La ricreazione è veramente finita
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La ricreazione è veramente finita
GARFAGAA IL GIORNALE DI CASTELNUOVO DI Redazione via traversa Vecchiacchi, 17 - 55032 Castelnuovo di Garfagnana (Lucca). Email: [email protected] - www.ilgiornaledicastelnuovo.it Anno VI - Numero 50 - Marzo 2012 Direzione via Terme di Traiano, 25 - 00053 Civitavecchia (Roma) Registrazione n. 871/07 del 19/12/2007 presso il Tribunale di Lucca Siamo di fronte ad una svolta epocale e dobbiamo coglierne le occasione La ricreazione è veramente finita La ricreazione è finita. La seconda Repubblica che si è trascinata dietro per anni i calcinacci della prima, è giunta al termine. Si apre una nuova stagione per il nostro paese, per la nostra terra, per le nostre vite. Certamente ve ne sarete resi conto leggendo i giornali o guardando i telegiornali. Tutto si sta incrinando, ma non per rompersi o dilaniarsi, bensì per mutare e plasmarsi in qualcosa di nuovo. La Terza Repubblica nasce con questo oggetto oscuro che già si muove tra le nostre pieghe. Ma cosa ci riserva il futuro? Le parole sono molte ed è bene elencarle senza averne paura. Innanzitutto “precarietà”. Tutto dovrà essere nuovamente conquistato e non ci sarà più spazio ad assistenzialismo magmatico e parentale. Certo non finirà il malaffare delle signorie, ma ne vedremo limitati gli effetti. A pagare saranno soprattutto le nuove generazioni che dovranno inventarsi posti di lavoro, ma anche gli anziani che vedranno erosi i servizi primari di cui hanno bisogno (leggi servizi sociali). Al termine “precarietà” però si deve associare anche la sanità che non sarà più per tutti, ma solo per chi potrà permetterselo veramente. Nel taglio agli sprechi – non facciamoci illusioni – ci saranno tagli anche dei servizi e a farne le spese saranno i cittadini delle fasce sociali più deboli. Come già accade per trenta milioni di cittadini statunitensi. “Classi sociali”. Dopo trent’anni; dopo le lotte degli anni settanta, torneremo a parlare di “classi sociali”. Ovvero di proletari e di borghesi; di ricchi e poveri. Dopo anni di fuga e mascheramenti non possiamo più nascondere le nostre appartenenze. Non dobbiamo aver timore nel tornare a definirci proletari o borghesi e delineare, definire, studiare i confini per arricchirne i contenuti. Per troppo tempo – e ve la spiego facendo un esempio ludico - si è giocato a Monopoli sognando Parco della Vittoria, mentre ci potevamo permettere appena Vicolo Stretto. E nel far questo abbiamo perso di vista i reali problemi e le reali esigenze. Insomma per trent’anni ci siamo fatti abbindolare dal sogno americano esclusivamente dedicato al consumismo cieco e sfrenato. Certo non dobbiamo tornare ad un tempo quando si diceva “una maglia addosso e una al fosso”, per ricordare che ne bastava una per vivere, ma obbiettivamente dopo aver letto questo articolo andate ad aprire il vostro armadio e contate gli abiti che avete e che non usate mai. Per il frigorifero ci pensano le statistiche: più del 25% degli alimenti che compriamo finiscono nell’immondizia. Se proprio dovete buttarle mettete su un maiale o le galline; le sfamereste solo con i vostri scarti. Ma non perdiamo di vista la questione delle “classi sociali”. Dagli asili nido, passando per le Uni- Equità versità, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nei ristoranti, nelle agenzie di viaggi, negli alberghi già si respira l’aria di “differenza”. Persino le Ferrovie dello Stato hanno inaugurato la quarta classe sui treni dell’alta velocità, ma per non offendere qualcuno, oggi le differenze vengono chiamate “ambienti”. Ecco iniziate a tornare ad abituarvi a trovare “ambienti” ovunque come ce n’erano tanti fino agli anni settanta. Ma tutto questo può essere visto come un’opportunità. Spesso, come la storia ci insegna, le crisi diventano utili per cambiare e migliorare il nostro futuro. Da questa crisi dunque escono nuovi termini come “sobrietà”. Ovvero ricominciare a vedere il consumo non più come elemento di golosità possessiva, ma oggetto nelle nostre mani; nel nostro pieno controllo. Così come la sobrietà nei rapporti umani e nel livello di accumulo di potere e denaro, dimenticando che polvere eravamo e polvere torneremo. “Solidarietà”: è naturale che quando i livelli di assistenza e di vita si abbassano aumenta chi ha bisogno più di altri di sostegno. Questa è un’opportunità per tornare ad essere uomini e non più solamente bancomat. “Consapevolezza”: capire che il nostro futuro è nelle nostre mani e non è più delegabile ad altri. Soprattutto a chi ha dimostrato di avere avidità personale e una fame differente rispetto a quella che dovrebbe avere una società sana. Tanto per intenderci la “fame di una società sana” ruota su pochi concetti: rispetto, futuro, trasparenza, equità, amore. Quanti di queste figure ritrovate in chi vi circonda? Se ne vedete poche è il momento giusto di alzare la mano e chiedere di avere voce. “Passione”: vivere ogni momento con la passione di un bambino, con la forza di un adulto e la saggezza di un anziano. Vivere sapendo che su questa terra transitiamo e quindi non merita perdersi in piccoli rivoli e piccolo cabotaggio. Se proprio vogliamo stare al finestrino per guardare il panorama, scegliamocelo enorme e gigantesco. “Visione del futuro”: questo potremmo anche definirlo come libertà di sognare, ma è certo che in ognuno di noi alberga il germe di Dio, il grande costruttore, colui che ci ha insegnato che possiamo fare e fare bene. Ogni uomo, ogni donna, deve poter avere un proprio sogno da coltivare e realizzare. “Coerenza”: essere coerenti con se stessi e con gli altri senza dimenticare che solo gli stupidi non cambiano opinione. Ovvero, prendete un pennello e un secchio di vernice e tinteggiate la vostra casa. La ricreazione è finita ed è tempo di mettere mano al nostro futuro. Andrea Giannasi Il 30 marzo gli Stati Generali Venerdì 30 marzo alle ore 21 alla sala Suffredini a Castelnuovo si è autoconvocato il primo incontro degli Stati Generali della Garfagnana Terre del Serchio. Si parlerà di tutela ambientale e di difesa coordinata delle risorse della valle; di peculiarità, elementi positivi e cardini negativi; si parlerà anche di condivisione definendo il termine di “larghe municipalità” e di cittadini “avanzati”; sul tavolo di lavoro anche lo sviluppo che può e deve essere alternativo a quello fino ad ora sostenuto di stampo assistenzialistico e statale. Più di ogni altra cosa però gli Stati Generali della Garfagnana Terre del Serchio sono scoperta, uso e unione delle “buone pratiche”, perché senza questo passaggio non si potrà mai dire di aver cercato di migliorare il mondo. http://statigeneralidellagarfagnana.wordpress.com/ [email protected] Qualche politico si è sentito offeso nel leggere nel numero scorso del Giornale di Castelnuovo i dati sugli stipendi dei deputati a Roma e di chi siede a Firenze e Lucca. E intendiamoci bene: come in quell’articolo anche in questo non ci riferiamo a chi amministra il territorio dai palazzi comunali. Non ce l’abbiamo con i sindaci tra i quali ci sono persone come Francesco Angelini di Pieve Fosciana che è molto di più di un sindaco e verso il quale nutriamo profonda ammirazione. Ebbene ci dispiace, ma la nostra non era intenzione di mettere alla berlina chi è rappresentante del popolo. Chi ha ricevuto l’investitura dei cittadini per difenderne i diritti. Chi lavora per la nostra terra. Chi ogni giorno ascolta i bisogni della gente e segue i problemi del territorio e cerca e trova soluzioni. Chi, per esempio, ha preso – come avevamo consigliato di fare alcuni mesi fa – il treno da Piazza al Serchio a Lucca e ha toccato con mano lo sfascio di questo servizio. E allora è corso a Firenze e ha iniziato uno sciopero della fame occupando l’ufficio dell’assessore regionale competente. Chi si è incatenato ai cancelli delle aziende che stanno per chiudere richiamando le attenzioni di tutti sui temi scottanti come la precarietà del lavoro. Chi è salito su un traliccio di fronte all’inceneritore a Castelnuovo e ha chiesto di avere nero su bianco una volta per tutte, le garanzia che nessuno tenterà mai più di riaprirlo No, cari politici non intendevamo accusarvi, ne intendiamo chiedere indietro qualcosa. Non vi chiediamo nemmeno conto di quello che avete fatto per questa terra. Noi abbiamo solo fatto il nostro dovere di informazione e aggiungiamo. Siamo convinti che sia giusto che i politici abbiamo compensi elevati e commisurati alle responsabilità che si prendono. Ed è bene che sia chiaro, che è giusto pagarli per evitare che possano essere corrotti, ma ci dovrebbe essere una giusta proporzione. Se un operaio guadagna 1.500 euro al mese con turni di notte, bisognerebbe chiederci se è corretto che un deputato ne prenda 20.000. E come mai, se facciamo dei confronti sempre con la paga del nostro operaio, un consigliere regionale al mese prende 6 volte di più di un operaio; un presidente di Provincia 4 volte di più e un assessore provinciale 2 volte di più. Tutto qui. Ci sembrava di parlare di equità, ma non dite che accusiamo i politici in maniera generalista. Buona parte dei nostri Sindaci e amministratori li salviamo e ringraziamo. Il Direttore STUDIO PALMERO - BERTOLINI ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DOTT. LUCIANO BERTOLINI - DOTT. MICHELA GUAZZELLI RAG. MASSIMO PALMERO - DOTT. SARA NARDINI Castelnuovo di Garfagnana (LU) - Via Debbia, n. 6 - Tel. 0583/644115 Piazza al Serchio (LU) - Via Roma, n. 63 - Tel. 0583/1913100 P. IVA 0041711.046.7 Contabilità: Fax 0583/62117 - e-mail: [email protected] Paghe: fax 0583/1990021 - e-mail: [email protected] Pagina 2 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 50 - Marzo 2012 Intervista con Antonio Sacchini perito agrario e consigliere a Sillano Mancanza di idee e coraggio Incontriamo Antonio Sacchini, perito agrario, molti anni alle spalle come professionista di questioni legate ad agricoltura e forestazione in Garfagnana, con attività connesse alla salvaguardia del territorio fino alla creazione di nuovi posti di lavoro. Egli fa parte del consiglio comunale di Sillano ed è anche consigliere della nascente Unione dei Comuni. Sacchini perchè un suo intervento su Il Giornale di Castelnuovo? Voglio intervenire sulle pagine di questo giornale per lanciare alcune mie considerazioni sulla attuale situazione politica ed economica della nostra Garfagnana. Come tutti sanno stiamo attraversando un passaggio molto importante sia sul piano istituzionale, con la chiusura della Comunità Montana, sia di servizi, prendo ad esempio la questione del nuovo ospedale. Sacchini partiamo con la nascita dell’Unione dei Comuni. La fine della Comunità montana, era inevitabile e dunque non è caduta come un fulmine a ciel sereno, tuttavia, credo fermamente che questa scelta debba essere vista come una grande opportunità per la nostra terra. Accentrare, semplificare ed ottimizzare i servizi in questo momento storico economico è la sola via possibile per migliorare il tenore di vita degli abitanti di una terra come la nostra. Ripeto, una grande occasione, per la quale abbiamo avuto tempi per la programmazione e la pianificazione. Oggi che l’Unione è nata, anche se con parto travagliato, e l’assenza di Castelnuovo e Vagli, che hanno scelto senza coscienza del prossimo di non aderirvi, ecco i primi nodi venire al pettine. I nostri sindaci stanno mostrando una disarmante mancanza di impegno e coraggio, ma soprattutto evidenziano una scarsa capacità progettuale. Il maggiore problema per una valle ‘chiusa’ orograficamente come la Garfagnana può essere rappresentato dalla assenza di lungimiranza nella classe politica che invece è chiamata a guardare sempre più avanti e non affrontare questioni e problemi quando questi assumono già sembianza simili a montagne invalicabili. Altro aspetto, che si mostra urgentemente alla porta, è la valutazione politica della riorganizzazione del personale interno all’Unione; si devono rivedere ruoli e posizioni per arrivare a definire chi fa cosa, a quali costi, per l’amministrazione pubblica, giusti e corretti. E’ cambiato il contesto generale ed è giusto rivedere la situazione globale nell’ottica di un nuovo Ente volto al futuro. Adesso i nostri sindaci stanno affrontando la questione storica del nuovo ospedale unico: come sta andando ? Direi al momento attuale, senza aver ancora messo una pietra, non bene, e se il buon giorno si vede dal mattino non credo andrà meglio domani. In sintesi mi sento di affermare che come politica ci siamo accontentati troppo presto di un ospedale di tipo B. In prima istanza se ne ipotizzava uno di tipo A poi si è presa come positiva, senza fare altre valutazioni, la concessione del B, perdita di tempo averne discusso. L’aver approvato il documento del nuovo ospedale, senza far eccezioni, se non minimali, ha messo in luce l’assenza di un vero contraddittorio politico nei confronti di chi sta più in alto. E questa debolezza politica non potrà portare buone cose alla nostra valle. Oltretutto basta leggere attentamente il documento per capire che addirittura contiene cifre sui costi che a distanza di poche righe si contraddicono. Nel documento preliminare risultano esserci diverse incongruenze anche descrittive segno di leggerezza nella stesura e nella concertazione che ha portato all’approvazione del documento. E questo è preoccupante. Molto. Il nostro giornale ha lanciato gli “Stati generali della Garfagnana terre del Serchio: come giudica l’iniziativa? L’iniziativa è spunto di riflessione per un politico e da tenere nella giusta considerazione anche se ritengo che ciascun soggetto od organizzazione, attivamente impegnato all’interno delle istituzione territoriali, dovrebbe avere al proprio interno una sorta di tavolo permanente che studi ed analizzi bisogni esigenze ed intavoli strategie per il futuro. La vostra iniziativa sarebbe semplicemente da ritenersi un duplicato, se ogni partito facesse bene ciò per cui è chiamato. La cosa che mi sento di dire in questo momento è di stare attenti alle strumentalizzazioni di chi vorrà mettere mani e piedi in questa iniziativa per ‘pilotarla’ a proprio favore. Ricordiamo comunque che la Garfagnana non deve essere presa obbligatoriamente come una cartolina vista da lontano e tanto meno come una bella riserva di indiani. Sacchini con quale messaggio possiamo chiudere l’intervista? Mi piace finire con uno slogan che racchiude tutta la mia filosofia politica e progettuale per il futuro della Garfagnana: Una valle sufficiente alla vita. Ma ve lo spiegherò nel prossimo incontro. Intervista di Marco Giannasi Ciao E’ diventatao un nostro caro amico e ci dispiace quando arriva il momento della sua partenza. Anche quest’anno Pietro di Grado con le sue splendide arance siciliane è arrivato alla conclusione del raccolto e dunque alla vendita di questa stagione. Pietro però prima di partire vuole salutare tutti i suoi clienti, ma soprattutto coloro che da clienti sono poi diventati amici. Un suo personale ringraziamento va alla terra di Garfagnana, per l'accoglienza e la stima dimostrata. Dunque oramai siamo agli sgoccioli con le arance più buone del mondo e sul Piano Pieve l’appuntamento sarà per l’autunno. Grazie a questo siciliano abbiamo capito ancora una volta quanto, noi garfagnini, possiamo essere buona gente. NO ALL’INCENERITORE Le date nella vita sono importanti. Ci ricordiamo la nostra data di nascita e quella dei nostri figli e molte altre. Così come i numeri e le cifre. E ci ricordiamo anche delle promesse e grazie a Dio oggi abbiamo anche internet e i documenti girano e nessuno li può più stracciare, nascondere, falsificare come avveniva in passato. Ebbene forse non molti si ricorderanno – ma noi ce lo ricordiamo bene – che il 2 settembre del 2011 (due settembre del 2011) il Consiglio Provinciale (dunque non la riunione per il capo classe di prima elementare a Piazza al Serchio) ci fu un voto unanime per chiudere definitivamente gli inceneritori di Falascaia e Castelnuovo. Ci fu poi un comunicato diramato alle 15,20 dove si leggeva: “Verranno chiusi definitivamente gli inceneritori di Falascaia e di Belvedere: questo è quanto deciso all’unanimità dal Consiglio Provinciale riunitosi ieri pomeriggio a Palazzo Ducale. Il presidente Baccelli e la Giunta, quindi, sono stati investiti unitamente da maggioranza e minoranza dell’impegno di proseguire verso la definizione di un Piano interprovinciale dei rifiuti che porti quanto prima al superamento del sistema di incenerimento. E questo implica un’altra importante conseguenza, e cioè che per la prima volta la Provincia di Lucca possa porsi come obiettivo credibile non solo il 65% di raccolta differenziata ma puntare al traguardo ‘Rifiuti Zero entro il 2020. «La decisione presa ieri dal Consiglio, - afferma Maura Cavallaro, vicepresidente della Provincia con delega alle Politiche ambientali - segna un momento importante per la nostra comunità provinciale: l’accordo unanime su una questione tanto delicata, infatti, dimostra il senso di responsabilità e il livello di attenzione sulla materia Nel documento approvato – continua Cavallaro - si legge chiaramente che la chiusura dei due impianti deve implicare la collaborazione di tutti i comuni del territorio per diffondere sempre più capillarmente buone pratiche come la raccolta differenziata, la riduzione di produzione dei rifiuti e l’attenzione al riuso e al riciclo. Non si può pensare, infatti, di chiudere gli inceneritori senza creare una valida alternativa allo smaltimento dei rifiuti». Prefiggendosi di sostenere i comuni nel percorso di conversione del trattamento dei rifiuti, Palazzo Ducale intende anche contribuire alla tutela dei lavoratori attualmente impiegati negli impianti. «Grazie soprattutto al fatto che le attività legate alla raccolta differenziata, del riuso e del riciclo sono ad alta intensità di lavoro – si legge nel documento – la chiusura degli inceneritori non produrrebbe perdita di posti di lavoro». Amen, verrebbe da aggiungere; con una certificazione così a nessuno verrebbe in mente di studiare la possibilità di riaprire la baracca. Invece nelle scorse settimane qualcuno è tornato a bussare alla porta. E’ bene che sia chiara una volta per tutte la posizione del Giornale di Castelnuovo. Noi diciamo NO all’inceneritore. La redazione Per la precisione Riceviamo dalla Provincia - su nostra richiesta - e pubblichiamo la seguente nota che integra e completa la questione degli emolumenti dei consiglieri a palazzo Ducale. “I consiglieri provinciali sono 24. Nel precedente mandato (2006-2011) erano 30. Ogni consigliere provinciale riceve un gettone di 80 euro lordi per ogni riunione di consiglio o commissione. Quindi dipende dal numero di riunioni cui si partecipa. Nel 2010 ogni consigliere ha percepito in media 248 euro lordi al mese. Nel 2011 la media mensile per consigliere è stata di 399 euro lordi. La differenza si spiega col fatto che all'inizio di un nuovo mandato le riunioni sono più frequenti. Oltre al gettone vengono rimborsate le spese di viaggio per recarsi dal luogo di abitazione/lavoro alla sede della Provincia, ove il tragitto sia superiore a 10 km, nella stessa misura prevista per i dipendenti (1/5 del costo della benzina per Km).” www.boscoegiardino.com Tel e Fax: 0583-641023 E-mail: [email protected] Loc. Pantaline - 55036 Pieve Fosciana (LU) Numero 50 - Marzo 2012 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Pagina 3 L’Unione dei Comuni senza Castelnuovo e Vagli è un’opera amputata Una grande occasione persa da tutti Nelle ultime settimane a tenere banco, tra le tante discussioni politiche, ci ha pensato l'Unione dei Comuni della Garfagnana. Tra favorevoli e contrari si sono aperti dibattiti, polemiche e spesso discussioni oltre le righe. Allo stato attuale la vecchia Comunità Montana si è trasformata in Unione mantenendo le stesse deleghe – in previsione di condividere le funzioni -, ma perdendo per strada due Comuni: Castelnuovo e Vagli. La questione è in movimento e quindi risulta difficile dare giudizi. Certa solo una cosa: si tratta di una grande occasione persa da tutti. Da tutti i 16 comuni. Questo stato di cose con una valle mozzata non si può definire una scelta oculata. Si dirà che è colpa della “politica”; ovvero delle solite scelte di palazzo. Ebbene nell’attuale fase, con questa divisione, la politica ha commesso un gravissimo errore. Si è deciso di fare campo e si è deciso male. Malissimo. E’ evidente che i Comuni della Garfagnana hanno perso il loro Comune capofila e che da ora saranno più indeboliti. E tutto questo è incomprensibile, incauto, e inspiegabile. Non si spiega perché tra le fila dei sindaci, degli assessori e dei consiglieri dei 16 Comuni, si trovano uomini e donne di qualità. Legate alla terra e con grandi capacità. E quindi la domanda è una sola: come è stato possibile perdere questa occasione di unione di intenti? Infatti poteva essere questa una occasione d’oro per aprire la via alla costituzione di un unico grande Comune della Garfagnana. Proprio come sta succedendo in val Samoggia nel bolognese dove i comuni di Bazzano, Crespellano, Monteveglio, Savigno e Serravalle hanno deciso di unirsi. Cinque comuni che uniranno 30 mila abitanti ora chiamati ad un referendum consultivo. Saranno infatti i cittadini a celebrare un’unione storica. In un sol colpo infatti verranno razionalizzate le spese e incamerati i contributi e gli incentivi dallo Stato e dalla Regione. Inoltre quando al 31 Nubi, ombre e nebbie su Castelnuovo e la Garfagnana dicembre scompariranno le Province i cinque comuni si troveranno in posizione privilegiata di fronte alle strutture intermedie dello Stato. Privilegio non da poco, visto che potranno “trattare” non singolarmente ma partendo dalla forza e dalla logica dei numeri. E proprio sui numeri i dati sconvolgenti. Il nuovo comune della Val Samoggia farà risparmiare 266 mila euro per emolumenti ai sindaci e alle giunte; le prestazioni di servizi avranno 356 mila euro di risparmio (vale a dire gli appalti e le gare): risparmi per il personale di 362 mila; di fronte ad un incasso netto per gli incentivi di Regione e Stato di 1,6 milioni. Ma sarà anche possibile risparmiare sulle spese correnti (167 mila) e sugli acquisti fatti collettivamente (92 mila). Alla fine saranno 2,6 i milioni di spese in meno, il 10% del bilancio complessivo degli attuali Comuni. In più scatterà l’esenzione per due anni dal patto di stabilità che dovrebbe liberare risorse ferme per circa 7 milioni. Tanti risparmi e tantissimi soldi che ricadranno sul territorio in termini di opere pubbliche, sostegno, incentivi per lo sviluppo e molto altro ancora. Sarà varata dal 2014 un’unica amministrazione con un solo sindaco, ma ogni comunità manterrà i vecchi municipi simili a quelli presenti nei quartieri delle grandi città. Perché in Garfagnana non si è pensato di fare la stessa cosa? Unire tutti i servizi di tutti i Comuni porterebbe un aumento di qualità e un grande risparmio, così come sarebbe importante non dimenticare che la valle tornerebbe ad avere un peso “politico” più forte, soprattutto di fronte alla chiusura della Provincia. Ora – con tutto il rispetto parlando – si rischia di dover andare a Firenze con il cappello in mano e due capponi nella borsa per chiedere “elemosine”. Perché i nostri sindaci non hanno preso in considerazione questa possibilità? Perché nessuno ha il coraggio di esprimere il proprio pensiero in merito al Comune unico della Garfagnana? E che nessuno torni a parlare di campanilismi e resistenze. Che nessuno alzi la mano per difendere l’indipendenza di piccoli comuni che manterrebbero con il Comune unico la propria identità e rappresentanza, ma vedendo aumentare i servizi e i sostegni. Le strade sono segnate e la via del Comune Unico della Garfagnana è l’unica che potremmo cogliere per il futuro. Nel 2013 si rinnoveranno le amministrazione di 14 comuni della Valle: vediamo se qualche candidato avrà la lungimiranza di inserire nel proprio programma politico la proposta di fare un unico Comune. Un solo augurio: che le logiche politiche di palazzo – spesso piccole, piccole, anzi minuscole e risibili – non giochino ancora a sfavore della Garfagnana e dei suoi citta- Andrea Giannasi Il dito nell’occhio Abbiamo volutamente sfuocato la fotografia per rendere difficile la comprensione del modello e di ogni altro segno che possa identificare il proprietario di questo Suv. Ogni altro commento è superfluo. TORTELLI LUCIANO & C. SNC Via Nicola fabrizi 5 55032 Castelnuovo di Garfagnana Tel. e fax 0583 62175 - [email protected] NUOVA RENAULT TWINGO. PERSONALITÀ IN MOVIMENTO. NUOVA NUO VA RENAULT RENAULLT TWINGO TW WINGO È TUA A € 8.500*. 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La pagheremo eccome, statene certi, e questo dispiace maledettamente anche in considerazione del fatto che molti sindaci e amministratori sono consapevoli di questa deriva che cercano in ogni modo di evitare. Per un momento lasciamo la logica politica da una parte e pensiamo al nostro futuro. Per favore. Pagina 4 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 50 - Marzo 2012 Il saggio di Normanna Albertini è stato adottato dala prestigiosa università americana Pietro da Talada alla Columbia University Pietro clicca la Garfagnana Tanti i misteri che avvolgono Pietro da Talada un pittore “scoperto” solo alla fine degli anni ’80, legato a opere di grande maestria. Oggi il mondo si interessa a questo artista e il maestro del trittico di Borsigliana, testimone dell’unione tra i crinali appenninici della Garfagnana e del reggiano, sbarca negli Stati Uniti d’America nella prestigiosa Columbia University. Il saggio presentato al Salone Internazionale del libro di Torino nel 2011 ha raggiunto quindi un primo importante obiettivo. Il libro su Pietro da Talada curato dalla più importante studiosa del pittore quattrocentesco Normanna Albertini e che vede in primo piano Fratel Arturo Paoli, Mario Rocchi, edito dalla Garfagnana editrice era già stato adottato dalla Toronto University. Ma il progetto su Pietro da Talada prosegue e sabato 3 marzo a Modena nell’ambito del Festival del libro BUK, si è tenuta la conferenza stampa dove è stato presentato il nuovo sito internet www.pietrodatalada.it che conterrà l’opera omnia del pittore con interventi di prestigiose firme del mondo della storia dell’arte e dei costumi del 1400 e 1500. Pietro da Talada dunque non solo come pittore ma come uomo tra gli uomini diventando un vero e proprio “must” per le Terre del Serchio. Il pittore delle Madonne “mamme” che educano i propri figli e che ci fanno scoprire ancora oggi la sensibilità di un artista ma anche la cura dei committenti delle comunità locali. Emerge dunque un quadro unico che fonde insieme Borsigliana, Capraia, Corfino, Casatico e tutta la Garfagnana. Nelle prossime settimane a tenere banco sarà la rivelazione di uno dei tanti misteri che avvolgono Pietro da Talada. Mistero conservato nel Trittico di Borsigliana e che il team di studiosi di Pietro da Talada, coordinato da Normanna Albertini, rivelerà. Ma sarà solo il primo visto che ogni giorno altre importanti scoperte si aggiungono al lavoro su questo misterioso pittore che ha attirato l’attenzione di una importante trasmissione televisiva in onda su un’emittente nazionale. Info e note: http://pietrodatalada.wordpress.com www.pietrodatalada.it “Pietro da Talada clicca la Garfagnana” è l'ultimo progetto nato e curato dal Giornale di Castelnuovo e da Ecoland in seno agli Stati Generali. L’idea di Andrea Giannasi, Normanna Albertini ed Emilio Bertoncini viene proposta come iniziativa tesa ad aumentare la visibilità della Garfagnana in Italia e nel mondo. Seguendo alcuni noti esempi presenti in internet, la nostra idea è quella di creare una rete di agriturismo in valle pronti ad offrire nel biennio 2012-2013 gratuitamente due week-end per ospitare giornalisti e blogger pronti a scrivere e parlare della bontà delle Terre del Serchio. Ogni agriturismo semplicemente potrà dare la propria disponibilità scegliendo il periodo che riterrà più adatto. In pratica si tratta di soggiorni organizzati per blogger, ovvero degli autori in rete di frequentatissimi e famosi siti legati al web2. Dunque autori italiani e stranieri scriveranno articoli, reportage, diffondendo le buone pratiche che conosceranno dando la possibilità a molti altri di “raggiungere” la Garfagnana. Ma quali i vantaggi per progetti simili? Si tratta di contenitori che non hanno alcun costo per i cittadini e per le amministrazioni pubbliche, che però attraverso l'arrivo in valle di nuovi e qualificati viaggiatori, potranno godere di nuovi vantaggi economici, culturali e sociali. Al centro infatti l'esigenza di creare nuove economie della terra e delle risorse che riesce ad esprimere. Gli agriturismo aderenti riceveranno visibilità grazie agli articoli e si andrà a creare una circolarità di idee, proposte e promozione. Perché Pietro da Talada al centro del progetto? Perchè Pietro da Talada è autore di alcune opere magnifiche come il Trittico di Borsigliana che possono diventare un elemento promozionale di qualità della valle intera. Con questo si vuole mettere in pratica l'esigenza di parlare di Terre del Serchio come un unico immenso Museo del territorio. E poi Pietro proviene da Talada, ovvero il mondo che sta oltre il crinale, verso le terre lombarde. Dunque un viaggiatore che più di chiunque altro può e deve essere ambasciatore dei territori. “Pietro clicca la Garfagnana” utilizza il termine “cliccare” che in internet viene usata per navigare e visitare siti internet. In altre parole cliccare è sinonimo di movimento e conoscenza, proprio quei termini che desideriamo legare alle Terre del Serchio per far arrivare tanti nuovi viaggiatori. Info e note: www.pietrodatalada.it Si è tenuto il convegno per la progettazione forestale Rete Natura 2000 Si è svolto venerdì 24 febbraio presso l'aula magna della Facoltà di Agraria di Pisa il seminario dal titolo "Progettazione forestale in ambito Life+". L'incontro è stato organizzato dall'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Pisa, Lucca e Massa Carrara ed è stato seguito da oltre 30 iscritti e numerosi studenti della facoltà. Dopo l'introduzione del Presidente dell'Ordine Luigi Casanovi il seminario è entrato nel vivo con l'intervento del relatore Dott. Michele Lischi di Timesis, l'azienda pisana che da anni cura il monitoraggio di progetti europei. Proprio questa esperienza è stata al centro del seminario che ha affrontato le tematiche del programma LIFE+, il più grande strumento di finanziamento dell'Unione Europea per il sostegno a progetti per l'ambiente. Di particolare interesse per i partecipanti è stato il riferimento ai possibili ruoli che agronomi e forestali possono ricoprire nei progetti Life. Essi spaziano, in funzione di alcune competenze aggiuntive a quelle fornite dal normale corso di studi, dalla stesura del progetto vero e proprio alla formulazione dei progetti esecutivi e fino alla direzione dei lavori in eventuali cantieri forestali. Questi ultimi possono, per esempio, rendersi necessari nelle azioni dei progetti LIFE Natura per favorire la presenza di particolari specie o il ripristino di particolari habitat nei siti della RETE Natura 2000 oppure favorire la tutela o l'aumento della diversità biologica in progetti LIFE Biodiversità. Tra i possibili interventi di natura forestale figurano l'impiego o la realizzazione ex-novo di vivai forestali, rimboschimenti e trapianti, avviamento all'alto fusto di boschi cedui, diradamenti selettivi, eradicazione di specie aliene, percorsi didattici e misure gestionali. I soggetti beneficiari, uniti in partenariati sostanziali, possono essere sia i privati che le aziende o gli enti pubblici e l'aiuto fornito e un cofinanziamento variabile dal 30 al 75%. Molto spesso i capofila dei progetti sono istituzioni pubbliche, come comuni, province ed aree protette. Il seminario ha posto una certa attenzione sulle professionalità richieste (un buon inglese è essenziale per la stesura di un progetto comprensibile dalla commissione di valutazione) e sulle criticità più frequenti e ha sottolineato la capacità che il nostro paese ha di utilizzare i fondi di questa linea di finanziamento. Italia e Spagna sono i maggiori utilizzatori e l'Italia riesce stabilmente ad ottenere più fondi di quanti le sono assegnati, sia per l'elevato numero di progetti presentati, sia per la loro bontà. L'incontro si è chiuso con una fase di discussione su domande formulate dai partecipanti e con i saluti del Presidente Casanovi. Numero 50 - Marzo 2012 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Pagina 5 La responsabilità è storica e culturale, legata al mondo contadino Perchè non sappiamo unirci Abbiamo difficoltà a far tutto; a trovare buoni accordi; a vivere in armonia; a fare squadra e gruppo di fronte ai problemi della vita; a creare occasioni di incontro e confronto comune. Insomma abbiamo difficoltà a lavorare insieme e quando siamo in più di tre persone il litigio è già alle porte. Eppure sappiamo tutti che da soli si va poco lontani e che cori a più voci riescono a superare impegni e questioni, che un individuo da solo non può certamente affrontare. Conosciamo l’insuccesso dei poveri quattro diavoli e ci corrucciamo quando altri ci mettono i bastoni tra le ruote. Siamo poco reattivi e partecipativi se una cosa non nasce nella nostra aia, e nutriamo quindi diffidenza per chi lavora o crea. Poco costruttivi preferiamo la critica e il dileggio alla pratica del fare comune. Insomma abbiamo un grave difetto: non siamo capaci fare squadra. A questo nostro difetto però c’è una spiegazione ancestrale. Seppur dentro le nostre auto corriamo su e giù per la valle con cellulari e computer di ultima generazioni, viviamo ancora la scansione temporale della vita contadina. Siamo infatti legati alla breve ciclicità annuale. Tutto quindi ha un inizio e una fine e ogni gesto è ripetuto anno dopo anno per tutta l’esistenza. Questa “esistenza” se da una parte garantisce una sicurezza, dall’altra limita gli slanci e le nuove avventure. Insomma il “contadino” non cercherà mai di seminare il granturco a dicembre o cer- care di far fare l’uva alle viti a febbraio. Inoltre il contadino non farà mai lega con un altro contadino per seminare il campo altrui – se non dietro compenso – e vivrà la propria esistenza chiuso nel proprio podere. Deriva da questo ambiente la citazione “coltivare il proprio orticello”, che sta a significare una mancanza di condivisione e di visioni di intenti comuni. Insomma il contadino non era lungimirante; era poco curioso e pauroso delle pratiche innovative perché oscure e aperte ai rischi; era invidioso del vicino e astioso con chi sfidava il nuovo e ne usciva vincitore. Ecco questa è la cultura contadina che è dentro ognuno di noi come un Dna indelebile. Ovviamente ha anche elementi positivi, ma sotto tutti racchiusi in un alveo di solitaria autoconservazione. Ma studiamola questa “esistenza” per meglio comprenderla. La vita del contadino era scandita da momenti ben precisi che si ripetevano ogni anno. A gennaio dopo aver ammazzato il maiale e cucinato ogni parte si facevano lavori in casa, nelle cantine o nelle stalle. A fine mese poi si iniziava generalmente la prima concimatura dei campi. Febbraio era dedicato alle potature. Dagli alberi da frutto, alle viti, ai castagni. Ogni albero era curato per meglio offrire i propri frutti. A marzo si voltava la terra e si iniziava a fare l’orto con bietola, asparagi, lattuga, cipolle, spinaci. Con l’arrivo delle prime giornate di sole buono si aprivano i tini e si lavavano, così come si vuotavano le stalle per pulirle. Subito dopo Pasqua (generalmente ad aprile) si iniziavano le semine della canapa, del granturco, dei girasoli e delle patate. Le semine andavano avanti fino a maggio. Con l’estate iniziava il lavoro di raccolto e i lavorazione. La prima ad essere tolta era la canapa che richiedeva esperienza e perizia. Quando era matura, si raccoglieva, si faceva seccare al sole, si metteva a macerare nel fiume per 15 giorni, quindi si faceva seccare nel forno, poi si schiacciava bene con la gramola, si pettinava, si raffinava, si filava e infine si tesseva al telaio. Con le pezze di canapa si cucivano le lenzuola e le tovaglie e rappresentavano la dote delle giovani ragazze. Poi si raccoglieva il granturco, dividendo le pannocchie dalle foglie che venivano usate per riempire o cambiare e rimestare i materassi dei letti (solo quelle interne). I capelli invece servivano per le lettiere degli animali. Le pannocchie venivano portate nelle aie dove a sera c’era un vero e proprio rito di sgranatura dei chicchi che venivano lasciati alcuni giorni ad asciugare al sole. Poi una volta insaccati questi venivano portati al mulino per la farina gialla. In pochi giorni si tagliava anche il fieno e si facevano dei covoni per farlo seccare bene prima di portarlo nella stalla e stivarlo per conservarlo tutto l’inverno. Tra agosto e settembre si levavano le patate quando la pianta iniziava a seccarsi. A settembre si preparava tutto per la raccolta dell’uva. Si doveva procedere in fretta senza perdere tempo e dare inizio alla maturazione e la fermentazione. Il prodotto generalmente era un vino aspro non molto buono, ma adatto al lavoro nei campi come forte dissetante. Una volta messo il lavoro degli acini nei tini si passava alla raccolta delle noci. Una parte venivano conservate nelle cantine in posti bui, l’altra era usata per dolci o per essere venduta al mercato. A novembre era la volta delle olive. Durante questi mesi gli orti vivevano le ultime culture cicliche, ma già tutto declinava verso l’inverno. Per questo chi non lo aveva già fatto correva nelle selve a tagliare qualche pianta e raccogliere legna da ardere nel camino e nel forno durante il gelido inverno. Terminato l’anno si ricominciava tutto da principio. Ecco questa è la cultura contadina che è dentro ognuno di noi come un Dna indelebile. Ora spetta a noi cercare di superare questa “esistenza” per guardare ad un futuro migliore. Barbara Coli Riapre il servizio presso la Camera di Commercio Il Registro delle Imprese Storiche In concomitanza con le iniziative per il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia Unioncamere ha formalmente istituito un Registro delle Imprese Storiche (disponibile sul sito istituzionale di Unioncamere), allo scopo di valorizzare e riconoscere quelle imprese che, con la loro storia ultracentenaria, hanno dato il proprio contributo alla crescita del Paese trasmettendo nel tempo, alle generazioni successive, un patrimonio di esperienze e valori imprenditoriali. Visto il successo dell'iniziativa, testimoniato dall'elevato numero di domande pervenute e dalle continue Il miglior gelato è a Castelnuovo in Piazzetta del Duomo richieste di iscrizione, Unioncamere, nell'ambito delle iniziative per il centocinquantesimo anniversario del sistema camerale, che cade nel corrente anno 2012, ha deciso di riaprire le iscrizioni al Registro per quelle imprese che hanno compiuto 100 anni al 31 dicembre 2011 (ovvero l'attività deve esistere almeno dal 1911). Per accedere al Registro è necessario aver svolto l'esercizio ininterrotto dell'attività nell'ambito del medesimo settore merceologico per un periodo non inferiore a 100 anni. Le imprese in possesso di tali requisiti e che vogliono partecipare alla selezione possono farlo inviando la domanda di partecipazione presso l'Ente camerale, entro e non oltre il 23 marzo 2012, secondo le modalità specificate nel seguente avviso. Elena Saraceno L'Ufficio Relazioni con L'Esterno. Camera di Commercio di Lucca Ufficio Relazioni con l’Esterno Corte Campana, 10 55100 Lucca Trattoria Marchetti di Clara Pedreschi Loggiato Porta Castelnuovo di Garfagnana Telefono 0583 639157 Angelo Roberto Fiori Grandi occasioni di lavoro e visibilità per il pittore castelnuovese Angelo Roberto Fiori e le sue opere che nel periodo pasquale aprirà nella saletta Suffredini a Castelnuovo di Garfagnana la personale di pittura e che terrà una mostra durante il “Festival Jazz” a Barga. Ma l’evento più importante e di rilievo lo segnaliamo a Venezia. Fiori infatti espone tre sue opere nella mostra collettiva “Incontri-Confronti” a Venezia nelle sale di palazzo ZenobioCollegio Armeno, in Dorsoduro 2596. La mostra - patrocinata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Venezia - è stata inaugurata sabato 3 marzo e chiuderà il 1° aprile 2012. La curatrice è Claudia Baldi. Il catalogo è stato stampato da Caleidoscopio. La collettiva è stata organizzata dall’Associazione Agorà che raccoglie le vivavità artistiche del nostro paese portando in mostra le opere di alcuni tra i migliori artisti. Le città dove sono previste altre mostre sono anche Roma e Volterra, Entro la fine del 2012 Angelo Roberto Fiori sarà nuovamente protagonista a Lucca con una personale, dopo il successo ottenuto presso le sale della banca del Monte di Lucca in piazza San Martino lo scorso anno. Pagina 6 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 50 - Marzo 2012 Un antico mestiere ormai perduto per sempre Lo stagnino di ieri Quello dello stagnino, come del resto quello di tanti altri artigiani di un tempo era un mestiere itinerante nel senso che per svolgere il suo lavoro egli doveva recarsi di paese in paese più o meno distanti tra loro. La sua era un'attività finalizzata alla riutilizzazione di pentole, paiuoli, caldaie, oggetti di coccio, molto usati nelle civiltà contadine del passato, non più funzionali o in precario stato di conservazione. I suoi strumenti di lavoro erano molteplici: lo stagno da cui il nome stagnino. La forgia che alimentata da pezzi di carbone, teneva sempre rovente il saldatoio, un pezzo di rame infisso in un manico, a mo' di martello, che doveva liquefare le stecche di stagno per otturare i piccoli buchi degli arnesi bisognosi di riparazione. Quando i fori erano piuttosto vistosi si provvedeva con lastre di rame fissate con ribattini. Altri strumenti del mestiere erano: acidi, martelli, tenaglie, pinze, stoppa, latta e quant'altro. Quando arrivavano nelle varie località si piazzavano nei punti meno periferici e più comodi per la gente che accorreva portando la sua roba da riparare, data la necessità di conservare il più a lungo possibile gli oggetti posseduti, per le note ristrettezze economiche che limitavano al massimo i nuovi acquisti. Fra gli strumenti da mettere a punto c'erano le caldaie, un grosso paiolo con il fondo più ristretto rispetto alla parte superiore, indispensabile per la produzione del formaggio. Spesso accadeva che al loro interno l'elemento metallico di cui erano fatte, generalmente di rame, si ossidasse e perdesse la sua brillantezza e lucentezza originarie. Ciò determinava un loro stato non certamente ottimale sia dal punto di vista igienico-sanitario che di presenza, occorreva quindi intervenire per renderle più godibili e presentabili. Artefice di siffatta operazione era lo stagnino che rivestiva tutto il loro interno di un sottile strato di stagno liquefatto. I recipienti così trattati assumevano una colorazione biancastra, diventavano più igienici ed erano pronti per l'uso in condizioni migliori. Soprattutto le massaie avevano a cuore questo problema in quanto, generalmente, erano loro addette alla lavorazione del formaggio, alimento essenziale nella trascorsa civiltà dei monti. Per ottenere questo prezioso alimento bisognava seguire una determinata procedura che vale la pena qui esplicare e che ora non si pratica più in seguito alla mancanza di bestiame da latte, allevato, secondo vecchi canoni dell'agricoltura tradizionale e familiare, una volta capillarmente diffusa. Le donne che eseguivano l'operazione prestavano molta attenzione nel compiere le varie fasi necessarie per l'ottenimento del prodotto finale. Prima di tutto si doveva far intiepidire il latte contenuto nelle caldaie, in cui veniva versato un po' di caglio, una sostanza acida ricavata dall'abomaso dei ruminanti nella fattispecie agnelli e vitelli, necessario per la coagulazione. Con questo processo esso si rapprendeva nella parte superiore, formando uno strato di cagliata che veniva poi frantumata con la frulla, un oggetto a quattro ali parallele, in modo che i piccoli granuli potessero precipitare in fondo alla caldaia favoriti anche da un nuovo lieve riscaldamento del contenuto. Dopo una ventina, trenta minuti, la massaia li raccoglieva facendone una palla, detta toma, che depositava nel cassino, un oggetto rotondo, di un certo spessore, un po' flessibile, dove veniva strizzata bene bene, liberandola dal siero, il residuo del latte da cui poi si ricavava la ricotta. Si era ottenuto così la forma di formaggio, che sistemata sopra un piano leggermente inclinato, per lo scolo di liquidi residui, veniva salata su ambedue le facce, in prospettiva di un più o meno lungo periodo di stagionatura prima dell'uso. Ma non era ancora tutto finito. Rimaneva, come detto, da fare la ricotta, quale ultimo prodotto della trasformazione del latte. Per ottenerla era necessario mettere sul fuoco la caldaia col siero e fare in modo che arrivasse alla temperatura di una lieve ebollizione agevolata anche dal gettito di alcuni mestoli d'acqua fredda, operazione ripetuta più volte, impedendo che essa avvenisse troppo convulsamente, cosa che avrebbe certamente danneggiato o comunque compromesso le qualità e quantità del prodotto. Tolta la ricotta rimaneva la scotta, alimento che si dava ai maiali, del quale erano molto ghiotti. Non di rado succedeva che in certi periodi dell'anno le produzioni del latte a disposizione delle famiglie non fosse sufficiente per agire in proprio nella produzione di forme di formaggio di una certa consistenza e proporzione. Per ovviare a questo stato di precarietà si ricorreva allo La riscoperta di antiche mulattiere e una riflessione Io ed un mio amico (Adolfo), già da qualche tempo, ci siamo proposti di ricercare antiche mulattiere ormai abbandonate e quasi impossibile da ritrovare. Lo scopo che ci siamo proposti è quello di riportare le persone che amano passeggiare nella natura a riscoprire i percorsi che i nostri nonni e bisnonni percorrevano ogni giorno per raccogliere castagne, per fare legna, per lavorare e vivere. Sinceramente mi mette un po’ di ansia ritrovare questi luoghi, cosi cari alla gente del posto, abbandonati e in decadenza. La fotografia che vedete è stata scattata ad un vecchio metato lungo il sentiero che porta al monte Palodina. Come vedete porta i segni di una fine inesorabile. La montagna ormai va all’ abbandono, i paesini sempre in grave degrado; il mestiere del pastore ormai e’ solo un ricordo come il metato o il seccatoio (il piccolo locale fatto in pietra destinato alla essiccazione delle castagne.) Cosa vogliamo fare? Lasciare andare al degrado questi luoghi antichi e caratteristici dove i nostri cari hanno faticato, hanno allevato bestiame, hanno mantenuto il territorio, hanno prodotto alimenti per sfamare le loro famiglie? Noi continueremo a pulire i sentieri e lavorare ma nel frattempo voi riflettete su queste semplici parole. Giacomo Giannerini scambio tra paesani vicini che si trovavano nelle stesse condizioni. In tal modo la quantità di latte aumentava e si poteva compiere l'operazione, a giorni alternati, ottenendo un risultato accettabile. Di stagnini ne ho conosciuto più d'uno, ma quello che ricordo con maggiore simpatia ed interesse è Carnera, originario di Seravezza, in Versilia, soprannominato così, mi par di ricordare, per la sua statura piccola, minuta e mingherlina, in contrapposizione al pugile friulano dalla corporatura gigantesca. Primo Carnera, alto più di due metri che nel 1933 conquistò a New York il titolo mondiale del pesi massimi. Lo stagnino era miope e pertanto quando doveva avvicinarsi alle fonti di calore, come ad esempio il saldatoio rovente, era facile preda di forti arrossamenti, se non bruciature su tutto il viso e particolarmente intorno agli occhi. Aveva bruciacchiate anche le mani. Nel paesi si fermava più giorni ed era sempre ospitato con generosità e umanità, invitandolo a cibarsi di qualcosa e a dormire, se non in casa, almeno nelle capanne tra il fieno e le foglie di castagno che servivano da lettiera per il bestiame. Dopo alcuni anni di attività forse per gli scarsi guadagni ricavati, per stanchezza e forse per le precarie condizioni di salute abbandonò il mestiere. Fu allora che incominciò ad elemosinare offrendo santini qua e là per paesi, feste e mercati. Il suo sguardo era così dolce e compassionevole che nessuno si rifiutava di fare la sua offerta. Questo modus vivendi gli fruttò assai più della precedente occupazione. Infatti da fonti attendibili si dice che alla sua dipartita abbia lasciato un mucchietto di soldi niente male. Concludendo possiamo affermare che le vicende umane sono infinite e ognuno ha la sua. Pietro Ciambelli IL NEGOZIO DEL PESCE CONGELATO GeloMarket PER MANGIARE SANO RISPARMIANDO Il venerdì e il sabato a Castelnuovo orario continuato 8,30 - 19,30 Zona stadio - CASTELNUOVO DI GARFAGNANA Via della Repubblica 292 - FORNACI DI BARGA Numero 50 - Marzo 2012 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Pagina 7 La misteriosa scomparsa di Monsieur Cassettari da Gallicano Un baule pieno d’oro La storia che stiamo per raccontare sembra tratta da un romanzo ottocentesco, ricco di stravolgimenti e colpi di scena. In realtà si tratta di una vicenda vera che ha visto coinvolti alcuni cittadini di Gallicano che si erano recati all’estero per lavorare. Al centro della vicenda un misteriosa scomparsa e la presenza di un baule colmo d’oro arrivato a New York. Era il 14 luglio del 1851 quando il Ministero degli Affari Esteri del Ducato estense in Modena, aprì un fascicolo a nome dei fratelli Cassettari di Gallicano, che da tempo non ricevevano più notizie del fratello Luigi, che ormai i familiari davano per morto. I fratelli però avevano saputo da un certo Raffaello Fabbri, che aveva “incrociato” Luigi Cassettari a New York, dell’esistenza di un baule nel quale lo stesso Fabbri dichiarava di aver visto un cospicuo quantitativo d’oro. Venuti a conoscenza del te- soro la famiglia in Garfagnana intese far luce per recuperare quel baule d’oro. Ma facciamo un passo indietro doveroso per comprendere meglio la nostra storia. Luigi Cassettari era partito da Gallicano nel 1818 alla volta dell’Inghilterra per lavorare gli stucchi. Nel 1822, dopo aver raggiunto la Scozia, partì per il Brasile. Da quel momento la famiglia perse le tracce di Luigi. Poi, passati molti anni, improvvisamente il gallicanese Raffaello Fabbri, tornando dagli Stati Uniti, raccontò ai compaesani una storia incredibile, che vedeva coinvolti in prima persona i Cassettari. Il Fabbri si trovava a New York quando giunse nel porto un bastimento proveniente dal Brasile. Il comandante di questa nave si chiamava Moris e denunciò la scomparsa durante il viaggio di un passeggero che aveva lasciato un baule. Su questo c’era appeso un fo- glietto con su scritto: “monsieur Cassettari”. Le autorità americane incaricarono un italiano di nome Pietro Cerri di Bagni di Lucca per intraprendere un’indagine al fine di scoprire l’identità dello scomparso. Questo Cerri si recò allora con Fabbri presso un’abitazione dove si trovavano una decina di italiani, tutti figuranti. Lo scopo era quello di interrogarli visto che le autorità legavano il cognome alle nostre province. Questi vennero interrogati sulla loro conoscenza o meno di tal Cassettari o se avessero pratica di familiari o affini. Di fronte al diniego di tutti i presenti, Cerri lesse una pagina della Gazzetta Americana dove si denunciava l’accaduto e la custodia di un baule contenente abiti, una ripetizione d’oro (una sorta di collana) e cinquanta libbre francesi d’oro battuto (circa 22 chilogrammi). Un tesoro enorme per quei tempi che destò vasta eco. I fratelli da Gallicano - una volta venuti a conoscenza della questione - scrissero immediatamente al ministero a Modena e chiesero che le dichiarazioni del Fabbri fossero verbalizzate. Così a Castelnuovo il 27 giugno del 1851 le Un biglietto di viaggio per il Brasile Le ridotte aspettative economiche dei residenti nella Valle del Serchio nell’Italia post-unitaria, spinsero molte persone a rivolgersi ad agenti marittimi autorizzati per emigrare verso l’America. Questi minimizzavano le difficoltà del viaggio e della permanenza all’estero, rassicuravano gli avventori sulla possibilità di una rapida e consolidata crescita economica tale da ripagare in tempi brevi le esose spese del viaggio. Bisogna infatti ricordare che per reperire il denaro necessario, la quasi totalità dei migranti, era costretta a vendere tutti i propri beni o a indebitarsi. A Castelnuovo, alla fine del XIX° secolo, esistevano alcuni agenti che operavano per conto di diverse compagnie di trasporto marittime, espletando tutte le pratiche necessarie all’espatrio. Nicola Venturini, titolare di una orologeria in via Fulvio Testi al numero civico 6, ottenne l’autorizzazione a gestire la subagenzia della compagnia “La Veloce”. Questo biglietto per il Brasile di fine ‘800 rappresentava la speranza di un futuro migliore. Rubrica di ricerche storiche e documenti a cura di Cristian Tognarelli autorità interrogarono Raffaele Fabbri del fu Giuseppe di Gallicano, fornaio non possidente e stucchino. Egli dichiarò di essere partito nel 1844 con Angelo Venturelli di Bracciano e Luigi Benedetti di Verni alla volta di Londra dove si impiegarono nel lavoro delle figure in stucco. Dopo due anni il Fabbri si spostò a Liverpool per trovare un imbarco per l’America dove giunse e rimase lavorando con Alessio Maleschi, anch’egli proveniente da Gallicano. A New York prima di partire per Filadelfia - città dalla quale si imbarcò nuovamente per tornare in patria - il Fabbri visse il fatto del baule d’oro appartenuto ad un certo “monsieur Cassettari”. Le autorità a Castelnuovo a quel punto chiesero al fornaio-figurinaio di Gallicano se nei mesi successivi avesse avuto notizie legate al baule, ma il Fabbri negò di aver sentito nuovamente parlare dell’accaduto. Non sapendo leggere e scrivere il testimone firmò con una croce e di lato al documento il segretario che aveva verbalizzato le dichiarazioni scrisse: “croce di Fabbri Raffaele”. Il fornaio-figurinaio lasciò il Maleschi a Filadelfia e tornò a Gallicano dove ai fratelli Cassettari raccontò l’accaduto. E fu proprio Paolino Cassettari che scrisse alle autorità affinché si interessassero alla vicenda, perché con questo gesto avrebbero reso giustizia ad una povera famiglia. Il Ministero degli Affari Esteri del Ducato di Modena interpellò l’agente estense a Livorno, Commendator Tausch, affinchè facesse un’indagine. Della questione fu informato anche il consolato austriaco a New York affinchè fosse fatta piena luce sulla vicenda e si provvedesse a far giungere il contenuto del baule ai Cassettari. Avranno ricevuto il baule i Cassettari di Gallicano? Questo non è dato saperlo dai documenti scovati dall’editrice Antiche porte che ha edito questa ed altre lettere, che scopriremo nei prossimi numeri del Giornale, in un libricino dal titolo “Lettere dall’Ottocento”. Vedremo come un uomo sposato fugge con una donna di malaffare e come alcuni carbonai garfagnini furono truffati, o il caso di Luigi Bertei di Piazza, che dopo aver preso il passaporto di Pellegrino Satti di Caprignana, scappa in Corsica. Gianluca Pitari Il Giornale online Se avete un storia da raccontare, delle fotografie da spedire o un evento da promuovere basta mandare una email. Se fate parte di una squadra di calcio o di una associazione e volete raccontare le esperienze vissute armatevi di email e mandateci qualche riga da pubblicare. Per scrivere alla redazione potete mandare una email a [email protected] www.ilgiornaledicastelnuovo.it Il Giornale di Castelnuovo Redazione: via traversa Vecchiacchi, 17 55032 Castelnuovo Garfagnana Direttore: Andrea Giannasi Caporedattrice Barbara Coli In redazione Marco Giannasi, Gabriele Coli, Matteo Ferranti, Fabrizio Ferrari, Emilio Bertoncini, Cristian Tognarelli Fotografie Antonella Bertolini, Gabriele Coli, STUDIO BIANCO Commerciale Debora Mori, Marco Guazzelli Direzione e sede legale: via Terme di Traiano, 25 Civitavecchia ROMA Gruppo editoriale Giannasi editore P.iva 09345201009 Stampa Etruria Arti grafiche - Via della Vittoria Civitavecchia (Roma) www.ilgiornaledicastelnuovo.it - [email protected] SOSTENETE IL GIORNALE 30,00 € per l’abbonamento ordinario annuale 50,00 € per l’abbonamento sostenitore su conto corrente postale n. 11507530 intestato a Giannasi editore IL GIORNALE SI TROVA A Castelnuovo - Presso tutte le edicole e le librerie, Pieve Fosciana - Edicola di via San Giovanni, Barga - Edicola Poli (via Pascoli), Gallicano - Edicola (via Serchio), Castiglione di Garfagnana (all’edicola bar Marcalli), Roggio (presso l’edicola/bar), Fornaci - Edicola e libreria c/o Conad Vtyy¢ VxÇàÜtÄx Organizzazione viaggi Castelnuovo di Garfagnana Tel. 0583 641375 - [email protected] Piazza Umberto a Castelnuovo di Garfagnana AGENZIA FUNEBRE Tel. e Fax 24 ORE SU 24 Via XX Aprile 8/A - Castelnuovo Garfagnana 058362449 0583607009 Via della Stazione 14 - Piazza al Serchio ROBERTO ALESSANDRO 3398711200 3473064963 e-mail: [email protected] Interventi di difesa del suolo, ingegneria naturalistica,sistemazioni idrauliche, lavori forestali, manutenzione a verde e arredo urbano, produzione di cippato, interventi di protezione civile e ambientale www.tua.coop – [email protected] Castelnuovo di Garfagnana (Lucca) tel. 0583/644344 – fax 0583/644146 AL VOSTRO SERVIZIO 24 ORE SU 24 Pagina 8 Il Giornale di Castelnuovo di Garfagnana Numero 50 - Marzo 2012 Ospite il nostro direttore che ha parlato del generale garfagnino Enrico Tellini Riprese le lezione all’UniTre Sono riprese le lezioni presso la sede dell'Università della Terza età che ha sede a Castelnuovo nel quartiere UNRRA. Venerdì 16 marzo il nostro direttore Andrea Giannasi ha parlato della vicenda del Generale Enrico Tellini nato a Castelnuovo il 26 agosto del 1871 e morto trucidato da sconosciuti sul confine greco-albanese il 29 agosto del 1923. Una vicenda storica poco nota al grande pubblico, ma studiata in diritto internazionale e famosa per gli storici per la prima prova in politica estera del neonato governo di Benito Mussolini. Tellini guidava nel 1923 la delegazione della Società delle Nazioni (l'odierna ONU) composta da francesi, inglesi, turchi, greci e albanesi, che aveva il compito di stabilire i confini tra i diversi stati nella penisola balcanica. L'auto – una Lancia decapottabile a cinque posti – in una località chiamata Kakavia, fu invece bloccata da alcuni rami posti lungo la via e fatta oggetto di più di quaranta colpi di fucili automatici. In pochi minuti la delegazione fu trucidata. L'unico che tentò la fuga, morendo finito con un colpo alla testa, fu proprio Tellini. Lo sconcerto nel mondo fu al- tissimo. L'Italia accusò la Grecia richiedendo scuse ufficiali e un risarcimento danni di 50 milioni di lire. Poi Mussolini decise di bombardare e occupare l'isola di Corfù. Nel frattempo i feretri dei caduti furono condotti da Taranto a Roma con un treno funebre che viaggiando a bassa velocità ricevette l'omaggio di centinaia di migliaia di cittadini. Le salme dei caduti furono ricevute nella capitale listata a lutto. Dopo la messa funebre ogni vittima prese la via di casa. Il Generale Enrico Tellini, forse per volere di uno zio, fu inumato a Firenze presso il cimitero monumentale. La madre dello sfortunato ufficiale, in quei giorni nella casa di famiglia di Magnano in Garfagnana, fu avvisata dalle autorità. Castelnuovo ricordò il generale mettendo in Piazza Umberto, sulla facciata del palazzo sopra il Bar Centrale, una lapide a ricordo. Lapide purtroppo andata distrutta durante la seconda guerra mondiale. La piazza principale di Villa Collemandina è intitolata a Enrico Tellini, e in Italia esempi simili sono moltissimi (una delle vie principali del centro di Piombino, così come molte altre città hanno nella toponomastica il generale garfagnino). Alla fine la Grecia pagò 50 milioni di risarcimento danni, ma la spedizione militare era costata 58 milioni. Ancora oggi non si conoscono i nomi o i mandanti dell'eccidio Tellini. Gabriele Coli Jubilum Jazz Chorus I primi dati delle iscrizioni Importante affermazione del Jubilum Jazz Chorus (JJC): sabato 18 Febbraio il coro castelnuovese ha conquistato il primo premio al Concorso Internazionale Città di Asti, conseguendo il punteggio massimo di 100/100 con giuria unanime. Grande la soddisfazione del direttore Piero Gaddi e di tutti i coristi, esibitisi poi domenica 19 presso il Teatro Giraudi nel concerto dei vincitori. Continua il flusso degli studenti delle terze medie della valle del Serchio verso gli Istituti di Lucca, nonostante l’esistenza di corsi simili “in casa”. Così 30 studenti della Valle hanno scelto la scientifico “Vallisneri”, 27 l’Iti “Fermi”, 20 l’Itc “Carrara”, 10 geometri “Nottolini” e professionale “Giorgi”, 8 il classico “Machiavelli”. In totale ben 138 (136 lo scorso anno) i ragazzi che emigrano scolasticamente dalla Valle per frequentare le Secondarie Superiori. Dati che devono far riflettere sul perché sobbarcarsi spese e fatiche del viaggio, quando c’è una scuola uguale vicino a casa. Voglia della città, del “natio borgo selvaggio”? Sicuramente alcuni potrebbero rispondere per la facilità dei trasporti. Ma a questo punto dovrebbe essere l’amministrazione provinciale, con Vaibus, a ridefinire orari e percorsi. Ecco, comunque, le scelte, con i dati raccolti dalla dottoressa Patrizia Pieroni dell’Unione Comuni Garfagnana. I 492 alunni (da aggiungere poi 6 di Barga ancora indecisi) della Valle del Serchio (Istituti comprensivi di Gallicano, Castelnuovo, Piazza al Serchio e Gramolazzo, Castiglione, Camporgiano, Barga e Fornaci, Bagni di Lucca, Ghivizzano, Borgo a Mozzano), che frequentano la classe terza media, hanno scelto ben 25 Istituti superiori tra Castelnuovo, Barga, Borgo a Mozzano, Lucca e poi Soliera di Fivizzano. Il Liceo scientifico “Galilei” di Castelnuovo ha avuto il maggiore numero di iscrizioni (71), provenienti da tutti gli Istituti comprensivi della Valle, ad eccezione di Bagni di Lucca. Al secondo posto l’Istituto alberghiero “Fratelli Pieroni” di Barga (51 iscritti), quindi Liceo di Scienze umane dell’Isi di Barga (40), Ragioneria dell’Itcg “Campedelli” (39), Linguistico Barga (34),30 Scientifico “Vallisneri”, 32 Ipsia Castelnuovo, 27 Iti “Fermi”, 26 Iti “Vecchiacchi” Castelnuovo, 22 Iti Borgo a Mozzano, 20 Itc “Carrara”, 18 Geometri “Campedelli” Castelnuovo, 12 Itc “Magri” Barga, 10 Ipsia “Giorgi”, Isi “Pertini”, Geometri “Nottolini”, 9 Liceo Classico Barga, professionale “Civitali”, 8 Liceo Classico “Machiavelli”, “Passaglia” Lucca, 2 Agrario Soliera, Agrario “Busdraghi” Mutigliano, 1 Scienze sociali Fivizzano e Aeronautico Bergamo. Naturalmente questi dati riguardano gli iscritti a tutt’oggi. A settembre spesso i numeri cambiano, sia a causa dei respinti, sia per le richieste di passaggio ad altra scuola. Chiaramente con i dati di ora alcuni indirizzi nella Valle rischiano di non partire con le prime classi. In sintesi, 186 hanno scelto Castelnuovo, 168 Barga con Borgo a Mozzano, 136 Lucca, 2 fuori provincia. Va infine precisato che ci sono anche iscrizioni che arrivano fuori dalla Valle del Serchio ed in particolare è l’Alberghiero di Barga che ogni anno attira numerose iscrizioni da Lucca e dalla Piana. Infine alcuni altri ragazzi potrebbero arrivare, indirizzati su Castelnuovo, da alcuni Istituti comprensivi della provincia di Modena (Pievepelago e Frassinoro), come pure da Casola in Lunigiana. Dino Magistrelli Il Jubilum Jazz Chorus, progetto nato e sviluppatosi in seno alla Scuola Civica di Musica di Castelnuovo, tornerà prossimamente in Piemonte per tenere un altro concerto, invitati in quanto primi assoluti della propria categoria. Continua quindi una fase di importante crescita per il coro garfagnino: dopo l’invito a BargaJazz nel 2009, è arrivata l’anno scorso la pubblicazione del primo cd, Amazing Grace, per l’etichetta discografica Vinile Records. Quest’ultimo riconoscimento è un ulteriore incoraggiamento a continuare nel peculiare percorso musicale del JJC, che accostando stili e repertori di varia estrazione propone musica propria di innegabile impronta jazz.