IUBAL KOLLETTIVO MUSICALE ¡Indignados! – La piazza è nostra I

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IUBAL KOLLETTIVO MUSICALE ¡Indignados! – La piazza è nostra I
IUBAL KOLLETTIVO MUSICALE
¡Indignados! – La piazza è nostra
I TESTI DELLE CANZONI
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Copyleft Iubal Kollettivo Musicale – 2012
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Indice
Linea Gialla . . . . . . . . . . . . .
Butta male . . . . . . . . . . . . . .
Paella e libertà . . . . . . . . . . . .
Ballerina sul selciato . . . . . . . .
A luci spente . . . . . . . . . . . . .
Spara . . . . . . . . . . . . . . . . .
La confezione . . . . . . . . . . . .
Un giorno dei tanti . . . . . . . . .
Corri a vedere . . . . . . . . . . . .
Per quelli che son stati ad ascoltare
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Iubal Kollettivo Musicale
Linea Gialla
Sono frammenti di ferro sporco
Lanciati a coprire distanze in pianure d’inverno
In precario equilibrio
Su due righe metalliche scure
Sono stanchi sudati ed infermi
Ma nascondono tra le meccaniche le nostre chimere
E intanto ci riempiono
Di instabile fuga il bicchiere
È per questo che forse li canto
Perché preso dal loro implacabile impulso di moto
Non posso far altro
Che saltare e lasciarmi partire
È per questo che ancora li aspetto
Solitario su questa banchina fedele all’incontro
Li guardo arrivare
Prendo fiato e comincio a viaggiare
Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla
Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla
Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla
Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla
Cerco la mia libertà
La cerco spostando il mio centro in qualsiasi stazione
Perdo la stabilità
Dentro al tuo vagone che taglia quei campi a metà
Bisogno necessità
Pretendo più spazio dai giorni che mi hanno concesso
Perdo la capacità
Di scendere a patti coi limiti imposti dal tempo
Stoffe blu che si aggrappano al ferro
Sbandierano esterne nel torrido caldo d’agosto
Vorrebbero scendere
Ma tu le trascini con te
Pendolari abitanti distrutti
Rimpiangono terre immobili stabili e spente
Ti guardano male
Te la ridi e continui ad andare
¡Indignados! – La piazza è nostra
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Ogni volta mi mostri l’accesso
Mi fai conscio della congestione del mondo moderno
Che induce a produrre
Paralizza la mia autonomia
Diluisce una storia già scritta
Poi mi chiede di scegliere l’unica opzione permessa
Mi guarda dall’alto
E come un padre mi fa una carezza
Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla
Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla
Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla
Cerco il tempo che . . . che se ne va
Cerco la libertà
La cerco spostando il mio centro in qualsiasi stazione
Perdo la stabilità
Dentro al tuo vagone che taglia quei campi a metà
Bisogno necessità
Pretendo più spazio dai giorni che mi hanno concesso
Perdo la capacità
Di scendere a patti coi limiti imposti dal tempo
Vorrei solo sapere come fai
Vorrei solo sapere come fai a muoverti costante
Senza dar conto a nessun altro non ti fermi mai
Voglio sapere come fai a trasformare
Il ticchettio del tempo in un chilometro lanciato
Vorrei solo sapere come fai a correre distante
Distruggi ciò che è immobile so che continuerai
Voglio sapere come fai dimostrami che attendere
In silenzio è impraticabile e sbagliato
Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla
Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla
Non sono mai stato capace di allontanarmi dalla linea gialla
Non riesco nemmeno a pensare di allontanarmi dalla linea gialla
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Iubal Kollettivo Musicale
Butta male
La giornata butta male a bordo del diciotto
Una vecchietta più veloce mi ha ciulato il posto
L’autista frena c’è un semaforo rosso
Allora salto avanti e mi ritrovo proprio vicino a te
Occhiali dalla montatura spessa
Inforcano quel tuo nasino all’insù
Due ricci scuri si abbandonano un po’
Sulla tracolla di una borsa tipo louis vuitton
Le dico — Sai che ti ho già vista da ’ste parti —
Lei mi risponde — Non ci passo mai
Comunque dai che ti risparmio la fatica
Andiamo a bere qualche cosa io mi chiamo Federica —
Le tue scarpine sulle punte cercano il primo bar
Mentre le labbra più mature stringono una gauloise
Sono dipinti sulla pelle quei tuoi pantacollant
E quel vestito stretto in vita che mi fa proprio sangue
Mi risveglio dall’inverno dei sensi
Comincio a credere non sia tutto un film
Alla domanda cosa fai nella vita
Le rispondo con un fare che neanche James Dean
Le dico — Sai sono un poeta cantautore
Di un gruppo che va proprio forte in città
Trasformo i sogni in suoni immagini e parole
E mi dispero perché sono alla ricerca della mia metà —
Tu mi sorridi poi diventi rossa
C’è qualcosa che mi dice che ti ho dato la scossa
Così il martini sembra fatto apposta
Il TIN dei due bicchieri che s’incontrano risuona nel bar
— Cosa combini invece tu dolcezza?
Cosa ti porta a fare i giri in città? —
Le chiedo con un indiscusso charme
E lei comincia come se le avessi dato il LA
— Sono psicologa e conduco una ricerca
Una ricerca per la mia università
Provo a capire se è presente una devianza
Negli individui che corteggiano insistenti le ragazze sui tram —
¡Indignados! – La piazza è nostra
Le dita aggiustano gli occhiali che le cadono giù
All’improvviso si fa seria e non mi da più del tu
— In che rapporti era con sua madre in gioventù? —
Così mi chiede più pungente di uno spillo nel cu. . .
— Lo sai che penso solo a te sulla spiaggia
Sdraiata al sole sulla riva del mar —
Detto questo io le bacio le labbra
E il suono dello schiaffo fa tremar la città
Così stizzita lei raccoglie la borsetta
Mentre le chiedo — Quindi non ti va? —
Poi prende l’uscio sgambettando molto in fretta
Ed io finisco il suo martini nel bicchiere che ha lasciato a metà
La giornata sta finendo a bordo del diciotto
Ed io mi sento in colpa come un profilattico rotto
Ma mi consola che son quasi le otto
E c’è una festa sul selciato di un paese a circa un’ora da qui
Vabbè lo ammetto è stata una sconfitta
Ammetto pure di sentirmi un po’ giù
Stasera è d’obbligo impegnarsi di più
Per cancellarsi dalla testa quegli occhioni blu
Però una cosa vi assicuro l’ho capita
Questa esperienza mi ha mostrato la via
Per cui mi sento di dir grazie a Federica
Da lunedì comincio un corso giù alla facoltà di psicologia
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Iubal Kollettivo Musicale
Paella e libertà
Un dreadlock solitario
Scende lungo la sua schiena
Ed ogni giorno ed ogni notte
È sempre al centro della scena
Lui porta spasso i suoi trent’anni
Per tutte le città d’Europa
E con la scusa dell’esotico
È circondato dalla to ...PA - PA - PA
Se llama Pablo studente Erasmus
Della mia birra ne ha preso un sorso
Cinque anni di scienze politiche
Di cui sette fuori corso
Mi ha assicurato di essere il migliore
A giocolare con il fuoco
Poi mi ha guardato con la faccia di chi dice
— Non è cosa da poco —
A Pablo gusta el botellón
Quando passa alle chicas batte il corazón
Il suo accento è solo un’arma di seducción
Giocolare por la calle è la sua pasión
A Pablo gusta esta canción
Nei suoi occhi si vede la revolución
Chi conosce altre parole che finiscono per -ón?
Pablo riuscirebbe a dirmene un milion
E come tutte le vite d’altronde
Anche quella di Pablo tiene un costo
Come il suo aspetto che è si trasandato
Però al tempo stesso ogni cosa è al suo posto
Come quei giorni passati sui prati
A pestare sui bonghi con mucho gusto
Come i chupitos il rum la tequila
E quel nettare chiuso a pressione nel fusto
L’estudiante così comincia
A metter da parte un poco de dinero
Mi ha confessato che così facendo
Potrà girare il mondo intero
¡Indignados! – La piazza è nostra
E da Valencia la sua famiglia
È contenta si sia dato una sveglia
E che trabajo migliore per Pablo
Girare col mestolo la paella
A Pablo gusta el botellón
Quando passa alle chicas batte il corazón
Il suo accento è solo un’arma di seducción
Giocolare por la calle è la sua pasión
A Pablo gusta esta canción
Nei suoi occhi si vede la revolución
Chi conosce altre parole che finiscono per -ón?
Pablo riuscirebbe a dirmene un milion
I mesi passano in fretta d’estate
Di Pablo non si vede neanche un ciuffo
Le foglie cadono e incontro l’ispanico
Con un berretto che sembra un puffo
In compagnia di due squinzie piacenti
Dall’aria sensuale ed un poco spavalda
E di una cabrio sedili in pelle
Del tipo ‘pappone in costa smeralda’
— Adios mi amigo è arrivato il tiempo
E parto per il norte —
Io lo guardo un poquito dopo gli sorrido
Gli lancio un — buona sorte —
Forse un giorno ci proverò anch’io
A diventare un eroe della ristorazione
Ma per intanto vi canto di Pablo
Che è a spalar paella in un’altra nazione
A Pablo gusta el botellón
Quando passa alle chicas batte il corazón
Il suo accento è solo un’arma di seducción
Giocolare por la calle è la sua pasión
A Pablo gusta esta canción
Nei suoi occhi si vede la revolución
Chi conosce altre parole che finiscono per -ón?
Pablo riuscirebbe a dirmene un milion
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Iubal Kollettivo Musicale
Ballerina sul selciato
Cerco di far mente locale
Mi guardo allo specchio e un rigurgito sale
I ricordi fatti a pezzi dalla birra e dal punch
L’obiettivo è riordinarli suppergiù
Sono seduto anzi appoggiato con i gomiti al bancone
La vescica che si riempie prende la sua decisione
Mi trascino nella turca cerco la concentrazione
Leggendo quelle scritte a penna sopra lo sciacquone
Il mio nome è Sonia contattami
Al 3 4 8 38 40 4 5 6
Io realizzo le tue voglie più perverse
Dai vedrai che non ti stuferai di me
Oppure ciao sono Katia la migliore amica di Sonia
Ho una voglia violenta di prendere te
Tu contattaci più in fretta che ti riesce
E vedrai che spettacolo in tre
Mentre provo a immaginare quel triangolo un po’ strano
Una musica raggiunge le mie orecchie da lontano
Mi butto via dal cesso con la lampo aperta ancora
Per cercar di quelle note la dimora
Ecco che vedo a venti passi un folto gruppo di danzanti
Sette musici sul palco a sputar fuori i loro canti
Poi lo stomaco si torce cerca di saltare fuori
La birra che hanno al bar certo non è delle migliori
Intanto le corde che sfregano
Come in un campo di grano le spighe attaccate dal vento
Mi ricordano il silenzio sempreverde
Di quei boschi che ricordano Buthier
Intanto quei piedi che strisciano forte il selciato
Ricordano il mare che scroscia in Salento
E le gonne si arrovellano sul tempo
Di quei mantici che soffiano Bourrées
Ed è li che mi hai fregato ballerina sul selciato
La mia mente si segava sui ricordi del passato
Ma tu senza far niente hai fatto tutto in un istante
Scatenando una reazione devastante
La ballerina sul selciato era di ottima fattura
Come un fiore di campagna in mezzo a troppa spazzatura
La puntavano all’unisono gli sguardi dei presenti
Poi cominciò a ballare e fu una pioggia di commenti
¡Indignados! – La piazza è nostra
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Un salto giù da un treno in partenza
Come una tempesta che si abbatte a Genova sul porto a Boccadasse
Come il gusto torbido del San Simone
Come l’intro della tua prima canzone
La prima autoambulanza sopraggiunta sulla scena del disastro
Come un tuono sordo e cupo ed un fulmine biancastro
Eri come tutto questo in un secondo solitario
Sul selciato del paese
Mentre butto via il mio tempo con metafore a cappella
Uno sciame di marcioni mi circonda la più bella
E tra il testosterone ed il sudore sciolto assieme
Lei scompare tra la folla che la spreme
Li decido di afferrare in mano questa situazione
Mi allaccio la bottega e mi ergo a solo salvatore
Assetto antisommossa stile maggio ’68
Dimentico però di esser più gonfio di un canotto
Il tempo di trovarmi in mezzo al mucchio i miei visceri
Si schiacciano e dissetano il vestiario di danzanti e pretendenti
La cascata che abbandona la montagna
Per poi scorrere tra i larici d’autunno
Un frullato di mazzate mi ricorda l’esistenza del dolore
E di tutto ciò che un uomo riesce a fare per amore
Poi pesante mi conduce a coricarmi
Sopra l’erba fredda e fradicia di un prato
Ed è li che mi hai trovato ballerina sul selciato
Su quel letto di rugiada che ben presto avrei accusato
Un calcio ben piazzato forte dritto sulla schiena
Mi ricorda con vergogna quella scena
Mi tengo strette strette le mie nobili intenzioni
Di come avrei voluto trarti in salvo dai fattoni
Poi ti volti e mi dimentichi più fredda di quel prato
Ti vedo scomparire su un furgone colorato
Così finisce la tragicommedia e cominciano le balle
Raccontate ai miei compagni ancora fermi sul bancone
Una notte di scintille
Una notte tra le tante notti in tenda di passione
Ora è tempo di tornare verso casa dopo l’ultima golata
Di quel punch al mandarino che riscalda come il fuoco
E così ci si incammina a passo lento
Mentre il sole da lontano salta fuori
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Iubal Kollettivo Musicale
A luci spente
Mi guardo intorno nella stanza con lo sfondo blu
Mentre da fuori la finestra la tempesta lascia spazio
Ad un silenzio preoccupante che dal frastuono nasce tutto
E dalla calma seppure apparente nasce solo l’incertezza
Come guardare i pensieri portati distante e veloci dal vento
Ma che altrimenti cadrebbero sul cemento
Scrivo canzoni che vorrei tanto non cantare più
Per non sporcarle col sudore del presente che mi sta intorno
E per proteggerle da quello che son diventato
O forse solo per socchiudere la porta a ciò che è stato
Elisabetta stavolta è diverso è una canzone che ascolterai
Sotto le stelle che hai dipinto sul soffitto
E poi i miei versi dal tuo stereo forse usciranno un po ingialliti
Più vicini a un bel ricordo che a tutte le cose che vorrei dirti
Ho paura di alzarmi domani e di capire che il cuore si è spento
Ho bisogno che tu sia il mio argomento
Guardo la sabbia sulle spalle mentre dormi
O mentre fai finta di dormire su questa spiaggia di Romagna
E vorrei tanto farmi un giro nei tuoi sogni
Invece di inventarmi un testo in mezzo al blu di questa stanza
E forse è tardi, è finito il tempo però io te lo chiedo lo stesso
Hai mai pensato di spezzare il nostro silenzio
E apro i cassetti alla ricerca di qualcosa che hai lasciato
Di parole lasciate invecchiare sopra ad un foglio accartocciato
Come quando le lacrime uscirono che già si reggevano a stento
Ho soltanto bisogno di questo momento
E le lancette si rincorrono più lente
O perlomeno è quel che sembra qui a Firenze Campo Marte
E vorrei tanto rincontrarti a luci spente
Per non confonderti con quella che è ancora qui da qualche parte
Ti guardo col vestito bianco della sposa
Lo scatto perso per la strada di questo mio ultimo rullino
Adesso lasciami pensarti in ogni cosa
Mentre il silenzio della stanza si fa sempre più vicino
¡Indignados! – La piazza è nostra
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Spara
Quello che canto è forse uno sfogo
Mia cara platea non cambiare canale resta ad ascoltare
Abbassa il fucile ti prego
Concedimi almeno un minuto
Che è forse vero che alcune parole
Hanno il potere di tagliare a fondo le idee dentro al cuore
Ma non farci caso ti ho detto
E poi ascolterò il tuo verdetto
Ad ogni secondo la rabbia invecchia
Come la febbre mi spacca le ossa e latente mi aspetta
Seduta alle casse mi scruta
Ed esclama — la tessera prego —
Cresce di colpo quando poi vedo
Mercedes-benz accostar le puttane con fare indeciso
Per poi ritornare sudate
Davanti a villette allarmate
Cresce la rabbia nei supermercati
Agli autolavaggi davanti ai negozi alla moda assediati
Di fronte alle scritte fasciste
Negli angoli bui delle strade
Se in qualche modo ti senti colpita
Mia cara platea questo canto ti morde, ti punge, ti addita
Se si erge a giudizio severo
Tu sentiti in colpa davvero
Come non riesce a farti schifo
La merda lanciata dall’alto da mani messe a pasturare
Le stesse mani che hai stretto
All’acquisto del televisore
Come non riesce a darti fastidio
La quotidiana e forzata rincorsa al successo e al denaro
L’idea di una vita borghese
Obiettivo nel nostro paese
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Iubal Kollettivo Musicale
Le mie vene ed arterie si stringono
Il cuore impazzisce mi manca il fiato e il respiro svanisce
Quando ti vedo ragionare
Col culo di fronte alle scelte
E quando ancora ti vedo abbassare
Lo sguardo che timido e stolido è atterrato sui cazzi di un altro
E se sono ingiustizie
Non importa son cazzi di un altro
Lo dico una volta, una volta soltanto
Detesto vederti buttare nel cesso il tuo tempo
E a sera tirar la catena
pensando anche questo è passato
Se tutto ciò non ti ha ancora convinta
Mia cara platea ti ho stancata e tu non me la vuoi dare vinta
Sopporta un minuto soltanto
Poi spara su questo mio canto
Lavoratori precari con diritti negati
Direttori di filiali circondati da avvocati
Alimentan le nostre ragioni
Soffian forte sui nostri tizzoni
Vite composte, vite rispettate
Vite intese come cumuli di proprietà
Fanno crescere il nostro tormento
Come pugni tirati sul mento
La rabbia è bastarda mai si addormenta
Se la tua ci riesce mia cara platea la tua vita si è spenta
Percorri i tuoi giorni seduta
In tribuna a guardar la partita
La nostra invece non si lascia stare
Come un prigioniero innocente pretende di farsi ascoltare
Di avere giustizia
E di trovare la sua verità
¡Indignados! – La piazza è nostra
Adesso prendi per bene la mira
Lo sfogo è finito, lo vedi è per terra che appena respira
Ti guarda con aria di sfida
Provocandoti urla — spara! —
Prima carica di forza il fucile
Reggilo bene, preparati al colpo che sta per uscire
Comincia a contare al rovescio
Partendo dal numero dieci
Ora sfiora leggera il grilletto
Con un indice che non verrà allo scoperto
Trattieni un secondo il fiato
E adesso spara
La confezione
Le luci artificiali dentro al centro commerciale
Permettono ai tuoi occhi e alle tue mani di comprare
Le file parallele di prodotti costruiscono
l’inutile illusione di decidere per te
Nessuno mette in dubbio la tua facoltà di scegliere
C’è qualcuno che continua a dirti che sei al centro
Sei tu l’unico sole tutto il resto è in movimento
Immobile su un letto d’ospedale vedi scendere
le flebo a goccia rapida sedanti la realtà
La tua dose quotidiana di tranquillità
Senti di avere una cifra sulla schiena
È solo il codice del tuo padrone
Strappati quella cifra dalla schiena
E salta fuori dalla confezione
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Iubal Kollettivo Musicale
Gli occhi nello specchio cercano di riconoscere quel volto
Sepolto sotto a maschere tenute per ricordo
Somiglia al risultato di un intenso atto chirurgico
Che ha generato un essere diverso da chi sei
Non sai più che significa tagliarsi e sanguinare
Non sai più che si prova ad aver sete e avere fame
Hai metabolizzato i tuoi ricordi più segreti
Per far crescere quell’essere diverso da chi sei
Percorri la tua vita chiuso in una confezione
Ogni tuo gesto è indotto da una facile canzone
I polpastrelli del padrone scorrono le vite sotto plastica
fedeli ad una sola verità
Quella di chi cerca di acquistare la sua libertà
Senti di avere una cifra sulla schiena
È solo il codice del tuo padrone
Strappati quella cifra dalla schiena
E salta fuori dalla confezione
Gli occhi nello specchio cercano di riconoscere quel volto
Sepolto sotto a maschere tenute per ricordo
Somiglia al risultato di un intenso atto chirurgico
Che ha generato un essere diverso da chi sei
Non sai più che significa tagliarsi e sanguinare
Non sai più che si prova ad aver sete e avere fame
Hai metabolizzato i tuoi ricordi più segreti
Per far crescere quell’essere diverso da chi sei
¡Indignados! – La piazza è nostra
Un giorno dei tanti
Mentre la notte di settembre camminava verso il mare
Le sue stelle ti lasciavano dormire
Eri come quel gran cielo a San Lorenzo
Quando solo le più belle decidon di partire
I libri aperti e sparsi in terra come foglie
Di un ottobre freddo e spento si lasciano cadere
E i primi raggi di quel sole che ti osservano
In silenzio tutta nuda si mettono a sedere
Quante lacrime avrai speso su quel letto
Quante labbra avrai macchiato col rossetto
Poco prima del mattino
I tuoi discorsi in piazza verdi illuminavano
Il tuo viso di bambina o forse era la luna
Ma la tua strada continuava verso il buio di novembre
A cui lasciasti in mano la fortuna
La fortuna che passava le finestre
Nella notte di Natale ti cercava e tu scappavi
E nella stanza tu scacciavi quel pensiero
Stringevi forte un sogno e poi ti addormentavi
Poi ti guardi nello specchio con quegli occhi
Fai cader la sigaretta dalla bocca
Poco prima del mattino
Poi un giorno
Un giorno uno dei tanti
Un giorno in cui Bologna era assordata
Da una nebbia che cancella tutti quanti
Hai preso il tuo rumore
L’hai stretto dentro al cuore
Ad ogni istante di autostrada si spegneva il tuo dolore
Bisogno di avventura
Intorno l’alba scura
I tuoi capelli sparpagliati sul sedile e la paura
Di non tornare indietro
Si allarga ad ogni metro
Poi capisci che sei tu quella riflessa dentro al vetro
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Iubal Kollettivo Musicale
Magnifica distanza
L’adriatica speranza all’improvviso ti compare
Come se tutti i sentieri
Come se tutte le strade
Raggiungessero lo stesso grande mare
Poi piangi
Si scioglie il tuo mascara
Bussa alla porta il sole
Venuto a consegnarti un’altra identica giornata
Ma tu non fai il suo gioco
Il trucco l’hai capito
Sorridi e lasci andare
Ancora
Ricordi un po’ distratta
Ricordi da lontano
Quei giorni in cui tenevi tutti i sogni stretti in mano
Quei giorni in cui le stelle
Del cielo di settembre
Ti lasciavano dormire
Corri a vedere
Corri a vedere chi è arrivato giù nel prato delle fiere
Ieri non c’era ancora niente oggi è già pieno di gente
Di bambini che barattan con le fragole le giostre
Ai giostrai che han nove figli tutti con nomi di fiori
Ma la mia bella resterà dietro al bancone fino a sera
E giù in balera cercherò poi un’altra donna per ballare
Corri a vedere chi è arrivato giù nel prato delle fiere
Ieri non c’era ancora niente oggi è già pieno di gente
Un pappagallo esce dalla gabbia solo per predire l’avvenire
intanto i vecchi ridono e stanno a guardare
I bambini che barattan con le fragole le giostre
E i giostrai che han nove figli tutti con nomi di fiori
Ho trovato una signora che è capace di ballare
Però è vecchia non ti devi ingelosire
¡Indignados! – La piazza è nostra
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Corri a vedere chi è arrivato giù nel prato delle fiere
Ieri non c’era ancora niente oggi è già pieno di gente
Il cantastorie insegna nuove melodie alle ragazze
A un bimbo che ha già speso cinque lire al banco del torrone
E alla pescheria reale ‘pesca bene pesca male’
Vicino al ciarlatano che sta lì pronto ad aprire
Al pappagallo che esce dalla gabbia solo per predire l’avvenire
Intanto i vecchi ridono e stanno a guardare
I bambini che barattan con le fragole le giostre
Ai giostrai che han nove figli tutti con nomi di fiori
Quando arriverà il momento di cacciare gli ubriaconi
Mi ritroverai qui fuori ad aspettarti
Senza dire una parola senza musica noi due
S’incontreranno i nostri sguardi le mie mani nelle tue
Danzeremo nella strada tutta nostra
E sarà come il primo giro della giostra
Per quelli che son stati ad ascoltare
Per quelli che han bisogno di un cantante
Per mettersi da parte i giorni andati
Per quelli che han capito in un istante
di non essere arrivati
Son partiti e non sono più tornati
Per quelli che il mestiere è dare il tempo
Ma poi di tempo ne hanno sempre poco
Per quelli che rifuggono dal centro
con l’ennesimo trasloco
Per quelli che stanno sempre al gioco
Per quelli che il soffitto son le stelle
Per quelli che non sanno dove andare
Per quelli che hanno scritto sulla pelle
che han paura di invecchiare
Per quelli che non vogliono aspettare
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Iubal Kollettivo Musicale
Per quelli che ci giran sempre intorno
Che andare dritto è sempre un po’ peccato
Per quelli che han cambiato un poco il mondo
ma il mondo non c’è stato
Ci han provato ma il mondo non c’è stato
Per quelli con il gesso e la lavagna
Per quelli che ci credon per davvero
Per quelli che si spingono in montagna
per avvicinarsi al cielo
Per quelli che non trovano il sentiero
Per quelli con la scusa sempre pronta
Ed un bisogno immenso di pianura
Per chi davanti al sole che tramonta
ha sempre un po’ paura
Per quelli che han cambiato accordatura
Per quelli sempre pronti ad incassare
Per quelli col vangelo sempre in mano
Per quelli che hanno voglia di osservare
le cose da lontano
Per quelli che è meglio il primo piano
Per quelli che son troppo puntigliosi
Per quelli che han finito di cantare
Per quelli che son sempre più orgogliosi
di guardarsi e poi attaccare
Per quelli che son stati ad ascoltare