MIT Senseable City Lab - Massachusetts Institute of Technology
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Senseable City Lab :.:: Massachusetts Institute of Technology This paper might be a pre-copy-editing or a post-print author-produced .pdf of an article accepted for publication. For the definitive publisher-authenticated version, please refer directly to publishing house’s archive system SENSEABLE CITY LAB B E LV I V E R E l’ a rc h i t e t t o v o l a n t e di Carlo Ratti Pedalate di vivibilità Design di Lavinia Capritti Fantascienza a dondolo Philip Dick esamina riflessivo l’esile Fredric Brown che ricambia con uno sguardo attento. Fino a qualche attimo prima hanno parlato della totalnebbia e dei Lunari che abitano il suo Assurdo Universo. Ora, nel salotto, è entrato Isaac Asimov, in doppio petto, occhiali con una spessa montatura e folte basette bianche. Hanno indetto una riunione per decidere chi tra loro avrà la soddisfazione di inserire Mt3 nel proprio nuovo romanzo. Mt3 non è un robot che dovrà fare i conti con le tre leggi della Robotica, né è un replicante di Blade Runner, Mt3 è la rocking chair di Ron Arad. Bianca all’esterno, arancio come il tramonto di altri universi, la poltrona è un dondolo monoblocco in plastica rotazionale, con una divisione vuoti/pieni di fantascientifico equilibrio. È stata realizzata per Driade e ha vinto il Compasso d’oro 2008. Il designer israeliano ama i progetti che parlano al futuro, come è accaduto con la sua luce telecomandata Aerial, la Well-Tempered Chair e la Blo-Void 3. Ora, la Mt3 è al centro dell’attenzione degli scrittori. La plastica rende la poltrona quasi indistruttibile, ideale per una stanza i cui mobili voltano le spalle al passato e per un giardino minacciato dalla pioggia. Ed è perfetta anche come totem-scultura in un living-room. Gli scrittori sono d’accordo. Gli Arturiani potrebbero sedersi altrove e i bastioni di Orione sono talmente lontani che ai tre conviene concentrarsi su chi avrà l’onore di scrivere della rocking chair. Ma ecco che nel salotto entra Steven Spielberg. Vorrebbe discutere di un seguito di Incontri ravvicinati del terzo tipo. La Mt3 è sua. www.driade.com I n g a lleri a di Francesca Zanoni Gli straniamenti di Grünfeld La rassegna «Thébaïde» dell’artista tedesco Thomas Grünfeld si riferisce a un romanzo di J.K. Huysmans: è la storia di un eccentrico personaggio che si ritira disgustato nella sua casa in campagna, Thébaïde. L’artista di Colonia, 52 anni, è alla sua quarta personale alla Michael Janssen Galerie di Berlino e rompe con il design utopico e l’ideologia del finto buonismo. Grünfeld suddivide lo spazio in tre aree: Misfits (disadattamenti) sono bestie formate da più animali e raffigurano l’impatto della manipolazione genetica. Nella serie Cushions (cuscini), Grünfeld trasforma oggetti di arredamento con proporzioni alienanti. In Felts (feltri) sono esposti quadri scultorei che assomigliano a collage e sostituiscono i tableau. Arrivo al municipio di Copenhagen trafelato, a causa di un insolito ingorgo aeroportuale. L’assistente del sindaco mi guarda divertita, sfodera un sorriso vichingo e sbotta: «Take it easy... Si rilassi, caro lei, siamo nella città più vivibile al mondo...». Da un po’ di tempo, infatti, Copenhagen ha iniziato a mietere un riconoscimento dopo l’altro. Non ultimo quello della rivista «Monocle» che, nella sua classifica annuale sulla qualità della vita, l’ha piazzata al primo posto nel mondo. Che cosa rende Copenhagen speciale? Un aspetto fra tanti, per chi scrive: le biciclette. Nel secondo dopoguerra la città, come tutte, era ostaggio delle automobili. Poi è arrivato il cambiamento. Un po’ effetto di una coraggiosa politica fiscale (un ministro del governo, in una recente intervista, arrivò ad augurarsi un aumento delle tasse sulla benzina...). Di capillari iniziative urbanistiche (l’intera pedonalizzazione del centro e la costruzione di piste ciclabili). Di una certa controcultura urbana, forse retaggio di esperimenti sociali quali il quartiere di Christiania. Di un innovativo sistema di city bikes, di recente preso a modello da Parigi e Barcellona e iniziatore di una silenziosa rivoluzione urbana che sta investendo molte città del mondo. Così, oggi, tra il trenta e il quaranta per cento della popolazione di Copenhagen si muove su due ruote. Le conseguenze sono palpabili: cittadini in forma, aria pulita, strade silenziose e scarse emissioni di anidride carbonica. Proprio gli effetti delle biciclette sul clima, tra le altre cose, saranno presi a modello alla fine del prossimo anno dalla conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Copenhagen 2009), dove verrà riscritto il protocollo di Kyoto. È il caso di dire: pedala, pedala... www.galeriemichaeljanSsen.de V e n t i q u at t r o 50