N° 36 Domenica 16
Transcript
N° 36 Domenica 16
A PAGINA 3 Catania - anno XXXII - n. 36 - 16 ottobre 2016 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 CONTIENE IP (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità FIDAE: SALVIAMO LE SCUOLE CATTOLICHE “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Tutti gli istituti di ricerca concordano sul forte aumento migratorio di pensionati e giovani italiani all’estero cando un generale depauperamento di professionalità e competenze, soprattutto nei campi della sanità, della scuola, dell’impresa e dell’impegno politico. Nella nostra terra, il talento è come L’Araba fenice: che ci sia tutti lo dicono, che cosa sia nessuno lo sa. Tutti abbiamo alla nascita il talento, che deve poi trovare Foto Siciliani-Gennari/SIR C ome rileva anche il rapporto “Italiani nel mondo 2016”, presentato a Roma dalla Fondazione Migrantes, cresce sempre più il numero degli italiani che se ne vanno in cerca di fortuna. Nel 2015 sono 107.529 i connazionali espatriati e rispetto al 2014 si sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) 6.232 persone in più, con un incremento del 6,2%. A fare le valige sono soprattutto i giovani “Millennials”, che hanno un’età compresa tra i 18 e i 32 anni, sono una generazione istruita, che possiede titoli di studio post-laurea, hanno partecipato a programmi di studio per scambi internazionali (ad esempio Erasmus). Al contempo, però, “sono una generazione penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative, sono i più esposti alla disoccupazione e vedono Non basta possedere i talenti BISOGNA VALORIZZARLI Secondo una ricerca dal titolo <<Avere 20 anni, pensare al futuro>>, condotta da Acli Roma e Cisl Roma Capitale e Rieti in collaborazione con l’Iref (Istituto di ricerche educative e formative) effettuata su oltre mille giovani è emerso che questi ultimi sono pronti a rinunciare ai propri diritti sociali e a contratti di lavoro regolari, pur di trovare un’occupazione. Il grande problema delle ultime generazioni è il lavoro che non c’è o che, quando lo si trova, è precario. Una generazione intera è minacciata dal rimanere senza lavoro e questa è diventata la grande questione sociale del nostro tempo. La disoccupazione colpisce un gran numero di famiglie. Sono quasi un milione i nuclei familiari in cui nessun individuo in età lavorativa ha un’occupazione. In questi ultimi cinque anni, la cifra è più che raddoppiata e oltre la metà di queste famiglie si trova al Sud. In tale situazione, aumenta inevitabilmente l’emigrazione. Oggi sono anzitutto figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale categoria dei nuovi emigranti. Questo cambia i connotati della società meridionale, privandola delle risorse più importanti e provo- le condizioni per emergere e svilupparsi, ed è allora che si parla di talenti sprecati. Ma la condizione necessaria è il contesto: si può essere Superman in un caso, una palla al piede in un altro. Il talento non è sempre governabile, non ama barriere. È la marcia in più, ma se si sente stretto, non esita ad andarsene. Più che steccati vuole praterie. Dove c’è qualcuno che lo sappia riconoscere e valorizzare e che sappia assecondare la sua visione, il suo “daimon”, la sua forte natura, la forza del suo carattere. Francesco Vitale l’emigrazione non come una fuga, ma come un mezzo per soddisfare ambizioni e nutrire curiosità”. Leggendo i dati di uno studio dell’Istituto Toniolo, si registra che i Millennials “sono la prima generazione nella quale la scelta non è tanto se partire, ma se restare”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un telegramma inviato alla Fondazione Migrantes ha scritto: “Il nostro Paese ha una storia antica di emigrazione. Una storia di sofferenze e di speranze. Una storia di riscatto sociale, di straordinarie affermazioni (segue a pagina 2) Papa Francesco in Svezia per i 500 anni della Riforma Protestante unedì 31 ottobre Papa Francesco si recherà a Lund, in Svezia, e parteciperà alla cerimonia luterano-cattolica per commemorare il 500° anniversario della Riforma. La commemorazione ha il valore di un rendimento di grazia ed esprimere i doni della Riforma e chiedere perdono per la divisione perpetuata dai cristiani delle due tradizioni e ricordare i 50 anni di continuo dialogo ecumenico fra cat- L Nella foto la cattedrale di Lund, in Svezia Superare la divisione senza cancellare la diversità tolici e luterani e i doni derivanti da tale collaborazione. Secondo Paolo Ricca, 80 anni, teologo e pastore valdese, docente emerito della Facoltà Valdese di Teologia e docente ospite del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, da decenni impegnato nel dialogo ecumenico e direttore di una collana di opere scelte di Lutero per l’editrice Claudiana di Torino, la partecipazione di Papa Francesco alla commemorazione è un fatto molto bello e importante, un gesto di grande rilevanza anche perché il Papa si reca a Lund, in casa dei lute- rani; come fosse uno di famiglia. “È la prima volta che un Papa commemora la Riforma. Ciò a mio avviso costituisce un passo avanti rispetto ai traguardi significativi che si sono raggiunti con il Concilio Vaticano II, il quale – includendo nei suoi testi e così valorizzando alcuni principi e temi fondamentali della Riforma – segnò una svolta decisiva nei rapporti tra cattolici e protestanti”. ASPETTI e RELAZIONI all’INTERNO del PRESBITERIO a pagina 6 “LIVATINO SAETTA COSTA” E PREMIO SPECIALE “ANTONIETTA LABISI” a pagina 11 IX CONGRESSO NAZIONALE Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie La Riforma viene letta e interpretata come un evento positivo nella storia della Chiesa e che ha fatto bene anche al cattolicesimo. Oggi l’azione ecumenica di Papa Francesco s’invera nello sforzo di “reinventare il papato, ossia la ricerca di un Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) a pagina 12 2 Prospettive - 16 ottobre 2016 sommario al n. 36 Identikit di chi decide di lasciare l’Italia secondo studi della Fondazione Migrantes PRIMO PIANO Don Vittorio Rizzone il nuovo Abate dei Benedettini di Sicilia_______3 Stop utero in affitto! Alla protesta ora segue l’azione! ________4 Opportunità di lavoro ______4 Pietro Crisologo __________5 Giubileo mariano, “siamo discepoli, ma anche missionari” ______5 INFORMADIOCESI Notizie in breve___________6 CDM: Giornata Mondiale Missionaria ______7 Scuola Diocesana alla Genitorialità __________9 DIOCESI Nostra Signora Maria Regina della Palestina ____________7 Diventando genitori si diventa più sposi ________9 Indietro nel tempo intervistando Maddalena Calafato_______11 Direzione amministrazione e redazione: via Etnea, 8 95121 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via Etnea, 8 95121 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Grafica e impaginazione: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via Etnea, 8 95121 Catania Pubblicità: a mod. (1 colonna x 41mm). Commerciali Euro 27,11 a mod. Redazionali Euro 1,55 a mm Annunci immobiliari e R.P.Q. Euro 0,21 a parola (min. 10 parole) Legali/istituzionali/finanziari Euro 48,80 Manchettes commerciali Euro 81,34 cadauna Stampa a colori maggiorazione 10% Iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di Catania al n. 665 del 3.5.1985 La testata percepisce contributi statali diretti ex L. 7/8/1990 nr. 250 Stampa: GRAFICHE COSENTINO sas LITOGRAFIA Zona Industriale - C.da Balchino S. Maria Poggiarelli Caltagirone (CT) - Telef. 0933 34132 / 0933 27307 Unione Stampa Periodica Italiana Settimanale associato alla F.I.S.C. (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Questo numero è stato chiuso alle ore 13.00 di mercoledì 12 ottobre 2016 I MIGRANTI DALL’ITALIA “portatori sani” di italianità a recenti studi condotti dalla Fondazione Migrantes molti degli attuali migranti italiani non riescono né a concepirsi né a definirsi tali, ma parlano di sé come di viaggiatori. Che si autopercepisca o meno per ciò che davvero è, il migrante italiano è da sempre col suo migrare “portatore sano di italianità” e l’italianità la si è esplicata in modi molto diversi tra loro: il gusto, la lingua, il business, la sensibilità artistica e, quindi, la moda e il design, la musica, la pittura e cosi via. La mobilita è una risorsa, ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e competenza da un unico posto e non è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro. Solo con il giusto equilibrio tra partenze e rientri avviene la “circolazione”, che è l’espressione migliore della mobilità in quanto sottende tutte le positività che derivano da un’esperienza in un luogo altro e dal contatto con un mondo diverso. La mobilità porta con sé la creazione di contatti il cui incentivo e sostegno determina lo scambio a più livelli – di conoscenze, buone prassi, ecc. – in modo che effettivamente l’incontro sia un arricchimento vicendevole per un miglioramento di tutti e non la perdita da parte di qualcuno. Questa premessa è fondamentale per D (continua da pag. 1) NON BASTA... personali e collettive, ma anche di marginalità patite e di lacerazioni. Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto alla passato. Riguarda fasce d’età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze”. Il rapporto in cifre. Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9% passando da poco più di 3 milioni di iscritti all’AIRE a oltre 4,8 milioni. Al 1° gennaio del 2016 sono 4.811.163 i cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE). L’aumento, in valore assoluto, rispetto al 2015 è di 174.516 iscrizioni (+3,8% di crescita). La maggior parte delle iscrizioni sono per espatrio (oltre 2,5 milioni) e per nascita (1.888.223). Pur restando indiscutibilmente primaria l’origine meridionale dei flussi, si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord del Paese. Ciò consegue dal fatto che, negli ultimi anni, pur restando la Sicilia con 730.189 residenti la prima rgione di origine degli italiani residenti all’estero seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Calabria, il confronto tra i dati degli ultimi anni, pone in evidenza una marcata dinamicità delle regioni settentrionali, in particolare della Lombardia e probabilmente la gestione di questo conflitto il pensare che la corretta politica dovrebbe tutelare non tanto (e non solo) la liberta di circolazione, ma due forme di diritto diverse ma legate tra loro ovvero il diritto di migrare e il diritto di rimanere nella propria terra e questo accade solo e unicamente se al centro di ogni ragionamento e di ogni azione si pone la persona e il suo benessere e non l’interesse – economico o politico – di alcuni a danno di altri. Il diritto di migrare o di restare come fattore di “sviluppo integrale”, quindi, ovvero volto alla “promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” e proprio per questo fortemente legato alla pace, anzi ne è il presupposto fondamentale perché se il benessere è armonioso e condiviso crea efficienza, equità e felicità pubblica. Solidarietà, giustizia sociale e carità universale: tre elementi di estrema attualità che vanno letti all’interno di una cooperazione internazionale strutturale alla politica e alla economia di ogni paese in termini concreti e reali di cittadinanza globale, di qualità della vita e dell’ambiente, di superamento dei conflitti per motivi politici, religiosi, altro. sottolineare il grave problema dell’Italia di oggi, il cosiddetto brain exchange, cioè la non capacita non solo e non tanto di trattenere ma di attrarre dei talenti, un flusso che deve essere bidirezionale, quindi, tra il paese di partenza e quello di arrivo e che riesca nel tempo a soddisfare ma soprattutto ad esaltare le capacita dei soggetti coinvolti. Solo attraverso questa strada di valorizzazione continua e bidirezionale è possibile passare dal brain exchange al brain circulation evitando il depauperamento dei giovani e più preparati di alcuni paesi a favore di altri – cosa sempre più spesso denunciata in Italia – e spingendo alla realizzazione della migrazione come effettivo e concreto fattore di sviluppo sociale ed economico, tema tanto caro ai padri fondatori dell’Unione Europea. Il sogno originario dei padri fondatori dell’Unione Europea era grande, difficile, complesso ma lo è ancora di più per chi lo ha ereditato ed è combattuto oggi sempre più spesso tra le proposte comuni e le rivendicazioni di autonomia. Aiuterebbe del Veneto. Da gennaio a dicembre 2015, hanno trasferito la loro residenza all’estero per espatrio 107.529. Rispetto all’anno precedente si registrano 6.232 partenze in più (+6,2% di crescita). Il 69,2% (quasi 75 mila italiani) si è trasferito nel Vecchio Continente: l’Europa, quindi, si conferma essere l’area continentale maggiormente presa in considerazione dai trasferimenti degli italiani che vanno oltre confine. La Lombardia, con 20.088 partenze, è la prima regione in valore assoluto seguita dal Veneto (10.374), dalla Sicilia (9.823), dal Lazio (8.436), dal Piemonte (8.199) e dall’Emilia Romagna (7.644). La Germania (16.568) è stata, lungo il corso del 2015, la meta preferita dagli italiani andati oltreconfine: a seguire, con una minima differenza, il Regno Unito (16.503) e poi, più distaccate la Svizzera (11.441) e la Francia (10.728). Su 107.529 espatriati nell’anno 2015, i maschi sono oltre 60 mila (56,1%). L’analisi per classi di età mostra che la fascia 18-34 anni e la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni (25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). ® (continua da pag. 1) SUPERARE... ranza e dall’amore ed occorre lavorare con pazienza sulla dimensione spirituale, perché solo in questo modo si costruisce una comunione duratura». Superare la divisione senza cancellare la diversità, costituisce il nuovo modello di Chiesa presente per servire, dove tutti i credenti s’incontrano ed operano non solo accanto, ma “insieme”. “Il cristiano non è, né può mai considerarsi autosufficiente”, afferma Paolo Ricca ed “il cristianesimo, che è un fatto plurale, dovrà favorire la molteplicità e le diversità delle Chiese”, considerate come una vera risorsa. Nell’anno giubilare il dialogo ecumenico risponde particolarmente a due sfide: la purificazione e la guarigione delle memorie, e la restaurazione dell’unità dei cristiani secondo la verità del Vangelo. La “purificazione della memoria” è un passaggio significativo e purificare non significa dimenticare il passato né addomesticare la storia, ma rileggerla insieme e con “occhi nuovi” e cuore aperto. Secondo l’ottantenne Paolo Ricca “il passo decisivo o meglio, la premessa necessaria ad ogni ulteriore passo, sarà il riconoscimento – da parte delle Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse – delle comunità protestanti come Chiese di Gesù Cristo, e non solo come “comunità ecclesiali”, per usare l’espressione del Concilio Vaticano II. Questo mancato riconoscimento è per tutti noi, figli della Riforma, una ferita dolorosa». Ricordare i cinquecento anni della Riforma protestante, significa rileggere la storia e comprendere come la Riforma ha dato vita a un nuovo tipo di cristianesimo, a un ripensamento originale della fede: non è stata una riforma dell’esistente, ma la creazione di una nuova articolazione del fenomeno cristiano, di una nuova civiltà, radicata sempre al suo cuore antico, che è la Bibbia. Le conquiste del dialogo ecumenico nei cinquant’anni dopo il Concilio sono auspicio di realizzazione della preghiera “Ut unum sint” e della profezia di una Chiesa unita in Cristo. modo nuovo e diverso di intendere e vivere il ministero del vescovo di Roma; sembra che Papa Francesco si stia muovendo verso un modello di papato diverso da quello tradizionale, rispetto al quale le altre Chiese cristiane potrebbero assumere posizioni nuove. Se così fosse, questo tema potrebbe essere completamente ripensato in ambito ecumenico”. Le circostanze storiche, i drammi della guerra, la sofferenza dell’emigrazione, il terrorismo, hanno spinto i cristiani a restare uniti e ne sono prova alcune iniziative che protestanti e cattolici hanno promosso insieme per affrontare, uniti, i problemi della contemporaneità. La vera comunione, nonostante i positivi passi avanti realizzati anche attraverso la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione” risalente al 1999, nella quale compare anche la creazione di una nuova formula d’intesa o di patto tra le Chiese, mediante il “consenso differenziato”, dovrà “nascere dalla fede, dalla spe- ® ® 3 Prospettive - 16 ottobre 2016 Il grido di allarme della Federazione Istituti di attività educative - Sicilia Salviamo le scuole cattoliche dirigenti delle Scuole cattoliche catanesi, riuniti in assemblea FIDAE (Federazione degli Istituti di Attività Educative) denunciano la situazione di grave disagio in cui versano le scuole cattoliche paritarie siciliane, prive del sostegno economico di cui beneficiano le scuole paritarie da Milano a Reggio Calabria. L’autonomia siciliana nel campo dell’istruzione diventa un vulnus e contrasta al diritto di libertà di educazione, riconosciuto dalla Costituzione italiana. Ogni anno si registra la chiusura di scuole cattoliche, riducendone il numero ed in Sicilia la chiusura di scuole cattoliche ha superato il 60%. Servizio educativo che viene meno, posti di lavoro che vengono a mancare per docenti e personale. Viene leso così il diritto dello studente e della famiglia a esercitare la propria responsabilità educativa in piena libertà, nel rispetto del pluralismo educativo. I È necessario, inoltre, che il finanziamento previsto venga assegnato in tempo e reso noto per una corretta programmazione finanziaria delle scuole, che si reggono unicamente sulle rette dei genitori, i quali pagano il servizio scolastico due volte: allo Stato con le tasse e alle scuole paritarie con le rette. Una particolare attenzione è stata rivolta anche alla difficoltà di dover accogliere per legge anche gli alunni disabili dovendo farsi carico (senza possibilità di rivalsa sulla famiglia) delle spese per il docente di sostegno. Già l’Italia si trova al 47° posto in termini di libertà educativa, discriminando la famiglia e contravvenendo a quanto proclamato anche dall’art. 26 della dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo; la Sicilia, che sventola la bandiera dell’autonomia, ha superato il 90% in termini di libertà e di rispetto dei diritti dei cittadini. L’ARS, in quest’ultimo scorcio di legislatura, potrà contribuire, attraverso la nuova finanziaria a dare una boccata di ossigeno alle tante e belle scuole cattoliche ricche di storia e veri centri di cultura e di servizi alla Comunità. Ogni scuola che chiude è una luce che si spegne ed un vuoto che non potrà essere colmato. L’appello dei Dirigenti delle Scuole Cattoliche rivela la particolare drammaticità e sofferenza della scuola cattolica, da sempre prestigio e baluardo di educazione, che oggi si spegne come un lumicino per mancanza di fondi da parte dei genitori a causa della crisi economica e dello Stato (regioni, comuni) che non considerano e valorizzano tale servizio. La mancanza di una legge regionale sul Diritto allo Studio, condiziona i finanziamenti alla sensibilità degli assessori e alle molte pieghe del bilancio regionale che riduce sempre più il contributo previsto e che da Milano a Reggio Calabria è standard e in Sicilia è più che dimezzato. Foto SIR Scale, avrà cura anche del Monastero di Nicolosi, per cui sarà spesso nella nostra terra, anche perché continuerà ad insegnare allo Studio S. Paolo di Catania. Domenica prossima 16 ottobre viene immesso nell’Ufficio e giorno 11 novembre alle ore 16.30 nella Basilica di San Martino Delle Scale riceverà la benedizione abaziale dall’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. anno. Quale amministratore oculato non metterebbe in atto tale strategia? Le pressioni politiche e il garantismo di certi privilegi, i pregiudizi ideologici non consentono tale operazione. I dirigenti FIDAE lottano e sperano che tutto ciò possa accadere e segnalano la disinformazione circa le notizie che vengono sbandierate e urlate nei cortei studenteschi circa i contributi per le scuole paritarie. Contributi che non arrivano e che risultano insufficienti. Il presidente FIDAE regionale, Don Salvatore Mangiapane, ha inoltre chiesto all’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, di incontrare i Vescovi e i Sacerdoti diocesani per rendere presente la grave situazione della scuola cattolica in Sicilia. La celebrazione di una giornata dedicata alla “scuola cattolica” consentirebbe, inoltre, una particolare sensibilizzazione delle comunità parrocchiali. Maria Rapisarda GiAd L’idea-progetto di definire il costo standard per studente, consentendo ai genitori di spendere tale somma nelle scuole statali e paritarie, se attuata - e la Sicilia con la sua autonomia ne avrebbe la facoltà di essere pioniera nel progetto – consentirebbe un risparmio di 17 miliardi ogni Don Vittorio Giovanni Rizzone è il nuovo Abate dei Benedettini di Sicilia UOMO di cultura, di umiltà e di preghiera a Comunità benedettina di S. Martino delle Scale (PA), che adesso comprende anche i monaci del Monastero “Beato Dusmet” di Nicolosi, ha eletto come suo Abate il P. D. Vittorio Giovanni Rizzone. Egli nasce a Ragusa nel 1967, ma la sua famiglia è di Modica. Dopo la sua laurea in Lettere Classiche, con una tesi di Archeologia, ha collaborato con la Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana dell’Università di Catania e con le Soprintendenze ai BBCCAA di Siracusa e Ragusa; ha partecipato a Missioni Archeologiche e a Campagne di Scavi e di Studio in Sicilia, a Cipro e a Malta. Nel 2000 entra come postulante nel nuovo Monastero di Nicolosi. Compiuto l’anno di Noviziato a Montecassino, il 25 settembre 2002 emette la professione temporanea e tre anni dopo quella perpetua. Intanto frequenta il corso di teologia presso lo Studio Teologico di Catania, ottenendo il Baccellierato in Teologia con una tesi su “stati e funzioni dei cristiani di Sicilia attraverso l’apporto dell’epigrafia”. Ordinato sacerdote a Modica il 30 maggio 2006, è stato subito apprezzato a Nicolosi e paesi limitrofi come studioso di S. Scrittura (conosce l’ebraico, il greco e il latino) e padre spirituale. Nel 2008 è stato chiamato ad insegnare Lingue Classiche e Archeologia presso la Facoltà Teologica di Sicilia – Studio Teologico San Paolo di Catania. Membro di diverse associazioni scientifiche (Patristiche e Archeologiche), continua a pubblicare studi, frutto di personali ricerche, su Riviste specializzate nazionali e interna- zionali (conosce il francese, l’inglese e il tedesco). Nominato Superiore di Nicolosi, ha promosso lo sviluppo del piccolo Monastero, iniziando la costruzione di una nuova chiesa e un nuovo monastero. È stato delegato della Comunità al Capitolo Provinciale, dove è stato eletto Consigliere del Visitatore, ed è stato delegato al Capitolo Generale. Divenuto Abate di S. Martino delle L SINODO DEI VESCOVI 2018 I giovani, la fede, la vocazione l XV Sinodo dei Vescovi che sarà celebrato nell’ottobre del 2018 avrà come tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Le nuove generazioni sono sempre al centro delle attenzioni della Chiesa che, Madre e Maestra, educa e accompagna i giovani anche nel discernere il proprio progetto di vita. La scelta di Papa Francesco di porre i giovani all’attenzione della Chiesa universale rafforza e rinnova questo impegno, costruendo un legame di continuità con il tema della Famiglia, che dovrebbe essere risposta ad una vocazione. “Se non si offre un ambiente buono ai giovani nella Chiesa oggi, non ci sarà una cultura buona nella Chiesa domani”. Condurre i giovani alla fede percorrendo il sentiero del discernimento vocazionale impegna a considerare la vocazione nel presente, come risposta da vivere fin da I subito. Oggi siamo nel pieno di una crisi della vocazione in generale: alla famiglia, alla vita religiosa, come cittadini, ecc. Per questo il tema, anche se in ritardo è particolarmente vitale per una ripresa di cammino e per raddrizzare i sentieri tortuosi che il relativismo favorisce e incrementa. Come ha scritto un giovane focolarino, Jorge di El Salvador: “La Chiesa ha dimostrato apertura verso i giovani con le Giornate Mondiali. Con Papa Francesco penso che si voglia passare dalla teoria alla pratica mettendo al primo posto i giovani. Anche perché dovremo essere noi a trovare soluzioni a un mondo in conflitto. A volte – dice – si pensa che noi giovani non siamo capaci di affrontare i problemi, ma assieme a persone con esperienza e maturità arriviamo a delle soluzioni. È come se il Papa ci dicesse: siete pronti per questa sfida?”. Sarà, infatti, una sfida far maturare tra i giovani il senso di appartenenza e la cultura della responsabilità e renderli protagonisti nei lavori di preparazione al Sinodo (ci sono ancora due anni), potrebbe essere la strategia più funzionale al conseguimento del traguardo. “Chissà come si svolgerà di fatto questo Sinodo?” Si chiede José Luis del Brasile, “Ma se i giovani potessero in qualche maniera partecipare di persona sarebbe importante. Penso sia desiderio di tutti avere voce attiva in questo Sinodo”. Le aggregazioni giovanili: l’Azione Cattolica, i Focolarini con il gruppo Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR “Gen”, i ragazzi di Comunione e Liberazione, e tutte le componenti giovanili dei diversi movimenti: salesiani, francescani, gesuiti, domenicani, sono tutte chiamate a indirizzare le riflessioni sulle tematiche emergenti nel contesto sociale e culturale di questo momento storico particolare. ® 4 Prospettive - 16 ottobre 2016 PRIMOPIANO Stop utero in affitto: basta! Alla protesta ora segue l’azione! I desideri non diventino diritti l di là dei partiti e degli steccati politici, martedì 4 ottobre nella Sala Nassiriya di Palazzo Madama, a Roma, si è tenuta una conferenza di denuncia e condanna dell’utero in affitto, per la prima volta di portata trasversale. L’incontro è stato promosso dall’Associazione ProVita Onlus, rappresentata dal presidente Toni Brandi. Per la abolizione e la repressione del turpe mercimonio di donne e bambini, hanno espresso le loro opinioni le Senatrici Maria Rizzotti (FI), Laura Bianconi (NCD), Donatella Mattesini (PD). Sono intervenuti anche la giornalistaMonica Sargentini del Corriere della Sera e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. ProVita e le inchieste dei media hanno denunciato da tempo le agenzie straniere che guadagnano milioni di dollari promuovendo la pratica dell’utero A in affitto, che è vietato e punito dalla legge italiana (l. 40/2004). Ma le agenzie straniere, che si approfittano dell’inerzia dei magistrati e delle autorità, vengono senza ritegno a cercare clienti in Italia, che per loro rappresenta un mercato in crescita: già nel 2004, Tarquinio rilevava tale crescita si attestava su livelli del 1000%. Toni Brandi ha presentato il DVD “Breeder, donne di seconda categoria”, che è stato distribuito ai presenti e che sarà presto disponibile sul sito www.notizieprovita.it: un documentario che raccoglie le testimonianze reali delle persone che sono state coinvolte nel turpe mercimonio dell’utero in affitto, di ciò che hanno subito, delle conseguenze psicofisiche che si sono verificate. ProVita ha lanciato contestualmente una raccolta firme per presentare alle autorità una petizione affinché si faccia valere nel concreto la legge penale (art.12, comma 6, l. 40/2004) vigente che punisce l’utero in affitto. Le Senatrici intervenute hanno ribadito la necessità di combattere l’ignobile sfruttamento delle donne e il commercio di bambini sia a livello nazionale, sia a livello internazionale (Rizzotti). La legge 40 smantellata da diverse sentenze, di fatto rende possibile violare impunemente il comma 6 citato:la volontà del legislatore è stata calpestata. Perciò bisogna rimettere mano a norme più solide, con il coraggio necessa- CONCORSI CATANIA COMUNE DI SAN CONO - Concorso pubblico, a tempo indeterminato e part time a 18 ore di N. 1 posto di custode del cimitero, cat. A1, ex art. 4, comma 8, del D.Lvo n. 101/2013 e art. 30, legge regionale n. 5/2014. Scad. 31 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-09-2016. CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE - ISTITUTO PER I BENI ARCHEOLOGICI E MONUMENTALI DI CATANIA- Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per l’assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato, di N.1 personale con profilo professionale di collaboratore tecnico enti di ricerca, livello VI, tempo di lavoro part-time al 30% presso la sede di Catania. Scad. 20 ottobre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.75 del 20-092016. PALERMO AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO ‘’P. GIACCONE’’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli ed esami, per l’assegnazione di N.1 borsa di studio, della durata di mesi 12, eventualmente prorogabile, per laureato in podologia, o titolo equipollente. Scad. 03 novembre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.79 del 04-10-2016. AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO ‘’P. GIACCONE’’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la formazione di N.1 graduatoria riguardante l’attribuzione d’incarichi per eventuali supplenze, sostituzioni o assegnazioni temporanee di personale dirigente medico, nella disciplina di Ematologia, da assumere con contratto a tempo pieno e determinato in ragione della durata prevista per il rimpiazzo o per l’avvicendamento del personale medico nella stessa disciplina in servizio presso I’A.O.U.P. Scad. 31 ottobre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.78 del 30-092016. AZIENDA OSPEDALIERA ‘VILLA SOFIA - CTO’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per la formulazione di N.1 graduatoria per il conferimento di incarichi a tempo determinato di dirigente biologo. Scad. 31 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-092016. AZIENDA OSPEDALIERA ‘VILLA SOFIA - CTO’ DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per la formulazione di N.1 graduatoria per il conferimento di incarichi a tempo determinato per N.2 dirigenti medici. Scad. 31 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-092016. COMUNE DI SANTA FLAVIA - Concorso-Mobilità, per passaggio diretto, per la copertura di N.1 posto di assistente sociale. Scad. 29 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-09-2016. COMUNE DI PALERMO - ConcorsoMobilità Esterna, ai sensi dell’art.30, comma 2 bis del D.Lgs 165/01, per la copertura di N.2 posti di Dirigente Contabile. Scad. 29 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 2809-2016. CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE - ISTITUTO PER I BENI ARCHEOLOGICI E MONUMENTALI DI PALERMO - Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per l’assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato, di N.1 personale con profilo professionale di ricercatore, livello III, tempo di lavoro part-time al 30% presso l’URT di S. Flavia. Scad. 20 ottobre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.75 del 20-09-2016. MESSINA AZIENDAOSPEDALIERA«PAPARDO» DI MESSINA - Bando di Concorso pubblico, per titoli e colloquio, per la formulazione di N.1 graduatoria per eventuali assunzioni a tempo determinato di dirigente medico disciplina di Oncologia. Scad. 24 ottobre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.76 del 30-09-2016. CALTANISSETTA COMUNE DI GELA - Bando di Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di N. 4 posti di istruttore amministrativo, categoria giuridica C, posizione economica iniziale C.1, ai sensi dell’art. 4, commi 6 e 7, del D.L. n. 101/2013 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125/2013 e dell’art. 30 della legge regio- nale n. 5 del 28 gennaio 2014. Scad. 29 ottobre 2016. Fonte: DIR N. 70 del 28-092016. RAGUSA COMUNE DI RAGUSA - Bando di Concorso mobilità esterna per la copertura a tempo pieno ed indeterminato, di N.1 posto di Centralinista non vedente - categoria B1. Scad. 07 novembre 2016. Fonte: G.U.R.I. N.80 del 07-10-2016 LAVORO IN ITALIA E ALL’ESTERO La FONDAZIONE PAOLETTI è un ente di ricerca iscritto all’anagrafe nazionale delle ricerche del Miur e un’organizzazione accreditata per la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti della scuola italiana. Nata ad Assisi per volontà di Patrizio Paoletti, la Fondazione è sensibile alle tematiche dell’educazione e dello sviluppo, e riunisce attorno a sé un gruppo di pedagogisti, psicologi, sociologi, ma anche manager ed imprenditori da tempo sensibili all’idea di educazione come atto comunicativo.Attiva nei campi della ricerca, dell’educazione e della didattica, la Fondazione promuove il benessere sociale e i diritti dell’infanzia. L’educazione e la ricerca sono il centro della sua missione poiché solo un’attenzione all’infanzia e al processo educativo può produrre un innalzamento della qualità della vita, nell’interesse generale della società. La Fondazione Paoletti, attiva con programmi di ricerca, formazione, sostegno sociale e sensibilizzazione in 4 diversi continenti con oltre 20 progetti attivi, è alla costante ricerca di persone appassionate e preparate desiderose di applicare la loro professionalità nel campo del no profit. Requisiti: neo laureati, diplomati e studenti universitari con forte predisposizione al sociale e spiccate competenze comunicative e relazionali; precedenti esperienze di volontariato; ottima conoscenza del pacchetto Office. Per maggiori informazioni e candidature http://www.fondazionepatriziopaoletti.org /. FERROVIE DELLO STATO cerca Specialisti Opere d’Arte per le seguenti città: Roma, Ancona, Bologna, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Ufficio stampa di ProVita Onlus A cura del Centro Orizzonte Lavoro 095 320054 / [email protected] opportunità e concorsi OPPORTUNITÀ rio ad inimicarsi le potenti lobby internazionali che guadagnano dall’utero in affitto (Bianconi). È certamente necessario anche ripensare agli investimenti per la cura della fertilità e snellire le pratiche dell’adozione, perché il desiderio di genitorialità è senz’altro legittimo (Mattesini), ma non può ogni desiderio trasformarsi in diritto, né si può consentire di trarre profitto dal corpo proprio o altrui, secondo i principi fondamentali dell’etica e i criteri antropologici universalmente riconosciuti (anche dalle norme internazionali, come la convenzione di Oviedo). Di mamma ce n’è una sola: ed è quella che porta in grembo per nove mesi la sua creatura. Torino. Requisiti: laurea magistrale in Ingegneria civile – indirizzo Strutture con un voto minimo pari a 100/110; pregressa esperienza di almeno 2 anni maturata in Studi /Società di progettazione strutturale; conoscenza della normativa tecnica in materia di costruzioni; conoscenza della tecnologia dei materiali (muratura, calcestruzzo e acciaio), di costruzioni in zona sismica, ponti e di geotecnica; ottima conoscenza del sistema operativo Microsoft Windows, pacchetto Office e del software di calcolo agli elementi finiti (SAP, LUSAS, MIDAS) e conoscenza avanzata di Autocad; conoscenza della lingua inglese almeno a livello medio superiore (B2 del Quadro di riferimento europeo). Per candidarsi consultare il sito https://sivrecruiting.gruppofs.it/cezannecv/RecruitmentWeb/CznWfResearch.asp?FUNID= 7004517&LANGID=1040&IDFNT=15 5563979&IDPRV=721808282. Scadenza 23 ottobre. THE HERTZ CORPORATION, sussidiaria della Hertz Global Holdings Inc è un’azienda americana di autonoleggio con sedea a Park Ridge, nel New Jersey. Multinazionale leader nel settore del noleggio di auto e furgoni, offre lavoro sia in Italia che all’estero in un ambiente stimolante, ottimo per una crescita tanto personale che professionale. Posizioni aperte in Italia: Specialist Production & Process Improvement Specialist, Telesales Representative, Temporary IT Support Analyst, Continuous Improvement –Project Leader Europe. Per maggiori informazioni consultare il sito http://hertzitaly.jobs/. EATALY cerca personale per ampliare il suo personale in tutta Italia Chi lavora da Eataly è determinato, innamorato dei cibi e delle bevande di alta qualità e pensa che aver trasformato questa passione in un lavoro abbia migliorato la qualità della loro vita. Eataly crede che il buon cibo unisca le persone e che portare sulla tavola dei suoi clienti prodotti buoni, puliti e giusti sia un modo per rendere le persone più felici. Ma non si accontenta di questo. Eataly vuole anche diffondere la cultura dell’alta qualità enogastronomica italiana. Perché con un pizzico di conoscenza in più, tutto è più buono. Se anche tu credi che dedicare il tuo lavoro all’eccellenza italiana sia un modo per migliorare la qualità della tua vita e quella di chi ti sta intorno, entra a far parte del Mondo Eataly! Candidati per le numerose offerte di stage, lavoro a tempo determinato e indeterminato su tutto il territorio italiano. Requisiti: i requisiti variano a seconda della posizione d’interesse. Per una lista di tutte le posizioni aperte in Italia, consultare questo link. Per candidarsi, è necessario consultare la pagina contenente le posizioni aperte, selezionare la offerta d’interesse e registrarsi per inviare il proprio CV tramite il form online. https://adeccorpoeataly.hua.hrsmart.com/h r/ats/JobSearch/viewAll/jobSearchPaginationExternal_pageSize:50/jobSearchPaginationExternal_page:1 Ai Lettori Avviso per gli abbonati di Prospettive Il nuovo Piano Poste per la consegna dei prodotti editoriali avviene a giorni alterni ed in alcuni casi anche una sola volta a settimana. Tale situazione sta creando in tutta l’Italia gravi ritardi nella consegna dei quotidiani e dei periodici per gli utenti abbonati. Pertanto i nostri lettori abbonati che volessero consultare l’edizione appena stampata (prima di riceverlo con la spedizione postale) potranno farlo collegandosi al sito web del nostro settimanale diocesano: www.prospettiveonline.it, spostandosi nell’area “In Edicola” (colonnino di destra) ed inserendo le rispettive chiavi di accesso che possono essere richieste direttamente al nostro Ufficio di Amministrazione telefonando allo 0952500220. Evidentemente per poter accedere bisogna comunicare la propria identità ed essere inserito nell’elenco degli abbonati. ® 5 Prospettive - 16 ottobre 2016 PRIMOPIANO PIETRO CRISOLOGO Solo il cielo conosca le nostre OPERE DI MISERICORDIA i Pietro Crisologo, solo dalle notizie pervenuteci, sappiamo che nacque ad Imola verso il 380, dove fu battezzato ed educato da Cornelio († 446), vescovo di quella città, che poi lo avviò agli studi letterari e giuridici a Ravenna e a Bologna. Ordinato diacono da Cornelio, Pietro affiancò il suo vescovo nel ministero pastorale. Papa Sisto III (+440), nel 425 consacrò Pietro vescovo di Ravenna, quando la città era capitale dell’Impero romano d’Occidente e sede metropolitana dell’Emilia e Romagna (Serm. 175), nonché cerniera tra Occidente e Oriente. Il vescovo Pietro godette della fiducia di papa Leone Magno (+461) e della protezione dell’imperatrice Galla Placidia (Serm. 130), figlia di Teodosio e madre e tutrice dell’imperatore Valentiniano III. Durante il suo episcopato, Pietro fece la prima chiesa cristiana a Ravenna, perché la diocesi fino al 378 aveva avuto sede a Classe. Pietro ebbe una parte importante nelle controversie cristologiche, per le quali fu in corrispondenza epistolare con Teodoreto di Ciro (431) ed Eutiche (+456), archimandrita di un monastero di Costantinopoli, considerato il fondatore dell’eresia monofisita, secondo la quale nell’unica persona di Cristo, dopo l’Incarnazione, c’era una sola natura, quella divina. Eutiche tentò invano di avere l’appoggio di Pietro dopo essere stato condannato dal Sinodo di Costantinopoli del 448. Pietro fu soprattutto un oratore e a questa attività deve il soprannome di Crisologo (dal gr.: parola d’oro), che gli fu attribuito nel IX sec. La raccolta dei suoi Sermones, curata da uno dei suoi successori, il vescovo Felice di Ravenna (707-717), ne comprendeva 176, a cui molti altri furono poi aggiunti dai vari editori, fino ad raggiungere il numero di 200 circa. Da studi recenti risultano autentici 168 Sermones della Collectio Feliciana e altri 15 di varia provenienza. Sono omelie generalmente molto brevi, in parecchi casi forse si tratta di resoconti stenografici o di riassunti, in maggioranza di argomento esegetico, in cui dall’esposizione si ricavano insegnamenti morali. Pietro Crisologo spiegò in maniera molto efficace il mistero dell’Incarnazione, le eresie di Ario e di Eutiche e il Credo apostolico (Serm. 63-66). Ha, inoltre, dedicato una serie di sermoni sul tempo di Quaresima (1-14; 37-43), sui miracoli di Cristo (32-36), sui Salmi (44-46), sul Pater noster (6772), sulla Pasqua (73-84), su san Giovanni Battista (86-92), sulla Maddalena (93-96), sulle parabole (96-99; 121-126;161-172), sulle lettere di san Paolo (108-120), sulle feste dei Santi (127-138), sull’Avvento e il tempo di Natale (140-160). Sul suo pensiero e sul suo stile è stato notato l’influsso di Cipriano di Cartagine (+258), come pure reminiscenze di Prudenzio (+413) e di Sedulio (V sec.). La documentazione pervenutaci, è molto preziosa perché ci fa conoscere la vita culturale e liturgica di Ravenna del tempo del D Dobbiamo fuggire questa ipocrisia… perché è schiava della gloria e non allevia la verecondia dei poveri, ma la accentua, essa ricerca la pompa vana della propria lode fra i gemiti dei miseri, amplia la propria reputazione col dolore dei poveri, diffonde la propria fama per la miseria di chi domanda vescovo Pietro. Nel suo Sermone sul Vangelo di san Matteo, Pietro ci ricorda che solo il cielo deve conoscere la nostra misericordia: <<Quando fai elemosina, non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle vie, per essere glorificati dagli uomini! In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro mercede!>> (Mt 6,2). Avete sentito come il Signore definisce l’elemosina fatta tra la folla, nelle piazze e ai crocicchi: non è voluta per sollievo dei poveri, ma per acquistare il favore degli uomini: chi fa così, mostra di vendere la propria misericordia, non di donarla. Dobbiamo fuggire questa ipocrisia… perché è schiava della gloria e non allevia la verecondia dei poveri, ma la accentua, essa ricerca la pom- pa vana della propria lode fra i gemiti dei miseri, amplia la propria reputazione col dolore dei poveri, diffonde la propria fama per la miseria di chi domanda. Ma qualcuno dirà: Dunque tra la folla, nelle piazze e nei crocicchi si deve negare misericordia? Non si deve distribuire cibo? Certo, in ogni luogo e in ogni tempo bisogna fare opere buone…; ma nel modo con cui ci ha insegnato l’autore della misericordia, che cioè la nostra misericordia sia nota non alla terra, ma al cielo; non presentata agli uomini, ma a Dio. Anche nelle piazze e nei crocicchi la pietà conserva il proprio segreto; al contrario è piazza, è crocicchio il luogo segreto in cui l’ipocrita opera non in segreto. Fratelli, il Signore così ammonendoci, incolpa l’animo, non i luoghi; l’intenzione, non le opere; le brame, non il dono: rimprovera chi elargisce per la propria fama, non per la fame del povero; giudica non dove fai e quanto fai, ma come fai, perché Dio misura i fatti dal cuore, non dalle mani; e dall’intenzione, non dal luogo determina la qualità delle tue opere. Vuole che la misericordia si compia solo davanti a lui perché egli solo è rimuneratore e testimone della misericordia; infatti egli dice: Ebbi fame, e mi deste da mangiare (Mt 25,35). Egli vuole che nei poveri noi doniamo a lui stesso, e chi vuole che a sé si doni intende rendersi personalmente debitore del dono; e chi vuole rendersi personalmente debitore del dono, vuole che nulla vada perduto per chi dona. Dio chiede poco, ma renderà molto. Perciò…, se nel povero tu fai un prestito a Dio, non cercare gli uomini quali testimoni: la sua fedeltà non ha bisogno di arbitri. Colui che nulla dà senza mediazione diffida della fedeltà di chi riceve; chi non si fida del debito altrui, fa arrossire di vergogna il debitore. Perciò, o uomo, se dai a Dio, da’ in segreto: così quello che darai non ti sarà di peso, ma di onore. Colui che ti rende ricco viene a te nel povero, affinché tu non esiti a rendere a lui quello che hai ricevuto, avendoti egli gratuitamente concesso quel che tu possa dare (Pietro Crisologo, Sermoni sul Vangelo di san Matteo, 11). Pietro Crisologo, che morì probabilmente il 31 luglio del 451, è venerato come santo dalla Chiesa, che ne celebra la memoria il 30 luglio; papa Benedetto XIII nel 1729 lo proclamò Dottore della Chiesa. Diac. Sebastiano Mangano Giubileo mariano, “siamo discepoli, ma anche missionari” Particolarmente solenne è stata la veglia del Giubileo mariano nei tre giorni di ottobre in occasione della festa della Madonna del Rosario. Nella meditazione pronunciata da Papa Francesco al termine della recita del S. Rosario, è stata delineata l’identità del cristiano di oggi. “Siamo discepoli, ma anche missionari e portatori di Cristo, là dove lui ci chiede di essere presente”. L’invito a una vita cristiana “donata” e a servizio dei fratelli trova motivazione nell’essere stati depositari e Foto Siciliani-Gennari/SIR custodi della Grazia del Battesimo e dei doni dello Spirito. “Non possiamo rinchiudere il dono della sua presenza dentro di noi, al contrario, siamo chiamati a partecipare a tutti il suo amore, la sua tene- Dio, il mistero rivelato in Gesù rezza, la sua bontà, la sua misericordia. È la gioia della condivisione che non si ferma dinanzi a nulla, perché porta un annuncio di liberazione e di salvezza”. “Ogni volta che contempliamo un momento, un mistero della vita di Cristo, siamo invitati a riconoscere in quale modo Dio entra nella nostra vita, per poi accoglierlo e seguirlo”. Le parole del Papa sono penetrate nel cuore di numerosi fedeli convenuti da ogni parte del mondo, e membri delle numerose associazioni, confraternite e movimenti che animano la vita dei santuari mariani. Le delegazioni mariane presenti hanno rappresentato 40 nazioni, tra cui “La preghiera del Rosario è, per molti aspetti, la sintesi della storia della misericordia di Dio che si trasforma in storia di salvezza per quanti si lasciano plasmare dalla grazia” Germania, Francia, Belgio, Spagna, Ungheria, Argentina, Brasile, Costa Rica, Filippine, Venezuela, Vietnam. I delegati di 20 santuari d’Italia hanno sfilato in un colorato mosaico di stendardi e gagliardetti nella suggestiva processione verso la Porta Santa. Della diocesi di Catania erano presenti i giovani della comunità parrocchiale di Biancavilla con la splendida tela della Madonna dell’Elemosina. Le parole del Papa sono state d’incoraggiamento e di stimolo per continuare la pratica della recita del Santo Rosario che “non ci allontana dalle preoccupazioni della vita; al con- trario, ci chiede di incarnarci nella storia di tutti i giorni per saper cogliere i segni della presenza di Cristo in mezzo a noi”. Gesù “va incontro a tutti nelle varie necessità della vita”, e Maria “ci accompagna in questo cammino” dando testimonianza di fedeltà e di concreto servizio. Secondo Papa Francesco, “la preghiera del Rosario è, per molti aspetti, la sintesi della storia della misericordia di Dio che si trasforma in storia di salvezza per quanti si lasciano plasmare dalla grazia”. “I misteri che passano dinanzi a noi sono gesti concreti nei quali si sviluppa l’agire di Dio nei nostri confronti”. Meditarne il significato favorisce la comprensione e la consapevolezza degli impegni e doveri cristiani verso la società. Essere testimoni dei valori non è soltanto un auspicio, ma un dovere. Maria, ha aggiunto, “è davvero l’Odigitria, la Madre che indica il percorso che siamo chiamati a compiere per essere veri discepoli di Gesù”. Seguendo la sua traccia, il suo esempio di attenzione, dolcezza, dialogo, ascolto e preghiera, la vita del cristiano si consolida e intensifica la fiamma che diventa luce per la società. G.A. 6 Prospettive - 16 ottobre 2016 Aspetti e Relazioni all’interno del Presbiterio Le relazioni tra Vescovo e presbiterio, e tra presbiteri all’interno del collegio si fondano sulla base di una “carità soprannaturale” (Cd 28); questa carità è tesa a creare un’unità di intenti tra Vescovo e sacerdoti e questo prima di rendere fruttuosa la comunicazione pastorale...Cercare intenti Unitari fa parte della promessa di ubbidienza che ci ha fatti Unico presbiterio PARTE I 1. Introduzione Tutti i ministri ordinati col secondo grado dell’Ordine sacro formano per loro natura l’Unico presbiterio avendo nel proprio Vescovo il principio e il fondamento dell’Unità nella chiesa particolare. Il Vescovo non può fare a meno del suo presbiterio perché soggetto autorevole di discernimento, di cui deve avvalersi, dopo l’ascolto saggio e prudente, per l’esercizio del suo ministero episcopale, affinché sia custodita e alimentata l’identità della sua chiesa particolare e tramite lui, la comunione col Papa e la Chiesa Cattolica. Il presbiterio è una realtà multiforme perché ha diversi aspetti. Ogni presbiterio deve mantenere nelle relazioni necessarie tra confratelli la finalità dell’Unità che vede nella persona del Vescovo. Il presbitero è legato al presbiterio tutto è grazia e non è la spontanea volitiva adesione per decisione per- Il Vescovo fondamento dell’unità della Chiesa sonale; come nessuno può assumersi l’Ordine di sua iniziativa o spontanea volontà, così la riceve come grazia, altrettanto le relazioni fraterne e sacerdotali, che sono anch’esse non assunte volontariamente, ma rafforzate perché ricevute come dono dentro l’Ordine sacro. Il prete è chiamato a entrare e far parte del presbiterio, dove segno e strumento di Unità del corpo presbiterale è il Vescovo (Cfr. LG 23; LG 13). È a partire da questa sacra mentalità che si fonda la disponibilità a collaborare col Vescovo nell’annuncio evangelico, nella celebrazione dei sacramenti, nella guida della comunità. Vediamo adesso su che cosa si fonda l’Unità presbiterale, unione multiforme perché dotata al contempo di diversi aspetti: Martedì 18 • Ore 18.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa in occasione del Giubileo degli operatori sanitari. Mercoledì 19 • Ore 9.30 Catania, parrocchia S. Luigi Gonzaga: Visita pastorale. tà il bene dell’intera comunità diocesana. Come le corde sono attaccate alla Cetra, così il presbiterio al suo Vescovo (Cfr. S. Ignazio d’Ant. Let- e i presbiteri (Cfr. idem n. 7,1). La prima unità nel presbiterio sta nelle relazioni che l’Ordine sacro stabilisce al suo interno, infatti ogni presbitero svolge un compito e in base ad esso ci sono relazioni coi confratelli e con tutta l’intera comunità. Se svolge il ministero di parroco, vivrà con l’immediato rapporto col clero del proprio vicariato; vivrà tra parroci e vicari parrocchiali delle relazioni in chiave pastorale. Lavorando assieme realizza quell’Unità d’intenti e di progetti pastorali, scelti e condivisi fraternamente. Ogni unità di Presbitero è legata alla pluralità del presbiterio di cui fa parte e non può farne a meno. L’attività pastorale a cerchi concentrici trova attorno al Vescovo tutti i servizi ministeriali con tutti i ministri, che a diverso titolo servono le realtà ecclesiali, avendo la massima espressione di chiesa, quando celebrano l’Eucaristia nel Giorno del SignoDon Pietro Longo Vicario episcopale per la Pastorale (segue a pagina 8 Diverse identità ma un solo credo ll’inizio di un caldo e luminoso autunno, Catania è tornata a celebrare solennemente e lietamente nella monumentale basilica Cattedrale tre feste in onore di Sant’Agata, l’amata Patrona principale della città e dell’arcidiocesi metropolitana. Dopo la celebre triade festiva del mese di febbraio e l’altrettanto famosa bidua festiva del mese di agosto, la seconda domenica di ottobre, infatti, ormai da diversi anni, le numerose ed operose comunità Srilankesi della Sicilia Orientale celebrano nel nostro Duomo, splendente di luci e di fiori, una affollata festa di Sant’Agata tutta per loro con la partecipazione di un reverendissimo Vescovo del loro Paese di origine A Dall’Agenda dell’Arcivescovo • Ore 17.00 Catania, parrocchia S. Luigi Gonzaga: Visita pastorale. tera agli Efesini 4,1). Il martire loda quella chiesa dove i fedeli sono esortati a non far nulla senza il Vescovo Festa di S. Agata delle comunità srilankesi catanese, messinese, siracusana e calatina Notizie in breve dal 17 al 23 ottobre Lunedì 17 • Ore 9.30 Catania, Seminario: presiede il Consiglio presbiterale. 2. L’Unità presbiterale parte dal sacramento dell’Ordine e ha finali- Giovedì 20 • Ore 9.30 Arcivescovado: udienze. Venerdì 21 • Ore 9.30 Catania, parrocchia Sacra Famiglia: Visita pastorale. Sabato 22 • Ore 17.30 Catania, parrocchia S. Luigi Gonzaga: Visita pastorale. Domenica 23 • Ore 10.0 Catania, parrocchia Natività del Signore: celebra la s. Messa in occasione dell’apertura della Visita pastorale. che dà particolare e significativa solennità alle celebrazioni liturgiche agatine dei cristiani cattolici Cingalesi e dei Tamil provenienti non solo dal vasto hinterland etneo ma anche dalle comunità cristiane Srilankesi delle città di Messina, di Siracusa e di Caltagirone. Il merito dell’organizzazione di tale grande evento religioso in onore della santa protomartire e vergine catanese spetta all’Ufficio diocesano per la pastorale delle Migrazioni, diretto dal diacono dott. Giuseppe Cannizzo, e alla comunità Srilankese di Catania, guidata spiritualmente dal cappellano sac. S. G. Christie Perera. Le celebrazioni cittadine sono iniziate la sera di sabato 8 ottobre con la suggestiva processione eucaristica per piazza Università, via Euplio Reina e piazza Santa Maria dell’Ogninella. Con la rituale accensione del Lume tradizionale ha avuto inizio la celebrazione liturgica dei primi vespri domenicali, presieduta da Mons. Cletus Chandrasiri Perera, Vescovo della diocesi di Ratnapura, suffraganea dell’arcidiocesi Colombo, capitale di Ceylon, nella storica ed artistica chiesa filiale confraternale settecentesca intitolata a Santa Maria dell’Ogninella, eletta tre secoli fa patrona secondaria della città di Catania, sede della comunità Srilankese cittadina grazie alla generosa e fraterna ospitalità del geom. Giovanni Guglielmino, governatore della confraternita di San Sebastiano Martire e San Michele Arcangelo, al quale è affidata la cura della bella ed originale chiesa la prima ad essere rico- struita dalle macerie dell’immane terremoto del 1693 dal canonico Giovambattista Vaccarini, il geniale architetto della ricostruzione tardo barocca della città. La mattina di domenica 9 ottobre, la devota processione dei fedeli Cingalesi e Tamil, si è snodata per via Etnea e piazza Duomo, gremite di turisti che hanno ammirato l’esotico corteo religioso e gli splendidi vestiti delle devote donne agatine Srilankesi. I pellegrini immigrati agatini sono entrati nella basilica Cattedrale attraverso la Porta Santa della Misericordia, accolti con gioia dal parroco e delegato arcivescovile mons. Barbaro Scionti. Nella magnifica chiesa madre dell’arcidiocesi intitolata alla santa Patrona di Catania, dopo la rituale accensione del Lume, la solenne concelebrazione della s. messa della domenica XXVIII per annum è stata presieduta dal Vescovo Mons. Chandrasiri con i sacerdoti cappellani delle comunità Srilankesi presenti e l’asstenza liturgica dei diaconi permanenti addetti alla Pastorale per le Migrazioni don Giuseppe Cannizzo, della parrocchia San Leone vescovo, e don Santo Rizzo, della parrocchia San Nicolò in Misterbianco, che successivamente si sono tutti intrattenuti in piazza Duomo con i fedeli connazionali con i quali hanno anche condiviso l’agape fraterna presso lo storico Oratorio salesiano “San Filippo Neri”, gli ospitali “Filippini” di via Teatro Greco. AB 7 Prospettive - 16 ottobre 2016 DIOCESI Ordine Equestre S. Sepolcro rende onore a “Nostra Signora Maria Regina della Palestina” I sentieri dell’adempimento dell’ANTICA PROMESSA a mattina dell’8 ottobre, giorno di sabato dedicato ogni settimana del tempo liturgico tra l’anno alla memoria liturgica di “Santa Maria in sabato”, la città di Catania ha avuto l’alto onore di ospitare quest’anno, in coincidenza con la possibilità di poter lucrare i privilegi spirituali connessi, per ispirata volontà di Papa Francesco, con l’Anno Santo giubilare straordinario della Misericordia, la solennità liturgica di Nostra Signora Maria Regina della Palestina -venerata Patrona presso Dio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che gode della benigna protezione della Sede Apostolica- deliberata dal Consiglio di Luogotenenza per l’Italia-Sicilia, presieduto dal luogotenente S. E. il cav. gr. cr. prof. Giovanni Russo ed organizzata dalla sezione catanese “Card. Salvatore Pappalardo”, diretta dal preside il gr uff. dott. Sergio Sportelli. Duecento cavalieri e dame e vari novizi delle sezioni di Palermo (con le delegazioni di Agrigento, Caltanissetta, Mazara del Vallo, Trapani), di Catania (con le delegazioni di Piazza Armerina e di Caltagirone), di Messina (con la delegazione di Patti) e di Siracusa si sono radunati in pellegrinaggio presso la storica basilica L Collegiata “Santa Maria dell’Elemosina” o della Misericordia per un intenso momento penitenziale giubilare di preghiera, guidato dai sacerdoti cavalieri mons. Leone Calambrogio, cerimoniere ecclesiastico della sezione etnea, e da mons. Barbaro Scionti, amministratore parrocchiale della Collegiata e parrocodelegato arcivescovile per la Cattedrale. I pellegrini giubilari siciliani hanno poi sfilato, in solenne corteo liturgico col mantello in abito da cerimonia, al canto delle litanie dei santi per via Etnea e per piazza Duomo per fare devoto ingresso rituale nella Cattedrale di Sant’Agata attraverso la Porta Santa della Misericordia, mentre il Grand’Organo della basilica diffondeva possenti note di festosa accoglienza. Nell’altare del presbiterio maggiore della basilica, illuminata a festa, hanno concelebrato la s. messa propria in onore della Beata Maria Regina della Palestina il gran priore della Luogotenenza, Sua Eminenza il cardinale cav. gr. cr. Paolo Romeo, Arcivescovo emerito di Palermo, ed il priore della sezione di Catania, Sua Eccellenza l’Arcivescovo gr. uff. mons. Salvatore Gristina, Presidente della Conferenza episcopale siciliana il quale, all’inizio della solenne liturgia eucaristica, concelebrata anche con i sacerdoti siciliani cavalieri dell’Ordine gerosolimitano del Santo Sepolcro ed impreziosita dai canti liturgici in latino gregoriano propri della “Missa De Angelis”, è stato molto lieto ed onorato di porgere un caloroso saluto di benvenuto all’eminentissimo porporato e a tutti i confratelli e le consorelle di Sicilia che gremivano con il bianco e il nero dei loro lunghi mantelli di cerimonia la monumentale chiesa madre del- 23 ottobre 2016 Giornata Missionaria Mondiale Il balsamo della misericordia, segno della tenerezza di Dio el nome della misericordia” è lo slogan scelto per celebrare la novantesima Giornata Missionaria Mondiale (GMM). Anche se il Giubileo straordinario della misericordia volge al termine, il Papa stesso nella Bolla di indicazione del Giubileo scrive: «Desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona, portando la bontà e la tenerezza di Dio» (Misericordiae vultus, 5). È in nome della misericordia che missionari e missionarie vengono inviati nelle periferie del mondo perché tutti possano scoprire “Dio misericordioso” e a tutti “possa giungere il balsamo della misericordia come segno del regno di Dio già presente in mezzo a noi” (Idem). Non è un caso che proprio quest’anno, domenica 4 settembre, papa Francesco abbia presieduto a Roma la canonizzazione di madre Teresa di Calcutta, che è diventata così, anche ufficialmente, la santa della carità. È la mancanza di misericordia che genera la sofferenza di tante famiglie che hanno difficoltà a vivere il quotidiano o quelle dei tanti bambini costretti a vivere senza cibo o a stare lontano dai genitori (pensiamo ai migranti costretti alla fuga per trovare una speranza, un futuro migliore). Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2016 ci invita a guardare la missione ad gentes come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale. «[…] in forza del mandato ogni popolo e cultura ha “N diritto di ricevere il messaggio di salvezza che è dono di Dio per tutti. Ciò è tanto più necessario se consideriamo quante ingiustizie, guerre, crisi umanitarie oggi attendono una soluzione. I missionari sanno per esperienza che il Vangelo del perdono e della misericordia può portare gioia e riconciliazione, giustizia e pace. […] Ogni cristiano è invitato a uscire dalla propria comunità e ad avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. […] Nell’andare per le vie del mondo è richiesto ai discepoli di Gesù quell’amore che non misura, ma che piuttosto tende ad avere verso tutti la stessa misura del Signore. […] Al grembo materno rimanda il termine usato nella Bibbia per dire la misericordia: quindi all’amore di una madre verso i figli, quei figli che lei amerà sempre, in qualsiasi circostanza e qualunque cosa accada, perché sono frutto del suo grembo. È questo un aspetto essenziale anche dell’amore che Dio nutre verso tutti noi suoi figli. […] Segno eloquente dell’amore materno di Dio è una considerevole e crescente presenza femminile nel mondo missionario, accanto a quella maschile. Le donne, laiche o consacrate, e oggi anche non poche famiglie, realizzano la loro vocazione missionaria in svariate forme: dall’annuncio diretto del Vangelo al servizio caritativo. Accanto all’opera evangelizzatrice e sacramentale dei missionari, le donne e le famiglie comprendono spesso più adeguatamente i problemi della gente e sanno affrontarli in modo opportuno e talvolta inedito: nel prendersi cura della vita, con una spiccata attenzione alle persone più che alle strutture e mettendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nel costruire armonia, relazioni, pace, solidarietà, dialogo, collaborazione e fraternità, sia nell’ambito dei rapporti interpersonali, sia in quello più ampio della vita sociale e culturale, e, in particolare, della cura dei poveri. […] Proprio in quest’anno giubilare ricorre il novantesimo anniversario della Giornata Missionaria Mondiale, promossa dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede e approvata da Pio XI nel 1926. Ritengo pertanto opportuno richiamare le sapienti indicazioni dei miei Predecessori, i quali disposero che a questa Opera andassero destinate tutte le offerte che ogni diocesi, parrocchia, comunità religiosa, associazione e movimento ecclesiale, di ogni parte del mondo, potessero raccogliere per soccorrere le comunità cristiane bisognose di aiuti e per dar forza all’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della Terra» (Cfr Papa Francesco, Missaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2016). ® Giubileo delle Missioni SABATO 22 OTTOBRE - CONVEGNO MISSIONARIO, CHE SI TERRÀ PRESSO LA SALA CONFERENZE DELLE SUORE BENEDETTINE DI VIA CROCIFERI ALLE ORE 16.30. RELATORE PADRE GIULIO ALBANESE, GIORNALISTA E DIRETTORE DEL MENSILE POPOLI E MISSIONI E PADRE GAETANO ZITO MODERATORE. - VEGLIA MISSIONARIA ALLE 19.30 NELLA CHIESA DELLE BENEDETTINE. DOMENICA 23 OTTOBRE - PREGHIERA E PROCESSIONE DALLA COLLEGIATA ALLA PORTA SANTA ALLE ORE 10.00. - SANTA MESSA AL DUOMO ALLE ORE 11.00 l’antica arcidiocesi etnea. All’omelìa il cardinale, felice assieme a tutte le sorelle e i fratelli pellegrini della Luogotenenza siciliana di trovarsi nella chiesa madre della nobile ed antichissima Chiesa di Catania, ha esaltato il significato spirituale ed ecclesiale del Giubileo della Misericordia voluto dal Santo Padre Francesco fissandone il logo nella toccante espressione “Misericordiosi come il Padre”, il lungo periodo postconciliare che ha visto la Chiesa Cattolica impegnata, interrogata, convocata nell’opera di evangelizzazione universale promossa dai grandi pontificati del Beato Paolo VI e di San Giovanni Paolo II nei Sinodi dei vescovi che sono stati celebrati, la felice intuizione di Papa Francesco che ha incentrato il cuore della nuova evangelizzazione nell’amore misericordioso del Padre. L’eminentissimo presule ha, inoltre, focalizzato, alla luce della Sacra Scrittura, il punto fondamentale di tutta la storia della salvezza e il principio motore della misericordia del Padre allorché nella pienezza dei tempi Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito nonché il ruolo provvidenziale di mediatrice della Vergine Santissima nell’opera di salvezza dell’umanità operata dal mistero pasquale della morte e della resurrezione del Figlio di Dio. Tutta la storia biblica della salvezza, infatti, parla di questa sollecitudine di Dio verso il mondo; il Dio dei profeti e dei giudici ha accompagnato il popolo eletto nel cammino terreno verso la Patria eterna. La profonda riflessione del porporato ha toccato il tema assai caro all’Ordine dell’amore verso la Terra dove il nostro Salvatore nacque, visse, morì, risorse ed ascese al cielo, della fraterna necessità di sostenere il popolo di Palestina e la Chiesa Cattolica in Terra Santa dove visse il Redentore e dell’affetto filiale verso la Madre di Dio, Maria di Nazareth. Il prossimo grande evento che vedrà impegnata la Luogotenenza dell’Italia Sicilia, dal 29 ottobre al 5 novembre, sarà il pellegrinaggio giubilare siculo in Terra Santa, dove i pellegrini gerosolimitani di Sicilia avranno la gioia e l’onore di incontrare in udienza privata Sua Beatitudine l’Arcivescovo italiano mons. fra’ Pierbattista Pizzaballa, dell’Ordine dei Frati Minori, novello Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme e già Custode di Terra Santa. Da uno scritto del presule francescano riportiamo il seguente pensiero che farà da viatico al prossimo pellegrinaggio: “La tensione è sempre quella di interrogarsi sulla persona di Gesù. Perché questi luoghi ci devono rimandare a Lui. Nazareth, Betlemme, Cafarnao e Gerusalemme invitano anche a interrogarci su quel Gesù che qui compì i suoi passi e sulla Chiesa che in questi luoghi celebra e ricorda ogni volta un momento particolare delle sua vita”. Antonino Blandini 8 Prospettive - 16 ottobre 2016 DIOCESI (continua da pag.) ,/9(6&292 re e in questo c’è piena espressione e manifestazione della Chiesa. L’Eucaristia è radice e forma espressiva più adeguata per dimostrare ciò che significa l’Unità nel concerto della pluralità. Attenzione! Nella chiesa comunione, al centro, non c’è il Vescovo ma l’Eucaristia, strettamente legata al Vescovo che presiede un presbiterio per il bene della comunità ecclesiale. Il Vescovo non ha la centralità nella comunità ecclesiale né la sintesi dei ministeri, ma presiede celebrando, tenendo conto di avere il compito-servizio del Ministero della sintesi, per tutti i doni, i carismi, i ministeri ecc… Per questo il Pastore Erma condanna divisioni, rivalità all’interno del presbiterio perché rovinano la chiesa e mettono in serio pericolo la propria salvezza eterna (Cfr. Visione 3, 9, 7-9). Quando un presbitero s’impegna totalmente nella corresponsabilità, serve l’Unità della chiesa e ne salva la comunione intraecclesiale. La mancata realizzazione del ministero pastorale a diverso titolo può “rovinare” i fedeli nella chiesa e si espone alla perdita personale della salvezza eterna. Ogni presbiterio trova nella comunione ecclesiale la dimensione e il suo contesto come propria spiritualità, e questo va oltre e supera un presbiterio funzionale, efficiente, tecnico, organizzativo ecc… Il presbiterio in verità è un Mysterium; è una realtà soprannaturale, perché la sua radice è l’Ordine sacro (Cfr. Pastores dabo vobis n. 74). Il presbitero nel suo contesto presbiterale trova intima connessione tra la comunione ecclesiale e l’Ordine sacro; e in questa duplice fonte sinergica che si struttura essenzialmente una relazione: comunione ecclesiale e Ordine sacro. L’Eucaristia inserisce sacramentalmente nell’Unità col Vescovo e col presbiterio, patto e alleanza d’amore, si rinnovano ogni giorno sull’altare dove solo nella comunione col Vescovo e col presbiterio, rinnoviamo la nostra Consacrazione nell’Ordine sacro e sotto l’obbedienza del “Fate questo in memoria di me” (Cfr. Lc 22, 19-20). Il ministero ordinato affonda le sue radici nella forma comunitaria e plurale e per questo può essere svolto, non da singoli sacerdoti, ma solo come opera collettiva (Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 12, 17). Il presbiterio è relazione tra la comunione e l’ordine sacro. La chiesa in Cristo è vista come sacramento, segno e strumento dell’intima unione degli uomini con Dio e degli uomini tra loro (Cfr. Lg. 1). L’Ordinazione mette il presbitero in relazione col Vescovo e col presbiterio e con questo forma il collegio presbiterale per condividere la missione apostolica nella diocesi e col popolo affidato. 3. Il Presbiterio e i suoi diversi aspetti. Il senso della relazione collegiale all’interno del presbiterio è di tipo teologico, sacramentale, spirituale e pastorale. La relazione fra Vescovo e presbiteri la troviamo nel Concilio: “Il Vescovo è assistito dai presbiteri” (Lg 21). “L’eucaristia presieduta dal Vescovo, circondato dal suo presbiterio” (Sc 41). “I presbiteri sono i saggi collaboratori dell’ordine episcopale” (Lg 28). “Sono congiunti al Vescovo per l’amore sacerdotale e in virtù del sacramento dell’ordine” (Po 5). “Rendono presente il Vescovo nelle comunità locali e costituiscono col loro Vescovo un Unico presbiterio” (Ag 19). “Costituiscono un solo presbiterio e una sola famiglia di cui il Vescovo è padre”(Cd 28). “Il Vescovo tratta i suoi presbiteri come figli e amici” (Lg 28). Per tutto questo le relazioni tra Vescovo e presbiterio, e tra presbiteri all’interno del collegio si fondano sulla base di una “carità soprannaturale” (Cd 28); questa carità è tesa a creare un’unità di intenti tra Vescovo e sacerdoti e questo prima di rendere fruttuosa la comunicazione pastorale. È una relazione convergente col Vescovo, collaterale con i presbiteri. Cercare intenti Unitari fa parte della promessa di ubbidienza che ci ha fatti Unico presbiterio. L’Unità d’intenti è la ricerca della volontà di Dio, è discernimento di quanto lo Spirito e la Parola suggeriscono alla chiesa per l’annuncio del Vangelo, coinvolgendo tutto il popolo di Dio con incontri, assemblee, confronto, partecipazione dei Consigli di Partecipazione laicale ecc… Le relazioni umane, fraterne, sacramentali e teologiche sono così legate da “vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità” e questo per rendere consapevoli, Vescovo e presbiteri, che stanno “esercitando l’Unico ministero sacerdotale a favore degli uomini”. (Po 14). All’Unico presbiterio è affidata “in solidum” la pastorale dell’intera diocesi, e ogni prete deve sentirsi partecipe e responsabile in tutto, “del bene spirituale della diocesi” (Cd 28). A questo bene debbono tendere gli sforzi, le preghiere e i sacrifici di tutti i preti. Non debbono anteporre niente e nessuno per il raggiungimento di questo bene, neanche la loro stessa vita, neanche se stessi. Non importa dove ciascuno opera, ma deve sentirsi parte di un insieme: il Presbiterio. Il popolo di Dio ha diritto di questo esempio di Carità Pastorale Presbiterale e il presbiterio deve saper offrire l’Unità che lega il singolo prete all’Unico presbiterio (Cfr. Cd 30). Il popolo di Dio fatto dalla maggioranza dei fedeli è desideroso di vedere dimostrazioni di amicizia, di riposo e distensione tra presbiteri; il praticare una certa comunione, prendere un posto assieme, essere accolti e accogliere esercitando l’ospitalità tra preti, dalla visita a sacerdoti anziani, in quiescenza, solidarietà verso persone e sacerdoti in disagio ecc… (Cfr. PO 8). Il Canone 278 incoraggia “le associazioni” di presbiteri che si offrono un aiuto per progredire insieme nella vita spirituale, intellettuale, nel cammino di santità e nell’esercizio della carità pastorale. Solo così l’unità presbiterale diventa autentica, appartenenza affettiva, per la quale tutti i presbiteri si trattano con amore vicendevole come “veri fratelli e amici” (PO 8). Luogo del presbiterio non è la parrocchia, il seminario, la rettoria, l’ufficio, la scuola ecc…, ma il presbiterio. Ogni luogo è relazionale col Vescovo, il presbiterio, il popolo di Dio. Sommarietto: La consacrazione pone il presbitero in rapporto relazionale con Cristo, Capo e Pastore, la missione o l’esercizio del ministero sacerdotale lo pone in contatto relazionale con la chiesa; ma è nell’Unico presbiterio che il singolo prete non cade nella tentazione della autoreferenzialità, della solitudine e dello scoraggiamento. In esso si percepisce appartenente a Cristo e alla chiesa, con il servizio e l’impegno della Carità pastorale. bene l’identità del duplice modo relazionale che lo identifica: “Per voi sono Vescovo, con voi sono Cristiano” (Discorso 340, 1: PDV nn. 16; 20). La consacrazione pone il presbitero in rapporto relazionale con Cristo, Capo e Pastore, la missione o l’esercizio del ministero sacerdotale lo pone in contatto relazionale con la chiesa; ma è nell’Unico presbiterio che il singolo prete non cade nella tentazione della autoreferenzialità, della solitudine e dello scoraggiamento. In esso si percepisce appartenente a Cristo e alla chiesa, con il servizio e l’impegno della Carità pastorale. 4.2. Dal Presbiterio e nel Presbiterio s’impara l’identità con: - L’accoglienza della testimonianza di giovani, di adulti e maturi presbiteri dediti al servizio di Dio, dei fratelli e dei poveri. - Trovando momenti conviviali per realizzare fecondo scambio interpersonale, tra generazioni di sacerdoti . - Dando il proprio contributo culturale, teologico, per elevare il tono spirituale dell’intero presbiterio. - Esercitando il proprio ministero nella fedeltà e privilegiando umiltà e discrezione senza cercare visibilità o protagonismi, apparente e passerelle o carrierismi. - Condividendo con i confratelli di vicariato gioie e difficoltà del lavoro parrocchiale, pastorale o di settori e commissioni; il lavoro quotidiano, condividendo tempi di riposo e di svago, sostituire confratelli ecc… - Offrendo e ricevendo sostegno per un equilibrato sviluppo della propria e altrui personalità sacerdotale, in ordine ai valori umani e spirituali. 4. I luoghi della Relazione. Intendiamo come luogo non lo spazio-materiale, ma luogo come relazione intersoggettiva e dal tempo che impegniamo e condividiamo con tutti i fratelli e le persone che incontriamo o serviamo. 4.1. Luogo relazionale per il presbitero è il Presbiterio Dentro il Presbiterio si riconosce, si 5. Presbiterio: luogo relazionale per il ministero Pastorale. Il presbitero pur avendo l’ineliminabile responsabilità individuale, resta sempre inserito nel contesto comunitario del Presbiterio (PDV 17). - Il ministero ordinato ha una radicale “Forma comunitaria” e qualsiasi incarico può essere assolto solo come “opera collettiva”. - Il ministero sacerdotale, sia secolare che dei religiosi, si esercita per la stessa causa: l’edificazione del corpo di Cristo e si arricchisce di molteplici funzioni, nuovi adattamenti, che non sostituiscono il sacerdozio battesimale di tutto il popolo, ma aiutano i fedeli a esercitarlo con fedeltà e rinsalda e si vive la propria identità sacerdotale. L’uguaglianza sostanziale di battezzati e ordinati che ci fa essere presbiterio implica condivisione e pari dignità di figli di Dio con tutti i battezzati (Chiesa); in forza dell’Ordine specificazione e differenziazione nel compito e nella responsabilità del corpo di Cristo (Eucaristia). S. Agostino riassume pienezza (PDV 17). - Il Triplice ministero d’insegnare, santificare e governare, sono espressione della sacra potestà che troviamo nel ministero collegiale dei Vescovi uniti a Pietro (Lg 28, Po 47, PFV 26). L’esercizio dei “Tria munera” non si può esercitare da parte dei presbiteri, diversamente da come stabilito e individualmente o isolatamente, o peggio ancora a nome proprio, ma va condotto ed esercitato sinergicamente e in comunione col Vescovo. - Il presbiterio Unito al proprio Vescovo è il luogo in cui si partecipa e si esercita in pienezza a tutti gli uffici propri del ministero ordinato: l’esercizio dell’annuncio della Parola, della Celebrazione del Culto divino, e la guida della comunità. - Dai tre uffici sorge ogni attività, ogni iniziativa, ogni opera detta pastorale come azione di tutta la Nella chiesa comunionale troviamo l’Eucaristia presieduta dal Vescovo e concelebrata con il presbiterio e il popolo di Dio. Dall’Eucaristia prende l’avvio lo slancio missionario dentro la chiesa, nel territorio circostante, alle genti che ancora non conoscono Gesù Cristo (cfr. Ag. n. 39) chiesa e suo scopo è quello di santificarla sempre. 6. Presbiterio: luogo relazione dove matura la Missionarietà. Comprendendo l’Unità (Presbiterio)= “Plurale” (presbiteri) come i Cerchi concentrici dei diversi ministeri convergenti e coordinati dal Vescovo nella chiesa, si capisce molto bene ed è naturale che ogni Missione (ad intra, ad extra e ad Gentes), si pensi a partire da un Centro propulsore. Nella chiesa comunionale troviamo l’Eucaristia presieduta dal Vescovo e concelebrata con il presbiterio e il popolo di Dio. Dall’Eucaristia prende l’avvio lo slancio missionario dentro la chiesa, nel territorio circostante, alle genti che ancora non conoscono Gesù Cristo (cfr. Ag. n. 39). - Il missionario c’è perché c’è una chiesa che manda in missione. Lui non è scappato, ma va su mandato di una chiesa che lo sostiene e che sta alle sue spalle, affinché s’impianti lì dove non c’è l’Unica chiesa di Cristo (Cfr. Ag 1-5). - L’annuncio missionario s’identifica con tutta la chiesa, con tutto il Popolo di Dio e dei Pastori (Cfr. Ag. n. 3542). I presbiteri desteranno e conserveranno nei fedeli lo zelo per l’evangelizzazione nel mondo: con la catechesi e la predicazione sul dovere che ha la chiesa di annunciare Cristo alle genti; insegnino a pregare per le missioni e non si vergognino di chiedere elemosine, facendosi quasi mendicanti per il Cristo e la salvezza delle anime (Cfr. Ag. n. 39). ® 9 Prospettive - 16 ottobre 2016 DIOCESI Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia – Ufficio Catechistico Diocesano e provate a chiedere a un genitore a chi dedica volentieri il proprio tempo, chi lo fa sorridere dolcemente, magari mentre il suo sguardo è perso nel vuoto, sicuramente vi dirà: mio figlio. Sì, perché quando la coppia genera la vita, non ha altra preoccupazione se non quella di assolvere perfettamente ad un compito che nessuno è in grado di spiegare sin nei minimi dettagli, di indicarne le scelte e le soluzioni più opportune. Il “mestiere di genitore” si apprende, giorno dopo giorno, direttamente sul campo. È un cammino di crescita che non ha mai fine, fatto di tappe, cadute e riprese più o meno dolorose. È probabilmente l’esperienza più traumatica, ma al tempo stesso più affascinante che un uomo possa compiere nella sua vita. Certamente non da solo! Il più delle volte accade di dimenticare la persona che Dio ci ha posto accanto per ricreare, umanamente, quella relazione d’amore presente nella Trinità e che tutto infiamma di perenne Amore. “Diventando genitori, si diventa più sposi” è stato infatti il tema conduttore dell’incontro di avvio della Scuola alla Genitorialità nella fede e nell’amore, tenutosi il 1° ottobre scorso presso la Casa degli Esercizi Spirituali dei Padri Passionisti di Mascalucia dinanzi ad un significativo ed inaspettato numero di partecipanti (circa 180 persone) e di ben 85 bambini che, guidati dagli animatori di Animatema, hanno sviluppato, attraverso giochi e disegni, una riflessione sulla famiglia e l’importanza dell’educazione. La Scuola alla Genitorialità è un percorso in otto incontri, da ottobre a maggio, S Don Salvatore Bucolo, Rosetta e Giorgio Amantia e l’Equipe dell’UPF Bonetti – è crescita nell’amore, nella misura in cui il genitore riesce a dare tutto di sé. È l’“essere” del genitore che fa concreto il figlio. È la presenza della relazione, della reciprocità fra i coniugi, è il modo in cui si sta accanto che genera all’amore». Nonostante il limite della condizione umana, «la ricerca del ‘perché’ e del ‘per chi’, iscritti nel nostro animo, sono ‘pro-vocazione’ ad un incontro, rivelano l’invito ad una relazione personale con qualcuno che è ‘segno’, sacramento di Qualcuno. Questo è il ‘paradigma nuziale’: l’amore infinito ha un nome, è Persona che ci invita alla relazione con Lui». Se l’uomo non si riconosce né un’origine né un fine, se il desiderio d’amore che ha iscritto nel suo cuore diventa narcisistico, egli si ripiega su se stesso fino a morirne. Invece «la genitorialità ‘in-voca’, chiama in/a sé, la riscoperta del Principio da cui ‘proviene’», così come «la madre che accoglie la vita in sé, lascia spazio nel suo corpo ad un ‘altro da sé’, lo ospita donandogli la sua stessa vita, lo ama nella libertà di non trattenerlo». Il figlio nato chiede di «entrare in un nuovo ‘utero’, quello della relazione e dell’unità dei genitori. Se questa relazione è sana, si sviluppa nei figli la bellezza del dono». Dopo aver indicato alcune vie per incarnare nel quotidiano l’essere sposi e genitori, Mons. Bonetti conclude il suo intervento citando il n. 16 della Lettera alle Famiglie di San Giovanni Paolo II in cui ci si interroga sull’educazione. Per rispondere a tale domanda il Santo Padre ricorda due verità fondamentali: «la prima è che l’uomo è chiamato a vivere nella verità e nell’amore; la seconda è che ogni uomo si realizza attraverso il dono sincero di sé». Da qui il “noi” dei genitori si accresce con la generazione e l’educazione, divenendo il “noi” della famiglia. Essi, attraverso l’opera educativa, diventano partecipi della paterna e materna pedagogia divina. «La Chiesa desidera educare soprattutto attraverso la famiglia, a ciò abilitata dal sacramento del matrimonio. […] Nell’amore trova sostegno e senso definitivo l’intero processo educativo, che si colloca pienamente nell’orizzonte della ‘civiltà dell’amore’; da essa dipende e, in gran misura, contribuisce a costruirla». Don Gaetano Sciuto e l’Equipe dell’UCD Giuseppe Magrì e Mariella Chiantello Diventando genitori si diventa più SPOSI per genitori che desiderano migliorare la loro identità genitoriale e la loro missione educativa da mettere a servizio della comunità cristiana; per catechisti che intendono formarsi per avviare, nelle loro realtà parrocchiali, una catechesi per e con la famiglia; per sacerdoti, consacrati e diaconi che, attraverso una formazione teologico-pastorale, possano riconoscere alla famiglia il ruolo di prima educatrice dei figli alla fede e all’amore. Grazie al sostegno e all’incoraggiamento dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Salvatore Gristina, le équipes degli Uffici Diocesani per la Pastorale della Famiglia e Catechistico hanno lavorato alacremente al progetto, avendo come obiettivo primario un “cambio di mentalità”, che possa auspicare, in futuro, la collaborazione dei catechisti con gli operatori di pastorale familiare nei percorsi di iniziazione cristiana, da rivolgere non più solo ai bambini, ma principalmente ai loro genitori in un cammino di riscoperta della fede e della loro originaria vocazione educativa all’amore. Dopo gli interventi introduttivi di Padre Gaetano Sciuto, direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano e Padre Salvatore Bucolo, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Familiare di Catania, il relatore Mons. Renzo Bonetti, già direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana, nonché consultore del Pontificio Consiglio per la famiglia, e attualmente Presidente missione educativa che gli sposi hanno come genitori”, per rinsaldare l’unità coniugale e creare in tal modo in famiglia un “microclima spirituale trinitario” dove possa ger- della Fondazione “Famiglia Dono Grande” (www.misterogrande.org), ha invitato le coppie presenti a considerare questo incontro come un’occasione per fare il “tagliando di coppia”, per “riscoprire la bellezza e la grandezza dei doni ricevuti nel matrimonio, per poter crescere e migliorare l’originaria e specifica mogliare l’amore. «L’uomo nasce da una comunione fra uomo e donna e cresce in una comunione all’interno della famiglia e della Chiesa. Non si può accompagnare un figlio che corre, rimanendo seduti. È necessario crescere come coppia, recuperare uno sguardo di fede. La crescita dei figli – continua Mons. Scuola Diocesana alla Genitorialità arissimi fratelli e sorelle nel Signore Risorto, rispondendo all’appello di Papa Francesco nell’Amoris laetitia di “rafforzare l’educazione dei figli”, come Uffici Diocesani per la Pastorale Familiare e Catechistico, per il nuovo anno pastorale 2016-2017, desideriamo proporvi una vera e propria Scuola Diocesana alla Genitorialità nella fede e nell’amore, per offrire un’opportunità di formazione, di approfondimento e di riflessione sul grande tema dell’educazione dei figli alla fede e all’amore nella fami- C I prossimi appuntamenti 29 ottobre 2016. - Autorità e autorevolezza genitoriale: lo stile autentico dei genitori (Dott. Carmelo Impera, Psicologo, Psicoterapeuta, Pedagogista e Giudice Onorario); 26 novembre 2016. - Essere padri e madri: corresponsabilità e diversità nell’educazione integrale dei figli (P. Josè Granados, Vice-Preside e Docente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma); 21 gennaio 2017. - La Famiglia: grembo originario della vita e del dono della vita nuova in Cristo nella Chiesa (Diac. Giovanni Garufi, vicedirettore dell’Ufficio Catechistico Diocesano di Messina e docente Studio Teologico S. Tommaso di Messina); 18 febbraio 2017. - Educare al maschile e al femminile: affettività e identità sessuata nel bambino (Dott.ssa Piera Di Maria, Ginecologa, Sessuologa e Insegnante dei Metodi Naturali per la Regolazione della Fertilità); 25 marzo 2017. - Parole e gesti intimamente connessi: dal parlare dei genitori alla Parola di Dio (Don Antonino La Manna, biblista); 22 aprile 2017. - Piccoli ma cresceranno: le basi per un’adolescenza autentica (Dott. Saverio Sgroi, Educatore, Giornalista Pubblicista); 27 maggio 2017. - Il dubbio religioso dei figli per una scelta di fede personalizzata (Don Nello Dell’Agli, Psicoterapeuta e Docente della Facoltà Teologica di Sicilia); glia e nella Chiesa. Tale iniziativa è indirizzata a genitori, catechisti, educatori, insegnanti, sacerdoti, consacrati, diaconi, seminaristi, e quanti hanno a cuore la grande missione e, al tempo stesso, l’avventura di EDUCARE, consapevoli che la difficoltà costituisce una sfida e, se accolta, essa diviene pienezza di vita. Vi chiediamo, pertanto, di prestare attenzione a tale iniziativa e di farvi portavoce presso le vostre comunità al fine di sensibilizzare quanti sono impegnati e interessati in tale ambito. Gli incontri avranno luogo presso la Casa degli Esercizi Spirituali dei Padri Passionisti, Via Del Bosco, 1 Mascalucia - Catania Sul sito www.diocesi.catania.it trovate la brochure con tutte le informazioni che riguardano il programma, l’iscrizione e tutto il resto. Un abbraccio in Cristo Donati fegato e reni di donatrice 57enne ra tornata in Sicilia per accudire la mamma malata, ma si è trovata a compiere un gesto d’amore ancora più grande: donare gli organi. La signora Rosina Patti, 57 anni, residente a Cittadella in provincia di Padova, da un po’ di tempo era rientrata a Biancavilla, in provincia di Catania, dove vive la madre anziana. Martedì mattina, però, è stata colpita da un’emorragia cerebrale, in seguito alla quale è stata ricoverata nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro di Catania, dove dopo qualche giorno i medici hanno constatato la morte cerebrale. Casalinga, la signora Patti lascia un marito e tre figli. Sono stati loro a dare ai medici il consenso al prelie- E vo degli organi: «Nostra madre era una donna di cuore. Era convinta che è giusto donare, quindi – dicono i figli – abbiamo compiuto la sua volontà. Per noi è un conforto sapere che qualcosa di lei continua a vivere in altre persone, che così si sono salvate o possono avere una vita migliore». Concluso il periodo di osservazione, l’intervento è stato eseguito ed è durato alcune ore. Oltre al personale dell’ospedale Cannizzaro, che ha gestito la procedura, è intervenuta un’équipe dell’Ismett, che ha eseguito il prelievo di fegato e reni e trasportato gli organi a Palermo. Lo stesso Ismett, qualche settimana fa, all’ospedale Cannizzaro aveva prelevato il fegato di un donatore molto anziano. Orazio Vecchio 10 Prospettive - 11 settembre 2016 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo LA PREGHIERA XXIX DOM T.O. / C - Es 17,8-13; Sal 120/1211-8; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8 La preghiera - insieme alla riflessione e alla contemplazione - è il modo di mettersi in contatto con Dio per tutti i bisogni, le necessità, le urgenze che abbiamo e per tutto questo dobbiamo stare uniti col Padre nostro che è nei cieli. Israele ha bisogno di vincere la battaglia contro il re Amalek. Israele è assetato perché a Refidim, dove è accampato, non c’è acqua e soffre insieme a tutto il bestiame. Viene attaccato da Amalek, deve difendersi. Mosè insieme ad Aronne e Cur, che gli tengono le mani verso l’alto, prega; ma quando le sue mani si abbassano Israele perde e quando stanno in alto vince. Il redattore nel suo intento vuole sottolineare la necessità della preghiera perché l’uomo deve essere unito sempre a Dio. Il cristiano, come ogni uomo, è soggetto a qualsiasi tentazione. Paolo scrivendo a Timoteo gli raccomanda di stare “saldo in quello che ha imparato e che crede fermamen- te. Conosce, infatti, i suoi maestri e le Scritture fin dall’infanzia. Maestre erano state la nonna Loide e la madre Eunice e le sacre Scritture. Egli ricorda che tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona . Questa parola deve essere annunciata e Timoteo deve fare di tutto ad insistere sia nel momento opportuno sia in quello inopportuno; deve ammonire, rimproverare, esortare con ogni magnanimità e insegnamento. La motivazione di tutto questo è il desiderio di Paolo che l’uomo stia vicino a Dio e viva con Lui. Gesù nel brano del vangelo di Luca ribadisce, parlando della necessità di pregare, che bisogna farlo “sempre senza stancarsi mai” e agire come la vedova che insiste per avere giustizia finché non l’abbia avuta. Oggi se questo non avviene è a causa della mancanza di fede dei cristiani e per ciò Gesù si pone la domanda inquietante: “Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Questo interrogativo è inquietante e ci deve indurre a metterci in questionez. Leone Calambrogio Lettere di Giacomo in briciole Le esortazioni finali Gc 5,12-20 “Soprattutto non giurate, fratelli, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro “sì” sia sì e il vostro “no” sia no, per non incorrere nella condanna”. In questo Giacomo si mostra drastico perché ripete tre volte di non giurare. Esorta poi a pregare chi è nel dolore e a cantare chi è nella gioia. Chi invece è malato chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Concludendo esorta: “Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto”. Egli porta come esempio Elia che pregò intensamente il Signore prima perché non piovesse e poi perché piovesse ed il Signore lo ha esaudito. Ultima raccomandazione: ricondurre i peccatori; ricondurli sulla retta via significa salvare il peccatore dalla morte e coprire una moltitudine di peccati. L.C. La preghiera è il respiro della fede, un canale aperto in cui scorre l’ossigeno di Dio Pregare Disse una parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi mai. Il pericolo che minaccia la preghiera è quello della stanchezza: qualche volta, spesso pregare stanca, anche Dio può stancare. È la stanchezza di scommettere sempre sull’invisibile, del grido che non ha risposta, quella che avrebbe potuto fiaccare la vedova della parabola, alla quale lei non cede. Gesù ha una predilezione particolare per le donne sole che rappresentano l’intera categoria biblica dei senza difesa, vedove orfani poveri, i suoi prediletti, che egli prende in carico e ne fa il collaudo, il laboratorio di un mondo nuovo. Così di questa donna sola: c’era un giudice corrotto in una città, una vedova si recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi giustizia contro il mio avversario! Che bella figura, forte e dignitosa, che nessuna sconfitta abbatte, fragile e indomita, maestra di preghiera: ogni giorno bussa a quella porta chiusa. Come lei, anche noi: quante preghiere sono volate via senza portare una risposta! Ma allora, Dio esaudisce o no le nostre preghiere? «Dio esaudisce sempre: non le nostre richieste, le sue promesse» (Bonhoeffer). E il Vangelo ne trabocca: sono venuto perché abbiate la vita in pienezza, non vi lascerò orfani, sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo, il Padre sa di cosa avete bisogno. Con l’immagine della vedova mai arresa Gesù vuole sostenere la nostra fiducia: Se un giudice, che è in tutto all’opposto di Dio, alla fine ascolta, Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui, prontamente? Ritorniamo La preghiera è il respiro della vita alla Parola di Dio. Relazioni Viene spontaneo volgere l’attenzione al legame che deriva tra cristiani ed ebrei, un legame che non dovrebbe mai essere dimenticato. Agli ebrei, il Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: siete i «nostri “fratelli prediletti” nella fede di Abramo, nostro patriarca». Certo, queste affermazioni non significano misconoscimento delle rotture affermate nel Nuovo Testamento nei confronti delle istituzioni dell’Antico Testamento e meno ancora dell’adempimento delle Scritture nel mistero di Gesù Cristo, riconosciuto Messia e Figlio di Dio. Tuttavia, questa differenza profonda e radicale non implica affatto ostilità reciproca. L’esempio di san Paolo dimostra, al contrario, che «un atteggiamento di rispetto, di stima e di amore per il popolo ebraico è il solo atteggiamento veramente cristiano in questa situazione che fa misteriosamente parte del disegno, totalmente positivo, di Dio». San Paolo, infatti, afferma che gli Ebrei «quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!» . San Paolo usa la bella immagine dell’albero di olivo per descrivere le relazioni molto strette tra cristiani ed ebrei: la Chiesa dei Gentili è come un germoglio di olivo selvatico, innestato nell’albero di olivo buono che è il popolo dell’Alleanza . Traiamo il nostro nutrimento dalle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avu- to un rapporto teso, ma che adesso sono fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura. Ebbe a dire ancora il Papa Giovanni Paolo II: «Abbiamo molto in comune. Insieme possiamo fare molto per la pace, per la giustizia e per un mondo più fraterno e più umano». La Chiesa desidera riaffermare quanto prezioso sia il dialogo con gli ebrei. È bene che dove se ne veda l’opportunità si creino possibilità anche pubbliche di incontro e confronto che favoriscano l’incremento della conoscenza reciproca, della stima vicendevole e della collaborazione anche nello studio stesso delle sacre Scritture. Su questo tema dell’interpretazione la Pontificia Commissione Biblica nel documento L’ interpretazione della Bibbia nella Chiesa ha formulato indicazioni importanti. In questo contesto si potrebbe richiamare l’attenzione soprattutto su quelle letture che non rispettano il testo sacro nella sua autentica natura, promovendo interpretazioni soggettivistiche ed arbitrarie. Infatti, il «letteralismo» propugnato dalla lettura fondamentalista in realtà rappresenta un tradimento sia del senso letterale che spirituale, aprendo la strada a strumentalizzazioni di varia natura, diffondendo, ad esempio, interpreta- zioni antiecclesiali delle Scritture stesse. L’aspetto problematico della «lettura fondamentalista è che, rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. … Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca». Al contrario, il cristianesimo percepisce nelle parole la Parola, che estende il suo mistero attraverso tale molteplicità e la realtà di una storia umana. La vera risposta ad una lettura fondamentalista è: «la lettura credente della Sacra Scrittura». Questa lettura, «praticata fin dall’antichità nella Tradizione della Chiesa cerca la verità che salva per la vita del singolo fedele e per la Chiesa. Questa lettura riconosce il valore storico della tradizione biblica. È proprio per questo valore di testimonianza storica che essa vuole riscoprire il significato vivo delle Sacre Scritture destinate anche alla vita del credente di oggi». L’autentica interpretazione della fede porta con sé alcune conseguenze importanti nell’ambito dell’attività pastorale della Chiesa. Proprio i Padri sinodali a questo proposito hanno raccomandato, ad esempio, un rapporto più assiduo tra Pastori, esegeti e teologi. P. Angelico Savarino 11 Prospettive - 16 ottobre 2016 Bicocca. Consegnati i riconoscimenti sulla legalità “Livatino Saetta Costa” e Premio speciale “Antonietta Labisi” I valori di tante vite: Giustizia e Legalità riconoscimenti ai magistrati vittime di mafia Rosario Livatino, Antonino Saetta e Gaetano Costa, ai quali è intitolato il premio organizzato ormai da ventidue anni dal Comitato Antimafia Livatino Saetta Costa, fondato dal prof. Attilio Cavallaro insieme al padre di Rosario Livatino, hanno intrinseco il significato fondamentale del rispetto delle regole al carcere “Bicocca”, per l’affermazione della cultura della legalità come gesto semplice e quotidiano, un complesso di piccole azioni, senso di appartenenza allo Stato e alla cittadinanza, valori indispensabili per vivere nella correttezza e nella giustizia sociale. Una mattinata che ha raggiunto l’obiettivo di mettere in risalto la partecipazione responsabile al fine di sensibilizzare tutti, ma soprattutto i giovani, sull’importanza del rispetto e della difesa dei diritti e sull’esercizio dei doveri in una società libera e democratica. Un evento che svolge da tempo una vera missione di sensibilizzazione indirizzata soprattutto agli studenti delle scuole medie e superiori, con oltre 50.000 ragazzi coinvolti in tut- I ta la regione. Il Premio Internazionale all’impegno sociale 2016 e il Premio speciale in memoria della prof.ssa Antonietta Labisi, ha voluto ricordare anche i Carabinieri, vice brigadiere Giovanni Bellissima, e appuntati Domenico Marrana e Salvatore Bologna, uccisi dalla mafia al casello di San Gregorio di Catania nel ’79 mentre traducevano un detenuto, così come Roberto Carullo, Sovrintendente Capo della Polizia di Stato, travolto da un torrente in piena durante l’alluvione del 2009 a Giampilieri, mentre rientrava in casa alla fine del turno di servizio. Il direttore di “Bicocca”, dott. Giovanni Rizza, ha fatto gli onori di casa, e si è detto felice di ospitare valori simbolici che rappresentano un punto fermo per il proprio Istituto. “Le mafie non hanno futuro – così il presidente del Comitato prof. Attilio Cavallaro – perché c’è chi, come il dott. Rizza, uomo di grande umanità che dirige in maniera eccellente questo Istituto, lavora contro di loro” introducendo la figura della prof.ssa Antonietta Labisi, alla quale è stato intitolato un premio speciale in sua memoria, antesignana della lotta alla mafia e fondatrice dell’Istituto Medico Psicopedagogico “Lucia Mangano” di Sant’Agata Li Battiati, accreditato presso il Parlamento Europeo come struttura d’eccellenza nel campo della neurofisiatria e neuropsicologia, di cui il figlio a tutt’oggi, prof. avv. Corrado Labisi, è il presidente, nonché anche presidente onorario del Comitato, sottolinea “Forza, coraggio, determinazione e perseveranza. Questo è il quadrato perfetto al quale tutta la società civile deve tendere. È quello che ha cercato di fare Leoluchina Savona, sindaca di Corleone, che ha combattuto in prima persona la sua battaglia contro la mafia, e che invece proprio da un atto mafioso nascosto dietro i colletti bianchi è stata colpita, sospesa, insieme ai consiglieri del Comune, per infiltrazioni mafiose.” Ad introdurre le premiazioni, le commoventi immagini della strage di Capaci che scorrono su un maxi schermo insieme con le parole, strozzate dalle lacrime, della vedova dell’agente Schifani al funerale di Giovanni Falcone e della sua scorta. Tra i premiati: il Procuratore capo repubblica di Napoli dott. Giovanni Colangelo, scampato di recente all’attentato pianificato ai suoi danni dalla camorra grazie al sequestro di cinquecentocinquanta grammi di tritolo destinati ad ucciderlo, il Procuratore presso la DNA dott. Roberto Pennisi, il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia dott. Gianfranco De Gesu, la dirigente scolastica dell’Istituto Nautico, Commerciale e Geometra di Riposto prof.ssa Maria Catena Trovato, il Questore di Reggio Calabria dott. Raffaele Grassi, il giornalista televisivo dott. Klaus Davi, il Sovrintendente dei Vigili del Fuoco di Bari Ottavio Trerotoli, il Direttore del servizio di raccolta del sangue di Barletta dott. Ennio Peres, la figlia dello Statista Aldo Moro, dott.ssa Agnese Moro, il Comandante della sezione Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Catania dott. Mario Strano, il Vigile del Fuoco Cav. Giovanni Rezzoagli, la Vicedirettrice della Casa Circondariale “Bicocca” dott.ssa Rita Maugeri, il Sostituto commissario della Polizia di Stato di Palermo dott. Nicolino Alfano, il Sostituto commissario della Polizia di Stato di Catania dott. Antonino Sciuto. Presenti anche il dott. Cosimo Forina, presidente comitato R. Livatino - A. Saetta - G. Costa per la regione Puglia, e il dott. Carmelo Strano presidente dell’associazione Brunelleschi. Il messaggio e la lezione dei magistrati ricordati e colpiti dalla violenza della mafia, continuano a dimostrare a tutt’oggi che essa non è invincibile e i riconoscimenti sono riusciti a valorizzare i comportamenti di coloro che, comuni cittadini o personaggi delle istituzioni, svolgono il ruolo prezioso e concreto nella costruzione di legame civile, fondato sulla cultura civica morale di modelli da emulare. L.B. l’intervista Indietro nel tempo intervistando Maddalena Calafato, benefattrice nissena 1803-70 Non solo soddisfare i bisogni, ma inserire nella società Tornare nella città natale dopo lunghi anni ti consente la possibilità di ritrovare le tue radici, virgulto emotivo e affettivo che troppo precocemente si era staccato a motivo di un immediato trasferimento da quel luogo natio a un altro. È necessario però che questa assenza si sia protratta per lunghi anni, affinchè tu possa rincontrare cose, odori, strade e sensazioni a te familiari! Il leit motive di questo ritorno al passato lo devo a un viaggio in treno da Brolo, cittadina della fascia tirrenica della Sicilia, in provincia di Messina a Caltanissetta: persino lo spostamento in treno dalla costa dell’isola all’entroterra diventa metafora di un viaggio dell’anima, arteria della profondità esistenziale che ti fa giungere alle origini dell’io. E così accompagnate dalle care amiche Loredana e Rossana Riggi, amabili docenti e preziose guide di questa mia esperienza, rivedo la strada che mi conduceva alla scuola media e mi pare di sentire le voci concitate dei compagni di classe, il loro vivace e a volte incontenibile entusiasmo giovanile, rivedo il liceo classico “Ruggero Settimo” e mi pare di scorgere l’odore dei libri e le fatiche dello studio di quegli anni, il timore delle interrogazioni, il rapporto con gli insegnanti che mi accostarono umanisticamente parlando alla palestra della vita intessuta di riflessioni e di pensiero. Rivedo l’abitazione della mia tata e allora un groppo di lacrime mi stringe la gola, lei la cara Ines Valenti che mi accolse tra le sue forti e materne braccia quando ero bambina e che io da quando ho iniziato ad articolare le prime parole ho chiamato sempre zia e così è rimasto sempre. E poi l’ascensione al colle dove si erge la statua del Redentore, un Cristo benedicente su un altare di pietra che sta lì dagli inizi del 1900. E a me pare che lui, nostro Signore Gesù Cristo, questo Cristo nisseno della mia città natale, abbia voluto rivedere tra i miliardi di figli sparsi per il mondo questa piccola e insignificante creatura che all’età di diciannove anni va via da Caltanissetta per motivi contingenti legati alla famiglia e ora per un giorno ritorna, carica di un’esperienza umanitaria e fortificata dagli anni. Ed è così che attraversando le arterie viarie della città antica, quelle che ancora oggi nel 2016 conservano nei vetusti palazzi lo smalto del primo novecento, mi pare di sentire una voce femminile: <<Dal 1887 al 1929 accogliemmo nel nostro Istituto 1462 bambini, precisamente 816 femmine e 646 maschi. Nell’istituto di accoglienza da me voluto e fondato vennero elargite tante opere pie nei riguardi dei neonati abbandonati: il mio nome aleggia nella città e nel suo spirito filantropico…io sono Maddalena Calafato!>> La vidi nel suo aspetto nobile e al contempo emanante umiltà. Indossava un lungo abito secondo la moda del tempo, ma privo di orpelli e gioielli, non un accessorio che facesse indugiare la mente alla vanità. A prima vista l’avresti scambiata per una di quelle dame di compagnie di quelle aristocratiche signore di fine de siecle, ma c’era un qualcosa di elevata dignità nel suo atteggiamento, nella sua postura, nel suo modo di parlare e così la invitai ad esprimersi: <<La mia famiglia apparteneva al patriziato nisseno ed io con i miei fratelli ho ereditato ingenti ricchezze. Si era negli anni in cui la città vessava condizioni di miseria e di fame, poiché i padri di famiglia e i ragazzini consumavano la loro esistenza nelle miniere dello zolfo. L’odore acre del minerale lo sentivi nell’aria unitamente a quello ancora più forte della povertà. E fu così che nel mio lascito testamentario, dopo aver donato molto della mia eredità ai miei fratelli, espressi la volontà che venisse fondato l’Istituto che reca il mio nome alla presenza del notaio Giuseppe Castrogiovanni e del vescovo di Caltanissetta mons. Guttadauro>>. Come siete intervenuti per alleviare l’indigenza di quel tempo? L’istituto venne inaugurato il 12 marzo 1882, cioè a soli quattro mesi dalla terribile sciagura di Gessolungo, così da accogliere le giovinette orfane dei tanti minatori rimasti uccisi, uno dei tanti e ricorrenti incidenti in queste arterie del rischio e della fame! Ci occupammo per decenni dell’educazione e istruzione delle orfane e del sostentamento dei trovatelli. Il nostro edificio era dotato all’esterno di un marchingegno rotante, la ruota per l’appunto, dove «I neonati venivano lasciati alla loro triste sorte dalle madri o più solitamente da donne vicine all’entourage familiare, o ancora dalla levatrice. Queste ponevano il corpicino avvolto con un cencio sul sagrato di una chiesa (…), in un angolo di strada o più comunemente nella casa della ruota (…): in questo modo si tentava di prevenire fenomeni quali l’infanticidio o l’occultamento di cadavere. Di questo fenomeno, negli anni in cui lei vive, cara Stefania, se ne è occupato lo studioso Luigi Bontà, in un saggio che rileva il fenomeno dei “neonati esposti”>>. Immagino che ingenti siano state le difficoltà nell’intervento a questa operazione filantropica? <<Il problema sta non solo nell’accogliere e sfamare, ma anche nel prevenire o quanto meno contenere questo disagio, ed è così che insieme alle Sorelle della Carità ci prodigammo nell’educare, istruire e preparare quelle anime giovinette all’amore verso la vita e a trovar loro tante volte anche occupazioni domestiche>>. Detto questo svanì. Io mi ritrovai di fronte l’Istituto che gloriosamente porta il nome a mo’ di suggello, di questa benefattrice nissena. Si fa sera, il cielo si tinge della mestizia del crepuscolo. Stefania Bonifacio 12 Prospettive - 16 ottobre 2016 RUBRICHE IX Congresso Nazionale Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie. Riconoscimento al prof. Antonino Leocata Seminare con gioia perché altri possano raccogliere el pomeriggio di giovedì 6 ottobre -giornata inaugurale del IX Congresso Nazionale S.I.T.E., Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie, svoltosi con la partecipazione di oltre 300 congressisti nell’Hotel Sheraton Catania ed organizzato e presieduto dai responsabili scientifici dott. Gian Luca Forni dell’E.O. “Ospedali Galliera” di Genova e dal dottor Vincenzo Rosario Caruso, direttore dell’Unità Operativa Dipartimentale “Talassemia” dell’Ospedale “Garibaldi Centro” e nostro carissimo giornalista collaboratore- al notissimo, apprezzato e benemerito medico pediatra catanese prof. Antonino Leocata, in segno di pubblico e meritato riconoscimento per l’attività professionale, scientifica e didattica svolta nel capoluogo etneo quale fondatore, oltre 50 anni fa, del Centro di Talassemia (già di Microcitemia) e primario di Pediatria nell’Ospedale “Garibaldi” di Catania nonché quale presidente della Società Italiana di Bioetica e Comitati Etici e di docente di Clinica Pediatrica all’Università di Catania, è stata assegnata una targa nella quale è riportato un nobile pensiero sulla sua missionaria e misericordiosa professione medica: “...Restiamo allora vigilanti ed attenti per poter ascoltare quel grido angosciato dell’uomo malato, sofferente, scoraggiato e solo...ed offriamo a quest’uomo che è nostro fratello -soprattutto se bambino e quindi nostro fratello più piccolo- con generosità, con perizia e con misericordia, tutto il nostro saper essere...il nostro saper fare...il nostro sapere per sal- vare...e farci prossimo di ogni dolore umano...”. La solenne e significativa cerimonia è avvenuta in un sereno, lieto ed emozionante clima di amicizia e di festa suscitato dall’affetto, dalla stima e dall’ammirazione dei familiari, degli amici nonché dei colleghi e dei numerosi ex allievi, venuti ad onorare un maestro di scienza, di medicina, di dottrina e di vita. Il prof. Antonino Leocata, affezionato e fedele abbonato del nostro settimanale fin dalla fondazione, che ha rivestito nell’ambito dell’apostolato attivo e militante cattolico nella nostra arcidiocesi e a livello nazionale nella Chiesa italiana ruoli di protagonista, di promotore e di primissimo piano (Pastorale familiare, Associazione Medici Cattolici, ecc.) ha ringraziato, visibilmente emozionato e commosso, la vasta e straordinaria assemblea dei medici specialisti di Talassemia che gli ha tributato calorosi applausi di consenso e di condivisione professionale e morale. Ancora una volta il prof. Leocata, testimone di una grande fede in Cristo Risorto e di attaccamento ai valori fondanti dell’umana esistenza, ha dimostrato un travolgente entusiasmo giovanile e un amore sconfinato e missionario verso la nobile professione medica, a servizio e a tutela della salute globale e della vita nella sua pienezza. Il chiarissimo docente si considera ancora “in servizio e in cammino”, ma in maniera simbolica “nella gioia e nella pace del cuore”, in comunione con i colleghi come “operaio nella messe ancora tanta come allora quan- l futuro è il Paese dove passeremo il resto della nostra vita”, eppure viviamo in un mondo che fa sempre più fatica a guardare oltre il proprio presente. Una scenografia nuova si apre sul nostro quotidiano: Frontiere (quelle che dividono Paesi e popoli, quelle che dividono culture e religioni, frontiere che dividono condizioni esistenziali) non sono linee da valicare, ma spazi da abitare. con sottotitolo “Dal tramonto delle ideologie al ritorno della politica”, molto evocativo in un momento storico di crisi morale, animando un dibattito. Il problema è come avvicinare i cittadini ai soggetti di rappresentanza, ma il Festival delle Generazioni ha soprattutto l’obiettivo di mettere insieme due generazioni facendo parlare i giovani e ascoltandoli, senza dire noi quello di cui hanno bisogno loro. Fra tante proposte N “I do iniziò l’itinerario di servizio”. L’illustre sanitario ha ricordato, con giusto orgoglio, la storia del Centro di Talassemia da diversi anni affidato al “carissimo allievo dottor Vincenzo Caruso e collaboratori” che come egli ha detto “continua ancora la sua missione di servizio alla salute globale potenziata ed avvalorata dalle più recenti conquiste scientifiche, dalla vostra piena dedizione e dal vostro generoso contributo...e i segni sono veramente significativi”. Il prof. Leocata ha concluso il suo intervento con commosse ed affettuose espressioni “deontologiche” di gratitudine per il “dono prezioso della targa commemorativa che” egli ha aggiunto “mi avete voluto dedicare e consegnare...così palpitante di ricordi e di considerazioni per il lavoro compiuto in equipe e di testimonianza della nostra Opera assai gradita e del nostro servizio assai apprezzato...in ordine al bene comune delle nostre popolazioni...ed in un mondo che cambia così vertiginosamente. Proprio per questa fortunata eccezionale occasione, mi consentirete perciò di sentirmi assai onorato per essere ancora presente in mezzo a voi e con voi, nella vostra mente, nel vostro cuore, nella vostra considerazione e nel vostro progetto di vita e di servizio, assai ricco di speranza e foriero di tanta gioia. E mi è di grande conforto e di vera pace rivivere gli stessi vostri ideali di amore e di dedizione alla salute globale di quanti -soprattutto bambini- vi sono affidati e si affidano ancora alle nostre cure e soprattutto al nostro cuore!”. Il merito di aver permesso a Catania di ospitare un evento scientifico formativo così significativo ed innovativo in campo sanitario, rivolto a 300 congressisti (medici, biologi ed infermieri) responsabili dell’assistenza globale ai pazienti affetti da emoglobinopatie -rappresentate dalle condizioni patologiche caratterizzate da un’alterazione strutturale ereditaria di una delle catene dell’emoglobina diversamente dalle talassemie caratterizzate da difetti ereditari della sintesi, ridotta o assente, di una o più catene della stessa emoglobina- va pienamente rivolto al dottor Caruso che dirige l’UOD Talassemia di un’azienda ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specializzazione come il nostro “Garibaldi”, con una grande passione verso la professione medica ereditata da maestri della medicina, come il prof. Leocata, formatori-educatori di generazioni di medici di “frontiera” nel campo ospedaliero na profumeria. Non mancherà l’opera interattiva della “Street Art” per la solidarietà, che contribuisce alla raccolta fondi per le popolazioni colpite dal sisma nello scorso agosto, e ancora il dipinto “Cielo su tela”, una serie di opere dove l’elemento principale è l’aria, l’energia che spinge lontani pensieri e lascia alle spalle ciò che appesantisce e imbriglia l’anima, è esposto in piazza Santa Croce presso “Il dono delle idee”, la sezione del Festival dedicata allo scambio di idee tra giovani e anziani. delle patologie ereditarie endemiche causate dalla talassemia e dalla drepanocitosi originate da un solo gene e particolarmente diffuse nel bacino del Mediterraneo, nel subcontinente indiano e in alcune regioni dell’Estremo Oriente. L’Italia, come precisa il dott. Caruso, vanta una consolidata tradizione che la pone ai vertici mondiali nel settore sanitario che è stato oggetto di studio nei tre giorni del Congresso catanese della S.I.T.E.., articolato in 10 sessioni (oltre alle sessioni di seminari specialistici educazionali, clinici, laboratoristici e infermieristici) che ha permesso il contributo dei più qualificati studiosi della materia per disegnare nuove strategie ed affrontare le problematiche riguardanti la diagnostica, gli aspetti terapeutici e clinici delle emoglobinopatie diffuse in modo ormai omogeneo su tutto il territorio italiano, causa di serie emergenze gestionali soprattutto con il massiccio fenomeno dell’immigrazione proveniente. Assai significativo è stato il messaggio inviato, alla conclusione del Congresso ai suoi organizzatori, da Valentino Orlandi presidente di UNITED onlus (Unione Associazioni per le Anemie Rare la Talassemia e la Drepanocitosi) in rappresentanza di tutti i pazienti seguiti nei centri di cura in Italia: “Mi complimento con tutti voi e con la vostra segreteria organizzativa Symposia per l’eccellente organizzazione. Sono stati giorni intensi in Catania ma splendidi, a mio parere, lì...vi era il miglior mondo della talassemia e drepanocitosi. Sono convinto che Site e United potranno concretizzare insieme moltissimi traguardi per il bene di tutti i pazienti e per i nostri centri di cura. Grazie e con sincera riconoscenza”. Va evidenziato, infine, come il dottor Caruso, forte della sua fede cristiana, testimonia nel campo del volontariato socio-culturale i suoi saldi ideali di amore verso Dio e verso il prossimo nella direzione sanitaria dell’ADVSFIDAS per la donazione del sangue, nel governo della confraternita del SS. Sacramento a Tremestieri Etneo, nell’attività canoro-musicale di “Onde Verdi 72” e in altri settori dell’apostolato laicale operante nella nostra diocesi. Lella Battiato A.B. Festival delle Generazioni: “Oltre le frontiere: generazioni e culture” Tre giorni di eventi dal titolo “Oltre le frontiere: generazioni e culture” per il Festival delle Generazioni promosso dalla Fnp, il sindacato pensionati Cisl, che si tiene a Firenze fino a sabato 15 ottobre in compagnia di filosofi, artisti, economisti, giornalisti, uomini e donne dello sport e dello spettacolo, per la terza edizione della manifestazione dove le generazioni si incontrano. Nipoti genitori e nonni sono invitati a confrontarsi sul tema anche attraverso videoproiezioni itineranti e in sella alla “cinebicicletta”. A Napoli la scorsa settimana è stato presentato il libro di Franco Vittorio “La migliore speranza” costruire progetti, e si parla di immigrazione. Sono coinvolte le città di Pisa, Salerno, Pinerolo (TO), Palermo, Udine e Macerata. È dedicato all’emigrazione la prima giornata del Festival delle Generazioni. Cinquemila gli over ’60 in città per discutere di accoglienza, solidarietà, integrazione e flussi demografici con il costituzionalista Michele Ainis, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, la studentessa Erasmus Abigail Rodriguez Romero, il demografo Alessandro Rosina, la scrittrice Igiaba Scego e il giornalista scrittore Roberto Sommella. Alla sala d’armi di Palazzo Vecchio si apre la mostra multimediale “Oltre le generazioni: tra vita quotidiana e futuri condivisi”: un mosaico di video racconti di bambini, ragazzi, adulti, nonni e bisnonni d’Italia. Parte nelle città “il Migrantour”, e guide di eccezione saranno i nuovi cittadini provenienti da ogni parte del mondo. Non mancherà il momento dello scambio di conoscenze alimentari e sarà aperto con la “Storioterapia” un metodo per imparare dalla Storia e vivere meglio. Protagonista Caterina de’ Medici, regina del gusto e machiavellica donna di potere, cui si devono la forchetta, il gelato e la moder-