TuttoDiTutto strane storie la stanza di Nicole
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TuttoDiTutto strane storie la stanza di Nicole
TuttoDiTutto strane storie Quel bravo ragazzo? E’ ufficiale: una volta Gere non era gentiluomo Richard Gere ufficiale e gentiluomo? Macché. Prima dell’interpretazione che lo consegnò al pubblico nell’82 come romantico cavaliere in divisa, l’american gigolo di Paul Schrader ha bazzicato a lungo la suburra di Hollywood. Il suo primo ruolo al cinema arriva a 28 anni con In cerca di Mr. Goodbar: alle spalle una performance teatrale in Grease, viene scelto da Richard Brooks per interpretare un tossicodipendente sadico e violento. La scena in cui costringe Diane Keaton a ballare puntandole un coltello alla gola gli spalanca un portone. Neanche un anno e Terrence Malick lo arma di bastone, per picchiare a morte il marito della sua amata Brooke Adams ne I giorni del cielo. E’ il 1978 e il ruolo di bello e maledetto comincia davvero a calzargli a pennello. A scommetterci è questa volta il regista Robert Mulligan: il film è Una strada chiamata domani e per lui riserva la parte di uno studente scapestrato e ribelle che, sospeso dalla scuola, finisce per massacrare di botte un operaio. Proprio quando l’icona è prossima ad affermarsi nell’immaginario collettivo, Richard Gere viene folgorato sulla via di Damasco. Via giacche di pelle, modi rudi e faccia da bullo, il personaggio di Yankees ha tutt’altro aplombe. E’ trascorso appena un anno, ma la terapia Schlesinger fa miracoli: lavato, stirato e rimesso in riga dalla disciplina militare, il soldato Matt che la stanza di Nicole 12 RdC Luglio-Agosto 2005 vediamo sullo schermo è un campione di buone maniere. Tanto cavaliere da rifiutare addirittura la fidanzata Jean, che gli si offre prima della sua partenza per lo sbarco in Normandia. La rivoluzione è ormai compiuta: sotto la divisa, comincia a battere un cuore romantico. Dall’ufficiale gentiluomo che in completo bianco sedurrà Debra Winger, lo separa ormai soltanto American Gigolo. Più che un colpo di coda, un vero specchio della doppia anima di Richard Gere. Appuntamento fisso con un ammiratore mascherato. Che si confessa alla Kidman, per parlarle di sé, del cinema e del mondo Cara Nicole, mi sono licenziato. O, per essere precisi, sono stato cacciato. Ma non importa, perché sempre meno legami mi tengono ancorato a questa terra dove una volta si faceva il cinema. Perché qui in Italia ormai più che film si fanno film-tv, i “maledettifilmtv” li chiamo io. Non è come nel resto del mondo dove i telefilm sono ottimi prodotti con caratteristiche e linguaggi appropriati per la televisione. No, qui in Italia la formula dei “maledettifilmtv” è diversa e comprende tre fasi fondamentali: 1) Si prende un fatto di cronaca o un personaggio noto alle cronache, si costruisce una storia romanzata sulla sua vita, senza graffiare, senza ferire, senza dar fastidio a nessuno; 2) Si chiamano gli uffici stampa che telefonano ai giornalisti, gli si fa dire che è “proprio un bel film-tv”, i giornali I primi quattro ruoli sono da bullo e dannato. Poi nel 1979 la svolta, grazie al film Yankees escono con paginate “a ginocchiera”, roba da straccio della tessera dell’ordine dei giornalisti se fosse funzionante; 3) il “maledettofilmtv” viene piazzato in palinsesto contro un “vuoto concorrenziale”, un programma che il pubblico considera poco interessante. Il gioco è fatto: il “maledettofilmtv” fa ascolti “trionfali”. E il cinema schianta: in teoria lo spettatore non avrebbe più voglia di andarsi a rovinare la serata tra parcheggi che non trova, euro che non bastano per pagare il biglietto, film che pongono problemi e insidiano certezze; in pratica, invece, il cinema si rifugia in generi che tendono verso commedie popolari e film d’autore anti-pubblico. Quando sono stato cacciato, il mio capufficio, se ne stava a vedere un film-tv mentre io gli stavo raccontando, con le lacrime agli occhi per l’emozione, che avevo rivisto la tua Grace di Dogville. Mi ha fatto cenno di uscire, non voleva perdersi una battuta del film-tv: l’ho sollevato, l’ho portato al davanzale della finestra e l’ho fatto volare sulla strada, il televisore e il suo “maledettofilmtv”. Presto arriverò da te. Tuo Peter Parker