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10/10/13 PSICHE/ Facciamo come Kafka. Guardare il passato per andare avanti - Affaritaliani.it Impianti Dentali a 700 € alfieridentista.it/impianti-dentali Denti al Titanio Impianti Rapidi e Definitivi. Regalati i Denti. contatti login newsletter IL PRIMO QUOTIDIANO ON-LINE fondatore e direttore Angelo Maria Perrino HOME ESTERI AIRADIO Like POLITICA FATTI & CONTI METEO ECONOMIA MILANOITALIA OROSCOPO GIOCHI Be the first of your friends to like this. ROMAITALIA RUBRICHE CRONACHE EMILIA R. FORUM condiv idi su PUGLIA FOTO-VIDEO CULTURE CAMPANIA REGIONI MOBILE SHOPPING SPORT COSTUME MEDIATECH CASA VIAGGI GREEN SPETTACOLI IL SOCIALE AUTO E MOTORI MODA MUSICA CURA DI SÉ CIBO & VINO Tw eet COSTUME PSICHE/ Facciamo come Kafka. Guardare il passato per andare avanti Giovedì, 10 ottobre 2013 - 08:15:00 Di Maria Martello* Si presentano, nella vita di tutti, circostanze che pongono, spesso del tutto inaspettatamente, di fronte ad un muro che sembra precludere ogni possibilità di proseguire. Da quel momento nulla è più come prima ”Era sempre propenso a prendere ogni cosa con disinvoltura, a credere al peggio solo quando il peggio era arrivato, a non farsi preoccupazioni per il futuro, neanche quando si presentava minaccioso” scrive Franz Kafka all’inizio de Il processo, allorquando prende l’avvio una situazione tanto drammatica, quanto incomprensibile, destinata a concludersi tragicamente. best music & breaking news “In tutti i drammi […] viene il momento fatale, il momento della svolta, quello di una sciagura improvvisa, o di una rivelazione, quando all’improvviso tutto cambia, e in un lampo si capisce ogni cosa: sta entrando acqua! Ora tutto è diverso, il viaggio che sembrava senza storia diventa l’ultimo viaggio, i gesti che facevamo da tranquilli marinai diventano gli ultimi gesti, il porto di Casablanca verso il quale stavamo pigramente navigando […] si trasforma nel porto irraggiungibile, dove le angosciose MAIL non NEWSapproderemo MAGAZINE mai”, VIDEO queste COMMUNITY IN CITTÀ considerazioni ALTRO di Piero Ottone nell’autobiografica esperienza descritta in Naufragio, drammatico resoconto della perdita di una grande parte di sé, l’amatissima barca a vela. Si può essere sopraffatti dalla disperazione, rassegnarsi passivamente: “La morte è la prima notte di quiete, perchè si dorme senza sogni" dice Alain Delon protagonista de La prima notte di quiete, magnifico film del 1972 di Valerio Zurlini, oppure si può reagire, e l’epilogo può essere diverso, se di fronte all’incubo che lascia sgomenti, che sembra escludere ogni possibilità di padroneggiare la situazione, ci si ferma a riflettere su di sé, sui propri casi, per difficili che appaiano, su ciò che siamo stati, sulle radici e gli antefatti del dramma che è deflagrato. Si tratta di ricollocare nella giusta prospettiva eventi, ricordi, relazioni, errori, attribuendo ad ogni episodio il significato che, magari sfuggito nel mentre lo si viveva, può recuperarsi a distanza di tempo. “Non cerco giustificazioni – è sempre Piero Ottone che parla - ho perso la barca […] se avessi fatto La Russa, ecco i deputati che aderiranno a Officine per l'Italia... un’altra rotta , se fossi stato lontano dalla terraferma, non sarebbe successo. Questo è tutto”: la riflessione autobiografica, a distanza di tempo, aiuta come meglio non si potrebbe a mettere ordine anche nelle esperienze più tristi ed angosciose, giungendo alla serenità che discende dall’essersi fatta una ragione logica di quanto è FOTO VIDEO accaduto, per amara che sia. Non sempre, però, si è capaci di un’analisi tanto lucida e dura, ma è necessario scavare nella memoria, aiutati anche dagli oggetti che ci circondano, ciascuno dei quali, al pari di noi, ha una sua storia, che con la nostra si intreccia. Nulla come gli oggetti può rammentare, ma soltanto a noi che ne conosciamo la storia, eventi e fasi della nostra vita, interessi, passioni, viaggi, relazioni con persone che nella nostra vita sono state importanti pur essendone –in un modo o nell’altro- uscite. “Il distacco dagli oggetti che si amano e la separazione dalla vita corrono parallelamente […] l’archeologo ed il collezionista riescono a far parlare gli oggetti della loro storia, delle traversie vissute, dei tanti passaggi di mano”: così rileva acutamente lo psichiatra Giovanni Starace, in Gli oggetti e la vita. Riflessioni www.affaritaliani.it/costume/guardare-passato-andare-avanti101013.html 1/3 10/10/13 PSICHE/ Facciamo come Kafka. Guardare il passato per andare avanti - Affaritaliani.it di un rigattiere dell’anima sulle cose possedute, le emozioni, la memoria, opera essenziale per comprendere i nostri rapporti con le cose. Non minore rilevanza presentano le fotografie, ed è incredibile come esse, a distanza di tempo, rivelino dettagli, raccontino storie, inimmaginabili al tempo dello scatto: espressioni che valgono presagi, momenti fissati per sempre mentre noi, invece, abbiamo proseguito ineluttabilmente il nostro cammino. E gli oggetti, nuovamente, che magari anche non deliberatamente compaiono nelle fotografie, ne sono lo sfondo o il dettaglio, solo a distanza di tempo acquistano sovente un ruolo decodificabile alla luce delle prospettive che il tempo trascorso concede a chi sa coglierle. Rivivere il momento rispetto al quale il tempo è stato fermato dallo scatto dell’otturatore può aiutare a riflettere sul presente, consentendo di leggere le testimonianze e di sistematizzare i ricordi e le emozioni che essi suscitano, interpretandole stabilendo correlazioni mai colte prima, guardando al passato in funzione del presente. Scomporre e ricomporre il nostro passato porta al bisogno di fissare le inedite trame che iniziano ad Sveva Belviso impazza con la satira. Marino? "Solo parole, paro... intravedersi, vivendole in un modo diverso. E’ appassionante riappropriarsi della propria storia, e questa è l’essenza della scrittura autobiografica, che riveste una grande importanza, non solo come genere letterario, ma soprattutto quale strumento di ricerca all’interno di noi stessi, volto alla riorganizzazione del nostro passato ‘rivisitato’. Parlare di sé implica la ricerca di ciò che di noi è rimasto nascosto. La scrittura è, infatti, un atto creativo che plasma la realtà per farne ‘altro’, qualcosa da leggere dall’esterno. Scrivendo di sé affiora il passato, anche ciò che non abbiamo fatto, e magari sarebbe stato opportuno fare: ma questo, purtroppo, lo si coglie soltanto ‘dopo’. Se si è capaci di scrivere della propria vita muta il modo di pensare, di sentire e di vedere il presente, muta la considerazione di sé e del proprio rapporto con gli eventi. * Docente di Psicologia dei rapporti interpersonali. Formatrice A.D.R. Mediatrice dei conflitti. Autrice di Sanare i conflitti (Guerini e Associati Editore, Milano, 2010) nonché di Oltre il conflitto; Intelligenza emotiva e mediazione (McGraw-Hill, Milano, 2003); Conflitti, parliamone. Dallo scontro al confronto (Sperling e Kupfer, Milano, 2006); Mediazione dei conflitti e counselling umanistico. Lo spazio della formazione (Giuffrè, Milano, 2006); L'arte del mediatore dei conflitti Protolli senza regole, una formazione possibile (Giuffrè, Milano, 2008); Educare con SENSO senza disSENSO. La risoluzione dei conflitti con l'arte della mediazione (Franco Angeli, Milano, 2009); Mediatore di successo. Cosa fare/Come essere (Giuffrè Editore, Milano, 2011). www.istitutodeva.it [email protected] "SANARE I CONFLITTI", LO SPECIALE La paura difende? No, impedisce la vita Ecco perché la sfiducia non conviene... Alla conquista della fiducia Prendersi cura di sè e degli altri La fatica di prendersi cura di sè L'ironia è una cosa seria ULTIMISSIME PIÙ VOTATI PIÙ COMMENTATI Usa/ Richieste sussidi disoccupazione +66mila. Top da novembre 2012 Mafia/ Dna non si oppone a revoca 41 bis per Provenzano Produzione industriale/ Csc stima recupero a settembre Staminali/ Lorenzin, metodo Stamina non e' sicuro Dalla coppia al lavoro, ecco come far funzionare le relazioni Sicilia/ Crocetta: Pd non democratico ma stalinista Ridere fa bene undefinedundefined Impariamo a dare i nomi alle emozioni Staminali/ Vannoni, Lorenzin pericolosa per salute italiani Felicità? Non facciamo come la colomba di Kant Oltre il dolore. 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