Giornalino Pasqua 2007

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Giornalino Pasqua 2007
Pasqua 2007
RIVISTA TRIMESTRALE
ANNO XIV
– SPED IN ABB.P. ART. 2
N. 43
COMMA 20/C LEGGE 662/96
–
FILIALE DI VE.
Editoriale
Vorrei tanto che il mio augurio pasquale fosse il meno generico possibile, ma ho paura di ricorrere a riferimenti discriminatori.
PASQUA,
LA FESTA DEI MACIGNI
ROTOLATI
Userò le categorie ecclesiali?
E quando avrò augurato ai preti
tanta pace interiore e ai laici la gratuità dell’impegno, non rimarranno
fuori gli indifferenti, gli atei, i lontani,
i disperati?
Userò le categorie anagrafiche?
Ma non mi sembra giusto escludere
i vecchi dall’augurio di vita uova che
vorrei rivolgere ai giovani, né spiazzare i giovani dall’augurio di riconciliazioni con la vita, di serene attese
vigilanti, che vorrei rivolgere ai vecchi.
Farò ricorso alle categorie sociali?
Ma saprò sopportare il sospetto
della menzogna, se augurerò ai pescatori tempi migliori, ai contadini e agli artigiani valorizzazioni più giuste per le loro fatiche, agli operai e
agli impiegati trattamenti più dignitosi, agli imprenditori e ai professionisti una vita meno convulsa?
E ai disoccupati che dirò?
E poi, è un buon investimento confinare all’intero di ambiti ristretti le speranze forti e sconvolgenti della
Pasqua cristiana?
Ricorrerò allora alla suggestione del macigno, che 1la mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro
Trimestrale di incontro della
Cooperativa Olivotti
Pasqua 2007
SOMMARIO
EDITORIALE:
Pasqua: la festa dei macigni rotolati
P. andrea Scortegagna
Pag. 4
Un angolo per riflettere
Tu metti la regola...e io la trasgredisco
Dott. Monica Lazzaretto
Pag. 6
Progetti Ass. Incontro e presenza
- S.O.S. Carcere
Pag.7
Essere genitori
essere educatori oggi
Direttore Responsabile
Bano Giampietro
Redazione
Laura Albori - Francesco Bravi - Loris Cugini
Graziella Fabbris - Narciso Marinello
Impostazione e grafica
Federica Marchiori
Stampa
Centro Studi Cooperativa Olivotti
Incontri presso Parrocchia S.Giovanni Ev.
Mestre
Pag.8
Concorso poesia Ada di Nola
Pag.9
Formazione:
Gruppi Famiglie
Ogni sabato
Dalle ore 9.30 alle ore 11.00
Presso la Cooperativa
“G. OLIVOTTI”
Via Nazionale, 57– Mira
Corso per falegnami- restauratori
Pag.10
Progetti Ass. Incontro e presenza
Al pozzo di Sicar- presentazione
COLLOQUI
RAGAZZI E FAMIGLIE
Con-
Pag. 12
vegni
Tutti i giorni per appuntamento
Pag. 15
Testimonianze
A cura dei ragazzi della Cooperativa
Pag.16
L’angolo della posta
Realizzato in collaborazione con
l’Associazione Incontro e Presenza
e con il contributo del
Centro di Servizi per il Volontariato di Venezia
Asolo
P. Olindo
Lendinara
P. Gianni D. R.
Verona
P.Remigio
Thiene
P. Paolo
Mira
P. Fabio
Convento S.Anna
Tel. 0423 529186
Convento S.Francesco
Tel. 0425 641044
Convento V. Fincato 35
Tel. 045 525374
Madonna dell’Olmo
Tel. 0445 363953
Coop. G. Olivotti
Tel. 041 420223
SEDE CENTRALE
Giuseppe Olivotti
Società Cooperativa Sociale
ONLUS
via Nazionele 57 - 30034 - MIRA (VE)
COMUNITÀ ACCOGLIENZA 041 420223 fax 041 421007 [email protected]
CENTRO STUDI
041 420349 fax 041 421007 [email protected]
www.olivotti.org
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EDITORIALE
rimosso dal sepolcro.
Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme, messa all’imboccatura dell’anima, che non
lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa
di gelo, che blocca ogni spiraglio di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro.
E’ il macigno della solitudine, della miseria, della
malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato.
Siamo tombe alienate. Ognuna ha il suo sigillo di
morte.
Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera dei rapporti nuovi, e se ognuno di noi, uscto
dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere
Il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo del terremoto che segnò la prima
Pasqua di Cristo.
Pasqua è la festa dei macigno rotolati.
E’ la festa del terremoto.
Il vangelo ci dice che i due accadimenti supremi
della storia della salvezza, morte e risurrezione di
Gesù furono entrambi caratterizzati dal terremoto.
Pasqua, dunque, non è la festa del ristagno,
dell’immobilismo, dello stare seduti.
Pasqua è la festa della vita, del coraggio, della
libertà di andare oltre le cose.
Valentin Sokolov, un grande poeta russo contemporaneo, morto del 1984 a 58 anni, in un campo di
concentramento da quando ne aveva 21, ha scritto
una bellissima poesia.
strapparti la bandiera!,
ti convincono che non devi combattere,
tanto c’è sempre da fare
a letto, a teatro, in cucina, sull’amaca,
al ristorante, al calduccio di casa tua.
E poi, a loro sei utile per ingrossare in numero, per
nascondere quel Dio che sentono e temono:
a letto, a teatro, in cucina, sull’amaca,
al ristorante, al calduccio di casa tua.
Ma quando in faccia gli getti il tuo scherno
e libero te ne vai e bello e forte,
come potranno sapere a letto,
a teatro, in cucina
che vi sono ancora degli uomini
innamorati del cielo?”
Aiutaci,, Signore, a essere questi uomini innamorati del cielo, donaci la forza di frantumare tutte le
tombe in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il
tradimento, la miseria, l’indifferenza hanno murato
gli uomini vivi.
E mettici una grande speranza nel cuore.
Fr. Andrea Scortegagna
“ Tutti vogliono una cosa sola:
Cristo è veramente risorto!
Perché ciascuno di noi
ricominci con speranza ….
ogni giorno, a vivere!
E
C
PA
I frati
i ragazzi
gli operatori augurano
una Pasqua
piena di gioia e pace!
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UN ANGOLO PER RIFLETTERE
Tu metti la regola
… e io la trasgredisco
Parlare bene e.. razzolare male
Ho tra le mani una tesi di laurea “Adolescenti e regole di convivenza una ricerca sui comportamenti in
strada tra gli studenti delle scuole superiori di Bologna, mi colpiscono alcuni dati: l’orientamento verso
le norme in generale degli adolescenti intervistati
risulta essere nel complesso positivo: le regole sono
difatti ritenute importanti per il funzionamento della
società (95 % degli interpellati) e per la tutela dei
soggetti più deboli (83 %); inoltre, la maggioranza
non percepisce le leggi come degli ostacoli alla
propria libertà (65 %), bensì molti le ritengono addirittura utili perché indicano come comportarsi (82
%).
Ma siamo qui ancora in una dichiarazione teorica di
“intenti”, quando poi nello specifico si chiede ai giovani l’orientamento verso alcune regole concrete che
disciplinano la vita scolastica, i rapporti con i familiari e gli amici le risposte sottolineano quanto la
pratica del rispetto delle regole si discosti dal riconoscimento teorico della loro bontà o necessità.
Se quarant'anni fa, i giovani urlavano nelle piazze
il paradossale aforisma "vietato vietare", invocando
un’educazione senza tabù e confini, scagliandosi
contro il mondo dei “padri” e la loro eccessiva autorità, oggi vediamo ritornare, in modo sempre più
emergente, la “questione delle regole”. Tornare a
fare i conti con regole, limiti, controllo e sanzioni è
diventato uno dei nodi cruciali non solo nelle istituzioni educative, quali la famiglia e la scuola, ma
anche nella vita quotidiana delle società democratiche.
Mai come oggi, alla luce di tanti eventi violenti e
drammatici che offendono e angosciano la nostra
quotidianità e che hanno spesso come protagonisti
giovani adolescenti magari non ancora maggiorenni, le regole e la legalità vanno riconosciute come
valori educativi da coltivare e far crescere con fiducia e continuità.
Riporto solo alcuni dati indicativi:
Per niente o
poco ammissibile
Abbastanza
ammissibile
Del tutto
ammissibile
Saltare la scuola
37,3 %
35,3 %
27,4
Falsificare la firma dei genitori
57,5 %
22,6 %
19,9 %;
Copiare nei compiti in classe
19,1 %
21,5 %
59,4 %;
Disturbare lo svolgimento delle lezioni
68,5 %
21,6 %
9,9 %;
Fare a botte con un compagno
78,2 %
11,6 %
10,2 %;
Unirsi ad altri per offendere o minacciare un compagno
88,1 %
5,8 %
6,1 %;
Frequentare amici che i propri genitori valutano negativamente
30,8%
36,3 %
32,9%;
Non rispettare gli orari di rientro a
casa
52,6 %
30,0 %
17,4 %
Non fare il biglietto del bus
infrazione dichiarata dal 41,3 % dei soggetti!
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UN ANGOLO PER RIFLETTERE
Ieri:
famiglia patriarcale
oggi:
piccola famiglia
figliocentrica
tempi reciproci permettendo ad entrambi di lavorare e gestire il menage familiare ma, all’interno della famiglia è la madre, più del padre, a detenere
l’autorità: la figura materna è stata indicata quale
fonte di regole dal 49,3 % degli adolescenti rispondenti alla ricerca sopra citata, rispetto al 39,7 %
del padre.
Questa indicazione apre a nuove considerazioni:
l’eccessivo carico portato dalla figura materna
all’interno della relazione educativa ed affettiva o,
se si vuole, lo svincolo, lo marcamento della figura
paterna che rischia di andare sempre più nella periferia delle relazioni famigliari. Madre accentratrice
e padre periferico : sembra che l’organizzazione
delle relazioni all’interno delle nostre famiglie soffra di questo squilibrio. Difficile diventa allora riuscire a prendersi cura in modo efficace, sapendo
porre regole chiare, concertate assieme, regole coerenti, rispettate da tutti, grandi e piccoli, proibendo solo ciò che effettivamente il figlio non può fare.
Calcola l'Istat che su poco più di 14 milioni di
coppie italiane, solo il 66 per cento ha figli.
E tra queste il 45 per cento ne ha uno solo mentre il
42,1 per cento arriva al massimo a due. Ormai viviamo in una società di figli unici, siamo velocemente
passati da una famiglia patriarcale, famiglia allargata di un tempo, con la risorsa di numerose figure
adulte di riferimento tra nonni, zii, pro zii e molti
compagni di gioco tra fratelli e cugini, ad una famiglia figliocentrica.
Il nucleo di oggi è una famiglia ridotta al minimo,
con al centro un figlio che impara presto a giocare
le sue relazioni, e a volte a tenere in pugno, un numero consistente di adulti: genitori, nonni, zii …
Serve tempo per metabolizzare questo passaggio
epocale, per non vivere solo con nostalgia pensando a “quando si aveva meno ma si viveva meglio”,
per riuscire a trovare un nuovo equilibrio nelle relazioni, nei ruoli e nelle precedenze.
Siamo passati da una famiglia regolativa, normativa, ove era fondamentale porre regole chiare
e condivise per riuscire a “governare” la vita della
grande famiglia ad un nucleo principalmente affettivo che pone al primo posto le relazioni affettive e
le emozioni dei singoli membri. Sono cosi cresciute
nuove generazioni di “figli unici” e i processi di dipendenza affettiva rischiano sempre più di assumere il carattere di tirannia e di assolutismo.
Il genitore italiano ostenta il suo amore con un'accentuazione di protezione, di controllo, di coccolamento consumistico, di soffocamento che spesso
prelude alla resa incondizionata sul versante delle
regole educative. Il “vogliamoci tutti bene”, sacrosanta esigenza/aspirazione all’interno della famiglia, ha scalzato quasi definitivamente il “fin qui è
permesso / possibile, oltre no” .
Sempre più difficile da parte dell’adulto stabilire
regole, gerarchie e precedenze che orientino e fissino dei paletti di riferimento per la crescita dei più
piccoli. Si eccede nel controllo, nella garanzia, ma
non si sa contenere e accompagnare la crescita e i
suoi turbamenti.
Sono cambiati i ruoli e i compiti all’interno della
coppia genitoriale, e questo aiuta ad organizzare i
Dall’ autorità all’ autorevolezza
L’autorità, quella dura, quella senza “se e senza
ma” è stata messa definitivamente all’angolo molti
decenni fa, abbiamo però bisogno di recuperare
l’autorevolezza che ci viene dai nostri saperi: il saper essere, il saper fare, la capacità di coniugare
regole certe con apertura al dialogo e sostegno
emotivo, per promuovere il benessere dei figli, favorire i comportamenti prosociali e ridurre, di conseguenza, il coinvolgimento nei comportamenti a rischio soprattutto quando i figli sono adolescenti.
E’ questa una fase della vita in cui si è particolarmente vulnerabili, disorientati, si sta crescendo e
si mette alla prova la “tenuta” delle regole e dei
confini che vengono dati, si tende a contestare il
senso e la bontà dei valori che vengono trasmessi.
E’ un’età difficile da attraversare non solo per i
figli ma anche per i genitori che devono cercare di
sostenerli nei momenti di crisi. Ci vorrà del tempo
perché i figli riescano davvero a capire che si cresce, anzi si diviene grandi davvero, quando si diventa capaci di accettare i limiti e le regole. Fino a
concorrere, quando necessario, attivamente, da protagonisti, al loro cambiamento.
Monica Lazzaretto
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PROGETTI ASSOCIAZIONE INCONTRO E PRESENZA
mente di attività "artistiche": disegno a carboncino e
gessi colorati, laboratorio di creta, ottenendo da subito buoni risultati in termini di partecipazione e di prodotti realizzati.
Così, come da cosa nasce cosa, nel corso del tempo, abbiamo iniziato a proporre laboratori diversi:
sono stati realizzati laboratori di acquerello e alcuni
dei disegni realizzati hanno partecipato ad una mostra di quartiere a Padova. Sono stati riproposti percorsi di lavorazione della creta, realizzando dei presepi che sono stati allestiti nelle sezioni. Abbiamo inoltre partecipato alla mostra di Feltre “Tutte le mani ci
attendono”, inviando alcuni pezzi raffiguranti un piccolo presepe e delle mani intrecciate, cotte al forno.
S.O.S. Carcere
Da cinque anni la Cooperativa Olivotti cura alcuni
laboratori di carattere artistico e/o riabilitativo rivolti a detenuti presenti all’interno della Casa Reclusione di Padova, e che si realizzano in alcune sezioni del carcere stesso. In particolare questa iniziativa,
nel suo complesso, è nata in seguito ad un bando
regionale di finanziamento per progetti riguardanti
le attività ricreative, culturali, educative e sportive
da realizzare all’interno degli istituti di pena del
Veneto e, sulla base del progetto presentato, noi
come gruppo di lavoro ci siamo concentrati sul Due
Palazzi di Padova, carcere penale.
I nostri laboratori si inseriscono nel contesto interAbbiamo iniziato laboratori di decoupage, decorando
no all’Istituto, dove trovano spazio tutte quelle attiviportafotografie e vassoi, cofanetti e portapenne che
tà che vanno dalla scuola alle attività sportive, dal
sono stati poi, in parlavoro al teate, regalati ai famitro, per esemgliari dei detenuti e
pio, e che hanin parte devoluti in
no come obietbeneficenza tramite
tivi principali
la Caritas e i volonquelli di essere
tari dell’Associazione
occasione di
di Volontariato
crescita e ar"Incontro e Presenricchimento
za".
personale per
Inoltre siamo riule persone che
sciti ad organizzare
vi partecipano.
alcune uscite culturali
All’interno
(mostra Boldini e Da
della Casa di
Molin) con alcuni deReclusione pretenuti. Abbiamo inidetta esistono
ziato da due anni a
da tempo diquesta parte anche
verse iniziative
dei percorsi di mobie corsi rivolti ai
lizzazione e rilassadetenuti, come
mento muscolare,
quelli descritti
Particolare del presepio realizzato in creta
attività di massaggio
sopra. Quando
dolce, movimenti leggeri e respirazione diaframmatici,
noi ci siamo interessati a questa realtà, c’erano però
basate nella psicoterapia funzionale corporea, che ha
delle zone d’ombra nella distribuzione, alla popolacome obiettivo, per chi ne usufruisce, di ritrovare un
zione detenuta, dell’offerta delle iniziative; le zone
benessere psico fisico attraverso la riappropriazione
d’ombra, per così dire, riguardavano alcune sezioni
di piccoli movimenti, che in carcere molte volte divenche per diversi motivi rappresentavano realtà stactano di difficile realizzazione e soprattutto consente, a
cate dal resto del contesto carcerario, risultando di
chi partecipa, di sperimentare momenti di rilassamendifficile accesso; di conseguenza i detenuti ristretti in
to, cosa decisamente difficile in un ambiente come
queste sezioni vivevano e vivono tutt’ora, malgrado
quello detentivo.
tutto, un isolamento ulteriore.
Le attività che abbiamo intrapreso sono occasione
Proprio a queste sezioni ci siamo interessati e
sia per sperimentare il contento del laboratorio sia
abbiamo proposto le nostre attività, che inizialmenper sfruttare uno spazio relazionale diverso da quello
te, in accordo con gli operatori dell’Area Educativa
che quotidianamente un detenuto può vivere. In questo
del carcere, si sono concretizzate in percorsi sola6
PROGETTI ASSOCIAZIONE INCONTRO E PRESENZA
senso notiamo, in chi partecipa con continuità, il crescere di un legame nei confronti dei nostri corsi, che di
fatto è un legame sia nei confronti dell'attività, sia
delle persone, detenuti e operatori, che vi si incontrano, in una dimensione di "fare assieme" che tende a
coinvolgere sempre più chi si lascia coinvolgere. Da
parte del gruppo degli operatori che lavorano in questo progetto, (6 tra educatori, psicologi e maestri d'arte) la tendenza è quella di permettere libera espressione ai partecipanti, anche in merito ad argomenti
diversi rispetto ai laboratori, favorendo un processo di
condivisione più o meno gruppale, per salvaguardare
lo spazio relazionale di cui si parlava e per garantire,
all'interno di questo spazio, la massima libertà consentita per ogni singolo ed il rispetto per quanto di proprio si intende mettere in gioco.
Da qualche mese, infine, con l'Associazione Incontro
e Presenza, si è iniziato un laboratorio di costruzione
di bambole di stoffa presso la Casa Circondariale di
Rovigo, sezione Femminile. E' ancora presto per fare
un bilancio ma i presupposti sono di sicuro interesse,
sia in termini di continuità nella partecipazione, sia di
interesse espresso.
ESSERE GENITORI,
ESSERE EDUCATORI OGGI
DROGA : PARLIAMONE
Questo titolo un pò provocatorio ha il significato di
attirare l’attenzione di famiglie ,educatori , catechisti , responsabili di gruppi, persone cioè che vivono
o che operano con i giovani.
Vogliamo parlare di un argomento che oggi più
che mai interessa tutti.
Siamo due famiglie che lavorano in prima linea
( all’interno di una comunità terapeutica ) e in accordo con Don Gianni vogliamo affrontare il problema
droga cercando di vederne tutte le sue angolazioni
e soprattutto scoprire le sue radici.
I giovani molto spesso vengono sottoposti a scelte
precise davanti all’ offerta di uso di sostanze stupefacenti e noi adulti percepiamo i loro combattimenti
e la loro sofferenza ma forse non abbiamo gli strumenti e soprattutto la conoscenza del problema
per poterli aiutare.
Parleremo del loro vissuto adolescenziale, delle
dinamiche famigliari, e degli adulti significativi.
La nostra intenzione è quella di essere uno strumento nelle mani del parroco e della parrocchia per
dare delle risposte e un aiuto concreto ma soprattutto aprire un dialogo e approfondire con i nostri
figli un argomento di estrema attualità.
Ci aiuteranno in questo percorso anche degli specialisti che operano nel settore.
Gli incontri si articoleranno in quattro serate
secondo il seguente calendario:
30 marzo
“Sostanze e dintorni”
13 aprile
“La famiglia”
18 maggio
“Adolescenti oggi”
01 giugno.
“Adulti significativi”
Tutti gli incontri avranno luogo presso l’aula magna della parrocchia:
S. Giovanni Evangelista
via Rielta Mestre alle ore 20.45
Collage di quadri realizzati dai detenuti
7
CONCORSO
Concorso di poesia Interstudi Ada di Nola
Anche quest’anno i ragazzi della Cooperativa
Olivotti hanno partecipato al Concorso di poesia
Interistituti “Ada Di Nola” giunto alla quarta edizione. Questo concorso che ha visto la partecipazione
degli studenti dell’IPSSCT C. Musatti ,ITCS M. Lazzari , il Liceo Scientifico G.Galilei di Dolo (Ve) e della
Cooperativa Olivotti, ha cercato di dare voce ai
giovani offrendo loro uno spazio dove coltivare i
loro pensieri, emozioni e sensazioni. Ogni anno le
poesie raccolte sono state considerate una testimonianza importante.
Scrive la commissione nella premessa alla raccolta dei testi prodotti quest’anno -- “ In una società
che tiene sempre più conto dell’utile, l’inutilità della
poesia appare sempre più indispensabile” così scrive
Donalella Bisutti nel suo libro ”La poesia salva la
vita”.
Fare poesia non è un’attività che premia. Chi fa
poesia cerca il proprio lavoro nel cuore, nel luogo
cioè dove si trovano sentimenti ed emozioni che
non hanno un prezzo materiale, che non producono
oggetti da consumare e gettare.
Chi fa poesia si arricchisce in un altro modo e
arricchisce nello stesso modo chi fa quella poesia la
legge e la comprende.
“ Il poeta ,diceva Gesualdo Bufalino, è come un piccione viaggiatore che ignora il messaggio che porta
sotto le ali ”. Questo è il fascino della poesia ; che
dà a tutti coloro che si soffermano a leggerla, la
possibilità di reinventarla, di trovarvi qualcosa che
neppure il poeta pensava di dire.–
Ecco i testi di Luca, Claudio e Riccardo.
Stella di mare
Piccola dolce stella
caduta dal cielo e finita in mare.
Hai cercato di capire
di lottare.
Ma non ti è riuscito:
l’onda ti ha sbattuta a riva.
Ora io
ti ho raccolta come figlia,
Soffierò,soffierò così forte
fino a che tu non riesca a volare
e tornare lassù,
tra le stelle.
E se vuoi,
io verro’ con te
perché in fondo siamo tutti
stelle cadute dal cielo;
piccole,immense….
ma..disperse.
(Claudio Spagnolini
Nostalgia
Voleremo ancora insieme
io e te.
Sfiorerò le tue ali
ogni volta che vorrò avere
la certezza che esisti.
Che esiste l’amore
Sfiorerò il tuo silenzio
perché mi appartiene
come la voglia di vederti
e sentirti vicina.
Alba di una nuova vita
La vita scorre
come un fiume
dal fondo sconnesso
da punte stondate
dalla forza della corrente,
dalla luce
dal buio.
E come in un sogno
ti vedrò volare
e poi …
poi ritornare.
Ma alla fine
spunta il sole di un nuovo
giorno,
riflesso
su una distesa immensa.
(Riccardo Zannone)
(Luca Pretin)
8
FORMAZIONE
Corso FSE
Ms. C4 - Ob.3
Operatore
per la
lavorazione
del legno
TERMINE DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE
La domanda di ammissione deve essere redatta esclusivamente nel modello fornito dall’Ente gestore (Tel.: 041
420349 - sito: www.olivotti.org) e dovrà pervenire entro e non oltre il 24/03/2007 (Fax: 041 421007 - email: [email protected])
OBIETTIVO DEL CORSO
Qualificare personale che intende operare nel settore
della lavorazione del legno: lavori di falegnameria, manutenzione di mobili e altri oggetti in legno, restauro di
mobili antichi, in modo che alla fine del percorso formativo sia possibile un recupero sociale e un adeguato inserimento professionale nelle aziende.
SELEZIONE
Le selezioni verranno effettuate nei giorni 28 e 29 marzo 2007 su appuntamento della Segreteria.
DESTINATARI
12 tossicodipendenti
SEDE DEL CORSO
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE
Il corso è completamente gratuito in quanto approvato
dalla Regione Veneto e finanziato dal Fondo Sociale
Europeo.
Agli allievi verrà fornito gratuitamente tutto il materiale
didattico necessario e i pasti.
E’ prevista una borsa di studio pari a
3,00 lordi/ora
(frequenza min. 70% monte ore).
Giuseppe Olivotti s.c.s.
MIRA (VE) - Via Nazionale, 57
ARINO di DOLO (VE) – Via Arino, 26/A int. 1
DURATA DEL CORSO
N. 400 ore (Teoria/Pratica: 270 Stage: 130)
Data di inizio corso 11 aprile 2007
Data di fine corso 29 giugno 2007
Il corso si svolge a tempo pieno: 8 ore al giorno.
Lo stage avrà un orario uniforme agli orari delle
imprese che ospitano gli allievi.
ESAMI DI QUALIFICA
Il corso si concluderà con un esame il cui superamento
prevede il rilascio di un attestato di qualifica riconosciuto
nei Paesi dell’Unione Europea.
REQUISITI PER L’AMMISSIONE
Per l’accesso al corso gli allievi devono possedere i seguenti requisiti:
Età superiore ai 18 anni
Diploma di Scuola Media Inferiore
Disoccupazione
Se straniero, permesso di soggiorno in regola.
Per informazioni: GIUSEPPE OLIVOTTI s.c.s. - CENTRO STUDI - Via Nazionale, 57 - MIRA (VE)
Tel.: 041 420349 (Lun-Ven: dalle 10.00 alle 12.00)
Fax: 041 421007
E-mail: [email protected]
www.olivotti.org
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PROGETTI ASSOCIAZIONE INCONTRO E PRESENZA
P
R
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Al pozzo
di Sicar
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In un mondo sempre
più s o f f o c a t o d a
pretese, insicurezze,
violenza e s o l i t u d i
ne, come Associazioni
di Volontariato, di
Promozione Sociale e
famiglie cristiane
abbiamo spesso r i
flettuto sul valore
delle relazioni umane,
sulla pratica d e l l ' a c
coglienza e dell'ospi
talità.
T
T
O
•
Nelle esperienze di accoglienza temporanea di
bambini e adolescenti, abbiamo sperimentato che
c'è più gioia nel dare che nel ricevere..
Da qui è partita la riflessione che ci ha condotto a
diventare Casa Famiglia per bambini in difficoltà,
senza che vi sia alcuna discriminazione di razza, di
lingua e di religione, grati solamente di poter un po'
contraccambiare l'amore che abbiamo ricevuto, con
riconoscenza, rispetto e attenzione.
Ci rendiamo conto infatti che accogliere un bambino
non è solo una questione di cuore, ma di comprensione e di attenta analisi delle situazioni che ha vissuto, che vive, rispettosi delle relazioni importanti
che ancora sussistono.
Da qui è nata anche l’esigenza di collaborare con
professionisti del settore, e in sinergia coi Servizi che
si occupano della tutela dei minori, poiché ci prefiggiamo non solo una azione terapeutica rispetto ai
vissuti del bambino, ma soprattutto educativa, percorrendo con lui un pezzo di vita, offrendo a lui e,
se possibile, alla sua famiglia un piccolo, ma sicuro,
porto da cui poter una volta ristabilite le condizioni socio-affettive, riprendere il largo.
OBIETTIVI
E FINALITA’ GENERALI
La Casa Famiglia Sicar ha come finalità
l’accoglienza di minori (0-12) in d i f f i
coltà e di promozione sociale della
famiglia in Italia e all’Estero.
Nello specifico si propone di:
Accogliere minori (bambini/ragazzi in situazioni problematiche, di abbandono, di disagio, negligenza parentale, e inadeguatezza
nella cura da parte dei genitori) in affido attraverso la modalità della “Casa Famiglia” (v. L.R. 15/12/1982, n. 55 e succ. Regolamento Regionale 17/12/1984 n. 8 e L.R.
22/02/1999, n. 7 – art. 58) in un ambiente
domestico e familiare, dove la prima attenzione è la cura delle relazioni interpersonali.
•
Favorire una crescita dei piccoli anche se per
periodi limitati di tempo, quando i loro genitori non sono in grado di occuparsi di loro.
La modalità primaria per il raggiungimento
dell’obiettivo è quella dell’ “affido famiglia
re” (v. L. 4 maggio 1983, n. 184 e L. 28
marzo 2001, n. 149).
•
Accogliere e/o eventualmente accompagnare la famiglia d’origine tenendo conto delle
indicazioni previste dalle istituzioni invianti;
•
Promuovere la formazione e l’integrazione
dei nuclei famigliari nel territorio.
.
MODALITA’
La Casa Sicar, è organizzata sul modello familiare
e, attraverso relazioni ben individualizzate di tipo
parentale, si propone di accogliere minori (età 0-12
anni) per favorirne la crescita fisica, psichica
(emotiva, affettiva, relazionale) e spirituale in vista
del loro eventuale rientro in famiglia o presso altra
struttura ritenuta idonea.
Questo obiettivo sarà perseguito attraverso:
10
TESTIMONIANZE
•
•
•
•
PROGETTI ASSOCIAZIONE INCONTRO E PRESENZA
la costituzione di una équipe, formata dalla famiglia residente, i consulenti e i volontari che aderiscono al progetto;
la collaborazione con le Istituzioni o Enti
preposti alla tutela dei minori in difficoltà
(assistenti sociali dei Comuni, Centri per
l’affido, Magistratura minorile, ecc.);
la verifica della condizione sanitaria e
psicologica del minore da parte dei consulenti e professionisti della casa famiglia;
La definizione delle fasi di accompagnamento familiare, scolastico, inserimento in
gruppi sportivi e d’animazione.
•
•
•
impianti, ecc.)
medico/psichiatra,
Gruppo di famiglie volontarie formate
a supporto dell’accoglienza.
referente per le attività di volontariato.
All’interno della casa vi sono i seguenti spazi comuni:
•
ambienti per attività ricreative
•
ambienti per lo studio
•
ambienti per la refezione comune
All’interno della casa vi sono spazi privati:
•
camerette (max 3 letti per stanza) con
servizi interni;
•
stanza per l’accoglienza e i servizi di
segreteria
È garantita la pulizia giornaliera degli ambienti
e degli strumenti.
L’affidamento familiare temporaneo può realizzarsi:
•
con il consenso dei genitori, tramite gli organi competenti;
•
con il provvedimento del Tribunale per i
minorenni.
L’affido può essere di tipo:
•
diurno: qualche ora al giorno; per i fine
settimana; per la vacanze;
•
residenziale: il bambino o ragazzo, vive
stabilmente nella casa famiglia per un periodo di tempo prestabilito.
Presentazione delle realtà coinvolte
L’associazione “Incontro e Presenza” nasce nel
1992 grazie ad un gruppo di volontari disponibili all’accoglienza di persone con marginalità
sociale, tossicodipendenti, carcerati, senza fissa
dimora e immigrati.
Sviluppatasi negli anni, collabora fin dalla sua
nascita con la Cooperativa G. Olivotti – Mira
(Ve), nell’attuazione dei programmi educativi e
culturali a favore degli ospiti della Comunità Terapeutica, nell’accompagnamento degli inserimenti lavorativi, nell’ideazione e gestione di progetti in Italia e all’Estero a favore degli adulti
significativi, delle famiglie e dei minori.Riferimenti e contatti.
Il bambino/a è accolto presso la famiglia previa
valutazione, secondo il protocollo d’ingresso stabilito dalla casa famiglia, delle condizioni generali e
delle caratteristiche particolari del bambino/a, della sua famiglia, e delle esigenze della Casa famiglia Sicar in quel determinato momento.
L’affido temporaneo serve:
•
al minore per un sostegno in un ambiente affettivo, educativo ed accogliente;
•
alla sua famiglia d’origine, per riorganizzare
le proprie risorse e rimuovere gli ostacoli che
impediscono la piena realizzazione delle funzioni educative.
•
alla famiglia o comunità-famiglia affidataria,
per una esperienza di condivisione e maturazione affettiva Casa Famiglia
Ente gestore:
Associazione “Incontro e Presenza”
Lazzaretto Monica
Via Nazionale, 56 – 30034 Mira (Ve)
Tel. 041.420113 – fax. 041.421007
e-mail: [email protected]
L’affido si svolgerà all’interno della casa famiglia
Sicar.
Vi operano le seguenti figure:
•
famiglia residente (madre, padre, figli);
•
psicologo/psicoterapeuta,
•
addetti alla manutenzione ordinaria
dell’edificio (giardino, pulizia ambienti,
11
CONVEGNI
Conferenza dei Sindaci
ULSS 16 di Padova
USP di Padova
Cooperativa G. Olivotti
ADOLESCENZA E TRASGRESSIONE
LA TUTELA DEI MINORI
16 MARZO 2007 H.8.45
SEDE:
ITIS “Severi” Padova, via Pettinati 46
SALUTO AUTORITÀ
Claudio
Fortunato
Andrea
Tina
Sinigaglia
Rao
Vendramin
Ceccarelli
- Assessore Servizi Sociali Comune di Padova,
- Direttore Generale Ulss 16 di Padova
- Primario Sert ULSS 16 di Padova
- Presidente Agenzia Territoriale per le tossicodipendenze
Introduce e coordina
Franco Venturella - Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale
Essere la rete per i trapezisti
Monica Lazzaretto – Centro Studi “G. Olivotti s.c.s.” – Mira
La scuola che promuove benessere
Gianna Miola, Dirigente area 1 Ufficio Scolastico Regionale
del Veneto Responsabilità del D.S. e rapporti con l’Autorità
Giudiziaria
Graziana Campanato, Consigliere presso la Corte di Cassa
zione, già Presidente del Tribunale dei Minori di Venezia
Garantire il contesto: il dirigente scolastico tra adempimenti
di governo e ruolo educativo
Graziano Bellio - Primario Sert ULSS 8 di Castelfranco
Coordina il dibattito
Chiara Forcella – Sert ULSS 16 di Padova
Progetto regionale finanziato dalla Giunta Regionale a valere sul Fondo regionale di intervento per la Lotta alla Droga.
Triennio 2006/2008
Segreteria organizzativa: CENTRO STUDI G. OLIVOTTI s.c.s.- MIRA (VE) - Tel. 041 420349 – Fax: 041 421007 [email protected]
12
CONVEGNI
Anno partecipato i relatori:
Terra lasciata e terra trovata: l’esperienza
del’immigrazione
Dott.ssa Raluca Lazarovisci-Minalcu - goprnaòsta e media
trice linguistico culturale del Programma di integrazione
sociale e scolastica degli immigrati
Modelli di integrazione: uno sguardo alle politiche
europee e nazionali
Avv. Marco Ferrero - Fondazione Zancan Pd - Master im
migra zione Università Ve
Estraneità, cittadinanza marginale, costruzione civica:
possibilità e scelte Prof. Luigi Gui, Università di Trieste
Politiche e Azioni regionali in materia di Immigrazione
Dott. Oscar De Bono, Assessore Regionale flussi migratori
Politica e ascolto per preparare un futuro di
con-cittadinanza
Quale prassi essenziale condivisa per un futuro di
convivenza multietnica e multireli giosa?
P. Bartolomeo Sorge - gesuita
Conclusioni
Dott. Bruno Pigozzo - Presidente Conferenza dei Sindaci
Ulss 13
Introduce e modera Dott.ssa Monica Lazzaretto
Responsabile Centro Studi G.Olivotti s.c.s. Mira Ve
13
Lunedi’ 26 febbraio 2007 nei locali
della Filanda Romanin-Jacur di Salzano ( Ve) si è tenuto un convegno
sui temi dell’immigrazione in particolare sulla Cittadinanza anzi sulla
Con-cittadinanza: il futuro fa la differenza. L’iniziativa organizzata dalla Coop.Olivotti con il contributo della regione Veneto, della Conferenza
dei Sindaci, l’ASL 13 aveva lo scopo
di fare il punto sulle attività ed iniziative messe in atto nel territorio
per favorire una reale integrazione
dei cittadini immigrati ed in particolare l’utilizzo dei mediatori linguistico-culturali e di operatori qualificati
per garantire l’accesso ai servizi,
alle informazioni e alle opportunità
offerte dal territorio.
Erano presenti una cinquantina di
persone; docenti, personale ASL,
provinciale e degli enti locali, rappresentanti delle istituzioni del territorio del Mirese e Miranese. Il convegno è stato pensato per riflettere
insieme
su
alcuni
aspetti
dell’immigrazione specie quella femminile che avviene quotidianamente
CONVEGNO
sul nostro territorio.
Già da alcuni anni varie istituzioni pubbliche e
private operano per rispondere alle esigenze più
immediate di tante donne e minori. Dopo i saluti di
benvenuto sono iniziati i lavori con gli interventi di
Raluca Lazarovici-Mihalcu, giornalista e mediatrice
culturale che ha parlato della sua storia di donna
immigrata, di integrazione sociale e scolastica. Nella sua relazione ha parlato sul tema di “Terra lasciata e terra trovata: l’esperienza di una immigrazione dove ha cercato di portare la sue esperienze
e riflessioni.
E’ partita da una metafora che ben sintetizza
l’argomento …l’uomo è come il seme di erba…
non si sa mai dove lo porti il vento del destino e dove prenderà radici…… e dei migranti ….” non c’è
grande differenza tra chi migra tra un continente
all’altro e chi invece migra tra una città all’altra,
oppure tra un quartiere all’altro e all’interno della
stessa città. Partire significa ricominciare,rinascere
oppure continuare per migliorarsi. A volte il presente non soddisfa e allora si va altrove.
C’è il rischio sempre, ma l’uomo cerca ,ricerca
sempre la felicità: dopo essere partiti dal proprio
paese e finalmente essere arrivati in una terra nuova occorre vivere anzi sopravvivere ai pericoli non
sono mai finiti né i problemi . La mediazione culturale può aiutare a creare un unico tessuto sociale
dove si vedranno le differenze ma dove ci sarà un
solo focolare dove tutti possono sedersi e raccontare se stessi.
Marco Ferrero della fondazione Zancan di Padova ha invece affrontato i modelli di integrazione
con lo sguardo rivolto alle politiche europee e nazionali. Ci sono vari modelli : quello politico liberale,
della cittadinanza multiculturale,quello massimalista,
del Corporale multiculturalism. Tra i modelli politici
di multiculturalismo ricordiamo: quello anglosassone,
francese,tedesco e mediterraneo.
Occorre invece preparare un futuro di concittadinanza con una prassi essenziale di convivenza
multietnica e multireligiosa come sostiene Padre
Bartolomeo Sorge. Il Papa Giovanni Paolo II aveva
già richiamato “ gli uomini a rendersi conto che si è
legati da un comune destino da costruire insieme
se si vuole evitare la catastrofe di tutti”. Il fenomeno
migratorio è un aspetto strutturale della società
mondiale e occorre vederlo come opportunità e
non come problema perché sono persone che hanno
bisogno di aiuto, ma anche elementi che possono
dare un contributo notevole all’economia del paese
che li ospita.
Occorre perciò ripensare al fenomeno migratorio
come ad un cammino che avviene in tre fasi da
percorrere insieme sia come ospitanti che come mi-
Ass: prov. R.Zanutel - p.Bartolomeo Sorge
Dott. Monica Lazzaretto Pres. Conferenza Sindaci B. Pigozzo
granti: prima tappa, dal rifiuto all’accoglienza per
il riequilibrio demografico della popolazione, per il
lavoro e per il rafforzamento della natura culturale,morale e religiosa che aiuterebbe a rafforzare la
stabilità nella diversità,elemento fondamentale nella nuova società interculturale e interreligiosa.
Occorre passare dal rifiuto all’accoglienza cioè
al vivere insieme nel rispetto delle differenze e orientando i flussi in modo legale. Seconda tappa è
quella di passare dall’accoglienza all’integrazione
sociale e culturale. Nessuno nasconde le difficoltà, le
incertezze,le domande che sono presenti in questi
anni.
Occorre evitare lo scontro sia sul piano culturale
che religioso, ma scoprire il segreto di ognuno e aprirsi verso gli altri accogliendo gli aspetti validi,
utili ad una maggiore conoscenza di ogni uomo.Si
14
TESTIMONIANZE
tratta di andare oltre al concetto di tolleranza ,ma
creare nuovi legami sociali basati sul dialogo,
sull’incontro e sul rispetto.La terza tappa consiste
nel passare dall’integrazione socio-culturale alla
cittadinanza anzi alla con-cittadinanza.
Come per ogni nostra pubblicazione abbiamo
chiesto ai ragazzi di sviluppare un tema.
La domanda che abbiamo posto è stata:
“Dopo l’esperienza di comunità ci si trova ad incontrare una società che ha dei vincoli (ovvero
che crea problemi) ma che ha anche delle risorse
(ovvero che dà ad ognuno delle opportunità).
Alla luce della tua esperienza, quale immagini
possa essere il tuo rapporto con la realtà esterna
in cui ritornerai a vivere? Che cosa speri? Che cosa temi?”
Ripensando un po’ ai miei progetti futuri e presenti potrei sicuramente scrivere diverse cosette,
sia argomenti concretamente reali, sia progetti
dettati un po’ dalla fantasia, dato che
quest’ultima certo non mi manca. Ma per non dilungarmi troppo è per venire al concetto che voglio esprimere vi elencherò qualche progetto in
ordine di importanza.
1- Non appena sarò fuori dalla comunità le mie
energie saranno assolutamente indirizzate alla
ricerca quotidiana di benessere, di salute e di
pace, intendo: quindi essere costantemente in
armonia con tutto quello che mi circonda, trovare
la pace con me stesso e stare bene.
2- L’altro progetto che cercherò di realizzare, al
più presto sarà quello di trovarmi un lavoro piacevole, che mi dia soddisfazione da tutti i punti
di vista, che sia gratificante a livello personale
oltre che economico.
3- Al terzo posto sono convinto che per essere
completo avrò bisogno di una compagna, una
ragazza che mi dia dei figli oltre che mi dia ciò
che ho sempre ricercato in maniera ossessiva e
cioè: amore. Con lei condividerò gioie e dolori
della vita di ogni giorno, spero sappia accettarmi per quello che sono e non per che vogliono gli
altri.
4- E non per ultimo desiderò riordinare ed arredare la mia casa, così da poter portarmi avanti i
miei progetti.
Occorre evitare la costruzione di ghetti sia culturali
che fisici. E’ necessario elaborare perciò una cultura
nuova, che Padre Bartolomeo Sorge chiama neopersonalismo solidale, dove si costruisce una solidaAss. Provinciale Rita Zanutel
- p:Bartolomeo Sorge
rietà e una responsabilita’personale e sociale per
fondare insieme un progetto comune di convivenza.
Nessuno da solo può modificare la cultura dominante, ma ognuno di noi può contribuire per avviare
un futuro di convivenza multietnica e multireligiosa,
basato sul rispetto dei diritti di tutti gli uomini.
Andrea Z
Intervento dell’Assessore Provinciale R. Zanutel
15
TESTIMONIANZE
era egoismo per la mia stessa persona: evitando di
esprimere i miei sentimenti mi chiudevo nel mio guscio
fatto di paure.
Oggi il mio futuro lo vedo, lo sento dentro; posso
sentire gli odori, ascoltare il fruscio del vento, sentirmi vivo, guardare negli occhi una persona, percepire
le sue emozioni e ascoltare le mie dentro.
Non chiedo un futuro migliore dopo la comunità
ma sicuramente lo pretendo, dopo che la vita stessa
mi sta offrendo la possibilità di una vita migliore e
dire alle persone a me care ”Ti voglio bene”.
Salvatore
Dopo aver trascorso oltre vent’anni della mia vita in
“simbiosi “con l’eroina, che a torto consideravo un vizio
e non un grave problema, mi sono reso conto che dovevo rivedere buona parte del mio modo di pensare e
quindi di agire.
Naturalmente questo mio “ravvedimento” ha una
causa: la separazione da mia moglie e da mio figlio,
il carcere e una buona dose di malessere interiore.
Per la prima volta nella mia vita ho ammesso di
aver bisogno d’aiuto e ho deciso d’intraprendere un
programma terapeutico.
Per tentare questo mio cambiamento ho lasciato
lavoro, parenti e amici, perfino la mia regione. A desso, da circa 20 mesi, sono in comunità e la strada è
in salita più che mai perché il lavoro che devo fare su
me stesso è molto più difficile di quanto avessi mai
potuto immaginare.
E’ molto difficile invertire o addirittura azzerare le
modalità con le quali ho sempre affrontato la vita, ma
cerco di andare avanti per poter arrivare ad un equilibrio che mi consenta una qualità di vita migliore,
soprattutto libera da pericolose e inutili dipendenze
come quella dell’eroina.
Il mio futuro, dopo la comunità, posso solo immaginarlo.
Non è molto diverso dal passato: una compagna, il
lavoro, gli amici, (un figlio da cercare di riavvicinare),
fare la spesa, pagare le bollette, l’affitto, andare
ogni tanto al cinema o in pizzeria e tanto altro.
In questo mio futuro, per adesso immaginario e
molto simile al passato, c’è qualcosa che può renderlo
speciale: chiedere aiuto alle persone ogni volta che mi
accorgo di non potercela fare,in modo da non chiedere più aiuto all’eroina.
Questo è per me il futuro dopo la comunità, una
grande conquista ancora da fare.
Raffaele
Casa Pagnano
Sono arrivato qui in comunità perché, tra tutte le
esperienze che ho voluto provare, si stava presentando quella del carcere, che di certo non mi allettava. Non di certo perché avessi bisogno di aiuto, pensavo, il tossico non ero io ma quelli che non riuscivano
a capire il mio mondo.
L’orgoglio non mi faceva sentire l’amaro della
mia realtà e cosa avevo lasciato e creato a me e a
chi mi stava intorno: la mia famiglia, la mia ragazza
e le poche persone che, a poco a poco,erano scomparse ritrovandomi solo con le mie paranoie. L
a
realtà che ho riscoperto qui è fatta di fatica e soddisfazioni per le piccole cose, senza ricercare lontano
quello che sta dentro di noi.
Sto scoprendo cosa significa avere dei rapporti
con le persone, veri e non di comodo, leali per non
dover restare nell’ombra, come da troppo tempo
ero abituato fare. Sto riscoprendo me stesso ed è
una vera e propria rinascita interiore. Questo mi da
la forza di andare avanti.
Non ho grandi progetti per il futuro se non quello
D
a ragazzino, iniziando a fare uso di sostanze, pensavo che mi potevo permettere delle piccole e innocenti evasioni. Non è stato così purtroppo. La mia vita
ha preso una piega inconcludente nel rapportarmi con
il mondo esterno. Il mio mondo è stato quello delle
ipocrisie, dell’ opportunismo e della malvagità.
Era il mondo della droga. Oggi mi trovo in comunità e, lavorando insieme agli operatori ed i ragazzi
sulla mia storia, vedo la mia vita scorrermi come un
film.
Emergono dentro me emozioni forti, magari le stesse che prima anestetizzavo con le sostanze per non
viverle perché trovavo, provavo insicurezza; forse
16
TESTIMONIANZE
di riportare all’esterno ciò che sto scoprendo e di
mettermi in gioco in maniera nuova,cogliere le occasioni che si presenteranno e costruirmi nuove amicizie.
Il mio futuro dopo la comunità? Vorrei avere la
possibilità di trovarmi un lavoro non più in una fabbrica ma che sia una impresa messa in piedi tutta da
me per poter essere orgoglioso di me stesso.
Prima, anche se avessi avuto la possibilità, facendo uso di sostanze non sarei stato in grado di prendermi una responsabilità per poter realizzare un
progetto.
Diego
Così, quando finii di scontare la pena, mi trovai
un lavoro e non toccai più alcun tipo di sostanza. Il
bambino lo teneva la mia ex moglie e mi permetteva di andarlo a prendere il fine settimana, ma siccome essa faceva ancora uso di sostanze, e le spacciava, un bel giorno venne arrestata ed il piccolo
venne ad abitare con me. Da solo non potevo andare avanti con il lavoro e con il bambino così chiesi
aiuto a mia madre che accettò di ospitarci nella sua
casa.
Dovetti trasferirmi dalla provincia di Padova a
quella di Venezia e ricominciare a trovarmi un lavoro, non potendo più lavorare nella ditta dove ero
occupato per via della distanza.
Roberto
Sono le 20 e
padre Andrea ci comunica che riparte
il giornalino del 2007, tema ”il futuro dopo la comunità”. Sarebbe molto facile e scontato scrivere che
per il mio futuro vorrei trovare una ragazza, sposarmi, avere una famiglia, prendere in mano con serietà
e responsabilità l’attività che divido con un amico e
sicuramente avere, come finale, dei bei rapporti
nuovi con persone sane ed oneste.
Questo mi sembra il progetto che tutte le persone
che hanno fatto un programma come me in comunità
vorrebbero realizzare.
Devo confessare che nell’ultimo periodo faccio
spesso dei sogni che riguardano il mio futuro, ma non
sono proprio così ottimisti e questo al mattino mi da
un po’ di tristezza.
Come me la faccio passare? Condividendo con i
ragazzi e penso che sia proprio questo quello che
voglio dal futuro.
Oltre alle cose normali che uno vuole avere, una
famiglia, un lavoro, per me è importante avere delle
persone con cui possa sentirmi libero di parlare di
come sto, di cosa sento ecc. Ed è proprio qui in comunità che ho imparato a parlare, a fidarmi, a parlare
dei miei problemi, delle mie paure, della mia vergogna a riconoscerle e comunque a lavorarci sopra.
So che questo mi fa stare bene e so che così non
sarò più solo; ma so che ci saranno persone e frati
disposti ad ascoltarmi ed aiutarmi nei vari momenti
belli o brutti che siano.
Franco
Dopo la comunità, vorrei trovarmi un lavoro nuovo
Terzo reparto, luogo di lavoro dei residenti
in comunità a Mira
rispetto a quello che facevo prima, che sarebbe
quello di ritornare a lavorare in fabbrica, anche
perché non sono stato licenziato poichè il mio datore
di lavoro mi ha dato la possibilità di riprendere il
mio posto mettendomi in aspettativa.
Quindi il mio lavoro potrei riprenderlo quando
voglio, anche perché in fabbrica ho lavorato per
ben 17 anni. Ma ho tante capacità sul lavoro, perché ho fatto tanti altri lavori; lavorando in fabbrica
e facendo i turni, avevo la possibilità, dopo 8 ore,
di lavoro, di fare qualche altro lavoro che imparavo
da quelli che erano capaci così sono andato ad aiutare un mio amico che aveva l’impresa di imbianchino; a me piaceva farlo e mi aveva fatto anche la
proposta se mi andava di prendere in mano la sua
Mi chiamo
Roberto ed ho avuto un passato assai
burrascoso tra rapine, tossicodipendenza e carcere.
Nell’ultimo arresto però qualcosa era cambiato dentro di me.
Ero stanco di quella vita e poi mi era nato un figlio da pochi mesi e quella creatura mi ha fatto decidere di tagliare con il passato e pensare ad un
futuro per me e per lui.
17
TESTIMONIANZE
impresa, perché a lui mancavano pochi anni per
andare in pensione.
Devo dire che a me sarebbe piaciuto avere
un’impresa tutta per me. Adesso che a volte ci penso,
da lucido, io stesso vedo quanti sbagli ho fatto, sempre per colpa della droga che non riuscivo a prendere una decisione e come tanti altri lavori che mi
venivano fatte delle proposte perché io alla gente
che conoscevo ispiravo una certa fiducia.
Ma non è detto che non potrei farcela, visto che
nella mia vita il Signore mi ha dato un’altra possibi-
avevo lasciato all’ingresso nel programma.
Nell’ultima fase del rientro avevo orientato i miei
interessi lavorativi nel sociale grazie all’esperienza
maturata in c.t. azzerando la mia precedente occupazione, che non riconoscevo più professionalmente.
Spostare il baricentro e gli interessi in un campo
complesso, come lo è il “sociale”, in qualche modo mi
stimolava, così come mi imponeva dubbi, perplessità
e tutta una serie di interrogativi, che in qualche modo mi rimbalzavano come stimoli.
Ho fortemente indirizzato le mie energie in campo psichiatrico, nell’assistenza e grazie all’allora direttore del rientro,sono stato messo in contatto con
una cooperativa sociale di Pordenone, che formava
operatori di base per strutture”casa famiglia”.
Avevo mantenuto a Udine, oltre a dei rapporti
socialmente sani anche una casa in affitto, che avevo
dato in comodato ad un amico che mi seguiva nei
gruppi di Mira e questo sicuramente è stato la molla
per un inserimento meno difficoltoso.
Perchè ritengo oggi, come allora che debbano
sussistere delle basi solide su cui ricostruire una vita,
che in qualche modo,si è perduta, strada facendo.
Quindi un lavoro che sappia dare stimoli e motivazioni, una casa da dividere e condividere e dei
rapporti affettivi e interpersonali atti alla crescita e
la susseguente maturazione di sé e con gli altri. Le
difficoltà iniziali(e non solo) seppure abbiano avuto
un peso rilevante, mi hanno permesso di sperimentare le fatiche e quei valori che sono stati i capisaldi
del programma:
Onestà, chiarezza e responsabilità, che possono
essere parole ma che tradotte nella realtà, sono fatica, dedizione, volontà, umiltà e coraggio di vivere,
dimenticando il passato o facendone un uso di insegnamento.
Per molti anni questi sono stati i valori fondamentali che hanno fatto da molla e da traino.
Adesso riguardando nella mia storia, non rinnego
gli aspetti positivi, le fatiche, le condivisioni che mi
hanno fatto crescere come uomo, ridandomi una identità sociale ed occupazionale che a tutt’oggi rifarei, pronto quando sarà il momento di rimettermi in
gioco ripartendo con umiltà, come ho fatto in passato. Con una spinta maggiore quando ribadisco:
“Mi sarò riappropriato,con responsabilità, della mia
vita”. Credo che questa sia una scelta coerente e
giustificata, oltre che profondamente motivata.
Anche se, non escludo altri aspetti o opportunità
che la vita può propormi o propiziarmi. Qualunque
esso sia, il mio futuro, di sicuro so che sarà socialmente utile a me e, di rimando, agli altri.
Casa rossa Mira “Olivotti”
lità e quindi non è mai troppo tardi per incominciare; basta avere un pò di fede e crederci in quello
che fai, anche perché io vorrei tanto che un domani i
miei due figli fossero contenti di suo padre, anche se
nella vita ha fatto degli sbagli. Nella vita chi non
fa degli sbagli? Penso proprio che nessuno al mondo
non possa sbagliare, perché tutti possono sbagliare.
Devo dire che solo avendo fatto degli sbagli posso avere capito come si deve continuare un domani,
senza più ricadere nei stessi errori.
Ho capito le difficoltà che avevo prima fuori solamente qui in comunità e direi che dalla comunità
posso dire che un domani mi porterò
fuori le basi per un futuro migliore.
Marco C.
Sono alla mia seconda comunità, la prima tra il periodo tra il 1989 e il 1993 comprendente le tre fasi
del programma: accoglienza, comunità e rientro.
Di conseguenza ho avuto modo di sperimentarmi
al di fuori, partendo da: Punto e a Capo. Avevo espresso la volontà di tornare a vivere nella città adottiva (Udine) e rinsaldare quei rapporti sociali che
18
TESTIMONIANZE
Parco casa Olivotti Mira
Altrimenti, mancando di requisiti fondamentali,
cadrebbero dentro di me quegli stimoli necessari,
per mettersi seriamente in gioco.
A mio avviso è importante credere in ciò che si
fa, altrimenti tutto con il tempo perde di importanza,
e si riduce in una semplice povertà, atta solo a spegnersi, cosa che la vita stessa, ci insegna a tenere
viva e accesa.
Marco D. S.
Mi chiamo Luca e ho
29 anni, la mia città è Milano dove ho sempre vissuto. Dopo la separazione
dei miei genitori, ho iniziato ad avere dei gravi problemi che si sono manifestati sulla mia psiche e sul
mio fisico.
Ritengo di aver passato un’infanzia anormale
tempestata di sofferenze. Da ragazzino ho cominciato a bere alcol ed a fare uso di droghe”leggere”
nonostante prendessi dei farmaci per curare i miei
disturbi di natura psicosomatica. All’età di 17 anni
ho cominciato a fare uso di sostanze più pesanti alle
quali non ho mai dato il giusto peso. Dopo molti ricoveri in psichiatria e dopo essere stato in una comunità nel lodigiano, sono stato ricoverato al Parco dei
Tigli a Padova e, dimesso, sono entrato all’Olivotti.
Ho portato a termine con fatiche, gioie e dolori
questo programma e terminata la fase del rientro
sono uscito nell’aprile del 2004. Purtroppo non sono
riuscito a rimanere lontano dalle sostanze. Ho abitato a Dolo per circa sei mesi con un altro ragazzo e
dopo mi sono trasferito a Verona, città dove sono
nato.
19
Ho riallacciato vecchie amicizie e vecchi rapporti
tornando nel solito giro vizioso e nelle solite compagnie.Volevo tenere sotto controllo la situazione ma la
posta in gioco era molto alta: c’era di mezzo la mia
vita e la mia ricaduta nell’alcol e nelle sostanze.
Mi sono ritrovato a vivere le stesse identiche esperienze del passato e non volevo credere di aver
buttato via tre anni e mezzo di sacrifici in comunità.
Purtroppo questa è la cruda realtà e adesso mi sto
dando un’altra possibilità grazie all’aiuto di padre
Olindo della comunità.
Da quattro mesi sono a Pagnano e devo dire
che, rispetto a quando sono arrivato, mi sento molto
meglio e più sicuro di me. Sicuramente ancora una
volta mi trovo ad affrontare problemi che riguardano il mio futuro fuori della comunità. Una cosa che ho
ben chiara e che voglio fare è quella di tornare a
vivere a Milano, nella mia città.
Nella scorsa esperienza ho capito di aver sbagliato a non tornarci subito, perché è importante
mettere radici in un luogo che senti tuo e nel quale
desideri impostare la tua vita.
Penso che una cosa fondamentale sia credere in
quello che si sta facendo e che si sta costruendo per
una vita futura.Ho capito che dovrò comunque mantenere dei rapporti con questa cooperativa e chiedere aiuto nei momenti difficili condividendo i miei
problemi, solo così potrò affrontare il mio futuro in
maniera chiara, onesta e responsabile. Forza Luca, è
arrivato il momento di credere in te stesso!
Luca M.
I ragazzi augurano ai frati, agli
peratori ed ai volontari una
o-
L’ANGOLO DELLA POSTA
cappuccini e dagli operatori della Comunità.
Dopo un passato problematico fatto di ansie, di
sofferenze e di paure, ho ritrovato la mia identità,
la dignità, la serenità.
Al figlio, attraverso il programma terapeutico
svolto appunto in Comunità, sono stati trasmessi i
valori della vita: chiarezza, rispetto, responsabilità
e sincerità. Oggi è autonomo, è impegnato nel lavoro in modo soddisfacente.
Ogni ragazzo deve vivere la propria vita con
dignità, nessun altro può farlo per lui, assumersi le
proprie responsabilità, esporsi in prima persona e
fronteggiare gli imprevisti, tollerare le proprie frustrazioni.
L’attuale rapporto col figlio è fondato
nell’affetto reciproco, nel dialogo e nella sincerità
di due persone consapevoli.
Spero abbia la forza e il coraggio di affrontare
e superare le possibili e inevitabili difficoltà che la
vita riserva.
Temo che la società moderna, e soprattutto i giovani e gli adolescenti, sottovalutino la gravità del
problema dell’alcolismo, della droga e la conseguente dipendenza, perché convinti che “ così fan
tutti”.
Milvia
Sono una madre che ha avuto un figlio in comunità.
Al termine del programma terapeutico, i ragazzi
entrano nel mondo esterno dove la realtà è molto
diversa: la società è sempre più confusa, caotica
sotto ogni profilo, dovrebbe dare un buon esempio;
c’è bisogno del dialogo che oggi manca.
Viviamo nell’individualismo, sotto la pressione del
dover apparire per farci notare, del dover dimostrarci di più, sempre di più per garantire il massimo
delle proprie azioni.
Nella nostra società c’è anche positività però: ci
sono delle risorse che danno ad ognuno delle opportunità.
Ad esempio donare il proprio tempo agli altri, a
chi ha bisogno di aiuto; donare aiuta a superare la
fragilità, accresce la soddisfazione e dà un senso
pieno alla vita.
Assaporare le piccole cose, ma che diventano
grandi perchè riempiono il cuore e danno una gratificazione immensa. Amare la natura rispettando
l’ambiente in cui si vive per poter creare un mondo
migliore, più sano e più civile.
Ora vorrei appunto portare a conoscenza la mia
esperienza vissuta durante questi anni.
Partecipo con vivo interesse e costante impegno
ai vari gruppi di genitori organizzati dai frati
… NON AVER PAURA
Innumerevoli dubbi dentro
le tenebre
Avvolgono l’universo;
ma, in mezzo a esse, oltre il dubbio,
Abita la speranza.
Tempesta di parole,
Polvere di discussioni
Impauriscono l’intelligenza cieca;
ma se c’è la fiducia dentro,
Non c’è da aver paura.
Mille pericoli sulle vie del mondo
Vagano con la forza dell’uragano;
ma in mezzo
C’è la tranquillità della terra,
L’eterna vitalità della natura.
R.Tagore
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