Banchetto reale in Corriere della Sera, 17 marzo 1959
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Banchetto reale in Corriere della Sera, 17 marzo 1959
Martedì 17 marzo 1959 CORRIERE DELLA SERA Oh. - BANCHETTO REALE Ripensando ai discorsi intorno lunga insistenza i reduci — monalla tavola della Valsolda mi tanari e pastori — alle loro case, son venute in mente conversa- ai greggi, sugli altipiani rosei zioni conviviali, di ogni gene- d'erica e gialli di ginestra. re, a cui avevo preso parte nelIntanto il pranzo volgeva al le situazioni più diverse, con dolce (« Bombe Glacée Nigoise persone di ogni colore — filo- - Petit Fours Glacés »). Lo sofi, poeti, savi, bizzarri, rivo- champagne > spumeggiava apluzionari e re — quanto baste- pena nelle coppe di cristallo. Si rebbe, insomma, per scrivere un fece gran silenzio. Il Re si alzò volume (che non scriverò mai). per il brindisi di rito. Ed ecco il sottilissimo filo che Giorgio VI era, di apparenmi aveva fatto errare qua e là za, freddo, contenuto. Leggeva per il mondo, ricondurmi a un piuttosto a stento e con frebanchetto reale dato a Buckin- quenti esitazioni, (suo padre gli gham Palace (7 marzo 1950) aveva detto: fortunato te che in onere del Presidente della non avrai da leggere i discorsi Repubblica francese: Auriol. della Corona) ma quando tocCome tutto par lontano nel cava delle cose veramente grantempo, nella storia! Era la pri- di della sua Nazione e doveva ma grande manifestazione del- render conto, anche a se stesso, la solidarietà anglo-francese do- degli ideali a cui erano state po la vittoria nella seconda sacrificate tante vite umane, il guerra mondiale, ma Bevin, so- timbro della voce aveva un diprattutto, aveva voluto dare un verso calore, e vibrazioni di concarattere di apertura verso una vinzione religiosa: «Il vostro nuova unità di Nazioni euro- Paese e il mio — diceva volgenpee a quel banchetto per cui dosi al Presidente — condividol'invito reale era stato rivolto no lo stesso rispetto per la dianche a me. Non so se allora, gnità e la fraternità dell'uomo: nel mio Paese, si sia tenuto ab- la stessa fede nella libertà del bastanza conto di ciò che si- pensiero e della persona, nel gnificava questo gesto sovrano, governo democratico e nella verso la nostra Nazione, che funzione della legge ed anche riprendeva il suo posto nella lo stesso desiderio di dare a Europa libera. Certo non era ogni uomo una eguale possibisenza una intima commozione lità di vita degna. Questi prin— e umiltà — che mi sentivo cipi sono la vera anima della portato da avvenimenti tanto nostra civiltà occidentale ». E maggiori di me a quel posto per con fine tatto egli invitava alla rappresentare l'Italia anche coi nuova comunità europea « anche suoi errori, ma al di là delle altri Paesi che condividono la sue fazioni. stessa eredità; e noi sappiamo Tutta un'epoca intorno alla che è solo col loro aiuto che mensa di un Re. La magnifica tale idealità può essere preservascena si svolgeva nella sala da ta in tutta la sua bellezza._ >. ballo del Palazzo di Buckin- Poi parlò il Presidente Auriol. gharn, a stucchi bianco e oro, Più altisonante la frase, più di stile vittoriano, illuminata dal- scintillante la parola. Esaltò con le sei grandi rose di cristallo, entusiasmo la figura, già quasi pendenti dalla volta, e dai cen- mito, di Winston Churchill « lanto candelabri d'argento dorato, eant à l'ennemi le défi presque inche spandevano il pacato chia- sensé de la Grande Brétagne unarore delle candele di cera sulle nime ». (Il grand'uomo partetavole adorne di vasellame d'oro cipava sì al banchetto, ma al e di rose tee. suo posto protocollare di Capo Il Re sedeva al centro della dell'opposizione). Quindi Auriol tavola d'onore, a ferro di ca- rivolse il saluto all'altro granvallo, col Presidente alla sua de- de animatore della guerra, all'estra e madame Auriol alla si- sponente e simbolo della Frannistra. La Regina yeniva alla cia che aveva vinto: il generale destra di Annoi. La Principessa De Gaulle. Nulla ormai — conElisabetta — ora Regina (scor- cludeva — avrebbe potuto serono come ombre le generazioni parare le due Nazioni, e non sui troni) — era tra il duca di le vicende della storia e della Gloucester e il ministro degli vita, nè la minaccia delle peEsteri francese Schuman, che ba- santi nuvole, che gravano su la stava vederlo per capire quanto nostra civiltà> e per cui era più in lui ci fosse di un monaco, che mai necessaria l'unione dei distaccato dalle pompe e atten- cuori e delle volontà per l'orgato alle voci della sua vita in- nizzazione di un mondo pacifico. teriore. Seguivano gli atnbascia- Tutti erano in piedi con le tori, le ambasciatrici, gli alti coppe in mano mentre suonava commissari. Io sedevo vicino a Dona Isabel Monìz de Aragao la Marsigliese. Ma subito dopo i camerieri versarono nei bic— moglie dell'ambasciatore del chierini liquore un vino preBrasile — decano del Corpo di- zioso: e da Brandy 1815 »! (Penso plomatico. Dona Isabel era sim- che chi era stato preposto per patica, discorsiva, lieta e diveralla scelta dei vitita di stare a questo mondo, quell'occasione ni, nelle cantine reali, fosse un non fatta per filosofare (da me oscuro filosofo della storia). voleva sapere che cosa fosse tJ l'esistenzialismo, di cui aveva sentito parlare a Parigi). Gli inFinito il banchetto, si riforglesi li ammirava molto, soprattutto per il loro coraggio, che mò, secondo l'etichetta, il corteo aveva visto alla prova: un'eroi- dei commensali, che, tra due fila smo con una venatura di biz- di alabardieri, gravi nel loro zarria insulare che li aiutava a costume elisabettiano, raggiunse combattere e a morire. A que- la sala della musica e le due sto proposito, le raccontai che laterali (la Bianca e l'Azzurdella reazione popolare al pri- ra) aperte sulla Galleria dei mo bombardamento di Londra Quadri. I Sovrani e il Presidenavevo avuto l'eco, a Milano, da te vi tenevano circolo. Alti diuna vecchia governante inglese gnitari del Regno Unito, del in una sua lettera piena di hu- Commonwealth e della Repubmour. Scriveva che la prima im- blica francese, Altezze Reali, pressione era stata di sgomento Marescialli, ministri, con gran e che anche la sua unica compa- cordoni e placche (io ero nugna — una gattina — si era mes- do di decorazioni e mi piacesa a tremar tutta e a miagolare. vo così) intrecciavano discorsi Ma che lei l'aveva ficcata so- politici, commenti più o meno pra una seggiola di fronte alla spiritosi o frivoli, dialoghi tersua e le aveva detto, severamen- ribilmente stantii di vecchi dite: «Remember that we are En- plomatici di mestiere con dame glish », dopo di che nessuna incipriate e ingioiellate. Quando da quel confuso tutt'uno, delle due aveva tremato più. Intanto nella grande sala, che che è un ricevimento ufficiale, era piena di un brusio come di si staccò venendomi incontro con alveare, trascorreva leggera, som- volto amico il Lord Cancelliere messa, suonata dall'orchestra Jowitt col suo profilo antico e della Guardia Irlandese, una il portamento maestoso e deOuverture di Gounod, che mi gno dell'altissima carica. Egli carese sordo ai discorsi della mia piva molte cose della politica dama. Quel pezzo di musica ro- italiana e voleva bene anche a mantica mi toccava il cuore con me. In certi momenti difficili mi certi ricordi di una vecchia casa aveva aiutato. « Sono contento di campagna. Eran cose lontane, di vedervi qui questa sera». non ritrovabili più; e io avevo E' stato un magnifico banfatto un lungo e difficile cammi- chetto pieno di significati — diss'io —. Le parole del Re no nella vita. sono state alte e sobrie, quelle o2:1 di Auriol più drammatiche. Ma, Ma non appena le schiere dei in fine dei conti, che cosa vomaggiordomi e dei camerieri in leva significare il Presidente con alta livrea ebbero servito il se- quell'accenno alle nuvole oscucondo piatto (« Poussin Bouquet- re che ci stanno sul capo, se non tière - Petit Pois au Beurre - che ciò che crediamo la fine Pommes Nouvelles à la Menthe non è che il principio di una - Salade Royale »), un inatteso lotta tragica tra due mondi, per suono di cornamuse che si avvi- la libertà? ». Il « custode della coscienza cinava dalle sale remote della reggia, ci scosse tutti. Erano i del Re » rimase per qualche mo« pipers» della Guardia Scoz- mento pensoso: « Noi siamo mezese, e la loro musica pareva no enfatici nell'espressione dei venire da profondità di foresta, nostri amici latini e siamo mada lontananze indefinite di se- gri profeti. Risolviamo i nostri coli, con echi di una melopea problemi giorno per giorno. Rinbarbara tra pastorale e guerrie- grazio Dio di avermi fatto vira_ Suonavano una marcia, che vere in un'ora così grande in non somigliava a nessuna altra cui abbiamo sacrificato tutto marcia militare, in cui ritornava- per salvare l'anima della nostra no antichi canti gaelici e lamen- civiltà. Il nostro desiderio è di ti funebri, che avevano in altre vivere e far vivere in pace. Ma età accompagnato i combattenti se qualcuno volesse fare il pacaduti in guerra, al sepolcro. Un drone del mondo... ». Allora compresi il significabrivido di commozione parve scorrer tra i convitati mentre i to di quel vino vecchio di censuonatori di cornamusa, nel loro totrentacinqu'anni che, come per tradizionale « kilt », non belli nZ:t uno sbaglio, ricordava Waterloo. giovani tutti, ma ruvidi e fol- Tommaso Gallarati Scotti ti, rossicci, per tre volte giravano intorno alla mensa regale, riempiendo gli animi di un esaltamento primigenio, a comin- raffrke Anna Kashfi chiede ciar dal Re. I suoi occhi chiari, di solito non espressivi, brilla- Il divorzio da Marion Brando Santa Monica (California) vano improvvisamente di'una in16 marzo. definibile commozione (forse di orgoglio); mentre a ogni giro L'attrice Anna Kashfi ha intorno alla tavola a cui pre- Inoltrato oggi domanda di disiedeva, la musica si faceva vorzio da suo marito, l'attore sempre più esaltante, con un cre- Marlon Brando. Nella domanscendo di toni e di note, come da essa accusa il marito di nei remoti banchetti dei re dalle crudeltà mentale. La settimana scorsa l'attrilunghe chiome, seduti sopra un tronco di quercia. Anche la Re- ce Si recò in volo alle Hawaii gina pareva visibilmente emozio- insieme al figlio di Brando, nata. Guardava il Re sorriden- Christian, nato 1'11 maggio do, quasi interrogandolo, con la 1958. Al ritorno andrà a viveansietà di chi ne conosceva i re in una villa a Beverly Hills. Brando è ora occupato nella più segreti pensieri. Quella sua trepidazione di donna amante e regia del film «One-eyed Jacks» dove appare anche come interfedele l'avevo già indovinata fin da 'quando, all'apertura del Par- prete. Negli ambienti a lui vicini si ritiene che egli non si lamento, Giorgio VI, con tanto opporrà al divorzio e avrebbe, di corona in testa come in un anzi, già accettato i termini libro di fiabe, leggeva il discorso propostigli per una sistemadel Trono e la Regina, a ogni zione finanziaria. intoppo della parola, diventava I due si erano sposati 1'11 un po' pallida, come la più sem- ottobre 1957. Qualche giorno plice delle mogli. dopo le nozze si apprese che Finchè la marcia andò allon- Anna non era indiana, ma soltanandosi e si spense in una tanto nata in India, e si chiamelodia mesta in cui pareva che mava in realtà Joanne O' Calle cornamuse richiamassero con i agh an. t e t t