c-bo - 8 - Job Career CUOA

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c-bo - 8 - Job Career CUOA
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BOLOGNA ECONOMIA
OLTRE L’INDUSTRIA
il Resto del Carlino MARTEDÌ 4 AGOSTO 2009
LA SQUADRA H
Waymedia poggia le basi
su una dozzina di persone
A settembre potrebbe
crescere fino a sedici
Quattro i soci fondatori
dell’azienda
ALL’ESTERO H
L’impresa ha una sede
in città e un’altra a Madrid
Il 70% degli affari gravita
fuori dai confini nazionali
Il fatturato del 2009
toccherà il milione di euro
IN CAMPO
Parte del team di Waymedia
nella sede di viale Fanin. Lo
zoccolo duro della forza lavoro
è composto da ingegneri
Waymedia, va in onda il futuro
Marketing sui cellulari: quattro ingegneri inventano per Nokia e Coca Cola
di MATTEO NACCARI
ANNO costruito tutto da
soli. Mettendoci idee, soldi
e sudore. Puntando sull’innovazione e mischiandola «al coraggio di buttarsi», un ingrediente
che nel mondo degli affari non guasta mai. E i risultati si vedono: in
pochi anni sono riusciti a creare
un’azienda che sviluppa prodotti
ad altissimo contenuto tecnologico, dove le comunicazioni senza fili si intrecciano col marketing. Realtà tra le prime in Europa e nel
mondo. Sono gli ingegneri che hanno fondato Waymedia, società nata
sotto le Due Torri e da poco sbarcata all’estero, in Spagna. Specializzata nel far sì che in luoghi definiti,
come grandi magazzini o aeroporti, particolari informazioni — spot
pubblicitari o indicazioni stradali
— siano spediti nei cellulari. «Realizziamo distributori di contenuti
digitali: avvicinandosi col telefonino a un totem si possono ad esempio avere dettagli sulla città in cui
ci si trova o scaricare il trailer di un
film e così via» spiega Francesco
Baschieri, uno dei quattro soci fondatori. Da Waymedia escono ‘scatole del futuro’ che sparano i messaggi — definiti e gestiti a hoc — sui
telefonini. Alla base ci sono il Bluetooth — sistema che permette di
far dialogare senza fili dispositivi
diversi —, e il proximity marketing, l’azione di veicolare contenuti su un target di persone. Canale
nuovo per le aziende e dalle mille
applicazioni. Esempi: regalare sui
display il gioco del tennis brandizzato Decathlon a chi visita il grande magazzino dello sport o far sì
che chi aspetta l’autobus a una pensilina riceva da Nokia una canzone
in mp3 più un mini spot. E ancora,
a una fiera dare la possibilità di scaricare sui telefoni i cataloghi dei
prodotti agli stand, eliminando chili di carta.
H
«SIAMO partiti nel 2005 dopo esserci conosciuti dove già lavoravamo, alla multinazionale Alstom» riprende Baschieri affiancato da Da-
IL SASSO l’ha lanciato il deputato del Popolo
della libertà, Enzo Raisi, che ha detto: «Il sistema
produttivo bolognese deve guardare oltre alla
meccanica. Vanno sviluppati settori di nicchia
come le nanotecnologie o l’Ict». Da quel giorno,
sulle pagine del Carlino, si è aperto un dibattito
sul futuro del tessuto industriale sotto le Due
Torri, che ha coinvolto dal presidente di
Unindustria, Maurizio Marchesini,
all’amministratore delegato di Nomisma, società
di studi economici, Giorgio De Rita. Un
confronto che ha toccato non solo il comparto
delle macchine automatiche o la opportunità di
riqualificare il tessuto produttivo, ma anche la
necessità o meno di investire in grandi cittadelle
dell’innovazione, come il tecnopolo che dovrà
sorgere nell’ex manifattura. Il viaggio, oggi,
continua andando alla scoperta di un’azienda ad
alto contenuto tecnologico, come Waymedia,
costruita dal nulla e senza particolari aiuti esterni
da un gruppo di giovani ingegneri.
PRONTO UN ALTRO PROGETTO: «MA QUI POCHI INVESTONO NELLE IDEE»
«Cerchiamo capitali, proveremo all’estero»
NEL suo campo, Waymedia è tra le prime quattro, cinque realtà in Europa, tra le prime cinque,
sei al mondo. Sul mercato se la vede con americani, spagnoli, finlandesi e danesi. Unica differenza alla partenza: gli aiuti. «I concorrenti spagnoli — racconta Daniele Cremonini, uno dei fondatori dell’azienda — hanno potuto contare su 10
milioni di euro da un fondo per lo sviluppo economico della Catalogna, i finlandesi di 7 milioni
di euro da una fondo di venture capital locale,
così come gli americani ne hanno avuti 15». Nulla a che vedere coi quattro ingegneri di Bologna
che si sono autofinanziati. «All’estero è pieno di
realtà lanciate da laureati di 25, 26 anni con soldi
niele Cremonini, altra colonna della squadra che abbraccia Andrea
De Marsi e Francesco Corsi. Gruppo di trentenni, nati tra il ’73 e il
’78. «L’idea iniziale — va avanti —
era offrire servizi interattivi a medio e corto raggio sui telefonini».
di chi credeva e investiva nelle loro idee. Ne incontriamo tanti, a oltre 30 anni siamo tra i più
vecchi» nota Cremonini. «In Italia e in particolare a Bologna — interviene Francesco Baschieri,
altro socio di Waymedia — non c’è cultura del
rischio». Gli ingegneri a settembre vogliono lanciare una nuova start up, un progetto di web radio interattiva, settore in grande sviluppo. «Avremo bisogno di capitali — dicono — e dovremo
cercarli. Dove? Qui non si trovano, proveremo a
Milano, dove c’è chi capisce di nuove tecnologie
e di Internet, soprattutto persone che fecero fortuna dieci anni fa con la new economy. Se no andremo all’estero».
Progetto da trasformare in realtà
dal punto di vista tecnologico e imprenditoriale. «Con un business
plan abbiamo partecipato a gare ad
hoc per i finanziamenti» interviene
Cremonini. Risultato: promossi al
bando Mambo, varato dal Comune
per incentivare nuove imprese, e a
I Tech-off di Aster, consorzio dedicato all’innovazione. «Però abbiamo dovuto rinunciare ai contributi
di Mambo: 80mila euro sarebbero
arrivati solo dopo due anni, a patto
che ne avessimo investiti il dop-
Blog e Blackberry: colosso Usa recluta impresa bolognese
IL GIGANTE ha chiesto aiuto alla formica. Alla multinazionale statunitense Automattic serviva un software per consentire ai suoi clienti di gestire
il proprio blog dal Blackberry. Così si è affidata a Danais, un’azienda bolognese specializzata nella progettazione di soluzioni software. Da San Francisco hanno notato i bolognesi fra tanti pretendenti: sviluppatori di software che si danno da fare sul web per allearsi coi big. I due amministratori,
Alfonso Benevento, 46 anni, e Sandro Lusvardi, 45 anni, e le mente informatica del progetto, Danilo Ercoli, 30 anni, ce l’hanno fatta. L’operazione
vale 30 mila euro, ma già promette guadagni futuri. «Per una piccola società di software come la nostra essere reclutati da un’azienda leader del web è
un trampolino di lancio» dice Benevento.
pio». Diverso con Aster: «Non soldi, ma aiuti concreti, come uffici e
computer. Fondamentali per partire».
E COSÌ è stato. «In partenza solo
uno di noi si è licenziato per dedicarsi a Waymedia. Gli altri contribuivano nel tempo libero e con i loro stipendi» dice ancora Baschieri,
parlando dalla sede della società,
un paio di uffici in Alma Cube, l’incubatore della università ospitato
in viale Fanin. «Per sviluppare il
primo prodotto — sottolinea l’altro socio — sono serviti nove mesi,
periodo sfruttato per farci pubblicità». Il via agli affari nel settembre
2006, «prima fattura il giorno dopo
e fatturato a fine anno di 35mila euro. A fronte di un investimento, autofinanziato, di 100mila». Poi la crescita: «Sui 300mila euro nel 2007,
550mila nel 2008 e la previsione di
un milione per il 2009». «Come
clienti — nota Baschieri — abbiamo decine di importanti brand, da
Coca Cola a Mercedes, a Sony. Siamo in 60 Paesi, da ottobre abbiamo
una sede a Madrid, dove sono stati
assunti tre venditori licenziati da
un nostro concorrente in crisi». Insomma, giovani che hanno successo. «Noi ci siamo buttati, non tutti
lo fanno. Quando si esce dall’università e si va in una grande impresa si ha un posto fisso, ma è diverso
dal lanciare qualcosa di tuo. I ragazzi che assumiamo si ritrovano con
tecnologie che dal punto di vista
dell’innovazione sono dieci volte
più avanti di quelle che troverebbero in aziende bolognesi, possono
avere soddisfazioni maggiori». Ma
perché in pochi si buttano? Mancano le strutture, i tecnopoli? «Quando ti laurei hai dentro tanta energia. Servirebbe un aiuto per darti la
possibilità di fare impresa, magari
con un cuscinetto se fallisci. Per investire in certi settori, come nel
web, non occorrono super spazi e
capitali ingenti: bastano l’idea, pochi euro, un computer e un garage
per concorrere con chiunque. Coraggio e voglia di fare sono il punto
di partenza indispensabile».