Medicina preventiva Il veterinario e la prevenzione

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Medicina preventiva Il veterinario e la prevenzione
ISSN 1825-3253
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settimanale d’informazione professionale per il veterinario - 3 febbraio 2010
Medicina preventiva
Il veterinario
e la prevenzione
A Torino l’attenzione è
puntata sulle malattie
da prioni
L’Izs di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
(IzsPLVA) ha ospitato presso la propria sala
conferenze il XIII convegno degli Istituti
zooprofilattici sperimentali sulle
encefalopatie spongiformi animali.
L
a prevenzione è un concetto ormai acquisito dai
medici veterinari nel campo delle malattie contagiose, in rapporto sia alla loro individuazione (visita
dopo l’acquisto), sia alla protezione degli animali
(protocolli vaccinali e antiparassitari). Tuttavia, in
altri ambiti più legati al concetto di “benessere” e
meno a quello di “malattia” quali la nutrizione e il
comportamento, la prevenzione riveste talvolta
un’importanza inferiore, sebbene questi aspetti possano influenzare sensibilmente la salute degli animali da compagnia.
Pagg.12-14
■ Patologia della riproduzione
© Stephan Mahler
© IKO - Fotolia.com
Lo pseudoermafroditismo
può passare
inosservato
Pagg. 22-25
La Finanziaria e le
“mille proroghe” Pagg. 30-31
■ FILIERE
Le malattie virali
al centro del congresso
della Wvpa
Al centro del giornale
La Settimana Veterinaria è
anche on line in versione PDF
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n. 681
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■ XIII convegno sulle EST
■ Fisco/economia
Contiene I.P.
LA SETTIMANA
eterinaria
Dossier alle pagg. 4-10
LA SETTIMANA
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sommario 03
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Direttore responsabile:
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Redazione (e-mail: [email protected]):
04dossier
Monica Vajna de Pava (coordinamento redazionale)
(Tel. 02 60 85 23 29, e-mail: [email protected])
Maria Rosa Cama
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Grafica:
Roberta Covani
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Rubriche:
Carlo Cantoni (Igiene alimentare)
Fabrizio Fabbrini (L’angolo del dermatologo)
Kiumars Khadivi-Dinboli (Esotici)
Agostino Macrì (L’Osservatorio)
Ferruccio Marello (Spigolature)
Manuela Morello (Buoni propositi in oncologia)
Francesco Ogliari (La libreria del Club)
Luciano Olivieri (Fisco/economia)
Luigi Settimi (Odontostomatologia)
Giuseppe Zannetti (Quid Juris?)
Hanno collaborato a questo numero:
Elena Vallino Costassa
Bastiano da Caprara
Luigi Gaidella
Sonia Panigada
Alessandra Pautasso
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Medicina preventiva
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Il veterinario e i programmi
di prevenzione
12attualità
22
12 XIII convegno degli Izs sulle EST. A
22
Torino l’attenzione è puntata sulle
malattie da prioni
16 Animali esotici. Patologie dentali del
coniglio: linee guida per la corretta
diagnosi e terapia
18 Rabbia. Oltre 200.000 cani vaccinati
e 300.000 esche vaccinali per le volpi
in Veneto
30gestione
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passare inosservato
■ Il numero di dischi calcificati
consente di prevedere l’ernia
26
32
impatto positivo, qualche problema
per i piccoli stabilimenti
28
Fauna selvatica e nac
■ La castrazione per via
scrotale dei roditori
può avere delle
complicazioni
dai fatti...
alle opinioni
Altro all’interno
Spigolature
25
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32
40
40
■ Un benessere certificato
34
Igiene alimentare
■ Il Pacchetto igiene ha avuto un
Fisco/economia
32
Animali da compagnia
■ Lo pseudoermafroditismo può
■ La Finanziaria e le “mille proroghe”
Abbonamenti 2010
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Filiera avicola. Le malattie virali al centro
del congresso della Wvpa
VI Suinicoltura. Il mangine sottoscrofa va bene
se è di elevata qualità
VIII Commissione europea. L’Ue destina 18
milioni di euro per sviluppare il consumo di
prodotti lattiero-caseari
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
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In medicina veterinaria, la
prevenzione ha portato alla riduzione
dei casi di alcune gravi malattie
infettive e ha diminuito l’incidenza di
determinate patologie.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
dossier 05
Medicina preventiva
IL VETERINARIO E I PROGRAMMI
DI PREVENZIONE
La prevenzione è un concetto ormai acquisito dai medici
veterinari nel campo delle malattie contagiose, in rapporto sia
alla loro individuazione (visita dopo l’acquisto), sia alla
protezione degli animali (protocolli vaccinali e antiparassitari).
Tuttavia, in altri ambiti più legati al concetto di “benessere” e
meno a quello di “malattia” quali la nutrizione e il
comportamento, la prevenzione riveste talvolta un’importanza
inferiore, sebbene questi aspetti possano influenzare
sensibilmente la salute degli animali da compagnia.
L
a prevenzione consiste nel sottoporre alla visita veterinaria animali in buone condizioni
di salute. Inizialmente, consente di inviduare
eventuali malattie subcliniche, il cui trattamento precoce permette un guadagno in termini di possibilità di guarigione o benessere per l’animale. Inoltre, consente anche di consigliare le misure preventive più indicate per ogni paziente, in base alla razza, allo stato fisiologico e alle abitudini di vita.
La medicina preventiva è un approccio che ha dato prova della sua importanza in termini di ripercussioni sulla salute. Ad esempio, in medicina umana, le visite di controllo hanno permesso di ridurre la percentuale di mortalità di numerose forme
tumorali: prostata (tramite dosaggio del PSA), seno (mammografie di controllo), colon (ricerca di
sangue occulto nelle feci). La vaccinazione ha permesso l’eradicazione di alcune malattie umane co-
me il vaiolo e di ridurre sensibilmente le malattie
infantili.
In medicina veterinaria, la prevenzione ha portato
alla riduzione dei casi di alcune gravi malattie infettive (cimurro, parvovirosi). Nello stesso tempo, la
prevenzione nutrizionale ha diminuito l’incidenza di
determinate patologie, come i calcoli urinari, i disturbi di crescita dovuti a problemi a carico del tessuto osseo nei giovani soggetti o i casi di obesità successivi agli interventi di sterilizzazione.
In quali campi la prevenzione è utile?
Nel campo delle malattie contagiose, la prevenzione è in genere un concetto ben acquisito dai medici veterinari, sia per quanto riguarda la loro individuazione (ad esempio, visita dopo l’acquisto), sia in
termini di protezione dell’animale (protocolli vaccinali e antiparassitari). Al contrario, altri campi
possono essere percepiti come meno importanti,
in quanto meno “medici” e più legati al benessere
dell’animale. Tuttavia, anche questi aspetti possono influenzare sensibilmente la loro salute, anche se
i loro effetti sono meno rapidi rispetto ai danni indotti da un parassita o da un virus. Più in particolare, i campi a volte considerati meno importanti
sono:
•••
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
06 dossier
••• - la nutrizione. Fornire un’alimentazione ido-
© Yvic Boëdec
nea ai fabbisogni dell’animale può ridurre l’incidenza di numerose malattie, come l’atopia, le allergie
alimentari, l’obesità, le urolitiasi, l’artrosi;
- il comportamento. L’educazione del cane, l’organizzazione dell’ambiente per un gatto, la socializzazione e le relazioni tra individui condizionano direttamente l’inserimento armonioso
dell’animale in una casa e la prevenzione di alcuni disturbi comportamentali (aggressività, ansietà, ecc.);
- la riproduzione. Sterilizzare un animale prima della pubertà evita un gran numero di rischi legati alle
fughe e al comportamento sessuale, così come la maggior parte delle patologie genitali;
- pratiche igieniche. L’igiene dentale, la cura del mantello, delle orecchie e degli occhi, in base alle predisposizioni di razza, consente di evitare una condizione di malessere cronica (prurito, dolore, ecc.) e
alcune patologie (malattia parodontale, dermatiti,
otiti, ecc.).
In tutti questi campi, i clienti sperano di beneficiare dell’esperienza del veterinario per ricevere consigli pertinenti. I clienti considerano anche legittimo
che il veterinario consigli loro i prodotti più adatti,
dove lo ritengono competente per selezionare quelli di migliore qualità.
Quali sono le visite di prevenzione?
La prevenzione consente di individuare eventuali malattie subcliniche: il loro trattamento precoce aumenta le possibilità di
successo.
1 - Le visite di controllo che il veterinario può proporre
• A qualsiasi età e soprattutto per i soggetti giovani a partire dall’età di 8 settimane: visita dopo
l’acquisto. Consente di individuare eventuali vizi redibitori (malattie infettive o anomalie congenite) per
garantire l’acquirente, così come le tare ereditarie che possono colpire alcune razze (problemi agli
occhi, ad esempio). Consente anche di fornire i primi consigli di gestione ed educazione dell’animale al
nuovo proprietario.
• Per gli animali giovani, la prevenzione deve essere promossa in quanto sono soggetti molto fragili.
- 2-4 mesi: in base al protocollo adottato e all’età dell’animale, due o tre visite per la prima vaccinazione
(o pediatriche) permettono di assicurare una buona copertura vaccinale e di completare i consigli di
gestione ed educazione.
- 6-12 mesi (in base alla razza): la visita in età pubere consente di verificare se l’animale ha acquisito
correttamente i comportamenti elementari e avviare il passaggio all’alimentazione per adulti
dell’animale non sterilizzato.
- 6-9 mesi: la visita per la sterilizzazione consente l’attuazione immediata, dopo la sterilizzazione, delle
misure per combattere le conseguenze metaboliche dell’intervento, soprattutto in termini di
alimentazione ed esercizio fisico.
• Per l’animale adulto, a partire da 12-18 mesi (in base alla razza) la prevenzione si attenua: la visita di
controllo annuale o la visita per la vaccinazione annuale consentono un controllo regolare e la
ripetizione delle vaccinazioni.
• Per l’animale maturo o anziano, a partire da 6-10 anni (in base alla razza), la prevenzione si
intensifica nuovamente, in quanto l’animale anziano è esposto a un maggior numero di rischi: la visita
del cane maturo o anziano permette un bilancio generale delle condizioni di salute, incentrato sulle
principali alterazioni organiche legate all’età (apparato cardiorespiratorio, funzione renale ed epatica,
diabete, artrosi, ecc.).
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
Il veterinario che intende sviluppare la prevenzione
dispone di un ampio ventaglio di visite preventive
da proporre ai suoi clienti; in tutte le tappe della vita di un animale esistono visite di controllo (vedere
riquadro 1), starà al veterinario identificare gli animali suscettibili di beneficiare di una delle visite di
prevenzione svolte in clinica. In generale, il veterinario propone le possibili azioni preventive nel corso della visita e può anche sensibilizzare il cliente
quando la cartella clinica dell’animale evidenzia che,
recentemente, non è stata effettuata alcuna visita
di controllo. Per proporre una visita di prevenzione,
così come per assicurarsi che sarà ripetuta dopo un
determinato periodo di tempo, è importante per il
cliente conoscerne gli obiettivi, le modalità e il costo, elementi devono essere illustrati chiaramente dal
veterinario.
Quali sono le condizioni per ottenere una
corretta prevenzione?
Prima di tutto, è necessario essere convinti che la
prevenzione è realmente un servizio di qualità che
deve essere proposto al cliente nell’interesse del suo
animale.
Non decidere al posto del cliente
Molti veterinari a volte esitano a proporre visite o
prodotti preventivi. In tali casi, è possibile tener conto di alcune raccomandazioni.
• Evitare di pensare che il cliente percepirà la proposta come un’iniziativa commerciale o una vendita forzata: tutte le indagini condotte dimostrano che
i clienti sono alla ricerca di informazioni e consigli.
Proporre loro un prodotto o un servizio non significa privarli della possibilità di decidere, in quanto
sono sempre liberi di accettarlo o rifiutarlo. •••
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farmaci agonisti degli α2-adrenocettori, nel cavallo e nel cane. CONTROINDICAZIONI E REAZIONI AVVERSE Non somministrare ad animali con anamnesi di disturbi epaassociazione co
on alc
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lcuni fa
tici. Gli effetti collaterali p
più comunemente osservati, collegati alle proprietà farmacodinamiche del butorfanolo, sono una lieve e passeggera atassia e moderata sedazione. Il prodotto
può indurre tolleranza ed assuefazione. Nei cavalli, l’iniezione endovena in bolo della dose raccomandata (0,1 mg/kg) può provocare effetti locomotori eccitatori (pedalamento) e può
determinare reazioni sfav
sfavorevoli sulla motilità gastrointestinale. Nei gatti, può verificarsi midriasi e/o disforia. POSOLOGIA, VIA E MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE Soluzione iniettabile i.v. e
i.m. (1 ml = 10 mg) Per l’a
l’analgesia Cavalli 0,1 mg/kg di butorfanolo, per via endovenosa (corrispondente a 5 ml di Dolorex per 500 kg di peso vivo). Cani 0,1-0,2 mg/kg di butorfanolo,
per via endovenosa o intramuscolare
(corrispondente a 0,1-0,2 ml di Dolorex per 10 kg di peso vivo). Gatti 0,1-0,2 mg/kg di butorfanolo, per via endovenosa (corrispondente a 0,05intr
0,1 ml di Dolorex per 5 kg di peso vivo). Deve essere evitata l’iniezione endovena rapida. La dose deve essere adattata secondo la severità del dolore. La dose può essere ripetuta in
caso di necessità. Per la sedazione Il butorfanolo può essere utilizzato in combinazione con un agonista degli α2-adrenocettori (per esempio detomidina o romifidina). Sarà poi necessario
l’aggiustamento della dose sulla base delle seguenti raccomandazioni: Cavalli - detomidina (0,01-0,02 mg/kg EV) e butorfanolo (0,01-0,02 mg/kg EV); la detomidina deve essere somministrata almeno 5 minuti prima del butorfanolo. - romifidina (0,05 mg/kg EV) e butorfanolo (0,02 mg/kg EV); la romifidina può essere somministrata contemporaneamente o 4 minuti
prima del butorfanolo. Cani - medetomidina (0,01-0,03 mg/kg IM) e butorfanolo (0,1-0,2 mg/kg IM). - medetomidina (0,02 mg/kg EV) e butorfanolo (0,1-0,2 mg/kg EV); possono essere
somministrati contemporaneamente. TEMPI DI ATTESA Cavallo: zero giorni. CONSERVAZIONE Conservare a temperatura non superiore a 25°C, al riparo dalla luce. Periodo di validità
dopo prima apertura del condizionamento primario: 28 giorni. CONFEZIONI Flacone da 10 ml. MODALITÀ DI DISPENSAZIONE Ricetta medico-veterinaria non ripetibile in triplice
copia (RNRT) - Specialità soggetta a DPR 309/90 e successive modifiche - Tab. II sez. B.
08 dossier
© Yvic Boëdec
in perfetta forma. La vaccinazione si pratica quando un animale è in buone condizioni di salute, aspetto più volte sottolineato dal veterinario (è preceduta anche da una visita per assicurarsi che l’animale
sia sano!). Perché ragionare diversamente per gli altri campi della prevenzione? Senza dubbio perché
l’impatto patologico associato a una malattia infettiva è più visibile (il concetto di epidemia è ben
ancorato nell’immaginario collettivo... e fortificato
da notizie tipo SARS, influenza A). È compito del
veterinario giustificare gli altri campi della prevenzione dimostrando, con foto ed esempi, l’impatto di
diverse patologie, come i tumori mammari, le allergie, l’obesità, i calcoli urinari, l’artrosi o la preoccupazione per la salute dell’animale, soprattutto
quando è predisposto a determinate malattie per razza, sesso, età o abitudini di vita.
Dedicare il tempo necessario per spiegare i principi di base della prevenzione ai clienti si rivela, a medio termine, un
investimento produttivo.
••• Inoltre, se capiscono chiaramente l’importanza per il loro animale, in genere accettano la proposta. Per contro, non parlare di visite e prodotti preventivi può essere percepito dai clienti come una
mancanza di informazioni e consigli, soprattutto
se ne sono già venuti a conoscenza. Ad esempio, cosa penserà una persona a cui nessuno della clinica
ha parlato del controllo senior se parla con un amico che conduce regolarmente il suo animale, della
stessa età, a visite di controllo che hanno permesso
l’individuazione e il trattamento precoce di un’insufficienza cardiaca o renale?
• Evitare di pensare che il cliente non vorrà pagare
per un servizio o un prodotto supplementare. È sempre il cliente a decidere! Anche in questo caso, le indagini dimostrano che il costo non è il criterio principale su cui si basano le decisioni dei proprietari. Il
principale metro di giudizio del cliente si fonda sul
legame stabilito con l’animale e sul consiglio ricevuto. Se il rapporto beneficio/prezzo è positivo, il cliente accetterà il servizio o il prodotto che risponde ai
suoi bisogni e, soprattutto, a quelli del suo animale.
• Evitare di credere che il cliente non accetterà di investire nella prevenzione in quanto il suo animale è
2 - Quello che il cliente percepisce
• L’accessibilità: prevedere una piantina che possa essere trasmessa per posta, fax o mail.
• La visibilità: controllare regolarmente la leggibilità della segnaletica, adottare un’insegna luminosa
per le ore serali.
• La pulizia: controllare quella dei locali, ma anche quella delle aree di accesso alla clinica.
• L’accoglienza: mostrarsi subito sorridenti e disponibili, tenere aperta la porta al cliente (persone
anziane, animale difficile), chiamarlo per nome, informarlo sulla durata dell’attesa. Allestire nella sala
d’attesa una presentazione della clinica (personale, strumenti) e dei servizi.
• La sala d’attesa: l’ambiente deve essere gradevole (fare attenzione a diversi fattori quali pulizia,
odori, rumori, illuminazione - soprattutto nelle ore serali -, climatizzazione/riscaldamento). Il cliente
apprezza sentirsi offrire una bevanda, riviste recenti e avere a disposizione, per il suo animale, una
ciotola d’acqua, crocchette (campioni) e carta assorbente. Il cliente deve potersi isolare con il suo gatto
in un’area protetta o posare il suo trasportino o il suo cagnolino su un tavolo basso. I poster o i video
devono trasmettere messaggi di prevenzione mirati su argomenti d’attualità o inerenti la stagione
(prevenzione del sovrappeso, nuove leggi, prevenzione parassitaria, diagnosi di artrosi, ecc.).
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
Comunicare ampiamente
Lo sviluppo della prevenzione richiede anche uno
sforzo comunicativo particolare, in quanto il cliente tranquillo, proprietario di un animale in buona salute, non è spontaneamente sensibilizzato agli
interventi preventivi utili al suo amico. La comunicazione deve iniziare durante l’attesa, per stimolare l’interesse e le domande. I video e i poster
in sala d’attesa sono i metodi più efficaci, a condizione di non sommergere il cliente con troppe
informazioni e di centrare uno o due temi principali (che cambieranno in base agli argomenti
d’attualità e alla stagione). L’espositore di documenti (tipo volantini) self-service non è di particolare impatto. Al contrario, il documento susciterà la giusta attenzione quando è proposto personalmente prima o dopo la visita.
Criteri di soddisfazione e prevenzione
Il rapporto qualità/prezzo che determina la soddisfazione del cliente (se elevato) o l’insoddisfazione
(se basso) non si basa solo sulla prestazione del veterinario. Tale rapporto include la percezione da parte del cliente dell’insieme dei servizi della clinica, dal
momento in cui esce dalla macchina e bussa alla porta, fino al momento in cui lascia la struttura. In base a quanto egli può osservare, è possibile identificare alcuni criteri di soddisfazione che il veterinario
può controllare e correggere immediatamente in modo efficace (vedere riquadro 2).
Il cliente non è sensibile solo a quello che vede, ma
anche a quello che sente.
- I consigli: prima e dopo la visita, il cliente apprezza che il veterinario resti ad ascoltarlo per rispondere alle sue domande (eventualmente suscitate dai poster o dai volantini) e per consigliarlo. Consegnare
un documento scritto consente di rafforzare il messaggio dato. Dopo la visita di controllo, è fondamentale ripetere e spiegare la prescrizione.
- L’attenzione rivolta alla cartella clinica dell’animale: la cartella clinica è di notevole importanza per il
cliente e il veterinario deve aprirla fin dal momento del suo arrivo per verificare e - se necessario - aggiornare i dati, poi deve annotare, riformulandole,
le informazioni relative a ogni visita (anche se il cliente vuole solo chiedere un consiglio o pesare il suo
animale).
•••
mentalism©
CANE
GATTO
20 a 60 mg/kg PO ogni 6, 8 o 12 ore *
30 a 50 mg/kg ogni 6, 8 o 12 ore *
10 dossier
••• - La fattura dettagliata, per il cliente, è una di-
© Christophe Le Sueur
mostrazione di trasparenza. Spiegandola, il veterinario sottolinea il valore dei servizi forniti (visita,
trattamento, analisi, ecc.).
La vaccinazione, indicata se l’animale è in buona salute, è ampiamente consigliata dai veterinari. Perché ragionare
diversamente per gli altri campi della prevenzione?
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
Controllare la periodicità
Il rispetto della periodicità dei controlli di prevenzione è molto importante. Se una visita è prevista
per la settimana successiva è meglio proporre subito al cliente di fissare un appuntamento. Al contrario, se la data è più lontana, deve essere annotata per
programmare l’invio di un avviso al momento giusto. Attenzione: affinché il cliente apprezzi questo
servizio, è necessario aver stabilito con lui il significato e il vantaggio di questo tipo di comunicazione. Al contrario, se il cliente non è stato informato,
è possibile che percepisca l’avviso come una “convocazione”!
Dedicare il tempo necessario per spiegare i principi
di base della prevenzione al proprietario si rivela, a
medio termine, un investimento produttivo. Infatti, un cliente che investe nella prevenzione per proteggere il suo animale:
- frequenta più spesso la clinica per i controlli regolari;
- diventa più “fedele”, in quanto si lega alla clinica
che segue il suo animale fin da quando era piccolo
e impara a conoscere i veterinari curanti e i servizi
offerti.
■ Michèle Colin
VII MEETING NAZIONALE
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Facoltà di
Medicina Veterinaria
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PROBLEMI E INSIDIE IN GASTROENTEROLOGIA
Casi clinici con Mike Willard e Reto Neiger
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con sicurezza. Utilizzando
l’efficace formula del caso clinico,
due gastroenterologi d’eccezione,
Michael Willard e Reto Neiger,
condurranno i partecipanti
attraverso una serie di situazioni
comunemente osservabili nella
pratica clinica quotidiana ma
che a volte nascondono problemi
e difficoltà camuffati da “banali
sintomi gastroenterici”.
Michael Willard
DVM, Dipl. ACVIM
Professore presso la Texas AM University
(USA), specialista in gastroenterologia,
epatologia, pancreatologia ed endoscopia.
È diplomato all’American e College of
Veterinary Internal Medicine ed è Past
President della Società Americana di
Gastroenterologia Comparata (CGS).
Reto Neiger
DVM, Dipl. ACVIM, ECVIM
Professore di medicina interna dei piccoli
animali presso la Justus-Liebig University
di Giessen (Germania). È diplomato
all’American e European College
of Veterinary Internal Medicine.
È stato presidente dell’Annual ECVIM-CA
Congress del 2005.
Chairman Prof. Massimo Gualtieri
SABATO 27 Febbraio 2010
DOMENICA 28 Febbraio 2010
14,00 - 14,30 Registrazione dei partecipanti
14,30 - 15,30 Rigurgito: sintomo comune a problemi
esofagei semplici, medi e gravi
(M. Willard)
15,30 - 16,30 Perdite ematiche gastrointestinali
(M. Willard)
16,30 - 17,00 Pausa caffè
17,00 - 18,00 Presentazione di casi clinici a cura
dei soci SIGEDV
18,00 -18,30 Assemblea soci SIGEDV
09,00 - 10,00
10,00 - 11,00
11,00 - 11,30
11,30 - 12,30
12,30 - 12,45
12,45 - 14,00
14,00 - 15,00
ISCRIZIONE
www.sigedv.it
[email protected]
Termine iscrizioni: 20 febbraio 2010
Numero massimo partecipanti: 200
Costo di iscrizione: euro100 + IVA
INFORMAZIONI
www.sigedv.it
15,00 - 16,00
16,00 - 16,30
16,30 - 17,30
17,30 - 18,30
EPI o pancreatite? (R. Neiger)
Diarrea del piccolo intestino (M. Willard)
Pausa caffè
Malattie corticosurrenaliche (R. Neiger)
Spazio per le domande
Pausa pranzo
Enteropatie proteino-disperdenti:
può l’endoscopia competere con
l’istopatologia? (M. Willard)
Ittero e malattia epatica (R. Neiger)
Pausa caffè
Biopsie del piccolo e grosso intestino:
come eseguirle e scelta dello
strumento (M. Willard)
Spazio per le domande e fine della giornata
ECM in fase di accreditamento
Traduzione simultanea
Evento in collaborazione con:
Loro, la nostra passione.
12 attualità
XIII convegno degli Izs sulle EST. Malattie da prioni
A Torino l’attenzione è puntata
sulle malattie da prioni
L’Izs di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IzsPLVA) ha ospitato il XIII convegno degli
Istituti zooprofilattici sperimentali sulle encefalopatie spongiformi animali*.
lativa a tutte le malattie da prioni umane, al fine di
identificare nuovi fenotipi clinici e patologici emergenti ed escludere casi di CJDv non diagnosticati
in vita.
Prospettive future per il PMCA
Le malattie da prioni, nell’uomo come negli
animali, sono state al centro del XIII convegno
sulle EST, tenutosi a Torino presso l’Izs di
Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
L’
evento, a cadenza annuale, rappresenta un’occasione di incontro e confronto fra i principali attori del sistema di sorveglianza nazionale nei
confronti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST). Durante le due giornate sono stati toccati i diversi ambiti di ricerca riguardanti la diagnostica, l’epidemiologia, la genetica e gli aspetti legislativi. I relatori con i loro interventi hanno illustrato le più attuali acquisizioni
scientifiche e le più recenti attività di ricerca nazionali e internazionali sulle malattie da prioni, che rappresentano ancora oggi un grosso problema di salute pubblica.
Il saluto di Maria Caramelli, direttore sanitario dell’Istituto, ha dato quindi il via ai lavori.
Ultime novità sulla malattia di CreutzfeldtJakob
Il neurologo Gianluigi Zanusso (Università di Verona) ha aperto la sessione della prima giornata con
gli ultimi aggiornamenti sulle malattie da prioni
umane: la malattia di Creutzfeldt- Jakob (CJD), nella sua forma sporadica (CJDs), è quella a incidenza maggiore tra la popolazione. È considerata una
malattia neurodegenerativa rara di origine ignoLa Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
ta, che conduce a una forma di demenza progressiva fatale. Zanusso ha sottolineato il fatto che,
in caso di CJDs, l’infettività nei tessuti periferici è
stata dimostrata solo per il fegato attraverso l’infezione a primati inoculati per via intracranica. In
riferimento alle trasfusioni, sono stati descritti casi di soggetti affetti da CJDs che hanno donato sangue; tuttavia nel follow up a 15 anni nessun ricevente ha sviluppato la malattia, per cui si desume
che il ceppo di questa patologia sia essenzialmente
confinato al tessuto nervoso. Rassicura quindi il
fatto che a oggi non è stata evidenziata alcuna fonte di esposizione certa per questa malattia, inclusa la trasmissione attraverso il sangue e/o plasmaderivati.
Il 23 ottobre 2009, invece, è stato segnalato il secondo caso in Italia di variante della CJD (ceppo
BSE nell’uomo). Questo ceppo ha un’alta affinità
per il tessuto linfatico, il sangue e i plasmaderivati: il sangue dei pazienti affetti da CJDv è infettivo
durante la fase subclinica/preclinica e il prione è
presente nel tessuto linfatico almeno un anno prima dello sviluppo dei sintomi clinici. È importante quindi in questo caso la massima attenzione durante i trapianti o le trasfusioni ed è fondamentale, secondo Zanusso, il ruolo della sorveglianza re-
Potenzialità e limiti del PMCA (Protein misfolding
cyclic amplification) nella sorveglianza e nella ricerca delle malattie da prioni sono stati presentati da
Umberto Agrimi (Istituto superiore di sanità - Roma). Questa tecnica, pensata e realizzata da Claudio Soto (Università del Texas), si è dimostrata molto sensibile nell’identificare, mediante amplificazione/sonicazione la presenza del prione anche a minimi livelli. Nel caso dell’esperimento illustrato, partendo da vari omogenati cerebrali ottenuti da pecore sane appartenenti a differenti genotipi sia sensibili sia resistenti alla scrapie, si sono ottenuti in vitro diversi livelli di amplificazione della proteina patologica: l’efficienza della conversione è risultata essere genotipo-specifica. Il PMCA si propone quindi come un adeguato strumento per indagare gli
aspetti molecolari delle malattie da prioni e potrebbe essere una valida alternativa agli studi in vivo.
Purtroppo però, secondo Agrimi, presenta alcuni
svantaggi dovuti all’alto rischio di
contaminazioni che ne limitano
l’impiego nella ricerca e ne impediscono l’utilizzo ai fini di diagnostica ufficiale.
Ultimi aggiornamenti sulle
forme atipiche di BSE
Le più recenti acquisizioni in merito alle prove di trasmissibilità
della BASE, nuovo fenotipo di
BSE identificato per la prima
volta nel 2004 dal gruppo della dr.ssa Caramelli in collaborazione con altri gruppi di ricerca italiani, sono state descritte da Cristina Casalone
del Laboratorio di Neuropatologia dell’Izs di Torino, che
ha evidenziato come i risultati delle trasmissioni in modelli animali lascino sup-
13
Test Rapidi in uso in Italia
(utilizzo presso i laboratori nazionali autorizzati)
BSE:
• Prionics check Priostrip
(in tutti i 23 laboratori)
SCRAPIE: • Prionics check WB SR
(in 16 su 17 laboratori)
• Prionics check LIA SR
(in 1 su 17 laboratori)
porre che la BASE abbia almeno le stesse implicazioni per la salute umana rispetto alla BSE classica.
Infatti nelle trasmissioni sperimentali a topi bovinizzati e alla specie bovina, la BASE si mostra essere un ceppo diverso da quello della BSE, presentando una maggior aggressività (minori tempi d’incubazione) e una diversa manifestazione clinica, senza evidenti sintomi neurologici.
Recentemente è stata anche dimostrata dal gruppo
di Fabrizio Tagliavini (Istituto Carlo Besta, Milano)
l’infettività dei muscoli di bovini sperimentalmente
inoculati con BASE in seguito a trasmissione in topi transgenici. Tale dato suggerisce la necessità di
mantenere sempre un alto livello di sorveglianza.
La dr.ssa Casalone ha fatto inoltre notare come purtroppo l’assenza di un report europeo sui casi di BSE
atipica non permetta di capire la reale diffusione e
le caratteristiche epidemiologiche delle forme atipiche di BSE.
Studi epidemiologici applicati alla scrapie
atipica
Nella relazione di Giuseppe Ru, della Struttura complessa epidemiologia e osservatorio epidemiologico
dell’Izs di Torino, sono stati presentati i risultati di
due studi relativi alla scrapie atipica. Il primo dei
due, che poteva contare su dati raccolti in 11 Paesi
comunitari, indica che la forma atipica non è contagiosa o lo è molto meno della scrapie classica, con
importanti conseguenze gestionali.
I risultati del secondo studio invece suggeriscono che
i 6 test rapidi maggiormente utilizzati in Italia non
hanno la medesima capacità di identificare la malattia. Nel corso degli anni, per ragioni commerciali o di praticità di
utilizzo, c’è stato a livello nazionale un certo ricambio nell’uso dei
test. Le conclusioni raggiunte dallo studio derivano dall’osservazione che i 63 casi di scrapie atipica a
oggi confermati sono stati identificati da un unico test: se gli altri test
rapidi utilizzati avessero la medesima
capacità di identificare la malattia,
oggi il numero di casi complessivo calcolabile con modelli di regressione dovrebbe aggirarsi tra i 67 e i 100.
Ruolo del latte nella trasmissione
della scrapie atipica
Il pomeriggio si è concluso con l’intervento di Ciriaco Ligios (Izs Sardegna)
che ha presentato uno studio su un greg-
ge di ovini utilizzato come modello sperimentale. Lo scopo era
quello di verificare se la presenza di mastite negli ovini affetti da
scrapie fosse in grado di aumentare il rilascio di infettività prionica nel latte. Alcuni soggetti del
gregge (con genotipo sensibile alla scrapie) sono stati inoculati
con scrapie e altri con scrapie e
virus Visna Maedi (MVV), agente comune di mastite nelle popolazioni dei piccoli ruminanti. I risultati del lavoro hanno mostrato che:
• la coesistenza di infezione da
scrapie e l’infiammazione della
mammella causata dal lentivirus
può condurre a contaminazione
da prioni del secreto stesso;
• l’infezione con MVV non prolunga né diminuisce i tempi di sopravvivenza nelle pecore infettate con scrapie;
• la mastite linfoproliferativa causata dal virus aumenta l’infettività prionica nel latte e questo
rappresenta un fattore di diffusione orizzontale della scrapie nel
gregge.
Workshop per addetti ai lavori
Durante il pomeriggio, si sono svolte due sessioni parallele rivolte
in primo luogo agli “addetti ai lavori” che svolgono attività
diagnostica e di sorveglianza epidemiologica all’interno degli
Istituti zooprofilattici:
Workshop 1
Test rapidi: gara nazionale e attività di vigilanza (relatori: Elena
Bozzetta, Daniela Meloni, Claudia Gianola e Elsa Manzardo - Izs
Torino). Tra gli argomenti trattati:
• Ring test nazionale 2009
• Risultati delle visite ispettive 2009 e programmazione 2010
Workshop 2
Epidemiosorveglianza di BSE e scrapie (relatori: Cristiana Maurella,
Cristina Bona, Francesco Ingravalle e Antonio Longo - Izs di Torino).
Nell’ambito di questa sessione sono stati presi in considerazione i
seguenti punti:
• BSE status: criteri dell’Oie che determinano il rischio di BSE della
popolazione bovina per ciascun Paese;
• verifica della sorveglianza per BSE e scrapie nell’anno 2009;
• gestione dati riguardanti i test rapidi BSE, la sorveglianza
scrapie, la ricerca proteine animali in alimenti zootecnici
(PNAABSE): problematiche attuali e prospettive per il futuro con lo
sviluppo di un Website che si occupi esclusivamente della ricezione
dei dati e del loro controllo.
Nuovi orientamenti normativi comunitari
in materia di EST animali
La seconda giornata del convegno ha avuto inizio
con l’intervento di Andrea Maroni Ponti del Ministero della Salute che ha focalizzato l’attenzione sulle future linee internazionali di gestione delle EST
indicando fra le priorità legislative la ricategorizzazione dei Paesi a rischio BSE entro il 2011.
• Per quanto riguarda la BSE è stato ribadito l’andamento favorevole della situazione epidemiologica
dell’Europa e l’interesse per il futuro volto alla soluzione di alcune questioni ancora aperte tra cui la
gestione e la corretta individuazione delle forme atipiche.
• Per quanto riguarda le EST ovi-caprine, le misure
comuni in ambito europeo sono basate sulla sorveglianza, sull’eradicazione e sull’attuazione di piani
di selezione genetica che, in quanto volontari, sono
caratterizzati da un grado di partecipazione scarso
e non omogeneo sul territorio. Si è evidenziata inoltre la necessità di mantenere un elevato interesse verso le forme atipiche di scrapie e nei riguardi della
possibilità di attuare piani di selezione genetica anche nell’allevamento caprino.
• Per quanto riguarda la CWD (Chronic wasting disease) la sorveglianza a livello europeo è terminata
con 12.000 test effettuati e nessun caso rilevato.
Piani di selezione genetica per la gestione
delle EST ovicaprine
A seguire è intervenuto Pierluigi Acutis, del Laboratorio di Genetica e immunobiochimica dell’Izs di
Torino, con un aggiornamento sulle encefalopatie
spongiformi nell’allevamento caprino che, manife-
standosi come scrapie classica (più del 98% dei casi), scrapie atipica e BSE, costituiscono un problema di sanità pubblica ed economico. Nelle greggi
misti, i caprini affetti da encefalopatie spongiformi contribuiscono alla diffusione dei prioni agli ovini, pertanto l’applicazione di piani di selezione genetica nelle capre potrebbe aiutare a eradicare la
scrapie anche negli ovini. A oggi gli studi sulla resistenza genetica nelle capre sono ancora limitati,
però si stanno raccogliendo dati interessanti, soprattutto grazie agli studi di trasmissione sperimentale in corso. Acutis ha illustrato tra l’altro alcuni studi condotti per valutare la variabilità genetica nelle razze caprine italiane e francesi, passo preliminare fondamentale per comprendere la
fattibilità di un piano di selezione.
Al fine di attuare i piani di selezione genetica nelle
capre:
• sarà necessario avere a disposizione i risultati definitivi degli esperimenti in corso;
• ci saranno diversi target di selezione in funzione
delle differenze di razza e territoriali (in Italia l’allele candidato è il 222K);
• i piani verranno applicati dapprima nei Paesi con
la maggiore popolazione caprina.
Molto interessante è stata la relazione di Marielle
Melchior del Central veterinary institute (Wageningen, NL), che ha portato l’esempio olandese nell’ambito della selezione genetica per la resistenza alla scrapie. Partendo dall’inquadramento storico, ha
posto l’accento sui motivi che hanno reso efficiente
il piano in Olanda con l’obiettivo primario di raggiungere nel 2004 un sufficiente numero (50.000) di
arieti resistenti (ARR/ARR):
•••
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
14
••• • inizio precoce dell’attuazione del piano (dal
1998, anno di scoperta del primo caso di BSE in
Olanda);
• intensa e continua campagna di divulgazione rivolta soprattutto agli allevatori;
• finanziamenti per tutti gli allevatori di ovini.
Di notevole rilevanza il dato sulla quasi scomparsa
della scrapie in Olanda, con soli due casi nel 2009,
a riprova dell’efficacia dei piani di selezione genetica attuati.
Attività del Centro di referenza europeo
La mattinata è continuata con un secondo contributo internazionale: Mike Flowers, del Veterinary
laboratories agency (Vla) di Weybridge (Uk), Laboratorio comunitario di riferimento (Crl) per le
EST, ha illustrato il ruolo di collaborazione e supporto del Vla nei confronti dei NRL (National reference laboratories), di cui il Cea è il rappresentante per l’Italia. Tali compiti sono definiti nell’allegato X del Regolamento CE 999/2001.
Sorveglianza attiva delle EST: andamento
e prospettive future
A concludere la sessione mattutina Elena Bozzetta e
Daniela Meloni, della Struttura complessa istopatologia e test rapidi dell’Izs di Torino, hanno evidenziato le principali problematiche inerenti al sistema
di sorveglianza attiva nazionale. In particolare sono
stati presi in esame i seguenti punti:
• metodi diagnostici per BSE e scrapie attualmente
in uso;
• verifica della qualità dei lotti di kit per BSE a livello europeo;
• organizzazione di ring test per BSE e scrapie a livello nazionale;
• attività di coordinamento dei laboratori test rapidi nazionali;
• formazione del personale.
È stata ribadita la necessità di formare e abilitare
personale dedicato specificatamente al laboratorio
EST al fine di garantire la qualità del risultato di prova e l’importanza di un corretto campionamento come base di una sorveglianza attiva efficace.
Il convegno ha costituito un momento importante di aggiornamento e confronto tra tutte le figure professionali coinvolte nella gestione di tali malattie. Sebbene la favorevole situazione epidemiologica italiana ed europea relativa alle EST animali
sia andata ulteriormente assestandosi, confermando
le tendenze degli anni più recenti, tuttavia numerosi aspetti sanitari, scientifici e normativi necessitano ancora di essere approfonditi. In particolare si rende necessario ridiscutere l’approccio alla
sorveglianza nei confronti delle EST a livello nazionale e internazionale, per continuare a garantire un controllo efficace, commisurato al livello
di rischio ancora esistente e nell’ottica di ottimizzare le risorse disponibili ed il rapporto costo-beneficio.
■ Alessandra Pautasso
■ Elena Vallino Costassa
* Torino, 24-25/11/2009.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
Renal
Renal Advanced
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Contribuiscono a ridurre l’iperazotemia e le manifestazioni della sindrome uremica
16 attualità
Animali esotici. Incontro formativo a Milano
Patologie dentali del coniglio: linee guida
per la corretta diagnosi e terapia
Diagnosi delle patologie
dentali
La diagnosi delle patologie
dentali spesso è tardiva e difficile perché il coniglio, essendo una specie preda, è naturalmente predisposto a nascondere o minimizzare i sintomi clinici. L’anamnesi è
spesso sconosciuta, incompleta o fuorviante perché i proprietari non sono in grado di
dare delle indicazioni precise.
Dal questionario anamnestico
si deve apprendere:
- se il coniglio mangia, quanto e cosa mangia (eventualmente fare una revisione della dieta perché la maggior parte dei conigli ha un’alimentazione scorretta);
- quantità/qualità delle feci;
- se mastica frequentemente “a
vuoto”, cioè se effettua degli
atti masticatori in assenza di
Il coniglio, essendo un erbivoro stretto,
necessita esclusivamente di
alimento nella cavità orale;
un’alimentazione a base di fibra vegetale
- se è interessato al cibo, ma
grezza (fieno, vegetali freschi in foglia,
non lo mastica;
carote e mangime pellettato a base di
- se beve più o meno del sofieno ed erba) affinché si verifichi la
lito (in presenza di lesioni
corretta abrasione dei denti.
linguali potrebbe anche non
bere).
Ordine dei medici veterinari di Milano ha Durante l’esame obiettivo particolare della cavità
organizzato tre incontri di aggiornamento orale è fondamentale ispezionare sia i denti indal titolo “Animali esotici sempre meno eso- cisivi che i molariformi. La difficoltà di ottenetici” dedicati alla diagnosi e alla terapia di alcune re un’apertura sufficiente della cavità orale del
patologie degli animali da compagnia non conven- coniglio rende difficile l’osservazione diretta dei
zionali.
denti molariformi, quindi, per valutare l’evenDurante la prima serata Vittorio Capello, medico tuale presenza di cuspidi, è necessario l’ausilio
veterinario libero professionista, diplomato Eczm dell’otoscopio.
Small Mammal, ha trattato le patologie dentali del Durante la visita per la diagnosi delle patologie denconiglio da compagnia.
tali è utile eseguire delicatamente movimenti di laIl coniglio, essendo un erbivoro stretto, necessita tero-lateralità della mandibola, palpare i profili manesclusivamente di un’alimentazione a base di fibra dibolari e mascellari per verificare la presenza di tuvegetale grezza (fieno, vegetali freschi in foglia, ca- mefazioni o deformazioni ossee, ispezionare gli ocrote e mangime pellettato a base di fieno ed erba) af- chi e valutare la pervietà dei dotti nasolacrimali con
finché si verifichi la corretta abrasione dei denti. I la fluorosceina.
denti del coniglio, sia gli incisivi che i molariformi, Qualora ci fosse il sospetto o la certezza di una pasono eleodonti, cioè a crescita continua. La fibra tologia dentale, è necessario sedare l’animale ed esegrezza stimola i movimenti di lateralità della man- guire un esame completo e tutti gli esami collateradibola, determinanti per il consumo dei denti mola- li necessari. Tra questi ultimi, fondamentali sono
riformi durante la masticazione. La somministra- le radiografie del cranio e dei denti, eseguendo cinzione di solo mangime pellettato, seppur di buona que proiezioni: latero-laterale, ventro-dorsale o dorqualità, non è consigliabile perché stimola soltanto so-ventrale, obliqua destra e sinistra, e rostro-caula componente verticale dei movimenti di mastica- dale. Da considerare eventualmente anche l’esame
zione.
endoscopico della cavità orale e la TC.
L’
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
Malocclusione
La malocclusione dei denti incisivi può essere provocata da patologie congenite (prognatismo mandibolare) oppure acquisite.
Le patologie acquisite (alle quali sono soggetti anche i denti molariformi) possono essere:
- di origine traumatica: gli incisivi in seguito a frattura possono ricrescere regolarmente oppure non ricrescere qualora siano lesionate le bozze dentali. In
questo caso gli incisivi superiori potrebbero crescere fino a superare la commessura labiale, mentre
quelli inferiori potrebbero crescere fino a lesionare
i tessuti molli della porzione rostrale della mascella;
- di origine nutrizionale: tra i problemi metabolici si
ha il riassorbimento di calcio con decalcificazione
e la conseguente formazione di solchi orizzontali sui
denti o, nella peggiore delle ipotesi, il riassorbimento del dente stesso; oppure si ha la demineralizzazione delle ossa del cranio (malattia ossea metabolica).
Bisogna ricordare che la maggior parte dei proprietari alimenta il coniglio in modo non idoneo.
Anche i conigli allevati in giardino potrebbero non
disporre della quantità corretta di silicati come potrebbero trovare in natura, nutrendosi in un prato polifita.
La crescita eccessiva dei primi molariformi inferiori può determinare la malocclusione dei denti incisivi, oppure la frattura longitudinale del dente molariforme superiore e/o la formazione di ascessi.
Quando i denti molariformi non sono correttamente allineati e giustapposti, l’abrasione asimmetrica
provoca la formazione di cuspidi notevolmente appuntite sui molari inferiori che lesionano le parti laterali della lingua, fino a provocare la formazione di
ulcere, oppure, più raramente, le cuspidi dei molari superiori potrebbero provocare lesioni alla mucosa delle guance.
Altre patologie comprendono calcificazioni anomale, ascessi periapicali ed osteomielite.
Terapia medica
La terapia medica è un supporto molto importante
alla terapia chirurgica e comprende:
- la terapia antibiotica: considerare la potenziale tossicità dei comuni antibiotici (ad esempio, la penicillina è tossica se somministrata per via orale, ma è
somministrabile per via cutanea);
- la terapia analgesica e antinfiammatoria (ad esempio, ketoprofene, carprofen, ecc.);
- la terapia di supporto mediante alimentazione assistita con un prodotto che possa fornire fibra grezza in modo adeguato.
La diagnosi corretta è determinante, ma la prognosi e la terapia devono essere commisurate a disponibilità, capacità e aspettative del proprietario, per-
17
Sindrome patologia
dentale
Invece che di patologie dentali, sarebbe più
corretto parlare di “sindrome patologia
dentale”, perché all’esame clinico si potrebbero
osservare:
• anoressia/disoressia;
• disidratazione;
• debolezza;
• cattive condizioni del mantello;
• posture antalgiche (cifosi);
• feci ridotte/anomale (feci molli o feci acquose
a causa di complicanze gastroenteriche);
• scolo nasale;
• epifora;
• dacriocistite;
• esoftalmo;
• panoftalmite;
• dermatite facciale o della giogaia o delle
estremità anteriori o dell’inguine;
• tumefazioni mandibolari e/o ascellari;
• ascessi di origine dentale.
ché in alcuni casi potrebbero essere necessari trattamenti dentali intra o extraorali, da effettuare ovviamente in sedazione per tutta la vita dell’animale, anche più volte all’anno. È chiaro che in questo caso
sono necessari controlli periodici frequenti. Quindi,
senza il coinvolgimento del proprietario, l’eutanasia
rappresenta la scelta più opportuna in casi severi.
estrarre i mascellari contrapposti. Tra gli incisivi
mascellari, prima si asportano i primari, che hanno un raggio di curvatura più stretto, poi i secondari. L’estrazione si esegue dapprima scontinuando il legamento e poi afferrando il dente con il portaghi.
Con l’estrazione del dente dev’essere asportata anche la bozza germinativa. Qualora la bozza dentale rimanesse in situ è fondamentale che venga lesionata per evitare che i denti ricrescano, pur trattandosi di un’evenienza rara.
Infine, si effettua la sutura della gengiva. In assenza della sutura, la gengiva potrebbe comunque guarire per seconda intenzione con la formazione di tessuto cicatriziale.
Le complicanze che si potrebbero verificare durante l’estrazione degli incisivi sono:
- frattura della radice (parte del dente infissa nell’osso);
- frattura parziale dell’osso incisivo, che non dovrebbe provocare ulteriori problemi;
- deiscenza della sutura, che però guarirà per seconda intenzione.
Terapia chirurgica dei denti molariformi
Per quanto riguarda il trattamento dei denti molariformi è consigliata la riduzione coronale mediante fresatura. Lo scopo della fresatura è quello di ripristinare la clinical crown (parte scoperta del dente) e i piani occlusali dei molariformi.
L’estrazione dei molariformi è difficile perché hanno una radice molto lunga ed è indicata principalmente in presenza di infezione periapicale e di frattura importante del dente.
Anche se i denti sono a crescita continua, non è obbligatorio estrarre anche il dente contrapposto: se
dovesse crescere eccessivamente si potrebbe periodicamente ridurne la lunghezza con la fresa.
Trattamento chirurgico degli ascessi
Terapia chirurgica dei denti incisivi
I trattamenti per le patologie dei denti incisivi sono
l’amputazione, che può essere effettuata esclusivamente da dentisti specialisti, la riduzione coronale e
l’estrazione dentale.
In passato si riduceva la lunghezza degli incisivi tagliandoli con un tronchesino ogni 6-8 settimane.
Questa metodica è ormai fortemente sconsigliata
perché questi trattamenti ripetuti stimolano la ricrescita più rapida dei denti stessi e poi potrebbero
portare all’esposizione della cavità pulpare con possibilità di infezioni.
Quando gli incisivi sono troppo lunghi, la loro funzione fisiologica di prensione dell’alimento è già perduta e l’animale si è già adattato ad alimentarsi in
modo diverso. Quindi dopo la loro l’estrazione il coniglio può riprendere ad alimentarsi senza nessuna
difficoltà nell’arco di 24-36 ore.
Tra gli strumenti necessari per l’estrazione ci sono un lussatore, degli aghi da siringa e una pinza estrattrice. Un portaghi potrebbe essere utilizzato allo scopo.
Durante l’intervento di estrazione dei denti incisivi, è consigliabile iniziare con l’estrazione degli incisivi mandibolari perché poi risulta più semplice
I denti del coniglio sono ipsodonti, cioè molto lunghi e profondamente infissi nelle ossa mascellari e
mandibolari, per cui le infezioni in questa sede potrebbero dare origine ad ascessi periapicali, con la
formazione di focolai di osteomielite.
Il trattamento di svuotamento della capsula in seguito a incisione dell’ascesso è inutile per la possibilità di recidive, mentre la terapia medica antibiotica è insufficiente. È quindi necessaria la terapia chirurgica per la rimozione completa dell’ascesso, capsula compresa, del dente coinvolto e del tessuto osseo osteomielitico.
Per effettuare l’antibiogramma per una terapia antibiotica mirata, è bene non mettere in coltura il pus
perché potrebbe essere sterile, ma utilizzare un frammento della capsula.
Per agevolare il trattamento postoperatorio, è consigliata la marsupializzazione del sito chirurgico, allo scopo di effettuare successivi lavaggi in occasione delle visite di controllo. In genere la guarigione
avviene dopo 4-6 settimane circa dall’intervento.
Il follow up viene effettuato dopo 3 mesi per valutare la presenza o meno di recidive.
■ Sonia Panigada
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
18 attualità
Rabbia. Vaccinazione delle volpi e dei cani di proprietà
Oltre 200.000 cani vaccinati e 300.000 esche
vaccinali per le volpi in Veneto
D
opo essere tornata, nel 2008, in Friuli Venezia Giulia, la rabbia silvestre ha fatto la sua
ricomparsa anche in Veneto alla fine dello
scorso anno.* Nel mese di novembre 2009, infatti,
tre casi (due volpi e un cane di proprietà) sono stati registrati nella Provincia di Belluno. A questi si sono aggiunti altri 25 casi nelle volpi, un asino, un tasso e un altro cane.
Le ipotesi fatte a proposito di questa nuova epizoozia, dopo un periodo - durato 25 anni - in cui la Regione è rimasta indenne, rimandano proprio allo
sconfinamento di volpi rabide provenienti dal Friuli Venezia Giulia, in cui la malattia è tornata verosimilmente a partire da volpi malate originarie della Croazia (dove non viene praticata la vaccinazione orale) e Slovenia (dove invece si effettua la vaccinazione dei selvatici).
L’Assessorato alla Tutela del consumatore, sicurezza alimentare e servizi veterinari della Regione
del Veneto in collaborazione con l’Izs delle Venezie ha quindi preso i necessari provvedimenti per circoscrivere il diffondersi della patologia e cercare di
eradicarla.
Due sono i cardini su cui si è imperniata l’azione sanitaria: la vaccinazione orale dei selvatici, segnatamente le volpi, e la vaccinazione contro la rabbia dei
cani di proprietà, che a seguito dell’emanazione delle Ordinanze ministeriali e regionali è diventata obbligatoria per tutti i cani (in precedenza limitata solo ai cani i cui proprietari intendessero recarsi - col
proprio animale - in Paesi che richiedono tale profilassi).
La vaccinazione dei cani contro la rabbia è quindi
entrata a far parte delle profilassi di Stato, e ha interessato i cani di proprietà delle Province di Belluno e Treviso, e quelli di alcuni Comuni delle Province di Vicenza e Venezia per un totale di circa
230.000 animali.
Anche per i gatti, i furetti e gli animali sensibili appartenenti ad altre specie è stata consigliata la vaccinazione precontagio antirabbica: l’obbligo non è
stato valutato opportuno, per le differenti peculiarità etologiche e gestionali di queste specie e per il
fatto che la rabbia urbana è veicolata soprattutto dal
cane.
Di pari passo, sono state imposte limitazioni alla movimentazione dei cani in ambito silvestre (in particolare cani da caccia), per limitare al massimo la possibilità di contatto con animali selvatici potenzialmente portatori di rabbia e di cui non si conosceva
l’effettivo stato sanitario, ed evitare che questi ultimi siano portati a spostarsi, spinti dai cani, e quindi estendere l’areale di diffusione della patologia.
L’emergenza rabbia in Veneto ha portato a mettere in atto una serie di azioni che hanno coinvolto diverse professionalità: la Protezione civile per la disLa Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
seminazione delle esche vaccinali ai selvatici, l’Izs
delle Venezie - Centro di referenza nazionale per la
rabbia, e soprattutto i veterinari delle Aulss e i liberi professionisti.
Abbiamo chiesto a Piero Vio, dirigente regionale dell’Unità di Progetto sanità animale e igiene alimentare della Regione del Veneto, di illustrarci l’attuazione e le difficoltà che tale intervento ha comportato.
“Per quanto riguarda la vaccinazione orale delle
volpi, unica misura che a livello europeo si è mostrata in grado di eradicare la rabbia dalla popolazione silvestre”, ha spiegato Vio, “è stata effettuata con la distribuzione di circa 300.000 esche
contenenti il vaccino sia per via aerea, mediante elicottero, sia manualmente nelle zone in cui è stato
impossibile ricorrere alla distribuzione aerea (prossimità dei centri abitati, ecc.). La rapidità di intervento, nonché la capacità operativa espressa hanno consentito di vaccinare, in due settimane e mezzo, una superficie di circa 20.000 chilometri quadrati. Detta profilassi si dovrà protrarre ancora a
lungo, è infatti noto a livello scientifico che per riuscire a eradicare la patologia dalla popolazione silvestre, la vaccinazione dev’essere continuata per almeno due anni dalla comparsa dell’ultimo caso di
rabbia”.
I cani di proprietà vaccinati entro il 31 marzo
Per quanto riguarda la vaccinazione dei cani di proprietà, si sono evidenziate alcune criticità. “È innegabile che la necessità di vaccinare un numero elevato di cani (circa 230.000) in un periodo di tempo ristretto (il termine iniziale previsto era il 31 gennaio, in questi giorni spostato dal Ministero al
31/3/2010, ndr) ha comportato difficoltà operative”, ha precisato Vio. “Infatti, proprio in considerazione di una situazione molto particolare (ad es.:
carenze di organico nelle Aulss, caratteristiche orografiche talvolta disagevoli, con Paesi localizzati in
valli distanti) la Regione sin dal primo momento si
è mossa mobilitando sia i veterinari Aulss, sia, così
come prevede l’Ordinanza del Ministero della Salute del 26/11/2009, i veterinari liberi professionisti
appositamente ‘autorizzati’ (Regolamento Polizia
Veterinaria)”.
Il Sindacato italiano dei veterinari liberi professionisti (Sivelp), a questo proposito, ha mostrato la
sua disponibilità raggiungendo un accordo con la
Regione, in base al quale è stata offerta la possibilità ai veterinari liberi professionisti di aderire al
piano regionale, effettuando quindi la vaccinazione antirabbica a un prezzo concordato. A questi
veterinari la Regione ha corrisposto un contributo, pari al prezzo della vaccinazione messa in atto
presso le Aulss.
Polemiche a svantaggio della categoria
Il Sivelp ha motivato la scelta di proporre questo
accordo per permettere di “concentrare le risorse
pubbliche sulle situazioni di bisogno economico o
sui randagi (es. colonie feline nelle zone del contagio)”, e ha suggerito di “intensificare i controlli, partendo dagli animali vaccinati prima dell’epidemia, evitando sovrapposizioni tra chi vaccina
e chi controlla la vaccinazione, per massima trasparenza ed efficacia nell’azione di monitoraggio.
Ha chiesto di evitare iniziative populiste che rechino ritardo o disorientamento nei proprietari degli animali”.
“Qualcuno ha voluto fare polemica a questo proposito - ha sottolineato Vio - ventilando forme di
concorrenza sleale o la volontà di costringere i liberi professionisti a ‘svendere’ la propria professionalità, e questo senza nemmeno conoscere i presupposti sulla cui base si è mossa la Regione o, addirittura, talvolta (il che è peggio per rappresentanti di categoria/professioni) dimostrando di non
conoscere nemmeno le norme dello Stato. Ribadisco, infatti, che tali iniziative regionali sono derivate dalla necessità di immunizzare, nel più breve
tempo possibile così come richiesto dalla Comunità
europea, sia la popolazione volpina (serbatoio della rabbia) sia quella canina (punto di contatto con
l’uomo: si sottolinea che a due persone, causa morsicatura del proprio cane rapido, è stato fatto il trattamento post contagio).
Ribadisco, inoltre, che i liberi professionisti che hanno aderito lo hanno fatto volontariamente, infatti,
chi, seppur ‘autorizzato’, non ha richiesto il contributo regionale, ha sempre continuato a vaccinare in
base al proprio tariffario”.
Questa decisione, del resto, è stata presa in modo
analogo a quanto avvenuto al momento dell’istituzione dell’anagrafe canina, quando con i veterinari
liberi professionisti erano state concordate tariffe
calmierate per l’applicazione dei microchip, sempre
su base volontaria.
Dal canto suo, il Sivelp ha riconosciuto alla Dirigenza regionale “il merito di aver coinvolto per la
prima volta i liberi professionisti in una campagna
di profilassi obbligatoria, interpretando l’esigenza
di uscire dai rigidi schemi di norme create a metà degli anni ‘50, per adattarsi alle necessità di oggi: Veterinaria pubblica misurata anche sulle esigenze del
proprio ruolo di controllo e Veterinaria privata, capillarmente diffusa e flessibile, in grado di operare
in tempi rapidissimi”.
Un altro aspetto che ha creato inopportune polemiche all’interno della Veterinaria (come sottolineato
anche dal presidente della Fnovi Gaetano Penocchio,
che ha ritenuto di dover ricordare come “la missione sanitaria della nostra professione e l’emergenza
19
in atto richiedano un clima sereno, nonché azioni di
coordinamento in forza delle quali il settore pubblico e quello privato possano agire con pari dignità
ed efficacia”) è stato originata dalla stampa generalista, che spesso non riesce (o non ha interesse?) a
dare informazioni precise, anzi, spesso le comunicazioni avvengono in modo fuorviante, con danno
sia per la popolazione che per la categoria veterinaria.
È così che, mentre da un lato, associazioni dei cacciatori hanno premuto per avviare una caccia indiscriminata alle volpi, indicando che “la strategia vaccinale è fallita” e lamentando l’impossibilità di utilizzare i cani per le restrizioni ai movimenti, dall’altro sono state diffuse in modo erroneo su quotidiani locali alcune precisazioni in merito alla verifica dell’effettiva copertura anticorpale degli animali vaccinati, che hanno indotto
un’associazione di veterinari a chiedere spiegazioni, in quanto tali affermazioni sarebbero lesive della professionalità dei liberi professionisti, che sarebbero individuati come destinatari preferenziali dei controlli.
“Ancora una volta”, prosegue Vio, “dobbiamo registrare come la stampa riporti concetti delicati in
modo talvolta approssimativo, ingenerando erronee
interpretazioni in chi legge. Il provvedimento regionale prevede il monitoraggio e la verifica del livello
di protezione degli animali vaccinati, e ciò è stato
concordato sia con i veterinari liberi professionisti
che con il servizio pubblico, in occasione degli incontri che abbiamo avuto a questo proposito.
È palese che questo non significa effettuare controlli per verificare l’esistenza di carenze nell’esecuzione della vaccinazione da parte del singolo veterinario, ma di una necessaria verifica, all’interno della
popolazione canina vaccinata, dell’effettiva efficacia del programma vaccinale”.
A questo proposito è da segnalare anche la presa
di posizione della Direzione generale della Sanità
animale e del farmaco veterinario che, “senza voler disconoscere le legittime aspirazioni e rivendicazioni di specifici settori della Veterinaria italiana”, ha chiesto alla Fnovi di attivarsi per “ricomporre dissidi e malumori tra le diverse anime della categoria”.
Il direttore generale Gaetana Ferri ha infatti ricordato che la situazione epidemiologica “impone che dal punto di vista sanitario sia ben chiaro
l’obiettivo prioritario da perseguire e da raggiungere: eliminare la malattia nei territori interessati
e arrestarne la diffusione verso nuovi territori”, e
a questo scopo “è fondamentale che ogni componente della Veterinaria italiana, pubblica e privata, svolga il suo ruolo con responsabilità e serietà,
riscoprendo la sua vocazione unitaria alla tutela
della salute pubblica e animale, mettendo da parte ogni comportamento che possa alimentare incomprensioni, pregiudizi o una sterile litigiosità
che non può giovare a nessuno né tantomeno ai
veterinari stessi”.
■ Monica Vajna de Pava
* Leggere La Settimana Veterinaria n. 676 del 9/12/2009, a pag. 16.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
22 formazione continua
animali da compagnia
Caso clinico in patologia della riproduzione
Lo pseudoermafroditismo può
passare inosservato
Questa anomalia congenita si manifesta con la presenza di gonadi normali, ma organi
sessuali esterni simili a quelli dell’altro sesso.
U
na cagna Springer spaniel di 8 mesi
viene portata alla visita per incontinenza urinaria osservata da quando è
stata adottata a tre mesi di età. Il proprietario ha notato che l’animale urina principalmente da un piccolo orifizio perineale mediano, ventralmente all’ano. La minzione è
volontaria e cosciente. Nonostante la normale posizione assunta durante la minzione, il getto di urina parte verso l’alto e bagna sistematicamente la
coda. Si osserva incontinenza urinaria, in particolare quando il cane è sdraiato: l’urina fuoriesce soprattutto dalla vulva, in modo passivo e non volontario.
All’esame clinico la vulva è di piccole dimensioni
ed è localizzata più ventralmente rispetto al normale. Il suo aspetto sembra l’estremità distale di
un prepuzio maschile dal quale è possibile este-
riorizzare un piccolo pene/clitoride. Sul piano
mediano è visibile un orifizio, appena sotto l’ano, dal quale fuoriesce l’urina (vedere foto 1),
che bagna la coda. La palpazione addominale
e la restante parte dell’esame clinico sono normali.
L’uretra “peniena” comunica con una breve
fistola vestibolo-perineale
L’esame clinico in anestesia permette di esteriorizzare un piccolo pene/clitoride nel quale si palpa un osso. Il pene/clitoride viene cateterizzato
con un catetere urinario per gatto e viene raccolta urina. D’altra parte, il catetere non può essere fatto avanzare lungo il pene/clitoride, il che
conferma che si tratta di un prepuzio e non di
una vulva. Anche un catetere introdotto attraverso la fistola perineale permette di raccogliere
urina. Inoltre è possibile fare uscire il catetere
introdotto nel pene/clitoride attraverso la fistola perineale. Si esegue una radiografia con un
mezzo di contrasto: l’uretra “peniena” si ostruisce quando viene iniettato un mezzo di contrasto attraverso la fistola perineale (20 ml). La radiografia viene scattata al termine dell’iniezione. L’immagine ottenuta conferma che l’uretra
“peniena” comunica con una breve fistola vestibolo-perineale. La vagina appare lievemente dilatata (vedere foto 2).
Per ricostruire il vestibolo, si incidono l’uretra
“peniena” e la fistola
La cagna viene posizionata per realizzare la chirurgia perineale (decubito sternale con il treno posteriore sollevato). Si effettua una sutura a borsa di tabacco dell’ano per prevenire i rischi di contamina-
Ano
Fistola
vestiboloperineale
Vagina
Fistola
vestiboloperineale
Vestibolo
© Stephan Mahler
1 - Regione perineale di una cagna che presenta
una malformazione urogenitale.
© Stephan Mahler
Orifizio
© Stephan Mahler
Prepuzio/vulva
2 - L’uretro-vaginografia evidenzia la fistola vestibolo-perineale.
3 - Aspetto preoperatorio dopo la cateterizzazione dell’uretra “peniena” e
della fistola vestibolo-perineale.
Uretra “peniena”
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
23
Fistola vestibolo-perineale
incisa lungo il margine ventrale
Meato urinario
cateterizzato
© Stephan Mahler
© Stephan Mahler
© Stephan Mahler
Uretra “peniena”
incisa lungo il
margine dorsale
4 - Aspetto perioperatorio dopo l’incisione perineale
mediana. Il clitoride è esposto.
5 - Apertura dell’uretra “peniena” e della fistola vestibolo-perineale. Il meato urinario è stato cateterizzato.
6 - La mucosa dell’uretra “peniena” e della fistola vestibolo-perineale vengono suturate.
zione. Vengono introdotti cateteri nell’uretra e nella fistola come punti di repere durante la dissezione (vedere foto 3).
Si esegue l’incisione mediana della cute e del tessuto sottocutaneo, dalla porzione dorsale del
prepuzio fino alla porzione ventrale dell’apertura perineale della fistola. In questo modo il
pene/clitoride è completamente accessibile (vedere foto 4). L’uretra “peniena” viene incisa lungo il suo margine dorsale in direzione del vestibolo e la fistola viene incisa lungo il suo margine ventrale (vedere foto 5). Le due incisioni si
congiungono a livello del vestibolo. Si localizza
il meato urinario e si inserisce un catetere urinario nella vescica. Per ricostruire il vestibolo,
le incisioni dell’uretra “peniena e della fistola
vengono suturate insieme (vedere foto 6), a destra e a sinistra, con una sutura semplice (Monocryl ®, dec. 2).
L’estremità distale del pene/clitoride viene amputata. Il vestibolo ricostruito viene suturato alla cute con punti semplici, con lo stesso filo (vestibulostomia). Il tessuto sottocutaneo e la cute
vengono suturati come in caso di episiotomia
(Monocryl® ed Ethilon® dec. 2). La “vulva”, ventralmente alla vestibulostomia, non comunica più
con il vestibolo (vedere foto 7).
Non si osservano complicazioni postoperatorie. La cagna urina normalmente il giorno dopo l’intervento, con un getto di urina diretto
ventralmente. La coda non viene sporcata e la
cagna è completamente continente. Si suggerisce ai proprietari di farla sterilizzare, ma questi rifiutano. L’animale manifesta calori che suggeriscono che gli organi genitali interni sono
normali.
sociati a organi genitali esterni simili a quelli dell’altro sesso.
Al contrario, l’ermafroditismo vero è caratterizzato dalla presenza, in uno stesso individuo, di
un apparato genitale femminile e maschile (testicoli e ovaie), che corrisponde a un’ambiguità
sessuale.
In un soggetto geneticamente maschile, lo sviluppo degli organi genitali esterni dipende normalmente dagli androgeni secreti dal testicolo
embrionario, ma questo tipo di sviluppo può anche manifestarsi in un soggetto geneticamente
femmina. La sindrome che ne risulta è lo pseudoermafroditismo femminile. Il soggetto è portatore di ghiandole genitali femminili (ovaie) ben
differenziate, ma i suoi organi genitali esterni
sono simili agli organi genitali maschili.
Questi soggetti sono virilizzati a gradi variabili e sono caratterizzati in particolare da un
clitoride peniforme.
Lo pseudoermafroditismo femminile si manifesta per un’imbibizione ormonale maschile durante la gestazione (somministrazione di androgeni alla femmina gravida) o un’iperplasia surrenalica congenita. L’ipospadia (apertura dell’uretra a livello della superficie inferiore del clitoride o dello scroto) è descritta nella femmina,
in particolare in caso di pseudoermafroditismo
femminile. La fistola vestibolo-perineale descritta
qui può essere paragonata a un’ipospadia. Questa anomalia è rara nel cane. Nelle cagne sono
descritti solo quattro casi simili negli ultimi quarant’anni.
Esiste anche lo pseudoermafroditismo maschile,
caratterizzato dallo sviluppo di organi genitali
femminili in cani geneticamente maschili. Può
manifestarsi quando i testicoli dell’embrione non
sono normali o in caso di resistenza agli androgeni, che non possono esercitare il loro completo effetto sui tessuti.
Gli individui geneticamente maschili, che presentano questa sindrome hanno organi genitali
interni femminili (vedere foto 8 e 9).
In caso di pseudoermafroditismo le gonadi
sono normali e ben differenziate
Lo pseudoermafroditismo è un’anomalia congenita della differenziazione sessuale che è caratterizzata dalla presenza di cromosomi sessuali
e da gonadi (testicoli od ovaie) normali, ma as-
In caso di malformazione urogenitale
esterna, è necessario proporre la
sterilizzazione
Nel caso descritto, il principio della chirurgia si è basato sull’unire l’uretra alla fistola vestibolo-perineale.
L’opzione di sacrificare la fistola conservando l’uretra “peniena” non è stata considerata, perché questa uretra era troppo stretta e provocava resistenza
alla minzione. Riunendo il vestibolo alla cute, in una
posizione più fisiologica, il getto di urina viene diretto ventralmente e la coda non si bagna più. Teoricamente, per ragioni estetiche, sarebbe stato preferibile far terminare il vestibolo nel prepuzio ma
poiché la mobilizzazione della fistola vestibolo-perineale era limitata, l’autore non ha ritenuto che
tale operazione fosse realizzabile.
Analogamente alle fasi successive all’uretrostomia perineale nel gatto, il rischio di infezione urinaria ascendente non è trascurabile e dev’essere
riferito al proprietario.
È necessario proporre la sterilizzazione degli animali che presentano malformazioni urogenitali
esterne a causa delle possibili malformazioni degli
organi genitali interni. In caso di rifiuto, i •••
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
24 formazione continua
7 - Risultato
postoperatorio.
© Stephan Mahler
© Stephan Mahler
© Stephan Mahler
animali da compagnia
8 e 9 - Pseudoermafroditismo maschile evidenziato in un cane di 8 anni operato per criptorchidismo bilaterale.
A sinistra: sviluppo normale del prepuzio e del pene, assenza di scroto e di testicoli.
A destra: evidenziazione di un utero normale con testicoli tumorali (tumore misto seminoma/sertolioma).
Neurochirurgia del Bassotto
I
l Bassotto è particolarmente soggetto all’ernia
discale: il rischio è del 20% nell’arco della vita. Le ernie subcliniche sono senza subbio ancora più frequenti. I cambiamenti degenerativi
(metaplasia condroide) colpiscono la colonna vertebrale per tutta la sua lunghezza, fin dai primi
mesi di vita.
Un’equipe danese* ha cercato di quantificare la correlazione tra la calcificazione del nucleo polposo e
l’ernia discale in 61 Bassotti di età compresa tra un
mese a due anni. Con l’ausilio di un questionario
compilato dai proprietari e di radiografie in successione del rachide, gli autori hanno evidenziato
una percentuale del 36% di cani colpiti da ernia discale clinica. Tra gli 8 cani che presentavano più
di nove dischi intervertebrali calcificati a due anni, 7 (88%) hanno presentato un’ernia discale. Fra
questi ultimi, 5 sono stati sottoposti a eutanasia prima degli 8 anni. Fra i 19 cani con più di 4 dischi
mineralizzati a due anni, 12 (63%) soffrivano di ernia discale e 7 sono stati soppressi. D’altra parte,
non è stata diagnosticata alcuna ernia discale nei
cani con meno di due dischi calcificati. Si è eseguita una radiografia in 36 cani sopravvissuti oltre
gli otto anni. Solo il 13% dei dischi intervertebrali
non sono risultati calcificati a due anni di età.
Gli autori traggono alcune importanti conclusioni:
- il rischio di eutanasia per l’ernia discale è significativamente più elevata nei Bassotti che presentano
più di quattro dischi calcificati;
- esiste una notevole correlazione tra il rischio di
ernia discale e il numero di dischi calcificati a due
anni;
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
© Philippe Zeltzman
Il numero di dischi calcificati consente
di prevedere l’ernia
Questa mielografia
indica l’ernia.
- il rischio di ernia discale aumenta con un fattore di 1,4 per ogni disco supplementare mineralizzato;
- quando si considerano solo i dischi tra T10 e L3,
questo rischio aumenta con un fattore di 2,5 per
ogni disco supplementare calcificato.
È evidente quindi che il numero di dischi mineralizzati a due anni può essere utilizzato per prevedere il rischio di ernia discale. Inoltre, il rischio di calcificazione di nuovi dischi oltre i due anni è basso.
Queste informazioni dovrebbero permettere di effettuare una selezione genetica. Un programma di
valutazione radiografica è attualmente in corso in
Danimarca. Il club danese del Bassotto consiglia la
riproduzione di cani che presentano meno di due
dischi calcificati a due anni, ma non di quelli che ne
hanno più di quattro. Nella pratica, queste informazioni possono servire a prevedere il rischio di ernia discale. La valutazione non dovrebbe essere effettuata prima dei due anni di età, perché il numero di dischi calcificati visibili aumenta rapidamente tra 1 e 2 anni.
La valutazione radiografica dovrebbe essere standardizzata e avvenire in sedazione per ottenere il
corretto posizionamento del cane.
■ Philippe Zeltzman
* V.F.Jensen et coll.: “Quantification of the association between
intervertebral disk calcification and disk herniation in Dachshunds”,
JAVMA, 2008, vol. 233, n° 7, pp.1090-1095.
© Stephan Mahler
25
10 - Pseudoermafroditismo femminile in una gatta di
7 anni che presenta una vulva normale. In compenso, sono presenti due testicoli ectopici nella regione inguinale (frecce).
••• proprietari devono essere avvertiti dei rischi trau-
matici della regione perineale in caso di sporgenza.
Le malformazioni urogenitali non sono frequenti in
Medicina veterinaria e i casi di pseudoermafroditismo, a volte, passano relativamente inosservati, in
particolare quando gli organi genitali esterni sono
poco modificati ed è quindi difficile conoscerne la
reale incidenza (vedere foto 10).
■ Stephan Mahler
Quiz
Radiogramma addominale di un
Pointer maschio non castrato di 9 anni
portato alla visita per costipazione.
Domande:
1. Qual è la vostra diagnosi?
2. Come confermare la diagnosi?
3. Qual è il trattamento medico?
© Philippe Zeltzman
4. Qual è il trattamento chirurgico?
Risposte del Quiz:
4. Enterotomia per asportare il fecaloma.
3. Lavaggio.
presenza di un fecaloma.
2. L’ecografia e la laparotomia confermano la
1. Prostatomegalia, fecaloma bloccato nel colon.
■ Philippe Zeltzman
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
26 formazione continua
igiene alimentare
a cura del prof. Carlo Cantoni
Relazione della Commissione europea
Il Pacchetto igiene ha avuto un impatto positivo,
qualche problema per i piccoli stabilimenti
Organizzazioni degli operatori del settore alimentare, Stati membri e Commissione europea hanno giudicato
positivamente l’applicazione delle norme, con possibilità di miglioramento.
© Joyce Wilkes - Fotolia.com
L
a Commissione europea ha recentemente pubblicato un documento (COM 2009/403 del
28/7/2009 - Relazione della Commissione al
Consiglio e al Parlamento europeo sull’esperienza
acquisita nell’applicare i regolamenti in tema di igiene CE n. 852/2004, CE n. 853/2004 e CE n.
854/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio
del 29 aprile 2004) relativo all’esperienza acquisita
in merito all’applicazione del Pacchetto igiene, ovvero quell’insieme di provvedimenti legislativi che,
a partire dal 2002 con il regolamento CE 178/02,
hanno sostituito quasi integralmente la precedente
normativa comunitaria in tema di sicurezza alimentare. Il dossier riflette il pensiero espresso dalle organizzazioni degli operatori del settore alimentare
nonché degli Stati membri e della Commissione.
Esperienza positiva dall’applicazione
dei regolamenti di igiene
L’obiettivo dichiarato del Pacchetto igiene era quello di semplificare il corpus giuridico in tema di igiene alimentare, di renderlo più coerente separando le
diverse discipline (salute pubblica, polizia sanitaria
e controlli ufficiali) e di focalizzarsi sugli obiettivi in
capo agli operatori del settore alimentare piuttosto
che mantenere prescrizioni molto dettagliate. Altro
obiettivo sottinteso era quello di mantenere un certo livello di qualità nei controlli con risorse sempre
più ridotte.
È interessante notare che il documento elenca solo
le carenze applicative o i ritardi nell’applicazione,
ma volutamente non entra nella parte che sarebbe
più interessante e cioè la valutazione delle prime ricadute del pacchetto igiene sull’attività economica e
quella del sistema dei controlli.
Questa è probabilmente una scelta prudenziale dettata sia dalle varie deroghe che hanno dilazionato
nel tempo l’applicazione dello stesso pacchetto igiene, sia probabilmente dalla difficoltà di reperire informazioni da tutti i Paesi europei, anche se il Fvo (Food
and veterinary office), cioè quell’organismo che svolge per conto dell’Ue gli audit sull’applicazione della normativa sanitaria nei vari Stati, ha avuto occasione di “formarsi” un’opinione. In ogni caso, il
documento definisce che “l’esperienza tratta dall’applicazione dei regolamenti igiene può essere considerata positiva. In linea di massima gli Stati membri sono soddisfatti della struttura e dei principi della normativa in tema di igiene e non ritengono affatto che essa necessiti modifiche radicali”, rilevando tuttavia che “per la maggior parte di questi PaeLa Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
L’applicazione delle norme contenute nel Pacchetto
igiene da parte dei Paesi dell’Ue ha avuto conseguenze
positive per quanto riguarda la sicurezza alimentare.
si è troppo presto per fornire una valutazione equilibrata e dettagliata delle esperienze maturate in seguito all’entrata in vigore del Pacchetto igiene”.
Le ispezioni del Fvo hanno confermato tale valutazione dato che, in generale, “l’applicazione del Pacchetto igiene non ha comportato serie difficoltà per
gli operatori del settore alimentare e le Autorità di
controllo. I problemi più gravi individuati durante
tali missioni hanno riguardato, in misura variabile,
gli stabilimenti di piccole dimensioni”.
Si tratta di affermazioni di un certo rilievo che fanno abbastanza emergere le problematiche di applicazione del Pacchetto igiene alle piccole imprese e al
settore primario.
Le carenze applicative del Pacchetto igiene
Le carenze applicative che emergono dal documento della Commissione riguardano alcuni aspetti che
gli operatori economici, gli Stati membri e soprat-
tutto il Fvo hanno evidenziato durante l’attività routinaria e le principali riguardano diversi punti.
1. Le esenzioni dal campo di applicazione dei regolamenti. Vale a dire in quali strutture commerciali
non si applicano i regolamenti comunitari. Questo
elemento ha fatto sorgere problemi applicativi anche “delicati” come nel caso in cui “per motivi connessi alla concorrenzialità”, molte organizzazioni di
operatori privati interessati hanno espresso preoccupazioni in merito all’esclusione del commercio al
dettaglio, in alcuni casi richiedendo la piena estensione del campo di applicazione del regolamento (Ce)
n. 853/2004 al commercio al dettaglio, e sollecitando in altri un riesame della legislazione per quanto
riguarda determinate attività svolte dal commercio
al dettaglio (ad es. tritatura e affettatura) con l’obiettivo di applicare le medesime norme alle medesime attività in tutta la Comunità.
Come è noto la vendita al dettaglio è regolamenta-
Gazzetta italiana
ta dalla normativa nazionale che probabilmente presenta differenze tra i vari Stati membri.
2. Alcune definizioni introdotte dai regolamenti. La
definizione di prodotto composito o composto suscita qualche perplessità anche alla luce del fatto che
gli impianti dove si lavorano prodotti composti non
necessitano di riconoscimento comunitario e dell’applicazione della normativa specifica (e dei costi
connessi). Si tratta in definitiva dei prodotti ottenuti da alimenti già trasformati e che non presentano
particolari rischi durante la lavorazione (per esempio: produzione di panini con formaggio stagionato, gelati, ecc.)
3. Alcuni aspetti pratici attinenti al riconoscimento
di stabilimenti che trattano alimenti di origine animale e la marchiatura di tali alimenti. Un esempio è
un deposito frigorifero che commercia in ambito locale e uno che opera in ambito comunitario, i quali
sono soggetti a normative diverse. La marchiatura
sanitaria e la bollatura sanitaria (quest’ultima solo
a livello di macello) e l’applicazione della marchiatura a prodotti reimballati o riconfezionati in successivi stabilimenti hanno creato difformi interpretazioni tra i vari Stati inerenti al riconoscimento comunitario o meno di tali impianti.
4. Il regime di importazione di alcuni alimenti. Persistono difficoltà applicative dei regolamenti in merito ai controlli effettuati anche tra stessi Stati membri la cui normativa nazionale è tuttora diversa dagli altri Stati. Il riferimento è soprattutto agli Stati
membri recentemente entrati a far parte dell’Ue.
5. L’attuazione delle procedure basate sul sistema
HACCP in alcune imprese alimentari. La maggior
parte delle imprese del settore alimentare applica
procedure basate sul sistema HACCP. Nella maggior
parte degli Stati membri tali procedure hanno causato difficoltà alle imprese alimentari di piccole dimensioni e più in particolare ai micro- e piccoli esercizi di commercio al dettaglio e ristorazione. In alcuni casi è stato rilevato che l’assistenza e le procedure prodotte da consulenti esterni non riflette la
realtà dello stabilimento e determina solo una quantità maggiore di documentazione e registrazioni rispetto a quella obbligatoria. In alcuni Stati membri
le Autorità di controllo (Asl, Regioni, Ministero, ecc.)
hanno attenuato il problema conducendo analisi dei
rischi per determinati tipi di attività (distribuzione,
ristorazione, ecc.) e non per singolo impianto. In altri casi è stato prodotto dalla stessa Autorità di controllo e dalle associazioni di categoria materiale semplificato di carattere pratico o manuali di corretta
prassi igienica destinato alle piccole imprese.
La tenuta delle registrazioni è talvolta percepita come un onere amministrativo dalle imprese alimentari di piccole dimensioni; quasi tutti gli Stati membri hanno avviato iniziative per semplificare questa
attività e per minimizzare la quantità di documentazione da conservare.
L’altra problematica sul tappeto è l’applicazione del
sistema HACCP alla produzione primaria, giudicata dagli operatori commerciali e dagli stessi organi
di controllo ancora impraticabile.
6. L’attuazione dei controlli ufficiali in determinati
settori. Questa è una delle parti più importanti del
dossier e che rivela se l’Autorità di controllo ha re-
cepito nella realtà il Pacchetto igiene. In effetti, il
Pacchetto igiene ha comportato un considerevole
cambiamento concettuale per gli ispettori.
In effetti i problemi applicativi sono notevoli. Ad
esempio:
a. Le organizzazioni di categoria degli operatori commerciali hanno sostenuto che le Autorità di controllo
dei vari Stati membri presentavano differenze nella
valutazione delle procedure basate sul sistema
HACCP. In alcuni casi tali differenze erano relative
a richieste eccessive per la documentazione anche se
in altri casi “le dimensioni e la natura dell’impresa
sono tenute in considerazione e che la maggior parte delle Autorità di controllo ha un atteggiamento
flessibile riguardo l’attuazione delle procedure basate sul sistema HACCP”.
b. Sono stati rilevati problemi durante le missioni
d’ispezione comunitarie sui sistemi di controllo dei
vari Stati membri che riguardano la capacità delle
Autorità competenti di valutare adeguatamente le
procedure basate sul sistema HACCP. Si sono notati progressi rispetto alla prima serie di ispezioni
del 2006, tuttavia persistono possibilità di miglioramento. La Commissione ha comunque rilevato
che molti Stati membri hanno implementato le modalità di controllo utilizzando check list e procedure operative standard e sviluppando corsi di formazione per il personale soprattutto con l’introduzione dell’audit, che rappresenta la novità più importante del sistema di controllo basato tradizionalmente sull’ispezione. L’audit va programmato
con l’operatore del settore commerciale contrariamente all’ispezione.
Un altro rilievo importante evidenziato da organizzazioni di categoria e dagli stessi Stati membri è che
l’ispezione della carne (visita ante e post mortem al
macello) dovrebbe essere modificata. Tale posizione
deriva dai problemi di risorse umane incontrati da
alcuni Stati membri al momento di nominare veterinari ufficiali per i macelli e dalla crescente importanza per la salute pubblica dei fattori di pericolosità non facilmente individuabili dalle tradizionali
ispezioni della carne (pericoli chimici). Inoltre si è
sottolineato che il ruolo degli assistenti specializzati ufficiali dovrebbe essere potenziato, che si dovrebbe
chiarire ulteriormente la divisione delle responsabilità tra gli operatori commerciali che gestiscono i
macelli e le Autorità di controllo, e che alcuni compiti ispettivi dovrebbero essere delegati al personale
dipendente dai macelli anche in quelli che macellano specie diverse dal pollame e dai lagomorfi.
Conclusioni
La relazione giunge alla conclusione che nel complesso gli Stati membri hanno adottato i provvedimenti amministrativi e di controllo necessari a garantire il rispetto della normativa, ma che è ancora
possibile migliorare. Gli operatori consultati (Stati
membri, operatori del settore alimentare, Food and
veterinary office) ritengono che i nuovi principi e
prescrizioni introdotti dal Pacchetto igiene abbiano avuto conseguenze positive per la sicurezza alimentare.
■ Luigi Gaidella
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
DALLA GAZZETTA
27
Sulla Gazzetta Ufficiale sono
pubblicate le modificazioni
dell’Autorizzazione
all’immissione in commercio
per le seguenti specialità ad uso
veterinario:
- Closamectin (Norbrook
Laboratories Limited).
Autorizzata la modifica delle
indicazioni terapeutiche al
punto 4.2 del sommario delle
caratteristiche del prodotto e,
precisamente:
“- Fasciola epatica (trematodi);
- Fasciola gigantica, Fasciola
hepatica;
- Trattamento della Fasciola a
12 settimane (matura), efficacia
> 99%.
- Trattamento della Fasciola da
7 settimane (immatura),
efficacia > 90%.”
- Metricure sospensione per uso
endouterino per bovine
(Intervet). Autorizzata
l’estensione del periodo di
validità del prodotto finito da
24 mesi a 36 mesi.
GU n. 2 del 4-1-2010.
- Colistina Solfato 12% liquida
(Dox-Al Italia). Autorizzata
l’immissione in commercio di
una nuova confezione: tanica
da 5 kg, nonché il
prolungamento della validità
dopo prima apertura del
confezionamento primario da
21 giorni a 30 giorni.
GU n. 3 del 5-1-2010.
- Doxysol (Dox- Al Italia).
Autorizzata per la nuova
confezione: sacco da 5 kg.
GU n. 4 del 7-1-2010.
- Vetoryl (Arnolds Veterinary
Products). Rettificato il regime
di dispensazione. Le confezioni
del medicinale per uso
veterinario in oggetto, devono
essere poste in commercio con il
seguente regime di
dispensazione: «Da vendersi
dietro presentazione di ricetta
non ripetibile in copia unica».
- Gentagil Fortius (Intervet).
Autorizzati:
1) modifica della composizione
quantitativa degli eccipienti;
2) introduzione del periodo di
validità dopo prima apertura
del condizionamento primario
pari a 28 giorni a 25 ±2 °C.
- Stargate (Acme). Autorizzata,
per le due confezioni compresse
da 2 mg e compresse da 10 mg,
l’introduzione della validità
dopo prima apertura pari a 90
giorni. Dopo la prima apertura
conservare il flacone a
temperatura inferiore a 25 °C
ed in luogo asciutto.
GU n. 15 del 20-1-2010.
28 formazione continua
fauna selvatica e nac
Sterilizzazione nei roditori
La castrazione per via scrotale dei roditori può
avere delle complicazioni
Due cavie sono portate alla visita per tumefazioni dovute alla sterilizzazione effettuata per via scrotale.
D
© Emmanuel Risi
© Emmanuel Risi
ue cavie, di sesso maschiVescicola seminale erniata
circondata da tessuto
le, vengono portate alla vifibroso
sita per un consulto a causa di alcune tumefazioni della regione scrotale - comparse in seguito alla castrazione per via scroIncisione
tale. La lesione comprende il lato
inguinale
destro nella prima cavia ed è bilaterale nella seconda. L’esame cliVescicola
nico evidenzia la presenza di una
seminale
massa circolare di circa 2 cm, di
esteriorizzata
consistenza solida, localizzata nelper via
la regione scrotale (cavia 1) e inaddominale
guinale (cavia 2). La palpazione
di questa massa si rivela dolente.
Nel caso della prima cavia, è presente una fistola perianale, associata a un modico scolo siero- 1 - Esteriorizzazione delle vescicole seminali per via laparotomica. La vesciemorragico. Lo stato generale è cola destra era erniata e fibrotica.
buono e l’appetito è conservato.
Nel secondo animale, lo stato generale è alterato e stesia si effettua con isofluorano al 5% e il manteil radiogramma evidenzia la presenza di ileo. Per i nimento viene assicurato a una concentrazione del
due roditori, l’ipotesi considerata è un ascesso della 2%. L’analgesia viene garantita con butorfanolo (0,5
borsa scrotale, eventualmente associato a ernia in- mg/kg, per via sottocutanea, 20 minuti prima dell’induzione). L’animale viene posto in decubito dorguinale.
sale su un tappeto riscaldante, per limitare i rischi di
Fra le complicazioni osservate ci sono ernie,
ipotermia. Lo scroto, la regione prepubica e la regione addominale ventrale sono preparati per l’infistole e ascessi
Viene programmato l’intervento chirurgico. Le ca- tervento. Il monitoraggio durante l’anestesia viene
vie non vengono lasciate a digiuno per evitare i ri- assicurato con l’elettrocardiografia. Si esegue un’inschi di ipoglicemia e di ileo. L’induzione dell’ane- cisione longitudinale dello scroto e della regione inguinale con dissezione dei tessuti molli sottostanti.
Nella prima cavia, l’esame rivela un tessuto sottostante fortemente alterato, non ascessuale, associato a ernia inguinale di un organo addominale non
identificabile direttamente. Si esegue un’incisione
lungo la linea alba per determinare la natura delDurante la castrazione di un roditore, l’accesso
l’organo erniato ed eseguire una manualità che permette di spostare la parte erniata nella cavità adaddominale presenta cinque vantaggi rispetto
dominale attraverso l’anello inguinale. L’organo erall’accesso scrotale:
niato viene identificato: si tratta della vescicola se• riduzione dei rischi di sventramento
minale destra, ghiandola sessuale fisiologicamente
postoperatorio (nessuna incisione della
voluminosa nella cavia maschio (vedere foto 1). Per
vaginale, lasciata intatta);
evitare le recidive, si effettua l’exeresi delle due ve• riduzione della macerazione e degli attriti
scicole seminali e successivamente vengono suturadella cicatrice contro la lettiera;
ti i due margini di incisione (vedere foto 2). L’exeresi della fistola perianale viene effettuata prima del• riduzione dell’emissione di urina sulla cicatrice;
la sutura cutanea (vedere foto 3). Nella seconda ca• riduzione dei rischi di infezione, del prurito e
via, l’esame dopo laparotomia evidenzia la presendel leccamento della cicatrice;
za di un’ernia del polo craniale della vescica a sinistra (vedere foto 4) e di due ascessi bilaterali asso• riduzione del tempo operatorio e dei rischi
ciati a funicolite (vedere foto 5). La vescica erniata
anestesiologici.
viene riposta nuovamente nella cavità peritoneale e
2 - Le vescicole seminali dopo l’exeresi.
gli ascessi asportati. Il diametro dei canali inguinali viene ridotto con una sutura parzialmente obliterante.
L’ileo viene trattato con un antinfiammatorio
non steroideo
Gli animali sono lasciati sotto ossigeno al 100% in
maschera e su un tappeto riscaldante fino al loro risveglio.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
© Emmanuel Risi
I vantaggi dell’accesso
addominale
3 - Sutura dei due margini di incisione, nella regione inguinale e nella regione addominale.
© Emmanuel Risi
© Emmanuel Risi
29
4 - Visualizzazione del polo craniale della vescica erniata nel canale inguinale sinistro,
dopo la laparotomia.
Si effettua una fluidoterapia con due iniezioni
sottocutanee a livello dei fianchi di 15 ml di
Ringer lattato precedentemente riscaldato. Vie-
5 - Asportazione completa di una funiculite e di un ascesso della borsa tramite il canale inguinale.
La prima cavia è attiva con un appetito normale
e la sera stessa viene consegnata al proprietario,
con una prescrizione antibiotica di 10 giorni e un
trattamento antinfiammatorio
per 5 giorni.
La seconda cavia
resta ricoverata
tre giorni, per
ileo, trattato farmacologicamente con la somministrazione di meloxicam (0,3 mg/kg/die per
os), metoclopramide (1 mg/kg/die in tre somministrazioni per os) e alimentazione forzata per os.
Quando il testicolo viene scoperto, il rischio
di sventramento diviene significativo
ne somministrato antibiotico (enrofloxacina,
10 mg/kg per via sottocutanea) e un antinfiammatorio (meloxicam, 0,3 mg/kg per via sottocutanea).
Fisiologia della riproduzione nella cavia
• Stagione dell’accoppiamento: tutto l’anno.
• Numero di mammelle: 2
• Maturità sessuale: 10 settimane nel maschio (tentativi di accoppiamento già a 1 mese di età)
e 6 settimane nelle femmine.
• Prima gravidanza necessaria prima degli 8 mesi (chiusura della sinfisi pubica).
• Durata del ciclo: 15-17 giorni, poliestrale.
• Estro: 6-11 ore.
• Ovulazione: spontanea.
• Gestazione: 59-72 giorni (in media 68 giorni).
• Estro post-partum: 10-48 ore (possibile già dopo 2 ore).
• Scomparsa della fecondità: 4-5 anni nelle femmine (picco di fecondità tra i 3 e i 20 mesi).
• Numero dei nascituri: 1-13 piccoli (in media 2-4).
• Peso alla nascita: 45-115 g (in media 70-110 g).
• Svezzamento: 2-4 settimane (o 180 giorni).
• Comportamento dei nuovi nati: nidifughi, occhi aperti (apertura alla nascita), presenza di denti e di
peli. Assenza di aggressione da parte loro simili. È possibile l’adozione da parte di un’altra madre
durante la lattazione.
• Numero di gravidanze in un anno: 2-5.
Si esegue il controllo clinico e l’asportazione delle suture dieci giorni dopo l’intervento.
La castrazione per via addominale è semplice
e presenta molti vantaggi
Nei roditori e nei lagomorfi, i testicoli possono
passare dalla posizione scrotale alla posizione addominale, a causa del notevole diametro dell’anello
inguinale. Si possono proporre numerose vie di accesso per la castrazione del maschio, soprattutto
la via addominale, inguinale o scrotale. Durante
la castrazione per via scrotale, devono essere rispettate alcune precauzioni per avere un risultato
post-chirurgico soddisfacente. Si consiglia in primo luogo di procedere alla legatura dell’anello inguinale superficiale dopo l’asportazione del testicolo. A causa della sua notevole larghezza, il canale inguinale può favorire l’erniazione dei visceri addominali dopo la castrazione a testicolo scoperto. D’altra parte è necessario porre attenzione
alla corretta igiene della lettiera di questi animali
durante il periodo della cicatrizzazione, per prevenire le infezioni e l’ulteriore formazione di ascessi. Le complicazioni osservate nei due casi descritti
non compaiono in seguito alla chirurgia per via
addominale. Si tratta di una tecnica semplice e rapida, che presenta alcuni vantaggi rispetto alla via
scrotale (vedere riquadro), essa infatti riduce il rischio di sventramento attraverso l’anello inguinale, particolarmente ampio nei roditori (la castrazione a testicolo scoperto senza sutura della vaginale è da evitare). La laparotomia lungo la linea
alba permette di visualizzare e di estrarre i testicoli ricollocati manualmente nella cavità addominale attraverso il canale inguinale. In seguito si effettua la castrazione, dopo l’identificazione e la legatura del cordone spermatico e del cono vescicolare. Le suture dell’addome e della cute vengono
eseguite in modo classico.
■ Emmanuel Risi, Julien Goin, Sylvain Larrat
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
30 gestione
fisco/economia
a cura del prof. Luciano Olivieri
Manovra fiscale 2010
La Finanziaria e le “mille proroghe”
Le disposizioni di maggior interesse contenute nella manovra finanziaria per il 2010.
L
a manovra finanziaria 2010 è stata varata con
l’approvazione della legge Finanziaria (Legge
23.12.2009, n. 191, pubblicata sul Supplemento
ordinario n. 243 alla Gazzetta Ufficiale del
30.12.2009, n. 302) e con l’entrata in vigore del cosiddetto Decreto “Milleproroghe” (Decreto legge
30.12.2009, n. 194 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30.12.2009, n. 302).
La Finanziaria per il 2010, come quella del passato anno, è una finanziaria “leggera” ovvero, com’è stata definita da chi predilige l’inglese, una finanziaria light.
La legge Finanziaria 2010 è infatti composta di soli 2 articoli (il primo di essi reca 4 commi mentre il
secondo conta ben 253 commi e contiene le disposizioni rilevanti da un punto di vista fiscale), unitamente ai provvedimenti già varati dal Parlamento
nel corso del 2008 (il Decreto Anticrisi - Dl 185/2008
convertito nella L. 2/2009) e del 2009 (la Manovra
d’estate - Dl 78/2009 convertito nella Legge n.
102/2009) si colloca tra i provvedimenti necessari
ad attuare la programmazione economica e finanziaria nel periodo 2010-2013.
Nella manovra finanziaria per il 2010 non vi sono
disposizioni normative che modificano, sostanzialmente, lo scenario tributario per i professionisti.
Sono, invece, contenute disposizioni di proroga di
norme e non si rinvengono, invero, alcune altre disposizioni che dispensano ai contribuenti, a vario titolo, benefici fiscali.
Onaosi
■ Approvare urgentemente il nuovo statuto. I
Sindacati dei dirigenti medici veterinari e farmacisti del Sistema sanitario nazionale hanno inviato una lettera ai Ministeri dell’Economia, Lavoro e Salute per chiedere l’approvazione urgente dello statuto Onaosi che, approvato nel gennaio 2008 e riapprovato accogliendo tutte le proposte e le osservazioni pervenute dal Ministero
del Lavoro lo scorso maggio 2009, giace in attesa
della firma dei Ministeri vigilanti.
Fonte: Sivemp.
Concorsi
■ Una borsa di studio in memoria di Giovanni
Vincenzi. L’Associazione Giovanni Vincenzi, unitamente all’Ordine dei medici veterinari di Verona, ha bandito un concorso per l’attribuzione per
merito di una borsa di studio e di ricerca intitolata a Giovanni Vincenzi in favore di neolaureati in
Medicina veterinaria. Le domande dovranno pervenire presso la sede dell’Ordine dei medici veterinari di Verona entro il prossimo 26 marzo.
Fonte: Sivemp.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
Vediamo ora alcune disposizioni di maggior interesse contenute nelle normative in questione.
La detrazione Irpef 36% per gli interventi di
recupero del patrimonio edilizio
La legge Finanziaria per il 2010 (articolo 2, comma
10) proroga ancora una volta e fino al 31.12.2012,
la detrazione Irpef del 36% con riferimento alle spese sostenute per gli interventi tendenti al recupero
del patrimonio edilizio eseguiti entro il 31 dicembre
2012 e l’acquisto di immobili ristrutturati da imprese
di costruzione, ristrutturazione e cooperative edilizie ceduti entro il 30 giugno 2013.
Aliquota Iva del 10% per tutti gli interventi di
manutenzione ordinaria e straordinaria delle
abitazioni
La legge Finanziaria stabilisce (articolo 2, comma
11) che l’aliquota Iva relativa alle prestazioni di servizi per l’esecuzione di interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria di immobili a destinazione
abitativa è fissata dal 2012 e per gli anni successivi
(dovendosi, dunque, ritenere che l’aliquota così indicata dalla norma è quella che si renderà applicabile a regime) nella misura del 10%.
Si rammenta, tuttavia, che l’aliquota Iva del 10% si
è resa applicabile fino all’anno 2009 ed è ancora applicabile per il 2010 e per il 2011 in forza di un’altra legge, la Finanziaria per il 2009 la quale ha disposto che l’applicazione dell’Iva agevolata, relativamente agli interventi di manutenzione e riparazione degli immobili a prevalente destinazione abitativa, è applicabile sia per l’anno appena iniziato
che per il prossimo.
Detrazione del 55% per interventi relativi al
risparmio energetico
Nessuna proroga, invece, dai provvedimenti di fine
anno per la detrazione del 55% spettante per gli interventi relativi al risparmio energetico eseguiti su
edifici esistenti che è, tuttavia, ammessa per le opere eseguite fino al 31 dicembre 2010 secondo quanto previsto, originariamente, dalla legge Finanziaria
per il 2008.
In vista aumenti Irap e addizionale Irpef in
alcune Regioni italiane con disavanzo
sanitario
In alcune Regioni ove è accertato un disavanzo sanitario, la legge Finanziaria per il 2010 (articolo 2,
comma 86) prevede che “...omissis... in sede di verifica annuale, del mancato raggiungimento degli
obiettivi del piano di rientro, con conseguente determinazione di un disavanzo sanitario, comporta,
...omissis... l’incremento nelle misure fisse di 0,15
punti percentuali dell’aliquota dell’imposta regio-
nale sulle attività produttive e di 0,30 punti percentuali dell’addizionale all’Irpef rispetto al livello delle aliquote vigenti, ...omissis... “.
In buona sostanza la legge Finanziaria per il 2010
prevede, quindi, la possibilità che si registri per il
2010, almeno in alcune Regioni, un incremento dell’aliquota Irap dello 0,15% e dell’addizionale Irpef
dello 0,30%.
Proroga per la tassazione con imposta
sostitutiva dei premi di produttività
La legge Finanziaria per il 2010 (articolo 2, commi
156 e 157) prevede la proroga, anche per il 2010, del
beneficio della tassazione agevolata (in alternativa alla tassazione ordinaria Irpef), con l’applicazione dell’imposta sostitutiva nella misura del 10%, calcolata sui premi di produttività corrisposti ai lavoratori
dipendenti dai datori di lavoro del settore privato.
La tassazione agevolata è applicabile sui premi di
produttività corrisposti di importo complessivo massimo di 6.000 euro lordi per coloro che hanno conseguito un reddito da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro al lordo delle somme assoggettate nel corso dell’anno 2009 all’imposta sostitutiva.
Imposta sostitutiva anziché tassazione
ordinaria per i redditi derivanti dalla
locazione di immobili in Provincia de L’Aquila
con contratti di tipo convenzionato
La legge Finanziaria per il 2010 (articolo 2, comma
228), al fine di agevolare in Abruzzo il reperimento di alloggi nelle zone colpite dal terremoto dell’aprile del 2009, dispone per l’anno 2010, in via sperimentale, un’agevolazione per i contribuenti che
conseguono redditi derivanti dalla locazione di immobili localizzati in Provincia de L’Aquila.
In particolare, il canone di locazione relativo a contratti convenzionati (articolo 2, comma 3 della Legge n. 431/1998) ovverosia contratti stipulati tra persone fisiche (che non locano l’abitazione nell’esercizio della loro impresa, dell’arte o della professione) il cui valore del canone, la cui durata e le altre
condizioni contrattuali sono state stabilite, in sede
locale, con accordi intervenuti fra le organizzazioni della proprietà edilizia e quelle dei conduttori.
I redditi immobiliari derivanti, quindi, dai contratti di locazione per gli immobili ad uso abitativo localizzati in Provincia de L’Aquila, di cui si è appena
scritto, possono essere assoggettati, anziché alla tassazione ordinaria, all’imposta sostitutiva Irpef e delle relative addizionali nella misura del 20% da versare entro i termini per il versamento dell’Irpef dovuta sui redditi conseguiti nel periodo d’imposta.
Con un emanando provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate sarà stabilita ogni ulteriore
31
disposizione utile al fine di attuare le disposizioni
previste dalla legge.
Proroga per i versamenti tributari, dei
contributi previdenziali e assistenziali e dei
premi Inail per i contribuenti abruzzesi
terremotati
La legge Finanziaria per il 2010 (articolo 2, comma
198) prevede, per i contribuenti residenti o aventi
sede nei Comuni abruzzesi che sono stati interessati dal terremoto dello scorso aprile 2009, di differire ulteriormente da gennaio 2010 al mese di giugno
2010 il termine per il recupero dei versamenti tributari, dei contributi previdenziali e assistenziali e
dei premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli
infortuni e le malattie professionali (Inail) sospesi
con Ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri (articolo 1 dell’Ordinanza del presidente del
Consiglio dei ministri n. 3780 del 6 giugno 2009 e
dal Decreto del ministro dell’Economia e delle finanze 9 aprile 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 84 del 10 aprile 2009).
La legge Finanziaria per il 2010 prevede, altresì, che
il recupero dei versamenti dovuti dai contribuenti in
questione potrà avvenire in 60 mesi anziché in 24
mesi, come in precedenza previsto (articolo 25 del
Dl 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla Legge 3 agosto 2009, n. 102).
Si rammenta, invece, che gli adempimenti tributari, diversi dai versamenti, che non sono stati eseguiti per effetto della predetta sospensione devono essere effettuati entro il mese di marzo 2010 secondo
modalità che saranno stabilite con provvedimento
del direttore dell’Agenzia delle Entrate.
Proroga per lo scudo fiscale
Il Decreto “Milleproroghe” (Dl 30.12.2009, n. 194,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30.12.2009,
n. 302) prevede che le attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato a
partire da una data non successiva al 31 dicembre
2008, in violazione delle attuali disposizioni di legge, possono essere rimpatriate o regolarizzate fino
al 30 aprile 2010 secondo quanto previsto dalle disposizioni del cosiddetto “scudo fiscale” (articolo
13-bis del Dl 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla Legge 3 agosto 2009, n. 102,
e successive modificazioni).
Il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato può ora avvenire entro il 28 febbraio
2010 con il versamento di un imposta straordinaria
del 6% oppure dal 1° marzo ed entro il prossimo 30
aprile 2010 con il versamento di un’imposta straordinaria pari al 7%.
Il decreto “Milleproroghe” prevede non solo il differimento dei termini per l’adesione allo “scudo fiscale”. Il decreto in questione, infatti, prevede (articolo 1, comma 3) che siano raddoppiati i termini
previsti per l’accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria (8 anni anziché gli ordinari 4
anni previsti dalla norma) delle violazioni in conseguenza delle attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato in violazione
delle attuali disposizioni normative.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
32 dai fatti... alle opinioni
spigolature
a cura di Ferruccio Marello, [email protected]
Certificazioni volontarie
Un benessere certificato
U
n comunicato stampa della Fnovi del 18 gennaio 2010 ci informa
che ha iniziato i suoi lavori una commissione di lavoro, comprendente Fnovi, Uni (Ente nazionale italiano di unificazione) e
altre associazioni di settore, il cui ambito di azione è il benessere animale.
Nel comunicato si legge che “obiettivo stabilito da Uni e condiviso dagli enti e
associazioni presenti è quello di arrivare alla formazione di un procedimento
certificativo a carattere volontario in materia di benessere animale che sfrutti e
valorizzi quanto già contenuto nel complesso sistema legislativo vigente che, per
alcuni versi, parrebbe essere rimasto disatteso, o quanto meno non sufficientemente valorizzato”.
Può essere interessante rivolgere le nostre settimanali riflessioni su questo argomento, certamente non per giudicare l’operato di questa commissione che andrà semmai valutato al termine di un percorso che difficilmente potrà essere breve o facile, ma per esaminare con un’ottica più vasta questo aspetto delle certificazioni volontarie, che sempre più spesso fanno capolino e poi si insediano nel
panorama produttivo italiano e non.
Esistono molti tipi di documenti certificabili, alcuni di tipo regolamentato, altri
di tipo volontario, nessuno di tipo cogente, e forse merita spendere qualche parola sulle differenze esistenti fra queste tre situazioni, per meglio capire il percorso mentale che comunemente si fa e quello che invece sarebbe auspicabile venisse percorso da caso a caso.
La normativa non è mai certificabile, in quanto il legislatore generalmente
prevede dei controlli ufficiali da demandare all’autorità competente per argomento specifico, ma purtroppo vengono rilasciati in sede di visita solo verbali
dove al massimo si attesta che nulla di anomalo è stato rilevato, fra gli argomenti esaminati dalle ore x alle ore y del giorno z.
DALLA FNOVI
■ Sicilia: Giuseppe Licitra
presidente della Federazione
regionale degli Ordini. Il
consigliere Fnovi Giuseppe
Licitra, presidente dell’Ordine
di Ragusa, è stato eletto
presidente della Federazione
degli Ordini della Sicilia.
■ L’Ecm obbligatorio anche
per i liberi professionisti. Il
programma di Educazione
continua in medicina, così
come approvato dalla
Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le
Regioni e le Province
autonome di Trento e
Bolzano nell’accordo siglato
lo scorso 5 novembre 2009* deve ritenersi obbligatorio
per tutti gli operatori sanitari
dipendenti, convenzionati o
liberi professionisti.
In una nota indirizzata a
tutti i presidenti delle
Regioni e a tutti gli
Assessorati regionali alla
L’unico caso più evoluto di pseudo-certificazione Asl è rappresentato dall’attestazione scritta del livello di rischio (basso, medio, alto) attribuito alle aziende
che trattano prodotti alimentari di origine animale, che una vera certificazione
non è, ma è pur sempre meglio del solito niente.
Sono invece certificabili gli standard di riferimento non cogenti, che si dividono in standard o regolamenti o disciplinari regolamentati, cioè emessi dall’ente che poi presiederà alla certificazione dei candidati, oppure standard, regolamenti o disciplinari volontari, cioè messi a punto da candidati singoli o associazioni, successivamente approvati dall’ente che poi presiederà alla certificazione di conformità.
A prescindere però dall’origine del documento volontario di cui attestare la
conformità aziendale, qualunque tipo di normativa volontaria ha come prerequisito ineludibile la totale e completa conformità dell’azienda candidata a tutta la normativa cogente che risulta pertinente per l’ambito di interesse, perché
qualunque tipo di certificazione volontaria mira a dimostrare che si è in possesso, rispetto a chi della certificazione è privo, di un qualcosa di più e di meglio del minimo previsto per legge.
Nel caso specifico del benessere animale, quindi, parrebbe di capire che la commissione sopra citata possa mirare a generare uno standard volontario, in quanto non sembra che esistano già standard regolamentati disponibili a tutt’oggi,
che nascerà dopo molte consultazioni fra tutte le associazioni coinvolte nell’iniziativa, ognuna delle quali metterà a disposizione la propria esperienza e competenza per arrivare a un testo condiviso e compatibile con la realtà multiforme e multivariata del mondo allevatoriale italiano.
Questo schema operativo generale è quello che oggi va per la maggiore, infatti, per quanto riguarda il mondo veterinario, abbiamo già assistito a qualcosa
di simile per il documento Anmvi-qualità che riguarda le Buone pratiche vete-
Sanità, il presidente Fnovi
Gaetano Penocchio ha
auspicato la definizione di
accordi o convenzioni con gli
Ordini professionali che
possano consentire ai liberi
professionisti di accedere ai
programmi formativi
regionali e/o aziendali
organizzati per i dipendenti.
Penocchio ha quindi
rammentato la modalità
operativa prospettata nel
documento “Il nuovo sistema
di formazione continua in
medicina” licenziato dalla
Commissione nazionale Ecm il
4 agosto 2009 che prevedeva
“attività Ecm ‘gratuite’
nell’ambito dei programmi
formativi aziendali e/o
regionali (in analogia a quelli
che le aziende sanitarie
rivolgono ai propri dipendenti)
da attuarsi anche attraverso
quote riservate di iscrizioni
(5% - 10%) in favore dei liberi
professionisti... individuati
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010
come tali dagli Ordini, dai
Collegi e dalle Associazioni
professionali i quali
adotteranno, in tal senso,
specifici accordi o
convenzioni”.
* Il testo integrale del documento è consultabile
su sito del Ministero della Salute all’indirizzo:
http://www.ministerosalute.it/ecm/dettaglio/pdpri
mopiano.jsp?id=34.
■ Statutory body working
group della Fve. Nella prima
riunione dell’anno il board
della Fve ha definito la
composizione del gruppo di
lavoro statutory body e il
consigliere Fnovi Donatella
Loni è stata selezionata a
farne parte oltre ai colleghi
Stephen Ware (Fve board,
chair), Christian Rondeau
(Fr), Solfrid Åmdal (No),
Valerie Beatty (Ie), Damyan
Iliev (Bg), Veronique
Bellemain (Easvo, Fr), Joost
van Herten (Nl). Tra i compiti
del gruppo di lavoro c’è
quello di coadiuvare la Fve
nella produzione di pareri in
merito alla professione in
Europa, con particolare
attenzione alla
regolamentazione, all’accesso
e all’esercizio, nella
condivisione e nello scambio
di informazioni tra le autorità
competenti dei diversi Paesi
membri e nella promozione
della diffusione delle Buone
pratiche. Il gruppo si
occuperà anche di assistere i
Paesi europei nello sviluppo
delle norme sulla circolazione
dei medici veterinari con
l’obiettivo di diventare
piattaforma di coordinamento
fra tutte le autorità coinvolte
nella professione. Con questa
nuova nomina si rafforza la
presenza dei colleghi italiani
all’interno della Fve,
confermando l’impegno della
Fnovi nelle attività a livello
europeo.
33
rinarie oppure per il Codex Assalzoo dedicato al
mondo mangimistico.
Ma nel caso del benessere animale, non sembrano
del tutto condivisibili le motivazioni che stanno alla base della nascita di questa commissione, perché
se è vero quanto dichiarato e cioè che la necessità di
certificazione deriva dal fatto che è presente una
legislazione cogente ma che la medesima non è adeguatamente rispettata o valorizzata, allora siamo di
fronte a una contraddizione in termini.
Se infatti l’ente o gli enti di certificazione che saranno incaricati dalla commissione o dai singoli candidati di effettuare le valutazioni in campo si comporteranno con scienza e coscienza, nessuna certificazione potrà essere accordata a un allevamento
che non sia conforme per il 100% alla normativa cogente.
Ecco quindi che, come accade regolarmente, se il disciplinare volontario va a colmare il vuoto certificativo lasciato da un’autorità competente che non
rilascia certificazioni pur verificando la costante
conformità dell’azienda alla vigente normativa, allora la funzione ha un significato ben preciso e una
sua specifica utilità pratica.
Se invece, come sembrerebbe, la normativa volontaria viene messa in piedi per sopperire alla carente
applicazione o applicabilità della normativa cogente, allora si rischia di svolgere un’attività intrinsecamente inutile quando non addirittura potenzialmente
dannosa per la collettività.
Infatti, è un riscontro ormai purtroppo ripetitivo
quello di vedere aziende di molti settori, anche assai
diversi fra loro, che si fregiano di certificazioni che
non meritano, accordate da enti anche di grande fama, ma coinvolti in un mercato a coltello in cui oltre cento enti, agenzie, istituti e assimilabili si contendono il vasto business delle certificazioni e degli
accreditamenti.
Questa situazione dannosa per tutti, ma soprattutto per il consumatore-utente-cittadino, pare però
destinata a continuare e magari a peggiorare, fino
a quando non cambieranno le regole e verranno
finalmente rimossi i tre maggiori ostacoli all’espletamento di una verifica di conformità giusta
ed equa.
In altre parole, quando l’azienda candidata non dovrà più pagare direttamente l’ente che verifica, quando non avrà più la libertà di scegliere autonomamente l’ente medesimo e quando gli audit verranno effettuati senza alcun preavviso, allora e solo
allora chi esibirà un certificato di conformità potrà
dimostrare qualcosa di tangibile, di vero, di non artificiosamente addolcito o mitigato, per motivi di pura e semplice concorrenza.
In questi processi certificativi, che comunque in molti casi dimostrano una volontà aziendale o di categoria di dimostrare quel miglioramento continuo che
da tutti ormai viene richiesto, il grande assente continua ad essere l’Asl, che più passa il tempo e più si
lascia sfuggire ottime possibilità di affermare la propria posizione di competenza tecnica, di imparzialità, di capacità di giudizio, che la pongono già in
partenza di molto al di sopra di qualunque ente di
certificazione, comunque configurato, diretto e gestito.
La Settimana Veterinaria - N°681 - 3 febbraio 2010