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Settimanale d’informazione
ANNO LVI- N. 3
euro 1
www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 1 febbraio 2009
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Editoriale
La crisi è arrivata...
di Remo Uncini
Ricordate quando Jesi veniva svegliata
alla mattina dalle sirene delle fabbriche
che si confondevano con le campane
del Duomo e di S. Pietro e che chiamavano i lavoratori al lavoro e i fedeli alla
messa del mattino? Era come respirare
una città che da sempre ha avuto una
tradizione manifatturiera insieme ad
una religiosità che ha da sempre espresso. La crisi che sta arrivando colpisce il
tessuto economico e sociale. Tutti lo temevamo. Se non si ferma può cambiare
la nostra “piccola Milano”, che è diventata tale a partire dai cordai, dai bozzoli, dalle prime fabbriche tessili per poi
arrivare alla grande industrializzazione.
La globalizzazione sta mettendo tutti di
fronte alla dura realtà! La finanza facile
si è riversata sull’economia reale trascinandola nel baratro dell’insolvenza!
E’ necessario trovare insieme una via
d’uscita: Chiesa, imprenditori, sindacato, società civile. Il vescovo Rocconi
partecipa da vicino alle difficoltà di tante persone della Vallesina che rischiano
di perdere il posto di lavoro. “La fase
che stiamo vivendo è preoccupante e
questo comporta una sofferenza per
tutti” ha detto il Vescovo che insieme
ai parroci sta cercando di condividere
questo momento; la Caritas diocesana
è in prima linea, ogni giorno.
Siamo di fronte a cambiamenti epocali;
questo sviluppo non può più reggere.
C’è disparità tra la velocità tecnologica del produrre e del consumare; si
produce di più rispetto al consumo! La
debolezza della nostra realtà è che la
produzione industriale di prodotti di
massa si sta trasferendo altrove, dove è
più conveniente. Eppure la qualità della
nostra manodopera, da tutti invidiata,
oggi passa in secondo piano rispetto
ad una manodopera a costo più basso
anche se meno specializzata. L’amministratore delegato della Fiat, Sergio
Marchionne, ha messo in allarme i
sindacati, nei giorni scorsi, comunicando che nello stabilimento di Tichy,
in Polonia, vengono prodotte 400 mila
segue a pag.12
Domenica 1° febbraio: Giornata per la Vita
La forza della vita nella sofferenza
I
l messaggio che i vescovi che non riescono più a gestire
hanno scritto in occasione da sole: ci è chiesto di prendella XXXI Giornata per la derci cura di loro e della loro
Vita pone al centro della rifles- sofferenza.
sione il binomio vita-sofferen- Inizialmente ci preoccupiamo
za. Tante sono le forme della di accogliere la persona, di
sofferenza umana e le sue cau- farla sentire a proprio agio,
se molteplici e di varia natura. disponibili all’ascolto, indiSi parla di sofferenza fisica e di pendentemente dal problema
sofferenza morale in riferimen- che provoca tale sofferenza;
to alla dimensione corporea poi, dopo averla ascoltata,
e spirituale dell’essere umano dobbiamo valutare se siamo
ed anche per definire i campi in grado di prenderci cura
di intervento e di cura della del suo disagio. Appurato ciò,
sofferenza stessa. Nell’uno e cominciamo il lavoro vero e
nell’altro caso è l’amore che se- proprio che è quello di FAR
gna la differenza tra il curare e EMERGERE I SENTIMENTI:
paura, rabbia, tristezza, conil prendersi cura.
Lo sanno bene i consulenti fa- traddizioni e poi anche i senmiliari che operano nel Con- timenti positivi: gioia, positisultorio “La Famiglia” che da vità, fiducia.
anni sono impegnati nell’offri- Solo in parte ci prendiamo
re un aiuto qualificato e gra- cura della causa della soffetuito alle persone, alle coppie renza, quello di cui noi ci ine alle famiglie, portatrici di teressiamo sono i sentimenti
sofferenza. Essi sono specia- che il cliente prova, le ragioni
listi formati all’ascolto attivo, per cui è arrivato a quel punall’accoglienza, all’empatia, al to e, se è possibile, ricostruire
rispetto solidale della persona; le relazioni interpersonali con
capaci di aiutarla a sviluppa- i co-attori della sofferenza
re le proprie risorse interne. stessa.
Sono esperti delle dinamiche Vorrei fare alcuni esempi
della comunicazione e della esplicativi: se il cliente sta
relazione, consapevoli che oc- soffrendo per la morte o la
corre una formazione continua malattia di un proprio caro
per non perdere mai di vista la io non lo posso aiutare perchè ciò si annulli, ma lo posso
centralità della persona.
Si ispirano alla concezione cri- aiutare a capire che significastiana della vita e dell’essere to ha per lui/lei la perdita di
umano e nel messaggio evan- quella persona, posso aiutarlo
gelico colgono l’invito all’acco- a dire Addio lasciando dentro
glienza verso tutti senza alcuna di sé solo la grande malincodiscriminazione, al rispetto di nia di un distacco, ma avendo
ogni persona e della sua co- perdonato e chiesto perdono
di tutti i “sospesi” psicologici
scienza.
Ecco la testimonianza di una che aveva con quella persona.
Vivere la profonda sofferenza
operatrice.
“Il nostro primo compito è nell’accompagnare un malato
ascoltare le persone che si ri- o i sensi di colpa nel non poter
volgono a noi. Esse sono in stare vicino a un malato come
uno stato di sofferenza tale si vorrebbe è difficile, ma se
Veglia
rovesciamo il problema ci accorgiamo che grazie a questa
sofferenza impariamo a valutare la nostra vita e ciò che ci
circonda con occhi differenti.
Se viene una coppia in crisi
a volte la rabbia di ciò che
sta vivendo è talmente forte
che non si riesce ad avvertire
la sofferenza: permettendo di
esprimere tutti questi sentimenti e mettendoli poi in ordine si offre alla coppia stessa
la possibilità di prendere delle
decisioni valutando più i sentimenti negativi e positivi che
le azioni degli stessi.
Per concludere, in consulenza la sofferenza è uno “strumento” per aiutare il cliente a
prendere coscienza di sé e fare
delle scelte più consapevoli:
chi viene non sa che vi sono
diverse possibilità per affrontare o superare un problema,
è compito del consulente accompagnare il cliente nel cammino che lo porterà a questa
consapevolezza e il consulente
riuscirà nel proprio intento
Foto Gennari/SIR
solo se sarà in grado di dare
calore: la persona cambierà
quando si sentirà amata.
Il consulente ha gli strumenti per estrapolare dalla sofferenza i sentimenti positivi
in modo che il cliente diventi
consapevole che è potuto crescere anche grazie a quella
sofferenza.”
Per il Consultorio
“La Famiglia” la presidente
Anna Maria Massacci
Domenica 1° febbraio 2009
si celebra la XXXI Giornata
per la Vita. Il tema proposto
dai Vescovi per quest’anno è: “La forza della vita
nella sofferenza”. Nella nostra diocesi, alle ore 18, la
celebrazione Eucaristica
in Cattedrale presieduta
dal Vescovo mons. Gerardo Rocconi e animata
dai bambini delle scuole
dell’infanzia della diocesi.
di preghiera per la pace
Venerdì 30 gennaio alle ore 21 presso la Chiesa dell’Adorazione (a Jesi in Piazza della Repubblica) l’Azione Cattolica
promuove la Veglia di preghiera per la pace sul tema dettato dal Papa in occasione della Giornata Mondiale per la Pace:
“Combattere la povertà, costruire la pace”.
Tutti sono invitati a partecipare
Il senato approva il federalismo fiscale. Ora tocca alla Camera.
Una rivoluzione fiscale che lascia molto perplessi
C
he Bossi tocchi il cielo
con un dito perché il sogno del federalismo fiscale sta
diventando una realtà, non
meraviglia nessuno: è stato
ed è il suo cavallo di battaglia
di sempre. Fra qualche mese
anche la Camera, con o senza modifiche del progetto di
legge già approvato dal Senato, darà il via alla rivoluzione
finanziaria. Ci vorranno due
o tre anni per la sua effettiva
entrata in vigore data la necessaria emanazione di alcuni
decreti applicativi piuttosto
complessi.
Ma perché la Lega ci tiene
tanto a questa legge? Perché,
di fatto, determinerà un cammino sempre più autonomo
delle singole Regioni, in quanto ciascuna, seppure gradual-
mente, avvierà una effettiva
emancipazione finanziaria e
una riscossione diretta delle
proprie imposizioni fiscali. Si
determinerà, fra le Regioni
del nord e quelle del sud, una
differenziazione sempre più
accentuata in tutti i settori, da
quello occupazionale a quello
gestionale dei servizi pubblici.
Che oggi questa differenza sia
già rilevante, è un dato storico
nonostante tutte le varie “Casse del Mezzogiorno” a favore
del Sud deliberate dai governi
in 60 anni. Poiché i fattori che
hanno sempre determinato
questa differenza tra Nord e
Sud, permangono tutti vivi
e intatti (il prefallimento del
comune di Catania vale come
esempio) non ci vuole la sfera di vetro per prevedere che
l’autonomia finanziaria accentuerà le differenze. Avverrà come avverrebbe se voi
date l’autonomia finanziaria a
due fratelli: il primo, animato
da senso di responsabilità e
da spirito di iniziativa, capace
di gestire e investire danaro,
progredirà; il secondo, che
manca delle doti del primo,
finirà per sperperare rovinandosi la vita. E’ quello che vuole Bossi: il Nord cammini per
la sua strada in modo spedito,
il Sud vada a remengo.
***
Il mio non è pessimismo; è realismo confortato dalla storia
e dalle vicende di tutti i giorni.
In almeno quattro regioni del
Sud, l’esperienza dimostra che
ai livelli politico-amministra-
tivo-istituzionali, manca in
gran parte il senso dello Stato, che l’interesse individuale
prevale su tutto, che le mafie
di ogni colore sono arrivate a
poter condizionare in quantità spaventosa il commercio,
le imprese, i lavori pubblici, i
concorsi, la sanità, l’agricoltura, forti di un’organizzazione
che conosce soltanto la violenza e forti di un’incredibile
massa di danaro sempre crescente, alimentata dal malaffare e dalla droga. Per cui, nel
Sud, l’autonomia finanziaria
andrà a favore delle forze
perverse: sarà un ulteriore
incentivo per rafforzarle. E’
vero che il progetto di legge non prevede questo; anzi,
prevede proprio il contrario.
Infatti vuole decentrare “auto-
nomia e responsabilizzazione
finanziaria”, graduare l’equiparazione degli introiti delle
singole Regioni in modo da
permettere l’equiparazione
dei servizi sociali e pubblici, istituire tributi regionali
e di Enti locali che non confliggano con quelli dello Stato, assicurare la “premialità
dei comportamenti virtuosi”
(cioè garantire un bel premio
alle Regioni che spendono di
meno pur ottenendo servizi
migliori), prevedere “meccanismi sanzionatori” per
chi amministra male, non
aumentare il personale che
dovrà essere quello che verrà
trasferito dallo Stato, ridurre
e semplificare la pressione
fiscale. Ma il fatto che, nonostante le insistenze di tanti, il
ministro dell’economia Tremonti non sia in grado di prevedere l’onere finanziario esigito dalla riforma, denuncia
la complessità della manovra
e del suo elevato peso finanziario, al di là di tutti gli auspici e previsioni volute dallo
stesso progetto. Aumenterà la
burocrazia, aumenteranno le
tasse. Avverrà proprio come
per le province: sono inutili e
vanno soppresse, ma ne sono
state create altre otto, tutti
d’accordo! Solo in Sardegna
da tre a sei!
Conclusione. Il federalismo
fiscale votato dal Senato costituisce il primo grande passo verso la separazione del
Nord dal Sud. E’ il grande sogno della Lega.
Vittorio Massaccesi
2
Cultura e società
1 febbraio 2009
Del più e del meno
Anche la chiesa della Morte...
di Giuseppe Luconi
U
na e.mail di don Vittorio Magna°°°
nelli mi riporta all’argomento tratInsomma, si voleva abbattere la chiesa
tato in questa rubrica nel numero scorso: della Morte per aprire proprio in quel punla demolizione del campanile di San Luca to della piazza una nuova strada per rage lo scampato abbattimento della chiesa di giungere la stazione.
San Nicolò e dell’Arco Clementino. Don
Sono andato a rileggermi un brano del
Vittorio mi manda uno stralcio del verbale libro “Vivere a Jesi nel Novecento” di Vidella riunione del Capitolo della Cattedrale taliano Cinti in cui parla del passato che
del 19 maggio 1932, un cui si legge quanto se ne va, cancellato dalla “mania distrutsegue.
trice degli uomini nuovi”. Cinti immagina
“…Quinta proposta - Domanda del Po- il trauma subito dal benpensante jesino
destà (la quale conservasi in Archivio) per “quando abbatterono senza misericordia
l’espropriazione e demolizione della Chie- il monastero delle Monachette, proprio
sa della Orazione e Morte a motivo della dentro la cerchia delle mura antiche, lanuova strada per la Stazione.
sciando forse meglio ammirare le colline
Prese la parola per quest’importan- ora arse ora verdeggianti, ma cancellando,
te argomento il rev.mo
con i maledetti piccoPriore mons. Gianfranceni, e per sempre, seschi esponendo il seguencoli di storia. La steste consulto: Il sig. Podesa sorte era toccata al
stà ha scritto a S.E.Mons.
torrione della piazza
Vescovo che si vorrebbe
della Morte ed ora
attuare un antico progetil piccone stava per
to di una via più commoabbattersi sulla bella
da (sic) e decorosa dalla
chiesuola di S.Maria
stazione ferroviaria al
del Portone, la Rotoncentro della città, e così
da, come era da tutti
anche per dare lavoro ai
chiamata, in fondo al
tanti operai per il prossiborgo di S.Floriano”.
mo inverno, migliorando
Sì, la Rotonda, la
in tal modo eziandio le
vecchia chiesetta di
condizioni fisiche e moSan Giuseppe, dalla
rali e politiche dell’infelice rione di S.Pietro struttura insolita, caratteristica. I tecnici
Apostolo. Il progetto però comprenderebbe della viabilità avevano progettato di far
la demolizione della Chiesa di S.Maria passare la nuova strada per Ancona, alle
della Morte e Orazione, ed il Podestà do- porte di Jesi, guarda caso proprio nel punmanda di farne la espropriazione.
to dove si trovava la Rotonda. Che andava
Il capitolo richiesto da mons. Vescovo demolita perché in quel momento rappredel suo parere, loda il proposito dei pro- sentava, dopo tre secoli di onorato sergettati lavori, ma si lusinga che il pia- vizio - per dirla con Vitaliano Cinti – un
no regolatore possa essere modificato in ostacolo “al progresso delle comunicaziomodo da permettere che non sia demolita ni”.
la Chiesa suddetta così centrale e frequen°°°
tata. Chiesto dallo stesso mons. Priore il
A proposito di demolizioni, il mio
parere degli Adunati sul suo consulto, esso pensiero va al Palazzo della Signoria: spevenne subito a viva voce approvato con riamo che a nessuno venga in mente di alpiena unanimità”.
largare piazza Colocci.
Il professor Livio Rossetti cittadino onorario di elea
Uno dei primi al mondo
Il nostro concittadino prof.
Livio Rossetti, nato a Jesi,
dove ha seguito tutti gli stu-
di fino alla maturità classica, è
da molti anni docente di filosofia
presso l’università
di Perugia. Per i
suoi studi, riferiti in particolare
al pensiero greco
e per l’originalità della didattica proposta allo
scopo di offrire
motivi di filosofia anche agli
alunni delle scuole primarie,
ha ricevuto la cittadinanza
onoraria dalla città di Elea,
la città di Parmenide, di Zenone e di tutta l’antica scuola eleatica. Un onore che,
in tutto il mondo, è l’unico
che viene riservato per gli
studiosi di filosofia greca.
Trattasi di un riconoscimento istituito recentemente e
il nostro Rossetti è uno dei
primi nel mondo ad avere
l’onore di fregiarsene.
Al prof. Rossetti i complimenti e gli auguri della direzione e della redazione del
nostro settimanale..
Radio Duomo Senigallia
95,2 e 106,7 Mhz per Jesi
La storica emittente della diocesi di Senigallia, Radio Duomo Senigallia inBlu, sbarca a Jesi.
In attesa di diventare ‘Radio Gabbiano’, da qualche giorno ha dato il via a due edizioni
condivise dei Gr locali più approfonditi, quelli delle 12.30 e delle 19.03. Grazie all’acquisizione di una nuova frequenza – 106,7 FM – che copre l’intera Vallesina e che si affianca agli attuali 95.2 FM, è stata creata una redazione decentrata a Jesi. Nelle due edizioni dei notiziari troveranno ancor più spazio notizie, interviste e servizi dalle due città.
Ogni mattina alle 7.20, il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi, cura una rubrica dedicata al Vangelo del giorno proponendo una sua breve riflessione.
Le due giovinezze di Umberto Carletti
“L
a bicicletta è sempre più considerata il mezzo migliore per
ritemprare non
solo il fisico, ma
anche - anzi soprattutto - lo
spirito. Andare
in bicicletta offre
occasioni incredibili per arricchire le proprie
conoscenze di
luoghi e persone,
e per stringere
nuove amicizie
straordinariamente solide e
profonde. Chi va in bici lo
sa”. Sono parole di padre
Battista Mondin, teologo,
filosofo, scrittore e… ciclista. Appassionato della bicicletta – scrivono
i suoi biografi – padre
Mondin ha pedalato fino
a Lourdes, Fatima, Mosca, Budapest, su Alpi e
Pirenei, per l’Inghilterra,
la Germania, la Polonia,
la Terrasanta…
Quando, giugno del
1978, organizzò la Milano-Lourdes-Milano, uno
dei suoi pellegrinaggi in
bicicletta, tra i partecipanti c’era anche uno jesino, Umberto Carletti,
personaggio noto ai suoi
concittadini non più giovanissimi, perché anche
lui, Umberto Carletti, è
stato protagonista di lunghe escursioni in bicicletta.
Raccontando di quel
pellegrinaggio a Lourdes,
L’Osservatore della Domenica (così era chiamato il settimanale illustrato
dell’Osservatore Romano)
sottolineò con ammirazione il comportamento
generoso e altruista del
concorrente jesino. Carletti
aveva 62 anni, “il più anziano della truppa”. “Bravissimo – scriveva il settimanale – si è sempre prodigato
per dare una mano a chi si
Nella Parrocchia di Nostra
Signora di Lourdes, a
Pantiere di Castelbellino,
nel giro di poco più di due
mesi, abbiamo festeggiato
un sessantesimo di
matrimonio e due
cinquantesimi: l’ultimo
è questo dei coniugi
Maria Costarelli e Livio
Cherubini, che sabato
10 gennaio hanno
ringraziato il Signore per
i loro cinquant’anni di
vita insieme, circondati
dall’affetto delle figlie,
nipoti, parenti e amici;
eccoli ritratti con il
parroco don Emilio
Campodonico
che ha celebrato
la Santa Messa
trovava in difficoltà, men- quando effettuò la sua pritre avrebbe potuto benissi- ma uscita in una gara uffimo pedalare in testa con i ciale a Falconara Marittima,
registrando
in
quella occasione
anche la sua prima vittoria. Tagliò il traguardo
con tre minuti
di vantaggio sul
secondo. Aveva
diciassette anni.
Continuò a gareggiare e gli capitò
di confrontarsi
anche con corridori poi entrati
nella storia del ciclismo, da Bartali a Olmo,
da Bini a Bizzi. Ben voluto e stimato, era amico
di tutti anche nel difficile mondo del ciclismo.
Fra i tanti ricordi, quello
di Learco Guerra che, al
termine di un combattutissimo Giro delle Marche - durante il quale
Carletti era stato appiedato tre volte da altrettante forature, riuscendo
comunque a conquistare
l’ottavo posto – gli regalò due tubolari nuovi.
Carletti gareggiò prima, durante e dopo la
guerra: da “dilettante”, da
“indipendente” e da “veterano”, fino ai primi anni
Settanta, ottenendo anpiù forti”.
cora – ultracinquantenne
Sono passati da allora – buoni piazzamenti sultrent’anni. Quell’episodio, le strade di mezza Italia.
insieme a tanti altri, Um- Poi gli anni della seconberto Carletti li ha rivissu- da giovinezza ciclistica
ti il 6 gennaio scorso, fe- di Carletti: i lunghi “raid”
steggiando con la moglie, oltre confine, come la
parenti ed amici i suoi 93 Milano-Lourdes-Milano
anni. Parte dei quali, lungo del 1978. Ricordi ed anil percorso della vita, tra- che immagini di imprese
scorsi, appunto, a cavallo memorabili, tra le quali
della bicicletta, in compa- occupa un posto di riliegnia delle speranze e dei vo la foto che lo ritrae a
sogni che ciascuno si porta quota 2.114 m., in cima al
dentro.
colle del Tourmalet, il più
°°°
alto dei Pirenei francesi,
I suoi ricordi di ciclista uno dei mitici colli del
corridore partono da un Tour de France.
lontano giorno del 1933,
Giuseppe Luconi
Ricordano il loro sì
Ascolta la nuova radio diocesana
Radio Duomo Senigallia
3
Cultura
1 febbraio 2009
PER UN CONFRONTO ATTORNO AL PREMIO MORICONI di venerdì 16 al Pergolesi
SCUSATE IL BISTICCIO
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
IL MODERATORE E L’INSETTO
Omonimia: imbarazzante/sbarazzina
Differenza tra Vespa (Bruno) e una vespa:
a tanti[ssimi] piacerebbe partecipare a una
puntata di Vespa. A nessuno piacerebbe
sperimentare una puntura di vespa.
AI BLOCCHI DI PARTENZA
Cambio di doppia per gareggianti
Quando viene bandito il concorso per qualche
grande opera pubblica (non sembra questo,
purtroppo, il momento!), le imprese interessate
si apprestano a scattare; a sferrare, cioè, il
fatidico
assalto all’ appalto
RISVEGLIO SPIRITUALE
Anagramma edificante (9)
Nelle epoche di crisi di fede (tra cui la
presente?), le anime più ferventi auspicano un
revival dello spirito evangelico; o, se preferite,
una
rinascita cristiana
LEADERSHIP PROPULSIVA
Anagramma patriottico (5)
Il crollo dell’URSS ha certamente inferto un
colpo pesante all’orgoglio nazionale russo;
calo di autostima che si è addirittura aggravato
durante la presidenza Eltsin. Sotto la guida
del successore, la fierezza di appartenere a un
grande popolo sta gradualmente riemergendo.
Tutto questo grazie alle stimolazioni
tonificanti, alle iniezioni di fiducia di Vladimir
Vladimirovič; grazie insomma agli
xxxxx di Xxxxx
***
Regista = Stanley Kubrick
Romanziere = Stephen King
La Citazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
Dimenticanze
Per la cultura dominante la storia della Cristianità
è perennemente sotto accusa, dimenticando dove
hanno portato gli esperimenti della società senza
Dio, cioè i sistemi totalitari: le radici cristiane
sono state tagliate, quelle greche e romane pure.
Al massimo siamo nati con l’Illuminismo, o con il
1968.
Francesco Agnoli in “Il Foglio”, sabato 3 gennaio
2009.
Teatro ragazzi
Nuovo appuntamento per la 25esima stagione di Teatro Ragazzi curata dal Teatro Pirata e promossa dalla Fondazione
Pergolesi Spontini, con il sostegno del Ministero dei Beni e
delle Attività Culturali, della Regione Marche, dei Comuni di
Jesi, Maiolati Spontini, Montecarotto, Monte San Vito, San
Marcello, Staffolo e degli sponsor UBI><Banca Popolare di
Ancona e Planet Pieretti. Domenica prossima 1 febbraio alle
ore 17,30 al teatro di Staffolo, la compagnia chietina I Guardiani dell’Oca propone “L’isola dei pirati. Ovvero Barbablù
e il tesoro nascosto” per attori e burattini. Ingresso adulti
euro 7.00, ragazzi euro 5.00.
Dal recital gratis al film La Pianista
I
n risposta all’articolo di Vittorio
Massaccesi pubblicato sullo scorso
numero di Voce della Vallesina a pagina 14 nella rubrica Il palazzo e dintorni dal titolo “Bene il Premio Internazionale e tuttavia…”, pubblichiamo
la risposta del direttore del Centro
Valeria Moriconi, Franco Cecchini.
Nel “Palazzo e dintorni”, il prof. Massaccesi sa che un progetto può anche
partire da una proposta tecnica, ma
poi è l’ente pubblico a promuoverlo,
programmarlo e gestirlo. E il progetto del Premio Internazionale Valeria
Moriconi in realtà è stato promosso
dal Comune di Jesi (che ha varato a
suo tempo l’intero programma dedicato all’attrice jesina, comprendente
già questa iniziativa), dalla Fondazione
Pergolesi Spontini (che gestisce il Centro Moriconi) e dall’Amat (con cui il
Comune è convenzionato per le attività
teatrali). Fortunatamente poi sono stati
coinvolti ed hanno aderito diversi altri
soggetti pubblici e privati. Fatta questa
dovuta premessa, ringrazio per gli apprezzamenti espressi, che vanno estesi
ovviamente all’intero formidabile staff
della Fondazione, determinante ai fini
del risultato. Ma ringrazio soprattutto
per le osservazioni a cui, tirato in ballo di persona, mi sento in dovere di rispondere “francamente”.
Il recital
Del recital o reading della Huppert
ho già detto quel che penso. Aggiungo solo che non ci si poteva aspettare
una “fine dicitrice”, un’interprete “teatrale”, “drammatica”, “espressiva” di un
testo (oltretutto letterario). Lei lo dice,
e basta. Com’è nel suo stile. Solo che in
teatro e nei film c’è altro, tanto altro, e
lei se ne impossessa, lo pervade interamente e ce lo rende con straordinaria
intensità. Quella sera invece non c’era
nient’altro che un leggio, un riflettore e
le pagine del libro. Non che fosse “svogliata”, “malata”, “stanca”. Anzi, era molto attenta, partecipe, sorpresa positivamente della situazione trovata in teatro,
dei materiali video e musicali visti in
prova. Ma lei è così, è spiazzante, è la
Huppert, l’attrice di quel teatro e cinema universalmente noto e apprezzato,
che nel corso della serata si è cercato
di evocare attraverso alcune sequenze
e immagini. E che di riflesso si poteva
in qualche modo ritrovare e riconoscere anche in quel tipo di lettura, di
venti minuti o di un’ora poco importa:
solo un segno prezioso della sua arte,
un “frammento di stella” (per citare il
titolo della splendida opera-premio di
Eliseo Mattiacci).
C inema
Perché gratis
Altra questione: perché tutto gratis. Ci
hanno convinto soprattutto due motivi.
Il numero necessariamente alto di invitati a vario titolo per una serata del genere: per cui era impensabile far pagare
gli altri. Ma soprattutto il fatto che si era
alla prima edizione e si sapeva in partenza che non sarebbe stato uno spettacolo vero e proprio, nel senso convenzionale e commerciale del termine (pur
potendo avere una sua valenza spettacolare). D’altra parte non si può assolutizzare né il tutto gratis né il tutto a
pagamento: sarebbe stata concepibile la
festa per le olimpioniche a pagamento o
la notte bianca o gli spettacoli itineranti
nel centro storico per il Festival? Eppure
tutto ha un costo, come ce l’ha il Premio
Vallesina (al di là della beneficenza encomiabile), come l’aveva il Premio Rosa
Papa Tamburi (eccome!) ecc. L’importante è che abbia un senso, una validità,
una funzione pubblica e una copertura
finanziaria. Quanto ai posti vuoti posso
assicurare che i biglietti disponibili sono
stati tutti staccati e impegnati (addirittura si è dovuto aprire il loggione e rispondere negativamente a diverse altre
richieste).
Ma il punto critico delle osservazioni è
la programmazione del film. Sì, lo scopo
era proprio di far conoscere la Huppert
che non è affatto un’attrice da copertina, hollywoodiana, popolare. E che
certamente quella sera a teatro non si
sarebbe potuto rivelare per quello che
è a chi non l’avesse già conosciuta. Per
questo il film è stato offerto gratuitamente (grazie anche alla collaborazione
di Giometti Cinema) con tanto di intervento critico di un noto esperto come il
prof. De Santi. A pagamento, l’incasso
sarebbe stato quasi ininfluente mentre
le presenze si sarebbero potute ridurre
di molto, compromettendo l’obiettivo.
Perché “La pianista”
Ma perché proprio “La pianista”? Potrei rispondere che, dopo vari tentativi andati a vuoto per reperire in tempi
strettissimi altre pellicole precedenti,
questa è risultata al gestore l’unica disponibile. Del resto nessuno può negare
che ha tutte le carte in regola: al Festival
di Cannes 2001 ha vinto il premio della
critica e i premi per la migliore attrice
e il miglior attore protagonista (per non
parlare della strepitosa Annie Girardot); è considerato da molti il film più
rappresentativo dell’arte interpretativa
della Huppert, è il più noto tra i suoi più
recenti, non è vietato ai minori ecc.
Ma, al di là di questi dati, domando a
mia volta all’amico Massaccesi (e a chi
è uscito dal film scandalizzato o infa-
stidito): è proprio preferibile “evitare”
questo tipo di “testimonianze”, anziché
confrontarsi con esse, visto che siamo
diventati tutti adulti per la durezza della
cronaca d’ogni giorno prima ancora che
per l’età? Non è altrettanto e ben più
scabrosa la realtà del mondo d’oggi, in
cui si assiste alla manipolazione e alla
violenza dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna e viceversa – prima e
più ancora che nel sesso – nel lavoro,
nei media, nei rapporti politici, sociali,
commerciali, tra le razze, le etnie, le religioni, e spesso nell’indifferenza, nonostante le atrocità? Ci sono ancora “adolescenti” (al cinema non ne ho visti) che
si scandalizzano della Pianista, in questi tempi di riprese con i telefonini delle
violenze in classe, per diffonderle sul
web? E comunque, non è da mettere in
luce la figura del giovane allievo – dalla faccia pulita, normale, pieno di sana
vitalità – che, nonostante tutto, crede
nella possibilità di un rapporto d’amore,
lotta per questo e solo alla fine deve arrendersi e fugge?
Vogliamo poi riconoscere che il film,
con il suo rigore non soltanto formale
ma etico, fa solo intuire certe situazioni,
senza mai esplicitarle o compiacersene
voyeuristicamente, anzi rimarcando il
dolore, la violenza, e l’inanità di quei
rapporti? E, nell’insieme, non rappresenta forse la testimonianza sofferta,
pagata di persona, dell’impossibilità,
dell’impotenza di comunicare, di amare, da parte di una donna, per la quale la stessa musica (con cui peraltro si
identifica: è “la pianista”), l’arte, la cultura sono strumento di chiusura, di
evasione, di dominio? E allora, anziché
gridare allo scandalo, perché non riconoscere che, in certi casi, “è necessario
e inevitabile che avvenga lo scandalo”?
(come si sa, è Vangelo!)
Infine, al di là di tutto, posso essere
d’accordo che “il buon senso” sia utile
anche nella gestione della cosa pubblica. Ma oggi il criterio di una programmazione culturale dell’ente pubblico
non può essere “il buon senso”, quanto
piuttosto “il senso critico” da sviluppare sulla base di proposte valide, nel
rispetto della libertà d’opinione e del
confronto democratico. E per questo è
necessario anche osare, mettere in crisi,
far discutere.
Così Valeria Moriconi concepiva il teatro e così è impostato il Premio a lei dedicato: ed è stata questa la motivazione
di fondo per la quale i tre enti promotori del Premio hanno scelto Isabelle
Huppert (e Claudia Sorace, s’intende:
ma questo è un altro capitolo, altrettanto importante ma ancora in fieri).
Franco Cecchini
Il regista messicano
Alejandro Gonzales Inarritu e il suo film Babel
“Il cinema è esperienza emotiva
frammentata”
«Non mi interessa l’ordine cronologico degli eventi ma, piuttosto, il loro
impatto a livello emotivo, perché, in
fin dei conti, il cinema è solamente
un’esperienza emotiva frammentaria».
Il regista messicano Alejandro Gonzales Inarritu spiega così il suo stile, il
suo modo di narrare.
Il suo terzo ed ultimo film, Babel
(2006), ripropone una struttura a tre
atmosfere ambientata in tre continenti
diversi e in differenti lingue, con l’elemento unificatore rappresentato da
un colpo di fucile sparato per sbaglio
contro turisti americani in Marocco.
L’episodio, scambiato per un attacco
terroristico, ha conseguenze sulle
storie parallele ubicate nei pressi della
frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti,
e a Tokyo. Con la fotografia audace e
arida di Rodrigo Prieto, Babel analizza le paure collettive e la mancanza
di comunicazione e di comprensione
che regnano ancora lungo i confini
geografici, oscurando le capacità
percettive. Tre le location: il deserto
messicano, ritratto magistralmente
da Prieto, dove la protagonista è una
sventurata tata messicana, emigrata
clandestinamente negli Stati Uniti, che
si troverà a doversi confrontare con
l’ottusità della burocrazia. Nel deserto
del Marocco, una pallottola impazzita
colpisce una turista americana, provocando agitazione in diverse parti del
mondo e intrappolando in un incubo
la coppia di statunitensi, interpretata
da Brad Pitt e Cate Blanchett, che
dovrà affrontare una reazione egoista
ed assurda da parte dei loro connazionali presenti sul luogo dell’incidente. Solo grazie alla solidarietà della
popolazione locale Pitt potrà sperare
di vedere salva la sua donna. Altra location, altro continente: Tokyo. In una
magnifica performance, la debuttante
Rinko Kikuchi veste i panni di Chieko,
una studentessa sordomuta bisognosa
di affetto dopo la morte della madre. È
da qui, da questa paradossale metropoli, dove modernità e tradizione,
operosità e dettami dello scintoismo
sembrano scontrarsi quotidianamente,
che arriva il fucile che i due ragazzini
marocchini si trovano ad armeggiare
provocando un turbine di conseguenze impensabili.
Di nuovo in Babel emerge la sensibilità fotografica di Inarritu. Su tutte le
inquadrature emerge un primissimo
piano di Brad Pitt, che conferma
la sua immensa bravura. In questa
intensa inquadratura, girata con una
camera a spalla che dà ancor di più
l’effetto di angoscia che il regista vuole
trasmetterci, l’espressione di dolore, di
impotenza che l’attore americano ci
rimanda, sembra creare una dilatazione del tempo che va a scavare nel
profondo gli spettatori fino a far loro
patire le stesse sensazioni che prova il
protagonista della vicenda.
Ma quello che Inarritu vuole concettualizzare con Babel è che le tematiche a lui care ed ampiamente affrontate nei primi due articoli di questa
rubrica, sono da estendere a descrizione dell’intera razza umana, non
solo, dunque, a cavallo delle diverse
stratificazioni sociali, ma addirittura
da un’estremità all’altra del pianeta.
Andrea Antolini
4
1 febbraio 2009
Attualità
Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli*
di Riccardo Ceccarelli
N
on passa giorno che la cronaca
non ci riporti notizie di violenza.
Non da oggi. Forse da sempre. Sembra
però di assistere ad un crescendo che
angoscia. Ogni giorno ha il suo stupro
con gli autori che non si trovano
o se si trovano vengono rispediti a
casa, come se il fatto commesso non
abbia rilevanza o fosse di minore
entità. Ogni giorno con i suoi omicidi
commessi per lo più in famiglia. Si
parla di sicurezza, si invocano misure
più severe, i soldati nelle città, nessuno
ancora ha invocato il coprifuoco, ma
poco ci manca. Il disagio si tocca
con mano. Quasi ad una certa ora si
ha il timore di circolare. Si guarda
il volto delle persone per vedere
se siano rassicuranti o meno. La
violenza sulle donne si fa più pressante,
almeno così viene riferito ed i fatti
lo confermano. Una violenza che
sta crescendo, che sta acquistando
il suo spazio di visibilità a scapito
di quanti la subiscono o di quanti, e
penso siano in maggioranza, vivono
con tranquillità. Si da il caso però
che i fatti di violenza abbiano un’eco
maggiore, destabilizzano il vivere
quotidiano. Anche l’informazione
subisce l’atmosfera della violenza
sulla verità dei fatti, tanto che alla fine
non si riesce più a raccapezzarsi. Ci
danno immagini come se fossero il
tutto, sono invece verità parziali che
una ben collaudata regia fa passare
per verità totale ed influenzare così la
pubblica opinione. Sembra in questo
contesto che anche le cifre dei morti
della recente guerra nella Striscia di
Gaza non siano veritiere, ma, come ha
scritto il “Corriere della Sera”, siano
molto più ridotte. Violenza alla verità,
anche questa ormai un fatto di una
quotidianità disarmante. Il clima
sembra proprio essere questo, più
preoccupante di quello che tanti ecocatastrofisti ci hanno fatto vedere e
prospettato, anche se spesso smentito
dai fatti. In fatto di violenza, mi ha
molto impressionato la pagina intera
dedicata dal “Quotidiano Nazionale
– Il Resto del Carlino” del 23 gennaio
a quanto sta accadendo in Francia
e in Gran Bretagna, in particolare
nelle scuole. In Francia un rapporto
riferisce come la violenza sia in
crescita negli istituti scolastici dove
insegnanti sono pestati da studenti
e genitori. “Nelle scuole transalpine
c’è uno stato di tensione. Professori
accoltellati, picchiati, umiliati. Alunni
sottoposti a racket permanenti da
parte di individui estranei alla scuola,
che penetrano negli edifici durante la
ricreazione. Materiale didattico rubato
o devastato. Genitori che nell’ora di
ricevimento minacciano gli insegnanti,
o peggio”. Non va meglio a Londra
o in altre grosse città, nelle aree più
degradate: “I bambini vanno a scuola
con il giubbotto anti-proiettile o antiaccoltellamento, che viene venduto
nei grandi magazzini. […] Una buona
fetta di alunni di scuole statali inglesi
va in classe con lame, coltelli e diverse
armi da fuoco. Per evitare di farsi
trovare armati tra i banchi, i ragazzini
nascondono le armi nel cortile della
scuola o appena fuori dal portone”.
Come si giustificano? “Con un coltello
o una pistola mi posso proteggere.
Preferisco rischiare che mi arrestino,
piuttosto che restarci secco”. Casi
di bullismo o di analoga violenza si
sono registrati anche in Italia. A cosa
viene imputato tutto questo? Per le
scuole ed i giovani, “al progressivo
sgretolamento della famiglia
tradizionale, dove i genitori sono
totalmente assenti”. Per tutta l’altra
violenza a quel sonno della ragione che
ipoteca il governo delle persone. Un
sonno ed un’ipoteca che mortificano e
non onorano la nostra verità di uomini.
Una recente indagine condotta
da Gartner sulle prospettive
del “telelavoro”, cioè sulla diffusione del numero di lavoratori che offrono la propria
prestazione “fuori dall’impresa”
e prevalentemente da casa, ci
offre lo spunto per una riflessione su un tema più generale, ma correlato, quello della
opportunità di incentivare la
“conciliazione” tra ruoli professionali e familiari. Ma cominciamo dal telelavoro o,
come anche viene chiamato,
remote working; Italia Oggi 7
vi ha recentemente dedicato
alcune pagine dell’inserto settimanale sul lavoro. Vi si trova
addirittura un contributo che
titola “il 2009 sarà l’anno del
telelavoro”; ma non per l’Italia
dove questa pratica che sfrutta le molte possibilità offerte
dalle tecnologie informatiche
e di comunicazione per lavorare “da remoto” (come personal computer, internet mobile,
larga banda, cellulare, palmare ecc.) non è ancora molto
diffusa. Gli ostacoli in verità
sono molti e provengono non
soltanto dalle imprese che rinunciano sempre con fatica
al controllo diretto dei propri
collaboratori, ma anche dagli
stessi lavoratori che temono
di rimanere isolati, di perdere
opportunità di carriera e “fuori dai giochi”. Del resto, un po’
come i sindacati che non hanno mai visto di buon occhio,
per lo più, tale opportunità,
considerandola in realtà più
una minaccia ai tassi di sindacalizzazione e un ulteriore
causa di frammentazione per
un lavoro che appare già troppo disomogeneo, articolato
in mille rivoli e tipologie contrattuali ed anche per questo
difficilmente “rappresentabile”.
Certo è, però, che il telelavoro
potrebbe aiutare molte persone a conciliare ruoli diversi e,
soprattutto, a gestire quel carico di lavoro aggiuntivo
che deriva dalla necessità di assistere e prendersi cura, per esempio,
di familiari disabili, di
quelli anziani, di minori
e bambini. E’ un fenomeno in crescita; è per
questo che per identificarlo più correttamente
Provincia: incontro con il delegato palestinese
Una pace difficile
ma non impossibile
Tra i vari incontri del Delegato generale palestinese
in Italia Sabri Ateyeh, quello che si è tenuto lunedì 26
gennaio al Rettorato in piazza Roma era organizzato
dalla Provincia di Ancona e coordinato dalla presidente
Patrizia Casagrande. All’incontro aperto partecipavano
il presidente dell’Upi regionale Palmiro Ucchielli, gli assessori della giunta provinciale, sindaci e assessori del
territorio.
“Dopo gli ultimi tragici eventi della questione israelopalestinese e dopo – dichiara la presidente della Provincia - l’elezione di un presidente afroamericano alla
Casa Bianca, che dimostra come si possano realizzare
cose giudicate impossibili, credo che si debba pensare
al dialogo tra i due paesi come unica strada per una
pace invocata e mai raggiunta. Una pace difficile ma
non impossibile, per la quale l’Europa e l’Onu lavorano
per trovare i termini del dialogo e per la quale risulta
necessaria la conoscenza diretta e diffusa delle condizioni dell’uno e dell’altro paese.
Con il delegato, sono convinta che la drammatica situazione non possa risolversi con le armi e, ancora con
lui, sono consapevole del fatto che l’assistenzialismo e
il soccorso umanitario non bastano a fornire condizioni di normalità a un paese. Ma in questo momento gli
aiuti alla popolazione sono necessari e la Provincia di
Ancona partecipa al tavolo regionale per la pace”.
Giornata della Memoria
Si è celebrata in tutta Italia il 27 gennaio la Giornata della Memoria per ricordare le vittime delle persecuzioni fasciste e naziste. 44 studenti delle scuole medie superiori di
Jesi effettueranno una visita guidata alle Fosse Ardeatine, al
Museo Ebraico, alla Sinagoga, al Ghetto ebraico di Roma
per poi incontrare la scrittrice Lia Levi nel Centro di cultura ebraica Pitignani. Un altro evento è stato organizzato dal
Comune di Jesi nella mattinata per gli alunni delle scuole
medie al Pergolesi con l’orchestra filarmonica marchigiana
e la presentazione di due opere composte a Terezin, il campo di concentramento presso Praga dove furono rinchiusi
anche diversi musicisti. Il concerto “Terezin: la musica per
sopravvivere sarà replicato venerdì prossimo, 30 gennaio,
alle ore 21 nell’ambito della Stagione Sinfonica. Nel campo
di concentramento di Terezin presso Praga, durante il secondo conflitto mondiale, il regime nazista concesse ad un
gruppo di musicisti ebrei di organizzare in proprio un’intensa attività musicale assemblando un’orchestra con cui
eseguire opere di repertorio e, soprattutto, di nuova composizione. Grazie alla musica, infatti, essi ebbero la possibilità non solo di prolungare nel tempo la loro esistenza
fisica pur fatalmente destinata alla distruzione, ma anche e
soprattutto di “sopravvivere”, ovvero di vivere spiritualmente al di sopra dell’orrore del mondo rendendo immortale attraverso il suono la voce della loro anima.
SPIGOLATURE
La violenza quotidiana
Lavoro
e conciliazione
dei ruoli
si parla da tempo del “lavoro di
cura”, ossia di quell’attività che
svolta a titolo per lo più gratuito in seno alla famiglia o ad
una collettività per rispondere ad alcune esigenze di cura.
Con “lavoro di cura” quindi si
vuole indicare questa forma di
volontariato che si esprime attraverso il farsi carico da parte
di alcuni delle esigenze di assistenza che nascono nell’ambito
di rapporti familiari e affettivi.
Sappiamo anche bene che gran
parte di questo carico di lavoro
grava sulle donne ed è spesso
causa, o comunque concausa significativa, di uscita delle
donne dal mondo del lavoro,
circostanza questa che contribuisce a penalizzare il tasso
di partecipazione femminile
al mercato del lavoro. Per tali
motivi occorrerebbero più coraggiose ed avanzate politiche
di incentivo alla “conciliazione”
del doppio ruolo familiare e
professionale. La legislazione
del lavoro negli ultimi quindici anni qualche passo in avanti l’ha fatto, anche sulla spinta
degli indirizzi dell’Unione Europea; ma anche la contrattazione collettiva e in modo
autonomo le imprese si sono
mosse favorendo, per esempio, la flessibilità degli orari e
in taluni casi prevedendo servizi alla persona come gli asili
nido aziendali. Ma la strada
da percorrere ci sembra ancora tanta; sarebbero davvero in
molti però a guadagnarci da
una cultura e da una pratica
più diffusa di maggiore conciliazione tra ruoli professionali
e familiari.
(*) Docente Università LUISS
Guido Carli
[email protected]
Le cose come sono
E’ accaduto qualche tempo fa, d’estate. Eravamo una
sera in buona compagnia: un gruppo di simpatici amici. Decidiamo per una pizza, poi per un film,
molto pubblicizzato, interpretato da un’attrice a
cinque stelle, bellissima e incensata da molta critica. Entriamo in sala allegramente, convinti che
avremmo passato due ore di sereno divertimento.
Spengono le luci, tacciono le voci, e invece sullo
schermo incominciano ad apparire immagini da
incubo. Sono scene di una bolgia infernale dove
umanoidi depravati urlano, bestemmiano, si
contorcono come serpenti, gemono, ghignano,
compiono oscenità. Passano minuti e minuti
e niente cambia. Restiamo sconcertati, aspettando che magari con la comparsa della bella
attrice qualcos’altro avvenga. Niente: l’eroina non appare e la storia non si evolve. Ci
scambiamo nel buio un’occhiata d’intesa;
poi, con muto accordo, ci alziamo in piedi
e usciamo.
Fuori ci scambiamo risentiti commenti.
Gli altri spettatori resisteranno ancora o dopo un po’ di quella tortura se ne
usciranno anche loro? Troppo per noi.
Basta: non possiamo, non vogliamo
essere considerati dei cassonetti della
spazzatura dove è lecito riversare tutta
l’immondizia del mondo. Siamo stufi di subire vessazioni visive e uditive.
E’ violenza anche questa, una violenza
psicologica. Ci avevano propinato roba
che avrebbe digerito solo qualcuno dotato di istinti sadomasochisti. Che cosa
volevano dire, che cosa volevano insegnare con quel film? Che esistono perversioni? Già lo sapevamo, Non c’è bisogno
di fare un’esperienza diretta per accertarsi personalmente che esiste il male. A chi
scrive romanzi gialli non occorre commettere un omicidio ‘per vedere di nascosto l’effetto che fa’ e poi raccontarlo.
Con simili considerazioni ce ne siamo ritornati a casa, convinti di essere stati anche
materialmente truffati. In assoluta buona fede
non ricordo nemmeno il titolo del film; ma anche se non l’avessi dimenticato non lo direi. Gli
farei comunque pubblicità.
C’è un motivo per il quale ho raccontato questa avventura: perché purtroppo qualche giorno
fa si è ripetuta, più o meno simile, assistendo al
film ‘La pianista’. Ci siamo trovati - parlo per la
precisione al plurale anche questa volta – a considerare le vicende, ampiamente e dettagliatamente
illustrate, di una depravata paranoica e delle sue
ossessioni erotiche. Una storia che poteva interessare o uno psichiatra o un maniaco. Non essendo
però né l’uno né l’altro, dopo il primo tempo siamo
usciti. Ma non siamo stati i soli. Una volta capita
l’antifona, con noi e dopo di noi altri spettatori, sazi
per aver inghiottito tante porcherie, se ne sono andati.
La protagonista era una grande attrice? Magari poteva
esserlo; ma anche se profumatamente pagata avrebbe
fatto meglio, almeno per dignità personale, a non accettare di scendere a tanta bassezza.
Mi si dirà ora che ho vedute ristrette; che non tengo
conto del valore artistico (!) del film: magari, e bonariamente, che ho una troppo fragile sensibilità. Sinceramente non mi interessa. Preferisco dire le cose come sono:
come il ragazzino impertinente, ma sincero di una famosa
favola di Andersen: ‘I vestiti nuovi dell’Imperatore’.
Augusta Franco Cardinali
5
Cultura
1 febbraio 2009
Ottavo centenario della Cattedrale (XXVII)
Quell’ingresso tutto “ratio et fides”
I
miei volonterosi lettori avranno
la bontà di perdonarmi, se nello
scrutare per tanti mesi, in lungo e
largo, la nostra Cattedrale, corro il
rischio di “stra-vedere”. Letteralmente, di “vedere-extra”, cioè “scoprire” significati al di fuori delle
intenzioni di chi ha realizzato certi
manufatti. Ma non sarebbe la prima volta che succede che le opere
umane superino la consapevolezza
di quanti le hanno poste: esempio
eclatante sono le profezie bibliche,
che spesso superano la consapevolezza di chi le ha pronunciate.
Cos’ho trovato, dunque, stavolta?
Venite con me davanti alla facciata. Di essa abbiamo già parlato, ma
ora ci concentriamo sull’ingresso,
composto da quel bianchissimo
pronao classico e dalla porta del
giubileo.
Quanto al primo elemento, si tratta di un perfetto frontone di tempio distilo, cioè a due splendide
colonne monolitiche, con ventiquattro (numero “solare”, le ore
del giorno!) scanalature a spigoli
smussati e “vuote” (non “rudentate”, cioè senza listelli fino a metà)
e sormontate da capitelli corinzi
(veramente fra le foglie d’acanto
ho recentemente scoperto che ci
hanno infilato simboli eucaristici:
ostia, calice, spighe…). La monumentale porta, invece, si contrappone sia per l’“abbronzatura” (qui
è il caso il dirlo, mister President!),
sia per la “vibrazione” che tutta
la percorre nelle scene e nei quasi 150 personaggi: essa è simbolo
di un Cristo vivo “ieri, oggi, sempre” e che ha detto di sé “Io sono la
porta” (Gv 10,7).
Ebbene, sarà perché ricorrono i
dieci anni dalla “Fides et ratio” di
Giovanni Paolo II (mi dice la testa
che in buona parte sia stata scritta dal suo attuale successore!), ma
questo ingresso della cattedrale
appare una traduzione visiva di
quella enciclica. Dove però ho dovuto invertire i termini: per entrare
nel duomo, visto come “chiesa, comunità di salvezza”, prima occorre
passare attraverso la “ratio” (ragione), simboleggiata da quel luminoso pronao “greco”, e poi siamo introdotti alla Porta-Cristo, simbolo
di quella “fede” che “illumina ogni
uomo” (Gv 1).
Per spiegarmi un po’ mi servo di
due celebri “pensées” di Pascal
(il “sublime misantropo” come lo
chiamava Voltaire). Il primo dice
così: “Il passo estremo della ragione porta a riconoscere che ci sono
innumerevoli cose che la sorpas-
sano. Essa è ancora debole se non sto qual’era, auspicava che si pogiunge a conoscere questo. Che tesse navigare nella vita non solo
se le cose naturali la sorpassano, aggrappati ad una tavola (la rache diremo delle soprannaturali?” gione), ma sulla più solida nave di
(267). Il secondo è lapidario: “Due una (eventuale) parola/rivelazione
eccessi: escludere la ragione; am- divina” (Fedone 86a). E quattro semettere solo la ragione” (253).
coli dopo, questo Logos divino si è
Le due proposizioni si integrano. concretizzato in Gesù di Nazaret.
Pascal, vuole affermare, in sostan- Da tutto questo si ricava, ancora
za, che è gesto di grande nobiltà una volta, che ragione e fede non
da parte dell’uomo ammettere i solo non sono in antitesi, ma la selimiti della propria razionalità: sia conda illumina (sia pure “come in
di quella “metafisica”, sia soprattut- un [antico] specchio ed in enigma”
to di quella scientifica, circoscritta come precisa Paolo in 1 Cor 13,12)
per definizione a quanto è misu- quel mistero profondo che è l’esirabile e sperimentabile. Affermare stenza.
che non esiste nulla oltre quel- E’ l’onesto atteggiamento che rilo che io posso conoscere con le troviamo in una splendida, inedita
mie forze (anzi, negare l’esistenza lettera scritta da Bobbio ad filosostessa dell’interrogativo!), equiva- fo Antiseri, pubblicata da Avvenile all’atteggiamento di chi esclude re (p.31) il 15 gennaio scorso.
l’esistenza dell’America solo per- “Io non mi considero un uomo
ché non ci mai stato di persona… di fede. Mi considero un uomo
(l’esempio zoppica, lo so, come di ragione, ma aperto al mistetutti gli esempi, però può “rendere ro, esattamente come qualsiasi
l’idea”)! Ebbene, il “pronao greco” uomo religioso. Un mistero che
del nostro duomo, simbolo del- l’uomo, con la propria intelligenla ragione umana, è “oltrepassato” za ha rischiarato, ma nonostante
dalla Porta simbolo della rivela- l’enorme percorso, la parte oscura
zione del profondo, doppio miste- prevale e continuerà a prevalere
ro di Dio e dell’uomo realizzata in su quella chiara. Anzi lo scienziaCristo. E qui viene buona, ancora to di oggi più sa, e più sa di non
una volta, una famosa citazione di sapere…E quale sia la ragione per
Platone. Da genio assoluto e one- cui tanti paesi sono flagellati da
papa Benedetto:Internet dono per l’umanità, ma va condiviso
La Chiesa italiana riflette sul web
San Paolo di Jesi, alla Bottega del vino
Aziende locali in passerella
L’
interesse della Chiesa per
Internet rientra nell’attenzione che essa riserva
da sempre ai mezzi di comunicazione. Lo scorso 24
gennaio, per la prima volta
nella storia della Santa Sede,
il Papa ha dedicato al web
l’intero suo messaggio per la
43esima Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali
(che si celebrerà il prossimo
31 maggio), definendo le
nuove tecnologie mediatiche
“un vero dono per l’umanità”.
Benedetto XVI esprime un tempo è presente con progiudizio fortemente positivo pri siti e contenuti. L’ultimo
sulla loro velocità ed efficien- appuntamento in ordine di
za, nonché sulla capacità di tempo è stato il convegno
rispondere “al desiderio fon- “Chiesa in rete 2.0”, svoltosi
damentale delle persone di il 19 e il 20 gennaio a Roma.
entrare in rapporto le une con Rivolto principalmente ai rele altre”. A questo desiderio sponsabili diocesani della coinnato, infatti, le tecnologie municazione Internet, esso
offrono una nuova possibili- si è interrogato sul futuro
tà di realizzarsi, facilitando il della relazione tra virtuale e
contatto, l’amicizia e l’arric- reale, sull’individualismo che,
chimento morale e materiale. secondo la Chiesa, deriva
Papa Ratzinger fornisce, però, dall’uso della rete, per capire
alcune ‘istruzioni per l’uso’: se è possibile essere presenti
rispetto, dialogo e amici- nel web mantenendo la prozia sono le parole chiave del pria ‘lingua’ e la propria idenmessaggio, che non manca tità.
di sottolineare i pericoli del Nei nove anni trascorsi dal
cosiddetto ‘digital divide’, per primo incontro sulle nuove
cui i nuovi strumenti della tecnologie promosso dalla
comunicazione
rimango- Cei, la Chiesa, ha affermano inaccessibili a coloro che to in apertura del convegno
sono già economicamente il direttore dell’ufficio della
e socialmente emarginati, e Conferenza Episcopale Itaquelli di una ossessione per liana per le comunicazioni
la “connessione virtuale” che sociali, don Domenico Pomgiunga a sacrificare i rapporti pili, è passata ‘’dalla semplice
con la famiglia, i vicini, i col- fruizione di contributi elaboleghi di lavoro, gli amici ‘reali’. rati da altri alla costruzione
Già da diversi anni la Chiesa e condivisione degli stessi,
cattolica italiana ha aperto come suggerisce l’esplosiouna riflessione sul proprio ne dei blog, per arrivare ai
futuro in Internet, dove da nostri giorni in cui si assiste
alla realizzazione di un ‘reale universo virtuale’, non
necessariamente alternativo
al mondo fisico reale’’. Oggi
siamo nell’epoca del web
2.0, per cui Internet non è
più concepito come una rete
composta prevalentemente
da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione,
ma come la partecipazione
dei contenuti tra persone
attraverso applicazioni online quali blog, forum, chat o
sistemi quali Wikipedia, Facebook, Myspace, Youtube
(è del 23 gennaio la presentazione del progetto che ha
portato il Vaticano all’apertura di un canale su YouTube,
attraverso cui diffondere in
tutto il mondo i messaggi del
pontefice). Secondo Adriano Fabris, docente di filosofia morale dell’Università di
Pisa, intervenuto al convegno, “trasformare il semplice
contatto in una forma di vera
partecipazione e promuovere
per questa via una partecipazione buona” è “la sfida che la
Chiesa in Rete oggi deve far
propria”.
Rosa Coscia
tante calamità (terremoti, alluvioni) non lo sa né l’uomo di ragione,
né l’uomo di fede”.
Certo, mi permetto di rispondere
al filosofo torinese, neanche per
l’uomo di fede la sofferenza innocente è accettabile. Ma è un “mistero” che, unito alla croce di Cristo, si apre alla speranza in forza
della trasfigurante potenza della
risurrezione. Alla faccia dei cartelli dell’UAAR (unione atei anticlericali razionalisti), capeggiata
dalla Haack e da Odifreddi, che
avrebbero dovuto comparire sui
bus di Genova con questo bell’annuncio: “La cattiva notizia è che
Dio non esiste. Quella buona è
che non ne hai bisogno”. Contenti
loro…
Don Vittorio Magnanelli
Il territorio di San Paolo di Jesi da sempre ha
prodotto un ottimo vino.
Le sue campagne sono
ricche di vigneti ormai
da secoli. I nobili di Jesi
ne erano i maggiori proprietari e da essi traevano vini che nobilitavano
le loro mense ed insieme provvedevano a venderlo anche fuori città.
Un patrimonio di qualità arrivato integro fino
ai nostri giorni con la
decisa volontà di salvaguardarlo non solo, ma
anche di promuoverne
la conoscenza. Iniziative
a questo proposito sono
state prese dall’Amministrazione Comunale
programmando
nella
Bottega del Vino delle
apposite serate di presentazione dei prodotti
delle singole aziende
operanti nell’ambito comunale. Ad organizzare
gli incontri il sommelier
Sauro Boria che cura la
presentazione tecnica
dei prodotti di ogni singola azienda. Il calendario ha già visto il pieno
successo sia dell’azienda Benigni Maurizio la
sera del 17 gennaio che
dell’Azienda Brunori la
sera del 24, seguiranno
l’Azienda Battinebbia il
31, Ceci Enrico il 7 febbraio, Piersanti Snc il 14,
Vignamato il 21, concluderà Zannotti Claudio il
28 febbraio. Sono aziende, ma non sono solo
queste, a conduzione famigliare con titolari ed
operatori di età media
se non giovane che hanno potenziato al massimo nella viticoltura i
loro terreni producendo
vini di ottima qualità
con un mercato che sa
apprezzarli e li corona
di indubbio successo. In
un contesto che tende,
anche per disposizioni
europee, a tutto omologare e rendere indistinto, la produzione di
queste aziende, in vino
ma anche in olio, riesce non certo ad essere
industriale ma, pur in
quantità contenute, è
capace di esprimere al
meglio le potenzialità di un territorio con
prodotti che possiamo
chiamare di nicchia e
proprio per questo felice connubio tra terra
e prodotto stesso, godere della accoglienza
di un vasto pubblico.
Una soddisfazione per
i produttori ma anche
per l’Amministrazione
Comunale che non poco
sta facendo per essere
loro vicino e per farne
conoscere l’operoso dinamismo .
r.c.
5 febbraio: Beata Elisabetta Canori Mora
L
Modello di madre
a Beata Elisabetta Canori-Mora nacque nel 1764
a Roma da una famiglia benestante e profondamente
religiosa lasciandoci l’esempio delle più sorprendenti
virtù domestiche e dei più
eletti doni della grazia.
Di famiglia ricchissima,
sposò l’avvocato Cristoforo Mora, soffrì dopo pochi
mesi di matrimonio l’infedeltà del consorte, i dissesti economici, il fallimento,
a cui dovette riparare ella
stessa, spogliandosi delle
proprie gioie e del corredo nuziale: la famiglia sarà
la sua via di santificazione. Disprezzata dal marito, minacciata di morte col
pugnale alla mano, non lo
abbandonerà mai: anzi l’assisterà nella malattia con
immenso amore cercando
esclusivamente la conversione di lui, la quale avverrà
solo dopo morte della Beata.
Vivendo in mezzo a numerosa famiglia tra le cognate,
la suocera, ed altri congiunti, umile e dimessa darà
l’esempio della più invitta,
eroica pazienza cristiana,
fatta segno fino agli scherni
della servitù, senza mai menarne lamento, né cercando
di cambiare tale condizione
di cose. Educò santamente
le figlie, che fu costretta a
mantenere con il lavoro delle proprie mani, inculcando
l’amore per Gesù Eucaristia.
Nella povertà, si abbandonò
fiduciosa alla divina Provvidenza: “Confidiamo in Dio
Egli ci provvederà di tutto”,
ripeteva alle figlie. Dopo aver
speso tutta la sua vita nella
ricerca e nell’attuazione della
volontà del Padre, vittima di
espiazione per i peccatori e
per il trionfo della Chiesa, la
Beata si spense nella serenità
e nella pace dopo una lunga
e sofferta malattia.
Subito dopo il marito si convertì, divenendo frate Minore Conventuale e sacerdote,
come gli aveva predetto la
Beata.
Giordano Maria Mascioni
6
Jesi
1 febbraio 2009
L’avvocato
pianeta famiglia
risponde
di
Indirizzare le richieste a
[email protected] oppure a [email protected]
I CONIUGI DIVORZIATI LITIGANO?
Vai con le multe
Il Tribunale di Milano ha
ratificato un accordo fra coniugi divorziati che si facevano reciprocamente dispetti,
senza rispettare la sentenza
di divorzio: il figlio doveva
stare con il padre durante il
fine settimana? E la madre
non glielo faceva trovare. Il
padre doveva mandare l’assegno per il mantenimento?
E lui puntualmente se ne
dimenticava. Il padre voleva
mandare il figlio all’allenamento di calcio? E la madre
lo iscriveva al corso di nuoto.
Gli avvocati (e poi vai a parlar male degli avvocati!) ci si
sono messi di buzzo buono
per risolvere i contrasti ed
hanno concordato un “tariffario” per impedire ai coniugi di farsi i dispetti, magari
usando il figlio come arma
di ricatto.
Così, la penale per la mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento mensile, previsto dalla sentenza
di divorzio, è stata stabilita
in 50 euro per ogni giorno di
ritardo; se la madre non consente al padre di stare con il
figlio durante i periodi previsti dalla sentenza, ella dovrà pagare al padre 100 euro
al giorno, se si tratta di fine
settimana e 500 euro al giorno, se si tratta di vacanze.
In caso di inadempimento,
il coniuge interessato dovrà
mandare una comunicazione
scritta (raccomandata, fax,
telegramma, ecc.). E’ ammessa, come giustificazione,
solo una malattia, accertata
e certificata dal medico.
L’accordo, che è entrato a far
parte integrante della sentenza di divorzio, è previsto
dall’art. 709 ter del codice di
procedura civile: in virtù di
detto articolo (che è stato
approvato dalla modifica del
2006), il Giudice può ammonire il genitore inadempiente, può disporre il risarcimento dei danni a carico
di uno dei genitori nei confronti del minore o dell’altro
genitore, può condannare
il genitore inadempiente al
pagamento di una sanzione
amministrativa pecuniaria.
Naturalmente, tutto ciò ha
un senso se i genitori hanno
la reale possibilità di pagare le sanzioni; altrimenti il
tutto rimane lettera morta
e, come accade nella maggior parte dei casi, la lite si
risolve nella classica guerra
fra poveri.
Paolo Marcozzi, avvocato
La Sadam
Dall’Azienda Sanitaria
La Giunta Regionale della Marche ha
deciso di riconoscere un rimborso
fino alla concorrenza di duecento
euro per l’acquisto di una parrucca
(protesi tricologica) alle donne affette da alopecia secondaria e neoplasia mammaria. Il rimborso è
riconoscibile per tutte le spese sostenute a partire dall’1 gennaio 2008.
La domanda vanno allegati il certificato dello specialista oncologo e la
ricevuta di pagamento e va spedita.
con raccomandata AR alla Regione
Marche, Servizio Salute – via G. da
Fabriano, 3 – Ancona, completa dei
dati identificativi della richiedente e
del recapito telefonico.
l’asterisco
Il Comitato per la Tutela della Salute e dell’Ambiente della
Vallesina organizza per il 30 gennaio alle ore 21 presso il Palazzo dei Convegni di Jesi un incontro – dibattito sul tema:
“Riconversione SADAM …Anche una questione Etica …”. Saranno presenti padre Natale Brescianini, priore dell’Eremo
di Monte Giove (Fano), e il prof. Gabriele Fava, esponente di
ItaliaNostra. L’incontro è promosso dal Comitato per la Tutela della Salute e dell’Ambiente della Vallesina e “ si propone di analizzare le devastanti ripercussioni globali che hanno impianti come quelli proposti a Jesi. Parleremo di effetto
serra, di distruzione delle foreste pluviali, di sfruttamento di
popolazioni del terzo mondo”.
*
Federico Cardinali
CORTEGGIAMENTO: tra natura e cultura
L
cultura. L’uso di questa parola non ci tragga in inganno.
Spesso la usiamo per indicare quanto una persona è colta, cioè ‘quanto ha studiato’,
quanto è esteso il suo campo di conoscenze. In questo caso, invece, essa indica
quell’insieme di abitudini,
tradizioni, usanze, valori che
guidano il nostro modo di vivere, le nostre scelte. Usiamo
questa parola nel senso che
le attribuisce l’antropologia:
la scienza che studia le varie
civiltà e il comportamento
degli uomini e delle donne
all’interno di queste (antropologia = scienza dell’uomo;
dal greco ànthropos = uomo
+ lògos = studio).
Mentre l’istinto è quella forza
Oggi il nostro sguardo lo po- naturale che ‘spinge’ il maniamo sulla prima tappa del schio a ricercare la femmina,
ciclo vitale: l’abbiamo chia- e viceversa, la dimensione
mata CORTEGGIAMENTO. culturale definisce, per noi
Questa parola appartiene allo umani, il come questa ricerstudio del comportamento ca dovrebbe concretizzarsi.
animale. Con essa designia- Nel corso della storia si sono
mo quel momento in cui il succeduti molti cambiamenmaschio e la femmina si in- ti, così come molte diversicontrano e, attraverso segna- tà possiamo cogliere nelle
li specifici, cercano di richia- diverse civiltà, anche a noi
mare l’attenzione dell’altro. contemporanee. Solo per
Si tratta di attuare uno dei fare un esempio: un tempo
compiti più significativi che erano le famiglie che scegliela natura assegna agli indi- vano la moglie per il proprio
vidui di una specie: mettere figlio o il marito per la figlia
al mondo altri individui in (in alcune culture continua
modo che la specie stessa ad avvenire anche ai nostri
possa continuare. Il cane, il giorni…). Oggi da noi questo
gatto, il leone, la formica… sarebbe impensabile!
ciascuno ha il suo modo, ma
tutti sono impegnati a svol- Ma ritorniamo un momento
gere lo stesso compito.
al mondo animale. Due gatti
che s’incontrano e decidono
Anche l’animale-uomo è di ‘fare coppia’ agiscono in
inserito in questo grande totale e assoluta libertà: se
progetto della natura.
sta bene a loro due, sta bene
Ma, mentre le altre specie a tutti.
eseguono questo compi- E’ così anche per noi umato guidate completamente ni? Potrebbe sembrare di sì.
dall’istinto, per noi umani E invece non è proprio così
accanto al richiamo istintivo semplice! E’ vero che due
opera una dimensione che giovani che cominciamo una
appare altrettanto potente: la storia si scelgono liberamena volta scorsa abbiamo
fatto un excursus sulle
varie tappe del ciclo vitale
di una famiglia. Ne abbiamo
enumerate alcune. Ci dicevamo che è un modo un
po’ artificiale di considerare
il processo evolutivo di un
organismo vivente, com’è
la famiglia, perché la vita
in realtà procede lungo un
percorso continuo, senza interruzioni e senza salti. Ma ricordate? - le nostre scienze
hanno bisogno di procedere
per passi al fine di comprendere l’oggetto del proprio
studio. Perché così funziona
la mente umana: ha bisogno
di ‘mettere in fila’ le cose che
vuole guardare.
te, ma… Ma tutti ci mettono
bocca! Tutti chi? Gli amici,
per esempio. Gli amici di lui
hanno i loro bei commenti
da fare sulla sua ragazza, le
amiche di lei altrettanto…
Non è così? E le famiglie?
Apriti cielo! I genitori di lui
LA ‘misurano’ dalla punta
dei capelli alla punta dei piedi: se è alta, bassa, carina, intelligente, fine, educata, se ha
studiato, che lavoro fa, come
si veste, ecc… E non basta
qui. Perché c’è un’altra cosa
ancora che la famiglia di lui
‘misura’ con altrettanta attenzione: la famiglia di lei. Che
famiglia è, cosa fanno i genitori, i fratelli, i nonni… Naturalmente, senza che adesso
mi sto a ripetere, è chiaro
che anche la famiglia di lei
fa tutte queste ‘operazioni’ su
di LUI e la sua famiglia. Tali
e quali!
Dove ci portano queste osservazioni? Non a criticare:
è naturale che una famiglia
si preoccupi che il proprio
figlio (la propria figlia) faccia una scelta ‘buona’ nel
momento in cui incontra la
persona con cui, forse, andrà a condividere la vita. E’
naturale ed è giusto. Anche
questo significa continuare a
prendersi cura dei figli.
Dove ci portano allora? A
dirci una cosa: in questo
momento, che noi vediamo
come l’inizio per la vita di
una famiglia, sono sì due
persone che si incontrano e
si scelgono, ma sono anche
due famiglie che si incontrano e si scelgono. Sono due
gruppi di persone (gli amici)
che si frequenteranno e si influenzeranno reciprocamente, nel bene e nel male.
Se non teniamo presente
tutto ciò, rischiamo di non
comprendere la complessi-
tà di questo momento che
segna l’inizio di una nuova
storia: la storia di una famiglia. E’ un momento pieno di fascino questo per i
ragazzi che lo vivono, ma è
anche un tempo non facile.
Conoscersi è un’operazione
complessa. Tanto complessa
che avrà bisogno di continuare per tutta la vita.
Ma questo è un tempo complesso e difficile anche per i
genitori: essi sanno che devono essere presenti, ma in
punta di piedi. Attenti, cioè,
a comprendere i sentimenti
dei figli e a non voler imporre ad ogni costo il proprio
punto di vista. Quando ci
sono delle osservazioni da
fare, vanno fatte. Ma con
garbo e, soprattutto, con rispetto. Rispetto verso il proprio figlio (la propria figlia):
parlandone e, soprattutto,
ascoltando. Essere presenti
nella vita dei figli ci chiede
di mettere ancora maggior
attenzione nell’ascoltare i
loro pensieri, i loro progetti, le loro domande. Tutte
le volte che ci viene da dire:
“Ma stammi a sentire!”, proviamo anche a chiederci,
magari sottovoce: “Ma io
quanto lo sto a sentire mio
figlio?”…
Questo significa provare ad
essere genitori sufficientemente buoni. Anche, e soprattutto, in un momento
così importante nella vita
dei figli.
(Pianeta famiglia 4. continua)
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per email ([email protected] o cardinali@itfa.
it) o per posta a Voce della
Vallesina - colloqui con lo
psicologo - P.za Federico II,
8 - 60035 JESI
di Giacomo Galeazzi
Quando Dio entra in politica
Il dibattito tra fede e scienza, con
Benedetto XVI, si è rianimato notevolmente. Dopo essere salito al
Soglio di Pietro, Joseph Ratzinger
ha riaffermato con forza i principi fondamentali della religione
cattolica. Questioni aperte come
il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, le
coppie di fatto e la procreazione
assistita, hanno ricominciato a
dividere i laici e i cattolici. Il filosofo e saggista Michele Martelli,
docente all’Università di Urbino,
nel volume «Quando Dio entra in
politica», denuncia le pretese dog-
matiche della Chiesa mostrando
le contraddizioni nascoste nei cosiddetti “valori assoluti” che essa
difende. Martelli segnala che, nel
corso degli ultimi anni, si è formato un “nuovo partito di Dio”.
Un partito, guidato dal Cardinale
Ruini e dal Cardinale Bagnasco, e
sostenuto da un gruppo ben ramificato di giornalisti, politici e
intellettuali. Uomini di primo piano, tra i quali spiccano i Teocon
e i Teodem, ostili alla moderna
civiltà illuministica, scientifica
e razionale. In questa cornice si
inseriscono le prese di posizione
di Benedetto XVI che ha stabilito
le regole alle quali i cristiani devono attenersi. «Dalle riflessioni
dagli scritti e dalle scelte del Papa
- sottolinea l’autore del saggio
- dagli orientamenti prevalenti dei
vertici cattolici odierni, possiamo ricavare un nuovo decalogo
politico-religioso. Si tratta di imperativi radicati in parte nella storia
passata della Chiesa/Stato pontificio, finalizzati alla controffensiva
clericale contro la modernità e al
reingresso della religione nella po-
litica». Michele Martelli non si limita a criticare la strategia politica
messa in atto dalle gerarchie vaticane. Propone anche una lunga ed
articolata ricostruzione degli errori
più evidenti commessi dalla Chiesa durante la sua storia. Si passa
dalle Crociate alle guerre sante,
dalle stragi compiute dai cristiani
al caso di Galileo. Un quadro generale nel quale non viene criticato
il cattolicesimo nelle sue caratteristiche più profonde ma la pretesa
manifestata dalle autorità d’Oltre
Tevere di «occupare lo Stato».
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Vita ecclesiale
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 29 gennaio
ore 9.30: Consiglio Presbiterale
Venerdì 30 gennaio
ore 21: Veglia di preghiera per la pace
Domenica 1° febbraio
ore 11.15: Montecarotto, S. Messa e incontro con
la Comunità
ore 18: Cattedrale, S. Messa nella Giornata per la
Vita
ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Lunedì 2 febbraio: Giornata della Vita
Consacrata
ore 16.30: Incontro con i Religiosi
ore 18: Cattedrale: S. Messa con la partecipazione
dei Religiosi
Martedì 3 febbraio
ore 15.00-18.00: il Vescovo riceve nella cappella
di San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano
confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza
appuntamento.
Mercoledì 4 febbraio
ore 9.30: Loreto, Riunione della Conferenza
Episcopale Marchigiana
ore 21.15: Commissione della pastorale familiare
Parola
di Dio
Il vescovo su Radio Duomo
Ogni mattina alle 7.20, sulle frequenze di Radio Duomo (106,7 Mhz da Jesi) il vescovo di Jesi, mons. Gerardo
Rocconi propone una sua breve riflessione a partire dal
Vangelo del giorno. La rubrica vuole essere un semplice
strumento per offrire agli ascoltatori un pensiero di serenità e fiducia che emerge dalla Parola di Dio e un aiuto
per aumentare la consapevolezza che l’amicizia con Gesù
riempie il cuore e la vita.
CHIESA dell’ADORAZIONE
luogo di adorazione e di ascolto
Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella Chiesa dell’Adorazione, in Piazza della Repubblica 2 a Jesi, per le Confessioni e il colloquio spirituale.
Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani.
Tutti i venerdì dalle 19 alle 20 un piccolo gruppo di giovani si riunisce nella Chiesa dell’Adorazione per un’ora
di preghiera davanti alla SS Eucaristia. Sono invitati altri
giovani che cercano un momento di silenzio, di meditazione sulla Parola di Dio e di preghiera di adorazione.
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
7
1° febbraio 2009 - 4^ domenica del tempo ordinario - anno b
Piacere al Signore, vocazione di tutti
di don Mariano Piccotti
[email protected]
non cambiare
sta, bisogna anche acvocazione: “La cordare la pratica della
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si predevozione deve
devozione alle forze,
occupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato
essere praticata agli impegni e ai doveri
invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie,
in modo diver- di ogni persona”.
e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa
so dal genti- Per questo voleva ragdelle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna
luomo, dall’ar- giungere tutti e ciasposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al
tigiano,
dal
scuno inventando il fomarito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma
domestico, dal
glietto parrocchiale che
perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviaprincipe, dalla metteva sotto le porte
zioni. Parola di Dio
vedova, dalla delle case. L’unità del
donna non spo- cuore non si fa camsata e da quella biando vocazione, ma
COMMENTO
Anche oggi c’è chi, pre- la vocazione matrimo- coniugata. Ciò non ba- nella fedeltà a se stessi.
Vicino alla festa del 2
so da uno spiritualismo niale e nella vocazione
febbraio, la presen- disincarnato, vive lo
consacrata è il punto di
O Signore Gesù, oggi, i colori del tuo volto
tazione di Gesù al
stato di vita laicale più convergenza di tutti i
sono tanti.
tempio, che ormai da vicino ai consacrati. E’ credenti. Le separatezC’è l rosso di chi ama generosamente, nel
qualche anno viene
evasione? Ma Paolo ze nella Chiesa hanno
matrimonio e nella vita consacrata.
dedicata alle persone
conferma il valore della creato le classifiche, le
C’è il verde di chi spera anche contro ogni
consacrate nella vita vita matrimoniale. Lui giustificazioni, le mesperanza, da madre-padre e anche da prete
monastica, religiosa e
stesso forse era sposato. diocrità, la rassegnao da monaca.
missionaria, o anche Ma in questi versetti zione ad un vita criC’è il giallo di chi, solare e semplice, porta
laicale, accogliamo il illumina la vocazione
stiana di serie B. Tanto
avanti con gioia la sua vita sposata, e anche
pensiero chiarificatore
consacrata. E’ bello il
che pochi sono i santi
la sua gioia da persona consacrata.
di Paolo, proprio sul
cuore indiviso, tutto
sposati. La memoria di
C’è il blu del cielo, del sentirsi sotto il manto
valore di questa voca- dedito e orientato al Si- San Francesco di Sales
della Tua presenza, sia che stia a salmodiare
zione in relazione alla gnore. Non lo dice per (24 gennaio) ci ha riin coro, sia che occupi la sua giornata
vocazione matrimonia- creare, come è succes- cordato la sua moderlavorando al computer o in mezzo ai campi.
le. Chi è stato illumina- so poi nella storia, del- na, diremmo conciliare,
Dona a chi hai chiamato alla verginità
to da Cristo, facendo di le classi di merito. Per visione della santità.
consacrata di indicare a tutti la bellezza
lui il centro, ma anche tutti c’è la chiamata alla Lui la chiama devoziodel mondo futuro.
il tutto della sua vita, santità. Per tutti il Si- ne. La sua “Introdusi trova a dubitare sul
gnore è al primo posto. zione alla vita devota”
valore del matrimonio. Essere fedeli a Lui, nel- contiene un invito a
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 7,32-35)
Venerdì 6 febbraio
ore 15.30: Maiolati Spontini, S. Messa e incontro
con gli ospiti della casa di riposo
ore 18: Conferenza presso la Biblioteca
Petrucciana
Domenica 8 febbraio
ore 9: S. Maria Nuova, ritiro con i Catechisti di S.
Maria N. e Collina
ore 11.30: S. Maria Nuova, S. Messa
ore 15.30: Pianello, incontro con i Bambini di
Prima Comunione.
1 febbraio 2009
LA SOMARA DEL PROFETA
(3)
C
(realtà)
osa vede la somara che
Balaam non vede?
Non sarebbe il caso di ascoltare l’animale, che è sveglio
e guarda dove mette i piedi e
che vede quello che non vede
Balaam che è appisolato?
La somara vede la strada;
vede i ciottoli da evitare; vede
il greppo; vede, insomma, la
realtà.
***
La realtà.
Qui andiamo sul complicato.
Quando uno dice la realtà
dice tutto e dice niente.
Sì, perché dopo il Così è se vi
pare, di Pirandelliana memoria, (ma lo sapevano anche
prima, mica erano stupidi)
la verità non è una cosa così
semplice e lampante che tutti
la vedono alla stessa maniera;
no: ognuno ha la sua verità
in base alla realtà che vive e
quindi le sfaccettature sono
tante quanti quelli che guardano.
Con una parola sola si dice
relativismo. E, da ‘n po’ de
tempo, il relativismo va di
moda e se non ti adegui sei
morto: è quasi una religione.
Da ultimo so anche io che si
vede quello che si conosce
e quindi non è sufficiente
guardare, ma anche sapere.
Qualche libro, però, ‘l lèggio
pur’io e mi piace moltissimo confrontarmi con quanti
mi capitano a tiro ed hanno
amore per certi argomenti…
Tutto questo per dire in quale groviglio mi sto ficcando e
con quali miseri strumenti.
Per non complicarmi troppo la vita, prendo la faccenda dal lato più facile: faccio
come la somara di Balaam,
figlio di Beor: apro gli occhi e
mi guardo attorno.
E sì perché davanti a tutte
queste complicazioni, vuoi
vedere che me se chiude’ l’occhi e m’andormento pur’io
come il profeta che poi non
ha visto l’angelo del Signore?
A questo punto è importante sapere dove orientare lo
sguardo. Naturalmente il
mio è orientato sulla gente;
sul popolo. Dove altrimenti?
Non sono stato mandato alla
gente; al popolo?
***
Chi è la gente?
Bell’interrogativo: chi lo sa
chi è la gente?
Rispondo così: tutte quelle
persone che non appartengono alla gerarchia; quella è
la gente.
Per specificare ancor meglio
(e restringendo il campo a
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
Fax 0731.208145
[email protected]
www.vocedellavallesina.it
c/c postale 13334602
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del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì •
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informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che
per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge.
quello della chiesa), la gente è tutte quelle persone che
non hanno alle spalle 11 anni
di seminario e 6 di teologia
come me; che non hanno
avuto a disposizione, per una
diecina d’anni, tanto di rettore, vice-rettore e padre spirituale che ti guidano, ti orientano, ti prendono per mano,
ti fanno prendere abitudini.
Questo è il popolo.
Tutte quelle persone che non
hanno avuto una vita culturale controllata anno per
anno ed una vita spirituale
distillata piano-piano fino a
fartela entrare nelle fibre del
corpo e dell’anima… questo
è il popolo.
E in questa categoria ci entrano tutti: dall’ingegnere
di astrofisica della SeleniaSpazio, al sedicenne tutto
sbrufolado che, dopo la terza
media, è gido a garzó’ da un
elettricista. Tutti costoro appartengono al popolo.
Dal primario di microchirurgia al San Fedele di Milano
che opera con il microscopio
e col bisturi laser, al giovanottone e padre di 2 figli che
stende il catrame sulle strade.
Tutti questi sono popolo.
Si potrebbe specificare meglio ed avventurarsi sulla trasversalità di questa categoria,
ma non mi ci avventuro per
niente perché ho paura di
fare la fine di Balaam ed invece a me piace essere come
la sua somara che quando
cammina guarda ‘n dó’ che
mette i piedi.
Questa, dunque, è la realtà che io voglio guardare e
prendere in esame: il popolo.
Del resto a questo sono stato mandato e ci consumo la
vita.
Non è, però, lo stesso popolo
al quale sono stati mandati
quanti guidano la chiesa di
Dio?
A me mi pare di si.
Don Maurizio.
Preparazione
al matrimonio
La Diocesi rende noti
i prossimi itinerari di
formazione cristiana al
matrimonio. Alla parrocchia S. Maria del Piano
(tel. 0731.58636) il corso
si svolgerà ogni giovedì,
alle ore 21, inizio 29 gennaio.
A Moie, parrocchia Santa
Maria (tel. 0731.700286 339.4210248) il corso si
svolge ogni giovedì con
inizio alle ore 21,15): ha
preso il via domenica
scorsa 25 gennaio.
A Jesi, presso la Casa
Crossroads a cura della Pastorale Giovanile
e Vocazionale, un corso
residenziale
articolato
in tre week-end, dalla sera del venerdì alla
domenica sera: 30 gennaio - 1 febbraio; 27 febbraio – 1 marzo; 28-30
marzo. Per informazioni
tel. 347.8310065; E-mail:
[email protected].
A San Marcello, nella
Sala Parrocchiale di Palazzo Marcello, il corso
si svolgerà dal 9 al 19 febbraio (dal lunedì al giovedì), alle ore 21. Per informazioni: tel. 0731.267012
cell. 347.0784255
Ufficio Catechistico
Lunedì 2 febbraio alle ore
21, presso il Seminario di via
Lorenzo Lotto: riunione degli animatori del dopo Cresima con il progetto Amicizia. La riunione è aperta a
quanti vogliono seguire un
programma coerente con il
progetto Emmaus che porta
a compimento l’iniziazione
cristiana dopo la Cresima.
Martedì 3 febbraio alle ore
18,30: commissione catechistica per la preparazione del
Convegno su “Arte e catechesi”.
8
Vita Ecclesiale
1 febbraio 2009
In ricordo
La speranza di Obama…
G
uardando le immagini Dio. “Dio è nostro” lo abbiadei tre milioni di per- mo comprato, non è un Dio
sone che hanno partecipato di tutti ma di chi ha una ceralle celebrazioni per l’inse- ta cultura! Gli islamici vadiamento di Barak Obama dano nei loro paesi dal loro
come presidente degli Stati Dio, qui non c’è posto per
Uniti, mi è sembrato che un Dio diverso dal “nostro”!
questa Nazione così potente Ma per fortuna arrivano i
si è agganciata alla speranza fratelli diversi, il Dio che
di un uomo più che a un si- preghiamo vuole accoglierstema. Di fronte ad una crisi li! Non ho neanche paura di
che mette paura, ecco Oba- condividere con loro il mio
ma: un uomo proveniente da “Dio” e di contaminarmi con
una generazione nera, prima loro, perché Lui ha scelto
schiava, poi emarginata che l’unico posto per servire
dice: “ce la possiamo fare” e l’umanità, “l’ultimo!” Egli mi
usa la parola speranza.
ha liberato dalla schiavitù,
Il sistema lo ha posto nelle mi ha reso libero nella terra
condizioni del confronto infinita dove la misericordia
politico e di diventare poi e il perdono accolgono tutpresidente degli Stati Uni- ti. Ho soltanto da chiedergli
ti d’America: quasi scono- perdono di come ho accolsciuto prima nel mondo to il mio fratello. Adesso
finanziario e politico, deve riscopriamo che il denaro
soccorrere ora un sistema non è tutto, che il possedere
che ormai non riesce più a fittizio con guadagni fitticontenere i virus economici zi porta alla povertà! Ma il
che lo stanno distruggen- giocattolo economico che si
do. Questo sistema è quello è rotto non si rompe equacapitalista, oramai arrivato mente! Alcuni si difendono
al capolinea con i nodi eco- e forse ci guadagnano, altri
nomici, ambientali e poli- non riescono a farcela. Ci
tici che lo stanno soffocan- riteniamo ancora ricchi, ma
do. Un sistema basato sulla non sarà più come prima!
rincorsa del benessere, del Saremo perduti se non c’è
raggiungimento del Pil che un impegno di solidarietà e
poggia sulla sabbia perché si di fratellanza che trasversalbasa sullo sfruttamento am- mente impegna e incontra
bientale ed economico dei tutti: tutti coloro che voglioPaesi più poveri ma ricchi di no un mondo fraterno, più
materie prime: tutto questo giusto! Quel popolo in festa
nel consumismo, motore per Obama, quella speranza
dell’ambizione del possedere, agganciata ai valori, è molto
della ricchezza di cose spes- meglio di quei carri armati
so inutili. Ma il giocattolo è che avanzavano per Bagdad
“imploso”. Si è rotto da solo! per sconfiggere il terrore
L’avidità è stato il virus che mentre intere popolazioni
lo ha rotto! Tutti pensavamo civili incombevano alla fordi diventare ricchi dentro il za ideologica con la pretesa
“sistema”!
di esportare la “democrazia”
Invece ci troviamo più po- con le armi. La speranza
veri! Ma per questa avidità non ha confini! Quell’uomo,
abbiamo peccato! Diventati con tutti i suoi limiti, vuoopulenti, oggi come “i vec- le chiudere una stagione di
chi avidi ricchi” che hanno conflitti con la forza del diapaura di perdere la “robba”, logo. Essere agganciati alla
anche noi paurosi del diver- speranza necessita di essere
so, dell’extracomunitario, di aperti, non avere paura del
tutti i diversi, non vogliamo futuro e avere un cuore che
condividere. Invece loro ar- accoglie perchè “la nostra
rivano con le loro religioni vita è un viaggio!” Va oltre la
e le loro culture. Noi, inve- morte non fermandosi mai
ce di aprirci, difendiamo le finché non trova il fratello
nostre culture, le nostre re- “universale” da incontrare…
ligioni, perché possediamo
Remo Uncini
IL REFRATTARIO
IL GENOCIDIO DEGLI
ARMENI
I fatti parlano chiaro. A partire dal 1915, in Turchia si
consumò il primo genocidio
del XX secolo, triste prologo, come ebbe a notare
Papa Giovanni Paolo II, di
tutti gli orrori del Novecento. Stiamo parlando del
martirio che dovette subire l’Armenia, la più antica
nazione cristiana. A dire il
vero, il massacro iniziò già
alla fine dell’Ottocento, ma
fu a partire dall’avvento al
potere dei Giovani Turchi,
di matrice nazionalista, che
le cose peggiorarono.
Durante la Prima Guerra
Mondiale, la sconfitta ottomana sul fronte caucasico
venne imputata agli armeni, considerati come capro
espiatorio, odiati per il fatto
di essere cristiani fedeli alle
loro tradizioni. Iniziò così
quello che gli stessi armeni
chiamano tutt’ora “il Grande Male”, ossia il sistematico sterminio di un’ intero
popolo. Tutti i maschi dai
18 ai 60 anni furono uccisi
immediatamente.
Vecchi,
donne e bambini, vennero
condotti nel deserto asiatico.
Molti morirono di fame e di
stenti durante la deportazione. Tutti gli altri vennero
lasciati crepare nel deserto.
In tutto, su un totale di poco
più di due milioni di armeni, il massacro riguardò oltre un milione e mezzo di
persone. Senza contare, poi,
tutti coloro che emigrarono.
Un vero e proprio genocidio,
con buona pace del mondo intero, che non ne vuole
sentir parlare e della lobby
ebraica internazionale, che
pretende di affermare l’unicità della Shoah come geno-
Sr Vanda Sardella
è nella Casa di Dio
Chi ha frequentato il centro di Castelplanio, l’ha conosciuta e stimata
certamente. E’ morta, il 21 gennaio
scorso a 81 anni a Cagli dove era ricoverata, perché da tempo combatteva contro una malattia ormai incurabile. E’ un lungo elenco quello delle
sue presenze significative in tutti luoghi in cui è stata chiamata.
Suora del 1946 (avevamo celebrato il suo sessantesimo proprio qui
a Castelplanio), è stata formatrice
delle giovani e delle novizie, maestra elementare (da noi ha insegnato
religione nel primo periodo dopo la
riforma). Ha sostenuto con inventività e creatività l’apertura della congregazione in India. Le suore indiane
la amavano come una madre. E’ stata
conigliere e poi provinciale. Ha sostenuto con passione la nascita delle
novità nella congregazione; per es. il
Centro di Spiritualità a Castelplanio
(dove ha abitato diversi anni) e l’Eremo di Mulazzo (dove era attualmente).
Alla celebrazione di commiato avvenuta nella Cattedrale di Cagli ha
partecipato il Vicario Generale di
Fano, tanti sacerdoti e suore, e tanti
laici arrivati da tutti i luoghi in cui Sr
Vanda ha vissuto.
Tra le tante caratteristiche messe in
luce da diversi interventi, veramente
una donna e una suora dalle mille di- tuizioni che avevano altre, e insieme
sponibilità e semplici capacità, una è paziente nell’attendere le decisioni.
stata sottolineata, la libertà interiore. “Tutta a tutti”, direbbe san Paolo.
Sr Vanda era insieme pronta a dire La parrocchia di Castelplanio, dove
la sua quando era necessario e insie- Sr Vanda è nata ed è vissuta la vuole
me ad aspettare, tacendo. Era pronta ricordare con una Eucaristia festiva
ai mille rapporti con tutti e insieme sabato 21 febbraio alle ore 18 presso
capace di star ferma sotto la croce, la Chiesa del Crocifisso al Centro di
davanti al Signore. Era coraggiosa Spiritualità. Tutti sono invitati.
nel guardare avanti, fiduciosa di ind.m.p
Ricordo del prof. Giuseppe Martinez
Il 22 dicembre 2008 ha lasciato questo mondo, per
fare ritorno alla Casa del
Padre, il prof. Giuseppe
Martinez. I funerali si sono
svolti, in forma strettamente privata, nella chiesa parrocchiale di S.Pietro
Martire, la mattina del 24
dicembre, vigilia di Natale.
Se n’è andato serenamente,
discretamente e silenziosamente come è sempre
vissuto. Nato a Massina
nel 1914, era approdato a
Jesi, per l’insegnamento,
nell’immediato dopo guerra. Prima dell’istituzione
del liceo scientifico a Jesi,
ha insegnato matematica
e fisica nello scientifico di
Ancona. Ha ricoperto, in
seguito, anche l’incarico
di preside. Uomo dai tratti squisitamente distinti
e signorili, era per natura
riservato, discreto, quanto
affabile e sempre disponibile all’incontro e al dialogo.
L’ho avuto insegnante per
un anno: era docente molto
preparato, molto esigente
con se stesso nelle lezioni,
ma altrettanto esigente con
gli allievi. Ho saputo dopo,
da un comune amico, che
era scrupolosissimo sino
all’eccesso nel valutare, nel
giudicare, nel promuovere
o bocciare.
Le prime persone che ha
conosciuto a Jesi, diventate
poi amicizie fraterne e durate per tutta la vita, che lo
hanno introdotto nel mondo jesino e lo hanno avvicinato alla “San Vincenzo”,
sono state Alberto Bellagamba, il prof. Rocco Pada-
lino e il prof. Arnaldo Bellagamba, quest’ultimo suo
collega nella professione.
E’ proprio nella San Vincenzo che - io ragazzo - ho
meglio conosciuto l’uomo
Martinez. In decenni di
attività in questa “antica” e
benemerita associazione ha
dato tanto, tantissimo di se
stesso, in disponibilità, impegno e affabilità nelle visite a domicilio delle famiglie
bisognose. Fino all’anno
2006 ha curato, con amore
e pazienza, aiutando e correggendo, non di rado sopra
le forze fisiche, i rendiconti
finanziari delle Conferenze
e del Consiglio centrale vincenziani.
Aveva una memoria lucidissima che ha conservato
sino alla fine. Negli incontri
personali amava molto parlare dei tempi della scuola,
ricordando benissimo nomi
e cognomi dei suoi primi
allievi; di persone, cose e
avvenimenti del passato.
Ma quello che più aveva nel
cuore era parlare della “sua”
cara San Vincenzo. Circa
un mese prima di morire
mi ha consegnato tanti registri che custodiva gelosamente nei cassetti della
scrivania: frutto e testimonianza eloquenti del suo
impegno vincenziano.
Ricordo nitidamente alcuni
particolari per i preparativi
musicali, a “San Filippo”
per il suo matrimonio con
la sig.na Miriam Cingolani, poi mia collega alla
Cassa di Risparmio, curati
con scrupolo dal cav. Natale Gambelli (congiunto
della signora), pianista e
direttore d’orchestra dilettante. Uomo degnissimo,
cittadino esemplare, cristiano trasparente e senza
compromessi, vincenziano
attivissimo nel praticare il
vangelo della carità, docente di prestigio.
Così amo ricordare e additare il prof. Giuseppe Martinez.
Alberto Massaccesi
In ricordo di Lucio Longhi
In ricordo di Lucio Longhi
con le stesse parole con cui
La direzione e la redazione definiva quelli del padre:
del settimanale Voce del- sintesi, ironia e mordente.
la Vallesina si uniscono nel Per ricordarlo, riportiamo
ricordo e nella preghiera alcuni stralci della sua vivaai familiari di Lucio Lon- ce e a volte commossa conghi che, dopo alcuni mesi versazione e declamazione
di malattia affrontata con delle sue poesie, al teatro del
grande dignità, ha concluso Museo Diocesano, il 6 ottola sua intensa giornata ter- bre scorso.
rena. Il rito funebre è stato “Ritengo un onore questo
celebrato il 23 gennaio nella invito da parte del circolo
chiesa Regina della Pace di Ferrini. Vorrei iniziare queJesi. Da alcuni anni collabo- sto incontro leggendo alcuni
ratore di Voce della Vallesi- passi di quella straordinaria
na, si era fatto apprezzare pubblicazione che è Conoper la sua discrezione e per scere Jesi: il linguaggio pouna profonda sensibilità che polare jesino è ricco di loculo portava, attraverso la po- zioni, di detti forti e delicati,
esia dialettale, a raccontare rozzi e raffinati, scanzonati
le emozioni, i problemi, le ed amari, urtanti e suadenansie, le speranze di ogni ti, pronti a cogliere dal fatto
giorno sempre con una nota particolare i valori universali
di ironia e leggerezza. Ama- della realtà umana, capaci di
va sintetizzare i suoi lavori esprimere con vivacità im-
cidio. Il bello è che la Turchia continua a rifiutare di
riconoscere l’orribile crimine che i suoi padri commisero. E questo viene tollerato dall’ Europa e dagli Stati
Uniti a causa della posizione
strategico-politica della Turchia, unico paese islamico a
riconoscere Israele e ad essere filo-occidentale. Infatti si
parla anche di ingresso della
Turchia nell’Unione europea.
Si rendono conto i nostri
eurocrati di cosa questo significherebbe? Se la Turchia
facesse il suo ingresso in Europa, non solo entrerebbero
nei nostri confini milioni e
milioni di islamici, con tutto ciò che questo comporta,
ma si accoglierebbe un paese dove, a tutt’ oggi, i diritti
umani non sono pienamen-
mediata, il complesso moto
dell’uomo nella sua dimensione individuale e collettiva; il dialetto jesino mira
all’immediatezza.”
Devo
ringraziare la redazione di
Voce della Vallesina, Antonio Lombardi (Antò) che
mi ha detto: “Hai da venì
qua!” …Piazza del Dòmo è
sempre stata il cuore… allora penso a quando mia madre mi portava a messa, un
punto fermo e una certez-
te rispettati e dove, soprattutto, non è ancora garantita
la piena libertà religiosa per
i cristiani. Lo stesso cardinale Ratzinger, prima di diventare Papa, sostenne che
la Turchia non è Europa per
storia, cultura e tradizione. Semplicemente è altro.
Ora, va bene che l’Unione
europea di oggi fa schifo e
non ha nulla in comune con
za … Piazza del Dòmo, una
volta non mi piaceva tanto,
adesso è diventata casa mia,
e poi il Montirozzo, la cannelletta di Fonte Mastella, la
fonte Piccitù famosa ‘na ôlta
che era la fonte dell’amore,
la fonte del Tornabrocco, la
chiromante Letizia, le scalette de la morte… I sentimenti,
il silenzio, le cose più vicine
a Dio, i rumori della natura
che ci dimentichiamo ma
quando ce ne accorgiamo
aiutano ancora, il cielo che
Dio ha fatto con tanto amore, il vento della gioventù, la
vita e le piccole cose, il volto
di un bambino, il profumo
di una rosa, la primavera, il
tempo che cammina senza posa rende la vita un po’
più preziosa: la vita è bella
e ringrazio Dio che ‘nte sto’
mondo ce stò pure io!”
quella che progettarono De
Gasperi, Schuman e Adenauer. Va bene che si tratta
di una costruzione relativista, illuminista e fondamentalmente anticristiana. Però
addirittura affossarla con
l’ingresso della Turchia, con
tutti i problemi che già abbiamo, sarebbe veramente
troppo!
Federico Catani
In diocesi
1 febbraio 2009
9
Apertura con “tutto esaurito” sabato 10 gennaio per l’inizio delle attività sociali del circolo culturale “Ferrini”
L
Ricordando il Natale e i poveri del Kenia
a cultura è un bene troppo Medio Oriente, è molto serio. La Brecciaroli, che nell’ultimo anno si
prezioso per l’uomo. Abbinare speranza però che i bambini sanno è ampliata e rinnovata con nuovi
la stessa cultura creando oppor- trasmettere e l’impegno per l’aiuto validi elementi. La corale, che ortunità ricreative e di beneficenza, dei sofferenti, come la beneficenza mai ha al suo attivo tanti anni di
non sembra operazione semplice. fatta in quest’occasione, non de- “servizio” parrocchiale a San GiuInvece il circolo culturale “Ferri- vono mai venire meno e devono seppe e non solo (tanti i concerti
ni” ormai da anni sta percorrendo essere al centro di ogni opera so- anche negli ospedali, nelle case di
questa strada, con ottimi risulta- ciale”, come poi il Ferrini da tanti riposo, ecc..) sempre espletato con
ti, per scelta del direttivo guidato anni promuove. Sono seguiti poi la impegno e per finalità di benefidal presidente dott. Primo Luigi presentazione di alcune poesie del- cenza, è rimasta integra alla coBini. Sabato 10 gennaio presso la le poetesse Lucia Bacci (Aria May stituzione avvenuta grazie al prof.
stupenda sede della sala teatro del nome d’arte) e Donatella David, Ivano Giampieri che ancor oggi è
museo diocesano, nella sede sto- rispettivamente figlia e madre, di una colonna portante della stessa.
rica di P.zza Federico II, si sono Jesi. Le due poetesse meritano una Nella sala inoltre, sono state espoaperte le attività sociali con uno nota a parte perché hanno rice- ste per l’occasione, alcune fotograspettacolo dal titolo “Ricordando vuto già diversi riconoscimenti da fie artistiche e molto suggestive di
il Natale”. La formula scelta per la parte della critica specializzata an- Sonia Sabbatini di San Marcello. I
serata, che ha riscosso molto suc- che fuori regione, e sono forse tra tanti presenti hanno dimostrato la
cesso anche per le tante presenze, quei “talenti” che la nostra comu- loro sensibilità donando offerte per
era alternare varie espressività ar- nità non ancora valorizza a pieno. il progetto di beneficenza di Ertistiche/culturali della nostra zona. Lo stile delle poetesse denota pro- manno Tiberi. Meritano un plauso
Alla presenza del sindaco di Jesi, fondità ed introspezione, e le loro tutti coloro del circolo che si sono
che per la prima volta ha preso liriche partendo sempre da un vis- adoperati a partire dall’organizparte ad un evento del Circolo, si è suto emozionale profondo, arriva zatrice della serata, l’ins. Gemma
iniziato lo spettacolo con i bambi- ad una elevazione dell’animo verso Pallottelli e il dott. Bini.
ni della terza classe di catechismo “lidi” dove poter ritrovare quella
Francesco Freddi
della Parrocchia di San Francesco pace che tutti cercano. Poi la predi Jesi e con le loro catechiste Ro- senza di un canto di Rose, sposata Ermanno Tiberi e la sua
sella e Gemma, che hanno salutato con un nostro conterraneo, di ori- opera in Kenia
i presenti con riflessioni sponta- gine australiana, ha fatto rivivere Di San Marcello, loc. Acquasannee legate al Natale, significative quella bellezza e quella originalità ta dove vivono la madre Maria e
ed apprezzate. Poi il Sindaco è in- che il Natale sa suscitare in tutto il fratello Cesare, diplomato getervenuto con un breve interven- il mondo. La chiusura della serata ometra ha lavorato per 12 anni al
to: “Il momento che il mondo sta è stata affidata alla corale di Santa Comune di Jesi, come addetto alla
passando, dato anche la guerra in Lucia di Jesi, guidata dal maestro manutenzione stradale. 15 anni fa
inizia un percorso di approfondimento spirituaUnitalsi diocesana
le molto intenso, che lo
vede protagonista anche condivisione con gli emarginati.
di varie attività di volon- Alla fine del 2005 decide di andare
tariato tra cui il gruppo in Kenia dove la comunità sta cermissionario diocesano cando di sviluppare un progetto
giovani della sottosee l’Unitalsi di Jesi. Ma di assistenza a 8mila persone in
zione jesina dell’Unitalsoprattutto nella Chiesa una baraccopoli di Nairobi, casi hanno partecipato nel
della sua frazione Ac- pitale con 4 milioni di abitanti di
pomeriggio di sabato 24
quasanta svolge un ser- cui 2,5 milioni risultano indigengennaio presso la sede di
vizio umile soprattutto ti. Otto mesi l’esperienza, in una
Corso Matteotti al primo
vicino al compianto don situazione critica, dove si occupa
incontro di formazione per
Fernando Fava, suo ami- di assistenza sanitaria di base e
i giovani volontari dell’asco personale, e poi con provvede con altri otto membri
sociazione. Nella prima
don Alberto Balducci. Si della comunità a far fronte alle
parte, il presidente Gian“arricchisce” anche della necessità, dove anche l’acqua è
carlo Rossetti ha presenspiritualità francescana qualcosa di lusso in quegli agglotato la storia dell’apostolo
partecipando alle attivi- merati di lamiere e fango (matePaolo che, da persecutore
tà presso la parrocchia riale costitutivo delle baracche). In
dei cristiani, dedicherà poi
convento di San Fran- quella realtà al limite dell’umano,
tutta la sua vita a far conocesco di Assisi di Jesi Ermanno per sua stessa ammisscere la Parola di Gesù in
e vive inoltre diverse sione, “sente” una chiamata, una
tutto il mondo. I giovani
esperienze a Medjugo- sua dimensione di realizzazione e
hanno ascoltato in silenzio, in un am- re la bellezza e l’originalità del Battesimo
rie. Frequenta l’Istituto “vede il volto di Cristo” che nelle
biente accogliente di luce soffusa e mu- e la disponibilità di Dio nel sacramento
Superiore di Scienze nostre strade “non riusciva bene a
sica di sottofondo, la storia di Bernadet- della Riconciliazione. Il responsabile
Religiose di Ancona e vedere”. Al ritorno dalla sua espeta, la bambina povera e umile di Lourdes Giovani dell’Unitalsi, Carlo Magrini, ha
nel 2005 conosce la casa rienza sente che il cuore è rimasto
alla quale è apparsa la Vergine. Il Vesco- comunicato che si svolgeranno altri due
Famiglia di Don Benzi giù, quindi dopo due anni circa di
vo Rocconi ha poi benedetto le corone incontri formativi seguendo il percorso
del Rosario che sono state donate a tutti, preparato dall’Unitalasi nazionale “Gio- aperta a Castelbellino. riflessioni entra nella comunità di
Nasce subito un’affinità Don Benzi come laico missionario,
ha spiegato come si prega il Rosario e ha vani in cammino 2009: in cammino per
fra questa associazione ma soprattutto lascia il suo lavoro
detto ai giovani: “Vi chiedo di pregare e annunciare Cristo”.
che mette al centro la di ruolo al Comune di Jesi e la sua
di meditare con il Rosario almeno una Il prossimo appuntamento formativo
decina di Ave Maria al giorno per abi- per tutto il personale unitalsiano della
tuarvi poi a pregarlo per intero”. Nella Diocesi sarà a Macerata il 14 e il 15 febseconda parte dell’incontro don Gerar- braio, una due giorni dedicata alla spiriIl vescovo Gerardo ai Vigili
do ha guidato una riflessione per scopri- tualità e all’approccio con il malato.
I
Giovani in cammino
I giovani del RnS a Jesi
Circa quaranta i giovani aderenti
al movimento Rinnovamento
nello Spirito che domenica 1 febbraio si incontreranno, presso la
parrocchia di San Massimiliano
Kolbe, per trascorrere insieme
una giornata di ritiro che li vedrà
impegnati in momenti di preghiera, catechesi, condivisione
e amicizia, a ridosso dell’appena
trascorso incontro di Capodanno. Il tema della giornata tratto
dal vangelo di Matteo - “strada
facendo, predicate che il regno
dei cieli è vicino. Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente
date” - verrà presentato dal
coordinatore regionale del
Movimento Federico Luzietti.
L’incontro avrà inizio alle 10. Al
termine, verso le 17.45, la santa
Messa. Tutti i giovani che volessero sono invitati a partecipare.
“E strada facendo predicate
che il Regno dei Cieli è vicino.
Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date”
(Mt. 10,7.8b)
Domenica 1 Febbraio
Parrocchia San Massimiliano Kolbe (Jesi)
Programma:
10.00 - Accoglienza
10.30 - Preghiera
11.15 - Catechesi sul tema
12.00 - Adorazione Eucaristica
13.15 - Pranzo
14.30 - Animazione e giochi
16.00 - Testimonianze
17.30 - Pausa
17.45 - S. Messa
Come arrivare:
Per chi proviene dall’autostrada uscire al casello di Ancona Nord e prendere la superstrada SS76
direzione Jesi-Roma. Uscire a Jesi EST e proseguire per circa 1 km fino ad arrivare ad un semaforo
(frontalmente si può notare un grande orologio della Banca delle Marche). Girare a sinistra,
proseguire sempre dritti per un paio di Km e percorrere tutto Viale della Vittoria. Superato
l’ospedale (si trova sulla sinistra), al primo incrocio andare dritti in direzione Roma e al successivo
voltare a destra seguendo le indicazioni per Ostra. Superare la prima rotatoria andando dritti e,
giunti alla seconda, guardare a sinistra…: ARRIVATI!
famiglia per “abbracciarne” una
più grande. Da tre mesi si trova in
Kenia, e il Circolo Ferrini collabora alla sua missione sostenendo
la costruzione di una cisterna per
l’approvvigionamento di acqua al
centro del paese, nel deserto dove
vivono i “Masai”. Questa cisterna
consentirebbe di avere l’acqua sia
per la scuola (già realizzata per
200 bambini) che in un piccolo
villaggio vicino che per irrigare un
terreno di circa quattro ettari. E’
fondamentale non far andare queste persone nella capitale perché
si troverebbero in una situazione
mortale nelle baraccopoli. Si spera
di riuscire a trovare i soldi sufficienti per l’opera, che verrebbe seguita in loco dal nostro Ermanno
al quale vanno gli auguri di tutti i
soci del “Ferrini”.
f.f.
Nelle foto di Franco Grilli, il
sindaco Belcecchi con i bambini
della parrocchia di San Francesco
di Assisi ed Ermanno Tiberi nel
2006 premiato dal sindaco
di Poggio san Marcello
per la sua opera in Kenia.
“Siate testimoni di Cristo”
N
on è solo la festa di una
comunità parrocchiale
e di un quartiere. E’ sempre
anche una festa cittadina
quella che si celebra ogni
anno in onore di San Sebastiano, eletto a patrono dei
Vigili Urbani. E’ stata solennizzata, il 20 gennaio con
una messa presieduta dal
Vescovo, Mons. Gerardo
Rocconi, alla quale hanno
preso parte molti fedeli e
una folta rappresentanza
dei Vigili Urbani di Jesi e
delle associazioni combattentistiche cittadine. A loro
Mons. Rocconi si è rivolto
ricordando il valore e il significato del sacrificio eroico del Santo. “Siamo tutti
chiamati ad essere testimoni di Cristo – ha aggiunto
– a volte anche attraverso
prove molto difficili o che
apparentemente sembrano
perdenti, come il martirio.
Invece è certo che con Cristo non si perde mai”. Al
termine della cerimonia,
commentata dai canti della Corale Pergolesiana e del
gruppo liturgico della parrocchia, è stata letta la bellissima ‘Preghiera del Vigi-
le’, scritta da Don Gilberto
Marconi che in essa richiama i doveri e le responsabilità dei Vigili Urbani invocando su di loro, sulle loro
famiglie, sul loro lavoro la
protezione del Santo.
a.f.c.
Foto Candolfi
10
In diocesi
1 febbraio 2009
Cursillos: accoglienza festosa dei nuovi fratelli
Cristo conta su di te!
E
’ stata festa nelle sere presenza del vescovo, Gedell’11 e del 25 gennaio, rardo Rocconi, del rettore
nella diocesi di Jesi, per il Mo- e della Rettrice dei Corsi e
vimento ecclesiale dei Cur- degli assistenti spirituali, i
sillos, una grande famiglia Gruppi di Jesi con alcuni
che vive e annuncia la gioia Corsisti di Fabriano, Ancona
dell’incontro con Cristo.
e Camerino, hanno accolto
Il Movimento dei Cursillos de con gioia i nuovi “fratelli”e
Christianidad, diffuso in tutto i Responsabili, che arrivavail mondo, formato da cristiani no da Maiolati dove si sono
laici e da sacerdoti che coope- tenuti il 24° Corso Uomini,
rano alla missione della Chie- dall’8 all’11 gennaio e il 21°
sa per l’evangelizzazione degli Corso Donne dal 22 al 25
ambienti (famiglia, scuola, gennaio..
mondo del lavoro…), nel 2007 Con il canto festoso “A coha celebrato il 25° anniversa- lori” e un caloroso applauso,
rio della sua presenza a Jesi.
la comunità hanno salutato i
La “buona notizia”, il primo fratelli e le sorelle, pronti ad tante cose: ho visto scendere
annuncio della salvezza in affrontare con cuore nuovo la Grazia e sono soddisfatto
Gesù Cristo morto e risorto, il “IV giorno”, che è la verifi- di questo incontro con Dio”;
essenziale per la fede del cri- ca dei “tre giorni” nella rou- “avere per tre giorni dei sastiano, viene dato con il Cur- tine quotidiana e dura tutta cerdoti con cui parlare non
sillo, Corso residenziale di tre la vita. Si fa silenzio per capita spesso…” credevo di
giorni (per uomini o per don- ascoltare… loro, emoziona- sapere molte cose… poi ho
ne), un cammino alla scoper- ti ma entusiasti e decisi ad scoperto Gesù come amico
ta del senso della vita. In que- andare avanti, sempre più e compagno nella vita”; “ho
sto tempo forte dello spirito, avanti: Ultreya!
capito di non essere solo
sacerdoti e laici annunciano Qualche flash sui “frutti con le mie inquietudini e di
il Vangelo ai “fratelli”, giovani dello Spirito” nel cuore di essere amato da una grande
e adulti, e comunicano espe- uomini e donne, giovani e famiglia…”; “il IV giorno?
rienze di fede vissuta nel quo- meno giovani, di Jesi-città, dopo tre giorni di paradiso,
tidiano, le vivenze. Il simbolo di Pantiere, san Paolo, Moie, il lavoro e tanti problemi…
del treppiedi dei Cursillos Cupramontana,
Mergo, ma posso affrontarli avendo
indica che pietà (preghiera), Chiaravalle, san Marcello, Gesù vicino”; “non mollate!”;
studio, azione, indispensa- Staffolo, Sirolo, Ancona…
“se sono diacono permanenbili per la vita e la missione “ Senza Gesù mi sento come te, lo devo al Corso: Fossato
del credente, devono stare in una campana senza batocco: di Vico 1986”
equilibrio.
non suona”; “mi basta solo
un paio di scarpe…, ma ho Il messaggio del Vescovo
“Ho sempre più fame di sempre più fame di Gesù”;
“Vi ho sentiti contenti, auGesù”
“avevo dei dubbi…, ma il tentici perché avete speNel Seminario di Jesi, alla Corso mi ha fatto capire rimentato l’amicizia con
Gesù. Stiamo cadendo in un
grave errore: sentiamo dire
che non ci sono più valori
e rischiamo di confondere
il Cristianesimo con i valori.
Anche un ateo può vivere il
valore della giustizia, della
bontà… ma il Cristianesimo
è, prima di tutto, l’incontro con una Persona, Gesù
Cristo. Ho ascoltato quanto
avete detto: tre preti hanno
lavorato durante il Corso per
venti persone… e non sono
stati di troppo. Ci sono parrocchie che non hanno nemmeno un prete… parrocchie
di 10 mila persone dove un
prete non basta…Se il prete
è il consigliere, il confessore,
colui che ti incoraggia, se è
tutto questo, deve stare lì, a
disposizione… Dobbiamo
esigere che i preti facciano i
preti, incoraggiarli e pregare
Centro di aiuto alla Vita: rispondere ad una richiesta di amore
R
L’uomo al centro: è vita
ealtà giovane nella diocesi
di Jesi, il Cav (Centro di aiuto alla vita) è nato nell’aprile di
due anni fa grazie al sostegno
economico dei Giovani Industriali marchigiani e ad alcune
persone che sentivano fortemente di impegnarsi per la vita,
in particolare quella dei soggetti
più indifesi, i bambini non ancora nati. “Braccio operativo”, se
così si può dire, del Movimento
per la Vita, è uno di quei trecento Cav nati in Italia dopo l’approvazione della legge 194 con
cui, nel 1978, è stato legalizzato
l’aborto.
Difesa della vita fin dal suo
concepimento e sostegno delle
mamme che vivono una gravidanza difficile: questa la missione. Nella consapevolezza
che l’aborto, negando il diritto
a vivere, non è conquista di una
società che si voglia dire democratica; non è una liberazione
né una vittoria per la donna,
perché quando la morte ha
l’ultima parola si registra solo
una triste sconfitta. Con la loro
opera ispirata al principio della
sacralità e inviolabilità di ogni
vita umana, i Cav sono riusciti a
salvare circa ottantamila bambini. Una goccia nel mare rispetto
ai quasi cinque milioni di aborti legali avvenuti in trent’anni,
ma, come recita un antico detto rabbinico, “ogni uomo vale
quanto tutto il mondo”. A Jesi
sono 14 i volontari che attualmente prestano il loro servizio
accogliendo le richieste di aiuto provenienti da donne che
stanno vivendo una maternità
difficile: donne che, di fronte ad
una gravidanza inattesa, sono
invase dalla paura. Situazioni di
solitudine, di angoscia, di difficoltà tale che l’unica soluzione
sembra quella di eliminare il
figlio. Talora hanno già pratica-
to un aborto e sono profondamente ferite, perché un figlio si
può cancellare fisicamente, ma
non dalla mente e dal cuore di
una madre. All’inizio, di fronte ai primi racconti fatti tra le
lacrime, non sapevamo come
muoverci, provavamo un forte
senso di impotenza, poi abbiamo capito che dovevamo anzitutto rispondere a una richiesta
di amore. Accogliere, ascoltare i
disagi, le delusioni, le sofferenze
della donna, far sentire solidarietà, disponibilità ad affrontare insieme i problemi: questo
spesso basta per far intravedere
una luce, per infondere speranza e fiducia. Ci sono poi aiuti
concreti, secondo le necessità,
grazie al collegamento con una
rete di Case di accoglienza, o al
ricorso ad un progetto specifico del Movimento per la Vita:
il progetto Gemma, che prevede, per le situazioni più gravi,
un aiuto economico a partire
dal sesto mese di gravidanza e
per i primi dieci mesi di vita del
bambino.
Cosa spinge ognuno di noi, diversi per età e professione, a
svolgere questo volontariato? Il
bambino non ancora nato non
parla, non ha memoria né visibilità, non suscita emozioni:
lo difendiamo perché vediamo
oltre, vediamo l’uomo. Noi prestiamo un servizio, ma riceviamo una grande gioia nel vedere
che due persone si salvano: perché la salvezza del bambino è
sempre anche la salvezza della
mamma, della sua giovinezza,
del suo coraggio. Inaugurato
alla presenza del presidente nazionale del Movimento per la
Vita onorevole Carlo Casini, e
intitolato ad uno dei primi volontari, il dott. Savino Antenori,
scomparso nel 2007, il Cav ha
la sua sede nel cuore del centro
per nuove vocazioni.
no davanti all’Eucaristia. Ho
Accogliete e meditate la Pa- sperimentato di persona che
rola di Dio che è capace di l’Eucaristia cambia il cuoentrare nel cuore e di rinno- re”. E prosegue: “Preghiamo
vare la vita.
per il Congresso Eucaristico
Siete stati davanti all’Euca- (Ancona 2011) e aiutiamo i
ristia, in preghiera. L’adora- sacerdoti a preparare la Setzione eucaristica oggi man- timana Eucaristica nelle parca... Se non riscopriamo rocchie, in Quaresima. Con
il valore della Messa e poi “il IV giorno” verrà meno
anche dell’adorazione, del l’entusiasmo, ma la volontà
“perdere tempo” davanti a deve supplire. Quel che senGesù, non ci sarà gioia, non tite stasera é la realtà”.
ci saranno famiglie unite, Come atto conclusivo del
non ci saranno vocazioni”.
Corso, con la parola “Cristo
Ora il Vescovo Gerardo con conta su di te” il Vescovo
semplicità offre la sua testi- consegna il Crocifisso ad
monianza: “Se io sono prete ognuno dei “fratelli” e delle
lo devo al fatto che, durante sorelle, testimoni di Cristo,
un lungo periodo di dubbi che rispondono con gioia:
di fede, stavo un’ora al gior- ”E io su di Lui”. A colori!
DONNA,
CRISTO TI AMA!
Nella realtà complessa e
problematica del nostro
tempo, in cui il potere sociopolitico ed economico è ancora quasi sempre declinato
al maschile e la femminilità
viene spesso misconosciuta,
degradata, calpestata, come
attestano le cronache, Gesù
Cristo, oggi come ieri, non
fa differenza di persone, né
di razza, né di cultura né di
sesso…, perché ama tutti
e chiama anche le donne a
realizzare il suo progetto di
salvezza.
Lo possono testimoniare le
“sorelle” che hanno partecipato al 21° Corso-donne del
Movimento dei Cursillos
di cristianità della Diocesi
di Jesi, una forte esperienza dell’amore di Cristo e di
comunione fraterna: “tre
giorni”, dal 22 al 25 gennaio,
nella Casa”Paolo VI” sul colle di Maiolati, per poi scendere a valle a riprendere il
cammino della vita…Ecco
la preghiera-testimonianza,
in poesia, di una di loro:
Davanti a Te
Signore,
ti sei fatto per noi
tabernacolo dell’Amore.
Fra Te e me
c’é un abisso di silenzio…
ma qui, davanti a Te,
mi sento briciola che urla
il tuo aiuto,
sicura
dell’immensa eterna
tua Carità.
Nunzia Cavallucci
21° Corso di cristianità, donne Casa “Paolo VI” Maiolati,
22-25 gennaio 2009
Questione Sadam: la maggioranza e le trattative
Entro il 5 marzo l’accordo
N
storico, in via Baldassini n.10,
ed è aperto ogni lunedì dalle 17 alle 19. Tra le sue attività, anche la distribuzione, per
bambini al di sotto di due anni
che vivono in famiglie particolarmente disagiate, di latte,
pannolini e vestiti nella misura in cui la Provvidenza ci fa
arrivare tutto questo.
C’è anche un cellulare (3343642996) sempre attivo, giorno e notte, perché qualunque
richiesta di aiuto abbia risposta, e una donna, quando trova
il coraggio di chiamare, senta
subito di non essere sola.
La Giornata della Vita, che si
celebrerà domenica 1° febbraio, ci vede impegnati in primo
piano. Essa ha certamente un
valore solo simbolico, ma è occasione per ribadire la dignità
di ogni vita umana; richiamare l’attenzione sul diritto di
nascere, che viene negato di
contro a un diritto di uccidere
sempre più fortemente sostenuto; ricordare che è possibile costruire una civiltà in cui
l’uomo, portatore di un mistero che lo supera, sia veramente al centro.
Adriana Borgognoni
volontaria Cav Jesi
on si chiude la questione riconversione dello zuccherificio
Eridania Sadam di Jesi. Il 21 gennaio
scorso, l’incontro al Ministero delle
politiche agricole sembra non aver
risolto i tanti nodi della vicenda,
nonostante all’indomani del vertice romano, una nota del segretario
nazionale della Flai Cgil Antonio
Mattioli parlasse di progetti confermati e risoluzione della questione.
Le segreterie sindacali marchigiane
hanno infatti preso le distanze dalla
dichiarazione. Fissato per il 5 marzo
il prossimo incontro al Ministero.
E se le ultime dichiarazioni di Massimo Maccaferri, presidente di Eridania Sadam, indicavano la non
condivisione dell’atto di indirizzo
approvato dal consiglio comunale
il 13 dicembre scorso e la volontà
di bypassare il Comune, chiedendo
subito la Via (valutazione di impatto
ambientale) e spostando la discussione direttamente in Regione, il 23
gennaio i capigruppo di maggioranza riconfermano fermamente quel
documento «punto di equilibrio fra
esigenze occupazionali, di sviluppo
economico e tutela dell’ambiente e
della salute». Lo fanno in una conferenza stampa: presenti Achille Bucci
(Prc), Daniele Fancello (Pdci), Alfio
Lillini (Sd) e Pierluigi Santarelli (Pd),
assente il verde Brecciaroli. I capigruppo hanno espresso la volontà
della maggioranza di tenere fede agli
impegni assunti il 13 dicembre, ribadendo «la riconferma del mandato
al sindaco per affrontare la fase di
trattativa con l’azienda e con gli altri
soggetti per arrivare ad una valutazione finale dell’esito complessivo
del confronto».
E su questioni come la mozione pro-
posta da Daniele Massaccesi (An),
che vorrebbe rafforzare il paletto dei 5 megawatt per la centrale a
biomasse, dicono «sono strumentalizzazioni politiche che puntano ad
indebolire creando divisioni, quando invece serve un fronte compatto
per il confronto con la Sadam». L’atto «dà indirizzi politici» chiarisce
Bucci «cioè l’obiettivo di abbattere
la pressione ambientale su questo
pezzo di Vallesina. Romperemo le
trattative, se la Sadam non rispetta
le nostre richieste. Penso che nessuno voglia andare avanti senza l’ok
del Comune».
«Vogliamo il piano industriale e il
progetto esecutivo d’impianto» chiariscono «vogliamo informazioni su
come verrà usato il biodiesel, garanzie anche sulla bonifica dei siti, sui
lavoratori e sull’ambiente; è arrivato
il momento di rivelare le posizioni e
la Sadam deve rispondere alle nostre
proposte». Il limite di inquinamento
ambientale? «Il meno possibile e applicando le migliori tecnologie». E
sul piano di bonifica, Fancello (che
più volte l’ha chiesto) ribadisce che
in Comune non risulta presentato
nessun progetto, ma si ha notizia
solo di una comunicazione all’Asur
per demolizione dell’impianto. Intanto il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità la mozione di
Siro Rossetti (Jesi è Jesi) che richiede l’istituzione di un tavolo tecnico
per investigare su suolo e sottosuolo
dell’area ex zuccherificio qualora la
Sadam non si attivi per la bonifica.
Trapela che un primo incontro tra
azienda e sindaco sia avvenuto a fine
2008, ma i risultati delle trattative
sono ancora un’incognita.
Maria Chiara La Rovere
Vallesina
1 febbraio 2009
11
La provincia dell’arte: Mauro Mazzarini di Serra dè Conti e i paesaggi marchigiani
Un cordiale incontro parlando di pittura, Marche e mostre
S
egnalo da qualche tempo con affetto e gratitudine la felice stagione di
questo pittore autodidatta.
Il colloquio che riporto è
avvenuto davanti ai suoi
quadri e spero che questa
ulteriore prova di fiducia
nei suoi confronti lo incoraggi nelle sue scelte.
L’arte è importante, specie per un credente; vale
dunque la pena incoraggiarla, a cominciare da
quella locale. Occorre lasciarsi trascinare ovunque
troviamo tracce che, allo
stato nascente o in forme
riconosciute dalla critica,
attestino la genuina creatività dell’uomo, dalla provocazione concettuale alla
ricerca figurativa più tradizionale.
Non ho pertanto riserve
nel passare da una suggestiva
videoinstallazione,
come per esempio “city
on fire” che provocatoriamente brucia monumenti
quali la cattedrale luterana
di Berlino (rimando al sito
www.cityonfire.org), alla
calma di una pittura pitturata, come appunto quella di Mauro Mazzarini di
Serra de’ Conti.
Mauro ha 46 anni. Ha iniziato a dipingere nel 2002,
però –precisa- già da giovanissimo in campagna
si cimentava con scene di
battaglia, paesaggi, vallate
e addirittura vinse allora
un concorso di pittura. La
passione, confessa, l’ha
sempre avuta, solo recentemente, però ha preso in
mano i pennelli. Ci voleva
provare, mi dice, e ha cominciato con grandi campi
di girasoli.
Se gli domando cosa lo ha
spinto a prendere questa
strada, confessa con un
certo candore che è una
persona riservata e all’inizio quasi si vergognava di
dire di essere un pittore.
Per questo molto gli ha
giovato all’inizio l’apprezzamento dei familiari e il
giudizio di qualche amico
e di un corniciaio.
Noto che i suoi soggetti
sono quasi tutti paesaggi.
Ama rappresentare la terra dov’è nato, l’entroterra
marchigiano, un’atmosfera
magica, soffusa, che incanta soprattutto chi la scopre
per la prima volta. Certo
gli piace anche i paesaggi
marini - il mare, del resto,
non è lontano e in collina
si può vedere sullo sfondo. Le colline però sono
uniche, hanno qualcosa di
unico, specie quando c’è il
grano con i girasoli, che dà
una sensazione di terra dorata. L’autunno è speciale,
il giallo, l’ocra, le sfumature di ogni campo. Tutto
questo, continua Mauro, lo
emoziona più di un ritratto, di un volto, di un nudo.
Anche le querce sono davvero magiche, con le foglie
secche in terra, quasi una
natura morta. Ogni giorno
dell’anno c’è un’atmosfera
diversa.
Gli chiedo se si può essere
più creativi qui in provincia o in una metropoli con
tanti stimoli. Mi risponde
che per lui è importante vivere qui, in un piccolo centro, a Serra. E mi ricorda
che in fondo anche il suo
lavoro giornaliero, come
autista, è importante, perché gli permette di vedere
i paesaggi, le marine, tutti i
giorni, con tutti i climi. Al-
Cochi e Renato ancora insieme
La coppia che non scoppia
S
i direbbe che la loro amicizia sia nata ai
tempi del liceo, sui banchi di scuola: che
abbiano incominciato lì a scherzare seriosamente, a scambiarsi battute e gomitate
furtive, a far ridere gli amici. Poi è venuto il
cabaret, con il successo e la conquista di un
pubblico sempre più vasto. Sono passati gli
anni, ma il sodalizio non si è sciolto anche
se per qualche tempo i due si
sono separati.
Forse è avvenuto così, ma
eccoli dal vivo: sono Cochi
Ponzoni e Renato Pozzetto, ancora insieme con la
loro spensieratezza naïve, le
loro parole in libertà, i loro
nonsense, le loro goliardate.
La simpatica coppia un po’
pasticciona, bisticciona, ma
affiatatissima è ritornata al
Pergolesi il 24 e 25 gennaio
in compagnia di una band
di sette magnifici strumentisti, i ‘Goodfellas’, che li ha
assecondati in tutto. Sono
anche questa volta interpreti ed autori di un testo
cabarettistico,“Una coppia infedele”, per il
quale hanno rispolverato buona parte del
loro repertorio, ma con aggiornamenti, aggiungendo un briciolo di satira politica ben
distribuita e qualche personaggio o qualche
sketch nuovo o per lo meno inedito per i più:
il barbiere factotum di Milano, il predicatore
esaltato, il chitarrista country, qualche can-
zoncina birichina. Nel pot pourri abbiamo
ritrovato persino la buffa dissertazione su ‘I
crauti’, a suo tempo umoristicamente recitata anche da Monica Vitti. Qualche battuta
un po’ salace ha aggiunto peperoncino alla
pietanza, ma nessuno se ne è avuto a male.
L’accoglienza è stata molto festosa, tanto
che i due hanno finito per aggiungere al-
trove, in un ambiente urbano, non sa proprio quale
ispirazione gli verrebbe.
Le Marche sono una regione con un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Pochi sanno che tra
i “tesori” nostrani, oltre a
bandiere blu e arancione,
parchi e riserve, vi sono
pure ben 139 rocche e castelli, 72 teatri storici, 200
chiese romaniche, 163 santuari, 40 abbazie, 344 fra
musei e pinacoteche! Nei
quadri di Mazzarini c’è un
vitale legame verso questo patrimonio, compresa
quella qualità della vita
che ci porta come regione
ad eccellere nel panorama
nazionale.
La sua carriera artistica
è solo agli inizi. Il primo
riferimento critico è stato il pittore locale Cesare
Monnati. Per questo vuol
vedere, conoscere, apprezzare l’arte del passato e
quella più recente. Ama
gli impressionisti, i toscani
dell’Ottocento, Rousseau il
Doganiere. In ogni quadro
cerca di capire la tecnica,
la resa del colore. Sa di essere solo agli inizi e quindi mi confessa di dover
migliorare. Si rende conto
del bisogno di un continuo
perfezionamento. Sente di
essere ancora legato ad una
concezione della pittura
troppo estemporanea. Per
questo occorre quell’esercizio che permette di essere spontanei, di cogliere il
dinamismo di oggetti nella
loro immediatezza e ricchezza di sfumature.
Mi permetto di chiedergli di cosa, arrivato fin
qui, sente maggiormente
bisogno. E lui, autodidatta con un’indubbia qualità seppure ancora acerba,
senza esitazione confessa
che chiede continuamente
consigli. Un artista infatti
non dovrebbe mai essere
chiuso, orgoglioso. Le critiche, anche negative, aiutano a crescere, ad approfondire la propria visuale.
E poi sente il bisogno di un
contatto con i grandi artisti, con le mostre, i musei.
Mi dice che lo ha impressionato molto nel 2008 la
mostra di Urbino sull’Impressionismo, come pure
quella perugina, curata da
Vittorio Sgarbi, dove ha
potuto ammirare capolavori di artisti come Corot,
Cézanne, Van Gogh.
Per chiudere gli chiedo
quali progetti ha in serbo
per il futuro. Senza scomporsi, mi risponde che ha
intenzione di fare molte
mostre, soprattutto per
mettersi in gioco, superando quella ritrosia propria
del suo carattere. Gli piacerebbe esporre per esempio
in luoghi tipici, come certe
belle enoteche o altri locali
che pur non essendo vere e
proprie sedi di esposizioni,
si prestano però ad un’arte
discreta e conviviale.
Gabriele Bevilacqua
Moie: la scuola primaria e secondaria in biblioteca
Educare alla cittadinanza attiva
L
a Biblioteca “La Fornace” di Moie ha organizzato per l’anno scolastico
2008/2009 un progetto in
collaborazione con l’Istituto
Comprensivo “Carlo Urbani” di Moie – Castelplanio
- Poggio San Marcello, finalizzato alla conoscenza della
nuova struttura e dei servizi che offre, per rendere gli
alunni e, conseguentemente,
le famiglie consapevoli della
possibilità di arricchimento
culturale e formativo. Responsabile del progetto e
animatrice degli appuntamenti con le classi di scuola
primaria e secondaria è Elena Moretti, che propone ai
ragazzi attività diversificate a
seconda del tempo a disposizione dei gruppi e delle fasce
di età. Gli incontri, iniziati
nel novembre scorso, si svolgono durante la mattinata,
con la visita guidata agli spatri numeri allo spettacolo; al di là del quale zi di questo centro culturale
però il pubblico ha raccolto anche un ottimo e informativo: la biblioteca,
consiglio: quello di conservare il più a lun- il caffè letterario, l’informago possibile la spensieratezza della gioventù. giovani, la sala conferenze
Perché fa bene alla salute: così hanno detto e intitolata a Joyce Lussu.
Questo è un luogo ricco di
dimostrato.
Augusta Franco Cardinali storia -racconta ai ragazzi
Foto Anna V. Vincenzoni la Moretti- un edificio ottocentesco dalla singolare
forma ellittica, in cui l’argilla è stata cot- zio di socializzazione e aggregazione, ricco
Gli scout Jesi 5 per l’Aicu
ta fino al 1966; poi i forni sono stati chiusi di stimoli culturali e multimediali. Durante
e la struttura è stata abbandonata. Ora è la visita, vengono indicati ai ragazzi gli struUna bella iniziativa, a cura San Pietro Martire di Jesi. bravura e la sensibilità dediventata Effemme, l’acronimo di Fornace menti per utilizzare e mostrate le regole per
del gruppo scout Jesi 5, I ragazzi del gruppo scout gli autori, degli amici e dei
Moie. Due iniziali facili da memorizzare vivere al meglio la biblioteca. Per la scuola
chiusasi sabato 17 gennaio Jesi 5 hanno ricomposto parrocchiani.
abbinate a un numero: un elemento storico - spiega il dirigente dell’istituto Comprensivo
con una raccolta solidale famosi brani musicali, in Come sempre particolardi collegamento tra passato e presente. 23 Nicola Brunetti - questo progetto rapprea favore dell’Associazione un’originale compilation mente attenta al mondo dei
come 1923, data in cui la Fornace, conside- senta anche un importante momento di
Italiana Carlo Urbani Onlus, di canti natalizi, dal titolo giovani, Maria Scaglione
rata una delle più importanti delle Marche, continuità con la precedente biblioteca e
si è tradotta nella donazio- “gli scout cantano il Nata- Urbani ha ringraziato comvenne organizzata in maniera industriale e di arricchimento dell’offerta formativa. Un’
ne di 500 euro consegnati le” facendone un cd poi mossa i presenti aprendo
dotata del forno Hoffmann. 23 come il nu- occasione di incontro fra scuola e territorio:
alla presidente e mamma di reso disponibile ad offer- un momento di riflessione
mero civico dell’intera area. Oggi conserva per gli alunni è una possibilità interessanCarlo Urbani, Maria Sca- ta. L’iniziativa ha raccol- con i ragazzi sul significato
ancora l’architettura originaria e presenta te per vivere l’educazione alla cittadinanza
glione, nella Parrocchia di to grande successo per la dell’offerta e del suo valore.
ambienti molto confortevoli: un luogo ide- come protagonisti responsabili.
ale per conoscere la storia locale, uno spaFotoservizio Tiziana Tobaldi
12
Jesi
1 febbraio 2009
Immigrazione: seconde generazioni. La relazione del sociologo Lannutti
I
La diversità è ricchezza. Una città a colori
l tempo passa sulle persone, sulle cose, sugli eventi
che non restano mai uguali.
Ieri l’Italia era un Paese di
emigranti, oggi accoglie e
dà lavoro a migliaia di immigrati. Lo stesso fenomeno migratorio oggi ha una
caratterizzazione ben diversa da quella di qualche
anno fa, o di trenta anni fa
quando comparivano - per
le strade di paesi e città, e
sulle spiagge - i primi “vu’
cumprà”, o le prime carrozzine e bancarelle marocchine stracariche di tappeti e
ninnoli.
Dibattiti, progetti, iniziative territoriali e scolastiche
hanno stimolato, agevolato,
favorito in tutti questi anni,
anche in situazioni difficili di chiusura e ostilità, il
processo di integrazione tra
le diverse etnie che pia piano si andavano insediando
nella realtà nazionale. E
nonostante persistano ancora oggi situazioni difficili
e delicate, la convivenza e
l’interazione di tante culture ha comunque assegnato
una diversa caratterizzazione alla comunità italiana, alla sua sfera del lavoro,
della famiglia, del sociale;
ai suoi stili di vita, ai suoi
bisogni ed esigenze e alla
stessa offerta dei servizi.
Siamo giunti oggi nella dimensione delle “seconde
generazioni” di immigrati.
E ciò richiede di ridefinire
i punti di arrivo di questo
lungo processo di integrazione per farne dei punti
di partenza per costruire
un nuovo percorso più evoluto, moderno, mirato alla
cosmopolitizzazione
che
significa, per ogni soggetto, essere cittadino di due
mondi: cosmos e polis, ossia riuscire a conservare la
propria identità culturale
pur vivendo nella multiculturalità.
In questa prospettiva si
muove l’iniziativa dell’Associazione Immigrati Ni-
geriani nelle Marche che
ha promosso, in collaborazione con le Acli e l’Istituto
Comprensivo “Federico II”,
due incontri sul tema “La
diversità è ricchezza”. Il
primo incontro, tenuto dal
dr. Vittorio Lannutti, sociologo e ricercatore sul
tema dell’Immigrazione e
delle Seconde Generazioni,
si è svolto nell’aula magna
dell’Istituto venerdì 23 gennaio e si è concluso con un
delizioso buffet etnico. Il
secondo, si terrà venerdì 30
gennaio alle ore 18, sempre
presso l’Istituto Comprensivo “Federico II”.
Riportiamo alcuni passi
della relazione presentata
dal dr. Lannutti.
°°°
Oggi, in Italia, il fenomeno
migratorio si caratterizza
con una sostanziale presenza di cittadini stranieri che
aumenta in modo consistente ogni anno; con l’incidenza delle donne diventata
paritaria rispetto a quella
maschile; con la maggiore
concentrazione nel CentroNord, ma anche con una
presenza crescente nel Sud;
con il persistente fabbisogno di manonera aggiuntiva;
con la tendenza alla lunga
permanenza ed il carattere
sempre più familiare dell’insediamento; con l’incidenza
crescente delle seconde generazioni; con la pluralità
dei paesi di origine (191) e
delle tradizioni cultuali e religiose.
La distribuzione dei cittadini migranti.
Secondo 1’Istat, i cittadini
stranieri presenti in Italia
all’inizio del 2008 erano
3.460.000 (+500.000 rispetto al 2007). Tuttavia, secondo la Caritas, la stima
totale di migranti oscilla tra
13.800.000 ed i 4.000.000,
nei quali vanno compresi
coloro che all’inizio del 2008
non avevano completato
1’iter burocratico relativo
all’iscrizione anagrafica. La
popolazione italiana totale
è di 59.619.290 e l’incidenza
degli stranieri è del 6,7%, superiore alla media europea.
All’inizio del 2008 gli immigrati stimati nelle Marche
dalla Caritas erano 133.800,
concentrati in particolare
nelle province di Ancona e
Macerata. I migranti occupati nelle Marche nel 2007
sono aumentati rispetto al
2006 dell’ 1,02%, con un tasso di occupazione del 64.8°%,
nettamente superiore alla
media nazionale (58,7%) e
alle regioni del Centro Italia
(62.3%). Il settore lavorativo
in cui sono prevalentemente
occupati è quello industriale
(Caritas, 2008). Secondo il
CNEL è tra le regioni italiane che registrano il massimo
nel livello di integrazione
dei migranti.
A Jesi, invece, alla fine del
2007 i cittadini stranieri regolari erano 2590 (il 6,4%
sulla popolazione totale jesina), di cui 1298 femmine.
Le comunità maggiormente presenti erano: romena
(18%), albanese (11,6%),
tunisina (8,4%). Al 31 dicembre 2008 il Comune di
Jesi ha appurato che gli immigrati sono 3376, circa l’8,
35% della popolazione jesina che ha superato i 40mila
abitanti. Ottanta nazionalità presenti, una situazione
straordinaria.
Per la prima volta nella città federiciana immigrati e jesini
Contro la guerra, invocando la pace
U
n corteo ordinato e composto ha sfilato, nella
piovosa serata di sabato 24
gennaio - attorno alle 18 lungo corso Matteotti. Lo
aprivano bambini migranti
con in braccio fantocci “insanguinati”. Venivano dietro ragazze e giovani donne
con il capo coperto e non,
raggruppate dietro a grandi
striscioni attraversati da frasi
inneggianti alla libertà per la
Palestina, per Gaza, al rifiuto
della guerra e della violenza…
E poi ancora immigrati, giovani e meno giovani…E studenti jesini che
sventolavano bandiere della Pace. Promotrici dell’iniziativa, la Consulta della Pace e
altre organizzazioni cittadine.
“La tregua che sembra attuarsi in questi giorni - ha reso noto la Consulta - non ferma
l’occupazione israeliana in Palestina. Gaza
è un cumulo di Macerie. Scuole, ospedali e
ambulanze e strutture sotto la protezione
dell’Onu sono state distrutte dalle bombe
al fosforo. La solidarietà con la popolazione
martoriata deve prendere nuova forza con
il sostegno concreto alle strutture mediche
che operano in quei territori, e in particolare
deve essere rivolta ai bambini traumatizzati
da questo ennesimo massacro”.
Un corteo insolito per Jesi, eppure così significativo per diverse ragioni. Una, la possibili-
L’inserimento nel mondo
del lavoro
I1 fenomeno migratorio è
strutturale perché nei Paesi
di provenienza i migranti
hanno scarse o nulle possibilità di vivere in maniera dignitosa (fame, mancanza di
lavoro, oppressioni politiche,
disastri ambientali, guerre,
che spingono i migranti in
Occidente) e perché a causa
del nostro deficit demografico, dovuto all’allungamento della vita e alle poche
nascite, c’è un continuo bisogno di innesto di giovani
lavoratori nel mercato del
lavoro per salvaguardare le
esigenze produttive. II contributo sostanziale dei lavoratori immigrati è di circa
due milioni di persone, con
un’incidenza sul totale che
supera il 10% in diversi contesti. L’incidenza dei lavoratori immigrati è ancora più
elevata tra i nuovi assunti:
ad essi è dovuta per i due
terzi la crescita dell’occupazione in Italia.
I settori lavorativi nei quali
sono maggiormente presenti in tutta Italia sono: l’agricoltura, l’edilizia, l’assistenza alle famiglie. Le differenti
tipologie di impiego evidenziano le diverse caratteristiche del territorio: nel Nord,
inserimento in azienda e lavoro autonomo; nel Centro,
lavoro autonomo e lavoro
in famiglia; nel Sud, lavoro
in famiglia e lavoro agricolo. Le piccole imprese sono
protagoniste di tre assunzioni su quattro.
Il tasso di disoccupazione
degli stranieri è di due punti
più alto rispetto a quello degli italiani (8,3% in media e
12,7% per le donne).
Il lavoro autonomo coinvolge più di un decimo della
popolazione adulta straniera, con una dinamicità
più accentuata rispetto agli
italiani. Le comunità con
più imprenditori sono: la
marocchina, la romena e la
cinese. Il gettito fiscale assicurato dagli immigrati nel
2007 è stato di circa 5,5 miliardi di euro, il loro lavoro
ha inciso il PII italiano per
il 9%.
Gli occupati stranieri nelle
Marche sono 81 mila, pari al
16,5% del totale dei lavoratori. Nel triennio 2005 - 2007
i lavoratori nati all’estero
sono aumentati di quasi
segue da pag.1
tà per i nostri immigrati di valutare meglio,
con serenità, fuori dal contesto della guerra,
fatti e ragioni, e quindi di cogliere appieno i
valori assoluti della Pace e della Fratellanza,
e di invocarli fortemente. Un’altra, la comparsa di un segnale importante in questa
nostra comunità multietnica: il superamento di una certa chiusura e timidezza degli
immigrati stessi, la nascente consapevolezza
di essere cittadini e, come tali, di poter parlare, di potersi esprimere, scegliendo strumenti pacifici di partecipazione e di protesta
come queste manifestazioni, sicuri di essere
ascoltati. E non solo: sapendo soprattutto di
essere appoggiati da una solidarietà popolare sorprendente, legante ideale, basilare per
la costruzione di una comunità cosmopolita
e civilmente evoluta.
Fotoservizio Paola Cocola
20.000 unità, passando da
un’incidenza del 13,3% ad
una del 16,5%. La manodopera straniera si concentra
in particolare nell’industria
(56,9%, incluse le costruzioni), con il terziario che incide con oltre un terzo: 36,7%.
L’insediamento su tutto il
territorio italiano
Per comprendere meglio
come e perché gli immigrati si sono insediati su tutto
il territorio italiano nonostante ci siano enormi differenze tra Nord e Sud per
quanto riguarda l’offerta di
lavoro, consideriamo quanto studiato dal sociologo
Enrico Pugliese, secondo cui
i lavoratori migranti sono
presenti sia in regioni dove
il tasso di disoccupazione è
basso e dove vi è un’elevata
domanda di lavoro anche
nell’industria; sia nelle regioni meridionali dove vi
sono un elevato tasso di
disoccupazione dei lavoratori locali ed una strutturale debolezza produttiva
dell’economia locale. Questo accade perché i salari
offerti ai lavoratori agricoli
sono spesso inferiori alla
metà di quelli contrattuali e le condizioni di lavoro
non rispettano le norme di
garanzia. Ciò spiega 1’indisponibilità dei disoccupati, soprattutto giovani di
estrazione urbana ad accettare questi lavori. Per i
migranti, al contrario, questi lavori sono appetibili
perchè pagati molto di più
dei lavori ottenibili nei Paesi d’origine. C’è dunque
una discrasia qualitativa tra
domanda ed offerta di lavoro nel Sud Italia, dove ad
un’offerta di lavoro giovanile ad elevato tasso di scola-
rizzazione non corrisponde una domanda di lavoro,
soddisfatta dai migranti. Il
flusso di migranti verso il
Nord maggiormente sviluppato invece è dovuto all’alto
tasso di domanda nell’industria: in questa zona
l’offerta di lavoro locale è
modesta per motivi demografici, dunque incapace di
soddisfare la vivace domanda. Gli immigrati restano a
lavorare sempre negli stessi
settori. II settore industriale attrae gli immigrati soprattutto nel Centro-Nord
ed è questo un fenomeno in
espansione, anche perché
fare l’operaio è per l’immigrato l’esito di un processo
di inserimento positivo nel
mercato del lavoro, ma anche nel tessuto sociale, in
quanto da maggiori garanzie occupazionali, rispetto
agli altri settori.
La tendenza alla stabilizzazione
Nella maggioranza dei casi
gli immigrati sono interessati ad acquisire il permesso
di soggiorno per lungo residenti (ex carta di soggiorno), considerando stabile la
loro permanenza in Italia.
Un decimo dei matrimoni
celebrati in Italia è misto.
*Le previsioni dell’Istat accreditano una crescente
presenza di immigrati che
a metà secolo potrebbero
raggiungere i 12,4 milioni,
vale a dire il 18% della popolazione totale. È necessario dunque che si mettano
in pratica politiche volte al
sostengo dell’integrazione,
alla convivenza interculturale e all’inserimento lavorativo. (continua)
Fotoservizio Paola Cocola
La crisi è arrivata...
vetture all’anno mentre in Italia se ne producono 600 mila in cinque stabilimenti. Si dirà
che è la legge del mercato che deve tener
conto della convenienza, ma è la stessa legge
che può portare a chiudere fabbriche perché
guardando solo al profitto non guarda alle
ripercussioni! Per questo mette paura! Non
c’è nessuna etica che può fermare questo ragionamento! L’economia chiede aiuti sostanziali che lo Stato potrebbe non riuscire a dare.
Ecco allora che la crisi si inserisce nel vissuto,
nel rapporto umano, nella condivisione, nel
ricercare un modo di produrre diverso, in cui
il tempo della vita e quello del lavoro vengano
equilibrati. Vivere la crisi procurata dal “capitale” che ha fatto proprio il ragionamento del
“liberismo del mercato senza regole”, “regolatore dello sviluppo” senza la preoccupazione
sociale che può comportare, porta inevitabilmente ad essere soli. I più forti sopravviveranno! Può portare ad una via senza uscita se
“il libero mercato” diventa valore, anarchia del
benessere. Mette paura perché la nostra economia è debole rispetto ad altre. Le aziende
si dislocano e si trasferiscono ma i lavoratori
rimangono! Per questo la crisi è strutturale!
E’ il “capitalismo” che non è più il motore di
uno sviluppo, “imploso da solo”, dentro le sue
contraddizioni in cui il tutto era “governato, plasmato dal consumismo” e ancora non
si riesce a vedere una via d’uscita. La solidarietà diventa fondamentale perché necessita scelte condivise! Chi pensa che da questa
crisi si può uscire decimando la forza lavoro,
si troverà un paese ingovernabile! Perché la
crisi non colpirà tutti equamente! E’ necessario utilizzare gli ammortizzatori sociali con
saggezza, non escludendo ma includendoli in
processi riformatori altrimenti ci si troverà le
piazze piene di operai a manifestare il disagio
sociale. Per questo ci vorrà la solidarietà in
questi tempi di ristrettezza e di sacrifici. Jesi
risorgerà da questa crisi, con l’equità di tutelare i diritti di tutti, specialmente dei più deboli,
piccoli, flessibili, interinali, che non hanno le
stesse garanzie di tutela degli altri. In questo
si riconosce una città che nell’emergenza del
sacrificio sa condividere un percorso che non
sarà né breve né facile e cerca l’impegno politico, unitario, morale e finanziario, senza quel
facile moralismo di chi è al sicuro!
Remo Uncini
In dialogo
Opinioni
a confronto
13
1 febbraio 2009
In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori. Chiediamo agli scriventi di essere sintetici. La pubblicazione
non significa condivisione dei contenuti. Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il
numero di telefono del mittente Gli scritti si possono inviare per email a [email protected]
RIFLESSIONI SULLE DUE GUERRE MONDIALI, SUL “SECOLO BREVE” E IL SUO FUTURO
Continua da pag. 13 numero scorso il contributo
dell’avv.to Sandro Alessandroni sulla Prima Guerra Mondiale
CARL GUSTAV JUNG a
conclusione di una sua indagine sulle motivazioni
profonde della Prima Guerra Mondiale, affermava:“la
guerra non può essere spiegata dalla ragione umana o
da una necessità economia”,
e subito dopo aggiungeva
“Tutta la guerra è stata un
fenomeno psichico”, per poi
spiegare, più avanti : “…(Nel
1914) nessuno era minacciato, tutti avevano danaro a
sufficienza, le esportazioni
della Germania crescevano
di anno in anno, ecc. ecc.”
Poiché non posseggo i criteri essenziali di una qualificata Indagine Psicologica,
non penso di rifiutare in toto
le conclusioni alle quali Jung
è pervenuto nell’analizzare
la complessa situazione da
lui personalmente “vissuta”
nel 1914. Prendo, tuttavia, lo
spunto dall’ultima sua frase
riportata sopra (“nessuno
era minacciato, tutti avevano danaro a sufficienza,
le esportazioni della Germania crescevano di anno
in anno, ecc.”), per spostare
la visuale dall’angolo dell’indagine psicologica, congeniale a Jung, all’angolo dell’indagine economico-politica,
angolo che Jung mostra di
voler completamente ignorare, partendo dalla sua convinzione - presa in via “pregiudiziale” - che “la guerra
non può essere spiegata
dalla ragione umana o da
una necessità economica. Jung, nel formulare - da
cittadino tedesco - la frase
riportata sopra (“nessuno
era minacciato, …..…, le
esportazioni della Germania crescevano di anno in
anno, ecc.”) non si era reso
conto che proprio il continuo
aumento delle esportazioni
tedesche aveva costituito nel
1914 una grave minaccia
per l’industria britannica,
cioè per quella moderna attività che gli Inglesi avevano
intrapreso (per primi) impiegando la macchina a vapore
ideata nel 1814 dal loro Stephenson. Quella minaccia
era ancor più grave per le
industrie francesi, che dipendevano dalle miniere del
Belgio per grandissima parte
del loro fabbisogno di carbone.
Nel 1914 i presupposti per
una guerra “preventiva” erano già maturi. Gli stati che
vedevano minacciati gli sbocchi commerciali alle proprie
industrie si sentivano pienamente in diritto, anzi “in dovere verso i propri cittadini”, di correre senza indugio
ai ripari, prima che l’Impero
Tedesco, alleato con quello
Austro-Ungarico, diventasse
imbattibile. Quale maggior
motivo gli Inglesi e i Francesi
avrebbero dovuto aspettare, per non approfittare del
conflitto scoppiato nei Balcani, e non farlo sfociare in
una guerra molto più estesa?
Una Guerra Europea, causata
non certamente dalla Germania (che non aveva interesse
a turbare l’equilibrio a lei favorevole), ma che al contra-
rio era fortemente auspicata
dai suoi avversari economici,
l’Impero Britannico e la
Francia.
Il primo, l’Impero Britannico, dopo una bella vittoria
a Trafalgar, aveva dovuto allearsi con la Germania per
poter sconfiggere definitivamente Napoleone a Waterloo,
nel giugno 1815. Quando
nel giugno 1914, scoccò
a Sarajevo la scintilla di un
“conflitto locale” circoscritto
ai Balcani, l’Impero Britannico aveva già acquisito piena
consapevolezza di trovarsi
(un secolo dopo Waterloo) a
dover fronteggiare un altro
antagonista non meno temibile di Napoleone, l’Impero
Tedesco ricco di carbone e
di altri minerali, dotato di
superbe industrie siderurgiche, saldamente insediato in
varie zone dell’Africa CentroAustrale (in una di queste
si parla ancora oggi il tedesco), protetto da una flotta di
navi modernissime, legato da
amicizia con il Sultano di Costantinopoli e della penisola
anatolica.
La seconda, l’orgogliosa
Francia, clamorosamente
battuta nel 1870 dalla Germania, oltre a voler cancellare l’onta di quella sconfitta, si
prefiggeva di metter le mani
sul carbone della Ruhr e di
potersi accaparrare una buona porzione delle colonie tedesche, come poi è avvenuto.
E nel giugno 1919, dopo cinque anni di guerra furibonda,
le potenze vincitrici Gran
Bretagna e Francia, con l’art.
231 del Trattato di Pace di
Versailles, non hanno mancato di addossare alla Germania la responsabilità dello
scoppio della Grande Guerra
Europea !… Una responsabilità che venne anche incisa a tutte lettere “maiuscole”
sul cippo eretto nel Parco di
Compiègne, a fianco dello
storico vagone in cui gli eserciti sconfitti della Germania e
dell’Impero Austro Ungarico
firmarono la loro resa. Sono
sempre i vincitori a scrivere
la Storia, ad ammantare della loro verità le ragioni della
loro vittoria.
Ciò premesso, è opinione comune che la Seconda Guerra
Mondiale sia stata la conseguenza diretta e inevitabile
della Prima, il cui Trattato di
Pace su citato aveva imposto
clausole talmente dure verso
i vinti (disarmo totale, esorbitante peso dei risarcimenti), e talmente “inique” verso
noi italiani, considerati alleati
di trascurabile importanza
(malgrado i nostri 700.000
caduti), da determinare due
risultati estremamente funesti. Vediamole in breve sintesi, queste vicende politiche
europee davvero fatali, segnate dal destino.
Nella morsa di una situazione insostenibile, la Germania
finì col prendere la decisione
“disperata” di affidarsi a un
gruppo di nazionalisti fanatici (1932 ), ponendosi “ciecamente” agli ordini del loro
capo, “il più folle” dei dittatori. Dieci anni prima (1922)
il popolo italiano aveva visto
il proprio Sovrano conferire
(costituzionalmente?) poteri
sempre più ampi a un politico
avventurista e demagogo, che
si era presentato al Quirinale
dicendo “Maestà, Vi porto
l’Italia di Vittorio Veneto”.
La revisione del Trattato di
Versailles, indicata da Mussolini fin dal suo insediamento,
dopo il riarmo messo in atto
dalla Germania Hitleriana
apparve agli occhi di tutti gli
Italiani un programma non
più utopistico, ma realizzabile
e (nel clima patriottico di allora) sacrosanto. Due nazioni
nemiche nella Guerra ‘15 -‘18,
dopo vent’anni si sentivano
accomunate nel proposito di
riscattarsi da un grave torto
subìto. Il delicato seme della
Pace, impiantato a Versailles
senza il sostegno “indispensabile” della Giustizia, aveva
fatto germogliare due dittature, che si unirono nell’ Asse
Roma-Berlino, integrato ben
presto da un patto d’amicizia
con il Giappone.
Nel primo conflitto si erano
contati 8 milioni e 700mila
caduti, compresi i civili deceduti per cause di guerra. Una
carneficina, un’orribile strage
che, dopo il breve intervallo
di un ventennio (1919-’39),
tornò a dilaniare l’Europa con
i cinque terribili anni del secondo conflitto, dilagato poi
su scala mondiale (30 sett. ’39
– agosto ’45). Questa seconda
guerra, chiusa con l’apocalisse di due bombe atomiche,
fece ammontare a 50 milioni
il numero dei caduti,
comprese le vittime
civili, massacrate dai
micidiali bombardamenti aerei.
Le due guerre suddette sono state le
più cruente a memoria d’uomo. Ma altri
avvenimenti luttuosi hanno lacerato il
secolo scorso, che
ha avuto intervalli
di pace talmente ristretti, da esser definito “Secolo Breve”
Alla folla uccisa a
Mosca nella prima
rivoluzione russa del
1905, hanno fatto seguito la strage degli
Armeni
compiuta
nel 1909 dall’Impero
Ottomano, la guerra
Italo-turca 1911-12
per la nostra occupazione della Libia,
la rivoluzione bolscevica nell’ottobre
1917 con le stragi
dei contadini russi
per imporre i “piani
quinquennali” del
Regime Sovietico, la
Guerra Italo-Etiopica nel 1935, la Guerra Civile in Spagna
nel 1936, la Rivoluzione Cinese con
la “Lunga Marcia”
di Mao negli anni
Trenta, la battaglia
di Algeri nel 1955, le
guerre in Indocina,
nel Congo, in Corea,
nel Viet-Nam (con
le diaboliche bombe
al “napalm”), nella
Cambogia, nel Laos,
le rivolte a Budapest
(1956) e successivamente a Praga,
la guerra tra India
e Pakistan, quella
Anglo-Argentina per
le Isole Falklands,
quella tra Iran e Irak,
quella del Golfo contro Saddam Hussein
invasore del Kuwait, le continue guerre Arabo-Israeliane,
le stragi del fanatismo islamico in Algeria, le guerre civili
in Cile, in Angola, in Eritrea,
in Somalia, la repressione dei
rivoltosi Ceceni, le
11vittime dei vari terrorismi
in Irlanda, in Spagna, in Italia, in Germania, in Turchia,
a Cipro, nel Libano, in Israele,.in territorio palestinese, a
Lockerbie. Appartengono al
secolo attuale i 3.000 uccisi
nelle Torri Gemelle di New
York, i 350 nella ferrovia di
Madrid, quelli di Nassiriya, di
Mosca, della guerra civile in
Irak, ecc
Nel primo conflitto si erano
contati 8 milioni e 700 mila
caduti, compresi i civili deceduti per cause di guerra. Una
carneficina, un’orribile strage
che, dopo il breve intervallo
di un ventennio (1919-’39),
tornò a dilaniare l’Europa con
i cinque terribili anni del secondo conflitto, dilagato poi
su scala mondiale (30 sett.’39
– agosto ’45). Questa seconda
guerra, chiusa con l’apocalisse di due bombe atomiche,
fece ammontare a 50 milioni
il numerò dei caduti, comprese le vittime civili. massacrate
dai micidiali bombardamenti
aerei.
Le due guerre suddette sono
state le più cruente a memo-
ria d’uomo. Ma altri avvenimenti luttuosi hanno lacerato
il secolo scorso, che ha avuto
intervalli di pace talmente ristretti, da esser definito “Secolo Breve”
Alla folla uccisa a Mosca nella prima rivoluzione russa
del 1905, hanno fatto seguito
la strage degli Armeni compiuta nel 1909 dall’Impero
Ottomano, la guerra Italoturca 1911-12 per la nostra
occupazione della Libia, la rivoluzione bolscevica nell’ottobre 1917 con le stragi dei
contadini russi per imporre i
“piani quinquennali” del Regime Sovietico, la Guerra ItaloEtiopica nel 1935, la Guerra
Civile in Spagna nel 1936, la
Rivoluzione Cinese con la
“Lunga Marcia” di Mao negli
anni Trenta, la battaglia di
Algeri nel 1955, le guerre in
Indocina, nel Congo, in Corea, nel Viet-Nam (con le diaboliche bombe al “napalm”),
nella Cambogia, nel Laos, le
rivolte a Budapest (1956) e
successivamente a Pragaa, la
guerra tra India e Pakistan,
quella Anglo-Argentina per
le Isole Falklands, quella tra
Iran e Irak, quella del Golfo
contro Saddam Hussein invasore del Kuwait, le continue
guerre Arabo-Israeliane, le
stragi del fanatismo islamico
in Algeria, le guerre civili in
Cile, in Angola, in Eritrea, in
Somalia, la repressione dei rivoltosi Ceceni, le
11vittime dei vari terrorismi
in Irlanda, in Spagna, in Italia, in Germania, in Turchia,
a Cipro, nel Libano, in Israele,.in territorio palestinese, a
Lockerbie. Appartengono al
secolo attuale i 3.000 uccisi
nelle Torri Gemelle di New
York, i 350 nella ferrovia di
Madrid, quelli di Nassiriya,
di Mosca, della guerra civile
in Irak, ecc.
Insieme a Jung saremmo
tentati di considerare questo
cammino di morte come il
risultato di una psicosi collettiva, di una follia omicida e suicida che affligge
il genere umano. Ma la capacità di raziocinio di cui è
dotata la mente del genere
umano ci fa osservare che gli
Stati democratici ricorrono
alle armi solamente quando
sono costretti dalla necessità
di fronteggiare il pericolo di
una situazione “persistente”
che si manifesti “chiaramente lesiva della pacifica convivenza tra i popoli”, oppure
che risulti “palesemente oppressiva di una minoranza
etnica”.
Nel secondo dopoguerra
vincitori e vinti hanno dovuto aprire gli occhi di fronte
segue a pag.14
14
1 febbraio 2009
Pagina Aperta
Jesi - Il Palazzo e dintorni
AGENDA
Il santo del giorno
giovedì 29 gennaio san Costanzo, venerdì 30 santa
Martina, sabato 31 san Giovanni Bosco, domenica
1° febbraio santa Verdiana, lunedì 2 febbraio Presentazione del Signore al Tempio, martedì 3 san Biagio,
mercoledì 4 san Gilberto, giovedì 5 santa Agata, venerdì 6 san Paolo Miki, sabato 7 san Teodoro, domenica 8 san Girolamo.
Farmacia
Farmacia di turno, la notte, a Jesi
Giovedì 29 gennaio Coppi, venerdì 30 Coppi, sabato
31 Calcatelli, domenica 1° febbraio Coppi, lunedì 2
Comunale 1, martedì 3 Cerni, mercoledì 4 Comunale
2, giovedì 5 Grammercato, venerdì 6 Coppi, sabato 7
Moretti, domenica 8 Coppi.
Farmacia di turno, la notte, in Vallesina
Giovedì 29 Macine, venerdì 30 Angeli, sabato 31 Poggio San Marcello, domenica 1° febbraio Poggio San
Marcello, lunedì 2 Castelbellino, martedì 3 Pianello,
mercoledì 4 Montecarotto, giovedì 5 Moie (Angelico),
venerdì 6 Macine, sabato 7 Moie (Lucarelli), domenica 8 Angeli.
Defunti a Jesi, salvo diversa indicazione, dal 1°
all’8 gennaio
Nanda Pergolini (76 anni) di Chiaravalle, Elda Radi
(80), Franco Valeri (86), Augusto Bertini (77), Primo
Lasconi (85), Duilio Consoli (92), Valentino Febi (95)
di Poggio San Marcello, Aldina Solfanelli (85), Claudio Fioretti (70), Attilia Rocchegiani (91), Enzo Savini
(78), Alessandra Maiurina (74) e Marisa Massaccesi
(73) di Maiolati Spontini, Silvia Carbonari (85), Orlanda Dottori (89), Edgardo Durigan (70), Irena Dziegielewska (46), Felice Filippo Morettini (95) di Filottrano, Velia Ubertini (86) di Montecarotto, Maria
Lucia Bonci (70) di Cupramontana, Dario Bardi (84).
Media Vallesina - Università
Col mese di febbraio inizia la seconda parte dell’anno accademico dell’Università degli adulti della Media Vallesina e prendono il via corsi molto attesi.
Sono quattro i cicli di lezioni che partiranno nei prossimi giorni, dal livello base a quello avanzato, tenuti da Folco Fioretti
e Giuseppe Desideri presso il laboratorio dell’Istituto agrario
di Villa Salvati. Le lezioni per il corso medio e per quello avanzato inizieranno martedì 3 febbraio, mentre per quello base
il primo incontro è fissato per giovedì 5 febbraio. Chi intende
frequentarlo, si dovrà presentare alle ore 16,35 per stabilire
quanti gruppi si potranno formare. A chi intende frequentare i
corsi di livello superiore sarà invece proposto un questionario
per evidenziare il grado di confidenza col computer e stabilire
il livello più opportuno. Nelle prossime settimane sarà attivata
anche la serie di lezioni su Fotoshop-ritocco che si terrà presso
Computer World di Jesi.
le due guerre mondiali
segue da pag.13
ai nuovi problemi che minacciano la sopravvivenza
dell’intera umanità, problemi che si configurano in
due impellenti “necessità”:
di non saccheggiare le risorse del pianeta, e di iniziare subito una loro equa
distribuzione tra le nazioni
tecnologicamente avanzate e
le popolazioni ancora in stato di arretratezza.
Paradossalmente saranno le
popolazioni più povere, con
la spinta del loro numero
preponderante, a determinare nelle nazioni ricche un
comportamento favorevole
ad un concreto progressivo
avanzamento dei meno abbienti
Riepilogando: Salvaguardare l’ambiente, limitando
(subito e in misura adeguata) lo sfruttamento
delle risorse naturali – Ridurre gli squilibri economici in modo progressivo,
puntando ad eliminarli, o quanto meno - a dimezzarli
nel giro di pochi decenni
- Diffondere il benessere
materiale e morale a tutte le popolazioni. Queste
sono le sfide da affrontare e da vincere nell’im-
mediato futuro. Con oltre
tre miliardi di analfabeti
e con la continua crescita
delle popolazioni “sottosviluppate”, le difficoltà che si
presentano saranno senza
dubbio “ e n o r m i ”. Ci
conforta, tuttavia, la consapevolezza di avere oggi
a disposizione strumenti molto più validi che nel
passato. Tanto per fare un’
ipotesi, se sapremo dare alla
“sfrenata”globaliz zazione
odierna un indirizzo più
mirato verso gli scopi
suddetti l’impegno generale risulterà più condiviso e dunque più efficace.
Questa migliore efficacia
permetterà di “accorciare” i
tempi delle necessarie sperimentazioni (2), e di ottenere, così, una diffusione sempre più estesa e più sollecita
dei risultati positivi
Sadro Alessandroni
(2) “Provando e riprovando” (con allusione alla sperimentazione scientifica) era il
motto della seicentesca Accademia del Cimento, motto
tenuto in gran conto dal filosofo viennese Karl Popper,
nella seconda metà del ‘900.
Luconi contro Luconi
Io, il mio amico dalla fan- nalista Giuseppe Luconi
ciullezza ed ex direttore abbia preso un abbaglio,
del nostro settimanale, è stato questione di un
lo leggo sempre nella sua attimo. Che ti faccio?
rubrica “Del più e del Prendo l’ultima opera di
meno”. Mi pare che que- Luconi, quella bella pubsta volta – e ne sono or- blicazione
“Conoscere
goglioso – sono riuscito a Jesi” elaborata sapientecoglierlo in castagna leg- mente con la collaboragendo il suo articolo del- zione della bravissima
la settimana scorsa. Lui Paola Cocola, cerco la
che è sempre così preci- parola “monumento” ed
so, così meticoloso, così ecco che, con gioia infiscrupoloso nel darti una nita, ci trovo questa bella
notizia che deve essere sfilza di nomi e cognomi:
sempre ponderata, girata monumento a Federico
e rigirata perché sia esat- II (1995), monumenta al centouno per cen- to ai caduti del mare
to….proprio lui è caduto (2001), monumento ai
nella trappola dell’errore. caduti di tutte le guerEcco il fatto, e ditemi voi re (1967), monumento
se non ho ragione di van- ai caduti per l’inditarmi di averlo …colto in pendenza (1884), mofragrante!
numento al bersaglieNel suo ultimo artico- re (1985), monumento
lo riferisce che un certo alla Savoia Marchetti
sacerdote toscano, don (2006), monumento al
Giovanni Girolamo Carli, lavoro (2004), monupassando per Jesi – sia- mento ai martiri XX
mo nel 1765 - scrive che giugno (1988), monuin città “non vi si trova- mento alla speranza
no né iscrizioni né altri (1983), monumento al
monumenti pubblici…” E piccolo cordaio (1984),
Luconi commenta: “Lo monumento a Pergoleannotava 250 anni fa. Se si (1910). Undici monupassasse oggi il suo giu- menti – diconsi undici
dizio non cambierebbe - dopo il viaggio di don
molto”. Un commento Carli a Jesi nel 1765. Se
feroce che colpisce tutte passasse oggi, come aule generazioni iesine suc- spica Luconi, cambierebcedutesi dal 1765 ad oggi. be - e come! - il suo anPensare che, in genere, i tico giudizio sulla nostra
commenti di Luconi sono città! Sgranerebbe tanto
da par suo, e cioè soffusi di occhi proprio per la
di un sorriso appena ab- stupefacenza dei tanti
bozzato che ora è di con- monumenti iesini!
senso, ora di leggera iro- E adesso? Come potrà
nia, ora di perdono o di rimediare il nostro cacompassione, ora di de- rissimo Luconi a questo
licata malizia. Insomma, storico madornale errore
un sorriso sempre buono che ha offeso decine di
e super-comprensivo del- generazioni? Con chi se
le debolezze umane. Ma la prende se non con se
questa volta ha esagerato stesso che smentisce se
un po’ perché il sorriso, stesso?
maliziosetto anzichè no,
v.m.
è rivolto ad una miria- P.S. – In via riservata
de sterminata di iesini. devo confessare che io,
E anche a me! – ecco il senza il libro “Conoscepunto – a me che ho re Jesi” non sarei mai
sudato le sette fatidiche riuscito a rintracciare
camice per erigere il mo- tutti questi monumennumento ai caduti. Dal ti. Che poi siano tutti
puntiglio al dubbio che proprio stupefacenti….
il famoso amico e gior- si fa per dire…..
NotizieBrevi
Niente da dichiarare?
L’associazione di volontariato onlus Liberi nell’Amore, con il patrocinio del comune di Monte Roberto presenta “La compagnia dei
dilettanti … ma non troppo” in “Niente da dichiarare?”, commedia brillante in tre atti di C.M Hennequin e P. Veber. Lo spettacolo
si svolgerà presso il centro sociale polivalente di Pianello Vallesina,
sabato 31 gennaio e domenica 1° febbraio alle ore 21. Il ricavato
delle rappresentazioni sarà interamente devoluto all’Orfanotrofio
di Stankovo (Ragione di Minsk-Bielorussia). Prevendite presso l’edicola di Pianello Vallesina e la rivendita giornali Ludovico di Moie.
Integrazione
L’ultimo incontro della rassegna Alfabetica, incontri letterari con i
nuovi scrittori in lingua italiana si svolgerà venerdì 30 gennaio alle
ore 18 presso la Biblioteca Planettiana, del Palazzo della Signoria
di Jesi. Saranno presenti gli autori Cristina Ali Farah e Julio Monteiro Martins. Questi incontri sono promossi dall’Associazione Casa
delle Culture di Jesi in collaborazione con il Comune.
Consiglio straordinario sull’occupazione
I consiglieri comunali di Jesi dei Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica hanno proposto la convocazione di un consiglio straordinario sulla difficile situazione che
il mondo del lavoro sta attraversando anche nel nostro territorio:
«Le notizie delle crescenti difficoltà in numerosi settori produttivi
presenti nella zona e i relativi importanti riflessi sulla situazione
occupazionale, con la crescente richiesta di utilizzo di ammortizzatori sociali da parte delle aziende, impongono di richiedere la
convocazione di un consiglio straordinario aperto sulla situazione
occupazionale locale».
Latte Fresco
Alta Qualità
15
Non solo sport
1 febbraio 2009
Pesca sportiva, federazione provinciale: rinnovo del consiglio
VOLLEY Si gioca lunedì 2 alle 20.30
E’ stato rinnovato il consiglio provinciale della Fipsas,
la federazione italiana pesca
sportiva e attività subacquee,
nel corso di una partecipata
assemblea nella sala della
seconda circoscrizione, a
Jesi, sabato scorso. Ha preso parte ai lavori e alle successive premiazioni anche il
delegato provinciale Fipsas
Fabio Pagliarini. L’incarico
di presidente è stato confermato a Sandro Fiorentini
che ricopre questo ruolo da
circa sedici anni; nel nuovo consiglio sono risultati
eletti: Adriano Togni, Juri
Rango, Massimo Boriani, Alessio Fiordelmondo,
Daniele Bagnoli e Thomas
Giaccaglia; segretario della
sezione Gabriele Martelli.
Le altre cariche sono state
così assegnate: presidente
settore acque interne Renato Mangialardo, presidente settore acque marittime
Sergio Frezzotti, presidente
settore attività subacquee
Carlo Brecciaroli, didattica
attività subacquea Celestino
Molinari.
Fiorentini si è dichiarato
a grinta della Monte
Schiavo Banca Marche è
stata più forte della sfortuna e di Bergamo. Domenica
scorsa davanti ai duemila del
PalaTriccoli, le “prilline” hanno avuto la meglio sulle forti
lombarde dopo cinque tiratissimi set (parziali: 16-25,
25-18, 17-25, 25-21, 16-14).
Lunedì scorso Isabella Zilio
si è operata al menisco a Jesi,
ne avrà per un mese. Contro
la Foppapedretti l’ha sostituita Mataloni. Con Bergamo
ha fatto il suo debutto in maglia jesina, il nuovo acquisto,
la schiacciatrice slovena Tina
Lipicer (nella foto). Nata il
9 ottobre ’79, alta 183 cm, la
Lipicer nelle ultime due stagioni ha giocato con il Cska
Mosca. Mercoledì 21 Rinieri
Fiorentini ancora presidente
soddisfatto delle attività della federazione, in particolare per la partecipazione dei
giovani: “Per noi è molto importante la realtà giovanile:
grazie al contributo di tanti
abbiamo attivato dei corsi
alla scuola elementare dove
abbiamo ottenuto un grande
coinvolgimento e un grande
entusiasmo sia dei bambini
che dei loro genitori. Quattro anni fa eravamo 900
tesserati, ora siamo 1210:
soltanto in questo ultimo
CALCIO
Eccellenza
E’ finito con un gol per
parte l’anticipo tra Jesina
e Castelfrettese. I leoncelli
anticipavano al sabato la
partita di campionato, perché
il calendario li obbliga a
disputare mercoledì l’incontro di
Coppa Italia, a cui ovviamente
tengono moltissimo. Sicchè, pur
guardando alla finale di coppa,
hanno onorevolmente tenuto
testa all’incontro casalingo. E
quando al 15’ il castelfrettese
Principi ha infilato la nostra
porta per lo 0 a 1, non hanno
lesinato nei tentativi di segnare
il pari. E questo specialmente
nella ripresa, fino a quando il
guizzante Somma al 66’ realizza
prontamente l’1 a 1. Seguono
poi azioni speculari, nella
ricerca del gol vincente ed
ambedue le compagini falliscono
nell’impresa, mangiandosi un
gol per parte. I due mister si
dichiarano soddisfatti per la
bella prova sfoderata dai loro
giocatori. Specie mister Trillini,
lieto per il forcing dei nostri,
nella seconda parte dell’incontro,
anno abbiamo avuto un incremento del 14%; è un dato
in controtendenza a tutte le
altre federazioni. L’auspicio
è che siano sempre in tanti
i tesserati di questa società
e che ci sia tanta collaborazione tra i responsabili e gli
sportivi.”
Nella foto da sinistra il
presidente dell’assemblea
Mario Giuseppe Leonardo,
Sandro Fiorentini
e Fabio Pagliarini.
che prelude favorevolmente
all’impegno di Coppa Italia.
In bocca al lupo!
Promozione
A San Marcello, vittoria dei
nostri (2-1) sulla blasonata
Pergolese, che avrebbe potuto
incassare anche di più, viste le
occasioni ammannite dai nostri,
guidati da mister Bozzi. Invece il
Vallesina, indomito, non si salva
da un rigore ed un colpo di testa
dei padroni di casa (2-1).
Prima categoria
A Castelplanio, Le Torri
impongono il pari al
Cupramontana (0-0).
Seconda categoria
A Castelbellino, si sveglia
l’Aurora con un poker (0-4). La
Sampaolese vince ad Argignano
(2-3). Il Monsano batte (2-1) la
Cameranese. Borgo Minonna
supera la coriacea Serrana
(2-1). A Cerreto, perde l’Aesina
(3-0). Altrettanto fa la Labor a
Castelfidardo (3-0).
Vir
BASKET Ingaggiato l’italo-brasiliano Paulinho
La Fileni Bpa con Brindisi anticipa
S
ulla sirena si sono spente le speranze della Fileni Bpa di sbancare Pistoia.
Domenica scorsa, infatti, i
toscani si sono aggiudicati
l’incontro 72 a 71 grazie ad
un tap-in di Tyler proprio
all’ultimo secondo. “Abbiamo perso molti palloni – ha
detto coach Zanchi a fine
gara – 24 sono una enormità e la nostra squadra
non se lo può permettere
soprattutto quando le gare
sono così tirate”. Con Pistoia ha fatto il suo esordio con
la Fileni il nuovo acquisto, il
ventiquattrenne play italobrasiliano Paulo Heitor Boracina detto Paulihno (nella foto, a destra di Zanchi).
184 cm, alla prima esperienza in Italia, Boracina
proviene dal Pinheiros San
Paolo ed era stavo visionato
dal general manager Zenobi alla Summer League di
Treviso a giugno. La classi-
fica dopo il secondo turno
di ritorno: Varese 22 punti;
Veroli, Fileni Bpa Jesi, Soresina, Casale Monferrato,
Reggio Emilia 20; Scafati
18; Rimini, Roseto, Sassari,
Livorno, Pavia 16; Venezia,
Brindisi 14; Pistoia, Imola
12 punti.
Oggi, sabato 31 gennaio, al
PalaTriccoli arriva la ma-
tricola Brindisi (ore 20.30),
formazione a caccia di punti salvezza. All’andata finì
93-85 per gli arancio-blu.
Giovedì 5 la Fileni tornerà
in campo per il turno infrasettimanale. Gli jesini
faranno visita al Roseto (ore
20.30). All’andata finì 94-68
per gli arancio-blu.
Giuseppe Papadia
La Monte Schiavo riceve il Perugia
L
la vedranno con le francesi
dell’Albi.
La classifica dopo la terza
giornata di ritorno: Pesaro
46 punti; Bergamo 37; Novara, Monte Schiavo Banca
Marche Jesi 33; Busto Arsizio 30; Perugia 28; Sassuolo
27; Conegliano 24; Castellana Grotte 23; Pavia 16; Cesena, Santeramo 14; Vicenza 7;
Chieri 4 punti.
Oggi, lunedì 2 febbraio, le
“prilline” ricevono al PalaTriccoli la visita del Perugia
(ore 20.30) dell’ex Togut. La
e compagni avevano battu- gara sarà trasmessa in diretto al PalaTriccoli le rumene ta su Sky Sport. Le umbre
della Dinamo Bucarest per dopo una brutta partenza,
3-0 (parziali: 25-21, 25-12, stanno risalendo la classifi25-19) nella gara di ritor- ca. All’andata finì 3-1 per le
no degli ottavi di Challenge rossoblu.
Cup. Le jesine nei quarti se
Gip
JUNIORES JESINA: quarta in graduatoria
Si è smarrita la vittoria
C
i aspettava il riscatto
invece… Ecco un altro
“mezzo” passo falso della
Juniores della Jesina che
non va oltre il pari (2-2) a
Pianello contro il modesto
Vallesina Calcio, attualmente penultimo nella classifica
del campionato regionale
Juniores girone B.
Match ben giocato dalla
formazione di mister Belardinelli che è padrona del
campo e del gioco, ma che
non riesce a finalizzare la
fase conclusiva dell’azione.
La prima frazione di gara
si chiude con il punteggio
di 1 a 0 a favore dei biancorossi, grazie ad una rete di
Cecati che con una puntata
trafigge l’estremo difensore
locale.
Nella ripresa il Vallesina
raggiunge la parità, dopo al successo”. La “New-Entuno “svarione” della difesa ry” continua: “Ultimamente
jesina.
ci mancano aggressività e
Poco dopo i “baby leoncelli” tenacia in mezzo al campo.
passano di nuovo in van- Adesso bisognerà ritrovataggio, ancora con bomber re la condizione migliore e
Cecati, autore di una effi- sacrificarsi di più, anche in
cace “serpentina”. Gli ospiti allenamento, in modo da
calano un attimo la con- disputare al meglio questa
centrazione e, proprio in ultima fase di campionaquegli istanti, subiscono il to che si prevede davvero
pareggio del Vallesina (2-2). dura”.
Il triplice fischio equivale a La squadra di Belardinelli
tanto rammarico…
è ormai praticamente fuori
Riccardo Mancinelli, da dal gioco “scudetto”: quarta
metà dicembre nuova pun- posizione nella graduatoria,
ta dei bianco-rossi, appa- a meno sedici lunghezze
re deluso: “Abbiamo fatto dalla capolista Piano San
bene in un campo “pesante” Lazzaro che ha schiantato
ma purtroppo ci è mancato per 5-2 la Castelfrettese.
un pizzico di cinismo. In “Bomber Mancio” conclude
difesa abbiamo commesso con amarezza: “La vetta ora
degli errori e su questi do- è un’utopia…”
vremo ripartire per tornare
Daniele Bartocci
La Uisp raccoglie le firme per favorire l’attività dilettantistica
No al certificato, un costo per le famiglie
L’
iniziativa parte dal Comitato Uisp (unione italiana sport per tutti) di Jesi.
Obiettivo: raccogliere almeno 10 mila firme, tra quelle
in forma cartacea e quelle
on line (su www.uisp.it/jesi),
per chiedere che «la Giunta Regionale delle Marche e
il Consiglio Regionale tutto
si adoperino per approvare
l’abolizione della “certificazione medica per le attività
ginnico-motorie a carattere
ludico e sportive non agonistiche” o in via subordinata
che ne sia disposta la totale
gratuità». È possibile firmare
presso il Pala Triccoli (dalle 16 fino a tarda
serata), nella palestra di piazza Garibaldi a
Chiaravalle, in molte palestre del territorio,
via web, e, tra una ventina di giorni, in occasione di una raccolta all’aperto, in piazza
a Jesi.
I particolari sono stati presentati da Claudio Coppari e Stefano Squadroni sabato 24
gennaio, nella sala stampa del Pala Triccoli,
alla presenza di istruttori, rappresentanti
e dirigenti Uisp. Sottolineata l’importanza
dell’attività fisica nel miglioramento dello
stato di salute dei cittadini, fatto presente
come l’esercizio fisico regolare abbia effetti
preventivi e terapeutici su molte patologie
e sulla qualità della vita, si è precisata la distinzione tra attività sportiva, che necessita
di un accertamento preventivo di idoneità
sanitaria e di una certificazione, e semplice attività motoria con finalità educative
o ludico-ricreative. «L’esercizio di attività
motoria» precisano «sia in forma libera che
secondo codificate discipline sportive, non
necessita di alcun preventivo accertamento
sanitario essendo esternazione di naturali potenzialità fisiche». Su questa direzione
si sono mosse direttive emanate da Veneto,
Toscana, Lazio, Emilia Romagna, province
di Trento e Bolzano, nonché un disegno di
legge approvato dal Senato il 12 dicembre
2007, ma decaduto per il successivo scioglimento delle camere.
«Questa non è una proposta di legge» sottolinea Coppari, presidente della Uisp di Jesi
«è una richiesta e saranno i politici che dovranno prendere provvedimenti in questo
senso. Non cerchiamo polemiche, ma pensiamo che sia una strada giusta e speriamo
che venga compresa nel modo migliore».
«Da tempo portiamo avanti questa battaglia,
anche interpellando l’assessore regionale
Mezzolani» dice il presidente regionale Uisp
Valter Vicini «rientra nel diritto al gioco».
«Prima era un servizio gratuito» afferma il
dirigente Uisp Sergio Mosconi «oggi non
solo è un costo (50 euro) ma non coincide
con un effettivo controllo della salute», «un
costo per le famiglie, soprattutto con più
figli, a fronte di un controllo medico non
proprio efficace» ribadisce Alfiero Canesin,
candidato al congresso regionale Uisp.
Maria Chiara La Rovere
16
Esperienze
1 febbraio 2009
Giancarlo Aquilanti: un’opera lirica per un compositore jesino
L
Dalla vecchia Europa al Nuovo Mondo
’intervista è rubata dietro le quinte del Pergolesi tra un intervallo e l’altro del Concerto per l’Avis,
il 4 gennaio. Il personaggio
in causa è il M° Giancarlo
Aquilanti, ritornato a Jesi
durante le festività per presentare e dirigere, in prima esecuzione assoluta, l’
Inno dell’Avis, da lui stesso
composto, che impegnerà
insieme le corali ‘Brunella
Maggiori’, ‘Pergolesiana’ e
‘Regina della pace’. Resterà
in città ancora per qualche
giorno, ma non sarà facile
trovare altre occasioni per
avvicinarlo.
Un breve profilo. Il M°
Aquilanti risiede dal 1985
in America dove è volato
dopo aver compiuto gli
studi al Conservatorio di
Pesaro. Effettivamente, a
guardarlo, può far pensare ad un uccello migratore:
alto, magro, con un instabile ciuffo di capelli che gli
cade sugli occhi vivaci e at-
tenti, assomiglia vagamente ad un airone. Dunque
in America, all’università
di Stanford, inizia la sua
carriera d’insegnante di
Armonia e Composizione e
tanto si fa apprezzare per i
suoi meriti didattici da ricevere nel 2004 un ambito
riconoscimento: il premio
‘Walter J. Gore’. La sua attività si diversifica. Agli studi tradizionali di armonia
abbina quelli, d’avanguardia, di musica moderna ed
elettronica. Venuto a contatto con culture musicali
europee, afro-americane,
esotiche, elabora uno stile
personale in cui folclore,
jazz, musica colta si contaminano. E’ autore di molte
composizioni cameristiche,
per coro e per banda. Ha
ricevuto commissioni da
numerose istituzioni americane e italiane, fra le
quali anche la Filarmonica Marchigiana. Svolge in
tutto il mondo una intensa
MA GLI OCCHI
VERSO
IL CIELO
attività di direttore d’orchestra. Le notizie raccolte
sul suo conto semplificheranno il dialogo. Il tempo
a disposizione è poco e obbliga a domande e risposte
brevi:
Bentornato a Jesi. Che notizie ci porta da oltre oceano?
Sempre molto da fare; specie ora, con un progetto
molto importante
E cioè?
Un’opera lirica, alla quale
lavoro da diversi mesi
Davvero? Ce ne parli
Ha per titolo “Oxford companions”. Mi ha suggerito di
comporla un filosofo, Neyl
Van Leewen. Lo conosco
da tempo ed è l’autore del
libretto
Di che cosa tratta?
Dell’amore di due giovani
che scoprono come i rispettivi genitori siano stati nemici fra loro, l’uno nazista,
l’altro ebreo. Dovranno decidere se lasciarsi a causa di
Libertà
compressa nel grigio d’un
lagher
ferita, oltraggiata
distrutta
da mani nemiche
spietate…
Ma gli occhi rivolti al cielo!
Attimi
I sentimenti
le ricorrenze
briciole…
Prima che li rapisca
il nulla esasperante
e la morte…
Ma gli occhi rivolti al cielo!
Libertà
qui, oggi
intasata dal progresso
dal tutto, dal tanto
e dallo spreco…
brancolando lo sguardo!
Istituto d’Arte e Fondazione: 3°
Premio Arte E.Mannucci
D
edicato a Giovan Bat- di un pezzo dell’opera “ La
tista Pergolesi, in vista Serva Padrona”.
del terzo centenario dal- Unitamente alle creazioni
la sua nascita, il 3° Premio dei ragazzi dell’Istituto d’ArArte Edgardo Mannucci. te, sono state esposte dal
Un concorso riservato alle 17 gennaio e premiate nella
scuole secondarie di 1^ gra- serata del 24, quelle delle
do della Vallesina, promosso scuole secondarie di primo
e realizzato dall’Istituto Sta- grado che hanno aderito
tale d’Arte “E. Mannucci” in al concorso: “Lorenzini” e
collaborazione con la Fon- “Leopardi” di Jesi, “G. Perdazione Pergolesi-Spontini.
golesi” di Monsano, “ColocAttraverso lo studio di do- ci” di San Marcello.
cumenti e opere del celebre L’iniziativa, attivata in vista
musicista, i ragazzi del ter- dell’Orientamento in entrazo anno dell’Istituto d’Arte ta, si è articolata nelle due
hanno potuto ispirarsi dal sezioni di pittura e di sculpunto di vista plastico e rea- tura. Positivo il bilancio dellizzare, con materiali poveri, la manifestazione perché
composizioni interessanti, molti ragazzi, che non conocome lo spartito esposto scevano Pergolesi e l’Opera,
all’ingresso del Palazzo dei hanno avuto l’opportunità di
Convegni, con la “scrittura” accostarsi sia al personaggio
una situazione familiare così
difficile o superare il conflitto grazie all’amore.
Indubbiamente un bel soggetto. Da quando lavora a
quest’opera?
Dal maggio scorso. Penso di
completarla entro la prossima estate
Ha già sottoposto a qualcuno
la partitura?
Ad Alessio Vlad, Direttore
Artistico del ‘Teatro delle
Muse’ di Ancona. Mi ha assicurato che la prenderà in
seria considerazione. In California intanto se ne è interessato anche il teatro di St.
Josè, presso San Francisco
A proposito. Che ambiente
musicale c’è in America?
Frizzante, direi. Non si dimentica la tradizione, ma si
è pronti a recepire le novità.
Una mentalità aperta. Il teatro di San Francisco è sempre esaurito.
La chiacchierata si interrompe. E’ il momento di entrare
in scena per l’Inno dell’Avis
sia a questa preziosa dimensione culturale, assecondando in un certo senso la politica della Fondazione che è
appunto quella di abbassare
l’età anagrafica di coloro
che frequentano il Teatro.
Premiati sei tra ragazzi e ragazze per la creatività e l’originalità nella composizione,
nelle idee. Originalità che li
ha portati a realizzare una
rappresentazione con il linguaggio dei Manga. Riconoscimenti sono stati assegnati
anche alle scuole.
Fotoservizio Paola Cocola
Nella prima foto la prima
opera classificata nella
sezione scultura, scuola
media; nella seconda
il primo elaborato
nella sezione pittura.
che suscita impressioni fugaci: una visione dall’alto della
terra, un volo libero nello
spazio, folate di vento, un
gioioso stupore. Si espandono, si rincorrono come echi
le voci, assecondando un
simpatico, originale ‘allegro
con swing’. Al termine, dopo
gli applausi, il compositore
è disposto a rispondere ad
un’ultima domanda:
Ma gli occhi non guardan
il cielo!
Parole
frastuoni…
Poi solo i silenzi
senza ruote
fili o canali
faranno i pensieri
più equi e solidali?…
…Gli occhi rivolti al cielo!
Hey Giò !
Ma lei si sente più marchigiano o più americano?
Più marchigiano; anzi, più
jesino. E’ per questo che
sono qui.
E allora, arrivederci. Voli
pure oltremare, ma ritorni
presto per raccontarci un’altra bella storia scritta sul
pentagramma.
Fotoservizio Augusta
Franco Cardinali
Condurrà una mano più
amica
lo sguardo
di là del confine?…
Verso il sereno!
E …Gli occhi rivolti al cielo!
Maria Giannetta Grizi
(27 gennaio giorno
della MEMORIA)