Scambio in Sudafrica 2012 - Scuola Rudolf Steiner di Lugano
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Scambio in Sudafrica 2012 - Scuola Rudolf Steiner di Lugano
Sud Africa – Constantia School Cape Town - 2012 "La cosa che mi mancava tanto quando era in scambio erano due cose: l’indipendenza con la quale mi posso spostare in Svizzera è la prima cosa; in Sudafrica ero sempre dipendente dai miei “genitori” ovunque volessi andare, mi dovevano portare, non potevo neanche andare a farmi un giro o a bere qualcosa senza avere qualcuno che mi portava. I mezzi pubblici non ci sono dappertutto e quando ci sono, sono in parte scadenti e pericolosi; la seconda cosa era il cibo, non sapevo che avrei mangiato una quantità cosi grande di carne, non ne ho mai mangiata cosi tanta in tutta la mia vita, ero abituata a mangiarla una volta alla settimana, invece mi sono ritrovata a mangiarla tutti i giorni. Infatti, adesso sono vegetariana. Come tutti conoscevo la storia del Sudafrica e dell’apartheid prima di partire, ma come tutti dicono e pensano, anche io pensavo che la situazione fosse migliorata molto di più, invece mi sbagliavo. Io facevo parte del piccolissimo 10% delle persone bianche, la mia casa era molto grande e la mia famiglia era benestante. In casa c’era Maureen, la domestica, una dell'80% di neri del Sudafrica; faceva i lavori di casa la mattina e il pomeriggio si occupava del fratellino piccolo. Non sapevo come comportarmi, non ero abituata ad avere qualcuno che mi faceva tutti i lavori e mi lavava i vestiti da un giorno all’altro. Non viveva con noi però (per fortuna), quindi dopo cena mi faceva piacere lavare i piatti e poter fare qualcosa per la famiglia. La prima cosa che mi ha colpito quando sono arrivata, è stata la seconda cucina che c’era in casa, quella per lavare i piatti, non avevo mai visto una cosa del genere. Quando siamo andati a fare la spesa c’erano persone, ovviamente sempre di colore, che ci hanno trovato un parcheggio e che ci hanno messo la spesa in un sacchetto, mi sentivo in colpa e ci ho messo un bel po’ di tempo per abituarmi. In tutti i tre mesi ho visto raramente un cameriere bianco e non ho mai visto un operaio o un commesso bianco, perché i bianchi non si abbasserebbero mai ad un livello cosi. Ovunque passavamo in macchina vedevo le township: mari infiniti di baracche piccolissime costruite con materiali trovati e riciclati, i bambini che giocavano o dormivano sulle strade, e io ero seduta in una BMW. C’era qualcosa che non quadrava. Ero molto confusa e ho realizzato quanto la situazione sia ancora ingiusta nonostante tutte le fatiche, l’enorme maggioranza dei neri e anche tutti i diritti per cui hanno lottato. Soprattutto quanto i soldi in Sudafrica sono distribuiti in modo sbagliato, come del resto in tutto il mondo. … Partire è stato molto difficile perché salutare era la cosa che più mi preoccupava. La prima che ho salutato è stata Maureen, la domestica, è entrata piangendo in camera mia e lì ho realizzato che le mie preoccupazioni non erano poi cosi sbagliate. A scuola è stato brutto, perché non sapevo e non so ancora quando rivedrò le persone che mi stavano a cuore con le quali ho legato in cosi poco tempo. All’aeroporto ho salutato la famiglia e non è stato facile soprattutto salutare la ragazza del mio scambio. Quando poi ero sull’aereo e in lacrime, ho letto alcune lettere e biglietti che mi avevano scritto, e ho capito che le persone che mi erano state così vicine, faranno per sempre parte della mia vita, ho imparato qualcosa da tutti e sono cresciuta anche grazie a loro. Quest’esperienza mi ha cambiato la vita, sì lo posso dire. Mi ha aiutato a realizzare quello che la mia vita e la mia famiglia mi offrono, ad apprezzare molto di più ogni cosa che ho e ad essere grata per ogni cosa bella che capita nella mia vita. Ho visto troppa ingiustizia, spero che il paese del Sudafrica avrà le forze per crescere, che tra diverse lingue, culture e stati sociali possa trovare la pace e diventare un paese dove la giustizia e l’uguaglianza regnino."