Relazioni - Pagliuzze

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Relazioni - Pagliuzze
Relazioni
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Princìpi tratti dal best-sellers di Dale Carnegie:
“Come trattare gli altri e farseli amici”
Diventare una persona più socievole.
Non criticate, non condannate, non recriminate.
Siate prodighi di apprezzamenti onesti e sinceri.
Suscitate negli altri un desiderio intenso di fare ciò che proponete.
Interessatevi sinceramente agli altri.
Sorridete.
Ricordatevi che per una persona il suo nome è il suono più importante e più dolce.
Siate buoni ascoltatori. Incoraggiate gli altri a parlare di sé stessi.
Parlate di ciò che interessa agli altri.
Fate in modo che gli altri si sentano importanti; e fatelo sinceramente.
Convincere il prossimo a condividere le proprie opinioni.
Il modo migliore per avere la meglio in una discussione consiste nell'evitarla.
Rispettate le opinioni degli altri. Non dite mai: "Lei ha torto!".
Se avete torto, ammettetelo subito ed energicamente.
Cominciate sempre in modo amichevole.
Inducete gli altri a rispondere "Sì" fin dal principio.
Lasciate gli altri parlare a loro agio.
Date agli altri l'impressione di essere stati loro per primi ad avere l'idea giusta.
Cercate onestamente di vedere le cose dal punto di vista degli altri.
Accogliete con simpatia le idee e i desideri degli altri.
Fate appello alle motivazioni più nobili.
Dimostrate le vostre idee in modo spettacolare. Colpite la vista e l'immaginazione.
Lanciate una sfida.
Essere un leader.
Cominciate sempre con le lodi e gli apprezzamenti sinceri.
Richiamate l'attenzione sugli errori degli altri in modo indiretto.
Parlate dei vostri errori prima di sottolineare quelli degli altri.
Fate domande invece di impartire ordini diretti.
Fate in modo che gli altri salvino la faccia.
Lodate il più piccolo progresso e lodate ogni progresso. Siate calorosi nell'approvazione e
prodighi di lodi.
Date agli altri l'impressione di avere una reputazione da difendere.
Incoraggiate. Fate in modo che gli errori sembrino facili da correggere.
Fate in modo che gli altri siano felici di fare ciò che proponete.
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Princìpi tratti dal best-sellers di Dale Carnegie:
“Come vincere lo stress e cominciare a vivere”
Cose da sapere in materia di preoccupazioni.
Vivete un giorno alla volta.
Per affrontare le difficoltà:
a) chiedetevi: "Qual è il peggio che possa capitarmi?";
b) preparatevi ad accettare il peggio;
c) cercate di attenuare il peggio.
Ricordatevi il prezzo esorbitante che l'ansia può costare alla vostra salute.
Metodo per analizzare l'ansia.
Stabilite i fatti.
Soppesate i fatti, poi decidete.
Appena presa la decisione, agite!
Rispondete per iscritto alle seguenti domande:
a) qual è il problema?
b) qual è la causa?
c) quali sono le soluzioni possibili?
d) qual è la migliore?
Come vincere l'ansia prima che ci distrugga.
Tenetevi costantemente occupati.
Non tormentatevi per delle inezie.
Calcolate le probabilità.
Accettate l'inevitabile.
Decidete esattamente quanta ansia una cosa può valere e rifiutatevi di pagarne di più.
Non tormentatevi per il passato.
Sette sistemi per attivare un processo mentale che vi porterà alla pace e alla
serenità.
Riempitevi la mente di pensieri di pace, coraggio, salute e speranza.
Non cercate mai di vendicarvi.
Aspettatevi l'ingratitudine.
Pensate alle cose belle che avete, non alle grane.
Non imitate mai gli altri.
Traete profitto dalle vostre perdite.
Seminate la gioia attorno a voi
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Il sistema ideale per smettere di preoccuparsi.
Pregate.
Come ignorare le critiche altrui.
Ricordatevi che le critiche ingiuste sono spesso dei complimenti dissimulati.
Fate del vostro meglio.
Analizzate i vostri errori e criticatevi.
Sei maniere per prevenire fatica e ansia e per sollevare il morale.
Riposatevi prima di essere stanchi.
Imparate a riposarvi mentre lavorate.
Imparate a riposarvi a casa.
Prendete queste quattro buone abitudini:
a) sgombrate la vostra scrivania da tutte le carte che non riguardano il lavoro che
state facendo;
b) sbrigate le pratiche in ordine d'importanza;
c) quando affrontate un problema, risolvetelo subito se avete gli elementi
necessari;
d) imparate ad organizzarvi, a delegare e a controllare.
Mettete entusiasmo nel vostro lavoro.
Non preoccupatevi dell'insonnia.
I baci
Gli abbracci, le carezze e tutte le dimostrazioni di affetto ci piacciono da morire ma
non c'è niente come i baci. E non si tratta unicamente di un'attività sportiva e sana:
bisogna sapere che un bacio mette in movimento 34 muscoli facciali e consuma 18
calorie, e oltretutto si attivano un buon numero di neuroni.
Andiamo a vedere quello che veramente ci interessa!
Da eschimese
Niente bocca, si usa la punta del naso, toccando prima la punta del naso dell'altro e da li a
seguire si può scorrere dolcemente tutto il viso.
Con la lingua
Questo e' sicuramente il più seguito e delizioso di tutti. Il bacio con le labbra aperte, le
lingue si toccano ed esplorano. Solo ricorda che non si tratta di fare una pulizia dentale
alla tua dolce metà.
Di esplorazione
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È il bacio con la lingua anche più appassionato, piu' profondo e di maggiore durata. Presta
attenzione però a non asfissiare il tuo partner.
Anche il segno zodiacale influisce nello stile di baciare e in come piace esser
baciato... verifica le tue preferenze:
Ariete
La tenerezza viene fuori in eccesso; quello che questa persona ha in esubero e' energia e
forza e così bacia. È tra i più sbaciucchioni dello zodiaco, non chiede permesso, è
lanciatissimo e fa tutto con grande velocità. Non adatto a ragazze timide che vogliono
essere svegliate con il tenero bacio di un principe azzurro.
Toro
Se c'è qualcosa che caratterizza queste persone è il loro egocentrismo, così anche nel
momento di baciarsi suole pensare a se stesso e non alla sua ragazza. Non è molto
intraprendente, è lento e poco creativo. In questo caso tu dovrai ispirarlo e insegnargli a
darti tutto quello che aspetti e desideri.
Gemelli
Anche se la fedeltà e la serietà non sono il suo forte, gli si perdona tutto perché la verità è
che bacia deliziosamente (la cosa peggiore è che lo sa) e questa attività lo incanta. Si
dimostra giocherellone.
Cancro
Questa persona è molto timida, tenera e protettiva: è quasi quasi come abbracciare il tuo
orsetto di peluche. Per questo accetta l'idea che mai sarà un vulcano in piena eruzione.
Leone
Attaccati a questa persona! La cosa si fa emozionante. Gli piace tutto quello che è
inusuale, perciò mostragli creatività e passione perche' così riuscirai ad impressionarlo e
ad adularlo! Così facendo gli farai fare le fusa come un gattino.
Vergine
Se c'è una persona razionale e poco emotiva: eccola qua! Succede così che con lui devi
andare passo a passo affinché si emozioni, perché ci mette tempo a carburare.
Sicuramente tu dovrai prendere l’iniziativa e catturarlo. Però una volta che prende
confidenza i suoi baci sono tra i più focosi.
Bilancia
Questa persona si merita un dieci, perché sa perfettamente cos'é che desideri e ti aspetti
da lui. Le persone timide e ispiratrici perdono il loro tempo con lui, poiché cerca qualcuno
ugualmente perso .
Scorpione
Dominante, con un tocco di machismo, cosi' sono i suoi baci, focosi e velenosi come il suo
pungiglione. Non gli piacciono le cose facili: reggigli il gioco un po' e rendiglielo difficile,
sarà tutto una sfida per lui.
Sagittario
Questa persona è avventurosa, è disponibile e ansiosa di provare di tutto, cosicché
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l'assortimento di tipi di baci sarà di lusso: dai teneri morsi, fino a baci focosi. È
appassionato e non gli manca la creatività.
Capricorno
Altro del gruppo dei razionali. È un conquistatore nato, un seduttore, anche se non molto
esigente nè molto brillante nel baciare.
Acquario
Ha creatività in eccesso e gli piace farla andare. È un grande baciatore, l'unico problema è
che questa persona è di occhio allegro e pensa che non ci sia niente di male a saltellare
un po' di qua e un po' di là.
Pesci
L'indecisione e' la sua caratteristica. Per lui dovrai essere la persona che prende l'iniziativa
e deve mostrare il cammino, lui si farà portare e si adatterà a te e a quello che tu desideri.
L'abbraccio
Nessun saluto, dalla stretta di mano al bacio, può uguagliare l'”Abbraccio”. A mio avviso
nessun gesto può sostituirne la profondità.
Nel corso degli anni alcuni dei nostri gesti si meccanicizzano finendo,così, per perderne
l'essenza, la forza e la ricchezza.
A volte rifuggiamo volontariamente dalla ricchezza del gesto, un po' per noia, ma, spesso,
per paura di ciò che il gesto può donarci.
Ovviamente esistono molti tipi di abbracci. Ho usato la lettera maiuscola per indicare un
tipo particolare di abbraccio: quello con l'”A” maiuscola.
Scrivere sull'abbraccio è tutt'altro che semplice per me. Non voglio insegnare nulla, bensì
condividere un'emozione; quindi al di là di tanti concetti, credo sia più semplice passare la
mia esperienza.
Prima vorrei invitarvi ad osservare, per un attimo, il vostro modo di abbracciare.
Come abbracciate un amico/a, il vostro partner, i vostri genitori, nonni, sorelle o fratelli? Vi
ricordate cosa provavate da piccoli nell'abbraccio?
Io l'ho ricordato a ventisette anni, dopo che ho compreso cos'è un Abbraccio.
Era finita una relazione di coppia e con lei la mia gioia. Mi sentivo piccolo e triste, così
quando lessi di una vacanza in montagna in cui, fra le varie cose, venivano reclamizzate le
coccole mi ci tuffai (a pesce).
Lì ci fu una donna, decisamente attraente, che mi abbracciò, anzi Abbracciò.
In quei giorni ero quasi rinato e quell'abbraccio mi piacque, per i primi dieci secondi.
Furono proprio dei bei secondi, ricordo che chiusi anche gli occhi, ma li riaprii subito dopo
perché, passati i dieci secondi, lei non mi aveva ancora lasciato.
Per due o tre secondi aspettai tranquillo, ma la situazione non variava.
Mi abbracciava con tutta se stessa, ma era immobile e non accennava a smettere.
Mi chiesi: "Che faccio? Perché non si stacca?". Mi sentivo profondamente in imbarazzo.
Dall'immobilità mi strinse forte e mi allontanò da sè con molta dolcezza. Non disse nulla
ma si limitò a farmi un sorriso. Era un sorriso divertito che quasi mi faceva sentire in colpa
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per ciò che le attribuivo. Ebbi la sensazione che tutto ciò era stato fatto apposta, però il
senso di disagio rimaneva, anzi a volte, quando ci pensavo, aumentava.
In quei tre giorni trascorsi in montagna mi resi conto che non abbracciava così solo lei, ma
che lo facevano anche altri. Mi sentivo un etnologo finito in qualche parte sconosciuta del
pianeta. Li guardavo incuriosito: erano lì fermi immobili come fusi in un abbraccio
profondo. Non era un abbraccio solo di petto come facevamo io ed i miei amici. Era totale
e soprattutto lungo. Troppo lungo per me! Poi si guardavano, si sorridevano e, a volte, si
commuovevano pure.
Decisi che erano strani, però simpatici; così piano piano li conobbi meglio. Era ed è tuttora
un gruppo molto eterogeneo di persone dai venti ai settanta anni.
Ogni volta che si incontravano si abbracciavano e salutavano a quel modo.
Lo stesso facevano con me ma, avendo ormai tutti intuito il mio disagio, la cosa durava
poco e finiva con un sorriso abbozzato tra il dispiaciuto ed il coccoloso. L'unica che mi
teneva stretto per un tempo interminabile era la donna che mi Abbracciò la prima volta.
Intuivo, però, che mi stavo perdendo qualcosa. Lei continuava a sorridermi ma non mi
disse mai niente.
Piano piano le mie resistenze cedevano e cominciavo a rilassarmi nell'abbraccio.
Fu una sensazione veramente bella. Ora capivo perché respiravano all'unisono e perché
si sorridevano. Semplicemente perché si sentivano! Ecco cosa voleva "insegnarmi". Avevo
iniziato a capire ma mancava ancora qualcosa.
Arrivati a questo punto successe qualcosa di veramente inaspettato.
Arrivò un'amica della mia "insegnante di abbraccio". Lei sì che mi metteva in imbarazzo.
Non solo era molto più sensuale nei gesti, ma lo era anche nello sguardo.
Con lei ritornarono tutte le mie resistenze. Anche perché mi sembrava che guardandomi
mi vedesse nel profondo.
Mi ci volle un po' per Abbracciarla. Quando riuscii ad andare oltre i miei condizionamenti,
oltre l'idea che un contatto fisico doveva essere necessariamente un gesto sessuale,
quando riuscii ad accettare di lasciarle sentire chi ero, allora compresi.
Compresi che Abbracciarsi vuol dire abbracciare con il cuore un altro cuore.
Allora diventa un gesto compiuto non da un corpo, ma da un cuore per mezzo di un corpo.
Non è un abbraccio meccanico, sfuggente, in cui ognuno è nel proprio spazio separato
dall'altro, ma un Abbraccio totale in cui ci si apre e dona all'altro e dall'altro si riceve.
Ecco perché è così difficile ed ecco perché le persone spesso non si abbracciano così.
Richiede un'apertura che ci mette in gioco. Da bambini abbiamo bisogno di affetto come
abbiamo bisogno di cibo. Ma quando cresciamo? Quanti di noi si autorizzano a chiedere
affetto?
L'Abbraccio trasforma perché ci mette in contatto con una marea di cose. Con l'altro in
primo luogo.
Con il suo cuore, con la sua ricchezza e quindi con la propria e con il proprio cuore. Ci
mette in contatto con la nostra vulnerabilità, con il nostro bisogno d'amore, d'affetto, di
coccole, con la nostra incapacità a saper ricevere. È spesso più semplice saper donare
piuttosto che ricevere.
L'Abbraccio porta a commuoverci ed ad un sentire a cui spesso non vogliamo dare ascolto
perché ci mette in gioco.
Così tornai a casa e Abbracciai mio padre. In un Abbraccio totale come facevo da
bambino. Con la stessa innocenza, con lo stesso abbandono ma con una solidità diversa:
quella di chi ha imparato a comunicare senza usare le parole.
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Piangemmo di commozione perché entrambi avevamo ritrovato quella preziosità, quella
profondità che la quotidianità del gesto ma soprattutto la rigidezza e la paura di aprirsi
avevano offuscato.
Da allora mi sono reso conto che più di mille parole valgono le azioni.
Allora quando sento che ho di fronte un cuore che comprende e che può comprendere,
non abbraccio la persona ma Abbraccio l'anima.
Con tutto il corpo, rilassandomi nell'Abbraccio, aprendo il cuore e respirando
profondamente. Se e quando vorrete provare vi renderete conto che sessanta secondi
sono troppo pochi per un Abbraccio: vi renderete conto che se riuscite ad Abbracciare
qualcuno che vi ha ferito, la rabbia svanisce per far posto alla commozione che deriva
dalla comprensione.
Allora sperimenterete che se dietro un'azione c'è il vostro cuore, quella azione si
trasforma. Una carezza diventa una Carezza, un sorriso un Sorriso, un abbraccio un
Abbraccio.
Ma non dimenticate mai il rispetto per la vulnerabilità dell'altro.
Un Abbraccio può essere un atto d'amore o un gesto crudele se non c'è ascolto e rispetto
del cuore dell'altro. Dentro un Abbraccio c'è una marea di cose, prima di tutte il perdono.
L'Abbraccio più difficile è quello verso noi stessi.
Sono passati ormai diversi anni da allora e ancora, da dentro, nasce sempre un grazie
colmo di gratitudine verso colei e tutti coloro che in questi anni mi hanno mostrato con
quanta dolcezza e semplicità possiamo cambiare una vita: a volte semplicemente con un
Abbraccio.
L'anfora imperfetta
Ogni giorno, un contadino portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse
anfore che legava sulla groppa dell'asino che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio perdeva acqua.
L'altra nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l'anfora
nuova non perdeva occasione per far notare la sua perfezione: “Non perdo neanche una
stilla d'acqua, io!”.
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: “Lo sai, sono cosciente dei
miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io
sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite”.
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e disse:
“Guarda il bordo della strada”. “E' Bellissimo, pieno di fiori”.
“Solo grazie a te”, disse il padrone. “Sei tu che ogni giorno annaffi il bordo della
strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e
senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno”.
(Dal libro “La vita è tutto quello che abbiamo” di Bruno Ferrero)
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Non sempre ciò che per noi sembra un difetto lo è veramente.
Non sempre ciò che per noi sembra un difetto lo è anche per gli altri.
Impariamo a vedere anche il rovescio della medaglia. Una persona disordinata è forse
anche creativa e libera, una persona rigida è forse anche rigorosa, affidabile, disciplinata.
Impariamo a perdonare più spesso noi stessi e gli altri. Ci permette, in ogni caso, di non
rimanere come acqua stagnante ma di procedere nel nostro percorso.
Ricordiamoci che anche chi sta sopra di noi probabilmente non perde tempo a guardare
ciò che sbagliamo ma ci incita ad essere il meglio che possiamo essere. E, forse, se
fossimo anfore perfette, nessuno vorrebbe stare vicino a noi.
E se non avessimo crepe non nascerebbe nessun fiore lungo la strada che percorriamo.
Invece la nostra imperfezione ci porta ad amare, ad essere amati, ad intrecciare relazioni,
ad essere nella quotidianità guida e guidatore. Acqua che disseta e fiore dissetato.
Più facile a dirsi che a farsi ma... proviamoci! Specie con le persone più vicine a noi.
(Pillola di Efficacia, di Miranda Sorgente)
Paradiso e inferno
Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
“Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno”.
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare
all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo
recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano
tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai, dai manici lunghissimi, attaccati alle loro
braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il
manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla
bocca. Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: “Hai appena visto l'Inferno”.
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì. La scena che l'uomo vide era
identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda e il recipiente che gli fece venire
l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici
attaccati alle braccia. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite, felici e
conversavano tra di loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio: “Non capisco!”.
“È semplice”, rispose Dio, “essi hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! I primi, invece,
non pensano che a loro stessi... Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura... La
differenza la portiamo dentro di noi!”
“Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono
perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi
vedere avvenire nel mondo”.
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Regala ciò che non hai
Occupati dei guai,
dei problemi del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso
quando hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
“Ecco, quello che non hai, te lo do”.
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua
nella misura in cui
l'avrai regalata agli altri.
Alessandro Manzoni
Solitudine
Ci sono persone che quando hanno un umore negativo si isolano, mentre invece la
medicina migliore sarebbe quella di uscire, stare in mezzo alla gente, frequentare
compagnie dal carattere positivo.
Dicono: “Oh no! Prima devo sistemare i miei problemi! Solo dopo posso uscire!”. Si
trascinano così per mesi. Qualcuno addirittura per anni! “Oh no! Non posso uscire! Devo
prima liberarmi dai miei rancori!”. Certo è come per un malato dire in questo modo: “Oh
no! Prima devo guarire! Poi prenderò le medicine!”. Non lo trovate assurdo?
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Qualcuno dice: “Ma se poi esco finisco per trattare male le persone che sono con me!”.
E allora? Basta avvisarle prima: “Ragazzi perdonatemi, sono di umore nero! Non fateci
caso se sbotto! Capitemi! Sopportatemi! Ma non lasciatemi solo; aiutatemi a venire fuori
da questa situazione!”. Basta avvisare prima, capito?
È come andare in autostrada con gli amici. Avete bevuto molta acqua: “Ragazzi io esco
con voi; a patto che siate disposti a fermarvi più spesso all’autogrill per i miei bisogni,
sapete, ho bevuto molto, ho avuto i calcoli renali, non posso fare diversamente!”.
Basta spiegarle le cose!
Ma si preferisce cercare un sacco di scuse perché spesso, purtroppo, rimanere nei propri
stati negativi ci fa provare una sorta di compiacimento: “Oh si! Tutto il mondo è cattivo!”.
Certo! Tutto il mondo è cattivo vuol dire anche un’altra cosa: “Io sono migliore di quel
mondo che accuso!”, e rimaniamo lì, in isolamento, a compiacerci del fatto che quelli
sbagliati sono gli altri.
Un sorriso
Un sorriso non costa nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante,
ma il suo ricordo è talora perenne.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno così povero da non poterlo dare.
Crea felicità in casa; negli affari è sostegno.
Dell'amicizia sensibile segno.
Un sorriso dà riposo alla stanchezza.
Allo scoraggiamento rinnova il coraggio.
Nella tristezza è consolazione.
D'ogni pena è naturale rimedio.
È un bene che non si può comprare,
né prestare, né rubare,
poiché solo ha valore
dall'istante in cui si dona.
E se poi incontrerete talora,
chi l'aspettato sorriso a voi non dona,
siate generosi e date il vostro;
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso,
come colui che ad altri darlo non sa.
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Urla
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro
discepolo.
E il maestro tornò a domandare:
"Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è
arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano
molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più
arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte,
che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano
soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente
vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più
intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri
cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un
giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."
Mahatma Gandhi
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