Speciale Pesca (30 aprile 2013)

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Speciale Pesca (30 aprile 2013)
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ANNO L - N. 119
martedi' 30 aprile 2013
SPECIALE PESCA
L'Economia e la politica della pesca nel mondo
GRAN BRETAGNA: ANNUNCIATA INIZIATIVA PER MIGLIORARE
ETICHETTATURA DEL PESCE SOSTENIBILE - "THE GUARDIAN"
26 aprile 2013 - Venerdi' l'industria e i rivenditori di prodotti ittici daranno avvio a una nuova
campagna che mira a rendere l'etichettatura del pesce catturato in maniera sostenibile piu'
chiara e coerente per i consumatori. L'iniziativa puo' contare sull'appoggio della "Fish Fight
Campaign", promossa dal noto chef Hugh Fearnley-Whittingttall.
Grazie al codice volontario di condotta della Sustainable Seafood Coalition (SSC)
[Coalizione per il pesce sostenibile], a cui aderiscono supermercati e rivenditori che
rappresentano oltre l'80% del pesce venduto in Gran Bretagna, "i consumatori saranno in
grado di acquistare in maniera sicura, con la consapevolezza che le dichiarazioni di
sostenibilita' sono veritiere e utilizzano formule armonizzate e condivise tra i vari prodotti,
tra i distributori e tra i diversi marchi", afferma la SSC. I membri della coalizione, di cui
fanno parte Tesco, Sainsburys e Birds Eye, stanno prendendo in considerazione una bozza
di questo codice di condotta che, sostiene la Sustainable Seafood Coalition, e' stata
presentata dalle parti interessate a causa della frustrazione dovuta alla lentezza delle
riforme legislative. (…)
I supermercati si sono uniti alla SSC dopo essere stati criticati in un'analisi condotta da
Client Earth, gruppo di avvocati che si battono in difesa dell'ambiente, per le diciture
presenti in cento prodotti ittici acquistati in nove grandi rivenditori britannici. Client Earth
ha scoperto che trentadue diciture presenti in etichetta sono da considerarsi fuorvianti o
non verificate, e che l'informazione ricevuta dal rivenditore sull'origine del prodotto non
risolve, e in alcuni casi fa aumentare, le preoccupazioni. (...)
Le leggi esistenti sull'etichettatura sono rappresentate dai regolamenti dell'Unione europea
per l'etichettatura del pesce, risalenti al 2003, ma richiedono soltanto che i prodotti ittici
siano etichettati con il nome della specie, l'area di cattura approssimativa e che sia indicato
se il pesce e' stato catturato o allevato in acqua dolce o in mare.
L'uso del termine "bio" e' regolato dalla legislazione europea, ma non ci sono norme
specifiche per quanto riguarda l'uso di tale dicitura per il pesce. Ci sono diversi programmi
indipendenti per un'etichettatura bio che valutano i prodotti ittici e forniscono una
certificazione basata su determinati criteri ambientali, si tratta pero' di programmi volontari.
La Advertising Standards Authority (ASA) [authority per la pubblicita'] ha il potere di
obbligare le aziende a rimuovere pubblicita' basate su dichiarazioni vaghe o inaccurate
relative al rispetto dell'ambiente. Ma al momento la ASA non esamina o mette in dubbio le
affermazioni riportate sulle confezioni o sulle etichette dei prodotti, che sono al di fuori
della sua attuale competenza.
I critici, come il gruppo per la tutela dei consumatori Which? e la Marine Conservation
Society (MCS) si sono lamentati del fatto che i consumatori che vogliono compiere scelte
etiche per l'acquisto di pesce sono spesso tratti in inganno da una gran quantita' di
etichette poco chiare e fuorvianti. [Rebecca Smithers, quotidiano, a cura di agra press (c)]
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SCOZIA: IL SENATO DELLO STATO DI NEW YORK APPROVA UNA
LEGGE PER LA PROTEZIONE DEGLI SQUALI - "FISHUPDATE.COM"
26 aprile 2013 - Oceana, il piu' grande gruppo di pressione internazionale che si occupa
esclusivamente della difesa del mare, ha salutato con favore l'approvazione, da parte del
Senato dello stato di New York, del progetto di legge che vietera' la vendita, il commercio,
la distribuzione e il possesso di pinne di squalo in tutto lo stato. Secondo Oceana questo
atto incoraggera' l'Assemblea di New York a seguire la direzione del Senato, e ad
approvare il progetto di legge che aiutera' a proteggere la popolazione di squali. "L'ampio
sostegno al divieto di commercio di pinne di squalo dimostra che gli squali valgono di piu'
in mare che in un piatto di zuppa. Riducendo la domanda di pinne nello stato di New York
possiamo aiutare gli squali di tutto il mondo", ha detto Beth Lowell, direttrice della
campagna di Oceana. (…) Se si tramutasse in legge, quello di New York diventerebbe il
primo stato della costa est a unirsi a California, Oregon, Washington, Hawaii e Illinois nel
sempre piu' ampio movimento per la protezione degli squali. Un simile progetto di legge e'
recentemente stato approvato in Maryland e al momento aspetta la firma del governatore
O' Malley. L'insostenibile richiesta di pinne di squalo e' dovuta al suo utilizzo nella zuppa di
pinna di squalo, specialita' della cucina asiatica, che implica la pratica del taglio della pinna
del pesce, che poi viene rigettato in mare. (…) Questa pratica ha conseguenze
estremamente dannose per la popolazione mondiale di squali, e questo progetto di legge
mira a ostacolare il commercio che la incoraggia. Anche se il taglio della pinna e' illegale
negli Stati Uniti, non ci sono leggi federali per bloccarne il commercio, che spesso utilizza
pinne importate da paesi privi di restrizioni. [portale - a cura di agra press (c)]
SPAGNA: LA RUSSIA DENUNCERA' L'ACCORDO SULLA PESCA
TRA UE E MAURITANIA DI FRONTE ALL'OMC – "EL PAIS"
23 aprile 2013 – La Russia denuncera' davanti all'Organizzazione mondiale del commercio
(OMC) l'accordo di pesca tra l'UE e la Mauritania, ritenendo che esso dia indirettamente
sovvenzioni ai pescatori europei che pescano nelle acque del paese africano.
La Russia ritiene che l'accordo tra Bruxelles e Nouakchott, rinnovato la scorsa estate, e'
contrario alle norme dell'OMC, in quanto con il pagamento di 70 milioni di euro all'anno alla
Mauritania, l'Unione Europea ha ottenuto che i propri pescatori paghino dazi tre volte
inferiori a quelli richiesti dal paese nordafricano alla flotta peschereccia russa.
"I sussidi ai pescatori comunitari, e in primo luogo a quelli spagnoli, sono in contrasto con
le norme dell'OMC. I pescatori europei hanno condizioni privilegiate, a differenza dei
pescatori russi. e' concorrenza sleale", si e' lamentato il ministro russo della pesca, Andrei
Krainiy.
Alcuni giorni prima di firmare il proprio accordo con Nouakchott, Mosca si e' resa conto
che le imprese russe avrebbero dovuto pagare un canone di 380 euro per tonnellata di
pesce pescato, mentre gli europei ne pagano 126.
Inoltre, l'accordo tra l'Unione Europea e la Mauritania stabilisce che il paese nordafricano
non puo' fornire condizioni migliori o uguali a paesi terzi, ha spiegato Krainiy alla stazione
radio "La Voce della Russia".
Gli esperti ritengono che i canoni richiesti dalla Mauritania alle imprese russe sono solo di
pochi euro inferiori al prezzo minimo di una tonnellata di pesce pescato nelle sue acque,
per cui pescare in queste condizioni non e' redditizio.
E' la prima denuncia formale presentata all'OMC da Mosca dopo il suo recente ingresso
nella organizzazione, come ha precisato il ministro russo. [quotidiano - a cura di agra press
(pf)]
FRANCIA: I PESCHERECCI VERRANNO ALIMENTATI
CON L'OLIO DI FRITTURA? – "20MINUTES.FR"
23 aprile 2013 – Il pesce arrivera' gia' impanato nel porto? Il Cresus, uno dei 19 pescherecci
della flotta di Capbreton (Landes), prendera' il largo nel maggio prossimo per pescare rane
pescatrici, merluzzi o scorfani a 35 o 40 miglia dalla costa. Questa volta, pero' ....
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quest'imbarcazione ....funzionera' a olio di frittura per un esperimento che dovrebbe
contribuire alla sostituzione del 100% del gasolio con l'olio alimentare riciclato. Questa
operazione e' la prima in Europa secondo Frederic Perrin, direttore dell'Istituto francese
degli oli vegetali puri (Ifhvp), organizzazione pioniera nel settore dei biocarburanti che l'ha
lanciata. (…) L'operazione potra' realizzarsi solo con un accordo con le Dogane, che
dovranno concedere una deroga. "Secondo un codice delle Dogane, l'utilizzo di olio usato
alimentare riciclato e' vietato per la combustione", spiega Frederic Perrin. "Si tratta di oli di
cottura provenienti dalla ristorazione, raccolti da industriali e lavorati con processi di
separazione meccanica". (…) [Reuters, portale – a cura di agra press (g)]
GRAN BRETAGNA: LA CERTIFICAZIONE ESE-GAA
CONTINUA A CRESCERE – "THEFISHSITE.COM"
23 aprile 2013 – Il programma di certificazione delle Migliori Pratiche di Acquacoltura (BAP)
della Global Aquaculture Alliance sta continuando a crescere, ha annunciato
l'organizzazione all'inaugurazione della European Seafood Exposition di Bruxelles.
Nel primo trimestre dell'anno, il numero degli impianti dotati di certificazione BAP e'
passato da 19 a 229.
Questo risultato rappresenta un incremento dell'11% della produzione annua degli impianti
certificati BAP, che ha raggiunto quota 1,195 milioni di tonnellate.
Nel primo trimestre di quest'anno, anche il numero delle aziende ittiche dotate di
certificazione BAP e' cresciuto di 38 unita', passando da 248 a 286.
La produzione di queste aziende ha registrato un incremento del 14%, attestandosi a
541.000 tonnellate.
L'organismo preposto al rilascio della certificazione ha sottolineato come il salmone
continui a essere la specie che registra la crescita piu' rapida all'interno del suo
programma BAP, con 17 impianti per la lavorazione dei salmoni e 68 aziende ittiche.
Tutto cio' si traduce in una produzione di 191.000 tonnellate dagli impianti per la
lavorazione e 218.000 tonnellate dalle aziende ittiche.
La European Seafood Exposition che si aprira' il 25 aprile dovrebbe attrarre piu' di 25.000
visitatori, provenienti da circa 140 paesi di tutto il mondo. [Chris Harris, portale – a cura di
agra press (f)]
SPAGNA: IL PAESE SOSTIENE LA RIFORMA EUROPEA DELLA PESCA
SE NON SARA' RIDOTTA LA POSSIBILITA' DI CATTURE – "EL PAIS"
22 aprile 2013 – Il ministro spagnolo dell'agricoltura, Miguel Arias Canete, si e' espresso
oggi per raggiungere il piu' presto possibile un accordo sulla riforma della Politica comune
della pesca (PCP), se i paesi dell'Unione Europea non subiranno forti riduzioni nelle
possibilita' di catture.
"Nessuno degli Stati membri dovrebbe vedere ridotte in modo significativo le sue
possibilita' di pesca a seguito della applicazione della nuova Pcp", ha detto Arias Canete
come prima condizione per sostenere la riforma, nel corso del suo intervento ad un
dibattito pubblico del Consiglio dei ministri dell'agricoltura e della pesca che si tiene oggi a
Lussemburgo.
I leader comunitari esamineranno lo stato dei negoziati a tre componenti (Consiglio
dell'Unione Europea, Commissione UE e Parlamento) sulla futura politica della pesca, che
la presidenza irlandese di turno dell'UE vorrebbe chiudere entro maggio.
Per Arias Canete, e' anche "essenziale" che le decisioni sulle questioni "piu' sensibili"
(come il rendimento massimo sostenibile, il divieto di rigetto in mare o la regionalizzazione)
garantiscano "le stesse regole per tutte le specie e per tutti i tipi di pesca" e "non portino a
una rinazionalizzazione della Pcp ne' aumentino sproporzionatamente la burocrazia".
(Il ministro) ha anche chiesto di adottare misure che siano "realistiche, applicabili e
controllabili" e che possano essere assunte dal settore della pesca, "senza la cui
collaborazione non si puo' garantire il successo della riforma."
"Cio' e' particolarmente vero in paesi come la Spagna, che sopportera' il peso della riforma
piu' di altri stati" ha detto.
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Per quanto riguarda i punti su cui occorre ancora trovare un accordo nei negoziati, come il
rendimento massimo sostenibile (i tassi di mortalita' causati dalla pesca a livelli che
consentano il recupero delle popolazioni nel 2020), Arias Canete ha chiesto di definire
l'obiettivo in termini di mortalita', l'unica variabile su cui si puo' esercitare un controllo
effettivo.
"Tuttavia, siamo in grado di accettare un rafforzamento degli obblighi nel caso di stock la
cui biomassa si trovi fuori da limiti biologici di sicurezza, come per il merluzzo del Mare del
Nord, in modo da accelerare il recupero di queste specie", ha aggiunto.
Per quanto riguarda l'obbligo di sbarcare tutte le catture, "una volta che e' stata constatata
la mancanza di volonta' politica per eliminare la causa principale dei rigetti in mare, che e' il
mantenimento del criterio della stabilita' relativa", si sta gia' "lavorando sulle misure
tecniche "che possano aiutare a "minimizzare questa pratica negativa".
"Sulla questione dei rigetti in mare o scarti, abbiamo chiesto la flessibilita' necessaria
perche' la nostra flotta possa soddisfare questi nuovi obblighi e un calendario progressivo
che permetta l'adattamento delle tecniche di pesca al nuovo orizzonte", ha detto Arias
Canete all'agenzia Efe.
Sulla definizione della capacita' di pesca, il ministro spagnolo ha sostenuto che l'attenzione
dovrebbe essere concentrata sul "successo nella gestione delle attivita' di pesca in
funzione del rendimento massimo sostenibile e la calibrazione dello sforzo di pesca
necessario". [quotidiano - a cura di agra press (pf)]
FRANCIA: PESCA, "FREDERIC CUVILLIER NON PUO' FAR NIENTE", SECONDO
LA COOPERATIVA MARITTIMA DI ETAPLES – "LA VOIX DU NORD"
20 aprile 2013 – I pescatori dalla zona di Etaples, stizziti, sono stati ascoltati dall'ex
ministro, Bruno Le Maire. Naturalmente, non e' piu' ministro, ma non ha esitato a svolgere il
suo ruolo di opposizione al governo. E quando Daniel Fasquelle, vicesindaco di Le
Touquet, cerca il collega dell'Eure, e' per andare su un terreno che conosce
particolarmente bene, quello dell'agricoltura e della pesca (2009-2012). Questo mestiere e'
particolarmente esposto alla politica europea, cosa di cui si e' molto parlato questo
venerdi' nella sede nell'Etaples della Cooperativa marittima etaplese (Cme). L'ex ministro
dell'Agricoltura e della Pesca ha avuto buon gioco a trattare della politica del governo in
materia, nei locali della Cme e davanti a numerosi rappresentanti del settore. Il contesto e'
complicato. Bruno Margolle', presidente della Cme, si e' incaricato di presentare i fatti. "Dal
2007, abbiamo perso il 30% della flotta, ovvero 50 pescherecci oggi contro gli 80 di allora.
C'e' da fare una ristrutturazione". (…) Ad essere messa sotto accusa e' l'Europa. Pescatori
e funzionari sono unanimi: e' la Commissione Europea che e' coinvolta in questo dossier.
E' stata spesso nominata Maria Damanaki, commissaria per gli Affari Marittimi. "Ha
proposto quote impensabili e tu non hai protestato" ha voluto dire Daniel Fasquelle al suo
collega dell'Ump. "Il suo obiettivo non corrisponde agli interessi della Francia", ha
proseguito. (…) La miccia e' stata accesa da Olivier Lepretre, presidente del comitato
regionale, che ha chiesto se ci fosse la volonta' politica in Francia di difendere la pesca.
L'incendio scoppia subito. Per i partiti, il segretario di Stato responsabile della Pesca e'
soprattutto responsabile dei Trasporti… e sotto la supervisione di Delphine Batho, ministro
dell'Ecologia. Per fortuna pero', e' l'ex deputato Ps di Boulogne, Frederic Cuvillier.
"L'attuale governo non sa dove vuole andare. E non c'e' un ministro della Pesca. Un anno
fa, il presidente Hollande ha fatto un errore strategico separando la pesca e l'agricoltura.
Frederic Cuvillier non ha voce, non e' conosciuto a Bruxelles", insiste l'ex ministro.
Pierre-Georges Dachicourt, ex presidente del comitato nazionale, rincara: "Frederic
Cuvilllier non puo' far niente perche' e' sotto la supervisione di Delphine Batho, che mette il
veto. E' questo che mi uccide. Gli ecologisti dettano legge in questo ministero. Non e' che
un segretario di Stato. E si leva il mare ai pescatori per lasciarlo al mix energetico. Ma il
vento o la ghiaia non hanno mai dato da mangiare a nessuno". Per l'ex pescatore, sono gli
Stati Uniti che toglieranno le castagne dal fuoco. "E' disgustoso vedere gioielli come la
Cme crollare per mancanza di decisioni politiche" rincara Brune Le Maire, prima di
proporre la scrittura di una lettera aperta a Francois Hollande. Per chiedere di "fare il
possibile per salvare la pesca artigianale francese", di nominare un vero "ministro della
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Pesca e dell'Agricoltura" e favore di un rimpasto che considera prossimo. "Non lascero'
morire la pesca artigianale francese incrociando le braccia", ha conclusa e ha assicurato
che continuera' a "seguire attentamente la pesca e l'agricoltura". I pescatori hanno preso
atto, ma si attendono molto di piu' dalla politica. [Anthony Berteloot, quotidiano – a cura di
agra press (g)]
CANADA: ALCUNE SPECIE DI PESCE
SONO A RISCHIO – "CBC NEWS"
19 aprile 2013 - Il ripopolamento di alcune specie di pesci sovrasfruttati come il merluzzo e'
stato piu' lento del previsto, e molti stock esauriti potrebbero non essere piu' in grado di
riprendersi, afferma uno studio che sara' pubblicato venerdi' sulla rivista Science, a cura di
un gruppo di ricercatori che ha esaminato 153 stock di pesci e invertebrati di tutto il
mondo.
La maggior parte delle specie sono abbastanza resistenti da riprendersi nel giro di un
decennio, se si intraprende un'azione forte per ridurre la pressione sugli stock esauriti,
affermano i ricercatori. "Ma se non si passa rapidamente all'azione non soltanto aumentano
i potenziali tempi di ripresa, ma aumenta esponenzialmente l'incertezza sulla possibilita'
stessa che la ripresa avvenga", afferma Jeff Hutchings, uno degli autori dello studio,
professore di biologia alla Dalhousie University. Secondo lui questo potrebbe spiegare il
motivo per cui il merluzzo non si e' ripreso dopo piu' di venti anni che Ottawa ha attuato
una moratoria sulla pesca commerciale di merluzzo, un tempo prospero settore
dell'industria atlantica canadese. "Eccoci a due decenni dall'esaurimento degli stock di
merluzzo, e la gente ancora si chiede quali siano le prospettive di ripresa", afferma
Hutchings.
"La nostra ricerca suggerisce che ad oggi per il merluzzo la ripresa e' piuttosto
improbabile, visto che non siamo stati in grado di agire nel momento in cui avremmo
ancora potuto fare qualcosa".
Hutchings ha detto che il governo federale deve stabilire una soglia di popolamento che
determini quando bisogna agire per allentare la pressione su una determinata specie.
Ci vuole una legge che permetta il ripopolamento degli stock, come negli Stati Uniti,
sostiene il ricercatore. In questo modo quando uno stock commerciale viene sovra
pescato, si smette e in due anni va elaborato un piano che nel giro di un decennio permetta
il ripopolamento. "Il Canada per ora non ha nulla di simile, e non abbiamo nemmeno una
base legislativa per mettere in pratica questo tipo di azioni", afferma Hutchings. "Mi
piacerebbe credere che questo tipo di lavori porti un incentivo scientifico per
l'elaborazione di obiettivi e per la modifica di quelli esistenti allo scopo di ricostituire gli
stock in pericolo". Hutchings afferma che sarebbe fondamentale non solo dal punto di vista
biologico, ma garantirebbe anche la sicurezza alimentare e posti di lavoro nel settore ittico.
Dall'inizio degli anni Sessanta la popolazione di merluzzo nella costa nord orientale della
Newfoundland e del Labrador e' crollata del 97 per cento, e oggi ha toccato il punto piu'
basso di sempre, secondo i dati del dipartimento per la pesca e gli oceani.
La ricerca si e' concentrata su specie come l'aringa e la platessa, la cui popolazione e'
calata al di sotto della soglia di sicurezza, stabilita dalla Convenzione delle Nazioni Unite
sulle leggi del mare. [portale – a cura di agra press (c)]
GRAN BRETAGNA: IN CRESCITA LE ESPORTAZIONI DI SALMONE
SCOZZESE "LABEL ROUGE" – "THEFISHSITE.COM"
19 aprile 2013 – Tra il 2011 e il 2012, la produzione scozzese di salmone d'allevamento
"Label Rouge" ha registrato una crescita del 7%.
L'incremento dei dati concernenti le esportazioni scozzesi di salmone d'allevamento "Label
Rouge" rappresenta una notizia estremamente positiva, alla vigilia dei tre giorni della
European Seafood Exposition (ESE), che si terra' a Bruxelles, a partire dal 23 aprile p.v.,
quando la Scottish Salmon Producers Organisation (SSPO) esporra' i propri prodotti
all'interno del padiglione scozzese, per promuovere la produzione ittica del paese.
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Il salmone scozzese d'allevamento e' stato il primo prodotto non francese, e il primo pesce,
a ottenere, nel 1992, il prestigioso marchio "Label Rouge" dal governo francese. Per piu' di
dieci anni e' stato il solo prodotto non francese a soddisfare i rigorosi standard di qualita'.
Scott Landsburgh, amministratore delegato della SSPO, ha dichiarato: "Siamo lieti che
questi dati riflettano il duro lavoro dei nostri membri nella produzione e nell'esportazione di
salmone scozzese di alta qualita'. In un momento di gravi difficolta' economiche, uno dei
migliori strumenti che la Scozia ha per distinguersi, far crescere la sua economia, e creare
nuovi posti di lavoro, e' produrre prodotti di alta qualita', come il salmone scozzese
d'allevamento. (…) [portale – a cura di agra press (f)]
SPAGNA: LA FRANCIA RITIRA DAL MERCATO LE COZZE DELLA
GALIZIA DOPO "NUMEROSE" INTOSSICAZIONI – "EL PAIS"
12 aprile 2013 – Le esportazioni di mitili della Galizia, che rappresentano un'importante
quota dell'economia delle Rias Baixas (le insenature della zona costiera sull'Atlantico,
compresa tra Finisterre e il Portogallo, ndt), hanno ricevuto ieri un duro colpo. I ministeri
francesi dell'agricoltura e della sanita' hanno annunciato il ritiro dal mercato delle partite di
questo mollusco bivalve provenienti dalla Spagna, tutte dalla Galizia, dopo aver rilevato
vari casi di intossicazione alimentare causati da un processo naturale. La Galizia ha chiuso
alcuni giorni fa gli allevamenti di mitili dopo aver rilevato la presenza di alghe Dynophysis,
produttrici di una tossina lipofila. Tali eventi naturali, che contaminano i frutti di mare, sono
molto comuni in Galizia, dove vi e' un sistema di allarme per impedire la raccolta quando
viene rilevato un aumento della tossina. La Francia, un paese grande consumatore di
cozze, e' una delle principali destinazioni delle esportazioni galleghe.
In una dichiarazione congiunta, i ministeri dell'agricoltura e della sanita' raccomandano ai
francesi che hanno gia' acquistato le cozze galleghe di astenersi dal consumo e di
riportarle nel negozio in cui le hanno acquistate. "Sono stati rilevati in Francia diversi casi
di intossicazione alimentare sotto forma di gastroenterite associata al consumo di mitili
spagnoli provenienti dalla Galizia", sostiene la dichiarazione del governo francese.
I due servizi ministeriali hanno invitato i consumatori di informarsi sulle cozze acquistate
dopo il 25 marzo e hanno messo in guardia sui rischi. "Le intossicazioni alimentari causata
dalle tossine lipofile generano problemi gastrointestinali (diarrea, vomito, dolore
addominale), mal di testa e febbre lieve che appare tra due e 18 ore dopo il consumo",
hanno avvertito. Le cozze sono state ritirate dalla vendita il 9 aprile.
La Xunta di Galizia (il governo regionale, ndt) e' in attesa che la Francia invii la
documentazione per conoscere le circostanze di quanto accaduto. Fonti governative
galiziane dicono che si tratta di un episodio di biotossine, iniziato improvvisamente, ma il
sistema di controllo lo ha rilevato "con la massima celerita'". (...) [quotidiano - a cura di
agra press (pf)]
MAROCCO: SOSTENERE LA PESCA
ARTIGIANALE – "AU FAIT"
11 aprile 2013 – "E' difficile fare un inventario completo della pesca artigianale in Marocco".
Lo riconosce Didier Krumm, direttore generale di PlaNet Finance Maroc. Egli illustra bene
la necessita' di affrontare la questione per sostenere i pescatori artigianali, che spesso
annegano a causa della pesca industriale, mentre svolgono un'attivita' di sussistenza a
favore di decine di migliaia di famiglie marocchine.
Il Forum del Mare (dal 5 al 12 maggio a El Jadida), sara' un'occasione appropriata per
riunire le parti interessate ed esaminare le iniziative esistenti e trarre ispirazioni in vista di
un ampio accesso ai servizi bancari e al micro credito per i pescatori artigianali. (Il
seminario su "Finanziamento e micro credito per la pesca artigianale" e' previsto per
giovedi' 9 maggio alle ore 10.30).
E' inconcepibile abbandonare questo settore, mentre come col programma Fellah Trade
destinato agli agricoltori, c'e' il modo di permettere a tutti i piccoli pescatori di avere il
vento in poppa ogni giorno. (…) L'iniziativa nazionale per lo sviluppo umano (Indh) e' in
questo senso importante per molte questioni, occorre anche che i piccoli pescatori
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imparino i meccanismi che danno accesso ai finanziamenti che concede questo
programma. (…) Un programma che non dimentica, in aggiunta al sostentamento delle
famiglie, la conservazione delle risorse alieutiche. [Kisito Ndour, capo redattore della Lettre
Bleue, portale – a cura di agra press (g)]
STATI UNITI: IL CONSIGLIO DELLA PESCA APPROVA IL WEST
COAST ECOSYSTEM PLAN – "SEATTLETIMES.COM"
9 aprile 2013 – Dopo tre anni di discussioni, martedi' scorso, i dirigenti federali della West
Coast hanno adottato all'unanimita' un primo approccio alle decisioni riguardanti la
stagione della pesca e le quote di cattura.
Nell'incontro di Portland, il Pacific Fishery Management Council ha adottato il Fishery
Ecosystem Plan, la cui prima iniziativa riguardera' i provvedimenti da prendere per far si'
che, nell'oceano continui ad esserci un numero sufficiente di piccoli pesci "foraggio"
destinati ad alimentare i pesci di dimensioni piu' grandi. (…)
Nel 2002, la cattura delle specie demersali registrava seri problemi.
Da allora, le autorita' sono andate ben oltre la semplice riduzione delle quote di cattura,
pagando per la rottamazione della meta' dei pescherecci per la cattura delle specie
demersali, proteggendo gli habitat marini e adottando provvedimenti tesi a minimizzare la
cattura di pesci indesiderati destinati a essere rigettati in mare. Il settore ittico e', ora, in
piena ripresa.
In base al programma di gestione dell'ecosistema, il consiglio procedera' all'analisi di
regolari rapporti scientifici sullo stato di salute dell'oceano che porteranno all'adozione di
decisioni concernenti la stagione della pesca, le quote di cattura e altre questioni.
Scott McMullen, un pescatore in pensione che ha lavorato per l'Oregon's Ocean Policy
Advisory Council, e ha collaborato alla redazione del programma, lo ha definito una pietra
miliare, ma ha aggiunto che e' destinato, inevitabilmente, ad andare incontro a diverse
sfide, a causa della difficolta' nel misurare cose come il numero dei piccoli pesci
"foraggio".
"In una foresta, si puo' uscire e contare il numero degli alberi", ha dichiarato. "Lo stesso
non si puo' fare nell'oceano".
Brad Pettinger, direttore dell'Oregon Trawl Commission, ha sottolineato come le aziende
ittiche della West Coast si siano riprese dal collasso delle specie demersali del 2002, con
forti catture di gamberi e di merlano, e rigetti in mare sotto il 5%.
Le due principali specie di pesce "foraggio", le sardine e le acciughe, vengono pescate per
essere utilizzate come esca e come alimento. Ma specie meno conosciute – come
ammotiditi e osmeri – non lo sono. Alcuni gruppi ambientalisti sono preoccupati che, in
conseguenza dell'aumento della domanda di proteine a base di pesce, (tali specie)
potranno essere soggetti a sovrasfruttamento. (…) [Jeff Barnard, portale – a cura di agra
press (f)]
GRAN BRETAGNA: LE IMBARCAZIONI CINESI CATTURANO PIU'
PESCE DI QUANTO DICHIARINO – "WORLDFISHING.NET"
9 aprile 2013 – Un nuovo studio condotto dagli scienziati dell'universita' della British
Columbia (UBC) ha rilevato che i pescherecci cinesi catturano molto piu' pesce di quanto
riferiscano.
Ogni anno, i pescherecci cinesi catturano pesce per un valore pari a circa 11,5 miliardi di
dollari al di la' delle acque territoriali del loro paese – ma il documento stima che queste
catture sino in realta' 12 volte maggiori di quanto dichiarato alla Fao.
Usando un nuovo metodo che tiene conto del tipo di pescherecci utilizzati dagli operatori
cinesi in tutto il mondo, e della loro capacita' di pesca, il gruppo di ricerca guidato dall'UBC
calcola che le catture estere cinesi ammontino a 4,6 milioni di tonnellate l'anno, effettuate
nelle acque di almeno 90 paesi – ivi comprese 3,1 milioni di tonnellate di pesce prelevate in
acque africane, in particolare nell'Africa occidentale.
Questo nuovo metodo consiste nell'analizzare articoli accademici, nuovi rapporti, e le
conoscenze degli esperti del settore, per stimare il numero e i tipi di pescherecci cinesi
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presenti nelle acque di altri paesi. Queste informazioni vengono, poi, elaborate insieme ai
dati concernenti la quantita' di catture di ogni tipo di imbarcazione per calcolare le catture
totali.
Sebbene il nuovo metodo contenga elementi di incertezza, offre informazioni fondamentali
laddove i rapporti ufficiali, da soli, sono insufficienti o inaffidabili.Puo', inoltre, essere usato
per calcolare le catture di altri paesi che pescano in acque fuori dalla loro giurisdizione,
come la Spagna.
"La Cina non e' stata onesta riguardo alle sue catture di pesce", sostiene Dirk Zeller,
ricercatore del Sea Around Us Project dell'UBC, e coautore dello studio. "Sebbene non
denunciare le catture non significhi necessariamente che la pesca sia illegale –
potrebbero, infatti, esserci degli accordi, tra questi paesi e la Cina, che consentono la
pesca – noi semplicemente non ne siamo certi, poiche' queste informazioni non sono
disponibili". [portale – a cura di agra press (f)]
GRAN BRETAGNA: BUONE NOTIZIE PER I PESCATORI SCOZZESI GRAZIE
ALL'AUMENTO DEGLI STOCK ITTICI – "THEFISHSITE.COM"
4 aprile 2013 – L'abbondanza della maggior parte delle principali specie di pesce catturate
dai pescatori scozzesi e' aumentata negli ultimi cinque o sei anni. Questo e' uno dei
risultati cui e' pervenuto un recente rapporto diffuso dal Department of Marine Science and
Technology del NAFC Marine Centre.
Il documento elaborato dalla Fisheries Policy Section del centro (disponibile online al sito
internet: www.nafc.ac.uk/Fisheries-Policy-Notes.aspx) ha raccolto e sintetizzato le
informazioni pubblicate dall'International Council for the Exploration of the Seas.
Il rapporto ha scoperto che, sebbene le scorte di alcune specie siano diminuite in passato,
la maggior parte ha registrato, negli ultimi anni, aumenti significativi. Allo stesso tempo, il
tasso di mortalita' della maggior parte degli stock ittici – che corrisponde alla percentuale
del pesce che viene catturato ogni anno – e' diminuito nettamente. Per esempio, tra il 2006
e il 2012, gli stock di merluzzo dell'Atlantico sono piu' che raddoppiati, mentre, il suo tasso
di mortalita' e' sceso del 43%, tra il 2000 e il 2011. In realta', nel 2012, il tasso di mortalita'
del merluzzo dell'Atlantico e' stato il piu' basso dal 1966.
Gli stock di altre specie ittiche sono aumentati, raggiungendo livelli senza precedenti: per
esempio, nel 2012, gli stock di platessa del Mar del Nord sono stati in assoluto i maggiori
almeno dal 1960, essendo triplicati dal 2004. Gli stock di nasello sono piu' che quadruplicati
tra il 2006 e il 2011.
Ian Napier, autore del rapporto, ha spiegato: "Due cose emergono in modo evidente da
questi risultati. Innanzitutto, sebbene alcuni stock abbiano registrato una certa contrazione,
prima della meta' degli anni 2000, la maggior parte sono, da allora, aumentati – spesso in
misura significativa. Secondo, i tassi di mortalita' sono diminuiti considerevolmente
nell'ultimo decennio. Un punto interessante da notare e' che, negli ultimi vent'anni, gli
stock di pesce bianco intorno alla Scozia sono rimasti, nel complesso, sostanzialmente
costanti, nonostante forti fluttuazioni delle singole specie".
Leslie Tait, presidente della Shetland Fishermen's Association, ha accolto positivamente la
pubblicazione del rapporto: "Questi dati mostrano chiaramente che, lungi dall'essere in
crisi, gli stock ittici della Scozia sono in uno stato di gran lunga migliore di quanto spesso
ritratto. Tutto cio' e' stato realizzato attraverso le innovazioni e i sacrifici fatti dai pescatori
delle Shetland e della Scozia. Speriamo che tutti riconoscano il risultato che e' stato
raggiunto nell'ultimo decennio".
Bertie Armstrong, amministratore delegato della Scottish Fishermen's Federation, ha
dichiarato: "Questo rapporto sottolinea la ripresa reale e tangibile degli stock ittici che sta,
oggi, avvenendo intorno alle nostre coste. E sottolinea, inoltre, la forte contrazione della
quantita' di pesce che viene catturato in mare".
"Non si dovrebbe dimenticare che tutto cio' e' stato realizzato anche grazie al forte costo
pagato dal settore, con i pescherecci di pesce bianco che, da soli, hanno segnato, dal 2000,
una netta diminuzione. Inoltre, i nostri pescatori hanno adottato tutta una serie di iniziative
per la conservazione degli stock – come, per esempio, le innovazioni tecniche apportate
alla pesca a strascico, per ridurre i rigetti in mare. (…) [portale – a cura di agra press (f)]
(ap) - n. 119
9./..
FRANCIA: COME LA PESCA CINESE SACCHEGGIA
GLI OCEANI DEL MONDO – "LE MONDE"
4 aprile 2013 – Il saccheggio del mare da parte dei pescherecci cinesi ha raggiunto
proporzioni gigantesche, secondo uno studio internazionale coordinato dal famoso biologo
Daniel Pauly, dell'Universita' canadese Colombie-Britannique (British Columbia), che per la
prima volta quantifica lo sfruttamento cinese della risorsa alieutica sempre piu' scarsa.
Questa ricerca, pubblicata sulla rivista specializzata Fish and Fisheries e poi riportata dalla
rivista scientifica Nature il 4 aprile, conclude che i pescherecci cinesi hanno raccolto,
lontano dalle loro coste, tra 3,4 milioni e 6,1 milioni di tonnellate di pesce l'anno tra il 2000 e
il 2011. Allo stesso tempo, Pechino ha dichiarato all'Organizzazione delle Nazioni unite per
l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) soltanto 368.000 tonnellate di pesce in media. Dodici
volte in meno della realta' stimata dagli esperti in risorse alieutiche! Il valore del pesce
sbarcato all'estero dalla Cina sarebbe di 8,9 miliardi di euro ogni anno. Non solo la Cina
sottostima significativamente il prodotto della pesca fuori dai suoi mari, ma al contrario, lo
sovrastima nelle sue acque territoriali. (…) L'Africa costituisce effettivamente il primo
bersaglio della flotta cinese: quest'ultima ha prelevato 3,1 milioni di tonnellate di pesce
l'anno in media secondo i ricercatori, ovvero il 64% delle sue catture all'estero. Le coste
occidentali del continente, senza dubbio le piu' saccheggiate del mondo, non solo dai
pescherecci asiatici, sono il bersaglio principale.
L'Asia, seguita da lontano da Oceania, America del Sud e Centrale, e l'Antartide
costituiscono gli altri terreni di caccia della flotta cinese. (…) [Martine Valo, quotidiano – a
cura di agra press (g)]
GRAN BRETAGNA: LA CINA NON DICHIARA ALLA FAO LE
CATTURE A LARGO DELL'AFRICA - "THE GUARDIAN"
3 aprile 2013 - Soltanto il 9% delle catture effettuate dall'enorme flotta cinese in Africa e in
altre acque internazionali e' ufficialmente dichiarato, afferma un gruppo di ricercatori che
ha utilizzato un nuovo sistema per valutare la taglia e il valore delle catture.
Da molto tempo gli esperti ritengono che le catture che la Cina dichiara alla FAO siano
basse, ma l'ampiezza del raggiro ha colpito gli autori dello studio.
"La ricerca dimostra quanto l'Africa, dove moltissime persone si affidano al pesce per le
proteine di base, sia sottoposta al saccheggio Per avere un'idea di cosa potremo pescare
in futuro dobbiamo sapere quanti pesci sono stati portati via", afferma Daniel Pauly,
dell'Universita' di British Columbia (UBC).
"Gli stati devono rendersi conto di quanto sia importante registrare e comunicare con
precisione le proprie catture. Devono assumersi le proprie responsabilita', altrimenti non ci
sara' pesce per i nostri figli". Le presunte false dichiarazioni sulle catture cinesi fanno
pensare che molti stati vengano sistematicamente truffati, e non siano in grado di portare
avanti in modo efficace i piani per la conservazione degli stock. Le implicazioni a lungo
termine per la sicurezza alimentare potrebbero essere importanti, perche' nei paesi in via di
sviluppo diversi milioni di persone dipendono dal pesce, sia per guadagnare che per
vivere.
Ma un portavoce della FAO, l'agenzia che registra le catture ittiche globali, ha contestato
questi dati. "Le stime di questa ricerca sulle catture cinesi in Africa occidentale sono
troppo alte". Nel loro nuovo studio, i ricercatori della UBC stimano che la flotta cinese di
"acque profonde", composta da 3.400 imbarcazioni, catturi 4,1 milioni di tonnellate ogni
anno dalle acque di 93 paesi, per un valore 11,5 miliardi di dollari. Ma il governo cinese,
afferma lo studio, dichiara alla FAO che le sue imbarcazioni hanno pescato in media
368.000 tonnellate all'anno nel periodo 2000-2011.
L'equipe di venti ricercatori ha calcolato il numero di imbarcazioni cinesi che pescano in
acque internazionali consultando le notizie, gli articoli online e gli esperti ittici locali, e ha
stimato che quasi il 75% di tutto il pesce pescato dalle imbarcazioni cinesi viene da acque
africane, e in particolare, 3 milioni di tonnellate [vengono] dall'Africa occidentale. Secondo
(ap) - n. 119
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la FAO, nella costa occidentale dell'Africa si trovano alcune delle aree di pesca piu' ricche,
ma quasi tutte sono sfruttate in modo eccessivo dai pescherecci internazionali.
Il portavoce della FAO afferma che la stima di 3 milioni di tonnellate pescate dalla Cina al
largo dell'Africa occidentale corrisponderebbe alle catture totali di tutti e 22 gli stati costieri
dell'Africa e a quelle delle 38 nazioni straniere che pescano nella regione messe insieme.
Ha sottolineato inoltre che le catture irregolari sono per definizione non comunicate, ma ha
detto che la stima "peggiore" per questo tipo di catture era inferiore alle 560.000 tonnellate
all'anno.
Se le imbarcazioni stessero effettivamente catturando molto piu' pesce di quanto
dovrebbero, significherebbe che molti paesi poveri stanno perdendo decine di milioni di
dollari, visto che hanno firmato contratti con aziende cinesi per molto meno pesce. In ogni
caso lo studio non cerca di stimare la quantita' di pesce pescato illegalmente dalle
imbarcazioni cinesi.
Secondo Greenpeace, l'Africa sub-sahariana e' al momento l'unica regione del mondo in
cui il consumo pro capite di pesce sta diminuendo, in buona parte perche' le flotte di
pescherecci hanno sottratto tantissimo pesce. La pressione dell'opinione pubblica sia in
Europa che nei paesi in via di sviluppo ha obbligato le flotte europee a fermare la pesca in
alcune zone costiere dell'Africa occidentale, ma le imbarcazioni cinesi si sono
semplicemente spostate.
Nel rapporto si legge che "gli accordi cinesi sono in genere molto confidenziali e riservati,
e di solito sono noti soltanto a un paio di persone all'interno del ministero del paese in
questione".
"La Cina non e' stata collaborativa sulle sue catture", afferma Dirk Zeller, co-autore della
ricerca. "Non comunicare le catture non significa necessariamente che esse siano illegali potrebbero esserci accordi fra quei paesi e la Cina che permettono la pesca semplicemente non lo sappiamo con certezza, visto che l'informazione non e' disponibile".
Gli autori stimano che sulle coste dell'Africa occidentale veleggino 345 imbarcazioni cinesi,
e che diverse migliaia lavorino nel Pacifico. Una parte del pesce viene venduto sul mercato
internazionale ma il grosso viene mandato in Cina. Le uniche regioni del mondo in cui i
pescherecci cinesi non operano sono l'Artico, i Caraibi e le coste del Nord America e
dell'Europa. [John Vidal, quotidiano - a cura di agra press (c)]