n°1 - LUISS Business School
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n°1 - LUISS Business School
PRIMA A CURA DI GABRIELE GABRIELLI Sommario Lo spillo di Pierluigi Celli* Editoriale: Le nostre ambizioni - Lo spillo L’aforisma - Persone: A colloquio con… Processi: HR transformation? Oltre un semplice slogan - Professioni: Sviluppo del personale, Numero 1 Maggio 2008 Editoriale di Gabriele Gabrielli mercati del lavoro e nuove professioni per la formazione - Politiche del lavoro: Obbligo di svolta senza navigatore - People Manager 1: Comunicare e condividere per crescere insieme 2: Il segreto di conversare e cambiare - Personal skills 1: Competenze e valori - 2: Fagiolini e vitamina C - Progetti 1: Gestire le risorse umane nel paese aeroporto - 2: Wind: un cammino a tappe sulla strada della conoscenza - Prossimità: Gestione della diversità: modelli da importare? Press: Un nuovo ruolo per il contratto psicologicio - Proposte: Coaching La talpa Una talpa può cambiare idea sul suo habitat, ma non siamo sicuri che sopravvivrà, solo perché ha avuto un’idea che la spinge a cambiare vita. Ci sono ragioni impellenti che ci fanno sperare oltre i limiti che ci definiscono: Le nostre ambizioni L’iniziativa che presentiamo vuole cogliere molteplici obiettivi. Con molta semplicità li raccontiamo in queste note perché risultino evidenti, così, anche le “nostre” ambizioni e le “mete” che il Team riunito attorno a Leadership & People Management ha il piacere di condividere con quanti lo vorranno. Che le Persone, la Conoscenza di cui sono portatrici, le Relazioni che intessono nei vari contesti sociali e organizzativi costituiscano il reale Valore delle Organizzazioni e delle Imprese è convinzione così ampiamente diffusa che “rischia” di trovare …unanimità di consensi. Ciò che invece ha più difficoltà ad attecchire e diffondersi è una pratica coerente (perché assai spesso coraggiosa) con tali convinzioni. Con questa Newsletter allora ed è la nostra prima ambizione- vogliamo scoprire ed offrire all’ampia comunità di quanti condividono responsabilità di gestione delle persone nelle organizzazioni pubbliche e private, nelle imprese e nelle organizzazioni profit e no profit, un “luogo” ove confrontarsi su questi aspetti; un luogo ove raccontare testimonianze e mostrare esperienze concrete; ma anche un luogo per sollecitare dibattiti e riflessioni che si muovano all’interno di una Visione che metta la Persona al centro anche delle pratiche di gestione, consapevoli che questa Prospettiva produce vantaggi competitivi indubbi e, soprattutto, sostenibili sia per il profit che per il no profit. La seconda ambizione che nutriamo è quella di consolidare, rendendolo visibile e disponibile anche attraverso questo piccolo strumento- lo straordinario patrimonio di esperienze, conoscenze e competenze che ruotano attorno ai Programmi formativi e di Ricerca operativa promossi dalla Luiss Business School e, in particolare, dal suo Knowledge Center Organizzazione e Risorse Umane; centro, quest’ultimo, che si vuol proporre come Laboratorio interdisciplinare fondato su un approccio “inclusivo” e “dinamico”. Per noi questa è una Comunità aperta, di cui vorremmo contribuire a delineare meglio e rafforzare l’Identità, attorno alle convinzioni e ai valori con cui abbiamo aperto la riflessione introduttiva a questa Esperienza. Ecco, allora, la nostra terza ambizione in parte già anticipata; ossia, quella di contribuire alla diffusione, nella vita organizzativa, di Strategie e Politiche di people management sostenute da Pratiche di human resources management viste o realizzate; da Indicatori di performance di business e di benessere personale e sociale sperimentati o soltanto progettati e ancora da implementare; da una Passione autentica per le Persone e il loro valore che possa contaminare contesti orga- L’aforisma proposto da Franco Fontana* “Chi indaga su ciò che è stato detto contro di lui, chi i discorsi malevoli, anche se sono stati tenuti a quattr’occhi, li scava fuori, da solo si mette in inquietudine. Certe cose, l’interpretazione le porta al punto che sembrino ingiurie: pertanto, alcune bisogna rimandarle, altre deriderle, altre condonarle” - L. Anneo Seneca, Dell’ira, Libro V, 11, 1. *Direttore LUISS Business School alle volte servono per darci degli alibi; altre per convincerci che ce la possiamo fare. Altre ancora perché, come le talpe, non riusciamo a vedere. *Direttore Generale LUISS Guido Carli nizzativi e contagiare capi e impiegati, manager e professional, policy maker e tecnici. La nostra più forte ambizione, insomma, è quella di rendere concreto con queste Alleanze -giorno dopo giorno- un Programma di lavoro per sviluppare forme e declinazioni di Leadership che possano valorizzare negli ambienti di lavoro e in quelli sociali tutto questo. “P” come Persona sarà allora il filo che cucirà tutti gli spazi in cui la Newsletter è strutturata e che si muoveranno sempre tra la riflessione e la pratica; tra il progetto organizzativo e la storia personale; tra i “mestieri” e le politiche del lavoro; tra le competenze organizzative e il valore e le skill personali; e sempre con l’obiettivo di contaminare prospettive e linguaggi; discipline e intuizioni; esperienze ed emozioni; ciò che è “vicino”, perché conosciuto, e ciò che è invece “prossimo” perchè da scoprire durante il nostro cammino. Buon viaggio a tutti, allora! Pagina 2 Persone A colloquio con …. Dopo una carriera ventennale in IBM con ruoli di crescente responsabilità in Italia, Francia e USA, Luigi Freguia è oggi A.D. Italia di HP, leader mondiale nell’IT. Con lui abbiamo cercato di analizzare come si costruisce una carriera di successo. Siamo noi a dover tracciare il nostro corso Laureato e Dottorando in Ingegneria Elettronica, Luigi Freguia, intuì che l’informatica sarebbe esplosa e avrebbe aperto grandi opportunità di sviluppo professionale ed economico . Da qui il suo passaggio a programmatore e poi analista. “È fondamentale seguire quello che ci piace fare, ma Processi A CURA DI FABIO MONDINI DE FOCATIIS bisogna anche leggere le esigenze del mercato, con un occhio aperto alle opportunità di crescita e di sviluppo, allineando il proprio CV in tempo reale”. Esperienza internazionale Dopo un paio di esperienze professionali utili a sviluppare le proprie competenze, nel 1986 Luigi Freguia entra in IBM, con in testa un chiaro piano di Luigi Freguia sviluppo inA.D. Italia HP sieme a capacità e costanza per raggiungerli. Nel 1990, è arrivata la tentazione di passare a McKinsey a cui ha però preferito l’alternativa proposta da IBM: un programma internazionale di carriera accelerata per risorse ad alto potenziale, incluso, da subito, la posizione di Assistente al CEO in Italia (Lucio Stanca) e, qualche anno dopo, al CEO del Gruppo (Lou V Gerstner Jr.). “La conoscenza dell’inglese è il minimo necessario. Ma lavorare all’estero sviluppa la capacità di potersi evolvere comprendendo individui, aziende e sistemi paese diversi. Io ho fatto queste esperienze a 32 anni, oggi molti hanno l’opportunità di farle molto prima”. Vogliamo far crescere e sviluppare sempre di più i nostri dipendenti con esperienze diverse Non solo il credo di HP ma anche quello di Luigi Freguia che ha avuto opportunità, anche grazie ad ottimi manager che gli hanno consentito di costruirsi una carriera con ruoli e contesti molto diversi tra loro. “Bisogna saper lasciare andare le nostre persone più brave pur di farle crescere. Nell’organigramma di HP Italia, ho fatto 6-7 cambiamenti trasversali, per dare un contributo con pensiero laterale all’azienda, ma soprattutto affinché si sviluppino e crescano professionalmente. Si iniziano a sentirne i benefici”. Luigi Freguia è sicuramente un personaggio di spicco del Top Management Italiano, rispettato e stimato ben oltre i confini, ma nell’illustrarci alcuni dei pilastri che gli hanno favorito la sua crescita professionale ci ricorda il suo punto di partenza: uno studente liceale che ha perso un anno al liceo per divertirsi invece di studiare!! A CURA DI ALESSANDRO DI STEFANO HR transformation? Oltre un semplice slogan Il cambiamento è ormai l’elemento caratteristico della nostra era. In questa chiave la trasformazione della funzione HR tende a rendere disponibili le figure necessarie alla Governance dei processi di cambiamento, oramai continui per le aziende. Una testimonianza in tal senso è offerta dalla recente trasformazione del settore farmaceutico. Diverse istanze hanno avviato la trasformazione del settore: tra queste, la focalizzazione delle Corporations sulla redditività dei prodotti, derivata anche dalla scadenza di brevetti industriali, dalla crescente inefficienza dei reparti di R&D e delle operazioni di M&A; la pressione dei Governi locali al contenimento della spesa farmaceutica, alla revisione del modo di esercitare l’informazione scientifica ed al decentra- mento regionale della programmazione sanitaria. Le Corporations hanno inteso ricorrere quindi ad un modello di organizzazione agile e reattivo per rispondere alle istanze del mercato mediante la focalizzazione sul business e sui processi operativi, in grado di rendere più veloce il processo decisionale e di semplificare la complessità organizzativa con un deciso orientamento al Customer Relationship Management. L’esigenza di semplificazione interna, dei ruoli e livelli organizzativi e l’integrazione di un maggior numero di interlocutori istituzionali esterni, hanno condotto ad un radicale ridisegno dei processi di pianificazione e controllo e dei modelli operativi per garantire il presidio, in un mutato contesto decisionale, delle politiche non solo centrali ma anche locali. Altre iniziative corporate si sono aggiunte in questa direzione, quali la standardizzazione dei processi operativi di supporto (HR, Marketing, Sales, Finance, IT, ..), con la realizzazione di centri di eccellenza specialistici di macroa- rea geografica. Il modello organizzativo che ne è derivato è un network globale: in cui fornitori e clienti sono integrati nei principali processi operativi, in una prospettiva di partnership di lungo periodo. La necessità di realizzare la rapida trasformazione dell’intero settore -avviata nel 2003verso questo modello è stata resa possibile anche per mezzo del massivo ricorso a sistemi informativi globali, capaci di legare insieme sulla stessa modalità operativa soggetti interni ed esterni, presenti in realtà geografiche diverse, in termini di processi e policy aziendali. In molti contesti, è stato il ruolo dell’HR come business partner a garantire il complesso e rapido processo di cambiamento, mediante: una forte leadership volta ad assicurare il cascading degli obiettivi e delle modalità operative, il presidio di una regia comune (PMO) per tutte le iniziative di trasformazione in un unico programma di cambiamento. L’HR assume un ruolo di partner, in chiave di business, quando pianifica e governa il di cambiamento operativo, chiarendo la direzione e le aspettative, prevedendo ed anticipando il mutamento dello skill set necessario ad operare in un nuovo contesto. La transizione, che ne deriva nel medio termine, deve essere garantita da programmi di change management integrati, sufficientemente estesi da orientare la creazione delle competenze tecniche e manageriali necessarie nel nuovo contesto. Ad HR spetta questo ruolo di partner potendo, peraltro, far leva sugli strumenti “tradizionali” di governo come il performance management, la gestione delle competenze, le politiche retributive e di incentivazione, il training e la comunicazione interna: per veicolare nuovi modelli esperenziali e valoriali. In questa prospettiva bene hanno operato quelle aziende che per prime hanno avviato la trasformazione dell’HR dotandosi di business partner formati al governo del cambiamento. Professioni Pagina 3 A CURA DI VALENTINA CASTELLO Sviluppo del personale, mercati del lavoro e nuove professioni per la formazione Gli scenari evolutivi che caratterizzano il governo dei processi di apprendimento e sviluppo organizzativo (anche in termini di valorizzazione degli aspetti non formali ed informali) stanno sollecitando l’opportunità e l’esigenza di ripensare e ridefinire i ruoli che oggi si occupano di formazione, selezione e sviluppo all’interno delle organizzazioni. Tali funzioni si trovano sempre di più ad implementare i propri modelli ed approcci tecnico specialistici ai confini organizzativi, ovvero nell’ambito processi di monitoraggio dei mercati del lavoro interni ed esterni anche in termini di realizzazione di circoli virtuosi tra istruzione, impresa e territorio. Tale scenario apre due riflessioni in termini di professioni. La prima, relativa all’evoluzione dei modelli e degli approcci aziendali di gestione delle risorse umane in un’ottica di presidio dinamico delle competenze tra mercati del lavoro interni ed esterni. La seconda attiene, invece, la riflessione sull’evoluzione dei ruoli (e, quindi, delle competenze e delle professioni) coinvolti nella governance dei processi formativi e di sviluppo delle stesse. Rispetto a tale ambito, le principali evidenze di un recente lavoro di ricerca sulla funzione formativa di impresa promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha permesso di evidenziare alcuni aspetti di rilievo sull’evoluzione del profilo professionale del referente della formazione. Tale ruolo emerge come figura complessa, attiva su più fronti, dalla composita identità di ruolo; dall’indagine è emerso come le competenze core da sviluppare siano quelle relative al presidio e valorizzazione delle dinamiche intra ed inter organizzative. Lo sviluppo del ruolo professionale sarà sempre più legato alle capacità di lettura e valorizzazione del territorio e dei mercati del lavoro, delle variabili esterne che influiscono direttamente sulla realizzazione efficace del proprio mandato, alla capacità di coltivare, valorizzare e partecipare a comunità di pratica ed associazioni professionali. Anche l’ultima indagine della World Federation of Personnel Management Associations evidenzia come le nuove “sfide poste alla direzione del personale” (principalmente nella direzione dell’efficacia organizzativa) sollecitano l’integrazione dei ruoli (ed i loro percorsi di formazione e sviluppo) con nuove competenze funzionali, di lettura strategica e di leadership. Tale indagine conferma la precedente, promossa dalla stessa organizzazione, attinente la definizione di un “set globale delle competenze chiave e degli standard professionali dei ruoli HR” (declinate in termini funzionali, di business, stile e ruolo). Politiche del Lavoro A CURA DI MARIO DE GENNARO Obbligo di svolta senza navigatore L’attuale congiuntura economica e politica impone un sostanziale ripensamento del ruolo delle Relazioni Industriali. Riusciranno le Parti Sociali a rivedere la loro capacità propulsiva per il Paese? Siamo ormai abituati ad affrontare nuovi itinerari con l’ausilio della tecnologia. La voce nasale dei navigatori satellitari ha sostituito lo spirito di nuove scoperte, lasciando il campo alla ricerca di sicurezza che le mappe satellitari ci offrono. Questo ci porta a fidarci costantemente dei freddi suggerimenti del supporto elettronico, perché ormai vogliamo evitare il naturale disorientamento di nuove prospettive, che invece ci aiutano spesso a conoscere ed a conoscerci. Se questo è lo scenario nel quale ci troviamo, sapremo comprendere la giusta direzione senza ausilio esterno nel complicato futuro delle Relazioni Industriali? Nonostante i chiari segnali di una necessità estrema di cambiamento, anche il mese di Aprile non ha fugato i dubbi circa una reale capacità delle parti sociali di costruire adeguate risposte alla situazione esistente. La crisi finanziaria mondiale e la perdita di terreno del potere di acquisto dei redditi hanno finora avuto come contraltare logiche vecchie e protagonismi stantii ed anche la ventilata riforma del sistema di contrattazione non sembra essere in se la panacea dei mali esistenti, che appaiano peraltro tali soprattutto quando si affrontano i macro-temi che sono il rarefatto terreno in cui sopravvivono le ideologie . In realtà il bisogno di un nuovo modello di confronto trova migliore declinazione nelle esperienze concrete delle Aziende dove si ragiona più sostanzialmente di contrapposti, ma anche convergenti interessi. Dove il confronto tra le parti appare più votato ad ascoltarsi che ad alzare la voce. Intanto va sottolineato come sia indispensabile attuare una svolta reale indirizzando la discussione tra le parti sulla costruzione di modelli in cui stabilità e premialità siano strettamente collegati a flessibilità e produttività, trovando il supporto,ma anche stimolando una coerente azione legislativa. Questo significa valorizzazione dei processi formativi, della disponibilità ad una declinazione della propria attività lavorativa più in linea con mutevoli esigenze di mercato, ma al tempo stesso ricerca di forme retributive che, senza ingenerare nuove spirali inflattive che ne annullerebbero l’effetto, diano risposte concrete ai bisogni di rilancio dell’Italia e dei suoi lavoratori. Pagina 4 People manager A cura di Roberta Di Leva Comunicare e condividere per crescere insieme Tre sono i principi che hanno guidato nella sua carriera Ernesto Moraggi, oggi capo del personale in Unilever Italia: chiarezza, affidabilità e sintonia con la linea. Fin dalla prima esperienza in Procter&Gamble, dove approda nel 1989, passando per la funzione della logistica prima e per quella della produzione poi, arrivando ad occupare nel 1994 il ruolo di direttore del personale, Moraggi ha sempre cercato di fuggire quella tendenza all’ambiguità che troppo spesso, nel suo passato sulla linea, lo aveva portato a nutrire una certa diffidenza nei confronti della funzione Risorse Umane: “il prodotto HR è un prodotto molto spesso pesante, fatto di regole e procedure, e che per questo nasce già antipatico.” A cura di Roberto Cardinali Il segreto di conversare e di cambiare Alla direzione delle risorse umane della Cassa Depositi e Prestiti, troverete il suo ufficio sempre aperto. E’ proprio la capacità di ascolto e la tensione verso l’Altro a caratterizzare in modo inconfondibile Elisabetta Luccitelli, responsabile risorse umane della prestigiosa istituzione finanziaria nazionale. Una donna manager, capace di trasmettere se stessa nella professione e di viverla con trasporto. Non ama parlare della sua carriera come di 25 anni di esperienze professionali nelle più importanti e diverse aziende nazionali, dall’Alenia Aeronautica alla Wind. Piuttosto, con la sua testimonianza lascia un’im- re, le direttive devono essere Proprio per rendere il suo mes- anche puntuali: “la precisione è saggio accessibile e trasparente fondamentale affinchè la gente si fidi anche per i non esperti del setto- di noi: non posso dire o promettere re, sfruttando l’ambivalenza nulla, senza avere adeguate garanzie della sua esperienza lavorativa, alle spalle”. sviluppa un sistema di comuni- L’affidabilità è infatti un requicazione che sfrutta la leggerezza sito indispensabile per poter e l’immediatezza del linguaggio diventare a tutti gli effetti un che utilizza la linea (concetto punto di riferimento per i didel marketing interno) e lo ap- pendenti all’interno di organizplica ai contenuti zazioni che si più ostici e tecnici evolvono a della direzione velocità molto risorse umane. elevata. Questa necessità di chiarezza e legMoraggi non gerezza si fa sentirinnega il suo re ancora di più in passato sulla un ambiente giolinea, anzi. La vane e dinamico sua provecome quello della nienza dalla neonascente H3G produzione gli di Vincenzo NovaErnesto Moraggi ha consentito Direttore Risorse ri, della cui squadi conoscere e Umane Unilever dra Moraggi entra parlare il linItalia a far parte nel 200guaggio della 1: in un contesto linea, permetdove l’imperativo principale è tendogli così di interpretare, crescere nel più breve tempo capire ed alle volte prevenire le possibile, la burocrazia e l’ecces- esigenze della linea stessa. Prosiva rigidità degli schemi del prio grazie a tale capacità, all’edipartimento HR sono mal sop- poca dell’esplosione della net portati. economy, ha affiancato il diretAllo stesso modo, oltre che chia- tore del personale nel progetto magine, quasi fiabesca, di un “susseguirsi di accelerazioni e ascese, delusioni, riprese, innamoramenti”. Perché la professione è affettività; è coinvolgimento. La capacità di dialogare, di “dedicare tempo alla conoscenza di un collaboratore, di ricordare ciò che la gente si aspetta da noi, di essere un punto di riferimento”, di “saper tenere” sono solo alcuni dei tratti fondamentali che completano una forte visione etica del lavoro. Caratteristiche che permettono di affrontare situazioni di profonda crisi, come il downsizing, in cui il co nfine fra “um ano ” e “professionale” si fa sottile. “Si mettono infatti in campo non solo competenze professionali, ma anche elementi personali” ed è necessario garantire l’equità, salvaguardando gli interessi di tutti con atteggiamenti attivi e propositivi. Nessuna difficoltà può essere superata senza un solido bagaglio di competenze, “necessarie della start up BLU (2000). Per poter essere riconosciuti dalla linea “gli HR non possono stare dentro gli uffici: devono crescere con la linea, sudare e soffrire con lei. Solo entrando in sintonia con il momento contingente che l’azienda vive potrò diventare realmente suo business partner.” Dal 2008 Ernesto Moraggi è tornato a Roma, in Unilever, dove è attualmente impegnato in un grande progetto di riunificazione e integrazione. Anche questa volta punta molto sulla comunicazione come leva strategica: “coinvolgere il personale, aggiornarlo continuamente sull’andamento del business, condividere i numeri, allineare i valori così come instaurare un rapporto molto umano e raccogliere feedback continui, ha un forte impatto sul clima, sulla motivazione e sull’efficienza dell’organizzazione.” L’esperienza gli ha insegnato, infatti, che un buon livello di comunicazione interna permette all’azienda di evitare molti dei problemi che solitamente affliggono il business. per sostenere in maniera pro- “volontà di mettersi in gioco, fonda le ragioni di una soluzio- di stimolare e lasciarsi stimone che può sembrare più com- lare, di incontrare persone che plessa. Conoscere normative e potrebbero cambiarci la vita”. procedure; saper utilizzare sa- Perché è anche questo il senso pientemente gli strumenti pos- e il fascino di questa professeduti evita ambiguità, incer- sione in cui “non si costruisce tezze ed errori. nulla se non La competenza all’interno di una squadra”. è quindi la miglior difesa La chiave del nelle situazioni successo sta difficili.” nel diventarne Dalla narrazioparte attiva, ne di un perevitando il proprio e altrui corso professionale iniziato isolamento. con la laurea in Saranno poi la filosofia e svidiversità dei Elisabetta Luccitelli luppatosi fino collaboratori, Direttore Risorse alla direzione la lucidità nel Umane HR della Cassa perseguire le Cassa Depositi e Depositi e Prepriorità, le Prestiti stiti, passando vittorie e le per le Olimpiadi di Torino, e- sconfitte a far raggiungere gli merge un altro tema fondamen- obiettivi e a far emergere la tale: il cambiamento. “Il cam- “soddisfazione di essere riubiamento è la regola: cambia il sciti a fare qualcosa che semcontesto e cambia l’azienda”. E’ brava impossibile”. quindi necessaria una continua Pagina 5 Personal skill Competenze e valori di Laura Borgogni Tutti sanno che con il termine competenze ci si riferisce a capacità collaudate e certificate dall’esperienza, a caratteristiche individuali strettamente connesse a una performance lavorativa di successo. Ma allora sorge legittimo un dubbio: se la competenza è qualcosa che matura e si consolida attraverso l’esperienza come è possibile utilizzare tale concetto per identificare i potenziali? Se la competenza riguarda il comportamento messo in atto e il suo livello di padronanza, che dire di quello che la persona potrà fare in futuro? La riflessione si articola ulteriormente quando la nozione di Fagiolini e vitamina C di Luigi Mazzotta “Quando la mamma spruzza l’acqua sulle foglie, la vedo animarsi di speranza…nutre le sue piante così come ha nutrito i figli: acqua e concime per la kenzia, fagiolini e vitamina C per noi: ed ecco il nocciolo del paradigma: rimani concentrato sull’oggetto, procuragli i principi nutritivi che dall’esterno vanno verso l’interno e che, agendo da dentro, lo fanno crescere e gli fanno bene…ed ecco che la pianta è pronta per affrontare la vita…Sarebbe molto meglio se potessimo condividere la nostra insicurezza, penetrare tutti insieme dentro noi stessi e dichiarare che i fagiolini e la vitamina C, pur nutrendo l’animale, non salvano la vita e non sostentano lo spirito.” (Muriel Barbery – L’eleganza del Riccio – edizioni E/O). Questo lo spunto: un libro di quelli che si diffondono per ‘passa parola’ fra lettori, onnivori ma non per questo incapaci di apprezzare il buono e, comunque, sempre alla ricerca dello squisito che può nascondersi dietro ogni A CURA DI LAURA BORGOGNI talento-potenziale, nella sua accezione “più evoluta” si associa non solo al possesso di alcune caratteristiche fisse, date una volta per tutte, ma ad un insieme di caratteristiche in divenire, plasmabili nella relazione di scambio con l’ambiente circostante. Ed ancora, se oggi l’attenzione dell’organizzazione è rivolta al raggiungimento di obiettivi sfidanti, è altrettanto centrale l’identificazione-anticipazione di scenari futuri, determinati dal mercato, ma anche generati dall’organizzazione medesima. Occorre dunque scegliere non solo chi contribuisce al successo contingente, ma chi ha visione del futuro e può contribuire a trasformare il contesto in vista di traguardi sempre diversi e rinnovati. Seguendo questa lettura sfuma l’utilità della competenza in sé, o perlomeno va ripensata alla luce delle molteplici prospettive e piste che si intendono percor- rere. Scenari complessi chiamano in causa concetti più complessi; realtà articolate e in divenire richiedono modelli e concetti maggiormente elaborati, anche in considerazione degli avanzamenti che nel tempo sono stati fatti dalla disciplina che studia queste tematiche. Ma allora cosa fare? Cosa misurare? Cosa valorizzare? In primis risulta fondamentale un cambio di prospettiva nella lettura dell’individuo, se se ne vuole cogliere l’essenza e la piena valorizzazione: occorre andare a vedere cosa c’è sotto i comportamenti, cosa ne può rendere ragione, cosa li può anticipare. Si tratta di spostare l’accento dalle competenze alle predisposizioni individuali come tratti di personalità, inclinazioni motivazionali, ma anche attitudini e intelligenza (nella sua accezione più ampia), convinzioni e valori persona- li. Ci si muove da concezioni che hanno privilegiato gli elementi fissi, e altamente specifici, rassicuranti ma anche imprigionanti, verso concezioni che esaltano gli elementi mutevoli della persona, ovvero malleabili o sviluppabili, in cui l’intenzionalità e la volontà umana giocano un ruolo centrale. L’uso che le persone fanno dei propri talenti dipende dalle scelte che esse compiono, dai contesti in cui decidono di esporsi e misurarsi; e le scelte, a loro volta, dipendono dalle convinzioni, dai valori individuali e dalle mete selezionate. In questo modo le capacità maggiormente messe alla prova avranno più probabilità di maturare e svilupparsi e di tradursi successivamente in competenze. Le scelte individuali dunque rappresentano un ulteriore snodo significativo per il dispiegarsi ed il consolidarsi di talenti ancora in nuce. copertina. La lettura del brano avviene, però, proprio mentre rifletto sul mestiere dell’HR. E allora, con la medesima capacità di osservare della dodicenne protagonista della storia citata, si può proporre qualche riflessione. do a risolvere, in tal modo, anche l’ambiguità del proprio ruolo, in bilico fra people partnership e business partnership. nizzazioni? Ovvero, quanto siamo ancora ostinati nella ricerca della qualità tecnica degli strumenti (performance, potenziale, formazione diffusa, gestione individuale, progetti e benchmarking…) e non, invece, altrettanto capaci di generare un ambiente in cui la persona ed il suo lavoro siano integrali (mediante impulso all’autosviluppo, coaching diffuso, intenzione visibile, esempio…)? Nuovi paradigmi? Quanto sono frequenti, nei documenti strategici e nel lavoro quotidiano, le parole speciaNuova intenzione ? lizzazione, focalizzazione, risultato La velocità delle organizzazioni (spesso, solo di breve periodo), (o il disordine, progetto? Per conche le somiverso, di fronte a glia) rende questa tendenziatalvolta difficile (spesso, persile per le persono utile) DISINne riconoscere TEGRAZIONE il senso del proOPERATIVA delprio lavoro, l’impresa, sempre con il rischio più nei racconti e che la progetnei luoghi della tualità dell’incomunità HR si dividuo si imparla di Valori, poverisca e che Luigi Mazzotta Cultura d’Impresa, Responsabile politiche e risulti ridotta sistemi di Comunicazione la qualità, l’orisviluppo Interna, Clima, ginalità e soPoste italiane prattutto la Interfunzionalità, percezione che Trasversalità…come se fossimo il singolo ha del proprio contri- tutti alla ricerca del contrappebuto al successo dell’organizza- so in un nuovo paradigma di zione stessa. INTEGRAZIONE SIMBOLICA. Grazie a questo rischio, chi opera nell’HR può allora darsi Nuovi focus? una nuova intenzione: costruire e Quanto, allora, ci ostiniamo a presidiare, nelle imprese, i pon- proporre ancora nutrientissimi ti fra la terra della persona e le fagiolini e vitamina C per la piena terre dell’organizzazione, puntan- salute delle persone nelle orga- Nuovi modelli e nuove com- petenze? Se può essere così, un doppio salto si impone: superare i confini funzionali all’interno delle stesse strutture HR; ci ostiniamo a lavorare per specializzazioni tematiche – la Formazione, lo Sviluppo, la Selezione, la Gestione, la Comunicazione, etc. –; forse, potremmo cominciare ad operare per fasi di vita della persona nell’organizzazione (l’inserimento, la crescita, la responsabilizzazione gestionale o professionale, l’employability, etc.); andare oltre la corporazione, la specializzazione, per essere compagnia in senso rinascimentale, caratterizzata dalla multidisciplinarietà e capace di proporla. Progetti A CURA DI SILVIA PROFILI Pagina 6 biamento, la funzione Il modello di gestione integrata delle Risorse Umane in ADR del personale si è trovata così a dover gestire da Career un lato la perdita d’iPlanning dentità e contemporaPersonal Performance Development neamente a ri-orientare di Roberta Di Leva Assessment un’azienda chiusa su sé stessa, fondata su valori COMPETENCY come l’anzianità e la Reward Training MODEL and fedeltà piuttosto che su and Il mondo di cui racconta Fabrizio recognition coaching Mariotti, Responsabile dello Sviluppo Ma- driver come il potenzianageriale e Strategico delle Risorse Umane le e le capacità individi Aeroporti di Roma (AdR), è un mondo duali. D’altra parte la Recruitment Succession & complesso e molto particolare. AdR è un’a- gestione delle persone è Potential Planning Selection una componente fondazienda non di grandissime dimensioni Assessment (2500 persone), intorno alla quale lavorano mentale della strategia ogni giorno circa 40000 persone e dei cui di business di AdR, un’servizi usufruiscono ogni anno 35 milioni di azienda di infrastruttupasseggeri: la sua complessità non deriva re e di servizi ad elevata intensità di oggi la funzione HR di AdR troviamo lo svitanto dalla sofisticazione dell’offerta, quan- capitale umano: “il capitale umano è una luppo e la valorizzazione del talento, sia di to dalla necessità di integrare sistemi, pro- componente fondamentale per il successo di una tipo manageriale, per trovare i leader del dorealtà come la nostra, mani, sia quello insito in ciascuno di noi: “il ma questo non deve risultato di un’azienda non è solo frutto della capaciCaratteristiche modello Paese Aeroporto tà di alcuni uomini di dare la rimanere solo uno OGGI DOMANI IERI direzione: oltre ai manager slogan. Per poter 1. FABBRICA 2. AZIENDA 3. PAESE servono i mestieri”. Si rivela crescere ai ritmi DI UN VETTORE DI GESTIONE AEROPORTO inoltre fondamentale per desiderati dobivettori • vettori • vettori coniugare persone di talento biamo crescere in ipasseggero• passeggero• passeggero-consumatore viaggiatore consumatore e talento delle persone, co• business community termini di co• business community • bacino territoriale struire una leadership noscenze, ca• Business aviation • Diversificazione • Business diretto anche al organizzativa in grado di pacità, cultura bacino d’utenza offerta far crescere risorse e orgae impegno”. A • Creazione network aeroportuale nizzazione. tal fine è stato creato e imple• Forti competenze • Miglioramento • Forti competenze retail e operative aviation operations real estate mentato un aviation • Sviluppo competenze • Scarse competenze non-aviation • Sviluppo gestione partnership e modello di competenze retail progetti Fabrizio Mariotti competenze e real estate Responsabile dello sviluppo • Efficacia • Valore • Efficienza distintive, pri- manageriale e ma assente, per strategico delle creare un ter- Risorse Umane reno culturale Aeroporti di Roma cessi e culture fortemente differenziati tra comune all’interno del quale le persone loro. Al suo interno convivono, infatti, tre potessero ritrovare la loro identità e aree di business molto diverse tra loro: l’A- sviluppare un linguaggio che mettesse viation, il Retail (area commerciale) e il al centro la persona e la sua cura: Real Estate (sviluppo delle properties e delle “Affinché il sistema assuma concretezza intermodalità). A complicare ulteriormente e validità è necessario il quadro di riferimento si pone la difficoltà renderlo credibile e ricoLe competenze distintive ad operare in un sistema in cui ai processi di nosciuto, senza dimentiliberalizzazione non ha seguito una politica care l’importanza di esseFOCUSING FOCUSINGON ONTHE THEBOTTOM BOTTOMLINE LINE 1. di governance che consentisse ai gestori re coerenti anche e soprattut1. Orientamento Orientamentoai airisultati risultati 2. aeroportuali di assumere il ruolo di coordi2. Attenzione Attenzioneal alCliente Cliente to nella pratica”. 3. Risoluzione dei 3. Risoluzione deiproblemi problemi namento e controllo, così come previsto Intorno al modello delle GETTING GETTINGWORK WORKDONE DONETHROUGH THROUGHPEOPLE PEOPLE dalle normative in materia. competenze sono state 4. 4. Capacità Capacitàdi dimotivare motivaregli glialtri altri AdR vive dal 2000 (data alla quale risale il quindi riscritte tutte le 5. 5. Comunic Comunic-azione -azione completamento della privatizzazione) un 6. politiche di people 6. Capacità Capacitàdi digestione gestioneeedi divalutazione valutazionedel dellavoro lavoro periodo di profonda trasformazione, che KEEPING ON POINT management, reingegneKEEPING ON POINT non ha risparmiato neppure il posiziona7. 7. Individuazione Individuazionedelle dellepriorit priorit àà mento strategico e che ha visto alternarsi al rizzando il sistema di 8. 8. Organizzazione Organizzazione inserimento, valutazione vertice cinque diversi Amministratori DeleCREATING CREATINGTHE THENEW NEW&&THE THEDIFFERENT DIFFERENT gati, ognuno portatore di una diversa cultu- e sviluppo secondo un 9. approccio integrato. 9. Gestione Gestionedell dell’innovazione ’innovazione ra, con conseguenze non sempre positive sul 10. 10. Gestione Gestionedell dell’incertezza ’incertezza clima aziendale. Nel supportare tale cam- Guardando al futuro, tra le priorità che si pone FOCUS COMPETENZE TIPO BUS CLIENTI Gestire le risorse umane nel “Paese Aeroporto” Il modello delle competenze Pagina 7 Progetti WIND: un cammino a tappe sulla strada della conoscenza di Emanuele Mangiacotti Correva l’anno 1998 quando si liberalizzava il mercato delle telecomunicazioni e Wind otteneva la licenza di operatore mobile e fisso: un decennio vissuto intensamente nel quale la realtà delle telecomunicazioni ha repentinamente mutato il suo volto. Il contesto, in continua evoluzione, ha determinato forti discontinuità in azienda, innescando un processo di continuo cambiamento culturale. Le persone hanno così dovuto affrontare e superare sfide molto diverse fra loro. Guerra dei talenti, skill shortage, neweconomy, dotcom erano le parole chiave ricorrenti. Nel 1998, Wind è in start-up, in competizione con gli altri operatori entrati sul mercato dopo la liberalizzazione. In questa fase fortemente dinamica e turbolenta, l’impresa, oltre ad affrontare le tipiche problematiche di ingresso sul mercato, si trova immersa in una “guerra di talenti” ed è da subito impegnata nella retention. Le tecnologie sono in continua evoluzione e il 1999 segna l’avvento del GPRS e del WAP. Con il nuovo millenn i o Wind affronta la sfida della fusione c o n Infostrada: passaggio cruciale soprattutto sul piano culturale, visto che l’azienda si trova impegnata in un processo di interazione con una nuova cultura prima ancora di aver consolidato la propria. Dal 2002 al 2004, in un contensto di crisi dei mercati internazionali, di affermazione della tecnologia UMTS e di evoluzione esponenziale dell’ADSL, l’azienda viene ristrutturata per poi essere venduta nel successivo biennio ed affrontare così una fase di internazionalizzazione. È in questo quadro comune di rappresentazione sistemica delle diverse evoluzioni sul piano macro-economico, regolamentare, CONTINUA... tecnologico e cultuale-organizzativo che si può evidenziare quella stratificazione di competenze diverse sviluppate nei diversi momenti storici che risulta essere quel tessuto connettivo muscolare che genera la forza per affrontare qualsiasi sfida e che oggi fa di Wind una realtà di successo. Nella gestione di tali risorse umane un contributo costante e innovativo è arrivato da un sistema di formazione in linea con l’evoluzione del contesto. All’inizio le iniziative chiave della formazione sono state diversity management e patchtwork ossia come riconoscere e valorizzare le differenze delle diverse culture (circa 300) di provenienza dei manger e professional di Wind allo start-up e come unirle una nuova identità. Nel periodo della fusione teambuilding, worknet e crossmeeting i percorsi formativi per creare un clima positivo per l’integrazione culturale ed operativa, facilitare la conoscenza fra le persone, depotenziare le possibili resistenze al cambiamento. Ma è nella fase post fusione di ristrutturazione che prendono vita i sistemi integrati di people management: nasce il PIF. Il Piano Individuale Formativo è frutto di un sistema professionale e di un modello di competenze che generano la valutazione. Da questa si procede con la gap analysis, dalla quale trae origine il percorso formativo. Nel PIF vi è sempre una interazione fra capo e collaboratore. La trasparenza nei processi valutativi e i continui feedback permettono di dare corpo ad un sistema di formazione solido e condiviso. L’offerta formativa è integrata e i corsi sono clusterizzati: da un lato si sviluppano le aree di competenze company (economia, tecnologia e sistemi, organizzazione, processi e qualità etc..) dall’altra le aree di competenze job (acquisti, marketing, sales, finanza etc..). Parallelamente partono percorsi esperienziali di leadership dedicati ai manager declinati sulle parole chiave quali comunicazione, cambiamento, ascolto e cura del cliente in linea con gli obiettivi del 2003-4. Nella fase post acquisizione caratterizzata da un forte turnaround la formazione coinvolge massivamente il management aziendale sul tema dell’accountability, ovvero come come richiedere e stimolare attivamente l'utilizzo di testa ed esperienza da parte di tutti in azienda facendo tutto quello che è necessario per risolvere il problema o gestire la situazione come tutti noi facciamo con le nostre “faccende” private. Ancora una volta ad accompagnare la diffusione della cultura dell’accountability la formazione sperimenta nuove tecniche quali quelle delle pillole formative, che rappresentano un modo nuovo, veloce nei tempi ed efficace nei contenuti, per fare in modo che la formazione possa diventare un continuo accompagnamento del lavoro di tutti i giorni in azienda. Le tematiche scelte sono tutte coerenti con i grandi temi dell’Accountability e sono logicamente organizzate in tre ambiti: self, team e company. D’altro canto è proprio negli ultimi due anni che Wind scarica il suo potenziale e raggiunge gli utili in bilancio per la sua prima volta. Emanuele Mangiacotti Responsabile selezione, formazione e sviluppo Wind Prossimità A CURA DI FABRIZIO MAIMONE strategico per la gestione delle organizzazioni transnazionali. Inoltre, la ricerca ha dimostrato che la diffusione di gruppi di lavoro multi-culturali e lo sviluppo delle competenze (organizzative e individuali) trans-culturali possono rappresentare un vantaggio competitivo per le imprese che operano: - Su scala “glocale” e, quindi, devono sviluppare strategie efficaci di marketing e comunicazione interculturale. - In settori knowledge intensive, basati su processi di ricerca & sviluppo e innovazione tecnologica. - Nel settore turistico - alberghiero, business “glocal” per antonomasia. - Nell’industria mediale e culturale. Gestione della diversità: modelli da importare? Inauguriamo questa rubrica con un argomento “caldo”: la gestione della diversità culturale. Il cross-cultural management è diffuso da tempo nelle aziende del Nord-Europa e degli Stati Uniti. In Italia, invece, il treno del “management transculturale” è arrivato con notevole ritardo. Per evitare che il crosscultural management faccia la fine delle tante mode che, ciclicamente, contribuiscono ad affollare gli scaffali di management delle librerie italiane, è opportuno interrogarci su opportunità e criticità della sua applicazione nelle nostre aziende. Sappiamo che il cross-cultural management è uno strumento Press Un nuovo ruolo per il contratto psicologico Nel dare avvio a questa rubrica ho scelto di privilegiare un argomento che metta in primo piano il ruolo della persona e delle sue relazioni all’interno del contesto organizzativo. Lo spunto nasce da un recente saggio di David Guest sul contratto psicologico, tema che racchiude proprio queste due dimensioni. L’essenza del contratto psicologico si trova, come sottolinea Guest, “in the eye of the beholder”, (Rousseau, 1993) ovvero nello sguardo e nella mente dell’individuo. È un concetto, quindi, fortemente imperniato sulla persona ma che trova attuazione solo nella sua relazione con il contesto organizzativo. Il contratto psicologico si basa, infatti, sulle percezioni che l’individuo e l’organizzazione hanno dei reciproci impegni ed obblighi impliciti nella relazione e si affianca a quello giuridico regolando il sistema di aspettative tra l’individuo e l’organizzazione. La crescente rilevanza di questo tema nasce dai cambiamenti avvenuti - Nel settore del terziario avanzato (soprattutto se hanno una dimensione transnazionale). - Nelle aziende “creative”, che si occupano di design, fashion, ecc... Il successo delle aziende italiane, quindi, dipende anche dalla capacità delle nostre imprese di facilitare lo sviluppo del Capitale Multiculturale (F. Maimone, Organizzazione Cosmopolita, 2005). Una nuova sfida per le HR. Infatti, la gestione delle differenze culturali è un meta-processo, che dovrebbe abbracciare tutti i processi della funzione HR (recruitment, formazione, sviluppo, comunicazione interna, Pagina 8 ecc.) e non può essere avulso dalla cultura e dai comportamenti organizzativi. Per questo, non dovremmo limitarci ad importare soluzioni preconfezionate dai paesi all’avanguardia negli studi inter-culturalisti, come l’Inghilterra e l’Olanda. Non è detto che quello che va bene per le imprese inglesi funzioni anche nelle aziende italiane. E’ importante confrontarci con le esperienze degli altri paesi, senza però rinunciare a sviluppare modelli e strumenti che rispondano alle esigenze specifiche delle nostre imprese, grandi e piccole. Gli stessi principi del cross-cultural management ci insegnano che tra la dipendenza dall’estero e l’autarchia c’è una terza strada, quella della interdipendenza. La sfida è aperta: la via italiana al cross-cultural management è ancora tutta da costruire. A CURA DI LAURA INNOCENTI con il passaggio da un'economia esente da controversie. Vi sono della stabilità ad un'economia autori che suggeriscono possano della velocità e della flessibilità e esservi anche influenze negative dalle ripercussioni di tali tra- sul comportamento degli indivisformazioni sui sistemi di aspet- dui. Guest, nel suo studio, inditative. L’autore in questo saggio vidua nel contratto psicologico affronta il tema inserendolo nel una possibile fonte di mediaziopiù ampio dibattito sull’efficacia ne positiva tra pratiche di gedelle pratiche di gestione delle stione e comportamenti ed atrisorse umane nel teggiamenti promuovere nelle individuali. Il persone comportanesso tra pratimenti ed atteggiache e contratto menti positivi verso psicologico si l’organizzazione. È basa sul fatto ormai ampiamente che esse rapprericonosciuto che le sentano la mopersone costituidalità attraverscono un'indiscutiso la quale l’abile fonte di vanzienda rende taggio competitivo esplicite le sue e tale riconosciaspettative e, al mento porta con sé tempo stesso, Guest, D. (2007). HRM and la centralità delle risponde a the worker. Towards a new psychological contract? In politiche e pratiche quelle dei diP. Boxall, J. Pucell and P. di HR, quali leve pendenti. Il Wright, The Oxford Handattraverso le quali il ruolo delle prabook of Human Resource Management, Oxford Unicapitale umano può tiche, quindi, è diventare l’elemenquello di indito di successo per un’organizza- rizzare i capi e, nello stesso temzione (Barney and Wright, 199- po, contribuire a rafforzare la 8). Tuttavia, il riconoscimento percezione della relazione di del ruolo positivo esercitato scambio nei dipendenti. Avvadalle pratiche di HRM non è a lendosi di numerosi studi con- dotti nell’arco di anni e in diversi contesti organizzativi, Guest afferma che l’adozione di un sistema articolato e complesso di pratiche sia correlato ad un maggiore predisposizione dell’azienda a prendere impegni nella sfera del contratto psicologico, ad una maggiore propensione a mantenere quanto promesso e ad una più elevata percezione nei dipendenti di correttezza ed equità nella gestione delle relazioni. In sintesi, sistemi strutturati di gestione delle risorse umane influenzano positivamente il contratto psicologico, la cui osservanza, a sua volta, ha un impatto positivo sui comportamenti e sugli atteggiamenti degli individui. Ne consegue che il binomio pratiche-contratto psicologico tende ad assicurare una migliore qualità dell’ambiente lavorativo, un più elevato rispetto della sfera personale e, in generale, una maggiore soddisfazione. Tutti risultati importanti da perseguire. Pagina 9 Proposte Coaching In mercati sempre più caratterizzati da forme di concorrenza che tendono ad uniformare strategie, prodotti, servizi, prezzi e strutture di costo, la risorsa che è in grado di produrre differenze sensibili nella sfida tra le imprese e vantaggi competitivi tangibili, è sempre più la qualità del capitale umano. Anche per questo motivo si assiste ad una crescita progressiva e costante dei fabbisogni formativi legati alla valorizzazione e allo sviluppo delle persone, delle relazioni, della cultura aziendale e dei valori. La domanda di formazione sulle tematiche della Leadership e dello Human Resources Management si amplia, dunque, e diventa nel contempo più complessa. È questa un’area di investimento prioritario per la LUISS Business School ove vuole consolidare la sua presenza proponendo competenze solide, esperienze di successo e una comunità di pratica significativa. Per rispondere a queste necessità LUISS Business School propone Percorsi formativi articolati che ab- A CURA DI SIMONE CAVALLINI bracciano con una visione unitaria tutte le aree dello Human Resources Management, offrendo occasioni uniche di approfondimento e di confronto con uno straordinario numero di docenti, leader e testimoni aziendali, HR Manager di aziende di tutti i settori. Siamo convinti infatti che la ricchezza di un percorso formativo, e quindi la sua efficacia, risieda nella possibilità di confrontarsi con voci, esperienze ed approcci differenti, dai quali poi ognuno potrà trarre e trattenere gli elementi di maggior valore per sé e per il contesto organizzativo in cui opera. In questa visione rientra anche il nuovo percorso di Coaching e Sviluppo Personale, in calendario dal prossimo 12 giugno 2008 (modalità week end), che intende approfondire teorie e tecniche per sviluppare il potenziale delle persone all’interno di un contesto organizzativo, sia esso un’azienda privata, un’organizzazione pubblica o no profit. Attraverso la padronanza dell’approccio e delle metodologie di Coaching, il percorso vuole essere così uno strumento per sostenere programmi di leadership, di cambiamento personale e organizzativo, responsabilità di coordinamento di persone e di team. Il percorso (per scaricare la brochure http://www.formazionelbs.luiss.it/ catalogo/coaching/brochure.pdf ), realizzato in partnership con Corporate Coach U Italia, presenta un modello teorico ed una metodologia pratica che considerano il Coaching una relazione nella quale il Coach agevoli lo sviluppo della persona, all’interno o all’esterno delle organizzazioni, facendone emergere appieno le potenzialità. In questo quadro, il Percorso propone un sistema strutturato di conoscenze, metodi e pratiche per costruire competenze di: - corporate e business coaching, che si concretizza nello sviluppo dei manager di aziende, di organizzazioni non profit e di istituzioni e nel supporto a imprenditori e manager di piccole e medie imprese; - executive coaching, che si realizza nel sostegno – di tipo strategico – rivolto a top manager ed executive; - team coaching, che trova realizzazione attraverso il sostegno alla performance di team e gruppi di progetto. Il corso in sintesi: - un insieme integrato di teoria e pratica supportato da differenti linguaggi; - una esperienza formativa per incontrare numerosi leader, coach ed executive e discutere le molteplici prospettive che qualificano l’approccio e la pratica del coaching e dello sviluppo delle persone; un percorso utile ed agevolato per conseguire la certificazione e l’accreditamento internazionale come Coach presso l’International Coaching Federation. Questi alcuni numeri del Percorso: 140 ore di formazione, 30 sessioni simulate di coaching, 6 docenti, 12 ospiti, un team building, 7 test di autovalutazione. Dal 12 giugno 2008, Per informazioni scrivere ai seguenti indirizzi: [email protected] - [email protected] o telefonare allo: 06.85225374-225. Nel mese di maggio si concluderà il Percorso Human Resource Management con l’ultimo modulo (Le relazioni industriali tra gestione del capitale umano e sostenibilità sociale) che si terrà venerdì 30 e sabato 31 maggio. Per scaricare la brochure http://www.formazionelbs.luiss.it/ catalogo/vedicorso.aspx? corso=1777&edizione=1505): HRM è un Percorso a struttura modulare che consente l’opportunità di scegliere la partecipazione a singoli moduli in coerenza con i piani di sviluppo delle competenze delle singole persone. Tra i moduli più frequentati Performance Management e Rewarding & Compensation. La prossima edizione di Human Resources Management si terrà in autunno e partirà il 3 ottobre prossimo. Per informazioni scrivere ai seguenti indirizzi: [email protected] – [email protected] Newsletter a cura del Knowledge Center Organizzazione e Human Resources LUISS Business School CURANO LE PAGINE: Gabriele Gabrielli Fabio Mondini De Focatiis Alessandro Di Stefano Valentina Castello Silvia Profili Mario De Gennaro Fabrizio Maimone Laura Borgogni Laura Innocenti Simone Cavallini LE PERSONE DI QUESTO NUMERO: Docente LUISS Guido Carli Supervisor Knowledge Center Orgnaizzazione e Human Resources LUISS Business School Docente Executive MBA LUISS Business School Docente LUISS Business School Docente Università de L’Aquila Docente LUISS Guido Carli e Università Cattolica del Sacro Cuore Docente LUISS Business School Docente Università LUMSA Docente Università La Sapienza e LUISS Business School Docente LUISS Business School Responsabile Formazione LUISS Business School HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Roberta Di Leva Laureata LUISS Roberto Cardinali Laureato LUISS Luigi Freguia Elisabetta Luccitelli Emanuele Mangiacotti Fabrizio Mariotti Luigi Mazzotta Ernesto Moraggi Coordinamento e impaginazione Mario Losito [email protected] [email protected] tel. 06 85.225.374-375 fax. 06 85.225.682