Scarica l`intero giornale in formato
Transcript
Scarica l`intero giornale in formato
Settimanale d’informazione ANNO LVI- N. 3 euro 1 www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 1 febbraio 2009 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Editoriale La crisi è arrivata... di Remo Uncini Ricordate quando Jesi veniva svegliata alla mattina dalle sirene delle fabbriche che si confondevano con le campane del Duomo e di S. Pietro e che chiamavano i lavoratori al lavoro e i fedeli alla messa del mattino? Era come respirare una città che da sempre ha avuto una tradizione manifatturiera insieme ad una religiosità che ha da sempre espresso. La crisi che sta arrivando colpisce il tessuto economico e sociale. Tutti lo temevamo. Se non si ferma può cambiare la nostra “piccola Milano”, che è diventata tale a partire dai cordai, dai bozzoli, dalle prime fabbriche tessili per poi arrivare alla grande industrializzazione. La globalizzazione sta mettendo tutti di fronte alla dura realtà! La finanza facile si è riversata sull’economia reale trascinandola nel baratro dell’insolvenza! E’ necessario trovare insieme una via d’uscita: Chiesa, imprenditori, sindacato, società civile. Il vescovo Rocconi partecipa da vicino alle difficoltà di tante persone della Vallesina che rischiano di perdere il posto di lavoro. “La fase che stiamo vivendo è preoccupante e questo comporta una sofferenza per tutti” ha detto il Vescovo che insieme ai parroci sta cercando di condividere questo momento; la Caritas diocesana è in prima linea, ogni giorno. Siamo di fronte a cambiamenti epocali; questo sviluppo non può più reggere. C’è disparità tra la velocità tecnologica del produrre e del consumare; si produce di più rispetto al consumo! La debolezza della nostra realtà è che la produzione industriale di prodotti di massa si sta trasferendo altrove, dove è più conveniente. Eppure la qualità della nostra manodopera, da tutti invidiata, oggi passa in secondo piano rispetto ad una manodopera a costo più basso anche se meno specializzata. L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha messo in allarme i sindacati, nei giorni scorsi, comunicando che nello stabilimento di Tichy, in Polonia, vengono prodotte 400 mila segue a pag.12 Domenica 1° febbraio: Giornata per la Vita La forza della vita nella sofferenza I l messaggio che i vescovi che non riescono più a gestire hanno scritto in occasione da sole: ci è chiesto di prendella XXXI Giornata per la derci cura di loro e della loro Vita pone al centro della rifles- sofferenza. sione il binomio vita-sofferen- Inizialmente ci preoccupiamo za. Tante sono le forme della di accogliere la persona, di sofferenza umana e le sue cau- farla sentire a proprio agio, se molteplici e di varia natura. disponibili all’ascolto, indiSi parla di sofferenza fisica e di pendentemente dal problema sofferenza morale in riferimen- che provoca tale sofferenza; to alla dimensione corporea poi, dopo averla ascoltata, e spirituale dell’essere umano dobbiamo valutare se siamo ed anche per definire i campi in grado di prenderci cura di intervento e di cura della del suo disagio. Appurato ciò, sofferenza stessa. Nell’uno e cominciamo il lavoro vero e nell’altro caso è l’amore che se- proprio che è quello di FAR gna la differenza tra il curare e EMERGERE I SENTIMENTI: paura, rabbia, tristezza, conil prendersi cura. Lo sanno bene i consulenti fa- traddizioni e poi anche i senmiliari che operano nel Con- timenti positivi: gioia, positisultorio “La Famiglia” che da vità, fiducia. anni sono impegnati nell’offri- Solo in parte ci prendiamo re un aiuto qualificato e gra- cura della causa della soffetuito alle persone, alle coppie renza, quello di cui noi ci ine alle famiglie, portatrici di teressiamo sono i sentimenti sofferenza. Essi sono specia- che il cliente prova, le ragioni listi formati all’ascolto attivo, per cui è arrivato a quel punall’accoglienza, all’empatia, al to e, se è possibile, ricostruire rispetto solidale della persona; le relazioni interpersonali con capaci di aiutarla a sviluppa- i co-attori della sofferenza re le proprie risorse interne. stessa. Sono esperti delle dinamiche Vorrei fare alcuni esempi della comunicazione e della esplicativi: se il cliente sta relazione, consapevoli che oc- soffrendo per la morte o la corre una formazione continua malattia di un proprio caro per non perdere mai di vista la io non lo posso aiutare perchè ciò si annulli, ma lo posso centralità della persona. Si ispirano alla concezione cri- aiutare a capire che significastiana della vita e dell’essere to ha per lui/lei la perdita di umano e nel messaggio evan- quella persona, posso aiutarlo gelico colgono l’invito all’acco- a dire Addio lasciando dentro glienza verso tutti senza alcuna di sé solo la grande malincodiscriminazione, al rispetto di nia di un distacco, ma avendo ogni persona e della sua co- perdonato e chiesto perdono di tutti i “sospesi” psicologici scienza. Ecco la testimonianza di una che aveva con quella persona. Vivere la profonda sofferenza operatrice. “Il nostro primo compito è nell’accompagnare un malato ascoltare le persone che si ri- o i sensi di colpa nel non poter volgono a noi. Esse sono in stare vicino a un malato come uno stato di sofferenza tale si vorrebbe è difficile, ma se Veglia rovesciamo il problema ci accorgiamo che grazie a questa sofferenza impariamo a valutare la nostra vita e ciò che ci circonda con occhi differenti. Se viene una coppia in crisi a volte la rabbia di ciò che sta vivendo è talmente forte che non si riesce ad avvertire la sofferenza: permettendo di esprimere tutti questi sentimenti e mettendoli poi in ordine si offre alla coppia stessa la possibilità di prendere delle decisioni valutando più i sentimenti negativi e positivi che le azioni degli stessi. Per concludere, in consulenza la sofferenza è uno “strumento” per aiutare il cliente a prendere coscienza di sé e fare delle scelte più consapevoli: chi viene non sa che vi sono diverse possibilità per affrontare o superare un problema, è compito del consulente accompagnare il cliente nel cammino che lo porterà a questa consapevolezza e il consulente riuscirà nel proprio intento Foto Gennari/SIR solo se sarà in grado di dare calore: la persona cambierà quando si sentirà amata. Il consulente ha gli strumenti per estrapolare dalla sofferenza i sentimenti positivi in modo che il cliente diventi consapevole che è potuto crescere anche grazie a quella sofferenza.” Per il Consultorio “La Famiglia” la presidente Anna Maria Massacci Domenica 1° febbraio 2009 si celebra la XXXI Giornata per la Vita. Il tema proposto dai Vescovi per quest’anno è: “La forza della vita nella sofferenza”. Nella nostra diocesi, alle ore 18, la celebrazione Eucaristica in Cattedrale presieduta dal Vescovo mons. Gerardo Rocconi e animata dai bambini delle scuole dell’infanzia della diocesi. di preghiera per la pace Venerdì 30 gennaio alle ore 21 presso la Chiesa dell’Adorazione (a Jesi in Piazza della Repubblica) l’Azione Cattolica promuove la Veglia di preghiera per la pace sul tema dettato dal Papa in occasione della Giornata Mondiale per la Pace: “Combattere la povertà, costruire la pace”. Tutti sono invitati a partecipare Il senato approva il federalismo fiscale. Ora tocca alla Camera. Una rivoluzione fiscale che lascia molto perplessi C he Bossi tocchi il cielo con un dito perché il sogno del federalismo fiscale sta diventando una realtà, non meraviglia nessuno: è stato ed è il suo cavallo di battaglia di sempre. Fra qualche mese anche la Camera, con o senza modifiche del progetto di legge già approvato dal Senato, darà il via alla rivoluzione finanziaria. Ci vorranno due o tre anni per la sua effettiva entrata in vigore data la necessaria emanazione di alcuni decreti applicativi piuttosto complessi. Ma perché la Lega ci tiene tanto a questa legge? Perché, di fatto, determinerà un cammino sempre più autonomo delle singole Regioni, in quanto ciascuna, seppure gradual- mente, avvierà una effettiva emancipazione finanziaria e una riscossione diretta delle proprie imposizioni fiscali. Si determinerà, fra le Regioni del nord e quelle del sud, una differenziazione sempre più accentuata in tutti i settori, da quello occupazionale a quello gestionale dei servizi pubblici. Che oggi questa differenza sia già rilevante, è un dato storico nonostante tutte le varie “Casse del Mezzogiorno” a favore del Sud deliberate dai governi in 60 anni. Poiché i fattori che hanno sempre determinato questa differenza tra Nord e Sud, permangono tutti vivi e intatti (il prefallimento del comune di Catania vale come esempio) non ci vuole la sfera di vetro per prevedere che l’autonomia finanziaria accentuerà le differenze. Avverrà come avverrebbe se voi date l’autonomia finanziaria a due fratelli: il primo, animato da senso di responsabilità e da spirito di iniziativa, capace di gestire e investire danaro, progredirà; il secondo, che manca delle doti del primo, finirà per sperperare rovinandosi la vita. E’ quello che vuole Bossi: il Nord cammini per la sua strada in modo spedito, il Sud vada a remengo. *** Il mio non è pessimismo; è realismo confortato dalla storia e dalle vicende di tutti i giorni. In almeno quattro regioni del Sud, l’esperienza dimostra che ai livelli politico-amministra- tivo-istituzionali, manca in gran parte il senso dello Stato, che l’interesse individuale prevale su tutto, che le mafie di ogni colore sono arrivate a poter condizionare in quantità spaventosa il commercio, le imprese, i lavori pubblici, i concorsi, la sanità, l’agricoltura, forti di un’organizzazione che conosce soltanto la violenza e forti di un’incredibile massa di danaro sempre crescente, alimentata dal malaffare e dalla droga. Per cui, nel Sud, l’autonomia finanziaria andrà a favore delle forze perverse: sarà un ulteriore incentivo per rafforzarle. E’ vero che il progetto di legge non prevede questo; anzi, prevede proprio il contrario. Infatti vuole decentrare “auto- nomia e responsabilizzazione finanziaria”, graduare l’equiparazione degli introiti delle singole Regioni in modo da permettere l’equiparazione dei servizi sociali e pubblici, istituire tributi regionali e di Enti locali che non confliggano con quelli dello Stato, assicurare la “premialità dei comportamenti virtuosi” (cioè garantire un bel premio alle Regioni che spendono di meno pur ottenendo servizi migliori), prevedere “meccanismi sanzionatori” per chi amministra male, non aumentare il personale che dovrà essere quello che verrà trasferito dallo Stato, ridurre e semplificare la pressione fiscale. Ma il fatto che, nonostante le insistenze di tanti, il ministro dell’economia Tremonti non sia in grado di prevedere l’onere finanziario esigito dalla riforma, denuncia la complessità della manovra e del suo elevato peso finanziario, al di là di tutti gli auspici e previsioni volute dallo stesso progetto. Aumenterà la burocrazia, aumenteranno le tasse. Avverrà proprio come per le province: sono inutili e vanno soppresse, ma ne sono state create altre otto, tutti d’accordo! Solo in Sardegna da tre a sei! Conclusione. Il federalismo fiscale votato dal Senato costituisce il primo grande passo verso la separazione del Nord dal Sud. E’ il grande sogno della Lega. Vittorio Massaccesi 2 Cultura e società 1 febbraio 2009 Del più e del meno Anche la chiesa della Morte... di Giuseppe Luconi U na e.mail di don Vittorio Magna°°° nelli mi riporta all’argomento tratInsomma, si voleva abbattere la chiesa tato in questa rubrica nel numero scorso: della Morte per aprire proprio in quel punla demolizione del campanile di San Luca to della piazza una nuova strada per rage lo scampato abbattimento della chiesa di giungere la stazione. San Nicolò e dell’Arco Clementino. Don Sono andato a rileggermi un brano del Vittorio mi manda uno stralcio del verbale libro “Vivere a Jesi nel Novecento” di Vidella riunione del Capitolo della Cattedrale taliano Cinti in cui parla del passato che del 19 maggio 1932, un cui si legge quanto se ne va, cancellato dalla “mania distrutsegue. trice degli uomini nuovi”. Cinti immagina “…Quinta proposta - Domanda del Po- il trauma subito dal benpensante jesino destà (la quale conservasi in Archivio) per “quando abbatterono senza misericordia l’espropriazione e demolizione della Chie- il monastero delle Monachette, proprio sa della Orazione e Morte a motivo della dentro la cerchia delle mura antiche, lanuova strada per la Stazione. sciando forse meglio ammirare le colline Prese la parola per quest’importan- ora arse ora verdeggianti, ma cancellando, te argomento il rev.mo con i maledetti piccoPriore mons. Gianfranceni, e per sempre, seschi esponendo il seguencoli di storia. La steste consulto: Il sig. Podesa sorte era toccata al stà ha scritto a S.E.Mons. torrione della piazza Vescovo che si vorrebbe della Morte ed ora attuare un antico progetil piccone stava per to di una via più commoabbattersi sulla bella da (sic) e decorosa dalla chiesuola di S.Maria stazione ferroviaria al del Portone, la Rotoncentro della città, e così da, come era da tutti anche per dare lavoro ai chiamata, in fondo al tanti operai per il prossiborgo di S.Floriano”. mo inverno, migliorando Sì, la Rotonda, la in tal modo eziandio le vecchia chiesetta di condizioni fisiche e moSan Giuseppe, dalla rali e politiche dell’infelice rione di S.Pietro struttura insolita, caratteristica. I tecnici Apostolo. Il progetto però comprenderebbe della viabilità avevano progettato di far la demolizione della Chiesa di S.Maria passare la nuova strada per Ancona, alle della Morte e Orazione, ed il Podestà do- porte di Jesi, guarda caso proprio nel punmanda di farne la espropriazione. to dove si trovava la Rotonda. Che andava Il capitolo richiesto da mons. Vescovo demolita perché in quel momento rappredel suo parere, loda il proposito dei pro- sentava, dopo tre secoli di onorato sergettati lavori, ma si lusinga che il pia- vizio - per dirla con Vitaliano Cinti – un no regolatore possa essere modificato in ostacolo “al progresso delle comunicaziomodo da permettere che non sia demolita ni”. la Chiesa suddetta così centrale e frequen°°° tata. Chiesto dallo stesso mons. Priore il A proposito di demolizioni, il mio parere degli Adunati sul suo consulto, esso pensiero va al Palazzo della Signoria: spevenne subito a viva voce approvato con riamo che a nessuno venga in mente di alpiena unanimità”. largare piazza Colocci. Il professor Livio Rossetti cittadino onorario di elea Uno dei primi al mondo Il nostro concittadino prof. Livio Rossetti, nato a Jesi, dove ha seguito tutti gli stu- di fino alla maturità classica, è da molti anni docente di filosofia presso l’università di Perugia. Per i suoi studi, riferiti in particolare al pensiero greco e per l’originalità della didattica proposta allo scopo di offrire motivi di filosofia anche agli alunni delle scuole primarie, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalla città di Elea, la città di Parmenide, di Zenone e di tutta l’antica scuola eleatica. Un onore che, in tutto il mondo, è l’unico che viene riservato per gli studiosi di filosofia greca. Trattasi di un riconoscimento istituito recentemente e il nostro Rossetti è uno dei primi nel mondo ad avere l’onore di fregiarsene. Al prof. Rossetti i complimenti e gli auguri della direzione e della redazione del nostro settimanale.. Radio Duomo Senigallia 95,2 e 106,7 Mhz per Jesi La storica emittente della diocesi di Senigallia, Radio Duomo Senigallia inBlu, sbarca a Jesi. In attesa di diventare ‘Radio Gabbiano’, da qualche giorno ha dato il via a due edizioni condivise dei Gr locali più approfonditi, quelli delle 12.30 e delle 19.03. Grazie all’acquisizione di una nuova frequenza – 106,7 FM – che copre l’intera Vallesina e che si affianca agli attuali 95.2 FM, è stata creata una redazione decentrata a Jesi. Nelle due edizioni dei notiziari troveranno ancor più spazio notizie, interviste e servizi dalle due città. Ogni mattina alle 7.20, il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi, cura una rubrica dedicata al Vangelo del giorno proponendo una sua breve riflessione. Le due giovinezze di Umberto Carletti “L a bicicletta è sempre più considerata il mezzo migliore per ritemprare non solo il fisico, ma anche - anzi soprattutto - lo spirito. Andare in bicicletta offre occasioni incredibili per arricchire le proprie conoscenze di luoghi e persone, e per stringere nuove amicizie straordinariamente solide e profonde. Chi va in bici lo sa”. Sono parole di padre Battista Mondin, teologo, filosofo, scrittore e… ciclista. Appassionato della bicicletta – scrivono i suoi biografi – padre Mondin ha pedalato fino a Lourdes, Fatima, Mosca, Budapest, su Alpi e Pirenei, per l’Inghilterra, la Germania, la Polonia, la Terrasanta… Quando, giugno del 1978, organizzò la Milano-Lourdes-Milano, uno dei suoi pellegrinaggi in bicicletta, tra i partecipanti c’era anche uno jesino, Umberto Carletti, personaggio noto ai suoi concittadini non più giovanissimi, perché anche lui, Umberto Carletti, è stato protagonista di lunghe escursioni in bicicletta. Raccontando di quel pellegrinaggio a Lourdes, L’Osservatore della Domenica (così era chiamato il settimanale illustrato dell’Osservatore Romano) sottolineò con ammirazione il comportamento generoso e altruista del concorrente jesino. Carletti aveva 62 anni, “il più anziano della truppa”. “Bravissimo – scriveva il settimanale – si è sempre prodigato per dare una mano a chi si Nella Parrocchia di Nostra Signora di Lourdes, a Pantiere di Castelbellino, nel giro di poco più di due mesi, abbiamo festeggiato un sessantesimo di matrimonio e due cinquantesimi: l’ultimo è questo dei coniugi Maria Costarelli e Livio Cherubini, che sabato 10 gennaio hanno ringraziato il Signore per i loro cinquant’anni di vita insieme, circondati dall’affetto delle figlie, nipoti, parenti e amici; eccoli ritratti con il parroco don Emilio Campodonico che ha celebrato la Santa Messa trovava in difficoltà, men- quando effettuò la sua pritre avrebbe potuto benissi- ma uscita in una gara uffimo pedalare in testa con i ciale a Falconara Marittima, registrando in quella occasione anche la sua prima vittoria. Tagliò il traguardo con tre minuti di vantaggio sul secondo. Aveva diciassette anni. Continuò a gareggiare e gli capitò di confrontarsi anche con corridori poi entrati nella storia del ciclismo, da Bartali a Olmo, da Bini a Bizzi. Ben voluto e stimato, era amico di tutti anche nel difficile mondo del ciclismo. Fra i tanti ricordi, quello di Learco Guerra che, al termine di un combattutissimo Giro delle Marche - durante il quale Carletti era stato appiedato tre volte da altrettante forature, riuscendo comunque a conquistare l’ottavo posto – gli regalò due tubolari nuovi. Carletti gareggiò prima, durante e dopo la guerra: da “dilettante”, da “indipendente” e da “veterano”, fino ai primi anni Settanta, ottenendo anpiù forti”. cora – ultracinquantenne Sono passati da allora – buoni piazzamenti sultrent’anni. Quell’episodio, le strade di mezza Italia. insieme a tanti altri, Um- Poi gli anni della seconberto Carletti li ha rivissu- da giovinezza ciclistica ti il 6 gennaio scorso, fe- di Carletti: i lunghi “raid” steggiando con la moglie, oltre confine, come la parenti ed amici i suoi 93 Milano-Lourdes-Milano anni. Parte dei quali, lungo del 1978. Ricordi ed anil percorso della vita, tra- che immagini di imprese scorsi, appunto, a cavallo memorabili, tra le quali della bicicletta, in compa- occupa un posto di riliegnia delle speranze e dei vo la foto che lo ritrae a sogni che ciascuno si porta quota 2.114 m., in cima al dentro. colle del Tourmalet, il più °°° alto dei Pirenei francesi, I suoi ricordi di ciclista uno dei mitici colli del corridore partono da un Tour de France. lontano giorno del 1933, Giuseppe Luconi Ricordano il loro sì Ascolta la nuova radio diocesana Radio Duomo Senigallia 3 Cultura 1 febbraio 2009 PER UN CONFRONTO ATTORNO AL PREMIO MORICONI di venerdì 16 al Pergolesi SCUSATE IL BISTICCIO (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it IL MODERATORE E L’INSETTO Omonimia: imbarazzante/sbarazzina Differenza tra Vespa (Bruno) e una vespa: a tanti[ssimi] piacerebbe partecipare a una puntata di Vespa. A nessuno piacerebbe sperimentare una puntura di vespa. AI BLOCCHI DI PARTENZA Cambio di doppia per gareggianti Quando viene bandito il concorso per qualche grande opera pubblica (non sembra questo, purtroppo, il momento!), le imprese interessate si apprestano a scattare; a sferrare, cioè, il fatidico assalto all’ appalto RISVEGLIO SPIRITUALE Anagramma edificante (9) Nelle epoche di crisi di fede (tra cui la presente?), le anime più ferventi auspicano un revival dello spirito evangelico; o, se preferite, una rinascita cristiana LEADERSHIP PROPULSIVA Anagramma patriottico (5) Il crollo dell’URSS ha certamente inferto un colpo pesante all’orgoglio nazionale russo; calo di autostima che si è addirittura aggravato durante la presidenza Eltsin. Sotto la guida del successore, la fierezza di appartenere a un grande popolo sta gradualmente riemergendo. Tutto questo grazie alle stimolazioni tonificanti, alle iniezioni di fiducia di Vladimir Vladimirovič; grazie insomma agli xxxxx di Xxxxx *** Regista = Stanley Kubrick Romanziere = Stephen King La Citazione a cura di Riccardo Ceccarelli Dimenticanze Per la cultura dominante la storia della Cristianità è perennemente sotto accusa, dimenticando dove hanno portato gli esperimenti della società senza Dio, cioè i sistemi totalitari: le radici cristiane sono state tagliate, quelle greche e romane pure. Al massimo siamo nati con l’Illuminismo, o con il 1968. Francesco Agnoli in “Il Foglio”, sabato 3 gennaio 2009. Teatro ragazzi Nuovo appuntamento per la 25esima stagione di Teatro Ragazzi curata dal Teatro Pirata e promossa dalla Fondazione Pergolesi Spontini, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Marche, dei Comuni di Jesi, Maiolati Spontini, Montecarotto, Monte San Vito, San Marcello, Staffolo e degli sponsor UBI><Banca Popolare di Ancona e Planet Pieretti. Domenica prossima 1 febbraio alle ore 17,30 al teatro di Staffolo, la compagnia chietina I Guardiani dell’Oca propone “L’isola dei pirati. Ovvero Barbablù e il tesoro nascosto” per attori e burattini. Ingresso adulti euro 7.00, ragazzi euro 5.00. Dal recital gratis al film La Pianista I n risposta all’articolo di Vittorio Massaccesi pubblicato sullo scorso numero di Voce della Vallesina a pagina 14 nella rubrica Il palazzo e dintorni dal titolo “Bene il Premio Internazionale e tuttavia…”, pubblichiamo la risposta del direttore del Centro Valeria Moriconi, Franco Cecchini. Nel “Palazzo e dintorni”, il prof. Massaccesi sa che un progetto può anche partire da una proposta tecnica, ma poi è l’ente pubblico a promuoverlo, programmarlo e gestirlo. E il progetto del Premio Internazionale Valeria Moriconi in realtà è stato promosso dal Comune di Jesi (che ha varato a suo tempo l’intero programma dedicato all’attrice jesina, comprendente già questa iniziativa), dalla Fondazione Pergolesi Spontini (che gestisce il Centro Moriconi) e dall’Amat (con cui il Comune è convenzionato per le attività teatrali). Fortunatamente poi sono stati coinvolti ed hanno aderito diversi altri soggetti pubblici e privati. Fatta questa dovuta premessa, ringrazio per gli apprezzamenti espressi, che vanno estesi ovviamente all’intero formidabile staff della Fondazione, determinante ai fini del risultato. Ma ringrazio soprattutto per le osservazioni a cui, tirato in ballo di persona, mi sento in dovere di rispondere “francamente”. Il recital Del recital o reading della Huppert ho già detto quel che penso. Aggiungo solo che non ci si poteva aspettare una “fine dicitrice”, un’interprete “teatrale”, “drammatica”, “espressiva” di un testo (oltretutto letterario). Lei lo dice, e basta. Com’è nel suo stile. Solo che in teatro e nei film c’è altro, tanto altro, e lei se ne impossessa, lo pervade interamente e ce lo rende con straordinaria intensità. Quella sera invece non c’era nient’altro che un leggio, un riflettore e le pagine del libro. Non che fosse “svogliata”, “malata”, “stanca”. Anzi, era molto attenta, partecipe, sorpresa positivamente della situazione trovata in teatro, dei materiali video e musicali visti in prova. Ma lei è così, è spiazzante, è la Huppert, l’attrice di quel teatro e cinema universalmente noto e apprezzato, che nel corso della serata si è cercato di evocare attraverso alcune sequenze e immagini. E che di riflesso si poteva in qualche modo ritrovare e riconoscere anche in quel tipo di lettura, di venti minuti o di un’ora poco importa: solo un segno prezioso della sua arte, un “frammento di stella” (per citare il titolo della splendida opera-premio di Eliseo Mattiacci). C inema Perché gratis Altra questione: perché tutto gratis. Ci hanno convinto soprattutto due motivi. Il numero necessariamente alto di invitati a vario titolo per una serata del genere: per cui era impensabile far pagare gli altri. Ma soprattutto il fatto che si era alla prima edizione e si sapeva in partenza che non sarebbe stato uno spettacolo vero e proprio, nel senso convenzionale e commerciale del termine (pur potendo avere una sua valenza spettacolare). D’altra parte non si può assolutizzare né il tutto gratis né il tutto a pagamento: sarebbe stata concepibile la festa per le olimpioniche a pagamento o la notte bianca o gli spettacoli itineranti nel centro storico per il Festival? Eppure tutto ha un costo, come ce l’ha il Premio Vallesina (al di là della beneficenza encomiabile), come l’aveva il Premio Rosa Papa Tamburi (eccome!) ecc. L’importante è che abbia un senso, una validità, una funzione pubblica e una copertura finanziaria. Quanto ai posti vuoti posso assicurare che i biglietti disponibili sono stati tutti staccati e impegnati (addirittura si è dovuto aprire il loggione e rispondere negativamente a diverse altre richieste). Ma il punto critico delle osservazioni è la programmazione del film. Sì, lo scopo era proprio di far conoscere la Huppert che non è affatto un’attrice da copertina, hollywoodiana, popolare. E che certamente quella sera a teatro non si sarebbe potuto rivelare per quello che è a chi non l’avesse già conosciuta. Per questo il film è stato offerto gratuitamente (grazie anche alla collaborazione di Giometti Cinema) con tanto di intervento critico di un noto esperto come il prof. De Santi. A pagamento, l’incasso sarebbe stato quasi ininfluente mentre le presenze si sarebbero potute ridurre di molto, compromettendo l’obiettivo. Perché “La pianista” Ma perché proprio “La pianista”? Potrei rispondere che, dopo vari tentativi andati a vuoto per reperire in tempi strettissimi altre pellicole precedenti, questa è risultata al gestore l’unica disponibile. Del resto nessuno può negare che ha tutte le carte in regola: al Festival di Cannes 2001 ha vinto il premio della critica e i premi per la migliore attrice e il miglior attore protagonista (per non parlare della strepitosa Annie Girardot); è considerato da molti il film più rappresentativo dell’arte interpretativa della Huppert, è il più noto tra i suoi più recenti, non è vietato ai minori ecc. Ma, al di là di questi dati, domando a mia volta all’amico Massaccesi (e a chi è uscito dal film scandalizzato o infa- stidito): è proprio preferibile “evitare” questo tipo di “testimonianze”, anziché confrontarsi con esse, visto che siamo diventati tutti adulti per la durezza della cronaca d’ogni giorno prima ancora che per l’età? Non è altrettanto e ben più scabrosa la realtà del mondo d’oggi, in cui si assiste alla manipolazione e alla violenza dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna e viceversa – prima e più ancora che nel sesso – nel lavoro, nei media, nei rapporti politici, sociali, commerciali, tra le razze, le etnie, le religioni, e spesso nell’indifferenza, nonostante le atrocità? Ci sono ancora “adolescenti” (al cinema non ne ho visti) che si scandalizzano della Pianista, in questi tempi di riprese con i telefonini delle violenze in classe, per diffonderle sul web? E comunque, non è da mettere in luce la figura del giovane allievo – dalla faccia pulita, normale, pieno di sana vitalità – che, nonostante tutto, crede nella possibilità di un rapporto d’amore, lotta per questo e solo alla fine deve arrendersi e fugge? Vogliamo poi riconoscere che il film, con il suo rigore non soltanto formale ma etico, fa solo intuire certe situazioni, senza mai esplicitarle o compiacersene voyeuristicamente, anzi rimarcando il dolore, la violenza, e l’inanità di quei rapporti? E, nell’insieme, non rappresenta forse la testimonianza sofferta, pagata di persona, dell’impossibilità, dell’impotenza di comunicare, di amare, da parte di una donna, per la quale la stessa musica (con cui peraltro si identifica: è “la pianista”), l’arte, la cultura sono strumento di chiusura, di evasione, di dominio? E allora, anziché gridare allo scandalo, perché non riconoscere che, in certi casi, “è necessario e inevitabile che avvenga lo scandalo”? (come si sa, è Vangelo!) Infine, al di là di tutto, posso essere d’accordo che “il buon senso” sia utile anche nella gestione della cosa pubblica. Ma oggi il criterio di una programmazione culturale dell’ente pubblico non può essere “il buon senso”, quanto piuttosto “il senso critico” da sviluppare sulla base di proposte valide, nel rispetto della libertà d’opinione e del confronto democratico. E per questo è necessario anche osare, mettere in crisi, far discutere. Così Valeria Moriconi concepiva il teatro e così è impostato il Premio a lei dedicato: ed è stata questa la motivazione di fondo per la quale i tre enti promotori del Premio hanno scelto Isabelle Huppert (e Claudia Sorace, s’intende: ma questo è un altro capitolo, altrettanto importante ma ancora in fieri). Franco Cecchini Il regista messicano Alejandro Gonzales Inarritu e il suo film Babel “Il cinema è esperienza emotiva frammentata” «Non mi interessa l’ordine cronologico degli eventi ma, piuttosto, il loro impatto a livello emotivo, perché, in fin dei conti, il cinema è solamente un’esperienza emotiva frammentaria». Il regista messicano Alejandro Gonzales Inarritu spiega così il suo stile, il suo modo di narrare. Il suo terzo ed ultimo film, Babel (2006), ripropone una struttura a tre atmosfere ambientata in tre continenti diversi e in differenti lingue, con l’elemento unificatore rappresentato da un colpo di fucile sparato per sbaglio contro turisti americani in Marocco. L’episodio, scambiato per un attacco terroristico, ha conseguenze sulle storie parallele ubicate nei pressi della frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, e a Tokyo. Con la fotografia audace e arida di Rodrigo Prieto, Babel analizza le paure collettive e la mancanza di comunicazione e di comprensione che regnano ancora lungo i confini geografici, oscurando le capacità percettive. Tre le location: il deserto messicano, ritratto magistralmente da Prieto, dove la protagonista è una sventurata tata messicana, emigrata clandestinamente negli Stati Uniti, che si troverà a doversi confrontare con l’ottusità della burocrazia. Nel deserto del Marocco, una pallottola impazzita colpisce una turista americana, provocando agitazione in diverse parti del mondo e intrappolando in un incubo la coppia di statunitensi, interpretata da Brad Pitt e Cate Blanchett, che dovrà affrontare una reazione egoista ed assurda da parte dei loro connazionali presenti sul luogo dell’incidente. Solo grazie alla solidarietà della popolazione locale Pitt potrà sperare di vedere salva la sua donna. Altra location, altro continente: Tokyo. In una magnifica performance, la debuttante Rinko Kikuchi veste i panni di Chieko, una studentessa sordomuta bisognosa di affetto dopo la morte della madre. È da qui, da questa paradossale metropoli, dove modernità e tradizione, operosità e dettami dello scintoismo sembrano scontrarsi quotidianamente, che arriva il fucile che i due ragazzini marocchini si trovano ad armeggiare provocando un turbine di conseguenze impensabili. Di nuovo in Babel emerge la sensibilità fotografica di Inarritu. Su tutte le inquadrature emerge un primissimo piano di Brad Pitt, che conferma la sua immensa bravura. In questa intensa inquadratura, girata con una camera a spalla che dà ancor di più l’effetto di angoscia che il regista vuole trasmetterci, l’espressione di dolore, di impotenza che l’attore americano ci rimanda, sembra creare una dilatazione del tempo che va a scavare nel profondo gli spettatori fino a far loro patire le stesse sensazioni che prova il protagonista della vicenda. Ma quello che Inarritu vuole concettualizzare con Babel è che le tematiche a lui care ed ampiamente affrontate nei primi due articoli di questa rubrica, sono da estendere a descrizione dell’intera razza umana, non solo, dunque, a cavallo delle diverse stratificazioni sociali, ma addirittura da un’estremità all’altra del pianeta. Andrea Antolini 4 1 febbraio 2009 Attualità Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli* di Riccardo Ceccarelli N on passa giorno che la cronaca non ci riporti notizie di violenza. Non da oggi. Forse da sempre. Sembra però di assistere ad un crescendo che angoscia. Ogni giorno ha il suo stupro con gli autori che non si trovano o se si trovano vengono rispediti a casa, come se il fatto commesso non abbia rilevanza o fosse di minore entità. Ogni giorno con i suoi omicidi commessi per lo più in famiglia. Si parla di sicurezza, si invocano misure più severe, i soldati nelle città, nessuno ancora ha invocato il coprifuoco, ma poco ci manca. Il disagio si tocca con mano. Quasi ad una certa ora si ha il timore di circolare. Si guarda il volto delle persone per vedere se siano rassicuranti o meno. La violenza sulle donne si fa più pressante, almeno così viene riferito ed i fatti lo confermano. Una violenza che sta crescendo, che sta acquistando il suo spazio di visibilità a scapito di quanti la subiscono o di quanti, e penso siano in maggioranza, vivono con tranquillità. Si da il caso però che i fatti di violenza abbiano un’eco maggiore, destabilizzano il vivere quotidiano. Anche l’informazione subisce l’atmosfera della violenza sulla verità dei fatti, tanto che alla fine non si riesce più a raccapezzarsi. Ci danno immagini come se fossero il tutto, sono invece verità parziali che una ben collaudata regia fa passare per verità totale ed influenzare così la pubblica opinione. Sembra in questo contesto che anche le cifre dei morti della recente guerra nella Striscia di Gaza non siano veritiere, ma, come ha scritto il “Corriere della Sera”, siano molto più ridotte. Violenza alla verità, anche questa ormai un fatto di una quotidianità disarmante. Il clima sembra proprio essere questo, più preoccupante di quello che tanti ecocatastrofisti ci hanno fatto vedere e prospettato, anche se spesso smentito dai fatti. In fatto di violenza, mi ha molto impressionato la pagina intera dedicata dal “Quotidiano Nazionale – Il Resto del Carlino” del 23 gennaio a quanto sta accadendo in Francia e in Gran Bretagna, in particolare nelle scuole. In Francia un rapporto riferisce come la violenza sia in crescita negli istituti scolastici dove insegnanti sono pestati da studenti e genitori. “Nelle scuole transalpine c’è uno stato di tensione. Professori accoltellati, picchiati, umiliati. Alunni sottoposti a racket permanenti da parte di individui estranei alla scuola, che penetrano negli edifici durante la ricreazione. Materiale didattico rubato o devastato. Genitori che nell’ora di ricevimento minacciano gli insegnanti, o peggio”. Non va meglio a Londra o in altre grosse città, nelle aree più degradate: “I bambini vanno a scuola con il giubbotto anti-proiettile o antiaccoltellamento, che viene venduto nei grandi magazzini. […] Una buona fetta di alunni di scuole statali inglesi va in classe con lame, coltelli e diverse armi da fuoco. Per evitare di farsi trovare armati tra i banchi, i ragazzini nascondono le armi nel cortile della scuola o appena fuori dal portone”. Come si giustificano? “Con un coltello o una pistola mi posso proteggere. Preferisco rischiare che mi arrestino, piuttosto che restarci secco”. Casi di bullismo o di analoga violenza si sono registrati anche in Italia. A cosa viene imputato tutto questo? Per le scuole ed i giovani, “al progressivo sgretolamento della famiglia tradizionale, dove i genitori sono totalmente assenti”. Per tutta l’altra violenza a quel sonno della ragione che ipoteca il governo delle persone. Un sonno ed un’ipoteca che mortificano e non onorano la nostra verità di uomini. Una recente indagine condotta da Gartner sulle prospettive del “telelavoro”, cioè sulla diffusione del numero di lavoratori che offrono la propria prestazione “fuori dall’impresa” e prevalentemente da casa, ci offre lo spunto per una riflessione su un tema più generale, ma correlato, quello della opportunità di incentivare la “conciliazione” tra ruoli professionali e familiari. Ma cominciamo dal telelavoro o, come anche viene chiamato, remote working; Italia Oggi 7 vi ha recentemente dedicato alcune pagine dell’inserto settimanale sul lavoro. Vi si trova addirittura un contributo che titola “il 2009 sarà l’anno del telelavoro”; ma non per l’Italia dove questa pratica che sfrutta le molte possibilità offerte dalle tecnologie informatiche e di comunicazione per lavorare “da remoto” (come personal computer, internet mobile, larga banda, cellulare, palmare ecc.) non è ancora molto diffusa. Gli ostacoli in verità sono molti e provengono non soltanto dalle imprese che rinunciano sempre con fatica al controllo diretto dei propri collaboratori, ma anche dagli stessi lavoratori che temono di rimanere isolati, di perdere opportunità di carriera e “fuori dai giochi”. Del resto, un po’ come i sindacati che non hanno mai visto di buon occhio, per lo più, tale opportunità, considerandola in realtà più una minaccia ai tassi di sindacalizzazione e un ulteriore causa di frammentazione per un lavoro che appare già troppo disomogeneo, articolato in mille rivoli e tipologie contrattuali ed anche per questo difficilmente “rappresentabile”. Certo è, però, che il telelavoro potrebbe aiutare molte persone a conciliare ruoli diversi e, soprattutto, a gestire quel carico di lavoro aggiuntivo che deriva dalla necessità di assistere e prendersi cura, per esempio, di familiari disabili, di quelli anziani, di minori e bambini. E’ un fenomeno in crescita; è per questo che per identificarlo più correttamente Provincia: incontro con il delegato palestinese Una pace difficile ma non impossibile Tra i vari incontri del Delegato generale palestinese in Italia Sabri Ateyeh, quello che si è tenuto lunedì 26 gennaio al Rettorato in piazza Roma era organizzato dalla Provincia di Ancona e coordinato dalla presidente Patrizia Casagrande. All’incontro aperto partecipavano il presidente dell’Upi regionale Palmiro Ucchielli, gli assessori della giunta provinciale, sindaci e assessori del territorio. “Dopo gli ultimi tragici eventi della questione israelopalestinese e dopo – dichiara la presidente della Provincia - l’elezione di un presidente afroamericano alla Casa Bianca, che dimostra come si possano realizzare cose giudicate impossibili, credo che si debba pensare al dialogo tra i due paesi come unica strada per una pace invocata e mai raggiunta. Una pace difficile ma non impossibile, per la quale l’Europa e l’Onu lavorano per trovare i termini del dialogo e per la quale risulta necessaria la conoscenza diretta e diffusa delle condizioni dell’uno e dell’altro paese. Con il delegato, sono convinta che la drammatica situazione non possa risolversi con le armi e, ancora con lui, sono consapevole del fatto che l’assistenzialismo e il soccorso umanitario non bastano a fornire condizioni di normalità a un paese. Ma in questo momento gli aiuti alla popolazione sono necessari e la Provincia di Ancona partecipa al tavolo regionale per la pace”. Giornata della Memoria Si è celebrata in tutta Italia il 27 gennaio la Giornata della Memoria per ricordare le vittime delle persecuzioni fasciste e naziste. 44 studenti delle scuole medie superiori di Jesi effettueranno una visita guidata alle Fosse Ardeatine, al Museo Ebraico, alla Sinagoga, al Ghetto ebraico di Roma per poi incontrare la scrittrice Lia Levi nel Centro di cultura ebraica Pitignani. Un altro evento è stato organizzato dal Comune di Jesi nella mattinata per gli alunni delle scuole medie al Pergolesi con l’orchestra filarmonica marchigiana e la presentazione di due opere composte a Terezin, il campo di concentramento presso Praga dove furono rinchiusi anche diversi musicisti. Il concerto “Terezin: la musica per sopravvivere sarà replicato venerdì prossimo, 30 gennaio, alle ore 21 nell’ambito della Stagione Sinfonica. Nel campo di concentramento di Terezin presso Praga, durante il secondo conflitto mondiale, il regime nazista concesse ad un gruppo di musicisti ebrei di organizzare in proprio un’intensa attività musicale assemblando un’orchestra con cui eseguire opere di repertorio e, soprattutto, di nuova composizione. Grazie alla musica, infatti, essi ebbero la possibilità non solo di prolungare nel tempo la loro esistenza fisica pur fatalmente destinata alla distruzione, ma anche e soprattutto di “sopravvivere”, ovvero di vivere spiritualmente al di sopra dell’orrore del mondo rendendo immortale attraverso il suono la voce della loro anima. SPIGOLATURE La violenza quotidiana Lavoro e conciliazione dei ruoli si parla da tempo del “lavoro di cura”, ossia di quell’attività che svolta a titolo per lo più gratuito in seno alla famiglia o ad una collettività per rispondere ad alcune esigenze di cura. Con “lavoro di cura” quindi si vuole indicare questa forma di volontariato che si esprime attraverso il farsi carico da parte di alcuni delle esigenze di assistenza che nascono nell’ambito di rapporti familiari e affettivi. Sappiamo anche bene che gran parte di questo carico di lavoro grava sulle donne ed è spesso causa, o comunque concausa significativa, di uscita delle donne dal mondo del lavoro, circostanza questa che contribuisce a penalizzare il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Per tali motivi occorrerebbero più coraggiose ed avanzate politiche di incentivo alla “conciliazione” del doppio ruolo familiare e professionale. La legislazione del lavoro negli ultimi quindici anni qualche passo in avanti l’ha fatto, anche sulla spinta degli indirizzi dell’Unione Europea; ma anche la contrattazione collettiva e in modo autonomo le imprese si sono mosse favorendo, per esempio, la flessibilità degli orari e in taluni casi prevedendo servizi alla persona come gli asili nido aziendali. Ma la strada da percorrere ci sembra ancora tanta; sarebbero davvero in molti però a guadagnarci da una cultura e da una pratica più diffusa di maggiore conciliazione tra ruoli professionali e familiari. (*) Docente Università LUISS Guido Carli [email protected] Le cose come sono E’ accaduto qualche tempo fa, d’estate. Eravamo una sera in buona compagnia: un gruppo di simpatici amici. Decidiamo per una pizza, poi per un film, molto pubblicizzato, interpretato da un’attrice a cinque stelle, bellissima e incensata da molta critica. Entriamo in sala allegramente, convinti che avremmo passato due ore di sereno divertimento. Spengono le luci, tacciono le voci, e invece sullo schermo incominciano ad apparire immagini da incubo. Sono scene di una bolgia infernale dove umanoidi depravati urlano, bestemmiano, si contorcono come serpenti, gemono, ghignano, compiono oscenità. Passano minuti e minuti e niente cambia. Restiamo sconcertati, aspettando che magari con la comparsa della bella attrice qualcos’altro avvenga. Niente: l’eroina non appare e la storia non si evolve. Ci scambiamo nel buio un’occhiata d’intesa; poi, con muto accordo, ci alziamo in piedi e usciamo. Fuori ci scambiamo risentiti commenti. Gli altri spettatori resisteranno ancora o dopo un po’ di quella tortura se ne usciranno anche loro? Troppo per noi. Basta: non possiamo, non vogliamo essere considerati dei cassonetti della spazzatura dove è lecito riversare tutta l’immondizia del mondo. Siamo stufi di subire vessazioni visive e uditive. E’ violenza anche questa, una violenza psicologica. Ci avevano propinato roba che avrebbe digerito solo qualcuno dotato di istinti sadomasochisti. Che cosa volevano dire, che cosa volevano insegnare con quel film? Che esistono perversioni? Già lo sapevamo, Non c’è bisogno di fare un’esperienza diretta per accertarsi personalmente che esiste il male. A chi scrive romanzi gialli non occorre commettere un omicidio ‘per vedere di nascosto l’effetto che fa’ e poi raccontarlo. Con simili considerazioni ce ne siamo ritornati a casa, convinti di essere stati anche materialmente truffati. In assoluta buona fede non ricordo nemmeno il titolo del film; ma anche se non l’avessi dimenticato non lo direi. Gli farei comunque pubblicità. C’è un motivo per il quale ho raccontato questa avventura: perché purtroppo qualche giorno fa si è ripetuta, più o meno simile, assistendo al film ‘La pianista’. Ci siamo trovati - parlo per la precisione al plurale anche questa volta – a considerare le vicende, ampiamente e dettagliatamente illustrate, di una depravata paranoica e delle sue ossessioni erotiche. Una storia che poteva interessare o uno psichiatra o un maniaco. Non essendo però né l’uno né l’altro, dopo il primo tempo siamo usciti. Ma non siamo stati i soli. Una volta capita l’antifona, con noi e dopo di noi altri spettatori, sazi per aver inghiottito tante porcherie, se ne sono andati. La protagonista era una grande attrice? Magari poteva esserlo; ma anche se profumatamente pagata avrebbe fatto meglio, almeno per dignità personale, a non accettare di scendere a tanta bassezza. Mi si dirà ora che ho vedute ristrette; che non tengo conto del valore artistico (!) del film: magari, e bonariamente, che ho una troppo fragile sensibilità. Sinceramente non mi interessa. Preferisco dire le cose come sono: come il ragazzino impertinente, ma sincero di una famosa favola di Andersen: ‘I vestiti nuovi dell’Imperatore’. Augusta Franco Cardinali 5 Cultura 1 febbraio 2009 Ottavo centenario della Cattedrale (XXVII) Quell’ingresso tutto “ratio et fides” I miei volonterosi lettori avranno la bontà di perdonarmi, se nello scrutare per tanti mesi, in lungo e largo, la nostra Cattedrale, corro il rischio di “stra-vedere”. Letteralmente, di “vedere-extra”, cioè “scoprire” significati al di fuori delle intenzioni di chi ha realizzato certi manufatti. Ma non sarebbe la prima volta che succede che le opere umane superino la consapevolezza di quanti le hanno poste: esempio eclatante sono le profezie bibliche, che spesso superano la consapevolezza di chi le ha pronunciate. Cos’ho trovato, dunque, stavolta? Venite con me davanti alla facciata. Di essa abbiamo già parlato, ma ora ci concentriamo sull’ingresso, composto da quel bianchissimo pronao classico e dalla porta del giubileo. Quanto al primo elemento, si tratta di un perfetto frontone di tempio distilo, cioè a due splendide colonne monolitiche, con ventiquattro (numero “solare”, le ore del giorno!) scanalature a spigoli smussati e “vuote” (non “rudentate”, cioè senza listelli fino a metà) e sormontate da capitelli corinzi (veramente fra le foglie d’acanto ho recentemente scoperto che ci hanno infilato simboli eucaristici: ostia, calice, spighe…). La monumentale porta, invece, si contrappone sia per l’“abbronzatura” (qui è il caso il dirlo, mister President!), sia per la “vibrazione” che tutta la percorre nelle scene e nei quasi 150 personaggi: essa è simbolo di un Cristo vivo “ieri, oggi, sempre” e che ha detto di sé “Io sono la porta” (Gv 10,7). Ebbene, sarà perché ricorrono i dieci anni dalla “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II (mi dice la testa che in buona parte sia stata scritta dal suo attuale successore!), ma questo ingresso della cattedrale appare una traduzione visiva di quella enciclica. Dove però ho dovuto invertire i termini: per entrare nel duomo, visto come “chiesa, comunità di salvezza”, prima occorre passare attraverso la “ratio” (ragione), simboleggiata da quel luminoso pronao “greco”, e poi siamo introdotti alla Porta-Cristo, simbolo di quella “fede” che “illumina ogni uomo” (Gv 1). Per spiegarmi un po’ mi servo di due celebri “pensées” di Pascal (il “sublime misantropo” come lo chiamava Voltaire). Il primo dice così: “Il passo estremo della ragione porta a riconoscere che ci sono innumerevoli cose che la sorpas- sano. Essa è ancora debole se non sto qual’era, auspicava che si pogiunge a conoscere questo. Che tesse navigare nella vita non solo se le cose naturali la sorpassano, aggrappati ad una tavola (la rache diremo delle soprannaturali?” gione), ma sulla più solida nave di (267). Il secondo è lapidario: “Due una (eventuale) parola/rivelazione eccessi: escludere la ragione; am- divina” (Fedone 86a). E quattro semettere solo la ragione” (253). coli dopo, questo Logos divino si è Le due proposizioni si integrano. concretizzato in Gesù di Nazaret. Pascal, vuole affermare, in sostan- Da tutto questo si ricava, ancora za, che è gesto di grande nobiltà una volta, che ragione e fede non da parte dell’uomo ammettere i solo non sono in antitesi, ma la selimiti della propria razionalità: sia conda illumina (sia pure “come in di quella “metafisica”, sia soprattut- un [antico] specchio ed in enigma” to di quella scientifica, circoscritta come precisa Paolo in 1 Cor 13,12) per definizione a quanto è misu- quel mistero profondo che è l’esirabile e sperimentabile. Affermare stenza. che non esiste nulla oltre quel- E’ l’onesto atteggiamento che rilo che io posso conoscere con le troviamo in una splendida, inedita mie forze (anzi, negare l’esistenza lettera scritta da Bobbio ad filosostessa dell’interrogativo!), equiva- fo Antiseri, pubblicata da Avvenile all’atteggiamento di chi esclude re (p.31) il 15 gennaio scorso. l’esistenza dell’America solo per- “Io non mi considero un uomo ché non ci mai stato di persona… di fede. Mi considero un uomo (l’esempio zoppica, lo so, come di ragione, ma aperto al mistetutti gli esempi, però può “rendere ro, esattamente come qualsiasi l’idea”)! Ebbene, il “pronao greco” uomo religioso. Un mistero che del nostro duomo, simbolo del- l’uomo, con la propria intelligenla ragione umana, è “oltrepassato” za ha rischiarato, ma nonostante dalla Porta simbolo della rivela- l’enorme percorso, la parte oscura zione del profondo, doppio miste- prevale e continuerà a prevalere ro di Dio e dell’uomo realizzata in su quella chiara. Anzi lo scienziaCristo. E qui viene buona, ancora to di oggi più sa, e più sa di non una volta, una famosa citazione di sapere…E quale sia la ragione per Platone. Da genio assoluto e one- cui tanti paesi sono flagellati da papa Benedetto:Internet dono per l’umanità, ma va condiviso La Chiesa italiana riflette sul web San Paolo di Jesi, alla Bottega del vino Aziende locali in passerella L’ interesse della Chiesa per Internet rientra nell’attenzione che essa riserva da sempre ai mezzi di comunicazione. Lo scorso 24 gennaio, per la prima volta nella storia della Santa Sede, il Papa ha dedicato al web l’intero suo messaggio per la 43esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (che si celebrerà il prossimo 31 maggio), definendo le nuove tecnologie mediatiche “un vero dono per l’umanità”. Benedetto XVI esprime un tempo è presente con progiudizio fortemente positivo pri siti e contenuti. L’ultimo sulla loro velocità ed efficien- appuntamento in ordine di za, nonché sulla capacità di tempo è stato il convegno rispondere “al desiderio fon- “Chiesa in rete 2.0”, svoltosi damentale delle persone di il 19 e il 20 gennaio a Roma. entrare in rapporto le une con Rivolto principalmente ai rele altre”. A questo desiderio sponsabili diocesani della coinnato, infatti, le tecnologie municazione Internet, esso offrono una nuova possibili- si è interrogato sul futuro tà di realizzarsi, facilitando il della relazione tra virtuale e contatto, l’amicizia e l’arric- reale, sull’individualismo che, chimento morale e materiale. secondo la Chiesa, deriva Papa Ratzinger fornisce, però, dall’uso della rete, per capire alcune ‘istruzioni per l’uso’: se è possibile essere presenti rispetto, dialogo e amici- nel web mantenendo la prozia sono le parole chiave del pria ‘lingua’ e la propria idenmessaggio, che non manca tità. di sottolineare i pericoli del Nei nove anni trascorsi dal cosiddetto ‘digital divide’, per primo incontro sulle nuove cui i nuovi strumenti della tecnologie promosso dalla comunicazione rimango- Cei, la Chiesa, ha affermano inaccessibili a coloro che to in apertura del convegno sono già economicamente il direttore dell’ufficio della e socialmente emarginati, e Conferenza Episcopale Itaquelli di una ossessione per liana per le comunicazioni la “connessione virtuale” che sociali, don Domenico Pomgiunga a sacrificare i rapporti pili, è passata ‘’dalla semplice con la famiglia, i vicini, i col- fruizione di contributi elaboleghi di lavoro, gli amici ‘reali’. rati da altri alla costruzione Già da diversi anni la Chiesa e condivisione degli stessi, cattolica italiana ha aperto come suggerisce l’esplosiouna riflessione sul proprio ne dei blog, per arrivare ai futuro in Internet, dove da nostri giorni in cui si assiste alla realizzazione di un ‘reale universo virtuale’, non necessariamente alternativo al mondo fisico reale’’. Oggi siamo nell’epoca del web 2.0, per cui Internet non è più concepito come una rete composta prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione, ma come la partecipazione dei contenuti tra persone attraverso applicazioni online quali blog, forum, chat o sistemi quali Wikipedia, Facebook, Myspace, Youtube (è del 23 gennaio la presentazione del progetto che ha portato il Vaticano all’apertura di un canale su YouTube, attraverso cui diffondere in tutto il mondo i messaggi del pontefice). Secondo Adriano Fabris, docente di filosofia morale dell’Università di Pisa, intervenuto al convegno, “trasformare il semplice contatto in una forma di vera partecipazione e promuovere per questa via una partecipazione buona” è “la sfida che la Chiesa in Rete oggi deve far propria”. Rosa Coscia tante calamità (terremoti, alluvioni) non lo sa né l’uomo di ragione, né l’uomo di fede”. Certo, mi permetto di rispondere al filosofo torinese, neanche per l’uomo di fede la sofferenza innocente è accettabile. Ma è un “mistero” che, unito alla croce di Cristo, si apre alla speranza in forza della trasfigurante potenza della risurrezione. Alla faccia dei cartelli dell’UAAR (unione atei anticlericali razionalisti), capeggiata dalla Haack e da Odifreddi, che avrebbero dovuto comparire sui bus di Genova con questo bell’annuncio: “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”. Contenti loro… Don Vittorio Magnanelli Il territorio di San Paolo di Jesi da sempre ha prodotto un ottimo vino. Le sue campagne sono ricche di vigneti ormai da secoli. I nobili di Jesi ne erano i maggiori proprietari e da essi traevano vini che nobilitavano le loro mense ed insieme provvedevano a venderlo anche fuori città. Un patrimonio di qualità arrivato integro fino ai nostri giorni con la decisa volontà di salvaguardarlo non solo, ma anche di promuoverne la conoscenza. Iniziative a questo proposito sono state prese dall’Amministrazione Comunale programmando nella Bottega del Vino delle apposite serate di presentazione dei prodotti delle singole aziende operanti nell’ambito comunale. Ad organizzare gli incontri il sommelier Sauro Boria che cura la presentazione tecnica dei prodotti di ogni singola azienda. Il calendario ha già visto il pieno successo sia dell’azienda Benigni Maurizio la sera del 17 gennaio che dell’Azienda Brunori la sera del 24, seguiranno l’Azienda Battinebbia il 31, Ceci Enrico il 7 febbraio, Piersanti Snc il 14, Vignamato il 21, concluderà Zannotti Claudio il 28 febbraio. Sono aziende, ma non sono solo queste, a conduzione famigliare con titolari ed operatori di età media se non giovane che hanno potenziato al massimo nella viticoltura i loro terreni producendo vini di ottima qualità con un mercato che sa apprezzarli e li corona di indubbio successo. In un contesto che tende, anche per disposizioni europee, a tutto omologare e rendere indistinto, la produzione di queste aziende, in vino ma anche in olio, riesce non certo ad essere industriale ma, pur in quantità contenute, è capace di esprimere al meglio le potenzialità di un territorio con prodotti che possiamo chiamare di nicchia e proprio per questo felice connubio tra terra e prodotto stesso, godere della accoglienza di un vasto pubblico. Una soddisfazione per i produttori ma anche per l’Amministrazione Comunale che non poco sta facendo per essere loro vicino e per farne conoscere l’operoso dinamismo . r.c. 5 febbraio: Beata Elisabetta Canori Mora L Modello di madre a Beata Elisabetta Canori-Mora nacque nel 1764 a Roma da una famiglia benestante e profondamente religiosa lasciandoci l’esempio delle più sorprendenti virtù domestiche e dei più eletti doni della grazia. Di famiglia ricchissima, sposò l’avvocato Cristoforo Mora, soffrì dopo pochi mesi di matrimonio l’infedeltà del consorte, i dissesti economici, il fallimento, a cui dovette riparare ella stessa, spogliandosi delle proprie gioie e del corredo nuziale: la famiglia sarà la sua via di santificazione. Disprezzata dal marito, minacciata di morte col pugnale alla mano, non lo abbandonerà mai: anzi l’assisterà nella malattia con immenso amore cercando esclusivamente la conversione di lui, la quale avverrà solo dopo morte della Beata. Vivendo in mezzo a numerosa famiglia tra le cognate, la suocera, ed altri congiunti, umile e dimessa darà l’esempio della più invitta, eroica pazienza cristiana, fatta segno fino agli scherni della servitù, senza mai menarne lamento, né cercando di cambiare tale condizione di cose. Educò santamente le figlie, che fu costretta a mantenere con il lavoro delle proprie mani, inculcando l’amore per Gesù Eucaristia. Nella povertà, si abbandonò fiduciosa alla divina Provvidenza: “Confidiamo in Dio Egli ci provvederà di tutto”, ripeteva alle figlie. Dopo aver speso tutta la sua vita nella ricerca e nell’attuazione della volontà del Padre, vittima di espiazione per i peccatori e per il trionfo della Chiesa, la Beata si spense nella serenità e nella pace dopo una lunga e sofferta malattia. Subito dopo il marito si convertì, divenendo frate Minore Conventuale e sacerdote, come gli aveva predetto la Beata. Giordano Maria Mascioni 6 Jesi 1 febbraio 2009 L’avvocato pianeta famiglia risponde di Indirizzare le richieste a [email protected] oppure a [email protected] I CONIUGI DIVORZIATI LITIGANO? Vai con le multe Il Tribunale di Milano ha ratificato un accordo fra coniugi divorziati che si facevano reciprocamente dispetti, senza rispettare la sentenza di divorzio: il figlio doveva stare con il padre durante il fine settimana? E la madre non glielo faceva trovare. Il padre doveva mandare l’assegno per il mantenimento? E lui puntualmente se ne dimenticava. Il padre voleva mandare il figlio all’allenamento di calcio? E la madre lo iscriveva al corso di nuoto. Gli avvocati (e poi vai a parlar male degli avvocati!) ci si sono messi di buzzo buono per risolvere i contrasti ed hanno concordato un “tariffario” per impedire ai coniugi di farsi i dispetti, magari usando il figlio come arma di ricatto. Così, la penale per la mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento mensile, previsto dalla sentenza di divorzio, è stata stabilita in 50 euro per ogni giorno di ritardo; se la madre non consente al padre di stare con il figlio durante i periodi previsti dalla sentenza, ella dovrà pagare al padre 100 euro al giorno, se si tratta di fine settimana e 500 euro al giorno, se si tratta di vacanze. In caso di inadempimento, il coniuge interessato dovrà mandare una comunicazione scritta (raccomandata, fax, telegramma, ecc.). E’ ammessa, come giustificazione, solo una malattia, accertata e certificata dal medico. L’accordo, che è entrato a far parte integrante della sentenza di divorzio, è previsto dall’art. 709 ter del codice di procedura civile: in virtù di detto articolo (che è stato approvato dalla modifica del 2006), il Giudice può ammonire il genitore inadempiente, può disporre il risarcimento dei danni a carico di uno dei genitori nei confronti del minore o dell’altro genitore, può condannare il genitore inadempiente al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria. Naturalmente, tutto ciò ha un senso se i genitori hanno la reale possibilità di pagare le sanzioni; altrimenti il tutto rimane lettera morta e, come accade nella maggior parte dei casi, la lite si risolve nella classica guerra fra poveri. Paolo Marcozzi, avvocato La Sadam Dall’Azienda Sanitaria La Giunta Regionale della Marche ha deciso di riconoscere un rimborso fino alla concorrenza di duecento euro per l’acquisto di una parrucca (protesi tricologica) alle donne affette da alopecia secondaria e neoplasia mammaria. Il rimborso è riconoscibile per tutte le spese sostenute a partire dall’1 gennaio 2008. La domanda vanno allegati il certificato dello specialista oncologo e la ricevuta di pagamento e va spedita. con raccomandata AR alla Regione Marche, Servizio Salute – via G. da Fabriano, 3 – Ancona, completa dei dati identificativi della richiedente e del recapito telefonico. l’asterisco Il Comitato per la Tutela della Salute e dell’Ambiente della Vallesina organizza per il 30 gennaio alle ore 21 presso il Palazzo dei Convegni di Jesi un incontro – dibattito sul tema: “Riconversione SADAM …Anche una questione Etica …”. Saranno presenti padre Natale Brescianini, priore dell’Eremo di Monte Giove (Fano), e il prof. Gabriele Fava, esponente di ItaliaNostra. L’incontro è promosso dal Comitato per la Tutela della Salute e dell’Ambiente della Vallesina e “ si propone di analizzare le devastanti ripercussioni globali che hanno impianti come quelli proposti a Jesi. Parleremo di effetto serra, di distruzione delle foreste pluviali, di sfruttamento di popolazioni del terzo mondo”. * Federico Cardinali CORTEGGIAMENTO: tra natura e cultura L cultura. L’uso di questa parola non ci tragga in inganno. Spesso la usiamo per indicare quanto una persona è colta, cioè ‘quanto ha studiato’, quanto è esteso il suo campo di conoscenze. In questo caso, invece, essa indica quell’insieme di abitudini, tradizioni, usanze, valori che guidano il nostro modo di vivere, le nostre scelte. Usiamo questa parola nel senso che le attribuisce l’antropologia: la scienza che studia le varie civiltà e il comportamento degli uomini e delle donne all’interno di queste (antropologia = scienza dell’uomo; dal greco ànthropos = uomo + lògos = studio). Mentre l’istinto è quella forza Oggi il nostro sguardo lo po- naturale che ‘spinge’ il maniamo sulla prima tappa del schio a ricercare la femmina, ciclo vitale: l’abbiamo chia- e viceversa, la dimensione mata CORTEGGIAMENTO. culturale definisce, per noi Questa parola appartiene allo umani, il come questa ricerstudio del comportamento ca dovrebbe concretizzarsi. animale. Con essa designia- Nel corso della storia si sono mo quel momento in cui il succeduti molti cambiamenmaschio e la femmina si in- ti, così come molte diversicontrano e, attraverso segna- tà possiamo cogliere nelle li specifici, cercano di richia- diverse civiltà, anche a noi mare l’attenzione dell’altro. contemporanee. Solo per Si tratta di attuare uno dei fare un esempio: un tempo compiti più significativi che erano le famiglie che scegliela natura assegna agli indi- vano la moglie per il proprio vidui di una specie: mettere figlio o il marito per la figlia al mondo altri individui in (in alcune culture continua modo che la specie stessa ad avvenire anche ai nostri possa continuare. Il cane, il giorni…). Oggi da noi questo gatto, il leone, la formica… sarebbe impensabile! ciascuno ha il suo modo, ma tutti sono impegnati a svol- Ma ritorniamo un momento gere lo stesso compito. al mondo animale. Due gatti che s’incontrano e decidono Anche l’animale-uomo è di ‘fare coppia’ agiscono in inserito in questo grande totale e assoluta libertà: se progetto della natura. sta bene a loro due, sta bene Ma, mentre le altre specie a tutti. eseguono questo compi- E’ così anche per noi umato guidate completamente ni? Potrebbe sembrare di sì. dall’istinto, per noi umani E invece non è proprio così accanto al richiamo istintivo semplice! E’ vero che due opera una dimensione che giovani che cominciamo una appare altrettanto potente: la storia si scelgono liberamena volta scorsa abbiamo fatto un excursus sulle varie tappe del ciclo vitale di una famiglia. Ne abbiamo enumerate alcune. Ci dicevamo che è un modo un po’ artificiale di considerare il processo evolutivo di un organismo vivente, com’è la famiglia, perché la vita in realtà procede lungo un percorso continuo, senza interruzioni e senza salti. Ma ricordate? - le nostre scienze hanno bisogno di procedere per passi al fine di comprendere l’oggetto del proprio studio. Perché così funziona la mente umana: ha bisogno di ‘mettere in fila’ le cose che vuole guardare. te, ma… Ma tutti ci mettono bocca! Tutti chi? Gli amici, per esempio. Gli amici di lui hanno i loro bei commenti da fare sulla sua ragazza, le amiche di lei altrettanto… Non è così? E le famiglie? Apriti cielo! I genitori di lui LA ‘misurano’ dalla punta dei capelli alla punta dei piedi: se è alta, bassa, carina, intelligente, fine, educata, se ha studiato, che lavoro fa, come si veste, ecc… E non basta qui. Perché c’è un’altra cosa ancora che la famiglia di lui ‘misura’ con altrettanta attenzione: la famiglia di lei. Che famiglia è, cosa fanno i genitori, i fratelli, i nonni… Naturalmente, senza che adesso mi sto a ripetere, è chiaro che anche la famiglia di lei fa tutte queste ‘operazioni’ su di LUI e la sua famiglia. Tali e quali! Dove ci portano queste osservazioni? Non a criticare: è naturale che una famiglia si preoccupi che il proprio figlio (la propria figlia) faccia una scelta ‘buona’ nel momento in cui incontra la persona con cui, forse, andrà a condividere la vita. E’ naturale ed è giusto. Anche questo significa continuare a prendersi cura dei figli. Dove ci portano allora? A dirci una cosa: in questo momento, che noi vediamo come l’inizio per la vita di una famiglia, sono sì due persone che si incontrano e si scelgono, ma sono anche due famiglie che si incontrano e si scelgono. Sono due gruppi di persone (gli amici) che si frequenteranno e si influenzeranno reciprocamente, nel bene e nel male. Se non teniamo presente tutto ciò, rischiamo di non comprendere la complessi- tà di questo momento che segna l’inizio di una nuova storia: la storia di una famiglia. E’ un momento pieno di fascino questo per i ragazzi che lo vivono, ma è anche un tempo non facile. Conoscersi è un’operazione complessa. Tanto complessa che avrà bisogno di continuare per tutta la vita. Ma questo è un tempo complesso e difficile anche per i genitori: essi sanno che devono essere presenti, ma in punta di piedi. Attenti, cioè, a comprendere i sentimenti dei figli e a non voler imporre ad ogni costo il proprio punto di vista. Quando ci sono delle osservazioni da fare, vanno fatte. Ma con garbo e, soprattutto, con rispetto. Rispetto verso il proprio figlio (la propria figlia): parlandone e, soprattutto, ascoltando. Essere presenti nella vita dei figli ci chiede di mettere ancora maggior attenzione nell’ascoltare i loro pensieri, i loro progetti, le loro domande. Tutte le volte che ci viene da dire: “Ma stammi a sentire!”, proviamo anche a chiederci, magari sottovoce: “Ma io quanto lo sto a sentire mio figlio?”… Questo significa provare ad essere genitori sufficientemente buoni. Anche, e soprattutto, in un momento così importante nella vita dei figli. (Pianeta famiglia 4. continua) Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per email ([email protected] o cardinali@itfa. it) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI di Giacomo Galeazzi Quando Dio entra in politica Il dibattito tra fede e scienza, con Benedetto XVI, si è rianimato notevolmente. Dopo essere salito al Soglio di Pietro, Joseph Ratzinger ha riaffermato con forza i principi fondamentali della religione cattolica. Questioni aperte come il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, le coppie di fatto e la procreazione assistita, hanno ricominciato a dividere i laici e i cattolici. Il filosofo e saggista Michele Martelli, docente all’Università di Urbino, nel volume «Quando Dio entra in politica», denuncia le pretese dog- matiche della Chiesa mostrando le contraddizioni nascoste nei cosiddetti “valori assoluti” che essa difende. Martelli segnala che, nel corso degli ultimi anni, si è formato un “nuovo partito di Dio”. Un partito, guidato dal Cardinale Ruini e dal Cardinale Bagnasco, e sostenuto da un gruppo ben ramificato di giornalisti, politici e intellettuali. Uomini di primo piano, tra i quali spiccano i Teocon e i Teodem, ostili alla moderna civiltà illuministica, scientifica e razionale. In questa cornice si inseriscono le prese di posizione di Benedetto XVI che ha stabilito le regole alle quali i cristiani devono attenersi. «Dalle riflessioni dagli scritti e dalle scelte del Papa - sottolinea l’autore del saggio - dagli orientamenti prevalenti dei vertici cattolici odierni, possiamo ricavare un nuovo decalogo politico-religioso. Si tratta di imperativi radicati in parte nella storia passata della Chiesa/Stato pontificio, finalizzati alla controffensiva clericale contro la modernità e al reingresso della religione nella po- litica». Michele Martelli non si limita a criticare la strategia politica messa in atto dalle gerarchie vaticane. Propone anche una lunga ed articolata ricostruzione degli errori più evidenti commessi dalla Chiesa durante la sua storia. Si passa dalle Crociate alle guerre sante, dalle stragi compiute dai cristiani al caso di Galileo. Un quadro generale nel quale non viene criticato il cattolicesimo nelle sue caratteristiche più profonde ma la pretesa manifestata dalle autorità d’Oltre Tevere di «occupare lo Stato». IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 - www.fazibattaglia.com Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 Vita ecclesiale LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 29 gennaio ore 9.30: Consiglio Presbiterale Venerdì 30 gennaio ore 21: Veglia di preghiera per la pace Domenica 1° febbraio ore 11.15: Montecarotto, S. Messa e incontro con la Comunità ore 18: Cattedrale, S. Messa nella Giornata per la Vita ore 21: Incontro a carattere vocazionale Lunedì 2 febbraio: Giornata della Vita Consacrata ore 16.30: Incontro con i Religiosi ore 18: Cattedrale: S. Messa con la partecipazione dei Religiosi Martedì 3 febbraio ore 15.00-18.00: il Vescovo riceve nella cappella di San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza appuntamento. Mercoledì 4 febbraio ore 9.30: Loreto, Riunione della Conferenza Episcopale Marchigiana ore 21.15: Commissione della pastorale familiare Parola di Dio Il vescovo su Radio Duomo Ogni mattina alle 7.20, sulle frequenze di Radio Duomo (106,7 Mhz da Jesi) il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi propone una sua breve riflessione a partire dal Vangelo del giorno. La rubrica vuole essere un semplice strumento per offrire agli ascoltatori un pensiero di serenità e fiducia che emerge dalla Parola di Dio e un aiuto per aumentare la consapevolezza che l’amicizia con Gesù riempie il cuore e la vita. CHIESA dell’ADORAZIONE luogo di adorazione e di ascolto Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella Chiesa dell’Adorazione, in Piazza della Repubblica 2 a Jesi, per le Confessioni e il colloquio spirituale. Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani. Tutti i venerdì dalle 19 alle 20 un piccolo gruppo di giovani si riunisce nella Chiesa dell’Adorazione per un’ora di preghiera davanti alla SS Eucaristia. Sono invitati altri giovani che cercano un momento di silenzio, di meditazione sulla Parola di Dio e di preghiera di adorazione. Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 7 1° febbraio 2009 - 4^ domenica del tempo ordinario - anno b Piacere al Signore, vocazione di tutti di don Mariano Piccotti [email protected] non cambiare sta, bisogna anche acvocazione: “La cordare la pratica della Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si predevozione deve devozione alle forze, occupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato essere praticata agli impegni e ai doveri invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, in modo diver- di ogni persona”. e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa so dal genti- Per questo voleva ragdelle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna luomo, dall’ar- giungere tutti e ciasposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al tigiano, dal scuno inventando il fomarito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma domestico, dal glietto parrocchiale che perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviaprincipe, dalla metteva sotto le porte zioni. Parola di Dio vedova, dalla delle case. L’unità del donna non spo- cuore non si fa camsata e da quella biando vocazione, ma COMMENTO Anche oggi c’è chi, pre- la vocazione matrimo- coniugata. Ciò non ba- nella fedeltà a se stessi. Vicino alla festa del 2 so da uno spiritualismo niale e nella vocazione febbraio, la presen- disincarnato, vive lo consacrata è il punto di O Signore Gesù, oggi, i colori del tuo volto tazione di Gesù al stato di vita laicale più convergenza di tutti i sono tanti. tempio, che ormai da vicino ai consacrati. E’ credenti. Le separatezC’è l rosso di chi ama generosamente, nel qualche anno viene evasione? Ma Paolo ze nella Chiesa hanno matrimonio e nella vita consacrata. dedicata alle persone conferma il valore della creato le classifiche, le C’è il verde di chi spera anche contro ogni consacrate nella vita vita matrimoniale. Lui giustificazioni, le mesperanza, da madre-padre e anche da prete monastica, religiosa e stesso forse era sposato. diocrità, la rassegnao da monaca. missionaria, o anche Ma in questi versetti zione ad un vita criC’è il giallo di chi, solare e semplice, porta laicale, accogliamo il illumina la vocazione stiana di serie B. Tanto avanti con gioia la sua vita sposata, e anche pensiero chiarificatore consacrata. E’ bello il che pochi sono i santi la sua gioia da persona consacrata. di Paolo, proprio sul cuore indiviso, tutto sposati. La memoria di C’è il blu del cielo, del sentirsi sotto il manto valore di questa voca- dedito e orientato al Si- San Francesco di Sales della Tua presenza, sia che stia a salmodiare zione in relazione alla gnore. Non lo dice per (24 gennaio) ci ha riin coro, sia che occupi la sua giornata vocazione matrimonia- creare, come è succes- cordato la sua moderlavorando al computer o in mezzo ai campi. le. Chi è stato illumina- so poi nella storia, del- na, diremmo conciliare, Dona a chi hai chiamato alla verginità to da Cristo, facendo di le classi di merito. Per visione della santità. consacrata di indicare a tutti la bellezza lui il centro, ma anche tutti c’è la chiamata alla Lui la chiama devoziodel mondo futuro. il tutto della sua vita, santità. Per tutti il Si- ne. La sua “Introdusi trova a dubitare sul gnore è al primo posto. zione alla vita devota” valore del matrimonio. Essere fedeli a Lui, nel- contiene un invito a Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 7,32-35) Venerdì 6 febbraio ore 15.30: Maiolati Spontini, S. Messa e incontro con gli ospiti della casa di riposo ore 18: Conferenza presso la Biblioteca Petrucciana Domenica 8 febbraio ore 9: S. Maria Nuova, ritiro con i Catechisti di S. Maria N. e Collina ore 11.30: S. Maria Nuova, S. Messa ore 15.30: Pianello, incontro con i Bambini di Prima Comunione. 1 febbraio 2009 LA SOMARA DEL PROFETA (3) C (realtà) osa vede la somara che Balaam non vede? Non sarebbe il caso di ascoltare l’animale, che è sveglio e guarda dove mette i piedi e che vede quello che non vede Balaam che è appisolato? La somara vede la strada; vede i ciottoli da evitare; vede il greppo; vede, insomma, la realtà. *** La realtà. Qui andiamo sul complicato. Quando uno dice la realtà dice tutto e dice niente. Sì, perché dopo il Così è se vi pare, di Pirandelliana memoria, (ma lo sapevano anche prima, mica erano stupidi) la verità non è una cosa così semplice e lampante che tutti la vedono alla stessa maniera; no: ognuno ha la sua verità in base alla realtà che vive e quindi le sfaccettature sono tante quanti quelli che guardano. Con una parola sola si dice relativismo. E, da ‘n po’ de tempo, il relativismo va di moda e se non ti adegui sei morto: è quasi una religione. Da ultimo so anche io che si vede quello che si conosce e quindi non è sufficiente guardare, ma anche sapere. Qualche libro, però, ‘l lèggio pur’io e mi piace moltissimo confrontarmi con quanti mi capitano a tiro ed hanno amore per certi argomenti… Tutto questo per dire in quale groviglio mi sto ficcando e con quali miseri strumenti. Per non complicarmi troppo la vita, prendo la faccenda dal lato più facile: faccio come la somara di Balaam, figlio di Beor: apro gli occhi e mi guardo attorno. E sì perché davanti a tutte queste complicazioni, vuoi vedere che me se chiude’ l’occhi e m’andormento pur’io come il profeta che poi non ha visto l’angelo del Signore? A questo punto è importante sapere dove orientare lo sguardo. Naturalmente il mio è orientato sulla gente; sul popolo. Dove altrimenti? Non sono stato mandato alla gente; al popolo? *** Chi è la gente? Bell’interrogativo: chi lo sa chi è la gente? Rispondo così: tutte quelle persone che non appartengono alla gerarchia; quella è la gente. Per specificare ancor meglio (e restringendo il campo a Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. quello della chiesa), la gente è tutte quelle persone che non hanno alle spalle 11 anni di seminario e 6 di teologia come me; che non hanno avuto a disposizione, per una diecina d’anni, tanto di rettore, vice-rettore e padre spirituale che ti guidano, ti orientano, ti prendono per mano, ti fanno prendere abitudini. Questo è il popolo. Tutte quelle persone che non hanno avuto una vita culturale controllata anno per anno ed una vita spirituale distillata piano-piano fino a fartela entrare nelle fibre del corpo e dell’anima… questo è il popolo. E in questa categoria ci entrano tutti: dall’ingegnere di astrofisica della SeleniaSpazio, al sedicenne tutto sbrufolado che, dopo la terza media, è gido a garzó’ da un elettricista. Tutti costoro appartengono al popolo. Dal primario di microchirurgia al San Fedele di Milano che opera con il microscopio e col bisturi laser, al giovanottone e padre di 2 figli che stende il catrame sulle strade. Tutti questi sono popolo. Si potrebbe specificare meglio ed avventurarsi sulla trasversalità di questa categoria, ma non mi ci avventuro per niente perché ho paura di fare la fine di Balaam ed invece a me piace essere come la sua somara che quando cammina guarda ‘n dó’ che mette i piedi. Questa, dunque, è la realtà che io voglio guardare e prendere in esame: il popolo. Del resto a questo sono stato mandato e ci consumo la vita. Non è, però, lo stesso popolo al quale sono stati mandati quanti guidano la chiesa di Dio? A me mi pare di si. Don Maurizio. Preparazione al matrimonio La Diocesi rende noti i prossimi itinerari di formazione cristiana al matrimonio. Alla parrocchia S. Maria del Piano (tel. 0731.58636) il corso si svolgerà ogni giovedì, alle ore 21, inizio 29 gennaio. A Moie, parrocchia Santa Maria (tel. 0731.700286 339.4210248) il corso si svolge ogni giovedì con inizio alle ore 21,15): ha preso il via domenica scorsa 25 gennaio. A Jesi, presso la Casa Crossroads a cura della Pastorale Giovanile e Vocazionale, un corso residenziale articolato in tre week-end, dalla sera del venerdì alla domenica sera: 30 gennaio - 1 febbraio; 27 febbraio – 1 marzo; 28-30 marzo. Per informazioni tel. 347.8310065; E-mail: [email protected]. A San Marcello, nella Sala Parrocchiale di Palazzo Marcello, il corso si svolgerà dal 9 al 19 febbraio (dal lunedì al giovedì), alle ore 21. Per informazioni: tel. 0731.267012 cell. 347.0784255 Ufficio Catechistico Lunedì 2 febbraio alle ore 21, presso il Seminario di via Lorenzo Lotto: riunione degli animatori del dopo Cresima con il progetto Amicizia. La riunione è aperta a quanti vogliono seguire un programma coerente con il progetto Emmaus che porta a compimento l’iniziazione cristiana dopo la Cresima. Martedì 3 febbraio alle ore 18,30: commissione catechistica per la preparazione del Convegno su “Arte e catechesi”. 8 Vita Ecclesiale 1 febbraio 2009 In ricordo La speranza di Obama… G uardando le immagini Dio. “Dio è nostro” lo abbiadei tre milioni di per- mo comprato, non è un Dio sone che hanno partecipato di tutti ma di chi ha una ceralle celebrazioni per l’inse- ta cultura! Gli islamici vadiamento di Barak Obama dano nei loro paesi dal loro come presidente degli Stati Dio, qui non c’è posto per Uniti, mi è sembrato che un Dio diverso dal “nostro”! questa Nazione così potente Ma per fortuna arrivano i si è agganciata alla speranza fratelli diversi, il Dio che di un uomo più che a un si- preghiamo vuole accoglierstema. Di fronte ad una crisi li! Non ho neanche paura di che mette paura, ecco Oba- condividere con loro il mio ma: un uomo proveniente da “Dio” e di contaminarmi con una generazione nera, prima loro, perché Lui ha scelto schiava, poi emarginata che l’unico posto per servire dice: “ce la possiamo fare” e l’umanità, “l’ultimo!” Egli mi usa la parola speranza. ha liberato dalla schiavitù, Il sistema lo ha posto nelle mi ha reso libero nella terra condizioni del confronto infinita dove la misericordia politico e di diventare poi e il perdono accolgono tutpresidente degli Stati Uni- ti. Ho soltanto da chiedergli ti d’America: quasi scono- perdono di come ho accolsciuto prima nel mondo to il mio fratello. Adesso finanziario e politico, deve riscopriamo che il denaro soccorrere ora un sistema non è tutto, che il possedere che ormai non riesce più a fittizio con guadagni fitticontenere i virus economici zi porta alla povertà! Ma il che lo stanno distruggen- giocattolo economico che si do. Questo sistema è quello è rotto non si rompe equacapitalista, oramai arrivato mente! Alcuni si difendono al capolinea con i nodi eco- e forse ci guadagnano, altri nomici, ambientali e poli- non riescono a farcela. Ci tici che lo stanno soffocan- riteniamo ancora ricchi, ma do. Un sistema basato sulla non sarà più come prima! rincorsa del benessere, del Saremo perduti se non c’è raggiungimento del Pil che un impegno di solidarietà e poggia sulla sabbia perché si di fratellanza che trasversalbasa sullo sfruttamento am- mente impegna e incontra bientale ed economico dei tutti: tutti coloro che voglioPaesi più poveri ma ricchi di no un mondo fraterno, più materie prime: tutto questo giusto! Quel popolo in festa nel consumismo, motore per Obama, quella speranza dell’ambizione del possedere, agganciata ai valori, è molto della ricchezza di cose spes- meglio di quei carri armati so inutili. Ma il giocattolo è che avanzavano per Bagdad “imploso”. Si è rotto da solo! per sconfiggere il terrore L’avidità è stato il virus che mentre intere popolazioni lo ha rotto! Tutti pensavamo civili incombevano alla fordi diventare ricchi dentro il za ideologica con la pretesa “sistema”! di esportare la “democrazia” Invece ci troviamo più po- con le armi. La speranza veri! Ma per questa avidità non ha confini! Quell’uomo, abbiamo peccato! Diventati con tutti i suoi limiti, vuoopulenti, oggi come “i vec- le chiudere una stagione di chi avidi ricchi” che hanno conflitti con la forza del diapaura di perdere la “robba”, logo. Essere agganciati alla anche noi paurosi del diver- speranza necessita di essere so, dell’extracomunitario, di aperti, non avere paura del tutti i diversi, non vogliamo futuro e avere un cuore che condividere. Invece loro ar- accoglie perchè “la nostra rivano con le loro religioni vita è un viaggio!” Va oltre la e le loro culture. Noi, inve- morte non fermandosi mai ce di aprirci, difendiamo le finché non trova il fratello nostre culture, le nostre re- “universale” da incontrare… ligioni, perché possediamo Remo Uncini IL REFRATTARIO IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI I fatti parlano chiaro. A partire dal 1915, in Turchia si consumò il primo genocidio del XX secolo, triste prologo, come ebbe a notare Papa Giovanni Paolo II, di tutti gli orrori del Novecento. Stiamo parlando del martirio che dovette subire l’Armenia, la più antica nazione cristiana. A dire il vero, il massacro iniziò già alla fine dell’Ottocento, ma fu a partire dall’avvento al potere dei Giovani Turchi, di matrice nazionalista, che le cose peggiorarono. Durante la Prima Guerra Mondiale, la sconfitta ottomana sul fronte caucasico venne imputata agli armeni, considerati come capro espiatorio, odiati per il fatto di essere cristiani fedeli alle loro tradizioni. Iniziò così quello che gli stessi armeni chiamano tutt’ora “il Grande Male”, ossia il sistematico sterminio di un’ intero popolo. Tutti i maschi dai 18 ai 60 anni furono uccisi immediatamente. Vecchi, donne e bambini, vennero condotti nel deserto asiatico. Molti morirono di fame e di stenti durante la deportazione. Tutti gli altri vennero lasciati crepare nel deserto. In tutto, su un totale di poco più di due milioni di armeni, il massacro riguardò oltre un milione e mezzo di persone. Senza contare, poi, tutti coloro che emigrarono. Un vero e proprio genocidio, con buona pace del mondo intero, che non ne vuole sentir parlare e della lobby ebraica internazionale, che pretende di affermare l’unicità della Shoah come geno- Sr Vanda Sardella è nella Casa di Dio Chi ha frequentato il centro di Castelplanio, l’ha conosciuta e stimata certamente. E’ morta, il 21 gennaio scorso a 81 anni a Cagli dove era ricoverata, perché da tempo combatteva contro una malattia ormai incurabile. E’ un lungo elenco quello delle sue presenze significative in tutti luoghi in cui è stata chiamata. Suora del 1946 (avevamo celebrato il suo sessantesimo proprio qui a Castelplanio), è stata formatrice delle giovani e delle novizie, maestra elementare (da noi ha insegnato religione nel primo periodo dopo la riforma). Ha sostenuto con inventività e creatività l’apertura della congregazione in India. Le suore indiane la amavano come una madre. E’ stata conigliere e poi provinciale. Ha sostenuto con passione la nascita delle novità nella congregazione; per es. il Centro di Spiritualità a Castelplanio (dove ha abitato diversi anni) e l’Eremo di Mulazzo (dove era attualmente). Alla celebrazione di commiato avvenuta nella Cattedrale di Cagli ha partecipato il Vicario Generale di Fano, tanti sacerdoti e suore, e tanti laici arrivati da tutti i luoghi in cui Sr Vanda ha vissuto. Tra le tante caratteristiche messe in luce da diversi interventi, veramente una donna e una suora dalle mille di- tuizioni che avevano altre, e insieme sponibilità e semplici capacità, una è paziente nell’attendere le decisioni. stata sottolineata, la libertà interiore. “Tutta a tutti”, direbbe san Paolo. Sr Vanda era insieme pronta a dire La parrocchia di Castelplanio, dove la sua quando era necessario e insie- Sr Vanda è nata ed è vissuta la vuole me ad aspettare, tacendo. Era pronta ricordare con una Eucaristia festiva ai mille rapporti con tutti e insieme sabato 21 febbraio alle ore 18 presso capace di star ferma sotto la croce, la Chiesa del Crocifisso al Centro di davanti al Signore. Era coraggiosa Spiritualità. Tutti sono invitati. nel guardare avanti, fiduciosa di ind.m.p Ricordo del prof. Giuseppe Martinez Il 22 dicembre 2008 ha lasciato questo mondo, per fare ritorno alla Casa del Padre, il prof. Giuseppe Martinez. I funerali si sono svolti, in forma strettamente privata, nella chiesa parrocchiale di S.Pietro Martire, la mattina del 24 dicembre, vigilia di Natale. Se n’è andato serenamente, discretamente e silenziosamente come è sempre vissuto. Nato a Massina nel 1914, era approdato a Jesi, per l’insegnamento, nell’immediato dopo guerra. Prima dell’istituzione del liceo scientifico a Jesi, ha insegnato matematica e fisica nello scientifico di Ancona. Ha ricoperto, in seguito, anche l’incarico di preside. Uomo dai tratti squisitamente distinti e signorili, era per natura riservato, discreto, quanto affabile e sempre disponibile all’incontro e al dialogo. L’ho avuto insegnante per un anno: era docente molto preparato, molto esigente con se stesso nelle lezioni, ma altrettanto esigente con gli allievi. Ho saputo dopo, da un comune amico, che era scrupolosissimo sino all’eccesso nel valutare, nel giudicare, nel promuovere o bocciare. Le prime persone che ha conosciuto a Jesi, diventate poi amicizie fraterne e durate per tutta la vita, che lo hanno introdotto nel mondo jesino e lo hanno avvicinato alla “San Vincenzo”, sono state Alberto Bellagamba, il prof. Rocco Pada- lino e il prof. Arnaldo Bellagamba, quest’ultimo suo collega nella professione. E’ proprio nella San Vincenzo che - io ragazzo - ho meglio conosciuto l’uomo Martinez. In decenni di attività in questa “antica” e benemerita associazione ha dato tanto, tantissimo di se stesso, in disponibilità, impegno e affabilità nelle visite a domicilio delle famiglie bisognose. Fino all’anno 2006 ha curato, con amore e pazienza, aiutando e correggendo, non di rado sopra le forze fisiche, i rendiconti finanziari delle Conferenze e del Consiglio centrale vincenziani. Aveva una memoria lucidissima che ha conservato sino alla fine. Negli incontri personali amava molto parlare dei tempi della scuola, ricordando benissimo nomi e cognomi dei suoi primi allievi; di persone, cose e avvenimenti del passato. Ma quello che più aveva nel cuore era parlare della “sua” cara San Vincenzo. Circa un mese prima di morire mi ha consegnato tanti registri che custodiva gelosamente nei cassetti della scrivania: frutto e testimonianza eloquenti del suo impegno vincenziano. Ricordo nitidamente alcuni particolari per i preparativi musicali, a “San Filippo” per il suo matrimonio con la sig.na Miriam Cingolani, poi mia collega alla Cassa di Risparmio, curati con scrupolo dal cav. Natale Gambelli (congiunto della signora), pianista e direttore d’orchestra dilettante. Uomo degnissimo, cittadino esemplare, cristiano trasparente e senza compromessi, vincenziano attivissimo nel praticare il vangelo della carità, docente di prestigio. Così amo ricordare e additare il prof. Giuseppe Martinez. Alberto Massaccesi In ricordo di Lucio Longhi In ricordo di Lucio Longhi con le stesse parole con cui La direzione e la redazione definiva quelli del padre: del settimanale Voce del- sintesi, ironia e mordente. la Vallesina si uniscono nel Per ricordarlo, riportiamo ricordo e nella preghiera alcuni stralci della sua vivaai familiari di Lucio Lon- ce e a volte commossa conghi che, dopo alcuni mesi versazione e declamazione di malattia affrontata con delle sue poesie, al teatro del grande dignità, ha concluso Museo Diocesano, il 6 ottola sua intensa giornata ter- bre scorso. rena. Il rito funebre è stato “Ritengo un onore questo celebrato il 23 gennaio nella invito da parte del circolo chiesa Regina della Pace di Ferrini. Vorrei iniziare queJesi. Da alcuni anni collabo- sto incontro leggendo alcuni ratore di Voce della Vallesi- passi di quella straordinaria na, si era fatto apprezzare pubblicazione che è Conoper la sua discrezione e per scere Jesi: il linguaggio pouna profonda sensibilità che polare jesino è ricco di loculo portava, attraverso la po- zioni, di detti forti e delicati, esia dialettale, a raccontare rozzi e raffinati, scanzonati le emozioni, i problemi, le ed amari, urtanti e suadenansie, le speranze di ogni ti, pronti a cogliere dal fatto giorno sempre con una nota particolare i valori universali di ironia e leggerezza. Ama- della realtà umana, capaci di va sintetizzare i suoi lavori esprimere con vivacità im- cidio. Il bello è che la Turchia continua a rifiutare di riconoscere l’orribile crimine che i suoi padri commisero. E questo viene tollerato dall’ Europa e dagli Stati Uniti a causa della posizione strategico-politica della Turchia, unico paese islamico a riconoscere Israele e ad essere filo-occidentale. Infatti si parla anche di ingresso della Turchia nell’Unione europea. Si rendono conto i nostri eurocrati di cosa questo significherebbe? Se la Turchia facesse il suo ingresso in Europa, non solo entrerebbero nei nostri confini milioni e milioni di islamici, con tutto ciò che questo comporta, ma si accoglierebbe un paese dove, a tutt’ oggi, i diritti umani non sono pienamen- mediata, il complesso moto dell’uomo nella sua dimensione individuale e collettiva; il dialetto jesino mira all’immediatezza.” Devo ringraziare la redazione di Voce della Vallesina, Antonio Lombardi (Antò) che mi ha detto: “Hai da venì qua!” …Piazza del Dòmo è sempre stata il cuore… allora penso a quando mia madre mi portava a messa, un punto fermo e una certez- te rispettati e dove, soprattutto, non è ancora garantita la piena libertà religiosa per i cristiani. Lo stesso cardinale Ratzinger, prima di diventare Papa, sostenne che la Turchia non è Europa per storia, cultura e tradizione. Semplicemente è altro. Ora, va bene che l’Unione europea di oggi fa schifo e non ha nulla in comune con za … Piazza del Dòmo, una volta non mi piaceva tanto, adesso è diventata casa mia, e poi il Montirozzo, la cannelletta di Fonte Mastella, la fonte Piccitù famosa ‘na ôlta che era la fonte dell’amore, la fonte del Tornabrocco, la chiromante Letizia, le scalette de la morte… I sentimenti, il silenzio, le cose più vicine a Dio, i rumori della natura che ci dimentichiamo ma quando ce ne accorgiamo aiutano ancora, il cielo che Dio ha fatto con tanto amore, il vento della gioventù, la vita e le piccole cose, il volto di un bambino, il profumo di una rosa, la primavera, il tempo che cammina senza posa rende la vita un po’ più preziosa: la vita è bella e ringrazio Dio che ‘nte sto’ mondo ce stò pure io!” quella che progettarono De Gasperi, Schuman e Adenauer. Va bene che si tratta di una costruzione relativista, illuminista e fondamentalmente anticristiana. Però addirittura affossarla con l’ingresso della Turchia, con tutti i problemi che già abbiamo, sarebbe veramente troppo! Federico Catani In diocesi 1 febbraio 2009 9 Apertura con “tutto esaurito” sabato 10 gennaio per l’inizio delle attività sociali del circolo culturale “Ferrini” L Ricordando il Natale e i poveri del Kenia a cultura è un bene troppo Medio Oriente, è molto serio. La Brecciaroli, che nell’ultimo anno si prezioso per l’uomo. Abbinare speranza però che i bambini sanno è ampliata e rinnovata con nuovi la stessa cultura creando oppor- trasmettere e l’impegno per l’aiuto validi elementi. La corale, che ortunità ricreative e di beneficenza, dei sofferenti, come la beneficenza mai ha al suo attivo tanti anni di non sembra operazione semplice. fatta in quest’occasione, non de- “servizio” parrocchiale a San GiuInvece il circolo culturale “Ferri- vono mai venire meno e devono seppe e non solo (tanti i concerti ni” ormai da anni sta percorrendo essere al centro di ogni opera so- anche negli ospedali, nelle case di questa strada, con ottimi risulta- ciale”, come poi il Ferrini da tanti riposo, ecc..) sempre espletato con ti, per scelta del direttivo guidato anni promuove. Sono seguiti poi la impegno e per finalità di benefidal presidente dott. Primo Luigi presentazione di alcune poesie del- cenza, è rimasta integra alla coBini. Sabato 10 gennaio presso la le poetesse Lucia Bacci (Aria May stituzione avvenuta grazie al prof. stupenda sede della sala teatro del nome d’arte) e Donatella David, Ivano Giampieri che ancor oggi è museo diocesano, nella sede sto- rispettivamente figlia e madre, di una colonna portante della stessa. rica di P.zza Federico II, si sono Jesi. Le due poetesse meritano una Nella sala inoltre, sono state espoaperte le attività sociali con uno nota a parte perché hanno rice- ste per l’occasione, alcune fotograspettacolo dal titolo “Ricordando vuto già diversi riconoscimenti da fie artistiche e molto suggestive di il Natale”. La formula scelta per la parte della critica specializzata an- Sonia Sabbatini di San Marcello. I serata, che ha riscosso molto suc- che fuori regione, e sono forse tra tanti presenti hanno dimostrato la cesso anche per le tante presenze, quei “talenti” che la nostra comu- loro sensibilità donando offerte per era alternare varie espressività ar- nità non ancora valorizza a pieno. il progetto di beneficenza di Ertistiche/culturali della nostra zona. Lo stile delle poetesse denota pro- manno Tiberi. Meritano un plauso Alla presenza del sindaco di Jesi, fondità ed introspezione, e le loro tutti coloro del circolo che si sono che per la prima volta ha preso liriche partendo sempre da un vis- adoperati a partire dall’organizparte ad un evento del Circolo, si è suto emozionale profondo, arriva zatrice della serata, l’ins. Gemma iniziato lo spettacolo con i bambi- ad una elevazione dell’animo verso Pallottelli e il dott. Bini. ni della terza classe di catechismo “lidi” dove poter ritrovare quella Francesco Freddi della Parrocchia di San Francesco pace che tutti cercano. Poi la predi Jesi e con le loro catechiste Ro- senza di un canto di Rose, sposata Ermanno Tiberi e la sua sella e Gemma, che hanno salutato con un nostro conterraneo, di ori- opera in Kenia i presenti con riflessioni sponta- gine australiana, ha fatto rivivere Di San Marcello, loc. Acquasannee legate al Natale, significative quella bellezza e quella originalità ta dove vivono la madre Maria e ed apprezzate. Poi il Sindaco è in- che il Natale sa suscitare in tutto il fratello Cesare, diplomato getervenuto con un breve interven- il mondo. La chiusura della serata ometra ha lavorato per 12 anni al to: “Il momento che il mondo sta è stata affidata alla corale di Santa Comune di Jesi, come addetto alla passando, dato anche la guerra in Lucia di Jesi, guidata dal maestro manutenzione stradale. 15 anni fa inizia un percorso di approfondimento spirituaUnitalsi diocesana le molto intenso, che lo vede protagonista anche condivisione con gli emarginati. di varie attività di volon- Alla fine del 2005 decide di andare tariato tra cui il gruppo in Kenia dove la comunità sta cermissionario diocesano cando di sviluppare un progetto giovani della sottosee l’Unitalsi di Jesi. Ma di assistenza a 8mila persone in zione jesina dell’Unitalsoprattutto nella Chiesa una baraccopoli di Nairobi, casi hanno partecipato nel della sua frazione Ac- pitale con 4 milioni di abitanti di pomeriggio di sabato 24 quasanta svolge un ser- cui 2,5 milioni risultano indigengennaio presso la sede di vizio umile soprattutto ti. Otto mesi l’esperienza, in una Corso Matteotti al primo vicino al compianto don situazione critica, dove si occupa incontro di formazione per Fernando Fava, suo ami- di assistenza sanitaria di base e i giovani volontari dell’asco personale, e poi con provvede con altri otto membri sociazione. Nella prima don Alberto Balducci. Si della comunità a far fronte alle parte, il presidente Gian“arricchisce” anche della necessità, dove anche l’acqua è carlo Rossetti ha presenspiritualità francescana qualcosa di lusso in quegli agglotato la storia dell’apostolo partecipando alle attivi- merati di lamiere e fango (matePaolo che, da persecutore tà presso la parrocchia riale costitutivo delle baracche). In dei cristiani, dedicherà poi convento di San Fran- quella realtà al limite dell’umano, tutta la sua vita a far conocesco di Assisi di Jesi Ermanno per sua stessa ammisscere la Parola di Gesù in e vive inoltre diverse sione, “sente” una chiamata, una tutto il mondo. I giovani esperienze a Medjugo- sua dimensione di realizzazione e hanno ascoltato in silenzio, in un am- re la bellezza e l’originalità del Battesimo rie. Frequenta l’Istituto “vede il volto di Cristo” che nelle biente accogliente di luce soffusa e mu- e la disponibilità di Dio nel sacramento Superiore di Scienze nostre strade “non riusciva bene a sica di sottofondo, la storia di Bernadet- della Riconciliazione. Il responsabile Religiose di Ancona e vedere”. Al ritorno dalla sua espeta, la bambina povera e umile di Lourdes Giovani dell’Unitalsi, Carlo Magrini, ha nel 2005 conosce la casa rienza sente che il cuore è rimasto alla quale è apparsa la Vergine. Il Vesco- comunicato che si svolgeranno altri due Famiglia di Don Benzi giù, quindi dopo due anni circa di vo Rocconi ha poi benedetto le corone incontri formativi seguendo il percorso del Rosario che sono state donate a tutti, preparato dall’Unitalasi nazionale “Gio- aperta a Castelbellino. riflessioni entra nella comunità di Nasce subito un’affinità Don Benzi come laico missionario, ha spiegato come si prega il Rosario e ha vani in cammino 2009: in cammino per fra questa associazione ma soprattutto lascia il suo lavoro detto ai giovani: “Vi chiedo di pregare e annunciare Cristo”. che mette al centro la di ruolo al Comune di Jesi e la sua di meditare con il Rosario almeno una Il prossimo appuntamento formativo decina di Ave Maria al giorno per abi- per tutto il personale unitalsiano della tuarvi poi a pregarlo per intero”. Nella Diocesi sarà a Macerata il 14 e il 15 febseconda parte dell’incontro don Gerar- braio, una due giorni dedicata alla spiriIl vescovo Gerardo ai Vigili do ha guidato una riflessione per scopri- tualità e all’approccio con il malato. I Giovani in cammino I giovani del RnS a Jesi Circa quaranta i giovani aderenti al movimento Rinnovamento nello Spirito che domenica 1 febbraio si incontreranno, presso la parrocchia di San Massimiliano Kolbe, per trascorrere insieme una giornata di ritiro che li vedrà impegnati in momenti di preghiera, catechesi, condivisione e amicizia, a ridosso dell’appena trascorso incontro di Capodanno. Il tema della giornata tratto dal vangelo di Matteo - “strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” - verrà presentato dal coordinatore regionale del Movimento Federico Luzietti. L’incontro avrà inizio alle 10. Al termine, verso le 17.45, la santa Messa. Tutti i giovani che volessero sono invitati a partecipare. “E strada facendo predicate che il Regno dei Cieli è vicino. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt. 10,7.8b) Domenica 1 Febbraio Parrocchia San Massimiliano Kolbe (Jesi) Programma: 10.00 - Accoglienza 10.30 - Preghiera 11.15 - Catechesi sul tema 12.00 - Adorazione Eucaristica 13.15 - Pranzo 14.30 - Animazione e giochi 16.00 - Testimonianze 17.30 - Pausa 17.45 - S. Messa Come arrivare: Per chi proviene dall’autostrada uscire al casello di Ancona Nord e prendere la superstrada SS76 direzione Jesi-Roma. Uscire a Jesi EST e proseguire per circa 1 km fino ad arrivare ad un semaforo (frontalmente si può notare un grande orologio della Banca delle Marche). Girare a sinistra, proseguire sempre dritti per un paio di Km e percorrere tutto Viale della Vittoria. Superato l’ospedale (si trova sulla sinistra), al primo incrocio andare dritti in direzione Roma e al successivo voltare a destra seguendo le indicazioni per Ostra. Superare la prima rotatoria andando dritti e, giunti alla seconda, guardare a sinistra…: ARRIVATI! famiglia per “abbracciarne” una più grande. Da tre mesi si trova in Kenia, e il Circolo Ferrini collabora alla sua missione sostenendo la costruzione di una cisterna per l’approvvigionamento di acqua al centro del paese, nel deserto dove vivono i “Masai”. Questa cisterna consentirebbe di avere l’acqua sia per la scuola (già realizzata per 200 bambini) che in un piccolo villaggio vicino che per irrigare un terreno di circa quattro ettari. E’ fondamentale non far andare queste persone nella capitale perché si troverebbero in una situazione mortale nelle baraccopoli. Si spera di riuscire a trovare i soldi sufficienti per l’opera, che verrebbe seguita in loco dal nostro Ermanno al quale vanno gli auguri di tutti i soci del “Ferrini”. f.f. Nelle foto di Franco Grilli, il sindaco Belcecchi con i bambini della parrocchia di San Francesco di Assisi ed Ermanno Tiberi nel 2006 premiato dal sindaco di Poggio san Marcello per la sua opera in Kenia. “Siate testimoni di Cristo” N on è solo la festa di una comunità parrocchiale e di un quartiere. E’ sempre anche una festa cittadina quella che si celebra ogni anno in onore di San Sebastiano, eletto a patrono dei Vigili Urbani. E’ stata solennizzata, il 20 gennaio con una messa presieduta dal Vescovo, Mons. Gerardo Rocconi, alla quale hanno preso parte molti fedeli e una folta rappresentanza dei Vigili Urbani di Jesi e delle associazioni combattentistiche cittadine. A loro Mons. Rocconi si è rivolto ricordando il valore e il significato del sacrificio eroico del Santo. “Siamo tutti chiamati ad essere testimoni di Cristo – ha aggiunto – a volte anche attraverso prove molto difficili o che apparentemente sembrano perdenti, come il martirio. Invece è certo che con Cristo non si perde mai”. Al termine della cerimonia, commentata dai canti della Corale Pergolesiana e del gruppo liturgico della parrocchia, è stata letta la bellissima ‘Preghiera del Vigi- le’, scritta da Don Gilberto Marconi che in essa richiama i doveri e le responsabilità dei Vigili Urbani invocando su di loro, sulle loro famiglie, sul loro lavoro la protezione del Santo. a.f.c. Foto Candolfi 10 In diocesi 1 febbraio 2009 Cursillos: accoglienza festosa dei nuovi fratelli Cristo conta su di te! E ’ stata festa nelle sere presenza del vescovo, Gedell’11 e del 25 gennaio, rardo Rocconi, del rettore nella diocesi di Jesi, per il Mo- e della Rettrice dei Corsi e vimento ecclesiale dei Cur- degli assistenti spirituali, i sillos, una grande famiglia Gruppi di Jesi con alcuni che vive e annuncia la gioia Corsisti di Fabriano, Ancona dell’incontro con Cristo. e Camerino, hanno accolto Il Movimento dei Cursillos de con gioia i nuovi “fratelli”e Christianidad, diffuso in tutto i Responsabili, che arrivavail mondo, formato da cristiani no da Maiolati dove si sono laici e da sacerdoti che coope- tenuti il 24° Corso Uomini, rano alla missione della Chie- dall’8 all’11 gennaio e il 21° sa per l’evangelizzazione degli Corso Donne dal 22 al 25 ambienti (famiglia, scuola, gennaio.. mondo del lavoro…), nel 2007 Con il canto festoso “A coha celebrato il 25° anniversa- lori” e un caloroso applauso, rio della sua presenza a Jesi. la comunità hanno salutato i La “buona notizia”, il primo fratelli e le sorelle, pronti ad tante cose: ho visto scendere annuncio della salvezza in affrontare con cuore nuovo la Grazia e sono soddisfatto Gesù Cristo morto e risorto, il “IV giorno”, che è la verifi- di questo incontro con Dio”; essenziale per la fede del cri- ca dei “tre giorni” nella rou- “avere per tre giorni dei sastiano, viene dato con il Cur- tine quotidiana e dura tutta cerdoti con cui parlare non sillo, Corso residenziale di tre la vita. Si fa silenzio per capita spesso…” credevo di giorni (per uomini o per don- ascoltare… loro, emoziona- sapere molte cose… poi ho ne), un cammino alla scoper- ti ma entusiasti e decisi ad scoperto Gesù come amico ta del senso della vita. In que- andare avanti, sempre più e compagno nella vita”; “ho sto tempo forte dello spirito, avanti: Ultreya! capito di non essere solo sacerdoti e laici annunciano Qualche flash sui “frutti con le mie inquietudini e di il Vangelo ai “fratelli”, giovani dello Spirito” nel cuore di essere amato da una grande e adulti, e comunicano espe- uomini e donne, giovani e famiglia…”; “il IV giorno? rienze di fede vissuta nel quo- meno giovani, di Jesi-città, dopo tre giorni di paradiso, tidiano, le vivenze. Il simbolo di Pantiere, san Paolo, Moie, il lavoro e tanti problemi… del treppiedi dei Cursillos Cupramontana, Mergo, ma posso affrontarli avendo indica che pietà (preghiera), Chiaravalle, san Marcello, Gesù vicino”; “non mollate!”; studio, azione, indispensa- Staffolo, Sirolo, Ancona… “se sono diacono permanenbili per la vita e la missione “ Senza Gesù mi sento come te, lo devo al Corso: Fossato del credente, devono stare in una campana senza batocco: di Vico 1986” equilibrio. non suona”; “mi basta solo un paio di scarpe…, ma ho Il messaggio del Vescovo “Ho sempre più fame di sempre più fame di Gesù”; “Vi ho sentiti contenti, auGesù” “avevo dei dubbi…, ma il tentici perché avete speNel Seminario di Jesi, alla Corso mi ha fatto capire rimentato l’amicizia con Gesù. Stiamo cadendo in un grave errore: sentiamo dire che non ci sono più valori e rischiamo di confondere il Cristianesimo con i valori. Anche un ateo può vivere il valore della giustizia, della bontà… ma il Cristianesimo è, prima di tutto, l’incontro con una Persona, Gesù Cristo. Ho ascoltato quanto avete detto: tre preti hanno lavorato durante il Corso per venti persone… e non sono stati di troppo. Ci sono parrocchie che non hanno nemmeno un prete… parrocchie di 10 mila persone dove un prete non basta…Se il prete è il consigliere, il confessore, colui che ti incoraggia, se è tutto questo, deve stare lì, a disposizione… Dobbiamo esigere che i preti facciano i preti, incoraggiarli e pregare Centro di aiuto alla Vita: rispondere ad una richiesta di amore R L’uomo al centro: è vita ealtà giovane nella diocesi di Jesi, il Cav (Centro di aiuto alla vita) è nato nell’aprile di due anni fa grazie al sostegno economico dei Giovani Industriali marchigiani e ad alcune persone che sentivano fortemente di impegnarsi per la vita, in particolare quella dei soggetti più indifesi, i bambini non ancora nati. “Braccio operativo”, se così si può dire, del Movimento per la Vita, è uno di quei trecento Cav nati in Italia dopo l’approvazione della legge 194 con cui, nel 1978, è stato legalizzato l’aborto. Difesa della vita fin dal suo concepimento e sostegno delle mamme che vivono una gravidanza difficile: questa la missione. Nella consapevolezza che l’aborto, negando il diritto a vivere, non è conquista di una società che si voglia dire democratica; non è una liberazione né una vittoria per la donna, perché quando la morte ha l’ultima parola si registra solo una triste sconfitta. Con la loro opera ispirata al principio della sacralità e inviolabilità di ogni vita umana, i Cav sono riusciti a salvare circa ottantamila bambini. Una goccia nel mare rispetto ai quasi cinque milioni di aborti legali avvenuti in trent’anni, ma, come recita un antico detto rabbinico, “ogni uomo vale quanto tutto il mondo”. A Jesi sono 14 i volontari che attualmente prestano il loro servizio accogliendo le richieste di aiuto provenienti da donne che stanno vivendo una maternità difficile: donne che, di fronte ad una gravidanza inattesa, sono invase dalla paura. Situazioni di solitudine, di angoscia, di difficoltà tale che l’unica soluzione sembra quella di eliminare il figlio. Talora hanno già pratica- to un aborto e sono profondamente ferite, perché un figlio si può cancellare fisicamente, ma non dalla mente e dal cuore di una madre. All’inizio, di fronte ai primi racconti fatti tra le lacrime, non sapevamo come muoverci, provavamo un forte senso di impotenza, poi abbiamo capito che dovevamo anzitutto rispondere a una richiesta di amore. Accogliere, ascoltare i disagi, le delusioni, le sofferenze della donna, far sentire solidarietà, disponibilità ad affrontare insieme i problemi: questo spesso basta per far intravedere una luce, per infondere speranza e fiducia. Ci sono poi aiuti concreti, secondo le necessità, grazie al collegamento con una rete di Case di accoglienza, o al ricorso ad un progetto specifico del Movimento per la Vita: il progetto Gemma, che prevede, per le situazioni più gravi, un aiuto economico a partire dal sesto mese di gravidanza e per i primi dieci mesi di vita del bambino. Cosa spinge ognuno di noi, diversi per età e professione, a svolgere questo volontariato? Il bambino non ancora nato non parla, non ha memoria né visibilità, non suscita emozioni: lo difendiamo perché vediamo oltre, vediamo l’uomo. Noi prestiamo un servizio, ma riceviamo una grande gioia nel vedere che due persone si salvano: perché la salvezza del bambino è sempre anche la salvezza della mamma, della sua giovinezza, del suo coraggio. Inaugurato alla presenza del presidente nazionale del Movimento per la Vita onorevole Carlo Casini, e intitolato ad uno dei primi volontari, il dott. Savino Antenori, scomparso nel 2007, il Cav ha la sua sede nel cuore del centro per nuove vocazioni. no davanti all’Eucaristia. Ho Accogliete e meditate la Pa- sperimentato di persona che rola di Dio che è capace di l’Eucaristia cambia il cuoentrare nel cuore e di rinno- re”. E prosegue: “Preghiamo vare la vita. per il Congresso Eucaristico Siete stati davanti all’Euca- (Ancona 2011) e aiutiamo i ristia, in preghiera. L’adora- sacerdoti a preparare la Setzione eucaristica oggi man- timana Eucaristica nelle parca... Se non riscopriamo rocchie, in Quaresima. Con il valore della Messa e poi “il IV giorno” verrà meno anche dell’adorazione, del l’entusiasmo, ma la volontà “perdere tempo” davanti a deve supplire. Quel che senGesù, non ci sarà gioia, non tite stasera é la realtà”. ci saranno famiglie unite, Come atto conclusivo del non ci saranno vocazioni”. Corso, con la parola “Cristo Ora il Vescovo Gerardo con conta su di te” il Vescovo semplicità offre la sua testi- consegna il Crocifisso ad monianza: “Se io sono prete ognuno dei “fratelli” e delle lo devo al fatto che, durante sorelle, testimoni di Cristo, un lungo periodo di dubbi che rispondono con gioia: di fede, stavo un’ora al gior- ”E io su di Lui”. A colori! DONNA, CRISTO TI AMA! Nella realtà complessa e problematica del nostro tempo, in cui il potere sociopolitico ed economico è ancora quasi sempre declinato al maschile e la femminilità viene spesso misconosciuta, degradata, calpestata, come attestano le cronache, Gesù Cristo, oggi come ieri, non fa differenza di persone, né di razza, né di cultura né di sesso…, perché ama tutti e chiama anche le donne a realizzare il suo progetto di salvezza. Lo possono testimoniare le “sorelle” che hanno partecipato al 21° Corso-donne del Movimento dei Cursillos di cristianità della Diocesi di Jesi, una forte esperienza dell’amore di Cristo e di comunione fraterna: “tre giorni”, dal 22 al 25 gennaio, nella Casa”Paolo VI” sul colle di Maiolati, per poi scendere a valle a riprendere il cammino della vita…Ecco la preghiera-testimonianza, in poesia, di una di loro: Davanti a Te Signore, ti sei fatto per noi tabernacolo dell’Amore. Fra Te e me c’é un abisso di silenzio… ma qui, davanti a Te, mi sento briciola che urla il tuo aiuto, sicura dell’immensa eterna tua Carità. Nunzia Cavallucci 21° Corso di cristianità, donne Casa “Paolo VI” Maiolati, 22-25 gennaio 2009 Questione Sadam: la maggioranza e le trattative Entro il 5 marzo l’accordo N storico, in via Baldassini n.10, ed è aperto ogni lunedì dalle 17 alle 19. Tra le sue attività, anche la distribuzione, per bambini al di sotto di due anni che vivono in famiglie particolarmente disagiate, di latte, pannolini e vestiti nella misura in cui la Provvidenza ci fa arrivare tutto questo. C’è anche un cellulare (3343642996) sempre attivo, giorno e notte, perché qualunque richiesta di aiuto abbia risposta, e una donna, quando trova il coraggio di chiamare, senta subito di non essere sola. La Giornata della Vita, che si celebrerà domenica 1° febbraio, ci vede impegnati in primo piano. Essa ha certamente un valore solo simbolico, ma è occasione per ribadire la dignità di ogni vita umana; richiamare l’attenzione sul diritto di nascere, che viene negato di contro a un diritto di uccidere sempre più fortemente sostenuto; ricordare che è possibile costruire una civiltà in cui l’uomo, portatore di un mistero che lo supera, sia veramente al centro. Adriana Borgognoni volontaria Cav Jesi on si chiude la questione riconversione dello zuccherificio Eridania Sadam di Jesi. Il 21 gennaio scorso, l’incontro al Ministero delle politiche agricole sembra non aver risolto i tanti nodi della vicenda, nonostante all’indomani del vertice romano, una nota del segretario nazionale della Flai Cgil Antonio Mattioli parlasse di progetti confermati e risoluzione della questione. Le segreterie sindacali marchigiane hanno infatti preso le distanze dalla dichiarazione. Fissato per il 5 marzo il prossimo incontro al Ministero. E se le ultime dichiarazioni di Massimo Maccaferri, presidente di Eridania Sadam, indicavano la non condivisione dell’atto di indirizzo approvato dal consiglio comunale il 13 dicembre scorso e la volontà di bypassare il Comune, chiedendo subito la Via (valutazione di impatto ambientale) e spostando la discussione direttamente in Regione, il 23 gennaio i capigruppo di maggioranza riconfermano fermamente quel documento «punto di equilibrio fra esigenze occupazionali, di sviluppo economico e tutela dell’ambiente e della salute». Lo fanno in una conferenza stampa: presenti Achille Bucci (Prc), Daniele Fancello (Pdci), Alfio Lillini (Sd) e Pierluigi Santarelli (Pd), assente il verde Brecciaroli. I capigruppo hanno espresso la volontà della maggioranza di tenere fede agli impegni assunti il 13 dicembre, ribadendo «la riconferma del mandato al sindaco per affrontare la fase di trattativa con l’azienda e con gli altri soggetti per arrivare ad una valutazione finale dell’esito complessivo del confronto». E su questioni come la mozione pro- posta da Daniele Massaccesi (An), che vorrebbe rafforzare il paletto dei 5 megawatt per la centrale a biomasse, dicono «sono strumentalizzazioni politiche che puntano ad indebolire creando divisioni, quando invece serve un fronte compatto per il confronto con la Sadam». L’atto «dà indirizzi politici» chiarisce Bucci «cioè l’obiettivo di abbattere la pressione ambientale su questo pezzo di Vallesina. Romperemo le trattative, se la Sadam non rispetta le nostre richieste. Penso che nessuno voglia andare avanti senza l’ok del Comune». «Vogliamo il piano industriale e il progetto esecutivo d’impianto» chiariscono «vogliamo informazioni su come verrà usato il biodiesel, garanzie anche sulla bonifica dei siti, sui lavoratori e sull’ambiente; è arrivato il momento di rivelare le posizioni e la Sadam deve rispondere alle nostre proposte». Il limite di inquinamento ambientale? «Il meno possibile e applicando le migliori tecnologie». E sul piano di bonifica, Fancello (che più volte l’ha chiesto) ribadisce che in Comune non risulta presentato nessun progetto, ma si ha notizia solo di una comunicazione all’Asur per demolizione dell’impianto. Intanto il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione di Siro Rossetti (Jesi è Jesi) che richiede l’istituzione di un tavolo tecnico per investigare su suolo e sottosuolo dell’area ex zuccherificio qualora la Sadam non si attivi per la bonifica. Trapela che un primo incontro tra azienda e sindaco sia avvenuto a fine 2008, ma i risultati delle trattative sono ancora un’incognita. Maria Chiara La Rovere Vallesina 1 febbraio 2009 11 La provincia dell’arte: Mauro Mazzarini di Serra dè Conti e i paesaggi marchigiani Un cordiale incontro parlando di pittura, Marche e mostre S egnalo da qualche tempo con affetto e gratitudine la felice stagione di questo pittore autodidatta. Il colloquio che riporto è avvenuto davanti ai suoi quadri e spero che questa ulteriore prova di fiducia nei suoi confronti lo incoraggi nelle sue scelte. L’arte è importante, specie per un credente; vale dunque la pena incoraggiarla, a cominciare da quella locale. Occorre lasciarsi trascinare ovunque troviamo tracce che, allo stato nascente o in forme riconosciute dalla critica, attestino la genuina creatività dell’uomo, dalla provocazione concettuale alla ricerca figurativa più tradizionale. Non ho pertanto riserve nel passare da una suggestiva videoinstallazione, come per esempio “city on fire” che provocatoriamente brucia monumenti quali la cattedrale luterana di Berlino (rimando al sito www.cityonfire.org), alla calma di una pittura pitturata, come appunto quella di Mauro Mazzarini di Serra de’ Conti. Mauro ha 46 anni. Ha iniziato a dipingere nel 2002, però –precisa- già da giovanissimo in campagna si cimentava con scene di battaglia, paesaggi, vallate e addirittura vinse allora un concorso di pittura. La passione, confessa, l’ha sempre avuta, solo recentemente, però ha preso in mano i pennelli. Ci voleva provare, mi dice, e ha cominciato con grandi campi di girasoli. Se gli domando cosa lo ha spinto a prendere questa strada, confessa con un certo candore che è una persona riservata e all’inizio quasi si vergognava di dire di essere un pittore. Per questo molto gli ha giovato all’inizio l’apprezzamento dei familiari e il giudizio di qualche amico e di un corniciaio. Noto che i suoi soggetti sono quasi tutti paesaggi. Ama rappresentare la terra dov’è nato, l’entroterra marchigiano, un’atmosfera magica, soffusa, che incanta soprattutto chi la scopre per la prima volta. Certo gli piace anche i paesaggi marini - il mare, del resto, non è lontano e in collina si può vedere sullo sfondo. Le colline però sono uniche, hanno qualcosa di unico, specie quando c’è il grano con i girasoli, che dà una sensazione di terra dorata. L’autunno è speciale, il giallo, l’ocra, le sfumature di ogni campo. Tutto questo, continua Mauro, lo emoziona più di un ritratto, di un volto, di un nudo. Anche le querce sono davvero magiche, con le foglie secche in terra, quasi una natura morta. Ogni giorno dell’anno c’è un’atmosfera diversa. Gli chiedo se si può essere più creativi qui in provincia o in una metropoli con tanti stimoli. Mi risponde che per lui è importante vivere qui, in un piccolo centro, a Serra. E mi ricorda che in fondo anche il suo lavoro giornaliero, come autista, è importante, perché gli permette di vedere i paesaggi, le marine, tutti i giorni, con tutti i climi. Al- Cochi e Renato ancora insieme La coppia che non scoppia S i direbbe che la loro amicizia sia nata ai tempi del liceo, sui banchi di scuola: che abbiano incominciato lì a scherzare seriosamente, a scambiarsi battute e gomitate furtive, a far ridere gli amici. Poi è venuto il cabaret, con il successo e la conquista di un pubblico sempre più vasto. Sono passati gli anni, ma il sodalizio non si è sciolto anche se per qualche tempo i due si sono separati. Forse è avvenuto così, ma eccoli dal vivo: sono Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, ancora insieme con la loro spensieratezza naïve, le loro parole in libertà, i loro nonsense, le loro goliardate. La simpatica coppia un po’ pasticciona, bisticciona, ma affiatatissima è ritornata al Pergolesi il 24 e 25 gennaio in compagnia di una band di sette magnifici strumentisti, i ‘Goodfellas’, che li ha assecondati in tutto. Sono anche questa volta interpreti ed autori di un testo cabarettistico,“Una coppia infedele”, per il quale hanno rispolverato buona parte del loro repertorio, ma con aggiornamenti, aggiungendo un briciolo di satira politica ben distribuita e qualche personaggio o qualche sketch nuovo o per lo meno inedito per i più: il barbiere factotum di Milano, il predicatore esaltato, il chitarrista country, qualche can- zoncina birichina. Nel pot pourri abbiamo ritrovato persino la buffa dissertazione su ‘I crauti’, a suo tempo umoristicamente recitata anche da Monica Vitti. Qualche battuta un po’ salace ha aggiunto peperoncino alla pietanza, ma nessuno se ne è avuto a male. L’accoglienza è stata molto festosa, tanto che i due hanno finito per aggiungere al- trove, in un ambiente urbano, non sa proprio quale ispirazione gli verrebbe. Le Marche sono una regione con un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Pochi sanno che tra i “tesori” nostrani, oltre a bandiere blu e arancione, parchi e riserve, vi sono pure ben 139 rocche e castelli, 72 teatri storici, 200 chiese romaniche, 163 santuari, 40 abbazie, 344 fra musei e pinacoteche! Nei quadri di Mazzarini c’è un vitale legame verso questo patrimonio, compresa quella qualità della vita che ci porta come regione ad eccellere nel panorama nazionale. La sua carriera artistica è solo agli inizi. Il primo riferimento critico è stato il pittore locale Cesare Monnati. Per questo vuol vedere, conoscere, apprezzare l’arte del passato e quella più recente. Ama gli impressionisti, i toscani dell’Ottocento, Rousseau il Doganiere. In ogni quadro cerca di capire la tecnica, la resa del colore. Sa di essere solo agli inizi e quindi mi confessa di dover migliorare. Si rende conto del bisogno di un continuo perfezionamento. Sente di essere ancora legato ad una concezione della pittura troppo estemporanea. Per questo occorre quell’esercizio che permette di essere spontanei, di cogliere il dinamismo di oggetti nella loro immediatezza e ricchezza di sfumature. Mi permetto di chiedergli di cosa, arrivato fin qui, sente maggiormente bisogno. E lui, autodidatta con un’indubbia qualità seppure ancora acerba, senza esitazione confessa che chiede continuamente consigli. Un artista infatti non dovrebbe mai essere chiuso, orgoglioso. Le critiche, anche negative, aiutano a crescere, ad approfondire la propria visuale. E poi sente il bisogno di un contatto con i grandi artisti, con le mostre, i musei. Mi dice che lo ha impressionato molto nel 2008 la mostra di Urbino sull’Impressionismo, come pure quella perugina, curata da Vittorio Sgarbi, dove ha potuto ammirare capolavori di artisti come Corot, Cézanne, Van Gogh. Per chiudere gli chiedo quali progetti ha in serbo per il futuro. Senza scomporsi, mi risponde che ha intenzione di fare molte mostre, soprattutto per mettersi in gioco, superando quella ritrosia propria del suo carattere. Gli piacerebbe esporre per esempio in luoghi tipici, come certe belle enoteche o altri locali che pur non essendo vere e proprie sedi di esposizioni, si prestano però ad un’arte discreta e conviviale. Gabriele Bevilacqua Moie: la scuola primaria e secondaria in biblioteca Educare alla cittadinanza attiva L a Biblioteca “La Fornace” di Moie ha organizzato per l’anno scolastico 2008/2009 un progetto in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Carlo Urbani” di Moie – Castelplanio - Poggio San Marcello, finalizzato alla conoscenza della nuova struttura e dei servizi che offre, per rendere gli alunni e, conseguentemente, le famiglie consapevoli della possibilità di arricchimento culturale e formativo. Responsabile del progetto e animatrice degli appuntamenti con le classi di scuola primaria e secondaria è Elena Moretti, che propone ai ragazzi attività diversificate a seconda del tempo a disposizione dei gruppi e delle fasce di età. Gli incontri, iniziati nel novembre scorso, si svolgono durante la mattinata, con la visita guidata agli spatri numeri allo spettacolo; al di là del quale zi di questo centro culturale però il pubblico ha raccolto anche un ottimo e informativo: la biblioteca, consiglio: quello di conservare il più a lun- il caffè letterario, l’informago possibile la spensieratezza della gioventù. giovani, la sala conferenze Perché fa bene alla salute: così hanno detto e intitolata a Joyce Lussu. Questo è un luogo ricco di dimostrato. Augusta Franco Cardinali storia -racconta ai ragazzi Foto Anna V. Vincenzoni la Moretti- un edificio ottocentesco dalla singolare forma ellittica, in cui l’argilla è stata cot- zio di socializzazione e aggregazione, ricco Gli scout Jesi 5 per l’Aicu ta fino al 1966; poi i forni sono stati chiusi di stimoli culturali e multimediali. Durante e la struttura è stata abbandonata. Ora è la visita, vengono indicati ai ragazzi gli struUna bella iniziativa, a cura San Pietro Martire di Jesi. bravura e la sensibilità dediventata Effemme, l’acronimo di Fornace menti per utilizzare e mostrate le regole per del gruppo scout Jesi 5, I ragazzi del gruppo scout gli autori, degli amici e dei Moie. Due iniziali facili da memorizzare vivere al meglio la biblioteca. Per la scuola chiusasi sabato 17 gennaio Jesi 5 hanno ricomposto parrocchiani. abbinate a un numero: un elemento storico - spiega il dirigente dell’istituto Comprensivo con una raccolta solidale famosi brani musicali, in Come sempre particolardi collegamento tra passato e presente. 23 Nicola Brunetti - questo progetto rapprea favore dell’Associazione un’originale compilation mente attenta al mondo dei come 1923, data in cui la Fornace, conside- senta anche un importante momento di Italiana Carlo Urbani Onlus, di canti natalizi, dal titolo giovani, Maria Scaglione rata una delle più importanti delle Marche, continuità con la precedente biblioteca e si è tradotta nella donazio- “gli scout cantano il Nata- Urbani ha ringraziato comvenne organizzata in maniera industriale e di arricchimento dell’offerta formativa. Un’ ne di 500 euro consegnati le” facendone un cd poi mossa i presenti aprendo dotata del forno Hoffmann. 23 come il nu- occasione di incontro fra scuola e territorio: alla presidente e mamma di reso disponibile ad offer- un momento di riflessione mero civico dell’intera area. Oggi conserva per gli alunni è una possibilità interessanCarlo Urbani, Maria Sca- ta. L’iniziativa ha raccol- con i ragazzi sul significato ancora l’architettura originaria e presenta te per vivere l’educazione alla cittadinanza glione, nella Parrocchia di to grande successo per la dell’offerta e del suo valore. ambienti molto confortevoli: un luogo ide- come protagonisti responsabili. ale per conoscere la storia locale, uno spaFotoservizio Tiziana Tobaldi 12 Jesi 1 febbraio 2009 Immigrazione: seconde generazioni. La relazione del sociologo Lannutti I La diversità è ricchezza. Una città a colori l tempo passa sulle persone, sulle cose, sugli eventi che non restano mai uguali. Ieri l’Italia era un Paese di emigranti, oggi accoglie e dà lavoro a migliaia di immigrati. Lo stesso fenomeno migratorio oggi ha una caratterizzazione ben diversa da quella di qualche anno fa, o di trenta anni fa quando comparivano - per le strade di paesi e città, e sulle spiagge - i primi “vu’ cumprà”, o le prime carrozzine e bancarelle marocchine stracariche di tappeti e ninnoli. Dibattiti, progetti, iniziative territoriali e scolastiche hanno stimolato, agevolato, favorito in tutti questi anni, anche in situazioni difficili di chiusura e ostilità, il processo di integrazione tra le diverse etnie che pia piano si andavano insediando nella realtà nazionale. E nonostante persistano ancora oggi situazioni difficili e delicate, la convivenza e l’interazione di tante culture ha comunque assegnato una diversa caratterizzazione alla comunità italiana, alla sua sfera del lavoro, della famiglia, del sociale; ai suoi stili di vita, ai suoi bisogni ed esigenze e alla stessa offerta dei servizi. Siamo giunti oggi nella dimensione delle “seconde generazioni” di immigrati. E ciò richiede di ridefinire i punti di arrivo di questo lungo processo di integrazione per farne dei punti di partenza per costruire un nuovo percorso più evoluto, moderno, mirato alla cosmopolitizzazione che significa, per ogni soggetto, essere cittadino di due mondi: cosmos e polis, ossia riuscire a conservare la propria identità culturale pur vivendo nella multiculturalità. In questa prospettiva si muove l’iniziativa dell’Associazione Immigrati Ni- geriani nelle Marche che ha promosso, in collaborazione con le Acli e l’Istituto Comprensivo “Federico II”, due incontri sul tema “La diversità è ricchezza”. Il primo incontro, tenuto dal dr. Vittorio Lannutti, sociologo e ricercatore sul tema dell’Immigrazione e delle Seconde Generazioni, si è svolto nell’aula magna dell’Istituto venerdì 23 gennaio e si è concluso con un delizioso buffet etnico. Il secondo, si terrà venerdì 30 gennaio alle ore 18, sempre presso l’Istituto Comprensivo “Federico II”. Riportiamo alcuni passi della relazione presentata dal dr. Lannutti. °°° Oggi, in Italia, il fenomeno migratorio si caratterizza con una sostanziale presenza di cittadini stranieri che aumenta in modo consistente ogni anno; con l’incidenza delle donne diventata paritaria rispetto a quella maschile; con la maggiore concentrazione nel CentroNord, ma anche con una presenza crescente nel Sud; con il persistente fabbisogno di manonera aggiuntiva; con la tendenza alla lunga permanenza ed il carattere sempre più familiare dell’insediamento; con l’incidenza crescente delle seconde generazioni; con la pluralità dei paesi di origine (191) e delle tradizioni cultuali e religiose. La distribuzione dei cittadini migranti. Secondo 1’Istat, i cittadini stranieri presenti in Italia all’inizio del 2008 erano 3.460.000 (+500.000 rispetto al 2007). Tuttavia, secondo la Caritas, la stima totale di migranti oscilla tra 13.800.000 ed i 4.000.000, nei quali vanno compresi coloro che all’inizio del 2008 non avevano completato 1’iter burocratico relativo all’iscrizione anagrafica. La popolazione italiana totale è di 59.619.290 e l’incidenza degli stranieri è del 6,7%, superiore alla media europea. All’inizio del 2008 gli immigrati stimati nelle Marche dalla Caritas erano 133.800, concentrati in particolare nelle province di Ancona e Macerata. I migranti occupati nelle Marche nel 2007 sono aumentati rispetto al 2006 dell’ 1,02%, con un tasso di occupazione del 64.8°%, nettamente superiore alla media nazionale (58,7%) e alle regioni del Centro Italia (62.3%). Il settore lavorativo in cui sono prevalentemente occupati è quello industriale (Caritas, 2008). Secondo il CNEL è tra le regioni italiane che registrano il massimo nel livello di integrazione dei migranti. A Jesi, invece, alla fine del 2007 i cittadini stranieri regolari erano 2590 (il 6,4% sulla popolazione totale jesina), di cui 1298 femmine. Le comunità maggiormente presenti erano: romena (18%), albanese (11,6%), tunisina (8,4%). Al 31 dicembre 2008 il Comune di Jesi ha appurato che gli immigrati sono 3376, circa l’8, 35% della popolazione jesina che ha superato i 40mila abitanti. Ottanta nazionalità presenti, una situazione straordinaria. Per la prima volta nella città federiciana immigrati e jesini Contro la guerra, invocando la pace U n corteo ordinato e composto ha sfilato, nella piovosa serata di sabato 24 gennaio - attorno alle 18 lungo corso Matteotti. Lo aprivano bambini migranti con in braccio fantocci “insanguinati”. Venivano dietro ragazze e giovani donne con il capo coperto e non, raggruppate dietro a grandi striscioni attraversati da frasi inneggianti alla libertà per la Palestina, per Gaza, al rifiuto della guerra e della violenza… E poi ancora immigrati, giovani e meno giovani…E studenti jesini che sventolavano bandiere della Pace. Promotrici dell’iniziativa, la Consulta della Pace e altre organizzazioni cittadine. “La tregua che sembra attuarsi in questi giorni - ha reso noto la Consulta - non ferma l’occupazione israeliana in Palestina. Gaza è un cumulo di Macerie. Scuole, ospedali e ambulanze e strutture sotto la protezione dell’Onu sono state distrutte dalle bombe al fosforo. La solidarietà con la popolazione martoriata deve prendere nuova forza con il sostegno concreto alle strutture mediche che operano in quei territori, e in particolare deve essere rivolta ai bambini traumatizzati da questo ennesimo massacro”. Un corteo insolito per Jesi, eppure così significativo per diverse ragioni. Una, la possibili- L’inserimento nel mondo del lavoro I1 fenomeno migratorio è strutturale perché nei Paesi di provenienza i migranti hanno scarse o nulle possibilità di vivere in maniera dignitosa (fame, mancanza di lavoro, oppressioni politiche, disastri ambientali, guerre, che spingono i migranti in Occidente) e perché a causa del nostro deficit demografico, dovuto all’allungamento della vita e alle poche nascite, c’è un continuo bisogno di innesto di giovani lavoratori nel mercato del lavoro per salvaguardare le esigenze produttive. II contributo sostanziale dei lavoratori immigrati è di circa due milioni di persone, con un’incidenza sul totale che supera il 10% in diversi contesti. L’incidenza dei lavoratori immigrati è ancora più elevata tra i nuovi assunti: ad essi è dovuta per i due terzi la crescita dell’occupazione in Italia. I settori lavorativi nei quali sono maggiormente presenti in tutta Italia sono: l’agricoltura, l’edilizia, l’assistenza alle famiglie. Le differenti tipologie di impiego evidenziano le diverse caratteristiche del territorio: nel Nord, inserimento in azienda e lavoro autonomo; nel Centro, lavoro autonomo e lavoro in famiglia; nel Sud, lavoro in famiglia e lavoro agricolo. Le piccole imprese sono protagoniste di tre assunzioni su quattro. Il tasso di disoccupazione degli stranieri è di due punti più alto rispetto a quello degli italiani (8,3% in media e 12,7% per le donne). Il lavoro autonomo coinvolge più di un decimo della popolazione adulta straniera, con una dinamicità più accentuata rispetto agli italiani. Le comunità con più imprenditori sono: la marocchina, la romena e la cinese. Il gettito fiscale assicurato dagli immigrati nel 2007 è stato di circa 5,5 miliardi di euro, il loro lavoro ha inciso il PII italiano per il 9%. Gli occupati stranieri nelle Marche sono 81 mila, pari al 16,5% del totale dei lavoratori. Nel triennio 2005 - 2007 i lavoratori nati all’estero sono aumentati di quasi segue da pag.1 tà per i nostri immigrati di valutare meglio, con serenità, fuori dal contesto della guerra, fatti e ragioni, e quindi di cogliere appieno i valori assoluti della Pace e della Fratellanza, e di invocarli fortemente. Un’altra, la comparsa di un segnale importante in questa nostra comunità multietnica: il superamento di una certa chiusura e timidezza degli immigrati stessi, la nascente consapevolezza di essere cittadini e, come tali, di poter parlare, di potersi esprimere, scegliendo strumenti pacifici di partecipazione e di protesta come queste manifestazioni, sicuri di essere ascoltati. E non solo: sapendo soprattutto di essere appoggiati da una solidarietà popolare sorprendente, legante ideale, basilare per la costruzione di una comunità cosmopolita e civilmente evoluta. Fotoservizio Paola Cocola 20.000 unità, passando da un’incidenza del 13,3% ad una del 16,5%. La manodopera straniera si concentra in particolare nell’industria (56,9%, incluse le costruzioni), con il terziario che incide con oltre un terzo: 36,7%. L’insediamento su tutto il territorio italiano Per comprendere meglio come e perché gli immigrati si sono insediati su tutto il territorio italiano nonostante ci siano enormi differenze tra Nord e Sud per quanto riguarda l’offerta di lavoro, consideriamo quanto studiato dal sociologo Enrico Pugliese, secondo cui i lavoratori migranti sono presenti sia in regioni dove il tasso di disoccupazione è basso e dove vi è un’elevata domanda di lavoro anche nell’industria; sia nelle regioni meridionali dove vi sono un elevato tasso di disoccupazione dei lavoratori locali ed una strutturale debolezza produttiva dell’economia locale. Questo accade perché i salari offerti ai lavoratori agricoli sono spesso inferiori alla metà di quelli contrattuali e le condizioni di lavoro non rispettano le norme di garanzia. Ciò spiega 1’indisponibilità dei disoccupati, soprattutto giovani di estrazione urbana ad accettare questi lavori. Per i migranti, al contrario, questi lavori sono appetibili perchè pagati molto di più dei lavori ottenibili nei Paesi d’origine. C’è dunque una discrasia qualitativa tra domanda ed offerta di lavoro nel Sud Italia, dove ad un’offerta di lavoro giovanile ad elevato tasso di scola- rizzazione non corrisponde una domanda di lavoro, soddisfatta dai migranti. Il flusso di migranti verso il Nord maggiormente sviluppato invece è dovuto all’alto tasso di domanda nell’industria: in questa zona l’offerta di lavoro locale è modesta per motivi demografici, dunque incapace di soddisfare la vivace domanda. Gli immigrati restano a lavorare sempre negli stessi settori. II settore industriale attrae gli immigrati soprattutto nel Centro-Nord ed è questo un fenomeno in espansione, anche perché fare l’operaio è per l’immigrato l’esito di un processo di inserimento positivo nel mercato del lavoro, ma anche nel tessuto sociale, in quanto da maggiori garanzie occupazionali, rispetto agli altri settori. La tendenza alla stabilizzazione Nella maggioranza dei casi gli immigrati sono interessati ad acquisire il permesso di soggiorno per lungo residenti (ex carta di soggiorno), considerando stabile la loro permanenza in Italia. Un decimo dei matrimoni celebrati in Italia è misto. *Le previsioni dell’Istat accreditano una crescente presenza di immigrati che a metà secolo potrebbero raggiungere i 12,4 milioni, vale a dire il 18% della popolazione totale. È necessario dunque che si mettano in pratica politiche volte al sostengo dell’integrazione, alla convivenza interculturale e all’inserimento lavorativo. (continua) Fotoservizio Paola Cocola La crisi è arrivata... vetture all’anno mentre in Italia se ne producono 600 mila in cinque stabilimenti. Si dirà che è la legge del mercato che deve tener conto della convenienza, ma è la stessa legge che può portare a chiudere fabbriche perché guardando solo al profitto non guarda alle ripercussioni! Per questo mette paura! Non c’è nessuna etica che può fermare questo ragionamento! L’economia chiede aiuti sostanziali che lo Stato potrebbe non riuscire a dare. Ecco allora che la crisi si inserisce nel vissuto, nel rapporto umano, nella condivisione, nel ricercare un modo di produrre diverso, in cui il tempo della vita e quello del lavoro vengano equilibrati. Vivere la crisi procurata dal “capitale” che ha fatto proprio il ragionamento del “liberismo del mercato senza regole”, “regolatore dello sviluppo” senza la preoccupazione sociale che può comportare, porta inevitabilmente ad essere soli. I più forti sopravviveranno! Può portare ad una via senza uscita se “il libero mercato” diventa valore, anarchia del benessere. Mette paura perché la nostra economia è debole rispetto ad altre. Le aziende si dislocano e si trasferiscono ma i lavoratori rimangono! Per questo la crisi è strutturale! E’ il “capitalismo” che non è più il motore di uno sviluppo, “imploso da solo”, dentro le sue contraddizioni in cui il tutto era “governato, plasmato dal consumismo” e ancora non si riesce a vedere una via d’uscita. La solidarietà diventa fondamentale perché necessita scelte condivise! Chi pensa che da questa crisi si può uscire decimando la forza lavoro, si troverà un paese ingovernabile! Perché la crisi non colpirà tutti equamente! E’ necessario utilizzare gli ammortizzatori sociali con saggezza, non escludendo ma includendoli in processi riformatori altrimenti ci si troverà le piazze piene di operai a manifestare il disagio sociale. Per questo ci vorrà la solidarietà in questi tempi di ristrettezza e di sacrifici. Jesi risorgerà da questa crisi, con l’equità di tutelare i diritti di tutti, specialmente dei più deboli, piccoli, flessibili, interinali, che non hanno le stesse garanzie di tutela degli altri. In questo si riconosce una città che nell’emergenza del sacrificio sa condividere un percorso che non sarà né breve né facile e cerca l’impegno politico, unitario, morale e finanziario, senza quel facile moralismo di chi è al sicuro! Remo Uncini In dialogo Opinioni a confronto 13 1 febbraio 2009 In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori. Chiediamo agli scriventi di essere sintetici. La pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente Gli scritti si possono inviare per email a [email protected] RIFLESSIONI SULLE DUE GUERRE MONDIALI, SUL “SECOLO BREVE” E IL SUO FUTURO Continua da pag. 13 numero scorso il contributo dell’avv.to Sandro Alessandroni sulla Prima Guerra Mondiale CARL GUSTAV JUNG a conclusione di una sua indagine sulle motivazioni profonde della Prima Guerra Mondiale, affermava:“la guerra non può essere spiegata dalla ragione umana o da una necessità economia”, e subito dopo aggiungeva “Tutta la guerra è stata un fenomeno psichico”, per poi spiegare, più avanti : “…(Nel 1914) nessuno era minacciato, tutti avevano danaro a sufficienza, le esportazioni della Germania crescevano di anno in anno, ecc. ecc.” Poiché non posseggo i criteri essenziali di una qualificata Indagine Psicologica, non penso di rifiutare in toto le conclusioni alle quali Jung è pervenuto nell’analizzare la complessa situazione da lui personalmente “vissuta” nel 1914. Prendo, tuttavia, lo spunto dall’ultima sua frase riportata sopra (“nessuno era minacciato, tutti avevano danaro a sufficienza, le esportazioni della Germania crescevano di anno in anno, ecc.”), per spostare la visuale dall’angolo dell’indagine psicologica, congeniale a Jung, all’angolo dell’indagine economico-politica, angolo che Jung mostra di voler completamente ignorare, partendo dalla sua convinzione - presa in via “pregiudiziale” - che “la guerra non può essere spiegata dalla ragione umana o da una necessità economica. Jung, nel formulare - da cittadino tedesco - la frase riportata sopra (“nessuno era minacciato, …..…, le esportazioni della Germania crescevano di anno in anno, ecc.”) non si era reso conto che proprio il continuo aumento delle esportazioni tedesche aveva costituito nel 1914 una grave minaccia per l’industria britannica, cioè per quella moderna attività che gli Inglesi avevano intrapreso (per primi) impiegando la macchina a vapore ideata nel 1814 dal loro Stephenson. Quella minaccia era ancor più grave per le industrie francesi, che dipendevano dalle miniere del Belgio per grandissima parte del loro fabbisogno di carbone. Nel 1914 i presupposti per una guerra “preventiva” erano già maturi. Gli stati che vedevano minacciati gli sbocchi commerciali alle proprie industrie si sentivano pienamente in diritto, anzi “in dovere verso i propri cittadini”, di correre senza indugio ai ripari, prima che l’Impero Tedesco, alleato con quello Austro-Ungarico, diventasse imbattibile. Quale maggior motivo gli Inglesi e i Francesi avrebbero dovuto aspettare, per non approfittare del conflitto scoppiato nei Balcani, e non farlo sfociare in una guerra molto più estesa? Una Guerra Europea, causata non certamente dalla Germania (che non aveva interesse a turbare l’equilibrio a lei favorevole), ma che al contra- rio era fortemente auspicata dai suoi avversari economici, l’Impero Britannico e la Francia. Il primo, l’Impero Britannico, dopo una bella vittoria a Trafalgar, aveva dovuto allearsi con la Germania per poter sconfiggere definitivamente Napoleone a Waterloo, nel giugno 1815. Quando nel giugno 1914, scoccò a Sarajevo la scintilla di un “conflitto locale” circoscritto ai Balcani, l’Impero Britannico aveva già acquisito piena consapevolezza di trovarsi (un secolo dopo Waterloo) a dover fronteggiare un altro antagonista non meno temibile di Napoleone, l’Impero Tedesco ricco di carbone e di altri minerali, dotato di superbe industrie siderurgiche, saldamente insediato in varie zone dell’Africa CentroAustrale (in una di queste si parla ancora oggi il tedesco), protetto da una flotta di navi modernissime, legato da amicizia con il Sultano di Costantinopoli e della penisola anatolica. La seconda, l’orgogliosa Francia, clamorosamente battuta nel 1870 dalla Germania, oltre a voler cancellare l’onta di quella sconfitta, si prefiggeva di metter le mani sul carbone della Ruhr e di potersi accaparrare una buona porzione delle colonie tedesche, come poi è avvenuto. E nel giugno 1919, dopo cinque anni di guerra furibonda, le potenze vincitrici Gran Bretagna e Francia, con l’art. 231 del Trattato di Pace di Versailles, non hanno mancato di addossare alla Germania la responsabilità dello scoppio della Grande Guerra Europea !… Una responsabilità che venne anche incisa a tutte lettere “maiuscole” sul cippo eretto nel Parco di Compiègne, a fianco dello storico vagone in cui gli eserciti sconfitti della Germania e dell’Impero Austro Ungarico firmarono la loro resa. Sono sempre i vincitori a scrivere la Storia, ad ammantare della loro verità le ragioni della loro vittoria. Ciò premesso, è opinione comune che la Seconda Guerra Mondiale sia stata la conseguenza diretta e inevitabile della Prima, il cui Trattato di Pace su citato aveva imposto clausole talmente dure verso i vinti (disarmo totale, esorbitante peso dei risarcimenti), e talmente “inique” verso noi italiani, considerati alleati di trascurabile importanza (malgrado i nostri 700.000 caduti), da determinare due risultati estremamente funesti. Vediamole in breve sintesi, queste vicende politiche europee davvero fatali, segnate dal destino. Nella morsa di una situazione insostenibile, la Germania finì col prendere la decisione “disperata” di affidarsi a un gruppo di nazionalisti fanatici (1932 ), ponendosi “ciecamente” agli ordini del loro capo, “il più folle” dei dittatori. Dieci anni prima (1922) il popolo italiano aveva visto il proprio Sovrano conferire (costituzionalmente?) poteri sempre più ampi a un politico avventurista e demagogo, che si era presentato al Quirinale dicendo “Maestà, Vi porto l’Italia di Vittorio Veneto”. La revisione del Trattato di Versailles, indicata da Mussolini fin dal suo insediamento, dopo il riarmo messo in atto dalla Germania Hitleriana apparve agli occhi di tutti gli Italiani un programma non più utopistico, ma realizzabile e (nel clima patriottico di allora) sacrosanto. Due nazioni nemiche nella Guerra ‘15 -‘18, dopo vent’anni si sentivano accomunate nel proposito di riscattarsi da un grave torto subìto. Il delicato seme della Pace, impiantato a Versailles senza il sostegno “indispensabile” della Giustizia, aveva fatto germogliare due dittature, che si unirono nell’ Asse Roma-Berlino, integrato ben presto da un patto d’amicizia con il Giappone. Nel primo conflitto si erano contati 8 milioni e 700mila caduti, compresi i civili deceduti per cause di guerra. Una carneficina, un’orribile strage che, dopo il breve intervallo di un ventennio (1919-’39), tornò a dilaniare l’Europa con i cinque terribili anni del secondo conflitto, dilagato poi su scala mondiale (30 sett. ’39 – agosto ’45). Questa seconda guerra, chiusa con l’apocalisse di due bombe atomiche, fece ammontare a 50 milioni il numero dei caduti, comprese le vittime civili, massacrate dai micidiali bombardamenti aerei. Le due guerre suddette sono state le più cruente a memoria d’uomo. Ma altri avvenimenti luttuosi hanno lacerato il secolo scorso, che ha avuto intervalli di pace talmente ristretti, da esser definito “Secolo Breve” Alla folla uccisa a Mosca nella prima rivoluzione russa del 1905, hanno fatto seguito la strage degli Armeni compiuta nel 1909 dall’Impero Ottomano, la guerra Italo-turca 1911-12 per la nostra occupazione della Libia, la rivoluzione bolscevica nell’ottobre 1917 con le stragi dei contadini russi per imporre i “piani quinquennali” del Regime Sovietico, la Guerra Italo-Etiopica nel 1935, la Guerra Civile in Spagna nel 1936, la Rivoluzione Cinese con la “Lunga Marcia” di Mao negli anni Trenta, la battaglia di Algeri nel 1955, le guerre in Indocina, nel Congo, in Corea, nel Viet-Nam (con le diaboliche bombe al “napalm”), nella Cambogia, nel Laos, le rivolte a Budapest (1956) e successivamente a Praga, la guerra tra India e Pakistan, quella Anglo-Argentina per le Isole Falklands, quella tra Iran e Irak, quella del Golfo contro Saddam Hussein invasore del Kuwait, le continue guerre Arabo-Israeliane, le stragi del fanatismo islamico in Algeria, le guerre civili in Cile, in Angola, in Eritrea, in Somalia, la repressione dei rivoltosi Ceceni, le 11vittime dei vari terrorismi in Irlanda, in Spagna, in Italia, in Germania, in Turchia, a Cipro, nel Libano, in Israele,.in territorio palestinese, a Lockerbie. Appartengono al secolo attuale i 3.000 uccisi nelle Torri Gemelle di New York, i 350 nella ferrovia di Madrid, quelli di Nassiriya, di Mosca, della guerra civile in Irak, ecc Nel primo conflitto si erano contati 8 milioni e 700 mila caduti, compresi i civili deceduti per cause di guerra. Una carneficina, un’orribile strage che, dopo il breve intervallo di un ventennio (1919-’39), tornò a dilaniare l’Europa con i cinque terribili anni del secondo conflitto, dilagato poi su scala mondiale (30 sett.’39 – agosto ’45). Questa seconda guerra, chiusa con l’apocalisse di due bombe atomiche, fece ammontare a 50 milioni il numerò dei caduti, comprese le vittime civili. massacrate dai micidiali bombardamenti aerei. Le due guerre suddette sono state le più cruente a memo- ria d’uomo. Ma altri avvenimenti luttuosi hanno lacerato il secolo scorso, che ha avuto intervalli di pace talmente ristretti, da esser definito “Secolo Breve” Alla folla uccisa a Mosca nella prima rivoluzione russa del 1905, hanno fatto seguito la strage degli Armeni compiuta nel 1909 dall’Impero Ottomano, la guerra Italoturca 1911-12 per la nostra occupazione della Libia, la rivoluzione bolscevica nell’ottobre 1917 con le stragi dei contadini russi per imporre i “piani quinquennali” del Regime Sovietico, la Guerra ItaloEtiopica nel 1935, la Guerra Civile in Spagna nel 1936, la Rivoluzione Cinese con la “Lunga Marcia” di Mao negli anni Trenta, la battaglia di Algeri nel 1955, le guerre in Indocina, nel Congo, in Corea, nel Viet-Nam (con le diaboliche bombe al “napalm”), nella Cambogia, nel Laos, le rivolte a Budapest (1956) e successivamente a Pragaa, la guerra tra India e Pakistan, quella Anglo-Argentina per le Isole Falklands, quella tra Iran e Irak, quella del Golfo contro Saddam Hussein invasore del Kuwait, le continue guerre Arabo-Israeliane, le stragi del fanatismo islamico in Algeria, le guerre civili in Cile, in Angola, in Eritrea, in Somalia, la repressione dei rivoltosi Ceceni, le 11vittime dei vari terrorismi in Irlanda, in Spagna, in Italia, in Germania, in Turchia, a Cipro, nel Libano, in Israele,.in territorio palestinese, a Lockerbie. Appartengono al secolo attuale i 3.000 uccisi nelle Torri Gemelle di New York, i 350 nella ferrovia di Madrid, quelli di Nassiriya, di Mosca, della guerra civile in Irak, ecc. Insieme a Jung saremmo tentati di considerare questo cammino di morte come il risultato di una psicosi collettiva, di una follia omicida e suicida che affligge il genere umano. Ma la capacità di raziocinio di cui è dotata la mente del genere umano ci fa osservare che gli Stati democratici ricorrono alle armi solamente quando sono costretti dalla necessità di fronteggiare il pericolo di una situazione “persistente” che si manifesti “chiaramente lesiva della pacifica convivenza tra i popoli”, oppure che risulti “palesemente oppressiva di una minoranza etnica”. Nel secondo dopoguerra vincitori e vinti hanno dovuto aprire gli occhi di fronte segue a pag.14 14 1 febbraio 2009 Pagina Aperta Jesi - Il Palazzo e dintorni AGENDA Il santo del giorno giovedì 29 gennaio san Costanzo, venerdì 30 santa Martina, sabato 31 san Giovanni Bosco, domenica 1° febbraio santa Verdiana, lunedì 2 febbraio Presentazione del Signore al Tempio, martedì 3 san Biagio, mercoledì 4 san Gilberto, giovedì 5 santa Agata, venerdì 6 san Paolo Miki, sabato 7 san Teodoro, domenica 8 san Girolamo. Farmacia Farmacia di turno, la notte, a Jesi Giovedì 29 gennaio Coppi, venerdì 30 Coppi, sabato 31 Calcatelli, domenica 1° febbraio Coppi, lunedì 2 Comunale 1, martedì 3 Cerni, mercoledì 4 Comunale 2, giovedì 5 Grammercato, venerdì 6 Coppi, sabato 7 Moretti, domenica 8 Coppi. Farmacia di turno, la notte, in Vallesina Giovedì 29 Macine, venerdì 30 Angeli, sabato 31 Poggio San Marcello, domenica 1° febbraio Poggio San Marcello, lunedì 2 Castelbellino, martedì 3 Pianello, mercoledì 4 Montecarotto, giovedì 5 Moie (Angelico), venerdì 6 Macine, sabato 7 Moie (Lucarelli), domenica 8 Angeli. Defunti a Jesi, salvo diversa indicazione, dal 1° all’8 gennaio Nanda Pergolini (76 anni) di Chiaravalle, Elda Radi (80), Franco Valeri (86), Augusto Bertini (77), Primo Lasconi (85), Duilio Consoli (92), Valentino Febi (95) di Poggio San Marcello, Aldina Solfanelli (85), Claudio Fioretti (70), Attilia Rocchegiani (91), Enzo Savini (78), Alessandra Maiurina (74) e Marisa Massaccesi (73) di Maiolati Spontini, Silvia Carbonari (85), Orlanda Dottori (89), Edgardo Durigan (70), Irena Dziegielewska (46), Felice Filippo Morettini (95) di Filottrano, Velia Ubertini (86) di Montecarotto, Maria Lucia Bonci (70) di Cupramontana, Dario Bardi (84). Media Vallesina - Università Col mese di febbraio inizia la seconda parte dell’anno accademico dell’Università degli adulti della Media Vallesina e prendono il via corsi molto attesi. Sono quattro i cicli di lezioni che partiranno nei prossimi giorni, dal livello base a quello avanzato, tenuti da Folco Fioretti e Giuseppe Desideri presso il laboratorio dell’Istituto agrario di Villa Salvati. Le lezioni per il corso medio e per quello avanzato inizieranno martedì 3 febbraio, mentre per quello base il primo incontro è fissato per giovedì 5 febbraio. Chi intende frequentarlo, si dovrà presentare alle ore 16,35 per stabilire quanti gruppi si potranno formare. A chi intende frequentare i corsi di livello superiore sarà invece proposto un questionario per evidenziare il grado di confidenza col computer e stabilire il livello più opportuno. Nelle prossime settimane sarà attivata anche la serie di lezioni su Fotoshop-ritocco che si terrà presso Computer World di Jesi. le due guerre mondiali segue da pag.13 ai nuovi problemi che minacciano la sopravvivenza dell’intera umanità, problemi che si configurano in due impellenti “necessità”: di non saccheggiare le risorse del pianeta, e di iniziare subito una loro equa distribuzione tra le nazioni tecnologicamente avanzate e le popolazioni ancora in stato di arretratezza. Paradossalmente saranno le popolazioni più povere, con la spinta del loro numero preponderante, a determinare nelle nazioni ricche un comportamento favorevole ad un concreto progressivo avanzamento dei meno abbienti Riepilogando: Salvaguardare l’ambiente, limitando (subito e in misura adeguata) lo sfruttamento delle risorse naturali – Ridurre gli squilibri economici in modo progressivo, puntando ad eliminarli, o quanto meno - a dimezzarli nel giro di pochi decenni - Diffondere il benessere materiale e morale a tutte le popolazioni. Queste sono le sfide da affrontare e da vincere nell’im- mediato futuro. Con oltre tre miliardi di analfabeti e con la continua crescita delle popolazioni “sottosviluppate”, le difficoltà che si presentano saranno senza dubbio “ e n o r m i ”. Ci conforta, tuttavia, la consapevolezza di avere oggi a disposizione strumenti molto più validi che nel passato. Tanto per fare un’ ipotesi, se sapremo dare alla “sfrenata”globaliz zazione odierna un indirizzo più mirato verso gli scopi suddetti l’impegno generale risulterà più condiviso e dunque più efficace. Questa migliore efficacia permetterà di “accorciare” i tempi delle necessarie sperimentazioni (2), e di ottenere, così, una diffusione sempre più estesa e più sollecita dei risultati positivi Sadro Alessandroni (2) “Provando e riprovando” (con allusione alla sperimentazione scientifica) era il motto della seicentesca Accademia del Cimento, motto tenuto in gran conto dal filosofo viennese Karl Popper, nella seconda metà del ‘900. Luconi contro Luconi Io, il mio amico dalla fan- nalista Giuseppe Luconi ciullezza ed ex direttore abbia preso un abbaglio, del nostro settimanale, è stato questione di un lo leggo sempre nella sua attimo. Che ti faccio? rubrica “Del più e del Prendo l’ultima opera di meno”. Mi pare che que- Luconi, quella bella pubsta volta – e ne sono or- blicazione “Conoscere goglioso – sono riuscito a Jesi” elaborata sapientecoglierlo in castagna leg- mente con la collaboragendo il suo articolo del- zione della bravissima la settimana scorsa. Lui Paola Cocola, cerco la che è sempre così preci- parola “monumento” ed so, così meticoloso, così ecco che, con gioia infiscrupoloso nel darti una nita, ci trovo questa bella notizia che deve essere sfilza di nomi e cognomi: sempre ponderata, girata monumento a Federico e rigirata perché sia esat- II (1995), monumenta al centouno per cen- to ai caduti del mare to….proprio lui è caduto (2001), monumento ai nella trappola dell’errore. caduti di tutte le guerEcco il fatto, e ditemi voi re (1967), monumento se non ho ragione di van- ai caduti per l’inditarmi di averlo …colto in pendenza (1884), mofragrante! numento al bersaglieNel suo ultimo artico- re (1985), monumento lo riferisce che un certo alla Savoia Marchetti sacerdote toscano, don (2006), monumento al Giovanni Girolamo Carli, lavoro (2004), monupassando per Jesi – sia- mento ai martiri XX mo nel 1765 - scrive che giugno (1988), monuin città “non vi si trova- mento alla speranza no né iscrizioni né altri (1983), monumento al monumenti pubblici…” E piccolo cordaio (1984), Luconi commenta: “Lo monumento a Pergoleannotava 250 anni fa. Se si (1910). Undici monupassasse oggi il suo giu- menti – diconsi undici dizio non cambierebbe - dopo il viaggio di don molto”. Un commento Carli a Jesi nel 1765. Se feroce che colpisce tutte passasse oggi, come aule generazioni iesine suc- spica Luconi, cambierebcedutesi dal 1765 ad oggi. be - e come! - il suo anPensare che, in genere, i tico giudizio sulla nostra commenti di Luconi sono città! Sgranerebbe tanto da par suo, e cioè soffusi di occhi proprio per la di un sorriso appena ab- stupefacenza dei tanti bozzato che ora è di con- monumenti iesini! senso, ora di leggera iro- E adesso? Come potrà nia, ora di perdono o di rimediare il nostro cacompassione, ora di de- rissimo Luconi a questo licata malizia. Insomma, storico madornale errore un sorriso sempre buono che ha offeso decine di e super-comprensivo del- generazioni? Con chi se le debolezze umane. Ma la prende se non con se questa volta ha esagerato stesso che smentisce se un po’ perché il sorriso, stesso? maliziosetto anzichè no, v.m. è rivolto ad una miria- P.S. – In via riservata de sterminata di iesini. devo confessare che io, E anche a me! – ecco il senza il libro “Conoscepunto – a me che ho re Jesi” non sarei mai sudato le sette fatidiche riuscito a rintracciare camice per erigere il mo- tutti questi monumennumento ai caduti. Dal ti. Che poi siano tutti puntiglio al dubbio che proprio stupefacenti…. il famoso amico e gior- si fa per dire….. NotizieBrevi Niente da dichiarare? L’associazione di volontariato onlus Liberi nell’Amore, con il patrocinio del comune di Monte Roberto presenta “La compagnia dei dilettanti … ma non troppo” in “Niente da dichiarare?”, commedia brillante in tre atti di C.M Hennequin e P. Veber. Lo spettacolo si svolgerà presso il centro sociale polivalente di Pianello Vallesina, sabato 31 gennaio e domenica 1° febbraio alle ore 21. Il ricavato delle rappresentazioni sarà interamente devoluto all’Orfanotrofio di Stankovo (Ragione di Minsk-Bielorussia). Prevendite presso l’edicola di Pianello Vallesina e la rivendita giornali Ludovico di Moie. Integrazione L’ultimo incontro della rassegna Alfabetica, incontri letterari con i nuovi scrittori in lingua italiana si svolgerà venerdì 30 gennaio alle ore 18 presso la Biblioteca Planettiana, del Palazzo della Signoria di Jesi. Saranno presenti gli autori Cristina Ali Farah e Julio Monteiro Martins. Questi incontri sono promossi dall’Associazione Casa delle Culture di Jesi in collaborazione con il Comune. Consiglio straordinario sull’occupazione I consiglieri comunali di Jesi dei Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica hanno proposto la convocazione di un consiglio straordinario sulla difficile situazione che il mondo del lavoro sta attraversando anche nel nostro territorio: «Le notizie delle crescenti difficoltà in numerosi settori produttivi presenti nella zona e i relativi importanti riflessi sulla situazione occupazionale, con la crescente richiesta di utilizzo di ammortizzatori sociali da parte delle aziende, impongono di richiedere la convocazione di un consiglio straordinario aperto sulla situazione occupazionale locale». Latte Fresco Alta Qualità 15 Non solo sport 1 febbraio 2009 Pesca sportiva, federazione provinciale: rinnovo del consiglio VOLLEY Si gioca lunedì 2 alle 20.30 E’ stato rinnovato il consiglio provinciale della Fipsas, la federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee, nel corso di una partecipata assemblea nella sala della seconda circoscrizione, a Jesi, sabato scorso. Ha preso parte ai lavori e alle successive premiazioni anche il delegato provinciale Fipsas Fabio Pagliarini. L’incarico di presidente è stato confermato a Sandro Fiorentini che ricopre questo ruolo da circa sedici anni; nel nuovo consiglio sono risultati eletti: Adriano Togni, Juri Rango, Massimo Boriani, Alessio Fiordelmondo, Daniele Bagnoli e Thomas Giaccaglia; segretario della sezione Gabriele Martelli. Le altre cariche sono state così assegnate: presidente settore acque interne Renato Mangialardo, presidente settore acque marittime Sergio Frezzotti, presidente settore attività subacquee Carlo Brecciaroli, didattica attività subacquea Celestino Molinari. Fiorentini si è dichiarato a grinta della Monte Schiavo Banca Marche è stata più forte della sfortuna e di Bergamo. Domenica scorsa davanti ai duemila del PalaTriccoli, le “prilline” hanno avuto la meglio sulle forti lombarde dopo cinque tiratissimi set (parziali: 16-25, 25-18, 17-25, 25-21, 16-14). Lunedì scorso Isabella Zilio si è operata al menisco a Jesi, ne avrà per un mese. Contro la Foppapedretti l’ha sostituita Mataloni. Con Bergamo ha fatto il suo debutto in maglia jesina, il nuovo acquisto, la schiacciatrice slovena Tina Lipicer (nella foto). Nata il 9 ottobre ’79, alta 183 cm, la Lipicer nelle ultime due stagioni ha giocato con il Cska Mosca. Mercoledì 21 Rinieri Fiorentini ancora presidente soddisfatto delle attività della federazione, in particolare per la partecipazione dei giovani: “Per noi è molto importante la realtà giovanile: grazie al contributo di tanti abbiamo attivato dei corsi alla scuola elementare dove abbiamo ottenuto un grande coinvolgimento e un grande entusiasmo sia dei bambini che dei loro genitori. Quattro anni fa eravamo 900 tesserati, ora siamo 1210: soltanto in questo ultimo CALCIO Eccellenza E’ finito con un gol per parte l’anticipo tra Jesina e Castelfrettese. I leoncelli anticipavano al sabato la partita di campionato, perché il calendario li obbliga a disputare mercoledì l’incontro di Coppa Italia, a cui ovviamente tengono moltissimo. Sicchè, pur guardando alla finale di coppa, hanno onorevolmente tenuto testa all’incontro casalingo. E quando al 15’ il castelfrettese Principi ha infilato la nostra porta per lo 0 a 1, non hanno lesinato nei tentativi di segnare il pari. E questo specialmente nella ripresa, fino a quando il guizzante Somma al 66’ realizza prontamente l’1 a 1. Seguono poi azioni speculari, nella ricerca del gol vincente ed ambedue le compagini falliscono nell’impresa, mangiandosi un gol per parte. I due mister si dichiarano soddisfatti per la bella prova sfoderata dai loro giocatori. Specie mister Trillini, lieto per il forcing dei nostri, nella seconda parte dell’incontro, anno abbiamo avuto un incremento del 14%; è un dato in controtendenza a tutte le altre federazioni. L’auspicio è che siano sempre in tanti i tesserati di questa società e che ci sia tanta collaborazione tra i responsabili e gli sportivi.” Nella foto da sinistra il presidente dell’assemblea Mario Giuseppe Leonardo, Sandro Fiorentini e Fabio Pagliarini. che prelude favorevolmente all’impegno di Coppa Italia. In bocca al lupo! Promozione A San Marcello, vittoria dei nostri (2-1) sulla blasonata Pergolese, che avrebbe potuto incassare anche di più, viste le occasioni ammannite dai nostri, guidati da mister Bozzi. Invece il Vallesina, indomito, non si salva da un rigore ed un colpo di testa dei padroni di casa (2-1). Prima categoria A Castelplanio, Le Torri impongono il pari al Cupramontana (0-0). Seconda categoria A Castelbellino, si sveglia l’Aurora con un poker (0-4). La Sampaolese vince ad Argignano (2-3). Il Monsano batte (2-1) la Cameranese. Borgo Minonna supera la coriacea Serrana (2-1). A Cerreto, perde l’Aesina (3-0). Altrettanto fa la Labor a Castelfidardo (3-0). Vir BASKET Ingaggiato l’italo-brasiliano Paulinho La Fileni Bpa con Brindisi anticipa S ulla sirena si sono spente le speranze della Fileni Bpa di sbancare Pistoia. Domenica scorsa, infatti, i toscani si sono aggiudicati l’incontro 72 a 71 grazie ad un tap-in di Tyler proprio all’ultimo secondo. “Abbiamo perso molti palloni – ha detto coach Zanchi a fine gara – 24 sono una enormità e la nostra squadra non se lo può permettere soprattutto quando le gare sono così tirate”. Con Pistoia ha fatto il suo esordio con la Fileni il nuovo acquisto, il ventiquattrenne play italobrasiliano Paulo Heitor Boracina detto Paulihno (nella foto, a destra di Zanchi). 184 cm, alla prima esperienza in Italia, Boracina proviene dal Pinheiros San Paolo ed era stavo visionato dal general manager Zenobi alla Summer League di Treviso a giugno. La classi- fica dopo il secondo turno di ritorno: Varese 22 punti; Veroli, Fileni Bpa Jesi, Soresina, Casale Monferrato, Reggio Emilia 20; Scafati 18; Rimini, Roseto, Sassari, Livorno, Pavia 16; Venezia, Brindisi 14; Pistoia, Imola 12 punti. Oggi, sabato 31 gennaio, al PalaTriccoli arriva la ma- tricola Brindisi (ore 20.30), formazione a caccia di punti salvezza. All’andata finì 93-85 per gli arancio-blu. Giovedì 5 la Fileni tornerà in campo per il turno infrasettimanale. Gli jesini faranno visita al Roseto (ore 20.30). All’andata finì 94-68 per gli arancio-blu. Giuseppe Papadia La Monte Schiavo riceve il Perugia L la vedranno con le francesi dell’Albi. La classifica dopo la terza giornata di ritorno: Pesaro 46 punti; Bergamo 37; Novara, Monte Schiavo Banca Marche Jesi 33; Busto Arsizio 30; Perugia 28; Sassuolo 27; Conegliano 24; Castellana Grotte 23; Pavia 16; Cesena, Santeramo 14; Vicenza 7; Chieri 4 punti. Oggi, lunedì 2 febbraio, le “prilline” ricevono al PalaTriccoli la visita del Perugia (ore 20.30) dell’ex Togut. La e compagni avevano battu- gara sarà trasmessa in diretto al PalaTriccoli le rumene ta su Sky Sport. Le umbre della Dinamo Bucarest per dopo una brutta partenza, 3-0 (parziali: 25-21, 25-12, stanno risalendo la classifi25-19) nella gara di ritor- ca. All’andata finì 3-1 per le no degli ottavi di Challenge rossoblu. Cup. Le jesine nei quarti se Gip JUNIORES JESINA: quarta in graduatoria Si è smarrita la vittoria C i aspettava il riscatto invece… Ecco un altro “mezzo” passo falso della Juniores della Jesina che non va oltre il pari (2-2) a Pianello contro il modesto Vallesina Calcio, attualmente penultimo nella classifica del campionato regionale Juniores girone B. Match ben giocato dalla formazione di mister Belardinelli che è padrona del campo e del gioco, ma che non riesce a finalizzare la fase conclusiva dell’azione. La prima frazione di gara si chiude con il punteggio di 1 a 0 a favore dei biancorossi, grazie ad una rete di Cecati che con una puntata trafigge l’estremo difensore locale. Nella ripresa il Vallesina raggiunge la parità, dopo al successo”. La “New-Entuno “svarione” della difesa ry” continua: “Ultimamente jesina. ci mancano aggressività e Poco dopo i “baby leoncelli” tenacia in mezzo al campo. passano di nuovo in van- Adesso bisognerà ritrovataggio, ancora con bomber re la condizione migliore e Cecati, autore di una effi- sacrificarsi di più, anche in cace “serpentina”. Gli ospiti allenamento, in modo da calano un attimo la con- disputare al meglio questa centrazione e, proprio in ultima fase di campionaquegli istanti, subiscono il to che si prevede davvero pareggio del Vallesina (2-2). dura”. Il triplice fischio equivale a La squadra di Belardinelli tanto rammarico… è ormai praticamente fuori Riccardo Mancinelli, da dal gioco “scudetto”: quarta metà dicembre nuova pun- posizione nella graduatoria, ta dei bianco-rossi, appa- a meno sedici lunghezze re deluso: “Abbiamo fatto dalla capolista Piano San bene in un campo “pesante” Lazzaro che ha schiantato ma purtroppo ci è mancato per 5-2 la Castelfrettese. un pizzico di cinismo. In “Bomber Mancio” conclude difesa abbiamo commesso con amarezza: “La vetta ora degli errori e su questi do- è un’utopia…” vremo ripartire per tornare Daniele Bartocci La Uisp raccoglie le firme per favorire l’attività dilettantistica No al certificato, un costo per le famiglie L’ iniziativa parte dal Comitato Uisp (unione italiana sport per tutti) di Jesi. Obiettivo: raccogliere almeno 10 mila firme, tra quelle in forma cartacea e quelle on line (su www.uisp.it/jesi), per chiedere che «la Giunta Regionale delle Marche e il Consiglio Regionale tutto si adoperino per approvare l’abolizione della “certificazione medica per le attività ginnico-motorie a carattere ludico e sportive non agonistiche” o in via subordinata che ne sia disposta la totale gratuità». È possibile firmare presso il Pala Triccoli (dalle 16 fino a tarda serata), nella palestra di piazza Garibaldi a Chiaravalle, in molte palestre del territorio, via web, e, tra una ventina di giorni, in occasione di una raccolta all’aperto, in piazza a Jesi. I particolari sono stati presentati da Claudio Coppari e Stefano Squadroni sabato 24 gennaio, nella sala stampa del Pala Triccoli, alla presenza di istruttori, rappresentanti e dirigenti Uisp. Sottolineata l’importanza dell’attività fisica nel miglioramento dello stato di salute dei cittadini, fatto presente come l’esercizio fisico regolare abbia effetti preventivi e terapeutici su molte patologie e sulla qualità della vita, si è precisata la distinzione tra attività sportiva, che necessita di un accertamento preventivo di idoneità sanitaria e di una certificazione, e semplice attività motoria con finalità educative o ludico-ricreative. «L’esercizio di attività motoria» precisano «sia in forma libera che secondo codificate discipline sportive, non necessita di alcun preventivo accertamento sanitario essendo esternazione di naturali potenzialità fisiche». Su questa direzione si sono mosse direttive emanate da Veneto, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, province di Trento e Bolzano, nonché un disegno di legge approvato dal Senato il 12 dicembre 2007, ma decaduto per il successivo scioglimento delle camere. «Questa non è una proposta di legge» sottolinea Coppari, presidente della Uisp di Jesi «è una richiesta e saranno i politici che dovranno prendere provvedimenti in questo senso. Non cerchiamo polemiche, ma pensiamo che sia una strada giusta e speriamo che venga compresa nel modo migliore». «Da tempo portiamo avanti questa battaglia, anche interpellando l’assessore regionale Mezzolani» dice il presidente regionale Uisp Valter Vicini «rientra nel diritto al gioco». «Prima era un servizio gratuito» afferma il dirigente Uisp Sergio Mosconi «oggi non solo è un costo (50 euro) ma non coincide con un effettivo controllo della salute», «un costo per le famiglie, soprattutto con più figli, a fronte di un controllo medico non proprio efficace» ribadisce Alfiero Canesin, candidato al congresso regionale Uisp. Maria Chiara La Rovere 16 Esperienze 1 febbraio 2009 Giancarlo Aquilanti: un’opera lirica per un compositore jesino L Dalla vecchia Europa al Nuovo Mondo ’intervista è rubata dietro le quinte del Pergolesi tra un intervallo e l’altro del Concerto per l’Avis, il 4 gennaio. Il personaggio in causa è il M° Giancarlo Aquilanti, ritornato a Jesi durante le festività per presentare e dirigere, in prima esecuzione assoluta, l’ Inno dell’Avis, da lui stesso composto, che impegnerà insieme le corali ‘Brunella Maggiori’, ‘Pergolesiana’ e ‘Regina della pace’. Resterà in città ancora per qualche giorno, ma non sarà facile trovare altre occasioni per avvicinarlo. Un breve profilo. Il M° Aquilanti risiede dal 1985 in America dove è volato dopo aver compiuto gli studi al Conservatorio di Pesaro. Effettivamente, a guardarlo, può far pensare ad un uccello migratore: alto, magro, con un instabile ciuffo di capelli che gli cade sugli occhi vivaci e at- tenti, assomiglia vagamente ad un airone. Dunque in America, all’università di Stanford, inizia la sua carriera d’insegnante di Armonia e Composizione e tanto si fa apprezzare per i suoi meriti didattici da ricevere nel 2004 un ambito riconoscimento: il premio ‘Walter J. Gore’. La sua attività si diversifica. Agli studi tradizionali di armonia abbina quelli, d’avanguardia, di musica moderna ed elettronica. Venuto a contatto con culture musicali europee, afro-americane, esotiche, elabora uno stile personale in cui folclore, jazz, musica colta si contaminano. E’ autore di molte composizioni cameristiche, per coro e per banda. Ha ricevuto commissioni da numerose istituzioni americane e italiane, fra le quali anche la Filarmonica Marchigiana. Svolge in tutto il mondo una intensa MA GLI OCCHI VERSO IL CIELO attività di direttore d’orchestra. Le notizie raccolte sul suo conto semplificheranno il dialogo. Il tempo a disposizione è poco e obbliga a domande e risposte brevi: Bentornato a Jesi. Che notizie ci porta da oltre oceano? Sempre molto da fare; specie ora, con un progetto molto importante E cioè? Un’opera lirica, alla quale lavoro da diversi mesi Davvero? Ce ne parli Ha per titolo “Oxford companions”. Mi ha suggerito di comporla un filosofo, Neyl Van Leewen. Lo conosco da tempo ed è l’autore del libretto Di che cosa tratta? Dell’amore di due giovani che scoprono come i rispettivi genitori siano stati nemici fra loro, l’uno nazista, l’altro ebreo. Dovranno decidere se lasciarsi a causa di Libertà compressa nel grigio d’un lagher ferita, oltraggiata distrutta da mani nemiche spietate… Ma gli occhi rivolti al cielo! Attimi I sentimenti le ricorrenze briciole… Prima che li rapisca il nulla esasperante e la morte… Ma gli occhi rivolti al cielo! Libertà qui, oggi intasata dal progresso dal tutto, dal tanto e dallo spreco… brancolando lo sguardo! Istituto d’Arte e Fondazione: 3° Premio Arte E.Mannucci D edicato a Giovan Bat- di un pezzo dell’opera “ La tista Pergolesi, in vista Serva Padrona”. del terzo centenario dal- Unitamente alle creazioni la sua nascita, il 3° Premio dei ragazzi dell’Istituto d’ArArte Edgardo Mannucci. te, sono state esposte dal Un concorso riservato alle 17 gennaio e premiate nella scuole secondarie di 1^ gra- serata del 24, quelle delle do della Vallesina, promosso scuole secondarie di primo e realizzato dall’Istituto Sta- grado che hanno aderito tale d’Arte “E. Mannucci” in al concorso: “Lorenzini” e collaborazione con la Fon- “Leopardi” di Jesi, “G. Perdazione Pergolesi-Spontini. golesi” di Monsano, “ColocAttraverso lo studio di do- ci” di San Marcello. cumenti e opere del celebre L’iniziativa, attivata in vista musicista, i ragazzi del ter- dell’Orientamento in entrazo anno dell’Istituto d’Arte ta, si è articolata nelle due hanno potuto ispirarsi dal sezioni di pittura e di sculpunto di vista plastico e rea- tura. Positivo il bilancio dellizzare, con materiali poveri, la manifestazione perché composizioni interessanti, molti ragazzi, che non conocome lo spartito esposto scevano Pergolesi e l’Opera, all’ingresso del Palazzo dei hanno avuto l’opportunità di Convegni, con la “scrittura” accostarsi sia al personaggio una situazione familiare così difficile o superare il conflitto grazie all’amore. Indubbiamente un bel soggetto. Da quando lavora a quest’opera? Dal maggio scorso. Penso di completarla entro la prossima estate Ha già sottoposto a qualcuno la partitura? Ad Alessio Vlad, Direttore Artistico del ‘Teatro delle Muse’ di Ancona. Mi ha assicurato che la prenderà in seria considerazione. In California intanto se ne è interessato anche il teatro di St. Josè, presso San Francisco A proposito. Che ambiente musicale c’è in America? Frizzante, direi. Non si dimentica la tradizione, ma si è pronti a recepire le novità. Una mentalità aperta. Il teatro di San Francisco è sempre esaurito. La chiacchierata si interrompe. E’ il momento di entrare in scena per l’Inno dell’Avis sia a questa preziosa dimensione culturale, assecondando in un certo senso la politica della Fondazione che è appunto quella di abbassare l’età anagrafica di coloro che frequentano il Teatro. Premiati sei tra ragazzi e ragazze per la creatività e l’originalità nella composizione, nelle idee. Originalità che li ha portati a realizzare una rappresentazione con il linguaggio dei Manga. Riconoscimenti sono stati assegnati anche alle scuole. Fotoservizio Paola Cocola Nella prima foto la prima opera classificata nella sezione scultura, scuola media; nella seconda il primo elaborato nella sezione pittura. che suscita impressioni fugaci: una visione dall’alto della terra, un volo libero nello spazio, folate di vento, un gioioso stupore. Si espandono, si rincorrono come echi le voci, assecondando un simpatico, originale ‘allegro con swing’. Al termine, dopo gli applausi, il compositore è disposto a rispondere ad un’ultima domanda: Ma gli occhi non guardan il cielo! Parole frastuoni… Poi solo i silenzi senza ruote fili o canali faranno i pensieri più equi e solidali?… …Gli occhi rivolti al cielo! Hey Giò ! Ma lei si sente più marchigiano o più americano? Più marchigiano; anzi, più jesino. E’ per questo che sono qui. E allora, arrivederci. Voli pure oltremare, ma ritorni presto per raccontarci un’altra bella storia scritta sul pentagramma. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Condurrà una mano più amica lo sguardo di là del confine?… Verso il sereno! E …Gli occhi rivolti al cielo! Maria Giannetta Grizi (27 gennaio giorno della MEMORIA)