Maroc en musique di Izza Génini

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Maroc en musique di Izza Génini
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Vibrazioni dell’Alto Atlante
Nelle vallate di Ait Bouguermez nell’Alto Atlante la musica è l’espressione spontanea e
naturale di questo universo primordiale: le acute polifonie delle donne, gli striduli
“youyou” accompagnano ogni loro azione. Il clarinetto e il tamburello sono gli
strumenti che suonano gli uomini quando, al calar della sera, gli abitanti del villaggio si
ritrovano per ballare la ronda Adersi, ad immagine della ruota cosmica.
Cerimonie nuziali nel Medio Atlante
Nel Medio Atlante, nei pressi di Knenifra, le tribù Zayane e Ichker si riuniscono sotto la
direzione del “maestro” Hoha u Hoceine per celebrare le nozze mistiche di Asli e Taslit,
il Fidanzato e la Fidanzata. In queste regioni berbere essi sono il simbolo del Cielo e
della Terra che, con i loro canti e le loro danze, fanno sbocciare le forze vitali della
natura.
Gnaouas
L’Africa nera scorre nelle vene del Marocco. Schiavi giunti nel XV sec. con l’oro del
Sudan, i Gnaouas hanno formato delle confraternite che praticano ancora esorcismi.
Nel corso dellla Lila, i canti in bambar, il ritmo del guembri (strumento musicale a
corde), il crepitio metallico delle crotales (piatti) e il battito sordo del tamburo
richiamano i mlouks, i geni benevoli che accompagnano la trance durante la danza.
Ritmi di Marrakech
A Marrakech, i percussionisti della deqqa diretti dal mitito “Baba”, le donne
percussioniste di houara, le musiciste di aita e i mwazniya, i violonisti-danzatori,
partecipano tutti al ritmo della città. I vicoli della Medina risuonano al ritmo dei
tamburi, dei crotales e del neffar, lunga tromba di cuoio, prima che i musicisti si
ritrovino nei giardina della Menara per celebrare con allegria la festa di Lanzaha.
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Lodi
Tra Volubilis eMeknés, il santuario di Moulay Iddriss ler è teatro di uno dei più
importanti pellegrinaggi del Marocco. Pe otto giorni, al suono dei tamburi e degli oboe,
confraternite Sufi e semplici pellegrini sfilano su ritmi lancinanti, alla ricerca di
benedizioni e trance liberatorie.
Lutti e delizie
A Tetouan soprannominata “figlia di Granada” che il leggendario maestro di musica
Abdeisadek Chekara e la sua orchestra interpretano il repertorio classico araboandaluso dei noubas, suite musicali dagli accenti di flamenco ereditate dalla vicina
Andalusia.
Cantici ricamati (Matruz)
L’incontro eccezionale a Parigi di due maestri di musica arabo-andalusa, il rabbino Haim
Louk e il maestro Abdelsadek Chekara, mette in evidenza come Ebrei e Musulmani del
Marocco abbiamo preservato con fervore i tesori del loro comune patrimonio
musicale. Ereditato dall’Andalusia nella sua età dell’oro, il matruz giustifica pienamente
l’immagine di un ricamo.
Canti per uno Shabbat
Riuniti a Parigi attorno al rabbino Haim Louk, un gruppo di cantanti tutti originari del
Marocco, intonano canti sabri de Shabbat e dei bakkachat. Interpretati alla maniera
andalusa, questi canti riuniscono gruppi e adepti fedeli al re Davide, il salterio, chiamati
i “Guardiani dell’alba”.
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Aita
Interpretata dalle cheikhate “musiciste itineranti”, la aitaè il grido che diventa canto,
canto che diventa richiamo: richiamo alla memoria, richiamoa testimonianza del
dolore, richiamo al superamento di sé, l’aita è anche un grido d’amore e di speranza. A
Moussem di Moulay Abdallah, la diva marocchina Fatna Ben El Hocine e il suo gruppo
Oulad Aguida rallegrano le migliaia di cavalieri presenti e gli amanti della aita.
Malhoune
Il malhoune significa”parola dialettale cantata”. A Meknes, Hajj Nouceine Toulali,
maestro incontestato di questo genere musicale, ci svela le sottigliezze di questa lingua
millenaria . Riuniti nel tradizionale salone della musica, gli appassionati illuminati e i
semplici artigiani compongono poemi su un ritmo cadenzato.
Tambours battant
“I tamburi riempivano lo spazio, ce n’erano di tondi, di piatti, di panciuti .. ce n’erano
minuscoli ed enormi come quelli dei musicisti che venivano sotto le nostre finestre a
Casablanca”.. Izza Génini si ricorda e si interroga attraverso il film “Tambours battant”
sul ruolo misterioso che ha la musica nel rapporto tra l’individuo con il suo paese di
origine ma soprattutto con sé stesso.