriva ama andare in giro e spendere.
PORTI TURISTICI
Nave da diporto a Marina di Ragusa
ciliani. Ma avanzano a grandi passi il Marina Cala del Sole di Licata e il Marina di
Archimede di Siracusa, che saranno per
molti versi in lizza per competere al titolo
di “numero uno” dei porti turistici isolani:
Cala del Sole sarà il più grande, Marina Archimede il meglio posizionato.
E sarà lecita una carta dell’Isola che illustri
questi porti, sommati agli approdi esistenti all’interno dei maggiori porti commerciali (Palermo, Catania, Messina, Trapani,
Porto Empedocle, Marsala, Milazzo, Gela…) e ai tanti approdi estivi che richiamano il transito anche in carenza di strutture,
vedi le varie realtà come Cefalù, diventa
qualcosa di presentabile e di “accettabile”.
In certi casi, trattandosi dell’ambita terra
di Sicilia, anche “ofelimo”. Cioè ghiotto e
desiderato, come diceva in forbito linguaggio economico Vilfredo Pareto.
La Sicilia è più che mai un continente, ma
soprattutto agli occhi dei siciliani stessi, che,
com’è noto, girano il mondo più della loro stessa regione. E’ incredibile come al Turismo (assessorato), che quest’anno è addirittura assente al Salone Nautico di Genova, si continui ad ignorare realtà come
Sant’Agata di Militello (non veniva nominato fra quelli in fieri…) e come tanti utenti della nautica ignorino i nuovi porti in continuo divenire, ma ormai praticamente vivi e vitali. Invitiamo, pertanto, i soliti disfattisti a “farsi un giro” per constatare di
persona.
Avevamo perso il metro di quanto occorra,
con i mezzi moderni a realizzare un’opera pubblica, quando i costruttori non incontrano ostacoli burocratici e sono motivati a terminare l’opera.
Nel caso di Marina di Ragusa, la Tecnis
di Catania, pur essendo al suo primo porto turistico, ha realizzato in 2 anni un’opera che, secondo un esponente di una capitaneria, necessitava di 8 anni. Il “miracolo” è dovuto a più fattori, inclusa la validità dell’impresa che, di fronte a coloro che
sottolineavano qualche “errorino”, rispondevano spiritosamente con una sorta di
“…scusate sto imparando”, precisando che
realizzavano il primo porto con tutta l’intenzione di continuare. Infatti, sono in gara per la costruzione di altre strutture anche fuori della Sicilia. La Tecnis è un’im-
Licata, Marina Cala
del Sole il viale
della banchina di riva
sembra un lungomare
Nave da diporto
ormeggiata
a Riposto
I porti siciliani in Fiera
presa di grandi proporzioni, che ha costruito strade e ponti in varie località. Quanto
ai porti, aveva comunque già realizzato un
molo del nuovo porto di Genova, magistralmente rinnovato negli anni recenti.
I porti perfettamente funzionanti hanno
dovuto superare anche le “barriere” poste
in mezzo dei “nemici dei porti” fino al giorno dell’inaugurazione e anche dopo. Essi
che giungono ad inficiare tutto. Oggi è di
moda denunziare la cattiva qualità del cemento. Ma che dire della validità e della impugnabilità delle gare d’appalto per la gestione? Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Castellammare del Golfo sembrava un modello di come si può risolvere una situazione
in impasse: guardatelo ora dopo l’accusa di
…cemento impoverito. Anche per Balestrate quest’accusa è circolata a voce, ma poi è
sull’appalto che l’entrata in funzione si è
arenata, come una barca sulla sabbia accumulata dalla corrente.
Germano Scargiali
L’assessorato al Turismo della Regione non
andrà in Fiera a Genova. Presente con stand
miserelli ad intermittenza, quest’anno rinunzia! Protagonisti di questa fiera dovrebbero essere comunque ancora una volta i
porti siciliani di Ragusa e di Licata. Il primo avrà uno stand a sé, dove si ricevere il
pubblico. Il secondo sarà ospite dello stand
della ditta di Trapani che sta fornendo le
banchine su ideazione del geometra Luigi
Geraci, realizzatore e general manager del
porto ricavato all’interno del vecchio alveo
abbandonato che un tempo serviva per il
carico dello zolfo. Su grande schermo illustrerà l’andamento dei lavori, che mostrano quella sorta di lungomare con palme, interamente asfaltato che è rappresentato dalla banchina di riva. Anche questa realizzata al top su progetto originale. Ha ragione
l’imprenditore nisseno Geraci, che sta costruendo tutto senza contributi o quasi: questo porto sarà il più grande d’Italia e uno
dei più belli in Europa. Sono già in vendita posti barca e villette nel villaggio marinaro creato all’interno dell’area portuale…
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TURISMO
SPERIMENTATA L’OSPITALITÀ A 4 STELLE LUSSO E ASCOLTATO PAOLO GOBETTI
DONNAFUGATA RESORT PER GIOCARE
Tre notti al Donnafugata Golf resort, un
saggio di quello che dev’essere la ricettività turistica siciliana dello sviluppo. Ciò che,
in quelli che una volta si chiamavano “i
salotti”. si favoleggia spesso che …non esista. E, certamente, non è vero. Perché, a
parte i grandi alberghi di sempre e i villaggi, più quelli in continua costruzione,
vi sono esempi di eccellenza come questi…
E in proposito parliamo di ideazione, esecuzione delle opere, organizzazione, ma prima ancora di scelta di marketing.
Che ci volessero “i campi da golf ” è un concetto giunto da anni fino all’orecchio dei
politici e anche alla voce, ma ora che ne vediamo uno – bell’e realizzato – con tanto di
residence per una ricettività che non è quella dei B&B (sommati in tutta l’isola non fanno un grande albergo) e gli agriturismo (ben
vengano, …idem), ed è tale da fare businnes sul serio, val la pena di fermarsi a parlarne e approfondire. Per questo abbiamo
cercato subito di ascoltare le parole del direttore di quello che sul piano tecnico altro
non è se non un grande albergo.
Parliamo con Paolo Gobetti, responsabile dell’intero resort.
Un progetto a grande raggio che vediamo realizzato…
“…e che ho seguito personalmente in gran
parte. Appartiene alla società NH, formata anche da italiani, faccio il nome di Gabriele Burgio. Abbiamo provveduto all’apertura da qualche mese e stiamo andando realmente a regime”.
Insomma, il sospirato golf funziona?
“Ma certamente. Noi non abbiamo dubbi.
Vede la nostra società è cresciuta, ha di re-
TURISMO NEWS
Il turismo e la filosofia dei contadini
Rimane centrale per il problema di un adeguato sviluppo turistico in Sicilia quello relativo ai trasporti. La lezione è presto ripetuta: sì agli aeroporti, sì ai porti grandi e
piccoli, sì al Ponte. Tutto ciò è alla base dello sviluppo turistico,, ma anche dello sviluppo in generale, della possibilità di trasferirsi rapidamente di arrivare e partire,
per uomini e cose. Ciò significa sia esportazione che approvvigionamento con sistemi concorrenti, sinergici e alternativi. Vediamo com’è facile e come ciò sia risaputo da tanti che operano con un minimo di
cultura e con sincerità
Quanto al dilagante pessimismo strombazzato dai media e ripetuto pappagallescamente in giro da altri, occorrerebbe chiedere non già ai vecchi albergatori, bensì
ai grandi del turismo in Mediterraneo, i
quali stanno investendo massicciamente in
Sicilia, nonostante gli ostacoli, politici e bu-
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Dietro la piscina un laghetto
a ricambio d'acqua e campi da golf
Dietro la piscina
si adagiano i campi da golf
cente comprato la catena Jolly, che comprende sia l’Italia che l’estero e ancor dopo
la Framon. Non male, si dirà. Ma ancor prima l’attività spazia proprio sui golf resort.
Ne abbiamo in varie parti del Mediterraneo, Turchia compresa. In tali altre sedi abbiamo realizzato anche il tutto esaurito, per
rocratici, ancor prima che mafiosi. Infine
occorre chiedere a tutti coloro che temono,
invece, una concorrenza dello sviluppo turistico ed economico in genere del Meridione d’Italia, del Mediterraneo e della Sicilia in particolare. Quanto agli stessi siciliani, è chiara la presenza di una classe di
vecchi privilegiati che non vuol crescere e
teme di cambiare marcia. Vi è poi una
parola d’ordine fra gli operatori d’ogni categoria, che è quella comune ai contadini
e ai pescatori. Quando le cose vanno bene,
al massimo c’è l’ordine più o meno tacito
di affermare: “non ci possiamo tanto lamentare…”
Botta direttore generale Valtur
A partire dal 1 settembre Giuseppe Botta ha assunto la carica di Direttore Generale di Valtur Spa. Quarant’anni,
laureato in Economia e Commercio, dopo un brillante percorso di crescita profes-
cui siamo certi che sarà il golf a dare il grosso impulso all’attività. I giocatori del nord
Europa, all’arrivo dei primi freddi cercano
campi con temperature al disopra dei dieci gradi. E qui non ci sono problemi”.
Ci dia qualche numero…
“Non so. Posso dirle che dalla Germania si
sionale all’interno dell’Azienda, ha guidato la Direzione Amministrazione Finanza e Controllo conseguendo ottimi risultati. Grazie all’impegno e alla passione dimostrati nel raggiungimento delle sfide affidategli e nella realizzazione degli obiettivi di business Botta è stato nominato Direttore Generale del Gruppo. Valtur da
sempre investe nella crescita professionale delle risorse umane interne, dedicando grande attenzione alla formazione e allo sviluppo dei propri talenti. Nel nuovo
ruolo Botta assume la guida di un team giovane e dinamico, determinato e motivato, asset fondamentale per il conseguimento degli ambiziosi obiettivi di sviluppo strategico di casa Valtur.
Il Club Med si ristruttura
Il 13 settembre è stata posta la prima pietra del rinnovato Club Med di Cefalù. È
possibile che sia ancora una volta questo
TURISMO
O NON GIOCARE A GOLF
Fiori dappertutto
nelle stradine
fra camere e suite
Il villaggio si dipana
come un dolce
centro abitato
spostano anche settecento mila giocatori in
una stagione. Ma qui in Sicilia pensiamo di
trapiantare il know how da noi accumulato in Spagna e anche una parte dei giocatori che esuberano dalla Turchia”.
Ma avete realizzato anche una spa,
una sala congressi e il resort risulta
sito che ospitò nel 1957 il Village Magic,
poi De la Mediterranèe, proveniente da
Mongerbino (lasciò quel sito al club Mére e soleil) a rilanciare a più stelle il turismo cefaludese, una affluenza qualificata e di pregio che trascinerà certo altri arrivi e soggiorni di rilievo. “La riapertura
del Club Med – ha osservato l’ex sindaco
Simona Vicari – rilancia lo sviluppo del
turismo a Cefalù”. Da sindaco di Cefalù, la Vicari (Pdl) aveva voluto e sostenuto il progetto di ristrutturazione della villaggio e la sua trasformazione in resort a
5 tridenti, il primo in Europa ad essere
realizzato da parte della società francese,
leader nel settore dei villaggi vacanze. “Ho
fortemente creduto in questo progetto –
ha aggiunto Vicari – che abbiamo condiviso nel 2006 con la Soprintendenza nelle scelte progettuali che ben si inseriscono nello scenario di Santa Lucia. Se ben
realizzato, sarà un fiore all’occhiello per
l’intera Sicilia”.
Gli ettari curati a prato
dei campi da golf
con i laghetti
a ricambio d'acqua
attrattivo nel suo complesso. No, non
è solo un impianto sportivo”.
“No asolutamente. Vede, forse la sua prima domanda conteneva un minimo di ironia. Ora, a fine agosto vede pochi avventori, ma ciò avviene perché siamo aperti
da poco, ma di base, come golf voglio di-
Per la riapertura occorrerà attendere il 2012.
“Sono particolarmente soddisfatta – ha concluso la senatrice – che dopo 2 o 3 anni di
incertezza il gruppo francese abbia individuato una soluzione per ridare il massimo splendore ad un villaggio che rimane
“icona” del turismo a Cefalù”.
Federalberghi a Piazza Borsa
Sempre più i rappresentanti nazionali delle più svariate categorie si riuniscono in Sicilia (vedi in altra parte della rivista la riunione di Assomarinas – vedi porti turistici
– a Catania).
La riunione nazionale dei direttori delle
associazioni di Federalberghi si è tenuta
per la prima volta in Sicilia venerdì 17 e
sabato 18 settembre. Ad ospitare i convenuti da tutta la Penisola è stato il nuovo
Grand Hotel Piazza Borsa, entrato rapidamente nella tradizione dell’ospitalità a
Palermo, sulla scia dell’hotel La Torre che
Intervista raccolta da
Germano Scargiali
re, questa è bassa stagione per noi. Le ripeto, l’alta stagione arriva proprio ai primi freddi, quando di regola si va in bassa. Per il resto, perché non concepire in
partenza l’ospitalità per congressistica, feste e poi una spa, un impianto che funzioni per il benessere durante i trecentosessantacinque giorni dell’anno, a parte la
grande piscina estiva”.
Grandi architetti sono stati impegnati nella progettazione e realizzazione.
“Gary Player, il guru della progettazione
dei golf resort e Franco Piras il suo equivalente in Italia”.
Ci avviamo a lasciare compiaciuti il resort
che non è l’unico già realizzato in Sicilia e
neppure l’ultimo che si realizzerà. Notiamo i laghetti: sono tutti a ricambio d’acqua.
Mentre il prato verde si estende per alcune
decine di migliaia di metri quadri fra le cui
collinette si adagiano i due campi da 18 buche. Attorno alla zona residenziale si riconoscono anche i fabbricati, ben restaurati
dell’antica villa degli Arezzo e alcuni alberi secolari.
Un’ultima domanda a Paolo Gobetti, che
resterà come un piccolo monarca di questo
regno incantato, nell’assenza dei soci proprietari… Anzi due.
Quanti gli addetti?
“L’intero resort occuperà presto centosessanta addetti che andranno a riempire tutti i quadri ai vari livelli”.
Una parola sull’aiuto politico. Quale l’attuale ruolo della politica in questa forma di sviluppo?
“Minimo”.
TURISMO NEWS
vanta una lunghissima fama ed esperienza, proprio in fatto di convegnistica, oltre
che di qualificata ospitalità. Da La Torre
è stato assunto l’attuale direttore Mario
Monforte.
Sono state approfondite le problematiche
legate al settore turistico - alberghiero sia
in campo regionale che nazionale e le alte
percentuali di rischi occupazionali nel
settore. Quanto e come si può modernizzare l’offerta? Come affrontare i rapporti
con i sindacati? Come procede l’applicazione del nuovo contratto di lavoro appena firmato? Come coordinare i rapporti
con le altre associazioni del turismo di Confcommercio? Un appuntamento importante per la Sicilia, apertosi con il saluto del
presidente provinciale di Palermo Nicola
Farruggio. A presiedere Alessandro Cianella, direttore generale nazionale di Federalberghi, il vice direttore Alessandro Nucara, il direttore dell’associazione provinciale Daniele Settineri.
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VELA
L'incredibile mole di Esimit lascia la banchina a Villa Igiea
L'equipaggio di Man del Lauria
Successo organizzativo per il Circolo Vela Sicilia di Palermo
Esimit Europa 2 esalta
la VI Palermo Montecarlo
Ancora una performance organizzativa di
rara qualità, questa sesta edizione della Palermo Montecarlo velica. La regata, che è
stata dominata in tempo reale e corretto da
Esimit Europa, uno sloop di 30 mt, un’autentica macchina per trasformare il vento in
nodi percorsi sull’acqua, ripropone temi tradizionali della vela di grande altura e si scolpisce nel calendario velico come una delle
più lunghe in Mediterraneo con le sue 500
miglia. Una storica rotta, quella per la sponda frontaliera a settentrione, dove si specchiava l’antica Massalia e la Repubblica marinara di Genova. A tutti gli ingredienti per
farne una classica, si aggiunge la capacità organizzativa del Circolo della Vela Sicilia, uno
dei più antichi del Mare Nostrum e, al contempo, in grado da sempre di ospitare il meglio degli sport - men internazionali e le maggiori classi da regata olimpiche e non olimpiche. Vedi la Star con tutti i mitici specialisti del mondo, da Thorben Grael all’austriaco Hubert Raudaschl al nostro Giorgio
(Dodo) Gorla…
Gara a sé quella di Esimit Europa 2, armata dallo sloveno Igor Simcic, ma soprattutto
condotta dallo skipper italiano Flavio Favini che è partito dal Marina Villa Igiea determinatissimo. A chi gli diceva che la barca era
plurivincitrice, rispondeva che aveva vinto
come Alfa Romeo, ma era ancora “a secco”
come Esimit. Poi Favini raccolse persino un
paio di ciabatte dimenticate in banchina e le
lanciò a bordo, urlando: “Di chi sono queste ciabatte? Le conservi”.
Esimit, che aveva vinto nettamente anche la
regata dimostrativa il giorno prima della partenza a Mondello, contando pure sul timoniere Alberto Bolzan e su un equipaggio sceltissimo, è partita in quarta con un passo che
nessuno poteva ostacolare, ma che era anche assistito da un buon record. A pezzi il record del percorso, che era stato stabilito da
Randazzo. Ora è stato fissato in 48 ore 52’
21”. Tre ore meno del precedente. Suo il trofeo Tasca d’Almerita come primo in tempo reale e il trofeo perpetuo Angelo Randazzo come primo assoluto in corretto.
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L'immancabile “Paletta” Giuseppe Leonardi era a bordo di Man del Lauria
Gli altri hanno
fatto gara a sé.
Mai così numerosa la flotta che
in coda presentava due o tre
barche di soli 9
mt. Il merito di
completare il virtuale podio va a
Give Me Five che
Vianello ha affidato al triestino
Mauro Pelaschier,
non certo l’ultimo arrivato su
queste rotte e alla francese Made in Love con
Catherine Chabaud al timone
per l’armatore
Jim Patier. Quar- Esimit Europa alla partenza della Montecarlo
ta Jubilation (Emmanuel Sanchez) dello Yacht club de Mo- no la prima a sinistra, poi passano attravernaco. Quinta WB Five, la barca del Circo- so le Bocche, lasciando a destra la Corsica.
lo della Vela Sicilia, skipperata per la pri- La classifica prosegue così dal sesto in poi.
ma volta non da Agostino Randazzo, patron Cattiva Compagnia (Soldaini), Man (Laudell’organizzazione, ma da Piero Majolino. ria, Di Bartolomeo), Junoplano (Buzzi), WilPoco in vista la barca del Lauria che era par- li Waw (Medecin), Cochina (Fabbri), Spinotita per difendere la vittoria conquistata lo ne Off Shore (Barzan), Enoch (LN Palermo,
scorso anno anche con i colori di alcuni spon- M.D’Amico, con 3 disabili in equipaggio),
sor, quali Cardio Instant Check, rap- Wally B (Nonplusultra), Jonathan (Piccirilpresentato dalla ditta palermitana lo), Cap Code IV (Yc de Monaco), Black Pearl (Yc de Monaco), Al caso mio (Gazzotti),
Axa Medical Care.
Sempre più presenti gli sponsor a queste re- Bon Gars (De Giovanni).
gate d’altura che fanno notizia, alimenta- La regata si è conclusa con un arrivederci al
no il proliferare di una flotta alturiera che 2011 per la VII edizione della quale sono già
qualche anno fa sembrava doversi estingue- iniziati i preparativi.
re. Ma sono i grandi premi, le grandi com- “Mi costa un sacrificio – dice Randazzo –
petizioni, le rotte avvincenti a creare l’ade- non partecipare alla gara e alla partenza ho
sione, l’agonismo e la motivazione che spin- avuto un groppo in gola. Ma adesso, in congono gli armatori a spendere e per gli equi- siderazione della perdita di mio padre Anpaggi a trascorrere notti insonni ascoltando gelo, l’intera responsabilità è ricaduta sulle
la voce del vento e del mare. Questa regata mie spalle e ho preferito rimanere a guidaconta su spunti tecnici particolari, tra cui la re la macchina organizzativa”.
scelta di lasciare a destra o a sinistra la Sar- Comunque: mai dire mai...
degna e la Corsica. Di solito le barche lasciaGermano Scargiali
SPORT
Salvatore Matracia il presidentissimo
Dieci anni fa moriva il medico del Palermo e guida del Lauria
Son passati poco più di dieci anni e sembra ieri che è venuto a mancare “il Presidente” Salvatore Matracia. La sua voce un po’ rauca non guida più, da presso,
dal moletto o dai saloni della villa, il personale del club. Il Lauria. Più che mai la
sua seconda casa. Chi scrive ne apprezzò
particolarmente le doti umane e di grande sportivo. Ma più tempo passa più capisco le difficoltà che aveva nel comandare “con la propria testa” quello che è un
consorzio di idee, spesso coniate, come in
ogni altro club, tanto per passare il tempo libero, esprimersi in una boutade, dimostrare di esistere… Ma in un club così importante come il Canottieri Roggero di Lauria, c’è certamente dell’altro.
Salvatore Matracia era ben noto, in
città, più come medico del Palermo e perché ricoprì anche la carica di presidente nazionale dei medici di calcio e suo figlio Roberto lo ha sostituito, ereditando da lui il ruolo di medico sociale della squadra rosanero.
Ma anche presiedere il Lauria equivale a
svolgere una vera professione. Per tutti
era “il Professore” o il presidente, com’era
giusto che fosse, dopo aver governato per
più “legislature”, se così si può dire. Noi lo
scrivemmo subito in una sorta di virtuale
albo d’oro personale – quello che si porta
in petto – perché condividevamo un giudizio, forse generico, ma che constatavamo
come vero: per la prima volta il presidente
si premurava a complimentarsi con tutti
quegli atleti e timonieri che portavano a casa un titolo. Allora, prestissimo, lui telefonava al circolo e faceva alzare il gran pavese. I cosiddetti soci-bagnanti, pigri abitatori delle sdraio al sole, i mai contenti “giocatori di carte”, che non mancano mai
nei club, dovevano “sopportare”: Quel dì
si parlava di sport. Partiva il telegramma:
voglio esprimerti a nome mio e del club tutto l’apprezzamento per quanto da te ottenuto sul campo di regata di…” Poi era la
stretta di mano, immancabile, personale.
Purtroppo non ebbe il tempo di assistere a
una buona parte dei successi dei suoi nipoti, i figli di Giorgio ed Elena Floridia per i
loro successi sportivi.
Salvatore e Matracia era vecchio del Lauria e di quelle performance soprattutto sportive. Aveva iniziato da ragazzo “Totino” a
frequentare il club e a sognare che un giorno lontano, forse… Ma amava anche l’arte e andava fiero dell’amicizia con Bruno
Caruso, il pittore. Ovvero degli ospiti illu-
stri che si preparava ad accogliere in sede.
Per il Palermo fu certo un buon medico, come lo è suo figlio Roberto. Abitava negli ultimi anni a Piazzale del Fante, presso lo stadio. Per chi scrive queste righe fu un punto
di riferimento, discreto, un po’ segreto. Le
buone notizie arrivavano con una telefonata mattutina. Salvatore Matracia sussurrava: “devo chiederle di avvicinare al circolo alle cinque di domani. Ci sono problemi?” Nessuno, signor presidente, rispondevo, con un minimo di piaggeria.
Era così che mi affidava qualche lavoretto di comunicazione. Fu così che commissionò a mio padre il banco bar sinuosamente sagomato che ancora adesso ospita la gastronomia e serve da banchina di
servizio per le bibite e il caffè nella sede a
mare: un lavoro su misura, un bel lavoro,
risultato della collaborazione con due architetti, volontari, del club.
“…Naturalmente, una volta che è là – mi
diceva talvolta – prepari i comunicati, alla
vigilia inviti la stampa e …che i giornalisti
siano tanti”.
Si andava avanti così e quella presidenza
poteva sembrare condizione eterna. Quando cominciò ad accusare i sintomi del male che lui sapeva diagnosticare da medico,
Totino Matracia sfoggiò il coraggio e la flemma del vero combattente. Ferito a morte,
non dava a vederlo. Partecipò senza batter
ciglio ai funerali del dottor Modica e qualcuno disse che assisteva ad una prova generale di quelli che da lì a poco sarebbero stati i suoi. Così trascorse un momento brutto per il Club Lauria. Momenti senza i quali, dicono i vecchi saggi, non potrebbero esistere i giorni di gloria.
(G. Scargiali)
In vetta a pari punti Verve dello Yacht club Favignana
Ai liguri di Aurora il Trofeo Florio
Il V° Trofeo challenge Ignazio Florio di vela ha scritto una nuova pagina della propria storia, regalando emozioni e una sorpresa finale: Aurora, il Canard 41 dell’Yc Ventimigliese di Paolo Bonomo e Roberto Bruno, si è imposta sul filo di lana sulla
barca dello Yc Favignana, Verve, condotta da Matteo Miceli.
Nella giornata decisiva, caratterizzata dal forte vento, Aurora
ha preceduto Goodfellas, First 34.7 di Ettore Morace è Jules
et Jim2, altro First 34.7 di Umberto Brucato. Quarto il Comet
50R Verve di Matteo Miceli. A regalare il successo finale ad Aurora ha contribuito il vento, determinante nell’annullamento
della seconda regata a bastone, che avrebbe chiuso la manifestazione, organizzata come sempre dallo Yacht club Favignana. Aurora e Verve hanno concluso ambedue a 10 punti in vetta alla classifica, ma la prima disponeva di un 3° posto come secondo miglior risultato rispetto agli avversari.
Alla conclusione, dopo 20 minuti di attesa la giuria ha deciso di
annullare la regata a bastone, perché il vento di scirocco superava i 30 nodi e quindi non sussistevano le condizioni di sicurezza per lo svolgimento della gara.
Goodfellas conclude a 12
punti e vince anche la
classifica della classe C3.
In C2 primo Weltashaumc. In C4 Sciù
(Gambina).
“Sotto il profilo sportivo – sottolinea la presidente dello Yc Favignana Chiara Zarlocco – è
stata un’edizione esaltante. La migliore di questi 5 anni. Anche le condizioni meteo ci hanno dato una mano ed il forte vento ha reso più spettacolari le regate. Il numero delle barche aumenta di anno in anno e con esso anche il
livello della competizione. Gestirla senza problemi non è semplice. Perciò abbiamo voluto quest’anno una giuria internazionale, presieduta da Pasquale Teri, che ha svolto uno splendido lavoro”.
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SPECIALE ARTE
NOZZE DI PLATINO
CON L’ARTE
Angela Lorenz
pittrice poetessa
La sua passione per l’arte è sempre stata crescente in lei, fin
dalla sua prima giovinezza, e dal 1950 ha iniziato a partecipare a mostre e concorsi.
“ Ricca di fantasia creativa, precorritrice del futuro” come
ebbe a scrivere di lei il suo illustre concittadino trapanese
Giuseppe De Santis nel lontano 1957 e, successivamente,
come ebbe ad esprimersi Giorgio Falossi - direttore de “II
Quadrato” di Milano s- il quale si esprimeva sulla sua arte
affermando che, attraverso i suoi quadri, la Lorenz appare
come un’artista che conosce il colore, delicato e forte insieme,
sensibile, non solo ai luoghi, ai monumenti, alle città, alle persone, ma anche capace di osservare i movimenti delle nubi, le sfumature del colore, del mare, delle albe e dei tramonti....
Quest’anno festeggia le “nozze di platino” con l’arte e continua a scrivere ed a dipingere con grande entusiasmo, le partecipazioni alle manifestazioni artistiche ed i premi conseguiti negli
anni non si contano...
Già nel 2000 le sue opere erano all’Artexpo di New York.
Hanno scritto di lei C.Fontana, G.Galvano,
C.Massara, G.De Santis, B. Borio, T. Rivolo, S.Serradifalco, D. Pistorino, oltre a Falossi e tanti altri…
Sulla sua opera sono state pubblicate delle recensioni dal Catalogo nazionale Bolaffi anno I960, dal Comanducci anno
1960, da Eco d’Arte di Firenze anno
1970, da Elite anni 1970 e 1980, Boè
2008 - 2009 - 2010, il Quadrato anno
1980, Annuario avanguardie.
Tra i più recenti premi conseguiti, ricordiamo “Renè Magritte” del 2009 a Bruxelles; Premio internazionale ‘“Città di
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SPECIALE ARTE
Tramonto scandinavo (olio su tela, com 60x80)
New York” del gennaio 2010; Premio internazionale di
Parigi del marzo 2010 presso la Galleria Thuilier, rue
de Torigny, organizzati dalle riviste “Promotore di creatività”, Avanguardie artistiche e Boè di Palermo.
Con l’opera Tramonto scandinavo, un olio su tela, l’artista si
è aggiudicata il 10° premio al Trofeo Città di New York.
Uno splendido risultato se si considera che a partecipare
sono state ben 1550 opere appartenenti ad artisti di tutto il mondo e le richieste di partecipazione più di 7000.
I colori e le sfumature di Tramonto scandinavo, tutt’altro che
casuali, rimandano alle sere dei popoli del nord, quando
il cielo, al declinare della luce, assume i suoi toni più
scuri, intensi, violacei, molto particolari e del tutto differenti da quelli a noi più noti, mediterranei.
Si squarcia un velo e i grandiosi paesaggi nordici, di cui
l’Alfieri cantava, disperatamente avvinto alle vaste solitudini in cui la natura grandeggia incontrastata, ci appaiono in tutta la loro magnificente azzurrina vastità.
Terre d’acque, monti, e boschi in cui liberi pascolano cervi e daini o vagano ancora orsi e lupi.
Al calar della sera avanza il mistero delle plaghe remote
e silenti.
Corre la slitta sul bianco sentiero ma, ancora, pur tra le
nere nubi, un resto di sole danzante riscalda un paesaggio di ghiaccio.
Lydia Gaziano
Cellulare: 368 7419118
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SPORT
Sicilia protagonista alle Ponyadi 2010
Equitazione
Una vera e propria mini olimpiade dei pony ha sostituito da alcuni anni i Giochi della Gioventù a tema equestre. Sono le Ponyadi, la cui edizione 2010 si è disputata
presso il Centro Equestre Federale dei Pratoni del Vivaro. La Sicilia si è presentata
ai nastri di partenza, nel primo week
end di settembre, con squadre per ben cinque discipline equestri diverse: salto ostacoli, dressage, attacchi, endurance e volteggio. Molti i giovani siciliani protagonisti nello splendido impianto federale di
Rocca di Papa, che ha ospitato le più importanti competizioni equestri mondiali,
dai Giochi Olimpici, ai World Equestrian
Games, fino ai campionati continentali.
Lusinghiero il risultato della formazione
siciliana di salto ostacoli a squadre: il team formato da Alessia Anastasi, Gaetano Belfiore, Giovanni D’Angelo e Alessia
Falco ha totalizzato 139 punti, garantendosi il quinto posto nella classifica finale.
L’equitazione siciliana è in continua crescita, soprattutto per quanto riguarda
il vivaio, ed avere potuto presentare tante squadre conferma che il movimento
è in continuo sviluppo.
Ecco l’elenco dei binomi che, insieme
alla squadra di ostacoli, hanno difeso i
colori siciliani nella tre giorni equestre,
che ha visto la partecipazione di oltre
500 allievi provenienti da tutte le regioni italiane:
Dressage: Elsa Calcaterra, Marta Di
Pietro, Antonio Nasisi e Mael Bombaci.
Attacchi: Pernilla Hokdal, Gabriele
Grasso.
Endurance: Gaia Giordano, Giulia
Gulli, Giuseppe Merendino, Silvia Marino, Laura Di Giovanna, Bianca Errante, Rebecca Trovato e Lucia Galatà.
Volteggio: Gaia Giordano, Chiara Zaffiro, Silvia Zanghì, Laura Di Giovanna,
Maria Parvati Troncale, Marta Gerbino, Maria Candida Vitale, Giulia Gulli, Rebecca Trovato, Danilo Balsamo,
Giuseppe Merendino, Michela Merendino e Valentina Guarnaccia.
Ad accompagnare i ragazzi, come capo
equipe della spedizione siciliana, è stato
il coordinatore tecnico del Comitato Regionale, Mario Scribano.
Vincenzo Agozzino
Concluso a Sciacca il Trofeo Sicilia di salto ostacoli
Con la sesta ed ultima tappa disputata ad agosto sui
campi del Circolo Ippico Camelot Riding di Sciacca, si è
chiusa ufficialmente l’edizione 2010 del Trofeo Sicilia di
salto ostacoli. La conclusione della manifestazione ha
seguito quella dell’omonimo
trofeo di dressage e del Trofeo Trinacria, le cui tappe finali si sono disputate nelle ultime settimane di luglio.
Otto in totale le categorie previste dal regolamento del Trofeo, che ormai da otto anni
tiene impegnati sui campi
di gara di tutta la Sicilia ca- Un cavaliere supera un ostacolo
valieri e amazzoni isolani.
Quattro le prove riservate ai pony (BP80, BP90, BP100 e BP110)
e altrettante quelle riservate ai cavalli (B100, B110, C115 e C120).
Ad avere la meglio su tutti nella prova più prestigiosa (la C120)
è stata la palermitana Alice Loiacono che in sella a Orpheus ha
ottenuto un totale di 56 punti. Alle sue spalle si è piazzato in seconda posizione Francesco Alagna su Veni de Joncmesnil con
52 punti. Terzo posto per Sara Galeano su Siriata (32 punti).
A primeggiare nella C115 è stata Alessia Anastasi, che in sella
al suo Okapi è riuscita ad accaparrarsi, al termine delle sei
tappe, 51 punti, precedendo nella classifica finale Francesco Alagna in sella a Cyrus, che ha chiuso la sua stagione con 44 punti. Terzo gradino del podio per Alice Mastropaolo, che in sella
a Hosbord ha ultimato la prova con 37 punti.
Tra i brevetti a dominare la B110 è stata la palermitana Elena
Nangano, che in sella a Viva de Reve ha conquistato la prima po-
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sizione di classifica con 62 punti, seguita rispettivamente in
seconda e terza posizione da
Andreaa Gulino su Queen di
San Patrignano (57 punti) e
da Francesco Ferrante su Midnight Midler (56 punti).
Ruggero Gilletti in sella a Nessuno, con un totale di 47 punti, ha fatto sua la testa della
classifica della categoria B100
lasciando il secondo scalino
del podio, ad un solo punto
di distacco, a Sandra Puglisi
su Chicco Bello, mentre il terzo è andato a Giorgio Terrasi, che in sella a Senator ha
totalizzato 42 punti.
Il bilancio finale dei tre Trofei Regionali la ha fatto il Presidente del Comitato Fise Sicilia,
Pierfrancesco Matarazzo: “Anche quest’anno i Trofei hanno fatto registrare una grande partecipazione, elemento che entusiasma il nostro comitato e tutti coloro che con passione lavorano alla stesura dei regolamenti di questi eventi. Per quanto riguarda il già consolidato Trofeo del salto ostacoli è stata una
conferma dell’ottimo lavoro dei nostri tecnici”.
Un discorso a parte deve essere fatto per il Trofeo Trinacria,
neonato trofeo di Equitation, che ha visto la luce proprio quest’anno. “Credo – ha aggiunto Matarazzo - che l’idea di questo
evento sia stata parecchio apprezzata dalla nostra utenza, come
dimostra la massiccia e compatta partecipazione in tutte le tappe. Credo che siamo riusciti a dare un ottimo strumento per la
crescita tecnico-agonistica dei giovani atleti siciliani”.
Vincenzo Agozzino
SPORT
Alla 61ma edizione anche le evoluzioni dei Blue Voltige
Il Giro aereo alla coppia Gatto-Monastra
Successo della coppia di piloti Gatto e
Monastra su C172 N421NA alla 61ma
edizione del giro aereo internazionale
di Sicilia davanti alla coppia Gucciardo - Biondo su TB9 IIAFP, che ha preceduto il duo Surace-Surace su P64
IPAOZ. Il viterbese Giuseppe Gatto era,
del resto, indicato fra i più probabili favoriti.
Eccezionale afflusso di spettatori a Boccadifalco per seguire le due giornate di
gara e ammirare le spettacolari esibizioni dei piloti acrobatici, dei velivoli civili e militari nonché di modelli radiocomandati. Particolarmente spettacolare
la performance della pattuglia Blue Voltige, le cui evoluzioni hanno bloccato
tutti con il naso rivolto verso il cielo.
I battesimi dell’aria non hanno mancato di regalare un’esperienza emozionante ai fortunati che sono stati estratti o
hanno risposto correttamente ai quiz
sulla storia dell’aviazione per vincere
l’opportunità di un volo gratuito.
Grande soddisfazione per l’ottima riuscita dell’evento è stata espressa sia dal
presidente dell’Aeroclub Beppe Albanese di Palermo, Giuseppe Lo Cicero, sia
dal direttore del giro, Gianni Di Fede.
Quest’anno si è ricordato, in occasione
di questa 61ma edizione, anche il centesimo anniversario del primo sorvolo
aereo della città di Palermo, da parte del
pilota italiano Clemente Ravetto.
La manifestazione si è tenuta dal 3 al 5
settembre nello storico quartier generale dell’aeroporto di Boccadifalco. L’organizzazione dall’Aeroclub Beppe
Albanese ha ottenuto il patrocinio della Regione siciliana, della Provincia regionale e del Comune di Palermo e la
collaborazione con l’associazione Arcaverde Onlus. E’ stata assicurata, così, la dovuta continuità ad una manifestazione che è considerata una classica del calendario sportivo stagionale.
Per questo coinvolge l’intero ambiente
dell’aviazione, fra cui, oltre ai personaggi politici, la dott.ssa Rosalba Castiglia, direttrice dell’Enac periferico e
della direzione aeroportuale di Palermo, il presidente dell’Aeroclub Beppe
Albanese di Palermo, Giuseppe Lo
Cicero, il direttore del giro Gianni Di
Fede e il Ten. Col. Matteo Abbate.
La manifestazione è stata affiancata come sempre da iniziative di cultura aeronautica: mostra statica velivoli storici,
battesimo dell’aria…
Chiara Scargiali
Aerei all'arrivo al 61° Giro di Sicilia
Pilota della prima guerra mondiale fondò l’Aeroclub Palermo
Il presidente Lo Cicero
commemora Giuseppe De Marco
“A trent’anni dalla scomparsa, noi dell’Aeroclub Beppe Albanese vogliamo celebrare la figura di uno dei
gloriosi pionieri dell’aviazione italiana: Giuseppe De
Marco”. Con queste parole, all’apertura della 61a edizione del giro aereo internazionale di Sicilia, il presidente dell’Aeroclub di Palermo Giuseppe Lo Cicero ha ricordato il pilota siciliano morto nel 1980.
Nato a Prizzi nel 1894, Giuseppe De Marco abbandonò gli studi liceali e, contro il volere del padre, si
trasferì a Torino per iscriversi alla scuola civile privata Antonio Chiribiri: qui imparò a pilotare gli aeroplani, conseguendo il brevetto civile di 1° grado (n°
330) nel 1915. Il fascino del volo l’aveva avvertito
fin da ragazzo, avendo assistito nel 1912 all’esibizione di un pilota francese a Palermo. Il primo volo del
vecchio continente era avvenuto a Parigi nel 1906,
quando il 17 dicembre 1903 i fratelli Wright avevano coronato per primi il sogno di Icaro staccando le
ali da terra con il loro aeroplano a Kitty Hawk.
Mentre frequentava la scuola privata di aviazione a
Torino, De Marco venne chiamato al servizio militare nella stessa città e incorporato nel “battaglione
aviatori”, ottenendo i galloni di caporale e venendo
poi ammesso al corso di pilota aviatore militare alla scuola di San Giusto a Pisa, dove ottenne il brevetto superiore di 2° grado il 22 dicembre 1915, col n°
71, pilotando un biplano francese “Caudron”.
Dopo la Prima guerra mondiale, Giuseppe De
Marco fondò nel 1922 a Palermo l’Aeroclub di Sicilia, del quale fu presidente del Comitato provvisorio ed ebbe tra i suoi soci più rappresentativi il
palermitano Giuseppe Albanese, cui è adesso intestato l’Aeroclub.
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VELA
A NAUTILUS QQ 7
LA 1st SICILY
CHANNEL REGATTA
DA MARINA DI RAGUSA ALLE ISOLE MALTESI E RITORNO
La barca QQ7 dopo la partenza è già sopravento con mura a destra. Nella fotina in alto il vincitore Alberto Piazza (Sr)
Pronostico rispettato, con Nautilus QQ7 la barca del siracusano Alberto Piazza che ha dominato la 1st Sicily
Channel Regatta, rintuzzando gli attacchi di Profilo (Giuffrè) e Allegradue (Civello), che lo hanno poi seguito sul
podio. Solo in tempo corretto le due avversarie hanno
potuto contrastare il passo degli aretusei che, nella
doppia traversata da Marina di Ragusa alle isole maltesi e ritorno senza scalo, si sono piazzate al secondo e
terzo posto nell’ordine. Non è mancato il vento, fugati i
timori di 24 ore prima, la regata di “grande altura” ha
rivelato un buon contenuto tecnico. Impegna la flotta,
inizialmente, ad un bordeggio per il passaggio della boa
costiera posta a largo di Punta Secca. Poi, nel lasciare
la costa alla volta delle isole dirimpettaie, vede partire le
barche di bolina abbastanza comoda in bordo unico.
Il passaggio nel canale tra Gozo e Comino si rivela poi
il test di maggior difficoltà a causa della navigazione notturna in coincidenza con un netto calo di vento. Gli equipaggi riescono a sentire forte le orchestrine che suonano
a Comino nei locali scatenati il sabato sera… La rotta
del ritorno è stata percorsa invece abbastanza velocemente, proprio come quella dell’andata e si è conclusa Le due barche degli organizzatori Marsa A'Rillah e Lega Navale Italiana Ragusa
in anticipo sulle previsioni, cioè alle prime luci, sotto variopinti gennaker e spinnaker, davanti al lungomare di Marina di Ragusa, dove era stata collocata, un’altra boa per “fare passerella” davanti al
lungomare di Marina.
L'intera manifestazione, frutto del lavoro del Presidente del Marsa A'Rillah Yacht Club e del Presidente Rosario Pitrolo della locale Lega Navale
Italiana, ha avuto un gradevole contorno di festa , in occasione dell'accoglienza e della serata di premiazione. La Banca Agricola Popolare di Ragusa nella persona del V/Presidente - Dott. Arturo Schininà - ha voluto
premiare i primi tre classificati con carte prepagate per complessivi eur
5.000,00. Altri sponsor, oltre quelli Istituzionali, il Donnafugata Golf Resort, il Porto Turistico di Marina di Ragusa, e la Comunicando SpA che
con i propri sistemi ha fatto sì che la regata fosse seguita a video per l'intero percorso attraverso un sistema satellitare.
Il giovane sindaco Nello Di Pasquale è apparso molto soddisfatto di una
manifestazione di così alto livello ed ha promesso un maggior appoggio
da parte del Comune per l'edizione del prossimo anno.
La classifica prosegue dal 4° posto con Skin sotto il guidone dei padroni
di casa ( timoniere Pavia), Nerina ( LNI Siracusa Saraceno/Galanti) Ricominciodatre ( Miceli) e per la classe crociera “Valentina (Criscione).
Germano Scargiali Nautilis QQ7 primo classificato
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VELA
Il sindaco di Ragusa Nello Di Pasquale
Salvo Mallia, assessore Territorio e Ambiente
provincia di Ragusa
La vela d’altura
gli sponsor il costume
L’organizzatore Di Quatttro e gentile signora Luciana
Uccio Giuffrè secondo classificato Circolo Nautico
Reggio Calabria
Quel popolo felice di “Marina”
Sembra un popolo felice, quello di Marina di Ragusa, espressione del miracolo economico del sud est siciliano, quando passeggia per le strade
della cittadina balneare. Per il secondo anno il lido degli iblei viene indicato fra i più desiderabili d’Italia e riceve la bandiera azzurra. Si dice che
vip e meno vip si trovino bene, fuori dai troppo busy centri cui sono avvezzi. Si dice che “a Marina” la gente non li riconosca o faccia finta, che
li lasci vivere da “esseri normali”, fra un raviolo con ricotta e un gelato di
fichidindia nella piazzetta, un bagno di mare e una lunga passeggiata. Il
tutto con un bicchiere di Frappato la sera per accompagnare cibi e formaggi genuini…
Sul lungomare, vive da qualche tempo la Compagnia del porto Marsa A’Rillah, che ha trovato sede nella “casermetta” che un tempo serviva a gestire il
faro (ma è un semplice fanale) oggi tele comandato. Una spiaggia privata, i
corsi di vela per giovanissimi, dei posti barca nel vicino porto turistico. Il solo, nell’Isola intera, che sia andato finora realmente e ufficialmente …in porto. Non siamo forse, come detto, nel bel mezzo della terra dei miracoli?
In questo contesto il presidente Gianfranco Di Quattro, un uomo che sempre più sposa le ragioni del mare antistante, il Canale di Sicilia, come si dice su questa sponda o di Malta, come dicono alla Valletta, dopo aver prudentemente associato il club alla Lega navale italiana, ha ideato la regata
Ragusa, Isole Maltesi Ragusa senza scalo: la 1st Sicily Channel Regatta.
Quest’anno, prima edizione, con quindici barche – già un record per un
esordio – la flotta ha impiegato poche ore, appena una notte, compresi
un tramonto e un’alba, per fare il giro. Per prudenza si è passato solo attorno a Gozo, lasciando a destra Comino. Si dice che Catone mostrasse i fichi
raccolti a Cartagine nel senato romano, per far vedere quanto fosse vicina.
Poi ripeteva il suo “bisogna distruggere Cartagine”. Oggi di tutto questo
non resta che la lezione sulla vicinanza. Il Mediterraneo non è il “mare dissociabile” di papà Orazio, che soffriva in barca e non aveva cerotti e pillole per consolarsi. E’ il mare piccolo, di tutti. Per gli antichi era già “oceanus” e lo diviene a volte se si adira. Ma dobbiamo sempre più abituarci
ad amministrarlo, curarlo, viverlo insieme. Tutti i popoli rivieraschi. Le manifestazioni sportive, le pacifiche regate delle bianche vele sono fra le migliori messaggere per fare al caso nostro.
Sempre più gli sponsor privati, davanti ad una organizzazione qualificata si interessano di regate veliche. Si verifica ciò che
lo sport della Vela auspica da molti anni. Non si dica che ciò
dipende solo dal grande esempio della Coppa America. Fatto sta che si stanno moltiplicando le regate d’altura, fino a
costituire in Sicilia un vero calendario. E stanno contribuendo alla rinascita di una flotta regionale che ha sedi a Palermo,
Catania, Messina, Siracusa, Trapani, Marsala e ora anche Ragusa, grazie al nuovo porto turistico.
Che questo dell’altura sia sport agonisticamente e tecnicamente perfetto è tutto da vedere. Perché trattasi di barche molto
diverse a confronto, grazie ad un sistema di formula, praticamente ad handicap, che prevede una stazzatura di ogni imbarcazione e dei calcoli fatti di penalizzazioni e abbuoni. La
vera vela è caratterizzata da ingaggi diretti fra barche strettamente uguali fra loro… E, quanto meno passano da uguali
bracci di mare ad orari uguali. Le attuali formule – orc e irc
– riprendono esperienze del passato con una stretta validità
tecnica che non sempre rappresenta la giustizia sportiva in assoluto. Ciò nonostante, il fascino delle traversate, dei percorsi storici, degli ambiti premi messi in palio da organizzatori intraprendenti come Gianfranco Di Quattro danno vita ad un
ambiente sportivo di sicuro interesse ed è auspicabile che
tutta questa attività si incrementi, perché trasborda nei settori del turismo, dei trasporti, del costume e persino della morale. Perché, ricordiamolo, chi fa sport sfugge ai vizi. Almeno a
quelli peggiori.
Infine, come dicevamo, l’ambiente, per lo più facoltoso, coinvolto dalle regate, lo spettacolo, che è anche esibizione di pace (e il bianco delle vele ne è stato visto come un simbolo), attira gli sponsor, che oggi, in carenza di contributi da parte della pubblica amministrazione, sono indispensabili.
Nel caso della “ 1st Sicily Channel Regatta” l'Assessorato al
Turismo -Sport e Spettacolo della Regione Sicilia con l’assessore Nino Strano ha permesso la manifestazione con un
buon contributo, così come l'Assessorato Territorio ed Ambiente della Provincia Regionale di Ragusa con l'Assessore dr.
Salvo Mallia, che ha sempre creduto nella potenzialità della
vela per valorizzare il territorio della Provincia di Ragusa. Il
Comune di Ragusa ha voluto esprimere la propria soddisfazione con l’intervento del Sindaco nei momenti ufficiali della manifestazione, che ha voluto concludere con un simpatico “avete creato un evento destinato a ripetersi negli anni”.
1st SICILY CHANNEL REGATA
REGIONE SICILIANA
ASSESSORATO TURISMO, SPORT E SPETTACOLO
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA
Assessorato Territorio ed Ambiente
CITTÀ DI RAGUSA
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SPORT
Fu la prima Grande Olimpiade
Quella di Roma non fu l’ultima dei tempi andati
Una solerte precisazione occorre per quel
che riguarda un giudizio fondamentale sulle Olimpiadi di Roma, di cui ricorre il
cinquantenario. Per chi le visse da ragazzo, ma con buona capacità di giudizio sul
contenuto sportivo e spettacolare, non sono esattamente quelle di cui, come al solito, gli storici parlano con opinioni estemporaneamente coniate oggi. Essi travisano
la realtà e la verità storica per motivi che
crediamo individuare, ma che non vogliamo precisare. Tanto cara ci è l’idea dello
sport, del suo valore e della funzione che
può svolgere nella società.
Fu chiamata, in realtà allora, La Grande
Olimpiade, proprio perché fu la prima olimpiade grandiosa della storia, a parte l’edizione in Germania del 1936 che costituisce forse un terzo polo, considerando come il primo l’olimpiade di Atene che riaprì
nei tempi moderni la tradizione greca. In
realtà tutte le olimpiadi sono state un grande evento. E storiche rimangono tutte le
medaglie d’oro olimpiche. Si pensa ai giochi in America e quelli di Londra e Parigi.
Ma le olimpiadi romane furono grandi perché non solo si avvalsero della bellezza di
Roma, grondante di storia antica, che
trasparì soprattutto nella maratona, nella
marcia, nel ciclismo…
Nell’occasione, per la prima volta vennero
costruiti nuovi stadi di dimensioni inusitate per quei tempi: l’olimpico, il Flaminio, il
palazzo e il palazzetto, il velodromo. Venne costruita una circonvallazione apposita, una tangenziale interna per raccordare
velocemente la zona dell’Eur con quella del
Foro Italico, diametralmente opposti rispet-
Come l’epico eroe
delle tragedie
è stato trafitto
sulla scena
Il dramma
antico di
Marcello
Lippi
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to alla città. Venne costruito un
Villaggio olimpico da riconvertire
poi ad altri usi e
uno stadio speciale per il calcio
olimpico.
Insomma, non fu,
come viene ripetuto, l’ultima olimpiade dei tempi
andati, ma la prima grandiosa dei
tempi moderni.
Ciò per impostazione e impegno
organizzativo, ma
soprattutto per il Livio Berruti, campione olimpico dei 200 nel 1960
risultato ottenuto,
con le statue dello stadio dei marmi, dei sta, pesce, carne, verdure, cereali, frutta...
campi dell’acqua acetosa e di Caracalla a A parte la forzatura di sostanze dopanti che
disposizione per gli allenamenti, con la gran- esistono da sempre e pratiche di trasfusiode maratona finale, vinta dal pittoresco Abe- ne elaborate invece vari anni dopo Roma
be Bikila, un etiope, quindi un po’ italiano, ed oggi viste come uno spauracchio.
un po’ anti italiano, di fronte ad una Italia Nel 1960, grazie ad un grande stanziamenche col fascismo aveva voluto senz’altro, to economico e ad una fede nello sport che
cambiare pagina.
l’Italia ha sempre coltivato Roma ospitò la
Se poi ci si riferisce all’idea di uno sport “al- prima grande olimpiade, la prima che fu
l’antica” non ancora contaminato dal pro- interamente filmata, la prima dei tempi delfessionismo e dalla chimica, ci si sbaglia. Al la tecnologia e della modernità. A 15 anni
contrario il mito dell’atleta macchina, ali- dalla sconfitta bellica era risorta, aveva rimentato in laboratorio, costruito con l’aiu- costruito, disponeva di campioni in tutte le
to di tecniche medico scientifiche era na- specialità: nella velocità e nel disco, nel puto nel 1936 per la storica olimpiade di Ber- gilato, nella lotta, nel tiro a segno, nel callino. Quel mito era ed è sempre tale. Gli cio e nel ciclismo... Vinse anche molte meatleti mangiano seguendo una dieta che po- daglie, come si confà a chi ospita i Giochi.
Germano Scargiali
trebbe essere utile ai comuni “cristiani”: pa-
Lippi l’infame. Eschilo, Sofocle o Euripide ci
avrebbero scritto un dramma. La trombatura
dell’ex eroe della Coppa del Mondo scaturisce
da una progressione di eventi degna di una tragedia antica, tipica, eterna. Ma di Eschilo non
ne nascono più. I moderni ricopiano, adattano
ai tempi o scrivono, in prevalenza, porcherie. Al
massimo opere dal contenuto contingente: giornalistico, come dicono spregiativamente all’università. Un ambiente che la stragrande maggioranza dei nostri cronisti, columnist, direttori e capi redattori sconoscono. Ed è un grave nocumento per la cultura diffusa in Italia. E’ gravissimo,
perché è come se la vera cultura iniziasse da
dove finisce la loro.
Lippi preso d’assalto come Totti. O quasi. Perché ben altre colpe aveva ed ha il fuori classe trasteverino, che Lippi non ha. Tutti e due prendono, però, ad un certo punto, l’austera “inspiegabile” decisione di abbandonare le fila della nazionale e di godersela da lontano, magari in tv,
come i comuni mortali…
Totti tiene duro per più quadrienni, ma Lippi no. Cede alla tentazione quasi diabolica di tornare al timone di quella barca che lo ha già visto tornare trionfatore, non meno Radames o degli antichi condottieri
romani. Suonò la marcia dell’Aida. Troppo, certa-
mente. Dopo la vittoria stentata ai mondiali contro la
Francia. Proprio per questo, forse, più bella. E Cannavaro sbottò contro i cronisti che gli chiedevano per
la milionesima volta se poteva andare ancor meglio:
“…ma insomma abbiamo
vinto il mondiale, battuto la
Francia, chiossai e chisto
c’avimmo a fa’?
Per Lippi le domande,
invece, non finivano mai
e, con esse, gli esami. Così Marcello, vecchio
saggio di una stirpe di pescatori, sognò di mandare tutti a fanc… nei fatti, oltre che a sbottare a voce contro la stampa, come già era avvenuto più d’una volta. Così Marcello si ritirò
in riva al mare a riparare, anche, alle strambate di suo figlio che erano peggiori di quelle della barche a vela…
Infine, entrò in azione il Fato, cioè il diavolo secondo la più moderna teoria religiosa. E il turpe tentatore spinse l’eroe Marcello Lippi a tornare sulla propria decisione: “…altro denaro, altra gloria?” Forse.
SPORT
Il punto sul Palermo
Dopo l’inizio interlocutorio
Pieno di buoni spunti, di elementi validi,
quasi tutti molto giovani, quindi speranzosi, il Palermo ha avuto un avvio di stagione
interlocutorio, mancando in parte più di un
obiettivo. Ma la verità è che ci ha abituato
troppo bene in questi ultimi anni, quando
per la prima volta ha fatto sentire il nome
del capoluogo isolano nella realtà dorata e
vellutata del calcio europeo, svolgendo una
funzione impagabile in campo propagandistico. Perché il nome Palermo non è qualunque. E’ quello del capoluogo di una regione che, come aprioristica possibilità, rappresenta forse (a detta degli stessi operatori
stranieri) la meta turistica più ambita del
mondo, grazie alla sommatoria delle sue
qualità, che spaziano dalla natura alla cultura, dall’enogastronomia alo semplice
colore…
Una cosa è reclamizzare Maribor, un’altra
è reclamizzare un prodotto come Palermo,
senza offesa per gli ex yugo. Se dobbiamo
parlare di “prodotto”, questo è un prodotto turistico molte volte più vendibile della
media degli altri…
Tutte queste considerazioni vanno fatte
quando si parla di foot ball. Di ciò di cui dobbiamo essere al corrente, sia che la mattina prendiamo l’autobus, sia che ci rechiamo in officina o in ufficio. Perché vi troveremo una generalità di persone che, se non
sappiamo ciò che hanno fatto la squadra del
luogo e le principali dei campionati maggiori ci guarderanno con tanta voglia di schifarci, emarginarci, considerarci …minoritari, anomali. Ma, insomma, com’è questo Palermo? Presto detto: è, anzitutto, una
squadra che vende per abitudine i suoi pez-
Riprese il fuoco di fila. Intervista alle ore 11,
altra intervista prima di pranzo, una conferenza stampa alle 5, un’altra la sera prima
di andare a letto. Come la cura in pillole di
un cardiopatico che si rispetti nel secolo in
corso. Infastidito prima, rassegnato poi, lusingato infine, Marcello, l’eroe eponimo del
calcio italiano, l’unica cosa buona della Juventus per i non juventini negli anni d’oro,
lui, bello come Paul Newman, sereno e col
suo sorriso rassicurante…
Scatta il dramma: era veramente tanto importante ciò che pensava in tante ore del giorno? Il distillato della sua mente interessava
tanto gli italiani? Che cosa avrebbe distillato
infine, sul campo, a questi strani mondiali nel
lontano Sud Africa, dove non vedono partite allo Stadio, suonano una specie di tromba
di carnevale, mangiano carne salata di pecora, si vantano di avere rinoceronti e giraffe,
leoni ed elefanti?
Mentre l’Africa esponeva i simboli inequivocabili di un continente che, finalmente,
cresce e guarisce, nonostante le cure di tanti dottori accorsi al suo capezzale per spedirla dritta al Creatore, Lippi si trovava la notte con una bic e un pezzo di carta a fare ciò
zi migliori, per potere”Campare”, mantenersi avere il segno più nel bilancio aziendale. Non sempre le gemme vendute, leggi
Amauri, vanno a far grandi cose nelle altre squadre. Ma la “rosa dei rosa” è certo
che non può più disporne e l’impianto che
al Palermo si occupa degli acquisti, guidato oggi da Walter Sabatini e dallo stesso Maurizio Zamparini, deve inventarsi qualche altra cosa, meglio qualche altro nome,. Un
giovane che provenga dal Nord Europa o
dall’America del Sud. Senza Kjaer e senza Cavani non si sta più bene come prima.
Così come quando il Palermo si tolse Grosso gli altri azzurri.
Oggi vediamo tanti buoni spunti, dicevamo. In Nocerino, ad esempio, dando per
scontato Pastore, il fuoriclasse oppure quelli in odore d’azzurro come Sirigu, Cassani, Balzaretti…
In avanti Hernandez è un piacere, ma non
possiamo mandare avanti un attacco fidandoci in primissima linea di Pastore ed Hernandez troppo leggeri, anche se bravi. Stando così le cose, con quello che c’è, in assenza del grande Miccoli, non resta che spostare avanti Maccarrone. E così ha fatto Delio
Rossi, rinunziando ad utilizzare il longilineo
giocatore, dotato di grande massa d’urto in
fase manovriera come aveva tentato in un
primo momento. Ma, in ogni caso l’apporto di Miccoli e il ritorno di Carrozzieri in difesa, se avverrà, sarebbero due belle panacee nell’ambito di una rosa non proprio esigua, ma certamente bisognosa di alternative valide per un campionato difficile –
cioè senza partite facili – nel quel le insidie
sono costantemente dietro ogni angolo.
Quel Caracciolo
non era un turacciolo
Se i tifosi sapessero imparare e non
ripetessero gli stessi clichet triti e
ritriti di sempre… Come concludere questa frase? Proviamone
una: sarebbero sportivi e non tifosi. Ma noi volevamo parlare di un
caso recente. Quel Caracciolo, che
veniva insultato dalle tribune della Favorita e noi protestavamo. Ci
capitò – incredibile a raccontarlo
– che persino Totò Cuffaro si commuovesse per i guai passati dal centravanti, cui ad un certo punto capitavano di tutti i colori Il che culminò con una partita a Catania, dove mancò due gol, gli negarono un rigore e
poi fu espulso al termine di un periodo sfortunatissimo in cui i suoi palloni non entravano in rete
come se una forza magnetica li togliesse dallo specchio della porta. Capita. Eppure: “turacciolo, Turacciolo…” gli gridava qualcuno dalle tribune.
Perché Caracciolo – Turacciolo era un atleta da
buttare, un uomo da niente…
Poi, l’anno scorso facemmo notare che era in testa ai cannonieri della B e successivamente si rivelò decisivo per la promozione della sua squadra in
A. Ed eccocelo contro alla Favorita. Poiché la vita è “bicornuta” è evidente ciò che doveva succedere e che puntualmente avvenne: Tiro – gol. Una
rete decisiva perché il Palermo non vincesse. Andrea Caracciolo in cui Zamparini, invece, aveva
creduto è anche un figlio d’arte. Tanti calciatori in
famigli e il padre, originario del Meridione, fu anche premiato come miglior giocatore in una edizione del Torneo di Viareggio. Insomma, meglio
essere un po’ più sportivi che tifosi e, soprattutto,
più civili. Anche per andare incontro a meno brutte figure e inevitabili amarezze… Per chiarire ancor meglio, siamo convinti che essere più civili, oltre ad essere giusto e opportuno, sia persino più
conveniente.
che tutti gli Italiani, dal fesso del paese al notabile, dall’operaio al sor parun da li beli braghi bianchi credono segretamente di saper
fare. Meglio di lui. Allora Marcello, come
Giasone, come Edipo, era solo con la propria bic, la propria mente, il Fato… Ma qual
è stato il dramma “laico” che, se non fosse
contenuto nelle tragedie greche non le renderebbe immortali? Marcello, l’eroe, con
le arcate sopraccigliari alla Paul Newman,
gli occhi che avevano rubato un raggio quasi violetto al mare della riviera dove avevano visto la luce, distillava cose originali “…c’a
riga”. Ma sì, certo, il sor parun da li beli braghi bianchi avrebbe fatto presto a comporre la nazionale. Bastava prendere i più bravi. Ci avrebbe provato assieme a lui anche
l’ultimo dei suoi operai, che non sapeva con
certezza cosa volesse la Fiom all’ultimo confronto sindacale, ma conosceva alla perfezione le stoccate di Ballotelli, i dribling del
fantasista Cassano…
No: la nazionale del genio, interrogato ogni
3 ore su cosa gli passasse per la mente era
il distillato puro della classe allo stato primordiale, del genio calcistico allo stato naturale, veritable, profondo. Il gioco nasce
dal gioco, non dai giocatori. Così perdemmo in malo modo il mondiale. E termina la tragedia di Lippi, novello Edipo,
novello Giasone, immolato come Ifigenia
in Aulide o come la povera vergine di Lucrezio che “casta, inceste” viene trascinata
sulla collina, rivelatasi poi il suo personale
Golgota, per prendere marito, mentre viene sposata al Deus di turno, al prezzo di tutto il proprio sangue. L’eroe eponimo; Marcello Lippi è da quel momento l’anti eroe
per eccellenza. Sì, la tragedia è consumata
e i cronisti sportivi, con tutta la grettezza
conseguente all’impoverimento totale
della propria abissale incompetenza, hanno celebrato la propria attesa e ben costrutta vendetta. L’eroe è morto, il suo corpo giace lì, enorme quanto abbandonato, sulla
scena, mentre il sole tramonta e fa da parco lampade al teatro greco. E la gente col
groppo in gola o gongolando per la sfortuna altrui, ovvero per come”…transit gloria mundi”, si appresta ad andar via dall’arena, tornando a casa a cercar pantofole, pensando: “meno male che non sono un
genio, non sono un eroe. Dopo tutto il creatore avrebbe potuto farmi di peggio”. G.Sc.
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SPORT
Ripartiti i corsi
Dall’estate all’autunno
l’Atletica Mondello chiude e riapre
Da lunedì 13 settembre sono ripartiti i corsi di ginnastica diretti da Patrizia Iervolino
Martedì 14, invece, si è conclusa la stagione estiva con l’ultima lezione di “Aquathletic on the Beach” del professor Marcello Ruggiero. Un altro grande successo di partecipazione
con centinaia di giovani e meno giovani, palermitani ma anche ospiti “per caso” (un modo sicuramente eccezionale per
dare il benvenuto ai turisti che vengono a visitare le nostre
spiagge). Una ginnastica salutare per mantenersi in forma
tutta l’estate, senza traumatizzare la colonna vertebrale poiché si svolge tutta in galleggiamento.
Ed ecco gli eventi di questo scorcio di stagione.
Giovedì 16 settembre “Cocktail rinforzato” per salutare
l’estate 2010 al Club Canottieri Trinacria.
Lunedì 20 settembre Iniziano i Corsi di Avviamento allo sport per bambini dai 4 anni in su diretti dal professor
Ruggiero.
Domenica 10 ottobre 14° Cronoscalata podistica del Monte Pellegrino (passeggiata non competitiva aperta a tutti).
Domenica 14 novembre Campionato Regionale Individuale di Mezza Maratona per tutte le categorie oltre i 18 anni (FIDAL).
Domenica 5 dicembre 14° Giro podistico del Faro (passeggiata non competitiva aperta a tutti)
Per ulteriori informazioni rivolgersi al professor
Marcello Ruggiero 333.9855881.
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SPORT
Il clan dei magnifici siciliani
Sempre più presenti sempre più forti gli atleti di punta
Erano di rabbia, più che di soddisfazione, le
parole di un presidente nazionale del Coni, qualche anno fa: “…perché per voi siciliani rappresenta un gran merito vincere a
livello nazionale e internazionale, mentre
per un milanese o un romano può
essere considerato nelle regole e nella tradizione”.
Eravamo alla Sala Gialla del palazzo reale per la consegna dei premi Coni e il presidente era Pescante, un ennesimo anti meridionalista, se ce ne fosse bisogno e ce ne
fossero pochi in giro.
Ma la realtà è anche un’altra: son
finiti i tempi della rendita di posizione, della tecnica detenuta al centro e ignota alla periferia. Una caratteristica del periodo intermedio.
Perché agli albori la sola Palermo
ebbe Frangipane sotto gli 11’’ sui
100 metri, corsi su un fondo pista
approssimativo e Antonio Fabra
nella lotta, che si lamentava, invece, della propria alimentazione
…approssimativa. Era lo zio di
Ignazio Fabra, sul podio a Melbourne e campione del mondo.
Da allora, di tanto in tanto, gli “assi” siciliani nello sport non sono mancati,
per quanto nel calcio, per fare un esempio,
un siciliano nelle massime serie rappresentò a lungo una vera mosca bianca. Ma dall’automobilismo (La Motta, Pucci, Vaccarella…) alla stessa atletica leggera (Scavo, Bommarito, Zarcone, Antibo…)
fino al ciclismo (Guido Messina di Monreale, un pistard mondiale nell’inseguimento, specialità allora frequentatissima
e popolare…) eccetera, i campioni non mancavano. Erano, tuttavia, dei veri e propri fenomeni a sé.
Un giorno la piccola marciatrice di Barcellona Annarita Sidoti, inserita come riserva ad Atene (europei)vinse per gli azzurri
l’unica medaglia d’oro. Che vergogna per
i tecnici selezionatori!
Del resto, se parliamo di “magre figure”
fra le peggiori si ricorda quella di Gianni
Brera, considerato il maestro del giornalismo sportivo nazionale – maestro di fantasia, meno di competenza – che descrisse come autentici brocchi i 22 che vinsero il mondiale con Bearzot in panchina e Pertini in
tribuna: erano esempi, si spera residui, dell’Italia della pagnottella, del sigaro toscano
e dello scopone con amici alla taverna… Italiani brava gente. Poco più. In attesa degli
italiani del buon gusto, maestri di eleganza
e stile e così signori da non scordare la semplicità della dieta mediterranea…
Agli ultimi europei di atletica leggera, i siciliani sono emersi in tanti. Simona La
Mantia è tornata da Barcellona con l’argento nel triplo, mentre Anna Carmela
Incerti di Bagheria ha conquistato il bronzo nella maratona. Il siracusano Giusep-
Ed ecco l’Aquila dei Pirenei
È Vincenzo Nibali messinese
Vincenzo Nibali, il giovane messinese che, se non avesse fatto ciclismo
avrebbe fatto il cuoco. E’ lui l’ultimo eroe dello sport siciliano. Nel
passato solo il monrealese Guido Messina, un pistard che nominiamo
in altro articolo, aveva raggiunto quello che era allora (la pista, da Milano a Parigi, si correvano fior di riunioni ciclistiche) l’olimpo mondiale della bicicletta. Campione iridato nell’inseguimento.
In questa foto è ritratto in modo molto simile ai più grandi campioni
d’ogni tempo. In vetta al traguardo della montagna, il più difficile, dove il campione è solo con la sua bici, i suoi muscoli, la mente e il sudore. Vincenzo Nibali è stato come Coppi, Bartali e altri grandi, forte in
montagna, ma anche a cronometro, quando ha conquistato la maglia
rossa della Vuelta, rimasta sopra le sue spalle fino al traguardo. Nibali è stato l’Aquila dei Pirenei, ennesimo eroe di uno sport intramontabile, in cui il sogno si mischia con la realtà e il dolore di una fatica senza ordine di misura con il gusto della vittoria.
pe Gibilisco ha dimostrato di poter tornare nell’olimpo dell’asta, mentre nella velocità sfreccia in azzurro il trapanese Emanuele Di Gregorio e ora la palermitana
Vincenza Calì riaffila le armi per tornare anche lei sui 100 metri. Ma vi sono pure
lanciatori di assoluto livello azzurro nel martello e nel peso. Poi, cambiando sport, che
dire di Silvia Albano, giovane tennista palermitana? Ovvero del nuotatore di Partitico, il giovanissimo Dario Faraci, che ha
sfiorato la finale nei 50 dorso?
Ma i successi “di punta” non devono fare
troppo gioire sulla effettiva “sportività” dei
siciliani. Anche adesso non mancano alla
Sicilia le performances. Come avviene nella cultura e in altri campi, è il valore medio
che è basso, la realtà diffusa che langue
fra i problemi. Poche le squadre di volley
e basket, l’attività giovanile, deserte le piste
nelle stesse specialità olimpiche, anzi pro-
prio in quelle. Scarseggiano gli impianti e
quelli esistenti sono male impiegati, quando non restano chiusi e inagibili.
Ma, se è vero che lo sport non è solo fatto
di grandi campioni e campionati, di olimpiadi e di professionismo, ma è salute pubblico, morale e fisica, attività ludica, sano
ed educativo impiego del tempo libero, siamo quasi all’anno zero. Perché un po’ in
tutta Italia poco o nulla fa la pubblica amministrazione per tutto ciò. E il Coni, a parte l’atteggiamento più aperto dell’odierno
Coni Sicilia (un’eccezione) amministra
solo l’aspetto olimpico (comitato olimpico
facente funzione di effettivo ministero allo
sport) e quello professionistico. Ben altro
dovrebbe fare. Coni e federazioni cercano
il campioncino per rimediare le medaglie
ai Giochi e ai mondiali. Altro praticamente e sostanzialmente non fanno.
Germano Scargiali
41
SPORT
Lega Nazionale Dilettanti FIGC
Morgana: Vogliamo una nuova politica
E’ un Morgana molto deciso e piuttosto arrabbiato quello che incontriamo nella sede
del Comitato regionale di via La Malfa.
“Così non si può continuare…”
Si tratta di un problema economico?
“No, è un problema politico. Se economia significa risparmio, razionalizzazione
delle risorse, allora noi della Lega dilettanti siamo veramente degli assi, abbiamo fatto veramente tutto il possibile, anzi di più”.
Mi spieghi meglio…
“Lo sport, il calcio, ha bisogno, nelle regioni del sud, di finanziamenti statali perché
la situazione del mezzogiorno è particolarmente pesante. La crisi si ripercuote soprattutto sulle aree più deboli. Non c’è Sky, non
ci sono le grandi aziende, non ci sono le
grandi masse… Abbiamo queste grandi difficoltà in più”.
Facciamo un quadro della situazione per chi ci legge
“Una volta, almeno, ci davamo aiuto coi finanziamenti regionali che erano di una certa consistenza, cui si aggiungevano i contributi dei comuni e delle province. Ma non
solo, ci manca pure un settore privato che
intervenga con le sponsorizzazioni. Oggi
di tutto questo c’è ben poco, ma le nostre
uscite non sono certo diminuite…Ad esempio, l’impiantistica sportiva è carente e insufficiente, ha assoluto bisogno di investimenti. Il dato finale è che il nostro settore
non può più crescere.”
Ma, allora, come avete fronteggiato la situazione?
“Facendo ricorso ad ogni espediente, alla
fantasia, al volontariato… ma tutto ciò ha
un limite naturale”.
Alla base di tutto c’è una grande passione
che ci ha permesso non solo di continuare
le nostre attività, ma persino di potenziarle.”
Un po’ di numeri…
“800 gare la settimana, 60000 tesserati,
1000 società, e poi attività calcistica, rappresentativa … Posso dire con orgoglio che
il Comitato regionale è molto attivo e ben
organizzato”.
Allora non sempre è vero il detto ‘nord
virtuoso, sud sprecone’
“Certamente non nel nostro caso. A fronte di maggiori difficoltà affrontiamo maggiori spese: scarse risorse, trasferte più lunghe, infrastrutture carenti, riuscendo, comunque, ad essere competitivi”.
Quali proposte avanzare ai politici?
“Vorremmo, innanzi tutto, una fiscalità di
vantaggio, polizze assicurative più vantaggiose per pagare importi minori del nord,
iscrizioni ai campionati meno care….
Che nel meridione del paese si siano fatti
investimenti minimi, rispetto alle sue necessità, è un fatto, è arrivato il momento di porvi rimedio”.
Queste colpe vanno addebitate più
ai politici nazionali o a quelli regio-
nali?
“Credo che li riguardino entrambi. Se i politici locali fossero in grado di difendere meglio i loro territori sicuramente molti problemi oggi sarebbero già risolti”.
Ma possiamo concludere dando anche qualche nota positiva?
“Siamo riusciti a superare il momento più
difficile senza soccombere. La ripresa, che
sembra ormai prossima, ci dovrebbe aiutare. Il calcio siciliano è di ottimo livello: abbiamo due squadre, Palermo e Catania, stabilmente in serie A, altre ottime formazioni come Trapani in C2, Siracusa in C1, Gela in C1, e Milazzo (C2).
Siamo campioni d’Italia di calcio a 5, non
a caso siamo tra le regioni più forti per
numero di presenze”.
Invece, i settori da rinforzare….
“Il calcio femminile. Che in Italia è piuttosto trascurato. In Sicilia le possibilità di crescita ci sarebbero, potrebbe essere un’ottima occasione, ma occorre lavorarci”.
E cosa dire della scuola?
“Questa è una grossa carenza. La Federazione Gioco Calcio dovrebbe fare molto di
più. Con dei progetti mirati, che comprendessero sia una parte educativa-formativa
sia una tecnico-sportiva vera e propria”.
Lydia Gaziano
PALERMO
42
SPORT
Il 41° Trofeo Sicilia dall’8 al 10 ottobre
La stretta finanziaria non ne ha impedito la continuità
Si conferma puntuale a Palermo l’organizzazione della tradizionale manifestazione
dedicata allo sport isolano. La notevole kermesse si sarebbe dovuta svolgere dal 6 a 9
maggio 2010, ma a causa di mancanza di
fondi che ha riguardato l’intero comparto
sportivo, era stata annullata. Grazie all’impegno della stampa e alla sensibilità della
politica regionale, che ha dimostrato grande attenzione verso la mobilitazione civile
ma decisa che ha visto la partecipazione di
tutto il mondo sportivo siciliano, sono stati sventati alcuni tagli previsti dalla Regione e così il Coni Sicilia guidato da Massimo Costa (nella foto) ha potuto finalmente
annunciare la conferma in calendario dell’attesa manifestazione che coinvolge dello
sport giovanile isolano.
Una pietra miliare nel calendario stagionale, fortemente voluta dall’attuale dirigenza
del Coni regionale con l’adesione delle de-
legazioni provinciali e delle federazioni coinvolte.
Negli ultimi anni la
manifestazione era
stata arricchita anche dalle presenze
delle delegazioni di
atleti provenienti da
paesi stranieri (le comunità italiane all’estero: Brasile, Argentina, Venezuela,
Canada, Stati Uniti, Malta e Svizzera) e dalla finale dei Giochi Sportivi Studenteschi. Quest’anno invece è prevista solo la partecipazione di
Malta. Sarà comunque una kermesse sportiva di altissimo livello, con un impatto importante sul territorio e con la prerogativa
eccezionale di essere dedicata alla fascia di
A metà novembre la 32ma edizione
Sport film festival
rinnova la tradizione
Prosegue nella tradizione la Rassegna Cinematografica Internazionale Sport Film festival che giunge alla 32ma edizione e sarà quest’anno ricca di
grandi eventi. “Siamo pronti – dicono gli organizzatori – a scrivere un’altra pagina della più antica rassegna cinematografica del mondo. Dal 15
al 20 novembre Palermo sarà la Capitale della cinematografia sportiva, dei ricoscimenti a grandi
personaggi dello sport della televisione e del giornalismo sportivo e contenitore di grandi eventi
collaterali.
La rassegna presieduta da Vito Maggio e diretta
da Roberto Marco Oddo, in collaborazione con
il CONI la FIGC LND e gli Enti Locali, ha l’obiettivo di confermare la manifestazione come un appuntamento di rilievo nazionale ed internazionale per il cinema sportivo. A circa circa tre mesi dalla apertura della manifestazione, è possibile affermare che questi obiettivi sono già delle certezze e
i primi dati aiutano a cogliere il salto di qualità
che il Festival ha compiuto anche negli anni recenti.
età dei più giovani ed il coinvolgimento del
mondo della disabilità. Una manifestazione che muove da sempre un numero di atleti addirittura superiore alle recenti Olimpiadi di Vancouver e che siamo certi saprà regalare ancora tante pagine di grande sport e divertimento.
Il Trofeo Sicilia, giunto alla sua quarantunesima edizione, vedrà la partecipazione di oltre 3.000 atleti in rappresentanza delle nove province siciliane che si cimenteranno nelle seguenti discipline: Atletica leggera, Basket, Ginnastica, Nuoto, Pallavolo, Tennis, Tennistavolo,
Calcio a 5, Baseball, Danza Sportiva, Pesi, Rugby, Tiro con l’arco, Dama.
Previste due discipline anche per gli atleti
diversabili: l’Atletica leggera e il Nuoto, in
cui la Sicilia vanta un’attività particolarmente intensa.
Affronterà la serie B di basket
La R. Motors Palermo
si allena al Ginnic Club
Presso il Centro Sportivo Ginnic Club di Palermo, la R.Motors Palermo ha iniziato la preparazione precampionato in vista della stagione
2010 - 2011, che vedrà il sodalizio bianco blu partecipare al campionato di serie B. Il programma prevede cinque sedute di allenamento
settimanali che contempleranno sia l’aspetto fisico che l’aspetto tecnico tattico.
Agli ordini di Coach Maura D’Anna sono state convocate le seguenti giocatrici: Angela Aronica, Rossella Aronica, Ilaria Barresi, Carola
Bianco, Marina Buffa, Fedeica De Marines, Roberta Ferro, Chiara
Franzone, Erika Fucarino, Laura Governale, Anna Grasso, Marta Greco, Gioia Rosa Lisuzzo, Cristiana Gumina, Marcella Lo Bianco, Sueli Marsella, Chiara Mercurio, Marta Paliaga, Maura Lo Giudice, Carla Polizzotto, Elvira Ribaudo, Simona Sammarco, Giada Tartaglia,
Manuela Vitale.
Maura D'Anna coach della R.Motors Palermo
ITALNAUTICA s.r.l.
Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale
Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected]
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SPORT
Il sogno realizzato da D’Amico con velisti della scuola
animata da Carlo Bruno
Diario della Montecarlo
con tre diversabili a bordo
abbiamo tenuto dietro recuperano cercando di avvicinarsi alla costa per approfittare
della brezza notturna. Noi siamo troppo
lenti, non possiamo manovrare molto con
il rischio di fermarci (chi si ferma è perduto), quindi proseguiamo in rotta verso le
Bocche di Bonifacio. La mattina il vento riprende e si ricomincia a viaggiare. Si parla
di strategie e di vento, tutti sono coinvolti
nei ragionamenti e nessuno si sente escluso coadiuvati dalle previsioni meteorologiche e dalle posizioni della flotta che, in un
momento di fortunata connessione a Internet, riusciamo ad estrapolare dal sito della regata. Maurizio segna meticolosamente sulla carta nautical le varie position degli avversari mentre il vento ci porta lontano dalla costa sarda anche se con un buon
passo. La maggior parte delle altre imbarcazioni muove verso la costa e tra di noi cominciano a sorgere dubbi se accostare verso la costa anche con il rischio di incontrare poco vento oppure continuare direzione Isola D’Elba.
Vince la linea dell’esperto Maurizio
D’Amico che ricorda
ai meno esperti una
canzone di Orietta
Berti “finché la barca
va lasciala andare”.
D’altronde non dobbiamo per forza fare
tutto quello che fanno gli altri. Il nostro
motto è infatti un
“think different”.
Vittorio Loddo e l’equipaggio di Enoch-Lega Navale 12° su 25 iscritti alla Regata PalermoCi ritroviamo al traMontecarlo 2010 per la Sezione LNI di Palermo Centro.
verso delle Bocche,
cuni diversamente abili ma non diversa- lontano da tutti gli altri e con una serie di
mente appassionati con i quali siamo usci- previsioni meteo concordanti che indicano
ti a vela tutto l’inverno e la primavera. A di- vento da Nord Est forza 4 a destra della Corspetto di qualche scetticismo il giorno 18 sica. Dopo un breve consulto tra i memagosto 2010 ci siamo anche noi alla parten- bri dell’equipaggio si decide di puntare sulza, scegliendo il bordo più idoneo per usci- la Giraglia estremo Nord Corso. Il dado è
re dalla linea in ottima posizione. Quindi
tratto, si viaggia la
fin dall’inizio nessun problema, la barca
notte aspettando
condotta con perizia da skipper ed equipagil grecale.
gio si allunga nelle prime posizioni aiutata
Intanto si tirano le
da un vento fresco. Per qualche ora il vensomme dei primi
to tiene, poi con il calare della sera dimidue giorni. L’equinuisce drasticamente… Le condizioni pegpaggio si è comgiori per la nostra barca pesante ben 14 tonportato a meravinellate, con vele da crociera e nulla di tecglia e il fattore
nologico. La fatica spesa per il lavoro di
umano ha prevallevigatura dell’antivegetativa in carena con
so su quello sporcarta abrasiva dà però i suoi frutti. La bartivo. A differenza
ca lentamente continua ad andare tenendelle esperienze
do la rotta. Nella notte si cercano luci e fapassate dove la fanali di altre barche per avere punti di rifetica e lo stress hanrimento. Constatiamo che altre barche che Carlo Bruno
no a volte compro-
Sembrava proprio un sogno pensare di poter partecipare alla regata Palermo-Montecarlo con una barca della Lega Navale
Italiana, quando un anno fa dopo la premiazione della regata 2009 il nostro Beppe
Tisci, consigliere e tesoriere della Sezione
e vincitore di quell’edizione della regata con
l’equipaggio del Lauria, lo skipper Maurizio D’Amico e alcuni di noi pensavamo come poter realizzare questa iniziativa. Oggi
ci si chiede “le utopie esistono?”… perché
quello che è stato realizzato fino a qualche mese fa si poteva considerare proprio
un’utopia. Invece con la perseveranza e l’impegno del Team Manager Beppe Tisci e
l’appoggio di sponsor lungimiranti ci siamo ritrovati alla partenza della regata, istruttori e allievi della Lega Navale Italiana Sezione Palermo Centro, su Enoch-Lega
Navale il Beneteau First 47.7 noleggiato
per l’occasione.
Proprio così: istruttori e allievi, tra cui al-
44
Lo skipper
Maurizio
D’Amico
messo i rapporti tra i membri dell’equipaggio, condividere la fatica non ha fatto che
rinsaldare i rapporti tra noi e ciascuno ha
contribuito alla conduzione dell’imbarcazione.
Si risale verso il nord della Corsica e invece del vento da Nord Est entra un Sud Ovest
del tutto inaspettato, che ci fa recuperare
posizioni, ma scombussola i nostri piani. Il
Grecale ci avrebbe favoriti su tutti e il vento da Nord previsto in seguito ci avrebbe
consentito di fare rotta diretta verso Montecarlo. Invece doppiando la Giraglia ci ritroviamo sul muso un vento di Maestrale
che ci costringe a bordeggiare. Ci sentiamo
un po’ traditi dalle previsioni che ci hanno dato “buca”. Però è da mettere nel conto in ogni regata. Tattica e strategia sono
importanti ma senza una dose di fortuna…
Ci ritroviamo davanti a Montecarlo nella
nota bolla di bonaccia per qualche ora. Siamo troppo ad Est e per l’ennesima volta l’esperienza e l’intuito di Maurizio ci aiutano portandoci con bordi precisi verso Ovest seguendo la brezza e allontanandoci dalla zona di
correnti contrarie. Finalmente siamo arrivati dopo quattro giorni e sei ore. E’ stata
un’esperienza indimenticabile, se dovessi scegliere una parola per descrivere questa regata questa sarebbe “emozione”.
Emozione provata guardando Giulia (la nostra socia non vedente) timonare di notte
sotto gennaker senza perdere la rotta e
Fabiola che le dava indicazioni di rotta, velocità e direzione del vento durante i turni
diurni. La presenza dei nostri allievi non è
stata per niente un peso ma un valore aggiunto che ci ha consentito di finire la regata in ottima posizione. Nei momenti di
cali di tensione e sonnolenza l’onnipresente Fabiola ci confortava con il caffè ed il the
ripristinando i livelli di attenzione, mentre
Alessandro, instancabile tailer, si è dimostrato sempre disponibile anche al di fuori
dei suoi turni.
Non so giudicare se quello che abbiamo fatto è un’impresa degna di nota. Per noi rientra nella routine delle attività che la nostra Sezione Palermo Centro promuove sotto la guida dell’infaticabile presidente Carlo Bruno, il nostro motto ideale è “Sailing
For Health”, veleggiare per star bene, insieme in barca per l’integrazione: non vedenti, paraplegici, ragazzi con la sclerosi
multipla e cosiddetti sani e normodotati.
Così, durante le foto di rito degli equipaggi durante la premiazione, al nome della
nostra barca, quando ci siamo presentati
sotto il palco, ci ha accolto un’ovazione e a
stento siamo riusciti a trattenere l’emozione. “Un sogno realizzato!”.
Testo raccolto da Giuseppe Lo Verso
ATTUALITA’
Sarà erogata nelle nove sedi
dei Comitati Provinciali del Coni
La Scuola dello Sport Coni della Sicilia presenta la nuova offerta formativa
La Scuola dello Sport della Sicilia, viene istituita dalla Giunta esecutiva del Coni nel
1996. I principali ambiti di attività della
Scuola sono riconducibili a tre direttrici fondamentali: la formazione, la documentazione e la ricerca. La Scuola si pone come elemento di raccordo e armonizzazione delle
qualificate esperienze nel settore sportivo
maturate sul territorio, prodigandosi nel far
emergere le risorse professionali presenti e
operanti nelle singole realtà territoriali.
Il professor Antonio Palma della facoltà
di Scienze Motorie dell’Università di Palermo, coordinatore didattico e scientifico della Scuola, sottolinea l’importanza strategica
delle sinergie tra le Università siciliane e il
Coni e ci illustra come sono articolati i Corsi. Dal mese di settembre 2010 è presente
una massiccia offerta didattica rivolta agli
operatori del territorio siciliano con la novità di una capillare distribuzione in tutte le
province siciliane di tutti i Corsi erogati rivolti a Dirigenti sportivi, Istruttori di Fitness
e Istruttori tecnico sportivi
Il ruolo del Dirigente sportivo è in costante
evoluzione, soprattutto nel periodo attuale
in cui anche gli amministratori di piccole società sportive sono costretti a confrontarsi
con problematiche sempre più complesse,
determinate dai cambiamenti legislativi, economici e culturali che hanno toccato un settore – quello dello sport – per molto tempo
considerato come un’entità a sé stante.
A differenza di altri modelli sportivi nazionali, quello italiano ha una matrice organiz-
zativa in cui l’impronta del volontariato è essenziale ed è strettamente connaturata, da
molti anni, allo sviluppo di un sistema che si
fonda su migliaia di sodalizi sparsi su tutto il
territorio.
Oggi il Dirigente sportivo deve essere sempre di più un manager, in quanto i ruoli
che é chiamato a svolgere sono sempre più
complessi, in relazione alle svariate competenze necessarie e ai diversi contesti operativi. Questo corso cercherà di dare una formazione di base ai dirigenti sportivi che in
futuro potrà ampliarsi con una serie di seminari monotematici.
Il Corso per Istruttori di Fitness prepara all’apprendimento dei principi generali dell’allenamento in sala fitness con particolare
riferimento a body building, circuit training
e cardiofitness. Il corso ha un’impostazione
eminentemente pratica con prevalente insegnamento in palestra. E’ stato organizzato
tenendo conto dei principi del Sistema Nazionale di Qualifiche dei Tecnici Sportivi
(Snaq) allo scopo di rilasciare un diploma
che potrà essere utilizzato in ambito Europeo. Infine il Corso per Istruttori tecnico
sportivi forma le figure professionali che operano nella conduzione di attività di allenamento, di formazione tecnica e di assistenza alle competizioni sotto la supervisione
di un allenatore di qualifica superiore. L’Istruttore utilizza le abilità generali di base (non
sportive, es. osservare, sintetizzare, comunicare, ecc.) necessarie per condurre semplici azioni governate da regole e strategie ben
definite. Organizza e conduce le sedute di
allenamento degli sportivi utilizzando metodi, strumenti ed attrezzature sotto la guida di un tecnico esperto. Conduce, sempre
sotto una supervisione, la valutazione dell’allenamento. Organizza e assiste gli sportivi per le gare sotto la guida di un tecnico
esperto, garantendo le condizioni di sicurezza necessarie. Valuta, sempre sotto supervisione, i risultati delle competizioni, gestisce parzialmente gli atleti durante le sedute
di allenamento. Nel programma dei Corsi
di primo livello è previsto un modulo Blsd
che abiliterà l’istruttore all’utilizzo del defibrillatore: tale abilitazione è prevista come
requisito necessario per l’ autorizzazione all’esercizio nelle palestre in tutti i disegni di
legge nazionali e regionali in itinere.
Costume. Lo sono tanto da indurre i giovani amanti ad assumere il cialis
Quelle allupate delle diciottenni
Degli anni della gioventù, a Parigi, Hemingway poté scrivere la famosa
frase”…quando eravamo tanto poveri e
tanto felici”. Oggi, a quanto sembra, altro che felicità… Mentre la povertà è condizione ipotetica, non reale. Ora ci si chiede quale possa essere a quell’età la porta
della droga. E, incredibilmente, appare
anche il sesso. Non già come un’alternativa ai paradisi artificiali assicurati dagli
allucinogeni, ma qualcosa da stimolare a
propria volta, come facevano le vecchie
signore con la marijuana davanti a un gigolò… Ma quelli erano ancora tempi eroici, quando si poteva canticchiare, fra le
2 guerre: “…la cocaina è uno stupefacente, o il manicomio o la cappella ardente…”
In realtà era quasi come dire che la masturbazione, se protratta nella maggiore
età, provoca la follia. Falsità, certo, ma
non troppo. Non sempre. Ebbene, sono
soprattutto i maschi (cosiddetti) a cercare
viagra e simili, al fine di garantire prestazioni all’altezza della situazione. E chi sarebbe l’arbitro che stabilisce i livelli regolari di durata e simili della prestazione sessuale se non la partner, poco più o meno
che una ragazzina la cui esperienza è pari o inferiore a quella del …bellimbusto?
Purtroppo si parla e straparla di educazione sessuale (non di educazione all’amore e al rispetto reciproco), ma essa
rimane comunque latitante di fatto. Un
optional.
Parlando di amore, la prestazione femminile non può essere “pretenziosa” al punto da indurre il partner all’uso di droghe
e stimolanti, quali cialis e viagra, indicati
come provvidi rimedi per gli anziani.
Perché anche la donna ha doveri al riguardo e la carenza di libido o di semplice lu-
brificazione può essere paragonata alla carenza di eros e di erezione nell’uomo. Nei
casi estremi si può configurare una sorta
d’impotenza sessuale al femminile. La donna deve collaborare, per quanto la tradizione attribuisca all’uomo il dovere di indurre la libido, seducendo, creando atmosfere di mistero, peccato e simili. Ma proprio la tradizione non ha più funzionato
e ora siede sul banco degli imputati. Va riveduta e corretta al lume della parità dei
sessi e di quel po’ po’ di trasformazioni in
atto nelle relazioni sociali e civili.
Pillole e droghe dovrebbero restare fuori
dalla porta a tutto favore della volontà
di costruire insieme qualcosa di materiale e qualcosa di immateriale che rappresenta il ruolo primario che in mancanza di particolare genialità costituisce il dovere legato al dono della vita: quel miracolo che il mondo chiama amore.
45
ATTUALITÀ
La massoneria merita le catilinarie
Usque tandem abuteris patientiae nostrae
Emerge sempre più la colpevolezza della massoneria, la sua presenza capillare sul territorio.
E’ una realtà accusata da sempre da Palermoparla, che non ha esitato a battersi contro di
essa. Emerge soprattutto la vera colpa di una organizzazione capillare che vuol assomigliare ad
uno stato nello stato, che divide e controlla il territorio, né più né meno di quanto fa la Mafia,
che a propria volta mutua riti e comportamenti dalla massoneria stessa. Ma l’autoreferenziarsi, assieme all’emergere della massoneria, al suo comparire allo scoperto è conseguenza della strisciante sconfitta che sta subendo come organizzazione parapolitica e sociale. Sempre più compare nei titoli che si riferiscono a fatti mafiosi, delitti grandi e piccoli etc.
Vacilla da tempo la presunzione della sua imbattibilità, la tronfia supposizione dei massoni
di essere depositari dell’intelligenza, della verità, dell’unico modo possibile per mantenere il
mondo nei binari della ragionevolezza e della
correttezza. Di essere stati i protagonisti dei fatti salienti della storia sin dai tempi più antichi.
Come mentalità, prima che come organismo,
che ha assunto relativamente da poco nome e
configurazione come quelli attuali. Fra tutti
gli eventi, spicca l’unità d’Italia e prima ancora quella degli Stati Uniti d’America e la formazione del relativo stato. Vero è quasi il contrario.
La massoneria è una organizzazione sediziosa, che va messa decisamente fuori legge e perseguita come tutte le organizzazioni che si sforzano di somigliarle, che surrogano lo stato e la
chiesa e si auto assumono il ruolo di depositarie
della morale, del senso della giustizia e di ciò che
è opportuno o inopportuno alla società civile.
Ma la società stessa non può tollerare organismi
e realtà come mafia e massoneria, perché ciò
non è moralmente possibile. Né può reggersi
uno stato che soggiaccia all’esistenza di tali contro poteri e pretendere l’obbedienza e la legalità da cittadini, che la vedono giornalmente cal-
pestata, aggirata, in pratica irrisa. Lasciare la società civile in tali condizioni è, comunque, come barare al gioco della vita, dell’arte di governare, della democrazia, della libertà e del
progresso. Tutti concetti irrinunciabili alla base
del consorzio umano, sue conquiste, suoi postulati ineliminabili. Essi opportuno un costo sociale, ma è un costo che dobbiamo pagare, proseguendo il nostro cammino, verso la giustizia e
una migliore qualità della vita. Ma, si dirà, di
massonerie, ve n’è più d’una, specie in Italia. Il
peggio è, quindi, quando si verifica che la dialettica politica, incentrata sulla diatriba destra –
sinistra o sul niente della bailamme confusionaria non rara in questi ultimi anni, sia solo una
dialettica fra due o più massonerie…
Scaramacai
L’8 settembre a Palermo si è svolto un convegno
contro l’ingerenza della massoneria nella sanità siciliana per chiederne ragione all’assessore
Russo. Qualcosa traspare, ma la verità…
Il piano sanitario regionale 2010-2012
Promette molto ma lascia irrisolti i problemi di fondo
E’ stato presentato in bozza, in due sedi. Di
mattina, a Villa Niscemi, al Coordinamento
H presieduto da Salvatore Crispi, nel pomeriggio al Cesvop ( Centro servizi per il volontariato di via Maqueda). Suscettibile di modifiche attraverso le considerazioni e i suggerimenti dei presenti. Della presentazione, tramite slides, si è occupata la dottoressa Borsellino, incaricata dall’Assessore Russo di
realizzare la chimerica integrazione socio sanitaria. Il Piano fila liscio e scorrevole nella sua
capacità di rappresentare un fantastico mondo in cui chi si ammala ( sempre che non abbia funzionato l’infallibile capitolo della prevenzione) troverà un mondo di opportunità
terapeutiche e riabilitative di prim’ordine a
sua disposizione. Ma a leggere bene, nessuno dei rappresentanti delle Associazioni di vo-
pallini
seguenze ricadono pesantemente sui fruitori dei servizi stessi, siano essi sociosanitari o socioassistenziali: bambini in situazione di disagio, disabili, anziani non autosufficienti, ragazze madri, tossicodipendenti e altro. Il secondo è rappresentato dall’inesistenza, in Sicilia, di un Assessorato al Welfare in cui si concretizzi un’effettiva integrazione di tutti gli
aspetti sociali con quelli assistenziali e sanitari. Come modernità vorrebbe, come è già
realtà in altre regioni. L’Assessorato unico, previsto da dieci anni dalla legge 328 e mai realizzato in Sicilia, eviterebbe i problemi nella
ripartizione dei fondi pubblici e renderebbe
più fluida l’erogazione dei finanziamenti per
la realizzazione dei servizi.
Rory Previti
Pubblicato sul sito dell’Ugl.
a cura del redattore capo
Immondizia, cani e padroni
Ore 6,00. Esco di casa, attraverso il
giardino con i miei bravi sacchetti dell’immondizia e mi dirigo verso i cassonetti più vicini, distanti circa 300
metri, pensando in cuor mio di unire
l’utile al dilettevole, cioè anche una ritemprante passeggiata mattutina.
Mano a mano che mi avvicino, però,
vari cani ululanti minacciosi nei miei
confronti smorzano il mio entusiasmo
iniziale. Nonostante tutto, mi faccio
coraggio e continuo ad avanzare, sapendo di adempire al mio dovere di
cittadina, quando un gigantesco alano, affacciatosi da una villa vicina e
46
lontariato a cui è stato illustrato, si è ritenuto
soddisfatto. Intanto il Piano esce con più di un
anno di ritardo e, nel momento in cui esce, lascia irrisolti i problemi di fondo che sono
tanti, ma due aspetti negativi, in particolare,
sono preponderanti su tutto il resto. Il primo
riguarda la fornitura dei servizi sociosanitari.
A fronte di una pressante richiesta di servizi
da parte della cittadinanza, la relativa fornitura, a singhiozzo e settoriale è garantita solo
in parte dal volontariato accreditato. Un mondo variegato e complesso, quello dell’associazionismo, di cui né gli utenti né le istituzioni
riescono a fare a meno, a cui le istituzioni fanno riferimento, su cui contano, senza però assicurare continuità nei finanziamenti. La discontinuità nell’erogazione dei servizi è una
piaga apparentemente insanabile le cui con-
propenso a scavalcare la recinzione,
mi costringe a fermarmi. Provo a
blandirlo con parole gentili sperando
di convincerlo a desistere da un
eventuale assalto, quando ecco arrivare il padrone che non esita a rimproverarmi: “ma come osa maltrattare il mio cane?”
Mogia mogia, torno coi sacchetti verso casa, riproverò la sera in auto, ma
sarà nell’orario consentito?
Avanza il Ponte sullo Stretto
Prosegue nella propria opera la fabbrica del Ponte sullo Stretto e diviene
anche materia di studio ed aggiorna-
mento tecnico culturale e universitario. La firma del protocollo di intesa
tra le Università di Messina e di
Reggio Calabria, la società Stretto
di Messina, il contraente generale
Eurolink, il project management
consultant Parsons e Sviluppo Italia Sicilia, si è tenuto venerdì 10 settembre presso il Rettorato dell’Università di Messina in forma privata.
Lo rende noto la Società Stretto di
Messina.
Dc e prima repubblica
Si è tanto detto e scritto sui misfatti
della Dc, ai tempi della prima repub-
ATTUALITA’
Nuova Area di osservazione breve
Al San Raffaele Giglio
Prosegue il potenziamento del
San Raffaele Giglio di Cefalù.
L’ospedale, che aveva iniziato per
specializzarsi in oncologia e urologia, abbraccia tutta la gamma
che può riguardare un nosocomio. Possiede attrezzature e know
how di avanguardia nella maggior parte dei reparti, che spaziano dalla cardiologia alla chirurgia e sono all’avanguardia anche
nella riabilitazione. E’ stata appena inaugurata la nuova area di
osservazione breve intensiva del
Pronto soccorso. Dispone di 5
posti letto che garantiscono al paziente una degenza temporanea
più confortevole. Tutte le “degenze” godono di una vista panoramica sul golfo di Cefalù.
L’Obi consente ai medici di seguire l’andamento del paziente
in seguito ai primi interventi di
inquadramento clinico e stabilizzazione. “I pazienti possono
restare in questa sala – sottolinea
il responsabile del servizio, Rosario Squatrito – sino a 72 ore
per tutti gli approfondimenti diagnostici e terapeutici necessari”.
“Questa area – rileva il direttore
sanitario, Domenico Colimberti – è un ulteriore elemento
di garanzia per i pazienti che si
rivolgono a questa struttura. Eviterà, inoltre, ricoveri non necessari o inappropriati, con conseguente riduzione dei costi”. “Riqualifichiamo ulteriormente –
aggiunge il presidente del San
Raffaele Giglio, Stefano Cirillo – il Pronto Soccorso in prossimità della stagione estiva, in cui
si registra un incremento degli
accessi”.
Presente all’inaugurazione il di-
Da sinistra: Piergiorgio Pomi, Vincenzo Modera, Rosario Squatrito, Stefano Cirillo, Domenico
Colimberti e Massimo Viola
rettore generale, Piergiorgio
Pomi, che ha reso noti i dati
relativi agli accessi al pronto soccorso di Cefalù, quasi raddoppiati negli ultimi anni con 22.500
visite effettuate nel 2009. Al San
Raffaele Giglio si accorre, infatti, anche da lontano e, in particolare, dal capoluogo regionale
Palermo.
Da Cefalù parte container per nuovo ospedale in Burundi
Un container di dodici metri con
attrezzature e strumentazioni medicali è stato inviato dalla Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù in Burundi. Raggiungerà la
provincia di Ruyigi per il completamento dell’ospedale “Ibitaro
Cimpaye Sicilia” costruito dalla
Diocesi locale con un finanziamento della Regione Siciliana. I lavori della struttura il cui nome significa “Dono di
Dio”, sono stati quasi del tutto completati
mancano solo gli arredi, i macchinari e parte degli allacci ai servizi a rete. Nel container
ci sono alcune attrezzature medicali, due
ecografi, una lampada scialitica per la sala
operatoria, lo strumentario per la sala par-
to, letti, cucine, computer, un’autoclave, e vari
arredi. Tutte
attrezzature
donate da
ospedali siciliani fra cui il
San Biagio di Marsala, l’Ismett, il Policlinico di Catania, la clinica Orestano, ditte private e lo stesso nosocomio cefaludese.
“Ringrazio tutti quelli che hanno accolto il
nostro invito – ha detto il presidente del San
Raffaele Giglio Stefano Cirillo – e con noi
sono pronti a sostenere lo sviluppo sanitario
del Burundi soprattutto nell’area materno-
infantile dove c’è un altissima mortalità.
L’ospedale di Ruyigi – ha aggiunto - potrebbe diventare l’emblema della solidarietà siciliana”. Il container arriverà in Burundi
in due mesi e lì sarà raggiunto da uno staff
tecnico dell’ospedale di Cefalù per installare il tutto. A seguire il San Raffaele Giglio
organizzerà l’invio di personale medico proveniente da tutte le strutture che hanno espresso la disponibilità a collaborare. “L’obiettivo – ha concluso Cirillo – è quello di aprire, entro l’anno, un’area di emergenza e una
materno-infantile per assistere le partorienti e i nascituri. I nostri operatori avranno anche il compito di lavorare nella formazione
del personale locale in modo da renderlo autonomo in pochi anni”.
blica, che anche una sola osservazione positiva sull’operato di quel partito
oggi fa gridare allo scandalo. Ad
esempio, per la Lega di Bossi, tutti i
mali italiani, nessuno escluso, da lì
avrebbero avuto origine. Se si considerano, invece, i fatti con più obiettività si scopre una realtà diversa. Nel
dopoguerra, l’Italia, guidata dalla Dc,
seppe superare una grave crisi economica, ottenne cospicui aiuti dagli
Usa, contribuì al miracolo economico
e bilanciò lo squilibrio di un’industrializzazione concentrata nel nord del
paese con la creazione di posti pubblici nel meridione. Il che favorì la pace sociale, permise il decollo dei con-
sumi e il rilancio del mercato. Indubbiamente, ci furono anche degli errori. Ma i governi successisi dopo (di
centro sinistra), a partire dagli anni
sessanta, furono in grado di porvi rimedio? Aumentarono a dismisura il
debito pubblico, allontanarono ulteriormente il nord dal sud del paese, in
definitiva, non solo non corressero gli
errori dei politici democristiani, ma
seppero solo moltiplicarli. Non ci ripeta Bossi la storiella del nord virtuoso
quando virtù significava solo, per i
“lumbard”, prendere finanziamenti
dalla cassa del Mezzogiorno e scappare al nord lasciando al sud solo
cattedrali nel deserto. Finiamola con
le autoproclamazioni. E’ ora che
ognuno si prenda le proprie responsabilità. Neppure la scusa che sarebbero state le mafie del sud a ostacolare il lavoro degli industriali del nord
può reggere. Infatti, è solo una scusa.
E per tre motivi: primo, le mafie al sud
le hanno portate i piemontesi quando
si allearono con la malavita delle regioni meridionali, dandole così forza
e vigore, secondo, negli anni sessanta/settanta le cosche non avevano il
potere e il denaro che acquisirono in
seguito, quindi sarebbero state controllabilissime, se solo lo stato lo
avesse voluto. Infine, il legame tra
aziende settentrionali e cosche è vivo >
pallini
47
ATTUALITA’
Ricostruzione, diritto di cittadinanza e occupazione
tra scenari emotivi e sviluppo sostenibile
Performance
di Web Art
di gruppo all’Aquila
La manifestazione trova ispirazione nella
poesia “Conversazione con una pietra” . A
dirlo è il professor Armando Gnisci, docente di Critica Comparata presso l’Università La Sapienza di Roma: “Si riempie
di significato nel testo della poetessa polacca Wisewa Szymborska e in particolare nelle parole « Busso alla porta della pietra. Sono io, fammi entrare. (…) Non entrerai –
dice la pietra. Ti manca il senso del partecipare. Nessun senso ti sostituirà quello del
partecipare».
Della creatività dei vissuti che innescano le
pietre ce ne parla il dottor Marco D’Alema
psichiatra e responsabile del DSM di Frascati: “la psicoterapia, per raggiungere i
massimi risultati, è importante che sia affiancata ad attività che inseriscano il paziente in un contesto relazionale di gruppo
e che sviluppino capacità espressive di tipo
artistico. E’ ciò che oggi accade a L’Aquila, quando a parlare sono le pietre, che esprimono una pluralità di significati possibili
e sentimenti a volte contrapposti. Amarezza, pessimismo, senso di impotenza, da una
parte, ma non la rassegnazione di una città che si raccoglie, e qui emerge l’aspetto
positivo, nonostante la terra continui a tremare, restituendo al mondo un’immagine
di speranza nel futuro”.
Un futuro possibile nel mondo della disabilità è per il professor Girolamo Digilio deve partire da proposte concrete,
che prevedano la reintegrazione nel mondo del lavoro e una formazione adeguata
alle nuove realtà che si affacciano nel villaggio globale.
Il tema del lavoro, accanto a quello importante dell’abitazione e della salute mentale sono gli assi portanti per i percorsi di ripresa, nodi che emergono dalle parole del
dottor Alessandro Sirolli direttore del Centro Diurno psichiatrico dell’Aquila: “ la
città ha bisogno, dopo il disastro del 6 aprile, di percorsi di ripresa in ricostruzione e
lavoro. Sostenendo l’attività di Alias Network, la Provincia di Roma si è impegnata con L’Aquila per sostenere il progetto e
creare borse lavoro e occupazione per i ragazzi del centro diurno. E’ sempre Sirolli
a dire che l’iniziativa de “Le pietre parlano, le pietre rispondono” rappresenta un
segno di speranza, perché è dalle pietre
stesse che risorgerà la città. Nella ricostruzione dovremo fare i conti, certamente,
con i temi legati all’energia, all’ambiente,
allo sviluppo sostenibile, al diritto di cittadinanza quali volano di uno sviluppo socio-economico che troviamo proprio nella filosofia dei Alias Network, che mira
inoltre a recuperare pezzi di vita e di esistenza, senza dimenticare i legami culturali che fanno da collante agli affetti e alle relazioni che in quest’occasione si intrecciano al simbolismo della pietra.
Oggi a L’Aquila ha parlato anche una
pietra preistorica - arrivata dalla lontana
Etiopia. Ha più di un milione di anni, ce ne
fa dono simbolicamente la Presidente dell’Associazione romana dell’Arte e degli Artisti: “La Coda Dell’occhio”. L’amidgala
inizi
Concetta Di Lunardo - Elena Galif
dalla Redazione romana
Consorterie e raccomandazioni
zionali senza appoggi di tal genere?
Come potrebbero le caste perpetuarsi
nel tempo? E, a scendere a scendere,
occupare poltrone e poltroncine i vari
personaggi, più o meno validi, di nostra conoscenza? Giù giù, s’intende,
fino ai vari pip e pap delle nostre parti.
E’ l’argomento di questi giorni, ma
non è certo una novità. Ridicolo gridare allo scandalo per qualche aggregazione di piccolo spessore quando un fenomeno ben più occulto e potente ha, invece, dimensioni ben più
ampie, addirittura “internazionali”.
Come potrebbero, del resto, agire,
nello scacchiere mondiale, le multina-
C’è a chi conviene, e non sono solo
talebani. Fin dalla sua nascita, il cristianesimo è stato osteggiato e i suoi seguaci hanno subito crudeli persecuzioni. Neppure oggi le cose sono cambiate
se è possibile morire solo perché si porta una bibbia in mano. Ciò che è ancora
più grave, i “civili” governi dei paesi occidentali, attivissimi sia nel salvare il
panda australiano che Caino, non alzano un dito per proteggere missionari,
attivisti umanitari o semplici fedeli dalla
furia dell’intolleranza e del fanatismo. E
ciò in barba ai loro sventolati valori. Ma
il motivo c’è. Il cristianesimo autentico è
una seria minaccia per i disvalori di una
società opulenta, consumista e guerrafondaia.
Erano in tanti domenica sulla piazza di San
Bernardino dell’Aquila, riaperta dopo le
ultime scosse, per accogliere un fiume di
gente arrivata da ogni parte d’Italia. Sulla
scalinata i quadri nei laboratori di arte terapia hanno dato voce alle pietre. Parlano
del cemento scadente, della memoria, dei
sogni e delle speranze.
A fare accoglienza anche i ragazzi del centro diurno psichiatrico dell’Aquila e Frascati, Lucio, Pierluigi, Marietta, Stefania, Antonello, Giuseppe, Stefania, Lelio, Giancarlo, Pierpaolo e tanti altri. Ci raccontano del lavoro dell’ultimo anno fianco a fianco con il dottor Alessandro Tamino, psichiatra ed arte terapeuta, presidente di Alias
Network, che ci riferisce: “ con la prima
edizione del festival qualcosa è successo, anche dal punto di vista artistico. Oggi abbiamo visto tanta bellezza in una nuova forma
d’arte collettiva, che ha alla base la partecipazione e la condivisione emozionale,che
troverà un suo seguito in un laboratorio permanente e interattivo. Si tratta della Web
Art Audiovisiva di gruppo, che sintetizza
una costellazione di esperienze creative. In
questa forma d’arte tutte le forme d’arte
si incontrano, dalla scrittura alla musica,
dalla danza alla pittura e al teatro, attraverso una forma espressiva che le contiene tutte, quella degli audiovisivi riversati su Wideogrammi ”. In realtà in questo tipo di performance lo scopo principale non è la qualità estetica del prodotto finale, ma la condivisione emozionale dei partecipanti al
processo creativo, divenendo una vera e
propria terapia della comunità.
pallini
> tuttora come dimostrano ancor oggi
le cronache dei giorni nostri. Il nord
con le cosche ha lucrato e lucra tuttora, questa è la sola verità, il resto barzelletta.
48
Cristiani da eliminare?
Il partito del Sud? Un’illusione
Anche se i meridionalisti accaniti (e
onesti) dalle nostre parti non mancano,
credere nella possibilità della nascita di
ATTUALITA’
So’ meglio de la sciampagna diceva Petrolini
Il vino del Lazio oggi
Due eventi hanno segnato la situazione del
vino laziale oggi, verificatisi circa agli inizi
del 1900: uno positivo, quando, nel 1923, la
Regina di Inghilterra volle il Frascati nella
carta dei vini della casa reale, e questo fu un
gran segno di apprezzamento che gli diede
notorietà in tutto il mondo. Seguì poi un
evento altamente negativo: la filossera,
malattia della vite, che costrinse gli agricoltori a ricostruire praticamente i vigneti, e ciò
fu un notevole danno perchè il patrimonio
vinicolo precedente andò in gran parte perduto. Per i vitigni da impiantare i più adottati furono quelli tradizionali: a bacca bianca, prevalentemente trebbiano e malvasia,
mentre, per i vitigni a bacca rossa, vennero
preferiti sangiovese, merlot e cesanese.
Ogni zona del Lazio, però, produce altri vini caratteristici e tipici di ogni terreno come
il famoso Est est est, il cannellino, il moscato e cento altri ancora più o meno noti, per
conoscerli meglio si rimanda però ad un opportuno trattato specialistico .
Uno dei problemi di tutti questi vini è il fatto che la produzione per ettaro è elevata, 112
ql in media, preferendo, purtroppo, una elevata quantità a discapito della qualità: oggi,
però, questa tendenza sta cambiando e dai
circa due milioni di hl prodotti nel Lazio si
sta scendendo ad una produzione minore
a favore di una migliore qualità.
In tutta la regione sono coinvolti migliaia di
occupati, bisogna infatti tenere presente che
il mercato romano è il maggiore in Italia e
costituisce fonte di reddito per moltissime famiglie. Per tale ragione sono state prese e sono in corso molte iniziative per una migliore valorizzazione del settore, fra le quali vanno ricordate le organizzazioni seguenti, tutte molto impegnate e che apportano significativi contributi alla conoscenza e diffusione del vino, elenchiamole e spendiamo due
parole per illustrare il loro, talvolta, prezioso compito:
C’e’ subito da citare l’Arsial che ha lo
scopo di promuovere i prodotti agricoli la-
un forte partito del sud è mera illusione.
I motivi sono tanti, ma, in primis, la
maggior ambizione di chi vive nelle regioni del sud è proprio quella di non essere identificato come “meridionale”.
La Lega e il sud: vinca pure la mafia!
C’è nella Lega nord chi mira a separare
politicamente le regioni del nord dal resto d’Italia e in quest’ottica non vede di
mal occhio la nascita di partiti del sud
che le darebbero una mano per raggiungere lo scopo. Un partito del sud,
forte come la Lega, darebbe un colpo
fatale all’unità d’Italia e favorirebbe la
separazione del nord dal resto del pae-
no a proporre vino laziale ai propri clienti e
che verranno sostenuti
da opportune iniziative
pubblicitarie e finanziarie, e ciò allo scopo di
dare al vino di questa regione la risonanza e l’interesse che meritano.
Non mancano, sia ben
chiaro, altre associazioni ed iniziative interessanti come, fra le tante, quella di presentare
quest’anno, da parte della Regione Lazio, un nutrito stand al Vinitaly,
guadagnando diversi
premi e menzioni ed organizzando tour enogastronomici in diversi paesi, con l’intenzione di
sbarcare anche a New
York nel prossimo autunno con 7000 mq
di esposizione per presentare i migliori prodotti enogastronomici italiani fra i quali quelli della nostra regione. Infine, segnaliamo,
come non meno interessanti siano gli eventi proposti dal movimento Turismo del vino, nel corso dell’anno, con cantine aperte
e calici di stelle ad agosto.
Ottime pertanto le prospettive, buone le idee
per la valorizzazione del prodotto, ma bisogna tenere presente che quella del vino è una
industria, fra le più importanti della regione
Lazio, che dà lavoro e dignità a migliaia di
famiglie e che spesso è il biglietto da visita
dei prodotti della regione, un’ottima presentazione per i suoi prodotti: cosa si potrebbe
trovare di meglio, infatti, di una buona bottiglia per rompere il ghiaccio con i nuovi imprenditori e mercati, per ispirare fiducia e
simpatia in ogni parte del mondo per le
nostre imprese?
Toni Lanzaro
dalla Redazione romana
La mappa
del vino del Lazio
ziali, fra cui uno dei primi è naturalmente
il vino e sta portando avanti molte buone iniziative in merito, poi, Le vigne del Lazio,
che si occupano più specificatamente di vino, organizzazioni ed eventi, mostre ed altro ad esso collegate, compresa una buona
carta dei vini dei produttori associati, proposta a ristoratori ed hotel della regione per
una migliore conoscenza e sensibilizzazione degli stessi.
Le strade del vino sono principalmente
quelle che percorrono i luoghi più significativi di produzione, essi si trovano nelle zone
dei castelli, del cesanese, della tuscia, questa
abbinata all’ottimo olio, e della teverina, percorsi di interesse storico e gastronomico proposti a turisti ed appassionati del settore.
Ultima di collocazione, ma non di interesse,
la recente proposta della Regione denominata Ambasciatori del vino del Lazio,
un progetto per la creazione di una piattaforma distributiva a livello capillare di vino
presso ristoranti aderenti, i quali si impegna-
se. Per raggiungere lo scopo qualsiasi
alleanza andrebbe bene, pure quella
col diavolo. Purtroppo Bossi e i suoi
non capiscono che appoggiando queste forze malefiche irrobustiscono le cosche e fanno crescere ovunque il malaffare. Se riusciranno nell’intento,
avranno indebolito pure, sia al nord che
al sud, le forze sane del paese.
A Cuba comunismo al capolinea
“Cercatevi un posto nel settore privato – dice Castro ai cubani – il comunismo non fa più al caso nostro”. Meglio tardi che mai, potremmo dire noi
che lo diciamo da sempre, ma i cuba-
pallini
ni così avranno pianto due volte: prima, per le delizie del regime (che
hanno già gustato), dopo, per i tagli
severi nel comparto pubblico che
getteranno tanti disgraziati nella miseria più totale. Ma è questa la “classica fine” dei paesi comunisti, come
già si è visto in Russia, nei paesi dell’est europeo, in Cina, in Vietnam e
così via…quando non si tratti di una
via d’uscita ancora peggiore come la
guerra o la rivoluzione.
D’altro canto con la globalizzazione ormai – che piaccia o no – la musica,
ovunque, è questa. Servono svolte radicali, politiche fortemente innovative,
>
uomini e donne all’altezza di cambia-
49
ATTUALITA’
Non è professione ma vita
ll giornalismo di Carmelo Garofalo
Carmelo Garofalo nasce a Catania nel 1918,
vive a Messina. Sin da giovanissimo manifesta un amore naturale ed irresistibile per
l’arte di comunicare, infatti, a soli dodici anni inizia l’attività di giornalista, collaborando come cronista sportivo al quotidiano “La
Gazzetta di Messina”. Laureatosi con pieni voti in Lettere, seguendo questa sua “vocazione”, nel 1941 diventa Giornalista professionista, ottenendo rapidamente la carica di Vice Direttore dei quotidiani “Il Giornale dell’Isola” e l’”Eco del Mattino”. Successivamente è Capocronista della “Gazzetta del Sud”, quindi Direttore del giornale
l’“Eco del Sud” e dell’emittente televisiva
“Telenews”. Nella sua lunghissima carriera
ha collaborato con tanti quotidiani e periodici nazionali (tra questi, da quasi 60 anni, il
“Resto del Carlino”). Sempre apprezzato
per la sua elevata professionalità e la validità delle idee, molto spesso innovative, il dottor Carmelo Garofalo ha ricoperto cariche
d’assoluto prestigio. Impossibile elencarle
tutte, basti ricordare che è stato: docente di
Letteratura Italiana all’Università di Messina, direttore dell’Istituto Superiore di Giornalismo presso l’Università di Palermo, preside delle Scuole Professionali Regionali Turistico Alberghiere di Messina, Palermo e
Taormina, presidente della Sezione di Messina e Consigliere Nazionale dell’Unione
Stampa Sportiva Italiana, Segretario Provinciale e Consigliere Regionale dell’Associazione Siciliana della Stampa, Consigliere Nazionale dell’Unione Cattolica della
Palermo
Parrocchia
di Sant’Espedito
I parrocchiani:
riapriamo la Fiera
dell’Immacolata
pallini
La Fiera dell’Immacolata era un appuntamento fisso ogni anno per la raccolta di fondi a favore delle numerose mamme in difficoltà. Questa Fiera era organizzata dai volontari del Cav
(Centro aiuto alla vita) di via Tukory. Purtroppo, però, dall’anno scorso, da quando è arrivato un nuovo parrocco, questa fiera non
viene più organizzata.
> menti epocali, ma bisogna guardare
avanti, i ponti col passato li dobbiamo
tagliare.
50
Stampa Italiana (della quale è in Sicilia Presidente Onorario). Le non comuni capacità
organizzative e l’entusiasmo sempre vivo fanno sì che tuttora la sua esperienza venga ritenuta indispensabile ai più alti livelli, difatti, è: presidente del Centro Siciliano di
Cultura e Turismo, vice presidente vicario
dell’Università Europea della Terza Età, presidente dell’Università T.E. di Messina, presidente dei Clubs UNESCO di Messina-Milazzo-Palermo, vice presidente e componente la Giunta Esecutiva Nazionale dell’Unione Stampa Periodica Italiana.
Orgoglioso della sua Sicilianità ed attentissimo ai problemi del sociale, dotato di una
profonda umanità, conscio che la cultura è
un mezzo insostituibile di crescita individua-
le e sociale, ha ottenuto una serie infinita di
riconoscimenti, tra cui: cavaliere ufficiale
dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana, commendatore dell’Ordre de la Rose et de la Croix de Jerusalem, Premio Internazionale Madonnina per il Giornalismo,
Medaglia d’oro del Circolo Stampa Estera
quale Benemerito della Cultura-del Giornalismo-del Turismo, Oscar del Successo per
il Giornalismo, Stella d’Oro dell’Unione
Stampa Cattolica Italiana, Oscar della Cultura e dell’Umanità, Premio Colapesce, Premio Tindari, Premio per la Cultura “Medis
Terrae”. E’ stato anche proclamato “Siciliano dell’anno”. Il suo spessore culturale, l’attaccamento al lavoro e l’effervescente creatività, unite ad uno spirito di servizio a tutta prova l’hanno spinto a promuovere le Università della Terza Età a Messina, Milazzo,
Palermo, Crotone, Soverato ed altri centri.
Frequenta personalità politiche, religiose e
della cultura ai più alti livelli, cooperando in
progetti che spesso nascono dal suo fervido
ideare. I continui successi non hanno intaccato la nobile indole della persona e la disponibilità al dialogo e ai consigli. Ha tenuto conferenze al Gabinetto Viesseux di Firenze, all’Istituto Italiano di Cultura di Malta ed in molti altri centri Italiani e stranieri.
Carmelo Garofalo, ”ragazzo” dinamico e
pieno d’energia creativa, lungi da riposarsi
sui molteplici allori, darà ancora molto alla
sua Sicilia ed alla Cultura.
Giuseppe Risica
dalla Redazione romana
Vengono così a mancare gli aiuti necessari ad
aiutare tante mamme povere che sono in attesa di un bimbo. I parrocchiani lanciano quest’appello con la speranza che il loro parrocco voglia raccoglierlo e far felici chi aspetta
ogni anno la festa dell’Immacolata per donare con generosità alle mamme povere e ai loro bimbi.
Giovani disperati? Colpa dei media
pubblicizzate il problema della disoccupazione perderebbe parte della sua
drammaticità. Si scagliano le immancabili pietre contro qualcuno, ma poco ci
si mette in discussione.
Quando si diffonde pessimismo a oltranza, quando si danno solo cattive
notizie e si nascondono deliberatamente le altre non si fa giornalismo corretto,
sociale, per tutti, ma solo opportunismo
politico, per di più irresponsabile. Si segue solo la massima “tanto peggio tanto meglio”. Cui prodest? Ad esempio,
quante informazioni utili a chi cerca un
lavoro vengono deliberatamente occultate? Se venissero adeguatamene
Ognuno parla della disoccupazione
giovanile, ma quanti hanno materialmente sott’occhio i giovani disoccupati?
Quanti vivono quasi direttamente attraverso i protagonisti il problema? Da una
parte essi vengono da un’educazione
che li ha abituati ad attendersi il lavoro
dall’alto come un diritto. Da un altro c’è
chi li ha chiamati bamboccioni, cioè pi-
Disoccupati e sottoccupati
groni figli di mamma. Infine si trovano
sballottati fra uno stato che continua ad
illuderli mostrando loro lo specchio delle allodole della formazione – parcheggio, dall’altro privati che tentano di sfruttarli con finti apprendistati e falsi periodi
di rodaggio o ancora con corsi di formazione a pagamento. Di fatto molti giovani non “da buttar via” sono abbrutiti dal
vivere senza denaro, dal lavorare senza retribuzione, perdendoci pure i soldi
del viaggio, andando soggetti a multe
per parcheggio abusivo e via dicendo.
Da tutto ciò i media desumono che il
mondo fa schifo, che Iddio lo ha creato
male e che l’ultimo governo dovrebbe
in un paio d’anni aggiustarlo e non lo fa.
ATTUALITA’
Siciliani in piazza nelle foto di Leone
“Nelle foto di Giuseppe Leone non cercate la collera né la pietà civile né l’avvampo della metafora; bensì istigato dall’eccellente mestiere, un colpo d’occhio avvezzo a cogliere le mimiche significanti del grande teatro umano”. (Gesualdo Bufalino). Il grande teatro
umano di cui parla in una nota lo scrittore di Comiso si svolge nelle foto di Giuseppe Leone in Piazza. Il fotografo non nuovo alla
pubblicazione di libri sulla Sicilia porta come argomento preferito il Teatro siciliano e lo presenta in piazza. Scende anche lui, macchina fotografica in mano, dalla natìa Ragusa e dispone i suoi personaggi: i bambini, le madonne, le forze dell’ordine, le feste religiose in quel teatro naturale che è il centro di una qualsiasi cittadina siciliana. Non perde tempo nello scegliere inquadrature ed
immagini, tutto emerge dall’ombra e si manifesta all’occhio magico della camera. Non cercate tragedie nelle foto di Leone,
morti ammazzati, né la Sicilia degli stereotipi, troverete soltanto
foto curiose; Leone cerca nelle pieghe della vita l’anima dell’uomo consapevole di provenire da una millenaria tradizione e che
all’aperto (in piazza) esprime tutta la sua genuinità. Giuseppe Leone è, in un’età non più giovane, un fotografo che dedica buona parte del suo lavoro alle fotografie di cerimonie quali matrimoni e cresime ed afferma, con un largo sorriso, che per lui il matrimonio da
fotografare rappresenta una grande festa ed è con quest’animo che
affronta la funzione religiosa.
Da ragazzino seguiva il padre – organista della Chiesa Madre –
alle funzioni religiose che si svolgevano al suono di musica e del
coro. Tutto questo avrà scatenato nel giovane il desiderio di imprimere nella mente e poi di stampare nella pellicola le cadenze/movenze del Teatro in chiesa. Teatro che ha poi ritrovato nelle piazze, nei giardini, nella vita di paesini e città, vista nella dimensione di quadretti siciliani. Seguiamo le pubblicazioni e l’arte del fotografo di Ragusa da parecchi anni e troviamo nelle sue parole e
nella giovanile vivacità l’entusiasmo alla vita e per lui alla fotografia da sempre. Se come lui stesso afferma il matrimonio è una grande festa, anche lo spettacolo che offre la piazza è una grande festa,
e tutto questo si riflette nella sua opera, la fotografia una festa in
piazza della vita comune. Chi è chiamato a redigere nuove note in
margine alle sue immagini si rende conto con sgomento che per
Leone hanno scritto i maggiori letterati del secondo Novecento siciliano con inarrivabili e definitive prose per cui null’altro può
seguire se non in diminutio.
“La piazza è individuata – scrive nel commento alle immagini Gaetano Pennino – essenzialmente come luogo di accadimenti, giochi
di bambini, processioni, esecuzioni musicali, conversazioni di gruppo, baci scambiati, balli, movimenti rituali, esibizione di abiti,
sfilate, cerimonie, cui l’architettura fa da sfondo come impalcatura portante e potente cornice di stile che intrattiene e compone
il gusto del vivere nello spazio collettivo”.
Giuseppe Leone nella sua cinquantennale carriera è autore di
innumerevoli libri e decine di mostre sia in Italia che all’estero. Dovunque ha portato la luce della sua Sicilia operosa, della gente che
vive e lavora, la piazza come luogo del Teatro o set cinematografico e, come conclude Gaetano Pennino nella presentazione del libro: “….il profilo della Sicilia luminosa per luce propria, memoria ed attualità di un buon vivere che non è maniera o bozzetto
bensì ricchezza di una terra di risorse e di mille sinceri caratteri”.
Aldo Librizzi
Modica 1982
Catania Anni ‘80
Noto 2002
Ragusa 2009
51
ATTUALITA’
Incontriamo il presidente Matteo Bassi
Centro Comunicazione Informazione dei Sordi Siciliani
Il Cciss – Onlus è un’associazione nata a Palermo da alcuni anni, presidente, ci può spiegare le sue finalità?
“Sono Presidente dell’associazione Cciss Onlus sin dalla sua fondazione, nel 2002. Il
nostro obbiettivo primario è la diffusione della Lingua dei Segni come lingua naturale dei
sordi. Proprio a questo scopo, vogliamo diffondere la lingua dei segni presso gli udenti,
e presso le famiglie in cui siano presenti dei
ragazzi privi d’udito. Attualmente stiamo
conducendo delle ricerche sulla storia dei sordi e abbiamo attivato dei corsi di formazione professionale sulla Lingua Italiana dei Segni (LIS). I medesimi progetti svolti quest’anno serviranno da trampolino per progetti futuri sul riconoscimento della lingua dei segni
in Italia”.
Ci parli meglio di quest’ultimo aspetto. Cosa intende dire per “riconoscimento della lingua dei segni”?
“Come ho accennato in precedenza abbiamo condotto diversi studi sulla storia della
lingua dei segni in Italia e all’estero. Circa
due anni fa abbiamo avuto l’occasione di stringere rapporti con altre associazioni di sordi
sia del bacino del Mediterraneo, in particolare della Tunisia, sia a livello europeo: ad
Helsinki e a Parigi. Abbiamo così avuto mo-
do di constatare la sensibilità
dei governanti
di questi paesi,
l’avanguardia
della loro tecnologia, ma soprattutto il riconoscimento acquisito dalla lingua
dei segni in diversi paesi europei. Lo stesso
non si può dire
in Italia, dove la
Lis non è anco- Matteo Bassi
ra stata riconosciuta come lingua minoritaria”.
Come mai questo non è ancora avvenuto?
“Non saprei dire. Presso l’Ars giacciono da
alcuni anni due disegni di legge sulla Lingua
dei Segni. Uno presentato dall’On.le S. Caputo sul riconoscimento della LIS, l’altro dall’On.le M. Caronia sull’istituzione di un Albo dei mediatori linguistici, ma per ora sono
solo dei disegni di legge che aspettano di essere discussi. I nostri politici sono presi dalle
loro “lotte intestine”, si separano e si unisco-
no ad un gruppo politico piuttosto che ad un
altro, e non hanno tempo da spendere per un
argomento che non li tocca da vicino”.
Quali pensa siano le cose da cambiare circa l’ambito della sordità?
“Il primo passo dovuto è quello del riconoscimento della lingua dei segni, che porterebbe tutta una serie di cambiamenti: la possibilità di imparare la lingua dei segni a scuola, la creazione di un Albo di professionisti
abilitati all’insegnamento della LIS, l’obbligo di figure che riconoscano la Lis all’interno delle pubbliche amministrazioni e così via.
Tutte cose che sembrano impossibili, ma che
nei paesi in cui il riconoscimento è avvenuto, fanno parte della normalità”.
Come associazione, cosa vi prefiggete per il prossimo anno?
“Attualmente abbiamo presentato una serie
di progetti correlati all’ambito della sordità
che speriamo siano valutati positivamente.
Inoltre, come facciamo da quando siamo nati, abbiamo attivato dei corsi d’insegnamento della Lingua Italiana dei Segni della durata di 900 ore, per la creazione di una figura
professionale che possa mediare tra un sordo ed un udente e viceversa. E naturalmente continuiamo a lottare perché la Lis abbia
riconosciuto lo status che merita da tempo”.
Al “Don Bosco Ranchibile” la messa in scena di Edipo l’uomo
52
Anche quest’anno i ragazzi del liceo del “Don Bosco Ranchibile”
hanno preso parte alle attività del
laboratorio teatrale diretto da
Gianpaolo Bellanca: si tratta
di “Edipo l’uomo”, una nuova
versione dell’Edipo re di Sofocle.
Il testo, tradotto da Myriam Leone, è stato “contaminato” con alcuni brani tratti da La macchina
infernale di Jean Cocteau e dall’Edipo di Seneca. Per tutto il
dramma, stavano in scena tre figure femminili (una di esse compare nella foto), in parte ispirate
dalle tre streghe del Macbeth di
Shakespeare, che incarnavano da
un lato, l’idea delle prefiche, donne che, fin dall’antichità classica,
piangevano i morti accompagnando i cortei funebri (fino al secolo
scorso ancora presenti in diversi
paesi dell’Italia meridionale); dall’altro, esse rappresentavano anche le Erinni, spiriti vendicatori
dei defunti, che sorgono dall’Oltretomba e che, nel nostro dramma, venivano a vendicare l’assassinio di Laio perseguitando Edipo. La doppia identità dei tre personaggi era simboleggiata da maschere bianche che indossavano
per tutto il tempo in scena. Inoltre, le tre donne parlavano alter-
nando l’Italiano col Siciliano sia
perché già nella tragedia greca le
parti corali avevano una patina
dialettale, sia perché, come vere
prefiche, gemevano in vernacolo. La nostra interpretazione della tragedia, rivelata dalla voce delle Erinni è questa: Edipo è colpevole ma non è responsabile. E noi?
Cosa farebbe ognuno di noi nei
panni di Edipo? Riuscirebbe a
mantenere la propria dignità di
uomo? E’ questo il provocatorio
interrogativo che l’Erinni rivolge
allo spettatore, mentre sulla scena di Tebe cala il sipario…
Le musiche, tutte originali, sono
state composte dal maestro Daniele Mosca che ha associato a
ciascuno dei personaggi un diverso tema musicale, parte di un mosaico composto dalla loro unione. Egli stesso, durante lo spettacolo, ha suonato dal vivo la fisarmonica. In scena c’erano quarantacinque ragazzi del liceo (classico, scientifico ed economico) del
nostro Istituto, dal primo al quinto anno, alcuni dei quali, oltre a
recitare, cantavano e danzavano
dal vivo.
Il ricavato dello spettacolo è stato devoluto ad Emergenza Haiti, un progetto del Vis (“Volon-
tariato Internazionale per lo
Sviluppo”). Dopo l’esperienza
di Palermo, lo spettacolo è stato messo in scena anche a Palazzolo Acreide (Sr) in occasione del XVI Festival del Teatro Classico per Giovani organizzata dall’Istituto Nazionale
del Dramma Antico (Inda) alla presenza del sovrintendente
della Fondazione Inda, dottor
Sebastiano Aglianò, e di diversi attori professionisti. Speriamo che la nostra scuola diventi presto uno dei Fuochi del
Progetto Prometheus dell’Inda, ossia centro promotore e
ambasciatore della cultura del
Teatro Classico.
Infine, alcuni brani del nostro spettacolo (in particolar modo la scena finale) sono stati messi in scena in due occasioni molto speciali: la prima, contestualmente alla
visita del presidente del Senato,
l’avvocato Renato Schifani, il
9 Maggio scorso, al “Don Bosco
Ranchibile” e venerdì 4 Giugno,
in occasione della commemorazione per Giusto Monaco che
si è tenuta presso l’omonimo giardino di Palermo (il giardino “Giusto Monaco”), organizzata dal figlio del professore, l’architetto Iano Monaco, e dal Liceo Classico Garibaldi, con la prof.ssa Carmen Tranchina.
Il nostro laboratorio teatrale sta
già lavorando alla messa in scena
del nuovo spettacolo che quest’anno sarà Ecuba di Euripide. Gianpaolo Bellanca presto darà avvio
ai provini per la selezione dei giovani attori. Si rinnova così un appuntamento, diventato ormai tradizionale, che si fonda su un obiettivo particolare: trasmettere l’amore per la cultura classica e la passione per la recitazione attraverso un lavoro che coinvolga i ragazzi in ogni fase della sua realizzazione.
Myriam Leone
SCUOLA
“Insegnare è toccare
una vita per sempre”
Liceo Classico di Bagheria. Il saluto alla prof. Anna Casano
In occasione del saluto alla prof.ssa Anna Casano, docente per quaranta anni di Lingua e
Letteratura francese, per il suo pensionamento, il Liceo Classico di Bagheria ha voluto
dirle un caloroso grazie e ne ha approfittato
per fare alcune considerazioni.
Prima i ringraziamenti…Grazie per il modo
con cui ha interpretato e portato avanti, giorno per giorno, il proprio ruolo di insegnante,
per aver dato prova di credere nel proprio lavoro, di aver dato vita ad una figura di insegnante di cui andare fiera. Anna Casano ha
messo passione in ogni gesto, in ogni parola,
ha amato, rispettato, stimato e valorizzato ciascun alunno ed è divenuta un modello di onestà, di rettitudine, di coerenza, di valori, per
tutti i suoi studenti e, con le loro parole, “la
fortuna è stata dalla nostra parte perché noi
nel corso delle nostre vite abbiamo incontrato lei, una vera insegnante… Abbiamo conosciuto la sua determinazione, la sua grinta,
ma anche l’infinita dolcezza che si nasconde
dietro un carattere così forte; ci ha lasciato
una grande impronta”.
Poi alcune considerazioni… Nella scuola di oggi la professione docente vive tra grandi contraddizioni, con un grande senso di incertezza, precarietà, inconsistenza pratica. Oggi, che
nella scuola dell’autonomia vengono richieste
al docente competenze e professionalità che
vanno ben oltre la propria sfera disciplinare,
paradossalmente, si ha una vertiginosa caduta di prestigio della categoria, alla quale sicuramente non arride un elevato riconoscimento sociale.
Da decenni ormai la scuola viene bistrattata
e accusata di essere causa di sperperi inauditi, di essere la causa di tutti i mali…E ciò
che è forse ancor più grave è che questo svilimento, questo convincimento si è insinuato
via via, piano piano, in modo subdolo e sottile, anche in chi lavora nel mondo della scuola e gli stessi docenti non si sentono più realizzati, non si riconoscono come professionisti, e reputano nella maggior parte dei casi il
proprio lavoro un ripiego. Quante volte si sente dire: “Che sbocchi avresti? Solo l’insegnamento? Per carità, ti ridurresti a fare l’insegnante!...” Queste parole, pronunziate da
docenti, sono terribili e gelano il sangue…determinano la caduta di ogni autorevolezza, di
ogni stima da parte della società…
Un insegnamento che arrivi da persone che
non credono nel proprio ruolo, che non hanno stima per il proprio lavoro, è, citando le parole di G. Steiner ne La lezione dei maestri, “un
insegnamento morto, che immiserisce lo studente, riduce a grigia inanità la materia insegnata, insinua nella sensibilità dello studente il
più corrosivo degli acidi: la noia. È rovinoso,
distrugge la speranza alle radici”.
Eppure si sta parlando di una istituzione come la scuola e di persone che si occupano di
educazione e di cultura, che sono i pilastri
di una società civile e progredita. Si sta par-
lando della scuola che è il luogo dove i giovani crescono, si confrontano, si misurano, dove ancora si possono vivere valori e principi,
scoprire strade diverse e alternative ad un
mondo falso, superficiale… vuoto.
La scuola, dove si insegna, come dicono Savagnone e Briguglia, ad avere “CURA”, nel senso di promuovere un approccio corretto nei
confronti di se stessi, dell’origine, degli altri, del
significato della vita, suscitare uno stile di delicata attenzione, di “tenerezza” e di responsabilità, in modo da diventare protagonisti dell’impegno che ne deriva.
“CURA” che vuol dire “Avere a Cuore”, che nasce al tempo stesso dal riconoscimento di un valore e dalla consapevolezza della sua fragilità.
Come si può non dare il giusto riconoscimento ad un ruolo come quello dell’insegnante? Un insegnante orgoglioso del proprio lavoro, convinto che il proprio mestiere è il migliore del mondo, perché consapevole del proprio ruolo di educatore, può divenire, come
l’esempio della prof.ssa Casano, motore di una
società che cresce, di una società che dà fiducia ai giovani, che li incoraggia e fa uscir fuori
il meglio di ciascuno, rendendoli, come dicono gli alunni della sezione B del Liceo Classico “F. Scaduto” di Bagheria, alunni della prof.ssa
Casano, “uomini e donne migliori, pronti a
scalare montagne pur di conquistare le proprie
mete, a mettersi in gioco comunque, perché
ogni cosa merita uno sforzo, perché qualunque cosa merita di essere giocata…”
Oggi con l’autonomia la scuola potrebbe essere in una condizione estremamente favorevole. Con essa, infatti, si è passati da un assetto
verticistico, piramidale e monolitico, del sistema di istruzione, che mortificava la comunità in favore della burocrazia, ad uno policentrico, fondato sulla creatività e la responsabilità dei singoli istituti. Viene favorita, in tal modo, la cooperazione tra le varie componenti costitutive della scuola, che potrebbe consentire
di dare alle scuole una nuova fisionomia, di valorizzare i singoli ruoli, avvicinandosi sempre
più al modello della Comunità piuttosto che a
quello dell’ufficio o dell’impresa.
È molto bello e significativo il parallelismo che
in un articolo Marco Lodoli suggerisce per identificare il ruolo che dovrebbe giocare la scuola
nel proporre ai giovani l’atteggiamento nei confronti dell’esistenza:
“Pensiamo a una donna africana che, da sola, va con le sue povere cose, raccolte in un
fagotto e tenute prodigiosamente in equilibrio
sulla testa. La donna cammina sulla polvere disegnando con i propri passi il sentiero che la
porterà dove deve arrivare. Andando lei trova
il suo asse perfetto, la rettitudine che le permette di procedere, senza far cadere a terra ciò che
di prezioso porta sulla testa. Va con la propria andatura, attenta a se stessa, al proprio ritmo particolare, alla vita che è nel fagotto e che
cresce lungo il cammino. Come lei, ogni essere umano ha un diverso percorso da compiere, un preciso equilibrio individuale da conoscere e praticare, se vuole arrivare al villaggio
o più lontano ancora. E durante questo viaggio, che si disegna tramite i nostri passi, è necessario trovare il perfetto accordo con se stessi, per cui nessun gesto va sprecato e tutto concorre a portarci al villaggio, o comunque lì dove dovremmo arrivare.”
Un viaggio, difficile e, allo stesso tempo meraviglioso e stimolante, che i docenti, a scuola,
hanno la fortuna di condividere, rinnovare, migliorare… contribuendo anno per anno, giorno per giorno a “Liberare l’intelligenza” e a
“Coltivare l’Umanità”, così come dice M. Nussbaum. E dove se non a scuola si possono acquisire le tre capacità essenziali suggerite dalla Nussbaum per Coltivare l’Umanità? Esse,
infatti, sono: - la capacità di giudicare criticamente se stessi e le proprie tradizioni, per vivere quella che potremmo chiamare, con Socrate, una vita esaminata; - la capacità di
concepire se stessi come esseri umani legati ad
altri esseri umani da interessi comuni e dalla
necessità di un reciproco riconoscimento; - la
capacità di avere “immaginazione narrativa”,
cioè la capacità di immaginarsi nei panni di
un’altra persona, di capire la sua storia personale, di intuire le sue emozioni, i suoi desideri, le sue speranze.
Prof.ssa Anna Maria Olimpia Puleo
Liceo Classico “F.sco Scaduto” Bagheria
53
SCUOLA
SCUOLA E LEGALITÀ. LICEO CLASSICO SCADUTO DI BAGHERIA
In ricordo di Giuseppe Di Matteo
Il Liceo classico Francesco Scaduto, in collaborazione con l’ITC Luigi Sturzo di Bagheria, anche quest’anno ha aderito ad un
importante progetto che si propone di sensibilizzare i propri alunni alla legalità, parola che sebbene frequentemente pronunciata,
troppo spesso non trova riscontro con altrettanta evidenza nelle nostre vite. “La Scuola adotta la legalità”, attività finanziata con
i fondi della legge regionale n.20 del 13/09/99,
ha coinvolto gli alunni di entrambe le scuole in varie iniziative mostrando loro il vero significato di legalità e cittadinanza attiva.
A tale proposito è stata organizzata una visita alle terre confiscate alla mafia, nei giorni
11 e 12 Maggio 2010, seguita dall’incontro
con i sindaci del Corleonese e della Valle di
Belice che hanno aderito al consorzio “ Legalità e sviluppo. Fare impresa sulle terre confiscate alla mafia”.
In seguito gli alunni sono stati accompagnati a San Giuseppe Jato nel Palermitano
per visitare il Giardino della Memoria in onore di Giuseppe di Matteo, figlio di un mafioso pentito.
La storia di questa vittima innocente della
mafia che, a soli 13 anni e dopo 779 giorni di
prigionia, fu strangolata e sciolta nell’acido
l’11 Gennaio del 1998, ha scosso partico-
Tra quelle fredde e bianche pareti
(a Giuseppe Di Matteo)
Giuseppe Di Matteo
larmente le coscienze di tutti noi. Inevitabilmente indotti ad una profonda riflessione
su questo aberrante fatto, gli alunni del nostro Liceo hanno sentito l’esigenza di comunicare ciò che loro stessi avevano vissuto in
prima persona recandosi in quel luogo di dolore.
Così grazie alla coordinazione della prof.ssa
Maricetta Gandolfo e dell’operatore Salvo Manzone, i ragazzi della II E hanno realizzato un video con immagini, pensieri e riflessioni in seguito alla loro esperienza.
Degna di particolare nota la poesia scritta da
una delle alunne della II E, Cristina Curvati che, con parole colme di sincerità e commozione, ci manda un definitivo invito a ricordare Giuseppe e tutte le altre vittime
della mafia.
Tra quelle fredde e bianche pareti
il suo esile corpo disciolto risiede
Che animale è l’uomo
offuscato dalle sue devianze,
che ha segregato e privato
del mare
del vento
della vista di ogni luogo
un suo simile in quelle stanze
Pareti pregne di memorie e grida e pianti,
invocazioni dissonanti a tutti i Santi
sordi e stanchi
di sentir invocare pietà e perdono
Gli sono stati negati i giochi e spenti i lumi
negli occhi,
fuochi di una giovinezza ormai dissolta e
sepolta nel vortice acido
E tu,Uomo (?)
stavi lì ad osservare
silente e delinquente
quei sogni imberbi andare in fumo,
fanciulli desideri sciogliersi
ed urla represse mischiarsi al vento
coi suoi mesti segreti,
tra quelle fredde e bianche pareti
Rosalba Potenzano III E
Giuste le proteste dei docenti ma il Ponte non c’entra
La protesta della Scuola fra Gelmini Lombardo
Marciano per Palermo e poi, sempre con le
bandiere dei Cobas, una “spedizione” raggiunge le rive dello Stretto. Non si fidano più di nessuno i professori siciliani. E con essi i bidelli… La Gelmini ha preso tanti provvedimenti a favore di chi sta in cattedra, ma ha perseguito con la cocciutaggine di un “asin bigio”
l’obiettivo del risparmio: spender meno innanzi tutto. E quindi meno stipendi uguale meno
insegnanti, anche perché i singoli stipendi
dovranno crescere un po’, almeno nei programmi e i posti, cioè le cattedre, saranno rese sicure e definitive in meno tempo. Non tutto è male, insomma, quello che si prospetta agli insegnanti, ma la disoccupazione… E’ tanta.
Raffaele Lombardo aveva promesso iniziative della Regione ad integrazione dell’arretramento dello Stato. Ma che cosa si è visto in pratica? Niente.
Il colmo è che, per difendere i precari, si penalizzano gli aventi diritto, cioè professori laureatisi a pieni voti e abilitatisi in tempo record,
vincendo concorsi, frequentando corsi di aggiornamento, sottoponendosi a tirocinio. Insomma si verifica di tutto e poco di veramente giusto.
La prima osservazione, che ci sentiamo di
ripetere ancora una volta, è sull’errore della visione errata diffusasi ai tempi del socialismo
reale: gli interessi dello Stato che coincide-
54
rebbero con quelli dei cittadini. Non è così,
mai. Se non longa manus, alla lunga, in una
visione molto generale, ma prima ancora generica… Lo stato è creditore – debitore, controparte, ha interessi propri. In questa circostanza basta osservare che se il governo, con
Berlusconi e Tremonti non risana il bilancio,
questa sarà considerata comunque la sua maggiore sconfitta.
Perché, si dirà ora, non tagliare altrove? E
dove? Nella sanità forse? Ecco la maggiore voragine di denaro per la pubblica amministrazione, ecco la famelica bocca che aspira e manda giù la massima quantità di denaro dalle casse dello Stato, che le riempie a suon di tasse… Correggiamo il tiro, la forma della sanità
pubblica delle cure e delle medicine gratis. Ma
non è facile perchè si tratta di moralizzare il
mercato farmaceutico, quello delle attrezzature e altro ancora.
Noi diciamo anche: ben venga la mano privata sia a scuola che nella sanità. Purché controllata dall’esterno e purché nei rapporti col personale i due settori (ma guardiamo proprio alla scuola) debbano rispettare i contratti e i minimi sindacali con la stessa cura e penalità con
cui si rispetta quello dei metalmeccanici.
Ma non dimentichiamo che il vero obiettivo
del governo è quello di rilanciare la produzione, e la crescita e su questa voce siamo già
all’1% di crescita in un anno rispetto allo 0 dell’anno scorso. Un grande segno, non un piccolo segno, non tanto e non solo perché l’1%
se è un trend sarà il 10% di crescita in 10 anni, ma perché l’aumento da zero ad uno in
un anno potrebbe significare un ulteriore aumento da zero a 2 e a tre in un imminente futuro e potrebbero innescarsi nuovi ritmi di sviluppo come quelli degli anni migliori.
E il Ponte sullo stretto? Non ha nulla a che
fare con gli insegnanti e il corpo docente e non
docente. Anche Lombardo è d’accordo sul ponte (non lo sono molti suoi sostenitori). Il denaro che si impiega per il ponte non potrebbe mai
impiegarsi per distribuirlo sotto forma di stipendi in stipendifici di alcun genere. Il ponte
richiama investimenti per proprio conto, è uno
strumento di sviluppo indispensabile, creerà
posti di lavoro prima, durante e soprattutto dopo la sua costruzione. Serve allo sviluppo dell’Italia e della Sicilia che se ne gioverà per esportare, per approvvigionarsi (alimentarsi letteralmente, perché importa più di quanto esporta, manufatti e generi alimentari) e come
porta di ingresso del turismo oltre che come
meta in se stessa. Quanto al sistema stradale,
inquadrandosi anche nell’asse Berlino – Palermo, il ponte farà da stimolo all’indispensabile
potenziamento della rete stradale circonvicina, sia in Calabria che nell’Isola.
SCUOLA
ANNALI DEL LICEO GARIBALDI
Uno sguardo al passato
per preparare il futuro
“Solo un momento del passato? Molto di più forse:
qualcosa che, comune sia al passato sia al presente, è
molto più essenziale di entrambi” (Marcel Proust)
.
Se per “luogo” si intende uno spazio dalla
pregnante significatività simbolica, non ho
esitazione ad affermare che il Liceo Classico
“G. Garibaldi” di Palermo è un “luogo”.
Un “luogo” può definirsi tale a patto che non
accusi, nel proprio sistema immunitario, deficienze tali da precludere la possibilità di custodire lo scrigno dei ricordi e delle testimonianze. Ritengo che proprio in tale patrimonio sia l’essenzialità del “qualcosa” cui allude Proust nel passo in epigrafe.
Testimonianza della vicenda corale del Liceo
“Garibaldi” sono i suoi Annali, che, al di là dell’obbligo, ormai generalmente disatteso, di
assolvimento al dettato legislativo d’epoca fascista (art. 16 del R.D. 30 aprile 1924), rappresentano un irrinunciabile segno di appartenenza, quale quello che permea i versi, sia
pur datati, dell’Inno del Liceo Garibaldi,
scritto dall’amatissimo professore Vito Muciaccia e musicato da un ex allievo, il compositore Marco Betta.
Il presente fascicolo porta la numerazione
38-45 della Nuova Serie, avviata nel 1964 e
prosecuzione ideale di una serie risalente al
decennio 1920-1930.
Il comune denominatore delle due esperienze consiste nella vocazione del Liceo ad essere soggetto di elaborazione culturale, al
crocevia tra testimonianza e irrompere del
nuovo. Ciò trova conferma nel taglio rigoroso di saggi a firma di assai validi docenti.
Tullio De Mauro ebbe a complimentarsi
con me quando calò a sorpresa da Roma a
Palermo, nella qualità di ministro della Pubblica Istruzione, per inaugurare, proprio al
Liceo Classico “Garibaldi”, l’inizio dell’anno scolastico in Italia.
Scorrere le pagine dei vari numeri significa,
dunque, rendersi conto di quale incidenza
ha avuto questa istituzione non solo sul sistema formativo nazionale, ma anche nella cultura e nella scienza. Ed ecco affiorare allora
i volti di quei Grandi che hanno lasciato un’orma duratura nei propri ambiti di competenza: Severino Ferrari, Vittorio Cian, Orso Mario Corbino, Cosmo Guastella, Gaetano Salvemini, Vittorio Graziadei, Eugenio Donandoni, Beniamino Stumpo, Vittorio Strazzeri, Raffaele Onorato, Ciro Drago, Ettore Allodoli, Luca Pignato, Emanuele Cesareo, Ernesto Pontieri, Francesco Biondolillo, Enrico Longi, Roberto Salvini, Giuseppe Carlotti, Francesco Albergamo, Ettore Paratore,
Ferdinando Albeggiani, Luigi Natoli, Guido
Di Stefano, Gino Raja, Giusto Monaco, Giuseppe Augello.
Tra i presidi che pure dettero lustro al Liceo
meritano una menzione particolare Giusep-
pe Vitrano, Pasquale Tullio, Sarino Armando Costa e Giuseppe Cottone.
La cultura scientifica sa tener testa alla letteraria, contando tra i suoi esponenti un fisico illustre che, pur non essendo iscritto al partito fascista, fu chiamato a ricoprire alte cariche istituzionali, quali quelle di ministro della Pubblica Istruzione, nel 1921, e di ministro dell’Economia Nazionale, nel 1923: Orso Mario Corbino. In particolare egli è
noto per essere stato, all’epoca in cui dirigeva l’Istituto di Fisica presso l’Università di Roma, il “padre dei ragazzi di Via Panisperna”, cioè di quegli allievi che hanno stupito il mondo e rispondono ai nomi di Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti, Ettore Majorana e dei futuri Premi Nobel Enrico Fermi ed Emilio Segrè. A loro la
comunità scientifica riconosce il merito del
passaggio epocale dalla fisica atomica a quella nucleare.
Era naturale che dal seme lasciato dai Maestri dovessero germinare i frutti dell’affermazione di innumerevoli Allievi nel campo delle Istituzioni, delle Professioni, della Cultura, dell’Arte e della Scienza. Nell’impossibilità di stilare un elenco adeguato, vogliamo
solo citare un immortale, l’autore di quel “Gattopardo”, che è il romanzo italiano più letto
nel mondo: Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Il racconto della microstoria del Liceo “Garibaldi” ha inizio con l’inaugurazione, avvenuta il 12 gennaio 1889, anniversario della
rivoluzione siciliana del Quarantotto. Era
presente l’allora Ministro della Pubblica Istruzione, Paolo Boselli, in rappresentanza del
Presidente del Consiglio Francesco Crispi. Era quello un periodo in cui imperavano il tecnicismo positivista ed il mito della Kultur di estrazione prussiana.
Successivamente, il Liceo sarebbe stato investito dalla ventata della statolatria di matrice
hegeliana. Emblematica appare, per i tempi, l’accoglienza favorevole riservata dalla comunità del Liceo alla Riforma Gentile
(1923). Ma, qualche decennio prima, sul finire del 1895, appena ventiduenne, era giunto dalla Toscana a Palermo, assegnato dal
Ministero della Pubblica Istruzione, al “Garibaldi”: il socialista Gaetano Salvemini
che diceva: “ho spiegato insomma la teoria
della lotta di classe senza parlare né di socialismo né di lotta di classe; e ogni volta che si
presenti un’occasione qualsiasi l’acchiappo al
volo e faccio propaganda di socialismo sott’acqua” (lettera a Carlo Placci del 27.11.1895).
E nel contempo si delineava, come ha evidenziato Gaetano Priola nel suo articolo su Gaetano Salvemini e il “Garibaldi”, pubblicato sui nostri Annali nn. 11 - 13, la grande figura di educatore.
Con la Liberazione, ad opera delle Truppe
Il preside Martorana
Alleate, il Liceo si sarebbe aperto agli ideali
della “scuola democratica”, ispirata ai principi di Dewey, Kilpatrick e Cousinet, per poi
conoscere una stagione di egemonia dello spiritualismo cattolico e, nei giorni nostri, i tentativi, sempre oggetto di duro contrasto, di
un rilancio laico della vita associata di questa Seconda Repubblica.
Il Giornale di bordo del Garibaldi registra,
in oltre centoventi anni di storia, una costante, quella del sapiente esercizio della mediazione tra il luminoso retaggio del passato e le
istanze di rinnovamento.
Negli ultimi anni la vita del Liceo ha registrato l’attivazione di percorsi progettuali di alto
profilo, come i saggi, tra tradizione e sperimentalismo, del Laboratorio Teatrale diretto da Gigi Borruso, la creazione di quell’autentico gioiello che è il Museo Scientifico, ed il suo inserimento in un circuito museale qualificato, il rilancio del ruolo della Biblioteca come centro di progettazione didattica laboratoriale nell’era digitale. Si tratta di iniziative che evidenziano la capacità
del Liceo di autodeterminarsi nel clima delle trasformazioni indotte dall’Autonomia e
di porsi come calamita sociale, in grado di orientare i giovani verso scelte coerenti e verso quelle connotazioni professionali che la domanda di lavoro nei settori ad elevato cambiamento tecnologico richiede come necessarie
e strategiche.
Nel contempo, il Liceo si apriva al mondo
esterno e a diventare luogo di convergenze sinergiche in occasione di importanti manifestazioni, quali i convegni per il bicentenario
garibaldino (2007) e per il cinquantenario della morte di Tomasi di Lampedusa (2008), e
gli incontri con alcuni tra i maggiori esponenti della cultura italiana ed europea: lo scrittore francese Dominique Fernandez, il drammaturgo spagnolo Fernando Arrabal, il drammaturgo belga Adolphe Nysenholc, il poeta
Mario Luzi, il critico Giorgio Barberi Squarotti, i romanzieri Andrea Camilleri, Stanislao Nievo e Dacia Maraini, quest’ultima
un tempo pure allieva del “Garibaldi”.
È per me motivo di orgoglio costatare che gli
Annali godono di un prestigio che ha varcato
i confini nazionali, come mostra l’attenzione di cui sono oggetto da parte di studiosi, Biblioteche, Librerie, Enti e Università, sia in
Italia che all’Estero, ma soprattutto come mostra la consacrazione, nel quadro della cultura europea, grazie all’inserimento, con la sigla Alpg, nella prestigiosa Annèe Philologique.
Tra le molteplici testimonianze laudative voglio solo riportare quella di uno dei massimi filologi del Novecento, Quintino Cataudella, il quale definisce gli Annali come
un’opera “che fa veramente onore alla Scuola Italiana”.
Antonio Martorana
55
LETTERE
Era la più anziana e la più convinta sostenitrice di Palermoparla
La perdita di Giovanna Messina
Cara Giovanna,
scriverti non è facile quando ripenso alle
lunghe chiacchierate, agli scambi di idee, ai
tuoi sfoghi, alle tue illuminanti osservazioni. Cara Giovanna, ti ho appena lasciata
tutta bianca su un letto di morte, ancora viva però e in qualche modo cosciente se il
tuo sorriso alle mie parole ha ancora un senso. L’amicizia tra due persone nasce a volte in modo imprevedibile e tra esseri apparentemente molto diversi. Non molto ci
univa: età, esperienze di vita, frequentazioni, tutto differiva. Le diversità sono spesso
una ricchezza, anche se non sempre sappiamo accettarle. Tu sei – perché spero di
rivederti ancora – una persona speciale, unica. Forte, libera, serena, apparentemente
severa, in realtà di gran cuore.
Hai saputo superare grandi dolori e grandi delusioni, senza mai perdere il tuo dolce sorriso, il tuo amore per l’umanità, per
un’umanità crudele e ingrata sì, ma pur sempre degna di comprensione. Leonessa e
agnello insieme, Giovanna la tua è stata una
grande scuola di vita per tutti, per i tuoi
familiari, per i tuoi nipoti che hai saputo
amare e crescere ben più di una madre, col
dono di un amore che superava di gran lunga la tua pur eccezionale generosità. Tu non
hai avuto figli tuoi, ma sei stata per tutti una
vera mamma.
Donna moderna e antica insieme, hai lavorato, insegnato, amministrato con intelligenza, capacità e dirittura morale. Davanti ai dolori più atroci, agli schiaffi della
vita hai saputo reagire con un’energia incredibile, ma sempre nella giustizia e nella
legalità. Nessuno come te ha saputo sfidare lentezze burocratiche, funzionari dello
stato pigri, corrotti o paurosi, lottando sempre a testa alta, come fa una siciliana di razza orgogliosa e tenace, che, nonostante tutto, crede nella giustizia umana e soprattutto in quella divina. La tua religiosità non
è mai stata bigottismo, ma vera fede in Dio,
fede in Chi dall’alto ci illumina e ci protegge al di là di ogni cattiveria.
Mi raccontavi spesso, infatti, come, con tua
sorpresa, tante perone che ti avevano osteggiato in vita, da tempo erano scomparse sottoterra o erano state punite dalla vita nel
peggiore dei modi. Sì, la giustizia esiste – di-
Si è spenta
Grazia Rao
Brava e gentile era la titolare della lavanderia
di Via Valdemone
56
Quando si perde un’anziana amica i rimorsi ci assalgono. Ora mi dispiace di tutte le volte che mi son fatto negare al telefono. “Beccarmi” nei momenti più disparati era una speranza e una gioia per la cara signora Messina, sempre presa dalle sue personali battaglie per i disservizi della
città e per i casi di povertà che notava attorno a lei, che pur risiedeva
in una zona dei “quartieri alti” della città alle spalle della “Statua” in
via Croce Rossa.
Poi c’era la battaglia per la messa in sicurezza di Costa Turchina, a mare del territorio di Pollina: una vera croce portata con grande gagliardia contro onorevoli e istituzioni. Più le ripetute domande per aver riconosciuto il diritto “sacrosanto” di poter costruire il suo secondo villino. Tutto da lasciare agli eredi poveri, vista la veneranda età di cui
Giovanna, l’implacabile scrittrice di lettere di protesta era ben consapevole, provvida di consigli, perché anche i suoi amici più cari giungessero in tarda età con tanta lucidità di mente e voglia di …vivere. (G. Sc.)
cevi tu – e se si ha la forza di andare avanti,
nonostante tutto, si vince sempre. Dobbiamo soltanto adoperarci per il bene di tutti. Dio non è battibile.
Tu lo facevi davvero il bene di tutti. Rimasta presto orfana di padre, hai cresciuto, insieme alla mamma, i numerosi fratelli e le
sorelle. Li hai amati, li hai rimproverati quando era il caso, ma sempre con grande amore. Mi raccontavi di come ti occupavi di loro, degli studi, dell’inserimento nel mondo del lavoro, puntando sempre al meglio.
Non aiutavi solo i familiari, ma chiunque
ritenevi avesse bisogno del tuo aiuto. Ti commuovevi davanti alla miseria, alla fame, alla disoccupazione e tu, ricca di mezzi e di
conoscenze, ti adoperavi per dare aiuto in
tutti i modi possibili. Raramente ho conosciuto persone così, se stavi a raccontarmi
per ore dei baraccati poveri della Statua delle cui sofferenze ti occupavi materialmente
e moralmente. Tu non sei, Giovanna, una
persona mediocre, di cui il mondo è pieno.
Tu sei coraggiosa fino all’incoscienza, per
te la vita è degna di essere vissuta solo nella verità. Sei sincera a costo di provocare, di
farti dei nemici, ma nel contempo sei una
creatura di pace sempre pronta a comprendere e a perdonare quelle che tu stessa consideri debolezze umane.
Ti disperavi per la giustizia ingiusta, per la
giustizia negata, ma non demordevi mai,
perché contro il male bisogna lottare. Sem-
pre e senza tentennamenti. Tuonavi anche
contro i giornali che nascondono la verità,
che rifiutano di pubblicare le notizie che interessano il cittadino, ti sei rivolta a una piccola rivista come la nostra, Palermoparla,
una rivista di cui andavi fiera e che sentivi
tua. Hai fatto tanto anche per Palermoparla. Tu la distribuivi, ne parlavi con le persone, con tutti quelli che conoscevi, raro esempio, nella nostra terra, di partecipazione e
senso civico. Hai perso presto anche il marito e tu, ancora bellissima, hai rifiutato vari pretendenti e non ti sei più sposata. Forse avresti potuto tornare ad amare, ma non
hai incontrato quell’uomo con la U maiuscola che poteva starti accanto.
Non sapevi accettare compromessi né accomodamenti, andavi dritta per la tua strada, luminoso esempio per tanti per cui la vita si riduce solo a questo. Mi raccontavi della tua numerosa famiglia che comprendeva generali, militari, carabinieri, poliziotti, guardie carcerarie. Sempre schierata dalla parte della legge, sapevi anche comprendere il dolore di chi aveva sbagliato, capivi
la realtà della vita. Bella e brutta insieme,
varia, sempre imprevedibile.
O ancora in vita o già tra gli angeli, cara
Giovanna, le persone come te non muoiono mai.
Cefalù, 19/08/2010 ore 10,00 (finito alle ore
10,35). Poche ore più tardi Giovanna non c’era più.
Lydia Gaziano
Grazia Rao, a soli 52 anni di
età, ci ha lasciati. La conoscevamo da almeno trent’anni perché da giovanissima aiutava la
mamma Carmela Volpe a mandare avanti la lavanderia di via
Valdemone 28. La “nostra” lavanderia.
Competenza, gentilezza e precisione sono state una costante
nell’attività delle due signore,
ma ultimamente soprattutto di
Grazia, dopo il ritiro dal lavoro
della mamma. In particolare era
un “asso” nel far tornare nuove
le cravatte. Ma nulla vale la gentilezza del tratto e la dolcezza.
Un grande vuoto per il marito
Andrea Lo Gerfo e per il figlio
Marco, che negli ultimi mesi aveva sostituito la mamma nell’attività, con impegno e serietà.
Speriamo che il dolce sorriso di
Grazia li sostenga e li aiuti a superare le difficoltà della vita.
(L.G.)
SPETTACOLI / CINEMA
Frenetica passion
A VENEZIA 67
Rubrica creata da Gregorio Napoli
Cinema siciliano presenza importante
Venezia 67 ha chiuso i battenti fra polemiche e delusioni, sia per la qualità generale dei film, considerati di livello piuttosto
modesto, inadeguato ad una manifestazione di così elevato prestigio, sia per l’assegnazione dei premi maggiori. Il film di Sofia Coppola, Somewhere, che pure non
è privo di profondità e di stile, non è apparso a molti meritevole del Leone d’Oro. E
meno che mai è piaciuta l’assegnazione del
Leone d’Argento (nonché dell’Osella per
la miglior sceneggiatura) a Balada Triste
de Trompeta dello spagnolo Alex de la
Iglesia, film esagitato ed eccessivo, destinato certo a far discutere alla sua apparizione sugli schermi. Ha deluso fortemente anche la mancanza del benché minimo riconoscimento al cinema italiano in concorso
che pure allineava ben quattro titoli, tutti
più o meno degni di considerazione, uno
dei quali, Noi credevamo di Mario Martone, affascinante affresco sul Risorgimento italiano, poteva ben ambire a qualche riconoscimento.
Maggior successo di pubblico e di critica
hanno avuto alcuni film presenti nelle varie sezioni collaterali, come l’attesissimo
Vallanzasca di Michele Placido, pur fra
le roventi polemiche suscitate dalla scelta
del soggetto. Buona accoglienza anche per
due film di autori siciliani, I baci mai dati di Roberta Torre che ha aperto la sezione Controcampo italiano e Malavoglia
di Pasquale Scimeca che partecipava nella sezione Orizzonti. Presenti a Venezia, visibilmente soddisfatti del successo ottenuto, l’Assessore regionale al Turismo e Spettacolo Nino Strano e il neo -dirigente della Sicilia Film Commission Pietro Di Miceli. La Regione Sicilia, infatti, attraverso
la Film Commission e Cinesicilia, ha dato
un contributo finanziario alla realizzazione dei due film. Nel piccolo ma validissimo
drappello di opere realizzate sotto l’egida
siciliana, c’era anche un interessante documentario sulle isole Eolie Fughe e approdi, opera di Giovanna Taviani talentuosa
figlia del grande Vittorio.
I baci rubati di Roberta Torre è un film
maturo e denso di significati, con il marchio
inconfondibile di una regista geniale ed atipica, milanese di nascita e di educazione,
che da sempre ha scelto la Sicilia come set
ideale, ombelico del mondo e metafora privilegiata di vita negli aspetti più intensi e
coloriti. La Torre non era nuova al Festival
di Venezia. Nel 1997 il suo primo lungome-
Una scena di “Somewhere” di Sofia Coppola (nella foto piccola). In basso un momento delle riprese di “Noi credevamo”
traggio Tano da morire ricevette il premio Luigi De Laurentiis come miglior opera prima, guadagnandosi successivamente numerosi altri riconoscimenti. A Cannes nel
2002 Angela fu presentato con successo alla Quinzaine des realizateurs, protagonista
Donatella Finocchiaro, che iniziò così la
brillante carriera cinematografica. I baci
mai dati si svolge in un quartiere popolare
di un’anonima città del Sud, ma il set è
Librino, mai nominato e scelto - come dice la Torre in conferenza stampa per il suo
aspetto anonimo e un po’ surreale. Manuela (Carla Marchese), adolescente delusa e
frustrata dalle difficoltà economiche e affettive della famiglia e da un difficile rapporto con la madre Rita (Donatella Finocchiaro), stravagante e prevaricatrice, si fin-
ge protagonista di un miracolo. Diviene oggetto di
venerazione popolare ed è
perseguitata dalle continue
richieste di ulteriori prodigi. Alla fine, misteriosamente, un vero miracolo
accade. I baci mai dati ha
i toni sorridenti e grotteschi dei primi film della
Torre, ma scava, questa volta, più in profondità. Si cala empaticamente sulla realtà degli umili che si aggrappano disperatamente
al miracolo come ultima
spiaggia, ma ci regala, nel finale, una soluzione più realistica e a portata di mano
nell’abbraccio che unisce Rita e Manuela ,
madre e figlia che si ritrovano, e nel profondo legame affettivo che nasce fra quest’ultima e una giovane cieca oggetto delle sue
cure. Tutti bravi gli attori, compresa la debuttante Carla Marchese. Godibilissimo e
divertente il personaggio della surreale maga-parrucchiera, interpretato da Piera Degli Esposti.
Malavoglia di Pasquale Scimeca richiama
inevitabilmente alla mente le immagini, solenni nella loro icasticità, de La terra trema di
Luchino Visconti. Entrambi, infatti si ispirano a I Malavoglia di Giovanni Verga, piegando il romanzo in qualche modo alle esisegue a pagina 58
57
SPETTACOLO
segue dalla pagina 57
genze di un loro discorso personale. Pasquale Scimeca non teme il confronto col maestro del neorealismo italiano poiché il suo
film si discosta molto dalla versione viscontiana. Dedica però a Visconti un bell’omaggio, nell’inquadratura obliqua che ritrae i
Malavoglia intenti a scrutare il mare in tempesta nella vana attesa che la Provvidenza,
la barca di famiglia, riporti sani e salvi i loro
cari. Gli scogli però, non sono quelli famosissimi di Acitrezza. Scimeca, infatti, ha am-
I Malavoglia di Pasquale Scimeca (nel riquadro)
bientato il suo film a Porto Palo di Capopassero, estrema punta meridionale della Sicilia, approdo facile per barche cariche di emigranti in cerca di lavoro e di una vita migliore. Ha voluto infatti attualizzare una storia
originariamente ambientata all’inizio del
‘900, una storia comunque senza tempo, emblematica dell’eterna lotta dell’uomo per
la sopravvivenza, associando il destino dei
poveri e degli ultimi del Meridione d’Italia
a quello dei disperati provenienti dal Sud del
mondo. I personaggi del film vestono panni
moderni ma conservano il carattere e gli atteggiamenti dei prototipi verghiani: padron
‘Ntoni è il patriarca saggio che tiene unita la
famiglia. Il figlio Bastianazzo e la moglie Maruzza lavorano instancabilmente senza nulla pretendere. Il figlio maggiore ‘Ntoni
vorrebbe affrancarsi invece dalla schiavitù
della pesca ed affermarsi nel mondo della
musica tecno. La sorella Mena, saggia ed
onesta, si innamora di Alfio, un extracomunitario che ‘Ntoni ha aiutato al suo arrivo in
Sicilia ed alla fine lo sposerà. La minore Lia,
più disinvolta e ribelle, simpatizza con Michele apparentemente un “malacarne”, uno
che si dedica ad affari loschi. Infine c’è Alessi il fratello minore, saggio e lavoratore come il nonno. Gli avvenimenti sono quelli ben
noti. Una terribile tempesta si porta via
Bastianazzu e restituisce la Provvidenza in
pessimo stato. Per ripararla la famiglia è costretta ad indebitarsi ipotecando la “casa del
nespolo”. Un’altra tempesta distruggerà irreparabilmente la “Provvidenza”, portandosi via anche la “casa del nespolo”. Un destino implacabile sembra perseguitare i Malavoglia. Il finale, però, si apre alla speranza.
‘Ntoni vince un concorso di musica rap con
una canzone il cui testo mette insieme tutti
i proverbi in vernacolo che il nonno è solito
58
recitare, custode di una saggezza antica che
sembra destinata a scomparire. Con la somma guadagnata ‘Ntoni ricompera la “casa
del nespolo”, acquista una barca e con Alessi riprende il mestiere di pescatore. Alla fine
ha ritrovato le proprie radici ed ha recepito,
forse, il significato profondo di quei proverbi. “Fai il mestiere che sai e se non arricchisci camperai”, perché “lu mari quannu voli è amurusu”. Malavoglia è un film degno
del massimo rispetto, che si iscrive coeren-
Fughe e approdi, ne conferma in pieno il talento e l’indubbia capacità di analizzare, ricostruire, approfondire l’oggetto della sua
osservazione restituendocene un ritratto
appassionante, con grazia e levità di tono.
Non è compito facile, specie se si tratta di
una realtà complessa e contraddittoria
come quella delle isole Eolie, che in più
affonda le sue radici nell’infanzia della regista, suscitando ricordi ed emozioni profonde. Il viaggio alla ricerca dell’infanzia
perduta si compie a bordo di una tartana
con la vela rossa (immagine magnifica sullo sfondo di un mare blu intenso), sotto la
guida di un amico ritrovato, il marinaio
Franco detto “Figliodoro”, protagonista con
lei tredicenne dell’ultima scena di Kaos.
Memorabile il bagno nella spiaggia dalle
sabbie bianche. E’ la pomice che la rende
tale, quella pomice che provoca in chi la lavora la silicosi, prima causa di emigrazione. Ma si emigra anche per la filossera
che rovina i raccolti. Si emigra per la minacciosa presenza dei vulcani che condiziona pesantemente la vita. Si ritorna, però, per incontrare la sposa scelta per procura o si giunge per motivi politici, come i
dissidenti mandati a Lipari, al confino,
dal regime fascista. Fra di loro Emilio Lussu e Carlo Rosselli, protagonisti di una fuga memorabile. Edda Ciano, sorvegliata
speciale, sull’isola visse una’appassionata
storia d’amore con un giovane di fede comunista. Ci sono poi gli approdi, quelli della gente del cinema in particolare. Le Eolie, infatti, furono set privilegiato di nume-
temente nel
suo discorso cinematografico da sempre
attento agli ultimi, ai deboli, ai marginali ai quali – come lui stesso ci
dice – sente il
dovere di dar
voce e verso i
quali esprime
solidarietà e
comprensione.
Nel difficile intento di far
convivere realismo e metafora, qualche
forzatura e
qualche dissonanza sono ine- Giovanna Taviani sul set di “Fughe e approdi”
vitabili. L’impianto del film, tuttavia, è solido. La storia si rosi film che hanno fatto la storia del cinedipana in un crescendo di tensione dram- ma. Vulcano di Dieterle, girato in contrapmatica regalandoci momenti di elevata poe- posizione a Stromboli di Rossellini. E poi L’avsia e pregevoli inquadrature. Gli attori, qua- ventura di Antonioni, Kaos dei fratelli Taviasi tutti non professionisti, hanno maschere ni, fino ai più recenti Il postino di Massimo
efficaci ed intense e, abilmente guidati dal Troisi e Caro diario di Nanni Moretti. Ma a
regista, restituiscono ai personaggi freschez- scoprire per primi le meraviglie delle isole
za ed autenticità..
attraverso le immagini del cinema, furono
Giovanna Taviani il cinema ce l’ha nel nel dopoguerra, i ragazzi della Panaria i cui
dna; lo ha respirato nell’aria fin da bam- documentari conservano l’originaria frebina. Figlia di Vittorio Taviani, era quasi schezza. Passato e presente sono evocati aninevitabile che anche lei intraprendesse la che attraverso le testimonianze degli abiprofessione di regista. Ha scelto però una tanti dell’isola, che mescolandosi ai docusua strada, quella del documentario, nel menti d’epoca, formano un inestricabile
quale si è distinta fin dal suo esordio, av- tessuto di realtà e finzione, in un amalgavenuto nel 2004, partecipando con succes- ma di rara armonia ed efficacia.
so a numerosi festival. La sua terza opera,
Eliana L. Napoli
TELEVISIONE
Reality, mentono sapendo di mentire
La pizza è grossa. Fossimo stati al tempo
delle pellicole, si sarebbe detto così. Un grande feulletton (Il peccato e la vergogna) lungo
più di Via col Vento, le cui puntate si concludono a pochi minuti dalla mezzanotte. Con
gran dispendio di costumi e scene per l’ambientazione, dovizia di arredi stupendi, auto
d’epoca e altro ancora, si parla degli anni 40.
Che bei tempi, quando gli uomini si atteggiavano ad uomini e rimanevano fedeli ai clichè,
pronti a morire o a spararsi una pistolettata
solo per questioni di principio e d’onore. E le
donne erano avvoltolate in lamè fruscianti, in
pellicce morbide e calde. Avevano occhi allungati, perché neri di bistro e fumavano da
lunghi bocchini sigarette tutt’altro che vietate. L’insieme ha un’aria “vissuta” degna delle parole di certe vecchie canzoni: “cosa m’importa se il mondo mi ha reso fatal… Io la vita ho compreso. Donne, carezze, ebbrezze, illusion…”
Ma che cosa ci vuole mai raccontare, dentro
al fumetto che zooma come in una gigantografia la bellezza popolareggiante, ma dirompente e, per questo comunque fatale, di Manuela Arcuri? Lo scopriremo presto.
Fra figli che non si sa di chi sono, Manuela
cambia partner e letto nella stessa famiglia di
cui è ospite con la rapidità di una professionista, ma senza esserlo (accidenti che certezza
della propria sessualità, sempre a quei tempi…) e senza problemi. E’un mondo accattivante e ricco, elegante, da sogno, tranne che
per un solo elemento: un guastafeste. I vestiti, tutti in stoffa inglese per gli uomini, tutti in
seta pura per le donne, passano, indossati da
personaggi di una bellezza disarmante, da terra ad automobili da mancare il fiato: Lancia,
Citroen, Isotta Fraschini, Ispano Suiza?
Ma, insomma, che cosa di brutto accadrà dunque? Ebbene, l’unica cosa che non va è la presenza del fascismo. Che cosa sono i fascisti?
Una massa di deficienti, crudeli quanto la
Quando le retrospettive
storiche ripetono
malamente una lezione
Crudelia disneyana, balordi quanto il fesso
del paese colpito da un’improvvisa eredità:
il potere, Sodoma, Gomorra e tanto altro…
Oppure sono, più semplicemente come nel
“cocomero” romano (che dico: “ner cocommero”), di una breve barzelletta, solo quei cosini neri che danno fastidio in una dolce realtà verde, bianco e rossa?
C’è, però, un fascista brutto e segretamente
omosex che si compiace sadicamente, poi un
altro bello e pugnace, con le sembianze dell’attore Gabriel Garko, che passa il tempo ad
ammazzare ebrei dell’ultim’ora che neanche
sapevano d’essere ebrei. Erano discendenti…
Li uccide di persona, a bruciapelo, a seguito
di un agguato degno di un Passator cortese
poco cortese: che strage!
Ma, mi faccia il piacere! Diceva Totò. Fatti
con tale dinamica non sono mai avvenuti in
Italia e crediamo neppure nell’anti ebraica
Austria. Episodi da criminali di guerra si verificano, purtroppo, sempre. Persino ufficiali e sottufficiali italiani (i buoni delle guerre,
riconosciuti nel mondo intero) offrivano la sigaretta ad un paio di prigionieri, liberandoli,
per poi impegnarsi nel tiro a segno mentre
fuggivano!
L’anti ebraismo italiano fu figlio di quello
tedesco, si limitò all’epurazione, ad una collaborazione con la Germania, alla quale non
fascisti e fascisti cercarono solitamente di sottrarsi in buona parte, prodigandosi ad evitare, salvare, a volte con atti che hanno rasentato e superato l’eroismo o comunque con rischio personale... Perlasca stesso era un fascista.
Quando la guerra in Grecia andò per le lunghe e subentrarono i tedeschi per affrettarne la fine, gli italiani avvertivano gli uomini,
di andare a nascondersi in montagna: “attenti che i tedeschi non sono tolleranti come noi.
Sparano, deportano…” Naturalmente, qualcuno attribuisce tali atteggiamenti all’opposizione al fascismo, al tradimento… Come gli
aerei italiani che bombardavano Malta dall’alto per disattendere gli ordini del fascismo”.
Però chi scrive è personalmente certo (parole di italiani sopravvissuti e loro amici) che non
ci sia niente di più falso: gli aviatori italiani,
con mezzi inadeguati, morirono con meno
clamore dei kamikaze, combattendo contro
gli spitfire, più veloci e corazzati. Sapevano di
alzarsi in volo con poche speranze. Compirono quello che era considerato il loro dovere,
anche quando sulla Manica si combatterono
le ultime fasi di una guerra perduta, orrenda e assurda in cui l’Italia era stata trascinata dagli eventi. Ciò per rispetto a degli eroi dimenticati, ma non da irridere. Vedi anche i
morti e i reduci dalla Russia e da El Alamein…
Infine, si scopre che la fitction – ma quanta
finzione, pur in bella calligrafia scenica – va
in onda ed è prodotta da canale 5: altro che
destra! Forse avrebbe dovuto essere una storia come un’altra, in un’ambientazione più
obiettiva del solito. Chi sa? Ma parlar male di
fatti che dopo quasi 70 anni (e anni: ricchi di
novità enormi) riguardano una politica morta e sepolta è una moda, un vezzo facile quanto gratuito.
Alisciarg
Parliamo della Falcetti fra i migliori giornalisti del momento
BRAVA EMANUELA
Potrebbe essere antipatica a prima vista. Invece lei, Emanuela Falcetti, brutta senza complessi, sposata che tratta di eros con disinvoltura, è uno dei migliori giornalisti del momento. Non una intervistatrice umana e profetica come Oriana Fallaci, ma una vera giornalista con l’embolo di informare, cioè la passione d’esser chiara, indagare e comunicare
per conto terzi. Così Emanuela un bel giorno si produce in un exploit di quelli che si dicevano “all’americana”: essere al tempo in tv
e alla radio. Un plafond da puri esibizionisti, ovvero applicare una regola del pallone,
dei Presidentissimi politici, del Papa ai problemi degli ascoltatori. Presenzialismo. Ed
Emanuela con il suo Istruzioni per l’uso si erge a difensore civico, a quel ruolo svolto in
modo incerto da parte di chi dovrebbe farlo
per espressa regola generale e potestà amministrativa conferitagli. Quella del difensore ci-
vico è una carica alla continua ricerca di se
stessa in Italia. Anche perché si somma ai vari sindacati “di tutto”. Dopo un po’ si è pensato, certamente, di ridimensionare la crescita di questa giornalista che, sorniona, da
sotto due lenti da miope ha la vista più acuta
degli altri, la lingua sciolta, addirittura lo scilinguagnolo. E commette una grave imprudenza: condanna i pessimisti ad oltranza che
cercano di stoppare ogni ricerca, ogni programma speranzoso…
Infatti, di tanto in tanto torniamo a chiederci nella nostra piccola redazione: “ma questa
Palermo, parla?” E no, signori miei. Parlare
è il peccato, il male. E Palermo è un microcosmo, un distillato della realtà del mondo che,
come si sa, “tutto è paese”.
Brava Emanuela. Non sei perseguita direttamente, non rischi il posto, sol perché non parli male né bene di questo o quello, ma parli di
qualcosa –
cioè di fatti –
e, se indichi
a dito il peccato, sfumi
i toni sul peccatore. Emanuela ha poco tempo,
morde il freno, ne vorrebbe di più per informare e comunicare con
l’istinto, la voglia matta del giornalista. Cerca di sfruttare minuto per minuto i minuti concessile: uno spazio troppo …minuto, appunto. Restate con me, solo un attimo… Ma quanto ci resta? Tre minuti e mezzo? Le do solo un
minuto, avvocato Mirazzita (ospite tra i preferiti) e poi concludo con un ultimo giro a volo d’uccello. (G.Sc.)
59
SPETTACOLO
Johannes e Clelia sposi
Nel ricordo di una notte di fine estate
Nozze molto informali di Johannes e Clelia, tra la cornice di Villa Niscemi e
una serata mondellana. Sereno, allegro, spensierato è stato il matrimonio di
Johannes e Clelia. Invitati da tre continenti, popoli e lingue diverse che si
mischiano nella gioia di un giorno felice. A far da sfondo una villa Liberty
di Mondello. Il mare vicino in una sera di fine estate quando si sente, al brillar della luna, che la calura estiva cederà al temporale. Ma le ore scorrono liete tra alberi secolari e musica liberatoria. A mischiarsi nelle danze giovani e
non, dai piccoli a qualche anziano. Poi gli invitati andranno via, ma i loro
cuori resteranno uniti. Nel ricordo di una serata di festa sullo sfondo di queste nozze in cui l’ufficialità ha ceduto il posto alla più totale cordialità.
TEATRO MASSIMO STAGIONE 2010-2011
In anteprima la stagione di opere e balletti
Nove opere e due balletti, cui si aggiungono una ricca Stagione sinfonico-corale con
solisti ospiti di fama internazionale e un’intensa
serie di attività e spettacoli dedicati agli studenti. Si delinea così anche per il 2011 uno dei cartelloni più ricchi della produzione lirica italiana, con un incremento di produzione rispetto al
2010 e un coinvolgimento sempre più sistematico di orchestra, coro, corpo di ballo e maestranze tecniche del Teatro: un effetto concreto dei risultati gestionali di questi ultimi anni – è di quasi 2 milioni di euro l’attivo di bilancio 2009 – e
della riorganizzazione del lavoro impressa dal sovrintendente e sostenuta dai dipendenti. Il Teatro Massimo si pone ancora una volta come esempio nei confronti di altre fondazioni liriche italiane, essendo riuscito ad affrontare la crisi economica applicando in maniera rigorosa le normative vigenti prima ancora che il Governo adottasse provvedimenti di urgenza. Il risultato è stato
ratificato da apprezzamenti internazionali per la
qualità della programmazione artistica e il mantenimento della sicurezza occupazionale.
Per gli amanti del belcanto, cuore della tradizione dell’opera italiana, Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti (12-19 giugno), che
vanta la regia del fiammingo Gilbert Deflo: uno
spettacolo giocato sulle sfumature del bianco e
del nero che ci consegna una Lucia neogotica,
imbevuta degli umori della letteratura ottocentesca. Alle melodie di Lucia fanno da contrappunto due amatissime opere di Puccini: Turandot (12-17 luglio al Teatro di Verdura) e Tosca, estremi stilistici della vocalità italiana.
Punto di passaggio è La Gioconda di Amilcare Ponchielli (24 febbraio-3 marzo), opera assente da Palermo da oltre quarant’anni.
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Proprio dalla Francia arriva la Carmen di Georges Bizet (18-25 novembre), apoteosi tragica
della passione amorosa: sulla scena del Teatro
Massimo un nuovo spettacolo frutto di una coproduzione internazionale con il Gran Teatre de
Liceu di Barcellona e il Regio di Torino, attesissimo evento per la presenza del catalano Calixto
Bieito, tra i più noti, controversi e stimolanti registi dell’ultima generazione, per la prima volta
impegnato in Italia con un nuovo allestimento.
Alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sono invece dedicati altri due titoli che
fanno da ponte tra passato e futuro: Il trovatore di Giuseppe Verdi (18-26 ottobre), compositore simbolo del Risorgimento italiano e Senso
(20-30 gennaio), nuova commissione del Teatro
Massimo al compositore milanese Marco Tutino, fra i più rappresentati sulla scena teatrale contemporanea: ispirata alla omonima novella di Camillo Boito, uscita nel 1883 e resa celebre dalla
splendida trasposizione cinematografica di Luchino Visconti nel 1954, l’opera si svolge nei primi anni di vita dello Stato unitario italiano.
Come negli anni scorsi verranno proposte rarità di importanti compositori del Novecento storico: in primavera The Greek Passion (29 aprile-8 maggio), capolavoro del musicista boemo Bohuslav Martin su libretto proprio ispirato a una
novella di Nikos Kazantzakis; invece a fine anno
Help, Help, The Globolinks! (6-18 dicembre) umoristica e grottesca “invasione aliena” nata dalla mente di Gian Carlo Menotti, compositore di cui ricorrono i 100 anni della nascita. La
proposta di opere meno note suscita l’attenzione
del pubblico più esigente e avvezzo al teatro e dei
più giovani, nonché quella della critica internazionale che da alcuni anni premia l’impegno e lo
Antonio Cognata
sovrintendente
del Teatro
Massimo
sforzo produttivo del Teatro
Massimo nei confronti di queste scelte artistiche.
Due come sempre i balletti, entrambi ispirati al mondo delle favole, Cenerentola (19-25 maggio) di
Sergej Prokof ’ev, titolo mai rappresentato al Teatro Massimo, e Lo schiaccianoci (20-23 dicembre) di Cajkovskij.
Approvato anche il calendario delle attività dedicate agli studenti, costante impegno
della Fondazione nella divulgazione musicale,
che nel 2011 comprenderà ancora più manifestazioni fra cui la ripresa dello spettacolo dedicato a Verdi e all’Unità d’Italia, Bianco Rosso e
Verdi con la regia di Francesco Micheli, che ha
ottenuto il prestigioso Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali. Si prospetta un vero e proprio calendario parallelo a quello per “adulti” con oltre 50 appuntamenti fra nuove creazioni, prove aperte e versioni delle opere
in Stagione adattate per l’infanzia.
La programmazione del Teatro Massimo per la
stagione 2010, subito dopo le ferie di agosto è
ripresa a settembre col Barbiere di Siviglia
di Rossini e prosegue con Don Quichotte di
Massenet, Alice di Giovanni D’Aquila in prima assoluta con Etta Scollo e oltre 200 bambini delle scuole di Palermo; infine La fanciulla
del West di Puccini a dicembre in coincidenza con il centenario dal debutto, uno spettacolo firmato da Lorenzo Mariani in coproduzione con la San Francisco Opera che nelle scorse settimane per il debutto in California ha entusiasmato il pubblico statunitense e animato le
pagine musicali dei quotidiani per la calzante
ricostruzione del West.
D ove andiamo stasera?
I RISTORANTI
IN CITTA’
IN PROVINCIA
AI GAGINI. In via Casciari, praticamente alla Cala,
questo locale, elegante e raccolto da sempre, ha
da un po’ di tempo una gestione molto qualificata curata dai signori D’Amato e Lupo. Si pregia del
sottotitolo “music restaurant”. Aspettatevi il meglio
dal menu, dalla musica e …dal conto. 091 321518
TRATTORIA AI NORMANNI. Tradizione e professionalità si sommano in questo locale collocato in
un edificio medievale accanto al Palazzo reale e
dove “si parcheggia” come nel tempo che fu. Ricavato nell'antica stalla, dove sono visibili vecchi
abbeveratoi in pietra. Veramente caratteristico. Cucina “a la carte” di livello e, una tantum, una buona cantina. Un locale da graduatoria. 091 6516011.
IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del
settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce
e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da
gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di
gente e del signor Biondo. 091 450313.
LA ROSA DEI VENTI a pochi metri dal mare di piazza Acquasanta, questo locale in stile marina riserva le sorprese suggerite dal vulcanico titolare Emanuele Riccobono, un tuttologo, un simpatico iperattivo che fa di questo locale un lavoro, una passione e un’espressione artistica. Le sorprese non
mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente “di pesce”. 091 6377825.
AI VECCHIETTI (di “minchiapititto”). Un ristorante “al
centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato
e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091 585606.
IL COVO DEI BEATI PAOLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’
di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634.
EXÈ. Lo abbiamo provato per voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo
fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146.
LA MATTANZA. Fra i prediletti di Palermoparla che
vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma
sempre all’altezza delle aspettative, sul mare
della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza
sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298.
DA PINO AL BORGO. Scatenati dalla voglia di mangiare un boccone (o due) a mezzodì, rimane un
dei posti dove si casca meglio. I due pazienti proprietari, ai tavoli fra mille avventori, sono cortesi
e veloci, ma deliziosamente severi con chi non sa
stare al gioco. Tutto è “popolare autentico”: una
taverna senza trucchi, ma romantica come poche. Si mangia ai tavoli tutti insieme, ma non se
ne soffre. Piatti tradizionalissimi, ma leggeri. Perché …si torna al lavoro. E' in piazza Sturzo lato
mare. Non prenotate: è sempre pieno e c'è sempre posto.
ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725.
TURIDDU. A Terrasini, sul lungomare. Ecco uno dei
ristoranti più panoramici d’Italia. Uno spettacolo:
aerei (P.Raisi), pescherecci e un cormorano. Garganelli con vongole e zucchinette. Ora la gestione è diretta, curata dai proprietari. 0918682193.
AL PALAZZACCIO. A Castelbuono, in pieno corso
(via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si
scopre questo ristorantino ben arredato e molto
raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai
secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it
LA ROTONDA. Un locale veramente all round. Peccato ve ne sia uno solo in tutta la provincia. Perché
la formula adottata dai geniali gestori di Casteldaccia rimane unica, al top di un modo di servire
il pubblico. Si direbbe “all’americana”, ma non riferito alle specialità culinarie, che sono locali e internazionali. Si trova contemporaneamente di tutto: menù, gelateria, cocktail. Lo abbiamo battezzato: un locale che vale qualche km di strada in più.
In tanti, infatti la percorrono. E’ proprio sul mare.
091 953717.
NELL’ISOLA
DA GIANNINO a Santo Stefano di Camastra: una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo, ma
veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu,
i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piato di maccarruna alla marinara che abbiamo gustato. Buoni
anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748.
A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must
e si mangia nella splendida cornice della seconda
delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la
propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola
nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa Marina telefonando al 090 9843161.
AI BASTIONI. Un nuovo ristorante a Trapani. Nuovo
l’arredo, nuovo il menu e il buffet, per chi non vuol
perdere tempo, perché il servizio, anche per i piatti espressi è velocissimo. C’è di tutto, anche il polpo fresco, ma la carne è un must: il “patron” viene
dal settore. Via XXX Gennaio al centro, dietro la villa, 0923 20579.
L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo
che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un
punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più.
Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il
couscous. 0924 31525
A ROMA
LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli
antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare
una grande carbonara e, ovviamente, l’amatriciana. 06 5586301.
Lamovida
TINA PICA. Fra San Domenico e il mare, neanche a dirlo, uno dei più famosi e attrezzati pub della città. Una meta sicura, di qualità
TRIBECA. Difficile la sosta in auto, ma il Tribeca di via Stabile è sempre gettonato.
Una sosta d’obbligo per la miglior movida cittadina.
SOPHIE. In via Empedocle Restivo, angolo via Sardegna, un nuovo arredo accoglie
gli ospiti con cortesia e signorilità. Gradevolmente. Maxi schermi. Si cena. 091
513902.
GLI AMANTI. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve
all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub – ristorante, in Piazzetta Colonna (ang. via Cavour).
GENESI. L’originalità è di casa in questo angolo sceltissimo della movida palermitana. E’ un pub-ristorante, si
mangia alla tedesca, tanta ottima carne. All’Uditore.
FUSO ORARIO. Nella seicentesca piazza Olivella riappare lo storico nome di questo
locale, che cresce sempre più
nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub originale e
ben gestito.
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ATTUALITA’
Antonio e Ivana
sposi felici
Nozze Scargiali - Sardina
Hanno festeggiato a Villa Bordonaro le nozze attese da alcuni anni di rodaggio – leggi fidanzamento – Antonio Scargiali e Ivana Sardina. Giovani professionisti palermitani, commercialista lui, avvocato lei, si sono conosciuti in occasioni di lavoro, ma una mattina capitò che non parlassero di …lavoro. Così da
allora si incontrarono sempre più spesso.
Il rito si è svolto fra i marmi “mischi” della
chiesa settecentesca di San Francesco di Paola alla presenza delle due famiglie al gran completo, tranne, purtroppo, i nonni che non ci
sono più. Famiglie che conservano ancora i
contorni e la struttura patriarcale del “tutti
insieme appassionatamente”.
Parenti degli animatori di Palermoparla. Salvatore Scargiali, il padre dello sposo, è fratello del nostro direttore Germano. Tanto differenti fra loro e sempre inseparabili, con le
mogli Donata Sammartano e Lydia Gaziano, nostro redattore capo.
I genitori di Ivana Tony e Carmelita Sardina con Salvo Sardina e la moglie Federica.
Le nuove generazioni erano rappresentate da
Francesca Scargiali e il marito Marco Beccali con i due figlioletti Giulia e Luigi, e dai figli di Germano Chiara con il marito Francesco Italia, che ha fotografato l’evento e Vincenzo Scargiali in compagnia di Francesca
Biondo. Dalla parte di Ivana, presente il
fratello Salvo con la moglie Federica.
La festa a Villa Bordonaro
Gli sposi con i genitori. In basso, Antonio e Ivana con gli zii Scargiali e i cugini. Accanto un bel primo piano di Ivana
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