Eco della Serva - Internet Riders
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Eco della Serva - Internet Riders
Distribuzione elettronica gratuita in formato PDF - Anno 1 Numero 2 - Giugno 2004 IRI-Raduni La fotocopertina IRI - 15/18 IRI-Raduni Sulle strade della Liguria Memorial Spadino 21 marzo 2004: Tunnel del Bianco: I.R.I. c’era! Ciao Pierlucio Guzzisti inside Silèzi Un racconto di Fabio Baldrati IRI-Raduni Il NONraduRo Braulio Runner! a pagina 16 l’Agenda: i programmi di Dolomiten Tour (18-20 giugno) Compleanno IRI (luglio) HerbFest in Italia Settentrionalissima (2-5 settembre) Scatti del passato Pesci nuovi ? 1 IL PUNTO by Schwarz SOMMARIO Eco della Serva Del viaggiare Quanto spazio e quanto tempo occorrono per capire le cose. Il nostro viaggiare è concentrato in velocità che non sono nostre. Da millenni camminiamo con le nostre gambe, da pochi momenti abbiamo cominciato ad utilizzare l’energia termica per spostarci più velocemente, e non siamo ancora in grado di assimilare contemporaneamente quello che vediamo lungo la strada, e forse non lo saremo mai. Tutti quei brandelli di immagini che si percepiscono da dentro il casco, che provengono da quella seggiola che è la strada, scorrono su questo grande schermo che è il mondo intero. Come spettatori privilegiati, siamo invitati a questa grande immagine di luoghi nuovi, che accende la fantasia, alimentandola con altri pezzi di realtà. Cerchiamo, per tutta la vita, di dare compiutezza a quella ricerca del senso delle cose che mai ci lascia sopiti o accontentati. Durante il viaggio raggiungiamo la libertà e la soddisfazione quando c’è il punto di contatto tra la nostra aspettativa e il reale. Quando la strada si riempie di curve, quando attraversiamo una foresta nell’ora che precede il tramonto mentre la luce entra come l’aria sotto ad una coperta, quando di fronte alle montagne lo stupore per la bellezza ci costringe alla sosta per dedicarsi, rapiti, alla contemplazione, allora c’è l’esperienza della libertà. Questi rapidi momenti giustificano il viaggiatore, gli lasciano una lunga onda di piacere che si protrae per giorni, ma che inevitabilmente decresce fino a cadere nel ricordo. La varietà e l’ampiezza del mondo fanno sì che il viaggiatore si senta sospinto alla continua ricerca di questa sod- disfazione tramite i modi che conosce. E si rimette in marcia, non pago, mai dissetato se non per pochi istanti. Ogni volta torna con qualche immagine nuova, che riassapora con dolce malinconia nei momenti in cui la possibilità di viaggiare è lontana. L’aspettativa si fa tanto più forte quanto più si avvicina il momento della partenza: un nuovo inizio, una nuova possibilità di incontrare quella sensazione, tutto è nuovo e ancora da compiere. La bellezza dell’imprevisto, del bello ancora da scoprire in forme ancora da decifrare, questo riempie di eccitazione il viaggiatore che si dedica alla preparazione del bagaglio. Rimangono pochi istanti per ogni viaggio percorso; sono momenti in cui l’uomo si sforza di ricordare tutto quello che riesce, per far rivivere tutta la sensazione di benessere che sentiva prima. E così io mi ricordo della motocicletta che scivola sull’asfalto tra Lizzano e Sestola, incollata in maniera incredibile alla terra. La forza di gravità raddoppiata permetteva di godere di una sensualità nella percorrenza della curva che poche volte ho sperimentato. Curva dopo curva, un cambio di direzione dopo l’altro, la mia moto si inclinava vicinissima al terreno senza che io mi impegnassi per farlo. La sintonia totale, l’essere uno dipendente dall’altro, costruito uno dentro l’altra. Succede quando utilizzi qualcosa per quello per cui è fatto. Succede alla moto con me, con me per la moto. Il rumore del motore che cambia di giri in continuazione, scintilla dopo scintilla, giro dopo giro dell’albero motore. Un continuo cambio di rotazione della manopola del gas e della leva del fre- Giugno 2004 - nr. due no, della leva della frizione e della leva del cambio, un connubio di pinzate anteriori e posteriori e poi via, a far correre la moto dentro la curva. Mentre percorro la curva e le pedane sfiorano l’asfalto io sono la moto, e toccare l’asfalto con le mani è bello, è ruvido, è amico. La luce piena e calda della metà di settembre è più sottile ed affilata di quella pesante e grassa di agosto, e la stessa aria è più leggera e vi penetro senza difficoltà. Essa mi porta i profumi del taglio dell’erba e dei campi ancora verdi, l’afrore delle piantagioni e l’aroma della collina sono come un delicato e persistente sottofondo musicale che è sempre presente e sempre suonato, ma che si percepisce quando gli si dedica l’attenzione che esso suggerisce e mai impone. La strada scende e sale dalla collina, ed è meraviglioso il momento in cui cominciano a comparire i sempreverdi: la luce diventa ancora più chiara e riverbera allegra ed acerba sull’asfalto chiaro e granoso. Un breve rettilineo dopo un tornante tondo e la manetta si capovolge, mentre il motore esegue il mio comando e scala poderoso la scaletta del contagiri. La moto si inarca e si appiattisce il retrotreno, e la sinfonia degli organi meccanici, dell’aspirazione e dello scarico, riempiono e saturano tutti i miei sensi. Il rombo rimane pieno e corposo ma la frequenza aumenta, diventa acuto e invadente, cambio marcia e rallento, mentre io godo intensa- Del Viaggiare 2 IRIdaSpadino 3 Una Cimina al WDW 4 Sulle strade della Liguria 5 Il NONraduRo 6 IRI 15/18 7 Silèzi Racconto di Fabio Baldrati 10 VirusScan Mercatino degli annunci 13 Scatti del passato 14 Pesci nuovi? Lieti E20! Sgrunt! 15 Agenda 16 mente. E’ impegnativa la retrospezione necessaria a recuperare il tempo e lo spazio, ma è un lavoro proficuo che alla fine dello stesso ripaga con un vago ma piacevole ricordo di quello che è stato. E conduce, inevitabilmente, al desiderare che esso si ripeta ancora. Schwarz Eco della Serva giugno 2004 nr. due Direttore Irresponsabile: Paolo Maria “Aspy” Giardini Caporedattore: Giancarlo “gattostanco” Gattelli Hanno collaborato a questo numero due: Marina “Cimina” Cima, Lorenzo “Girmi” Girolami Roberto “Gogo” Garlato, Alessandro “Schwarz” Riccardi, Conte Bruno Nicolis, Davide Ferraro Un ringraziamento particolare a Fabio Baldrati, collaboratore della rivista Mototurismo E a molti (spesso involontari) soci che partecipano attivamente alle varie attività moto-eno-cazzeggio-turistico-gastronomiche di I.R.I.. Per diventare collaboratori dell’Eco della Serva è sufficiente inviare qualcosa di pubblicabile all’esimio Caporedattore. 2 Selezione da IRI-Raduni I.R.I. da Spadino Rientrato. Anche quest’anno Spadino ci ha regalato clima mite e sole. E tanti motociclisti al Memorial a lui dedicato. Dopo il gruppone di ieri, oggi Claudia ed io abbiamo preferito girellare in solitaria tra i monti innevati della Vallèè. Ma, come dice Forrest Gump: “sono un po’ stanchino”. Racconterò domani. Grazie a tutti i partecipanti alla Delegazione IRI allo Spadino di avermi sopportato e di aver brindato, a mezzanotte (e dopo la Grolla), ai miei primi quarant’anni :-) Lamps Buonanotte Gattostanco Gattostanco ha scritto: “grazie per avermi sopportato e di aver brindato, a mezzanotte (e dopo la Grolla), ai miei primi quarant’anni :-) E adesso me lo lo dici???? Bastardone!!!! AUGUR! Davide+Indiana Rientrato pure io... mentre macinavo gli 800Km che mi hanno riportato a casa, ho riflettuto sul fatto che... ieri sera avevo veramente sonno!! La logica delle cose avrebbe voluto che la bevuta l’avessimo divisa tra ME e il Gatto visto che martedì e’ il MIO compleanno !! Invece ha offerto solo il micio di Ravenna. :-| Scusami Gatto... ero proprio BOLLITO !! L’anno prossimo offro io e tu bevi OK ?!? :-) Grazie a tutti delle giornate passate insieme con un pensiero speciale ai Desmodromici di Basaluzzo! Ora vado che domani mattina parto... fino a giovedi’ sera sono off-line. Un abbraccio a tutti, Fabio”Tu-ZZio”Selva Rientro avvenuto.. anche quest’anno completamente all’asciutto!! ;-)) Molto bene anche la “gitarella” fatta in Valle in compagnia di Ipe.. girello alla Thuile, con passaggio per il Col- le San Carlo, poi, a tentoni, abbiamo raggiunto la Via dei Salassi.. assolutamente imperdibile!! Passa alta (oltre i 1600 mt.) sopra ad Aosta.. non si percorre tanta strada, diciamo circa 15 km, in orrizontale, mentre in tutto se ne percorreranno circa 60.. ma tornanti belli e puliti, intervallati a tratti di dolce sali/ scendi con panorama mozzafiato, fan persino dimenticare i due o tre brevi tratti di “sterratino facile facile” dei cantieri.. :-)) Ed il tutto al sole, un sole bello caldo!! Poi giù sino a Biella, e da li ho abbandonato Ipe per girellare ancora al sole tra Asti e Alessandria, ho scoperto una stradina tra colline e paesini medievali bellissima.. da rifare con calma!! Spero di far presto le ultime 2 foto del rullino, così posso pubblicare quelle dell’evento!! Grazie a tutti per la presenza, e grazie a Gattostanco per la serata “impegnata” :-)) Ancora auguri!! Aldo - Genova la “Superba” Bagnatozuppo chiede: “Anche se te li ho fatti in altra sede te li rinnovo anche qui... AUGURIIII!!!! e.... Ehm... che ti sei mangiato??? ;-) Grazie! Beh, la cena di sabato sera, presso l’Hotel Beau Sejour, era normalissima (anche se secondo me dignitosa, per una “mezza pensione”). Poi il buon Andrea “Gentleman” è riuscito a scroccare al buon Signor Carrel una marea di bottiglie (grappa fatta in casa, Genepy Alpe, Genepy St. Roch, Grappa & mora Alpe...). La serata è proseguita, chiacchierando con il buon Riccardo Forte, passandoci una Grolla e poi, a mezzanotte,stappando una bottiglia di prosecco, per festeggiare. In realtà io odio festeggiare i compleanni. I 40 poi, mi avrebbero messo sicura- mente di pessimo umore se non fossi stato in mezzo a degli amici. Già domenica mattina ero girato un po’ peggio, e sono andato a cercare la meditazione solitaria sull’innevato Prato di S. Orso, a Cogne. La strada era ancora molto salata, ma la vista meritava la deviazione. Sono rientrato ripercorrendo a ritroso la strada dell’andata (ma evitando il salasso degli oltre 8 euro per nemmeno 70 km di ladrostrada)... ed ho avuto la fortuna di imbattermi in un posticino interessante: a Nomaglio (è quel paesino con il centro pedonale che abbiamo dovuto circumnavigare, prima di affrontare la aprte più stretta dell’avvicinamento a Quin- cinetto) mi sono fermato alla Birreria Osteria I Ching... Con una “merenda contadina” abbiamo pranzato più che abbondantemente in due: Crostini con la fonduta, Crostini con lardo, Tagliere di salumi, Polenta con salsiccia di patate (manco sapevo che esistesse) e Tomini in Bagna Cauda (fantastici!!!). Il tutto condito con un’ottima e robusta Bonarda della casa. Con una bottiglia d’acqua e due caffe: 19 euro totali (alla faccia della pizzeria ATANOR...). Per i locali che ci possono fare un salto: Tel. 0125 604990 Lamps (Ah, da ieri la Futura ha la compagnia di un Monsterino 600) Gattostanco 3 Selezione da IRI-L Una Cimina al WDW MotoGP e della Superbike e Supersport, i piloti Martin, Haga, Chilone, Capirossi, Xaus, Laconi, Toseland, Falappa e Bayliss e La Ketty Chiavegato... Indipendentemente dal fatto di essere ducatisti o meno, il WDW, una volta nella vita, bisogna farlo... Nessuna casa al mondo, oltre a Ducati e Harley-Davidson, riesce a creare certe atmosfere, a fidelizzare i clienti, a far nascere una passione così profonda come quella che si vive al WDW o all’HOG rally. Ci sono mille iniziative per ogni tipo di personalità, pista, corsi, giri turistici, gare di meccanica, gare di bellezza (delle moto ovviamente), centri massaggi, spettacoli, beach soccer, centri fitness, prove di moto della Casa, spettacoli motoristici, piloti sconosciuti, famosi e famosissimi, giri con Mamola, elicotteri che fanno manovre assurde, aerei rossi con il marchio 999 sul fianco, parate in pista, pa- E poi ci sono i Ducatisti... un enorme quantità di motociclisti con un cuore desmo... che a vederli tutti assieme fanno emozionare anche uno che di moto non capisce niente... rate sul lungomare di Misano, Rimini, Riccione, Riders for Health, mercatini Ducati per pezzi di ricambio, Ducati Shop, Ducati Owners Club, centro assistenza moto Ducati, e poi... vediamo cosa dimentico... ah si, banco prova per poter misurare coppia, potenza e carburazione, un palco scenico che fa invidia ai concerti rock, Irene Gran- di, la griglia sul rettilineo del Santamonica, le piadine con la salsiccia e le cipolle, il guardaroba per lasciare tute e caschi, il bike wash, l’Arai Service, lo stand dell’esercito italiano, un elicottero Mangusta ben ancorato per terra da farci il pilota finto per cinque minuti, moto di tutte le età, di tutte le fogge e di tutte le targhe del mondo, i truck della Il cuore batte e batte forte... un’esperienza da vivere... Ecco alcune immagini: http://www.cimina.net/images/2004_05_23_WDW/ index.html Marina Cima 4 Selezione da IRI-Raduni Sulle strade della Liguria Beh che dire.. un fel po’ di nebbia (che ha impedito di godere del panorama dellestrade più belle) ed un po’ di pioggia al secondo giorno.. ma anche tratti di asfalto asciutto, strade mozzafiato con vista sul mare, l’Aurelia nei tratti più spettacolari, due borghi (Noli e Verezzi) che penso siano unici nella loro semplicità e bellezza.. e sopra a tutto.. un’amicizia che rende questo gruppo ancora una volta UNICO!! :-)) Grazie a tutti quelli che c’erano.. ci è avanzata mooolta focaccia.. se vogliono, gli assenti, possono indicarmi un fermo posta.. :-)) Quest’anno anche l’albergo è stato veramente degno delle 3 stelle.. peccato che a cifre abbordabili sia fruibile solo in questa stagione.. :-( Arrivederci al prossimo anno... p.s. .. ci siamo scordati il brindisi al solito Motoscopa.. anche quest’anno ha retto sino alla fine il suo Ruolo.. in modo esemplare, direi! Aldo & Margherita E brindisi sia: grazie alla Motoscopa. Ma anche ad Alduzzo e agli altri organizzatori. Johnny E’ sera, ho smesso di lavorare poco fa. Sono stanco e ho poca voglia di scrivere, tanta di riposare, ma in certe occasioni della vita ci si rim- bocca le maniche e si va avanti ugualmente. E’ il terzo anno che Aldo organizza il Giro Ligure: una serie di coincidenza stava per farmi saltare questo appuntamento: non una serata a casa dal martedì al sabato sera, al max 7 ore di sonno ma la media è stata spesso più bassa e tanto, tanta pressione. Ho quindi chiesto uno sforzo in più alla “pila” che sta dentro di me e domenica mattina la sveglia si è impietosamente ricordata di tirarmi giù dal letto alle 6.00. Fuori? non piove ma è grigio piombo. Mi vesto, ingoio uno yogurt e salgo in sella. Giro la chiave e comincia a piovere. Maledizione, ma ormai sono in sella e si va. Fino a Casei Gerola piove, ma la Caponord fa il suo dovere e a parte le spalle e le ginocchia, la sommità del casco e un poco i guanti, rimango asciutto. Ed ecco che il tappeto nero finisce e si apre una striscia gialla: alle 7.30 rivedo finalmente una cara vecchia amica da tanto tempo dispersa: la mia ombra. Lunga e nera, ma è lei, l’inconfondibile mia compagna dei giri in moto in cui c’è il sole. A Ovada esco, altro che autostrada, oggi si fa il Turchino. Alle 8.00 mi trovo a piegare felice e contento lungo la strada tortuosa, il contrasto tra la luce e l’ombra è nero e drammatico, il canto del motore mi fa vibrare di felicità. Ma ecco che un nero tremendo si staglia sopra alle montagne. Faccio benzina e il nero comincia a cadermi sulla testa: neanche mezz’ora di felicità. Entro in autostrada, sconsolato, e la Capo mi porta velocemente fino a Spotorno. In galleria solo pochi desolati sardomobilisti e una coppia di disgraziati su un TT. Poveri tapini fachiri, penso, e un saluto di conforto con la gambona ci sta dentro. Da Noli a Varigotti è il paradiso: ecco il sole, il mare profumato comincia a innescare uno strano processo sul cui banco si pone la terribile questione se io possa amare di più l’afrore dell’aria salmastra portata dal vento o la vertigine che dà la salita di una montagna. La strada si chiude velocemente, scalo due marce e comincio a danzare contento, ma un gabbiano su una roccia è un’immagine ancora più forte del mio desiderio di piegare: mi fermo e scatto con la mia macchina. Arrivo a Varigotti, non so quale sia l’albergo, ma percorrendo le strade ecco sulla destra un fottìo di moto e l’ineguagliabile figura del Conte. Scendo, mangio un boccone e ripartiamo. Scopro che i Tapini sul TT altri non erano che Wolf e Umberta. Ripartiamo per il giogo di Toirano, strada meravigliosa che si innesta su quella Ligura fatta di montagne secche e spelate che tanto ricordano la Grecia. Ma subito arrivano le smentite fatte di ulivi e piccoli appezzamenti coltivati. La strada, si allunga e diventa eccitante, do manetta e comincia a godermi le curve, ed ecco che arriva un tipo con una R1 che sorpassa me e il Prof. Zorat con fare ardimentoso e poco discernimento. Giungo al parcheggio e osservo una curiosa dicotomia. Noi mototuristi da una parte, gli smanettoni dall’altra. Triste che ci sia questa divisione: io non sono un santo in moto, ma quando vedo delle persone che rischiano la loro vita solo per prodursi SEGUE ALLA PAGINA SUCCESSIVA Î 5 Selezione da IRI-Raduni (segue dalla pagina precedente) Sulle strade della Liguria in impennate autocelebrative sento un abisso che si apre. Ripartiamo per entrare in una valle graziosa ma resa grigia dalle nuvole sopra di noi. Che diventano ancora più grigie quando ci infiliamo in esse. Piove e c’è nebbia, talmente tanta che faccio fatica a leggere il cruscotto. Per non so quanti km viaggio in terza a 40 all’ora. Poi la nebbia scompare ed ecco il mondo come l’avevo lasciato prima. Arriviamo a Borgio Verezzi, e scopro un paesello meraviglioso, con la gradevole caratteristica di poter essere percorso tutto in dieci minuti a piedi. Esploro i minuscoli vicoli e sbuchiamo nella simpatica piazzetta. Scendiamo indi con una certa curiosità fino al luogo deputato al pranzo, e tralascio ogni commento sulla quantità e la qualità del cibo e della compagnia. Ci sono tante persone che non ho mai visto, ma alla fine si crea quel legame tipico che rende la tavolata una festa. Dopo mangiato ci godiamo il sole e il traffico fino ad Albisola. Aurelia infernale per il traffico, ma io, nella mia vita, non ho mai visto un mare così bello. Così vivo e spettacolare, così dolce e impetuoso. Ad Albisola strada per Sassello: sono le quattro e mezza, devo essere a milano tra tre ore. Purtroppo non posso aspettare gli altri e quindi parto a malincuore verso Ovada. Bart e Bruno si accodano e passiamo un’oretta assai piacevole su una strada piena di curve che ricorda a tratti la Val Trebbia. Incontriamo pochissimo traffico e la guida diventa gustosa e fluida. Con tranquillità arriviamo quindi a Ovada dove entriamo in autostrada. Il fortissimo vento che arrivava dal mare, e che lo rendeva meraviglioso, investe noi poveri tapini co- stringendoci a una piega continua per contrastare la forza dell’aria. Ma appena in direzione di Milano, con un soffio di gas, ecco che la sola presenza della famigerata (poi tanto?) patente a punti mi impedisce di far volare la capo oltre i 150. Tutto regolare fino a quando entro in autostrada dopo la barriera di Torino. Tutto bloccato, mi tocca fare un fastidioso slalom tra i sardomobili- sti incolonnati, ma per le sette e 30 sono al mio appuntamento. Ringraziare... il comitato organizzativo. Aldo, Perto, Umberta, Wolf e tutti gli altri. Che si sbattono, che si sentono responsabili se non c’è bel tempo, se non si mangia abbastanza, se c’è il bagno con l’acqua fredda, se non c’è posto per parcheggiare... Organizzare è tutto questo. Ma io domenica ho visto dei posti meravigliosi insieme a persone meravigliose: ragazzi, questo è il vostro ringraziamento. Un abbraccio. Schwarz. Direi che a parte il venerdi’ in cui ho preso acqua per 500 km, il resto non e’ stato neanche troppo piovoso.... solo che ci siamo persi un bel po’ di panorami che ci hanno raccontato come molto belli :-) Grazie a tutti per la splendida organizzazione! Federica - Roma IRI-Raduni Il NONraduRo Non raduro 2004. Ci abbiamo provato. Come al solito, la macchina organizzativa si era messa in moto in anticipo, già a dicembre si discutevano le varie idee, si vagliavano ipotesi, si proponevano strade. Non posso rivelare molto di questa parte perchè sono informazioni riservate. Vi posso solo dire che di idee ne sono girate tante da fare non uno, ma 10 RaDuri! In ogni caso, siamo arrivati di birra in birra ai sopralluoghi. Il tempo purtroppo non ci ha aiutato, solo a febbraio abbiamo avuto delle belle giornate ed abbiamo potuto provare i percorsi previsti. Comunque l’idea di base era: “...Campeggio libero significa: niente energia elettrica, niente piazzole, niente recinti, niente docce, niente WC, niente parcheggi custoditi, niente ristorante, solo barbecue e cibo portato da casa, tante stelle (ammes- so che non piova), tante cacche di mucche, tante mucche e cavalli al pascolo brado, qualche lupo..”. Insomma, una roba dura :-) Deciso il posto, decisi i percorsi, deciso la data, si va a parlare con il gestore del rifugio. Il primo tentativo va a vuoto. Scrive Romolo: “Io, Emanuela e Gentleman siamo saliti, in macchina, fino a Pian delle Macinare. Da Co- stacciaro si sale lungo una strada asfaltata, ma a tratti con breccino che in discesa potrebbe essere insidioso, fino a poche centinaia di metri dalla piana. La strada è panoramicissima e senza guard rail. Lì abbiamo trovato la neve. E molto freddo. Nelle due foto che ho messo in linea SEGUE A PAGINA 12 Î 6 Selezione da IRI-Raduni IRI 15/18 Asiago, 22/23 maggio 2004 Siamo arrivati a casa, già fatto le docce e svuotato i bauletti.... peccato che il tempo non ci sia stato amico.... ma questo ci ha permesso di passare più tempo tra di noi a scherzare... per il resto credo che ci siamo tutti divertiti (specie chi ha potuto gustarsi la “mia palestra”). Ora mi auguro che per il prossimo appuntamento il tempo ci dia una tregua... ma soprattutto spero di rivedervi tutti al DOLOMITEN TOUR!!!!!! :-))) P.S.: La Valentina si è già prenotata e mia sorella pure... quindi a meno che non si comprino una moto servono di nuovo due volontari! Ansolfa e Stefy Il raduno inizia sotto il segno della puntualità e della precisione: ci troviamo al casello di Vicenza Ovest puntuali: ci siamo tutti ma manca... l’organizzatore. Ansolfa, con altrettanta precisione svizzera, ci stava attendendo a Piovene Rocchette, non male come inizio, no? In ogni caso riusciamo ad “effettuare i ricongiungimento”: il Conte Bruno carica Sara, la sorella di Ansolfa, mentre Aldo De Leonardi fa salire la sua amica Valentina (donna con la pinna sulla schiena, come vedremo di seguito) e ripartia- mo alla volta di Asiago. Il Costo è sempre il Costo. Probabilmente c’è appena stata una retata della Polizia Stradale, gli smanettoni sono pochissimi. Apriamo un po’ la manetta e così posso apprezzare il Metz Z6 che ero riuscito a montare appena il giorno prima, buttando via molto volentieri la coppia di BT 20 di primo equipaggiamento: due saponette micidiali che mi avevano tolto la voglia di andare in moto. Anche se siamo belli carichi (io ho zavorra e tre borse) l’andatura è allegra anche perchè sappiamo che di lì a breve il tempo sarebbe cambiato. Arriviamo all’albergo Aurora, procacciato dall’Ansolfa. Carino, davvero. Scopriamo subito che Aurora è il nome della proprietaria, un’attempata ma vivace albergatrice - astrologa che cattura subito il Conte informandosi riguardo all’esistenza di eventuali vincoli di coniugio che ne frenino la libertà. La versione che fornisce la nostra Aurora per giustificare l’interrogatorio è che “ha una figlia da piazzare”, ma nei suoi occhi vediamo balenare il guizzo dell’interesse assolutamente personale. Scaricati i bagagli e l’Aurora, riprendiamo le moto dirigendoci verso la pioggia: quasi subito ci fermiamo per una pausa ristoratrice in un posticino dove facciamo il solito “spuntino IRI - Style”. Il Conte ed io cerchiamo Bart che viene costretto ad addentare una quantità di carne mostruosa. Quando vuole smettere chiamiamo la padrona del ristorante, una tipina sui 150 kg, dicendole che Bart non apprezza la sua cucina. Intanto le zavorre, vere protagoniste di questo tour, cominciano a “fare comunella”: la mia Stefania, Baba di Giopad, Stefy Ansolfa, Sara Ansolfa e Valentina cominciano a stendere piani d’azione per la serata coinvolgendo anche la zavorra di Danilo Cipopisqui. Quando le donne cominciano a tramare il quel modo c’è solo una cosa che può placarle: un maschio da prendere ferocemente per il culo. Stavamo tutti rischiando, e lo sapevamo. Bisognava inventare qualcosa per salvarsi: abbiamo tutti un certo nome all’interno del motoclub! Appena finito lo spuntino andiamo verso il Forte Belvedere, e lì ci raggiunge la pioggia promessa. La visita al Forte è come un pungo nello stomaco. E’ un luogo che parla ancora di morte, ma soprattutto di sofferenza, di poveri uomini costretti a stravolgere le loro esistenze per qualcosa che non potevano capire e che neppure adesso è facile capire. “La morte si sconta vivendo” ... mi viene in mente camminando per quei corridoi umidissimi scavati nella roccia. Nelle teche del museo, l’orrore della guerra ancor più tangibile perchè incredibilmente primitivo: le tagliole, le masse chiodate, le armi grezze e terribili. Viene voglia di uscire e scappare ma si resta perchè è giusto capire e ricordare. Penso all’amico Dieter che è lì con noi, e per quanto mi sforzi non riesco ad immaginare per quale motivo novant’anni fa avrei dovuto chiamarlo nemico. Penso alla fortuna che abbiamo vivendo in un paese che non vede la guerra da tanti anni. Camminiamo per le sale fredde e spoglie e scambiamo poche parole sommesse, ci leggiamo negli occhi gli stessi pensieri ed è inutile dire tante cose. La nostra visita è un umile tributo di pietà per quei poveri ragazzi che non hanno potuto vivere come noi. Usciamo, il cielo è livido come i nostri pensieri, ora piove forte. Decidiamo quindi di andare dritti in albergo, dove arriviamo verso le sei. Si va quindi a cenare presto e qui ... l’apoteosi. Arrivati nella sala da pranzo SEGUE ALLA PAGINA SUCCESSIVA Î 7 Selezione da IRI-Raduni (segue dalla pagina precedente) IRI 15/18 dell’albergo, ci disponiamo su due tavoli: uno con i soli maschi, uno con le donne, Bruno e Bart. Dopo poco, appare l’oggetto sacrificale che ci libererà dal rischio d’essere al centro del feroce ludibrio femminile: le nostre donne hanno addocchiato Alessio, il figlio di Aurora. A dire il vero, il giovine ben si presta alla parte; le donne cominciano a fotografarlo, a fargli i complimenti per la camicia blu di raso, la brillantina a tonnellate, l’abbronzatura stile “Isole Lampados”. Ma il vero colpo di genio viene da lei, la donna con la pinna sulla schiena, il mostro venuto da Bari sotto le spoglie d’una giovane ragazza apposta per cibarsi della dignità del figlio dell’Aurora: Valentina riesce infatti a svelare che Alessio è il cantante di un gruppo locale, gli “Aria Pura”, e lo convince ad esibirsi per noi, cantando senza il suo gruppo per la delizia delle nostre orecchie. Vedo quelle bastarde che lo applaudono, lo fotografano, gli chiedono di cantare ancora ed ancora. Aurora chiede perdono per una “stecca” (???), dicendo che Aurorino è un po’ emozionato, bisogna capirlo ... poi si rivolge a lui e gli dice “faghe Vasco ..” e lui “Dai, mama, che l’ho fato prima” e le bastarde : “Dai, Alessio ... canta ancora ....”. Non paghe dello spettacolo, dopo cena raggiungono il po- veretto ad un tavolo davanti al camino e lo convincono a farsi mostrare foto, articoli dei giornali locali, si fanno dare l’indirizzo internet del Gruppo (“è ancora in costruzione, ma potete trovare tante belle foto”): www.ariapuraband.it . La donna con la pinna sulla schiena non si placa, infierisce ancora, gli chiede se c’è qualche locale lì attorno dove passare il resto della notte e poi gli chiede con vice morbida “ma ... tu vai lì, adesso?”. La mattina successiva, partenza con tranquillità e visita al vicino ossario, dove le emozioni del giorno prima si ripetono anche se lì, sulla sommità della collina, ho come l’impressione che i caduti si siano finalmente ricongiunti alla serenità assoluta. Qualche anziana persona si avvicina, sta iniziando una funzione; noi ce ne andiamo sentendoci un po’ estranei a quell’atmosfera nella quale tanto dolore si è sublimato nel tempo, come se si fosse tramutato nelle nuvole allontanate dal vento che fa piegare i gialli fiori del tarassaco nei prati lì attorno. E’ ancora la pietà che tutto placa: la miseria dei ricordi arruginiti, la tronfia vanità dei proclami scolpiti nel marmo, la pioggia del giorno prima che ancora gocciola da una grondaia rotta davanti ad uno dei portoni, come un pianto silenzioso che non debba finire mai. Devo aggiungere al mio report i ringraziamenti per Andrea e Stefania che hanno organizzato una cosa davvero bella. Grazie, ragazzi! Gogo Il Gogo ha detto praticamente tutto, per cui evito di ripetermi nella narrazione del uichend. Mi limito a ringraziare l’Ansolfa perché ha organizzato questo giro, trovando una locanda carina (Baba e io e i Goghi eravamo in suite mansardata tutta legno, non so se mi spiego, ma non preoccupatevi, linguacce: le camere da letto erano separate!), riuscendo a fare il Comandante quasi bene (mi riferisco agli ordini imperiosi, al richiamo per ricomporre il gruppo, ecc.) :-) Mitica la Valentina “faccia-ditola” (come se dise dale nostre parti), capace di solluccherare bastardamente il più “lampadato” dei cantanti dell’Altopiano. Per il resto un paio di commenti: l’Altopiano è un ambiente bellissimo, soprattutto ora al massimo del verde, dolce e ondulato, ricco di scorci che meriterebbero ciascuno una gita. E infatti mi sono ripromesso di tornare prossimamente a godermelo un po’ di più, sia dal punto di vista storico-militare (vi sono alcuni altri forti e musei da visitare, e poi c’è l’Ortigara...), che da quello naturalistico, che da quello motociclistico: strade meravigliose, giustamente sinuose e poco trafficate (peccato per quella di stamattina, dove sul più bello uno strato di neve inaffrontabile ci ha costretto al dietro-front!) Finale di uichend di cacca: da super-pirla, una volta arrivati dai suoceri a Vicenza per il pranzo, ho ben pensato di lasciare le chiavi sulla moto, con il quadro inserito (non dite niente: so che è un mio vizio), con il risultato che dopo il GP di Montecarlo, già incazzato per la fine di Soccmacher, la TOCCATINA ALLE PALLE: Leggo con piacere che i primi sono già tornati dal 15-18. Sono contento perchè sono stato in ansia per voi. Stamani alla centrale è arrivata una chiamata per un codice 4 (=morto) dalle parti di Primolano ed insomma sono stato in pensiero. Io sono ancora qui di servizio, manca un ora alla fine ma moralmente sono stato con voi. Bravi e speriamo di vederci al Dolomiti. (Alex da Belun) batteria di Waltraute era pressoché defunta, e a nulla sono serviti i tentativi di rianimarla in tempi brevi (batteria della macchina e cavi, spinta e rilascio della frizione in seconda, ecc.), finché il Gentilissimo Molinari mi ha permesso di recuperare il suo carica batterie BMW. Risultato: rientro da Vicenza con la suocera-mobile, e (spero) recupero domani del mezzo... :-((( Alla prossima, dunque, e grazie ancora all’Ansolfa, Giopad Eccomi a casa - rientrato come da copione, in tempo per pranzo con famiglia. Dieter ha proseguito il suo viaggio verso nord e poco fa mi e’ giunto un SMS che alle 16.30 era anche lui a casa. E’ stato bello. Un grazie di cuore all’organizzazione dei Solfa per la piacevolissima uscita sull’altipiano di Asiago. Interessantissimo il museo di Canove. E bella la visita al Forte Belvedere. Anche l’acquazzone che ci ha accompagnati al rientro all’albergo il sabato e’ stato tutto sommato niente di cui lamentarci - dopo aver visto come se la passavano in trincea in quelle zone, meglio tacere. E’ anche stato piacevole esSEGUE ALLA PAGINA SUCCESSIVA Î 8 Selezione da IRI-Raduni (segue dalla pagina precedente) IRI 15/18 sere “a casa” alla locanda Aurora un po’ in anticipo cosi’ da poter fare un due chiacchiere. Mi spiace di non aver salutato il Molinari e la Manu. Con tutta quell’acqua non so nemmeno se il loro incrociatore era davanti o dietro al nostro terzetto (o quartetto?). Per inciso: grazie Ricky per aver fatto da pilotina per la navigazione a vista lungo i canali dell’altipiano. E un grazie a tutti per la compagnia. E come dimenticarsi di Alessio che ci ha offerto una indimenticabile serata di ottima musica :-) Complimenti a Valentina per suo aplomb nel chiedere a detto Alessio di esibirsi in canzoni cosi’ ... come dire, insomma ... commoventi. Alla prossima, Alessandro Zorat Rientrati anche noi, nonostante un saponettaro che ha tentato di abbracciarci nella discesa verso Rovereto... :-( Il simpatico intutato deve aver visto come tagliano le curve in MotoGP, perchè nel bel mezzo di una curva cieca a dx ce lo siamo trovato bello bello in centro alla corsia... LA NOSTRA!!! Vabbè, per fortuna la scarica è stata solo adrenalinica, almeno la nostra... :-) Tornando al raduno... bello, davvero... era un sacco di tempo che non vedevo certe facciazze. Un grazie a Giove Pluvio: ci ha regalato le migliori condizioni per fare delle gran chiacchierate e delle ottime risate. Davvero un bel week end, grazie a tutti, in primis agli Ansolfi. Riky + Elena Il Gogo ha già detto tutto.. e direi che ha riassunto bene lo spirito con cui noi tutti abbiamo vissuto il we.. Mi aggrego al coro dei ringraziamenti per gli Ansolfa, ottimi organizzatori/improvvisatori (visto tempo inclemente) che hanno saputo reagire nel migliore dei modi alle intemperie! Aggiungo solo i miei complimenti per la palestra dell’Ansolfa.. ottima stradina che ha regalato il piacere della guida, troppo sommesso il sabato.. ed a cui ho donato personalmente alcuni millimetri di cavalletto!! ;-)) Infine un grazie all’improvvisata (ma non troppo) zavorrina.. è quasi un peccato voglia diventare una motociclista.. per quanto sia una lodevole intenzione, da passeggera si comporta veramente bene! Il rientro è stato abbastanza faticoso : intantoRoDante ci ha tirato un bidone pazzesco restandosene a casa anzichè farsi trovare, come logico la domenica, sul posto di lavoro.. :-))) Poi un traffico abbastanza fastidioso attorno a Peschiera ci ha sfiancato quanto basta per sfogarci a dovere lungo la Brescia/Piacenza.. con risultati nefasti per la mia piccola perdita d’olio ad alta pressione.. :-( Nulla di che, ma l’anziana signora non gradisce più le alte velocità tenute a lungo..così ho “costretto” il Conte a velocità codice da Piacenza a casa.. :-)) Aggiungo la perdita del biglietto dell’autostrada.. spero senza conseguenze eccessive dal punto di vista economico.. insomma il ritorno è sempre un po’ mesto.. così lo è stato anche di più!! Che altro dire.. a presto!! Sicuramente al Dolomiten.. ma c’è anche altro, o sbaglio? Aldo & Margherita Grazie a tutti. Tornato anche io con Aldo che ha spruzzato d’olio tutta la Brescia Torino, non dimenticandosi pantaloni stivali e retro moto. Dopotutto con tutti quei km che ha quella moto e’ veramente incredibile, e di piu chi la sa portare cosi. Grazie agli Ansolfi per l’organizzazione. Tutto bello, locanda gia annotata per cortesia e pulizia. Interessanti i musei, ed anche io ribadisco che la pioggia dopotutto non e’ stata cattiva, ne troppo fredda e ci ha “costretto” a rimanere ancora di piu in compagnia all’hotel. All prossima dunque. Ciao Bruno Nicolis Bancomat per pagare ma sfortunatamente non andava e il gestore non mi aveva avvisato e così, dato che avevo solo 5 euri in contanti mi ha regalato gli altri 15....:-) Al casello di Reggio invece, aarriviamo alla porta Viacard, Bruno davanti e io subito dietro. Lui paga e io mi avvicino alla colonnina, faccio per inserire il biglietto ma non lo prende e la sbarra rimane su... metto la prima e vado ...senza pagare. Piccole cose ma piacevoli... Venendo al raduno valgono anche per me i ringraziamenti per quanto fatto da Ansolfa e Stefy e a tutti per la compagnia come sempre ottima. Alla prossima, Bart Tutto OK per il rientro. Con una nota positiva: appena dopo Verona ci siamo fermati a fare benzina e fatto il pieno do il FOTOGOGO: http://album.foto.virgilio.it/robertogarlato andate a questo link ed entrate nell’album intitolato a IRI 15 - 18. Le foto sono scaricabili anche in alta definizione (basta cliccare sul bottone “immagine originale”). Gogo FOTOBONETTI: http://album.foto.virgilio.it/rbonetti seguendo questo link trovate l’album intitolato “2004 05 - IRI 15-18” INFOLOGISTICHE: LOCANDA AURORA, Via Ebene 71 - ASIAGO Tel 0424-462469 (sulla strada che da Asiago porta a Gallio). Consigliata! 9 by Fabio Baldrati Guzzisti inside Silèzi Un racconto di Fabio Baldrati, collaboratore della rivista Mototurismo Dedico questa storia a Lino Tonti, recentemente scomparso, geniale progettista di una Moto Guzzi destinata alla futura Arca di Noè. (Fabio Baldrati) Sì, voglio raccontarvi di “Silèzi” e del suo Le Mans. Per chi fra voi avrà pazienza e voglia di leggermi questa è una storia dei bei giorni andati; una storia di pistoni furenti e cavalieri impavidi in una Romagna del “mutor” che non esiste più e mai più tornerà, per la quale avverto una crescente nostalgia. Bei tempi. Li rivoglio. E rivoglio la mia Romagna perduta. Un caldo sabato pomeriggio a Ravenna nel Centro Storico, in Piazza del Popolo. Gli anni mutano la fisionomia di chiunque... eppure quel tipo sembra proprio Silèzi. Non ha più capelli, è un po ingrassato, il volto è incorniciato da una socratica barba bianca, ma quei suoi occhietti gagliardi sono immuni allo scorrere del tempo e non mentono: due “tizzoni ardenti” che possono fulminarti o benedirti. Sì, è proprio Silèzi. Lo saluto con gioia: “Silèzi! Ciaooooo... come stai?”. Tentenna qualche secondo poi mi riconosce, ed ecco che il suo volto un po invecchiato si illumina di un tipico e inconfondibile sorrisino mandarinale. E’ sempre lui, non è cambiato. Vuole offrirmi da bere a tutti i costi, e così seduti al tavolino di un bar ci ritroviamo a parlare del nostro mondo, della motocicletta a noi tanto cara, la Moto Guzzi, del passato e del presente, del futuro che ci lascia confusi ma tanto speranzosi. Quando gli ricordo il suo Le Mans... lo vedo andare in estasi: “Eh sì, caro Fabio,... ne ho spennati di frullini giapponesi. Ricordi?” ...Eccome se ricordo! Ogni tanto fa una capatina in Romagna: da buon romagnolo trapiantato altrove soffre la nostalgia dei luoghi natali, anche se la meravigliosa Romagna di un tempo, purtroppo, è oggi un mero ricordo. Silèzi mi confida malinconico : “Non posso più andare in moto per problemi di salute,... è una sofferenza. Quando sento il rombo portentoso di quel biciclindrico il mio debole cuore rasenta il grippaggio”. Silèzi è un purista, un appassionato vero anche se non più “praticante”, un ottimo conoscitore della scienza meccanica e della storia del motociclismo, disquisire con lui è una voluttà e un privilegio. Anche lui spera che a Mandello si riesca a percorrere la difficile via della “evoluzione nel rispetto della tradizione”: Cilindrate a partire da 750 e propulsori rigorosamente bicilindrici a “V”, motociclette di qualità realizzate nel miglior stile Guzzi. Ci troviamo daccordo. Il nostro concetto di “motociclismo” però diverge: io sono un tranquillo (e un po noioso) mototurista-Guzzista; mentre per lui Moto Guzzi significa esclusivamente modelli “racing” protagonisti di un passato sportivo straordinario, ...purtroppo relegato da troppo tempo in immagini in bianco-nero. Quando gli chiedo qual è la Guzzi più bella lui sbotta: “Che domande?!…. la Le Mans 850”. Vi racconterò di Silèzi e del suo mitico Le Mans 850. E questa, badate bene, è una storia di Motociclette, di pistoni arroventati e bielle furiose, di sfide fra cavalieri erranti su scalpitanti cavalli d’acciaio in quella profonda Romagna del “mutòr” dove alcuni di noi sono cresciuti nutrendosi con la puzza di benzina, di pneumatici, di olio bruciato. UN BIMBO SULLA SABBIA Nel 1973 la mia gioia fanciullesca raggiungeva l’apice grazie al più bel regalo che un padre possa fare ad un bimbo: un metro cubo di sabbia. Le mie erano lunghe giornate assolate trascorse con altri bambini a costruire il castello di Re Artù su quel mucchio di sabbia, ...altro che Play Station! Ogni tanto verso sera una magia rompeva la monotonia del quartiere, era il passaggio di una eclettica motocicletta che tutti indovinavano a distanza: “Arriva Silèzi!”. RhuRhuRhuRhuRhu... un rombo austero, rutilante e portentoso che arrampicava sui muri echeggiando come un tuono sommesso, eppure mai fastidioso, mai volgare, nulla a che vedere con certi strombazzamenti che oggi qui, dalle mie parti, rendono odioso tutto ciò che si chiama “motocicletta”. Era una grossa moto nera come il peccato e per vederla meglio salivo in cima al mio “monte” sabbioso: il manubrio basso, il muscoloso motore quasi prepotente anteriore alle ginocchia del pilota, una motocicletta imponente che i “grandi” ammiravano molto. Una Moto Guzzi, ...ma chi la guidava? Arrivava ...RhuRhuRhuRhu... e passavava ...Rhu Rhu... hu...uuu... quel rombo custodiva il carattere e lo stile del suo pilota : un tipo di media statura con un casco Boeri a bande tricolori: “Silèzi” (“silenzio”, in romagnolo) era il soprannome di quel giovane calmo e taciturno, decisamente introverso e dai molti sorrisini indecifrabili. Un giorno saluto quel cavaliere errante, non so perchè, ...lo saluto e basta: Lui risponde! E dopo quel giorno sempre alzerà una mano dal manubrio per salutare un bimbo sulla sabbia. Egli era per me l’Ancillotto: il Primo Cavaliere della Tavola Rotonda. UNA MOTOCICLETTA COSMICA Quella motocicletta merita qualche parola. Valutata oggi, a trent’anni di distanza, la V7 Sport si dimostra un capolavoro senza tempo. Nel 1966 Cesare Carcano, il primo progettista, lasciò la Guzzi amareggiato a causa dell’abbandono agonistico deciso dalla casa, ma sopratutto per la indegna messa in archivio della “sua” magnifica (e ancora ineguagliata) creatura : la -8 cilindri-. Prima di essere accompagnato alla porta firmò l’ultimo lavoro: un grosso (per l’epoca) bicilindrico SEGUE ALLA PAGINA SUCCESSIVA Î 10 Guzzisti inside Silèzi di 750 c.c. disposto a “V” in frontemarcia. Sarebbe toccato ad un altro sagace tecnico portare quel motore allo stato di “meraviglia”. E solamente un romagnolo infettato dal bacillo del “mutòr” come Lino Tonti poteva realizzare la V7 Sport. Ci ha lasciato recentemente ma ogni Guzzista lo sentirà sempre vivere in questa incredibile “macchina” candidata per la futura Arca di Noe’. Nel 76-77 finita la scuola uscivo sciamando fra mille grida di fanciulli e mi precipitavo davanti al bar-ritrovo dei motociclisti. Iniziava in quegli anni l’invasione delle quattro cilindri giapponesi dal “sibilo” nervoso, i colori sgargianti e i metalli luccicanti. Erano indubbiamente motociclette molto accattivanti e il parcheggio antistante il bar ne era quasi pieno, resisteva all’onda lunga del “Sol Levante” la Leverda SF, la Ducati 900 Desmo, e le Guzzi serie V7. Quella di Silèzi era un modello seguente alla famosa prima serie con telaio rosso e serbatoio verde, era una 750S nera con due bande rosse inclinate sui fianchi del serbatoio e vantava un impianto frenante “a dischi” che ancora oggi fa scuola. Se ne vedevano diverse in giro (per la verità non moltissime, anche allora) ma quella di Silèzi era speciale: cupolino sportivo, carburatori maggiorati con tromboncini, e scarichi “aperti”. Sentirla in moto era emozionante. Inebriante. Tutti ne apprezzavano doti e qualità. Io la volevo, la volevo, la volevo da grande. Senza saperlo ero affetto dal bacillo Guzzista a 14 anni. Con la casacca della scuola, i calzoni corti e la cartella a tracolla fissavo a lungo quei due cilindroni alettati debordanti sotto al serbatoio. Silèzi una volta mi invitò a salirci sopra. Non stavo nella pelle! Davanti ai miei magri e pallidi ginocchi nudi quei due ovali d’argento sembravano enormi con quelle scritte -Moto Guzzi- sui coperchi ; la bombatura del serbatoio mi lambiva il petto mentre sentivo braccia e mani correre sui manubri attratte da un misterioso magnetismo. Fra i miei piccoli pugni sulle manopole una strumentazione “spaziale” con l’aquila dorata al cen- (segue dalla pagina precedente) tro. Ahh!… una motocicletta cosmica! ”Vuoi fare un giro Fabio?” Mi diceva Silèzi. Certamente un giorno avrei avuto una Guzzi, Una grossa Guzzi!. In quegli anni la casa di Mandello aveva conquistato la mitica polizia della California con la V7 Ambassador (la si può vedere in alcuni films con Clint Eastwod) da cui sarebbe derivato un modello imponente: la California 850, “il bufalo di Mandello”. Poi lei: la Le Mans 850, la prossima moto di Silèzi, seguita dalla Le Mans1000. E le granturismo: 850T3 e T4, la serie 1000SP e la California1000. Motociclette stupefacenti. Ahhhhh...! Chi è guzzista recente non può immaginare ciò che è stata la Moto Guzzi nel decennio fra il 1970 e il 1980-82. LA MOTOCICLETTA. Il “guzzone”, il grosso bicilindrico a “V” ha costruito il vero mito di Mandello. ”TU HAI DUE COGLIONI....” E’ il 1979: nel mio cortile non vi sono più castelli di sabbia ma quel cavaliere con l’”elmo” Boeri tricolore continua a passare e a salutarmi, ora in sella ad una Le Mans 850 rossa fiammante, e più che mai tonante. Silèzi è, come si suol dire, uno col “manico”. Sui percorsi appenninici si dice sia un maestro, e il suo è un talento raro: mai cadute e nessun incidente. Silèzi è uno che in moto ci sa andare alla grande. In molti lo sfidano e le rare volte in cui egli raccoglie il “guanto” non c’è storia: il galletto di turno finisce spennato dal suo Le Mans! Qualche volta fermo al rosso del semaforo sembra “abboccare” alle provocatorie sgassatone di qualche sfidante... per poi ridiciolizzarlo con una beffarda partenza alla vaselina. Queste e altre bizzarrie contribuiscono a fare di lui un personaggio, fermorestando che la sua è una personalità magnetica. Una domenica di maggio un amico fresco di patente con l’auto di papà mi porta sulla via della “perdizione”: oltre alle valli di Comacchio c’è una sorta di Texas disabitato attraversato da un dritto stradone infinito. Qui le moto si sfidano in feroci riprese per un tratto di alcuni chilometri. C’è sempre molta gente a godere di questo spettacolo, tante le moto presenti e tutte agguerrite. E chi ti trovo? Silèzi! E come poteva mancare? Mi saluta come se mi stesse aspettando. A quanto pare le urlanti quattro cilindri nipponiche spadroneggiano e il motore bicilindrico sembra avviato al tramonto, ma Silèzi non ci crede affatto e la sua teoria è irriverente: “Tu hai due coglioni e anche la moto deve averne due!”. Nei fatti egli ha ragione: la sua Le Mans ha ben poche rivali e fra queste la più temibile resta un’altra bicilindrica, il “ducataz”, la Ducati 900 Desmo di un certo Gigì, una moto veloce, velocissima, ma delicatissima. Mentre la Le Mans rompe poco a parte i cavi del gas e il giunto cardanico non troppo incline agli strappi delle riprese. Sono tutte moto truccatissime e anche la Le Mans di Silèzi non è “vergine” di fabbrica. Irta sul cavalletto è osservatissima: due carburatori enooooormi dotati di trombette di aspirazione che sembrano gli strumenti di un jazzista nero. Gli scarichi sono due serpentoni scuri: due cobra pronti all’attacco che “sparano” in terra dietro alla coppa dell’olio. Questa è ribassata (maggiore capienza d’olio) e sull’anteriore c’è un piccolo radiatore. Quel motore è passato sotto alle “grinfie” di un vegliardo preparatore, un genio, un mago Merlino dei “mutur”. Silèzi mi confida che con un litro di Super percorre qualche chilometro (!!). Sentire quella meccanica in moto ...mammma mia!. Nella mia testa c’è il chiodo fisso delle grosse Guzzi da turismo e questo ambiente vagamente “racing” non fa per me, mai mi appassionerà, ma la curiosità è irresistibile. Purtroppo siamo arrivati tardi e lo spettacolo è finito. E comunque oggi la Le Mans di Silèzi ha fatto ingoiare molto fumo. Corre voce che la prossima settimana arriverà una moto invincibile e metterà tutti in riga: un blasonato modello di una marca giapponese, una 900 a quattro cilindri. ”GUARDA COME LO SPENNO.......” E così la domenica seguente siamo lì puntualissimi. C’è molta gente e numerose moto fra cui, ovviamente, la rossa Le Mans di Silèzi fresca di una sofisticata messa a punto. Il “fenomeno” arriva alle 10. Finalmente la vedo bene ‘sta meraviglia giapponese di cui tutti parlano estasiati: una linea futuristica stupefacente, un aggressivo “squalo” grigio-nero con alla guida un tipo col casco infilato in un braccio. E’ un modenese con un blasonato curriculum di “castigatore”. Il tipo si ferma e spavaldo attira l’attenzione con alcune sgassatone a chissà quante migliaia di giri: quel quattro-in-uno emette urla impressionanti. Poi scende di sella e si dirige verso Silèzi. Non è cattivo, semplicemente è un attore mancato, è il tipico sbruffoncello del momento con capelli lunghi, Ray-Ban scuri in cima al naso, la sigaretta come un punto esclamativo e un medaglione al collo in stile “beat”. E attacca con forte cadenza modenese: “Sei tu Silèèèèèzi? ...mo dàààààii, metti in moto ‘sta motozappa. Che voglio essere a casa presto”. ...Dio quanto mi sta sulle balle quello lì. Silèzi come al solito risponde con un sorrisino mandarinale mentre il “castigatore” venuto da Modena infila il casco, monta in sella, e si avvia al punto di partenza fra il generale compiacimento. Vincerà lui, è chiaro. ”Ehi, guarda come lo spenno quel galletto”. Mi fa Silèzi. SEGUE ALLA PAGINA SUCCESSIVA Î 11 Guzzisti inside (segue dalla pagina precedente) Silèzi Mah.....sarà dura. Penso. Il Le Mans tentenna all’accensione (soffre di un’alimentazione grassa) poi scatena un rombo di tuono: WRAAUUUUMMMMM!!! Gli scarichi sparano in terra fiammate infuocate! I suoi cilindroni alettati a “V” sembrano torri, due torri inviolabili, invincibili. Tutti i sorrisi si chiudono. No, no, no, non è affatto chiaro chi vincerà. Piccoli e lontani quei due fari accesi sembrano occhi gialli minacciosi verso di noi: pubblico fatto di curiosi, presunti intenditori, sapientoni sicuri del vincitore. C’è mezza Romagna, gente di ogni età. Due cilindri contro quattro, due diversi concetti di “potenza”, due personalità opposte inforcano quei manubri. Cosa, e chi vincerà? Ecco, ci siamo, tutti ammutoliscono con lo sguardo fisso là, in fondo al rettilineo. Nella pianura echeggia il boato di due portenti meccanici dai pistoni furenti. In un turbine di fumo di bielle roventi di marmitte infuocate di gomme straziate di benzina infiammata arrivano con un frastuono crescente che ti spara cuore e stomaco in bocca. Eccoli! Sono appaiati! I caschi bassi, braccia e gambe rannicchiate. La quadricilindrica urla rabbiosa ma ad ogni cambiata svirgola vistosamente. La Le Mans tuona quasi cupa e corre “dritta” come una biella, solo il braccio destro di Silèzi si agita convulsamente a cercare un giromanopola-gas senza fine. 5 marce “cattive” strapazzate allo spasimo e in pochi secondi ci sono “addosso”: Il Le Mans ci “vola” via davanti col ruggito di un leone, ...cinque o sei metri dietro segue urlante la giapponese ! Per la miseria... il Le Mans ha vinto! Ha vinto Silèziiiiiiii! Eppure la quattro cilindri era più potente, com’è possibile? Analizzando quella manciata di secondi col senno di poi le sono mancate tre cose: il granitico telaio di Lino Tonti, concepito nel garage di casa sua (!). La “coppia bassa” del “V” di Cesare Carcano. E non ultimo il “manico” di Silèzi. E scusate se è poco. L’ANIMA, ecco cosa è mancato a quel bolide. La gente applaude e si raccoglie attorno alle due moto incandescenti ora ferme. Il castigatore-castigato toglie il casco e paonazzo in volto fissa il Le Mans e sbotta: “Vaaacca Booooooooia?!”. Silèzi toglie il Boeri tricolore ed è impietoso: “Però... ...mica male per una motozappa!”. Il modenese tira un pugno stizzito sul serbatoio, mette in moto e fila via. Graaaaaande Silèzi!. Silèzi ricorda bene quella giornata quì, seduto al tavolino di un bar in Piazza del Popolo, a Ravenna: “quei cinque metri li guadagnai tirando la terza marcia. Ah! La terza del Le Mans era irresistibile”. Beve un sorso di birra e riprende: “Le giapponesi urlavano forte, impressionava- no, ma le castigavo tutte. Il ducatone del Gigì, quello no, quando era in ordine non lo vincevo”. Poi squote la testa con lo sguardo basso: “Mah ...erano volgari sgassatone, roba di 24 anni fa, quando capivo di meno. Hai ragione tu, caro Fabio, i piaceri della moto sono ben altri”. Finiamo le nostre birre e ci salutiamo. Lo vedo scomparire leggiadro fra la gente. Ogni tanto fa una capatina in Romagna. Ciao Silèzi. Fabio Baldrati SEGUE DA PAGINA 6 Il NONraduRo si nota la nebbia. Ma non è una nebbia! E’ una nuvola bassa! Siamo a circa 1100 metri di altitudine. Il Rifugio è solo ristorante, ma sembra molto capiente. Ovviamente era chiuso.” Ok, ci riproveremo. Il secondo tentativo avviene una giornata che non prometteva molto dal punto di vista metereologico, o per meglio dire, prometteva assai. Cosi ci siamo messi in viaggio Romolo, Emanuela, Gentleman, ed io, con una zavorra d’eccezione: Peppe! Per descrivere il risultato del soprallugo lascio ancora la parola a Romolo: “Perugina, Comando D.U.R.I., addi’ 25 aprile Anno Duristico 2004, 5 anno dell’era Durica: E’ giunta l’ora dell’ultimo ultimatum! Alle ruote, alle ruote! I puri e DURI che hanno nel cuore l’avventura e nell’animo lo sprezzo del freddo e del periglio, possono ancora dimostrare il loro coraggio offrendosi alla temeraria avventura per la conquista della ardita cima del Monte Cucco. Oggi un drappello di impavidi exploratori, nonostante l’inclemenza del tempo, ha effettuato un temerario soprallugo sui luoghi del Radurissimo. Le avverse condizioni meterologiche (pioggia, nebbia, temperatura a 3 gradi) ed i guasti meccanici non hanno impedito alla pattuglia di compiere la missione assegnatagli: verificare le condizioni logistiche del campo. In sintesi: premunir- si per possibili basse temperature notturne anche in caso di buone condizioni meteo, la latrina è all’interno del ristorante che chiude ad una certa ora, per eventuali successive evacuazioni abbiamo a disposizione alcuni ettari di amena boscaglia ne segue che ognuno deve essere autonomo (ops... motonomo) per quanto rigurda le necessità igieniche. Non c’è alcun tipo di illuminazione notturna (il ristorante utilizza un gruppo elettrogeno) quindi munirsi di torcia o lampada frontale. Vodafone e Tim: campo presente anche se non molto performante e non nel ristorante.” Già; freddo boia, nebbia, pioggia... Ma siamo ad aprile od a gennaio? Mah... Al ritorno il mezzo di Romolo ha pure avuto un’avaria, ma si sa, la guzzi riporta sempre a casa il suo compagno. Una riparazione d’emergenza in mezzo alla strada e via di nuovo a casa a scaldarsi. Il progetto in ogni caso stava andando in porto ma... Più ci si avvicinava alla data fissata e peggio si metteva il tempo. Fabrizio, quattro giorni prima della data scriveva: ”Io sono tornato da poco da Pian delle Macinare. Avevo qualche ora di tempo questo pomeriggio e dato che a Cingoli pioveva di brutto sono partito in macchina (con Hutch) per vedere il luogo del pernottamento. Solo una cosa: sarà anche bello come posto, ma lassù faceva DAVVERO un freddo cane!!! (e non pioveva). Se il tempo non si rimette al bello, secondo me non è il caso di rischiare...” E purtroppo ha avuto ragione. Quella settimana piovve tutti i giorni, e venerdì tutti i monti intorno a Gubbio, compreso il Monte Cucco e Pian delle Macinare, erano bianchi di neve. Ok, per il DURI_Treffen ci sentiamo un’altra volta. L’appuntamento e’ rimandato a luglio, per il compleanno IRI. Speriamo almeno che stavolta non nevichi... 12 INFORMATICA by Roberto “Gogo” Garlato VIRUSscan Crediamo di far cosa utile segnalando i virus che più frequentemente sono stati individuati nel web di recente: 1 – Wile Virus: probabilmente sarebbe uno di quei virus che sono in circolazione da prima che qualcuno inventasse i personal computer. Vi ricordate quello che faceva correre un puntino sullo schermo e tutti chiamavano l’assistenza dicendo che il tubo catodico era cotto? Si tratta di virus debellati da un sacco di tempo ma … qualche volta capita di prendere un vecchio supporto, inserirlo nel computer ed eccolo lì: guardarlo ci fa una certa tenerezza. Quasi quasi ce lo vorremmo tenere per ricordare che le cose che oggi ci sembrano terribili domani, forse, ci faranno sorridere. 2 – Gogo Virus: il virus multiforme; difficile da bloccare perché riemerge in forme diverse, con imprevedibili quantità di cilindri. 3 – Aspy: è un virus con il pallino dell’associazionismo. Ha proposto all’ultima virus world conference un movimento di coesione fra tutti i virus circolanti al motto di “se li dobbiamo rompere, insieme li romperemo meglio”. Finora la proposta ha ricevuto l’entusiastico consenso del solo promotore. ‘EdS M E R C AT I N O 4 – “Big” Vecchiato & Toria Virus. Non è pericoloso: annuncia disastri, distruzione del software e perfino dell’hardware, ampie partecipazioni ai virus raduni ma poi raramente si presenta davvero. Attenzione: è comunque appurato, anche se sono innocui, che si moltiplicano. s t r o software preferito, che mortifica evidenziandone ritardi, incongruenze ed anche le più lievi imprecisioni. Un tempo veramente il più temuto, ora sembra mitigato dalla vicinanza del Baba virus, che sembra avere nei suoi confronti effetto calmieratore. 5 – Ema Virus. Terribile: il più tecnologico. Può trasformare il vostro PC in una stazione radio che lo auto-trasmetta nell’etere, può sfruttare i vostro scanner come radar, trombare vostra sorella con la sola forza del pensiero (per questo noto anche nella variante “Tromb Raider”), infestare l’aria che respirate con vapori di bagna caoda o irritare le vostre mucose con il sottovirus “piparieddu”. Finora anche i migliori anti-virus si sono arresi. Pare sia stato fermato solo da un’”Ape Car”. 8 – Ansolfa virus: finora latente, potrebbe attivarsi pericolosamente in presenza di bio-chip, soprattutto se di origine animale. Sembra in grado di divorare proteine ad una velocità inspiegabile con le ordinarie leggi della fisica e della chimica. 6 – Gattostanco Virus. Moderatamente virulento, tende però a creare colonie impazzite di rarissimi virus mutati (ad es. il noto TDM Italia Virus); ora legato al genere quasi estinto “Futura”. Può essere tenuto lontano solo con effigi miniaturizzate del presidente operaio inserite nel vostro hard disk 7 – GioPad Virus: precisissimo, infallibile, determinato e spietato con il vo- VendoComproScambio VendoComproScambio VendoComproScambio Vendo al miglior offerente borsa da serbatoio per BMW R 850 R originale BMW; pagata una casino, usata pochino. Gogo 335.446752 9 – Deleonardi Virus: cattura il vostro software e lo traghetta verso nordovest. Si manifesta con strani alert del tipo “Arriva la Superba” e simili. Può abbacinarvi con fugaci immagini di rottami bianco-verdi che appariranno sul vostro schermo spruzzando lubrificante od agire in via subliminale costringendovi a cospargere tutti i vostri CD di pesto. 10 – Zio Virus. Un tempo molto in vista, ora sparito. Molti altri virus infestano il nostro web … aiutatemi ad individuarli e sconfiggerli segnalandoli a [email protected] !!! NIGHTRIDER’s Up Grades Vendo Aprilia RST 1000 Futura "Black Magic". 33.000 km circa (dopo il Dolomiten Tour). Corona-catena-pignone nuovi. Con borse originali e porapacchi-bauletto Hepco&Beker. 6.500 euro Gattostanco 335.7173128 13 Vendo completo da enduro Acerbis Impact 2002: Giacca XL, Pantalone 54 usato poco, nessuno strappo o abrasione a 100 euro. foto: http://www.cimina.net/elikarandagia/tunisia/tunisia005.jpg PS è di un caro amico... ma magari a qualcuno può servire. Cimina [email protected] Per inserire un annuncio sul prossimo numero dell’Eco della Serva è sufficiente inviare una mail al Caporedatùr ([email protected]) GPS, riscaldamenti, illuminazione, teletrasporto, airbags, bagagli e portapacchi, computer di bordo, pilota automatico, paracadute, capotes elettriche... non farti mancare nulla, chiedi di Ema! Cerchiamo altre immagini storiche munite ovviamente di commento e didascalia. Allo scopo, gli interessati sono pregati di contattare il Sommo Caporedattore. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Davide Ferraro: ecco alcune vecchie foto scattate nel Novembre 1981 (allora avevo 12 anni), in sella alla mia prima moto, una Montesa Cota 123 da trial :-) 1956! 1966... o ‘67? ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ La rubrica strappalcrime per i nostri “... ai MIEI TEMPI, RAGAZZI..:” ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Scatti del passato Valsesia Trial! 1981 Mentre molti di voi non erano ancora stati concepiti, il giovane Orso già scriveva pagine di storia motociclistica... Ammirate e abbiate la giusta deferenza... :-) Un abbraccio, Orso Mario ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Il giovane Orso... Aspy & Arnaldo Arnaldo è quello con la bottiglia. Aspy, invece, è uguale ad ora... e ricorda: “Notare sullo sfondo le vespe.. Era il periodo d'oro del mezzo della piaggio. Mia madre, da brava anticonformista, aveva una lambretta perche' diceva che "la vespa nom mi piace, ha tutto il peso da una parte e non si possono fare bene le curve ". :-) Eravamo a Sx Lucia e Carlo, nostri amici; mio fratello Roberto, Arnaldo, io, e Paola e Laura, amiche di famiglia.” 14 QUALCHE LETTERA, MOLTE DOMANDE, POCHE RISPOSTE Pesci nuovi ! t n u r g S ? Spazio ai brontolii :-) Caschi pieni di gas inerte Risponde (se ne ha voglia) Girmi Caro Girmi, mi chiamo Ide e ti scrivo per colpa di una delusione d'amore. La mia storia può sembrare comune a tante altre, stavo infatti con un uomo di nome Giovanni che mi faceva sentire protetta e curata, e la cosa che lo rendeva speciale ai miei occhi era proprio quel suo apparire esternamente burbero con gli altri mentre solo io sapevo quanta passione covava segretamente al suo interno. Già, la nostra storia è durata trent'anni, di nascosto da occhi indiscreti, dai sospetti della moglie e dei figli, dalle battute degli amici, quella segreta complicità che rende speciale una convivenza, che porta all'idillio un rapporto inzialmente nato solo per un'attrazione fisica incontrollabile. Incontrollabile e ormai senza inibizioni la nostra era diventata, a dispetto del- l'aspetto freddo e distaccato di Giovanni, una passione carnale che ci aveva indissolubilmente legati in un'intimità morbosa e sanguigna. Via via il rapporto diventava una vera e propria dipendenza, fatto sta che per portarlo via da me i familiari lo hanno costretto a farsi ricoverare in clinica dove si è sottoposto a delle vere e proprie cure intensive per poter cancellare il ricordo di me. Sono ormai a terra, abbandonata dal mio unico grande amore, la depressione mi attanaglia e non mi consola sapere che un giorno potrò costruire un altro legame con qualcuno (magari con un lettore della tua rubrica), perché nessuna storia saprà essere intensa, duratura e vera come quella con Giovanni. Addio e grazie per essermi stata a sentire, Ide Emorro Girmi non ha risposto in tempo per andare in stampa ...sfaticato! LIETI ...E20! E’ ARRIVATA SARA ...è piccolina perchè ha voluto nascere prima di quanto volessero la sua mamma e il suo papà... ma sta bene , urla, e ha i polmoni del babbo. La mamma sta bene, anche se me l’hanno un pò maltrattata. ...e così dovrò pensare ad un side.... BIG Luca NEWS DA CASA TYSON Alle 20 e 10 di giovedì 20 maggio è arrivato il piccolo Matteo. Pesa 3,4 kg ed è lungo 56 cm. Segni particolari: muove ripetutamente il polso della mano destra con un gesto rotatorio... È uno smanettane!!! Baci a tutti dai Tyson (redenti)... CUVIAVALLEY IN FESTA SMarioW e SPaola...W annunciano un lieto evento per il 9 settembre 2004 presso la Chiesa S. Maria Assunta di Caldana! Da qualche giorno pensavo di scrivere questa lettera, precisamente dopo aver avuto notizia dell’ennesimo assurdo incidente, probabilmente dovuto all’imprudenza: un frontale tra due moto, in alto Mugello, e due motociclisti al creatore. Secondo la stampa locale guidavano “moto di grossa cilindrata” e avevano circa quarant’anni. Ci sono abbastanza elementi per avviare una profonda riflessione e le due lettere (MotoSprint 15/ 2004) che parlano delle crescenti difficoltà a cui vanno incontro i motociclisti in gita domenicale per via dei controlli, sempre più frequenti e pressanti, delle varie forze dell’ordine, mi sembrano l’occasione migliore per affrontare l’argomento. Dico subito che non mi considero innocente, perché anche a me succede (a volte deliberatamente, altre no) di non rispettare le regole del Codice della Strada; e aggiungo che, in qualche occasione, non ho rispettato nemmeno quelle del buon senso. Poteva costarmi caro, ma evidentemente ho avuto fortuna e perciò ora sto molto attento a non sfidare ulteriormente la sorte: statisticamente, ho già vinto. Vado in moto da oltre trent’anni, durante i quali ho avuto diversi grandi “amori”: prima il motocross ed il fuoristrada in generale, poi la velocità e le moto sportive con relativo corredo di elaborazioni, poi le stradali tuttofare ed il turismo a corto e lungo raggio. So che il “momento del matto”, quello in cui ci si abbandona all’istinto ed alla rotture di regole e convenzioni, può capitare a tutti. Ma qui si vede la differenza tra chi, dentro il casco, ha un cervello e chi solo del gas inerte. Il nostro paese, con la sua geografia così tormentata, è ricchissimo di strade invitanti che i motociclisti percorrono per divertirsi tra curve e saliscendi e, allo stesso tempo, ammirare panorami e scorci bellissimi e suggestivi. Alcune di queste strade, per vari motivi, sono particolarmente battute dagli appassionati, soli o in gruppo, con moto di ogni genere e cilindrata, soprattutto nel fine settimana e nei giorni di festa. E qui cominciano i problemi. Infatti, poiché la primavera si fa sentire anche tra gli esseri umani, oltre ai fiori sbocciano anche gli aspiranti campioni, quelli che scendono nel garage di casa in jeans e maglietta e ne escono completamente trasformati. Come il dottor Jekyll e Mr. Hyde, il Signor Rossi si trasforma in Valentino Rossi. Questo, almeno, è quello che crede lui. Purtroppo però la realtà è ben diversa e molto meno eccitante, a cominciare dal “circuito” sul quale lo sconosciuto campione si batterà con altri come lui. Mentre il vero Valentino corre in piste sicure, pulite e sorvegliate dai commissari di gara, l’altro, quello ruspante, si cimenta sulle statali (talvolta anche su certe autostrade), destreggiandosi tra pali, alberi, muretti, guardrail, fondo sporco e sconnesso, mentre altri “privati” vanno a passeggio nella direzione opposta. Ad un certo punto, preso dal sacro fuoco della competizione, tagli una curva: se gli va bene, si trova davanti la paletta dell’Appuntato; se gli va male, al posto della paletta ci trova il radiatore di un autobus o il cupolino di un altro come lui. C’è da chiedersi se ne valga la pena. A far bene i conti, direi di no. L’incontro con l’Appuntato gli avrà salvato la vita (e forse non solo la sua), e questo è già un risultato apprezzabile; ma il portafoglio ne soffrirà molto più che per pagarsi un turno di prove libere sul più costoso dei circuiti, senza contare i punti in meno sulla patente ed il probabile ritiro della carta di circolazione, perché l’Appuntato certamente non tralascerà di verificare la regolarità della più nascosta delle viti. E a questo punto poco importa che il verbale punisca anche, ingiustamente, qualcosa che in realtà è perfettamente in regola. Anche gli Appuntati sono umani e perciò non infallibili e per di più soggetti agli umori ed alle simpatie. C’è un solo modo per non incappare in uno di loro, magari nel giorno in cui è di cattivo umore, e consiste nell’adottare uno stile di guida responsabile e rispettoso delle regole del codice - anche se, talvolta, sono chiaramente inadeguate - e di quelle del buon senso. Potrà essere un po’ meno divertente, ma si ritorna sempre a casa tutti interi e con il portafoglio alleggerito solo dal conto del ristorante. E la domenica successiva si può fare il bis oppure andarsi a sfogare in pista. Riccardo Forte 15 agenda 2/5 settembre 2004 Estate 2004 Herbstfest Preview! Ciao a tutti, dopo que sono ritornato delle Dolomito ho cominciato telefonare per il Herbstfest. Per ricordarsi: Oltrepo’ Pavese. In Italia Settentrionalissima! 2.9. 3.9. Arrivo a TOERWANG Mattina: Visita della ditta KTM, pomeriggio: un giro breve, sera: Herbstfest 4.9. Giro 5.9. Partenza (La messagio male é que la visita comincierá a 8.30 della mattina e il giro dell'hotel a KTM richiede un hora.) Devo prenotare il hotel, la visita e le spazi riservati all' Herbstfest. Per favore mandate me un email - anche quelli que gia hanno anunciato la loro presenza 1. Quando arriverete e partirete 2. Quanti persone siete e il tipo di camera che volete 3. Se siete presente alla visita KTM o/e all' Herbstfest A presto, Dieter - Italia settentrionalissima Organizzazione: Conte Bruno Nicolis Data e programma: da definire Compleanno I.R.I. Organizzazione: D.U.R.I. Data: da definire in luglio Programma: dovrebbe riprendere quello del NONraduRo 2004 Informazioni e aggiornamenti in IRI-Raduni! 18/20 giugno 2004 DolomitenTour2004 ADT 3: ovvero il terzo, mitico, Dolomiten Tour La base logistica di questo raduno sarà l’HOTEL FERROVIA di Calalzo, Tel. 0435-500705. A Calalzo di Cadore proprio sulla strada principale, è grandissimo e quindi impossibile sbagliare. La data, dell’evento è la seguente: 18-19-20 giugno 2004 Quest’anno ci spostiamo sensibilmente ad est, ma la base logistica sia facilmente raggiungibile da tutti. Con l’autostrada si può arrivare fino a Ponte nelle Alpi e da li a Calalzo è un attimo (circa 30 Km). Sabato mattina il giro prenderà il via verso le 9.30 ci sarà sicuramente una visita al museo delle farfalle di Bordano e un frugale 16 pranzetto a Sauris (vi dice niente il nome?!?!?)?. Altri dettagli a breve. I PREZZI: la mezza pensione è a Euro 45,00 a persona, ci stiamo accordando per i menù! IL MENU’, al momento di andare in stampa, è ancora da definire. http://spazioinwind.libero.it/stefy_web/DT2004/Adt.htm