Gustosì, lavoro addio Licenziati i 17 operai
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Gustosì, lavoro addio Licenziati i 17 operai
Valli Giudicarie e Rendena l'Adige L’imprenditore Marco Bertani non vuole sentir parlare di chiusura: «Atto dovuto per evitare altro passivo. Adesso ho due mesi di tempo per concludere le trattative di subentro» BAITONI Dopo lo sciopero record adesso tutti a casa BAITONI - La storia industriale di Baitoni è indissolubilmente legata con il sito produttivo occupato da Gustosì. Ed è una storia che adesso rischia di essere definitivamente archiviata con la frazione di Storo costretta a dire addio alla presenza di uno stabilimento che per oltre 50 anni ha dato lavoro alle famiglie della zona. Marco Bertani, dopo i tentativi, risultati purtroppo vani, di rilanciare l’attività con l’inserimento di altri imprenditori, ha gettato la spugna. L’azienda è chiusa e lunedì è arrivata ai 17 dipendenti la lettera di licenziamento «per cessata attività» a decorrere dal 31 gennaio 2014. Al di là dei tempi di spedizione e consegna, che nulla tolgono alla realtà, per la Gustosì questo significa aver imboccato il viale del tramonto archiviando i sogni di gloria di «invasione» dei mercati mondiali con i cibi precotti. Il titolare Bertani, però, non vuole sentir parlare di chiusura dell’azienda ma solo di cessata attività e, per ora, temporanea. «Ho cessato l’attività perché adesso sono in trattativa con altri gruppi. E il licenziamento dei dipendenti è un atto dovuto visto STREMBO che ho un problema di liquidazione e non potevo aggravare ulteriormente il passivo. D’altro canto non avevano voluto portare avanti il discorso della commessa russa e, di conseguenza, come liquidatore sono stato costretto a prenderne atto». E adesso? «Adesso ho due mesi di tempo per cercare di rilanciare l’attività. Per prima cosa farò fuori il magazzino e poi cercherò di trovare qualcuno che possa o subentrare con un affitto di ramo d’azienda oppure acquisire i macchinari per pagare i creditori privilegiati. Se ci riuscirò bene, altrimenti si chiuderà definitivamente bottega. Ma ad oggi non c’è alcuna azione di fallimento. La situazione è pesante ma lo era già quattro mesi fa quando i dipendenti non hanno voluto lavorare alla commessa russa di cui dicevo prima». Ma ci sono interessi verso la Gustosì? CARISOLO Ritrovato un cucciolo di cane Ora attende di essere adottato CARISOLO - È stato ritrovato ieri a Carisolo un cucciolo maschio di cane (nella foto). Si tratta di un incrocio fra spinone - pastore, di circa 4 - 5 mesi di età. Sprovvisto di microchip. Il legittimo proprietario, o chi lo volesse adottare è pregato di contattare il n.3498013238 - mail animaliamotrento@gmail 43 IN BREVE Gustosì, lavoro addio Licenziati i 17 operai NICOLA GUARNIERI [email protected] giovedì 6 febbraio 2014 «Sono in trattativa con alcuni gruppi: se riesco a chiudere con loro l’attività riprenderà». Per ora, tutti a casa, licenziati. «Mi è rincresciuto moltissimo licenziare tutti ma queste sono questioni formali e sono stato costretto, è un atto dovuto: non potevo tenere dipendenti perché avrei aumentato il passivo. Se poi tra due mesi le trattative non andranno in porto sarà la fine della Gustosì ma adesso non è finita». Lo stabilimento di Baitoni, insomma, ha cessato l’attività ma non è chiuso. Lo è per i 17 lavoratori che da un paio di giorni sono senza posto. La vita professionale nel sito storese, d’altro canto, è travagliata da tempo. E lo scorso anno ha pure registrato il record di sciopero a oltranza: tre mesi e mezzo. L’astensione del lavoro, adesso, è però definitiva. Anche se Bertani, come detto, confida di tenere in vita l’azienda. La fabbrica di Baitoni ha una storia forte: attiva dal 1960, è rimasta metalmeccanica, sfornava maniglie, fino al 2001. Aperta come Benigni e poi diventata Jado, era arrivata a 130 dipendenti. Poi si è passati all’alimentare: Modofood con 45 lavoratori, mai decollata, e quindi Gustosì con 17. Gli ultimi ad abbandonare la «nave». STORO Il Cmf passa a 1.655 ettari L’iter è durato quasi un anno, ma alla fine la riperimetrazione del Consorzio di miglioramento fondiario di Darzo e Lodrone, con sede nel comune di Storo, è stata approvata con delibera della giunta provinciale del 3 febbraio, così come individuata negli elenchi particellari e nelle planimetrie prodotte per una superficie finale pari a 1655,4616 ettari. La riperimetrazione si è resa necessaria per eliminare una incongruenza fra il perimetro che delimita e definisce il territorio di competenza del Consorzio. Inoltre a seguito della modifica dello statuto, che riporta anche le particelle edificiali, si è proposta una nuova riperimetrazione che coincide verso l’esterno con i confini del comuni catastali di Darzo e Lodrone, mentre al suo interno vengono circoscritte ed escluse le aree di ambito edificato consolidato dei paesi di Darzo e Lodrone. TIONE Mediolanum Riparti Italia Si presenta «Mediolanum Riparti Italia», l’iniziativa della banca per richiedere un finanziamento per il rifacimento della casa con un’offerta di mutui e prestiti a condizioni favorevoli, specie se abbinate alle agevolazioni fiscali statali. Per illustrarla, Leonardo Leonardi, «family banker» di Banca Mediolanum di Tione, ha organizzato un incontro domani alle ore 20.30 nella sala «Ex Biblioteca» del Comune. Vincenzo Masè rinuncia al contenzioso dopo aver lottato dal 1977 «Abuso sanato dopo 37 anni» STREMBO - Si può tirare avanti uno scontro a carte bollate per quasi 40 anni e per 5 metri quadrati? Certo, specie se l’intoppo è stato prodotto «invadendo» una strada comunale in località Ragada (Val Genova) e il contenzioso ha coinvolto il Comune. La discussione si protrae dal 1977 e a mettere la parola fine ci ha pensato l’attuale consiglio comunale con una delibera di regolarizzazione catastale. Per Vincenzo Masè, che da anni contesta l’invasione del tracciato pubblico da parte del vicino, questo atto rappresenta una sanatoria ad un abuso. E, non a caso, ha impugnato la delibera chiedendo alla Provincia di annullarla. Nell’opposizione, sosteneva che la particella in questione non è un relitto stradale e che la striscia da sottrarre al demanio impedirebbe il pratico esercizio della funzione pubblica. Il Servizio autonomie locali ha rigettato il ricorso e il signor Masè, MADONNA DI CAMPIGLIO dopo 37 anni di battaglie, ha deciso di fermarsi qui. «Non perché credo di avere torto, tutt’altro. Però voglio puntualizzare alcuni errori materiali nella decisione della Provincia, specie dove il segretario comunale e il responsabile dell’ufficio tecnico riferiscono che la particella non ha più un utilizzo pubblico per i veicoli e che si tratta di sanare una situazione ante 1967, prima del Pup e dunque ben lungi da un abuso». Questo passaggio è risultato Il consiglio comunale ha chiuso la questione con una delibera di regolarizzazione catastale fondamentale per il via libera alla sdemanializzazione. Ma Masè precisa: «L’ampliamento della casa che ha invaso la particella non risale al 1967, ma a dieci anni dopo. C’è tanto di autorizzazione edilizia a Vincenzo Masè datata 8 giugno 1977. A questa è seguita un’ordinanza del 9 agosto, firmata dall’allora sindaco Augusto Schergna, per l’immediata sospensione dei lavori “per difformità in quanto la ricostruzione avviene con dimensioni diverse dall’esistente”. Ma il cascinello è stato ristrutturato in difformità invadendo la strada e per 37 anni non è stato preso alcun provvedimento». Vincenzo Masè, come detto, è stufo di lottare contro i mulini a vento e ha deciso di fermarsi. «Ci ho provato ma non è servito a nulla. Però mi chiedo una cosa: come sarà stato risolto il problema degli oneri di urbanizzazione, dell’Ici, degli scarichi e di quant’altro dovuto al Comune?». La rinuncia per l’indisponibilità del salone Hofer Festa asburgica senza il gran ballo MADONNA DI CAMPIGLIO Dall’1 al 4 marzo torna la Campiglio asburgica, a rievocare i festeggiamenti nella Perla delle Dolomiti all’arrivo degli imperatori d’Austria - la celebre Sissi e il suo Franz Joseph mancherà però, ed è il primo anno, il gran ballo finale. Niente gonne sfarzose e acconciature da fiaba, niente guanti bianchi, divise e spadini, orchestra e valzer viennesi da ballare come in un film. Il comitato si è arreso all’evidenza dell’estetica: il gran ballo finale ha bisogno di una location storica, capace di valorizzare i costumi e portare gli ospiti in un’atmosfera davvero di fine Ottocento, e una location così a Campiglio non è più disponibile. Il problema è che da tre anni a questa parte il salone Hofer, che ha sempre ospitato la manifestazione, non viene più concesso dalla proprietà al comitato organizzatore. La presidente del comitato Patrizia Zanon è più che rammaricata. «C’è la totale indisponibilità della proprietà anche solo ad incontrarci - spiega amareggiata - abbiamo provato a farlo in altri luoghi, prima un albergatrice e poi l’amministrazione ci hanno gentilmente messo a disposizione altre sale, ma la cornice naturale e adatta è Salone Hofer». Certo perché si è provato a fare il gran ballo al Palacampiglio, lo scorso anno, ma la scenografia pur allestita e preparata non è riuscita a rivaleggiare con la storica sala campigliana e nemmeno i magnifici costumi d’epoca asburgica che locali e turisti affittano per trascorrere una serata nel clima della corte ottocentesca hanno perso un po’ del loro impatto inseriti in una location così distante per architettura e gusto da quell’epoca. «Si tratta di gestioni non radicate sul posto - prosegue delusa Patrizia Zanon - che non hanno mostrato nessun interesse per la località. Non è per fare polemica, ma della crescita e della tradizione della località che manifestazioni come questa tengono viva, a loro non importa nulla. Vengono e prendono e basta». Il Gran Galà non ci sarà quindi, ma anche se orfana del suo romantico finale la manifestazione sarà in grande: cavalieri, dame, ussari a cavallo e naturalmente gli imperatori in carrozza sfileranno per le vie e le piazze della Perla delle Dolimiti sabato 1 marzo, dalle 18, con tanto di spettacolo pirotecnico finale, e per tutto il weekend fino a martedì i balli si svolgeranno nelle piazze e i figuranti scenderanno sci ai piedi per i pendii campigliani. D. R. Strembo, una veduta con la circonvallazione e il Sarca in primo piano Saone | Polemiche per l’elezione del comitato Legato sale, sono state ritirate 83 razioni su 90 disponibili SAONE – Dopo un anno tribolato per il Legato Sale di Saone, c’è voglia di normalità nella piccola frazione giudicariese: è stato distribuito il Sal ai capifamiglia saonesi (83 le borse di generi alimentari ndr) ritirate su 90 aventi diritto, e con questo momento il nuovo comitato di gestione eletto vuole mettere la parola fine ai dissapori dell’anno appena trascorso. Non senza mettere qualche puntino sulle «i». Sull’ultimo numero del notiziario comunale di Tione, dopo un’accurata e documentata storia del Legato, si è arrivati a riprendere i fatti contemporanei e gli amministratori attuali – il presidente Daniele Cerana e i consiglieri Antonio Beccari e Claudio Marchiori - contestano la ricostruzione fatta. Si scrive nel notiziario «di uno statuto che i cittadini di Saone non hanno potuto discutere, approvare e votare in assemblea […] atto che ha definitivamente tolto autonomia decisionale ai saonesi» e più sotto si contestano le elezioni dell’attuale comitato: «elezione parsa regolare per un solo voto di maggioranza». Ribattono punto su punto gli eletti: «La votazione – dichiarano - è avvenuta in seconda convocazione, quando da statuto non è nemmeno necessario che ci sia il 50% più 1 degli aventi diritto, ed è stato un caso che proprio quella percentuale di persone si sia presentata a votare». E ancora: «Si dice di aver ceduto il legato a Tione – puntualizzano gli amministratori – ma dal 1925 ci sono i resoconti che i precedenti amministratori presentavano al comune il quale era, come oggi, un organo di vigilanza. Il Legato è dei saonesi, e le decisioni sono state prese con il consenso dei capifamiglia, lo statuto è stato inviato ai saonesi e ne è stato discusso anche in comitato frazionale». Legato che non è mai stato registrato formalmente come fondazione, e i nuovi amministratori hanno regolarizzato come «istituzione a favore della collettività», termine ritrovato anche in alcuni documenti del passato, paragonabile ad un’associazione, più semplice da gestire e meno onerosa in termini di patrimonio necessario di una fondazione. D. R.