voci magiche: dieci donne che

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voci magiche: dieci donne che
VOCI MAGICHE: DIECI DONNE CHE
HANNO CAMBIATO LA STORIA
PROTAGONISTE Sono le cantanti che hanno lasciato
il segno. Dal jazz al rock, dal soul all’hip hop. Attraverso il passato.
E verso il futuro. Non solo della musica di Luca Valtorta
Foto di W. Miller/Magnum/Contrasto - Valsson/Out/Corbis
Ella Fitzgerald
Vita difficile, la
sua. Almeno fino
all’incontro con
Dizzy Gillespie,
da cui imparò
lo “scat” che la
rese poi famosa
Björk
La più
coraggiosa.
La più
originale.
Ha inventato
un nuovo
modo di
cantare
Patti Smith
Ribellione, poesia
e rabbia. La storia.
Una forza della natura.
Ancora oggi
Janis Joplin
Talento puro.
Eccessiva.
Prima bianca ad
avere successo
nel rock. Con il
blues. Travolgente
Foto di E. Landy/Redferns - M. Alesky/Celebrity/Masi - S. Sebring/JBG/Masi
“L’amore è un
angelo travestito
da desiderio”
(da Because
The Night, Easter.
Patti Smith, 1978).
La cantante
e poetessa
americana ha
pubblicato anche
libri quali Presagi
di innocenza
(Frassinelli, 2006)
e Mare dei coralli
(Bompiani, 1996).
«Quando sono sul palco faccio
l’amore con 20mila persone, poi torno
a casa da sola». Janis Joplin fu trovata
morta nella stanza di un motel a
Los Angeles, nel 1970 (a 27 anni).
La sua carriera, intensamente breve,
aveva avuto inizio quattro anni prima,
come cantante dei Big Brother
and the Holding Company.
Un anno dopo la morte della Joplin
nasce Melissa Arnette Elliott,
che si affermerà come Missy Elliott:
esordio da rapper nel 1997 (Supa
Dupa Fly) per poi spaziare dall’hip hop
al soul e R&B, collaborando, come
autrice e produttrice, con molti
artisti (da Destiny’s Child a Christina
Aguilera, da Mariah Carey a
Timbaland). In uscita il suo nuovo,
ottavo, album: Block Party.
25 OTTOBRE 2008
Missy Elliott Rapper
e produttrice. Ha cambiato il
tipico immaginario tutto “culi,
soldi e pistole” dell’hip hop
P
tavolino. Britney Spears, per esempio, fu inizialmente venduta come
una lolita, ma dotata di solidi principi
come quello del preservare la verginità fino al matrimonio. Quando la tecnica di marketing arriva ad accarezzare la morbosità. Anni più tardi si è
toccato il fondo con le t.A.T.u.: pseudominorenni (non era vero), pseudolesbiche (non era vero) con un sito
che rimandava a quelli pedoporno-
grafici, più che somigliare a quello di
un duo pop. Almeno le Spice Girls
erano state proposte usando la formula del “girl power” che, per quanto
ingenua, ammiccava all’idea di
emancipazione da certi ruoli.
Ma in questo campo la vera rivoluzionaria è stata Madonna: fu lei la
prima a cambiare le carte nella tavola
del pop con l’album Erotica, nel
1992: non più oggetto del desiderio
maschile come agli esordi
(Like A Virgin), ma soggetto
femminile desiderante. Ruolo
spiazzante anche per il suo
stesso pubblico, enfatizzato
dal libro-scandalo Sex, dove
veniva mostrato un immaginario erotico che andava dall’orgia al sadomasochismo,
capace di far fuggire a gambe levate non solo la profonda America conservatrice,
ma anche la middle class
moderata.
Da quel momento, però, Madonna diventa qualcosa di diverso da un semplice personaggio dello spettacolo: la più
grande icona gay e un simbolo femminista che ha dato
da riflettere a sociologi come
Camille Paglia e artisti “intellettuali” come i Sonic Youth
che le hanno dedicato un disco-tributo, il Whitey Album,
trasformandosi per l’occasione in “Ciccone Youth”. Non è
un caso: la bassista dei Sonic
Youth è quella Kim Gordon
Billie Holiday
Il suo culto l’ha
resa immortale.
E libera dalle
discriminazioni
Questione di
pseudonimi. Il vero
nome di Billie
Holiday (morta nel
1959, a 44 anni)
era Eleanora Fagan
Gough. PJ sta
invece per Polly
Jean, nome della
Harvey. Inglese, 38
anni, cantautrice
(White Chalk,
2007, è il suo
ottavo album).
PJ Harvey Capace
di spiazzare. E di
spaventare i macho,
parlando di sesso.
Non omologata
25 OTTOBRE 2008
Foto di D. Corio/Redferns - D. Stock/Magnum/Contrasto
artiamo con una
provocazione: c’è
davvero bisogno di
parlare ancora una
volta delle donne
nella musica? La risposta è: assolutamente sì. Perché in
realtà quello della musica è, dietro la
sua maschera di tolleranza e apertura, un mondo in cui le donne sono
confinate quasi sempre a un ruolo
minore. Soprattutto quando il tipo di
proposta musicale esce da quei parametri che si ritiene attengano alle artiste. Paradossalmente proprio l’ambito
rock, rispetto al pop, risulta essere
più maschilista. Il fatto però che le artiste pop siano molto più numerose
rispetto a quelle rock non è necessariamente positivo: questo è il luogo
dove le donne fanno ciò che il pensiero comune ritiene che le donne
dovrebbero fare.
Negli anni Ottanta e Novanta, popstar
come Mariah Carey, Christina Aguilera o Britney Spears interpretavano
perfettamente la figura di donna sexy,
incarnando lo stereotipo del sogno
erotico maschile con ruoli costruiti a
Il vero nome di Cat Power è Charlyn
Marie Marshall (nata ad Atlanta,
1972). Juke Box è il suo nuovo cd.
Louise Veronica Ciccone (in arte
Madonna), 50 anni, ha venduto 420
milioni di dischi e messo insieme un
patrimonio da 400 milioni di dollari.
Cat Power
Bizzarrie.
E fragilità
che diventa
potenza
delle
emozioni
che in un duetto con il leader dei Public Enemy, Chuck D, gli chiede se
«state per liberare noi donne dall’oppressione dei maschi bianchi?». Non
solo, lo provocava contrapponendo al
titolo del loro album Fear Of A Black
Planet (“Paura di un pianeta nero”)
una “Fear of a female planet?” (“Paura di un pianeta donna”). Ma Kim
Gordon è un’eccezione nel rock, dove
abbondano invece gruppi testosteronici che hanno nei sottogeneri dell’hard e del metal i massimi propugnatori (dai Guns N’ Roses ai Mötley
Crüe, per intendersi): band che
avrebbero potuto giocarsi a carte il
possesso di una groupie, come succede nel bellissimo film Almost Famous.
Se si parte dagli inizi, la vita delle
donne nella musica è difficilissima:
Billie Holiday, una delle voci più straordinarie della storia, veniva da una
situazione terribile. Il padre era un
musicista jazz che se ne andò di casa
D 108
quando lei era ancora bambina. La
madre, teenager, la affidò a un riformatorio cattolico quando lei aveva
appena 10 anni e in cui sarebbe dovuta rimanere fino all’età adulta, dove
subì più volte violenza. Per fortuna un
amico di famiglia riuscì a farla uscire
dopo due anni e nel 1927 la Holiday
tornò con la madre a Brooklyn, iniziando a prostituirsi per sopravvivere.
Anche dopo i primi successi, quando
venne reclutata come prima cantante
nera di una band bianca, quella di
Artie Shaw, fu discriminata. Alcuni
impresari rifiutarono di ingaggiare il
gruppo a causa del colore della sua
pelle, ma anche per il suo stile vocale, troppo passionale: fino al punto da
costringerla ad andarsene. La sua rivincita avviene poi con l’incisione di
uno dei suoi più grandi successi,
Strange Fruit, che nella sua interpretazione diventa un atto d’accusa contro il razzismo. Ma proprio durante la
crescente popolarità Billie iniziò ad
avere problemi con alcol e droga: dalla marijuana all’oppio, fino all’eroina,
tanto che nel 1947 fu condannata a
otto mesi di reclusione. La dipendenza continuò fino alla morte (e le persecuzioni della polizia pure), ma il
suo culto - ancora vivo oggi - la rende
immortale.
Anche per Ella Fitzgerald, secondo
alcuni la più grande voce femminile
di tutti i tempi, la vita non è stata facile: cresciuta in una povertà talmente
estrema da non avere una casa fino
al giorno in cui vinse una gara di canto. Nei primi tempi non venne notata
e la sua carriera procedette lentamente, fin quando non incontrò Dizzy
Gillespie: da lui imparò quello “scat”
(un modo di cantare che non utilizza
parole compiute ma fonemi privi di
senso utilizzati puramente per il suono, in chiave ritmica e melodica) che
la rese famosa. E Aretha Franklin,
pur cresciuta in una famiglia più solida (iniziò a cantare nella chiesa di
25 OTTOBRE 2008
Foto di D. Corio/Redferns - D. Lanzicao/Contrasto
Madonna Rivoluzionaria. Icona
gay. E simbolo moderno di
femminismo. Molto più che un
personaggio dello spettacolo
Aretha Louise Franklin, nata
a Memphis nel 1942.
Prima donna a entrare a
far parte della Rock and Roll
Hall of Fame (nel 1987).
Il suo primo album? The
Gospel Soul of Aretha Franklin
(1956); il più recente
è uscito lo scorso anno:
A Woman Falling Out of Love.
D 110
dell’hip hop, riuscendo a imporre una
visione più etica e tornando a parlare
di emancipazione.
Cosa che non ha avuto bisogno di fare l’islandese Björk, forse la figura
più originale in assoluto, tra le poche
ad avere inventato un nuovo modo di
cantare che in moltissime hanno provato a imitare. In particolare nel capolavoro Medùlla, album in cui viene
fatto uno straordinario lavoro di ricerca sulla voce in cui affiorano le radici
pagane della tradizione islandese. Al
punto da incutere timore all’ascolto.
Ma Björk non ha avuto paura di nulla: avrebbe potuto guadagnare miliardi facendo cose più popolari e invece
all’apice della carriera si è dedicata al
progetto che la farà ricordare tra gli
innovatori della musica. E su questa
linea di coraggio ecco una delle giovani artiste più promettenti, quella
che per le sue bizzarrie e per la fragilità che diventa straordinaria forza,
raccoglie meglio di chiunque altra
l’eredità di Björk: il suo nome è Cat
Power e se avrete l’occasione di vederla dal vivo assisterete a uno di
quei concerti che restano nella memoria. Non la routine del musicista
assuefatto, ma un vero happening
dall’esito incerto. Questo senso di pericolosità e di insondabile potenza
delle emozioni, capaci di traboccare
e coglierti di sorpresa, appartiene al
mondo del femminile: donne che corrono con i lupi. Non bisogna aver
paura di loro, ma aprirgli la porta...
Aretha Franklin
Lady soul. La voce
dell’orgoglio nero,
nell’America in lotta
per i diritti civili
Foto di H. Goodwin/Redferns/G. Neri
Detroit del padre predicatore insieme
alle due sorelle), dovette lottare agli
inizi della carriera, sollevando anzi le
perplessità di molti critici. Non fu infatti l’austero mondo del gospel o del
jazz quello in cui si impose, ma quelli
del soul e del pop, arrivando a incarnare il simbolo dell’orgoglio dell’America nera negli anni della lotta per i
diritti civili. Memorabile la sua apparizione nel film-culto The Blues Brothers dove cantava Think per convincere il marito a non andarsene con i
suoi “sporchi amici bianchi”.
Bianchi come Janis Joplin, prima
donna ad affermarsi nel rock. Con
talento e capacità d’interpretazione
tali che il successo fu da subito travolgente. Anche se insufficiente a curare le ferite del suo animo. Come il
non sentirsi abbastanza “bella” e il
cercare nel sesso continue conferme.
Dimostrazione di un’incapacità ad
andare oltre i giudizi degli uomini che
hanno invece mostrato di possedere
personaggi come Patti Smith, diventata icona della ribellione rock e svincolatasi completamente dai parametri
di bellezza e sensualità con cui venivano prima catalogate le cantanti.
Patti Smith è rabbia e potenza, canta
brani come Pissing In A River, Rock’n’Roll Nigger e High On Rebellion,
che rimandano a un immaginario selvaggio. Patti Smith è anche oggi una
forza della natura: mentre canta sputa per terra e capisci subito, anche se
ti trovi in un elegante teatro, che non
è un animale addomesticato. È dalla
sua lezione che viene fuori PJ Harvey, per niente omologata, donna che
non teme di parlare di sesso in maniera tanto esplicita da spaventare i
macho («Io succhio fino a diventare
bianca / ma tu mi lasci secca», canta
in Dry). Stesso spiazzamento lo provoca, nel mondo ultramachista dell’hip hop, Missy Elliott: non solo interprete ma anche produttrice, arrangiatrice e, soprattutto, talent scout. Insieme a Queen Latifah è stata la prima donna a rompere con il tipico immaginario “culi, pistole e soldi”