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Zona LPN
bollettino non conforme
numero 79 — novembre 2015
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ZONA LPN NOVEMBRE 2015
IO NON DIMENTICO:
CONDANNATEMI PURE
pag. 3
L’ISIS NON E’ UNO STATO:
CHIAMATELO DAESH
pag. 4
PIETRANGELO BUTTAFUOCO
ED IL MEDITERRANEO
pag. 5
IL LEICESTER OPERAIO:
UNA FAVOLA IN PREMIER
pag. 7
PRATI UBER ALLES...
pag. 8
L’AUTUNNO DI DRAGONERO:
L’EROE TARGATO BONELLI
pag. 9
FRANCO BATTIATO:
LE NOSTRE ANIME
pag. 10
CANTIERE L.P.N.
pag. 11
ZonaLPN: agenzia di informazione interna a cura dell’ass. cult. LPN
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ZONA LPN NOVEMBRE 2015
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IO NON DIMENTICO:
CONDANNATEMI PURE
19 novembre 2015 da milano.repubblica.it. Un mese di reclusione, 250 euro di multa e un risarcimento all’Anpi: il Tribunale di Milano ha condannato i 16 militanti di estrema destra accusati
di apologia del fascismo che nell’aprile 2013 parteciparono alla commemorazione a Milano di
Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani. Erano accusati di aver violato la legge Scelba
del 1952, per aver compiuto durante la commemorazione "manifestazioni usuali del disciolto
partito fascista" come "la 'chiamata del presente', il cosiddetto 'saluto romano', l’esposizione di
uno striscione inneggiante ai camerati caduti e di numerose bandiere con croci celtiche".
Questa la lettera aperta di Federico Skoll Goglio sulla sua condanna, a lui ed a tutti i militanti
coinvolti va la nostra piena e massima solidarietà
Non ricordo esattamente la mia prima volta al corteo commemorativo di Carlo, Sergio ed Enrico. Ricordo però
che allora, come oggi, avrei voluto che tutti gli assenti fossero lì a vedere con i loro occhi quello che accadeva. Su
quella commemorazione si scriveva di tutto. Oggi nulla è cambiato. E a me resta quel desiderio. Una commemorazione silenziosa, fatta di ragazzi, famiglie, bambini che partecipano a un rito che non umilia Milano, come
qualcuno ha scritto sotto la spinta dell’ideologia cieca, ma che la rende semplicemente più umana e aperta al rispetto degli «altri», di chi chiede solo il diritto di poter ricordare pacificamente tre Italiani morti a Milano. Spaventa la chiamata del «Presente»? Spaventa la risposta di qualche ragazzo e qualche ragazza che solleva la mano destra verso l’alto, facendo il saluto romano? Lo Stato, nella tutela della libertà religiosa, consente la celebrazione di ogni rito religioso e commemorativo, ma condanna penalmente chi partecipa alla commemorazione del
29 aprile, una celebrazione funebre che segue un rito antico ed italiano. Un rito, quello del «Presente», perpetrato dalle nostre Forze Armate, scolpito addirittura nella pietra di luoghi unici ed evocativi come Redipuglia. La
dottrina politica del Fascismo, in quanto tale, c’entra poco o nulla. Ecco perché bisognerebbe essere presenti, giudicare con il proprio cuore. Sono stato condannato a 30 giorni di reclusione per avere chiamato il Presente in
ricordo della medaglia d’oro al valore militare Carlo Borsani. Oltre a me, come me, sono stati condannati altri
quindici ragazzi e ragazze. E ad un risarcimento di 18.500 euro all’Associazione nazionale partigiani, costituitasi parte civile (a quale titolo legittimo non lo capiremo mai). Una condanna lieve? Le condanne, per le persone che hanno una coscienza a posto, non si misurano in giorni ma nel principio. Sono deluso e mi sento tradito.
Non sono iscritto ad alcun partito o movimento politico. Mio nonno paterno ha combattuto in nord Africa fino
ad El Alamein. È stato l’uomo più buono e ottimista che io abbia mai incontrato. Mi ha insegnato il dono della gentilezza. E mi ha sempre detto di amare il Tricolore, con serenità e fermezza. Chiamando quel «Presente»
credo di aver rispettato i suoi insegnamenti e il suo esempio. Sono felice di averlo fatto. Mi sento tradito da uno
Stato che non vuole si difenda l’identità di questa nazione. Da un’Italia che condanna chi non fa altro che amarla. Forse, gli uomini e le donne che in nome di questo Stato hanno emesso la sentenza, hanno dei figli. Spero
che quei figli siano come i ragazzi che si ritrovano, composti e silenziosi, per celebrare Carlo, Sergio ed Enrico.
Perché, allora, quei figli daranno concrete e genuine soddisfazioni ai loro genitori. E questi ultimi potranno essere fieri di loro. Viva l’Italia.
Federico Skoll Goglio
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L’ISIS NON E’ UNO STATO:
CHIAMATELO DAESH
I veri musulmani fanno notare che quella banda di tagliagole alimentati dall’Occidente
che profanano il nome di Allah non sono – e non saranno mai – uno Stato. Perché non
sono legittimi, sono dei banditi, come lo erano i partigiani in Italia.
Quindi nessun riconoscimento, non sono lo ‘Stato Islamico’ e non vanno chiamati ISIS
(che significa ‘state’), bensì Daesh (termine dispregiativo nella lingua araba).
(www.askanews.it) – “Per favore usate il termine Daesh, e non Isis”. Quella alla stampa italiana
può sembrare una peculiarità lessicale, peraltro preferita in Usa e in Francia, è una necessità
molto avvertita tra i Paesi arabi e del Medio Oriente, come emerge dalla due giorni di lavori dei
delegati Nato, a Firenze, in un incontro esteso ai Paesi del Mediterraneo (Gsm) che non ne fanno parte. Lo stesso rappresentante per l’Italia, Andrea Manciulli, nel suo intervento, ha usato la
sigla “Daesh”. “Daesh è il termine dispregiativo col quale il mondo musulmano contrasta quella che vorrebbe costituirsi come Isis, cioè Stato islamico di Siria e Iraq. Bisogna usare questa
definizione perché è importante incoraggiare il mondo islamico che vuole combattere con noi
questa minaccia”. Con Manciulli, si è ad esempio congratulato Abdel Elah Alkhati della delegazione giordana: “per noi non è uno Stato riconosciuto, quindi è importante usare questa espressione. Daesh prende mira allo stesso modo gli stati occidentali e quelli arabi e dobbiamo essere
vigili e agire in coordinazione. Daesh sta cercando di appropriarsi dell’Islam e di parlare a nome
di tutti gli islamici. Secondo noi sono fuorilegge dell’Islam e quindi non devono rappresentare
né noi né la nostra religione.” Daesh, termine usato anche da Federica Mogherini, sta per “Al
dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham” (Sham è l’antico titolo della Siria in arabo). Daesh ha un
suono dispregiativo, in arabo. Xfi-Plg
azionetradizionale.com
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PIETRANGELO BUTTAFUOCO
ED IL MEDITERRANEO
Ancora una volta abbiamo avuto ragione, nonostante le tante critiche, le tante perplessità, gli
inviti a fare attenzione, ancora una volta la preparazione, l’intelligenza, il saper dialogare lontano dalle urla dei pro e contro per partito preso, crea serate come questa ed andiamo con ordine.
Grazie al caparbietà e permettete di scriverlo il coraggio di Gabriele Polito, componente dello
staff del sindaco di Locri, sabato 21 novembre presso il palazzo della cultura di Locri si è svolto un interessantissimo incontro con Pietrangelo Buttafuoco, giornalista, scrittore e volto noto
della televisione italiana, l’occasione è stata l’uscita del suo ultimo libro “Il Feroce Saracino”, ma
si è iniziato partendo dal Mediterraneo, dalla idea di Mediterraneo, dall’importanza di questo
mare, quale crocevia di popoli, di culture, di sogni e di idee.
Quando il convegno è stato organizzato, i fatti di Parigi non si erano ancora verificati ed allora
parlare di Islam con un musulmano, a molti è sembrata follia, ma così non è stato. Il dialogo tra
il giornalista ed il responsabile di LPN (a proposito, noi abbiamo fornito il moderatore e dato
una grossa mano nella realizzazione dell’evento e non siamo stati gli unici organizzatori, come
erroneamente riportato da qualche giornale), ha fatto sì che emergesse con chiarezza come paragonare l’Islam all’Isis, sia quanto di più sbagliato si possa fare. Buttafuoco in maniera ineccepibile ha illustrato come non si debba cadere nell’errore di considerare quanto sta avvenendo in
uno “scontro di civiltà”, sempre per lo stesso, bisogna parlare di guerra civile globale, dove i
ruoli delle tante potenze in gioco, non dipendono dal credo religioso. La soluzione per lo scrittore è dare sostegno, senza esitazione, all’azione di Putin, che sta difendendo la Siria di Assad
contro i famosi ribelli, poi diventati quel che tutti sappiamo o come ha detto candidamente Hillary Clinton “ci sono sfuggiti di mano”.
Durante la serata, logicamente, il terrorismo ha avuto un ruolo centrale, ma si è parlato anche
del dialogo interreligioso proprio fra mondo musulmano e cattolico, dialogo che non si è mai
spezzato e che proprio in questi momenti diventa sempre più importante e necessario. Si è ribadito, di fronte alla incredulità di molti presenti, quanto importanza rivestano la figura di Gesù e
della Madonna nell’Islam e quante cose accomunano coloro che hanno una visione spirituale
della vita.
Vivo è stato anche il dibattito, grazie ai ragazzi del liceo scientifico Zaleuco di Locri, accompagnati dal Professor Giarmoleo, ottime domande e molto interessanti, segno che in classe si è
dibattuto e non poco dell’argomento, questa sì un bel esempio di buona scuola, complimenti al
Prof ed ai ragazzi. Ma anche il resto del pubblico ha rivolto numerosissime domande e Buttafuoco non si è risparmiato e ne tirato dietro anche di fronte a quelle più scomode. Come dicevamo all’inizio, una gran bella serata, ottimamente organizzata, molto partecipata e permette un
caloroso ringraziamento a Pietrangelo Buttafuoco per quanto trasmessoci in questa breve ma
intensa giornata.
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IL LEICESTER OPERAIO:
UNA FAVOLA IN PREMIER
A tredici giornate dall’inizio della Premier League, il più importante campionato di calcio inglese, il Leicester City è inaspettatamente primo in classifica. Il Leicester City – una squadra storicamente mediocre che da questa stagione è allenata dall’italiano Claudio Ranieri – ha un punto
di vantaggio sul Manchester United e due su Manchester City e Arsenal. Del suo ottimo inizio
di campionato si parla già da alcune settimane, ma in pochi avevano previsto che a tre mesi
dall’inizio della Premier League sarebbe rimasto così in alto: in Premier non perde dal 26 settembre e nelle ultime 6 partite ha vinto cinque volte. Nell’ultima partita, giocata sabato 21 novembre, ha battuto per 3-0 fuori casa il Newcastle, giocando decisamente bene. Era da anni che
non succedeva che una squadra ritenuta mediocre a inizio stagione si trovasse prima in classifica dopo così tante partite: negli ultimi anni la Premier League è stata dominata da squadre ricche e blasonate come Manchester City, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Manchester United e Tottenham. Il Leicester City è la squadra di una piccola città industriale nel centro dell’Inghilterra e
nella sua storia non ha mai vinto la Premier League: il suo buon momento è iniziato nel 2010,
quando la società è stata venduta all’azienda thailandese King Group, una catena di negozi duty
free di aeroporti. Il Leicester ha fatto i suoi investimenti più ingenti nell’ultima estate, quando
dopo una deludente stagione in Premier finita al 14esimo posto ha assunto Ranieri e comprato
diversi buoni giocatori come il difensore tedesco Robert Huth dallo Stoke City, il centrocampista giapponese Shinji Okazaki dal Mainz e il centrocampista svizzero Gökhan Inler dal Napoli
(che però gioca molto poco). Con Ranieri, la squadra ha iniziato a giocare in modo molto organizzato: è disposta con un 4-4-2 molto solido che per segnare fa affidamento sulla rapidità dei
contropiedi. Per adesso sta funzionando, soprattutto grazie alle ottime prestazioni di due calciatori che giocano nel Leicester già da un po’ di tempo: il centravanti inglese Jamie Vardy e l’ala
algerina Riyad Mahrez. Vardy ha 28 anni, in questa stagione ha già segnato 13 gol in 13 partite –
eguagliando il record dell’ex centravanti olandese Ruud van Nistelrooy, che nel 2003 aveva segnato in 10 partite consecutive di Premier – ma finora ha avuto una carriera molto particolare:
ha esordito in un campionato professionistico molto tardi, a soli 25 anni, e fino al 2011 lavorava in fabbrica allenandosi solamente di sera. Il Leicester l’ha comprato nel 2012, dopo la sua
prima stagione da professionista. Oggi Vardy è diventato un centravanti rapido e completo,
di grande intelligenza tattica e dinamismo – di lui Ranieri dice che «pressa anche le tribune» – e
un ottimo senso del gol: a giugno ha esordito con la nazionale inglese e nelle ultime settimane sono circolate delle voci secondo cui il Real Madrid voglia comprarlo. Mahrez invece ha 24
anni, è nato e cresciuto in un quartiere di Parigi chiamato Sarcelles e fino a due anni fa giocava
ancora per la squadra riserve del Le Havre, una mediocre squadra francese. Si è fatto notare per
la sua tecnica e rapidità soprattutto quest’anno: da quando è iniziata la Premier League ha segnato 7 gol e fornito 6 assist, spesso decisivi. Ha scelto di giocare con la nazionale algerina per
via della cittadinanza di suo padre. Oggi è considerato uno degli obiettivi di mercato del Chelsea. Non è chiaro fino a quando il Leicester City potrà rimanere in testa o nelle prime posizioni
della classifica. È dal 1995 che la Premier League non viene vinta da una squadra fra Manchester United, Chelsea, Arsenal e Manchester City: in quel caso arrivò primo il Blackburn.
P.S. Il Leicester ha pareggiato con il M. U. e viene agganciata in testa dal City.
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Via Ottaviano 89, indirizzo della storica sede del MSI
del quartiere Prati a Roma. Una realtà storicamente
molto forte e partecipata. Centinaia di militanti sono
transitati tra quelle mura. Anche il ricordo di una tragedia l'ha resa impenetrabile all'oblio che spesso il tempo
ricopre e travolge momenti di vita sebbene importanti.
L'uccisione dello studente greco iscritto a Medicina e
aderente al FUAN Mikis Mantakas il 28 febbraio 1975.
Colpito da un colpo di pistola proprio davanti al portone della sede, dopo un tentativo di assalto da parte di gruppi di sinistra, segneranno in modo
indelebile il destino di questo crocevia di esperienze politiche. Nel contesto della sezione si
muovono in un periodo che va dagli anni ottanta alla metà degli anni novanta i due autori del
libro "Uber Alles. Racconti militanti" edito da Eclettica Edizioni. Un libro testimonianza in
cui con linguaggio molto pratico benché colloquiale Vittorio Miozzi e Michele Della Guardia, ci faranno idealmente ridiscendere quelle due rampe di scale che immettevano nella sede.
Un luogo come viene ricordato molto umido e carico di odore di muffa. Odore che rendeva
riconoscibile chiunque la frequentasse. Il libro è un susseguirsi di ricordi e descrizioni di una
militanza attiva, tenace ma anche farcita dalla allora giovanissima età degli autori. Era una sede
di camerauti come si autodefinivano i frequentatori. Perché spostata molto sulle linee guida
della componente rautiana. Il racconto più che mai avvincente si snoda su fatti personali legati
comunque alla militanza e all'attività di sezione, in tutti i suoi aspetti. Si va dalla creazione dei
giornali ciclostilati, alla formazione culturale che poggiava sulle letture di autori come Evola, Drieu la Rochelle, Brasillach, Junger e altri. Poi le frequentazioni della ancor oggi attiva libreria Europa per poter acquistare libri non conformi e musicassette di musica alternativa. La
stessa musica che sarà un ascolto quasi costante all'interno della sede durante le ore di presidio.
Prati poi aveva una caratteristica importante sfornava slogan sempre nuovi e incisivi, non c'era
una ripetitività. La creazione del manifesto era più che mai un lavoro comunitario. Chi ideava
lo slogan, chi pitturava le parole, chi le colorava. L'affissione vedeva la partecipazione di tutti.
E poi la tendenza tutta rautiana al gramscismo di destra: la società civile, la cultura, il messaggio
metapolitico. Il superamento della dicotomia destra sinistra. Erano comunque anni difficili dove avere in casa una maglietta del Fronte della Gioventù adoperata per una manifestazione contro Tangentopoli poteva avere conseguenze giudiziarie. Ne parla uno degli autori che passerà
un brutto momento proprio per una situazione del genere.
Ma il libro non si esaurisce qui, si racconta dell'impegno nella scuole, delle liste che porteranno
rappresentanti di istituto e di classe. Della "paranza" ovvero l'aiuto ai camerati che venivano minacciata a scuola. Del perché ognuno avesse un nomignolo, segno di appartenenza ad una comunità.
Un libro scorrevole, non da leggere d'un fiato perché anche il passaggio che sembra scontato
così non è. Uno spaccato di vita militante che ci viene proposto in modo molto originale. Un
raccolto credibile perché riesce a coniugare aspetti autobiografici con la memoria, suffragati da
fatti realmente accaduti. La vita, il percorso personale e militante, le emozioni e le passioni sono
raccolte in questo volume, destinato a diventare un testo importante per chiunque voglia approfondire queste tematiche. Anche il periodo in cui i fatti vengono narrati è di per sé molto interessante.
Alessandro Alberti
fonte: fascinazione.info
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L’AUTUNNO DI DRAGONERO:
L’EROE TARGATO BONELLI
Finora la scelta editoriale di puntare sul genere fantasy, allargando il classico ambito d’azione
della Sergio Bonelli Editore, si è rivelata più che vincente. In attesa che nel 2016 esordisca il
nuovo esperimento 4 Hoods, tutti i riflettori sono puntati su Ian Aranill, protagonista della serie
mensile Dragonero, già da oltre due anni in edicola. Per gli appassionati della serie sarà un autunno ricco di sorprese e di albi davvero interessanti.
E’ disponibile già dal 12 novembre – anche se, a quanto pare, è già andato a ruba – il volume
“Dragonero. Le origini”, un tomo – è proprio il caso di dirlo – che ripropone in un’edizione
deluxe la prima storia di Dragonero, uscita nel lontano 2007 inaugurando la serie “Romanzi a
fumetti”. Fu un successo inaspettato, un tutto esaurito che convinse la casa editrice a puntare su
di un genere estraneo alle tematiche editoriali solitamente trattate e che diede il via, a distanza di
anni, alla serie mensile. Il volume, acquistabile in libreria o in fumetteria, è una vera chicca per
collezionisti: cartonato, interamente a colori, grande formato (19cm x 26cm) e nelle sue 320 pagine riproporrà la prima missione dello scout Ian Aranill contro oscure minacce proveniente da
oltre il vallo. Pregevole l’appendice con schizzi e disegni relativi ai personaggi della serie oltre
alle diverse mappe raffiguranti i luoghi della storia.
Sarà disponibile dal 25 novembre, stavolta anche in edicola, il primo numero di “Dragonero
Magazine”, che introduce anche il genere fantasy nel novero dei Magazine Bonelli (ossia gli albi
annuali tematici – west, fantascienza, giallo – che fino all’anno scorso si chiamavano
“Almanacchi”). 196 pagine interamente a colori che conterranno, come è consuetudine del
format magazine, una storia inedita e, a corredo, articoli e approfondimenti non solo sul mondo di Dragonero ma anche sul fantasy in generale.
Segnaliamo, in conclusione, il nuovo libro edito da
Mondadori e scritto da Luca Enoch (autore della serie insieme a Stefano Vietti) dal titolo “Dragonero –
Il risveglio del potente”. Dopo il successo editoriale
del primo romanzo, l’eroe di casa Bonelli torna con
una nuova grande avventura da leggere per far fronte
all’avverarsi di un’antica profezia sul risveglio dei draghi. Già disponibile in libreria da metà ottobre, è
possibile leggere qui il primo capitolo.
Insomma, dai fumetti ai libri gli appassionati della
serie avranno modo di arricchire le loro collezioni.
Non ci resta che augurarvi buona lettura!
di Giuseppe Contarino
Fonte: barbadillo.it
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Il nuovo singolo di Franco Battiato, Le nostre anime, è arrivato in radio, venerdì 16 ottobre
e dà il titolo all’antologia che è uscita il 6 novembre e che è disponibile in due versioni, con
nuovi mix e brani rimasterizzati: lo standard triplo CD e il megabox di sei CD e quattro DVD,
disponibile solo nei negozi tradizionali.
Le nostre anime è un nuovo emozionante squarcio nella poetica di Franco Battiato, capace di
far risuonare su due piani paralleli la drammaticità delle grandi canzoni di una preghiera,
l’istantanea di due anime fotografate nell’apice di un tragitto spirituale.
Il brano inedito è trasportato verso l’alto dalla sua interpretazione e dall’arrangiamento d’archi
di vertiginosa bellezza della Royal Philarmonic Orchestra di Londra, in tandem con il lavoro
di musicisti come Gavin Harrison alla batteria, Jakko Jakszykalle chitarre, Carlo Guaitoli a
pianoforte e tastiere e Pino “Pinaxa” Pischetola al mix.
Nella quarantennale carriera musicale di Franco Battiato mancava un’opera in grado di non
dare solo un’adeguata lettura filologica a un mare magnum di composizioni musicali e di inquadrare storicamente tutta la produzione alla luce del presente.
La scaletta è stata curata con grande attenzione artistica, con un disegno che fa convivere armonicamente e senza forzature le canzoni che hanno avuto più impatto commerciale con gioielli
più nascosti.
Anthology – Le nostre anime contiene tre inediti e una cover: il brano che dà il titolo al disco, Lo spirito degli abissi e ancora Center of Gravity con la speciale partecipazione
di Mika e la cover di un classico della canzone italiana Se telefonando.
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CANTIERE LPN:
ATTIVITA’ MILITANTE
CONFERENZE, CONCERTI, MOSTRE, DIBATTITI,
SOLIDARIETA’, SPORT, LABORATORIO D’AZIONE
25/11/2005 - 25/11/2015
"Qualche anno dissi che se mi avessero
dato la possibilità di scegliere tra segnare al Liverpool da 27 metri, dopo aver
saltato 4 uomini e andare a letto con
miss mondo, sarebbe stata una scelta
difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe
le cose e soprattutto, una di queste l'ho
ottenuta davanti a 50.000 persone".
George Best