N° 36 Domenica 16

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N° 36 Domenica 16
A PAGINA 3
Catania - anno XXXII - n. 36 - 16 ottobre 2016 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
CONTIENE IP
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881
settimanale regionale di attualità
FIDAE: SALVIAMO
LE SCUOLE
CATTOLICHE
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
Tutti gli istituti di ricerca concordano sul forte aumento migratorio di pensionati e giovani italiani all’estero
cando un generale depauperamento di professionalità e competenze, soprattutto nei campi
della
sanità,
della scuola,
dell’impresa e
dell’impegno
politico.
Nella nostra terra, il talento è
come L’Araba
fenice: che ci sia
tutti lo dicono,
che cosa sia
nessuno lo sa.
Tutti abbiamo
alla nascita il
talento,
che
deve poi trovare
Foto Siciliani-Gennari/SIR
C
ome rileva anche il rapporto
“Italiani nel mondo 2016”,
presentato a Roma dalla
Fondazione Migrantes, cresce sempre più il numero degli italiani
che se ne vanno in cerca di fortuna.
Nel 2015 sono 107.529 i connazionali
espatriati e rispetto al 2014 si sono
iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) 6.232 persone in
più, con un incremento del 6,2%.
A fare le valige sono soprattutto i giovani “Millennials”, che hanno un’età
compresa tra i 18 e i 32 anni, sono una
generazione istruita, che possiede titoli di studio post-laurea, hanno partecipato a programmi di studio per scambi
internazionali (ad esempio Erasmus).
Al contempo, però, “sono una generazione penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative, sono i più
esposti alla disoccupazione e vedono
Non basta possedere i talenti
BISOGNA VALORIZZARLI
Secondo una ricerca dal titolo <<Avere 20 anni, pensare al futuro>>, condotta da Acli Roma e Cisl Roma Capitale e Rieti in collaborazione con l’Iref
(Istituto di ricerche educative e formative) effettuata su oltre mille giovani è emerso che questi ultimi sono
pronti a rinunciare ai propri diritti
sociali e a contratti di lavoro regolari,
pur di trovare un’occupazione.
Il grande problema delle ultime generazioni è il lavoro che non c’è o che,
quando lo si trova, è precario. Una
generazione intera è minacciata dal
rimanere senza lavoro e questa è
diventata la grande questione sociale
del nostro tempo. La disoccupazione
colpisce un gran numero di famiglie.
Sono quasi un milione i nuclei familiari in cui nessun individuo in età
lavorativa ha un’occupazione. In questi ultimi cinque anni, la cifra è più che
raddoppiata e oltre la metà di queste
famiglie si trova al Sud. In tale situazione, aumenta inevitabilmente l’emigrazione.
Oggi sono anzitutto figure professionali di livello medio-alto a costituire la
principale categoria dei nuovi emigranti. Questo cambia i connotati della società meridionale, privandola
delle risorse più importanti e provo-
le condizioni per emergere e svilupparsi, ed è allora che si parla di talenti sprecati. Ma la condizione necessaria è il contesto: si può essere Superman in un caso, una palla al piede in
un altro. Il talento non è sempre
governabile, non ama barriere. È la
marcia in più, ma se si sente stretto,
non esita ad andarsene. Più che steccati vuole praterie. Dove c’è qualcuno
che lo sappia riconoscere e valorizzare e che sappia assecondare la sua
visione, il suo “daimon”, la sua forte
natura, la forza del suo carattere.
Francesco Vitale
l’emigrazione non come una fuga, ma
come un mezzo per soddisfare ambizioni e nutrire curiosità”.
Leggendo i dati di uno studio dell’Istituto Toniolo, si registra che i Millennials “sono la prima generazione nella
quale la scelta non è tanto se partire, ma
se restare”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, in un telegramma inviato
alla Fondazione Migrantes ha scritto:
“Il nostro Paese ha una storia antica di
emigrazione. Una storia di sofferenze e
di speranze. Una storia di riscatto
sociale, di straordinarie affermazioni
(segue a pagina 2)
Papa Francesco in Svezia per i 500 anni della Riforma Protestante
unedì 31 ottobre Papa
Francesco si recherà a
Lund, in Svezia, e parteciperà alla cerimonia luterano-cattolica per commemorare il 500° anniversario della
Riforma.
La commemorazione ha il valore di un
rendimento di grazia ed esprimere i
doni della Riforma e chiedere perdono
per la divisione perpetuata dai cristiani
delle due tradizioni e ricordare i 50 anni
di continuo dialogo ecumenico fra cat-
L
Nella foto la cattedrale di Lund, in Svezia
Superare la divisione
senza cancellare la diversità
tolici e luterani e i doni derivanti da tale
collaborazione.
Secondo Paolo Ricca, 80 anni, teologo
e pastore valdese, docente emerito della Facoltà Valdese di Teologia e docente ospite del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, da
decenni impegnato nel
dialogo ecumenico e
direttore di una collana
di opere scelte di Lutero per l’editrice Claudiana di Torino, la partecipazione di Papa
Francesco alla commemorazione è un fatto molto bello e importante, un gesto di grande rilevanza anche perché il Papa si reca a
Lund, in casa dei lute-
rani; come fosse uno di famiglia.
“È la prima volta che un Papa commemora la Riforma. Ciò a mio avviso
costituisce un passo avanti rispetto ai
traguardi significativi che si
sono raggiunti
con il Concilio
Vaticano II, il
quale – includendo nei suoi
testi e così valorizzando alcuni
principi e temi
fondamentali
della Riforma –
segnò una svolta decisiva nei
rapporti
tra
cattolici e protestanti”.
ASPETTI
e RELAZIONI
all’INTERNO del
PRESBITERIO
a pagina 6
“LIVATINO
SAETTA COSTA”
E PREMIO
SPECIALE
“ANTONIETTA
LABISI”
a pagina 11
IX CONGRESSO
NAZIONALE
Società Italiana
Talassemie
ed Emoglobinopatie
La Riforma viene letta e interpretata
come un evento positivo nella storia
della Chiesa e che ha fatto bene anche al
cattolicesimo.
Oggi l’azione ecumenica di Papa Francesco s’invera nello sforzo di “reinventare il papato, ossia la ricerca di un
Giuseppe Adernò
(segue a pagina 2)
a pagina 12
2
Prospettive - 16 ottobre 2016
sommario al n. 36
Identikit di chi decide di lasciare l’Italia secondo studi della Fondazione Migrantes
PRIMO PIANO
Don Vittorio Rizzone
il nuovo Abate dei
Benedettini di Sicilia_______3
Stop utero in affitto!
Alla protesta
ora segue l’azione! ________4
Opportunità di lavoro ______4
Pietro Crisologo __________5
Giubileo mariano,
“siamo discepoli,
ma anche missionari” ______5
INFORMADIOCESI
Notizie in breve___________6
CDM: Giornata
Mondiale Missionaria ______7
Scuola Diocesana
alla Genitorialità __________9
DIOCESI
Nostra Signora Maria Regina
della Palestina ____________7
Diventando genitori
si diventa più sposi ________9
Indietro nel tempo intervistando
Maddalena Calafato_______11
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Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 12 ottobre 2016
I MIGRANTI DALL’ITALIA
“portatori sani” di italianità
a recenti studi condotti dalla Fondazione
Migrantes molti degli attuali
migranti italiani non riescono né a
concepirsi né a definirsi tali, ma parlano di sé come di viaggiatori. Che si
autopercepisca o meno per ciò che
davvero è, il migrante italiano è da
sempre col suo migrare “portatore
sano di italianità” e l’italianità la si è
esplicata in modi molto diversi tra
loro: il gusto, la lingua, il business,
la sensibilità artistica e, quindi, la
moda e il design, la musica, la pittura e cosi via.
La mobilita è una risorsa, ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e
competenza da un unico posto e non
è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro.
Solo con il giusto equilibrio tra partenze e rientri avviene la “circolazione”, che è l’espressione migliore
della mobilità in quanto sottende tutte le positività che derivano da un’esperienza in un luogo altro e dal contatto con un mondo diverso.
La mobilità porta con sé la creazione
di contatti il cui incentivo e sostegno
determina lo scambio a più livelli –
di conoscenze, buone prassi, ecc. –
in modo che effettivamente l’incontro sia un arricchimento vicendevole
per un miglioramento di tutti e non
la perdita da parte di qualcuno.
Questa premessa è fondamentale per
D
(continua da pag. 1)
NON BASTA...
personali e collettive, ma anche di
marginalità patite e di lacerazioni.
Oggi il fenomeno degli italiani
migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto alla passato.
Riguarda fasce d’età e categorie
sociali differenti. I flussi tuttavia non si
sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla
circolazione dei saperi e delle esperienze”.
Il rapporto in cifre.
Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è
aumentata del 54,9% passando da poco
più di 3 milioni di iscritti all’AIRE a
oltre 4,8 milioni.
Al 1° gennaio del 2016 sono 4.811.163
i cittadini italiani residenti all’estero
iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE). L’aumento, in
valore assoluto, rispetto al 2015 è di
174.516 iscrizioni (+3,8% di crescita).
La maggior parte delle iscrizioni sono
per espatrio (oltre 2,5 milioni) e per
nascita (1.888.223).
Pur restando indiscutibilmente primaria
l’origine meridionale dei flussi, si sta
progressivamente assistendo a un
abbassamento dei valori percentuali
del Sud a favore di quelli del Nord del
Paese. Ciò consegue dal fatto che, negli
ultimi anni, pur restando la Sicilia con
730.189 residenti la prima rgione di origine degli italiani residenti all’estero
seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Calabria, il confronto tra i dati degli
ultimi anni, pone in evidenza una marcata dinamicità delle regioni settentrionali, in particolare della Lombardia e
probabilmente la gestione di
questo conflitto il pensare che
la corretta politica dovrebbe
tutelare non tanto (e non solo)
la liberta di circolazione, ma
due forme di diritto diverse ma
legate tra loro ovvero il diritto
di migrare e il diritto di rimanere nella propria terra e questo
accade solo e unicamente se al
centro di ogni ragionamento e
di ogni azione si pone la persona e il suo benessere e non l’interesse – economico o politico
– di alcuni a danno di altri. Il
diritto di migrare o di restare
come fattore di “sviluppo integrale”, quindi, ovvero volto
alla “promozione di ogni uomo
e di tutto l’uomo” e proprio per
questo fortemente legato alla
pace, anzi ne è il presupposto
fondamentale perché se il benessere
è armonioso e condiviso crea efficienza, equità e felicità pubblica.
Solidarietà, giustizia sociale e carità
universale: tre elementi di estrema
attualità che vanno letti all’interno di
una cooperazione internazionale
strutturale alla politica e alla economia di ogni paese in termini concreti e reali di cittadinanza globale, di
qualità della vita e dell’ambiente, di
superamento dei conflitti per motivi
politici, religiosi, altro.
sottolineare il grave problema dell’Italia di oggi, il cosiddetto brain
exchange, cioè la non capacita non
solo e non tanto di trattenere ma di
attrarre dei talenti, un flusso che
deve essere bidirezionale, quindi, tra
il paese di partenza e quello di arrivo
e che riesca nel tempo a soddisfare
ma soprattutto ad esaltare le capacita dei soggetti coinvolti. Solo attraverso questa strada di valorizzazione
continua e bidirezionale è possibile
passare dal brain exchange al brain
circulation evitando il depauperamento dei giovani e più preparati di
alcuni paesi a favore di altri – cosa
sempre più spesso denunciata in Italia – e spingendo alla realizzazione
della migrazione come effettivo e
concreto fattore di sviluppo sociale
ed economico, tema tanto caro ai
padri fondatori dell’Unione Europea.
Il sogno originario dei padri fondatori dell’Unione Europea era grande,
difficile, complesso ma lo è ancora
di più per chi lo ha ereditato ed è
combattuto oggi sempre più spesso
tra le proposte comuni e le rivendicazioni di autonomia. Aiuterebbe
del Veneto.
Da gennaio a dicembre 2015, hanno
trasferito la loro residenza all’estero
per espatrio 107.529. Rispetto all’anno precedente si registrano 6.232 partenze in più (+6,2% di crescita). Il
69,2% (quasi 75 mila italiani) si è trasferito nel Vecchio Continente: l’Europa, quindi, si conferma essere l’area
continentale maggiormente presa in
considerazione dai trasferimenti degli
italiani che vanno oltre confine.
La Lombardia, con 20.088 partenze, è
la prima regione in valore assoluto
seguita dal Veneto (10.374), dalla Sicilia (9.823), dal Lazio (8.436), dal Piemonte (8.199) e dall’Emilia Romagna
(7.644).
La Germania (16.568) è stata, lungo il
corso del 2015, la meta preferita dagli
italiani andati oltreconfine: a seguire,
con una minima differenza, il Regno
Unito (16.503) e poi, più distaccate la
Svizzera (11.441) e la Francia
(10.728).
Su 107.529 espatriati nell’anno 2015, i
maschi sono oltre 60 mila (56,1%). L’analisi per classi di età mostra che la
fascia 18-34 anni e la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni
(25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui
13.807 mila hanno meno di 10 anni)
mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999
sono tra i 75 e gli 84 anni).
®
(continua da pag. 1)
SUPERARE...
ranza e dall’amore ed occorre lavorare con pazienza sulla dimensione spirituale, perché solo in questo modo si
costruisce una comunione duratura».
Superare la divisione senza cancellare
la diversità, costituisce il nuovo modello di Chiesa presente per servire, dove
tutti i credenti s’incontrano ed operano
non solo accanto, ma “insieme”.
“Il cristiano non è, né può mai considerarsi autosufficiente”, afferma Paolo
Ricca ed “il cristianesimo, che è un fatto plurale, dovrà favorire la molteplicità e le diversità delle Chiese”, considerate come una vera risorsa.
Nell’anno giubilare il dialogo ecumenico risponde particolarmente a due sfide: la purificazione e la guarigione
delle memorie, e la restaurazione dell’unità dei cristiani secondo la verità del
Vangelo.
La “purificazione della memoria” è un
passaggio significativo e purificare
non significa dimenticare il passato né
addomesticare la storia, ma rileggerla
insieme e con “occhi nuovi” e cuore
aperto.
Secondo l’ottantenne Paolo Ricca “il
passo decisivo o meglio, la premessa
necessaria ad ogni ulteriore passo,
sarà il riconoscimento – da parte delle
Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse – delle comunità protestanti
come Chiese di Gesù Cristo, e non solo
come “comunità ecclesiali”, per usare
l’espressione del Concilio Vaticano II.
Questo mancato riconoscimento è per
tutti noi, figli della Riforma, una ferita
dolorosa».
Ricordare i cinquecento anni della
Riforma protestante, significa rileggere la storia e comprendere come la
Riforma ha dato vita a un nuovo tipo di
cristianesimo, a un ripensamento originale della fede: non è stata una riforma
dell’esistente, ma la creazione di una
nuova articolazione del fenomeno cristiano, di una nuova civiltà, radicata
sempre al suo cuore antico, che è la Bibbia. Le conquiste del dialogo ecumenico nei cinquant’anni dopo il Concilio
sono auspicio di realizzazione della
preghiera “Ut unum sint” e della profezia di una Chiesa unita in Cristo.
modo nuovo e diverso di intendere e
vivere il ministero del vescovo di
Roma; sembra che Papa Francesco si
stia muovendo verso un modello di
papato diverso da quello tradizionale,
rispetto al quale le altre Chiese cristiane potrebbero assumere posizioni nuove. Se così fosse, questo tema potrebbe
essere completamente ripensato in
ambito ecumenico”.
Le circostanze storiche, i drammi della
guerra, la sofferenza dell’emigrazione,
il terrorismo, hanno spinto i cristiani a
restare uniti e ne sono prova alcune iniziative che protestanti e cattolici hanno
promosso insieme per affrontare, uniti,
i problemi della contemporaneità.
La vera comunione, nonostante i positivi passi avanti realizzati anche attraverso la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione” risalente al 1999, nella quale compare
anche la creazione di una nuova formula d’intesa o di patto tra le Chiese,
mediante il “consenso differenziato”,
dovrà “nascere dalla fede, dalla spe-
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3
Prospettive - 16 ottobre 2016
Il grido di allarme della Federazione Istituti di attività educative - Sicilia
Salviamo le scuole cattoliche
dirigenti delle Scuole
cattoliche catanesi, riuniti in assemblea FIDAE (Federazione
degli Istituti di Attività Educative)
denunciano la situazione di grave
disagio in cui versano le scuole cattoliche paritarie siciliane, prive del
sostegno economico di cui beneficiano le scuole paritarie da Milano a
Reggio Calabria.
L’autonomia siciliana nel campo dell’istruzione diventa un vulnus e contrasta al diritto di libertà di educazione, riconosciuto dalla Costituzione
italiana.
Ogni anno si registra la chiusura di
scuole cattoliche, riducendone il
numero ed in Sicilia la chiusura di
scuole cattoliche ha superato il 60%.
Servizio educativo che viene meno,
posti di lavoro che vengono a mancare per docenti e personale.
Viene leso così il diritto dello studente e della famiglia a esercitare la
propria responsabilità educativa in
piena libertà, nel rispetto del pluralismo educativo.
I
È necessario, inoltre, che il finanziamento previsto venga assegnato in
tempo e reso noto per una corretta
programmazione finanziaria delle
scuole, che si reggono unicamente
sulle rette dei genitori, i quali pagano il servizio scolastico due volte:
allo Stato con le tasse e alle scuole
paritarie con le rette.
Una particolare attenzione è stata
rivolta anche alla difficoltà di dover
accogliere per legge anche gli alunni
disabili dovendo farsi carico (senza
possibilità di rivalsa sulla famiglia)
delle spese per il docente di sostegno.
Già l’Italia si trova al 47° posto in
termini di libertà educativa, discriminando la famiglia e contravvenendo a quanto proclamato anche dall’art. 26 della dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo; la Sicilia,
che sventola la bandiera dell’autonomia, ha superato il 90% in termini di
libertà e di rispetto dei diritti dei cittadini.
L’ARS, in quest’ultimo scorcio di
legislatura, potrà contribuire, attraverso la nuova finanziaria a dare una
boccata di ossigeno alle tante e belle
scuole cattoliche ricche di storia e
veri centri di cultura e di servizi alla
Comunità.
Ogni scuola che chiude è una luce
che si spegne ed un vuoto che non
potrà essere colmato.
L’appello dei Dirigenti delle Scuole
Cattoliche rivela la particolare drammaticità e sofferenza della scuola
cattolica, da sempre prestigio e
baluardo di educazione, che oggi si
spegne come un lumicino per mancanza di fondi da parte dei genitori a
causa della crisi economica e dello
Stato (regioni, comuni) che non considerano e valorizzano tale servizio.
La mancanza di una legge regionale
sul Diritto allo Studio, condiziona i
finanziamenti alla sensibilità degli
assessori e alle molte pieghe del
bilancio regionale che riduce sempre
più il contributo previsto e che da
Milano a Reggio Calabria è standard
e in Sicilia è più che dimezzato.
Foto SIR
Scale, avrà cura anche del Monastero di Nicolosi, per cui sarà spesso
nella nostra terra, anche perché continuerà ad insegnare allo Studio S.
Paolo di Catania. Domenica prossima 16 ottobre viene immesso nell’Ufficio e giorno 11 novembre alle
ore 16.30 nella Basilica di San Martino Delle Scale riceverà la benedizione abaziale dall’Arcivescovo di
Palermo Corrado Lorefice.
anno.
Quale amministratore oculato non
metterebbe in atto tale strategia?
Le pressioni politiche e il garantismo
di certi privilegi, i pregiudizi ideologici non consentono tale operazione.
I dirigenti FIDAE lottano e sperano
che tutto ciò possa accadere e segnalano la disinformazione circa le notizie che vengono sbandierate e urlate
nei cortei studenteschi circa i contributi per le scuole paritarie. Contributi che non arrivano e che risultano
insufficienti.
Il presidente FIDAE regionale, Don
Salvatore Mangiapane, ha inoltre
chiesto all’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, Presidente della
Conferenza Episcopale Siciliana, di
incontrare i Vescovi e i Sacerdoti
diocesani per rendere presente la
grave situazione della scuola cattolica in Sicilia.
La celebrazione di una giornata
dedicata alla “scuola cattolica” consentirebbe, inoltre, una particolare
sensibilizzazione delle comunità
parrocchiali.
Maria Rapisarda
GiAd
L’idea-progetto di definire il costo
standard per studente, consentendo ai genitori di spendere tale somma nelle scuole statali e paritarie, se
attuata - e la Sicilia con la sua autonomia ne avrebbe la facoltà di essere
pioniera nel progetto – consentirebbe un risparmio di 17 miliardi ogni
Don Vittorio Giovanni Rizzone è il nuovo Abate dei Benedettini di Sicilia
UOMO di cultura, di umiltà e di preghiera
a Comunità benedettina
di S. Martino delle Scale (PA), che adesso comprende
anche i monaci del Monastero “Beato Dusmet” di Nicolosi, ha eletto
come suo Abate il P. D. Vittorio
Giovanni Rizzone.
Egli nasce a Ragusa nel 1967, ma la
sua famiglia è di Modica. Dopo la
sua laurea in Lettere Classiche, con
una tesi di Archeologia, ha collaborato con la Cattedra di Archeologia e
Storia dell’Arte Greca e Romana
dell’Università di Catania e con le
Soprintendenze ai BBCCAA di
Siracusa e Ragusa; ha partecipato a
Missioni Archeologiche e a Campagne di Scavi e di Studio in Sicilia, a
Cipro e a Malta.
Nel 2000 entra come postulante nel
nuovo Monastero di Nicolosi. Compiuto l’anno di Noviziato a Montecassino, il 25 settembre 2002 emette
la professione temporanea e tre anni
dopo quella perpetua. Intanto frequenta il corso di teologia presso lo
Studio Teologico di Catania, ottenendo il Baccellierato in Teologia
con una tesi su “stati e funzioni dei
cristiani di Sicilia attraverso l’apporto dell’epigrafia”.
Ordinato sacerdote a Modica il 30
maggio 2006, è stato subito apprezzato a Nicolosi e paesi limitrofi
come studioso di S. Scrittura (conosce l’ebraico, il greco e il latino) e
padre spirituale. Nel 2008 è stato
chiamato ad insegnare Lingue Classiche e Archeologia presso la Facoltà Teologica di Sicilia – Studio Teologico San Paolo di Catania.
Membro di diverse associazioni
scientifiche (Patristiche e Archeologiche), continua a pubblicare studi,
frutto di personali ricerche, su Riviste specializzate nazionali e interna-
zionali (conosce il francese, l’inglese e il tedesco).
Nominato Superiore di Nicolosi, ha
promosso lo sviluppo del piccolo
Monastero, iniziando la costruzione
di una nuova chiesa e un nuovo
monastero.
È stato delegato della Comunità al
Capitolo Provinciale, dove è stato
eletto Consigliere del Visitatore, ed
è stato delegato al Capitolo Generale.
Divenuto Abate di S. Martino delle
L
SINODO DEI VESCOVI 2018
I giovani, la fede, la vocazione
l XV Sinodo dei Vescovi
che sarà celebrato nell’ottobre del 2018 avrà come tema
“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Le nuove generazioni sono sempre
al centro delle attenzioni della Chiesa che, Madre e Maestra, educa e
accompagna i giovani anche nel
discernere il proprio progetto di
vita. La scelta di Papa Francesco di
porre i giovani all’attenzione della
Chiesa universale rafforza e rinnova
questo impegno, costruendo un
legame di continuità con il tema
della Famiglia, che dovrebbe essere
risposta ad una vocazione.
“Se non si offre un ambiente buono
ai giovani nella Chiesa oggi, non ci
sarà una cultura buona nella Chiesa
domani”. Condurre i giovani alla
fede percorrendo il sentiero del
discernimento vocazionale impegna
a considerare la vocazione nel presente, come risposta da vivere fin da
I
subito.
Oggi siamo nel pieno di una crisi
della vocazione in generale: alla
famiglia, alla vita religiosa, come
cittadini, ecc. Per questo il tema,
anche se in ritardo è particolarmente vitale per una ripresa di cammino
e per raddrizzare i sentieri tortuosi
che il relativismo favorisce e incrementa.
Come ha scritto un giovane focolarino, Jorge di El Salvador: “La
Chiesa ha dimostrato apertura verso i giovani con le Giornate Mondiali. Con Papa Francesco penso
che si voglia passare dalla teoria
alla pratica mettendo al primo
posto i giovani. Anche perché
dovremo essere noi a trovare soluzioni a un mondo in conflitto. A volte – dice – si pensa che noi giovani
non siamo capaci di affrontare i
problemi, ma assieme a persone con
esperienza e maturità arriviamo a
delle soluzioni. È come se il Papa ci
dicesse:
siete
pronti per questa
sfida?”.
Sarà, infatti, una
sfida far maturare
tra i giovani il
senso di appartenenza e la cultura
della responsabilità e renderli protagonisti
nei
lavori di preparazione al Sinodo (ci sono ancora due
anni), potrebbe essere la strategia
più funzionale al conseguimento del
traguardo.
“Chissà come si svolgerà di fatto
questo Sinodo?” Si chiede José
Luis del Brasile, “Ma se i giovani
potessero in qualche maniera partecipare di persona sarebbe importante. Penso sia desiderio di tutti
avere voce attiva in questo Sinodo”.
Le aggregazioni giovanili: l’Azione
Cattolica, i Focolarini con il gruppo
Foto L’Osservatore Romano
(www.photo.va) / SIR
“Gen”, i ragazzi di Comunione e
Liberazione, e tutte le componenti
giovanili dei diversi movimenti:
salesiani, francescani, gesuiti,
domenicani, sono tutte chiamate a
indirizzare le riflessioni sulle tematiche emergenti nel contesto sociale
e culturale di questo momento storico particolare.
®
4
Prospettive - 16 ottobre 2016
PRIMOPIANO
Stop utero in affitto: basta! Alla protesta ora segue l’azione!
I desideri non diventino diritti
l di là dei partiti e degli
steccati politici, martedì
4 ottobre nella Sala Nassiriya di Palazzo Madama, a Roma, si è tenuta una
conferenza di denuncia e condanna
dell’utero in affitto, per la prima volta
di portata trasversale.
L’incontro è stato promosso dall’Associazione ProVita Onlus, rappresentata
dal presidente Toni Brandi.
Per la abolizione e la repressione del
turpe mercimonio di donne e bambini,
hanno espresso le loro opinioni le
Senatrici Maria Rizzotti (FI), Laura
Bianconi (NCD), Donatella Mattesini (PD). Sono intervenuti anche la
giornalistaMonica Sargentini del
Corriere della Sera e il direttore di
Avvenire, Marco Tarquinio.
ProVita e le inchieste dei media hanno
denunciato da tempo le agenzie straniere che guadagnano milioni di dollari promuovendo la pratica dell’utero
A
in affitto, che è vietato e punito dalla
legge italiana (l. 40/2004). Ma le agenzie straniere, che si approfittano dell’inerzia dei magistrati e delle autorità,
vengono senza ritegno a cercare clienti in Italia, che per loro rappresenta un
mercato in crescita: già nel 2004, Tarquinio rilevava tale crescita si attestava
su livelli del 1000%.
Toni Brandi ha presentato il DVD
“Breeder, donne di seconda categoria”, che è stato distribuito ai presenti e
che sarà presto disponibile sul sito
www.notizieprovita.it: un documentario che raccoglie le testimonianze
reali delle persone che sono state coinvolte nel turpe mercimonio dell’utero in
affitto, di ciò che hanno subito, delle
conseguenze psicofisiche che si sono
verificate.
ProVita ha lanciato contestualmente
una raccolta firme per presentare alle
autorità una petizione affinché si faccia
valere nel concreto la legge penale
(art.12, comma 6, l. 40/2004) vigente
che punisce l’utero in affitto.
Le Senatrici intervenute hanno ribadito
la necessità di combattere l’ignobile
sfruttamento delle donne e il commercio di bambini sia a livello nazionale,
sia a livello internazionale (Rizzotti).
La legge 40 smantellata da diverse
sentenze, di fatto rende possibile violare impunemente il comma 6 citato:la
volontà del legislatore è stata calpestata. Perciò bisogna rimettere mano a norme più solide, con il coraggio necessa-
CONCORSI
CATANIA
COMUNE DI SAN CONO - Concorso
pubblico, a tempo indeterminato e part time
a 18 ore di N. 1 posto di custode del cimitero, cat. A1, ex art. 4, comma 8, del D.Lvo
n. 101/2013 e art. 30, legge regionale n.
5/2014. Scad. 31 ottobre 2016. Fonte: DIR
N. 70 del 28-09-2016.
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE
RICERCHE - ISTITUTO PER I BENI
ARCHEOLOGICI E MONUMENTALI DI CATANIA- Concorso pubblico,
per titoli e colloquio, per l’assunzione con
contratto di lavoro a tempo determinato, di
N.1 personale con profilo professionale di
collaboratore tecnico enti di ricerca, livello VI, tempo di lavoro part-time al 30%
presso la sede di Catania. Scad. 20 ottobre
2016. Fonte: G.U.R.I. N.75 del 20-092016.
PALERMO
AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO ‘’P.
GIACCONE’’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assegnazione di N.1 borsa di studio, della
durata di mesi 12, eventualmente prorogabile, per laureato in podologia, o titolo equipollente. Scad. 03 novembre 2016. Fonte:
G.U.R.I. N.79 del 04-10-2016.
AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO ‘’P.
GIACCONE’’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la
formazione di N.1 graduatoria riguardante
l’attribuzione d’incarichi per eventuali
supplenze, sostituzioni o assegnazioni
temporanee di personale dirigente medico,
nella disciplina di Ematologia, da assumere con contratto a tempo pieno e determinato in ragione della durata prevista per il
rimpiazzo o per l’avvicendamento del personale medico nella stessa disciplina in servizio presso I’A.O.U.P. Scad. 31 ottobre
2016. Fonte: G.U.R.I. N.78 del 30-092016.
AZIENDA OSPEDALIERA ‘VILLA
SOFIA - CTO’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per la
formulazione di N.1 graduatoria per il
conferimento di incarichi a tempo determinato di dirigente biologo. Scad. 31 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-092016.
AZIENDA OSPEDALIERA ‘VILLA
SOFIA - CTO’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per la
formulazione di N.1 graduatoria per il
conferimento di incarichi a tempo determinato per N.2 dirigenti medici. Scad. 31
ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-092016.
COMUNE DI SANTA FLAVIA - Concorso-Mobilità, per passaggio diretto, per la
copertura di N.1 posto di assistente sociale.
Scad. 29 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70
del 28-09-2016.
COMUNE DI PALERMO - ConcorsoMobilità Esterna, ai sensi dell’art.30, comma 2 bis del D.Lgs 165/01, per la copertura di N.2 posti di Dirigente Contabile. Scad.
29 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 2809-2016.
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE
RICERCHE - ISTITUTO PER I BENI
ARCHEOLOGICI E MONUMENTALI DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per l’assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato, di N.1 personale con profilo professionale di ricercatore, livello III, tempo
di lavoro part-time al 30% presso l’URT di
S. Flavia. Scad. 20 ottobre 2016. Fonte:
G.U.R.I. N.75 del 20-09-2016.
MESSINA
AZIENDAOSPEDALIERA«PAPARDO» DI MESSINA - Bando di Concorso
pubblico, per titoli e colloquio, per la formulazione di N.1 graduatoria per eventuali assunzioni a tempo determinato di dirigente medico disciplina di Oncologia.
Scad. 24 ottobre 2016. Fonte: G.U.R.I.
N.76 del 30-09-2016.
CALTANISSETTA
COMUNE DI GELA - Bando di Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la
copertura di N. 4 posti di istruttore amministrativo, categoria giuridica C, posizione
economica iniziale C.1, ai sensi dell’art. 4,
commi 6 e 7, del D.L. n. 101/2013 convertito, con modificazioni, dalla legge n.
125/2013 e dell’art. 30 della legge regio-
nale n. 5 del 28 gennaio 2014. Scad. 29
ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-092016.
RAGUSA
COMUNE DI RAGUSA - Bando di
Concorso mobilità esterna per la copertura
a tempo pieno ed indeterminato, di N.1
posto di Centralinista non vedente - categoria B1. Scad. 07 novembre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.80 del 07-10-2016
LAVORO IN ITALIA
E ALL’ESTERO
La FONDAZIONE PAOLETTI è un
ente di ricerca iscritto all’anagrafe nazionale delle ricerche del Miur e un’organizzazione accreditata per la formazione e
l’aggiornamento degli insegnanti della
scuola italiana. Nata ad Assisi per volontà
di Patrizio Paoletti, la Fondazione è sensibile alle tematiche dell’educazione e dello
sviluppo, e riunisce attorno a sé un gruppo
di pedagogisti, psicologi, sociologi, ma
anche manager ed imprenditori da tempo
sensibili all’idea di educazione come atto
comunicativo.Attiva nei campi della ricerca, dell’educazione e della didattica, la Fondazione promuove il benessere sociale e i
diritti dell’infanzia. L’educazione e la ricerca sono il centro della sua missione poiché
solo un’attenzione all’infanzia e al processo educativo può produrre un innalzamento della qualità della vita, nell’interesse generale della società. La Fondazione
Paoletti, attiva con programmi di ricerca,
formazione, sostegno sociale e sensibilizzazione in 4 diversi continenti con oltre 20
progetti attivi, è alla costante ricerca di persone appassionate e preparate desiderose di
applicare la loro professionalità nel campo
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rio ad inimicarsi le potenti lobby internazionali che guadagnano dall’utero in affitto (Bianconi). È certamente necessario
anche ripensare agli investimenti per la cura della fertilità e
snellire le pratiche dell’adozione, perché il desiderio di genitorialità è senz’altro legittimo
(Mattesini), ma non può ogni
desiderio trasformarsi in diritto,
né si può consentire di trarre profitto dal corpo proprio o altrui,
secondo i principi fondamentali
dell’etica e i criteri antropologici universalmente riconosciuti
(anche dalle norme internazionali,
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5
Prospettive - 16 ottobre 2016
PRIMOPIANO
PIETRO CRISOLOGO
Solo il cielo conosca le nostre
OPERE DI MISERICORDIA
i Pietro Crisologo,
solo dalle notizie pervenuteci, sappiamo che nacque ad
Imola verso il 380, dove fu battezzato ed educato da Cornelio († 446),
vescovo di quella città, che poi lo
avviò agli studi letterari e giuridici a
Ravenna e a Bologna. Ordinato diacono da Cornelio, Pietro affiancò il
suo vescovo nel ministero pastorale.
Papa Sisto III (+440), nel 425 consacrò Pietro vescovo di Ravenna,
quando la città era capitale dell’Impero romano d’Occidente e sede
metropolitana dell’Emilia e Romagna (Serm. 175), nonché cerniera tra
Occidente e Oriente. Il vescovo Pietro godette della fiducia di papa Leone Magno (+461) e della protezione
dell’imperatrice Galla Placidia
(Serm. 130), figlia di Teodosio e
madre e tutrice dell’imperatore
Valentiniano III. Durante il suo episcopato, Pietro fece la prima chiesa
cristiana a Ravenna, perché la diocesi fino al 378 aveva avuto sede a
Classe. Pietro ebbe una parte importante nelle controversie cristologiche, per le quali fu in corrispondenza epistolare con Teodoreto di Ciro
(431) ed Eutiche (+456), archimandrita di un monastero di Costantinopoli, considerato il fondatore dell’eresia monofisita, secondo la quale
nell’unica persona di Cristo, dopo
l’Incarnazione, c’era una sola natura,
quella divina. Eutiche tentò invano
di avere l’appoggio di Pietro dopo
essere stato condannato dal Sinodo
di Costantinopoli del 448. Pietro fu
soprattutto un oratore e a questa attività deve il soprannome di Crisologo
(dal gr.: parola d’oro), che gli fu
attribuito nel IX sec. La raccolta dei
suoi Sermones, curata da uno dei
suoi successori, il vescovo Felice di
Ravenna (707-717), ne comprendeva 176, a cui molti altri furono poi
aggiunti dai vari editori, fino ad raggiungere il numero di 200 circa. Da
studi recenti risultano autentici 168
Sermones della Collectio Feliciana e
altri 15 di varia provenienza. Sono
omelie generalmente molto brevi, in
parecchi casi forse si tratta di resoconti stenografici o di riassunti, in
maggioranza di argomento esegetico, in cui dall’esposizione si ricavano insegnamenti morali. Pietro Crisologo spiegò in maniera molto efficace il mistero dell’Incarnazione, le
eresie di Ario e di Eutiche e il Credo
apostolico (Serm. 63-66). Ha, inoltre, dedicato una serie di sermoni sul
tempo di Quaresima (1-14; 37-43),
sui miracoli di Cristo (32-36), sui
Salmi (44-46), sul Pater noster (6772), sulla Pasqua (73-84), su san
Giovanni Battista (86-92), sulla
Maddalena (93-96), sulle parabole
(96-99; 121-126;161-172), sulle lettere di san Paolo (108-120), sulle
feste dei Santi (127-138), sull’Avvento e il tempo di Natale (140-160).
Sul suo pensiero e sul suo stile è stato notato l’influsso di Cipriano di
Cartagine (+258), come pure reminiscenze di Prudenzio (+413) e di
Sedulio (V sec.). La documentazione
pervenutaci, è molto preziosa perché
ci fa conoscere la vita culturale e
liturgica di Ravenna del tempo del
D
Dobbiamo fuggire
questa ipocrisia…
perché è schiava
della gloria e non
allevia la verecondia
dei poveri, ma la
accentua, essa ricerca
la pompa vana
della propria lode fra
i gemiti dei miseri,
amplia la propria
reputazione col dolore
dei poveri, diffonde
la propria fama per
la miseria di chi
domanda
vescovo Pietro. Nel suo Sermone sul
Vangelo di san Matteo, Pietro ci
ricorda che solo il cielo deve conoscere la nostra misericordia:
<<Quando fai elemosina, non suonare la tromba davanti a te come
fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e
nelle vie, per essere glorificati dagli
uomini! In verità vi dico: hanno già
ricevuto la loro mercede!>> (Mt
6,2). Avete sentito come il Signore
definisce l’elemosina fatta tra la folla, nelle piazze e ai crocicchi: non è
voluta per sollievo dei poveri, ma
per acquistare il favore degli uomini:
chi fa così, mostra di vendere la propria misericordia, non di donarla.
Dobbiamo fuggire questa ipocrisia… perché è schiava della gloria e
non allevia la verecondia dei poveri,
ma la accentua, essa ricerca la pom-
pa vana della propria lode fra i gemiti dei miseri, amplia la propria reputazione col dolore dei poveri, diffonde la propria fama
per la miseria di chi
domanda. Ma qualcuno dirà: Dunque
tra la folla, nelle
piazze e nei crocicchi
si deve negare misericordia? Non si deve
distribuire cibo? Certo, in ogni luogo e in
ogni tempo bisogna
fare opere buone…;
ma nel modo con cui
ci ha insegnato l’autore della misericordia, che cioè la nostra
misericordia sia nota
non alla terra, ma al
cielo; non presentata
agli uomini, ma a
Dio. Anche nelle
piazze e nei crocicchi
la pietà conserva il
proprio segreto; al
contrario è piazza, è
crocicchio il luogo
segreto in cui l’ipocrita opera non in
segreto. Fratelli, il Signore così
ammonendoci, incolpa l’animo, non
i luoghi; l’intenzione, non le opere;
le brame, non il dono: rimprovera
chi elargisce per la propria fama, non
per la fame del povero; giudica non
dove fai e quanto fai, ma come fai,
perché Dio misura i fatti dal cuore,
non dalle mani; e dall’intenzione,
non dal luogo determina la qualità
delle tue opere. Vuole che la misericordia si compia solo davanti a lui
perché egli solo è rimuneratore e
testimone della misericordia; infatti
egli dice: Ebbi fame, e mi deste da
mangiare (Mt 25,35). Egli vuole che
nei poveri noi doniamo a lui stesso, e
chi vuole che a sé si doni intende
rendersi personalmente debitore del
dono; e chi vuole rendersi personalmente debitore del dono, vuole che
nulla vada perduto per chi dona. Dio
chiede poco, ma renderà molto. Perciò…, se nel povero tu fai un prestito a Dio, non cercare gli uomini quali testimoni: la sua fedeltà non ha
bisogno di arbitri. Colui che nulla dà
senza mediazione diffida della fedeltà di chi riceve; chi non si fida del
debito altrui, fa arrossire di vergogna
il debitore. Perciò, o uomo, se dai a
Dio, da’ in segreto: così quello che
darai non ti sarà di peso, ma di onore. Colui che ti rende ricco viene a te
nel povero, affinché tu non esiti a
rendere a lui quello che hai ricevuto,
avendoti egli gratuitamente concesso
quel che tu possa dare (Pietro Crisologo, Sermoni sul Vangelo di san
Matteo, 11). Pietro Crisologo, che
morì probabilmente il 31 luglio del
451, è venerato come santo dalla
Chiesa, che ne celebra la memoria il
30 luglio; papa Benedetto XIII nel
1729 lo proclamò Dottore della
Chiesa.
Diac. Sebastiano Mangano
Giubileo mariano, “siamo discepoli, ma anche missionari”
Particolarmente solenne è stata la
veglia del Giubileo mariano nei tre
giorni di ottobre in occasione della
festa della Madonna del Rosario.
Nella meditazione pronunciata da
Papa Francesco al termine della recita del S. Rosario, è stata delineata
l’identità del cristiano di oggi. “Siamo discepoli, ma anche missionari e
portatori di Cristo, là dove lui ci
chiede di essere presente”.
L’invito a una vita cristiana “donata”
e a servizio dei fratelli trova motivazione nell’essere stati depositari e
Foto Siciliani-Gennari/SIR
custodi della Grazia del Battesimo e
dei doni dello Spirito.
“Non possiamo rinchiudere il dono
della sua presenza dentro di noi, al
contrario, siamo chiamati a partecipare a tutti il suo amore, la sua tene-
Dio, il mistero rivelato in Gesù
rezza, la sua bontà, la sua misericordia. È la gioia della condivisione che
non si ferma dinanzi a nulla, perché
porta un annuncio di liberazione e di
salvezza”. “Ogni volta che contempliamo un momento, un mistero della vita di Cristo, siamo invitati a
riconoscere in quale modo Dio entra
nella nostra vita, per poi accoglierlo
e seguirlo”.
Le parole del Papa sono penetrate
nel cuore di numerosi fedeli convenuti da ogni parte del mondo, e
membri delle numerose associazioni, confraternite e movimenti che
animano la vita dei santuari mariani.
Le delegazioni mariane presenti hanno rappresentato 40 nazioni, tra cui
“La preghiera
del Rosario è, per molti
aspetti, la sintesi
della storia
della misericordia
di Dio che si trasforma
in storia di salvezza per
quanti si lasciano
plasmare dalla grazia”
Germania, Francia, Belgio, Spagna,
Ungheria, Argentina, Brasile, Costa
Rica, Filippine, Venezuela, Vietnam.
I delegati di 20 santuari d’Italia hanno sfilato in un colorato mosaico di
stendardi e gagliardetti nella suggestiva processione verso la Porta Santa.
Della diocesi di Catania erano presenti i giovani della comunità parrocchiale di Biancavilla con la splendida tela della Madonna dell’Elemosina.
Le parole del Papa sono state d’incoraggiamento e di stimolo per continuare la pratica della recita del Santo Rosario che “non ci allontana dalle preoccupazioni della vita; al con-
trario, ci chiede di incarnarci nella
storia di tutti i giorni per saper
cogliere i segni della presenza di
Cristo in mezzo a noi”.
Gesù “va incontro a tutti nelle varie
necessità della vita”, e Maria “ci
accompagna in questo cammino”
dando testimonianza di fedeltà e di
concreto servizio.
Secondo Papa Francesco, “la preghiera del Rosario è, per molti aspetti, la sintesi della storia della misericordia di Dio che si trasforma in storia di salvezza per quanti si lasciano
plasmare dalla grazia”. “I misteri
che passano dinanzi a noi sono gesti
concreti nei quali si sviluppa l’agire
di Dio nei nostri confronti”.
Meditarne il significato favorisce la
comprensione e la consapevolezza
degli impegni e doveri cristiani verso la società. Essere testimoni dei
valori non è soltanto un auspicio, ma
un dovere.
Maria, ha aggiunto, “è davvero l’Odigitria, la Madre che indica il percorso che siamo chiamati a compiere per essere veri discepoli di Gesù”.
Seguendo la sua traccia, il suo esempio di attenzione, dolcezza, dialogo,
ascolto e preghiera, la vita del cristiano si consolida e intensifica la
fiamma che diventa luce per la
società.
G.A.
6
Prospettive - 16 ottobre 2016
Aspetti e Relazioni all’interno del Presbiterio
Le relazioni
tra Vescovo e
presbiterio, e tra
presbiteri all’interno
del collegio si fondano
sulla base di una “carità
soprannaturale”
(Cd 28); questa carità
è tesa a creare un’unità
di intenti tra Vescovo
e sacerdoti e questo
prima di rendere
fruttuosa la
comunicazione
pastorale...Cercare
intenti Unitari fa parte
della promessa di
ubbidienza che ci ha
fatti Unico presbiterio
PARTE I
1. Introduzione
Tutti i ministri ordinati col secondo
grado dell’Ordine sacro formano per
loro natura l’Unico presbiterio avendo nel proprio Vescovo il principio e
il fondamento dell’Unità nella chiesa
particolare.
Il Vescovo non può fare a meno del
suo presbiterio perché soggetto autorevole di discernimento, di cui deve
avvalersi, dopo l’ascolto saggio e
prudente, per l’esercizio del suo
ministero episcopale, affinché sia
custodita e alimentata l’identità della
sua chiesa particolare e tramite lui, la
comunione col Papa e la Chiesa Cattolica.
Il presbiterio è una realtà multiforme
perché ha diversi aspetti. Ogni presbiterio deve mantenere nelle relazioni necessarie tra confratelli la
finalità dell’Unità che vede nella
persona del Vescovo.
Il presbitero è legato al presbiterio
tutto è grazia e non è la spontanea
volitiva adesione per decisione per-
Il Vescovo fondamento
dell’unità della Chiesa
sonale; come nessuno può assumersi l’Ordine di sua iniziativa o spontanea volontà, così la riceve come
grazia, altrettanto le relazioni fraterne e sacerdotali, che sono anch’esse non
assunte volontariamente,
ma rafforzate perché ricevute come dono dentro
l’Ordine sacro.
Il prete è chiamato a
entrare e far parte del presbiterio, dove segno e
strumento di Unità del
corpo presbiterale è il
Vescovo (Cfr. LG 23; LG
13). È a partire da questa
sacra mentalità che si
fonda la disponibilità a
collaborare col Vescovo
nell’annuncio evangelico,
nella celebrazione dei
sacramenti, nella guida
della comunità.
Vediamo adesso su che cosa si fonda l’Unità presbiterale, unione multiforme perché dotata al contempo
di diversi aspetti:
Martedì 18
• Ore 18.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa in occasione del Giubileo degli operatori
sanitari.
Mercoledì 19
• Ore 9.30 Catania, parrocchia S. Luigi Gonzaga: Visita pastorale.
tà il bene dell’intera comunità diocesana.
Come le corde sono attaccate alla
Cetra, così il presbiterio al suo
Vescovo (Cfr. S. Ignazio d’Ant. Let-
e i presbiteri (Cfr. idem n. 7,1). La
prima unità nel presbiterio sta nelle
relazioni che l’Ordine sacro stabilisce al suo interno, infatti ogni presbitero svolge un compito e in base
ad esso ci sono relazioni coi confratelli e con tutta l’intera comunità. Se
svolge il ministero di parroco, vivrà
con l’immediato rapporto col
clero del proprio vicariato;
vivrà tra parroci e vicari parrocchiali delle relazioni in
chiave pastorale. Lavorando
assieme realizza quell’Unità
d’intenti e di progetti pastorali, scelti e condivisi fraternamente.
Ogni unità di Presbitero è
legata alla pluralità del presbiterio di cui fa parte e non
può farne a meno. L’attività
pastorale a cerchi concentrici
trova attorno al Vescovo tutti
i servizi ministeriali con tutti i
ministri, che a diverso titolo
servono le realtà ecclesiali,
avendo la massima espressione di chiesa, quando celebrano l’Eucaristia nel Giorno del SignoDon Pietro Longo
Vicario episcopale per la Pastorale
(segue a pagina 8
Diverse identità ma un solo credo
ll’inizio di un caldo e
luminoso
autunno,
Catania è tornata a celebrare solennemente e lietamente nella monumentale basilica Cattedrale tre feste
in onore di Sant’Agata, l’amata
Patrona principale della città e dell’arcidiocesi metropolitana.
Dopo la celebre triade festiva del
mese di febbraio e l’altrettanto
famosa bidua festiva del mese di
agosto, la seconda domenica di ottobre, infatti, ormai da diversi anni, le
numerose ed operose comunità Srilankesi della Sicilia Orientale celebrano nel nostro Duomo, splendente
di luci e di fiori, una affollata festa di
Sant’Agata tutta per loro con la partecipazione di un reverendissimo
Vescovo del loro Paese di origine
A
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
• Ore 17.00 Catania, parrocchia S.
Luigi Gonzaga: Visita pastorale.
tera agli Efesini 4,1). Il martire loda
quella chiesa dove i fedeli sono esortati a non far nulla senza il Vescovo
Festa di S. Agata delle comunità srilankesi catanese, messinese, siracusana e calatina
Notizie in breve dal 17 al 23 ottobre
Lunedì 17
• Ore 9.30 Catania, Seminario: presiede il Consiglio presbiterale.
2. L’Unità presbiterale parte dal
sacramento dell’Ordine e ha finali-
Giovedì 20
• Ore 9.30 Arcivescovado: udienze.
Venerdì 21
• Ore 9.30 Catania, parrocchia Sacra
Famiglia: Visita pastorale.
Sabato 22
• Ore 17.30 Catania, parrocchia S.
Luigi Gonzaga: Visita pastorale.
Domenica 23
• Ore 10.0 Catania, parrocchia Natività del Signore: celebra la s. Messa
in occasione dell’apertura della
Visita pastorale.
che dà particolare e significativa
solennità alle celebrazioni liturgiche
agatine dei cristiani cattolici Cingalesi e dei Tamil provenienti non solo
dal vasto hinterland etneo ma anche
dalle comunità cristiane Srilankesi
delle città di Messina, di Siracusa e
di Caltagirone.
Il merito dell’organizzazione di tale
grande evento religioso in onore della santa protomartire e vergine catanese spetta all’Ufficio diocesano per
la pastorale delle Migrazioni, diretto
dal diacono dott. Giuseppe Cannizzo, e alla comunità Srilankese di
Catania, guidata spiritualmente dal
cappellano sac. S. G. Christie Perera.
Le celebrazioni cittadine sono iniziate la sera di sabato 8 ottobre con la
suggestiva processione eucaristica
per piazza Università, via Euplio
Reina e piazza Santa Maria dell’Ogninella. Con la rituale accensione
del Lume tradizionale ha avuto inizio la celebrazione liturgica dei primi vespri domenicali, presieduta da
Mons. Cletus Chandrasiri Perera,
Vescovo della diocesi di Ratnapura,
suffraganea dell’arcidiocesi Colombo, capitale di Ceylon, nella storica
ed artistica chiesa filiale confraternale settecentesca intitolata a Santa
Maria dell’Ogninella, eletta tre secoli fa patrona secondaria della città di
Catania, sede della comunità Srilankese cittadina grazie alla generosa e
fraterna ospitalità del geom. Giovanni Guglielmino, governatore della
confraternita di San Sebastiano Martire e San Michele Arcangelo, al quale è affidata la cura della bella ed originale chiesa la prima ad essere rico-
struita dalle macerie dell’immane
terremoto del 1693 dal canonico
Giovambattista Vaccarini, il geniale
architetto della ricostruzione tardo
barocca della città.
La mattina di domenica 9 ottobre, la
devota processione dei fedeli Cingalesi e Tamil, si è snodata per via
Etnea e piazza Duomo, gremite di
turisti che hanno ammirato l’esotico
corteo religioso e gli splendidi vestiti delle devote donne agatine Srilankesi. I pellegrini immigrati agatini
sono entrati nella basilica Cattedrale
attraverso la Porta Santa della Misericordia, accolti con gioia dal parroco e delegato arcivescovile mons.
Barbaro Scionti.
Nella magnifica chiesa madre dell’arcidiocesi intitolata alla santa
Patrona di Catania, dopo la rituale
accensione del Lume, la solenne
concelebrazione della s. messa della
domenica XXVIII per annum è stata
presieduta dal Vescovo Mons. Chandrasiri con i sacerdoti cappellani delle comunità Srilankesi presenti e
l’asstenza liturgica dei diaconi permanenti addetti alla Pastorale per le
Migrazioni don Giuseppe Cannizzo,
della parrocchia San Leone vescovo,
e don Santo Rizzo, della parrocchia
San Nicolò in Misterbianco, che successivamente si sono tutti intrattenuti in piazza Duomo con i fedeli connazionali con i quali hanno anche
condiviso l’agape fraterna presso lo
storico Oratorio salesiano “San
Filippo Neri”, gli ospitali “Filippini”
di via Teatro Greco.
AB
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Prospettive - 16 ottobre 2016
DIOCESI
Ordine Equestre S. Sepolcro rende onore a “Nostra Signora Maria Regina della Palestina”
I sentieri dell’adempimento
dell’ANTICA PROMESSA
a mattina dell’8 ottobre,
giorno di sabato dedicato ogni settimana del tempo liturgico
tra l’anno alla memoria liturgica di
“Santa Maria in sabato”, la città di
Catania ha avuto l’alto onore di ospitare quest’anno, in coincidenza con
la possibilità di poter lucrare i privilegi spirituali connessi, per ispirata
volontà di Papa Francesco, con l’Anno Santo giubilare straordinario della Misericordia, la solennità liturgica
di Nostra Signora Maria Regina della Palestina -venerata Patrona presso
Dio dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme che gode
della benigna protezione della Sede
Apostolica- deliberata dal Consiglio
di Luogotenenza per l’Italia-Sicilia,
presieduto dal luogotenente S. E. il
cav. gr. cr. prof. Giovanni Russo ed
organizzata dalla sezione catanese
“Card. Salvatore Pappalardo”, diretta dal preside il gr uff. dott. Sergio
Sportelli.
Duecento cavalieri e dame e vari
novizi delle sezioni di Palermo (con
le delegazioni di Agrigento, Caltanissetta, Mazara del Vallo, Trapani),
di Catania (con le delegazioni di
Piazza Armerina e di Caltagirone), di
Messina (con la delegazione di Patti)
e di Siracusa si sono radunati in pellegrinaggio presso la storica basilica
L
Collegiata “Santa Maria dell’Elemosina” o della Misericordia per un
intenso momento penitenziale giubilare di preghiera, guidato dai sacerdoti cavalieri mons. Leone Calambrogio, cerimoniere ecclesiastico
della sezione etnea, e da mons. Barbaro Scionti, amministratore parrocchiale della Collegiata e parrocodelegato arcivescovile per la Cattedrale.
I pellegrini giubilari siciliani hanno
poi sfilato, in solenne corteo liturgico col mantello in abito da cerimonia, al canto delle litanie dei santi per
via Etnea e per piazza Duomo per
fare devoto ingresso rituale nella
Cattedrale di Sant’Agata attraverso
la Porta Santa della Misericordia,
mentre il Grand’Organo della basilica diffondeva possenti note di festosa accoglienza.
Nell’altare del presbiterio maggiore della basilica, illuminata a festa,
hanno concelebrato la s.
messa propria in onore
della Beata Maria Regina della Palestina il gran
priore della Luogotenenza, Sua Eminenza il cardinale cav. gr. cr. Paolo
Romeo, Arcivescovo
emerito di Palermo, ed il
priore della sezione di
Catania, Sua Eccellenza
l’Arcivescovo gr. uff.
mons. Salvatore Gristina, Presidente della Conferenza episcopale siciliana il quale, all’inizio
della solenne liturgia
eucaristica, concelebrata
anche con i sacerdoti
siciliani cavalieri dell’Ordine gerosolimitano del Santo
Sepolcro ed impreziosita dai canti
liturgici in latino gregoriano propri
della “Missa De Angelis”, è stato
molto lieto ed onorato di porgere un
caloroso saluto di benvenuto all’eminentissimo porporato e a tutti i
confratelli e le consorelle di Sicilia
che gremivano con il bianco e il nero
dei loro lunghi mantelli di cerimonia
la monumentale chiesa madre del-
23 ottobre 2016 Giornata Missionaria Mondiale
Il balsamo della misericordia, segno della tenerezza di Dio
el nome della
misericordia” è lo
slogan scelto per celebrare la novantesima Giornata Missionaria Mondiale (GMM). Anche se il Giubileo
straordinario della misericordia volge al termine, il Papa stesso nella
Bolla di indicazione del Giubileo
scrive: «Desidero che gli anni a
venire siano intrisi di misericordia
per andare incontro ad ogni persona,
portando la bontà e la tenerezza di
Dio» (Misericordiae vultus, 5). È in
nome della misericordia che missionari e missionarie vengono inviati
nelle periferie del mondo perché tutti possano scoprire “Dio misericordioso” e a tutti “possa giungere il
balsamo della misericordia come
segno del regno di Dio già presente
in mezzo a noi” (Idem). Non è un
caso che proprio quest’anno, domenica 4 settembre, papa Francesco
abbia presieduto a Roma la canonizzazione di madre Teresa di Calcutta,
che è diventata così, anche ufficialmente, la santa della carità. È la
mancanza di misericordia che genera la sofferenza di tante famiglie che
hanno difficoltà a vivere il quotidiano o quelle dei tanti bambini costretti a vivere senza cibo o a stare lontano dai genitori (pensiamo ai migranti costretti alla fuga per trovare una
speranza, un futuro migliore).
Papa Francesco, nel messaggio per
la Giornata Missionaria Mondiale
2016 ci invita a guardare la missione
ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale. «[…] in forza del
mandato ogni popolo e cultura ha
“N
diritto di ricevere il messaggio di
salvezza che è dono di Dio per tutti.
Ciò è tanto più necessario se consideriamo quante ingiustizie, guerre,
crisi umanitarie oggi attendono una
soluzione. I missionari sanno per
esperienza che il Vangelo del perdono e della misericordia può portare
gioia e riconciliazione, giustizia e
pace. […] Ogni cristiano è invitato a
uscire dalla propria comunità e ad
avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. […] Nell’andare
per le vie del mondo è richiesto ai
discepoli di Gesù quell’amore che
non misura, ma che piuttosto tende
ad avere verso tutti la stessa misura
del Signore.
[…] Al grembo materno rimanda il
termine usato nella Bibbia per dire la
misericordia: quindi all’amore di
una madre verso i figli, quei figli che
lei amerà sempre, in qualsiasi circostanza e qualunque cosa accada, perché sono frutto del suo grembo. È
questo un aspetto essenziale anche
dell’amore che Dio nutre verso tutti
noi suoi figli. […] Segno eloquente
dell’amore materno di Dio è una
considerevole e crescente presenza
femminile nel mondo missionario,
accanto a quella maschile. Le donne,
laiche o consacrate, e oggi anche non
poche famiglie, realizzano la loro
vocazione missionaria in svariate
forme: dall’annuncio diretto del
Vangelo al servizio caritativo.
Accanto all’opera evangelizzatrice e
sacramentale dei missionari, le donne e le famiglie comprendono spesso
più adeguatamente i problemi della
gente e sanno affrontarli in modo
opportuno e talvolta inedito: nel
prendersi cura della vita, con una
spiccata attenzione alle persone più
che alle strutture e mettendo in gioco
ogni risorsa umana e spirituale nel
costruire armonia, relazioni, pace,
solidarietà, dialogo, collaborazione e
fraternità, sia nell’ambito dei rapporti interpersonali, sia in quello più
ampio della vita sociale e culturale,
e, in particolare, della cura dei poveri. […]
Proprio in quest’anno giubilare
ricorre il novantesimo anniversario
della Giornata Missionaria Mondiale, promossa dalla Pontificia Opera
della Propagazione della Fede e
approvata da Pio XI nel 1926. Ritengo pertanto opportuno richiamare
le sapienti indicazioni dei miei
Predecessori, i quali disposero che
a questa Opera andassero destinate tutte le offerte che ogni diocesi,
parrocchia, comunità religiosa,
associazione e movimento ecclesiale, di ogni parte del mondo, potessero raccogliere per soccorrere le
comunità cristiane bisognose di
aiuti e per dar forza all’annuncio
del Vangelo fino agli estremi confini della Terra» (Cfr Papa Francesco, Missaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2016).
®
Giubileo delle Missioni
SABATO 22 OTTOBRE
- CONVEGNO MISSIONARIO, CHE SI TERRÀ PRESSO LA SALA
CONFERENZE DELLE SUORE
BENEDETTINE DI VIA CROCIFERI ALLE ORE 16.30. RELATORE
PADRE GIULIO ALBANESE,
GIORNALISTA E DIRETTORE
DEL MENSILE POPOLI E MISSIONI E PADRE GAETANO ZITO
MODERATORE.
- VEGLIA MISSIONARIA ALLE
19.30 NELLA CHIESA DELLE
BENEDETTINE.
DOMENICA 23 OTTOBRE
- PREGHIERA E PROCESSIONE
DALLA COLLEGIATA ALLA
PORTA SANTA ALLE ORE 10.00.
- SANTA MESSA AL DUOMO
ALLE ORE 11.00
l’antica arcidiocesi etnea.
All’omelìa il cardinale, felice assieme a tutte le sorelle e i fratelli pellegrini della Luogotenenza siciliana di
trovarsi nella chiesa madre della
nobile ed antichissima Chiesa di
Catania, ha esaltato il significato spirituale ed ecclesiale del Giubileo
della Misericordia voluto dal Santo
Padre Francesco fissandone il logo
nella toccante espressione “Misericordiosi come il Padre”, il lungo
periodo postconciliare che ha visto
la Chiesa Cattolica impegnata, interrogata, convocata nell’opera di
evangelizzazione universale promossa dai grandi pontificati del Beato Paolo VI e di San Giovanni Paolo
II nei Sinodi dei vescovi che sono
stati celebrati, la felice intuizione di
Papa Francesco che ha incentrato il
cuore della nuova evangelizzazione
nell’amore misericordioso del Padre.
L’eminentissimo presule ha, inoltre,
focalizzato, alla luce della Sacra
Scrittura, il punto fondamentale di
tutta la storia della salvezza e il principio motore della misericordia del
Padre allorché nella pienezza dei
tempi Dio ha tanto amato il mondo
da mandare il suo Figlio Unigenito
nonché il ruolo provvidenziale di
mediatrice della Vergine Santissima
nell’opera di salvezza dell’umanità
operata dal mistero pasquale della
morte e della resurrezione del Figlio
di Dio. Tutta la storia biblica della
salvezza, infatti, parla di questa sollecitudine di Dio verso il mondo; il
Dio dei profeti e dei giudici ha
accompagnato il popolo eletto nel
cammino terreno verso la Patria eterna.
La profonda riflessione del porporato ha toccato il tema assai caro
all’Ordine dell’amore verso la Terra
dove il nostro Salvatore nacque, visse, morì, risorse ed ascese al cielo,
della fraterna necessità di sostenere
il popolo di Palestina e la Chiesa
Cattolica in Terra Santa dove visse il
Redentore e dell’affetto filiale verso
la Madre di Dio, Maria di Nazareth.
Il prossimo grande evento che vedrà
impegnata la Luogotenenza dell’Italia Sicilia, dal 29 ottobre al 5 novembre, sarà il pellegrinaggio giubilare
siculo in Terra Santa, dove i pellegrini gerosolimitani di Sicilia avranno
la gioia e l’onore di incontrare in
udienza privata Sua Beatitudine
l’Arcivescovo italiano mons. fra’
Pierbattista Pizzaballa, dell’Ordine
dei Frati Minori, novello Amministratore Apostolico del Patriarcato
Latino di Gerusalemme e già Custode di Terra Santa.
Da uno scritto del presule francescano riportiamo il seguente pensiero
che farà da viatico al prossimo pellegrinaggio: “La tensione è sempre
quella di interrogarsi sulla persona di
Gesù. Perché questi luoghi ci devono
rimandare a Lui. Nazareth, Betlemme, Cafarnao e Gerusalemme invitano anche a interrogarci su quel Gesù
che qui compì i suoi passi e sulla
Chiesa che in questi luoghi celebra e
ricorda ogni volta un momento particolare delle sua vita”.
Antonino Blandini
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Prospettive - 16 ottobre 2016
DIOCESI
(continua da pag.)
,/9(6&292
re e in questo c’è piena espressione e
manifestazione della Chiesa. L’Eucaristia è radice e forma espressiva
più adeguata per dimostrare ciò che
significa l’Unità nel concerto della
pluralità. Attenzione! Nella chiesa
comunione, al centro, non c’è il
Vescovo ma l’Eucaristia, strettamente legata al Vescovo che presiede un
presbiterio per il bene della comunità ecclesiale. Il Vescovo non ha la
centralità nella comunità ecclesiale
né la sintesi dei ministeri, ma presiede celebrando, tenendo conto di avere il compito-servizio del Ministero
della sintesi, per tutti i doni, i carismi, i ministeri ecc… Per questo il
Pastore Erma condanna divisioni,
rivalità all’interno del presbiterio
perché rovinano la chiesa e mettono
in serio pericolo la propria salvezza
eterna (Cfr. Visione 3, 9, 7-9).
Quando un presbitero s’impegna
totalmente nella corresponsabilità,
serve l’Unità della chiesa e ne salva
la comunione intraecclesiale. La
mancata realizzazione del ministero
pastorale a diverso titolo può “rovinare” i fedeli nella chiesa e si espone
alla perdita personale della salvezza
eterna.
Ogni presbiterio trova nella comunione ecclesiale la dimensione e il
suo contesto come propria spiritualità, e questo va oltre e supera un presbiterio funzionale, efficiente, tecnico, organizzativo ecc…
Il presbiterio in verità è un Mysterium; è una realtà soprannaturale,
perché la sua radice è l’Ordine sacro
(Cfr. Pastores dabo vobis n. 74).
Il presbitero nel suo contesto presbiterale trova intima connessione tra la
comunione ecclesiale e l’Ordine
sacro; e in questa duplice fonte
sinergica che si struttura essenzialmente una relazione: comunione
ecclesiale e Ordine sacro.
L’Eucaristia inserisce sacramentalmente nell’Unità col Vescovo e col
presbiterio, patto e alleanza d’amore,
si rinnovano ogni giorno sull’altare
dove solo nella comunione col
Vescovo e col presbiterio, rinnoviamo la nostra Consacrazione nell’Ordine sacro e sotto l’obbedienza del
“Fate questo in memoria di me” (Cfr.
Lc 22, 19-20).
Il ministero ordinato affonda le sue
radici nella forma comunitaria e plurale e per questo può essere svolto,
non da singoli sacerdoti, ma solo
come opera collettiva (Cfr. Pastores
dabo vobis, nn. 12, 17).
Il presbiterio è relazione tra la comunione e l’ordine sacro. La chiesa in
Cristo è vista come sacramento,
segno e strumento dell’intima unione degli uomini con Dio e degli
uomini tra loro (Cfr. Lg. 1).
L’Ordinazione mette il presbitero in
relazione col Vescovo e col presbiterio e con questo forma il collegio
presbiterale per condividere la missione apostolica nella diocesi e col
popolo affidato.
3. Il Presbiterio e i suoi diversi
aspetti.
Il senso della relazione collegiale
all’interno del presbiterio è di tipo
teologico, sacramentale, spirituale e
pastorale.
La relazione fra Vescovo e presbiteri
la troviamo nel Concilio: “Il Vescovo
è assistito dai presbiteri” (Lg 21).
“L’eucaristia presieduta dal Vescovo, circondato dal suo presbiterio”
(Sc 41). “I presbiteri sono i saggi
collaboratori dell’ordine episcopale” (Lg 28). “Sono congiunti al
Vescovo per l’amore sacerdotale e in
virtù del sacramento dell’ordine”
(Po 5). “Rendono presente il Vescovo
nelle comunità locali e costituiscono
col loro Vescovo un Unico presbiterio” (Ag 19). “Costituiscono un solo
presbiterio e una sola famiglia di cui
il Vescovo è padre”(Cd 28). “Il
Vescovo tratta i suoi presbiteri come
figli e amici” (Lg 28).
Per tutto questo le relazioni tra
Vescovo e presbiterio, e tra presbiteri all’interno del collegio si fondano
sulla base di una “carità soprannaturale” (Cd 28); questa carità è tesa a
creare un’unità di intenti tra Vescovo
e sacerdoti e questo prima di rendere
fruttuosa la comunicazione pastorale. È una relazione convergente col
Vescovo, collaterale con i presbiteri.
Cercare intenti Unitari fa parte della
promessa di ubbidienza che ci ha fatti Unico presbiterio. L’Unità d’intenti è la ricerca della volontà di Dio, è
discernimento di quanto lo Spirito e
la Parola suggeriscono alla chiesa
per l’annuncio del Vangelo, coinvolgendo tutto il popolo di Dio con
incontri, assemblee, confronto, partecipazione dei Consigli di Partecipazione laicale ecc…
Le relazioni umane, fraterne, sacramentali e teologiche sono così legate
da “vincoli di carità apostolica, di
ministero e di fraternità” e questo
per rendere consapevoli, Vescovo e
presbiteri, che stanno “esercitando
l’Unico ministero sacerdotale a
favore degli uomini”. (Po 14).
All’Unico presbiterio è affidata “in
solidum” la pastorale dell’intera diocesi, e ogni prete deve sentirsi partecipe e responsabile in tutto, “del
bene spirituale della diocesi” (Cd
28). A questo bene
debbono tendere gli
sforzi, le preghiere
e i sacrifici di tutti i
preti. Non debbono
anteporre niente e
nessuno per il raggiungimento
di
questo bene, neanche la loro stessa
vita, neanche se
stessi. Non importa
dove ciascuno opera, ma deve sentirsi
parte di un insieme:
il Presbiterio.
Il popolo di Dio ha
diritto di questo
esempio di Carità
Pastorale Presbiterale e il presbiterio deve saper offrire l’Unità che lega il singolo prete
all’Unico presbiterio (Cfr. Cd 30).
Il popolo di Dio fatto dalla maggioranza dei fedeli è desideroso di vedere dimostrazioni di amicizia, di riposo e distensione tra presbiteri; il praticare una certa comunione, prendere
un posto assieme, essere accolti e
accogliere esercitando l’ospitalità tra
preti, dalla visita a sacerdoti anziani,
in quiescenza, solidarietà verso persone e sacerdoti in disagio ecc…
(Cfr. PO 8). Il Canone 278 incoraggia “le associazioni” di presbiteri
che si offrono un aiuto per progredire insieme nella vita spirituale, intellettuale, nel cammino di santità e
nell’esercizio della carità pastorale.
Solo così l’unità presbiterale diventa
autentica, appartenenza affettiva, per
la quale tutti i presbiteri si trattano
con amore vicendevole come “veri
fratelli e amici” (PO 8). Luogo del
presbiterio non è la parrocchia, il
seminario, la rettoria, l’ufficio, la
scuola ecc…, ma il presbiterio. Ogni
luogo è relazionale col Vescovo, il
presbiterio, il popolo di Dio.
Sommarietto: La consacrazione
pone il presbitero in rapporto relazionale con Cristo, Capo e Pastore,
la missione o l’esercizio del ministero sacerdotale lo pone in contatto
relazionale con la chiesa; ma è nell’Unico presbiterio che il singolo
prete non cade nella tentazione della
autoreferenzialità, della solitudine e
dello scoraggiamento. In esso si percepisce appartenente a Cristo e alla
chiesa, con il servizio e l’impegno
della Carità pastorale.
bene l’identità del duplice modo
relazionale che lo identifica: “Per
voi sono Vescovo, con voi sono Cristiano” (Discorso 340, 1: PDV nn.
16; 20). La consacrazione pone il
presbitero in rapporto relazionale
con Cristo, Capo e Pastore, la missione o l’esercizio del ministero
sacerdotale lo pone in contatto relazionale con la chiesa; ma è nell’Unico presbiterio che il singolo prete
non cade nella tentazione della autoreferenzialità, della solitudine e dello scoraggiamento. In esso si percepisce appartenente a Cristo e alla
chiesa, con il servizio e l’impegno
della Carità pastorale.
4.2. Dal Presbiterio e nel Presbiterio s’impara l’identità con:
- L’accoglienza della testimonianza
di giovani, di adulti e maturi presbiteri dediti al servizio di Dio, dei fratelli e dei poveri.
- Trovando momenti conviviali per
realizzare fecondo scambio interpersonale, tra generazioni di sacerdoti .
- Dando il proprio contributo culturale, teologico, per elevare il tono
spirituale dell’intero presbiterio.
- Esercitando il proprio ministero
nella fedeltà e privilegiando umiltà e
discrezione senza cercare visibilità o
protagonismi, apparente e passerelle
o carrierismi.
- Condividendo con i confratelli di
vicariato gioie e difficoltà del lavoro
parrocchiale, pastorale o di settori e
commissioni; il lavoro quotidiano,
condividendo tempi di riposo e di
svago, sostituire confratelli ecc…
- Offrendo e ricevendo sostegno per
un equilibrato sviluppo della propria
e altrui personalità sacerdotale, in
ordine ai valori umani e spirituali.
4. I luoghi della Relazione.
Intendiamo come luogo non lo spazio-materiale, ma luogo come relazione intersoggettiva e dal tempo
che impegniamo e condividiamo con
tutti i fratelli e le persone che incontriamo o serviamo.
4.1. Luogo relazionale per il presbitero è il Presbiterio
Dentro il Presbiterio si riconosce, si
5. Presbiterio: luogo relazionale per
il ministero Pastorale.
Il presbitero pur avendo l’ineliminabile responsabilità individuale, resta
sempre inserito nel contesto comunitario del Presbiterio (PDV 17).
- Il ministero ordinato ha una radicale “Forma comunitaria” e qualsiasi
incarico può essere assolto solo
come “opera collettiva”.
- Il ministero sacerdotale, sia secolare che dei religiosi, si esercita per la
stessa causa: l’edificazione del corpo
di Cristo e si arricchisce di molteplici funzioni, nuovi adattamenti, che
non sostituiscono il sacerdozio battesimale di tutto il popolo, ma aiutano
i fedeli a esercitarlo con fedeltà e
rinsalda e si vive la propria identità
sacerdotale. L’uguaglianza sostanziale di battezzati e ordinati che ci fa
essere presbiterio implica condivisione e pari dignità di figli di Dio
con tutti i battezzati (Chiesa); in forza dell’Ordine specificazione e differenziazione nel compito e nella
responsabilità del corpo di Cristo
(Eucaristia). S. Agostino riassume
pienezza (PDV 17).
- Il Triplice ministero d’insegnare,
santificare e governare, sono espressione della sacra potestà che troviamo nel ministero collegiale dei
Vescovi uniti a Pietro (Lg 28, Po 47, PFV 26). L’esercizio dei “Tria
munera” non si può esercitare da
parte dei presbiteri, diversamente da
come stabilito e individualmente o
isolatamente, o peggio ancora a
nome proprio, ma va condotto ed
esercitato sinergicamente e in comunione col Vescovo.
- Il presbiterio Unito al proprio
Vescovo è il luogo in cui si partecipa
e si esercita in pienezza a tutti gli
uffici propri del ministero ordinato:
l’esercizio dell’annuncio della Parola, della Celebrazione del Culto divino, e la guida della comunità.
- Dai tre uffici sorge ogni attività,
ogni iniziativa, ogni opera detta
pastorale come azione di tutta la
Nella chiesa
comunionale troviamo
l’Eucaristia presieduta
dal Vescovo e
concelebrata con il
presbiterio e il popolo
di Dio. Dall’Eucaristia
prende l’avvio lo
slancio missionario
dentro la chiesa, nel
territorio circostante,
alle genti che ancora
non conoscono Gesù
Cristo (cfr. Ag. n. 39)
chiesa e suo scopo è quello di santificarla sempre.
6. Presbiterio: luogo relazione dove
matura la Missionarietà.
Comprendendo l’Unità (Presbiterio)= “Plurale” (presbiteri) come i
Cerchi concentrici dei diversi ministeri convergenti e coordinati dal
Vescovo nella chiesa, si capisce molto bene ed è naturale che ogni Missione (ad intra, ad extra e ad Gentes),
si pensi a partire da un Centro propulsore. Nella chiesa comunionale
troviamo l’Eucaristia presieduta dal
Vescovo e concelebrata con il presbiterio e il popolo di Dio. Dall’Eucaristia prende l’avvio lo slancio
missionario dentro la chiesa, nel territorio circostante, alle genti
che ancora non conoscono
Gesù Cristo (cfr. Ag. n. 39).
- Il missionario c’è perché
c’è una chiesa che manda in
missione. Lui non è scappato, ma va su mandato di una
chiesa che lo sostiene e che
sta alle sue spalle, affinché
s’impianti lì dove non c’è
l’Unica chiesa di Cristo
(Cfr. Ag 1-5).
- L’annuncio missionario
s’identifica con tutta la chiesa, con tutto il Popolo di Dio
e dei Pastori (Cfr. Ag. n. 3542).
I presbiteri desteranno e
conserveranno nei fedeli lo
zelo per l’evangelizzazione
nel mondo: con la catechesi e la predicazione sul dovere che ha la chiesa
di annunciare Cristo alle genti; insegnino a pregare per le missioni e non
si vergognino di chiedere elemosine,
facendosi quasi mendicanti per il
Cristo e la salvezza delle anime (Cfr.
Ag. n. 39).
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Prospettive - 16 ottobre 2016
DIOCESI
Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia – Ufficio Catechistico Diocesano
e provate a chiedere a
un genitore a chi dedica volentieri il proprio tempo, chi lo
fa sorridere dolcemente, magari
mentre il suo sguardo è perso nel
vuoto, sicuramente vi dirà: mio
figlio. Sì, perché quando la coppia
genera la vita, non ha altra preoccupazione se non quella di assolvere
perfettamente ad un compito che
nessuno è in grado di spiegare sin
nei minimi dettagli, di indicarne le
scelte e le soluzioni più opportune.
Il “mestiere di genitore” si apprende, giorno dopo giorno, direttamente sul campo. È un cammino di crescita che non ha mai fine, fatto di
tappe, cadute e riprese più o meno
dolorose. È probabilmente l’esperienza più traumatica, ma al tempo
stesso più affascinante che un uomo
possa compiere nella sua vita. Certamente non da solo! Il più delle
volte accade di dimenticare la persona che Dio ci ha posto accanto
per ricreare, umanamente, quella
relazione d’amore presente nella
Trinità e che tutto infiamma di
perenne Amore. “Diventando genitori, si diventa più sposi” è stato
infatti il tema conduttore dell’incontro di avvio della Scuola alla
Genitorialità nella fede e nell’amore, tenutosi il 1° ottobre scorso
presso la Casa degli Esercizi Spirituali dei Padri Passionisti di Mascalucia dinanzi ad un significativo ed
inaspettato numero di partecipanti
(circa 180 persone) e di ben 85
bambini che, guidati dagli animatori di Animatema, hanno sviluppato,
attraverso giochi e disegni, una
riflessione sulla famiglia e l’importanza dell’educazione. La Scuola
alla Genitorialità è un percorso in
otto incontri, da ottobre a maggio,
S
Don Salvatore Bucolo, Rosetta
e Giorgio Amantia
e l’Equipe dell’UPF
Bonetti – è crescita nell’amore, nella misura in cui il genitore riesce a
dare tutto di sé. È l’“essere” del
genitore che fa concreto il figlio. È
la presenza della relazione, della
reciprocità fra i coniugi, è il modo
in cui si sta accanto che genera
all’amore». Nonostante il limite
della condizione umana, «la ricerca
del ‘perché’ e del ‘per chi’, iscritti
nel nostro animo, sono ‘pro-vocazione’ ad un incontro, rivelano l’invito ad una relazione personale con
qualcuno che è ‘segno’, sacramento
di Qualcuno. Questo è il ‘paradigma nuziale’: l’amore infinito ha un
nome, è Persona che ci invita alla
relazione con Lui». Se l’uomo non
si riconosce né un’origine né un
fine, se il desiderio d’amore che ha
iscritto nel suo cuore diventa narcisistico, egli si ripiega su se stesso
fino a morirne. Invece «la genitorialità ‘in-voca’, chiama in/a sé, la
riscoperta del Principio da cui ‘proviene’», così come «la madre che
accoglie la vita in sé, lascia spazio
nel suo corpo ad un ‘altro da sé’, lo
ospita donandogli la sua stessa vita,
lo ama nella libertà di non trattenerlo». Il figlio nato chiede di «entrare
in un nuovo ‘utero’, quello della
relazione e dell’unità dei genitori.
Se questa relazione è sana, si sviluppa nei figli la bellezza del
dono». Dopo aver indicato alcune
vie per incarnare nel quotidiano
l’essere sposi e genitori, Mons.
Bonetti conclude il suo intervento
citando il n. 16 della Lettera alle
Famiglie di San Giovanni Paolo II
in cui ci si interroga sull’educazione. Per rispondere a tale domanda il
Santo Padre ricorda due verità fondamentali: «la prima è che l’uomo è
chiamato a vivere nella verità e nell’amore; la seconda è che ogni
uomo si realizza attraverso il dono
sincero di sé». Da qui il “noi” dei
genitori si accresce con la generazione e l’educazione, divenendo il
“noi” della famiglia. Essi, attraverso l’opera educativa, diventano partecipi della paterna e materna pedagogia divina. «La Chiesa desidera
educare soprattutto attraverso la
famiglia, a ciò abilitata dal sacramento del matrimonio. […] Nell’amore trova sostegno e senso definitivo l’intero processo educativo,
che si colloca pienamente nell’orizzonte della ‘civiltà dell’amore’; da
essa dipende e, in gran misura, contribuisce a costruirla».
Don Gaetano Sciuto
e l’Equipe dell’UCD
Giuseppe Magrì
e Mariella Chiantello
Diventando genitori
si diventa più SPOSI
per genitori che desiderano migliorare la loro identità genitoriale e la
loro missione educativa da mettere
a servizio della comunità cristiana;
per catechisti che intendono formarsi per avviare, nelle loro realtà parrocchiali, una catechesi per e con la
famiglia; per sacerdoti, consacrati e
diaconi che, attraverso una formazione teologico-pastorale, possano
riconoscere alla famiglia il ruolo di
prima educatrice dei figli alla fede e
all’amore. Grazie al sostegno e
all’incoraggiamento dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Salvatore
Gristina, le équipes degli Uffici
Diocesani per la Pastorale della
Famiglia e Catechistico hanno lavorato alacremente al progetto, avendo come obiettivo primario un
“cambio di mentalità”, che possa
auspicare, in futuro, la collaborazione dei catechisti con gli operatori di pastorale familiare nei percorsi
di iniziazione cristiana, da rivolgere
non più solo ai bambini, ma principalmente ai loro genitori in un cammino di riscoperta della fede e della
loro originaria vocazione educativa
all’amore. Dopo gli interventi introduttivi di Padre Gaetano Sciuto,
direttore dell’Ufficio Catechistico
diocesano e Padre Salvatore Bucolo, direttore dell’Ufficio per la
Pastorale Familiare di Catania, il
relatore Mons. Renzo Bonetti, già
direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Famiglia della Conferenza
Episcopale Italiana, nonché consultore del Pontificio Consiglio per la
famiglia, e attualmente Presidente
missione educativa che gli sposi
hanno come genitori”, per rinsaldare l’unità coniugale e creare in tal
modo in famiglia un “microclima
spirituale trinitario” dove possa ger-
della Fondazione “Famiglia Dono
Grande” (www.misterogrande.org),
ha invitato le coppie presenti a considerare questo incontro come
un’occasione per fare il “tagliando
di coppia”, per “riscoprire la bellezza e la grandezza dei doni ricevuti
nel matrimonio, per poter crescere e
migliorare l’originaria e specifica
mogliare l’amore. «L’uomo nasce
da una comunione fra uomo e donna e cresce in una comunione all’interno della famiglia e della Chiesa.
Non si può accompagnare un figlio
che corre, rimanendo seduti. È
necessario crescere come coppia,
recuperare uno sguardo di fede. La
crescita dei figli – continua Mons.
Scuola Diocesana alla Genitorialità
arissimi fratelli e sorelle nel Signore Risorto,
rispondendo all’appello di Papa
Francesco nell’Amoris laetitia di
“rafforzare l’educazione dei figli”,
come Uffici Diocesani per la Pastorale Familiare e Catechistico, per il
nuovo anno pastorale 2016-2017,
desideriamo proporvi una vera e propria Scuola Diocesana alla Genitorialità nella fede e nell’amore, per
offrire un’opportunità di formazione,
di approfondimento e di riflessione
sul grande tema dell’educazione dei
figli alla fede e all’amore nella fami-
C
I prossimi appuntamenti
29 ottobre 2016. - Autorità e autorevolezza genitoriale: lo stile autentico
dei genitori (Dott. Carmelo Impera, Psicologo, Psicoterapeuta, Pedagogista
e Giudice Onorario);
26 novembre 2016. - Essere padri e madri: corresponsabilità e diversità
nell’educazione integrale dei figli (P. Josè Granados, Vice-Preside e Docente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma);
21 gennaio 2017. - La Famiglia: grembo originario della vita e del dono della vita nuova in Cristo nella Chiesa (Diac. Giovanni Garufi, vicedirettore dell’Ufficio Catechistico Diocesano di Messina e docente Studio Teologico S.
Tommaso di Messina);
18 febbraio 2017. - Educare al maschile e al femminile: affettività e identità sessuata nel bambino (Dott.ssa Piera Di Maria, Ginecologa, Sessuologa e Insegnante dei Metodi Naturali per la Regolazione della Fertilità);
25 marzo 2017. - Parole e gesti intimamente connessi: dal parlare dei genitori alla Parola di Dio (Don Antonino La Manna, biblista);
22 aprile 2017. - Piccoli ma cresceranno: le basi per un’adolescenza autentica (Dott. Saverio Sgroi, Educatore, Giornalista Pubblicista);
27 maggio 2017. - Il dubbio religioso dei figli per una scelta di fede personalizzata (Don Nello Dell’Agli, Psicoterapeuta e Docente della Facoltà Teologica di Sicilia);
glia e nella Chiesa. Tale iniziativa è
indirizzata a genitori, catechisti, educatori, insegnanti, sacerdoti, consacrati, diaconi, seminaristi, e quanti
hanno a cuore la grande missione e,
al tempo stesso, l’avventura di EDUCARE, consapevoli che la difficoltà
costituisce una sfida e, se accolta,
essa diviene pienezza di vita. Vi chiediamo, pertanto, di prestare attenzione a tale iniziativa e di farvi portavoce presso le vostre comunità al fine di
sensibilizzare quanti sono impegnati
e interessati in tale ambito.
Gli incontri avranno luogo presso la
Casa degli Esercizi Spirituali dei
Padri Passionisti, Via Del Bosco, 1
Mascalucia - Catania
Sul sito www.diocesi.catania.it trovate la brochure con tutte le informazioni che riguardano il programma,
l’iscrizione e tutto il resto.
Un abbraccio in Cristo
Donati fegato e reni di donatrice 57enne
ra tornata in Sicilia per
accudire la mamma
malata, ma si è trovata a compiere un
gesto d’amore ancora più grande:
donare gli organi.
La signora Rosina Patti, 57 anni,
residente a Cittadella in provincia di
Padova, da un po’ di tempo era rientrata a Biancavilla, in provincia di
Catania, dove vive la madre anziana.
Martedì mattina, però, è stata colpita
da un’emorragia cerebrale, in seguito alla quale è stata ricoverata nel
reparto di Anestesia e Rianimazione
dell’ospedale Cannizzaro di Catania,
dove dopo qualche giorno i medici
hanno constatato la morte cerebrale.
Casalinga, la signora Patti lascia un
marito e tre figli. Sono stati loro a
dare ai medici il consenso al prelie-
E
vo degli organi: «Nostra madre era
una donna di cuore. Era convinta che
è giusto donare, quindi – dicono i
figli – abbiamo compiuto la sua
volontà. Per noi è un conforto sapere
che qualcosa di lei continua a vivere
in altre persone, che così si sono salvate o possono avere una vita
migliore».
Concluso il periodo di osservazione,
l’intervento è stato eseguito ed è
durato alcune ore. Oltre al personale
dell’ospedale Cannizzaro, che ha
gestito la procedura, è intervenuta
un’équipe dell’Ismett, che ha eseguito il prelievo di fegato e reni e trasportato gli organi a Palermo.
Lo stesso Ismett, qualche settimana
fa, all’ospedale Cannizzaro aveva
prelevato il fegato di un donatore
molto anziano.
Orazio Vecchio
10
Prospettive - 11 settembre 2016
DIOCESI
Riflessioni sul Vangelo
LA PREGHIERA
XXIX DOM T.O. / C - Es 17,8-13; Sal 120/1211-8; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8
La preghiera - insieme alla riflessione e
alla contemplazione - è il modo di mettersi
in contatto con Dio per tutti i bisogni, le
necessità, le urgenze che abbiamo e per
tutto questo dobbiamo stare uniti col
Padre nostro che è nei cieli. Israele ha
bisogno di vincere la battaglia contro il re
Amalek. Israele è assetato perché a Refidim, dove è accampato, non c’è acqua e
soffre insieme a tutto il bestiame. Viene
attaccato da Amalek, deve difendersi.
Mosè insieme ad Aronne e Cur, che gli
tengono le mani verso l’alto, prega; ma
quando le sue mani si abbassano Israele
perde e quando stanno in alto vince. Il
redattore nel suo intento vuole sottolineare la necessità della preghiera perché l’uomo deve essere unito sempre a Dio. Il cristiano, come ogni uomo, è soggetto a qualsiasi tentazione. Paolo scrivendo a Timoteo gli raccomanda di stare “saldo in quello che ha imparato e che crede fermamen-
te. Conosce, infatti, i suoi maestri e le
Scritture fin dall’infanzia. Maestre erano
state la nonna Loide e la madre Eunice e
le sacre Scritture. Egli ricorda che tutta
la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile
per insegnare, convincere, correggere ed
educare nella giustizia, perché l’uomo di
Dio sia completo e ben preparato per ogni
opera buona . Questa parola deve essere
annunciata e Timoteo deve fare di tutto
ad insistere sia nel momento opportuno
sia in quello inopportuno; deve ammonire,
rimproverare, esortare con ogni magnanimità e insegnamento. La motivazione di
tutto questo è il desiderio di Paolo che
l’uomo stia vicino a Dio e viva con Lui.
Gesù nel brano del vangelo di Luca ribadisce, parlando della necessità di pregare,
che bisogna farlo “sempre senza stancarsi
mai” e agire come la vedova che insiste
per avere giustizia finché non l’abbia avuta. Oggi se questo non avviene è a causa
della mancanza di fede dei cristiani e per
ciò Gesù si pone la domanda inquietante:
“Ma il figlio dell’uomo, quando verrà,
troverà la fede sulla terra?” Questo interrogativo è inquietante e ci deve indurre a
metterci in questionez.
Leone Calambrogio
Lettere di Giacomo in briciole
Le esortazioni finali Gc 5,12-20
“Soprattutto non giurate, fratelli, non giurate né
per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro
giuramento. Ma il vostro “sì” sia sì e il vostro
“no” sia no, per non incorrere nella condanna”.
In questo Giacomo si mostra drastico perché ripete tre volte di non giurare. Esorta poi a pregare
chi è nel dolore e a cantare chi è nella gioia. Chi
invece è malato chiami presso di sé i presbiteri
della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo
con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta
con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e
se ha commesso peccati, gli saranno perdonati.
Concludendo esorta: “Confessate perciò i vostri
peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli
altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto”. Egli porta come
esempio Elia che pregò intensamente il Signore
prima perché non piovesse e poi perché piovesse
ed il Signore lo ha esaudito. Ultima raccomandazione: ricondurre i peccatori; ricondurli sulla retta via significa salvare il peccatore dalla morte e
coprire una moltitudine di peccati.
L.C.
La preghiera è il respiro della fede, un canale aperto in cui scorre l’ossigeno di Dio
Pregare
Disse una parabola sulla necessità di
pregare sempre senza stancarsi mai.
Il pericolo che minaccia la preghiera è
quello della stanchezza: qualche volta,
spesso pregare stanca, anche Dio può
stancare.
È la stanchezza di scommettere sempre
sull’invisibile, del grido che non ha
risposta, quella che avrebbe potuto
fiaccare la vedova della parabola, alla
quale lei non cede.
Gesù ha una predilezione particolare
per le donne sole che rappresentano
l’intera categoria biblica dei senza difesa, vedove orfani poveri, i suoi prediletti, che egli prende in carico e ne fa il
collaudo, il laboratorio di un mondo
nuovo.
Così di questa donna sola: c’era un giudice corrotto in una città, una vedova si
recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi giustizia contro il mio avversario! Che bella figura, forte e dignitosa, che nessuna sconfitta abbatte, fragile e indomita, maestra di preghiera:
ogni giorno bussa a quella porta chiusa.
Come lei, anche noi: quante preghiere
sono volate via senza portare una risposta! Ma allora, Dio esaudisce o no le
nostre preghiere? «Dio esaudisce sempre: non le nostre richieste, le sue promesse» (Bonhoeffer). E il Vangelo ne
trabocca: sono venuto perché abbiate la
vita in pienezza, non vi lascerò orfani,
sarò con voi tutti i giorni fino alla fine
del tempo, il Padre sa di cosa avete
bisogno.
Con l’immagine della vedova mai arresa Gesù vuole sostenere la nostra fiducia: Se un giudice, che è in tutto all’opposto di Dio, alla fine ascolta, Dio non
farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui, prontamente? Ritorniamo
La preghiera è il respiro della vita
alla Parola di Dio.
Relazioni
Viene spontaneo volgere l’attenzione al
legame che deriva tra cristiani ed ebrei,
un legame che non dovrebbe mai essere dimenticato. Agli ebrei, il Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: siete i
«nostri “fratelli prediletti” nella fede di
Abramo, nostro patriarca». Certo, queste affermazioni non significano
misconoscimento delle rotture affermate nel Nuovo Testamento nei confronti delle
istituzioni dell’Antico
Testamento e meno ancora dell’adempimento delle
Scritture nel mistero di
Gesù Cristo, riconosciuto
Messia e Figlio di Dio.
Tuttavia, questa differenza profonda e radicale non
implica affatto ostilità
reciproca. L’esempio di
san Paolo dimostra, al
contrario, che «un atteggiamento di rispetto, di
stima e di amore per il
popolo ebraico è il solo
atteggiamento veramente
cristiano in questa situazione che fa misteriosamente parte del disegno,
totalmente positivo, di
Dio». San Paolo, infatti,
afferma che gli Ebrei
«quanto alla scelta di Dio,
essi sono amati, a causa
dei padri, infatti i doni e la
chiamata di Dio sono irrevocabili!» .
San Paolo usa la bella immagine dell’albero di olivo per descrivere le relazioni molto strette tra cristiani ed ebrei:
la Chiesa dei Gentili è come un germoglio di olivo selvatico, innestato nell’albero di olivo buono che è il popolo
dell’Alleanza .
Traiamo il nostro nutrimento dalle
medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avu-
to un rapporto teso, ma che adesso sono
fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura. Ebbe a
dire ancora il Papa Giovanni Paolo II:
«Abbiamo molto in comune. Insieme
possiamo fare molto per la pace, per la
giustizia e per un mondo più fraterno e
più umano».
La Chiesa desidera riaffermare quanto
prezioso sia il dialogo con gli ebrei. È
bene che dove se ne veda l’opportunità
si creino possibilità anche pubbliche di incontro e confronto
che favoriscano l’incremento
della conoscenza reciproca,
della stima vicendevole e della
collaborazione anche nello
studio stesso delle sacre Scritture.
Su questo tema dell’interpretazione la Pontificia Commissione Biblica nel documento L’
interpretazione della Bibbia
nella Chiesa ha formulato
indicazioni importanti. In questo contesto si potrebbe richiamare l’attenzione soprattutto
su quelle letture che non
rispettano il testo sacro nella
sua autentica natura, promovendo interpretazioni soggettivistiche ed arbitrarie.
Infatti, il «letteralismo» propugnato dalla lettura fondamentalista in realtà rappresenta un tradimento sia del senso
letterale che spirituale, aprendo la strada a strumentalizzazioni di varia natura, diffondendo, ad esempio, interpreta-
zioni antiecclesiali delle Scritture stesse.
L’aspetto problematico della «lettura
fondamentalista è che, rifiutando di
tener conto del carattere storico della
rivelazione biblica, si rende incapace di
accettare pienamente la verità della
stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino
e dell’umano nei rapporti con Dio. …
Per questa ragione, tende a trattare il
testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non
arriva a riconoscere che la Parola di Dio
è stata formulata in un linguaggio e una
fraseologia condizionati da una data
epoca».
Al contrario, il cristianesimo percepisce
nelle parole la Parola, che estende il suo
mistero attraverso tale molteplicità e la
realtà di una storia umana. La vera
risposta ad una lettura fondamentalista
è: «la lettura credente della Sacra Scrittura».
Questa lettura, «praticata fin dall’antichità nella Tradizione della Chiesa cerca la verità che salva per la vita del singolo fedele e per la Chiesa. Questa lettura riconosce il valore storico della tradizione biblica. È proprio per questo
valore di testimonianza storica che essa
vuole riscoprire il significato vivo delle Sacre Scritture destinate anche alla
vita del credente di oggi».
L’autentica interpretazione della fede
porta con sé alcune conseguenze
importanti nell’ambito dell’attività
pastorale della Chiesa. Proprio i Padri
sinodali a questo proposito hanno raccomandato, ad esempio, un rapporto
più assiduo tra Pastori, esegeti e teologi.
P. Angelico Savarino
11
Prospettive - 16 ottobre 2016
Bicocca. Consegnati i riconoscimenti sulla legalità “Livatino Saetta Costa” e Premio speciale “Antonietta Labisi”
I valori di tante vite:
Giustizia e Legalità
riconoscimenti ai magistrati vittime di mafia
Rosario Livatino, Antonino Saetta e
Gaetano Costa, ai quali è intitolato il
premio organizzato ormai da ventidue anni dal Comitato Antimafia
Livatino Saetta Costa, fondato dal
prof. Attilio Cavallaro insieme al
padre di Rosario Livatino, hanno
intrinseco il significato fondamentale del rispetto delle regole al carcere
“Bicocca”, per l’affermazione della
cultura della legalità come gesto
semplice e quotidiano, un complesso di piccole azioni, senso di appartenenza allo Stato e alla cittadinanza, valori indispensabili per vivere
nella correttezza e nella giustizia
sociale. Una mattinata che ha raggiunto l’obiettivo di mettere in risalto la partecipazione responsabile al
fine di sensibilizzare tutti, ma
soprattutto i giovani, sull’importanza del rispetto e della difesa dei
diritti e sull’esercizio dei doveri in
una società libera e democratica.
Un evento che svolge da tempo una
vera missione di sensibilizzazione
indirizzata soprattutto agli studenti
delle scuole medie e superiori, con
oltre 50.000 ragazzi coinvolti in tut-
I
ta la regione. Il Premio Internazionale all’impegno sociale 2016 e il Premio speciale in memoria della
prof.ssa Antonietta Labisi, ha voluto
ricordare anche i Carabinieri, vice
brigadiere Giovanni Bellissima, e
appuntati Domenico Marrana e Salvatore Bologna, uccisi dalla mafia al
casello di San Gregorio di Catania
nel ’79 mentre traducevano un detenuto, così come Roberto Carullo,
Sovrintendente Capo della Polizia di
Stato, travolto da un torrente in piena durante l’alluvione del 2009 a
Giampilieri, mentre rientrava in casa
alla fine del turno di servizio. Il
direttore di “Bicocca”, dott. Giovanni Rizza, ha fatto gli onori di casa, e
si è detto felice di ospitare valori
simbolici che rappresentano un punto fermo per il proprio Istituto.
“Le mafie non hanno futuro – così il
presidente del Comitato prof. Attilio Cavallaro – perché c’è chi,
come il dott. Rizza, uomo di grande
umanità che dirige in maniera eccellente questo Istituto, lavora contro
di loro” introducendo la figura della
prof.ssa Antonietta Labisi, alla quale è stato intitolato un premio speciale in sua memoria, antesignana
della lotta alla mafia e fondatrice
dell’Istituto Medico Psicopedagogico “Lucia Mangano” di Sant’Agata
Li Battiati, accreditato presso il Parlamento Europeo come struttura
d’eccellenza nel campo della neurofisiatria e neuropsicologia, di cui il
figlio a tutt’oggi, prof. avv. Corrado Labisi, è il presidente, nonché
anche presidente onorario del Comitato, sottolinea “Forza, coraggio,
determinazione e perseveranza.
Questo è il quadrato perfetto al quale tutta la società civile deve tendere. È quello che ha cercato di fare
Leoluchina Savona, sindaca di
Corleone, che ha combattuto in prima persona la sua battaglia contro la
mafia, e che invece proprio da un
atto mafioso nascosto dietro i colletti bianchi è stata colpita, sospesa,
insieme ai consiglieri del Comune,
per infiltrazioni mafiose.”
Ad introdurre le premiazioni, le
commoventi immagini della strage
di Capaci che scorrono su un maxi
schermo insieme con le parole,
strozzate dalle lacrime, della vedova
dell’agente Schifani al funerale di
Giovanni Falcone e della sua scorta.
Tra i premiati: il Procuratore capo
repubblica di Napoli dott. Giovanni
Colangelo, scampato di recente
all’attentato pianificato ai suoi danni dalla camorra grazie al sequestro
di cinquecentocinquanta grammi di
tritolo destinati ad ucciderlo, il Procuratore presso la DNA dott. Roberto Pennisi, il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per la
Sicilia dott. Gianfranco De Gesu,
la dirigente scolastica dell’Istituto
Nautico, Commerciale e Geometra
di Riposto prof.ssa Maria Catena
Trovato, il Questore di Reggio
Calabria dott. Raffaele Grassi, il
giornalista televisivo dott. Klaus
Davi, il Sovrintendente dei Vigili
del Fuoco di Bari Ottavio Trerotoli, il Direttore del servizio di raccolta del sangue di Barletta dott. Ennio
Peres, la figlia dello Statista Aldo
Moro, dott.ssa Agnese Moro, il
Comandante della sezione Polizia
Giudiziaria della Guardia di Finanza
di Catania dott. Mario Strano, il
Vigile del Fuoco Cav. Giovanni
Rezzoagli, la Vicedirettrice della
Casa Circondariale “Bicocca”
dott.ssa Rita Maugeri, il Sostituto
commissario della Polizia di Stato di
Palermo dott. Nicolino Alfano, il
Sostituto commissario della Polizia
di Stato di Catania dott. Antonino
Sciuto. Presenti anche il dott. Cosimo Forina, presidente comitato R.
Livatino - A. Saetta - G. Costa per la
regione Puglia, e il dott. Carmelo
Strano presidente dell’associazione
Brunelleschi. Il messaggio e la
lezione dei magistrati ricordati e
colpiti dalla violenza della mafia,
continuano a dimostrare a tutt’oggi
che essa non è invincibile e i riconoscimenti sono riusciti a valorizzare i
comportamenti di coloro che, comuni cittadini o personaggi delle istituzioni, svolgono il ruolo prezioso e
concreto nella costruzione di legame
civile, fondato sulla cultura civica
morale di modelli da emulare.
L.B.
l’intervista
Indietro nel tempo intervistando Maddalena Calafato, benefattrice nissena 1803-70
Non solo soddisfare i bisogni,
ma inserire nella società
Tornare nella città natale dopo lunghi
anni ti consente la possibilità di ritrovare le tue radici, virgulto emotivo e
affettivo che troppo precocemente si
era staccato a motivo di un immediato
trasferimento da quel luogo natio a un
altro. È necessario però che questa
assenza si sia protratta per lunghi anni,
affinchè tu possa rincontrare cose, odori, strade e sensazioni a te familiari!
Il leit motive di questo ritorno al passato lo devo a un viaggio in treno da Brolo, cittadina della fascia tirrenica della
Sicilia, in provincia di Messina a Caltanissetta: persino lo spostamento in
treno dalla costa dell’isola all’entroterra diventa metafora di un viaggio dell’anima, arteria della profondità esistenziale che ti fa giungere alle origini
dell’io. E così accompagnate dalle care
amiche Loredana e Rossana Riggi,
amabili docenti e preziose guide di questa mia esperienza, rivedo la strada che
mi conduceva alla scuola media e mi
pare di sentire le voci concitate dei
compagni di classe, il loro vivace e a
volte incontenibile entusiasmo giovanile, rivedo il liceo classico “Ruggero
Settimo” e mi pare di scorgere l’odore
dei libri e le fatiche dello studio di quegli anni, il timore delle interrogazioni, il
rapporto con gli insegnanti che mi
accostarono umanisticamente parlando
alla palestra della vita intessuta di
riflessioni e di pensiero. Rivedo l’abitazione della mia tata e allora un groppo di lacrime mi stringe la gola, lei la
cara Ines Valenti che mi accolse tra le
sue forti e materne braccia quando ero
bambina e che io da quando ho iniziato
ad articolare le prime parole ho chiamato sempre zia e così è rimasto sempre. E poi l’ascensione al colle dove si
erge la statua del Redentore, un Cristo
benedicente su un altare di pietra che sta
lì dagli inizi del 1900. E a me pare che
lui, nostro Signore Gesù Cristo, questo
Cristo nisseno della mia città natale,
abbia voluto rivedere tra i miliardi di
figli sparsi per il mondo questa piccola
e insignificante creatura che all’età di
diciannove anni va via da Caltanissetta
per motivi contingenti legati alla famiglia e ora per un giorno ritorna, carica di
un’esperienza umanitaria e fortificata
dagli anni. Ed è così che attraversando
le arterie viarie della città antica, quelle che ancora oggi nel 2016 conservano
nei vetusti palazzi lo smalto del primo
novecento, mi pare di sentire una voce
femminile: <<Dal 1887 al 1929 accogliemmo nel nostro Istituto 1462 bambini, precisamente 816 femmine e 646
maschi. Nell’istituto di accoglienza da
me voluto e fondato vennero elargite
tante opere pie nei riguardi dei neonati
abbandonati: il mio nome aleggia nella
città e nel suo spirito filantropico…io
sono Maddalena Calafato!>>
La vidi nel suo aspetto nobile e al contempo emanante umiltà. Indossava un
lungo abito secondo la moda del tempo,
ma privo di orpelli e gioielli, non un
accessorio che facesse indugiare la
mente alla vanità. A prima vista l’avresti scambiata per una di quelle dame di
compagnie di quelle aristocratiche
signore di fine de siecle, ma c’era un
qualcosa di elevata dignità nel suo
atteggiamento, nella sua postura, nel
suo modo di parlare e così la invitai ad
esprimersi: <<La mia famiglia apparteneva al patriziato nisseno ed io con i
miei fratelli ho ereditato ingenti ricchezze. Si era negli anni in cui la città
vessava condizioni di miseria e di
fame, poiché i padri di famiglia e i
ragazzini consumavano la loro esistenza nelle miniere dello zolfo. L’odore
acre del minerale lo sentivi nell’aria
unitamente a quello ancora più forte
della povertà. E fu così che nel mio
lascito testamentario, dopo aver donato molto della mia eredità ai miei fratelli, espressi la volontà che venisse
fondato l’Istituto che reca il mio nome
alla presenza del notaio Giuseppe
Castrogiovanni e del vescovo di Caltanissetta mons. Guttadauro>>.
Come siete intervenuti per alleviare
l’indigenza di quel tempo?
L’istituto venne inaugurato il 12 marzo
1882, cioè a soli quattro mesi dalla terribile sciagura di Gessolungo, così da
accogliere le giovinette orfane dei tanti minatori rimasti uccisi, uno dei tanti e
ricorrenti incidenti in queste arterie del
rischio e della fame! Ci occupammo
per decenni dell’educazione e istruzione delle orfane e del sostentamento dei
trovatelli. Il nostro edificio era dotato
all’esterno di un marchingegno rotante,
la ruota per l’appunto, dove «I neonati
venivano lasciati alla loro triste sorte
dalle madri o più solitamente da donne
vicine all’entourage familiare, o ancora dalla levatrice. Queste ponevano il
corpicino avvolto con un cencio sul
sagrato di una chiesa (…), in un angolo di strada o più comunemente nella
casa della ruota (…): in questo modo si
tentava di prevenire fenomeni quali
l’infanticidio o l’occultamento di cadavere. Di questo fenomeno, negli anni in
cui lei vive, cara Stefania, se ne è occupato lo studioso Luigi Bontà, in un saggio che rileva il fenomeno dei “neonati esposti”>>.
Immagino che ingenti siano state le difficoltà nell’intervento a questa operazione filantropica?
<<Il problema sta non solo nell’accogliere e sfamare, ma anche nel prevenire o quanto meno contenere questo disagio, ed è così che insieme alle Sorelle
della Carità ci prodigammo nell’educare, istruire e preparare quelle anime
giovinette all’amore verso la vita e a
trovar loro tante volte anche occupazioni domestiche>>.
Detto questo svanì. Io mi ritrovai di
fronte l’Istituto che gloriosamente porta il nome a mo’ di suggello, di questa
benefattrice nissena. Si fa sera, il cielo
si tinge della mestizia del crepuscolo.
Stefania Bonifacio
12
Prospettive - 16 ottobre 2016
RUBRICHE
IX Congresso Nazionale Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie. Riconoscimento al prof. Antonino Leocata
Seminare con gioia perché
altri possano raccogliere
el pomeriggio di giovedì 6 ottobre -giornata
inaugurale del IX Congresso Nazionale S.I.T.E., Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie, svoltosi
con la partecipazione di oltre 300
congressisti nell’Hotel Sheraton
Catania ed organizzato e presieduto
dai responsabili scientifici dott. Gian
Luca Forni dell’E.O. “Ospedali Galliera” di Genova e dal dottor Vincenzo Rosario Caruso, direttore dell’Unità Operativa Dipartimentale
“Talassemia” dell’Ospedale “Garibaldi Centro” e nostro carissimo
giornalista collaboratore- al notissimo, apprezzato e benemerito medico
pediatra catanese prof. Antonino
Leocata, in segno di pubblico e meritato riconoscimento per l’attività professionale, scientifica e didattica
svolta nel capoluogo etneo quale fondatore, oltre 50 anni fa, del Centro di
Talassemia (già di Microcitemia) e
primario di Pediatria nell’Ospedale
“Garibaldi” di Catania nonché quale
presidente della Società Italiana di
Bioetica e Comitati Etici e di docente di Clinica Pediatrica all’Università
di Catania, è stata assegnata una targa nella quale è riportato un nobile
pensiero sulla sua missionaria e
misericordiosa professione medica:
“...Restiamo allora vigilanti ed attenti per poter ascoltare quel grido
angosciato dell’uomo malato, sofferente, scoraggiato e solo...ed offriamo a quest’uomo che è nostro fratello -soprattutto se bambino e quindi
nostro fratello più piccolo- con generosità, con perizia e con misericordia,
tutto il nostro saper essere...il nostro
saper fare...il nostro sapere per sal-
vare...e farci prossimo di ogni dolore
umano...”.
La solenne e significativa cerimonia è
avvenuta in un sereno, lieto ed emozionante clima di amicizia e di festa
suscitato dall’affetto, dalla stima e
dall’ammirazione dei familiari, degli
amici nonché dei colleghi e dei numerosi ex allievi, venuti ad onorare un
maestro di scienza, di medicina, di
dottrina e di vita.
Il prof. Antonino Leocata, affezionato
e fedele abbonato del nostro settimanale fin dalla fondazione, che ha rivestito nell’ambito dell’apostolato attivo e militante cattolico nella nostra
arcidiocesi e a livello nazionale nella
Chiesa italiana ruoli di protagonista,
di promotore e di primissimo piano
(Pastorale familiare, Associazione
Medici Cattolici, ecc.) ha ringraziato,
visibilmente emozionato e commosso, la vasta e straordinaria assemblea
dei medici specialisti di Talassemia
che gli ha tributato calorosi applausi
di consenso e di condivisione professionale e morale.
Ancora una volta il prof. Leocata,
testimone di una grande fede in Cristo
Risorto e di attaccamento ai valori
fondanti dell’umana esistenza, ha
dimostrato un travolgente entusiasmo
giovanile e un amore sconfinato e
missionario verso la nobile professione medica, a servizio e a tutela della
salute globale e della vita nella sua
pienezza.
Il chiarissimo docente si considera
ancora “in servizio e in cammino”,
ma in maniera simbolica “nella gioia
e nella pace del cuore”, in comunione
con i colleghi come “operaio nella
messe ancora tanta come allora quan-
l futuro è il Paese
dove passeremo il
resto della nostra vita”, eppure
viviamo in un mondo che fa sempre
più fatica a guardare oltre il proprio
presente. Una scenografia nuova si
apre sul nostro quotidiano: Frontiere
(quelle che dividono Paesi e popoli,
quelle che dividono culture e religioni, frontiere che dividono condizioni
esistenziali) non sono linee da valicare, ma spazi da abitare.
con sottotitolo “Dal tramonto delle
ideologie al ritorno della politica”,
molto evocativo in un momento storico di crisi morale, animando un
dibattito. Il problema è come avvicinare i cittadini ai soggetti di rappresentanza, ma il Festival delle Generazioni ha soprattutto l’obiettivo di
mettere insieme due generazioni
facendo parlare i giovani e ascoltandoli, senza dire noi quello di cui hanno bisogno loro. Fra tante proposte
N
“I
do iniziò l’itinerario di servizio”.
L’illustre sanitario ha ricordato, con
giusto orgoglio, la storia del Centro di
Talassemia da diversi anni affidato al
“carissimo allievo dottor Vincenzo
Caruso e collaboratori” che come egli
ha detto “continua ancora la sua missione di servizio alla salute globale
potenziata ed avvalorata dalle più
recenti conquiste scientifiche, dalla
vostra piena dedizione e dal vostro
generoso contributo...e i segni sono
veramente significativi”.
Il prof. Leocata ha concluso il suo
intervento con commosse ed affettuose espressioni “deontologiche” di
gratitudine per il “dono prezioso della targa commemorativa che” egli ha
aggiunto “mi avete voluto dedicare e
consegnare...così palpitante di ricordi
e di considerazioni per il lavoro compiuto in equipe e di testimonianza
della nostra Opera assai gradita e del
nostro servizio assai apprezzato...in
ordine al bene comune delle nostre
popolazioni...ed in un mondo che
cambia così vertiginosamente. Proprio per questa fortunata eccezionale
occasione, mi consentirete perciò di
sentirmi assai onorato per essere
ancora presente in mezzo a voi e con
voi, nella vostra mente, nel vostro
cuore, nella vostra considerazione e
nel vostro progetto di vita e di servizio, assai ricco di speranza e foriero
di tanta gioia. E mi è di grande conforto e di vera pace rivivere gli stessi
vostri ideali di amore e di dedizione
alla salute globale di quanti -soprattutto bambini- vi sono affidati e si
affidano ancora alle nostre cure e
soprattutto al nostro cuore!”.
Il merito di aver permesso a Catania
di ospitare un evento scientifico formativo così significativo ed innovativo in campo sanitario, rivolto a 300
congressisti (medici, biologi ed infermieri) responsabili dell’assistenza
globale ai pazienti affetti da emoglobinopatie -rappresentate dalle condizioni patologiche caratterizzate da
un’alterazione strutturale ereditaria di
una delle catene dell’emoglobina
diversamente dalle talassemie caratterizzate da difetti ereditari della sintesi, ridotta o assente, di una o più
catene della stessa emoglobina- va
pienamente rivolto al dottor Caruso
che dirige l’UOD Talassemia di un’azienda ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specializzazione come il
nostro “Garibaldi”, con una grande
passione verso la professione medica
ereditata da maestri della medicina,
come il prof. Leocata, formatori-educatori di generazioni di medici di
“frontiera” nel campo ospedaliero
na profumeria. Non mancherà l’opera interattiva della “Street Art” per la
solidarietà, che contribuisce alla raccolta fondi per le popolazioni colpite dal sisma nello scorso agosto, e
ancora il dipinto “Cielo su tela”, una
serie di opere dove l’elemento principale è l’aria, l’energia che spinge
lontani pensieri e lascia alle spalle
ciò che appesantisce e imbriglia l’anima, è esposto in piazza Santa Croce presso “Il dono delle idee”, la
sezione del Festival dedicata allo
scambio di idee tra giovani e anziani.
delle patologie ereditarie endemiche
causate dalla talassemia e dalla drepanocitosi originate da un solo gene e
particolarmente diffuse nel bacino del
Mediterraneo, nel subcontinente
indiano e in alcune regioni dell’Estremo Oriente.
L’Italia, come precisa il dott. Caruso,
vanta una consolidata tradizione che
la pone ai vertici mondiali nel settore
sanitario che è stato oggetto di studio
nei tre giorni del Congresso catanese
della S.I.T.E.., articolato in 10 sessioni (oltre alle sessioni di seminari specialistici educazionali, clinici, laboratoristici e infermieristici) che ha permesso il contributo dei più qualificati
studiosi della materia per disegnare
nuove strategie ed affrontare le problematiche riguardanti la diagnostica,
gli aspetti terapeutici e clinici delle
emoglobinopatie diffuse in modo
ormai omogeneo su tutto il territorio
italiano, causa di serie emergenze
gestionali soprattutto con il massiccio
fenomeno dell’immigrazione proveniente.
Assai significativo è stato il messaggio inviato, alla conclusione del Congresso ai suoi organizzatori, da Valentino Orlandi presidente di UNITED
onlus (Unione Associazioni per le
Anemie Rare la Talassemia e la Drepanocitosi) in rappresentanza di tutti i
pazienti seguiti nei centri di cura in
Italia: “Mi complimento con tutti voi
e con la vostra segreteria organizzativa Symposia per l’eccellente organizzazione. Sono stati giorni intensi in
Catania ma splendidi, a mio parere,
lì...vi era il miglior mondo della talassemia e drepanocitosi. Sono convinto
che Site e United potranno concretizzare insieme moltissimi traguardi per
il bene di tutti i pazienti e per i nostri
centri di cura. Grazie e con sincera
riconoscenza”.
Va evidenziato, infine, come il dottor
Caruso, forte della sua fede cristiana,
testimonia nel campo del volontariato
socio-culturale i suoi saldi ideali di
amore verso Dio e verso il prossimo
nella direzione sanitaria dell’ADVSFIDAS per la donazione del sangue,
nel governo della confraternita del
SS. Sacramento a Tremestieri Etneo,
nell’attività canoro-musicale di
“Onde Verdi 72” e in altri settori dell’apostolato laicale operante nella
nostra diocesi.
Lella Battiato
A.B.
Festival delle Generazioni:
“Oltre le frontiere: generazioni e culture”
Tre giorni di eventi dal titolo “Oltre
le frontiere: generazioni e culture”
per il Festival delle Generazioni promosso dalla Fnp, il sindacato pensionati Cisl, che si tiene a Firenze fino
a sabato 15 ottobre in compagnia di
filosofi, artisti, economisti, giornalisti, uomini e donne dello sport e dello spettacolo, per la terza edizione
della manifestazione dove le generazioni si incontrano. Nipoti genitori e
nonni sono invitati a confrontarsi sul
tema anche attraverso videoproiezioni itineranti e in sella alla “cinebicicletta”. A Napoli la scorsa settimana è stato presentato il libro di Franco Vittorio “La migliore speranza”
costruire progetti, e si parla di immigrazione. Sono coinvolte le città di
Pisa, Salerno, Pinerolo (TO), Palermo, Udine e Macerata.
È dedicato all’emigrazione la prima
giornata del Festival delle Generazioni. Cinquemila gli over ’60 in città per discutere di accoglienza, solidarietà, integrazione e flussi demografici con il costituzionalista
Michele Ainis, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, la studentessa
Erasmus Abigail Rodriguez Romero, il demografo Alessandro Rosina, la scrittrice Igiaba Scego e il
giornalista scrittore Roberto Sommella. Alla sala d’armi di Palazzo
Vecchio si apre la mostra multimediale “Oltre le generazioni: tra vita
quotidiana e futuri condivisi”: un
mosaico di video racconti di bambini, ragazzi, adulti, nonni e bisnonni
d’Italia. Parte nelle città “il Migrantour”, e guide di eccezione saranno i
nuovi cittadini provenienti da ogni
parte del mondo. Non mancherà il
momento dello scambio di conoscenze alimentari e sarà aperto con
la “Storioterapia” un metodo per
imparare dalla Storia e vivere
meglio. Protagonista Caterina de’
Medici, regina del gusto e machiavellica donna di potere, cui si devono la forchetta, il gelato e la moder-