L`internazionalizzazione nella programmazione 2014

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L`internazionalizzazione nella programmazione 2014
TITOLO
L’internazionalizzazione nella
programmazione 2014-2020
LUOGO E DATA
23 Ottobre 2014
Sede Unioncamere Italia
Avenue Marnix 30 - Bruxelles
ORGANIZZATORE
Unioncamere Italia
Relazione
L’evento oggetto del presente report ha rappresentato la prima sessione del webinar dal titolo
“L’internazionalizzazione nella programmazione 2014-2020”, organizzato da Unioncamere
Italia – sede di Bruxelles e curato dal dott. Marco Bonfante.
Il relatore ha introdotto la sessione spiegando che la Commissione Europea, in tema di
finanziamenti, ha formulato un nuovo piano settennale che comprende gli anni dal 2014 al
2020 e che prevede un budget di quasi 960 miliardi di euro. La Commissione Europea, in
questo piano, ha individuato una serie di priorità nell’ambito di un vasto range di tematiche.
Gli obiettivi che la Commissione Europea si pone e sui quali investe sono:
- una crescita intelligente ed inclusiva; si punta ad ottenere una situazione di coesione
economica a territoriale;
- una crescita sostenibile, tutelando l’ambiente;
- una crescita sociale, puntando sulla sicurezza e sul concetto di cittadinanza.
Il relatore ha, successivamente, descritto quali sono i principali cambiamenti rispetto alla
vecchia programmazione. In particolare, quella nuova mira ad aumentare la coesione
territoriale, potenziando i fondi strutturali, nonché a migliorare la competitività, che l’UE, a
causa della crisi economica, ha perso sui mercati internazionali.
Il primo punto sul quale si è soffermato il relatore ha riguardato l’internazionalizzazione e i
fondi strutturali. Su alcuni fondi europei gli Stati membri esercitano una gestione indiretta,
mentre su altri una gestione diretta. Per quanto riguarda quest’ultimi, si tratta dei fondi
strutturali, ossia fondi che per motivi di sussidiarietà ed efficienza amministrativa vengono
gestiti direttamente a livello nazionale e/o regionale.
Quando, invece, i fondi vengono gestiti e redistribuiti direttamente dall’Unione Europea, viene
adottata la politica di coesione; si cerca di allineare le regioni più arretrate agli standard
europei.
Ogni Stato membro deve produrre un Piano Operativo Nazionale (PON), mentre ogni regione
produce un Piano Operativo Regionale (POR).
I fondi strutturali sono, quindi, gli strumenti di intervento creati e gestiti dall'Unione
europea per finanziare vari progetti di sviluppo all'interno dell'Unione europea. Essi sono: il
Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). La quota di
quest’ultimo destinata alla cooperazione territoriale europea ammonta a 10,23 miliardi di
euro. La cooperazione territoriale si distingue in:
- cooperazione transfrontaliera, che sostiene lo sviluppo di attività economiche e sociali
tra aree geografiche confinanti. L’ammontare del fondo dedicato a tale tipo di
cooperazione è di 7,6 miliardi di euro, di cui 890 milioni sono destinati all’Italia;
- cooperazione transnazionale, che si sviluppa tra Paesi che, per estensione geografica,
rappresentano entità aggregate di maggiori dimensioni. A tale cooperazione sono
destinati 2,1 miliardi di euro, di cui 247 milioni all’Italia;
- cooperazione interregionale, che interessa tutto il territorio europeo e mira a rafforzare
l'efficacia della politica di coesione per promuovere lo scambio di esperienze in merito
all'individuazione:
• di obiettivi comuni e tematici tra i partner in tutta l'Unione in materia di
identificazione di investimenti per la crescita e l'occupazione;
• di buone pratiche sullo sviluppo urbano e rurale sostenibile;
• di buone pratiche e approcci innovativi in relazione alle azioni riguardanti la
cooperazione territoriale e per l'utilizzo del GECT;
• di un’analisi sulle tendenze di sviluppo in relazione agli obiettivi di coesione territoriale
e di uno sviluppo armonioso del territorio europeo attraverso studi, raccolta di dati e
altre misure.
Alla cooperazione interregionale sono dedicati 572 milioni di euro.
Nell’ambito della cooperazione territoriale, la normativa europea contempla lo strumento
giuridico del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale (GECT), che permette a Stati,
regioni, autorità locali o nazionali ed ad altri organismi di diritto pubblico di creare una
struttura di cooperazione dotata di personalità e capacità giuridiche e basata su regole certe,
eliminando la necessità della conclusione di accordi internazionali. Esso deve essere
obbligatoriamente composto da membri situati nel territorio di almeno due Paesi dell’Unione
europea. Lo scopo principale del GECT è quello di sostenere la cooperazione territoriale
transfrontaliera, transnazionale e interregionale, rafforzandone la coesione economica e
sociale. I suoi compiti si limitano essenzialmente all'attuazione di programmi o progetti di
cooperazione territoriale, attraverso il ricorso a fondi europei, nazionali, regionali o locali.
Il relatore ha, successivamente, spiegato quali sono le condizioni affinché un determinato ente
possa essere inserito nelle tre tipologie di cooperazione. Si fa riferimento a tre nomenclature,
le c.d. NUTS (nomenclature delle unità territoriali statistiche) create nel 1988 dall’Eurostat,
che mirano ad identificare in modo univoco le diverse suddivisioni territoriali.
Il relatore è passato, successivamente, a trattare del tema dell’internazionalizzazione e i fondi
tematici. I fondi tematici sono quelli a gestione diretta, promuovono partnership
transfrontaliere, contribuendo quindi alla diffusione delle migliori esperienze, all'integrazione
europea e alla coesione territoriale oltre che economica e sociale.
I fondi tematici si esplicano nella pubblicazione di bandi di gara a cui partecipano tutti i vari
livelli ed interessano numerosi settori. Di seguito si elencano i vari settori su cui operano i
fondi e i programmi ad essi dedicati:
- ricerca ed innovazione Æ Horizon 2020;
- competitività e industria Æ COSME;
- finanziamento delle infrastrutture Æ Meccanismo per collegare l’Europa;
- istruzione, formazione e professioni Æ Erasmus +;
- occupazione ed innovazione sociale Æ Easi;
- affari interni Æ fondo di sicurezza interno;
- internazionalizzazione Æ 7 strumenti;
- ambiente Æ Life+;
- cultura Æ Europa creativa.
Il relatore ha provveduto poi a spiegare ciascuno dei programmi elencati.
Per quanto riguarda Horizon 2020, questo presenta un budget pari a 70,2 miliardi di euro.
Tale programma unisce, per la prima volta, la ricerca con l’innovazione. I tre pilastri del
programma sono: eccellenza scientifica, primato industriale, sfide sociali.
Le caratteristiche di Horizon 2020 sono:
- la partecipazione di attori da Paesi terzi è sempre possibile, ma non è garantito che il
Paese terzo possa beneficiare di un finanziamento europeo;
- se i Paesi non risultano idonei automaticamente, ci sono altre condizioni che se
vengono rispettate possono permettere ai Paesi terzi di ottenere finanziamenti;
- alcuni bandi possono richiedere espressamente la partecipazione di enti che
provengano da Paesi terzi.
Relativamente al programma COSME, esso rappresenta il programma di finanziamento per la
competitività, l’industria e le PMI. Ad esso sono assegnati 2,2 miliardi di euro. Nell’ambito del
programma COSME vi è anche una sezione dedicata all’internazionalizzazione dei cluster
(Cluster Internationalisation Programme for SMEs) che rappresentano una filiera di attori che,
in determinati settori, condividono soluzioni di problemi che possono essere risolti in modo più
efficace tramite la loro cooperazione. Anche per il programma COSME, la partecipazione di
attori provenienti da Paesi terzi è sempre possibile, ma non è garantito il cofinanziamento.
Il relatore ha proseguito trattando del programma Erasmus+ il quale prevede un budget di
14,7 miliardi di euro.
Le priorità del programma sono le seguenti:
- azione chiave 1, sulla mobilità degli studenti;
- azione chiave 2, sulla cooperazione per l’innovazione e le buone pratiche;
- azione chiave 3, che concerne le riforme delle politiche relative all’istruzione che
vengono messe in atto dai singoli stati membri (a livello nazionale);
- iniziativa Jean Monnet che finanzia progetti per l’insegnamento, la ricerca e lo studio di
temi connessi all’integrazione europea presso gli istituti di istruzione superiore;
- iniziative sportive, per incentivare lo sport all’interno degli Stati membri.
I Paesi partecipanti al programma si distinguono in:
- Paesi del programma, che partecipano a tutte le azioni (si tratta di UE28, FYROM,
Norvegia, Turchia, Liechtenstein, Islanda);
- Paesi partner, che partecipano ad alcune delle azioni nel rispetto di specifiche condizioni
(si tratta dei Paesi del Partenariato orientale, del Mediterraneo, dei Balcani del Territorio
della Russia).
Con riferimento al programma Europa Creativa, esso concerne l’indotto culturale e creativo e
riguarda un budget di 1,46 miliardi di euro. Prevede tre sottoprogrammi: media, cultura e
programmi transettoriali.
Successivamente, il relatore si è focalizzato sugli strumenti finanziari europei ad hoc. In
particolare, ha spiegato che vi sono diversi filoni di finanziamento a seconda delle diverse
aree. Vi è lo strumento di vicinato europeo (ENI) rivolto a 16 Paesi strategici per la politica di
vicinato comunitaria. Viene fornito supporto alle PMI, alla mobilità delle persone, alla
cooperazione energetica e al coinvolgimento della società civile.
Vi è anche lo strumento dell’IPA, meccanismo per il preaccesso all’UE, che coinvolge Paesi che
sono già in negoziazione per entrare nell’Unione. Prevede un budget di 11,7 miliardi di euro e
mira a fornire assistenza ai Paesi candidati all’UE. Si analizzano le linee prioritarie definite dal
“pacchetto allargamento” delle commissioni. Si tratta di investimenti, appalti, cooperazione
amministrativa (lotta alla corruzione e alla criminalità).
Rientra tra questi strumenti anche lo strumento di partenariato (PI), coordinato dal Servizio
Europeo per l’Azione Esterna, che permette la cooperazione con Paesi strategici in termini
economici (Giappone, Brasile, Cina, India, Russia), con particolare focus su sicurezza
energetica, commercio internazionale, ambiente ed educazione, e lo strumento per il
finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI), nell’ambito del quale le Comunità
europee finanziano misure volte a sostenere la cooperazione geografica con i paesi, i territori
e le regioni in via di sviluppo compresi nell'elenco dei beneficiari degli aiuti stabilito dal
Comitato per l'aiuto allo sviluppo (CAS) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economici (OCSE). Il DCI prevede un ammontare di spesa pari a 19.700 milioni di euro e
consta di due tipi di variabili: quella geografica (47 Paesi coinvolti) e quella tematica (in
particolare, il tema dell’ambiente della sostenibilità e sicurezza alimentare).
Nell’ambito dell’Europa Globale vi sono anche gli aiuti umanitari, lo strumento europeo per la
democrazia e gli aiuti monetari, ecc.
Il relatore ha menzionato anche l’EDF (European Development Fund) che è un fondo
intergovernamentale, escluso dalle negoziazioni a livello europeo. Non rientra nel budget
dell’UE, è quindi escluso dalla programmazione 2014-2020; non vi è una proposta di budget
dalla Commissione Europea, quest’ultima ha solo un ruolo consultivo. Sono i singoli Paesi
membri che definiscono il budget. L’obiettivo è quello di fornire aiuto allo sviluppo economico,
umano e sociale per 78 Paesi dell’area ACP (Africa, Pacifico e Caraibi).
Successivamente, il relatore si è occupato di spiegare come, concretamente, vengono gestiti
questi strumenti. Vi è il Servizio Europeo per l’azione esterna (SEAE) creato nel 2009 con il
Trattato di Lisbona, il quale è l’organo volto ad attuare la politica estera dell’Unione Europea.
Altro strumento è rappresentato dalla gestione dei fondi della cooperazione allo sviluppo; in
particolare, è stato istituito un nuovo direttorato generale per lo sviluppo e la cooperazione
(Europaid). Nell’ambito di tale strumento avviene la gestione e la definizione delle politiche UE
allo sviluppo e vengono amministrati i fondi allocati per la cooperazione allo sviluppo.
A livello comunitario, un ruolo sempre più importante è giocato dalle delegazioni della
Commissione europea nei Paesi beneficiari. A partire dal 2000, infatti, attraverso il cosiddetto
processo di deconcentrazione dell’aiuto esterno comunitario e la creazione del Servizio
europeo per l’azione esterna nel 2009, esse si sono viste attribuire competenze pregnanti in
materia di programmazione e di gestione dei progetti di assistenza. Le delegazioni si
avvalgono della collaborazione di esperti in materia di identificazione, monitoraggio e
valutazione dei progetti.
Il relatore ha spiegato che la gestione degli strumenti può avvenire con modalità diverse:
- gestione centralizzata: i dipartimenti e le delegazioni della Commissione Europea
effettuano una serie di adempimenti di carattere finanziario, come la preparazione e la
pubblicazione dei bandi di gara, la pubblicazione dei risultati e la conclusione dei
contratti;
- gestione centralizzata diretta: gli adempimenti vengono devoluti ad agenzie esecutive
dell’UE (es. EASME);
- gestione decentrata: gli adempimenti sono affidati alle autorità del Paese terzo
beneficiario;
- gestione congiunta e concorrente: avviene attraverso le organizzazioni attive in materia
di cooperazione (es. Nazioni Unite);
- gestione blending: uso di fondi per aumentare il volume degli aiuti allo sviluppo.
Funziona tramite l’erogazione di prestiti direttamente alle banche locali del Paese
beneficiario;
- gestione twinning (gemellaggi): ideata originariamente per aiutare i Paesi candidati
membri ad acquisire le nozioni e l’esperienza necessarie, oggi viene usata per
implementare cooperazioni tra UE e Paesi beneficiari.
Relativamente alle fasi della programmazione, il relatore ha elencato le seguenti:
- definizione di documenti strategici generali (Strategy Papers Generali) che coprono il
periodo 2014-2020;
- realizzazione di programmi multi annuali (Multiannual Indicative Programmes – MIP)
che consistono in programmi più dettagliati che coprono il medesimo periodo;
- definizione di obiettivi di medio-lungo termine;
- definizione di NIP (programma indicativo nazionale) e RIP (programma indicativo
regionale) i quali specificano gli strumenti per finalizzare gli obiettivi inclusi nei country
strategy papers;
- definizione dei beneficiari, del tipo di assistenza e delle aree di intervento;
- definizione delle linee di finanziamento e dei bandi erogati e gestiti dalla BEI (Banca
Europea per gli investimenti);
- definizione di piani di azione annuali (Annual Action Programmes – AAP).
Per quanto riguarda le modalità di partecipazione agli strumenti di finanziamento, esse sono,
essenzialmente, rappresentate da inviti a presentare proposte (calls for proposal) e da gare
d’appalto (calls for tenders). Le prime prevedono un cofinanziamento, da parte della
Commissione Europea, che va dal 20 al 90%, mentre le seconde un finanziamento del 100%.
Nelle calls for proposal, le risorse umane sono quasi sempre interne, mentre nelle calls for
tenders sono quasi sempre esterne.
Le gare d’appalto vengono istituite per assistenza tecnica, lavori e forniture; finanziate
totalmente da fondi comunitari, sono tuttavia orientate ad esperti con un forte profilo tecnico.
Una rassegna completa delle procedure di gara è disponibile sul sito di DEVCO.
Gli inviti a presentare proposte, invece, si applicano per lo più (ma non esclusivamente) a
progetti su scala regionale o agli interventi tematici in genere. Essi danno vita a sovvenzioni
(o grants in senso stretto) per la realizzazione del progetto proposto.
Vi sono, inoltre, i contributi diretti in bilancio e i gemellaggi istituzionali.
Per quanto riguarda la procedura di negoziazione nell’ambito delle gare d’appalto, essa può
avvenire secondo tre tipologie:
- gestione diretta: il dossier di candidatura deve essere approvato dalla Commissione
Europea;
- gestione indiretta con controlli ex-ante: verifica da parte della Delegazione UE del Paese
beneficiario;
- gestione indiretta con controlli ex-post: nessuna approvazione iniziale richiesta.
Infine, il relatore ha spiegato il ruolo degli istituti finanziari. Tra questi è necessario
menzionare la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che cofinanzia per circa il
35% i progetti, mediante l’equity finance, garanzie e prestiti ed è attiva in 30 Paesi su Europa
centrale, Asia centrale e Mediterraneo e la Banca Europea per gli investimenti (BEI) che
svolge un ruolo cardine nell’attuazione ed erogazione di linee di investimento previste dalla
programmazione comunitaria, per progetti di valore superiore ai 25 milioni di euro. Essa
fornisce finanziamenti secondo varie modalità: finanza strutturata, garanzie, investimenti in
capitale di rischio, micro finanza, interventi a pioggia per PIM nell’ambito del microcredito,
ecc.
Concludendo, il relatore ha trattato del Fondo Europeo per gli Investimenti, il quale fornisce
sia strumenti di capitale di rischio che strumenti di debito, nonché finanziamenti di micro
finanza.
Eseguito da:
Marzia Cescon
UNIONCAMERE DEL VENETO
Delegazione di Bruxelles
Av. de Tervueren 67 - B - 1040 Bruxelles
Tel. +32 2 5510490
Fax +32 2 5510499
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