Eco della Serva - Internet Riders

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Eco della Serva - Internet Riders
Distribuzione elettronica gratuita in formato PDF - Anno 1 Numero 2 - Giugno 2004
IRI-Raduni
La fotocopertina
IRI - 15/18
IRI-Raduni
Sulle strade
della Liguria
Memorial
Spadino
21 marzo 2004: Tunnel del Bianco: I.R.I. c’era!
Ciao
Pierlucio
Guzzisti inside
Silèzi
Un racconto
di Fabio Baldrati
IRI-Raduni
Il NONraduRo
Braulio Runner!
a pagina 16 l’Agenda:
i programmi di
Dolomiten Tour (18-20 giugno)
Compleanno IRI (luglio)
HerbFest in Italia Settentrionalissima (2-5 settembre)
Scatti
del passato
Pesci
nuovi
?
1
IL PUNTO
by Schwarz
SOMMARIO
Eco della Serva
Del viaggiare
Quanto spazio e quanto tempo
occorrono per capire le cose.
Il nostro viaggiare è concentrato in velocità che non sono nostre.
Da millenni camminiamo con le
nostre gambe, da pochi momenti abbiamo cominciato ad utilizzare l’energia termica per spostarci più velocemente, e non
siamo ancora in grado di assimilare contemporaneamente quello
che vediamo lungo la strada, e
forse non lo saremo mai.
Tutti quei brandelli di immagini
che si percepiscono da dentro il
casco, che provengono da quella
seggiola che è la strada, scorrono su questo grande schermo che è il mondo intero.
Come spettatori privilegiati, siamo invitati a questa grande immagine di luoghi nuovi, che accende la fantasia, alimentandola con altri pezzi di realtà.
Cerchiamo, per tutta la vita, di
dare compiutezza a quella ricerca del senso delle cose che mai
ci lascia sopiti o accontentati.
Durante il viaggio raggiungiamo
la libertà e la soddisfazione quando c’è il punto di contatto tra la
nostra aspettativa e il reale.
Quando la strada si riempie di
curve, quando attraversiamo
una foresta nell’ora che precede il tramonto mentre la luce entra come l’aria sotto ad una coperta, quando di fronte alle montagne lo stupore per la bellezza
ci costringe alla sosta per dedicarsi, rapiti, alla contemplazione, allora c’è l’esperienza della
libertà.
Questi rapidi momenti giustificano il viaggiatore, gli lasciano una
lunga onda di piacere che si protrae per giorni, ma che inevitabilmente decresce fino a cadere nel ricordo. La varietà e l’ampiezza del mondo fanno sì che il
viaggiatore si senta sospinto alla
continua ricerca di questa sod-
disfazione tramite i modi che conosce.
E si rimette in marcia, non pago,
mai dissetato se non per pochi
istanti.
Ogni volta torna con qualche
immagine nuova, che riassapora con dolce malinconia nei momenti in cui la possibilità di viaggiare è lontana.
L’aspettativa si fa tanto più forte
quanto più si avvicina il momento della partenza: un nuovo inizio, una nuova possibilità di incontrare quella sensazione, tutto è nuovo e ancora da compiere. La bellezza dell’imprevisto,
del bello ancora da scoprire in
forme ancora da decifrare, questo riempie di eccitazione il viaggiatore che si dedica alla preparazione del bagaglio.
Rimangono pochi istanti per ogni
viaggio percorso; sono momenti
in cui l’uomo si sforza di ricordare tutto quello che riesce, per
far rivivere tutta la sensazione
di benessere che sentiva prima.
E così io mi ricordo della motocicletta che scivola sull’asfalto tra
Lizzano e Sestola, incollata in
maniera incredibile alla terra. La
forza di gravità raddoppiata permetteva di godere di una sensualità nella percorrenza della
curva che poche volte ho sperimentato. Curva dopo curva, un
cambio di direzione dopo l’altro,
la mia moto si inclinava vicinissima al terreno senza che io mi
impegnassi per farlo. La sintonia totale, l’essere uno dipendente dall’altro, costruito uno dentro
l’altra. Succede quando utilizzi
qualcosa per quello per cui è
fatto. Succede alla moto con me,
con me per la moto.
Il rumore del motore che cambia
di giri in continuazione, scintilla
dopo scintilla, giro dopo giro dell’albero motore. Un continuo
cambio di rotazione della manopola del gas e della leva del fre-
Giugno 2004 - nr. due
no, della leva della frizione e
della leva del cambio, un connubio di pinzate anteriori e posteriori e poi via, a far correre la
moto dentro la curva. Mentre
percorro la curva e le pedane
sfiorano l’asfalto io sono la moto,
e toccare l’asfalto con le mani è
bello, è ruvido, è amico.
La luce piena e calda della metà
di settembre è più sottile ed affilata di quella pesante e grassa
di agosto, e la stessa aria è più
leggera e vi penetro senza difficoltà. Essa mi porta i profumi del
taglio dell’erba e dei campi ancora verdi, l’afrore delle piantagioni e l’aroma della collina sono
come un delicato e persistente
sottofondo musicale che è sempre presente e sempre suonato, ma che si percepisce quando gli si dedica l’attenzione che
esso suggerisce e mai impone.
La strada scende e sale dalla
collina, ed è meraviglioso il momento in cui cominciano a comparire i sempreverdi: la luce diventa ancora più chiara e riverbera allegra ed acerba sull’asfalto chiaro e granoso. Un breve
rettilineo dopo un tornante tondo e la manetta si capovolge,
mentre il motore esegue il mio
comando e scala poderoso la
scaletta del contagiri. La moto si
inarca e si appiattisce il retrotreno, e la sinfonia degli organi meccanici, dell’aspirazione e dello
scarico, riempiono e saturano
tutti i miei sensi. Il rombo rimane
pieno e corposo ma la frequenza aumenta, diventa acuto e invadente, cambio marcia e rallento, mentre io godo intensa-
Del Viaggiare
2
IRIdaSpadino
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Una Cimina al WDW
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Sulle strade della Liguria
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Il NONraduRo
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IRI 15/18
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Silèzi
Racconto di Fabio Baldrati
10
VirusScan
Mercatino degli annunci
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Scatti del passato
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Pesci nuovi?
Lieti E20!
Sgrunt!
15
Agenda
16
mente.
E’ impegnativa la retrospezione
necessaria a recuperare il tempo e lo spazio, ma è un lavoro
proficuo che alla fine dello stesso ripaga con un vago ma piacevole ricordo di quello che è
stato.
E conduce, inevitabilmente, al
desiderare che esso si ripeta
ancora.
Schwarz
Eco della Serva
giugno 2004
nr. due
Direttore Irresponsabile: Paolo Maria “Aspy” Giardini
Caporedattore: Giancarlo “gattostanco” Gattelli
Hanno collaborato a questo numero due:
Marina “Cimina” Cima, Lorenzo “Girmi” Girolami
Roberto “Gogo” Garlato, Alessandro “Schwarz” Riccardi,
Conte Bruno Nicolis, Davide Ferraro
Un ringraziamento particolare a Fabio Baldrati,
collaboratore della rivista Mototurismo
E a molti (spesso involontari) soci che partecipano attivamente
alle varie attività moto-eno-cazzeggio-turistico-gastronomiche di
I.R.I.. Per diventare collaboratori dell’Eco della Serva è sufficiente inviare qualcosa di pubblicabile all’esimio Caporedattore.
2
Selezione da IRI-Raduni
I.R.I. da Spadino
Rientrato. Anche quest’anno
Spadino ci ha regalato clima
mite e sole. E tanti motociclisti al Memorial a lui dedicato.
Dopo il gruppone di ieri, oggi
Claudia ed io abbiamo preferito girellare in solitaria tra
i monti innevati della Vallèè.
Ma, come dice Forrest
Gump: “sono un po’ stanchino”. Racconterò domani.
Grazie a tutti i partecipanti
alla Delegazione IRI allo
Spadino di avermi sopportato e di aver brindato, a
mezzanotte (e dopo la Grolla), ai miei primi quarant’anni :-) Lamps Buonanotte
Gattostanco
Gattostanco ha scritto: “grazie per avermi sopportato e
di aver brindato, a mezzanotte (e dopo la Grolla), ai miei
primi quarant’anni :-)
E adesso me lo lo dici????
Bastardone!!!! AUGUR!
Davide+Indiana
Rientrato pure io... mentre
macinavo gli 800Km che mi
hanno riportato a casa, ho
riflettuto sul fatto che... ieri
sera avevo veramente sonno!! La logica delle cose
avrebbe voluto che la bevuta
l’avessimo divisa tra ME e il
Gatto visto che martedì e’ il
MIO compleanno !! Invece ha
offerto solo il micio di Ravenna. :-|
Scusami Gatto... ero proprio
BOLLITO !! L’anno prossimo
offro io e tu bevi OK ?!? :-)
Grazie a tutti delle giornate
passate insieme con un
pensiero speciale ai Desmodromici di Basaluzzo!
Ora vado che domani mattina parto... fino a giovedi’ sera
sono off-line. Un abbraccio
a tutti, Fabio”Tu-ZZio”Selva
Rientro avvenuto.. anche
quest’anno completamente
all’asciutto!! ;-))
Molto bene anche la “gitarella” fatta in Valle in compagnia di Ipe.. girello alla Thuile, con passaggio per il Col-
le San Carlo, poi, a tentoni,
abbiamo raggiunto la Via dei
Salassi.. assolutamente
imperdibile!! Passa alta (oltre i 1600 mt.) sopra ad Aosta.. non si percorre tanta
strada, diciamo circa 15 km,
in orrizontale, mentre in tutto
se ne percorreranno circa
60.. ma tornanti belli e puliti,
intervallati a tratti di dolce sali/
scendi con panorama mozzafiato, fan persino dimenticare i due o tre brevi tratti di
“sterratino facile facile” dei
cantieri.. :-)) Ed il tutto al sole,
un sole bello caldo!!
Poi giù sino a Biella, e da li
ho abbandonato Ipe per girellare ancora al sole tra Asti
e Alessandria, ho scoperto
una stradina tra colline e
paesini medievali bellissima.. da rifare con calma!!
Spero di far presto le ultime
2 foto del rullino, così posso
pubblicare quelle dell’evento!! Grazie a tutti per la presenza, e grazie a Gattostanco per la serata “impegnata” :-)) Ancora auguri!!
Aldo - Genova la “Superba”
Bagnatozuppo chiede: “Anche se te li ho fatti in altra
sede te li rinnovo anche qui...
AUGURIIII!!!! e.... Ehm... che
ti sei mangiato??? ;-)
Grazie!
Beh, la cena di sabato sera,
presso l’Hotel Beau Sejour,
era normalissima (anche
se secondo me dignitosa,
per una “mezza pensione”).
Poi il buon Andrea “Gentleman” è riuscito a scroccare
al buon Signor Carrel una
marea di bottiglie (grappa
fatta in casa, Genepy Alpe,
Genepy St. Roch, Grappa &
mora Alpe...).
La serata è proseguita,
chiacchierando con il buon
Riccardo Forte, passandoci
una Grolla e poi, a
mezzanotte,stappando una
bottiglia di prosecco, per festeggiare.
In realtà io odio festeggiare i
compleanni. I 40 poi, mi
avrebbero messo sicura-
mente
di
pessimo
umore se
non
fossi
stato in mezzo a degli amici.
Già domenica mattina ero
girato un po’ peggio, e sono
andato a cercare la meditazione solitaria sull’innevato
Prato di S. Orso, a Cogne.
La strada era ancora molto
salata, ma la vista meritava
la deviazione.
Sono rientrato ripercorrendo
a ritroso la strada dell’andata (ma evitando il salasso
degli oltre 8 euro per nemmeno 70 km di ladrostrada)... ed ho avuto la fortuna
di imbattermi in un posticino interessante: a Nomaglio
(è quel paesino con il centro
pedonale che abbiamo dovuto circumnavigare, prima
di affrontare la aprte più stretta dell’avvicinamento a Quin-
cinetto) mi sono fermato alla
Birreria Osteria I Ching...
Con una “merenda contadina” abbiamo pranzato più
che abbondantemente in
due: Crostini con la fonduta,
Crostini con lardo, Tagliere
di salumi, Polenta con salsiccia di patate (manco sapevo che esistesse) e Tomini in Bagna Cauda (fantastici!!!). Il tutto condito con un’ottima e robusta Bonarda della casa. Con una bottiglia
d’acqua e due caffe: 19 euro
totali (alla faccia della pizzeria ATANOR...). Per i locali
che ci possono fare un salto: Tel. 0125 604990
Lamps (Ah, da ieri la Futura
ha la compagnia di un Monsterino 600) Gattostanco
3
Selezione da IRI-L
Una Cimina al WDW
MotoGP e della Superbike
e Supersport, i piloti Martin,
Haga, Chilone, Capirossi,
Xaus, Laconi, Toseland, Falappa e Bayliss e La Ketty
Chiavegato...
Indipendentemente dal fatto di essere ducatisti o
meno, il WDW, una volta
nella vita, bisogna farlo...
Nessuna casa al mondo,
oltre a Ducati e Harley-Davidson, riesce a creare certe atmosfere, a fidelizzare i
clienti, a far nascere una
passione così profonda
come quella che si vive al
WDW o all’HOG rally.
Ci sono mille iniziative per
ogni tipo di personalità, pista, corsi, giri turistici, gare
di meccanica, gare di bellezza (delle moto ovviamente), centri massaggi, spettacoli, beach soccer, centri
fitness, prove di moto della
Casa, spettacoli motoristici, piloti sconosciuti, famosi e famosissimi, giri con
Mamola, elicotteri che fanno manovre assurde, aerei
rossi con il marchio 999 sul
fianco, parate in pista, pa-
E poi ci sono i Ducatisti... un
enorme quantità di motociclisti con un cuore desmo...
che a vederli tutti assieme
fanno emozionare anche
uno che di moto non capisce niente...
rate sul lungomare di Misano, Rimini, Riccione, Riders
for Health, mercatini Ducati per pezzi di ricambio, Ducati Shop, Ducati Owners
Club, centro assistenza
moto Ducati, e poi... vediamo cosa dimentico... ah si,
banco prova per poter misurare coppia, potenza e
carburazione, un palco
scenico che fa invidia ai
concerti rock, Irene Gran-
di, la griglia sul rettilineo del
Santamonica, le piadine
con la salsiccia e le cipolle,
il guardaroba per lasciare
tute e caschi, il bike wash,
l’Arai Service, lo stand dell’esercito italiano, un elicottero Mangusta ben ancorato per terra da farci il pilota
finto per cinque minuti,
moto di tutte le età, di tutte
le fogge e di tutte le targhe
del mondo, i truck della
Il cuore batte e batte forte...
un’esperienza da vivere...
Ecco alcune immagini:
http://www.cimina.net/images/2004_05_23_WDW/
index.html
Marina Cima
4
Selezione da IRI-Raduni
Sulle strade della Liguria
Beh che dire.. un fel po’ di
nebbia (che ha impedito di
godere del panorama dellestrade più belle) ed un po’ di
pioggia al secondo giorno..
ma anche tratti di asfalto
asciutto, strade mozzafiato
con vista sul mare, l’Aurelia
nei tratti più spettacolari, due
borghi (Noli e Verezzi) che
penso siano unici nella loro
semplicità e bellezza.. e sopra a tutto.. un’amicizia che
rende questo gruppo ancora una volta UNICO!! :-))
Grazie a tutti quelli che c’erano.. ci è avanzata mooolta
focaccia.. se vogliono, gli
assenti, possono indicarmi
un fermo posta.. :-))
Quest’anno anche l’albergo
è stato veramente degno
delle 3 stelle.. peccato che a
cifre abbordabili sia fruibile
solo in questa stagione.. :-(
Arrivederci al prossimo
anno...
p.s. .. ci siamo scordati il brindisi al solito Motoscopa..
anche quest’anno ha retto
sino alla fine il suo Ruolo..
in modo esemplare, direi!
Aldo & Margherita
E brindisi sia: grazie alla
Motoscopa. Ma anche ad Alduzzo e agli altri organizzatori. Johnny
E’ sera, ho smesso di lavorare poco fa. Sono stanco e
ho poca voglia di scrivere,
tanta di riposare, ma in certe
occasioni della vita ci si rim-
bocca le maniche e si va
avanti ugualmente. E’ il terzo anno che Aldo organizza
il Giro Ligure: una serie di
coincidenza stava per farmi
saltare questo appuntamento: non una serata a casa dal
martedì al sabato sera, al
max 7 ore di sonno ma la
media è stata spesso più
bassa e tanto, tanta pressione.
Ho quindi chiesto uno sforzo in più alla “pila” che sta
dentro di me e domenica
mattina la sveglia si è
impietosamente ricordata di
tirarmi giù dal letto alle 6.00.
Fuori? non piove ma è grigio piombo. Mi vesto, ingoio
uno yogurt e salgo in sella.
Giro la chiave e comincia a
piovere.
Maledizione, ma ormai sono
in sella e si va. Fino a Casei
Gerola piove, ma la Caponord fa il suo dovere e a parte le spalle e le ginocchia, la
sommità del casco e un
poco i guanti, rimango
asciutto. Ed ecco che il tappeto nero finisce e si apre
una striscia gialla: alle 7.30
rivedo finalmente una cara
vecchia amica da tanto tempo dispersa: la mia ombra.
Lunga e nera, ma è lei, l’inconfondibile mia compagna
dei giri in moto in cui c’è il
sole.
A Ovada esco, altro che autostrada, oggi si fa il Turchino. Alle 8.00 mi trovo a piegare felice e contento lungo
la strada tortuosa, il contrasto tra la luce e l’ombra è
nero e drammatico, il canto
del motore mi fa vibrare di
felicità. Ma ecco che un nero
tremendo si staglia sopra
alle montagne. Faccio benzina e il nero comincia a cadermi sulla testa: neanche
mezz’ora di felicità. Entro in
autostrada, sconsolato, e la
Capo mi porta velocemente
fino a Spotorno. In galleria
solo pochi desolati sardomobilisti e una coppia di disgraziati su
un TT. Poveri tapini fachiri, penso,
e un saluto
di conforto
con la gambona ci sta
dentro.
Da Noli a
Varigotti è il
paradiso:
ecco il sole,
il mare profumato comincia a innescare uno strano processo sul
cui banco si pone la terribile
questione se io possa amare di più l’afrore dell’aria salmastra portata dal vento o la
vertigine che dà la salita di
una montagna. La strada si
chiude velocemente, scalo
due marce e comincio a
danzare contento, ma un
gabbiano su una roccia è
un’immagine ancora più forte del mio desiderio di piegare: mi fermo e scatto con
la mia macchina.
Arrivo a Varigotti, non so quale sia l’albergo, ma percorrendo le strade ecco sulla
destra un fottìo di moto e
l’ineguagliabile figura del
Conte. Scendo, mangio un
boccone e ripartiamo. Scopro che i Tapini sul TT altri
non erano che Wolf e Umberta. Ripartiamo per il giogo di Toirano, strada meravigliosa che si innesta su
quella Ligura fatta di montagne secche e spelate che
tanto ricordano la Grecia. Ma
subito arrivano le smentite
fatte di ulivi e piccoli appezzamenti coltivati. La strada,
si allunga e diventa eccitante, do manetta e comincia a
godermi le curve, ed ecco
che arriva un tipo con una R1
che sorpassa me e il Prof.
Zorat con fare ardimentoso
e poco discernimento. Giungo al parcheggio e osservo
una curiosa dicotomia.
Noi mototuristi da una parte, gli smanettoni dall’altra.
Triste che ci sia questa divisione: io non sono un santo
in moto, ma quando vedo
delle persone che rischiano
la loro vita solo per prodursi
SEGUE ALLA PAGINA
SUCCESSIVA Î
5
Selezione da IRI-Raduni
(segue dalla pagina precedente)
Sulle strade della Liguria
in impennate autocelebrative sento un abisso che si
apre.
Ripartiamo per entrare in
una valle graziosa ma resa
grigia dalle nuvole sopra di
noi. Che diventano ancora
più grigie quando ci infiliamo in esse. Piove e c’è nebbia, talmente tanta che faccio fatica a leggere il cruscotto. Per non so quanti km viaggio in terza a 40 all’ora. Poi
la nebbia scompare ed ecco
il mondo come l’avevo lasciato prima. Arriviamo a
Borgio Verezzi, e scopro un
paesello meraviglioso, con
la gradevole caratteristica di
poter essere percorso tutto
in dieci minuti a piedi. Esploro i minuscoli vicoli e sbuchiamo nella simpatica
piazzetta. Scendiamo indi
con una certa curiosità fino
al luogo deputato al pranzo,
e tralascio ogni commento
sulla quantità e la qualità del
cibo e della compagnia. Ci
sono tante persone che non
ho mai visto, ma alla fine si
crea quel legame tipico che
rende la tavolata una festa.
Dopo mangiato ci godiamo
il sole e il traffico fino ad Albisola. Aurelia infernale per il
traffico, ma io, nella mia vita,
non ho mai visto un mare
così bello. Così vivo e spettacolare, così dolce e impetuoso.
Ad Albisola strada per Sassello: sono le quattro e mezza, devo essere a milano tra
tre ore. Purtroppo non
posso aspettare gli altri e
quindi parto a malincuore
verso Ovada. Bart e Bruno si
accodano e passiamo
un’oretta assai piacevole su
una strada piena di curve
che ricorda a tratti la Val Trebbia. Incontriamo pochissimo
traffico e la guida diventa
gustosa e fluida. Con tranquillità arriviamo quindi a
Ovada dove entriamo in autostrada. Il fortissimo vento
che arrivava dal mare, e che
lo rendeva meraviglioso, investe noi poveri tapini co-
stringendoci a una piega
continua per contrastare la
forza dell’aria. Ma appena in
direzione di Milano, con un
soffio di gas, ecco che la
sola presenza della famigerata (poi tanto?) patente a
punti mi impedisce di far volare la capo oltre i 150. Tutto
regolare fino a quando entro in autostrada dopo la barriera di Torino. Tutto bloccato, mi tocca fare un fastidioso slalom tra i sardomobili-
sti incolonnati, ma per le
sette e 30 sono al mio appuntamento. Ringraziare... il
comitato organizzativo. Aldo,
Perto, Umberta, Wolf e tutti
gli altri. Che si sbattono, che
si sentono responsabili se
non c’è bel tempo, se non si
mangia abbastanza, se c’è
il bagno con l’acqua fredda,
se non c’è posto per parcheggiare...
Organizzare è tutto questo.
Ma io domenica ho visto dei
posti meravigliosi insieme a
persone meravigliose: ragazzi, questo è il vostro ringraziamento. Un abbraccio.
Schwarz.
Direi che a parte il venerdi’
in cui ho preso acqua per
500 km, il resto non e’ stato
neanche troppo piovoso....
solo che ci siamo persi un
bel po’ di panorami che ci
hanno raccontato come
molto belli :-)
Grazie a tutti per la splendida
organizzazione!
Federica - Roma
IRI-Raduni
Il NONraduRo
Non raduro 2004. Ci abbiamo provato. Come al solito,
la macchina organizzativa si
era messa in moto in anticipo, già a dicembre si discutevano le varie idee, si vagliavano ipotesi, si proponevano strade.
Non posso rivelare molto di
questa parte perchè sono
informazioni riservate. Vi
posso solo dire che di idee
ne sono girate tante da fare
non uno, ma 10 RaDuri!
In ogni caso, siamo arrivati
di birra in birra ai sopralluoghi. Il tempo purtroppo non
ci ha aiutato, solo a febbraio
abbiamo avuto delle belle
giornate ed abbiamo potuto
provare i percorsi previsti.
Comunque l’idea di base
era: “...Campeggio libero significa: niente energia elettrica, niente piazzole, niente
recinti, niente docce, niente
WC, niente parcheggi custoditi, niente ristorante, solo
barbecue e cibo portato da
casa, tante stelle (ammes-
so che non piova), tante cacche di mucche, tante mucche e cavalli al pascolo brado, qualche lupo..”. Insomma, una roba dura :-)
Deciso il posto, decisi i percorsi, deciso la data, si va a
parlare con il gestore del rifugio. Il primo tentativo va a
vuoto. Scrive Romolo: “Io,
Emanuela e Gentleman siamo saliti, in macchina, fino a
Pian delle Macinare. Da Co-
stacciaro si sale lungo una
strada asfaltata, ma a tratti
con breccino che in discesa
potrebbe essere insidioso,
fino a poche centinaia di
metri dalla piana.
La strada è panoramicissima e senza guard rail.
Lì abbiamo trovato la neve.
E molto freddo. Nelle due
foto che ho messo in linea
SEGUE A PAGINA 12 Î
6
Selezione da IRI-Raduni
IRI 15/18
Asiago, 22/23 maggio 2004
Siamo arrivati a casa, già fatto
le docce e svuotato i bauletti....
peccato che il tempo non ci
sia stato amico.... ma questo
ci ha permesso di passare più
tempo tra di noi a scherzare...
per il resto credo che ci siamo
tutti divertiti (specie chi ha potuto gustarsi la “mia palestra”).
Ora mi auguro che per il prossimo appuntamento il tempo
ci dia una tregua... ma soprattutto spero di rivedervi tutti al
DOLOMITEN TOUR!!!!!! :-)))
P.S.: La Valentina si è già prenotata e mia sorella pure...
quindi a meno che non si comprino una moto servono di
nuovo due volontari!
Ansolfa e Stefy
Il raduno inizia sotto il segno
della puntualità e della precisione: ci troviamo al casello di
Vicenza Ovest puntuali: ci siamo tutti ma manca... l’organizzatore.
Ansolfa, con altrettanta precisione svizzera, ci stava attendendo a Piovene Rocchette,
non male come inizio, no?
In ogni caso riusciamo ad “effettuare i ricongiungimento”: il
Conte Bruno carica Sara, la
sorella di Ansolfa, mentre Aldo
De Leonardi fa salire la sua
amica Valentina (donna con
la pinna sulla schiena, come
vedremo di seguito) e ripartia-
mo alla volta di Asiago. Il Costo è sempre il Costo. Probabilmente c’è appena stata una
retata della Polizia Stradale, gli
smanettoni sono pochissimi.
Apriamo un po’ la manetta e
così posso apprezzare il Metz
Z6 che ero riuscito a montare
appena il giorno prima, buttando via molto volentieri la
coppia di BT 20 di primo equipaggiamento: due saponette
micidiali che mi avevano tolto
la voglia di andare in moto.
Anche se siamo belli carichi
(io ho zavorra e tre borse) l’andatura è allegra anche perchè
sappiamo che di lì a breve il
tempo sarebbe cambiato.
Arriviamo all’albergo Aurora,
procacciato dall’Ansolfa. Carino, davvero. Scopriamo subito che Aurora è il nome della
proprietaria, un’attempata ma
vivace albergatrice - astrologa
che cattura subito il Conte informandosi riguardo all’esistenza di eventuali vincoli di
coniugio che ne frenino la libertà. La versione che fornisce la nostra Aurora per giustificare l’interrogatorio è che
“ha una figlia da piazzare”, ma
nei suoi occhi vediamo balenare il guizzo dell’interesse
assolutamente personale.
Scaricati i bagagli e l’Aurora,
riprendiamo le moto dirigendoci verso la pioggia: quasi
subito ci fermiamo per una
pausa ristoratrice in un posticino dove facciamo il solito
“spuntino IRI - Style”. Il Conte
ed io cerchiamo Bart che viene costretto ad addentare una
quantità di carne mostruosa.
Quando vuole smettere chiamiamo la padrona del ristorante, una tipina sui 150 kg,
dicendole che Bart non apprezza la sua cucina. Intanto
le zavorre, vere protagoniste di
questo tour, cominciano a “fare
comunella”: la
mia Stefania,
Baba di Giopad,
Stefy Ansolfa,
Sara Ansolfa e
Valentina cominciano a stendere piani d’azione
per la serata
coinvolgendo
anche la zavorra
di Danilo Cipopisqui. Quando
le donne cominciano a tramare il quel modo c’è solo una
cosa che può placarle: un
maschio da prendere ferocemente per il culo. Stavamo tutti rischiando, e lo sapevamo.
Bisognava inventare qualcosa per salvarsi: abbiamo tutti
un certo nome all’interno del
motoclub!
Appena finito lo spuntino andiamo verso il Forte Belvedere, e lì ci raggiunge la pioggia
promessa. La visita al Forte è
come un pungo nello stomaco. E’ un luogo che parla ancora di morte, ma soprattutto
di sofferenza, di poveri uomini
costretti a stravolgere le loro
esistenze per qualcosa che
non potevano capire e che
neppure adesso è facile capire. “La morte si sconta vivendo” ... mi viene in mente camminando per quei corridoi
umidissimi scavati nella roccia.
Nelle teche del museo, l’orrore della guerra ancor più tangibile perchè incredibilmente
primitivo: le tagliole, le masse
chiodate, le armi grezze e terribili. Viene voglia di uscire e
scappare ma si resta perchè
è giusto capire e ricordare.
Penso all’amico Dieter che è
lì con noi, e per quanto mi sforzi
non riesco ad immaginare per
quale motivo novant’anni fa
avrei dovuto chiamarlo nemico. Penso alla fortuna che abbiamo vivendo in un paese
che non vede la guerra da tanti
anni.
Camminiamo per le sale fredde e spoglie e scambiamo
poche parole sommesse, ci
leggiamo negli occhi gli stessi pensieri ed è inutile dire tante cose. La nostra visita è un
umile tributo di pietà per quei
poveri ragazzi che non hanno
potuto vivere come noi.
Usciamo, il cielo è livido come
i nostri pensieri, ora piove forte. Decidiamo quindi di andare dritti in albergo, dove arriviamo verso le sei. Si va quindi a
cenare presto e qui ... l’apoteosi.
Arrivati nella sala da pranzo
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Selezione da IRI-Raduni
(segue dalla pagina precedente)
IRI 15/18
dell’albergo, ci disponiamo su
due tavoli: uno con i soli maschi, uno con le donne, Bruno
e Bart. Dopo poco, appare l’oggetto sacrificale che ci libererà dal rischio d’essere al centro del feroce ludibrio femminile: le nostre donne hanno
addocchiato Alessio, il figlio di
Aurora.
A dire il vero, il giovine ben si
presta alla parte; le donne cominciano a fotografarlo, a fargli i complimenti per la camicia blu di raso, la brillantina a
tonnellate, l’abbronzatura stile “Isole Lampados”. Ma il vero
colpo di genio viene da lei, la
donna con la pinna sulla
schiena, il mostro venuto da
Bari sotto le spoglie d’una giovane ragazza apposta per cibarsi della dignità del figlio
dell’Aurora: Valentina riesce
infatti a svelare che Alessio è
il cantante di un gruppo locale, gli “Aria Pura”, e lo convince
ad esibirsi per noi, cantando
senza il suo gruppo per la delizia delle nostre orecchie.
Vedo quelle bastarde che lo
applaudono, lo fotografano, gli
chiedono di cantare ancora ed
ancora. Aurora chiede perdono per una “stecca” (???), dicendo che Aurorino è un po’
emozionato, bisogna capirlo
... poi si rivolge a lui e gli dice
“faghe Vasco ..” e lui “Dai,
mama, che l’ho fato prima” e
le bastarde : “Dai, Alessio ...
canta ancora ....”.
Non paghe dello spettacolo,
dopo cena raggiungono il po-
veretto ad un tavolo davanti al
camino e lo convincono a farsi mostrare foto, articoli dei
giornali locali, si fanno dare l’indirizzo internet del Gruppo (“è
ancora in costruzione, ma potete trovare tante belle foto”):
www.ariapuraband.it . La donna con la pinna sulla schiena
non si placa, infierisce ancora, gli chiede se c’è qualche
locale lì attorno dove passare
il resto della notte e poi gli chiede con vice morbida “ma ... tu
vai lì, adesso?”.
La mattina successiva, partenza con tranquillità e visita al
vicino ossario, dove le emozioni del giorno prima si ripetono anche se lì, sulla sommità della collina, ho come l’impressione che i caduti si siano finalmente ricongiunti alla
serenità assoluta. Qualche
anziana persona si avvicina,
sta iniziando una funzione; noi
ce ne andiamo sentendoci un
po’ estranei a quell’atmosfera nella quale tanto dolore si è
sublimato nel tempo, come
se si fosse tramutato nelle
nuvole allontanate dal vento
che fa piegare i gialli fiori del
tarassaco nei prati lì attorno.
E’ ancora la pietà che tutto placa: la miseria dei ricordi arruginiti, la tronfia vanità dei proclami scolpiti nel marmo, la
pioggia del giorno prima che
ancora gocciola da una grondaia rotta davanti ad uno dei
portoni, come un pianto silenzioso che non debba finire
mai.
Devo aggiungere al mio report i
ringraziamenti
per Andrea e Stefania che
hanno organizzato una cosa
davvero bella. Grazie, ragazzi!
Gogo
Il Gogo ha detto praticamente
tutto, per cui evito di ripetermi
nella narrazione del uichend.
Mi limito a ringraziare l’Ansolfa perché ha organizzato questo giro, trovando una locanda carina (Baba e io e i Goghi
eravamo in suite mansardata
tutta legno, non so se mi spiego, ma non preoccupatevi, linguacce: le camere da letto erano separate!), riuscendo a fare
il Comandante quasi bene (mi
riferisco agli ordini imperiosi,
al richiamo per ricomporre il
gruppo, ecc.) :-)
Mitica la Valentina “faccia-ditola” (come se dise dale nostre parti), capace di solluccherare bastardamente il più
“lampadato” dei cantanti dell’Altopiano.
Per il resto un paio di commenti: l’Altopiano è un ambiente bellissimo, soprattutto
ora al massimo del verde,
dolce e ondulato, ricco di scorci che meriterebbero ciascuno una gita. E infatti mi sono
ripromesso di tornare prossimamente a godermelo un po’
di più, sia dal punto di vista
storico-militare (vi sono alcuni altri forti e musei da visitare,
e poi c’è l’Ortigara...), che da
quello naturalistico, che da
quello motociclistico: strade
meravigliose, giustamente
sinuose e poco trafficate (peccato per quella di stamattina,
dove sul più bello uno strato
di neve inaffrontabile ci ha costretto al dietro-front!)
Finale di uichend di cacca: da
super-pirla, una volta arrivati
dai suoceri a Vicenza per il
pranzo, ho ben pensato di lasciare le chiavi sulla moto, con
il quadro inserito (non dite
niente: so che è un mio vizio),
con il risultato che dopo il GP
di Montecarlo, già incazzato
per la fine di Soccmacher, la
TOCCATINA
ALLE PALLE:
Leggo con piacere che i primi sono già tornati dal 15-18.
Sono contento perchè sono
stato in ansia per voi. Stamani alla centrale è arrivata una
chiamata per un codice 4
(=morto) dalle parti di Primolano ed insomma sono stato
in pensiero. Io sono ancora
qui di servizio, manca un ora
alla fine ma moralmente
sono stato con voi. Bravi e
speriamo di vederci al Dolomiti. (Alex da Belun)
batteria di Waltraute era pressoché defunta, e a nulla sono
serviti i tentativi di rianimarla in
tempi brevi (batteria della
macchina e cavi, spinta e rilascio della frizione in seconda,
ecc.), finché il Gentilissimo
Molinari mi ha permesso di
recuperare il suo carica batterie BMW. Risultato: rientro da
Vicenza con la suocera-mobile, e (spero) recupero domani del mezzo... :-(((
Alla prossima, dunque, e grazie ancora all’Ansolfa,
Giopad
Eccomi a casa - rientrato
come da copione, in tempo
per pranzo con famiglia. Dieter ha proseguito il suo viaggio verso nord e poco fa mi e’
giunto un SMS che alle 16.30
era anche lui a casa.
E’ stato bello. Un grazie di cuore all’organizzazione dei Solfa
per la piacevolissima uscita
sull’altipiano di Asiago. Interessantissimo il museo di
Canove. E bella la visita al Forte Belvedere. Anche l’acquazzone che ci ha accompagnati
al rientro all’albergo il sabato
e’ stato tutto sommato niente
di cui lamentarci - dopo aver
visto come se la passavano
in trincea in quelle zone, meglio tacere.
E’ anche stato piacevole esSEGUE ALLA PAGINA
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Selezione da IRI-Raduni
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IRI 15/18
sere “a casa” alla locanda
Aurora un po’ in anticipo cosi’
da poter fare un due chiacchiere. Mi spiace di non aver
salutato il Molinari e la Manu.
Con tutta quell’acqua non so
nemmeno se il loro incrociatore era davanti o dietro al nostro terzetto (o quartetto?). Per
inciso: grazie Ricky per aver
fatto da pilotina per la navigazione a vista lungo i canali dell’altipiano.
E un grazie a tutti per la compagnia. E come dimenticarsi
di Alessio che ci ha offerto una
indimenticabile serata di ottima musica :-)
Complimenti a Valentina per
suo aplomb nel chiedere a
detto Alessio di esibirsi in canzoni cosi’ ... come dire, insomma ... commoventi. Alla prossima, Alessandro Zorat
Rientrati anche noi, nonostante un saponettaro che ha tentato di abbracciarci nella discesa verso Rovereto... :-(
Il simpatico intutato deve aver
visto come tagliano le curve in
MotoGP, perchè nel bel mezzo di una curva cieca a dx ce lo
siamo trovato bello bello in
centro alla corsia... LA NOSTRA!!!
Vabbè, per fortuna la scarica è
stata solo adrenalinica, almeno la nostra... :-)
Tornando al raduno... bello,
davvero... era un sacco di tempo che non vedevo certe facciazze. Un grazie a Giove Pluvio: ci ha regalato le migliori
condizioni per fare delle gran
chiacchierate e delle ottime risate. Davvero un bel week
end, grazie a tutti, in primis agli
Ansolfi. Riky + Elena
Il Gogo ha già detto tutto.. e
direi che ha riassunto bene lo
spirito con cui noi tutti abbiamo vissuto il we..
Mi aggrego al coro dei ringraziamenti per gli Ansolfa, ottimi
organizzatori/improvvisatori
(visto tempo inclemente) che
hanno saputo reagire nel migliore dei modi alle intemperie!
Aggiungo solo i miei complimenti per la palestra dell’Ansolfa.. ottima stradina che ha
regalato il piacere della guida, troppo sommesso il sabato.. ed a cui ho donato personalmente alcuni millimetri
di cavalletto!! ;-))
Infine un grazie all’improvvisata (ma non troppo) zavorrina..
è quasi un peccato voglia diventare una motociclista.. per
quanto sia una lodevole intenzione, da passeggera si comporta veramente bene! Il rientro è stato abbastanza faticoso : intantoRoDante ci ha tirato un bidone pazzesco restandosene a casa anzichè farsi
trovare, come logico la domenica, sul posto di lavoro.. :-)))
Poi un traffico abbastanza fastidioso attorno a Peschiera
ci ha sfiancato quanto basta
per sfogarci a dovere lungo la
Brescia/Piacenza.. con risultati nefasti per la mia piccola
perdita d’olio ad alta pressione.. :-( Nulla di che, ma l’anziana signora non gradisce più
le alte velocità tenute a
lungo..così ho “costretto” il
Conte a velocità codice da
Piacenza
a
casa.. :-))
Aggiungo la
perdita del biglietto dell’autostrada.. spero
senza conseguenze eccessive dal punto di vista economico.. insomma il ritorno è sempre un po’ mesto.. così lo è
stato anche di più!!
Che altro dire.. a presto!! Sicuramente al Dolomiten.. ma c’è
anche altro, o sbaglio?
Aldo & Margherita
Grazie a tutti. Tornato anche io
con Aldo che ha spruzzato
d’olio tutta la Brescia Torino,
non dimenticandosi pantaloni stivali e retro moto.
Dopotutto con tutti quei km che
ha quella moto e’ veramente
incredibile, e di piu chi la sa
portare cosi.
Grazie agli Ansolfi per l’organizzazione. Tutto bello, locanda gia annotata per cortesia e
pulizia. Interessanti i musei, ed
anche io ribadisco che la pioggia dopotutto non e’ stata cattiva, ne troppo fredda e ci ha
“costretto” a rimanere ancora
di piu in compagnia all’hotel.
All prossima dunque. Ciao
Bruno Nicolis
Bancomat per pagare ma
sfortunatamente non andava
e il gestore non mi aveva avvisato e così, dato che avevo
solo 5 euri in contanti mi ha
regalato gli altri 15....:-)
Al casello di Reggio invece,
aarriviamo alla porta Viacard,
Bruno davanti e io subito dietro. Lui paga e io mi avvicino
alla colonnina, faccio per inserire il biglietto ma non lo
prende e la sbarra rimane su...
metto la prima e vado ...senza
pagare.
Piccole cose ma piacevoli...
Venendo al raduno valgono
anche per me i ringraziamenti
per quanto fatto da Ansolfa e
Stefy e a tutti per la compagnia come sempre ottima.
Alla prossima, Bart
Tutto OK per il rientro. Con una
nota positiva: appena dopo
Verona ci siamo fermati a fare
benzina e fatto il pieno do il
FOTOGOGO:
http://album.foto.virgilio.it/robertogarlato andate a questo link
ed entrate nell’album intitolato a IRI 15 - 18. Le foto sono scaricabili anche in alta definizione (basta cliccare sul bottone
“immagine originale”). Gogo
FOTOBONETTI:
http://album.foto.virgilio.it/rbonetti seguendo questo link trovate l’album intitolato “2004 05 - IRI 15-18”
INFOLOGISTICHE:
LOCANDA AURORA,
Via Ebene 71 - ASIAGO
Tel 0424-462469
(sulla strada che
da Asiago porta a Gallio).
Consigliata!
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by Fabio Baldrati
Guzzisti inside
Silèzi
Un racconto di Fabio Baldrati,
collaboratore della rivista Mototurismo
Dedico questa storia a Lino Tonti,
recentemente scomparso, geniale
progettista di una Moto Guzzi
destinata alla futura Arca di Noè.
(Fabio Baldrati)
Sì, voglio raccontarvi di “Silèzi”
e del suo Le Mans. Per chi fra
voi avrà pazienza e voglia di leggermi questa è una storia dei bei
giorni andati; una storia di pistoni furenti e cavalieri impavidi in
una Romagna del “mutor” che
non esiste più e mai più tornerà,
per la quale avverto una crescente nostalgia. Bei tempi. Li rivoglio. E rivoglio la mia Romagna
perduta.
Un caldo sabato pomeriggio a
Ravenna nel Centro Storico, in
Piazza del Popolo.
Gli anni mutano la fisionomia di
chiunque... eppure quel tipo
sembra proprio Silèzi. Non ha
più capelli, è un po ingrassato, il
volto è incorniciato da una socratica barba bianca, ma quei
suoi occhietti gagliardi sono immuni allo scorrere del tempo e
non mentono: due “tizzoni ardenti” che possono fulminarti o
benedirti. Sì, è proprio Silèzi.
Lo saluto con gioia: “Silèzi! Ciaooooo... come stai?”.
Tentenna qualche secondo poi
mi riconosce, ed ecco che il suo
volto un po invecchiato si illumina di un tipico e inconfondibile
sorrisino mandarinale. E’ sempre lui, non è cambiato.
Vuole offrirmi da bere a tutti i
costi, e così seduti al tavolino di
un bar ci ritroviamo a parlare del
nostro mondo, della motocicletta a noi tanto cara, la Moto Guzzi, del passato e del presente,
del futuro che ci lascia confusi
ma tanto speranzosi. Quando gli
ricordo il suo Le Mans... lo vedo
andare in estasi: “Eh sì, caro
Fabio,... ne ho spennati di frullini giapponesi. Ricordi?” ...Eccome se ricordo!
Ogni tanto fa una capatina in
Romagna: da buon romagnolo
trapiantato altrove soffre la nostalgia dei luoghi natali, anche
se la meravigliosa Romagna di
un tempo, purtroppo, è oggi un
mero ricordo.
Silèzi mi confida malinconico :
“Non posso più andare in moto
per problemi di salute,... è una
sofferenza. Quando sento il
rombo portentoso di quel biciclindrico il mio debole cuore
rasenta il grippaggio”.
Silèzi è un purista, un appassionato vero anche se non più
“praticante”, un ottimo conoscitore della scienza meccanica e
della storia del motociclismo, disquisire con lui è una voluttà e
un privilegio. Anche lui spera che
a Mandello si riesca a percorrere la difficile via della “evoluzione nel rispetto della tradizione”:
Cilindrate a partire da 750 e propulsori rigorosamente bicilindrici a “V”, motociclette di qualità
realizzate nel miglior stile Guzzi.
Ci troviamo daccordo. Il nostro
concetto di “motociclismo” però
diverge: io sono un tranquillo (e
un po noioso) mototurista-Guzzista; mentre per lui Moto Guzzi
significa esclusivamente modelli
“racing” protagonisti di un passato sportivo straordinario,
...purtroppo relegato da troppo
tempo in immagini in bianco-nero.
Quando gli chiedo qual è la Guzzi
più bella lui sbotta: “Che domande?!…. la Le Mans 850”.
Vi racconterò di Silèzi e del suo
mitico Le Mans 850. E questa,
badate bene, è una storia di
Motociclette, di pistoni arroventati e bielle furiose, di sfide fra
cavalieri erranti su scalpitanti
cavalli d’acciaio in quella profonda Romagna del “mutòr” dove
alcuni di noi sono cresciuti nutrendosi con la puzza di benzina, di pneumatici, di olio bruciato.
UN BIMBO SULLA SABBIA
Nel 1973 la mia gioia fanciullesca raggiungeva l’apice grazie
al più bel regalo che un padre
possa fare ad un bimbo: un metro cubo di sabbia. Le mie erano
lunghe giornate assolate trascorse con altri bambini a costruire il castello di Re Artù su
quel mucchio di sabbia, ...altro
che Play Station!
Ogni tanto verso sera una magia rompeva la monotonia del
quartiere, era il passaggio di una
eclettica motocicletta che tutti indovinavano a distanza: “Arriva
Silèzi!”.
RhuRhuRhuRhuRhu... un
rombo austero, rutilante e portentoso che arrampicava sui
muri echeggiando come un tuono sommesso, eppure mai fastidioso, mai volgare, nulla a che
vedere con certi strombazzamenti che oggi qui, dalle mie parti, rendono odioso tutto ciò che
si chiama “motocicletta”.
Era una grossa moto nera come
il peccato e per vederla meglio
salivo in cima al mio “monte” sabbioso: il manubrio basso, il muscoloso motore quasi prepotente anteriore alle ginocchia del
pilota, una motocicletta imponente che i “grandi” ammiravano
molto. Una Moto Guzzi, ...ma chi
la guidava?
Arrivava ...RhuRhuRhuRhu...
e passavava ...Rhu Rhu...
hu...uuu... quel rombo custodiva il carattere e lo stile del suo
pilota : un tipo di media statura
con un casco Boeri a bande tricolori: “Silèzi” (“silenzio”, in romagnolo) era il soprannome di
quel giovane calmo e taciturno,
decisamente introverso e dai
molti sorrisini indecifrabili.
Un giorno saluto quel cavaliere
errante, non so perchè, ...lo saluto e basta: Lui risponde! E dopo
quel giorno sempre alzerà una
mano dal manubrio per salutare
un bimbo sulla sabbia. Egli era
per me l’Ancillotto: il Primo Cavaliere della Tavola Rotonda.
UNA MOTOCICLETTA
COSMICA
Quella motocicletta merita qualche parola.
Valutata oggi, a trent’anni di distanza, la V7 Sport si dimostra
un capolavoro senza tempo. Nel
1966 Cesare Carcano, il primo
progettista, lasciò la Guzzi amareggiato a causa dell’abbandono agonistico deciso dalla casa,
ma sopratutto per la indegna
messa in archivio della “sua”
magnifica (e ancora ineguagliata) creatura : la -8 cilindri-. Prima di essere accompagnato alla
porta firmò l’ultimo lavoro: un
grosso (per l’epoca) bicilindrico
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Guzzisti inside
Silèzi
di 750 c.c. disposto a “V” in frontemarcia. Sarebbe toccato ad un
altro sagace tecnico portare quel
motore allo stato di “meraviglia”.
E solamente un romagnolo infettato dal bacillo del “mutòr” come
Lino Tonti poteva realizzare la
V7 Sport. Ci ha lasciato recentemente ma ogni Guzzista lo
sentirà sempre vivere in questa
incredibile “macchina” candidata per la futura Arca di Noe’.
Nel 76-77 finita la scuola uscivo
sciamando fra mille grida di fanciulli e mi precipitavo davanti al
bar-ritrovo dei motociclisti. Iniziava in quegli anni l’invasione delle
quattro cilindri giapponesi dal
“sibilo” nervoso, i colori sgargianti e i metalli luccicanti. Erano
indubbiamente motociclette molto accattivanti e il parcheggio antistante il bar ne era quasi pieno,
resisteva all’onda lunga del “Sol
Levante” la Leverda SF, la Ducati 900 Desmo, e le Guzzi serie V7.
Quella di Silèzi era un modello
seguente alla famosa prima serie con telaio rosso e serbatoio
verde, era una 750S nera con
due bande rosse inclinate sui
fianchi del serbatoio e vantava
un impianto frenante “a dischi”
che ancora oggi fa scuola. Se
ne vedevano diverse in giro (per
la verità non moltissime, anche
allora) ma quella di Silèzi era
speciale: cupolino sportivo, carburatori maggiorati con tromboncini, e scarichi “aperti”. Sentirla
in moto era emozionante. Inebriante. Tutti ne apprezzavano
doti e qualità. Io la volevo, la volevo, la volevo da grande. Senza saperlo ero affetto dal bacillo
Guzzista a 14 anni.
Con la casacca della scuola, i
calzoni corti e la cartella a tracolla fissavo a lungo quei due
cilindroni alettati debordanti sotto al serbatoio. Silèzi una volta
mi invitò a salirci sopra. Non stavo nella pelle! Davanti ai miei magri e pallidi ginocchi nudi quei due
ovali d’argento sembravano
enormi con quelle scritte -Moto
Guzzi- sui coperchi ; la bombatura del serbatoio mi lambiva il
petto mentre sentivo braccia e
mani correre sui manubri attratte da un misterioso magnetismo.
Fra i miei piccoli pugni sulle manopole una strumentazione “spaziale” con l’aquila dorata al cen-
(segue dalla pagina precedente)
tro. Ahh!… una motocicletta cosmica!
”Vuoi fare un giro Fabio?” Mi
diceva Silèzi. Certamente un
giorno avrei avuto una Guzzi,
Una grossa Guzzi!.
In quegli anni la casa di Mandello
aveva conquistato la mitica polizia della California con la V7
Ambassador (la si può vedere
in alcuni films con Clint Eastwod)
da cui sarebbe derivato un modello imponente: la California
850, “il bufalo di Mandello”.
Poi lei: la Le Mans 850, la prossima moto di Silèzi, seguita dalla
Le Mans1000. E le granturismo:
850T3 e T4, la serie 1000SP e
la California1000. Motociclette
stupefacenti. Ahhhhh...! Chi è
guzzista recente non può immaginare ciò che è stata la Moto
Guzzi nel decennio fra il 1970 e
il 1980-82. LA MOTOCICLETTA.
Il “guzzone”, il grosso bicilindrico a “V” ha costruito il vero mito
di Mandello.
”TU HAI DUE
COGLIONI....”
E’ il 1979: nel mio cortile non vi
sono più castelli di sabbia ma quel
cavaliere con l’”elmo” Boeri tricolore continua a passare e a
salutarmi, ora in sella ad una Le
Mans 850 rossa fiammante, e
più che mai tonante.
Silèzi è, come si suol dire, uno
col “manico”. Sui percorsi appenninici si dice sia un maestro,
e il suo è un talento raro: mai
cadute e nessun incidente. Silèzi è uno che in moto ci sa andare alla grande.
In molti lo sfidano e le rare volte
in cui egli raccoglie il “guanto”
non c’è storia: il galletto di turno
finisce spennato dal suo Le
Mans!
Qualche volta fermo al rosso del
semaforo sembra “abboccare”
alle provocatorie sgassatone di
qualche sfidante... per poi ridiciolizzarlo con una beffarda partenza alla vaselina. Queste e altre bizzarrie contribuiscono a
fare di lui un personaggio, fermorestando che la sua è una
personalità magnetica.
Una domenica di maggio un amico fresco di patente con l’auto
di papà mi porta sulla via della
“perdizione”: oltre alle valli di
Comacchio c’è una sorta di
Texas disabitato attraversato da
un dritto stradone infinito. Qui le
moto si sfidano in feroci riprese
per un tratto di alcuni chilometri.
C’è sempre molta gente a godere di questo spettacolo, tante le
moto presenti e tutte agguerrite.
E chi ti trovo? Silèzi! E come poteva mancare? Mi saluta come
se mi stesse aspettando.
A quanto pare le urlanti quattro
cilindri nipponiche spadroneggiano e il motore bicilindrico sembra avviato al tramonto, ma Silèzi non ci crede affatto e la sua
teoria è irriverente: “Tu hai due
coglioni e anche la moto deve
averne due!”. Nei fatti egli ha ragione: la sua Le Mans ha ben
poche rivali e fra queste la più
temibile resta un’altra bicilindrica, il “ducataz”, la Ducati 900
Desmo di un certo Gigì, una
moto veloce, velocissima, ma delicatissima. Mentre la Le Mans
rompe poco a parte i cavi del
gas e il giunto cardanico non
troppo incline agli strappi delle
riprese.
Sono tutte moto truccatissime e
anche la Le Mans di Silèzi non
è “vergine” di fabbrica. Irta sul
cavalletto è osservatissima: due
carburatori enooooormi dotati di
trombette di aspirazione che
sembrano gli strumenti di un jazzista nero. Gli scarichi sono due
serpentoni scuri: due cobra
pronti all’attacco che “sparano”
in terra dietro alla coppa dell’olio.
Questa è ribassata (maggiore
capienza d’olio) e sull’anteriore
c’è un piccolo radiatore. Quel
motore è passato sotto alle “grinfie” di un vegliardo preparatore,
un genio, un mago Merlino dei
“mutur”.
Silèzi mi confida che con un litro di Super percorre qualche
chilometro (!!). Sentire quella
meccanica in moto ...mammma
mia!.
Nella mia testa c’è il chiodo fisso
delle grosse Guzzi da turismo e
questo ambiente vagamente “racing” non fa per me, mai mi appassionerà, ma la curiosità è irresistibile. Purtroppo siamo arrivati tardi e lo spettacolo è finito.
E comunque oggi la Le Mans di
Silèzi ha fatto ingoiare molto
fumo.
Corre voce che la prossima settimana arriverà una moto invincibile e metterà tutti in riga: un
blasonato modello di una marca
giapponese, una 900 a quattro
cilindri.
”GUARDA COME
LO SPENNO.......”
E così la domenica seguente
siamo lì puntualissimi. C’è molta
gente e numerose moto fra cui,
ovviamente, la rossa Le Mans
di Silèzi fresca di una sofisticata messa a punto.
Il “fenomeno” arriva alle 10.
Finalmente la vedo bene ‘sta
meraviglia giapponese di cui tutti parlano estasiati: una linea futuristica stupefacente, un aggressivo “squalo” grigio-nero
con alla guida un tipo col casco
infilato in un braccio. E’ un modenese con un blasonato curriculum di “castigatore”. Il tipo si
ferma e spavaldo attira l’attenzione con alcune sgassatone a
chissà quante migliaia di giri: quel
quattro-in-uno emette urla impressionanti. Poi scende di sella
e si dirige verso Silèzi. Non è
cattivo, semplicemente è un attore mancato, è il tipico sbruffoncello del momento con capelli
lunghi, Ray-Ban scuri in cima al
naso, la sigaretta come un punto esclamativo e un medaglione
al collo in stile “beat”. E attacca
con forte cadenza modenese: “Sei tu Silèèèèèzi? ...mo
dàààààii, metti in moto ‘sta motozappa. Che voglio essere a
casa presto”.
...Dio quanto mi sta sulle balle
quello lì. Silèzi come al solito risponde con un sorrisino mandarinale mentre il “castigatore”
venuto da Modena infila il casco, monta in sella, e si avvia al
punto di partenza fra il generale
compiacimento. Vincerà lui, è
chiaro.
”Ehi, guarda come lo spenno
quel galletto”. Mi fa Silèzi.
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Guzzisti inside
(segue dalla pagina precedente)
Silèzi
Mah.....sarà dura. Penso.
Il Le Mans tentenna all’accensione (soffre di un’alimentazione grassa) poi scatena un rombo di tuono: WRAAUUUUMMMMM!!! Gli scarichi sparano in terra fiammate infuocate! I suoi cilindroni alettati a “V”
sembrano torri, due torri inviolabili, invincibili. Tutti i sorrisi si chiudono. No, no, no, non è affatto
chiaro chi vincerà.
Piccoli e lontani quei due fari
accesi sembrano occhi gialli minacciosi verso di noi: pubblico
fatto di curiosi, presunti intenditori, sapientoni sicuri del vincitore. C’è mezza Romagna, gente
di ogni età.
Due cilindri contro quattro, due
diversi concetti di “potenza”, due
personalità opposte inforcano
quei manubri. Cosa, e chi vincerà?
Ecco, ci siamo, tutti ammutoliscono con lo sguardo fisso là, in
fondo al rettilineo. Nella pianura
echeggia il boato di due portenti
meccanici dai pistoni furenti. In
un turbine di fumo di bielle roventi di marmitte infuocate di
gomme straziate di benzina infiammata arrivano con un frastuono crescente che ti spara
cuore e stomaco in bocca. Eccoli! Sono appaiati! I caschi bassi, braccia e gambe rannicchiate. La quadricilindrica urla rabbiosa ma ad ogni cambiata svirgola vistosamente. La Le Mans
tuona quasi cupa e corre “dritta” come una biella, solo il braccio destro di Silèzi si agita convulsamente a cercare un giromanopola-gas senza fine. 5
marce “cattive” strapazzate allo
spasimo e in pochi secondi ci
sono “addosso”: Il Le Mans ci
“vola” via davanti col ruggito di
un leone, ...cinque o sei metri
dietro segue urlante la giapponese ! Per la miseria... il Le Mans
ha vinto! Ha vinto Silèziiiiiiii!
Eppure la quattro cilindri era più
potente, com’è possibile? Analizzando quella manciata di secondi col senno di poi le sono
mancate tre cose: il granitico telaio di Lino Tonti, concepito nel
garage di casa sua (!). La “coppia bassa” del “V” di Cesare
Carcano. E non ultimo il “manico” di Silèzi. E scusate se è
poco.
L’ANIMA, ecco cosa è mancato
a quel bolide. La gente applaude
e si raccoglie attorno alle due
moto incandescenti ora ferme. Il
castigatore-castigato toglie il casco e paonazzo in volto fissa il
Le Mans e sbotta: “Vaaacca
Booooooooia?!”.
Silèzi toglie il Boeri tricolore ed
è impietoso: “Però... ...mica
male per una motozappa!”. Il modenese tira un pugno stizzito sul
serbatoio, mette in moto e fila via.
Graaaaaande Silèzi!.
Silèzi ricorda bene quella giornata quì, seduto al tavolino di un
bar in Piazza del Popolo, a Ravenna: “quei cinque metri li guadagnai tirando la terza marcia.
Ah! La terza del Le Mans era
irresistibile”. Beve un sorso di
birra e riprende: “Le giapponesi
urlavano forte, impressionava-
no, ma le castigavo tutte. Il ducatone del Gigì, quello no,
quando era in ordine non lo vincevo”. Poi squote la testa con lo
sguardo basso: “Mah ...erano
volgari sgassatone, roba di 24
anni fa, quando capivo di meno.
Hai ragione tu, caro Fabio, i
piaceri della moto sono ben altri”.
Finiamo le nostre birre e ci salutiamo. Lo vedo scomparire leggiadro fra la gente. Ogni tanto fa
una capatina in Romagna. Ciao
Silèzi.
Fabio Baldrati
SEGUE DA PAGINA 6
Il NONraduRo
si nota la nebbia. Ma non è
una nebbia! E’ una nuvola
bassa! Siamo a circa 1100
metri di altitudine. Il Rifugio
è solo ristorante, ma sembra molto capiente. Ovviamente era chiuso.”
Ok, ci riproveremo. Il secondo tentativo avviene una giornata che non prometteva
molto dal punto di vista metereologico, o per meglio
dire, prometteva assai. Cosi
ci siamo messi in viaggio
Romolo, Emanuela, Gentleman, ed io, con una zavorra
d’eccezione: Peppe! Per descrivere il risultato del soprallugo lascio ancora la
parola a Romolo: “Perugina,
Comando D.U.R.I., addi’ 25
aprile Anno Duristico 2004,
5 anno dell’era Durica:
E’ giunta l’ora dell’ultimo ultimatum!
Alle ruote, alle ruote! I puri e
DURI che hanno nel cuore
l’avventura e nell’animo lo
sprezzo del freddo e del periglio, possono ancora dimostrare il loro coraggio offrendosi alla temeraria avventura per la conquista della ardita cima del Monte Cucco.
Oggi un drappello di impavidi exploratori, nonostante
l’inclemenza del tempo, ha
effettuato un temerario soprallugo sui luoghi del Radurissimo. Le avverse condizioni meterologiche (pioggia, nebbia, temperatura a 3
gradi) ed i guasti meccanici
non hanno impedito alla
pattuglia di compiere la missione assegnatagli: verificare le condizioni logistiche del
campo. In sintesi: premunir-
si per possibili basse temperature notturne anche in
caso di buone condizioni
meteo, la latrina è all’interno
del ristorante che chiude ad
una certa ora, per eventuali
successive evacuazioni abbiamo a disposizione alcuni ettari di amena boscaglia
ne segue che ognuno deve
essere autonomo (ops...
motonomo) per quanto rigurda le necessità igieniche.
Non c’è alcun tipo di illuminazione notturna (il ristorante utilizza un gruppo elettrogeno) quindi munirsi di torcia o lampada frontale. Vodafone e Tim: campo presente anche se non molto
performante e non nel ristorante.” Già; freddo boia, nebbia, pioggia... Ma siamo ad
aprile od a gennaio? Mah...
Al ritorno il mezzo di Romolo
ha pure avuto un’avaria, ma
si sa, la guzzi riporta sempre a casa il suo compagno.
Una riparazione d’emergenza in mezzo alla strada
e via di nuovo a casa a scaldarsi. Il progetto in ogni caso
stava andando in porto ma...
Più ci si avvicinava alla data
fissata e peggio si metteva il
tempo. Fabrizio, quattro giorni prima della data scriveva:
”Io sono tornato da poco da
Pian delle Macinare. Avevo
qualche ora di tempo questo pomeriggio e dato che a
Cingoli pioveva di brutto
sono partito in macchina
(con Hutch) per vedere il luogo del pernottamento.
Solo una cosa: sarà anche
bello come posto, ma lassù
faceva DAVVERO un freddo
cane!!! (e non pioveva). Se il
tempo non si rimette al bello, secondo me non è il caso
di rischiare...” E purtroppo ha
avuto ragione. Quella settimana piovve tutti i giorni, e
venerdì tutti i monti intorno a
Gubbio, compreso il Monte
Cucco e Pian delle Macinare, erano bianchi di neve.
Ok, per il DURI_Treffen ci
sentiamo un’altra volta. L’appuntamento e’ rimandato a
luglio, per il compleanno IRI.
Speriamo almeno che stavolta non nevichi...
12
INFORMATICA
by Roberto “Gogo” Garlato
VIRUSscan
Crediamo di far cosa utile segnalando
i virus che più frequentemente sono
stati individuati nel web di recente:
1 – Wile Virus: probabilmente sarebbe uno di quei virus che sono in circolazione da prima che qualcuno inventasse i personal computer. Vi ricordate
quello che faceva correre un puntino
sullo schermo e tutti chiamavano l’assistenza dicendo che il tubo catodico
era cotto? Si tratta di virus debellati da
un sacco di tempo ma … qualche volta
capita di prendere un vecchio supporto, inserirlo nel computer ed eccolo lì:
guardarlo ci fa una certa tenerezza.
Quasi quasi ce lo vorremmo tenere per
ricordare che le cose che oggi ci sembrano terribili domani, forse, ci faranno
sorridere.
2 – Gogo Virus: il virus multiforme; difficile da bloccare perché riemerge in forme diverse, con imprevedibili quantità
di cilindri.
3 – Aspy: è un virus con il pallino dell’associazionismo. Ha proposto all’ultima virus world conference un movimento di coesione fra tutti i virus circolanti al motto di “se li dobbiamo rompere, insieme li romperemo meglio”.
Finora la proposta ha ricevuto l’entusiastico consenso del solo promotore.
‘EdS
M E R C AT I N O
4 – “Big” Vecchiato & Toria Virus. Non
è pericoloso: annuncia disastri, distruzione del software e perfino dell’hardware, ampie partecipazioni ai virus raduni ma poi raramente si presenta
davvero. Attenzione: è comunque appurato, anche se sono innocui, che si
moltiplicano.
s t r o
software preferito, che mortifica evidenziandone ritardi, incongruenze ed anche le più lievi imprecisioni. Un tempo
veramente il più temuto, ora sembra
mitigato dalla vicinanza del Baba virus,
che sembra avere nei suoi confronti
effetto calmieratore.
5 – Ema Virus. Terribile: il più tecnologico. Può trasformare il vostro PC in
una stazione radio che lo auto-trasmetta nell’etere, può sfruttare i vostro scanner come radar, trombare vostra sorella con la sola forza del pensiero (per
questo noto anche nella variante
“Tromb Raider”), infestare l’aria che
respirate con vapori di bagna caoda o
irritare le vostre mucose con il sottovirus “piparieddu”. Finora anche i migliori anti-virus si sono arresi. Pare sia
stato fermato solo da un’”Ape Car”.
8 – Ansolfa virus: finora latente, potrebbe attivarsi pericolosamente in presenza di bio-chip, soprattutto se di origine
animale. Sembra in grado di divorare
proteine ad una velocità inspiegabile
con le ordinarie leggi della fisica e della chimica.
6 – Gattostanco Virus. Moderatamente virulento, tende però a creare colonie impazzite di rarissimi virus mutati
(ad es. il noto TDM Italia Virus); ora legato al genere quasi estinto “Futura”.
Può essere tenuto lontano solo con
effigi miniaturizzate del presidente operaio inserite nel vostro hard disk
7 – GioPad Virus: precisissimo, infallibile, determinato e spietato con il vo-
VendoComproScambio
VendoComproScambio
VendoComproScambio
Vendo al miglior offerente borsa da serbatoio per BMW R 850 R
originale BMW; pagata una casino, usata pochino.
Gogo 335.446752
9 – Deleonardi Virus: cattura il vostro
software e lo traghetta verso nordovest. Si manifesta con strani alert del
tipo “Arriva la Superba” e simili. Può
abbacinarvi con fugaci immagini di rottami bianco-verdi che appariranno sul
vostro schermo spruzzando lubrificante od agire in via subliminale costringendovi a cospargere tutti i vostri CD di
pesto.
10 – Zio Virus. Un tempo molto in vista,
ora sparito.
Molti altri virus infestano il nostro web
… aiutatemi ad individuarli e sconfiggerli segnalandoli a [email protected] !!!
NIGHTRIDER’s
Up Grades
Vendo Aprilia RST 1000 Futura "Black Magic". 33.000 km circa
(dopo il Dolomiten Tour). Corona-catena-pignone nuovi. Con borse originali e porapacchi-bauletto Hepco&Beker. 6.500 euro
Gattostanco 335.7173128
13
Vendo completo da enduro Acerbis Impact 2002: Giacca XL,
Pantalone 54 usato poco, nessuno strappo o abrasione a 100 euro.
foto: http://www.cimina.net/elikarandagia/tunisia/tunisia005.jpg
PS è di un caro amico... ma magari a qualcuno può servire.
Cimina [email protected]
Per inserire un annuncio sul prossimo numero dell’Eco
della Serva è sufficiente inviare una mail al Caporedatùr
([email protected])
GPS, riscaldamenti, illuminazione, teletrasporto, airbags,
bagagli e portapacchi, computer di bordo, pilota automatico, paracadute, capotes elettriche... non farti mancare
nulla, chiedi di Ema!
Cerchiamo altre immagini storiche munite
ovviamente di commento e didascalia.
Allo scopo, gli interessati sono pregati di contattare il Sommo Caporedattore.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Davide Ferraro: ecco alcune
vecchie foto scattate nel Novembre 1981 (allora avevo 12
anni), in sella alla mia prima
moto, una Montesa Cota 123
da trial :-)
1956!
1966... o ‘67?
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
La rubrica strappalcrime
per i nostri “... ai MIEI
TEMPI, RAGAZZI..:”
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Scatti
del passato Valsesia Trial!
1981
Mentre molti di voi non
erano ancora stati concepiti, il giovane Orso già
scriveva pagine di storia
motociclistica...
Ammirate e abbiate la
giusta deferenza... :-)
Un abbraccio,
Orso Mario
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Il giovane Orso... Aspy & Arnaldo
Arnaldo è quello con la bottiglia. Aspy, invece, è uguale ad
ora... e ricorda: “Notare sullo sfondo le vespe.. Era il periodo
d'oro del mezzo della piaggio. Mia madre, da brava anticonformista, aveva una lambretta perche' diceva che "la
vespa nom mi piace, ha tutto il peso da una parte e non si
possono fare bene le curve ". :-)
Eravamo a Sx Lucia e Carlo, nostri amici; mio fratello Roberto, Arnaldo, io, e Paola e Laura, amiche di famiglia.”
14
QUALCHE LETTERA,
MOLTE DOMANDE,
POCHE RISPOSTE
Pesci nuovi
!
t
n
u
r
g
S
?
Spazio ai brontolii :-)
Caschi pieni di gas inerte
Risponde (se ne ha voglia) Girmi
Caro Girmi,
mi chiamo Ide e ti scrivo per
colpa di una delusione
d'amore.
La mia storia può sembrare comune a tante altre, stavo infatti con un uomo di
nome Giovanni che mi faceva sentire protetta e curata, e la cosa che lo rendeva speciale ai miei occhi
era proprio quel suo apparire esternamente burbero
con gli altri mentre solo io
sapevo quanta passione
covava segretamente al
suo interno.
Già, la nostra storia è durata trent'anni, di nascosto da
occhi indiscreti, dai sospetti della moglie e dei figli, dalle
battute degli amici, quella
segreta complicità che rende speciale
una convivenza, che porta
all'idillio un rapporto inzialmente nato solo per un'attrazione fisica incontrollabile.
Incontrollabile e ormai senza inibizioni la nostra era diventata, a dispetto del-
l'aspetto freddo e distaccato di Giovanni, una passione carnale che ci aveva indissolubilmente legati in
un'intimità morbosa e sanguigna.
Via via il rapporto diventava una vera e propria dipendenza, fatto sta che per portarlo via da me i familiari lo
hanno costretto a farsi ricoverare in clinica dove si
è sottoposto a delle vere e
proprie cure intensive per
poter cancellare il ricordo
di me.
Sono ormai a terra, abbandonata dal mio unico grande amore, la depressione
mi attanaglia e non mi consola sapere che un giorno
potrò costruire un altro legame con qualcuno (magari
con un lettore della tua rubrica), perché nessuna storia saprà essere intensa,
duratura e vera come quella con Giovanni.
Addio e grazie per essermi
stata a sentire,
Ide Emorro
Girmi non ha risposto in tempo per andare in stampa
...sfaticato!
LIETI ...E20!
E’ ARRIVATA SARA
...è piccolina perchè ha voluto nascere prima di quanto
volessero la sua mamma e il suo papà... ma sta bene ,
urla, e ha i polmoni del babbo.
La mamma sta bene, anche se me l’hanno un pò maltrattata. ...e così dovrò pensare ad un side....
BIG Luca
NEWS DA CASA TYSON
Alle 20 e 10 di giovedì 20 maggio è arrivato il piccolo Matteo. Pesa 3,4 kg ed è lungo 56 cm.
Segni particolari: muove ripetutamente il polso della mano
destra con un gesto rotatorio... È uno smanettane!!!
Baci a tutti dai Tyson (redenti)...
CUVIAVALLEY IN FESTA
SMarioW e SPaola...W annunciano un lieto evento per il 9
settembre 2004 presso la Chiesa S. Maria Assunta di Caldana!
Da qualche giorno pensavo di scrivere questa lettera, precisamente
dopo aver avuto notizia dell’ennesimo assurdo incidente, probabilmente dovuto all’imprudenza: un
frontale tra due moto, in alto Mugello, e due motociclisti al creatore. Secondo la stampa locale guidavano “moto di grossa cilindrata” e avevano circa quarant’anni.
Ci sono abbastanza elementi per
avviare una profonda riflessione
e le due lettere (MotoSprint 15/
2004) che parlano delle crescenti
difficoltà a cui vanno incontro i
motociclisti in gita domenicale per
via dei controlli, sempre più frequenti e pressanti, delle varie forze dell’ordine, mi sembrano l’occasione migliore per affrontare l’argomento.
Dico subito che non mi considero
innocente, perché anche a me
succede (a volte deliberatamente, altre no) di non rispettare le regole del Codice della Strada; e aggiungo che, in qualche occasione, non ho rispettato nemmeno
quelle del buon senso. Poteva costarmi caro, ma evidentemente ho
avuto fortuna e perciò ora sto molto
attento a non sfidare ulteriormente la sorte: statisticamente, ho già
vinto.
Vado in moto da oltre trent’anni,
durante i quali ho avuto diversi
grandi “amori”: prima il motocross
ed il fuoristrada in generale, poi la
velocità e le moto sportive con relativo corredo di elaborazioni, poi
le stradali tuttofare ed il turismo a
corto e lungo raggio. So che il “momento del matto”, quello in cui ci si
abbandona all’istinto ed alla rotture di regole e convenzioni, può
capitare a tutti. Ma qui si vede la
differenza tra chi, dentro il casco,
ha un cervello e chi solo del gas
inerte. Il nostro paese, con la sua
geografia così tormentata, è ricchissimo di strade invitanti che i
motociclisti percorrono per divertirsi tra curve e saliscendi e, allo
stesso tempo, ammirare panorami e scorci bellissimi e suggestivi.
Alcune di queste strade, per vari
motivi, sono particolarmente battute dagli appassionati, soli o in
gruppo, con moto di ogni genere e
cilindrata, soprattutto nel fine settimana e nei giorni di festa.
E qui cominciano i problemi. Infatti,
poiché la primavera si fa sentire
anche tra gli esseri umani, oltre ai
fiori sbocciano anche gli aspiranti
campioni, quelli che scendono nel
garage di casa in jeans e maglietta e ne escono completamente trasformati. Come il dottor Jekyll e Mr.
Hyde, il Signor Rossi si trasforma
in Valentino Rossi. Questo, almeno, è quello che crede lui. Purtroppo però la realtà è ben diversa e
molto meno eccitante, a cominciare dal “circuito” sul quale lo sconosciuto campione si batterà con
altri come lui.
Mentre il vero Valentino corre in
piste sicure, pulite e sorvegliate
dai commissari di gara, l’altro, quello ruspante, si cimenta sulle statali
(talvolta anche su certe autostrade), destreggiandosi tra pali, alberi, muretti, guardrail, fondo sporco
e sconnesso, mentre altri “privati”
vanno a passeggio nella direzione opposta. Ad un certo punto,
preso dal sacro fuoco della competizione, tagli una curva: se gli va
bene, si trova davanti la paletta
dell’Appuntato; se gli va male, al
posto della paletta ci trova il radiatore di un autobus o il cupolino di
un altro come lui. C’è da chiedersi
se ne valga la pena. A far bene i
conti, direi di no.
L’incontro con l’Appuntato gli avrà
salvato la vita (e forse non solo la
sua), e questo è già un risultato
apprezzabile; ma il portafoglio ne
soffrirà molto più che per pagarsi
un turno di prove libere sul più
costoso dei circuiti, senza contare i punti in meno sulla patente ed
il probabile ritiro della carta di circolazione, perché l’Appuntato certamente non tralascerà di verificare la regolarità della più nascosta delle viti. E a questo punto poco
importa che il verbale punisca anche, ingiustamente, qualcosa che
in realtà è perfettamente in regola.
Anche gli Appuntati sono umani e
perciò non infallibili e per di più soggetti agli umori ed alle simpatie.
C’è un solo modo per non incappare in uno di loro, magari nel giorno in cui è di cattivo umore, e consiste nell’adottare uno stile di guida responsabile e rispettoso delle
regole del codice - anche se, talvolta, sono chiaramente inadeguate - e di quelle del buon senso.
Potrà essere un po’ meno divertente, ma si ritorna sempre a casa
tutti interi e con il portafoglio alleggerito solo dal conto del ristorante. E la domenica successiva si
può fare il bis oppure andarsi a
sfogare in pista. Riccardo Forte
15
agenda
„ 2/5 settembre 2004
„ Estate 2004
Herbstfest
Preview!
Ciao a tutti,
dopo que sono ritornato delle Dolomito ho cominciato telefonare per il Herbstfest. Per ricordarsi:
Oltrepo’ Pavese.
In Italia Settentrionalissima!
2.9.
3.9.
Arrivo a TOERWANG
Mattina: Visita della ditta KTM,
pomeriggio: un giro breve,
sera: Herbstfest
4.9. Giro
5.9. Partenza
(La messagio male é que la visita comincierá a 8.30 della
mattina e il giro dell'hotel a KTM richiede un hora.)
Devo prenotare il hotel, la visita e le spazi riservati all' Herbstfest. Per favore mandate me un email - anche quelli que
gia hanno anunciato la loro presenza 1. Quando arriverete e partirete
2. Quanti persone siete e il tipo di camera che volete
3. Se siete presente alla visita KTM o/e all' Herbstfest
A presto,
Dieter - Italia settentrionalissima
Organizzazione: Conte Bruno Nicolis
Data e programma: da definire
Compleanno I.R.I.
Organizzazione: D.U.R.I.
Data: da definire in luglio
Programma: dovrebbe
riprendere quello del
NONraduRo 2004
Informazioni e
aggiornamenti
in IRI-Raduni!
„ 18/20 giugno 2004
DolomitenTour2004
ADT 3: ovvero il terzo, mitico, Dolomiten Tour
La base logistica di questo raduno sarà l’HOTEL FERROVIA di Calalzo, Tel. 0435-500705.
A Calalzo di Cadore proprio sulla strada principale, è
grandissimo e quindi impossibile sbagliare.
La data, dell’evento è la seguente: 18-19-20 giugno 2004
Quest’anno ci spostiamo
sensibilmente ad est, ma
la base logistica sia facilmente raggiungibile da tutti. Con l’autostrada si può
arrivare fino a Ponte nelle
Alpi e da li a Calalzo è un
attimo (circa 30 Km).
Sabato mattina il giro prenderà il via verso le 9.30 ci
sarà sicuramente una visita al museo delle farfalle di
Bordano e un frugale 16
pranzetto a Sauris (vi dice
niente il nome?!?!?)?.
Altri dettagli a breve.
I PREZZI: la mezza pensione è a Euro 45,00 a persona, ci stiamo accordando
per i menù!
IL MENU’, al momento di
andare in stampa, è ancora da definire.
http://spazioinwind.libero.it/stefy_web/DT2004/Adt.htm