IUBAL KOLLETTIVO MUSICALE ¡Indignados! – La piazza è nostra I
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IUBAL KOLLETTIVO MUSICALE ¡Indignados! – La piazza è nostra I
IUBAL KOLLETTIVO MUSICALE ¡Indignados! – La piazza è nostra I TESTI DELLE CANZONI www.iubalkollettivomusicale.it Copyleft Iubal Kollettivo Musicale – 2012 Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia Indice Linea Gialla . . . . . . . . . . . . . Butta male . . . . . . . . . . . . . . Paella e libertà . . . . . . . . . . . . Ballerina sul selciato . . . . . . . . A luci spente . . . . . . . . . . . . . Spara . . . . . . . . . . . . . . . . . La confezione . . . . . . . . . . . . Un giorno dei tanti . . . . . . . . . Corri a vedere . . . . . . . . . . . . Per quelli che son stati ad ascoltare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 6 8 10 12 13 15 17 18 19 4 Iubal Kollettivo Musicale Linea Gialla Sono frammenti di ferro sporco Lanciati a coprire distanze in pianure d’inverno In precario equilibrio Su due righe metalliche scure Sono stanchi sudati ed infermi Ma nascondono tra le meccaniche le nostre chimere E intanto ci riempiono Di instabile fuga il bicchiere È per questo che forse li canto Perché preso dal loro implacabile impulso di moto Non posso far altro Che saltare e lasciarmi partire È per questo che ancora li aspetto Solitario su questa banchina fedele all’incontro Li guardo arrivare Prendo fiato e comincio a viaggiare Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla Cerco la mia libertà La cerco spostando il mio centro in qualsiasi stazione Perdo la stabilità Dentro al tuo vagone che taglia quei campi a metà Bisogno necessità Pretendo più spazio dai giorni che mi hanno concesso Perdo la capacità Di scendere a patti coi limiti imposti dal tempo Stoffe blu che si aggrappano al ferro Sbandierano esterne nel torrido caldo d’agosto Vorrebbero scendere Ma tu le trascini con te Pendolari abitanti distrutti Rimpiangono terre immobili stabili e spente Ti guardano male Te la ridi e continui ad andare ¡Indignados! – La piazza è nostra 5 Ogni volta mi mostri l’accesso Mi fai conscio della congestione del mondo moderno Che induce a produrre Paralizza la mia autonomia Diluisce una storia già scritta Poi mi chiede di scegliere l’unica opzione permessa Mi guarda dall’alto E come un padre mi fa una carezza Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla Cerco il tempo che . . . che se ne va Cerco la libertà La cerco spostando il mio centro in qualsiasi stazione Perdo la stabilità Dentro al tuo vagone che taglia quei campi a metà Bisogno necessità Pretendo più spazio dai giorni che mi hanno concesso Perdo la capacità Di scendere a patti coi limiti imposti dal tempo Vorrei solo sapere come fai Vorrei solo sapere come fai a muoverti costante Senza dar conto a nessun altro non ti fermi mai Voglio sapere come fai a trasformare Il ticchettio del tempo in un chilometro lanciato Vorrei solo sapere come fai a correre distante Distruggi ciò che è immobile so che continuerai Voglio sapere come fai dimostrami che attendere In silenzio è impraticabile e sbagliato Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla 6 Iubal Kollettivo Musicale Butta male La giornata butta male a bordo del diciotto Una vecchietta più veloce mi ha ciulato il posto L’autista frena c’è un semaforo rosso Allora salto avanti e mi ritrovo proprio vicino a te Occhiali dalla montatura spessa Inforcano quel tuo nasino all’insù Due ricci scuri si abbandonano un po’ Sulla tracolla di una borsa tipo louis vuitton Le dico — Sai che ti ho già vista da ’ste parti — Lei mi risponde — Non ci passo mai Comunque dai che ti risparmio la fatica Andiamo a bere qualche cosa io mi chiamo Federica — Le tue scarpine sulle punte cercano il primo bar Mentre le labbra più mature stringono una gauloise Sono dipinti sulla pelle quei tuoi pantacollant E quel vestito stretto in vita che mi fa proprio sangue Mi risveglio dall’inverno dei sensi Comincio a credere non sia tutto un film Alla domanda cosa fai nella vita Le rispondo con un fare che neanche James Dean Le dico — Sai sono un poeta cantautore Di un gruppo che va proprio forte in città Trasformo i sogni in suoni immagini e parole E mi dispero perché sono alla ricerca della mia metà — Tu mi sorridi poi diventi rossa C’è qualcosa che mi dice che ti ho dato la scossa Così il martini sembra fatto apposta Il TIN dei due bicchieri che s’incontrano risuona nel bar — Cosa combini invece tu dolcezza? Cosa ti porta a fare i giri in città? — Le chiedo con un indiscusso charme E lei comincia come se le avessi dato il LA — Sono psicologa e conduco una ricerca Una ricerca per la mia università Provo a capire se è presente una devianza Negli individui che corteggiano insistenti le ragazze sui tram — ¡Indignados! – La piazza è nostra Le dita aggiustano gli occhiali che le cadono giù All’improvviso si fa seria e non mi da più del tu — In che rapporti era con sua madre in gioventù? — Così mi chiede più pungente di uno spillo nel cu. . . — Lo sai che penso solo a te sulla spiaggia Sdraiata al sole sulla riva del mar — Detto questo io le bacio le labbra E il suono dello schiaffo fa tremar la città Così stizzita lei raccoglie la borsetta Mentre le chiedo — Quindi non ti va? — Poi prende l’uscio sgambettando molto in fretta Ed io finisco il suo martini nel bicchiere che ha lasciato a metà La giornata sta finendo a bordo del diciotto Ed io mi sento in colpa come un profilattico rotto Ma mi consola che son quasi le otto E c’è una festa sul selciato di un paese a circa un’ora da qui Vabbè lo ammetto è stata una sconfitta Ammetto pure di sentirmi un po’ giù Stasera è d’obbligo impegnarsi di più Per cancellarsi dalla testa quegli occhioni blu Però una cosa vi assicuro l’ho capita Questa esperienza mi ha mostrato la via Per cui mi sento di dir grazie a Federica Da lunedì comincio un corso giù alla facoltà di psicologia 7 8 Iubal Kollettivo Musicale Paella e libertà Un dreadlock solitario Scende lungo la sua schiena Ed ogni giorno ed ogni notte È sempre al centro della scena Lui porta spasso i suoi trent’anni Per tutte le città d’Europa E con la scusa dell’esotico È circondato dalla to ...PA - PA - PA Se llama Pablo studente Erasmus Della mia birra ne ha preso un sorso Cinque anni di scienze politiche Di cui sette fuori corso Mi ha assicurato di essere il migliore A giocolare con il fuoco Poi mi ha guardato con la faccia di chi dice — Non è cosa da poco — A Pablo gusta el botellón Quando passa alle chicas batte il corazón Il suo accento è solo un’arma di seducción Giocolare por la calle è la sua pasión A Pablo gusta esta canción Nei suoi occhi si vede la revolución Chi conosce altre parole che finiscono per -ón? Pablo riuscirebbe a dirmene un milion E come tutte le vite d’altronde Anche quella di Pablo tiene un costo Come il suo aspetto che è si trasandato Però al tempo stesso ogni cosa è al suo posto Come quei giorni passati sui prati A pestare sui bonghi con mucho gusto Come i chupitos il rum la tequila E quel nettare chiuso a pressione nel fusto L’estudiante così comincia A metter da parte un poco de dinero Mi ha confessato che così facendo Potrà girare il mondo intero ¡Indignados! – La piazza è nostra E da Valencia la sua famiglia È contenta si sia dato una sveglia E che trabajo migliore per Pablo Girare col mestolo la paella A Pablo gusta el botellón Quando passa alle chicas batte il corazón Il suo accento è solo un’arma di seducción Giocolare por la calle è la sua pasión A Pablo gusta esta canción Nei suoi occhi si vede la revolución Chi conosce altre parole che finiscono per -ón? Pablo riuscirebbe a dirmene un milion I mesi passano in fretta d’estate Di Pablo non si vede neanche un ciuffo Le foglie cadono e incontro l’ispanico Con un berretto che sembra un puffo In compagnia di due squinzie piacenti Dall’aria sensuale ed un poco spavalda E di una cabrio sedili in pelle Del tipo ‘pappone in costa smeralda’ — Adios mi amigo è arrivato il tiempo E parto per il norte — Io lo guardo un poquito dopo gli sorrido Gli lancio un — buona sorte — Forse un giorno ci proverò anch’io A diventare un eroe della ristorazione Ma per intanto vi canto di Pablo Che è a spalar paella in un’altra nazione A Pablo gusta el botellón Quando passa alle chicas batte il corazón Il suo accento è solo un’arma di seducción Giocolare por la calle è la sua pasión A Pablo gusta esta canción Nei suoi occhi si vede la revolución Chi conosce altre parole che finiscono per -ón? Pablo riuscirebbe a dirmene un milion 9 10 Iubal Kollettivo Musicale Ballerina sul selciato Cerco di far mente locale Mi guardo allo specchio e un rigurgito sale I ricordi fatti a pezzi dalla birra e dal punch L’obiettivo è riordinarli suppergiù Sono seduto anzi appoggiato con i gomiti al bancone La vescica che si riempie prende la sua decisione Mi trascino nella turca cerco la concentrazione Leggendo quelle scritte a penna sopra lo sciacquone Il mio nome è Sonia contattami Al 3 4 8 38 40 4 5 6 Io realizzo le tue voglie più perverse Dai vedrai che non ti stuferai di me Oppure ciao sono Katia la migliore amica di Sonia Ho una voglia violenta di prendere te Tu contattaci più in fretta che ti riesce E vedrai che spettacolo in tre Mentre provo a immaginare quel triangolo un po’ strano Una musica raggiunge le mie orecchie da lontano Mi butto via dal cesso con la lampo aperta ancora Per cercar di quelle note la dimora Ecco che vedo a venti passi un folto gruppo di danzanti Sette musici sul palco a sputar fuori i loro canti Poi lo stomaco si torce cerca di saltare fuori La birra che hanno al bar certo non è delle migliori Intanto le corde che sfregano Come in un campo di grano le spighe attaccate dal vento Mi ricordano il silenzio sempreverde Di quei boschi che ricordano Buthier Intanto quei piedi che strisciano forte il selciato Ricordano il mare che scroscia in Salento E le gonne si arrovellano sul tempo Di quei mantici che soffiano Bourrées Ed è li che mi hai fregato ballerina sul selciato La mia mente si segava sui ricordi del passato Ma tu senza far niente hai fatto tutto in un istante Scatenando una reazione devastante La ballerina sul selciato era di ottima fattura Come un fiore di campagna in mezzo a troppa spazzatura La puntavano all’unisono gli sguardi dei presenti Poi cominciò a ballare e fu una pioggia di commenti ¡Indignados! – La piazza è nostra 11 Un salto giù da un treno in partenza Come una tempesta che si abbatte a Genova sul porto a Boccadasse Come il gusto torbido del San Simone Come l’intro della tua prima canzone La prima autoambulanza sopraggiunta sulla scena del disastro Come un tuono sordo e cupo ed un fulmine biancastro Eri come tutto questo in un secondo solitario Sul selciato del paese Mentre butto via il mio tempo con metafore a cappella Uno sciame di marcioni mi circonda la più bella E tra il testosterone ed il sudore sciolto assieme Lei scompare tra la folla che la spreme Li decido di afferrare in mano questa situazione Mi allaccio la bottega e mi ergo a solo salvatore Assetto antisommossa stile maggio ’68 Dimentico però di esser più gonfio di un canotto Il tempo di trovarmi in mezzo al mucchio i miei visceri Si schiacciano e dissetano il vestiario di danzanti e pretendenti La cascata che abbandona la montagna Per poi scorrere tra i larici d’autunno Un frullato di mazzate mi ricorda l’esistenza del dolore E di tutto ciò che un uomo riesce a fare per amore Poi pesante mi conduce a coricarmi Sopra l’erba fredda e fradicia di un prato Ed è li che mi hai trovato ballerina sul selciato Su quel letto di rugiada che ben presto avrei accusato Un calcio ben piazzato forte dritto sulla schiena Mi ricorda con vergogna quella scena Mi tengo strette strette le mie nobili intenzioni Di come avrei voluto trarti in salvo dai fattoni Poi ti volti e mi dimentichi più fredda di quel prato Ti vedo scomparire su un furgone colorato Così finisce la tragicommedia e cominciano le balle Raccontate ai miei compagni ancora fermi sul bancone Una notte di scintille Una notte tra le tante notti in tenda di passione Ora è tempo di tornare verso casa dopo l’ultima golata Di quel punch al mandarino che riscalda come il fuoco E così ci si incammina a passo lento Mentre il sole da lontano salta fuori 12 Iubal Kollettivo Musicale A luci spente Mi guardo intorno nella stanza con lo sfondo blu Mentre da fuori la finestra la tempesta lascia spazio Ad un silenzio preoccupante che dal frastuono nasce tutto E dalla calma seppure apparente nasce solo l’incertezza Come guardare i pensieri portati distante e veloci dal vento Ma che altrimenti cadrebbero sul cemento Scrivo canzoni che vorrei tanto non cantare più Per non sporcarle col sudore del presente che mi sta intorno E per proteggerle da quello che son diventato O forse solo per socchiudere la porta a ciò che è stato Elisabetta stavolta è diverso è una canzone che ascolterai Sotto le stelle che hai dipinto sul soffitto E poi i miei versi dal tuo stereo forse usciranno un po ingialliti Più vicini a un bel ricordo che a tutte le cose che vorrei dirti Ho paura di alzarmi domani e di capire che il cuore si è spento Ho bisogno che tu sia il mio argomento Guardo la sabbia sulle spalle mentre dormi O mentre fai finta di dormire su questa spiaggia di Romagna E vorrei tanto farmi un giro nei tuoi sogni Invece di inventarmi un testo in mezzo al blu di questa stanza E forse è tardi, è finito il tempo però io te lo chiedo lo stesso Hai mai pensato di spezzare il nostro silenzio E apro i cassetti alla ricerca di qualcosa che hai lasciato Di parole lasciate invecchiare sopra ad un foglio accartocciato Come quando le lacrime uscirono che già si reggevano a stento Ho soltanto bisogno di questo momento E le lancette si rincorrono più lente O perlomeno è quel che sembra qui a Firenze Campo Marte E vorrei tanto rincontrarti a luci spente Per non confonderti con quella che è ancora qui da qualche parte Ti guardo col vestito bianco della sposa Lo scatto perso per la strada di questo mio ultimo rullino Adesso lasciami pensarti in ogni cosa Mentre il silenzio della stanza si fa sempre più vicino ¡Indignados! – La piazza è nostra 13 Spara Quello che canto è forse uno sfogo Mia cara platea non cambiare canale resta ad ascoltare Abbassa il fucile ti prego Concedimi almeno un minuto Che è forse vero che alcune parole Hanno il potere di tagliare a fondo le idee dentro al cuore Ma non farci caso ti ho detto E poi ascolterò il tuo verdetto Ad ogni secondo la rabbia invecchia Come la febbre mi spacca le ossa e latente mi aspetta Seduta alle casse mi scruta Ed esclama — la tessera prego — Cresce di colpo quando poi vedo Mercedes-benz accostar le puttane con fare indeciso Per poi ritornare sudate Davanti a villette allarmate Cresce la rabbia nei supermercati Agli autolavaggi davanti ai negozi alla moda assediati Di fronte alle scritte fasciste Negli angoli bui delle strade Se in qualche modo ti senti colpita Mia cara platea questo canto ti morde, ti punge, ti addita Se si erge a giudizio severo Tu sentiti in colpa davvero Come non riesce a farti schifo La merda lanciata dall’alto da mani messe a pasturare Le stesse mani che hai stretto All’acquisto del televisore Come non riesce a darti fastidio La quotidiana e forzata rincorsa al successo e al denaro L’idea di una vita borghese Obiettivo nel nostro paese 14 Iubal Kollettivo Musicale Le mie vene ed arterie si stringono Il cuore impazzisce mi manca il fiato e il respiro svanisce Quando ti vedo ragionare Col culo di fronte alle scelte E quando ancora ti vedo abbassare Lo sguardo che timido e stolido è atterrato sui cazzi di un altro E se sono ingiustizie Non importa son cazzi di un altro Lo dico una volta, una volta soltanto Detesto vederti buttare nel cesso il tuo tempo E a sera tirar la catena pensando anche questo è passato Se tutto ciò non ti ha ancora convinta Mia cara platea ti ho stancata e tu non me la vuoi dare vinta Sopporta un minuto soltanto Poi spara su questo mio canto Lavoratori precari con diritti negati Direttori di filiali circondati da avvocati Alimentan le nostre ragioni Soffian forte sui nostri tizzoni Vite composte, vite rispettate Vite intese come cumuli di proprietà Fanno crescere il nostro tormento Come pugni tirati sul mento La rabbia è bastarda mai si addormenta Se la tua ci riesce mia cara platea la tua vita si è spenta Percorri i tuoi giorni seduta In tribuna a guardar la partita La nostra invece non si lascia stare Come un prigioniero innocente pretende di farsi ascoltare Di avere giustizia E di trovare la sua verità ¡Indignados! – La piazza è nostra Adesso prendi per bene la mira Lo sfogo è finito, lo vedi è per terra che appena respira Ti guarda con aria di sfida Provocandoti urla — spara! — Prima carica di forza il fucile Reggilo bene, preparati al colpo che sta per uscire Comincia a contare al rovescio Partendo dal numero dieci Ora sfiora leggera il grilletto Con un indice che non verrà allo scoperto Trattieni un secondo il fiato E adesso spara La confezione Le luci artificiali dentro al centro commerciale Permettono ai tuoi occhi e alle tue mani di comprare Le file parallele di prodotti costruiscono l’inutile illusione di decidere per te Nessuno mette in dubbio la tua facoltà di scegliere C’è qualcuno che continua a dirti che sei al centro Sei tu l’unico sole tutto il resto è in movimento Immobile su un letto d’ospedale vedi scendere le flebo a goccia rapida sedanti la realtà La tua dose quotidiana di tranquillità Senti di avere una cifra sulla schiena È solo il codice del tuo padrone Strappati quella cifra dalla schiena E salta fuori dalla confezione 15 16 Iubal Kollettivo Musicale Gli occhi nello specchio cercano di riconoscere quel volto Sepolto sotto a maschere tenute per ricordo Somiglia al risultato di un intenso atto chirurgico Che ha generato un essere diverso da chi sei Non sai più che significa tagliarsi e sanguinare Non sai più che si prova ad aver sete e avere fame Hai metabolizzato i tuoi ricordi più segreti Per far crescere quell’essere diverso da chi sei Percorri la tua vita chiuso in una confezione Ogni tuo gesto è indotto da una facile canzone I polpastrelli del padrone scorrono le vite sotto plastica fedeli ad una sola verità Quella di chi cerca di acquistare la sua libertà Senti di avere una cifra sulla schiena È solo il codice del tuo padrone Strappati quella cifra dalla schiena E salta fuori dalla confezione Gli occhi nello specchio cercano di riconoscere quel volto Sepolto sotto a maschere tenute per ricordo Somiglia al risultato di un intenso atto chirurgico Che ha generato un essere diverso da chi sei Non sai più che significa tagliarsi e sanguinare Non sai più che si prova ad aver sete e avere fame Hai metabolizzato i tuoi ricordi più segreti Per far crescere quell’essere diverso da chi sei ¡Indignados! – La piazza è nostra Un giorno dei tanti Mentre la notte di settembre camminava verso il mare Le sue stelle ti lasciavano dormire Eri come quel gran cielo a San Lorenzo Quando solo le più belle decidon di partire I libri aperti e sparsi in terra come foglie Di un ottobre freddo e spento si lasciano cadere E i primi raggi di quel sole che ti osservano In silenzio tutta nuda si mettono a sedere Quante lacrime avrai speso su quel letto Quante labbra avrai macchiato col rossetto Poco prima del mattino I tuoi discorsi in piazza verdi illuminavano Il tuo viso di bambina o forse era la luna Ma la tua strada continuava verso il buio di novembre A cui lasciasti in mano la fortuna La fortuna che passava le finestre Nella notte di Natale ti cercava e tu scappavi E nella stanza tu scacciavi quel pensiero Stringevi forte un sogno e poi ti addormentavi Poi ti guardi nello specchio con quegli occhi Fai cader la sigaretta dalla bocca Poco prima del mattino Poi un giorno Un giorno uno dei tanti Un giorno in cui Bologna era assordata Da una nebbia che cancella tutti quanti Hai preso il tuo rumore L’hai stretto dentro al cuore Ad ogni istante di autostrada si spegneva il tuo dolore Bisogno di avventura Intorno l’alba scura I tuoi capelli sparpagliati sul sedile e la paura Di non tornare indietro Si allarga ad ogni metro Poi capisci che sei tu quella riflessa dentro al vetro 17 18 Iubal Kollettivo Musicale Magnifica distanza L’adriatica speranza all’improvviso ti compare Come se tutti i sentieri Come se tutte le strade Raggiungessero lo stesso grande mare Poi piangi Si scioglie il tuo mascara Bussa alla porta il sole Venuto a consegnarti un’altra identica giornata Ma tu non fai il suo gioco Il trucco l’hai capito Sorridi e lasci andare Ancora Ricordi un po’ distratta Ricordi da lontano Quei giorni in cui tenevi tutti i sogni stretti in mano Quei giorni in cui le stelle Del cielo di settembre Ti lasciavano dormire Corri a vedere Corri a vedere chi è arrivato giù nel prato delle fiere Ieri non c’era ancora niente oggi è già pieno di gente Di bambini che barattan con le fragole le giostre Ai giostrai che han nove figli tutti con nomi di fiori Ma la mia bella resterà dietro al bancone fino a sera E giù in balera cercherò poi un’altra donna per ballare Corri a vedere chi è arrivato giù nel prato delle fiere Ieri non c’era ancora niente oggi è già pieno di gente Un pappagallo esce dalla gabbia solo per predire l’avvenire intanto i vecchi ridono e stanno a guardare I bambini che barattan con le fragole le giostre E i giostrai che han nove figli tutti con nomi di fiori Ho trovato una signora che è capace di ballare Però è vecchia non ti devi ingelosire ¡Indignados! – La piazza è nostra 19 Corri a vedere chi è arrivato giù nel prato delle fiere Ieri non c’era ancora niente oggi è già pieno di gente Il cantastorie insegna nuove melodie alle ragazze A un bimbo che ha già speso cinque lire al banco del torrone E alla pescheria reale ‘pesca bene pesca male’ Vicino al ciarlatano che sta lì pronto ad aprire Al pappagallo che esce dalla gabbia solo per predire l’avvenire Intanto i vecchi ridono e stanno a guardare I bambini che barattan con le fragole le giostre Ai giostrai che han nove figli tutti con nomi di fiori Quando arriverà il momento di cacciare gli ubriaconi Mi ritroverai qui fuori ad aspettarti Senza dire una parola senza musica noi due S’incontreranno i nostri sguardi le mie mani nelle tue Danzeremo nella strada tutta nostra E sarà come il primo giro della giostra Per quelli che son stati ad ascoltare Per quelli che han bisogno di un cantante Per mettersi da parte i giorni andati Per quelli che han capito in un istante di non essere arrivati Son partiti e non sono più tornati Per quelli che il mestiere è dare il tempo Ma poi di tempo ne hanno sempre poco Per quelli che rifuggono dal centro con l’ennesimo trasloco Per quelli che stanno sempre al gioco Per quelli che il soffitto son le stelle Per quelli che non sanno dove andare Per quelli che hanno scritto sulla pelle che han paura di invecchiare Per quelli che non vogliono aspettare 20 Iubal Kollettivo Musicale Per quelli che ci giran sempre intorno Che andare dritto è sempre un po’ peccato Per quelli che han cambiato un poco il mondo ma il mondo non c’è stato Ci han provato ma il mondo non c’è stato Per quelli con il gesso e la lavagna Per quelli che ci credon per davvero Per quelli che si spingono in montagna per avvicinarsi al cielo Per quelli che non trovano il sentiero Per quelli con la scusa sempre pronta Ed un bisogno immenso di pianura Per chi davanti al sole che tramonta ha sempre un po’ paura Per quelli che han cambiato accordatura Per quelli sempre pronti ad incassare Per quelli col vangelo sempre in mano Per quelli che hanno voglia di osservare le cose da lontano Per quelli che è meglio il primo piano Per quelli che son troppo puntigliosi Per quelli che han finito di cantare Per quelli che son sempre più orgogliosi di guardarsi e poi attaccare Per quelli che son stati ad ascoltare