10 - Ecoistituto della valle del Ticino

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10 - Ecoistituto della valle del Ticino
Le condizioni abitative nei tenements
Contadini in patria, operai urbani nel Nuovo
Mondo. Fu questo il primo, radicale
cambiamento esistenziale cui si assoggettarono i
nostri emigranti.
La “frontiera” americana aveva ormai definito i
suoi termini e le poche terre rimaste di proprietà
delle
compagnie
ferroviarie
risultarono
proibitive e inaccessibili ai più.
Con le poche risorse disponibili, ai nostri
emigranti non restava che inurbarsi in città,
accettando gli umili lavori, rifiutati da altri ed
adattandosi alla vita dei tenements, agglomerati
di squallidi appartamenti, carenti di luce e di
aria, dove le già precarie condizioni igieniche,
erano aggravate dall’eccessivo affollamento e
dalla abituale presenza di bordanti accettati a
pensione, il che concorreva a generare situazioni
di deplorevole e insana promiscuità.
Un alloggio abitato
da immigrati italiani
a New York
(1889 circa)
Le little Italy
L’integrazione fu un processo lungo e difficile e
potè compiersi soltanto dopo diverse generazioni.
Nel frattempo gli italiani facevano gruppo,
organizzandosi in ghetti ove risuonavano, in una
pittoresca babele di suoni, i dialetti regionali più
disparati.
Gli italiani in terra straniera tardarono infatti a
sentirsi comunità nazionale, esaltando piuttosto un
sentimento di appartenenza regionale, oltre il
quale stava il mondo dell’estraneità. Il siciliano,
agli occhi del piemontese o del lombardo
apparteneva a un mondo altro, e i rapporti tra di
loro furono per lungo tempo segnati da una
sprezzante inimicizia e da una latente
conflittualità.
E ghetto regionalmente diviso fu anche Dago Hill,
la comunità italiana d St. Louis, a lungo lacerata da
una sorda ostilità che opponeva il gruppo
lombardo dei cuggionesi ai catanesi di Sicilia.
Mulberry Street,
la little Italy di New York
(1906)