Scrittori maledetti e sconosciuti

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Scrittori maledetti e sconosciuti
Serena Manfrè
Il Sogno
Estratto da
Salvami l’anima
Qual è ‘l geometra che tutto s’affigge
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, il principio ond’elli indige,
tal era io a quella vista nova...
L
a notte seguente all’incontro con il vecchio Jo, il dottor Juan Almerzio Lechazo
De La Vega s’addormentò nel suo comodo letto ch’era passata l’una o forse le
due e mezza del mattino.
Per tutta la sera aveva combattuto il sonno unicamente per sottrarsi alla sua
meravigliosa visione, ma la lotta era stata vana. Così intorno alle tre, o forse erano le
quattro e venticinque, la fanciulla apparve. Se ne stava in mezzo a un lussureggiante
prato. Raccoglieva margherite bianche e zucameli, fiori che ormai s’incontrano solo nei
paradisi turchini. I suoi capelli erano lunghi e color miele e nei suoi occhi si stagliavano
i verdi riflessi dell’erba. Sorrideva, e in ogni suo sorriso c’era un’alba. E in ogni alba
c’era uno spazio immenso, più grande dell’universo.
Almerzio la contemplava da lontano con l’amore che può provare solo un uomo
innamorato. Ma lei non lo vedeva. E non sapeva fino a che punto un’anima potesse
valicare i suoi stessi confini.
Un alto tempio si ergeva alle sue spalle, un luogo antico e sacro dove in molti
avevano sacrificato agli dèi e da dove molti avevano osservato il volo divinatorio di
sibillini uccelli. La fanciulla guardò la sommità del tempio. Poi abbassò lo sguardo e
sospirò.
A quella vista Almerzio recepì l’essenza di se stesso: era una vecchia montagna al
centro di una vasta pianura. Una montagna in cui si erano aperte crepe e le cui cime,
aguzze ed erose al contempo, si erano moltiplicate con il trascorrere dei secoli. Sentì la
fanciulla come un fresco vento che arrivava da lontano portando con sé un sussurro di
nuova speranza. Come una brezza che accarezzava le sue pareti affrante. E sentì che
qualcosa, dentro, lo induceva al pianto. Le lacrime venivano dal cuore, ancora vivo
sotto la pietra, e unendosi l’una all’altra scendevano sui fianchi e fuggivano e
arrivavano a valle, dove la sua anima, fattasi acqua e vita, le accoglieva e poteva nutrire
anche con queste la terra. Almerzio sentì che la montagna non voleva più essere se
stessa; non voleva più essere solitaria e stanca. Il vento le aveva ricordato che il suo
sogno era stato essere lago e fiume e bosco incantato.
Almerzio si era innamorato.
Rompi la mia gabbia di solitudine, Amore.
PREFAZIONE
Seguire un coniglio che tira fuori un orologio dal taschino del gilè e si mette a
correre in tutta fretta, porta Alice a scoprire il Paese delle Meraviglie e l’altro
lato dello specchio.
Quasi un secolo e mezzo dopo il peculiare sovvertimento letterario intrapreso
da Lewis Carrol, al quale sono associati i nomi di scrittori tanto grandi ed
eterogenei quali Franz Kafka e James Joyce, allo stesso modo Serena Manfrè ci
invita a seguirla, a oltrepassare con lei la porta del Centro di Salute Mentale “La
Rocca”. E varcare questa soglia, percorrere le pagine di questo romanzo con i suoi
corridoi, le sue stanze, le sue antiche scalinate, significa immergersi in un mondo in
cui i contorni si sfumano, le categorie perdono il loro senso e il desiderio s’impone
come unica legge.
Però “l’Altro lato” al quale ci spinge l’autrice, lo è, simultaneamente, a più livelli.
Lo stile diretto e brillante, i vivi dialoghi dei personaggi, gli ammiccamenti
carichi di complicità diretti al lettore, portano quest’ultimo a lanciarsi al ritmo
vertiginoso che impone la prosa. Fino a quando, qua e là, si levano le voci di Virgilio,
di Shakespeare, di Leopardi, di Dante..., obbligandolo a soffermarsi per assaporare
quest’altro registro nascosto, la profondità e la bellezza di questi maestri.
“Salvami l’anima” fa inoltre a pezzi le giammai definitive classificazioni
psichiatriche, il cui obiettivo è stato sempre quello di tracciare una linea, quanto
più nitida possibile, tra malattia e sanità mentale, affinché tutti noi si possa vivere
tranquilli.
Lo stesso Freud iniziò le sue indagini cercando di differenziare quei “fenomeni
propri dei soggetti normali”, da quelli dovuti alle nevrosi. Tuttavia, la saggia onestà
e il rigore scientifico che lo contraddistinguevano, lo spinsero poco a poco ad
abbandonare queste categorie, quando notò che molte delle manifestazioni
psichiche, che in un principio aveva attribuito a un qualche disordine mentale,
caratterizzavano lui stesso e tutti gli individui giudicati “sani”. Questa rottura con
la Psicopatologia imperante dell’epoca, molto semplicemente contribuì a una
conoscenza più grande dell’essenza umana e causò grande scandalo fra i suoi
contemporenei e ... anche fra i nostri.
Ci sono molte porte, molti varchi che conducono “dall’Altro lato” della realtà,
all’ “Altro tempo”, al tempo Vero, che non è quello degli orologi e dei calendari. Uno
degli accessi più privilegiati che abbiamo è il sogno. Ma cosa sognano quelli che
analizzano i nostri sogni? Cosa sentono quelli che ascoltano i nostri sentimenti? In
che si sbagliano quelli che percepiscono i nostri errori? Per quali amori difficili – e
non ve n’è uno che non lo sia – transitano coloro che sono destinati a guidarci? I
pazienti della Rocca indagano incessantemente sul desiderio dei terapeuti, e lo
fanno cercando di andare oltre la semplice immagine riflessa che viene loro
restituita dall’argentatura dello specchio.
Si è pensato e scritto molto sul desiderio dello psicanalista, sulle domande che
questi deve porsi e su quali aspetti deve approfondire nel corso
dell’imprescindibile analisi di se stesso, volta a indirizzare la cura dentro gli
stretti margini di quell’etica che Jacques Lacan sintetizzò in: “Non fare del
paziente né un qualcosa né un qualcuno”, ossia, non ridurre le infinite possibilità
dell’individuo costringendolo a modelli di condotta stereotipati o agli ideali dell’Io
che ogni epoca ci propone. Compito difficile, che allontana la Psicanalisi dalla
Psicologia, dalla Psicoterapia e dalla Psichiatria, questo di non fare del paziente un
qualcosa o un qualcuno, in una società che accresce ed eleva la personalità di
ciascun individuo e lo obbliga costantemente a “essere ciò che è” a essere “se
stesso”, quando è proprio da noi stessi che hanno origine tutti i nostri mali. Perché
fra l’altro, per continuare a essere se stesso, l’individuo deve “risolvere” tutte le
contraddizioni che gli si presentano e, nell’impossibilità di farlo, è costretto a
nasconderle e camuffarle. E alla fine, giacché sono tante le contraddizioni che
sorgono qua e là, praticamente non gli resta altra alternativa nella vita che
...fossilizzarsi.
I pazienti della Rocca mettono costantemente alla prova il
desiderio dei terapeuti chiedendosi, così, se costoro siano vivi
- perché, si domandano, può un morto aiutare qualcuno che non
lo è? - e spingendoli a confessare le loro più inconfessabili
contraddizioni, giacché intuiscono che è lì che dimora il palpito
della vita: nella verità che qualsiasi contraddizione alberga. Un
palpito che si fa sentire dalla prima all’ultima pagina di “Alice
nel paese delle meraviglie” e di “Salvami l’anima”.
Però “l’Altro lato” per eccellenza al quale ci conduce
Serena Manfrè è “l’Aldilà del Desiderio”, che altro non è se non l’Amore: la pazzia
che ci salva dalla pazzia.
Poiché l’unico modo che abbiamo di possedere gli altri è attraverso la nostra
immagine in loro riflessa, condannati alla solitudine di non trovare nell’altro alcuna
certezza se non ciò che percepiamo, come Achille possiamo solo inseguire la
tartaruga senza mai raggiungerla. E per quanto vogliamo superare con il desiderio
questa distanza incolmabile, ottenendo dagli altri una qualche garanzia, a noi
animali dotati di parola non resta che l’Amore. Così lo ha mirabilmente riassunto
Jean-Claude Lauzon, cineasta canadese, nel suo film “Léolo”, quando il protagonista
- un ragazzino innamorato di una vicina italiana - comprende che la differenza
d’età tra loro è una frontiera insormontabile:
“Fra la mia stanza e la Sicilia ci sono mille ottocentottantanove chilometri.
Fra la mia stanza e la casa di Bianca ci sono cinque metri e ottanta.
Eppure è tanto lontana da me…
Bianca, amore mio.
Bastano tre parole per scrivere: Bianca, amore mio.
Ho scelto la via più corta”.
E anche l’autrice, nel romanzo, ci propone la via più corta per giungere alle
piccole grandi verità di ciò che siamo.
Mª Ángeles Jiménez - Medico-psicanalista
Direttrice del Centro di Psicanalisi “PRAXIS” di Madrid e Valladolid
Personaggi
Juan Almerzio Lechazo De La Vega.
È il dottore più “anziano” del Centro di
salute mentale
Rocca de Guelfón.
Buono e umile, timidissimo con le donne,
sempre il primo della classe, vive
innamorato di un sogno.
Jesús Alejandro Salvador Del Mundo.
Il suo nome parla da solo: lui è un
medico-Salvatore. Saccente e super
seduttore, sempre il primo della classe,
vive innamorato di un sogno.
Lulù Cacharel Larochas. Ricercatrice
indefessa di casi che fanno capo alla
scienza delle scienze psicologiche
dell’Aria, l’Amour Toujours, la dolce Lulù porta sempre cappellini con veletta, adora la primavera
e sorride a tutti.
Inmaculada Gafas Lamento. Il suo simbolo sono i 40 gradi, perché sente sempre freddo e non
fa altro che lamentarsene. Ricercatrice indefessa di casi di anoressia, bulimia, isteria e
soprattutto di sesso-sessuomania, da tempo immemorabile, però, non fa l’amore.
Charlotte Plume. Per gli amici Platoon. Questa mastodontica dottoressa rappresenta senza
dubbio la capacità di risolutezza nella battaglia, conduce una moto marca Sturm und drang e
fuma spessissimo sigari cubani.
Lucrezia, detta Crezia, Zanzibar. Il suo simbolo è la Psicologia. È lei, infatti, il medico che
porta la bandiera dell’innovazione, della giovinezza e della creatività all’interno del Centro. Ha
inventato la terapia del Tandem.
Jesús Maria Deusexmachina, il Supervisore. Rappresentato da una svastica, simbolo del
potere, il Supervisore è il medico-capo assoluto. È incaricato di tenere sotto controllo il buon
andamento del Centro di salute mentale, però non l’ha mai visto neppure in cartolina.
Pilar Sexy Shop. È la bellissima ed eccitante infermiera detta anche “tette d’oro” o “culo a
pera” dall’irrefrenabile dottor Salvador del Mundo. È un caso straordinario: è bella, ma anche
intelligente!
Gonzalo Cannaporros Ortega. È l’infermiere-guardiano del Centro, ma anche il pusher di alcuni
pazienti (dei dottori non si sa). Il suo simbolo è una lumaca, che ne rappresenta la spoetizzante
lentezza.
Jo von Urslingen. Ottantenne fumettista convinto di essere morto, Jo è pure certo di essere
attorniato da diavoli dell’Inferno. L’unico Satana della sua vita, però, non è che lui.
Cimalia e Azaria. Bellissime e amiche fin dall’infanzia, queste due ventenni dark ladies sono
sessualmente innamorate di Freddy Krueger, l’eroe di Nightmare. Con lui si accoppiano
virtualmente navigando su un sito internet da film dell’orrore.
Didò Barca. È la saggia bambina del Centro e soffre di abbandono e di un’accorata solitudine. Da
quando è venuta al mondo, otto anni prima, si occupa dei suoi fratelli: gli africani da epopea
Annibale e Asdrubale.
Annibale e Asdrubale Barca. Gemelli, del segno dei gemelli e uguali come due gocce d’acqua. Il
primo è terrorizzato dagli elefanti, il secondo dal numero 207, perché sostiene che puzza di
morte. Inoltre sono entrambi perseguitati da un terribile Magone e non escono mai da soli: la
loro sorellina, Didò, li accompagna ovunque.
Eroina e Cocaina. Anche per loro, le cugine di Lesbonia, il nome la dice lunga. La droga le ha
condotte a una triste vita e, una volta recluse, sognano intere piantagioni di peyote . Vedere Pilar
Sexy Shop diventa per lungo tempo una delle loro pochissime consolazioni.
Tonito de Sirenas, detto il Garras. Famosissimo chitarrista senza memoria, e perciò perduto
nel tempo e nello spazio, non fa altro che suonare. Il suo simbolo è (e non potrebbe essere
altrimenti) una chiave di violino. Ultimo di ventotto fratelli, è stato miracolosamente partorito
da una madre ultra ottantenne.
Sirenas De Silva Gualtieri, detta la niña. Giornalista convinta di aver fallito nel lavoro e che
ha avuto trecento “fidanzati” per sfuggire alla sua delusione professionale, è un’accanita
sostenitrice dell’inesistenza del “per sempre”.
Ugolón Primero, detto Mallarmè Segundo. Collega e grande amico di Sirenas, con la quale ha
condiviso gioie e dolori nel quotidiano “Adessotifacciovedereio”, prima che un giornalista lui è un
poeta. Purtroppo, però, ha ceduto all’alcol, con il quale convive da anni.
I gruppi dei quattro elementi: aria, fuoco, acqua, terra. Se nel primo vengono terapizzati
pazienti con la testa fra le nuvole, al secondo appartengono invece coloro che, come Ugolón, sono
caduti nel vizio dell’alcol; molti degli appartenenti al gruppo d’acqua hanno tentato ripetutamente
di suicidarsi annegando in laghi, mari, fiumi, piscine e persino vasche da bagno, mentre nel
gruppo di terra, noto anche come “terra-terra”, i medici della Rocca sono soliti inserire gli
affetti da forti depressioni.
Fanciulla dagli occhi tondi e dalla pelle di cotone idrofilo. Il sogno.
Magone Barca e Fiordiloto. Triplice fratello e triplice cognata.
Clementina Maria Santa Mayordiventisette. L’anziana sorella-mamma.
Libera e Futura. La vita che verrà.
Nella foto:
L’audace presentazione
del 22 marzo scorso
alla Libreria Voltapagina
di Catania del libro
di Serena Manfrè, a sinistra;
e poi - al centro –
il nostro plusvalente direttore
Giuseppe Mazzone
evidentemente impegnato –
mentre lecca un bel cono con panna –
nella disamina dal vivo delle oltre
trecento pagine della suggestiva
narrazione; al terzo posto,
l’inconfutabile illustratrice
Amalia Caratozzolo,
autrice delle fantasmagoriche
illustrazione di cui il volume è ricco.
L’Autrice
Giornalista professionista dal 2001, Serena Manfrè nasce a Messina nel ’71 sotto il segno dell’Ariete. Nel 1996 ottiene il diploma di
Addetto stampa presso l’Accademia Nazionale Comunicazione e Immagine di Roma e tre anni dopo si laurea in Lettere Moderne con una
tesi in Storia della Lingua Italiana, che le vale un 110 e lode. Dal 1991 al 2001 lavora per il Giornale di Sicilia di Palermo, dove per sei
anni si occupa di cronaca giudiziaria. Nello stesso periodo collabora con varie riviste siciliane e calabresi. Dal 2001 al 2003 è invece
coordinatrice editoriale della rivista di spettacolo Prove Aperte di Roma. Poi si trasferisce in Spagna, dove attualmente lavora come
traduttrice e docente di Lingua Italiana e dove consegue una seconda laurea in Filologia Italiana, l’abilitazione all’insegnamento e il
diploma di livello superiore di Spagnolo presso l’Escuela Oficial de Idiomas. Nel maggio 2010 pubblica per Navarra Editore di Palermo il
racconto “Alio”, inserito nell’antologia “Verso Tindari. Dieci racconti a teatro”. Un suo monologo, “Figli diversi”, viene rappresentato
nel maggio 2012 nell’ambito dello spettacolo “La Confessione” al Teatro Valle Occupato di Roma.
www.serenamanfre.it
L’Illustratrice
Amalia Caratozzolo è un’illustratrice freelance nata a Messina nel 1983 sotto il segno della Vergine. Nel 2001 si trasferisce a Roma,
dove tre anni dopo si diploma in Fumetto presso la Scuola Internazionale di Comics e nel 2007 in Illustrazione all’Istituto Europeo di Design
(IED) ottenendo il massimo dei voti accompagnati da una lode anche grazie a un’originalissima tesi dal titolo “Pene d’amore”. Inizia
quindi a collaborare, come illustratrice e grafica, con varie case editrici tra cui Coniglio Editore, Edizioni Anicia, Navarra Editore. Si
dedica inoltre alla realizzazione di videoclip musicali, format televisivi e web. Fra i committenti: Dahlia Tv e Ovo Web Tv. Dal 2008 è
socia fondatrice di Arturo, studio creativo e laboratorio calcografico. Lavora inoltre come visualizer per l’agenzia di comunicazione
Walk In e come docente di Incisione allo IED. Appassionata infatti di stampa artigianale, da anni si dedica alla xilografia, una tecnica
antica che permette di realizzare matrici intagliando il legno o il linoleum; tali matrici, successivamente inchiostrate, possono essere
utilizzate per la realizzazione di più esemplari dello stesso soggetto, su carta e/o stoffa, mediante la stampa con il torchio calcografico.
www.amaliac.com
Casa editrice Smasher
www.edizionismasher.it
Le Edizioni Smasher sono un gruppo di lavoro editoriale, parte integrante dell’Associazione socio-culturale Smasher. La casa
editrice no profit nasce e viene organizzata secondo un’idea prospetticamente socio-culturale dell’attuale direttore editoriale:
Giulia Carmen Fasolo. Gli obiettivi del gruppo editoriale sono diversi: promuovere la
cultura, favorire la promozione alla lettura, permettere l’esordio di giovani scrittori, far
emergere giovani talenti, dare vita a un’ agenzia letteraria. Filigrana di questi importanti
obiettivi è sicuramente lo scopo sociale: la promozione della creatività e la solidarietà,
nel rispetto della nostra carta statutaria. L’attività editoriale non ha scopi
precipuamente commerciali. I ricavati, infatti, diventano strumento di finanziamento
delle attività sociali, al fine di raggiungere gli obiettivi dello Statuto.