L`orto botanico funzione struttura ricerca e sviluppo
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L`orto botanico funzione struttura ricerca e sviluppo
L’ORTO BOTANICO FUNZIONE, STRUTTURA, RICERCA E SVILUPPO Francesco Bracco Università degli Studi di Pavia DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA E DELL’AMBIENTE La nascita degli orti botanici in occidente avviene nel corso di un arco di tempo molto lungo tra l’antichità classica e l’epoca attuale; in oriente esistono strutture affini evolute all'interno di contesti culturali diversi (Cina e India). Sono strutture complesse la cui formazione e mantenimento sono legate a motivazioni diverse basate sulla disponibilità di piante vive: per scopi utilitari per l'educazione specialistica o generale per la ricerca botanica per meravigliare per ricreare per conservare Nell’antichità classica alcuni orti privati sono sporadicamente sede di trasmissione della conoscenza botanica (Teofrasto, Plinio) Nel medioevo l’uso delle piante medicinali quali principi terapeutici (denominate semplici) fa sì che gli orti farmaceutici e medici siano un frequente complemento delle abitazioni di medici e speziali Gli orti farmaceutici inoltre vengono costituiti presso monasteri e ospedali In tutti i casi tali orti hanno quale attività preminente la coltivazione delle piante officinali prima del 512 d.C. Tutti gli orti, quelli dei “professionisti” e quelli delle istituzioni, non esercitano ancora una specifica funzione didattica La situazione inizia a cambiare quando alcuni di questi, pur rimanendo strutture private, iniziano a essere punti di riferimento per l’istruzione di medici e speziali nel XII secolo questo avviene in vari luoghi: a Salerno per ordine di Federico II con l’intervento di Matteo Silvatico, a Napoli con Arnaldo Napolitano e fuori d’Italia ad esempio a Praga ad opera di Angelo, speziale fiorentino, nel 1350 Sia pure al di fuori di istituzioni specifiche agli orti medici inizia ad essere associata l’idea di trasmissione della conoscenza botanica In seguito alcuni orti privati si inseriscono nell’insegnamento universitario Un esempio è il Viridarium novum, istituito in Vaticano da papa Nicolò III alla fine del XIII secolo e curato da Simone Genovese, che alla fondazione dell’Università “La Sapienza” (1303) ne supporta le attività didattiche in campo medico Tali orti dei semplici si perfezionano progressivamente per l’insegnamento universitario: Orto Vaticano di Roma (1447), Orto Echtiano di Colonia (1490) Un po’ più tardi anche a Pavia si realizza una simile commistione di orto privato e insegnamento universitario e questo avviene nel XVI secolo per intervento di Leonardo Leggi Questi era lettore di “medicina pratica ordinaria” disciplina che comprendeva anche la “lettura dei semplici” In una sua opera “Fabrica regimini sanitatis” compare una incisione molto particolareggiata che costituisce un’importante fonte di informazione E’ con ogni probabilità la raffigurazione dell’abitazione del Leggi I questa casa si tengono lezioni ex-cathedra e anche nel giardino Si noti in particolare l’esistenza di un tratto di giardino recintato e ben suddiviso in aiuole ordinate Con Leonardo Leggi intorno al 1520 vi è notizia delle esistenza della Lettura dei semplici che però trova spazio all’interno di un’altra disciplina medica. Il primo lettore dei semplici presso l’Ateneo ticinese è Giorgio Dordoni che dopo aver tenuto altri corsi dal 1546 è titolare della lettura di “medicina straord.ria co. le declarationi et Simplici” Dal 1556 la “Lectura Simplicium” diviene disciplina associata alla “materia medica straordinaria” ne viene incaricato un collaboratore di Dordoni: Ludovico Carissimi Dal 1563 Giorgio Dordoni abbandona gli altri insegnamenti e si dedica in modo esclusivo, con la collaborazione di Pietro Paolo Cattaneo alla Lectura simplicium e alla Demostrationem simplicium o Ostensionem Simplicium Le due discipline si presteranno in seguito a due prospettive ben diverse Dalla Lectura simplicium prenderà origine la Materia medica (grosso modo farmacologia e farmacoterapia) Dalla Ostensione simplicium il complesso delle discipline naturalistiche (Botanica, Zoologia, Mineralogia) Quello di Leonardo Leggi non è ancora un orto universitario ma la sua funzione è evidente e questo del resto è il momento storico in cui vengono creati Orti dei semplici delle Università o Orti accademici Vi è un certo dibattito in merito alle priorità precisa ma gli orti botanici accademici più antichi paiono essere: Pisa 1543 § Padova 1545 Firenze 1545 § Pavia 1558 § (data in cui si trova la prima esplicita citazione di un viridarium nei documenti accademici) Bologna 1568 § Ferrara 1577 § Salerno 1317 + Sassari 1611 § Roma ove nel 1447 per ordine di Nicolò V il Viridarium novum viene annesso all’Università “La Sapienza” §. Messina 1638 § ecc. La Ostensio simplicium diviene possibile dopo il 1558, data in cui venne citata per la prima volta l’esistenza dell’orto botanico di Pavia Questo però era collocato in una località diversa dall’attuale e che non è nota Secondo una tradizione tramandata da Domenico Nocca (inizio sec. XIX) esso era collocato “in un atrio del pubblico xenodochio” vale a dire uno dei cortili dell’Ospedale di S.Matteo ora compreso nel palazzo centrale dell’Università Qui esso si sarebbe conservato sino almeno al 1764 anche se ciò non è confortato da evidenze documentali Nella più antica pianta nota dell’Ospedale S. Matteo (secoli XVI-XVII) ove sono indicate: ? le “Stanze per istromenti della Spetiaria”, “Stillaria per servitio della Spetiaria” la “Scala per le stanze dello Spetiale” e “Spetieria e stanze dello Spetiale” Due dei cortili sono qualificati quali giardini “Giardino delle monache” (l’attuale cortile delle magnolie) “Giardino grande delli Preti e Familie” (l’attuale cortile sforzesco) Cronologicamente una seconda fase di particolare sviluppo, dopo quella del XVI secolo è quella che vede la fondazione di orti botanici universitari durante il 1700. In questo secolo vengono creati orti nelle università di Torino (1722) Cagliari (1762), Perugia (1768) Parma (1770), Modena (1772) Milano (1774), Palermo (1781), Siena (1784) E’ una fase particolarmente importante poichè anche a Pavia nel 1773 l’Orto Botanico trova una nuova sede che ha conservato sino alla data attuale Nel XIX secolo vengono ancora creati orti universitari a Lecce, Genova, Urbino, Napoli, Camerino, Catania e Portici Non tutti questi Orti Botanici si sono conservati sino ai giorni nostri in quanto hanno mutato di localizzazione e struttura o sono scomparsi salvo poi essere nuovamente rifondati Il virdarium nel cortile dell’Ospedale San. Matteo risultava sicuramente riduttiva per la modesta superficie a disposizione Sin dal 1559 vengono fatte richieste di trasferirlo in un’area più adatta inizialmente prevista nella Cittadella di Pavia (tra S. Pietro in Ciel d’Oro e il Castello Visconteo Tale spostamento non ebbe mai luogo e nel 1765, con Fulgenzio Vitman sulla cattedra di Botanica, si propone un nuovo trasferimento. L’area localizzata è quella del giardino del soppresso Collegio Griffi subito a nord della piazza del Collegio Ghislieri Anche se probabilmente il progetto non fu mai realizzato il Vitman utilizzò quelle ortaglie per le proprie coltivazioni nel 1771 si ripresenta l’idea di trasferire l’orto botanico nella zona del Salone presso il Castello che però non ha seguito Nel 1772 invece inizia ad affermarsi l’idea di collocare l’orto botanico nel terreno e nei locali già occupati dalla Canonica Lateranense di S. Epifanio che comprendeva la chiesa, l’edificio conventuale e le relative ortaglie La chiesa di S. Vincenzo e S. Gaudenzio sarebbe stata fondata nel V secolo da S. Epifanio vescovo di Pavia che vi fu sepolto e con il cui nome fu in seguito conosciuta nelle due immagini la statua di S. Epifanio (ora in S. Francesco grande) e il monumento funebre ad Andrea Alciato (ora in Università Centrale) entrambi provenienti dalla chiesa di S. Epifanio) Nel 1773 per ordine sovrano i Canonici Regolari Lateranensi lasciarono il convento e la chiesa che fu convertita in parrocchia; la casa del parroco fu ricavata in una piccola parte dell’edificio conventuale mentre il resto fu assegnato all’Università. Nello stesso 1773 nel giardino iniziano i lavori per la creazione dell’orto botanico Nel 1773 al Vitman subentrò nella cattedra di Botanica (e anche di chimica e materia medica) Valentino Brusati che seguì i primi lavori che resero possibile l’utilizzo dell’orto a partire dal 1775-1776 Nel 1774 fu insediato nell’edificio anche il laboratorio di chimica dell’Università, la prima delle istituzioni universitarie che accompagneranno la botanica in S. Epifanio La realizzazione dell’orto botanico si basò sul contesto scientifico e politico di allora per cui furono richiesti consigli al Prefetto dell’Orto Botanico di Padova, Giuseppe Marsili, e furono studiate le piante dei giardini di Schoenbrunn e di Vienna Nel 1776 furono messi in cantiere i lavori maggiori per l’orto, l’edificio e iniziò anche la costruzione delle serre in legno su disegno di Giuseppe Piermarini poi modificati da Leopoldo Pollak Nel 1777 assunse la direzione dell’Orto Giovanni Antonio Scopoli e nell’edificio erano presenti i laboratori di botanica, chimica e zoologia Sotto la direzione dello Scopoli furono compiuti lavori di regolarizzazione della superficie dell’orto botanico che era disposto lungo la naturale pendenza ma con molte irregolarità da cui derivavano ristagni d’acqua; fu quindi realizzato un livellamento utilizzando però macerie e terriccio di scarsa qualità Furono insediati due arboreti uno a est dell’edificio e uno a nord delle serre (qui nel 1778 secondo la tradizione fu impiantato il grande platano ancora esistente) In quest’epoca fu anche adottata una ripartizione delle porzioni rimanenti in aree rettangolari con angoli smussati separate da viali e suddivise regolarmente in aiuole Nelle “Deliciae Florae et Faunae Insubricae” pubblicata dallo Scopoli nel 1786 compare un’immagine dell’Orto Botanico più o meno idealizzata Questa bella incisione dell’”Hortus Botanicus Ticinensis” è oggi impiegata quale simbolo dell’Orto Botanico dell’Università di Pavia Dopo la morte di Scopoli (1788) il primo botanico di rilievo fu Domenico Nocca che riorganizzò l’orto mantenendosi fedele all’impianto primitivo (1818) Si attua la rifabbrica in muratura delle serre su progetto di Luigi Canonica Nei primi anni del XIX secolo la chiesa di S. Epifanio, chiusa nel 1790, viene abbattuta e in parte integrata nell’edificio universitario che così viene completato nell’ala nord Furono realizzati i pulvilli a copertura vetrata posti di fronte alle serre Al termine della sua direzione in orto erano coltivate circa 20.000 specie Al Nocca succede Giuseppe Moretti (1826-1852) e successivamente Santo Garovaglio 1852-1882) Quest’ultimo dirige l’orto nel periodo tempestoso della Seconda Guerra di Indipendenza, ma organizza razionalmente le attività dell’orto e ridispone le piante secondo le concezioni sistematiche dell’Endlicher , per l’epoca molto aggiornate Nel 1857 compare l’insegnamento di Botanica superiore e nel 1871 viene fondato il Laboratorio crittogamico per lo studio delle malattie delle piante (il primo al mondo) Nel 1882 subentra Giovanni Briosi Durante la sua direzione viene costruito un complesso di serre nella parte sud dell’orto botanico, tra cui quella circolare coperta da una cupola con una vasca per le piante acquatiche tropicali, e a ovest delle serre scopoliane due serre (esiste ora solo quella delle piante utilitarie) Oltre a queste ne furono costruite due sul lato ovest Tutto il complesso delle serre (circa 1000 mq) era riscaldato e conteneva collezioni di piante esotiche tropicali Vi si sviluppa un notevole interesse per le piante officinali tra le quali ha particolarmente importanza il tè introdotto nel 1890 A Briosi succedono i suoi allievi e sotto la direzione di Gino Pollacci viene rifatta la facciata sud dell’edificio (1933-1935) Nel 1942 diviene direttore Raffaele Ciferri che curerà anche il riassetto dell’Orto dopo il secondo conflitto mondiale La mancanza di riscaldamento durante il periodo bellico aveva provocato la perdita delle collezioni di piante tropicali esotiche La struttura delle serre era degradata e le serre stesse avevano provocato problemi all’edificio cui erano accostate nel 1948 le serre frontali furono demolite e nel 1953-1954 fu costruito lo scalone della facciata che abbraccia la fontana circolare Il giardino viene sistemato secondo il modello delle ville lombarde dei secoli XVII-XVIII e cercando di attenersi alla sua immagine presente nell’incisione dei tempi di G. A. Scopoli La superficie prima divisa in terrazzamenti fu livellata e resa maggiormente continua Nella porzione settentrionale vengono tracciati due viali perpendicolari Il giardino viene dotato di statue di stile neoclassico in pietra tenera di Vicenza appositamente scolpite Le aiuole della porzione meridionale vengono delimitate con cordoli di cemento L'Orto Botanico dell'Università degli Studi di Pavia Anteriormente vengono completati i gruppi angolari di rododendri e viene ristrutturata la grande vasca rettangolare le aiuole vengono utilizzate per la collezione di rose che raccoglieva numerosissimi ibridi colturali La successiva direzione di Ruggero Tomaselli si caratterizza per la costruzione della moderna serra tropicale (serra Tomaselli) Nel parterre posteriore, che Ciferri aveva destinato alla coltura di piante di ridotto sviluppo (anche molte rose ad es.), durante la gestione Tomaselli, trovano posto numerose specie arboree e buona parte delle superfici residue vengono convertite a prato0 La collezione di rose rimane limitata al solo settore meridionale Nelle serre Scopoliane vengono mantenute la collezione di piante succulente (ala ovest) e quella di cicadee (ala est) Nella serra precedentemente utilizzata per il ricovero invernale delle piante vengono impiantate piante esotiche officinali e alimentari (serra delle piante utilitarie o serra Briosi) Nella piccola serra delle orchidee viene costituita una collezione di Tillandsia e di felci tropicali Serra di scopoli ala ovest: serra delle succulente: Serra di scopoli ala est: serra delle cicadee: Serra Briosi o serra delle piante utilitarie Negli anni della successiva direzione di Augusto Pirola viene risistemato il roseto così da raccogliere oltre agli ibridi colturali ornamentai anche le specie spontanee da cui essi derivano vengono promosse alcune altre piccole collezioni quali quelle di Hosta Sotto la direzione di A. Balduzzi si è iniziato il riordino della collezione di piante officinali presente nei pulvilli o lettorini In collaborazione scientifica e finanziaria con la Regione Lombardia (CFA - Centro per la tutela della Flora Autoctona) nel febbraio del 2005 è stata inaugurata la Lombardy Seed Bank (LSB) è la Banca del germoplasma della Regione Lombardia per raccogliere e conservare i semi delle specie spontanee lombarde Nello stesso contesto di collaborazione è stata realizzata una piccola collezione di specie minacciate nemorali e di ambiente periforestale Dal 2005 l’Orto Botanico è parte del, Sistema Museale di Ateneo . Dal 2009 l’Orto Botanico dell’Università degli studi di Pavia fa parte del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, in cui è confluito l’antico Istituto di Botanica dopo varie aggregazioni dipartimentali intermedie. L’orto mantiene la sua estensione di circa 1,6 ha e comprende 790 m2 di serre; le collezioni comprendono circa 2000 specie. Ospita il centro didattico della Riserva naturale integrale “Bosco Siro Negri” dell’Università di Pavia gestita dall’Orto stesso Dal 2002 fa parte della Rete degli Orti Botanici della Lombardia sancita ufficialmente nel marzo 2009. Università degli Studi di Pavia Dipartimento di Ecologia del Territorio Orto Botanico di Pavia - lo stato attuale Università degli Studi di Pavia Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente ORTO BOTANICO Gli orti botanici si sono caricati nel tempo di funzioni diverse Collezionare piante vive Coltivare le piante Moltiplicare le piante Studiare le piante Esporre le piante vive Raccogliere e conservare campioni essiccati di piante o di loro parti Educare alla conoscenza delle piante Proteggere le piante Attività di autofinanziamento Sito dell’Orto Botanico: http://www-3.unipv.it/orto1773/ Sito del progetto QR: http://scopolia.unipv.it/index.php Riserva naturale integrale Bosco Siro Negri dell'Università di Pavia: conservazione in-situ Nel 1970 (Anno Europeo per la conservazione della natura) l'Università di Pavia decise di istituire a Riserva Naturale Integrale un appezzamento di bosco donatole da un cittadino pavese (G. Negri). Nel 1973 viene riconosciuto dall'allora Ministero per l'Agricoltura e le Foreste. Questo bosco rappresenta un piccolo lembo superstite (11 ha) di foresta planiziale padana caratterizzata da una sospensione totale di tutte le attività di gestione dalla fine della II Guerra mondiale E' una foresta di latifoglie miste dominata da farnia, pioppo nero, acero campestre, pioppo bianco, olmo minore(+), robinia, ecc. Nel 2008 la sua superficie viene all’incirca raddoppiata per acquisizione di un ampio terreno confinante e di una piccola estensione più distante. Il Dipartimento di Ecologia del Territorio è l'ente gestore della riserva: organizza le attività di ricerca scientifica e quelle di divulgazione e comunicazione Riserva naturale integrale Bosco Siro Negri dell'Università di Pavia: Confini attuali 1970 201... 2008 Riserva naturale integrale Bosco Siro Negri dell'Università di Pavia: Confini attuali Il Bosco Siro Negri è sito in Comune di Zerbolò ed essendo riserva naturale integrale non è destinato alla visita da parte del pubblico, ma alla conservazione della vegetazione forestale spontanea della pianura e delle relative specie insitu, cioè la dove esse naturalmente esistono. Le uniche attività sono quelle di ricerca scientifica quali ad esempio: Controllo dell'evoluzione naturale della vegetazione (specie esotiche vs. specie autoctone) Rapporto tra foresta e variazioni di portata del fiume e livelli della falda freatica Degradazione della massa legnosa a terra I processi di colonizzazione vegetale spontanea delle aree adiacenti Struttura verticale e orizzontale della vegetazione Dendroecologia I suoli La presenza di radionuclidi nei suoli I funghi I licheni Gli animali ecc. La necessità di presentare questo patrimonio naturalistico e l'insieme di dati derivanti dalle ricerche in corso valorizzandoli a livello didatticodivulgativo ha condotto alla creazione del "Centro didattico divulgativo della Riserva Naturale Integrale Bosco Siro Negri" ospitato presso l'Orto Botanico: Sono disponibili un'aula e attrezzature multimediali per lezioni e conferenze; Sono presenti computer per l'utilizzo di chiavi analitiche di determinazione informatiche interattive per la identificazione delle piante del Bosco S. Negri Sono stati elaborati e esposti pannelli didattici illustrativi delle specie legnose e dell'ambiente del Bosco S. Negri E'stato prodotto e viene proiettato un documentario (in italiano o in inglese) sulla Riserva. Sito della Riserva Bosco Siro Negri: http://boscosironegri.unipv.it/ Sito della Chiave interattiva delle piante del Bosco Siro Negri: http://dbiodbs.units.it/carso/chiavi_pub21?sc=436 L'Orto Botanico e le reti museali L'orto botanico è inserito in un sistema di reti di istituzioni museali che operano a più livelli territoriali diversi Sistema Museale di Ateneo dell'Università degli Studi di Pavia Pavia Musei - Sistema Museale di Pavia, del suo Ateneo e della sua Certosa. Associazione Rete degli Orti Botanici della Lombardia Sistema Museale di Ateneo – Università degli studi di Pavia Include i musei e le collezioni museali costituite nel corso degli anni nelle diverse strutture dell’Università di Pavia, talune di origine recente o in via di organizzazione, altre di tradizione antica, come l’Orto Botanico. Oltre a questo vi sono inclusi: Museo per la Storia dell’Università di Pavia, Museo di Storia Naturale, Museo della Tecnica elettrica, Museo di Mineralogia, Museo di Archeologia, Museo di Anatomia, Collezioni di Matematica, Collezioni di Patologia generale, Collezioni di Anatomia patologica, Collozioni di Fisiologia, Collezioni di Istologia ed Embriologia, Collezioni di Chimica, Collezioni di Musicologia, Gabinetto di Fisica di A. Volta. Comprende musei con contenuti e temi molto diversi derivanti dalle attività accdemiche di ricerca e di insegnamento Sostiene la costituzione di nuove strutture museali e supporta la realizzazione di nuove collezioni mediante la valorizzazione dei beni culturali presenti all’interno dell’Ateneo Organizza mostre monografiche (A. Einstein, A. Volta, P. Pavesi, C. Golgi, A. Bassi, ecc.) Organizza la presentazione e la gestione dei progetti per l’impiego di volontari del Servizio Civile Volontario Nazionale Promuove la ricerca di finanziamenti presso le amministrazioni nazionale e regionale Pavia Musei - Sistema Museale di Pavia, del suo Ateneo e della sua Certosa Comprende il Sistema museale di Ateneo, i Musei civici del Comune di Pavia e il Museo della Certosa di Pavia e agisce fondamentalmente in ambito comunale. Comprende musei con contenuti e temi molto diversi Organizza attività di tipo ostensivo o divulgativo di carattere particolare (ad es. la Notte dei Musei) Organizza attività rivolte a settori di pubblico con caratteristiche peculiari (ad es. visite e attività dedicate ai non vedenti e ipovedenti) Coordina le attività di promozione del turismo scolastico Sviluppa supporti innovativi per la autoguida delle visite Promuove la ricerca di finanziamenti anche presso le amministrazioni locali di livello più alto Rete degli Orti Botanici della Lombardia Comprende 6 orti botanici esistenti in territorio lombardo con configurazione istituzionale molto diversa; un settimo orto collabora esternamente: 1.Orto Botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo (Comune di Bergamo) 2.Giardino Botanico Alpino “Rezia” di Bormio (SO) (Consorzio del parco nazionale dello Stelvio, Comitato di gestione della Regione Lombardia) 3.Orto Botanico di Brera di Milano (Università degli Studi di Milano) 4.Orto Botanico di Cascina Rosa di Milano (Università degli Studi di Milano) 5.Orto Botanico dell’Università di Pavia (Università degli Studi di Pavia) 6.Giardino Botanico sperimentale “Giordano Emilio Ghirardi” di Toscolano Maderno (BS) (Università degli Studi di Milano) 7.Giardini di Villa Carlotta di Tremezzo, (CO) (Ente Morale Villa Carlotta) 8.Giardino Botanico Alpino di Pietra Corva di Romagnese (PV) (Amministrazione Provinciale di Pavia in convenzione con il Comune di Romagnese e la Comunità Montana dell’Oltrepo Pavese) Associazione Amici dell'Orto Botanico di Pavia: divulgazione e rapporti sociali Dal 1994 l'Orto Botanico ospita le attività di una associazione fiancheggiatrice, gli "Amici dell'Orto Botanico di Pavia" che ha circa un centinaio di soci. Questa ha la sua sede in un locale interno all'complesso dipartimentale e organizza la massima parte delle sue attività nell'Orto botanico. Vengono proposte attività (20-30 all'anno) comprendenti mostre mercato di entità di interesse giardinistico ornamentale (rose, pelargoni, orchidee, tillandsie) o officinale (aromatiche), laboratori di giadinaggio, momenti di scambio e baratto di piante, laboratori di decorazione con materiali vegetali, visite ad altri giardini e parchi. Sponsorizza e supporta alcune necessità di gestione dell'orto acquistando strumenti e materiali. Promuove la ricerca di finaziamenti esterni presso enti e fondazioni per l'esecuzione di lavori straordinari (restauri). Favorisce i rapporti con la stampa e i mezzi di comunicazione a livello locale. La presenza dell'associazione è importante per almeno due motivi: L'Orto Botanico è una realtà rilevante a livello cittadino (per motivi storici, urbanistici, paesaggistici, estetici) e l'associazone favorisce i rapporti con la collettività cittadina anche esorbitando dalle funzioni scientifico-didattiche specialistiche proprie ad un'istituzione universitaria. Fornisce un supporto concreto sia in termini finanziari che di disponibilità di lavoro (visite delle scolaresche ad es.) alle attività dell'Orto botanico. Anche in grandi e importanti orti botanici stranieri la collaborazione dei volontari è fondamentale nella gestione di molte attività. Come viene inteso l’Orto Botanico attualmente E’ una struttura museale specializzata in cui sono conservate: • collezioni di piante vive (collezioni in terra e in serra) • collezioni di erbario con campioni di piante conservate in forma essiccata (exsiccata, ecc.) Le collezioni di piante vive sono nella maggioranza dei casi destinate all’ostensione al pubblico. Le collezioni d’erbario non sono generalmente aperte al pubblico (fragili!) e sono riservate alle attività degli specialisti (botanici sistematici, fitogeografi, storici della botanica) L’Orto botanico può essere una struttura recente o può conservare l’impianto, le serre, le aiuole, le collezioni realizzate in epoca precedente al XX secolo. In quetso caso diventa un orto botanico storico cui sono legate strutture di valore architettonico monumentale. 53 Caratteristiche dell’Orto Botanico come struttura museale di carattere scientifico Le collezioni vive di un orto botanico devono essere caratterizzate da: Un ragionevole grado di permanenza Il supporto scientifico L'appropriata documentazione delle piante coltivate in merito alla provenienza (selvatica, orti botanici, vivaistica specializzata, collezioni vive private parchi o giardini) Il controllo e la revisione delle piante in collezione L'adeguata etichettatura (cartacea o informatica) L'ostensibilità al pubblico 54 L'orto botanico in quanto istituzione scientifico-museale deve inoltre prevedere: lo scambio di materiali (semi ma anche piantine, talee, exsiccata ecc.) con altre istituzioni (orti botanici, arboreti, istituti di ricerca, stazioni di ricerca applicata, aree protette ecc.) la ricerca scientifica sulle piante (sistematica negli erbari associati, tecniche di coltivazione delle piante, programmi di conservazione della biodiversità vegetale) un supporto di comunicazione verso gli altri enti affini e verso il pubblico e la possibile utenza (libera o finalizzata) La regolare apertura al pubblico 55 Le collezioni vive dell'orto botanico sono di tipo diverso: In piena terra o non protette (piante con caratteristiche ecologiche e/o fitogeografiche affini al territorio in cui l'orto botanico è inserito) collezioni di piante arboree (grandi spazi, tempi di insediamento prolungati, onere di gestione ridotto a breve termine ma rilevante a lungo termine); in piena terra costituiscono gli arboreti; collezioni di arbusti spesso inframmezzate alle precedenti o alle collezioni di erbacee (gestione mediamente onerosa a breve e medio termine, significato decorativo e architettonico molto rilevante) collezioni di erbacee in aiuole o in parterre (prevalgono le erbacee perenni mentre le annuali tendono ad essere confinate in aiuole, onere di gestione sempre molto elevato) Collezioni di idrofite (richiedono strutture specializzate quali vaschette, vasche o stagni artificiali, onere di gestione rilevante) 56 collezioni di serra o protette (piante con caratteristiche ecologiche e/o fitogeografiche legate a regimi climatici più favoriti termicamente): Collezioni di alberi in serra hanno limitazioni legate alla dimensione degli individui (serre molto ampie e alte) Collezioni di arbusti (necessità di contenimento frequente) collezioni di erbacee e succulente Esistono limitazioni comuni a tutte le collezioni quali quelle dovute a: disponibilità di spazio, condizioni climatiche (temperatura e precipitazioni), esigenze di bilancio idrico, specificità dei substrati, disponibilità di nutrienti, manifestazioni fitopatologiche. Le limitazioni possono incidere in modo particolarmente critico nelle collezioni di serra, che richiedono quindi una gestione molto attenta. 57 Le collezioni non protette o in serra possono poi essere specializzate in funzione di fattori diversi: posizione sistematica caratteristiche ecologiche provenienza fitogeografica significato conservazionistico valore d'uso funzione ornamentale significato etnobotanico e/o culturale 58 Organizzare un orto botanico a scuola E’ un progetto ambizioso Richiede di disporre di 3 elementi fondamentali irrinunciabili: 1. le persone di riferimento che se ne occupino 2. un luogo fisico 3. un progetto guida 1. le persone di riferimento che se ne occupino motivazione stabilità nella sede scolastica competenza specifica disponibilità durante il ciclo stagionale 2. un luogo fisico disponibilità di acqua natura del substrato condizioni non estreme di ombreggiamento la stagionalità accessibilità 3. un progetto guida modalità di coinvolgimento degli studenti fruitori, operatori, ideatori, ... finalità sistematica biologia vegetale ecologia fitogeografia piante autoctone piante alimentari piante officinali piante ornamentali piante di uso tradizionale ... grazie per l’attenzione !