Salento Medico Luglio 2014 - Ordine dei Medici di Lecce
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Salento Medico Luglio 2014 - Ordine dei Medici di Lecce
di Luigi Pepe Salento Medico, con Muratore è diventato un’agorà l nostro Salento medico non è mai stato così “nostro”. Ricco di interventi, idee, spunti di riflessione, aperto a chiunque fosse disposto a mettersi in gioco, per riflettere insieme, condividere successi professionali e personali. Anche per condividere dolori. E’ stata un piazza grande e illuminata, una vera “agorà”. Era questo che si prefissava Maurizio Muratore accollandosi l’onere della direzione della rivista. E questo ha fatto. Con senso di responsabilità e un’intelligenza illuminata che quando è davvero tale, va a braccetto con l’umiltà e la semplicità che deve avere un grande animo. Questo è Maurizio per noi e per il Salento medico: un grande animo, una grande intelligenza messa a disposizione, con generosità, per il bene comune. Vi chiederete quale sia il bene comune, espresso in una rivista di settore… E’ la pagina bianca che diventa densa di significato con un quadro, I 3 un’opera d’arte, uno scritto scientifico, una riflessione, anche una polemica, perché no. Il bene comune è la democrazia che un giornale come Salento medico rappresenta: la possibilità per ogni iscritto, di dire la propria idea, di sentirsi parte di un tutto. Maurizio ha fatto del Salento medico un giornale dal respiro nazionale e internazionale, al centro del dibattito di categoria ma anche aperto a ciò che accade intorno a noi. Di questo io personalmente, il Consiglio e l’Ordine gli sarà infinitamente grato. Non è da tutti darsi in modo così incondizionato, non è da tutti fare in modo così attivo. Grazie Maurizio, hai scritto un pezzo importante della Storia del nostro Ordine. 4 Maurizio Muratore Comu la faci la sbagli era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino. Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “Guardate quel ragazzo quanto è maleducato ...lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano”. Allora la moglie disse a suo marito: “Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio”. Il marito lo fece scendere e salì sull’asino. Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “Guardate che svergognato quel tipo ...lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa”. Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino. Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “Pover’uomo!!! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino, …e povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere”!!! Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio. Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: “Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta, gli spaccheranno la schiena !!!” Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino. C’ 6 necessaria per risvegliare l’interesse verso il bollettino che sembrava oramai assopito… anzi spento. Dico questo perché, non ripresentandomi alle elezioni per il nuovo Consiglio dell’Ordine dei medici, in quanto ritengo corretto lasciare spazio a menti fresche e a nuove idee, necessariamente e volutamente, lascerò la direzione della rivista “Salento Medico”. Io credo che ognuno di noi, ogni volta che si accinga a fare qualunque cosa, lo faccia con la competenza, scienza e coscienza che gli si confà, ritenendo consapevolmente che possa essere nel giusto, ed io mi sono impegnato a farlo nella speranza di fare qualcosa di valido, idoneo alla competenza di tutta la classe medica del nostro Salento. Non vi è dubbio che conoscere i propri limiti, oltre ad essere un atto di umiltà e d’intelligenza, permette di mettersi in discussione. Io ci ho provato cercando di dare il massimo (così mi è parso) e se ho provocato l’ira o le perplessità di qualcuno chiedo scusa, ma l’ho fatto inconsapevolmente e senza malizia. Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “Guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli”!!! Morale: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Come dice Molière. “Anche se avete cento belle qualità, la gente vi guarderà sempre dal lato più brutto”. Sono, oramai, molti anni che ripeto che quando andrò in pensione scriverò un libro del quale conosco solo il titolo: “Comu la faci la sbagli”. Questo mio modo di dire, deriva anche dall’esperienza che ho fatto prendendomi l’incarico, ahimè, di fare il direttore del Salento Medico (in realtà il vissuto di ogni giorno ti induce ad avvalorare tale pensiero). E’ stata un’esperienza fantastica, straordinaria. Ho ritenuto necessario, all’inizio, modificare tutto per renderla stimolante, invitante, accattivante e devo dire che a detta di alcuni sembrerebbe che la rivista abbia raggiunto quello scopo, anche se molti altri non sanno che questa modifica sia mai avvenuta, altri non l’hanno mai sfogliata anzi neanche tolta dal cellophane e altri ancora non l’hanno condivisa ma criticata. Sono una persona che accetta le critiche. Anzi, penso che… ben vengano perché mi aiutano a capire e a correggermi specie se sono critiche costruttive. Ma la vita mi ha insegnato che fa parte della nostra indole il cercare sempre di avere l’ultima parola: “Si però”, “Si ma io farei…”. Dice un mio amico: “Se non vuoi problemi statte a casa”. Una frase emblematica che è di chi non ha voglia di rischiare o di esporsi a tutti quei rischi che troverà sempre sulla strada spesso dettati da quel vizio capitale che è l’invidia. Come avete potuto vedere invece, mi sono messo in gioco e devo dire che, nonostante tutto, ne è valsa la pena, perché sono fermamente convinto che sia più costruttivo provare a fare e sbagliare, che non fare nulla. Grazie per essermi stati vicini perché se il successo c’è stato è merito anche vostro. Devo ringraziare tutto il Consiglio, prima di tutti il presidente Gino Pepe, che ha accettato le mie follie e le mie idee. Mi sono circondato di validi collaboratori come il vice direttore Gino Peccarisi ma, aver assunto un giornalista anzi una grande giornalista come la dott.ssa Mastrogiovanni, ha consentito di dare quella svolta “Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore …ciò che vuoi, una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi. (Charlie Chaplin).” 7 De Rinaldis, una vita per la medicina. Oggi è campione italiano AMTI 72 ANNI, HA FONDATO IL REPARTO DI CARDIOLOGIA CON TERAPIA INTENSIVE DELL’OSPEDALE DI COPERTINO. ORA SI DEDICA ALLA FAMIGLIA E ALLO SPORT “La mia vita privata – continua il dott. De Rinaldis - è impreziosita da una famiglia felice, con due figli e due nipoti, una madre di 97 anni col cervello in forma, molti amici sinceri, e una casa con uno stupendo giardino che mia moglie Diana arricchisce continuamente con le piante spontanee che raccogliamo in giro per il Salento”. potevo fare a giocare, non ero “negato”, diciamo così…: e così cominciai ad allenarmi contro un muro, con mia moglie, con i maestri dilettanti (mai con un maestro vero!). Dopo un anno cominciai anche a partecipare ai tornei (e non ho più smesso…)”. Dott. De Rinaldis, e ora parliamo del tennis. “Ho scoperto questa vera passione a 29 anni, quando un amico mi portò al Circolo Tennis e si mise a palleggiare con me. Mi resi subito conto che mi piaceva, e che ce la Ma come conciliare un’intensa attività clinica ospedalie- 11 ra e ambulatoriale con l’impegno sportivo? “Facevo così: tornando dall’Ospedale alle 2 del pomeriggio, anziché andare a casa passavo direttamente dal Circolo: partita, doccia, e via allo studio. Per i tornei, partecipavo solo a quelli a squadre, che si svolgono la domenica, e a quelli estivi”. A questo punto da illustre sconosciuto sono diventato molto popolare, e pronosticato sicuro vincitore finale del torneo. Sono seguiti però due incontri molto difficili: nei quarti ho incontrato un ottimo giocatore, che alla fine ha ceduto perché aveva un poco di pancetta e aveva perso mobilità (mentre io peso 65 Kg), e in semifinale sono stato messo in E oggi, che è in pensione? “Oggi che sono vecchio, continuo a giocare regolarmente 2-3 volte la settimana, e mi ritengo fortunato, perché posso fare attività fisica divertendomi. Perciò incoraggio i miei pazienti di qualunque età a fare l’attività che li diverte o li fa sentire bene, che può essere il ballo, la camminata veloce, il giardinaggio, e qualsiasi hobby che un po’ li faccia sudare…”. Ci racconti dell’ultima vittoria. “Quest’anno ho deciso per la prima volta di partecipare al 42° Campionato Nazionale dell’AMTI (Associazione Medici Tennisti Italiani), che si è svolto a Pugnochiuso nel mese di giugno. Circa 150 iscritti, 13 tabelloni, tra cui quello degli over 70, con 12 partecipanti. Il mio primo incontro è stato contro uno dei vincitori storici di precedenti campionati, un simpatico collega che ho battuto per 6/0-6/0. 12 grande difficoltà da un giocatore atipico, che solo verso la fine sono riuscito a contrastare vincendo al tie-breack del 3° set per 11 a 9!. In finale, ho incontrato il vincitore dell’anno prece- dente e di tanti altri campionati, vincendo con un secco 6/1-6/1. Molto sportivamente, il mio avversario mi ha detto: ora ti passo il testimone, sei tu il mio successore”! 13 A chi dedica questo premio? “Ho dedicato la vittoria a mio nipote Vittorio, che potete ammirare in queste foto, che mi ha accompagnato in questa avventura, ed è stato il mio più grande tifoso”. Luca Calabrese: “Un nuovo Welfare: la fratellanza medico-paziente” COMPRENSIONE E INTEGRAZIONE FRA UOMO E UOMO, ISTITUZIONI, POLITICA E SOCIETÀ POSSONO GENERARE UN NUOVO ‘WELFARE’ Dott. Calabrese, come nasce l’idea di “Mundi”? “Questa iniziativa vuole promuovere l’importanza della prevenzione e della difesa della salute, prima fonte di benessere, concetto ancora molto precario o addirittura inesistente fra le popolazioni immigrate. In quest’ottica l’Associazione Salvatore Calabrese ha pensato nel corso della manifestazione ‘Mundi’ questa gior nata di ‘solidarietà e fratellanza tra medico e malato’ grazie anche alla collaborazione dell’ASL di Lecce che ha concesso alcuni spazi e personale presso il presidio Ospedaliero di Campi Salentina e di Associazioni che operano nell’accoglienza e supporto degli immigrati e nella prevenzione medica. L’idea nasce dal desiderio di capacità di comprensione e integrazione fra uomo e uomo, istituzioni, politica e società che pos- sono generare infatti un nuovo ‘Welfare’, ossia uno stato del benessere, che poiché costruito sulla reciproca partecipazione della persone e degli enti che costituiscono la comunità, trova fondamento e si sviluppa sul principio di uguaglianza sostanziale, da cui la riduzione delle disuguaglianze sociali. Organizzare una giornata di “fratellanza medico e paziente” ci è sembrato l’esempio più semplice ed efficace in cui tutte le figure sanitarie fornissero gratuitamente e volontariamente la risorsa umana e l’ente invece l’infrastruttura ed i mezzi per la 14 realizzazione della gior nata stessa”. Perché un festival dedicato al Maghreb? “Il Forum ‘Mundi’ è una necessità, meglio, una esigenza della società contemporanea. I confini etnici del mondo si stanno costantemente ampliando. L’orientamento verso una società multirazziale e multiculturale pone infatti l’uomo di fronte a nuove sfide che riguardano la civile convivenza. Spesso le differenze culturali diventano delle barriere di diffidenza o ancora peggio di ostilità che impediscono di ricono- scere l’uomo nell’altro, anche nella persona a noi più prossima. Difficoltà che tuttavia possono essere a poco a poco sanate da opportunità di reciproca conoscenza, dalla volontà e disponibilità ad ascoltarsi, a ricevere informazioni riguardanti le diverse forme in cui l’essere umano si esprime e vive nei vari luoghi della Terra. Questo percorso, spesso, conduce a scoprire che sono molte le cose che accomunano i popoli, e che le diversità così come le differenze possono essere valori che arricchiscono, non che separano. ‘Mundi’ nasce appunto con l’idea di un’azione di sensibilizzazione alla pacifica connivenza. Nella prima edizione ci siamo dedicati alla scoperta dell’area subsahariana, in questo secondo abbiamo aperto una finestra sul Maghreb. È un luogo molto vicino a noi sia fisicamente, separata dal tacco e dalle isole italiane solo da un fascia di mare, sia perché nel corso della storia spesso i nostri destini si sono intrecciati, tanto da averne subito una profonda influenza culturale. I rapporti con questa terra ancora tuttora esistenti: al Maghreb oggi ci lega l’approvvigionamento delle fonti energetiche, la gestione dei flussi migratori - un fenomeno i n c o n t ro v e r t i b i l e c o n conseguenze spesso catastrofiche e gravi violazioni dei diritti umani di cui è teatro il Mediterraneo. Come s’interseca la sua attività di medico con quella umanitaria? “E’ molto semplice perché la medicina è per eccellenza la scienza dell’uomo. Se la storia dell’umanità è costituita da pensieri ed eventi narrati, noi possiamo considerarli due processi identici della nostra vita quotidiana. La relazione medica, se fatta di ascolto e di dialogo, consente alla persona di aprire il proprio mondo vitale, razionale ed emo- zionale, così come la vita di relazionale istintiva non distingue il diverso o l’isolato. Dovremmo tutti noi medici fare oggi una riflessione: il mondo sanitario attuale non facilita un approccio antropologico e perdiamo così questa grande occasione. Il mondo medico presenta gli stessi problemi di relazione che caratterizzano la nostra società. L’individualismo, la frammentazione, la frenesia dei ritmi di vita e derive della globalizzazione isolano troppo spesso la persona invece di creare dei presupposti che favoriscono l’incontro. Imporsi dei momenti dedicati all’incontro ed alla gratuità del gesto rendono più semplice il lavoro di tutti i giorni. Quest’anno quante persone siete riusciti ad assistere dal punto di vista sanitario? “Nell’arco di una mattinata siamo riusciti ad effettuare un percorso di chek-up completo a 28 persone fornendo gratuitamente ed efficacemente visite di primo e secondo livello comprensive di laboratorio e radiologia. Al termine del percorso è stato conse- 15 in caso di donne e bambini. Dopo la prima valutazione, sono seguite 14 valutazioni radiologiche e 12 prestazioni specialistiche dei diversi professionisti presenti (otorinolaringoiatria, odontoiatria, neurologia dermatologia e nefrologia)”. gnato un dettagliato referto con anche un iter terapeutico ove necessario”. Quante prestazioni mediche avete erogato? “Tutte le persone hanno effet- tuato un completo profilo laboratoristico subito dopo l’accettazione effettuata alla presenza di un mediatore culturale. Quindi tutti hanno effettuato una visita di medicina generale e cardiologica, pediatrica e ginecologica Avete riscontrato delle patologie o richieste di aiuto? Di che tipo? “Ricordo che ad ogni immigrato all’ingresso in Italia viene assegnato un medico curante e può essere coperto in ogni necessità di assistenza medica. Purtroppo paure e reticenze impediscono questo confronto se non in situazioni di emergenza. Questo percorso è stato invece effettuato in persone apparentemente sane. Durante il percorso abbiamo riscontrato una nefropatia con malformazione renale ed iniziale insufficienza, diagnosticata con ecografia – tac e visita nefrologica, due pazienti cardiopatici ed ipertesi oltre una serie di problematiche odontoiatriche, dermatologiche ed otorini minori. Sono stati riferiti ai loro medici curanti oltre ad aver attivato ulteriori percorsi di cura specialistici. In conclusione, questo giornata di prevenzione ha dimostrato essere un modello di efficienza ed efficacia con copertura economica se vengono unite le diverse forze del volontariato e degli enti istituzionali, proponendosi come esempio di nuova modalità di azione”. 16 Mundi, l’anima del Maghreb IL FORUM INTERNAZIONALE DELLA SOLIDARIETÀ E DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE. DA CAMPI SALENTINA AL MAGHREB. NEL NOME DI SALVATORE CALABRESE “Mundi”, promosso dall’Associazione Salvatore Calabrese, nasce dalla tendenza inarrestabile verso una società multiculturale e multietnica, senza barriere di diffidenza e ostilità. Un Forum, un luogo d’incontro e di scambio di esperienze ed emozioni fra cittadini “del mondo”. L’evento, alla sua seconda edizione, quest’anno ha puntato i riflettori sul Maghreb, l’area più a ovest del Nord Africa, che si affaccia sul mar Mediterraneo e sull’Oceano Atlantico, comprendente il Marocco, la Mauritania, l’Algeria, la Tunisia e la Libia. La manifestazione si è svolta a Campi Salentina dal 17 al 20 Luglio: studiosi, associazioni, enti, che seguono da vicino il Maghereb, hanno illustrato un percorso di conoscenza e di analisi delle situazioni di criticità, affiancato a iniziative di approfondimento, con curiosità sugli usi e costumi locali, per superare gli stereotipi, ospitando le principali manifestazioni espressive che compongono l’affascinante cultura. Nell’ambito delle tre giornate di “Mundi”, il 19 Luglio, presso il Presidio Ospedaliero di Campi Salentina, si è svolta la giornata di “Solidarietà e Fratellanza tra Medico e Malato”. Un percorso di check-up proposto, attraverso lo “Sportello Immigrati” dell’ambito di Gallipoli (diretto da Integra Solidale), ai migranti beneficiari del Progetto S.P.R.A.R. dei Comuni di Lecce, Muro Leccese, Neviano e Parabita, di cui Integra Onlus è Ente Gestore. Il Sistema di protezione per ri- 17 chiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che – per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata – accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo. A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata“ che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio- economico. L’evento “Solidarietà e Fratellanza tra Medico e Malato” ha visto la collaborazione di medici, specialisti, cooperazioni internazionali, enti supportati dall’azienda Ospedaliera di Lecce 2, che hanno messo a disposizione la loro professionalità per rispondere concretamente a una richiesta d’aiuto di molte comunità di migranti e per una migliore attenzione e assistenza sanitaria. 18 di Gino Peccarisi Un grande giornale, grazie ad un grande uomo SOTTO LA DIREZIONE DI MAURIZIO MURATORE SALENTO MEDICO È DIVENTATO UN PUNTO DI RIFERIMENTO AUTOREVOLE PER LA CATEGORIA E L’INTERO TERRITORIO M olto tempo è trascorso da quando “giovane medico”, eletto nel Consiglio dell’Ordine Professionale, sedevo accanto a tanti colleghi che mi sembravano irraggiungibili per caratura professionale. Mi sentivo piccolo ingranaggio nel complesso meccanismo della sanità. Essere vicino a tanti colleghi cui fare riferimento mi ha dato sicurezza nel tortuoso cammino professionale. Con molti ho stabilito rapporti umani e professionali che mi hanno aiutato a crescere. Quando Maurizio Muratore mi ha chiesto di collaborare con lui alla realizzazione della nostra rivista quasi non mi sembrava vero e, pur sentendomi poco adatto a quel ruolo, ho accettato la sfida. 20 Non è facile gestire “Salento Medico” che giunge nelle case di ogni collega, che rappresenta la voce della categoria nel territorio e, soprattutto, rendere interessante un periodico in una miriade di riviste che incessantemente si accumulano sulle nostre scrivanie. Con il dottore Muratore “Salento Medico” ha assunto una connotazione nuova, attesa e letta, con una veste grafica piacevole, grazie alle collaborazioni che nel tempo ha saputo ricercare. Fare parte della “sua squadra” mi ha dato orgoglio e passione, anche se il mio contributo è stato modesto rispetto al suo impegno misconosciuto, ma sempre costante. Realizzare una rivista in cui s’intrecciano le tematiche del settore, articoli scientifici dei colleghi, prettamente locali, opinioni di professionisti non medici pronti a suscitare opinioni a confronto, intercalare arte e cultura, non è sempre facile. Credo che da semplice impegno editoriale, doveroso per ogni categoria professionale, “Salento Medico” sia diventato un appuntamento atteso, anche se molti colleghi non dedicano ancora la giusta attenzione. Ora, Maurizio lascia. Integerrimo e sempre professionalmente corretto, in una categoria che dovrebbe essere sempre da esempio, ha deciso di smettere i panni del protagonista; divorzia dalla sua creatura. “Salento Medico” non può fare a meno di lui e, senza un’abile regia, magari “dietro le quinte” non sarà più lo stesso anche se le linee e le direttive già tracciate saranno la guida per chi avrà l’onore del subentro. Caro Maurizio, lavorare con te, ma soprattutto avermi regalato la tua amicizia, è stato per me un bel dono che custodirò per sempre nel mio cuore. Intanto mi addormento con la speranza che domani tutte le pressanti sollecitazioni ti facciano cambiare idea e, con una telefonata, mi comunicherai che eravamo tutti su “scherzi a parte”. 21 Quell’antidoto al burn out del medico L’IRONIA È IL GIUSTO ANTIDOTO CONTO IL BURN OUT DEL MEDICO di Tommaso Borgia* L a malasanità può dipendere anche dal malessere dei medici. Secondo le “confessioni” dei medici, che emergono da una serie d’indagini condotte in diversi Paesi, più della metà di costoro, ammette che stress e fatica finiscono per incidere sul trattamento del malato. Molti medici, oggi, lavorano 50-60 ore alla settimana, con un carico emozionale, un peso burocratico, con impensabili conflitti con i colleghi, che non hanno uguali in tutte le altre attività professionali. Così nel corso della carriera,almeno un medico su quattro, “scoppia” e pertanto cade in quella sindrome detta “Burn-out”, termine inglese che significa appunto “bruciati, esauriti, scoppiati”. Questa sindrome è stata osservata per la prima volta negli Stati Uniti in persone che svolgevano diverse professioni d’aiuto: infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali,poliziotti,vigili del fuoco, operatori per l’infanzia o in ospedali psichiatrici. E’ stato Freudenberger il primo studioso ad usare il termine “burn-out” per indicare un complesso di sintomi, quali logoramento,esaurimento e depressione. Il soggetto colpito, manifesta sintomi aspe- 22 cifici, quali irrequietezza, senso di stanchezza, apatia, nervosismo, insonnia, sintomi somatici come tachicardia, cefalee, nausea, disturbi gastro-intestinali e sintomi psicologici come depressione ansia, paure per problemi medico-legali, fobie, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia e risentimento per eccessivo carico di lavoro burocratico, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, indifferenza, negativismo, isolamento, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli stessi, cinismo, mancato riconoscimento alla propria attività, abbandono della cura della propria persona, deliberata riduzione della qualità della vita personale. Tale situazione di disagio induce molto spesso all’abuso di alcool, di psicofarmaci (ansiolitici, antidepressivi, induttori del sonno) e qualche volta di sostanze psicoattive, alla perdita importante di ore lavorative e quindi alla riduzione dei profitti, alla disorganizzazione sociale, al gioco d’azzardo, all’alta velocità, alle perversioni sessuali. Per quanto riguarda i medici, quelli più a rischio per il burn-out sono quelli che operano nell’ambito della medicina generale, e fra gli specialisti quelli della medicina del lavoro, della psichiatria, della chirurgia e dell’oncologia, in cui ci si occupa di pazienti cronici, incurabili o morenti. Per misurare il burn out ci sono diverse scale, ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 domande atte a stabilire se nell’individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nella sindrome. A ogni domanda il soggetto interessato deve rispondere inserendo un valore da 0 a 6 per indicare intensità e frequenza circa le sensazioni descritte. La strategia consigliata dagli esperti contro il “burnaut” è l’umorismo, l’ironia. La pensava già cosi Ippocrate, che sosteneva che una risata favorisse la guarigione da una malattia. In particolare, i consigli dell’Associazione dell’American Accademy per aiutare i medici di famiglia sono: “Ridi con pazienti e colleghi; scherza di più: non reagire con impulsività; mantieni una vita equilibrata; impara a dire di no; concentrati su quanto funziona; non vivere di sola medicina; bisogna curare se stessi per meglio curare gli altri”. Bibliografia AA.VV. L’Operatore cortocircuitato Ed.CLUP Cherniss C.La sindrome del burn-out.CST-Torino Maslach C.La sindrome del burn-out.Il prezzo dell’aiutoagli altri. Cittadella Editrice Pellegrino F. La sindrome del Burn-aut. Centro Scientifico Editore-Torino *Specialista in Medicina Generale 23 Simulazione Virtuale e Visualizzazione Aumentata nella Chirurgia Mini-Invasiva LE SPERIMENTAZIONI E COLLABORAZIONI TRA L’ AUGMENTED AND VIRTUAL REALITY LABORATORY DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO E GLI OSPEDALI DI CASARANO, GALATINA E LECCE di Lucio De Paolis* N egli ultimi anni in chirurgia si è assistito in misura sempre più crescente al passaggio dalla chirurgia aperta a quella minimamente invasiva in cui la risposta visiva all’operare del chirurgo si ottiene attraverso le immagini catturate alla videocamera inserita nel corpo del paziente e visualizzate su un monitor e non è possibile la palpazione diretta degli organi. Tale procedura, infatti, consiste in un insieme di tecniche che consentono di raggiungere un organo senza ricorrere alla classica incisione chirurgica, ma attraverso incisioni di piccole dimensioni, dette “porte”, viene inserita la microtelecamera e la necessaria strumentazione chirurgica. Con tale metodica chirurgica si realizzano molte condizioni vantaggiose per il paziente dal momento che l’intervento è meno cruento e devastante, si evita una brutta cicatrice, le fasce e i muscoli vengono punti e divaricati invece di essere tagliati ed è possibile sia un rapido recupero clinico e psicologico del paziente che una notevole riduzione del tempo di degenza ospedaliera, con significativo abbattimento dei costi. Però, sin dai primi utilizzi della chirurgia minimamente invasiva è stato evidente che, accanto alla novità dell’introduzione di una nuova tecnica in sala operatoria, si sarebbe contestualmente aperta una nuova classe di problemi legati all’estrema limitatezza dell’area operativa disponibile, alla sua ridotta accessibilità ed alla visione bidimensionale della zona di intervento con conseguente perdita dell’informazione sulla distanza tra organi e strumentazione chirurgica. L’estrema riduzione dello spazio, inoltre, ha trasformato anche semplici operazioni in fasi che richiedono un’attenta e preventiva pianificazione da parte del chirurgo oltre che un opportuno ed accurato addestramento. La tecnologia della Realtà Virtuale (Virtual Reality – VR) e l’elaborazione di immagini mediche (quali la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica) 24 per la ricerca interdisciplinare applicata alla medicina) nato a seguito di una convenzione tra l’Università del Salento e l’ASL Lecce con sede presso l’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce. AVR Med ha vinto la Start Cup Puglia 2013 per la sezione “Life Science” ed è stata selezionata tra i 10 finalisti dell’ottava edizione del premio “Start Up dell’Anno”, il concorso tra giovani imprese generate dalla ricerca accademica dopo il 2010 che hanno conseguito le migliori perfomance tecniche e di successo di mercato. Le tecnologie della realtà virtuale e della realtà aumentata sono state applicate nella chirurgia laparoscopica pediatrica ed nel trattamento dei tumori epatici tramite ablazione con radiofrequenza. per la generazione di modelli tridimensionali ha portato un notevole cambiamento in molti ambiti della chirurgia ed ha creato nuove potenzialità nell’addestramento, nella diagnostica preoperatoria e nella pianificazione delle procedure chirurgiche. Attualmente i chirurghi possono contare per la loro “learning curve” su realistici simulatori virtuali con i quali poter ripetere le procedure chirurgiche, verificare nuove metodiche di intervento e tenere sotto controllo la crescita delle proprie abilità operative. Inoltre, l’emergente tecnologia della Realtà Aumentata (Augmented Reality – AR) che permette l’integrazione in tempo reale di oggetti virtuali in una scena reale ha stravolto completamente il modo di interagire con l’ambiente circostante che risulta arricchito di informazioni. Questa nuova tecnologia trova una sua peculiare applicazione in chirurgia mini-invasiva in quanto permette di sovrapporre i modelli virtuali degli organi del paziente generati dalle sue immagini mediche sugli organi reali e di fornire ai medici una sorta di visione “a raggi X” dell’anatomia interna. Ciò garantisce una precisa localizzazione delle lesioni ed un’indicazione sui rapporti anatomici con organi e vasi adiacenti assicurando una maggiore precisione ed un minor rischio di errori. Fornire al chirurgo un tale sistema di navigazione guidata all’interno del corpo del paziente equivale a mettergli a disposizione un supporto simile a quello offerto in automobile da un navigatore GPS. AVR Med srl (Augmented and Virtual Reality for Medicine), uno spin-off dell’Università del Salento con sede presso l’Augmented and Virtual Reality Laboratory (AVR Lab) del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, si avvale dell’esperienza decennale maturata presso l’AVR Lab, il cui responsabile scientifico è il Prof. Lucio Tommaso De Paolis, ed è impegnata nell’utilizzo delle tecnologie della Realtà Virtuale e della Realtà Aumentata in medicina e chirurgia. L’AVR Lab è tra i soci fondatori dell’Associazione Europea di Realtà Virtuale (EuroVR) ed è coinvolto nelle attività di ricerca del DREAM (Laboratorio diffuso 25 Nell’ambito del Progetto ARPED (Augmented Reality Application in Pediatric Minimally Invasive Surgery), finanziato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Puglia e svolto in collaborazione con la Divisione di Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale di Casarano e con il Dott. Guglielmo Paradies, direttore dell’U.O. di Chirurgia Pediatrica presso l’Ospedale “Giovanni XXIII” di Bari, è stata realizzata una piattaforma che permette di fornire un valido supporto per un’accurata pianificazione pre-operatoria in chirurgia laparoscopica pediatrica prestando particolare attenzione nella scelta dei punti di accesso in addome. La disponibilità di un sistema per lo studio dell’accesso laparoscopico in addome è particolarmente sentita in chirurgia pediatrica in quanto la presenza e le dimensioni dei tumori possono cambiare radicalmente la posizione degli organi all’interno dei corpi dei piccoli pazienti e, pertanto, i punti di accesso standard potrebbero non essere quelli più indicati. La piattaforma permette di individuare i punti più idonei di ingresso in addome sul modello virtuale degli organi del paziente e di riportarli, con tecniche di Realtà Aumentata, sul corpo reale del paziente per l’avvio della reale procedura chirurgica. Nel 2011 l’idea progettuale “Piattaforma avanzata di simulazione e training per la chirurgia laparoscopica pediatrica” proposta dall’AVR Lab è stata insignita con una delle 5 menzioni speciali ItaliaCamp, in ragione del suo particolare valore innovativo. Nella figura 1 sono riportate alcune immagini dell’applicazione sviluppata. Il gruppo di ricerca di AVR Med sta lavorando, in collaborazione con l’U.O. di Malattie Infettive dell’Ospedale di Galatina diretta dal dott. Paolo Tundo e con il dott. Roberto Chiavaroli, responsabile di endoscopia interventistica, alla messa a punto e validazione di un sistema per l’ablazione con radiofre- 26 frequenza, ossia di raggiungere con precisione la lesione tumorale. Per questo motivo i medici sono costretti ad applicare l’ablazione ad un’area del fegato piuttosto estesa al fine di garantire la distruzione di tutte le cellule tumorali, ma, trattandosi spesso di pazienti cirrotici, l’inutile distruzione di parti di fegato sano può portare ad una successiva insufficienza epatica e ad altre complicanze. L’utilizzo della tecnologia della realtà aumentata permette di ridurre le difficoltà legate all’inserimento dell’elettrodo, di guidare il chirurgo con maggiore precisione nel raggiungimento del tumore e di evitare il danneggiamento delle strutture anatomiche in prossimità della lesione. Nella Figura 2 sono riportate alcune modalità avanzate di visualizzazione e di interazione con i modelli 3D degli organi del paziente generati da immagini tomografiche per la pianificazione chirurgica preoperatoria e nella Figura 3 è riportata su un manichino la visualizzazione aumentata degli organi virtuali del paziente. Attualmente, inoltre, AVR Med sta anche sviluppando, in collaborazione con il dott. Andrea Tinelli, responsabile delle ricerche sperimentali in chirurgia endoscopica, imaging e tecnologie mini-invasive presso l’U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce diretta dal dott. Antonio Perrone, una piattaforma per la pianificazione chirurgica preoperatoria ed il supporto intraoperatorio basata sull’interazione con i dati del paziente e sull’elaborazione delle sue immagini mediche per la realizzazione di modelli 3D degli organi. **Professore Aggiunto al Moscow Institute of Physics and Technology (MIPT), Università Statale di Mosca, Russia, operante nel Centro: “International Translational Medicine & Biomodeling Research Team“. Responsabile del Laboratorio di Endoscopia Sperimentale, Imaging, Tecnologie e Terapie Mini-Invasive del Laboratorio Diffuso di Ricerca Interdisciplinare Applicata alla Medicina (D.R.e.A.M.) Dirigente Medico, Responsabile dell'Oncologia Ginecologica e del Centro per la Menopausa dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce quenza dei tumori epatici. Tale sistema, già sviluppato in collaborazione con la Divisione di Chirurgia Addominale dell’Ospedale “Casa Sollievo delle Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, è basato sull’utilizzo della realtà aumentata e permetterà di risolvere una delle maggiori difficoltà nell’utilizzo dell’ablazione con radio- 27 Giampiero Esposito* La cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva APPROCCIO CHIRURGICO ALLA CARDIOMIOPATIA IPERTROFICA OSTRUTTIVA SINTOMATICA CON MORFOLOGIA ANOMALA DEL MUSCOLO PAPILLARE ANTERIORE: MIECTOMIA SETTALE E RIPOSIZIONAMENTO DEI MUSCOLI PAPILLARI di Camillo Luca Poloni, Samuele Bichi, Antonio Cricco, Marianna Redaelli L a cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (HOCM) è considerata una malattia primaria del muscolo cardiaco conseguente ad alterazioni strutturali e funzionali del sarcomero geneticamente determinati. Le caratteristiche fenotipiche della malattia determinano alterazioni anatomo-funzionali dell’ apparato valvolare mitralico con ostruzione all’efflusso ventricolare sinistro (LVOTO). La storia clinica della HOCM è variabile e scarsamente predittibile, infatti si può avere un decorso clinicamente silente o manifestarsi con sintomi invalidanti quali angina e dispnea o con esordio aritmico fino alla morte improvvisa (1- 2). La fisiopatologia della cardiomiopatia ipertrofica è stata chiarita dall’introduzione della ecocardiografia tridimensionale e della risonanza magnetica cardiaca. Con questi progressi, anche la gestione chirurgica della HOCM sintomatica si è evoluta, dal momento che il ruolo della valvola mitrale e delle strutture subvalvolari nel partecipare all’ ostruzione dinamica del tratto di efflusso ventricolare sinistro ( LVOTO) sono stati ben chiariti. Un recente studio ha dimostrato come l’anormale morfologia del muscolo papillare anteriore si associ all’ostruzione dinamica del tratto di efflusso ventricolare sinistro (LVOTO), e come sia indipendentemente dall’ispessimento basale del setto che è riconosciuta come la principale caratteristica morfologica della HOCM (3). Il movimento sistolico anteriore (SAM), dovuto al contatto tra il lembo anteriore mitralico (LAM) e il setto interventricolare ipertrofico si aggrava in presenza di un muscolo papillare anomalo. In questo non infrequente sottogruppo di pazienti affetti da HOCM si è dimostrato come il non riconoscere tale anomalia nella diagnosi pre-operatoria possa portare a conseguenze catastrofiche durante l’intervento chirurgico, perché la procedura standard di miectomia isolata non risolve certo l’ostruzione (4). Vengono analizzate le caratteristiche cliniche e morfologiche e gli outcomes a breve termine dei pazienti sottoposti a correzione dell’ HCMO mediante la miectomia e il riposizionamento dei muscoli papillari 28 con/senza escissione del muscolo papillare anomalo e riparazione valvolare mitralica. Metodo Dal Gennaio 2002 al Gennaio 2012, 98 pazienti affetti da HCMO sono stati candidati all’intervento chirurgico per la presenza di ostruzione sintomatica al tratto d’efflusso ventricolare sinistro, dopo essere stati sottoposti a un follow-up clinico-strumentale con attenta valutazione di tecniche d’ imaging ecocardiografico e RMN cuore. Di questi 98 pazienti, 15 pazienti presentavano una anomalia morfologica del muscolo papillare (Table 1). In questo sottogruppo di pazienti affetti da HCMO, è stato effettuato un innovativo trattamento chirurgico. Lo studio é stato approvato dal Comitato istituzionale di revisione di Humanitas Gavazzeni. La nostra innovativa tecnica chirurgica per il trattamento di questi pazienti con complessa cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva e SAM includeva una miectomia estesa associando il riposizionamento del muscolo papillare anteriore e l’escissione del muscolo papillare anomalo e delle sue corde. La procedura è stata completata con l’impianto di un anello mitralico completo semirigido (Memo 3D, Sorin). Tecnica chirurgica In anestesia generale e dopo un’attenta valutazione con ecocardiografia trans esofagea, si effettuava una sternotomia mediana con circolazione extracorporea dopo aver cannulato l’aorta ascendente e l’atrio destro con una singola cannula. Dopo aver clampato l’aorta si procedeva alla somministrazione di cardioplegia bulbare con soluzione Custodiol. La conferma chirurgica della presenza di un’anomala morfologia del muscolo papillare anteriore veniva ottenuta mediante un approccio trans aortico e trans mitralico. 29 II° step La presenza di una ostruzione della regione mediale del ventricolo sinistro dovuta alla presenza del muscolo papillare anomalo, veniva trattata, oltre alla standard miectomia ed all’ escissione del papillare anomalo con le sue corde, anche con un riposizionamento del muscolo papillare anteriore con approccio dal tetto dell’atrio sinistro (5). Questa procedura veniva effettuata mediante un’ incisione tra la branca anteriore e media del muscolo papillare anteriore e l’ unione della branca anteriore con la branca posteriore con una sutura in polipropilene 4-0, con l’ interposizione di un patch in pericardio per evitare un danneggiamento muscolare. Lo scopo di questa variante tecnica è quello di abolire il SAM e l’ insufficienza mitralica determinate dalla LVOTO (Fig. 2) III° step Veniva quindi impiantato un anello mitralico completo e semirigido (Memo 3D, Sorin) per correggere e stabilizzare la dilatazione dell’ anulus mitralico. I° step Si procedeva quindi ad un’adeguata miectomia settale con approccio trans-valvolare aortico, mediante una escissione muscolare rettangolare, dal nadir della cuspide aortica coronarica destra verso la regione medio-ventricolare, sino a livello dell’ inserzione del muscolo papillare anteriore anomalo (procedura di Morrow). 30 Risultati Non si sono osservati decessi a 30 giorni dall’ intervento, così come al follow-up a 18 mesi. Un esame ecocardiografico transtoracico post-operatorio e una risonanza magnetica cardiaca hanno documentato l’ assenza di un gradiente superiore a 18 mmHg. Durante il periodi di follow-up il paziente ha mantenuto una classe funzionale NYHA prima. Tutti i pazienti hanno mantenuto un ritmo sinusale. Dopo la chirurgia, il tratto di efflusso ventricolare sinistro (LVOTO) appariva ampiamente libero in tutta la fase del ciclo cardiaco. Il movimento anteriore del lembo mitralico anteriore (SAM) era stato eliminato senza residua insufficienza mitralica in 11 pazienti (73,3%) e con lieve insufficienza mitralica in 4 (26%) pazienti. Discussione La cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (HCMO) è sempre stata relata all’ asimmetrica ipertrofia settale. Le principali cause all’ostruzione sono da riferire al bulging del setto interventricolare ipertrofico, indicativo della presenza di movimento anteriore del lembo mitralico anteriore (SAM). Altre anomalie, non così rare, includono un allungamento del lembo anteriore mitralico, un’alterata morfologia del muscolo papillare anteriore e la presenza di un muscolo papillare anomalo o accessorio. La terapia chirurgica viene considerata oggi il gold standard nei pazienti con HCMO sintomatica ed e’ effettuata con la miectomia settale descritta da Morrow. Tuttavia l’associazione con valvola mitrale ed il suo apparato sottovalvolare morfologicamente anormali non rendeva sufficiente tale gesto chirurgico. Per questa ragione sono state necessariamente sviluppate altre tecniche. Nel decidere la strategia chirurgica, bisogna considerare che una significativa proporzione di questi pazienti è giovane e che la sostituzione mitralica e/o la manipolazione della valvola mitrale non è desiderabile. Il nostro innovativo approccio e’ diretto ad evitare le suddette lesioni alla valvola mitrale. Comunque, studi recenti effettuati con l’ausilio della risonanza magnetica cardiaca hanno dimostrato 31 2. Maron BJ, Maron MS. Hypertrophic cardiomyopathy. Lancet. 2013;381:242-55. 3. Kwon DH, Setser RM, Thamilarasan M, Popovic ZV, Smedira NG, Schoenhagen P. Abnormal papillary muscle morphology is independently associated with increased left ventricular outflow tract obstruction in hypertrophic cardiomyopathy. Heart. 2008;94:1295-301. 4. Maron BJ, Nishimura RA, Danielson GK. Pitfalls in clinical recognition: a novel operative approach for hypertrophic cardiomyopathy with severe outflow tract obstruction due to anomalous papillary muscle. Circulation. 1998;98:2505-8. 5. Esposito G, Cappabianca G, Bichi S, Patrini D, Pellegrino P. Left atrial roof: an alternative minimal approach for mitral valve surgery. Innovations. 2012;7:417-20. un’elevata frequenza di muscoli papillari anomali in pazienti con HCMO. Questo dato non viene frequentemente rilevato con un ecocardiogramma transtoracico (5). Con la nostra innovativa strategia chirurgica viene creato un ampio tratto d’ efflusso, mediante una resezione muscolare estesa alla regione medioventricolare (Figura 1). Inoltre il riposizionamento del muscolo papillare anteriore , seguito dall’ impianto di un anello mitralico completo semirigido, ha permesso l’annullamento dell’ effetto SAM e il conseguente rigurgito mitralico residuo. *Cardiochirurgia Humanitas Gavazzeni, Bergamo Conclusioni L’approccio chirurgico “ su misura “ per quei pazienti affetti da HCMO sintomatica con associata un’ anomala morfologia del muscolo papillare, ha ottenuto ottimi risultati in termini di riduzione del gradiente e di eliminazione dei sintomi. Al follow-up a breve termine (18 mesi) tutti i pazienti sono risultati essere asintomatici e non hanno avuto necessità di re-intervento. Questi dati devono comunque essere confermati da un followup a lungo termine. Bibliografia 1. Klues HG, Maron B, Dollar AL, Roberts WC. Diversity of structural mitral valve alterations in hypertrophic cardiomyopathy. Circulation. 1992;85:1651-60. 32 Il seno, dalla mastoplastica additiva alla lipostruttura GLI INTERVENTI AL SENO PIÙ RICHIESTI. TUTTO QUELLO CHE I PAZIENTI (E I MEDICI DI BASE) DEVONO DA SAPERE di Tommaso Savoia* La mastoplatica addittiva E’ l’intervento di chirurgia plastica che aumenta il volume del seno con l’inserimento di due protesi al silicone, una per parte, per rendere la figura della donna complessivamente più armoniosa. L’operazione: dura circa mezz’ora e può avvenire in anestesia locale o generale, in day hospital oppure con una notte di degenza in ospedale. Le tecniche più usate sono la Dual Plane e la nuovissima Triple Plane. Le protesi: vengono inserite incidendo nella zona vicino all’areola del capezzolo oppure nel solco mammario o nel cavo ascellare, a seconda delle indicazioni all’intervento. Se il seno è svuotato e cadente la ptosi mammaria lieve), come dopo un allattamento per esempio o un importante calo ponderale, si può inserire la protesi e contestualmente correggere la ptosi del seno togliendo la pelle tutt’intorno all’areola. Dopo l’intervento: si può avvertire una sensazione di fastidio come quando si è ecceduto in palestra con gli esercizi per i pettorali. Dopo 48 ore vengono rimossi cerotti e medicazione e si deve indossare un reggiseno preformato sportivo senza ferretti che separi bene le mammelle per tre giorni in modo che si assestino bene 34 nella loro posizione. Dal terzo giorno e per un mese, si devono eseguire massaggi specifici (5 minuti al giorno). Dopo due settimane le cicatrici sono quasi guarite e scompare la sensazione di avere un corpo estraneo dentro di sé. E’ bandito il sole sulle cicatrice e gli esercizi per i pettorali per almeno 4 mesi. I controlli: è bene controllare le protesi facendo un’ecografia una volta all’anno. Una protesi dura in media 10-15 anni o molto di più nel caso di protesi di ultima generazione. Quando si deteriora deve essere sostituita con un altro intervento. I rischi: può verificarsi l’incapsulamento ( contrattura capsulare), cioè la produzione di un materiale fibroso intorno alla protesi che rende il seno duro e dolente, ma è un evento molto raro. In questo caso diventa necessario rimuovere le protesi e inserirne di nuove in una posizione diversa. Le incisioni: sono almeno due, una intorno all’areola e l’altra con un taglio verticale dal punto più basso di questa fino al solco mammario. A volte, se il seno è particolarmente voluminoso, ne serve una terza orizzontale con una forma complessiva detta ad “ ancora” Dopo l’intervento: Il dolore è scarso nel caso di una protesi sottoghiandolare, maggiore se posizionata sotto il muscolo, ma controllabile con normali antidolorifci .Dopo 48-72 ore si deve mettere un reggiseno di sostegno simile a quelli sportivi. I punti si riassorbono da solo in 10 giorni e non devono essere rimossi,per tutto questo periodo serve il massimo riposo, in particolare senza sollevare le braccia sopra la testa o guidare l’auto. Il topless è sconsigliato sulle cicatrici I controlli: Prima dell’intervento è opportuno eseguire La mastoplastica riduttiva E’ l’intervento di chirurgia plastica che riduce il volume del seno quando le mammelle sono troppo grandi e pesanti. L’operazione: è piuttosto complessa, dura circa due ore e avviene in anestesia generale con uno o due giorni di ricovero. 35 momento, potrebbe essere la base della Chirurgia Rigenerativa e restituire una mammella molto simile a quella naturale. Allo stato attuale serve soprattutto per migliorare le cicatrice, sbrigliare i tessuti, ridurre le sindromi nevralgiche dolorose dopo interventi anche per le malformazioni del seno e il seno tuberoso. una ecografia e mammografia. Quindi un’altra mammografia un anno dopo l’intervento e dei controlli periodici con il proprio chirurgo a cadenza annuale. I rischi: i rischi sono legati a quelli di qualsiasi intervento sieromi o raccolte di sangue. Raramente può verificarsi la sofferenza dell’areola. Nel caso di seni molto grandi (distanza giugulo-capezzolo maggiore di 50 cm) il complesso areola capezzolo viene spostato e trapiantato nella nuova posizione). Costi: se il volume del seno è molto importante e rappresenta un ostacolo allo svolgimento delle normali funzioni quotidiane dal punto di vista ortopedico, l’operazione è a carico del Servizio Sanitario Nazionale ma deve essere asportato almeno 500 g di tessuto per lato e ci vuole il placet dell’ortopedico. In alternativa se il seno deve essere solo sollevato ma non ridotto (mastopessi) è considerato un intervento estetico. *Chirurgo Plastico del Centro Polispecialistico Medical B di Busto Arsizio (VA) La chirurgia rigenerativa Le cellule staminali adipose sono la nuova frontiera per la chirurgia rigenerativa per migliorare gli esiti dopo ricostruzione mammaria. La lipostruttura o il lipofilling è la tecnica attraverso il quale il tessuto adiposo viene prelevato mediante una classica lipoaspirazione gentile poiché a pressione negativa molto leggera e quindi viene trattato e purificato dopo centrifugazione. Viene quindi reinserito mediante piccole cannule e riseminato a permettere una rigenerazione del tessuto adiposo e ridare tono e volume. Utilizzato soprattutto in chirurgia ricostruttiva per le cicatrici depresse o per foderare le protesi mammarie dopo ricostruzione oncologica, in futuro, ma non al 36 Lo spreco e l’abuso di imaging nell’era degli schermi e della modernità liquida L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’IMAGING di Mariano Dimonte* Riassunto Il numero eccessivo di esami radiodiagnostici (imaging) eseguiti giornalmente, di cui almeno un terzo inutile, rappresenta un ingente spreco di risorse con costi indiretti economici, sanitari, sociali e ambientali non trascurabili. Il presente lavoro vuole stimolare una discussione critica sulle dinamiche socio-culturali che sottendono lo spreco di imaging e che fanno contemporaneamente emergere un nuovo tipo di medico, il medicus videns, frutto della mutazione antropogenetica che si seleziona in un ambiente sociale dove digitalizzazione e consumismo esasperato di beni e servizi sempre più vuoti di significato svolgono un ruolo cruciale. Abuso radiodiagnostico; cultura visuale; iperconsumismo sanitario; modernità liquida represents a remarkable waste of resources with associated high economical, social, health and environmental indirect costs that we need to take in account. The aim of this paper is a critic reflection about some crucial cultural and social processes that can explain the phenomenon of the waste of imaging tests and allow the diffusion of a new kind of doctor, the medicus videns, the result of an antropogenetic change induced in an social environment where visual culture and extreme consumption of goods and services more and more emplty of sense play a crucial role. Abstract Keywords The increasing amount of imaging tests daily performed, of which at least one third is absolutely useless, Diagnostic imaging overuse; visual culture; health overconsumption; liquid modernity Parole chiavi 38 L’insostenibile leggerezza dell’imaging Il numero di esami radiodiagnostici (imaging) eseguiti giornalmente in tutto il mondo è esorbitante e in vertiginoso aumento 1. In particolare nel 2012 sono stati eseguiti negli ospedali italiani oltre 70 milioni di esami radiologici; includendo scintigrafie, tomografie a emissione di positroni e gli esami eseguiti in centri privati e studi dentistici, si potrebbe raggiungere la cifra di 90 milioni, il doppio rispetto al 2000 2. Parallelamente si registra ovunque un aumento inarrestabile della spesa sanitaria. Nel 2013 in Italia la spesa sanitaria è stata di 111,108 miliardi di euro, pari al 7,1% del prodotto interno lordo, con una crescita annua stimata dell’1,9% fino al 2017. Dal 2001 al 2006 la quota per i servizi, preceduta solo dalla voce stipendiale, è passata da 21,12 a 26,9% e l’imaging, trainato dalla vertiginosa innovazione tecnologica, sembra contribuire in modo significativo 3. Una parte consistente di questi esami risulta completamente inutile in termini clinici e questo spreco produce conseguenze gravi sul piano sanitario (disefficienza e disequità dell’assistenza, danni collaterali di terapie e interventi inutili, cancri radioindotti), economico (aumento della spesa pubblica) e ambientale (rifiuti elettronici, scorie radioattive, consumi energetici) 4. l’inarrestabile progresso tecnologico rischia di svuotare definitivamente di umanità e significato. Scopo di questo lavoro è focalizzare l’attenzione su alcune forze cruciali in gioco nel determinismo di questo ingente spreco. Cercare cioè di spiegare, in ultima analisi, gli inaccettabili livelli di inappropriatezza prescrittiva e scorrettezza operativa collegandoli alla decadenza morale e culturale in cui la nostra società sembra precipitata, contestualizzando lo spreco di imaging alla luce anche del vertiginoso processo di digitalizzazione della vita 5-8. Se si vuole, un invito a riflettere su una medicina sempre più invischiata nel vortice del consumo irresponsabile e inquinante, pienamente rispondente agli imperativi della crescita economica, che proprio 39 un contesto di relazioni umane consumabili rapidamente come le merci, in cui le emozioni si sostituiscono ai sentimenti, il web alla vita reale, gli schermi ai libri, il look all’essenza. Con il concetto di “modernità liquida” Zygmunt Bauman condensa appunto il complesso processo che trasforma l’homo sapiens in homo consumens e le masse in “sciami inquieti” di individui tutti differentemente simili, ipnotizzati dagli schermi, bisognosi di apparire a ogni costo per sentirsi vivi, dipendenti dalle merci 11 12. Per la precisione il niente su cui si basa l’economia di mercato consiste nella produzione massiccia, in serie, concepita centralmente, di beni e servizi privi di particolari qualità, il cui aspetto esteriore, il packaging, la pubblicità, il marchio, ne costituiscono in realtà il vero valore proprio perché il contenuto, la sostanza, ha costo bassissimo e qualità infima. Il niente è infatti molto più redditizio del “qualcosa” in quanto poco costoso, sostenuto da una forte domanda, facile da trasportare, vendibile in qualsiasi contesto sociale, perché la banalità, la semplicità costitutiva, la mancanza di qualità peculari lo fa aderire a qualsiasi substrato. Le varie forme del nulla, cioè, vengono apprezzate dappertutto proprio perché non richiedono al consumatore una grossa competenza o gusti particolarmente raffinati, mentre egli gode degli obiettivi vantaggi delle novità che, molto più forma, design, che sostanza, rendono la vita sempre più facile, veloce, piacevole e comoda. Viceversa si è sempre meno disposti a spendere più denaro per favorire il mercato della qualità, del qualcosa, ad andare cioè controtendenza. La “grobalizzazione del nulla”, combinazione di crescita (grow) e globalizzazione economica, produce dunque, su scala planetaria, standardizzazione, omologazione, conformismo degli stili di vita e parallelamente perdita di diversità, qualità, tradizioni e saperi locali. La sanità mcdonaldizzata risponde a questa logica, adeguandosi perfettamente alle esigenze del mercato e dei consumatori, offrendo non-cose, in non-luoghi, prodotte da non-persone che operano in non-servizi. McMedicine e grobalizzazione del nulla Il tema del naturale connubio tra business e medicina non è affatto originale. Autori come Ivan Illich (Nemesi Medica, 1987) e Daniel Callahan (La medicina impossibile, 1998) hanno lucidamente descritto le dinamiche con cui il mercato colonizza massicciamente l’ambito della salute persuadendo le persone sane a curarsi, mentre Lorenzo Tomatis, già Direttore della IARC (Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro di Lione), ha denunciato come i conflitti di interesse intralcino la diffusione di informazioni scomode e impediscano la prevenzione primaria favorendo gli interessi industriali 9. Ma la medicalizzazione va oltre. Oggi la medicina si presta a scongiurare il “rischio di essere a rischio” 10 e a spacciare la diagnosi precoce per prevenzione. Il consumo di farmaci e prestazioni strumentali tende perciò ad aumentare, mentre l’attenzione della collettività viene sempre più stornata dai determinanti sociali, culturali e ambientali della salute e la lotta politica per un mondo più sano, equo e pulito annientata. Nel libro La globalizzazione del nulla il sociologo George Ritzer descrive dettagliatamente uno scenario dominato da una pratica consumistica sempre più vuota di significato, rivolta alla rapida distruzione di beni e servizi privi di “sostanza distintiva”, contenuto significativo, semplicemente apprezzati per la loro estetica, superficie, apparenza. Questa “cultura del nulla” si integra perfettamente in 40 Nella fattispecie ritroviamo il nulla in ogni fase del processo produttivo dell’imaging, che smercia quantità crescenti di referti standard, non suggestivi di nulla, inutili, da gettare subito dopo l’uso; una quantità crescente di esami non giustificati, prescritti in modo erroneo, che fanno parte di routine insensate. L’imaging grobalizzato sembra dunque destinato ad allontanarsi ogni giorno di più dal regno del qualcosa, dell’utilità sociale ancor più che individuale. A disfarsi di preziose potenzialità per assumere sempre più il significato del nulla. ancora a ispirarsi alla logica della competitività che predilige la quantità alla qualità, la forma alla sostanza. Va forse interpretata in quest’ottica la proliferazione di self-service, shop online, offerte speciali, pacchetti Una produzione in serie di quantità crescenti di esami, dal contenuto sempre più scarso, ma sempre meglio confezionati per sconfiggere la concorrenza; in freddi ambienti schermati che rendono impossibile qualsiasi tipo di relazione umana, di comunicazione vera, gratificante, tra gli attori sociali coinvolti nel processo diagnostico, mentre l’intera prassi operativa è gestita in un luogo remoto, guardando un monitor. Dove gli addetti sono assorbiti da routine impersonali, muovendosi in modo stereotipato, recitando copioni prestabiliti, attenti a rispettare protocolli e direttive, a far scorrere il flusso e garantire l’efficienza produttiva. In realtà nemmeno l’utente si aspetta un servizio dedicato, personalizzato; anzi capita spesso che pretenda rigoroso rispetto della tempistica preordinata, rapidità e soprattutto immediata consegna del risultato, credendo addirittura che la diagnosi venga direttamente emessa dall’apparecchio. Utenti disinformati, che spesso ignorano le finalità del test, che frequentemente si auto-prescrivono. L’homo consumens infatti predilige i servizi mcdonaldizzati, così il coinvolgimento personale nella ricerca di senso è minimo e il consumo di non-cose il più rapido possibile. Riassumendo, la sovrabbondanza prodotta dalla crescita economica rende la sanità sempre più obesa e iatrogena a causa degli effetti collaterali di farmaci, esami e interventi inutili e inappropriati. Ma la dieta prevista, in questi tempi di recessione economica e spending review, continua 41 come gli hamburger e le patatine sintetiche dei fastfood. La società degli schermi e ascesa dell’homo videns Al consumo sfrenato di generi sanitari connesso alla mcdonaldizzazione si aggiunge un altro fattore cruciale, il dominio degli schermi e la conseguente videodipendenza di massa. Seguendo il sociologo dei consumi Vanni Codaluppi, le vetrine e i suoi discendenti più tecnologici, gli schermi, stimolano il consumo sovraeccitando lo sguardo. Schermi e vetrine hanno dunque in qualche modo contribuito a produrre una civiltà voyeuristica e iperindividualista, principalmente interessata all’emozionante spettacolo delle merci e votata all’estetica del corpo 13. Anche Milan Kundera riprende questo tema nel libro l’Immortale e coniando il termine imagologia accenna a come il micidiale potere delle immagini e la forza fascinatoria degli schermi siano riusciti a scalzare le ideologie politiche e a trasformare la vita pubblica in un palcoscenico dove esibirsi in performance sempre più travolgenti per attrarre continuamente l’attenzione del pubblico o degli elettori. Gli onnipresenti schermi perennemente accesi e il flusso continuo, unitario, di realtà e finzione, pubblico e privato, pubblicità, vide- oclip, reality, foto e autoscatti, commiste a immagini ospedaliere, intraoperatorie e diagnostiche riferite ai più disparati contesti, rinforzano questa cultura iconica, di superficie, e spingono verso l’iperconsumismo sanitario. Telefonini, tablet, PC, playstation, TV, GPS e Tom-Tom riempiono e orientano la vita quotidiana. Attaccati saldamente al corpo come protesi, oltre a irradiare intensamente i tessuti, modificano profondamente intelligenza e comportamenti 14. Memoria devoluta a chip e SIM, diagnosi automatizzate, sovraesposizione alle immagini mediali, conoscenze acquisite da internet piuttosto che dai libri, scrivono Sartori e Andreoli, indeboliscono sempre di più le capacità cerebrali. Il digitale, in definitiva, semplifica enormemente la mente. Anzi, la fa involvere. a prezzi scontati, esami low-cost, risultati consegnati istantaneamente, spediti via e-mail o tramite What’sApp, sedute notturne per abbreviare le attese. In questo modo anche l’imaging ipertecnologico finirà probabilmente per non sapere più di niente, proprio 42 possa giustificare una qualche cura (o parcella). Il medicus videns è scarsamente interessato alla relazione umana perché tutto preso dalla prestazione in sé, affascinato dalla bellezza delle immagini diagnostiche. Il grande clinico Augusto Murri ammoniva che “i moderni orientamenti scolastici provvedono mediocremente a educare i sensi, punto a educare lo strumento principale del sapere, che è la ragione” (Scritti Medici, 1902). Il medico saggio e colto sa infatti che la diagnosi parte dalla conoscenza di un contesto e di una storia per procedere con un ragionamento critico, mai ingabbiato in protocolli o linee-guida, frutto di valutazioni diverse da caso a caso, elaborate di volta in volta sulla Decretando la morte dei libri, la cultura digitale prodotta da schermi e tastiere disabitua a leggere, scrivere e parlare e produce dealfabetizzazione. Di conseguenza l’uomo post-moderno non riesce più a pensare, a ragionare criticamente, fare discorsi logici, spiegare il suo agire convulso, formarsi un’opinione propria. Nella vita condotta all’insegna del tempo reale e del visuale il pensare è infatti un’operazione sempre più difficile, perché per farlo bisogna rivolgere l’attenzione a testi strutturati, rimanere immobili, nel silenzio, per parecchio tempo. E in una società così rumorosa, omologata e conformista, diventa perfino superfluo parlare, comunicare, perché “sempre più identiche sono le immagini del mondo forniteci dai media e le parole impiegate per descriverlo” afferma Umberto Galimberti, profondo conoscitore degli effetti psicosociali dell’abuso mediale 15. A causa della videodipendenza l’uomo dunque regredisce, ritorna bambino, tutto concentrato sull’hic et nunc, su un presente da consumare rapidamente. La perdita di logos viene sovracompensata da un pensiero mosso dalla forza emozionale delle immagini, dal pathos, e in mancanza di memoria (passato) e di progetti (futuro) non resta che riempire il vuoto interiore del presente con nuove merci da consumare rapidamente 16. Nella tecnosfera dominata dagli schermi e con la trasmissione della cultura digitale alle nuove generazioni, si va dunque selezionando un nuovo anthropos, l’homo videns, un uomo per il quale l’immagine è sinonimo di verità assoluta 17 18. Lo spreco di imaging è pertanto in qualche modo associabile anche alla videodipendenza di massa. Il medicus videns, plasmato dalla cultura visuale, consumistica, collegato perennemente agli schermi, è un medico di superficie, con un pensiero debole, fermamente convinto che alla verità si acceda direttamene con l’imaging. Non a caso, adeguandosi all’hook up della vita digitale, l’aggancio di un interlocutore anonimo tramite un messaggio provocatorio lanciato nella rete, il medicus videns suole lanciare nel vuoto l’amo dell’imaging per agganciare una qualche diagnosi che 43 futuro (prognosis) – congelato. Cioè perfettamente inutile. Anzi, scrive Sartori, “la forza di veridicità insita nell’immagine ne rende la menzogna più efficace e quindi più pericolosa”. base di una logica rigorosa e coerente. Il medico digitale invece evita la logica clinica e procede alla cieca. Ma soprattutto ignora che le immagini non parlano affatto da sole; che da sole, prive di contesto, non accertano niente. Rimangono semplicemente delle rappresentazioni, più o meno verosimili, della realtà. In sintesi, un imaging non informato dalla clinica e dalla storia del paziente è polisemico, prestandosi cioè a infinite soggettive interpretazioni. Anzi disumano, obbligando il paziente a pellegrinare da un test all’altro per raggiungere la meta della probabile diagnosi. Senza la clinica l’imaging rimane ambiguo e senza la storia – la narrazione degli eventi in una trama di senso, la concatenazione logica tra passato (anamnesis) e Note conclusive I vari processi sinteticamente descritti tendono a favorirsi, a combinarsi reciprocamente, concorrendo a creare l’ambiente più idoneo alla diffusione della cultura del niente, fondamentalmente iconica. Questo mix inestricabile di fattori può spiegare il declino morale, culturale e intellettivo della modernità liquida. Rispecchiando le dinamiche sociali la medicina ipertecnologica satura di immagini svaluta il suo enorme patrimonio culturale accontentandosi di una lettura estremamente superficiale della realtà. Non a caso la stessa atmosfera decadente rappresentata da Paolo Sorrentino nel film “La grande bellezza” include esplicitamente l’affarismo medico che promette eterna giovinezza e di sconfiggere l’infelicità. Riprendendo l’idea del consumismo radiodiagnostico come metafora della società abbozzata in un precedente lavoro 19, la tesi di fondo qui proposta è che l‘ingente spreco di imaging sia altamente rappresentativo della più generale tendenza regressiva che predilige il vuoto al pieno, il liquido al solido, il più al meglio. L’espansione del consumo sempre più incentrato sul nulla sembra infatti coinvolgere sempre più palesemente il campo sanitario. Di questi aspetti forse non abbiamo una piena consapevolezza perché, scrive Ritzer, abbiamo perso il modello di paragone rappresentato dal qualcosa, sicché per molti il niente significa effettivamente qualcosa e la tecnologia ci permette di non pensare troppo. È dunque necessario e urgente spezzare in qualche punto questo circolo vizioso se vogliamo operare per una medicina più sostenibile. Il progetto “fare di più non significa fare meglio” di Slow Medicine 20, sulla scia dell’insegnamento ippocratico per cui “al malato 44 il meno è il meglio”, e il corso Stop Useless Imaging Testing gestito dal CNR, focalizzato sulla giustificazione e ottimizzazione dell’imaging ionizzante 21, sono ottimi tentativi di resistenza culturale alla diffusione del niente. Si tratta in definitiva di sottrarre alla “globalizzazione” una medicina di qualità, di sostanza, cioè sobria, saggia e rispettosa, in cui l’umanesimo ridimensioni la tecnica, in modo da allontanare da noi lo spettro di doverci un giorno imbattere in un blaterante medicus videns, accompagnato dal fido assistente Watson (il nuovo supercomputer progettato dalla IBM per emulare sempre meglio le capacità cognitive ed emozionali del cervello umano) 22. 9. Gennaro V, Tomatis L. Business bias: how epidemiologic studies may under stimate or fail to detect risks of cancer and other diseases. Int J Occup Environ Health 2005;11:356-9. 10. Godlee F. Are we at risk of being at risk? BMJ 2010;341:4766. 11. Bauman Z. Modernità liquida. Bari: Laterza 2005, VI-XXII, pp. 76-84; 107-10. 12. Bauman Z. Homo consumens. Trento: Erikson 2007, pp. 27-34; 35-42; 48-51. 13. Codaluppi V. La vetrinizzazione sociale. Torino, Bollati Boringhieri 2007, pp. 7-10; 16-21; 29-34. 14. Dimonte M. Elettosmog, progresso, salute. Bari: Levante ed. 2004. 15. Galimberti U. Psiche e techne. Milano: Feltrinelli 2005, pp. 33-45; 257-60; 610-7. 16. Andreoli V. La vita digitale. Milano: Rizzoli 2007, pp. 206-15. 17. Sartori G. Homo videns. Bari: Laterza 2006, pp. 137; 21-3; 26-7; 31-4. 18. Simone R. La terza fase. Bari: Laterza 2006, pp. 15-27; 71-85. 19. Dimonte M. L’abuso di esami radiologici: metafora della società post-moderna, dei nuovi media e dei consumi. Rec Progress Med 2008;99:125-8. 20. Vernero S. Slow Medicine e il progetto “fare di più non significa fare meglio”. Il Radiologo 2013;1:41-3. 21. Dimonte M, Portaluri M, Dodaro A, et al. Anche di spreco ci si ammala. Urge richiamare medici e cittadini ad un uso appropriato degli esami radiodiagnostici. Brindisi Medica 2014;1:26-9. 22. Rusconi G. IBM punta un miliardo di dollari sul supercomputer Watson. E sulle app cognitive. Il Sole 24 ore.com. 10 gennaio 2014. *Servizio di Radiologia, Ospedali di Scorrano-Maglie-Poggiardo; ASL LE Bibliografia 1. Smith-Bindman R, Miglioretti D, Johnson E, et al. Use of diagnostic imaging studies and associated radiation exposure for patients enrolled in large integrated health care systems, 1996-2010. JAMA 2012;307:2400-9. 2. Ufficio Statistica Ministero della Salute, giugno 2002. www.salute.gov.it/imgs 3. www.quotidianosanità.it 11 aprile 2013. 4. Redberg RF, Smith-Bindman R. We are living ourselves cancer. The New York Times, january 30, 2014, www.nytimes. com/2014/01/31/opinion/we-are-givingourselves-cancer.html accessed february 6, 2014. 5. Carpeggiani C, Marraccini P, Morales MA, et al. Inappropriateness of cardiovascular radiological imaging testing: a tertiary care referral center study. PLoS One 2013;27;8:e81161. 6. Dimonte M. Elementi di imaging e radioprotezione per operatori sanitari nel campo odontoiatrico. Competenze per una organizzazione sostenibile. Bari: Levante 2009, pp. 79-81. 7. Braga L, Vinci B, Leo CG, et al. The true cost of cardiovascular imaging: focusing on downstream, indirect, and environmental costs. Cardiov Ultrasound 2013; 11:10-4. 8. Cascade PN, Webster EW, Kazerooni EA. Ineffective use of radiologiy: the hidden cost. AJR1998;170;561-4. 45 di Francesco Cordua* Apprendimento e memoria COME COSTRUIRE UN FORMIDABILE STRUMENTO PER UN APPRENDIMENTO VELOCE E PER RICORDARE PER SEMPRE LE COSE PIÙ IMPORTANTI P er anni ho studiato e mi sono occupato dello sconfinato mondo della memorizzazione e dell’apprendimento efficace e negli anni ho capito che una buona memoria non è solo un dono ma una vasta conoscenza da acquisire attraverso strategie, tecniche e una buona dose di creatività. “Non basta una buona mente, la cosa più importante è usarla bene.” Cartesio Per capire gli ingranaggi che regolano l’apprendimento e la memoria, bisogna farsi qualche domanda interessante. Che cosa abbiamo fatto fino ad oggi, quando volevamo ricordare qualcosa d’importante o utile? Probabilmente abbiamo cercato di assimilare le informazioni che ci servivano attraverso la ripetizione, senza sapere che questa risulta essere il metodo meno efficace in assoluto per fissare nella propria mente i ricordi e per apprendere in modo permanente nuovi dati. 46 sinistro, l’area deputata ai processi logico razionali. Una sinergia di azioni, quindi. Ecco un esempio pratico. Vi riporto qui di seguito una applicazione di campo scientifico da memorizzare (tratta dal mio libro “Tecniche di memoria e comprensione dei testi” Editest editore): L’Apparato Digerente del Corpo Umano. Per memorizzare la seguente Applicazione è stata creata un’associazione creativa prendendo tutti i componendi del tubo digerente partendo dall’alto verso il basso della figura riportata. Laddove possibile per memorizzare le parti dell’apparato sono state usate immagini attinenti alla parte interessata. Approfondiamo insieme le tematiche facendo riferimento ai casi particolari, quelli che permettono di archiviare informazioni e memorizzare a lungo termine dopo una sola acquisizione. Vi guiderò verso un approccio nuovo: un approccio che tenga in considerazione anche le dinamiche dell’apprendimento che ognuno di noi possiede come dote naturale, costruendo così un formidabile strumento per un apprendimento veloce e per ricordare per sempre le cose più importanti. La memoria viene considerata come una rete di associazioni tra contenuti, fatti e procedure. Tale teoria trova riscontro nella struttura del nostra sistema nervoso centrale che è costituito da collegamenti (sinapsi) tra neuroni. Un’ulteriore conferma ci viene data dalle mnemotecniche le quali spiegano che, quando non si ricorda qualcosa basta cercare di ricordare qualcosa di vicino a quel ricordo, magari legato al momento in cui si è memorizzata l’informazione. Facendo uso delle immagini creative e della visualizzazione. Le ultime ricerche compiute nel campo della neuro-fisiologia, sottolineano come sia variegata l’attivazione cerebrale nell’istante in cui si va a memorizzare velocemente attraverso l’uso delle immagini creative. Quando il nostro cervello “si accende”? Sapevate che il poeta e il manager in fondo fanno lo stesso lavoro? Sì, perché secondo recenti ricerche neurofisiologiche, comporre dei versi o trovare delle soluzioni “creative” ai problemi aziendali coinvolgono le stesse aree del cervello, quelle che fanno capo al pensiero laterale. Sono coinvolte molte zone, in particolare quelle dell’emisfero destro, sede dei processi di percezione delle immagini, delle intuizioni, dell’istinto geniale ma anche della emotività. Ma non solo. L’attività creativa mette in gioco anche il Qui di seguito riportiamo i termini chiave e accanto ad essi delle parole che ci richiamo il termine originale ossia delle “immagini” che ci aiuteranno nella memorizzazione: 47 PAROLE CHIAVE: IMMAGINI DA ASSOCIARE: Ghiandola salivare parotide Ghiandola salivare sottolinguale Ghiandola salivare sottomandibolare Faringe Esofago Fegato Stomaco Duodeno Cistifellea Pancreas Colon trasverso Colon ascendente Digiuno Colon discendente Ileo Colon sigmoide Cieco Appendice vermiforme Retto Ano Ghianda preparata da Benedetta Parodi Sotto la lingua Sotto la mandibola Farina Esco con un fagotto/sofà Fettina di fegato Mal di stomaco Diadema Ciste Pancarrè Colonna messa di traverso Ascesso Pannella Discesa su una pista da sci Leone Supermercati Sigma Uno cieco Verme Ratto Ano Adesso l’obiettivo è associare ogni immagine riportata sulla colonna di destra attraverso una storia creativa che esuli dal senso razionale di quello che stiamo studiando. Le immagini dovranno essere colorate, la storia dovrà avere movimento e dovrà essere paradossale! (Apparato Digerente) a base di GHIANDE preparato da Benedetta PARODI (ghiandola salivare parotide) mettendo l’intera bottiglietta SOTTO la LINGUA (ghiandola salivare sottolinguale) ma mi si spacca la MANDIBOLA (ghiandola salivare sottomandibolare) ed esce della FARINA (faringe). Così disperato mi metto sul SOFÀ (esofago) e con una fettina di FEGATO (fegato) cerco di rattoppare il tutto. Preso dal MAL di STOMACO (stomaco) vomito un prezioso DIADEMA (duodeno) e mi viene una grossa CISTI (cistifellea) fatta di PANCARRÈ (pancreas). decido di farmi curare da due COLONNELLI che suonano il flauto TRAVERSO ed hanno un brutto ASCESSO (colon traverso e colon ascendente) e mentre mi curano vedo da lontano PANNELLA (digiuno) vestito da COLONNELLO che fa una DISCESA su una pista da sci (colon discendente) Facciamo una prova insieme. Qui sotto vi ho riportato la storia che lega tutte le parole chiave trasformate in immagini da visualizzare. Ho usato la mia creatività, ma ognuno è libero di personalizzarlo nel modo che ritiene più adatto alle proprie esigenze e alla propria personalità e creatività. Ho mangiato troppo e prendo un DIGESTIVO 48 insieme ad un LEONE (Ileo) e per sbaglio finiscono dritti in una vetrina del supermercato SIGMA dove alla cassa c’è un COLONE (colon sigmoide) CIECO (cieco) che gli vende un VERME (appendice vermiforme) e un RATTO (retto) che esclama: “Buon Anno…..!!!!” (ano). Come si può notare è una storia paradossale, ricca di dettagli divertenti e colorati! Questo la rende più facile da ricordare soprattutto se mentre la leggiamo riusciamo a ricreare nella nostra mente le immagini, proprio come una sorta di film. Questa che abbiamo appena applicato si chiama PAV ed è una vera e propria strategia mnemonica che consente di associare tra loro due o più immagini. E’ dunque, lo strumento tecnico che si utilizza, per visualizzare in maniera creativa. V IVIDO – l’associazione deve contenere delle dinamiche che ti suscitano emozioni. Come accennavo prima, deve essere o incredibilmente piacevole o particolarmente incresciosa. Ciò mi porta ad affermare che le connessioni tra immagini che rispettano questa logica sono tutt’altro che logiche ! Uno scenario “macabro” piuttosto che uno a “luci rosse” si prestano benissimo nel rispettare questo genere di presupposto. La sigla PAV, sta per P ARADOSSO – vuol dire che nella rappresentazione mentale, deformerai le dimensioni naturali degli oggetti Esempio: dopo aver inserito paradosso e azione, si dà all’elefante un tocco osè. Immaginiamolo piccolo, che balla in vesti succinte Esempio: rendiamo paradossale un elefante. Vuol dire immaginarlo piccolo, dimensioni da cagnolino per intenderci Questa è solo una delle strategie classificate tra le mnemotecniche. L’argomento relativo alla memorizzazione è vasto e vario. Negli anni e nei secoli molte sono state le tecniche utilizzate per facilitare la fase di memorizzazione. Restano ancora molti punti da approfondire, lo faremo insieme sicuramente nei prossimi articoli. Se vuoi rendere paradossale una mosca. La immaginerai enorme, gigantesca. A ZIONE – molto semplicemente si ricordano meglio le cose in movimento piuttosto che in modalità ferma o statica Per maggiori approfondimenti, vedi il libro: Francesco Cordua, Tecniche di memoria e comprensione dei testi, Editest editore Esempio: oltre al paradosso, aggiungerai dell’azione nell’elefante di prima. Vuol dire immaginarlo piccolo che si muove in maniera bizzarra. * Esperto in Psicologia Cognitiva 49