L`orto botanico funzione struttura ricerca e sviluppo

Transcript

L`orto botanico funzione struttura ricerca e sviluppo
L’ORTO BOTANICO
FUNZIONE, STRUTTURA,
RICERCA E SVILUPPO
Francesco Bracco
Università degli Studi di Pavia
DIPARTIMENTO DI SCIENZE
DELLA TERRA E DELL’AMBIENTE
 La nascita degli orti botanici in occidente
avviene nel corso di un arco di tempo molto
lungo tra l’antichità classica e l’epoca attuale;
in oriente esistono strutture affini evolute
all'interno di contesti culturali diversi (Cina e
India).
 Sono strutture complesse la cui formazione e
mantenimento sono legate a motivazioni
diverse basate sulla disponibilità di piante
vive:
 per scopi utilitari
 per l'educazione specialistica o generale
 per la ricerca botanica
 per meravigliare
 per ricreare
 per conservare
 Nell’antichità classica alcuni orti
privati sono sporadicamente sede di
trasmissione della conoscenza
botanica (Teofrasto, Plinio)
 Nel medioevo l’uso delle piante
medicinali quali principi terapeutici
(denominate semplici) fa sì che gli
orti farmaceutici e medici siano un
frequente complemento delle
abitazioni di medici e speziali
 Gli orti farmaceutici inoltre
vengono costituiti presso monasteri e
ospedali
 In tutti i casi tali orti hanno quale
attività preminente la coltivazione
delle piante officinali
prima del
512 d.C.
 Tutti gli orti, quelli dei
“professionisti” e quelli delle
istituzioni, non esercitano ancora una
specifica funzione didattica
 La situazione inizia a cambiare
quando alcuni di questi, pur
rimanendo strutture private, iniziano a
essere punti di riferimento per
l’istruzione di medici e speziali
 nel XII secolo questo avviene in vari
luoghi: a Salerno per ordine di
Federico II con l’intervento di Matteo
Silvatico, a Napoli con Arnaldo
Napolitano e fuori d’Italia ad esempio
a Praga ad opera di Angelo, speziale
fiorentino, nel 1350
 Sia pure al di fuori di istituzioni
specifiche agli orti medici inizia ad
essere associata l’idea di trasmissione
della conoscenza botanica
 In seguito alcuni orti privati si
inseriscono nell’insegnamento
universitario
 Un esempio è il Viridarium novum,
istituito in Vaticano da papa Nicolò III
alla fine del XIII secolo e curato da
Simone Genovese, che alla fondazione
dell’Università “La Sapienza” (1303)
ne supporta le attività didattiche in
campo medico
 Tali orti dei semplici si perfezionano
progressivamente per l’insegnamento
universitario: Orto Vaticano di Roma
(1447), Orto Echtiano di Colonia
(1490)
 Un po’ più tardi anche a Pavia si
realizza una simile commistione di orto
privato e insegnamento universitario e
questo avviene nel XVI secolo per
intervento di Leonardo Leggi
 Questi era lettore di “medicina
pratica ordinaria” disciplina che
comprendeva anche la “lettura dei
semplici”
 In una sua opera “Fabrica regimini
sanitatis” compare una incisione molto
particolareggiata che costituisce
un’importante fonte di informazione
 E’ con ogni probabilità la raffigurazione dell’abitazione del Leggi
 I questa casa si tengono lezioni ex-cathedra e anche nel giardino
 Si noti in particolare l’esistenza di un tratto di giardino recintato e ben suddiviso in aiuole
ordinate
 Con Leonardo Leggi intorno al 1520
vi è notizia delle esistenza della Lettura
dei semplici che però trova spazio
all’interno di un’altra disciplina
medica.
 Il primo lettore dei semplici presso
l’Ateneo ticinese è Giorgio Dordoni
che dopo aver tenuto altri corsi dal
1546 è titolare della lettura di
“medicina straord.ria co. le
declarationi et Simplici”
 Dal 1556 la “Lectura Simplicium”
diviene disciplina associata alla
“materia medica straordinaria” ne
viene incaricato un collaboratore di
Dordoni: Ludovico Carissimi
 Dal 1563 Giorgio Dordoni abbandona gli altri insegnamenti e si dedica in modo esclusivo,
con la collaborazione di Pietro Paolo Cattaneo alla Lectura simplicium e alla
Demostrationem simplicium o Ostensionem Simplicium
Le due discipline si
presteranno in seguito a
due prospettive ben
diverse
 Dalla Lectura
simplicium prenderà
origine la Materia
medica (grosso modo
farmacologia e
farmacoterapia)
 Dalla Ostensione
simplicium il
complesso delle
discipline naturalistiche
(Botanica, Zoologia,
Mineralogia)
 Quello di Leonardo Leggi non è
ancora un orto universitario ma la
sua funzione è evidente e questo
del resto è il momento storico in
cui vengono creati Orti dei
semplici delle Università o Orti
accademici
 Vi è un certo dibattito in merito
alle priorità precisa ma gli orti
botanici accademici più antichi
paiono essere:
 Pisa 1543 §
 Padova 1545
 Firenze 1545 §
 Pavia 1558 § (data in cui si
trova la prima esplicita citazione
di un viridarium nei documenti
accademici)
 Bologna 1568 §
 Ferrara 1577 §
 Salerno 1317 +
 Sassari 1611 §
 Roma ove nel 1447 per ordine di
Nicolò V il Viridarium novum
viene annesso all’Università “La
Sapienza” §.
 Messina 1638 §
 ecc.
 La Ostensio simplicium diviene
possibile dopo il 1558, data in cui
venne citata per la prima volta
l’esistenza dell’orto botanico di Pavia
 Questo però era collocato in una
località diversa dall’attuale e che non è
nota
 Secondo una tradizione tramandata
da Domenico Nocca (inizio sec. XIX)
esso era collocato “in un atrio del
pubblico xenodochio” vale a dire uno
dei cortili dell’Ospedale di S.Matteo
ora compreso nel palazzo centrale
dell’Università
 Qui esso si sarebbe conservato sino
almeno al 1764 anche se ciò non è
confortato da evidenze documentali
 Nella più antica pianta nota
dell’Ospedale S. Matteo
(secoli XVI-XVII) ove sono
indicate:
?
 le “Stanze per istromenti
della Spetiaria”, “Stillaria per
servitio della Spetiaria”
la “Scala per le stanze dello
Spetiale” e “Spetieria e stanze
dello Spetiale”
 Due dei cortili sono
qualificati quali giardini
 “Giardino delle monache”
(l’attuale cortile delle
magnolie)
 “Giardino grande delli Preti
e Familie” (l’attuale cortile
sforzesco)
 Cronologicamente una seconda fase di
particolare sviluppo, dopo quella del
XVI secolo è quella che vede la
fondazione di orti botanici universitari
durante il 1700.
 In questo secolo vengono creati orti
nelle università di
 Torino (1722)
 Cagliari (1762), Perugia (1768)
 Parma (1770), Modena (1772)
 Milano (1774), Palermo (1781), Siena
(1784)
E’ una fase particolarmente importante poichè anche a Pavia nel 1773 l’Orto Botanico trova
una nuova sede che ha conservato sino alla data attuale
 Nel XIX secolo vengono ancora creati orti universitari a Lecce, Genova, Urbino, Napoli,
Camerino, Catania e Portici
 Non tutti questi Orti Botanici si sono conservati sino ai giorni nostri in quanto hanno mutato
di localizzazione e struttura o sono scomparsi salvo poi essere nuovamente rifondati
 Il virdarium nel
cortile
dell’Ospedale San.
Matteo risultava
sicuramente
riduttiva per la
modesta superficie
a disposizione
 Sin dal 1559
vengono fatte
richieste di
trasferirlo in
un’area più adatta
inizialmente
prevista nella
Cittadella di Pavia
(tra S. Pietro in Ciel
d’Oro e il Castello
Visconteo
 Tale spostamento non ebbe
mai luogo e nel 1765, con
Fulgenzio Vitman sulla
cattedra di Botanica, si
propone un nuovo
trasferimento.
 L’area localizzata è quella
del giardino del soppresso
Collegio Griffi subito a nord
della piazza del Collegio
Ghislieri
 Anche se probabilmente il
progetto non fu mai
realizzato il Vitman utilizzò
quelle ortaglie per le proprie
coltivazioni
 nel 1771 si ripresenta
l’idea di trasferire l’orto
botanico nella zona del
Salone presso il Castello che
però non ha seguito
 Nel 1772 invece inizia ad
affermarsi l’idea di collocare
l’orto botanico nel terreno e
nei locali già occupati dalla
Canonica Lateranense di S.
Epifanio che comprendeva la
chiesa, l’edificio conventuale
e le relative ortaglie
 La chiesa di S. Vincenzo e
S. Gaudenzio sarebbe stata
fondata nel V secolo da S.
Epifanio vescovo di Pavia
che vi fu sepolto e con il cui
nome fu in seguito
conosciuta
nelle due immagini la statua di S. Epifanio (ora in S. Francesco grande) e il monumento funebre
ad Andrea Alciato (ora in Università Centrale) entrambi provenienti dalla chiesa di S. Epifanio)
 Nel 1773 per ordine
sovrano i Canonici Regolari
Lateranensi lasciarono il
convento e la chiesa che fu
convertita in parrocchia; la
casa del parroco fu ricavata
in una piccola parte
dell’edificio conventuale
mentre il resto fu assegnato
all’Università.
Nello stesso 1773 nel
giardino iniziano i lavori per
la creazione dell’orto
botanico
 Nel 1773 al Vitman
subentrò nella cattedra di
Botanica (e anche di
chimica e materia medica)
Valentino Brusati che seguì
i primi lavori che resero
possibile l’utilizzo dell’orto
a partire dal 1775-1776
Nel 1774 fu insediato nell’edificio anche il laboratorio di
chimica dell’Università, la prima delle istituzioni universitarie
che accompagneranno la botanica in S. Epifanio
 La realizzazione dell’orto botanico si basò sul contesto scientifico e politico di allora per
cui furono richiesti consigli al Prefetto dell’Orto Botanico di Padova, Giuseppe Marsili, e
furono studiate le piante dei giardini di Schoenbrunn e di Vienna
Nel 1776 furono messi in cantiere i lavori maggiori per l’orto, l’edificio e iniziò anche la
costruzione delle serre in legno su disegno di Giuseppe Piermarini poi modificati da
Leopoldo Pollak
Nel 1777 assunse la direzione dell’Orto Giovanni Antonio Scopoli e nell’edificio erano
presenti i laboratori di botanica, chimica e zoologia
 Sotto la direzione dello Scopoli furono compiuti lavori di regolarizzazione della superficie
dell’orto botanico che era disposto lungo la naturale pendenza ma con molte irregolarità da cui
derivavano ristagni d’acqua; fu quindi realizzato un livellamento utilizzando però macerie e
terriccio di scarsa qualità
 Furono insediati due arboreti uno a est dell’edificio e uno a nord delle serre (qui nel 1778
secondo la tradizione fu impiantato il grande platano ancora esistente)
 In quest’epoca fu anche adottata una ripartizione delle porzioni rimanenti in aree rettangolari
con angoli smussati separate da viali e suddivise regolarmente in aiuole
 Nelle “Deliciae Florae et Faunae Insubricae” pubblicata dallo Scopoli nel 1786 compare
un’immagine dell’Orto Botanico più o meno idealizzata
 Questa bella incisione dell’”Hortus Botanicus Ticinensis” è oggi impiegata quale simbolo
dell’Orto Botanico dell’Università di Pavia
 Dopo la morte di Scopoli (1788) il
primo botanico di rilievo fu
Domenico Nocca che riorganizzò
l’orto mantenendosi fedele
all’impianto primitivo (1818)
 Si attua la rifabbrica in muratura
delle serre su progetto di Luigi
Canonica
 Nei primi anni del XIX secolo la
chiesa di S. Epifanio, chiusa nel
1790, viene abbattuta e in parte
integrata nell’edificio universitario
che così viene completato nell’ala
nord
 Furono realizzati i pulvilli a
copertura vetrata posti di fronte alle
serre
 Al termine della sua direzione in
orto erano coltivate circa 20.000
specie
 Al Nocca succede Giuseppe Moretti (1826-1852) e successivamente Santo Garovaglio
1852-1882)
 Quest’ultimo dirige l’orto nel periodo tempestoso della Seconda Guerra di Indipendenza,
ma organizza razionalmente le attività dell’orto e ridispone le piante secondo le concezioni
sistematiche dell’Endlicher , per l’epoca molto aggiornate
 Nel 1857 compare l’insegnamento di Botanica superiore e nel 1871 viene fondato il
Laboratorio crittogamico per lo studio delle malattie delle piante (il primo al mondo)
 Nel 1882 subentra Giovanni Briosi
 Durante la sua direzione viene costruito un complesso di serre nella parte sud dell’orto
botanico, tra cui quella circolare coperta da una cupola con una vasca per le piante
acquatiche tropicali, e a ovest delle serre scopoliane due serre (esiste ora solo quella delle
piante utilitarie)
 Oltre a queste ne furono costruite due sul lato ovest
 Tutto il complesso delle serre (circa 1000 mq) era riscaldato e conteneva collezioni di
piante esotiche tropicali
 Vi si sviluppa un notevole interesse per le piante officinali tra le quali ha particolarmente
importanza il tè introdotto nel 1890
 A Briosi succedono i suoi allievi e sotto la direzione di Gino Pollacci viene rifatta la
facciata sud dell’edificio (1933-1935)
 Nel 1942 diviene direttore
Raffaele Ciferri che curerà anche il
riassetto dell’Orto dopo il secondo
conflitto mondiale
 La mancanza di riscaldamento
durante il periodo bellico aveva
provocato la perdita delle
collezioni di piante tropicali
esotiche
 La struttura delle serre era
degradata e le serre stesse avevano
provocato problemi all’edificio cui
erano accostate
 nel 1948 le serre frontali furono
demolite e nel 1953-1954 fu
costruito lo scalone della facciata
che abbraccia la fontana circolare
 Il giardino viene sistemato secondo il
modello delle ville lombarde dei secoli
XVII-XVIII e cercando di attenersi alla
sua immagine presente nell’incisione
dei tempi di G. A. Scopoli
 La superficie prima divisa in
terrazzamenti fu livellata e resa
maggiormente continua
 Nella porzione settentrionale
vengono tracciati due viali
perpendicolari
 Il giardino viene dotato di statue di
stile neoclassico in pietra tenera di
Vicenza appositamente scolpite
 Le aiuole della porzione meridionale
vengono delimitate con cordoli di
cemento
L'Orto Botanico dell'Università degli Studi di Pavia
 Anteriormente vengono
completati i gruppi
angolari di rododendri e
viene ristrutturata la
grande vasca rettangolare
 le aiuole vengono
utilizzate per la collezione
di rose che raccoglieva
numerosissimi ibridi
colturali
 La successiva direzione
di Ruggero Tomaselli si
caratterizza per la
costruzione della moderna
serra tropicale (serra
Tomaselli)
 Nel parterre posteriore, che Ciferri aveva destinato alla coltura di piante di ridotto
sviluppo (anche molte rose ad es.), durante la gestione Tomaselli, trovano posto numerose
specie arboree e buona parte delle superfici residue vengono convertite a prato0
 La collezione di rose rimane
limitata al solo settore meridionale
 Nelle serre Scopoliane vengono
mantenute la collezione di piante
succulente (ala ovest) e quella di
cicadee (ala est)
 Nella serra precedentemente
utilizzata per il ricovero invernale
delle piante vengono impiantate
piante esotiche officinali e
alimentari (serra delle piante
utilitarie o serra Briosi)
 Nella piccola serra delle
orchidee viene costituita una
collezione di Tillandsia e di felci
tropicali
 Serra di scopoli ala ovest:
serra delle succulente:
 Serra di scopoli ala est:
serra delle cicadee:
 Serra Briosi o serra delle
piante utilitarie
 Negli anni della successiva direzione di Augusto Pirola viene risistemato il roseto così
da raccogliere oltre agli ibridi colturali ornamentai anche le specie spontanee da cui essi
derivano
 vengono promosse alcune altre piccole collezioni quali quelle di Hosta
 Sotto la direzione di A. Balduzzi si è
iniziato il riordino della collezione di piante
officinali presente nei pulvilli o lettorini
 In collaborazione scientifica e
finanziaria con la Regione Lombardia
(CFA - Centro per la tutela della Flora
Autoctona) nel febbraio del 2005 è
stata inaugurata la Lombardy Seed
Bank (LSB)
 è la Banca del germoplasma della
Regione Lombardia per raccogliere e
conservare i semi delle specie
spontanee lombarde
 Nello stesso contesto di collaborazione è stata realizzata una piccola collezione di specie
minacciate nemorali e di ambiente periforestale
 Dal 2005 l’Orto Botanico è parte del,
Sistema Museale di Ateneo .
Dal 2009 l’Orto Botanico dell’Università
degli studi di Pavia fa parte del
Dipartimento di Scienze della Terra e
dell’Ambiente, in cui è confluito l’antico
Istituto di Botanica dopo varie aggregazioni
dipartimentali intermedie.
 L’orto mantiene la sua estensione di circa
1,6 ha e comprende 790 m2 di serre; le
collezioni comprendono circa 2000 specie.
 Ospita il centro didattico della Riserva
naturale integrale “Bosco Siro Negri”
dell’Università di Pavia gestita dall’Orto
stesso
Dal 2002 fa parte della Rete degli Orti
Botanici della Lombardia sancita
ufficialmente nel marzo 2009.
Università degli Studi di Pavia
Dipartimento di Ecologia del Territorio
Orto Botanico di Pavia - lo stato attuale
Università degli Studi di Pavia
Dipartimento di
Scienze della Terra e dell’Ambiente
ORTO BOTANICO
Gli orti botanici si sono caricati nel
tempo di funzioni diverse
 Collezionare piante vive
 Coltivare le piante
 Moltiplicare le piante
 Studiare le piante
 Esporre le piante vive
 Raccogliere e conservare
campioni essiccati di piante o di
loro parti
 Educare alla conoscenza delle
piante
 Proteggere le piante
 Attività di autofinanziamento
Sito dell’Orto Botanico: http://www-3.unipv.it/orto1773/
Sito del progetto QR: http://scopolia.unipv.it/index.php
Riserva naturale integrale Bosco Siro Negri dell'Università di Pavia:
conservazione in-situ
 Nel 1970 (Anno Europeo per la
conservazione della natura) l'Università di
Pavia decise di istituire a Riserva Naturale
Integrale un appezzamento di bosco
donatole da un cittadino pavese (G.
Negri).
 Nel 1973 viene riconosciuto dall'allora
Ministero per l'Agricoltura e le Foreste.
 Questo bosco rappresenta un piccolo
lembo superstite (11 ha) di foresta
planiziale padana caratterizzata da una
sospensione totale di tutte le attività di
gestione dalla fine della II Guerra
mondiale
 E' una foresta di latifoglie miste
dominata da farnia, pioppo nero, acero
campestre, pioppo bianco, olmo
minore(+), robinia, ecc.
 Nel 2008 la sua superficie viene
all’incirca raddoppiata per acquisizione di
un ampio terreno confinante e di una
piccola estensione più distante.
Il Dipartimento di Ecologia del Territorio
è l'ente gestore della riserva: organizza le
attività di ricerca scientifica e quelle di
divulgazione e comunicazione
Riserva naturale integrale Bosco Siro Negri dell'Università di Pavia:
Confini attuali
1970
201...
2008
Riserva naturale integrale Bosco Siro Negri dell'Università di Pavia:
Confini attuali
 Il Bosco Siro Negri è sito in Comune di Zerbolò
ed essendo riserva naturale integrale non è
destinato alla visita da parte del pubblico, ma alla
conservazione della vegetazione forestale
spontanea della pianura e delle relative specie insitu, cioè la dove esse naturalmente esistono.
 Le uniche attività sono quelle di ricerca
scientifica quali ad esempio:
Controllo dell'evoluzione naturale della
vegetazione (specie esotiche vs. specie
autoctone)
Rapporto tra foresta e variazioni di
portata del fiume e livelli della falda
freatica
Degradazione della massa legnosa a terra
I processi di colonizzazione vegetale
spontanea delle aree adiacenti
Struttura verticale e orizzontale della
vegetazione
Dendroecologia
I suoli
La presenza di radionuclidi nei suoli
I funghi
I licheni
Gli animali ecc.
La necessità di presentare questo patrimonio
naturalistico e l'insieme di dati derivanti dalle
ricerche in corso valorizzandoli a livello didatticodivulgativo ha condotto alla creazione del "Centro
didattico divulgativo della Riserva Naturale
Integrale Bosco Siro Negri" ospitato presso l'Orto
Botanico:
 Sono disponibili un'aula e attrezzature
multimediali per lezioni e conferenze;
 Sono presenti computer per l'utilizzo di chiavi
analitiche di determinazione informatiche interattive
per la identificazione delle piante del Bosco S. Negri
 Sono stati elaborati e esposti pannelli didattici
illustrativi delle specie legnose e dell'ambiente del
Bosco S. Negri
 E'stato prodotto e viene proiettato un documentario
(in italiano o in inglese) sulla Riserva.
Sito della Riserva Bosco Siro Negri: http://boscosironegri.unipv.it/
Sito della Chiave interattiva delle piante del Bosco Siro Negri:
http://dbiodbs.units.it/carso/chiavi_pub21?sc=436
L'Orto Botanico e le reti museali
L'orto botanico è inserito in un sistema di reti di istituzioni museali che
operano a più livelli territoriali diversi
 Sistema Museale di Ateneo dell'Università degli Studi di Pavia
 Pavia Musei - Sistema Museale di Pavia, del suo Ateneo e della sua
Certosa.
 Associazione Rete degli Orti Botanici della Lombardia
Sistema Museale di Ateneo – Università degli studi di Pavia
Include i musei e le collezioni museali costituite nel corso degli anni nelle diverse
strutture dell’Università di Pavia, talune di origine recente o in via di organizzazione, altre
di tradizione antica, come l’Orto Botanico. Oltre a questo vi sono inclusi: Museo per la
Storia dell’Università di Pavia, Museo di Storia Naturale, Museo della Tecnica elettrica,
Museo di Mineralogia, Museo di Archeologia, Museo di Anatomia, Collezioni di
Matematica, Collezioni di Patologia generale, Collezioni di Anatomia patologica,
Collozioni di Fisiologia, Collezioni di Istologia ed Embriologia, Collezioni di Chimica,
Collezioni di Musicologia, Gabinetto di Fisica di A. Volta.
Comprende musei con contenuti e temi molto diversi derivanti dalle
attività accdemiche di ricerca e di insegnamento
 Sostiene la costituzione di nuove strutture museali e supporta la
realizzazione di nuove collezioni mediante la valorizzazione dei beni
culturali presenti all’interno dell’Ateneo
Organizza mostre monografiche (A. Einstein, A. Volta, P. Pavesi, C.
Golgi, A. Bassi, ecc.)
Organizza la presentazione e la gestione dei progetti per l’impiego di
volontari del Servizio Civile Volontario Nazionale
Promuove la ricerca di finanziamenti presso le amministrazioni
nazionale e regionale
Pavia Musei - Sistema Museale di Pavia, del suo
Ateneo e della sua Certosa
Comprende il Sistema museale di Ateneo, i Musei
civici del Comune di Pavia e il Museo della Certosa
di Pavia e agisce fondamentalmente in ambito
comunale.
Comprende musei con contenuti e temi molto
diversi
Organizza attività di tipo ostensivo o divulgativo
di carattere particolare (ad es. la Notte dei Musei)
Organizza attività rivolte a settori di pubblico con
caratteristiche peculiari (ad es. visite e attività
dedicate ai non vedenti e ipovedenti)
Coordina le attività di promozione del turismo
scolastico
Sviluppa supporti innovativi per la autoguida delle
visite
Promuove la ricerca di finanziamenti anche presso
le amministrazioni locali di livello più alto
Rete degli Orti Botanici della Lombardia
Comprende 6 orti botanici esistenti in territorio lombardo con configurazione
istituzionale molto diversa; un settimo orto collabora esternamente:
1.Orto Botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo (Comune di Bergamo)
2.Giardino Botanico Alpino “Rezia” di Bormio (SO) (Consorzio del parco
nazionale dello Stelvio, Comitato di gestione della Regione Lombardia)
3.Orto Botanico di Brera di Milano (Università degli Studi di Milano)
4.Orto Botanico di Cascina Rosa di Milano (Università degli Studi di Milano)
5.Orto Botanico dell’Università di Pavia (Università degli Studi di Pavia)
6.Giardino Botanico sperimentale “Giordano Emilio Ghirardi” di Toscolano
Maderno (BS) (Università degli Studi di Milano)
7.Giardini di Villa Carlotta di Tremezzo, (CO) (Ente Morale Villa Carlotta)
8.Giardino Botanico Alpino di Pietra Corva di Romagnese (PV) (Amministrazione
Provinciale di Pavia in convenzione con il Comune di Romagnese e la Comunità
Montana dell’Oltrepo Pavese)
Associazione Amici dell'Orto Botanico
di Pavia:
divulgazione e rapporti sociali
Dal 1994 l'Orto Botanico ospita le attività di una associazione fiancheggiatrice, gli
"Amici dell'Orto Botanico di Pavia" che ha circa un centinaio di soci.
 Questa ha la sua sede in un locale interno all'complesso dipartimentale e organizza la
massima parte delle sue attività nell'Orto botanico.
 Vengono proposte attività (20-30 all'anno) comprendenti mostre mercato di entità di
interesse giardinistico ornamentale (rose, pelargoni, orchidee, tillandsie) o officinale
(aromatiche), laboratori di giadinaggio, momenti di scambio e baratto di piante, laboratori
di decorazione con materiali vegetali, visite ad altri giardini e parchi.
 Sponsorizza e supporta alcune necessità di gestione dell'orto acquistando strumenti e
materiali.
 Promuove la ricerca di finaziamenti esterni presso enti e fondazioni per l'esecuzione di
lavori straordinari (restauri).
 Favorisce i rapporti con la stampa e i mezzi di comunicazione a livello locale.
La presenza dell'associazione è importante per almeno due motivi:
 L'Orto Botanico è una realtà rilevante a livello cittadino (per motivi storici, urbanistici,
paesaggistici, estetici) e l'associazone favorisce i rapporti con la collettività cittadina anche
esorbitando dalle funzioni scientifico-didattiche specialistiche proprie ad un'istituzione
universitaria.
 Fornisce un supporto concreto sia in termini finanziari che di disponibilità di lavoro
(visite delle scolaresche ad es.) alle attività dell'Orto botanico.
Anche in grandi e importanti orti botanici stranieri la collaborazione dei volontari è
fondamentale nella gestione di molte attività.
Come viene inteso l’Orto Botanico attualmente
E’ una struttura museale specializzata in cui sono conservate:
• collezioni di piante vive (collezioni in terra e in serra)
• collezioni di erbario con campioni di piante conservate in forma essiccata
(exsiccata, ecc.)
Le collezioni di piante vive sono nella maggioranza dei casi destinate
all’ostensione al pubblico.
Le collezioni d’erbario non sono generalmente aperte al pubblico (fragili!) e sono
riservate alle attività degli specialisti (botanici sistematici, fitogeografi, storici della
botanica)
L’Orto botanico può essere una struttura recente o può conservare l’impianto, le
serre, le aiuole, le collezioni realizzate in epoca precedente al XX secolo. In quetso
caso diventa un orto botanico storico cui sono legate strutture di valore
architettonico monumentale.
53
Caratteristiche dell’Orto Botanico come struttura museale di carattere
scientifico
Le collezioni vive di un orto botanico devono essere caratterizzate da:
 Un ragionevole grado di permanenza
 Il supporto scientifico
 L'appropriata documentazione delle piante coltivate in merito alla provenienza
(selvatica, orti botanici, vivaistica specializzata, collezioni vive private parchi o
giardini)
 Il controllo e la revisione delle piante in collezione
 L'adeguata etichettatura (cartacea o informatica)
 L'ostensibilità al pubblico
54
L'orto botanico in quanto istituzione scientifico-museale deve inoltre
prevedere:
 lo scambio di materiali (semi ma anche piantine, talee, exsiccata ecc.) con altre
istituzioni (orti botanici, arboreti, istituti di ricerca, stazioni di ricerca applicata,
aree protette ecc.)
 la ricerca scientifica sulle piante (sistematica negli erbari associati, tecniche di
coltivazione delle piante, programmi di conservazione della biodiversità vegetale)
 un supporto di comunicazione verso gli altri enti affini e verso il pubblico e la
possibile utenza (libera o finalizzata)
 La regolare apertura al pubblico
55
Le collezioni vive dell'orto botanico sono di tipo diverso:
In piena terra o non protette (piante con caratteristiche ecologiche e/o fitogeografiche
affini al territorio in cui l'orto botanico è inserito)
 collezioni di piante arboree (grandi spazi, tempi di insediamento prolungati, onere di
gestione ridotto a breve termine ma rilevante a lungo termine); in piena terra
costituiscono gli arboreti;
 collezioni di arbusti spesso inframmezzate alle precedenti o alle collezioni di erbacee
(gestione mediamente onerosa a breve e medio termine, significato decorativo e
architettonico molto rilevante)
 collezioni di erbacee in aiuole o in parterre (prevalgono le erbacee perenni mentre le
annuali tendono ad essere confinate in aiuole, onere di gestione sempre molto elevato)
 Collezioni di idrofite (richiedono strutture specializzate quali vaschette, vasche o
stagni artificiali, onere di gestione rilevante)
56
collezioni di serra o protette (piante con caratteristiche ecologiche e/o fitogeografiche
legate a regimi climatici più favoriti termicamente):
 Collezioni di alberi in serra hanno limitazioni legate alla dimensione degli individui
(serre molto ampie e alte)
 Collezioni di arbusti (necessità di contenimento frequente)
 collezioni di erbacee e succulente
Esistono limitazioni comuni a tutte le collezioni quali quelle dovute a: disponibilità di
spazio, condizioni climatiche (temperatura e precipitazioni), esigenze di bilancio idrico,
specificità dei substrati, disponibilità di nutrienti, manifestazioni fitopatologiche.
Le limitazioni possono incidere in modo particolarmente critico nelle collezioni di serra,
che richiedono quindi una gestione molto attenta.
57
Le collezioni non protette o in serra possono poi essere specializzate in funzione di
fattori diversi:
 posizione sistematica
 caratteristiche ecologiche
 provenienza fitogeografica
 significato conservazionistico
 valore d'uso
 funzione ornamentale
 significato etnobotanico e/o culturale
58
Organizzare un orto botanico a scuola
E’ un progetto ambizioso
Richiede di disporre di 3 elementi fondamentali irrinunciabili:
1. le persone di riferimento che se ne occupino
2. un luogo fisico
3. un progetto guida
1. le persone di riferimento che se ne occupino




motivazione
stabilità nella sede scolastica
competenza specifica
disponibilità durante il ciclo stagionale
2. un luogo fisico





disponibilità di acqua
natura del substrato
condizioni non estreme di ombreggiamento
la stagionalità
accessibilità
3. un progetto guida
modalità di coinvolgimento degli studenti
 fruitori, operatori, ideatori, ...
finalità
 sistematica
 biologia vegetale
 ecologia
 fitogeografia
 piante autoctone
 piante alimentari
 piante officinali
 piante ornamentali
 piante di uso tradizionale
 ...
grazie per
l’attenzione !