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0 , 9 5 E U R O D E L P R E Z Z O D I Q U E S T O G I O R N A L E R E S TA N O A L V E N D I T O R E E U R O 2 , 1 0
NUMERO 151
APRILE 2008
Poste Italiane Spa.
Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004n. 46) art.1 comma1, DCB Piacenza
11-12-13 APRILE 2008:
TORNA “FA’ LA COSA GIUSTA!”.
VENITE A TROVARCI ALLO
STAND DI TERRE, VI ASPETTA
UN ABBONAMENTO SPECIALE!
in sala
d’aspetto
Trovi fedeli con la
nostalgia del latino,
donne con il pancione
e la maglietta della
nazionale, associazioni
di volontariato
che ancora sperano
nel 5 per mille.
FAVORISCA I DOCUMENTI! (N. 15)
IL PERCHÉ DEL NOME
Il nome del giornale l’abbiamo scelto
avendo in mente quei luoghi desolati,
eppure talvolta splendidi,
che dividono due nazioni,
due modi di essere, due culture.
Terre di mezzo. Terre di nessuno.
Le attraversi veloce,
dopo aver varcato un confine.
Ti senti un poco straniero.
Nessuno si ferma.
dou
Mama
Nome:
de
Wa
Cognome:
1948
Data di nascita:
Luogo di nascita:
Stato civile:
gal)
M'bouloctene (Sene
coniugato
(1 moglie e 3 figli)
In Italia dal:
Ce ne sono tante di queste “terre di mezzo”
nella vita, frontiere invalicate,
luoghi ed esperienze
attraversati in fretta,
senza quasi alzare lo sguardo;
spazi dove l’altro
non solo è uno straniero
ma forse anche un nemico.
Incominciare ad abitare le terre di mezzo,
e farle ridiventare terre di tutti.
È il nostro augurio.
N. 154 LUGLIO/AGOSTO 2008
LE IMMAGINI DEL NUMERO
PAPER RESISTANCE
E LE SUE FACCE DA FUORILEGGE
I ritratti sono di Paper Resistance.
Inizia a disegnare nel 2001 ed è tra i fondatori del
collettivo “inguine.net” e della
rivista “Inguine mah!gazine”.
I suoi lavori sono stati esposti
in Italia e all’estero.
Quest’anno ha pubblicato
“Handcuffs”, escursione storica
illustrata sulle manette.
Vive a Bologna.
www.paper-resistance.org
REDAZIONE
Andrea Rottini
Dario Paladini
Ilaria Sesana
e-mail: [email protected]
DIRETTORE RESPONSABILE
Elena Parasiliti e-mail: [email protected]
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Francesco Abiuso, Laura Silvia Battaglia, Lucia Capuzzi,
Antonella Carnicelli, Emanuela Chiesa, Laura Bellomi,
Eleonora De Bernardi, Gabriele Del Grande, Michela Gelati,
Adriano Marzi, Ornella Sinigaglia, Francesco Paletti,
Valeria Raimondi, Ilaria Tavasci, l’associazione Insieme
nelle Terre di mezzo onlus, l’Agenzia Redattore Sociale.
SEGRETERIA
[email protected]
1987
nditore di Terre
al mese)
giornali e 150 libri
ve
Professione:
(circa 100
Luogo di lavoro:
mercati di Monza,
ianza
Olgiate e Carate Br
riso con carne
Cibo preferito:
Squadra preferita:
PUBBLICITÀ
Sisifo Italia, via don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa
(VI). Tel.: 0424.50.52.18 Fax: 0424.50.81.36
Skype: sisifoitalia; e-mail: [email protected]
Sito: www.sisifoitalia.it
DIREZIONE E REDAZIONE
via Calatafimi 10, 20122 Milano
Tel.: 02.83.24.24.26; Fax: 02.83.39.02.51
Sito: www.terre.it
Registrazione Tribunale di Milano
n.566 del 22 ottobre 1994
STAMPA
STEM EDITORIALE SPA
Via Brescia 22, 20063 Cernusco S/N Naviglio Milano
Tel. 02.92104710
Spedizione in a.p.45%. Art. 2, comma 20/B - legge 662/96.
Filiale di Milano
Anche quest'estate Terre di mezzo e i libri li potete
trovare sotto l'ombrellone. I nostri venditori saranno
sulle spiagge di mezza Italia. Sulla riviera Ligure, in
Toscana (Piombino, Forte dei Marmi
e Maremma), in Sardegna (spiagge nella provincia
di Sassari), sulla riviera Adriatica (Lignano Sabbiadoro,
Rimini e Ancona) e anche in Sicilia (Capo d'Orlando).
IL NUMERO CHE AVETE IN MANO È DOPPIO
(LUGLIO/AGOSTO). LA REDAZIONE VI AUGURA
UNA BUONA ESTATE. ARRIVEDERCI A SETTEMBRE!
Un posto in paradiso non si nega a
nessuno. Specie quando il paradiso è
fiscale. Ma non pensate che sia un
privilegio di elite o faccendieri criminali:
eludere il fisco attraverso società
all'estero è un gioco da ragazzi, che tutti
possono fare. Basta una carta di credito e
Internet.
Sul nuovo numero di Altreconomia
raccontiamo la prassi consolidata di non
pagare tasse ricorrendo a paradisi fiscali
noti, come le Cayman o il Lussemburgo, ma
anche altri meno noti. Nel silenzio delle
istituzioni e con qualche caso notevole.
Sullo stesso numero, spazio anche al
mondo della carta, agli atleti africani
“comprati” dagli stati arabi per andare alle
Olimpiadi, alla Genova solidale e
sconosciuta. Con uno speciale sul turismo
responsabile per chi ancora non ha deciso
che fare quest'estate.
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FACCE DA UFUORILEGGE
N A V I TA S OT T O T I R O
Luglio/Agosto 2008
3
Luana Monte
Goffredo Bezzecchi
nella sua abitazione
nel campo rom
di via Impastato, Milano
1938-2008:
corsi e ricorsi
Il Parlamento europeo ha approvato una direttiva che prevede, per gli immigrati clandestini, in attesa del rimpatrio, una detenzione (senza processo) che può durare fino
a 18 mesi.
A Milano è iniziato il censimento nei campi rom, in nome della sicurezza.
Si addensano nubi grigio scuro nel cielo
della nostra estate.
Non contano i comportamenti dei singoli.
Basta appartenere a una categoria di persone e si viene considerati pericolosi. Si fa di
tutta l’erba un fascio. Ma la posta in gioco
è alta. Lo sa bene Nedo Fiano, ebreo, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, autore del libro “A 5405. Il coraggio di vivere” (ed. Monti). Quando ha saputo che le forze dell’ordine sono andate,
di mattino presto, nel campo rom di via Impastato di Milano per “censire” Goffredo
Bezzecchi (anche lui un ex deportato) e i
suoi familiari, gli ha mandato un messaggio di solidarietà.
E a noi di Terre, Nedo Fiado ha così spiegato questo suo gesto. “Ho conosciuto la
persecuzione. So cosa vuol dire essere additati per una colpa collettiva. Anche per
noi ebrei, nel 1938, ci fu un censimento.
Avevo 16 anni e mi ricordo ancora quei
moduli, che i miei genitori compilarono,
senza capire bene quali sarebbero state le
conseguenze. Il problema sta nell’uso che
si farà dei dati raccolti per il solo fatto che
queste persone appartengono ad una minoranza”.
«Provvedimenti che ci spaventano»
LA SECONDA VOLTA
Italiano e rom. Goffredo Bezzecchi, 69 anni, è stato tra i primi a subire il “censimento” voluto dalla Prefettura di Milano.
E sono riaffiorate antiche paure.
ILARIA SESANA
S
cuote la cenere dalla sigaretta e ripete: “A che cosa è servito? Perché umiliarci in questo modo?”.
Goffredo Bezzecchi, rom italiano, classe
1939, è preoccupato e non lo nasconde. Il
ricordo della mattina del 6 giugno è recente, e brucia ancora. Erano da poco passate
le cinque del mattino. Un vigile ha bussato alla finestra del prefabbricato in cui
Goffredo vive con la moglie. Il campo rom
di via Impastato a Milano, una striscia di
terra tra la tangenziale Est e la stazione di
Rogoredo, è stato invaso da poliziotti e carabinieri che hanno svegliato gli abitanti
delle roulotte per identificarli e fotografare
i loro documenti. Tutti, bambini compresi.
Il primo atto del censimento di tutti i campi milanesi voluto dal Prefetto di Milano,
Gian Valerio Lombardi, per dare una risposta efficace all’“emergenza” rom.
“Erano in tanti, ma si vedeva che non lo
facevano volentieri -spiega Goffredo- hanno svolto la perquisizione sapendo che non
c’era nulla da trovare”.
Come giudica questa situazione?
Mi hanno fatto diventare un fuorilegge. E
adesso che cosa dirò ai miei figli, ai miei
nipoti? Prima ripetevo sempre: “Lavora,
sacrificati e sarai rispettato”. Soprattutto
quando vedevano i loro amici con i soldi
in tasca, le belle macchine e la vita facile.
Malgrado tutto questo, siamo stati tra i primi a venire schedati, ancora prima dei romeni.
Avete paura?
Sì. Ci spaventano questi provvedimenti
presi dal Prefetto. Non sono contrario ai
controlli, ma quello che non mi va bene è
la schedatura, l’archivio con i nomi di tutti i rom. E poi non ci hanno spiegato nulla:
vuol dire che hanno in mente qualcosa di
poco promettente. Queste cose si facevano al tempo del fascismo, e per uno che le
ha vissute come me...
Quindi non è la prima volta che lei si ritrova a essere “fuorilegge”?
Durante gli anni della guerra gli zingari venivano ammazzati, finivano nei campi di
concentramento. Io e la mia famiglia siamo stati presi mentre ci trovavamo tra
Udine e Palmanova e siamo stati internati
a Lipari. Si stava come maiali, lì dentro:
senz’acqua, con ben poco da mangiare e in
condizioni igieniche pessime. Per fortuna
siamo riusciti a scappare.
E dove siete andati?
Abbiamo continuato a scappare per tutto il
tempo della guerra: Trentino, Piemonte,
Emilia, Liguria.
Viaggiavamo per le montagne, a piedi,
sempre lontano dai sentieri. Per nostra fortuna i contadini e la gente del posto spesso
ci aiutavano, permettendoci di dormire
nelle loro stalle. Quando poi la guerra è finita, ci siamo fermati a Genova.
E a Milano quando è arrivato?
Sul finire degli anni Cinquanta, e ho iniziato subito a lavorare. Facevo l’ambulante nei mercati, poi ho comprato una giostrina. Durante la bella stagione giravo le
fiere dei paesi, mentre d’inverno lavoravo
come stagionale: muratore, autista, spalatore di neve. Ho fatto anche il “rimboschitore” al Monte Stella, il turnista all’Alemagna, il catramista e il commerciante di
rottami.
Che cosa augura ai giovani rom?
Che si tengano ben stretto quello che sopravvive della tradizione zingara: il rispetto per gli anziani e l’educazione. Ma spero
anche che i miei figli e i miei nipoti vadano a vivere in case vere: i campi di oggi
portano all’ozio e alla delinquenza.
Se potesse incontrare il Prefetto, cosa gli
direbbe?
Gli suggerirei di fare la differenziata anche
con i rom. Non solo con i rifuti.
4
Luglio/Agosto 2008
FACCE DAP E FUORILEGGE
R M OT I V I FA M I G L I A R I
Dal Tribunale dei minori il permesso di soggiorno
RINGRAZIANDO IL FIGLIO
Un articolo ancora in vigore della Turco-Napolitano consente agli
stranieri clandestini di regolarizzarsi per stare vicino ai figli. A
LAURA BELLOMI
Milano oltre 1500 domande nel 2007.
P
ermesso di soggiorno per affetto?
Dalla clandestinità si esce anche
per la necessità e il desiderio di
stare vicino ad un figlio. Come è successo a
Hamed, padre di Felicidad (i nomi sono di
fantasia), che ha ottenuto il permesso di soggiorno dal Tribunale dei minori grazie all’articolo 31 della legge Turco-Napolitano
(decreto legge 286/98). Un piccolo articolo,
sopravvissuto alla successiva legge BossiFini, che mira a tutelare i minori. È una
prassi sempre più diffusa in Italia, come mostra il caso di Milano dove le richieste erano
9 nel 2001 e sono diventate 1.527 lo scorso
anno (la maggior parte accolte). È quasi
un’alternativa al sistema delle quote annuali d’ingresso, previste dalla legge Bossi-Fini.
“Per Felicidad l’allontanamento del padre
sarebbe stato l’ennesimo grave trauma spiega l’avvocato Livio Neri, che ha seguito la vicenda-. Prima il genitore in carcere,
Ma a quali condizioni si ottiene il permesso
di soggiorno in questo modo? La norma
viene usata per situazioni di fatto, in cui la
famiglia è già unita in Italia e sarebbe un
grave danno per il minore dividerla. Il decreto legge parla di “gravi motivi connessi
con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto
dell’età e delle condizioni di salute del minore”. “Si va dalla malattie che in Italia
possono essere curate meglio, al caso in cui
Era in Italia
senza permesso
di soggiorno, ma
il Tribunale dei
minorenni di
Milano gliel’ha
concesso: sua
figlia Felicidad
avrebbe vissuto
la sua assenza
come un trauma.
Quarant’anni,
sposato
con una donna
sudamericana.
poi la mamma che cade in depressione e lei
che viene affidata ai servizi sociali”. Dopo
gli arresti domiciliari e la libertà anticipata
concessa al padre per buona condotta, Felicidad avrebbe voluto e potuto tornare a vivere con la famiglia, finalmente riunita. Ma
c’era ancora un ostacolo da superare: il permesso di soggiorno del papà (arrivato in
Italia con semplice visto turistico) che la
Questura di Milano non aveva intenzione
di concedere. La famiglia di Felicidad si è
allora rivolta al Tribunale dei minori. “L’articolo 31 prevede che il Tribunale possa rilasciare ad un genitore straniero il permesso di soggiorno se la sua presenza in Italia
è importante per i figli -spiega Livio Neri: in questo caso il giudice ha riconosciuto
al padre un positivo e forte legame affettivo
con la figlia”.
Minorenni figli di immigrati
senza permesso di soggiorno
70 mila in Italia
18 mila in Lombardia
Clandestini in Italia
350mila (1° gennaio 2007)
Clandestini in Lombardia
130mila
(40mila donne, 90mila uomini)
Donne irregolari
in Lombardia con figli
15%
Uomini irregolari
in Lombardia con figli
5%
Fonte: stime elaborate da Ismu (Iniziative e studi
sulla multietnicità) per Terre di Mezzo
il minore stia frequentando la scuola e si
riesca a dimostrare che ha raggiunto un
buon inserimento in Italia”, spiega ancora
l’avvocato Neri.
Anche se nel 90 per cento dei casi si tratta
di genitori, la normativa comprende pure
zii, fratelli, nonni, conviventi, purché siano
loro ad accudire il bambino.
In Italia l’articolo 31 della “Turco-Napolitano” è applicato a macchia di leopardo.
Capita così che a Napoli, Torino, Lecce e
Bari, ad esempio, si accolgano molti ricorsi. A Milano, invece, la situazione sta cambiando: la Procura presso il Tribunale dei
minorenni pare abbia deciso di adottare una
linea restrittiva. “Ad esempio, a meno che
non si dimostri che il minore deve sottoporsi alla chemioterapia, il permesso di
soggiorno per ragioni di salute non viene
accordato”, dicono dal Tribunale. L’obiettivo, probabilmente, è limitare le concessioni
ed evitare così un’implicita violazione delle norme sulle quote d’ingresso della legge
Bossi-Fini. Le richieste però, sono in aumento: al Tribunale dei minori di Milano, i
nove giudici preposti devono smaltire centinaia di fascicoli.
Hamed
E per gli universitari l’incubo
di non tornare sui libri
Jimena, 28 anni, argentina. Sta
frequentando un master alla Scuola di
direzione aziendale della Bocconi, una delle
migliori d’Europa. A settembre, pochi
giorni dopo il suo arrivo a Milano, ha fatto
richiesta per il permesso di soggiorno.
Validità, un anno. Tempo di attesa per
ottenerlo, sempre un anno. È così probabile
che Jimena riceva il visto a settembre,
appena prima che scada. In Questura le
avevano dato appuntamento a marzo, ma
tutto è slittato a luglio. “Non ci spero molto
-dice lei- è anche possibile un rinvio fino
all’autunno”. La richiesta del “permesso” è
un’odissea che accomuna tutti i non italiani:
badanti ucraine, operai africani, studenti.
Nell’anno accademico in corso (2007/2008)
sono 7.069 gli stranieri iscritti alle sei
università milanesi. Alla Bocconi ce ne
sono 1.130, di cui 578 extracomunitari. Alla
Cattolica, su 770 totali, 598 sono extra Ue.
Fra questi c’è Carolina, arrivata nel 2003
dal Cile per laurearsi in psicologia. Per lei
tutto liscio fino al dicembre 2006, quando
cambiano le procedure per il rinnovo:
bisogna andare in posta e compilare un
modulo, ma i fogli vanno subito a ruba.
“Ho girato tutti gli uffici postali della città
invano. Per fortuna, mia sorella che vive in
toscana è riuscita a recuperarmi un modulo.
Il nuovo permesso è arrivato solo a gennaio
2008”. Negli atenei esistono anche le
segreterie per gli studenti stranieri: “
Mandiamo anche lettere di urgenza per
sbloccare le pratiche -spiegano dalla
Bocconi- ma solo se lo studente deve
andare all’estero per stage o in caso di
problemi familiari”. Il periodo più difficile è
durante l’estate, quando i ragazzi tornano a
casa: se il visto non viene rinnovato in
tempo, si rischia di non poter rientrare in
Italia. In attesa del permesso, infatti,
possono usare solo una ricevuta sostitutiva
rilasciata dalle Poste, valida però soltanto se
uscita e rientro avvengono attraverso lo
stesso valico di frontiera e senza passare per
altri Paesi dell’area Schengen. “A me è
andata bene l’estate scorsa -ricorda
Carolina-. Partenza da Santiago del Cile,
scalo a Madrid e arrivo a Milano solo con la
ricevuta delle Poste. E nessuno mi ha
fermata”. Ma a ottobre dovrà affrontare il
rinnovo del permesso di soggiorno. Allora,
sarà un altro incubo.
Michela Gelati
FACCE DAMFUORILEGGE
ALGRADO SIANO EROI
Luglio/Agosto 2008
5
L’odissea di chi ha soccorso una carretta del mare
PESCATORI DI UOMINI
Altri pescherecci avevano fatto finta di niente. Loro invece no, ma poi sono stati incolpati di essere gli
scafisti e processati. GABRIELE DEL GRANDE
S
e avessero salvato la vita a
un italiano avrebbero ricevuto una medaglia al valore. Ma purtroppo i naufraghi non si
scelgono, e nessuno dei 44 passeggeri stretti su quel gommone semiaffondato al largo di Lampedusa
era nato nell’Unione europea. Per
questo i loro soccorritori oggi rischiano da uno a 15 anni di carcere,
accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Protagonisti di questa storia sono
sette pescatori tunisini. Gli unici
“uomini di mare” che la mattina
dell’8 agosto del 2007 non fecero
finta di niente. Come andarono i
fatti lo ha raccontato alla Corte del
Tribunale di Agrigento uno dei
naufraghi, Naciri Mohamed. Il motore del gommone era andato in
avaria la notte del secondo giorno
di viaggio e l’imbarcazione aveva
iniziato a sgonfiarsi, finendo alla
deriva. Avevano incrociato diversi
pescherecci, ma nonostante le richieste d’aiuto non si era fermato
nessuno. Finché sulla scena comparvero i sette tunisini. Il capitano
Janzeri prese subito contatto con le
capitanerie di porto del suo Paese.
Alle 15.15 un fax inviato dalle autorità tunisine informava la Guardia
costiera italiana di un Sos e chiedeva l’invio di un medico. A bordo di
un’imbarcazione c’erano un bambino disabile di nove anni e una
donna incinta al nono mese.
La nave della marina militare italiana arrivò sul posto alle 18.14. Le
imbarcazioni furono scortate verso
Lampedusa (il porto più vicino),
quattro dei passeggeri vennero trasportati in elicottero all’ospedale di
Palermo. I sette tunisini, invece, furono tratti in arresto. Sulle loro barche non c’erano reti né pesce: erano
pescatori o scafisti? La risposta stava scritta nei documenti di bordo:
per la pesca al cianciolo le reti si
trovano a bordo solo della nave
madre, mentre le imbarcazioni minori servono a illuminare i fondali.
Ma nessuno li lesse. Ebbe così inizio il processo. Era la prima volta
che dei pescatori finivano sotto accusa per un salvataggio in mare.
Unico precedente, il caso della Cap
Anamur, la nave di proprietà dell’omonima Ong tedesca che nel
giugno 2004 sbarcò in Sicilia 37
profughi soccorsi in mare.
Ora è accusato
dalla Procura
di Agrigento di
favoreggiamento
dell’immigrazione
clandestina.
C ap i t a no
Abdelkarim
B ayo u d h
Tunisino,
con il suo
peschereccio
ha salvato
44 naufraghi
al largo di
Lampedusa.
Dopo un mese di carcere, il 10 settembre 2007, i sette pescatori tunisini sono stati rimessi in libertà da
una sentenza del Tribunale del riesame di Palermo. A loro sostegno
c’erano state una manifestazione ad
Agrigento, due interrogazioni parlamentari e una petizione firmata
da 103 eurodeputati.
Il processo sembra destinato a durare a lungo. La difesa, affidata agli
avvocati Leonardo Marino e Giacomo La Russa, si dice pronta a ricorrere fino alla Corte europea di
Strasburgo in caso di condanna. Intanto le famiglie dei sette pescatori
sono in ginocchio. “Siamo senza
lavoro da quel giorno -ci dice al telefono il capitano Bayoudh, che nel
frattempo è tornato con gli altri nella propria città, a Teboulbah - I pescherecci sono ancora sotto sequestro, a Lampedusa”.
L’aspetto paradossale della storia
è che la Convention on Maritime
Search and Rescue del 1979 impone a tutte le imbarcazioni l’obbligo di soccorrere i naufraghi
“indipendentemente dalla loro nazionalità”, facendoli sbarcare in
un “luogo sicuro”. Ma la legge
italiana non è uguale per tutti. Chi
in mare è un uomo o una donna da
salvare, varcata la soglia delle acque territoriali diventa un clandestino. Chi lo soccorre, un trafficante.
E INTANTO L’ACNUR PREMIA GLI EQUIPAGGI PIU’ CORAGGIOSI
Un premio a chi salva vite umane
dall’acqua. Si chiama “Per mare” e
l’ha istituito l’Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati
(Acnur). Il 20 giugno 2008,
giornata mondiale dei rifugiati,
l’Acnur ha assegnato il primo
premio all’equipaggio del
peschereccio Ariete, che il 28
settembre ha recuperato 54
persone, tra cui una bambina di
pochi mesi, che stavano cercando
di raggiungere Lampedusa a bordo
di un gommone in avaria. Un
membro dell’equipaggio, di
nazionalità tunisina, si è tuffato in
mare per salvare alcune persone.
Il secondo premio, ex aequo, è
stato assegnato ai pescherecci
Monastir e Ofelia I. L’equipaggio
del primo ha recuperato, il 18 luglio
2007, 14 persone al largo di
Lampedusa. I pescatori dell’Ofelia I
hanno fatto invece ben due
interventi, salvando 47 naufraghi e
“ripescando” un mauritano
rimasto aggrappato a una tavola
di legno per 12 ore. Menzione
speciale, infine, per i sottocapi
della Guardia costiera Federico
Nicoletti e Oronzo Oliva: hanno
salvato due immigrati caduti in
mare durante il trasbordo da un
barcone con 230 persone.
Dal 1988, secondo il sito Fortress
Europe, nel Mediterraneo sono
morti oltre 8mila migranti
(Info:http://fortresseurope.blog
spot.com).
6
FACCE DA
T R A FUORILEGGE
L E M U R A D O M E ST I C H E
Luglio/Agosto 2008
Al mercato, sottobanco, costa fino a 20 euro al chilo
IL FORMAGGIO PROIBITO
Il Casu marzu, tradizionale pecorino sardo, è bandito da quasi 50
anni, ma un comitato vuole il marchio Dop e lo difende anche in
ELEONORA DE BERNARDI
sede europea.
G
iuseppina è fuorilegge da 1962 e
non si è ancora pentita. Da quell’anno, infatti, è stato messo al
bando il piatto che le riesce meglio e con cui
nel 1951, all’età di 22 anni, ha conquistato il
marito. Da quasi 50 anni il formaggio che
produce è vietato alla vendita. Sì, perché è
talmente stagionato che “cammina da solo”.
Si chiama casu marzu per l’appunto, “formaggio marcio”: è un tradizionale pecorino
sardo, diffuso da secoli nell’isola, ma definito alimento pericoloso per la salute dalla legge 283 del 1962. Sotto la spessa crosta ci sono migliaia di larve di mosca, la piophila casei, che a furia di sgusciare l’una sull’altra
rendono il formaggio quasi una crema. Ci
vuole coraggio per affrontare una forma che
puzza e brulica di insetti. Anche il sapore resta impegnativo: piccante, quasi pungente come un gorgonzola particolarmente forte o un
pecorino molto aspro. “Piace soprattutto agli
adulti e in Sardegna è ancora molto diffuso racconta con orgoglio Giuseppina-. Si trova
anche al mercato di Cagliari, sottobanco: lo
vendono fino a 20 euro al chilo. Io lo faccio
solo per la mia famiglia e i miei amici”. Tutto sta nella preparazione del formaggio. “Il
periodo migliore per produrlo è in primavera
-spiega Giuseppina- quando la mosca depone
le uova”. La forma deve poi stagionare alcuni mesi. E, infine, il segreto: “Prima di mangiarla, si scoperchia e la si lascia un’oretta al
sole. Così gran parte delle larve saltano via”.
Ciò malgrado anche i paladini dei prodotti tipici hanno dei dubbi. Piero Sardo, presidente
della Fondazione per la biodiversità di Slow
food, non ci sta a considerare il casu marzu
una prelibatezza da salvare: “Le larve all’interno del formaggio sono pericolose per la salute. Possono attaccarsi alle pareti dello stomaco e causare problemi intestinali gravi.
Forse i sardi hanno ormai gli anticorpi, ma
per tutti gli altri è un cibo da evitare”.
Eppure si è costituito un comitato (formato
da dieci Comuni della provincia di Sassari, la
Confederazione nazionale dell’artigianato
sarda e alcuni consorzi agricoli), che sta cer-
cando di convincere l’Unione europea ad assegnare al casu marzu il marchio dop (prodotto d’origine protetta). La stessa Regione
lo ha inserito nella lista dei prodotti tipici locali (www.sardegnaagricoltura.it). Nel 2006
l’Istituto di Entomologia agraria di Sassari,
su incarico del comitato, ha cercato di ottenere le larve in laboratorio. “Siamo riusciti a
dimostrare che è possibile allevare in un ambiente protetto la mosca del formaggio –spiega Andrea Lentini, curatore della ricerca-. In
questo modo nasce e si riproduce solo a contatto con il formaggio e non va a posarsi su
escrementi o altri materiali nocivi”.
In attesa di una risposta dall’Unione europea,
il formaggio con i vermi resta comunque
bandito. Per assaggiarlo ci sono due modi:
comprarlo sottobanco o chiedere, sottovoce,
di Giuseppina.
Nata e vissuta
per 79 anni
nel nuorese.
Madre di tre figli,
casalinga, grande
cuoca e contadina
per hobby.
Giuseppina
Produce per sé e per gli amici il formaggio con
i vermi, di cui è proibita la vendita dal 1962.
La battaglia del Comitato di Marostica
LIBERI DAL CANONE
Sigilli al televisore e mai più soldi alla Rai. Una proDARIO PALADINI
testa contro il monopolio.
S
“
emo stufi de dar gli
schei a mamma Rai”.
È da Marostica, comune di 12.800 abitanti in provincia di
Vicenza, che viene condotta la battaglia contro il canone tv. Nel piccolo paese ha sede il “Comitato per
una libera informazione televisiva”
(Clirt), nato nel 1983 per iniziativa
di una radio locale, l’Emittente regionale veneta. “La nostra campagna ha preso il via per contestare il
monopolio della Rai -spiega Fortunato Ceregato, vicepresidente del
Comitato-. Oggi continua perché
non accettiamo il duopolio RaiMediaset”. Davide contro i Golia
della televisione. Il Clirt invita a di-
sdire il canone e a chiedere che il
televisore venga sigillato (con apposito sacco) dalla Guardia di finanza. “In questo modo si rispetta
la legge. La nostra è una protesta
civile contro la mancanza di libertà,
non un tentativo di evasione fiscale”. In 25 anni sono state circa
20mila le disdette raccolte dal Clirt,
2.836 nel 2007. Sul sito
www.clirt.it è possibile trovare il
modulo da inviare al S.a.t - Sportello abbonamenti tv di Torino . “Il
problema è che la Guardia di finanza non esce quasi mai -continua
Ceregato-. La Rai però pretende
che, in attesa dei sigilli, si continui
a pagare. E continua a mandare i
solleciti. Abbiamo un gruppo di avvocati che ci sta dando assistenza”.
Nella sede del Clirt arrivano adesioni da tutta Italia. “Chiediamo
una riforma del servizio che garantisca pluralismo e qualità”. Dalla
metà degli anni Novanta si è unita
alla protesta anche l’Associazione
per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc). “Chiediamo l’abolizione del monopolio pubblico -spiega
Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc-. Negli Stati Uniti e in Spagna non c’è la tv di Stato e l’informazione televisiva è migliore e più
libera”. L’Aduc ha poi aperto un
nuovo fronte nella guerra alla Rai:
il canone su computer, videofonini
e altri strumenti multimediali.
“Viene già chiesto -aggiunge Donvito-. Abbiamo fatto sei interrogazioni parlamentari per avere chiarimenti, ma per ora nessuna risposta”. La legge del 1936 parla, infatti, di “apparecchi ‘atti o adattabili’
alla ricezione delle radiotrasmissioni”: una formula abbastanza ampia
per comprendere, a 72 anni di distanza, strumenti informatici a quei
tempi impensabili.
Inserto al numero 154 di “Terre di mezzo”, luglio/agosto 2008
INSERTO
DI TURISMO
E TEMPO
LIBERO,
CULTURA
DELLA TERRA
E NUOVI
CONSUMI
Redazione
[email protected]
Hanno collaborato
Eleonora De Bernardi
Emanuela Chiesa
Francesco Paletti
Valeria Raimondi
Pubblicità
Sisifo Italia
[email protected]
Diritti per tutti
“Every human”, ogni essere umano, “has rights”, ha dei
diritti. Alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Tutti
dovrebbero poter affermare le proprie idee ed essere
giudicati senza discriminazioni. Nessuno dovrebbe essere
sottoposto a tortura. Parole che riecheggiano da
sessant’anni, da quando venne firmata la Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo. Malgrado il tempo
passato, però, molte di quelle affermazioni sono rimaste
sulla carta: in base al rapporto 2008 di Amnesty
International, infatti, la tortura viene ancora applicata in
almeno 61 Paesi, processi iniqui si celebrano in 54
nazioni, mentre in 77 Stati non c’è libertà di espressione.
Per questo Amnesty e altre organizzazioni hanno lanciato
una petizione online, sottoscritta finora da più di 20mila
persone. Info: www.everyhumanhasrights.org.
FRA TERRA
BIONDA, ROSSA
LIMITARE
E CIELO,
O AL CAFFÈ
AL MINIMO
UN VIAGGIO
SARÀ LA BIRRA
L’OPERA
IN MONGOLFIERA SOPRA
LA REGINA DELL’ESTATE.
DELL’UOMO E PRENDERSI
CASTEL DEL MONTE
E PER I PIÙ ESIGENTI
CURA DELLA TERRA.
E LA MURGIA PER SCOPRIRE
TUTTI I CONSIGLI
ECCO LE REGOLE D’ORO
UNA PUGLIA DIVERSA
PER PRODURLA IN CASA
DELLA PERMACULTURA
TERRITORI
UNA PASSIONE
CHE DIVENTA LAVORO:
“IL PARATICCHIO” È
L’UNICA COOPERATIVA
PUGLIESE CHE ORGANIZZA
VIAGGI NEL CESTO DI UNA
MONGOLFIERA.
PER AMMIRARE LA MURGIA
E CASTEL DEL MONTE
DA UN’ALTRA PROSPETTIVA.
Il tempo
LIBERATO
ELEONORA DE BERNARDI
15 - 22 AGOSTO 2008
17 - 26 AGOSTO
19 AGOSTO - 2 SETTEMBRE
PALESTINA. Pellegrinaggio di giustizia. Con Pax Christi un
viaggio di conoscenza e condivisione con le comunità
cristiane della Terrasanta sotto occupazione da 40 anni.
Info: [email protected] - cell. 347.3176588.
BOSNIA. Percorsi etnici e incontri nella Bosnia Erzegovina
del 2008. Dalla scoperta di Sarajevo a Srebrenica,
incontrando alcuni leader religiosi della zona e la redazione
di un giornale locale. Prezzo: 520 euro. Info: www.saraj.org
UZBEKISTAN. Sulla via della Seta, da Bukhara a Samarcanda,
un viaggio nel deserto organizzato insieme all’associazione
Donne di Buckara. Prezzo: 1.800 euro (minimo 8 persone)
volo incluso. Info: www.planetviaggi.it.
Gondole ad alta quota
“Galleggi nell’aria come fossi in
una bolla di sapone. Fluttui come
una nuvola e guardi il mondo da
un’altra prospettiva”. Bastano poche parole per capire che volare
in mongolfiera è un’esperienza di
libertà e leggerezza. Vincenzo Picardi, pugliese, consulente per le
politiche sociali in vari comuni
del Sud, ci è salito la prima volta
sei anni fa e da allora non se l’è
più tolta dalla testa.
Dopo decine di voli, il corso di pilota e un paio di raduni, nell’aprile 2005 ha pensato di trasformare
il suo hobby in un’attività turistica e in un’occasione di lavoro per
disabili. È nata così la cooperativa
sociale “Il Paraticchio”. L’investimento iniziale è stato consistente:
il solo pallone aerostatico costa
45mila euro. Ma il sogno valeva
il rischio: oggi è l’unico tour operator a organizzare viaggi a “volo
lento” nel cielo pugliese, dando
lavoro a due persone disabili che
si occupano della segreteria.
L’itinerario proposto per ora è
uno solo: si parte da Castel del
Monte, rocca del XIII secolo, protetta dall’Unesco, in provincia di
Barletta-Andria-Trani, e si vola
sopra il Parco nazionale dell’Alta
Murgia. Si può prenotare in tutti i
periodi dell’anno (meglio la primavera e l’autunno, anche se l’estate è il periodo di maggiore richiesta): circa cinque ore di volo
costano 500 euro, per un massimo
di quattro passeggeri.
“In futuro mi piacerebbe sperimentare nuovi itinerari, coinvolgere le scuole e ideare percorsi per
disabili -assicura il fondatore-.
L’abitacolo è già pronto per acco-
gliere le carrozzine, ma per poterli trasportare c’è bisogno di accompagnatori preparati”.
“Il Paraticchio” è socio di Aitr,
Associazione italiana turismo responsabile, e di Le Mat, un circuito di strutture turistiche che
comprendono nel loro staff persone con disagio sociale, fisico o
mentale. “Vogliamo portare avanti un’idea di turismo ‘lento’, rispettoso del territorio, della cultura locale e aperto a tutti”, dice
Vincenzo.
In mongolfiera, infatti, può proprio andarci chiunque, basta solo
un po’ di spirito sportivo. Di solito si parte intorno alle cinque di
mattina e tutto l’equipaggio è
coinvolto nelle operazioni di
montaggio. “La temperatura
esterna deve essere fresca e bisogna avere poco vento”, spiega il
pilota. Il pallone aerostatico funziona secondo una semplice legge fisica: l’aria all’interno viene
riscaldata con una fiamma a gas
alimentata da un fornelletto. Diventa così più leggera di quella
esterna e solleva il “cesto” o
“gondola” dove sono sistemati i
passeggeri.
“È un’emozione incredibile -racconta Vincenzo-. Il pallone non si
può comandare, ma è in balia del
vento. La meta del viaggio varia
così a seconda delle correnti”. Ci
si può alzare fino a mille metri dal
suolo e godere del panorama pugliese all’alba.
Ma la traversata non è l’unico
modo per volare: “Il Paraticchio”
mette a disposizione l’aeromobile anche per feste e sagre locali.
“Fissiamo il pallone, in modo
che possa solo salire e scendere dice Vincenzo-: la corsa costa 5
euro e dura un quarto d’ora, ma è
altrettanto emozionante”.
Tra i sogni di Vincenzo poi c’è
quello di organizzare un grande
raduno di aeromobili proprio nella sua terra. Info: www.explorando.org e www.ilparaticchio.it.
Diversi momenti della giornata:
al tramonto, quando si raccoglie
il pallone e, in volo,
sopra Barletta e la valle
del fiume Ofanto.
ilparaticchio.it
8
Trasporti alternativi
Agenzia: Zona di Protezione
Fontemassi e Legambiente
toscana.
Info: www.zpfontemassi.it
illimitato per visitare in libertà la
Dalmazia.
Periodo: da aprile a fine
settembre.
Costo: per 7 notti, da 900 a
1.500 euro per due persone.
Agenzia: Terremobili.
Info: www.terremobili.com
IN VESPA
Con la mitica due ruote c’è
davvero l’imbarazzo della scelta,
tanto più se siete “Vespa-dotati”.
I siti www.vespaonline.com e
www.testecromate.com
pubblicano la lista dei raduni in
giro per l’Italia (almeno dieci ogni
mese), mettono in rete itinerari
e compagni di viaggio per le
vacanze. Ma se non avete la
Vespa ci sono anche tour
operator che organizzano tutto:
uno di questi è Terremobili, che
noleggia vespe a chilometraggio
IN FELUCA
O IN TAXI-BROUSSE
Egitto e Madagascar su
tradizionali mezzi di trasporto
locali. Nella terra dei Faraoni, un
itinerario delle oasi e del Nilo,
utilizzando la feluca, piccola
imbarcazione a vela in legno con
assi centrali utilizzati come
superficie sulla quale mangiare,
dormire e navigare. In
Madagascar i mezzi proposti
sono i taxi collettivi che
attraversano la savana.
Incerti gli orari di partenza e
Dalla Vespa alla feluca, passando per la carrozza e il taxi-brousse:
non mancano le occasioni per viaggiare su mezzi insoliti. Ecco alcune
proposte tra le più originali: quando a portare fuori strada non è un Suv.
IN CARROZZA
La zona protetta di Fontemassi
(Pelago, Firenze), insieme a
Legambiente Toscana, organizza
viaggi in carrozza alla scoperta
del paesaggio naturale e dei
borghi medioevali del Valdarno
(Pieve di Pomino, Borselli,
Reggello, Pelago, Bocelli fino
all’abbazia di Vallombrosa e le
valli del Chianti). Vi sentite un po’
dame o cavalieri? È naturale
se si viaggia su una carrozza
Vagonnette, stile fine ’800,
trainati da due cavalle Haffringer.
Periodo: giugno, luglio e agosto
(vedi calendario sul sito).
Costo: da 20 a 35 euro al giorno,
in base all’itinerario, la carrozza
porta fino a nove persone.
arrivo, sempre pieni di gente,
offrono uno spaccato efficace
della vita e degli abitanti del
luogo.
Periodo:
Egitto 16 - 28 settembre.
Madagascar 23 luglio - 7 agosto
oppure 13 agosto - 1 settembre.
Costo:
Egitto: da 1.000 a 1.300 euro
Madagascar: 2.290 euro.
Agenzia: Viaggi&Miraggi.
Info: www.viaggiemiraggi.org
TERRITORI
4 - 14 SETTEMBRE
13 - 28 SETTEMBRE
BURKINA FASO. Laboratori di percussioni e corsi di danze africane
al mattino, escursioni naturalistiche nel pomeriggio; si pernotta in
case africane. Prezzo da 1.790 euro.
Info: www.kailas.it.
BRASILE. Da Salvador de Bahia alle alture del Parco nazionale della
Chapada Diamantina, per trasformarsi
in speleologi nella Grotta Lapa Doce. Prezzo: 2.075 euro (tasse
aeroportuali escluse). Info: www.viaggisolidali.it
Calendario
Valeria Brandano
Memorie di lotta
dal sottosuolo
Miniera di Nebida, laveria
Lamarmora. Fu costruita
nel 1897, a ridosso del mare,
per estrarre piombo e zinco.
LE BREVI
In vacanza…In miniera! Sembra
una punizione, ma per
Mariacarla Castagna non è così.
L’ autrice di “In Sardegna tra
mare e miniere”, l’ultima guida
della collana Percorsi di Terre di
mezzo Editore, assicura:
“Attraversare a piedi il più
spettacolare parco geominerario
d’Italia è un’esperienza
emozionante soprattutto grazie
alla terra sarda, che è piena di
mare e di colori, forme modellate
dal vento e
dall’acqua, di storie
umane intense”. La
guida, ricca di
cartine e indirizzi
utili, propone un
itinerario di
trekking lungo 22
giorni tra il Sulcis e
l’Iglesiente.
E dal punto di vista
naturale?
Anche lì si hanno
delle sorprese: non
si immagina che le
grotte buie siano
piene di voci e
rumori. Si sentono
addirittura il fruscio
delle onde, gli echi
della natura e della
vita del sottosuolo.
Ed è facile
immaginarsi anche
le voci dei minatori
di un tempo.
Mariacarla Castagna,
Cosa si trova nelle
IN SARDEGNA
“budella del suolo”
TRA MARE E MINIERE,
come le chiama
Terre di mezzo Editore,
nella guida?
328 pagine, 20 euro
Prima di tutto un
mondo sconosciuto alla maggior
parte della gente, ma che per gli
Cosa sono le miniere oggi?
abitanti della zona è stato per
La gran parte sono inutilizzate,
anni un luogo di lavoro. Una
ma su alcune si scatenano
terra testimone di tanti eventi,
ancora gli interessi di lobby e
dalle lotte comuni per un salario
multinazionali. C’è addirittura il
migliore alle vicende più
progetto di riempirle con i rifiuti
personali. Questo legame forte
dell’attività di estrazione di
tra le comunità locali e le miniere
carbone. Sarebbe davvero un
è rimasto nella memoria
danno irreparabile: come
collettiva ed è tangibile nei
cancellare la storia di centinaia
discorsi della gente e nei segni
di famiglie e far scomparire un
del paesaggio.
importante patrimonio naturale.
PARI DIRITTI E DIGNITÀ
PER TURISTI DISABILI
Venticinque proposte turistiche
accessibili, che tengono conto delle
esigenze delle persone disabili. Il
progetto Turismabile, promosso dalla
Regione Piemonte insieme alla Consulta
persone in difficoltà del comune di Torino,
ha messo a punto 25 pacchetti turistici
differenziati per aree tematiche
(enogastronomia, arte e cultura,
divertimento, ecc.). “Alla base c’è il
rispetto dei diritti di tutti -afferma
Giuliana Manica, assessore regionale al
Turismo e alle Pari opportunità-, ma
anche la capacità di capire che senza
sostenibilità sociale non c’è crescita
economica. Turismabile è un importante
prodotto di marketing, rivolto a una fascia
di popolazione che può diventare
un’interessante fetta di mercato”. Sono
infatti 50 milioni in Europa le persone
disabili: di queste, oltre 36 milioni
sarebbero disposte a viaggiare ma non lo
fanno per timore di non trovare strutture
adeguate.
Info: www.turismabile.it
LIGURIA PALMO
A PALMO
Un itinerario
aperto, costruito in
rete, guidato dalle
segnalazioni di
cittadini e
associazioni per
documentare bellezza e
degrado della costa ligure. Dal 7 al 26
luglio si terrà CamminAmare 2008: un
viaggio a piedi in Liguria, da Marina di
Carrara a Ventimiglia, insieme a Riccardo
Carnovalini, fotografo, e a Lisa Nicoli,
documentarista.
Le 55 tappe del viaggio toccano sempre
una stazione ferroviaria per permettere a
chiunque voglia di unirsi ai
camminAmanti anche solo per brevi
tratti. All’iniziativa, patrocinata da Wwf,
Vas, Italia Nostra, MareVivo, partecipano
come testimonial alcuni personaggi
pubblici tra cui l’intellettuale Alberto Asor
Rosa, i giornalisti Nicoletta Salvatori e
Paolo Rumiz, la scrittrice Sylvie Coyaud,
l’attore Giuseppe Cederna.
Info: www.camminamare.eu
9
Oceani
NOTIZIE DAL MONDO
DELLA NONVIOLENZA
PACIFICI
IL MONDO DICE BASTA
ALLE CLUSTER BOMB
Centoundici paesi hanno firmato
a Dublino la convenzione che
bandisce le bombe a grappolo.
La ratifica del trattato, che avverrà a Oslo a dicembre, dovrebbe
portare nel giro di otto anni alla distruzione e alla fine dell’uso di
queste armi, che uccidono o mutilano anche molto tempo dopo
la fine dei conflitti. I Paesi aderenti si impegnano, inoltre, alla
bonifica di aree disseminate di ordigni e all’assistenza delle
vittime. Usa, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan, paesi tra i
massimi produttori o utilizzatori di queste armi, non hanno
firmato la convenzione. Si spera che queste potenze possano
cambiare idea così come hanno già fatto Giappone e Gran
Bretagna. Info: www.stopclustermunitions.org e disarmo.org.
Un esercito della melodia: così il sindaco di
Yala (Thailandia) definisce l’orchestra da lui
creata, che riunisce 140 studenti musulmani
e buddhisti di tre provincie del Sud del
Paese. In un territorio a maggioranza
musulmana, dove dal 2004 si susseguono
violenti scontri tra i ribelli musulmani e il
governo buddhista di Bangkok, l’orchestra è
la ricetta inventata dal sindaco per superare
le tensioni religiose: “Ho pensato che, in
questo modo, giovani di religione diversa
avrebbero potuto crescere assieme e creare
un giorno una società migliore”.
UNA VITTORIA PER I MAPUCHE
La comunità Mapuche Quintupuray della Patagonia argentina
ha recuperato un territorio ancestrale da anni occupato da
privati. La Corte di giustizia del Paese sudamericano infatti ha
dichiarato che quelle terre spettano di diritto al Consiglio per lo
sviluppo delle comunità indigene. Un gruppo di proprietari
terrieri, forti di improbabili attestati di proprietà, avevano
cacciato con la forza intere famiglie da quella zona,
costringendole a vivere in condizioni disumane, accampate in
un’area sulla Cuesta del Ternero, nel Sud della provincia di Rio
Negro. L’incubo è finito il 29 maggio scorso. Il caso crea un
precedente importante nell’annosa questione del recupero delle
terre in Patagonia sottratte agli indigeni negli ultimi decenni.
Negli ultimi cinque anni è diminuito
il numero di guerre in cui
combattono i bambini soldato:
secondo il Rapporto 2008 della
“Coalition to stop the use of child
soldiers”, dai 27 conflitti del 2004 si è
passati a 17 nel 2008. Ma il loro
impiego nei conflitti si è ridotto per la
fine delle guerre piuttosto che per una reale sensibilizzazione: nulla è
stato fatto a livello legislativo per punirne il reclutamento e l’impiego.
In Paesi come Ciad, Congo, Somalia e Uganda i minori continuano a
combattere. Mancano programmi di recupero, legislazioni adeguate e
per gli eserciti resta ancora molto conveniente utilizzare i bambini in
operazioni di guerra. Info: www.child-soldiers.org
POLIZZE AUTO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE
In Iran, almeno nel risarcimento dei danni per incidenti
automobilistici, un uomo e una donna avranno lo stesso peso
davanti alla legge. Lo ha deciso il Parlamento iraniano alla fine
di maggio. Fino a oggi, infatti, la morte per incidente d’auto di
una donna veniva risarcita la metà di quella di un uomo. Una
legge che potrebbe essere una conquista, ma per entrare in
vigore dovrà passare anche il vaglio del Consiglio dei Guardiani,
organismo conservatore cui spetta il compito di vigilare
sull’aderenza delle leggi ai precetti islamici. Nonostante l’esito
non sia scontato, le nuove norme, però, potrebbero passare
grazie a un cavillo: uomini e donne infatti pagano le stesse
somme per stipulare le polizze assicurative.
TERRITORI
TERRITORI
14 - 19 LUGLIO
17 -21 LUGLIO
27 LUGLIO - 02 AGOSTO
11-14 SETTEMBRE
20 - 21 SETTEMBRE
VOLTERRA. Prima edizione della scuola estiva "Metodologie
partecipative per lo sviluppo rurale in Africa", organizzata da
"Land Lab" e Associazione internazionale volontari laici.
Info: www.land-lab.org.
CAMPO MASCHERINA (PT). XII Meeting Nazionale degli
ecovillaggi: quattro giorni di incontri, laboratori e festa
dedicati a coloro che già vivono o che sono interessati alla
vita comunitaria. Info: www.mappaecovillaggi.it.
SESTINO (AR). Presso la Riserva naturale Sasso di Simone,
Festival "Città del Sole", rassegna di documentari a tema
naturalistico - antropologico.
Info: Centro visita del Sestino tel. 0575.772642
BOLOGNA. Edizione 2008 di Sana, Salone internazionale del
naturale, quest’anno dedicato all’alimentazione biologica, grande
alleata della tradizione culinaria italiana.
Info: www.sana.it.
RIO SALICETO (RE). Ottava edizione della Festa della Natura di fine
estate. Prodotti biologici e biodinamici, artigianato etnico,
cosmesi naturale, editoria specializzata, trattamenti naturali e arti
per il benessere psicofisico. Info: www.alberosacro.org.
ALL’UNIVERSITÀ:
UNA COOPERATIVA TUTTA
AL FEMMINILE CHE
GESTISCE IL BIRRIFICIO
La più amata dai consumatori è anni) e Serena Baccilieri (32) sono
senz’altro la “Montemagno”, una le altre due socie. “Facciamo solo
rossa, doppio malto, con l’aggiun- birra a crudo non pastorizzata, che
ta di miele nella miscela. Ma d’e- è più gustosa di quella commerciastate funziona bene anche la “Mar- le, ma anche di più difficile consertesana”, una chiara “luppolata e be- vazione”, spiega Micaela.
verina” per dirla come la racconte- Una produzione limitata, circa
rebbero i sommellier dei “vini 70mila litri l’anno, venduta quasi
d’orzo”.
esclusivamente all’ “Orzo Bruno”,
Sono due delle quattro birre pro- un pub nel cuore della Pisa univerdotte dal Birrificio
sitaria, aperto da tre
artigianale di Biengiovani: Giuseppe
tina (Pisa), una picGranello (35 anni),
cola cooperativa
Davide Meani (35)
avviata sei anni fa
e Alessio Pontiggia
da tre ragazze al
(39), milanesi come
tempo meno che
le “tre miss della
trentenni. Le “ricetbirra”.
te” le inventa Rosa
E, come loro, lauGravina, una laurea
reati in agraria o in
in tecnologie alitecnologia alimenBIRRIFICIO
mentari nel cassetto
tare. “La verità è
ARTIGIANO
e il titolo di prima
che ci conosciamo
Via Puccini, Bientina, Pisa
“mastro birraia”
tutti da più di dieci
Tel. 0587.755238
d’Italia. “Ma solo in
anni -spiega Giuordine cronologico
seppe Granello-:
ORZOBRUNO
(locale di mescita)
-precisa- perché nel
questo è un proget2002, quando ab- Via delle Case Dipinte 6/8, Pisa to collettivo nato
Tel. 050.578802
biamo cominciato,
nelle aule dell’uninon c’era nessuna donna che faces- versità. Sia noi che le ragazze vose questo lavoro. Oggi, invece, sia- levamo vivere in una zona verde
mo in tre: una collega lavora ad facendo produzione di qualità. CoEmpoli, l’altra in Friuli”.
sì, conclusi gli studi, abbiamo punRosa, 35 anni, è anche la presiden- tato tutti verso la Toscana”.
te della cooperativa (“ma solo pro La scelta di aprire un locale “è staforma, tutte le decisioni le prendia- ta quasi un’ovvia conseguenza -agmo insieme”). Micaela De Vita (35 giunge-: ci piaceva l’idea di pro-
E ALTRI TRE AMICI
CHE LA SERVONO IN
UN PUB NEL CUORE
DI PISA. BENVENUTI
ALL’ORZO BRUNO.
Dietro
I CONSUMI
FRANCESCO PALETTI
I trucchi
per il fai da te
Chicci di malto
e luppolo in fiore
Nel mondo degli appassionati di birra si chiamano homebrewer e sono
quelli che il “vino d’orzo” se lo producono in casa. Ecco cosa occorre.
ATTREZZATURA
Per cominciare serve un
fermentatore, cioè il contenitore
dove “riposano” malto, zucchero
e acqua. Quelli più capienti
hanno un rubinetto nella parte
bassa e una capacità di 28 litri,
sufficienti per produrre 23-25 litri
di birra. Poi è necessario
procurarsi un gorgogliatore,
l’apparecchio che permette
l’uscita dei gas che si generano
nel contenitore durante la
fermentazione senza lasciare
entrare l’aria esterna. Quindi è
necessario disporre di un
pentolone da 8-10 litri per la
bollitura. Infine, un densimetro,
utile per il calcolo del grado
alcolico raggiunto, una
tappatrice, del metabisolfito di
potassio per disinfettare
l’attrezzatura. E, ovviamente, le
bottiglie.
INGREDIENTI
Fondamentale è il malto: in
commercio si può trovare sia in
grani (ossia in purezza) sia
sotto forma di estratto, una
sorta di mosto già preparato e
più semplice da utilizzare.
Servono poi il luppolo e il lievito,
elemento indispensabile per la
fermentazione della birra,
disponibile sia in bustine sia in
forma liquida. Infine l’acqua,
preferibilmente naturale.
PREPARAZIONE
La birra si può fare in tre modi. Il
sistema più semplice è quello
dei “kit” già pronti all’uso e
presenti in commercio. Sono
composti da una lattina di
malto già luppolato e una
bustina di lievito secco.
Seguendo le istruzioni si
dovrebbe ottenere un prodotto
“potabile”. Leggermente più
complesso è il metodo “estratti
più grani”. In questo caso
occorre procurarsi l’estratto di
malto, il luppolo, il lievito e i
grani speciali che
caratterizzano il sapore della
birra. Le dosi di ciascun
ingrediente dipendono dal tipo
di prodotto che si vuole
realizzare. Per i maestri
dell’homebrewing, comunque, il
metodo è uno solo ed è il
cosiddetto “all grain”, il
procedimento più complesso in
assoluto, che utilizza solo
materie prime.
DOVE ACQUISTARE
Nei negozi specializzati che si
stanno diffondendo lungo tutto
lo stivale, molti dei quali
consegnano anche a domicilio.
Sui siti web riportati di seguito se
ne trova un elenco esaustivo.
PER SAPERNE DI PIÙ
www.unionbirrai.com
www.maxbeer.org
www.mondobirra.org
porre al pubblico una
sorta di filiera corta della birra”.
Sacrifici tanti, “perché i
finanziamenti ottenuti
per l’imprenditoria giovanile e per quella femminile hanno coperto
appena il 15% dell’investimento fatto”, spiegano. Soddisfazioni altrettante: “Stiamo realizzando il sogno che coltivavamo da studenti: i nostri prodotti piacciono, il
locale funziona e ha un
impronta che comincia a
somigliarci. È bello quando ti ritrovi nelle cose che
fai”, sottolinea Giuseppe.
L’attenzione alla qualità, infatti, non riguarda solo le
birre: i formaggi serviti nel
pub arrivano da produttori selezionati della Valtellina e del
Trentino, “un altro modo di
caratterizzare il locale: sono
prodotti poco diffusi in Toscana dove regna invece il pecorino”. Il miele e le marmellate che
accompagnano i taglieri li fornisce un’azienda biologica di San
Gimignano. La Coca non c’è,
“preferiamo il Guaranito”, la bevanda al guaranà del commercio
equo e solidale. Da dove arrivano anche tutti gli altri prodotti da
bar: caffè, cioccolate, tè e bibite.
Dietro il bancone c’è anche
l’angolo del “bookcrossing”,
ma lì qualcosa dovrà essere
rivisto: “I libri belli vanno
via subito, le ‘ciofeche’ sono ferme da settimane -ride Giuseppe-: dovremo
cambiare qualcosa”.
Esotica
al cacao
I chicchi di caffè vengono da
Huehuetenago, in Guatemala, il
cacao invece dal Costa Rica. In
Italia diventano birra: la Chicca,
dal sapore marcato, e la Tosta, che
lascia una nota amara sul palato.
Sono le due specialità del microbirrificio che la cooperativa Pausa
Cafè sta realizzando all’interno del
carcere “Morandi” di Saluzzo
(Cuneo). La produzione sarà affidata
a due detenuti, guidati dal mastro
birraio Andrea Bertola. “L’obiettivo è
realizzare un prodotto d’eccellenza
che unisca la qualità alla sostenibilità
economica e ambientale -spiega
Marco Ferrero, presidente di Pausa
Cafè-. Ma anche favorire l’inclusione
sociale e lavorativa dei carcerati”. L’idea
del birrificio è nata nel maggio 2006
durante i festeggiamenti per il ventesimo
compleanno di Slow food. È così stata
avviata la prima fase di produzione
all’esterno del carcere per mettere a punto
i prodotti. Da ottobre, usciranno le prime
bottigliette dal Morandi. “Produciamo
quattro tipi di birra: Chicca, Tosta, una
chiara e una weiss (birra ‘bianca’ a base di
frumento, ndr) -spiega Andrea Bertola-. E
per tutte ci ispiriamo alle tecniche
tradizionali: niente botti d’acciaio e per la
chiara usiamo solo luppolo in fiore”. Tutti gli
ingredienti hanno il marchio dei presidi
Slow food e di Terra madre, “compresi i
cereali della weiss -aggiunge Bertola-,
per la quale non usiamo frumento, ma
tapioca o riso basmati”. Un’attenzione
per la qualità che giustifica i costi: la
bottiglia da 75 centilitri è in vendita a
otto euro.
Ilaria Sesana
11
Laboratori
INNOVAZIONI
RETI, MOVIMENTI
SOCIALI
TOSSICODIPENDENTI MENO SOLI
NELLE STRADE DI TORINO
Il bus “Can Go”, servizio itinerante di assistenza ai
tossicodipendenti di Torino, nel 2007 ha ottenuto ottimi
risultati: dodici gli interventi salvavita per overdose, 87.727 le
siringhe recuperate e smaltite, 978 i colloqui effettuati. In più, ci
sono stati 37.283 contatti e 174 nuovi utenti. Sull’autobus (che
si sposta ogni giorno nelle zone dove maggiore è il consumo di
droghe) ci sono medici, educatori, psicologi, infermieri
professionali e sociologi che offrono ascolto e assistenza.
FAMIGLIE STRANIERE AGGIUNGONO
UN POSTO A TAVOLA PER BIMBI IN AFFIDO
Cinque famiglie, due di lingua araba e tre latinoamericane,
sono pronte per accogliere in affido bambini appartenenti alla
loro stessa cultura. È il primo risultato del progetto “Aggiungi
un posto a tavola” partito a Genova lo scorso anno e promosso
da Arci, cooperativa La Comunità, Coordinamento ligure
donne latino americane, Centro culturale islamico e
associazione Al Mohamadia, con il sostegno di Fondazione
Vodafone Italia.
Il progetto promuove l’affido familiare di bambini stranieri
all’interno di nuclei familiari di connazionali residenti in Italia.
Genova non è la sola città ad aver sperimentato azioni di
affido omoculturale: progetti analoghi sono attivi a Parma,
Imperia, Bassano del Grappa e Milano.
IMMIGRATI CON LA CITTÀ IN TASCA
A chi cerca un letto e un pasto caldo, a chi vuole parlare con un
avvocato o seguire un corso d’italiano, ai volontari e gli
operatori dei servizi che lavorano con gli stranieri di Milano e
dintorni. A loro si rivolge “Dove andare per..”, guida ai servizi di
prima accoglienza per i cittadini immigrati realizzata dal Naga e
dall’assessorato alle Politiche sociali della Provincia. “L’obiettivo
-spiega Anna Cravero, responsabile del progetto- è individuare i
luoghi che soddisfano le richieste degli stranieri. Un percorso in
crescendo: dai servizi di prima necessità fino a quelli per
l’integrazione”. La guida segnala gli indirizzi di circa 180
associazioni, gli orari di apertura, le indicazioni per raggiungerle
ed è stata stampata in tre lingue: italiano, romeno e arabo. È
stata distribuita a 300 Comuni della provincia, a tutte le
associazioni citate e ad altre realtà del volontariato che, pur
non lavorando direttamente con gli immigrati, talvolta si
trovano ad affrontare il problema. È possibile inoltre scaricarla,
nelle tre lingue, dall’home page del sito www.naga.it.
BUONE PRATICHE PER VIVERE MEGLIO
20O8
Le tre miss
della birra
UN SOGNO NATO
Calendario
FA’ LA COSA GIUSTA!
10
Estate in città?
Diventa volontario
Marco
Redaelli
Mense e dormitori per i poveri in estate non chiudono. Grazie ai volontari. Come
all'Opera cardinal Ferrari di Milano, dove pranzano ogni giorno circa 150 anziani. E
chi rimane in città, può farsi avanti per dare una mano. Ne parliamo con Marco
Redaelli, coordinatore dei servizi generali dell'Opera.
Quanti sono i vostri volontari?
Circa 70. Alcuni fanno parte di
gruppi parrocchiali che vengono da
diversi anni. Ma tanti altri sono
singoli cittadini che danno la
disponibilità per qualche giorno alla
settimana o anche solo per qualche
ora. Ci sono alcuni che fanno i
volontari solo in estate.
Che mansioni svolgono?
Non c'è che l'imbarazzo della scelta.
La maggior parte aiuta nel servizio
ai tavoli. Altri dedicano un po' del
loro tempo per stare insieme agli
anziani che frequentano il nostro
centro.
Bisogna avere qualifiche
particolare?
No, solo disponibilità a svolgere i
lavori in base alle necessità del
Centro e voglia di tenere compagnia
agli anziani. L’Opera cardinal Ferrari
si dedica soprattutto ai poveri che
hanno più di 55 anni. La metà di
quelli che vengono qui sono senza
dimora o vivono in qualche
dormitorio. Ci sono anche volontari
che mettono a disposizione
competenze specifiche. Mi ricordo di
una maestra che sapeva fare
lavoretti con le perline e aveva
coinvolto le anziane: lo scopo non
era realizzare braccialetti o collane,
ma stare insieme. I nostri ospiti sono
persone sole, hanno bisogno di
qualcuno con cui parlare e passare
una giornata diversa dalle altre.
Avete iniziative particolari in
estate?
Per il giorno di ferragosto
organizziamo un pranzo in grande
stile, al quale partecipano di solito
circa 350 anziani. I volontari, una
cinquantina, servono ai tavoli e
mangiano con gli ospiti. C'è chi porta
la chitarra e si sta insieme tutto il
pomeriggio. È un giorno di festa.
Che cosa deve fare chi vuole
diventare volontario dell'Opera
cardinal Ferrari?
Ci chiami e chieda di Marco o
Loredana. Farà un colloquio e poi
decideremo, insieme, come
coinvolgerlo.
Opera cardinal Ferrari
Via G.B. Boeri, 3
20141 Milano
Tel. 02.8467411
TERRITORI
TERRITORI
14 - 19 LUGLIO
17 -21 LUGLIO
27 LUGLIO - 02 AGOSTO
11-14 SETTEMBRE
20 - 21 SETTEMBRE
VOLTERRA. Prima edizione della scuola estiva "Metodologie
partecipative per lo sviluppo rurale in Africa", organizzata da
"Land Lab" e Associazione internazionale volontari laici.
Info: www.land-lab.org.
CAMPO MASCHERINA (PT). XII Meeting Nazionale degli
ecovillaggi: quattro giorni di incontri, laboratori e festa
dedicati a coloro che già vivono o che sono interessati alla
vita comunitaria. Info: www.mappaecovillaggi.it.
SESTINO (AR). Presso la Riserva naturale Sasso di Simone,
Festival "Città del Sole", rassegna di documentari a tema
naturalistico - antropologico.
Info: Centro visita del Sestino tel. 0575.772642
BOLOGNA. Edizione 2008 di Sana, Salone internazionale del
naturale, quest’anno dedicato all’alimentazione biologica, grande
alleata della tradizione culinaria italiana.
Info: www.sana.it.
RIO SALICETO (RE). Ottava edizione della Festa della Natura di fine
estate. Prodotti biologici e biodinamici, artigianato etnico,
cosmesi naturale, editoria specializzata, trattamenti naturali e arti
per il benessere psicofisico. Info: www.alberosacro.org.
ALL’UNIVERSITÀ:
UNA COOPERATIVA TUTTA
AL FEMMINILE CHE
GESTISCE IL BIRRIFICIO
La più amata dai consumatori è anni) e Serena Baccilieri (32) sono
senz’altro la “Montemagno”, una le altre due socie. “Facciamo solo
rossa, doppio malto, con l’aggiun- birra a crudo non pastorizzata, che
ta di miele nella miscela. Ma d’e- è più gustosa di quella commerciastate funziona bene anche la “Mar- le, ma anche di più difficile consertesana”, una chiara “luppolata e be- vazione”, spiega Micaela.
verina” per dirla come la racconte- Una produzione limitata, circa
rebbero i sommellier dei “vini 70mila litri l’anno, venduta quasi
d’orzo”.
esclusivamente all’ “Orzo Bruno”,
Sono due delle quattro birre pro- un pub nel cuore della Pisa univerdotte dal Birrificio
sitaria, aperto da tre
artigianale di Biengiovani: Giuseppe
tina (Pisa), una picGranello (35 anni),
cola cooperativa
Davide Meani (35)
avviata sei anni fa
e Alessio Pontiggia
da tre ragazze al
(39), milanesi come
tempo meno che
le “tre miss della
trentenni. Le “ricetbirra”.
te” le inventa Rosa
E, come loro, lauGravina, una laurea
reati in agraria o in
in tecnologie alitecnologia alimenBIRRIFICIO
mentari nel cassetto
tare. “La verità è
ARTIGIANO
e il titolo di prima
che ci conosciamo
Via Puccini, Bientina, Pisa
“mastro birraia”
tutti da più di dieci
Tel. 0587.755238
d’Italia. “Ma solo in
anni -spiega Giuordine cronologico
seppe Granello-:
ORZOBRUNO
(locale di mescita)
-precisa- perché nel
questo è un proget2002, quando ab- Via delle Case Dipinte 6/8, Pisa to collettivo nato
Tel. 050.578802
biamo cominciato,
nelle aule dell’uninon c’era nessuna donna che faces- versità. Sia noi che le ragazze vose questo lavoro. Oggi, invece, sia- levamo vivere in una zona verde
mo in tre: una collega lavora ad facendo produzione di qualità. CoEmpoli, l’altra in Friuli”.
sì, conclusi gli studi, abbiamo punRosa, 35 anni, è anche la presiden- tato tutti verso la Toscana”.
te della cooperativa (“ma solo pro La scelta di aprire un locale “è staforma, tutte le decisioni le prendia- ta quasi un’ovvia conseguenza -agmo insieme”). Micaela De Vita (35 giunge-: ci piaceva l’idea di pro-
E ALTRI TRE AMICI
CHE LA SERVONO IN
UN PUB NEL CUORE
DI PISA. BENVENUTI
ALL’ORZO BRUNO.
Dietro
I CONSUMI
FRANCESCO PALETTI
I trucchi
per il fai da te
Chicci di malto
e luppolo in fiore
Nel mondo degli appassionati di birra si chiamano homebrewer e sono
quelli che il “vino d’orzo” se lo producono in casa. Ecco cosa occorre.
ATTREZZATURA
Per cominciare serve un
fermentatore, cioè il contenitore
dove “riposano” malto, zucchero
e acqua. Quelli più capienti
hanno un rubinetto nella parte
bassa e una capacità di 28 litri,
sufficienti per produrre 23-25 litri
di birra. Poi è necessario
procurarsi un gorgogliatore,
l’apparecchio che permette
l’uscita dei gas che si generano
nel contenitore durante la
fermentazione senza lasciare
entrare l’aria esterna. Quindi è
necessario disporre di un
pentolone da 8-10 litri per la
bollitura. Infine, un densimetro,
utile per il calcolo del grado
alcolico raggiunto, una
tappatrice, del metabisolfito di
potassio per disinfettare
l’attrezzatura. E, ovviamente, le
bottiglie.
INGREDIENTI
Fondamentale è il malto: in
commercio si può trovare sia in
grani (ossia in purezza) sia
sotto forma di estratto, una
sorta di mosto già preparato e
più semplice da utilizzare.
Servono poi il luppolo e il lievito,
elemento indispensabile per la
fermentazione della birra,
disponibile sia in bustine sia in
forma liquida. Infine l’acqua,
preferibilmente naturale.
PREPARAZIONE
La birra si può fare in tre modi. Il
sistema più semplice è quello
dei “kit” già pronti all’uso e
presenti in commercio. Sono
composti da una lattina di
malto già luppolato e una
bustina di lievito secco.
Seguendo le istruzioni si
dovrebbe ottenere un prodotto
“potabile”. Leggermente più
complesso è il metodo “estratti
più grani”. In questo caso
occorre procurarsi l’estratto di
malto, il luppolo, il lievito e i
grani speciali che
caratterizzano il sapore della
birra. Le dosi di ciascun
ingrediente dipendono dal tipo
di prodotto che si vuole
realizzare. Per i maestri
dell’homebrewing, comunque, il
metodo è uno solo ed è il
cosiddetto “all grain”, il
procedimento più complesso in
assoluto, che utilizza solo
materie prime.
DOVE ACQUISTARE
Nei negozi specializzati che si
stanno diffondendo lungo tutto
lo stivale, molti dei quali
consegnano anche a domicilio.
Sui siti web riportati di seguito se
ne trova un elenco esaustivo.
PER SAPERNE DI PIÙ
www.unionbirrai.com
www.maxbeer.org
www.mondobirra.org
porre al pubblico una
sorta di filiera corta della birra”.
Sacrifici tanti, “perché i
finanziamenti ottenuti
per l’imprenditoria giovanile e per quella femminile hanno coperto
appena il 15% dell’investimento fatto”, spiegano. Soddisfazioni altrettante: “Stiamo realizzando il sogno che coltivavamo da studenti: i nostri prodotti piacciono, il
locale funziona e ha un
impronta che comincia a
somigliarci. È bello quando ti ritrovi nelle cose che
fai”, sottolinea Giuseppe.
L’attenzione alla qualità, infatti, non riguarda solo le
birre: i formaggi serviti nel
pub arrivano da produttori selezionati della Valtellina e del
Trentino, “un altro modo di
caratterizzare il locale: sono
prodotti poco diffusi in Toscana dove regna invece il pecorino”. Il miele e le marmellate che
accompagnano i taglieri li fornisce un’azienda biologica di San
Gimignano. La Coca non c’è,
“preferiamo il Guaranito”, la bevanda al guaranà del commercio
equo e solidale. Da dove arrivano anche tutti gli altri prodotti da
bar: caffè, cioccolate, tè e bibite.
Dietro il bancone c’è anche
l’angolo del “bookcrossing”,
ma lì qualcosa dovrà essere
rivisto: “I libri belli vanno
via subito, le ‘ciofeche’ sono ferme da settimane -ride Giuseppe-: dovremo
cambiare qualcosa”.
Esotica
al cacao
I chicchi di caffè vengono da
Huehuetenago, in Guatemala, il
cacao invece dal Costa Rica. In
Italia diventano birra: la Chicca,
dal sapore marcato, e la Tosta, che
lascia una nota amara sul palato.
Sono le due specialità del microbirrificio che la cooperativa Pausa
Cafè sta realizzando all’interno del
carcere “Morandi” di Saluzzo
(Cuneo). La produzione sarà affidata
a due detenuti, guidati dal mastro
birraio Andrea Bertola. “L’obiettivo è
realizzare un prodotto d’eccellenza
che unisca la qualità alla sostenibilità
economica e ambientale -spiega
Marco Ferrero, presidente di Pausa
Cafè-. Ma anche favorire l’inclusione
sociale e lavorativa dei carcerati”. L’idea
del birrificio è nata nel maggio 2006
durante i festeggiamenti per il ventesimo
compleanno di Slow food. È così stata
avviata la prima fase di produzione
all’esterno del carcere per mettere a punto
i prodotti. Da ottobre, usciranno le prime
bottigliette dal Morandi. “Produciamo
quattro tipi di birra: Chicca, Tosta, una
chiara e una weiss (birra ‘bianca’ a base di
frumento, ndr) -spiega Andrea Bertola-. E
per tutte ci ispiriamo alle tecniche
tradizionali: niente botti d’acciaio e per la
chiara usiamo solo luppolo in fiore”. Tutti gli
ingredienti hanno il marchio dei presidi
Slow food e di Terra madre, “compresi i
cereali della weiss -aggiunge Bertola-,
per la quale non usiamo frumento, ma
tapioca o riso basmati”. Un’attenzione
per la qualità che giustifica i costi: la
bottiglia da 75 centilitri è in vendita a
otto euro.
Ilaria Sesana
11
Laboratori
INNOVAZIONI
RETI, MOVIMENTI
SOCIALI
TOSSICODIPENDENTI MENO SOLI
NELLE STRADE DI TORINO
Il bus “Can Go”, servizio itinerante di assistenza ai
tossicodipendenti di Torino, nel 2007 ha ottenuto ottimi
risultati: dodici gli interventi salvavita per overdose, 87.727 le
siringhe recuperate e smaltite, 978 i colloqui effettuati. In più, ci
sono stati 37.283 contatti e 174 nuovi utenti. Sull’autobus (che
si sposta ogni giorno nelle zone dove maggiore è il consumo di
droghe) ci sono medici, educatori, psicologi, infermieri
professionali e sociologi che offrono ascolto e assistenza.
FAMIGLIE STRANIERE AGGIUNGONO
UN POSTO A TAVOLA PER BIMBI IN AFFIDO
Cinque famiglie, due di lingua araba e tre latinoamericane,
sono pronte per accogliere in affido bambini appartenenti alla
loro stessa cultura. È il primo risultato del progetto “Aggiungi
un posto a tavola” partito a Genova lo scorso anno e promosso
da Arci, cooperativa La Comunità, Coordinamento ligure
donne latino americane, Centro culturale islamico e
associazione Al Mohamadia, con il sostegno di Fondazione
Vodafone Italia.
Il progetto promuove l’affido familiare di bambini stranieri
all’interno di nuclei familiari di connazionali residenti in Italia.
Genova non è la sola città ad aver sperimentato azioni di
affido omoculturale: progetti analoghi sono attivi a Parma,
Imperia, Bassano del Grappa e Milano.
IMMIGRATI CON LA CITTÀ IN TASCA
A chi cerca un letto e un pasto caldo, a chi vuole parlare con un
avvocato o seguire un corso d’italiano, ai volontari e gli
operatori dei servizi che lavorano con gli stranieri di Milano e
dintorni. A loro si rivolge “Dove andare per..”, guida ai servizi di
prima accoglienza per i cittadini immigrati realizzata dal Naga e
dall’assessorato alle Politiche sociali della Provincia. “L’obiettivo
-spiega Anna Cravero, responsabile del progetto- è individuare i
luoghi che soddisfano le richieste degli stranieri. Un percorso in
crescendo: dai servizi di prima necessità fino a quelli per
l’integrazione”. La guida segnala gli indirizzi di circa 180
associazioni, gli orari di apertura, le indicazioni per raggiungerle
ed è stata stampata in tre lingue: italiano, romeno e arabo. È
stata distribuita a 300 Comuni della provincia, a tutte le
associazioni citate e ad altre realtà del volontariato che, pur
non lavorando direttamente con gli immigrati, talvolta si
trovano ad affrontare il problema. È possibile inoltre scaricarla,
nelle tre lingue, dall’home page del sito www.naga.it.
BUONE PRATICHE PER VIVERE MEGLIO
20O8
Le tre miss
della birra
UN SOGNO NATO
Calendario
FA’ LA COSA GIUSTA!
10
Estate in città?
Diventa volontario
Marco
Redaelli
Mense e dormitori per i poveri in estate non chiudono. Grazie ai volontari. Come
all'Opera cardinal Ferrari di Milano, dove pranzano ogni giorno circa 150 anziani. E
chi rimane in città, può farsi avanti per dare una mano. Ne parliamo con Marco
Redaelli, coordinatore dei servizi generali dell'Opera.
Quanti sono i vostri volontari?
Circa 70. Alcuni fanno parte di
gruppi parrocchiali che vengono da
diversi anni. Ma tanti altri sono
singoli cittadini che danno la
disponibilità per qualche giorno alla
settimana o anche solo per qualche
ora. Ci sono alcuni che fanno i
volontari solo in estate.
Che mansioni svolgono?
Non c'è che l'imbarazzo della scelta.
La maggior parte aiuta nel servizio
ai tavoli. Altri dedicano un po' del
loro tempo per stare insieme agli
anziani che frequentano il nostro
centro.
Bisogna avere qualifiche
particolare?
No, solo disponibilità a svolgere i
lavori in base alle necessità del
Centro e voglia di tenere compagnia
agli anziani. L’Opera cardinal Ferrari
si dedica soprattutto ai poveri che
hanno più di 55 anni. La metà di
quelli che vengono qui sono senza
dimora o vivono in qualche
dormitorio. Ci sono anche volontari
che mettono a disposizione
competenze specifiche. Mi ricordo di
una maestra che sapeva fare
lavoretti con le perline e aveva
coinvolto le anziane: lo scopo non
era realizzare braccialetti o collane,
ma stare insieme. I nostri ospiti sono
persone sole, hanno bisogno di
qualcuno con cui parlare e passare
una giornata diversa dalle altre.
Avete iniziative particolari in
estate?
Per il giorno di ferragosto
organizziamo un pranzo in grande
stile, al quale partecipano di solito
circa 350 anziani. I volontari, una
cinquantina, servono ai tavoli e
mangiano con gli ospiti. C'è chi porta
la chitarra e si sta insieme tutto il
pomeriggio. È un giorno di festa.
Che cosa deve fare chi vuole
diventare volontario dell'Opera
cardinal Ferrari?
Ci chiami e chieda di Marco o
Loredana. Farà un colloquio e poi
decideremo, insieme, come
coinvolgerlo.
Opera cardinal Ferrari
Via G.B. Boeri, 3
20141 Milano
Tel. 02.8467411
12
TERRITORI
4 – 6 LUGLIO
18 LUGLIO – 9 AGOSTO
2 AGOSTO
PERGINE VALSUGANA (TN). Nel centro storico di Pergine e al
Parco dei tre castagni esposizione, vendita, degustazioni di
ricchi piatti a base di piccoli frutti, laboratori, visite alle
aziende e spettacoli. Info: www.festivaldeiraccolti.it
POLLENZO di BRA (CN). Tutti i fine settimana di luglio e agosto
“Pollenzo Mon Amour 2008”, manifestazione
enogastronomica con pizzica, jazz, ritmi balcanici e
messicani. Info: www.agenziadipollenzo.com
SACRO MONTE DI ORTA (NO). In occasione della festa della
Madonna degli Angeli, la IV edizione della manifestazione
enogastronomica “Assapora il parco” dedicata ai prodotti
tipici delle colline novaresi. Info: www.collinenovaresi.it
Qui e nella pagina accanto: due
momenti del corso di orto in
permacultura a “Terra e Acqua”.
Sotto: azienda “La Boa”,
costruzione con balle di paglia,
prima mano di intonaco.
LIMITARE AL MINIMO
L’OPERA DELL’UOMO,
QUESTO LO SPIRITO
DELLA PERMACULTURA.
UN SISTEMA
SOSTENIBILE E CAPACE
DI ESSERE PRODUTTIVO
NEL TEMPO. ANCHE
GRAZIE ALL’AIUTO
DEGLI ANIMALI.
VALERIA RAIMONDI
Cultura
DELLA TERRA
Ritorno alla terra
Tutti sui banchi
Prendersi cura della terra e della
gente, condividere le risorse. Con
questi presupposti etici lo scienziaPermacultori si diventa, ma guai a improvvisare: prima di affondare
to e naturalista Bill Mollison iniziò
le mani nella terra bisogna infatti capire le relazioni tra gli elementi
negli anni Settanta a immaginare
che compongono un sistema delicato che, altrimenti, rischierebbe di
un sistema di agricoltura sostenibiperdere l’equilibrio. Lo si può fare frequentando l’Accademia italiana
le e capace di essere produttiva nel
di permacultura, nata nel 2001 allo scopo di promuovere corsi per
tempo senza bisogno dell’intrusioimparare i principi e lo spirito di questa disciplina e le tecniche di
ne umana. Utopia? No, più sempliprogettazione ambientale. “È un percorso di apprendimento attivo cemente permacultura.
spiega Maria Luisa Bisognin, architetto e segretario dell’AccademiaContrazione dell’espressione perche può essere applicato a qualunque realtà: dal balcone, a un
manent agricolture (agricoltura
insediamento abitativo”. La formazione si articola in un modulo di
permanente), questo approccio
72 ore organizzato dalle aziende agricole riconosciute che formano
considera qualunque ambiente prola rete italiana (www.permacultura.it/initalia.html). Il prezzo è
duttivo - sia esso un orto grande
concordato con il docente, mentre resta fissa una quota di iscrizione
quanto un fazzoletto o un terreno
all’Accademia di 75 euro. Al termine del primo corso, è possibile
sterminato - come un piccolo ecocontinuare la formazione per un periodo di almeno due anni.
sistema. “La permacultura ha cambiato i presupposti del mio approccio alla terra -racconta Irene Di
Carpegna, titolare dell’azienda che basta a soddisfare le proprie concimare. In questo modo si riagricola ‘Terra e Acqua’, venti et- esigenze. Un sistema in cui trova- sparmia lavoro ed energia”.
tari a San Giuliano Milanese-. La no posto anche gli animali: cento Tra i principi della permacultura,
semplice produzione ha lasciato il galline ovaiole, polli e maiali. Tut- infatti, c’è quello di limitare al miposto a un sistema complesso: nel- ti parte dell’ecosistema locale: nimo l’intervento umano sulla terla cascina, a metà strada tra metro- “L’allevamento avviene libera- ra. O, almeno, di abbracciare conpoli e campagna, i rapporti umani mente sulle superfici degli orti - dotte capaci di tutelarne l’equilivalgono quanto i frutti raccolti”.
conclude Irene- invece di arare la- brio. In provincia dell’Aquila, nelSu queste basi Irene ha aperto le sciamo i maiali a grufolare sul ter- l’ex convento San Giorgio, quasi
porte della sua realtà a un’espe- reno, oppure usiamo le galline per 5mila metri quadrati di terreno sorienza di consociaziono coltivati a orto: i sene agricola: “Parte dei
mi vengono sparsi in
terreni coltivati possoPER SAPERNE DI PIÙ
piccoli rettangoli di
no essere ‘adottati’ da
terra, i cui confini sono
La “bibbia” della permacultura è il
chiunque voglia partedelimitati da sponde di
libro scritto dal suo fondatore, Bill
cipare direttamente al
rami raccolti nei boMollison, che in Italia è stato
lavoro nei campi: proschi.
tradotto e pubblicato da Aam Terra
duzione e consumo
“Sfrondando gli alberi
Nuova edizioni col titolo
tendono a coincidere”.
dei boschi circostanti “Introduzione alla permacultura”
Il progetto, avviato nel
spiega Nanni Laurent,
(pp 230, 20 euro).
marzo 2005, raccoglie
che vive e lavora al
Su internet, inoltre, è possibile trovare siti di
oggi più di quaranta
convento San Giorgio
approfondimento a questi indirizzi:
famiglie (per informa(www.conventosanzioni: www.terraeacgiorgio.it)- limitiamo il
In Italia www.permacultura.it
qua.it), che ogni fine
pericolo di incendi e
www.scuoladipratichesostenibili.it
settimana si dedicano
abbiamo scorte di foAll’estero Spagna: www.permacultura-montsant.org
alla cura di frumento,
glie per le nostre caGran Bretagna: www.permaculture.co.uk
farro, ortaggi e frutta,
pre, nulla va perduto.
Francia: www.permaculturefrance.com
portando a casa quel
Le lettiere, costruite-
con tutte le materie organiche disponibili, paglia, erba, compost, letame, terra, sono abbastanza piccole per evitare l’uso di macchinari
agricoli: con grande risparmio,
energetico ed economico”.
Un sistema esigente e faticoso:
“Non potrebbe che essere così -aggiunge Nanni- se davvero si vuole
rispettare la terra. Del resto, cos’è
la natura se non un’enorme macchina complessa?”.
Non ci sono limiti all’approccio
della permacultura: al punto che la
natura, può anche diventare parte
della propria casa. Come ha fatto
Stefano Soldati, che l’ha costruita
con balle di paglia a Belfiore di
Pramaggiore (Venezia).
“In questo modo si può risparmiare fino al 75 per cento dei costi per
riscaldare e rinfrescare l’edificio rispetto a una costruzione convenzionale -spiega Stefano, dell’azienda agricola “La Boa” (www.laboa.org)- la balla di paglia infatti è
l’unico materiale da costruzione
con caratteristiche isolanti e, allo
stesso tempo, portanti”.
TERRITORI
8 AGOSTO E 19 SETTEMBRE
OGNI QUARTO SABATO DEL MESE
FIRENZE. “Cene galeotte” al carcere di Volterra dove i detenuti,
con l’aiuto di chef e cuochi, preparano cene di gala il cui ricavato
va a progetti di solidarietà in otto paesi del Sud del mondo: dal
Brasile al Burkina Faso, dalle Filippine al Perù.
Info: www.manifestazioni.com
CUNEO. Mercatino mensile di prodotti biologici in Contrada
Mondovì, nel centro storico di Cuneo, organizzato in
collaborazione con Agri.Bio.Piemonte. Un momento di incontro e
cultura tra produttori e consumatori. Info: 0172.489609
Calendario
Il segreto degli indiani
Dalla teoria alla pratica. Se è vero che la permacultura si basa su forti
principi ideali, tante sono le tecniche che ogni agricoltore può
imparare a mettere in campo. Ma come tradurre queste idee,
una volta imbracciata la zappa?
LE TRE SORELLE
No alla monocoltura, che
sfrutta il suolo e per
sopravvivere richiede un forte
apporto di energia non
rinnovabile. La permacultura
preferisce, piuttosto, accostare
nello stesso campo specie
diverse di vegetali.
Come le “tre sorelle” degli
indiani d’America, ovvero
zucchine, mais e fagioli: mentre
questi ultimi si arrampicano
sullo stelo del mais,
risparmiando al contadino la
fatica di piantare pali, le foglie
della zucchina coprono il
terreno con la propria ombra,
riducendo il bisogno d’acqua
per irrigare.
FERTILIZZANTI
NATURALI
Rispettare le risorse vuol dire
assicurare salute al suolo: ogni
ortaggio raccolto infatti
rappresenta fertilità rubata al
terreno, che si deve restituire
sotto forma di rifiuti organici.
Largo quindi a compostaggio,
“pacciamatura” (copertura del
terreno con paglia o foglie
secche per garantire l’umidità
nel suolo) e ai sovesci, colture
d’erba sminuzzata e
incorporata nei primi 20-25 cm
di terreno. Il risultato è una dose
extra di humus prodotto dai
microrganismi della terra, che
attaccano il materiale vegetale
aggiunto al suolo.
PIANTE
AUTODISSEMINANTI
Bando ai lavori inutili: la
permacultura mira a ridurre al
minimo l’intervento manuale
del contadino. Benvenute
quindi le piante pluriennali, o
quelle che si auto disseminano;
così facendo si possono
risparmiare energie lasciando
che sia la natura a decidere del
suo corso.
LE BUONE ERBACCE
Vietato persino accanirsi contro
le “erbacce”: le piante infestanti
mantengono la terra umida,
disorientano i parassiti
attraggono insetti che uccidono
quelli più tenaci, oltre ad essere
spesso commestibili. È il caso
della “porcellana comune”,
ricca di vitamina C che,
consumata in insalata oppure
cotta, è un ottimo diuretico.
13
Culture
CONTAMINAZIONI
CULTURALI
JAMMIN’
REGNO UNITO, GIORNALISTI SCHEDATI
Cronisti controllati, fotografati e schedati. Succede nel Regno
Unito, ad opera del Forward intelligence team (Fit), il servizio
segreto della polizia. Questa la denuncia del National union of
journalists (Nuj), il sindacato dei giornalisti britannici, lanciata il
22 maggio scorso con una lettera al ministro dell’Interno Jacqui
Smith. La polizia possiede un database in cui ha catalogato foto
e schede di giornalisti che hanno partecipato a manifestazioni
di protesta a Londra. “È una minaccia alla libertà di stampa,
valore fondamentale della nostra democrazia -ha detto Jeremy
Dear, segretario generale del Nuj-. Deve essere ribadito il nostro
diritto a lavorare liberi da minacce, molestie ed intimidazioni”.
UN PREMIO PER BILAL
Il premio giornalistico intitolato a Miguel Gil
Moreno, reporter assassinato nel 2000 in
Sierra Leone, è stato assegnato quest’anno
a Bilal Hussein (nella foto), fotografo
iracheno dell’Associated Press, già premio
Pulitzer nel 2005. Arrestato senza prove,
trattenuto senza processo per due anni
dagli americani perché sospettato di
collusioni con gli insorti di Falluja è infine
stato rilasciato senza alcun addebito. La Fondazione dedicata a
Moreno si occupa di supportare fotoreporter, cameramen e
cronisti impegnati in zone di guerra.
È stata spenta Uighur Online, web-radio cinese punto di riferimento
per gli uighur, comunità di religione musulmana che vive nello
Xinjiang. Le trasmissioni sono state sospese a fine maggio quando
il governo ha deciso che “era molto negativo coltivare il separatismo
tra uighuri e cinesi”. Nata nel 2006, la radio aveva decine di migliaia
di ascoltatori e di visitatori nel suo forum web. C’è sconcerto per la
chiusura di una radio che promuoveva la cultura Uighur e il dialogo
interculturale con la comunità cinese di etnia han.
VIDEOCHIAMATE IN CARCERE
I 630 detenuti del carcere di Bagram, in Afghanistan, dall’inizio
dell’anno possono vedere e parlare con i loro parenti ricevendo una
videochiamata. Si tratta di un’importante novità in una struttura
in cui le visite non sono permesse e dove alcuni detenuti non hanno
mai potuto incontrare i propri cari. La Croce Rossa Internazionale,
in accordo con i militari americani, ha attivato questo programma
che ha già permesso al 70% dei detenuti di incontrare una volta a
settimana, via terminale, le proprie famiglie. Un grande passo
avanti rispetto alle frammentarie comunicazioni per lettera ma
che non può sostituire le visite in carcere. Un diritto che in
Afghanistan, secondo la Croce rossa, è ancora negato.
FACCE DA FUORILEGGE
I N T E AT R O
Luglio/Agosto 2008
15
Luigi Povelato ha recitato davanti a Giorgio Strehler
L’OTELLO DI SAN VITTORE
Per un detenuto andare in scena è sinonimo di libertà. E 90 istituti di pena su 205 danno la possibiANDREA ROTTINI
lità di praticarlo.
I
“
o Luigi, come secondo nome Santino, una volta ho
letto un libro di fantasia in
cui si diceva che a certe persone il
destino gli fa andare tutto all’opposto. Pensi bene, ma fai del male. Io ho fatto in tutto 26 anni di
carcere”. Mentre leggo i suoi pensieri annotati con una grafia ordinata, Luigi Povelato prepara il
caffé nella sua casa del quartiere
Baggio, a Milano.
Occhiali tondi color tartaruga, un
piccolo codino che resiste alla calvizie, un vistoso tatuaggio che gli
spunta dalla manica del maglione,
Luigi mi dice di continuare. “Di ricordi ne ho tantissimi -scrive-: uno
dei più belli è quando si è sparsa la
voce che c’era una regista che cercava allievi per fare un corso di
teatro, qui in carcere! Sembrava
uno scherzo, invece era vero! Sono stato uno dei primi a frequentarlo. E la mia vita è completamente cambiata”.
Nel 1985 Luigi era arrivato al carcere di San Vittore per via del suopassato di rapinatore. Non poteva
immaginare che l’incontro con la
giovane regista Donatella Massimilla lo avrebbe trasformato in un
attore.
“È la causa, è la causa anima
mia...”, declama con la voce impostata mentre la caffettiera sbuffa, rievocando uno dei passi più
famosi del suo cavallo di battaglia,
Drammaturgo
e regista teatrale,
è nato nel 1959
a Cercola,
hinterland
di Napoli.
l’Otello di Shakespeare. “L’ho recitato persino davanti a Giorgio
Strehler, poco prima che morisse.
Mi aveva fatto i complimenti, scegliendomi per partecipare a una
serata al Piccolo Teatro”.
La valigia dell’attore Luigi Povelato è piena di ricordi, ritagli di
giornale e fotografie. La più bella
è quella che lo vede seduto con un
grembiule da cucina e un tagliere
appoggiato sulle ginocchia, mentre interpreta Otello affettando le
cipolle. “Un ‘costume’ che serve a
simulare l’assassinio di Desdemona e mi ricorda quando imparavo
la parte cucinando il sugo a San
Vittore”, ricorda Luigi.
La sua favola di detenuto che diventa attore è una storia più comune di quanto si possa pensare. Sono infatti almeno 90 le carceri italiane, su un totale di 205 istituti, in
cui si svolgono attività teatrali e in
ogni singolo progetto è coinvolto
un buon numero di detenuti. È
quanto emerge da una ricerca condotta nel 2006 dall’associazione
Carte Blanche in 113 istituti di pena, in rappresentanza di circa la
metà dell popolazione reclusa
(www.teatroecarcere.net).
Ma perché il teatro in carcere è così importante? “I nostri attori dicono che il teatro permette loro di accresce la propria autostima, di
comprendere dove sono nel percorso della vita” dice Armando
Punzo, a capo della Compagnia
Nel 1987 fonda
l'associazione
culturale “Carte
Blanche”,
di cui è direttore
artistico.
Un anno dopo
inizia a lavorare
con i detenuti
del penitenziario
di Volterra.
della Fortezza del carcere di Volterra. “Per queste persone il teatro
è sinonimo di libertà”, aggiunge
Donatella Massimilla, responsabile del Centro europeo Teatro e carcere.
Punzo e Massimilla sono professionisti che si dedicano a tempo
pieno a questo lavoro, ma dall’indagine di Carte Blanche risulta
che in molti penitenziari l’attività
teatrale è ancora svolta a titolo volontaristico. Solo nel 44 per cento
dei casi si può parlare di gruppi
teatrali e un’esperienza su due dura più tre anni.
Tra le altre difficoltà, quella di far
conoscere il proprio lavoro: appena l’8 per cento delle compagnie
infatti ha ottenuto i permessi per
realizzare una tournée. Tra queste
c’è proprio Compagnia della Fortezza, che si prepara a celebrare i
suoi primi vent’anni di attività con
una serie di eventi nel mese di luglio. Ospite d’onore l’attore americano Rick Cluchey, ex ergastolano e fondatore della compagnia di
teatro del carcere di San Quintino
(vedi intervista in pagina).
Nasce così la
Compagnia della
Fortezza, primo
progetto di teatro
in carcere
realizzato in Italia.
Armando Punzo
Intervista all’ex ergastolano Rick Cluchey
Portare Beckett sul palco di San Quintino
Condannato all’ergastolo per sequestro e
rapina a mano armata, negli anni
Cinquanta Rick Cluchey venne recluso a
San Quintino. Nel famoso carcere
californiano, Cluchey fu rapìto dalla magia
del teatro: nel giro di pochi anni non solo
divenne un grande interprete delle opere
del drammaturgo irlandese Samuel Beckett
(premio Nobel per la letteratura nel 1975)
ma fondò una compagnia teatrale che gli
consentì di ottenere la grazia per alti meriti
artistici dopo meno di 12 anni di
reclusione. Una storia raccontata anche da
Hollywood nel film Il seme della
Gramigna con Nick Nolte (1985).
Oggi, a 74 anni, Cluchey continua a girare
il mondo per recitare e far conoscere
l'esperienza del teatro in carcere: dal 14 al
27 luglio, in occasione del ventennale della
Compagnia della Fortezza, sarà a Volterra
con lo spettacolo L’ultimo nastro di Krapp
sempre di Beckett.
Che cosa l'ha colpita di Beckett?
Il suo teatro parla di auto-carcerazione, una
condizione che riguarda tutta l'umanità:
molte volte, infatti, non troviamo una via
d'uscita nemmeno quando siamo dei “liberi
cittadini”. In un certo senso, siamo tutti
costretti a stare dentro le nostre uniformi
fatte di carne.
Era appassionato di teatro anche da
giovane?
Prima di arrivare a San Quintino non ero
mai stato in un teatro, nemmeno per
rubare.
Qual è l'opera che ha segnato la sua
vita?
Aspettando Godot di Beckett (la vicenda di
due persone che ne aspettano un'altra che
non arriverà mai, ndr) è il testo che
rappresenta meglio la mia vita da detenuto.
Senza quest'opera non sarei mai riuscito a
scrivere i miei testi teatrali, in particolare
The Cage, La gabbia, che ha debuttato nel
1965, quando ancora ero in carcere (per
poi diventare uno sceneggiato televisivo
girato a San Quintino).
Qual è il ruolo del teatro in carcere?
Come minimo è uno strumento di
reinserimento, ma alle volte diventa
qualcosa di più.
Nelle “porte girevoli” dei penitenziari si
spreca un patrimonio enorme di denaro e
di risorse umane. Nelle celle ci sono
persone alle quali il teatro consente di
uscire dal proprio dolore e di sfruttare le
proprie potenzialità nascoste: imparare a
muoversi, a parlare, a leggere e ad
esprimersi meglio aiuta a conoscere se
stessi.
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Luglio/Agosto 2008
FACCE DA FUORILEGGE
PER DISOBBEDIENZA
Seduti in cerchio, per decidere insieme il futuro
IL METODO DI DANILO
Denunciato come individuo pericoloso, finì in galera. Aveva lottato, con i siciliani, per il diritto all’acqua e al lavoro. LAURA SILVIA BATTAGLIA
T
ra Piano Inferno e Borgo di Dio c’è un paese
che si chiama Trappeto.
Non troppo sul mare, né troppo in
campagna. Sospeso sul Golfo di
Castellammare in provincia di Palermo. Qui approdò nel 1952 Danilo Dolci, il “Ghandi italiano”.
Proprio dalla frazione Borgo di
Dio iniziò la sua battaglia nonviolenta contro la mafia e il sottosviluppo fondando il “Centro studi e
iniziative per la piena occupazione”.
Danilo Dolci, venuto da Trieste in
terra di Sicilia per regalare il paradiso agli abitanti di Trappeto, in
questa campagna trovò il terreno
giusto. Non decise da solo il futuro del paese, ma con i suoi abitanti. Donne, uomini, bambini,
più gli architetti che aveva chiamato per dare una “casa” al suo
progetto. Trenta persone in tutto,
uno dei primi gruppi di “autoanalisi popolare” creati da Dolci per
impiantare nel paese siciliano la
sua azione di non-violenza attiva,
assimilata durante gli anni di Nomadelfia, comunità per bambini
privi di genitori fondata vicino
Carpi da don Zeno Saltini.
Il metodo che proponeva era semplice e al tempo stesso rivoluzionario: ci si siede in cerchio e si discute, facendosi domande e decidendo assieme. Nessuno comanda. È stato definito maieutica reciproca.
Amico, uno di figli di Danilo, ricorda di essere stato tra i primi
trenta sperimentatori del metodo:
“Ero piccolissimo e tutti mi chiedevano: ‘che scuola ti piacerebbe,
dove la vorresti?’ E io a rispondere con gli altri: ‘La vogliamo fuori dal paese, e ci vogliamo anche il
ruscello e il cavalluzzo’”.
E la scuola fu costruita, nel 1972.
Una scuola pensata a misura di
bambino. Tanto a misura che le finestre si alzano da meno di mezzo
metro da terra e tutti i Salvo, i Vito, i Michele, le Maria, le Giovanna possono vedere da vicino anche
il prato. E i fiori, e il ruscello, e gli
animali. Il centro educativo di
Mirto, vicino a Partinico, dove il
suo “metodo” veniva applicato alla lettera, oggi è una scuola statale
sperimentale a lui intitolata: qui i
bambini della materna e delle elementari conservano un grande
senso civico e lavorano insieme:
l’olio di Mirto prodotto con le olive raccolte dai ragazzi viene venduto a novembre in una grande festa. Vito La Fata oggi ha trent’anni: dirige il Centro studi iniziative
europeo (Cesie), organizzazione
internazionale con partenariato eu-
ropeo. Il Centro opera da Palermo
e raccoglie i volontari del laboratorio maieutico dolciano: “L’ho
conosciuto così: come l’unico, in
paese, a parlare l’italiano; il solo a
chiamare mio padre Salvatore, anziché Totò, come dicevano tutti”.
Vito ha partecipato alle lotte storiche di Danilo: digiuni e “scioperi
alla rovescia”, lotte per l’acqua e
per il lavoro, occupazioni di strade, spiagge e trazzere. Per queste
attività Dolci fu denunciato e messo in galera con i sindacalisti che
lo avevano appoggiato. Nei processi, assistito da Pietro Calamandrei, venne però assolto. “Danilo
dava fastidio -rimarca La Fataperché insegnava a questa gente
vissuta nella sopraffazione a guardarsi negli occhi senza applicare le
gerarchie del potere”. La comunicazione, per Dolci, era un dirsi reciproco. Una sfida quasi impossibile, quella di insegnare ai siciliani a parlare. Riuscita senza miracoli, ma con l’ottimismo della volontà. Tra i libri su di lui, ricordiamo “Danilo Dolci. Una rivoluzione non violenta”, edito da Terre di
mezzo nella collana “I libri di Altreconomia”.
Nato a Sesana
(Slovenia)
il 28 giugno
1924. Morto
a Partinico
(Pa) il 30
dicembre 1997
Danilo Dolci
Antifascista, sociologo e poeta
italiano. Ha organizzato digiuni
e “scioperi alla rovescia”.
Celebre quello nel 1956 a Partinico:
centinaia di disoccupati si organizzano
per riattivare pacificamente una strada
comunale abbandonata.
FACCE DA FUORILEGGE
PER DISOBBEDIENZA
Luglio/Agosto 2008
17
Vent’anni di obiezione fiscale alle spese militari
PACIFISTI ARMATI DI 740
I primi, negli anni ’70, rischiavano multe salate e il
pignoramento dei beni. Oggi la protesta ha scelto
ORNELLA SINIGAGLIA
forme più legali.
M
“
i infiammò Pertini, quando disse
di svuotare gli arsenali e riempire i granai. Facevo il
740 e sapevo di dover decidere”.
Era il 1978 e Adriano Ciccioni decise. Trattenne e non versò il 2,5
per cento della sua Irpef, cioè l’imposta dovuta allo Stato sulla base
del proprio reddito. Una stima di allora, infatti, aveva valutato nella
stessa percentuale la quota di bilancio destinata dallo Stato alla Difesa. La somma non versata fu invia-
ta al presidente della Repubblica,
con una lettera nella quale Ciccioni chiedeva che quei soldi fossero
usati per la sua proposta antimilitarista.”Gli assegni, però, venivano
riconsegnati al mittente”.
Ciccioni in quegli anni era uno dei
pochi obiettori fiscali alle spese militari. Il fenomeno prese però rapidamente piede, dopo che nei primi
anni Ottanta il Governo decise di
installare a Comiso, in Sicilia, i
missili nucleari della Nato.
Il pericolo bellico sembrava più
palpabile, e sull’onda delle manifestazioni pacifiste nacque il “coordinamento nazionale della campagna
per l’obiezione di coscienza alle
spese militari per la difesa popolare
non violenta”. A metà degli anni
Ottanta contava 4.500 obiettori ma
nel 1991, con la guerra del Golfo,
gli stessi salirono a 10mila.
L’erario però non rimase inerte. Ai
solleciti di pagamento seguivano le
visite dell’ufficiale giudiziario; poi
il pignoramento e la messa dei beni
all’asta. “Compravamo libri sulla
pace con lo sconto del 50 per cento
e li facevamo pignorare al prezzo di
copertina -ricorda Alberto L’Abate,
docente di Sociologia dei conflitti e
ricerca per la pace a Firenze-. Era
però difficile non rimetterci: le
multe erano salate». Col tempo praticare l’obiezione fiscale divenne
un impegno gravoso e in molti gettarono la spugna. “Anch’io decisi
di uscirne e pagai al fisco 43 milioni di lire”, racconta Ciccioni. Alla
fine degli anni Novanta, gli obiettori scesero a duecento.
Oggi il fenomeno esiste ancora, anche se ha cambiato volto. Invece di
non pagare il 2,5 per cento dell’Irpef (con le conseguenti sanzioni le-
È stato, nel 1971, il primo
obiettore alle spese militari.
gate all’illecito) gli obiettori fanno
un’offerta al Coordinamento nazionale o a un’associazione pacifista.
Poi detraggono una parte del contributo (pari al 19 per cento della
donazione) dall’Irpef da versare, al
momento della dichiarazione dei
redditi. Resta la lettera al presidente della Repubblica in cui si spiegano i motivi della scelta.
Dopo l’invasione dell’Iraq, l’obiezione in versione “soft” ha vissuto
una seconda primavera: nel 2007
hanno aderito alla campagna 850
persone. L’obiettivo del Coordinamento continua ad essere il diritto
all’obiezione fiscale: nel 1998 fu il
governo Prodi a impegnarsi a disciplinare la materia con una norma.
Finora, però, non è ancora arrivata.
Manrico Mansueti
Era un impiegato comunale
di Sarzana (La Spezia).
Tra i writers della capitale
ROMA SPRAY
Si vestono di scuro per nascondersi, portano la loro “tags” sui muADRIANO MARZI
ri della città. Ma rispettano i monumenti.
H
Iniziò l’obiezione come gesto
di sostegno verso chi
rifiutava il servizio militare
e veniva incarcerato.
ekto lo conoscono tutti. Si dice che
la sua “tag”, alter ego di ogni writer, non abbia risparmiato una sola
stazione in Italia. E la polizia non è mai riuscita a beccarlo. Anche Lucas è un divo. Lui
però l’hanno pizzicato mentre disseminava la
sua firma sulla carrozzeria di alcune auto. Incensurato, ora rischia tre anni di carcere.
A Roma tanti cittadini sono stanchi di vedere
la città imbrattata dalle bombolette. In centro
e in periferia, le opere dei writers non hanno
risparmiato un solo quartiere: da Trastevere al
Testaccio, fino a San Lorenzo. Un fenomeno
costoso soprattutto per il Comune, che per ripulire muri e mezzi pubblici spende circa 2
milioni di euro all’anno.
La repressione però non sembra in grado di
arrestare quello che ormai è un movimento.
“Per ogni writer fermato dalla polizia nascono
almeno dieci nuovi appassionati”, dice sicuro
M., unghie incrostate di blu e felpa nera col
cappuccio calato, perché anche stanotte il buio
non sarà una protezione sufficiente.
Giovanissimi e alle prime armi, o artisti già
maturi, sono ragazzi pronti a scalare palazzi,
camminare lungo cornicioni, rischiare le botte e la galera pur di appropriarsi d’uno spazio.
“Nella città che ci chiude la bocca, urliamo sui
muri! -dice G., mentre fa il palo ai suoi amiciPerché invece di rompere le palle a noi, la polizia non se la prende coi politici che riempiono Roma di manifesti abusivi?”.
Tra i writers non esiste un’etica condivisa: di
solito non si coprono le opere degli altri, mentre per quanto riguarda i monumenti c’è chi li
rispetta e chi no. Molti hanno scelto una dimensione legale e realizzano opere su commissione. C’è chi invece trova un senso solo
nel rischio: “Devi saltare le staccionate, rischiare di essere preso. La sensazione di dipingere sui treni non la puoi ricreare”.
Ma dietro alle tags non c’è solo la voglia di
marcare il territorio. Un writer vuole elaborare qualcosa di proprio, farlo meglio degli altri
e in modo che sia il più visibile. Un’arte fuori da ogni schema, perché non è vendibile.
“Nonostante un intrinseco valore artistico spiega Tekne, romano con un lungo passato
negli Usa, a Filadelfia-, il writing è soprattutto un fenomeno sociologico: nasce e si diffonde in città con un alto livello di tensione sociale che per molti si trasforma in stimolo
creativo”. In alcuni casi questo impulso ha
trovato terreno fertile anche tra le istituzioni. È
il caso del progetto “Qart”, promosso dall’associazione “Zerouno3nove” con l’appoggio di
Rete ferroviaria italiana (Rfi), che ha portato
al “recupero visivo” di alcune stazioni della
Capitale. Al Nuovo Salario il restyling della
stazione è stato affidato a due tra i più apprezzati writers del panorama italiano, Blu ed Etnik: in cinque giorni con le loro bombolette
hanno trasformato lo spazio triste e grigio della stazione in un tripudio di colori luccicanti.
18
FACCE DA FUORILEGGE
P E R SA P E R N E D I P I Ù
Luglio/Agosto 2008
Il disegnatore di identikit
CRIMINALI
SULLA CARTA
L’ispettore Rossi ricostruisce con la matita i ricordi dei testimoni
di delitti. Un po’ psicologo e un po’ artista, sognava l’accademia
LUCIA CAPUZZI
di Brera, ma ha preferito la Scientifica.
Le pareti sono zeppe di schizzi di acquarello, paesaggi stilizzati, immagini di
bambini. Forse è per questo che la stanza ha un che di allegro, familiare. Sembra un ritrovo di artisti. E, invece, quest’isola colorata si trova nel cuore della
Questura centrale di Milano. Qui, lavora
l’ispettore Giovanni Battista Rossi, l’uomo che mette “nero su bianco” e trasforma in volti di carta i ricordi confusi delle persone. Perché Rossi è il disegnatore
(l’unico per la Lombardia) della Scientifica, da lui vengono portati i testimoni e
le vittime d’ogni tipo di delitto per ricostruire insieme il viso del criminale che
li ha aggrediti o che hanno visto commettere un reato.
Le persone arrivano da Rossi dopo un’estenuante trafila (denuncia e interrogatori), sono scosse, spaventate. “Quando
entrano nella mia stanza hanno l’immagine del criminale impressa nella mente
come un’istantanea -racconta l’ispettore-, ma ricordare produce dolore, dunque
preferiscono rimuovere. La paura costruisce intorno a quell’immagine un
muro. Il mio compito è abbatterlo”. Il lavoro di Rossi dunque comincia ben prima di impugnare la matita. “Devo trovare il modo di far rilassare il testimone o
la vittima e creare con
chi mi sta di fronte un
LIBRI
rapporto di fiducia”. Un
Crudo come il
caffè o una passeggiata
suo titolo,
aiutano. Né lui né i suoi
“Zingari di
collaboratori indossano
merda”, è un
la divisa, tutto è infortaccuino di
male, “caldo”. Rossi
viaggio verso
chiacchiera coi suoi inSlatina in
terlocutori, non pone doRomania, sulle
mande, non li forza. “La
tracce dei Rom scacciati dal campo
persona che si rivolge a
Snia di Pavia.
me deve percepire che io
Antonio Moresco, autore poco
ho fiducia in lei, nella
conciliante, insieme a Giovanni
sua capacità di ricordaGiovannetti, fotografo e ideatore
re”, racconta “l’ispettore
della casa editrice Effigie,
accompagnati dallo zingaro
trentaseienne Dumitru, attraversano
l’Europa dell’est: è un viaggio nella
miseria e nella povertà. Una terra da
cui proviene un popolo, quello dei
Rom, su cui gravano i peggiori
stereotipi. Gente irriducibile che con
“un misto di libertà e opportunismo,
di fierezza e di infingardaggine”
provoca i buoni e regolari cittadini
italiani sicuri del “piccolo bottino che
hanno creduto di avere messo in
salvo nella loro piccola Europa”.
(Effigie, pp. 96, 15 euro)
Emanuela Chiesa
artista”, che da ragazzo sognava di fare
l’Accademia di Brera e che poi ha deciso di entrare in polizia già con l’idea di
fare il disegnatore della Scientifica.
“Quando si stabilisce questo rapporto di
fiducia il muro comincia a crollare e la
persona riesce a rimettere a fuoco l’istantanea
CINEMA
del volto del criminale”.
Il grande schermo ci ha sempre fatto conoscere volti
Solo a questo punto si
di “fuorilegge per necessità”. Dalla faccia di Eddy
passa all’identikit vero
Taylor in “Io sono innocente” di Fritz Lang (1938) a
e proprio. “Parto semquella di Antonio Ricci di “Ladri di Biciclette” (De Sica
pre da questa domanda:
del 1948). Poco eroismo, piuttosto un'umanità
‘Che cosa le è rimasto
dolente, braccata e incompresa anche ai giorni nostri
più impresso?’ In genenei due film premiati dalla critica al Sundance Film
re mi rispondono gli ocFestival nel 2006 e nel 2007. Entrambi parlano di immigrazione: “Padre
chi». Altri ricordano le
Nuestro”, del regista messicano Christopher Zalla è la storia di un giovane
mani o la bocca. Da
messicano che entra illegalmente negli Stati Uniti alla ricerca del padre
questo primo dettaglio
mai conosciuto. “Non è Peccato - La Quinceañera” di Richard Glatzer e
il disegnatore inizia a
Wash Westmoreland, è ambientato nei sobborghi di Los Angeles dove
“buttar giù” lo schizzo.
vivono gli immigrati sudamericani. In dvd su internet a circa 15 euro. (E.C.)
“Non amo disegnare al
computer, lavoro a mano perché più coinvolgente. Mentre la
persona mi parla io inizio a tracciare le
prime linee”. Sono queste a creare “la
magia”: la persona comincia a vedere
sulla carta un frammento di quell’immagine chiusa nella sua mente. E i ricordi
sgorgano spontanei. L’identikit prende
forma in modo quasi naturale. “Che soddisfazione quando mi dicono ‘sì è lui’!”.
Un’emozione che Rossi, in quasi
trent’anni di carriera, ha provato miFUMETTO
gliaia di volte. Eppure l’ispettore ricorda
Capodanno 2016: La tv
ogni viso che ha disegnato. Dal primo,
annuncia misure severe
tracciato alla selezione per il corso di
per impedire a “teppisti,
disegnatore di volto della Polizia a Rodelinquenti, feccia senza
ma, all’ultimo, fatto pochi minuti prima.
patria” della banlieu
Rossi non ha dubbi sull’identikit che gli
parigina di raggiungere il
è rimasto più impresso: “Nel 1990, vencentro della città.
ne da me una ragazza che era riuscita a
Capodanno 2047: carri armati, cecchini, posti di
sfuggire a uno stupro. Tracciai il volto
blocco separano le città dalle periferie dove
del suo aggressore. Tre giorni dopo,
vivono gli immigrati. Belfast: Romeo e Giulietta
mentre camminavo in strada, vidi quello
dei giorni nostri, si incontrano in una città
stesso viso tra la gente. E lo arrestai”.
divisa tra cattolici e protestanti. È “Noir”,
raccolta di tre graphic novel del francese Baru,
(Hevré Baruléa). Una visionaria e
agghiacciante panoramica su un futuro che è
già presente: segregazione, intolleranza,
degrado, violenza armata in città divise
dall'odio. In libreria dall'inizio dell'estate.
Coconino press, pp. 144, 13,50 euro. (E.C.)
19
INSIEME NELLE
S PA ZTERRE
IO ASSOCIAZIONE
Stanotte
si dorme fuori
HWC 2009
CERCANSI
VOLONTARI
L’associazione
Insieme nelle Terre
di mezzo onlus,
nata per dare una
mano ai venditori
di Terre, che
organizza anche la
“Notte
dei senza dimora”
e altri eventi, cerca
nuovi volontari.
Ogni mercoledì
ci si incontra
in sede.
L’indirizzo è
via Calatafimi 10,
Milano.
Info:
volontarimilano
@terre.it
anche e soprattutto una grande festa,
con incontri, spettacoli teatrali, mostre fotografiche, proiezioni e concerti. È l’occasione per conoscere
quelle associazioni o enti che nella
propria città si occupano di grave
emarginazione. Si condivide con i
senza dimora un pasto caldo e una
notte all’addiaccio nei sacchi a pelo: anche se solo una volta all’anno,
si vive insomma la stessa condizione che migliaia di persone patiscono tutti i giorni.
Un’iniziativa nazionale per informare, denunciare
e condividere, che
ha ottenuto anche
il sostegno e l’apprezzamento da parte del Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ci piacerebbe vedere la “Notte” e i
suoi messaggi crescere ancora e ancora... Se vuoi organizzare la Notte
nella tua città, o sapere quali associazioni la promuovono, per poter dare
una mano o anche solo partecipare,
saremo felici di poterti aiutare! Scrivi a [email protected] oppure telefona al numero 02.58118328.
Ilaria Tavasci
Andrea Iacono
Il 17 ottobre, giornata mondiale di
lotta alla povertà indetta dall’Onu, è
ancora lontano, ma già fervono i preparativi per la prossima “Notte dei
Senza Dimora”, che a Milano raggiunge la nona edizione. Ogni anno
sempre più città e persone in tutta
Italia si uniscono in una rete di
“Piazze Solidali”
per passare una
notte sotto le stelle: un gesto di solidarietà dedicato
a chi non ha un
tetto sopra la testa, un modo provocatorio per dire
no alla povertà e per
parlare di grave emarginazione. Nella scorsa edizione
sono state più di cinquecento le persone che hanno dormito in piazza ad
Avezzano, Bergamo, Bologna, Como, Cremona, Firenze, Foggia, Milano, Parma, Pavia, Pisa, Roma, Rovigo, Trento e Voghera.
Lo scopo della “Notte” è quello di
informare e sensibilizzare l’opinione
pubblica sulla situazione dei senza
dimora, denunciare le carenze e ottenere ascolto e collaborazione da parte delle Amministrazioni locali. Ma è
La “Notte” di Milano
in Piazza Santo Stefano
Anche a Roma
ci si vede la sera
del mercoledì alla
Bottega del mondo
Kinkelibà,
via Macerata 54.
Info:
volontariroma
@terre.it
CAMPIONATO DEI SENZA DIMORA
Milano capitale del calcio e della tolleranza
I giocatori della Nazionale
svedese alla Hwc di Cape
Town nel 2006.
Dall’erba rasata di San Siro ai
campi polverosi del calcio di
strada: Milano si prepara ad
ospitare, nel settembre 2009, la
settima edizione della “Homeless world cup” (Hwc), il mondiale di calcio riservato ai senza fissa dimora. A contendersi
il titolo di campione saranno 64
rappresentative nazionali: uomini e donne, nomadi, abitanti
di baraccopoli e ragazzi di strada che calcheranno i tre campetti allestiti per l’occasione all’interno del Parco Sempione.
Una settimåana all’insegna dello sport e della speranza che un
pallone possa portare un sorriso e offrire la possibilità di
uscire da una condizione difficile. Per trovare la forza di
smettere di bere, per trovare un
lavoro dignitoso (è successo al
38% dei partecipanti), per migliorare la propria condizione
abitativa (40%), per acquisire
più fiducia in se stessi. Com’è
successo ai giocatori della rappresentativa italiana, la “Nuova
multietnica” (già campione del
mondo nel 2004 a Goteborg e
nel 2005 a Edimburgo) nata nel
2001 per difendere i diritti de-
gli abitanti del campo rom di
via Barzaghi.
“Con questo evento, la nostra
città diventerà capitale di sport
e tolleranza”, afferma Massimo
Acanfora, presidente di “Milano, Myland”, associazione senza fini di lucro nata per organizzare l’Hwc 2009. E per l’occasione, promette Acanfora,
scenderà in campo anche una
rappresentativa composta interamente da giocatori di etnia
rom.
Cuore dell’evento sarà il Parco
Sempione, dove verranno installate tre arene costruite ad
hoc, trasportabili e realizzate
con materiali a basso impatto
ambientale, progettate dal Politecnico e dallo studio Laboratorio 51. Questi piccoli stadi
ospiteranno una ventina di partite, di fronte a un pubblico previsto di circa 100mila spettatori. In attesa dell’evento, agli appassionati di calcio di strada
non resta che prepararsi per l’edizione 2008 dell’Homeless
world cup, in programma a
Melbourne (Australia) dal 1° al
7 dicembre.
Ilaria Sesana
N OV I T À P R I M AV E R A
Dieci itinerari in
treno in Europa (con
due incursioni
esotiche in Marocco
e Turchia) e tutti i
trucchi e le
informazioni che è
bene conoscere
prima di mettersi in
viaggio: come
funziona l’InterRail,
quale tenda e quale
zaino scegliere, ma
anche come trovare i
posti migliori per
passare la notte o
quelli per mangiare e
divertirsi con poco.
Trentuno itinerari
sui binari, nel cuore
dell’Italia minore,
lontani dal tumulto
del turismo delle
grandi città d’arte:
per ognuno una
scheda descrittiva
del territorio, le
tappe, i tempi di
percorrenza, le
tariffe, gli orari e i
riferimenti perché il
viaggio sia occasione
di incontro con le
comunità locali.
MARCO DELFIOL, PAOLO PAPPOTTI
DAL MAROCCO A CAPO NORD
272 pagine - 18,00 euro
Viaggi di
conoscenza, campi
di lavoro, di
solidarietà e in
missione, campi in
difesa della natura,
quelli per ragazzi e
spedizioni
archeologiche alla
portata di tutti. In
oltre 80 schede tutte
le proposte in Italia
e all’estero per
un’estate davvero
diversa.
DE MARIA, COMANDINI, DONATUCCI
FUORI DAI SOLITI BINARI IN ITALIA
128 pagine - 10,00 euro
Un Senegal lontano
dai cataloghi delle
agenzie: un viaggio
di turismo
responsabile on the
road, raccontato con
la passione del
reportage, e tutte le
indicazioni per
partire scegliendo
tra sedici itinerari
diversi.
COMANDINI, SALA, DI MARIA
VACANZE CONTROMANO
144 pagine - 10,00 euro
CARLO GIORGI
VADO IN SENEGAL!
144 pagine - 7,50 euro
I LIBRI DI TERRE DI MEZZO: IN LIBRERIA, IN STRADA E SUL SITO WWW.TERRE.IT/LIBRI