Provincia di Pesaro e Urbino

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Provincia di Pesaro e Urbino
Provincia di Pesaro e Urbino
Ricognizione e stato di applicazione delle norme e delle strategie di intervento a livello locale in materia di
randagismo e tutela degli animali d’affezione (DGP 389/06)
CENSIMENTO DEI COLOMBI
Novembre 2008 – Gennaio 2009
a cura di Andrea Pellegrini
IDENTIFICAZIONE DELLA SPECIE
Nome: Columba livia forma domestica
Ordine: Columbiformi
Caratteri biologici ed ecologici:
lunghezza cm 33, peso 300-400 grammi, piumaggio altamente variabile, il groppone
bianco può essere assente, sessi simili, sebbene le femmine sono leggermente più
piccole.
Uccello sedentario e gregario, diffuso in tutta Italia. Molto comune nelle aree urbane e
negli ambienti agricoli.
ORIGINE DELLE POPOLAZIONI
L'antenato comune di tutti i Colombi è il Piccione selvatico (Columba livia) che sopravvive
con piccole popolazioni in ambienti rocciosi di costa e di fondovalle. A partire da un'epoca
collocabile tra l'8000 ed il 3000 a.C. sono state addomesticate e selezionate numerose
razze. I Colombi presenti attualmente nelle città sono certamente discendenti da quelli
dismessi o fuggiti dagli allevamenti e dalle colombaie, utili nel passato come scorte
alimentari e mezzidi comunicazione. A questi gruppi si sono aggregati colombi viaggiatori
e individui scampati ai poligoni di tiro a volo in esercizio decenni fa. Con l'espansione
urbanistica ed il consumismo i Colombi hanno avuto a disposizione una crescente quantità
di risorse (cibo e luoghi di nidificazione) e così il loro numero è rapidamente aumentato,
con un impulso notevole scaturito dalla modificazione degli ambienti rurali, sempre più
semplificati e quindi impoveriti di nicchie trofiche. Nel frattempo ha continuato ad avere
effetto la migrazione indotta nelle aree in cui l’esercizio della caccia non è possibile,
senza dimenticare che per i Colombi è certamente motivo di attrazione un’area come
quella urbana in cui si avvertono meno i rigori dell’inverno, per presenza di ripari e di una
temperatura mediamente più elevata.
INQUADRAMENTO LEGISLATIVO
L'inquadramento normativo del Colombo di città è complesso, perché le leggi al proposito
non sono chiare, e le interpretazioni contrastanti. Secondo i pareri dell'ex Istituto
Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA) il Colombo di città non è una specie
selvatica, e quindi non rientra tra quelle contemplate dalla legge 157/92. In tal caso la sua
gestione spetta alle Amministrazioni Comunali in forza delle competenze in materia
sanitaria, ma in questo caso entrano in gioco le normative in materia di maltrattamento di
animali (ex art. 727 codice penale). Tuttavia nella giurisprudenza esistono pronunciamenti
che considerano il Colombo di città una specie selvatica.
ALIMENTAZIONE
La dieta è prevalentemente vegetariana e granivora (cereali, leguminose, germogli, semi),
sebbene può consumare anche piccoli invertebrati come i molluschi. Nelle aree urbane
una parte del cibo proviene dall'uomo spesso fornito intenzionalmente dai cittadini zoofili.
Come verificato nell’area di Urbino, consistenti gruppi di Colombi si spostano nelle
campagne effettuando i cosiddetti "voli di foraggiamento".
Borgo Mercatale, Urbino
RIPRODUZIONE
La nidificazione può avvenire in tutti i mesi dell'anno, sebbene le attività si concentrano nei
mesi da marzo a giugno. Il nido viene allestito con pagliuzze, penne e ramoscelli, di solito
dentro una cavità (sottotetti, buchi in pareti, ecc.). Depone 2 uova bianche, incubate per
17 giorni, ed una coppia può produrre fino a 9 covate l'anno. I nidiacei vengono alimentati
al nido dai genitori per 21-35 giorni. La mortalità naturale è del 43-90% nei giovani, e
dell'11-33% negli adulti, la vita media è di 2,4-2,9 anni.
PROBLEMI CHE SCATURISCONO DALLA PRESENZA DI COLOMBI IN CITTA’
Le deiezioni sulle vie sottostanti i siti di riproduzione e di sosta diurna e notturna sono il
principale problema evidenziatosi. Talvolta le deiezioni si posano su monumenti come
statue e facciate di palazzi e chiese. I voli di foraggiamento possono significare prelievo di
prodotti agricoli (cereali, girasole, ecc.) e se questi siti di approdo degli stormi non sono
ampi o diversificati sono riscontrabili danni piuttosto importanti. Gli stessi voli di
foraggiamento e le abitudini fortemente gregarie della specie possono portare al
cosiddetto rischio "birdstrike" presso gli aeroporti, ma in quello di Fano questa
problematica non è stata segnalata. Vi sono poi rischi di tipo sanitario ma sono solo
potenziali e raramente riscontrati (clamidiosi, toxoplasmosi, ecc.) e mai comunque
sufficientemente dimostrati secondo la bibliografia. Più probabile, viceversa, la
trasmissione di zecche all'uomo ma le situazioni di contatto o estrema vicinanza sono così
poche da rendere anche questa problematica a basso rischio. Dal punto di vista
naturalistico è solo ipotetico ma comunque menzionabile il rischio di inquinamento
genetico delle popolazioni relitte di Piccione selvatico.
SOGLIA DI CARRING CAPACITY E CONTENIMENTO DELLA SPECIE
Una campagna di contenimento a livello cittadino è giustificabile solo se vengono
raggiunte densità elevate. L'INFS ha stabilito anni fa una soglia di 300-400 individui/kmq.
Le tecniche di gestione che si dovessero rendere necessarie escludono, per fallimento dei
risultati e per motivi etici il ricorso a pratiche cruenti come l’abbattimento. Possono essere
eliminati invece i siti di nidificazione ma non mentre i nidi sono occupati; è necessario
astenersi da interventi diretti, che sarebbero poco efficaci e contrari ai principi della legge
189/04 contro il maltrattamento degli animali, che sostituisce l'art. 727 del codice penale.
Al di fuori di questi periodi (soprattutto dalla fine di settembre a febbraio), si possono
utilizzare interventi preventivi per impedire successive occupazioni delle cavità,
chiudendole o restringendole (dimensioni massime 5x5 cm) con interventi in muratura o
posizionamento di reti antintrusione rigide o semirigide in metallo o plastica. Possono
essere eliminati del tutto o in parte i siti di sosta. Gli elementi architettonici lineari usati per
sostare, cioè cornicioni, davanzali, filo di gronda e insegne possono essere resi
impraticabili installando i "dissuasori di appoggio", di cui esistono diversi modelli meccanici
(puntali, filo, spirale, cuneo) oltre che ad azione elettrostatica, anche se quest’ultima ha
dimostrato di non essere sempre affidabile. Possono essere eliminate o quanto meno
ridotte le fonti alimentari: il sistema definitivo per evitare il prelievo dei prodotti agricoli,
oppure per impedire l'ingresso in silos o magazzini di mangimi o cereali, è l'esclusione
meccanica, installando reti antintrusione di metallo o plastica (maglia 5x5 cm) sopra alle
piante da proteggere (in particolare sulle colture più pregiate), oppure sbarrando gli
accessi degli edifici rurali. Altrimenti possono essere disposte trame di fili di colore giallo
fluorescente a 2,5-30 cm di distanza. Tuttavia molti punti di alimentazione sono nel centro
abitato e in genere si tratta di rifiuti o di vere e proprie somministrazioni di cibo: lo
stazionamento di rifiuti organici va accuratamente evitato, la fornitura di cibo da parte dei
cittadini vietato con ordinanza del sindaco.
Via dei Maceri, Urbino
UNA NUOVA FORMA DI GESTIONE: LE COLOMBAIE REGOLAMENTATE
E' la tecnica più avanzata che è stata proposta e sperimentata (soprattutto in Svizzera). Si
tratta di allestire, in zone non problematiche, delle colombaie razionali dove attirare le
colonie. Nella colombaia possono essere controllate le condizioni sanitarie dei Colombi,
contenendo la riproduzione tramite prelievo e/o sostituzione delle uova. Attorno alla
colombaia è permesso alimentare i colombi con cibi idonei, in maniera da offrire una
possibilità ai cittadini volontari amanti degli animali.
INCREMENTO DEI PREDATORI NATURALI
Alcune specie di uccelli presenti anche nelle città predano attivamente i Colombi, e
possono contribuire a contenerne il numero. In ogni caso la predazione è importante
anche al fine della selezione naturale degli individui malati e debilitati. Le specie in oggetto
più adatte sono rapaci diurni come il Falco pellegrino (Falco peregrinus), e notturni come
l’Allocco (Strix aluco). L'azione di incremento dei predatori può avvenire direttamente,
tramite un opportuno inserimento di individui provenienti da centri autorizzati per il
recupero di fauna selvatica, oppure indirettamente, installando specifici modelli di nido
artificiale al fine di aumentare le disponibilità di siti riproduttivi per i rapaci. Questo genere
di lotta biologica per il contenimento del Colombo può essere percorsa anche mediante
l’utilizzo di richiami acustici di avvertimento: recenti sperimentazioni di questa tecnica sono
state eseguite con la diffusione del verso dei predatori nelle vicinanze delle aree di sosta
più affollate, ma ancora più soddisfacenti sono stati i risultati ottenuti con la propagazione
del verso che gli stessi colombi emettono in caso di pericolo imminente. Tali suoni
spaventano gli uccelli che si allontanano precipitosamente, ma solo per qualche ora cosi
che occorre ripetere il verso più volte a varie ore del giorno, per un periodo che può
oscillare da una a tre settimane.
FORME DI CONTENIMENTO SCONSIGLIATE
L'eliminazione fisica (con arma da fuoco, catture, uso di veleni, ecc.) viene osteggiata da
una notevole proporzione di cittadini per ragioni etiche. Inoltre, l'approccio cruento e diretto
non è in grado di limitare le popolazioni, come documentano numerosi studi scientifici
condotti in Spagna, Svizzera, Regno Unito. Le cause degli insuccessi sono l'immigrazione
di nuovi individui dal territorio circostante, la rapida compensazione attraverso la
riproduzione degli individui superstiti, la diminuzione della mortalità naturale. L'uso di falchi
addestrati (falconeria), impiegato soprattutto negli aeroporti per evitare i "birdstrike" è
complesso e costoso, riveste implicazioni conservazionistiche e può essere sostituito
efficacemente utilizzando idonee razze di cani addestrati (border collie). La sterilizzazione
con mangimi antifecondativi presenta molti inconvenienti, come documentano numerose
ricerche: per avere efficacia si dovrebbe poter raggiungere gran parte della popolazione,
ed in particolare la frazione che si riproduce. I farmaci antifecondativi sono molto costosi e
hanno un effetto sterilizzante limitato (alcuni giorni), richiedendo pertanto trattamenti
complessi e ripetuti. Alcune sostanze hanno mostrato effetti collaterali indesiderati sui
colombi (tossicità), oppure uno scarso potere antifecondativo. Inoltre, non sono ancora
chiari gli effetti sull'ambiente (catene alimentari), sulle altre specie commensali e sui
predatori dei colombi. L'uso dei deterrenti tra cui alcuni sistemi acustici come cannoncini a
gas e spari a salve, petardi, oppure ottici quali il "pallone predator", i nastri riflettenti ed altri
spaventapasseri, ne possono allontanare la presenza solo per periodi molto brevi; i
colombi si abituano in fretta e tendono progressivamente a ignorare lo stimolo. Anche i
repellenti chimici si sono dimostrati inefficaci per allontanarne la presenza, soprattutto se
vi è una buona disponibilità di cibo. Tra i dissuasori di appoggio, si sconsiglia l'uso dei gel
("repellenti al tatto"): sono poco efficaci perché col tempo si alterano e sporcano, possono
inoltre invischiare le specie di uccelli più piccole quali rundinidi e i passeriformi.
RELAZIONE SUL LAVORO DI CAMPO
La questione dei colombi in città tiene banco da molto tempo in tantissimi centri urbani
italiani. Negli ultimi 20 anni le popolazioni di Columba livia sono aumentate e ora quasi
ogni centro storico ne possiede una. Questo incremento delle densità e della distribuzione
è ricollegabile alle numerose mutazioni avvenute negli ambienti naturali da cui la specie
proviene, decretando di fatto la diminuzione della stessa in natura e un aumento evidente
della varietà che oggi popola paesi e città. Le mutazioni del paesaggio vegetale hanno
innescato nella specie il ricorso sempre più frequente ai centri urbani: da un lato minori
risorse trofiche negli ambienti rurali e minor numero di opzioni per la nidificazione, dall’altro
un potenziale straordinario di opportunità alimentari, siti riproduttivi, temperature meno
rigide d’inverno, assenza di prelievo venatorio e scarsa presenza di predatori naturali. I
piccioni hanno fatto in fretta ad abituarsi, senza ovviamente alcun riguardo per monumenti
e igiene pubblica. La capacità portante delle popolazioni è stata spesso superata anche
perchè l’incremento annuo in un ambiente controllato supera di gran lunga quello naturale.
Il progetto, attraverso le schede fornite a tutti i comuni della provincia di Pesaro e Urbino,
raccoglie i dati dell’intero territorio portando in evidenza le situazioni più critiche, le quali
andranno tuttavia verificate. Del resto non è indifferente la distanza tra i dati scientifici,
ottenuti attraverso i censimenti, e la percezione di chi, non essendo tecnico, viene
chiamato a fare una stima della situazione. Con questa premessa il progetto stesso ha
stabilito sin dal principio di effettuare censimenti su due aree urbane di forte interesse e
dove è noto che le popolazioni di colombi sono numerose. Questi due centri sono Urbino e
Fano, situati in due aree geografiche diverse (la prima in collina, la seconda sul mare) e
per questo ancora più interessanti per compiere verifiche sulle dinamiche di popolazioni,
per approfondire taluni comportamenti e per scoprire quali e quante altre specie d’uccelli
condividono l’area urbana. Anche dai dati bibliografici risulta che una popolazione urbana
di colombi è ritenuta sovrabbondante quando raggiunge o supera i 300-400 individui per
chilometro quadrato di territorio urbano (Ballarini et al, 1989; Dinetti e Gallo Orsi, 1998).
Una tecnica di censimento accurata è lo strumento indispensabile per quantificare la
densità ma un programma di controllo davvero preciso deve prevedere il monitoraggio
pluriennale (almeno 4-5 anni) e comprendere l’individuazione delle principali colonie
riproduttive e i luoghi di maggior concentrazione sia per la sosta diurna che per la sosta
notturna. Questi dati sono stati inclusi ai censimenti svolti, ma non possono essere
esaustivi visto il limitato periodo di osservazioni. Del resto, in linea con quanto consiglia la
bibliografia, i censimenti sono stati realizzati tra il novembre 2008 e gennaio 2009. In tale
periodo il numero di soggetti in cova è minimo e la popolazione, per effetto della presenza
dei giovani dell’anno, presenta i valori più elevati. Sono molte le metodologie di
censimento applicabili a questa specie. Quello adottato è il metodo del “Transetto lineare”
e prevede l’individuazione di percorsi stradali nell’area urbana che vengono cartografati e
percorsi più volte in giornate e orari differenti. Sia ad Urbino che a Fano hanno operato
contemporaneamente 3 rilevatori, alternando uscite mattutine ad altre pomeridiane. Il
censimento di colombi nella città di Fano si è svolto nelle giornate tra il 19 e il 23 dicembre
2008. I risultati emersi parlano di una distribuzione non omogenea nel centro storico ma
accentuata in alcune punti che sono Piazza XX settembre, Piazza Costanzi, Piazza
Clemente VIII e Piazza Sansovino, sempre in corrispondenza di antiche chiese e
monumenti: il 70% dell’intera popolazione vive in 6/7 colonie. Al di fuori delle mura, non vi
sono popolazioni numerose nell’area del Lido-Porto mentre un importante sito diurno
viene utilizzato nella ex Caserma Militare. In generale le colonie non presentano
apparentemente densità eccessive e anche la percezione degli impatti è piuttosto limitata:
le colonie più numerose, che si aggirano attorno alle 100 unità, si trovano nei cornicioni
della ex Caserma e sui tetti della Basilica di San Paterniano; altra colonia numericamente
importante è quella di Piazza XX settembre. Se si esclude qualche raro esemplare di
taccola e alcuni gabbiani che risalgono i canali, non vi sono popolazioni di altri uccelli che
interagiscono con i colombi. I siti di nidificazione sono stati di difficile individuazione: il più
interessante pare quello nei pressi di Piazza Clemente VIII. Almeno 2 punti di
foraggiamento sembra siano riforniti quotidianamente: uno in Piazza XX settembre, uno in
Piazza Sansovino. La stima complessiva degli esemplari di Columba livia è di 775.
Considerato che il quadro cartografico di riferimento dei monitoraggi ha riguardato il centro
storico, la zona Porto-Lido e la zona di Viale Gramsci, per un totale di circa 7 km quadrati.
ne deriva che la densità è di circa 110 colombi per chilometro quadrato, abbondantemente
sotto la soglia di capacità portante. Il censimento nella città di Urbino è avvenuto in due
periodi diversi del secondo semestre 2008: alla fine dell’estate, tra il 19 e il 20 settembre, e
nel cuore dell’autunno, tra il 20 e il 22 novembre. I dati emersi sono molto interessanti,
soprattutto se confrontati con quelli di Fano. Le caratteristiche architettoniche del centro
storico e l’influenza diretta e indiretta degli ambienti rurali circostanti la città determinano
distribuzione, comportamento e coabitazione con altre specie d’uccelli. La prima evidente
caratteristica è la diffusione omogenea delle colonie in quasi tutto il centro storico, mentre
non ve ne sono di rilievo nel resto della città. Colonie di piccole e medie dimensioni, salvo
alcune concentrazioni dovute alla presenza di storici punti di foraggiamento (Borgo
Mercatale). Una popolazione così distribuita in ogni settore del centro storico è la diretta
conseguenza della distribuzione, altrettanto omogenea, dei numerosi siti riproduttivi, tra i
quali possono essere citati per ampiezza e frequentazione quelli di via dei Maceri, via
Scalette del Teatro e Piazza Duca Federico. I numerosi spazi verdi, tra cui il monumentale
Orto Botanico, hanno agevolato l’approdo di altre specie come la tortora, la cornacchia
grigia e la taccola. Nel periodo tardo autunnale una parte della popolazione pari a circa il
25% si sposta in grandi stormi a diverse ore del giorno nella zona rurale presso le località
di San Donato e San Bernardino alla ricerca di cibo, a circa 2 chilometri dal versante
occidentale del centro storico. La stima complessiva degli esemplari di Columba livia è di
809. Considerato che il quadro cartografico di riferimento dei monitoraggi ha riguardato il
centro storico e zone verdi limitrofe, per un totale di circa 5 km quadrati, ne deriva che la
densità è pari a circa 162 colombi per chilometro quadrato, vale a dire la metà della
densità massima di riferimento per la capacità portante.
Borgo Mercatale, Urbino
ANDREA PELLEGRINI
Studio Naturalistico Terre Emerse
Località Baciardi, 1/a - 61046 Piobbico (PU) - 0722 986516 – 338 8049794
Collaboratori:
TONY BARNOFFI, MASSIMO FOSSI,
Associazione La Lupus in Fabula
Allegati:
SCHEDA 1: Popolazione (Fano)
SCHEDA 2: Siti riproduttivi (Fano)
SCHEDA 3: Siti alimentazione (Fano)
SCHEDA 4: Altri uccelli (Fano)
SCHEDA 1: Popolazione (Urbino)
SCHEDA 2: Siti riproduttivi (Urbino)
SCHEDA 3: Siti alimentazione (Urbino)
SCHEDA 4: Altri uccelli (Urbino)
DENSITA’ FANO
DENSITA’ URBINO