Aprile-Maggio 2014 - IIS “San Benedetto”

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Aprile-Maggio 2014 - IIS “San Benedetto”
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Aprile-Maggio 2014 / n° 15
SBALLO… SBAGLIO
Sei certo che valga la pena “sballare?
QUESTO MESE:
Sballo…. Sbaglio
Un viaggio da… sballo Amsterdam
Enigmi e tempi dell’adolescenza
A spasso nel tempo
Facce da droghe
Io non bullo e tu?
I have a dream
Ambientiamoci
Lezione tra pari
I volti della solidarietà
Ricordo di Cinzia Bellocchi
Tra fede e storia
Visita al frantoio
Visita Abbot-Abbvie
Il Viaggiatore
Scuola zoo
Siamo ancora qua
Stage linguistico in Inghilterra
Corso disostruzione
Settimana della musica
Dillo con un fiore
Amici a 4 zampe
Personaggi del mese
Sportivamente
Facce da copertina
Cinema
Musica
Il Perché pluripremiato
Prova del cuoco
Scotti e bruciati
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pag. 6-7
pag. 8-9
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pag. 11-12
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La chiamano “Nek nomination”, il fenomeno che negli
ultimi mesi spopola sul web: si tratta di una gara tra chi
beve di più e più velocemente, davanti a una telecamera.
Il video viene postato sui social network e da lì parte la
“nomination”: la chiamata verso altri tre ragazzi/e che
entro 24 ore sono invitati ad accettare la sfida. Se non lo
faranno, saranno costretti a pagare da bere e a essere
derisi in rete. Questo fenomeno, oltre a essere diventato
virale, è anche molto pericoloso. All’estero ha già fatto le
prime vittime, tutte sotto i 30 anni. In Italia invece sono
molti i casi di coma etilico per intossicazione acuta da
eccessiva assunzione di alcool. Questo è solo uno dei tanti metodi che oggi i giovani utilizzano per
“SBALLARSI”.
Ma cos’è lo sballo? Il dizionario riporta la seguente definizione:
“Nel gergo della droga, effetto prodotto dall’uso di
una sostanza stupefacente”.
Dall’intervista alla dott.ssa Simona Pichini, ricercatrice
dell’Osservatorio fumo, alcol,
droga dell’Istituto Superiore
di Sanità, riportata da Panorama.it, emergono dati allarmanti circa l’uso di alcol tra i
“Teschio con sigaretta accesa”
Van Gogh Museum,
Amsterdam
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I.I.S. “San Benedetto”
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Daniela Fiorentini (direttore)
Silvia Sessa (caporedattore)
Avagliano Alessandro, Borgia, Ginevra, Capasso Fabiana, Cappelletto Petra, Carnali Marika,
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(redattori)
Responsabili del Progetto:
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Assistenza tecnica:
Mauro Coppotelli
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SBALLO … SBAGLIO
Siete certi che valga la pena sballare?
che TUTTO voglia i nostri ragazzi
giovanissimi. Negli ultimi 15 anni
“sballati” per poterli plasmare a
infatti la percentuale di ragazze - di
PROPRIO piacimento. I giovani
età compresa tra i 14 e i 17 anni sballati sono sottomessi al sistema
che consumano alcolici, è passata
e la sottomissione, l’appannamento
dal 6% al 14,6%, si è dunque più
mentale, le verità alterate… sono
che raddoppiata. Ma quello che si
proprio quello che oggi desidera per
va diffondendo tra i giovani non è
bere più alcol bensì sballarsi in gei giovani chi ci governa.
Molte volte lo sballo, oltre a causare
nerale, l'alcol quindi è solo un mezgravi conseguenze su chi lo pratica,
zo.
L’ONU, in questo ultimo periodo, munque sinonimo di libertà e di può portare a vere e proprie trageha lanciato infatti un allarme sulle eccesso e in un mondo come questo, die per chi vi sta intorno. È il caso
droghe, che stanno registrando che forse a volte impedisce di essere di Lorenzo, un ragazzo di 25 anni
un’espansione senza precedenti. Il liberi, l’unica via d’uscita molte che, il 17 Maggio 2014, sotto l’effetmercato degli stupefacenti è sempre spesso sembra essere la fuga…da se to di cocaina, ha ucciso sua zia e i
due nonni. Questo è l’esempio di
più in crescita e ciò che è più in
voga sono le droghe sintetiche.
Molte volte lo sballo, oltre a cau- come la droga possa alterare la
Ma a preoccupare maggiormensare gravi conseguenze su chi lo personalità di un individuo, portandolo a compiere gesti di cui si
te è l’aumento enorme dello “sballo
pratica, può portare a vere e propentirà per tutta la vita.
legale”, ossia la diffusione di quelle
prie tragedie per chi vi sta inCi sono persone che hanno però
sostanze - non proibite - che protorno.
ducono gli stessi effetti delle drodeciso di non sbagliare, e in risposta a questi fenomeni, si comghe illegali.
stessi… Solo questa permette di
Perché i giovani decidono di sbal- scappare dai propri problemi, dalla portano differentemente. Come nel
larsi? L’adolescenza è caratterizza- propria quotidianità, dalle proprie caso della “Rak nomination”, una
risposta alla “Nek nomination”: i
ta da comportamenti provocatori in paure…
tutti i sensi, dalle droghe all’alcol, Si eccede per potersi sentire liberi giovani non bevono davanti a una
al sesso… il giovane sano a un certo ma non ci si rende conto che, pro- telecamera ma si filmano mentre
punto li interrompe, soprattutto se prio in nome di una libertà illusoria compiono buone azioni. Ed ecco allocircondato da un ambiente sano fat- e momentanea, si cade nella prigio- ra ragazzi ripresi mentre vanno a
to di famiglia, scuola, amici. I com- ne delle dipendenze fisiche e psico- fare la spesa per poi donarla a un
portamenti sbagliati persistono là logiche. Molti giovani, vittime dello barbone o giovani generosi che dodove viene a mancare tutta quella sballo, dell’eccesso, forse gridano nano capi d’abbigliamento ai più
rete di relazioni sane, fondamentali solo la propria solitudine… anche bisognosi.
nella crescita positiva di un adole- “autolesionismo” è un modo per sen- Senza dubbio il modo migliore di
scente. Essere giovani pero è co- tirsi vivi, provando dolore. Ma sia- reagire alla “cultura dello sballo” è
mo sicuri che que- proprio questa: decidere di NON
sto comportamen- SBAGLIARE, di non lasciarsi manito non sia la con- polare da ciò che ci circonda.
seguenza
della Lo “sballo” più bello è la vita stestrappola tesa ai sa, goduta in piena consapevolezza
giovani dal siste- e libertà mentale!
Daniela Fiorentini
ma che li circon(4°B Tc)
da? Oggi sembra
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Un viaggio da sballo!
Amsterdam
di tolleranza. C’è comunque un li- zi, l’abbiamo trovata piuttosto bufmite di quantità di cannabis da fa! Ma ad Amsterdam s’incontra
poter vendere e da poter possedere anche il famoso “Ice bar” in cui bae nei famosi coffee shop è permesso sta mettere solo un piede, per conl’ingresso solo ai maggiorenni e in gelarsi all'istante! È un bar fatto di
alcuni casi, solo a chi ha già com- ghiaccio! I muri, il bancone, le sedie
piuto 21 anni. I controlli della poli- e perfino i bicchieri sono solidi
zia sono molto frequenti e in qual- ghiacciati! Gli interni sono stati
siasi circostanza, si rischia parec- creati utilizzando quaranta tonnelchio anche se si viene sorpresi sem- late di ghiaccio. Il bello di questo
Se si pensa ad Amsterdam, quali plicemente in macchina senza cinposto è che, alla “freddezza” della
sono le prime cose che vengono in tura di sicurezza allacciata.
temperatura, corrisponde per conmente a una persona?
Questa grande libertà di fare, quin- trasto una grande calore dato dalla
I canali, le bici, i tulipani, il Quar- di, non è poi così grande!
varietà di colori, ottenuta con un’ectiere a luci rosse, la legalità della Amsterdam, comunque, non è cocezionale illuminazione a LED! Un
cannabis…
nosciuta solo per questo, ma anche vero arcobaleno di colori! E poi il
Amsterdam è una delle principali per il Quartiere a luci rosse, docapitali mondiali, una delle città ve ci si ritrova, senza nemmeno
più visitate e che attira più turisti,
rendertene conto, a contemplare
soprattutto giovani. I ragazzi, in-
vetrine addobbate di carne umana
fatti, hanno spesso - tra le loro me- messa in vendita. Nel Quartiere a
te preferite - Amsterdam, attratti luci rosse ci si può capitare, senza
non tanto dalla curiosità di visitare
accorgersene, è infatti vicino al
la città, ma da quell’idea di libertà centro della città…ed ecco che,
in più che si respira ad Amster- guardando le vetrine dei “negozi”,
dam e che permette cose altrove ci si imbatte in donne o ragazze proibite.
delle età più diverse - mezze svesti- grande Mercato dei fiori, in partite. A dire il vero la cosa non ci ha colar modo tulipani, segno distintimente questa città, ci siamo rese particolarmente scandalizzato, anvo delle città dell’Olanda. In questo
conto che l’idea prevalente
luogo, profumato e fiorito, si
che si ha su Amsterdam
possono trovare tutti i tipi
corrisponde più a uno stedi fiori che si cercano… ogni
reotipo, a un falso mito che
giorno ne arrivano di frela tratteggia come città senschi per mezzo di furgoni
za regole. Si va ad Amsterche hanno sostituito i più
dam perché “farsi le canne
antiquati barconi. Chi doè legale!”…
vesse recarsi ad AmsterSì, in parte è vero, la vendidam, s’imbatterà certamenta di marijuana è autorizte nelle 3 grandi scritte “i
zata, ma più che di legalità
am-sterdam”,
con
cui
sarebbe preferibile parlare
In realtà, avendo visitato personal-
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chiunque vorrebbe scattarsi
canti mettevano a diAmsterdam
è
sposizione ingenti capi-
“trasgressione”, ma lo sballo
tali per sovvenzionare
che essa può dare è soprattutto legato al suo incredibile fascino.
Il colore della natura che si
specchia nei suoi canali, le sponde
tenute
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del mondo. Ricchi mer-
una foto!
Insomma,
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abbracciate
da
romantici
ponticelli, sospesi su specchi d’acqua…
I nsomma
Amsterdam è
“trasgressione”, ma lo sballo
che essa può dare è soprattutto legato al suo incredibile
fascino.
spedizioni fin nei più remoti angoli
del mondo e numerosissime navi
salpavano regolarmente da Amsterdam per raggiungere lontane ed
esotiche destinazioni in Brasile,
Nord America ed Indonesia, formando così le basi per il successivo
Questo è lo sballo di Amsterdam!
se, trasformando il ponte in una ru- impero coloniale olandese.
Silvia Sessa dimentale diga. Non a caso Durante gli anni ‘60 e ‘70 si verifiMarika Carnali "Amsterdam" significa appunto cò quella rivoluzione culturale
(4°B Tc) "diga sull’Amstel".
che trasformò Amsterdam nel
Un po' di storia e altro...
di Amsterdam
Le origini della capitale olandese affondano le loro radici nel XIII
secolo: la prima testimonianza conosciuta del nome "Amsterdam" risale
ad un documento del 1275 in cui si
menziona che gli abitanti di un piccolo villaggio di pescatori, situato
La città continuò a svilupparsi e pre- "centro magico d’Europa" e la cui
sto entrò a far parte della diocesi di politica di tolleranza sulle droUtrecht, ma fu solo nel 1300 che le ghe leggere e la diffusa pratica
fu garantito lo status ufficiale di cit- di squatting (l’occupazione forzata
tà. Grazie alla politica di tolleran- di edifici disabitati) la resero una
za messa in atto nei Paesi Bassi, celebre destinazione fra gli hippies.
moltissime persone perseguitate per Il nuovo millennio ha visto il sormotivi religiosi o politici trovarono gere di nuovi ed inquietanti problerifugio in Amsterdam, trasferendovi mi quali sicurezza, integrazione,
altresì le loro ricchezze e la loro di- discriminazione e segregazione, lar-
versità culturale. Il XVII secolo è gamente provocati dalla collisione
conosciuto come "l’età dell’oro" tra le varie etnie e diverse culture
aveva costruito un ponte poco prima
olandese e ciò fu particolarmente che, pur convivendo nella città, non
della sua foce nell’Ij che allora non
vero per Amsterdam che in questo sembrano riuscire a coesistere arera niente più che un’ampia insenaperiodo fiorì fino a divenire il più moniosamente, situazione comprentura di acqua salata. Questo ponte
importante porto europeo, nonché sibile considerando che ben il 45%
era già dotato di porte di legno che
uno dei maggiori centri finanziari degli abitanti di Amsterdam ha geall’occorrenza potevano essere chiusulle sponde del fiume Amstel, vi
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Enigmi e tempi dell’adolescenza
Tra amore violenza e disagio
COMUNICATO STAMPA
Presso l’Aula Magna dell’I.I.S. San
Benedetto, in data 9 maggio 2014,
ha avuto luogo il seminario di formazione organizzato dalla Provincia, Settori Pari Opportunità e Politiche Sociali, per operatori del sociale dal titolo "Enigmi e tempi
dell'adolescenza tra Amore, Violenza e Disagio".
Moderatrice
dell'incontro la Delegata alle Pari
Opportunità Provincia di Latina,
prof. Filomena Sisca, che, dopo
l'intervento dell'Assessore provinciale alle Politiche Sociali, Fabio
Bianchi, ha spiegato lo scopo della
giornata di formazione, "dare la possibilità a chi, ogni giorno, ha a che
fare con gli adolescenti di capirli e
aiutarli a crescere per diventare
adulti sani e costruttivi per l'intera
comunità".
Relatori di fama internazionale e
altissima competenza hanno affrontato, da diversi punti di vista, il difficile tema dell’adolescenza tra amore, violenza e disagio. Il prof. David Le Breton, AntropologoSociologo dell'Università March
Bloch di Strasburgo, il prof. Graziano Martignoni, PsichiatraPsicanalista e Docente di Psicopatologia dell'Università di Friburgo, il
prof. Josè Maria Galvan, Medico-
Teologo della Pontificia
Università Della Santa
Croce in Roma, il prof.
Pietro
Grassi,
dell'ISSR Apollinare di
Roma,
la
prof.ssa
Chiara Mellina, Demo
-EtnoAntropologa
dell'Università La Sapienza di Roma, il prof.
Emanuele Caroppo,
Psichiatra-Psicanalista
e Docente di Fondamenti di Psicoterapia all'Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma, il
prof. Rolando Paterniti, Criminologo e Direttore dell'Unità Operativa di Psichiatria Forense e Criminologia Clinica di Firenze
e Coordinatore del Master di Psichiatria Forense e Criminologia
presso l'Università degli Studi di
Firenze, e il dott. Giorgio Magnanti, Ispettore Capo della Polizia
di Stato di Roma, Criminologo.
Tanti gli argomenti trattati nella
giornata di formazione rispetto a
quel caleidoscopio di emozioni e desideri contrastanti, cambiamenti
fisici e dell’anima che si chiama adolescenza. In particolare il prof. Le
Breton ha affrontato il tema del
corpo nell'adolescenza, un corpo che
cambia e che spesso causa insofferenza e imbarazzo. Quel corpo, difficile da gestire, attraverso il quale
spesso i giovani lanciano un grido
d’aiuto al mondo degli adulti, chiedendo semplicemente di essere visti
e rassicurati. Il corpo dei giovani
sempre più mortificato, "segnato" da
piercing, tatuaggi o scarnificazioni,
espressioni di quella che il prof Le
Breton
ha
definito
"dematernizzazione del corpo", "marchio il
mio corpo perché è mio”.
Il prof. Martignoni si è poi soffermato sul difficile ruolo degli educatori, di coloro ogni giorno si trovano a
contatto con le problematiche adole-
scenziali e che sono chiamati all’arduo compito di aiutare gli adolescenti a superare una delle fasi
della vita più contraddittorie e
complesse. Tutti i relatori hanno
dato un prezioso contributo nell’affrontare una tematica tanto complessa e spinosa qual è l’adolescenza. L’alta partecipazione e il grande interesse suscitato nei presenti
sono una prova di quanto il mondo
degli adulti, e in particolare quello
dei docenti, sia sensibile al tema
dell’adolescenza la cui conoscenza
deve essere ritenuta parte integrante della formazione docente.
INTERVISTE:
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Prof. Graziano
Martignoni
Psichiatra-Psicanalista e Docente
di Psicopatologia dell'Università di
Friburgo
In che modo gli "educatori" dovrebbero "essere educati" per
affrontare il mondo adolescenziale?
Per diventare educatore bisogna
fare una scuola e conseguire degli
esami, ma il problema non è tanto
divenire educatore quanto rimanerlo. Una cosa importante, come cita
il libro de “Il piccolo principe” di
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Interviste del
A. de Saint-Exupéry, è che: "A
volte i grandi dimenticano di
essere stati bambini". Un'altra
cosa importante è che, chiunque
faccia un lavoro d'aiuto, deve continuamente porsi una domanda:
"Cosa ci faccio qua?" - proprio perché essere educatore, o comunque
aiutare, è un lavoro difficile. Questa domanda deve essere ripetuta
anche a distanza di anni, perché
mai si dia per scontato questo tipo
di mestiere e mai si inizi a criticare
l'altro dall'alto del proprio sapere.
Il mestiere di educatore è difficile,
totalmente basato sulla relazione
umana, quindi su una cosa totalmente astratta. Quando ci si trova
a essere educatori di adolescenti, in
modo particolare, bisogna lasciar
loro la parola, non avere pregiudizi, bisogna permettere loro di parlare senza pensare di sapere già
tutto. Se un adolescente ti racconta
un fatto o una qualunque altra
cosa, è il momento in cui nasce
eventualmente qualcosa. Definisco
“educatori sterili” coloro che sembrano fare bene il proprio mestiere
ma in realtà non producono nulla,
non costruiscono una relazione. E
questo l'adolescente, spesso e volentieri, lo percepisce ponendosi una
domanda: "Io con quello lì cosa ci
faccio?"
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tia maggiore di chi fatto studi specifici. Mettendo il fatto diversamente,
se ti trovi tutti i giorni con i giovani,
hai più responsabilità e non ti puoi
nascondere dietro un dito, altrimenti
dovresti cambiare mestiere. Però al
di là di qualunque “educatore”, il
fulcro di tutta la storia è la
“famiglia”, è da qui che parte la prima educazione. Di qualunque tipo
essa sia, incasinata o tranquilla, è la
famiglia in grado di dare quel "care
giver", quella sorta di sostegno necessario all’adolescente! Questo sostegno, questa certezza si concretizza
nel momento in cui, se succede qualcosa, l’adolescente sa che può telefonare a mamma o a papà e sa che
loro, anche se inizialmente arrabbiati, gli saranno vicini in ogni caso. La
famiglia è la scuola migliore, è quella che ti fa superare i problemi e che
mette il figlio nella condizione di
fare tesoro delle proprie esperienze e
di utilizzarle al meglio quando lui
stesso diventerà a sua volta genitore.
Nel momento in cui però la famiglia
inizia a venire meno ai propri
"doveri", allora intervengono gli educatori, il che avviene come un passaggio di testimone per la preparazione di un buon terreno
Jessica Acquasanta (4°B Tc)
Lei ritiene che un insegnate
possa essere più agevolato, nel
suo ruolo di educatore, rispetto a chi non ha la possibilità di
confrontarsi quotidianamente
con i giovani?
Sì e no! Sì, perché se ti trovi tutti i
giorni a contatto con loro, sei costretto a confrontartici. I giovani
poi capiscono subito la persona che
Prof. David Le Breton
hanno davanti. No, perché - anche
se si ha una laurea in materia nulla toglie che alcune persone, che Antropologo-Sociologo dell'Universihanno studiato tutt'altra cosa, pos- tà March Bloch di Strasburgo
sano avere un grado di umanità,
una capacità di ascolto, un’empa-
Una caratteristica dell’adolescenza è l’eccesso, il desiderio
di andare oltre i propri limiti.
Lo sballo è un aspetto del mondo adolescenziale. Quanto questo può essere, a suo giudizio,
condizionato dai cambiamenti
fisici propri dell’età adolescenziale?
Nel mondo dell’adolescenza, lo
“sballo” penso sia una via di fuga,
perché l’identità è troppo pesante in
questo momento della vita... A parere mio nello sballo c’è anche una
ricerca di sensazioni, come se vivere non bastasse, c’è la necessità di
sentirsi vivi e di eccedere, sentirsi
vivi perché essere vivi non basta.
L’asimmetria tra corpo e anima
è un aspetto dell’adolescenza.
Talora essa porta a sperimentare il “male di vivere” anche a
15 anni. In che modo ritiene
che il mondo degli adulti possa
accompagnare i ragazzi in questo percorso?
L’accompagnamento degli adulti
non è facile a quest’età, perché l’adolescente vuole essere libero, vuole
decidere da solo e dunque non vede
di buon occhio la presenza di un
adulto che dà ordini. Io credo che
l’accompagnamento con gli adolescenti si debba fare in un modo indiretto. Quando si dice a un adolescente “ti capisco”, “fa’ questo, fa’
quello”, è proprio il momento in cui
lo si perde. Dunque l’accompagnamento si fa in un modo molto sensibile, nascosto. L’adulto può raccontare episodi della propria esistenza,
mettere l’adolescente a conoscenza
delle proprie esperienze di vita.
Questo è molto importante per il
giovane: scoprire che altre persone
hanno sperimentato le stesse cose,
che lui vive in quel momento della
sua esistenza, può essere di grande
aiuto
Daniela Fiorentini
(4°B Tc)
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A spasso nel tempo…
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“La Civiltà dell’Antico Egitto”
In data 28 marzo 2014, presso
l’Aula Magna dell’I.I.S. San Benedetto di Latina, si è tenuta la conferenza “La Civiltà dell’Antico
Egitto” con relatrice la prof.ssa
Stefania Sofra. Erano presenti le
classi prime dell’Istituto alle quali
è stata data la possibilità di approfondire e confrontare le proprie
conoscenze in merito a un aspetto
specifico del programma di Storia
previsto. Data l’alta competenza in
materia della prof.ssa Stefania
Sofra, riportiamo di seguito i dati
più significativi del suo eccellente
Curriculum Vitae
Dott.ssa Stefania Sofra:
Laureata in Lettere classiche, indirizzo archeologia orientale,
presso l’Università degli Studi
di Roma “La Sapienza”, con
una tesi in Antichità Nubiane.
Tesi di laurea con dignità di
pubblicazione.
Ha conseguito il diploma alla
Scuola di Perfezionamento
post-laurea “Studi orientali e
Archeologia Orientale” presso
l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, discutendo
una tesi in Egittologia, con il
massimo dei voti.
Ha partecipato a varie campagne
di scavo nel Vicino Oriente, in
Siria, Giordania ed Egitto.
Vincitrice di una borsa di studio al
Cairo per studi sulle dinastie
nubiane.
Socia del Centro di Formazione
Professionale del Restauro, ha
collaborato alle iniziative svoltesi al Cairo presso il “Centro
Italo-egiziano per il restauro e
l'archeologia".
E’ autrice di pubblicazioni scientifiche di Archeologia orientale e
di articoli di Egittologia su diverse riviste specializzate nel
settore.
Tiene conferenze di egittologia
presso gli Archeoclub d’Italia,
l’Accademia d’Egitto a Roma,
l’Istituto di Cultura Italiano al
Cairo e varie associazioni culturali.
E' guida culturale in Egitto e nelle
visite didattiche in mostre itineranti in Italia sulla storia e
l’archeologia egiziana.
Collabora
con
l’Accademia
dell'Ambasciata d'Egitto a Roma per attività e scambi culturali tra l’Italia e l’Egitto.
È iscritta nel Registro dei Mediatori Interculturali del Comune di
Latina.
Guida culturale e turistica, abilitata in inglese e arabo, nella Provincia di Latina (patentino
n.119).
Presidente del Centro Studi di
“Viaggi e Avventure nel Mondo”, sezione di Latina, ha visitato Stati Uniti, Brasile, Messico, Perù, Bolivia, India, Nepal,
Sri-Lanka, Maldive, tutto il
Medioriente e quasi tutta l’Europa.
Estratto della Conferenza
a cura di:
Veronica Zanellato (1°B Tc)
L'Egitto è un paese transcontinentale che attraversa l'angolo nordest dell'Africa e l'angolo sud-
ovest dell'Asia. È uno dei paesi
più popolosi dell'Africa e del Vicino
Oriente. L'economia dell'Egitto è
una delle più diversificate del Medio Oriente, con settori quali turismo, agricoltura, industria e servizi
a livelli di produzione senza uguali.
Nel I secolo d.C. con l’evangelista
Marco, l’Egitto divenne un paese
cristiano e furono costruite chiese e
basiliche. Quando gli Arabi - alla
metà del VII secolo d.C. - arrivarono
in Egitto, chiamarono “Egyptos” gli
abitanti del paese e oggi il termine,
traslitterato copti, indica gli egiziani cristiani che non si sono mai convertiti all'islam.
“L'Egitto è un dono del Nilo”, scrisse lo storico greco Erodoto: in effetti senza la presenza di questo fiume, la nascita e lo sviluppo della
civiltà egizia non sarebbe stata possibile. Pensate che gli egizi utilizzavano il Nilometro per misurare le
piene del Nilo!
Questa terra affascinò anche Alessandro Magno che, novembre del
332 a.C., iniziò il suo viaggio verso
l'Egitto; in quelle terre venne accolto come un liberatore e consacrato
faraone. Alessandro decise di edificare una grande città che testimoniasse la sua grandezza; si racconta
però che, dopo un sogno, nel quale
gli furono recitati alcuni versi
dell'Odissea sull'isola di Faro, decise di costruirla nella regione del
Delta del Nilo. La città venne chiamata Alessandria d'Egitto.
Uno degli aspetti più affascinanti
dell’Antico Egitto è rappresentato
dalle piramidi: Cheope, Chefren,
Micerino. Fin dall'antichità, tutti
coloro che si sono avvicinati alle
grandi piramidi della piana di Giza, sono rimasti attratti e misteriosamente conquistati da questi monumenti così imponenti ed enigmatici. Al loro interno vi era un lungo
corridoio, la stanza del re, la stanza
della regina e il corredo funerario
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del defunto. Nella piramide di
Cheope sono stati trovati due piccoli corridoi orientati verso le stelle. Gli egiziani costruivano le porte
a nord verso la costellazione di
Orione. La base delle piramidi era
2 metri e 15 per 2 metri e 15. Ma la
di là del loro misterioso fascino, le
piramidi sono semplicemente delle
tombe. Nel I millennio, ossia durante il Nuovo Regno, gli egizi
iniziarono a costruire tombe sotto
terra, ad ipogeo. Si poteva scendere
fino a 100 metri. Molto nota è anche la Sfinge, una statua situata
nella Necropoli di Giza, davanti
la piramide di Chefren.
La sfinge aveva il nemes ovvero il copricapo
tipico dei faraoni con
l'ureo, cioè il cobra, sulla fronte, un simbolo
regale. Il primo faraone
attestato fu Menes che
unificò l’Alto e il Basso
Egitto, egli indossava
una doppia corona che
rappresentava appunto
l’Alto e il Basso Egitto.
Altro aspetto misterioso
e affascinante dell’Antico Egitto è certamente il
rito della mummificazione. Si tratta di un
processo, naturale o artificiale, in
cui un cadavere subisce una disidratazione così veloce, che i tessuti
rimangono come “fissati”. Per vivere nell’eternità il corpo doveva essere integro. Ogni cadavere veniva
mummificato in modo che il corpo
non iniziasse a decomporsi a causa
del clima caldo dell’Egitto. Sopraggiunta la morte, il corpo veniva
messo sotto il natron (carbonato
idrato di sodio) per almeno 35 giorni. Sul lato sinistro veniva fatto un
taglio di 10 cm per asportate le
viscere (fegato, polmoni, stomaco e
intestini) la cui presenza avrebbe
potuto accelerare il processo di putrefazione. Il cuore era l’unico organo che veniva lasciato nel corpo,
visto che era considerato la sede
dell'anima e della mente. Il cervello invece, al quale non era attribuita nessuna funzione importante,
veniva rimosso dalla scatola cranica grazie a uncini metallici inseriti
attraverso le narici. Gli organi in-
terni rimossi venivano conservati
all'interno di speciali vasi, detti
vasi canopi. Questi vasi venivano
deposti nella tomba durante i riti
funebri e consegnati con il defunto
alla nuova vita eterna. Secondo le
scritture, il cuore veniva poi pesato
su una bilancia da Anubi, confrontandolo con una piuma, simbolo
della dea Maat, dea della giustizia
e dell'ordine cosmico, ossia la
"leggerezza dell'anima". Nel caso la
piuma fosse risultata più pesante
del cuore, questo avrebbe garantito
la vita eterna al possessore. In caso
contrario, il cuore veniva dato in
pasto all'essere ibrido Ammit, detta la "Divoratrice". Il corpo veniva
poi lavato con vino di palma che,
grazie al suo elevato tasso alcolico,
impediva lo sviluppo dei batteri
decompositori. Dopo questa operazione, nell'addome venivano introdotte bende impregnate di natron,
pezzi di lino e segatura. Il corpo era
poi ricoperto con lo stesso sale e
infine unto con appositi oli balsamici. Gli occhi erano sostituiti con
bulbi di vetro o di ceramica colorata. Il volto veniva truccato, in modo
da presentarsi nel modo migliore
nell’aldilà dove avrebbe vissuto in
eterno. Con ocra gialla veniva colorato il volto delle donne, con ocra
rossa quello degli uomini. I corpi
venivano truccati e le chiome pettinate al meglio.
Al termine di queste operazioni il
corpo veniva strettamente avvolto
con strisce di tela di lino spesso
impregnate di resina, tra le bende
si inserivano diversi amuleti. Alla
PERCHE’
Pagina 9
mummificazione seguiva il funerale vero e proprio con la sistemazione del corpo nella tomba.
La prima mummia, Ginger, venne messa sotto la sabbia bollente
del deserto e si è conservata integra.
Un “famoso” faraone è Tutankhamon, noto come il faraone
bambino, morto a soli 19 anni.
Per molto tempo si è pensato che
fosse stato ucciso, per via di una
frattura cranica ravvisata. Pochi
anni fa invece, grazie a una tac
(tomografia assiale computerizzata), si è scoperta un’altra verità.
Tutankhamon probabilmente morì di cancrena
fulminante per una frattura del femore sinistro a
seguito di una caduta dal
cocchio,
evidentemente
dovuta all'alta velocità.
Diciamo che il faraone
bambino è morto per complicanze a seguito di un
incidente stradale!
Fu comunque una dipartita talmente precoce che la
sua tomba doveva essere
ancora completata. Durante l’imbalsamazione fu
messo talmente tanto olio
che, una volta sigillato il
sarcofago, il corpo di Tutankhamon rimase attaccato allo stesso!
Al momento della scoperta della
sua tomba – 4 novembre 1922 gli esperti dovettero procedere
con la fiamma ossidrica, rovinando gran parte della mummia. Oggi essa è esposta nella sua originaria tomba nella Valle dei Re, la
KV62, dove fu scoperta da Howard Carter.
Sicuramente l’Egitto e i suoi misteri continueranno a esercitare il
loro fascino ancora per molto e
molto tempo…e come potrebbe
non essere così?
Basti solo dire che per gli Egizi
gli obelischi erano considerati
raggi di sole pietrificati…
IL
Numero 15
PERCHE’
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Facce da …droghe
Quando le immagini parlano da sole!
Ecco cosa succede dopo un uso abituale di metanfetamine!
Il Christal Meth, la forma più pura
della metanfetamina (detta in gergo speed), è una droga in forma di
cristalli tristemente popolare in
USA e nel Regno Unito, tanto da
essere ormai diventata una piaga
sociale.
Per arginare l'allarme, sensibilizzare l’opinione pubblica ed educare
sui rischi derivanti dall’uso abituale di metanfetamine, lo sceriffo di
Multnomah County (Oregon) ha
avviato Faces of meth (Facce da
metanfetamina), un meritevole
progetto anti-droga.
Le immagini che seguono mostrano
i volti, prima e dopo l'uso reiterato
di questa potente droga, visibilmente dimagriti nonché stravolti nei
tratti somatici.
Mai come questa volta, le immagini
parlano da sole!
Tratto da: www.facesofmeth.us/
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PERCHE’
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Numero
PERCHE’
PERCHE’
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11
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Io non bullo… e tu?
Bullismo
Femminile
la
famiglia alle spalle, un nucleo fami-
scuola; qui i giova-
liare solido in grado di vigilare e
ni trascorrono la
tutelare e prevedere certi fenomeni.
maggior parte del
Spesso le ragazze non sono control-
loro tempo e qui è
late ed educate come si dovrebbe.
possibile indossare
Qualunque sia il motivo per il quale
una maschera di-
molte ragazze si rendono artefici di
versa
quella
atti di bullismo, ciò che è certo è che
usata normalmen-
esse sanno essere più cattive dei
te in famiglia o con
ragazzi…forse perché la sensibilità
altre persone, sia
femminile conosce molto bene la
per il carnefice che
sfera dei sentimenti e quindi sa gio-
per la vittima.
carci anche in maniera sadica… Il
drammatica
Molti pensano che il bullismo sia
un fenomeno legato principalmente al mondo maschile, in realtà
non è affatto così. Anche le ragazze
sono capaci di insultare, calunniare e causare ad altre diversi tipi di
violenza fisica e psicologica. Quello
che forse contraddistingue il bullismo maschile da quello femminile è lo “stile”… i bulli utilizzano
spintoni, ceffoni, pugni, percosse,
le bulle invece agiscono in maniera più nascosta, andando a toccare
la sfera psicologica ed emotiva della vittima. Il bullismo femminile, pur servendosi anch’esso del
gesto violento, si configura soprattutto
come
vessazione
di
tipo
“emozionale” che va a incidere
profondamente nella vita della vittima. Per questa ragione il fenomeno del bullismo femminile è detto bullismo psicologico. Il fenomeno del bullismo femminile
inizia nell'età dell'infanzia, ma
s’incrementa con il passaggio all’adolescenza. Il luogo dove tale fenomeno si manifesta in maniera più
da
è
Le vittime principali del bullismo
gioco poi è vigliacco perché non lo si
femminile sono bambine e ragaz-
pratica mai da sole, ma sempre in
zine che, per varie ragioni, sono
compagnia di altri per rendere tutto
giudicate diverse e per questo di-
più divertente e crudele. Ma cosa si
ventano facile bersaglio di insulti e
vince alla fine di questo triste gio-
violenze. Quelle che non indossano
co? Una vittima segnata nel suo
vestiti alla moda, quelle un po' più
aspetto psicologico, insicura di se
in carne, quelle che - secondo le
stessa, chiusa ai rapporti con il
bulle - hanno in qualche modo
prossimo…una vittima che, per sen-
"infastidito" il loro ragazzo sono
tirsi viva, o per mortificarsi ulte-
oggetto di calunnie, maldicenze,
riormente, deciderà di farsi del ma-
prese in giro, sia sul fisico, che sul
le, di non nutrire più il proprio cor-
carattere e sul modo di vestire,
po, causa di tanta emarginazione e
esclusione dal gruppo….una sorta
sofferenza…e allora tante risate!...
di “ostracismo” sociale. Spesso le
bulle sono state a loro volta vittime
Magari poi le bulle, crescendo, com-
di violenza, ragazze che magari in
prenderanno i propri errori, capi-
passato hanno subito prese in giro
ranno che la loro lingua troppo
o atti di prepotenza e che, una vol-
tagliente ha ferito più di una lama,
ta superate in qualche modo quella
sentiranno la vergogna delle loro
pagina buia della loro vita, diven-
mani troppo spesso chiuse a pu-
tano loro stesse bulle, facendo pati-
gno…avranno disagio dei loro
re ad altri quello che anche loro
pensieri troppo limitati e ottusi…
hanno subito.
perché è a questo che serve, cresce-
Un altro motivo che potrebbe spie-
re e capire…ed è proprio questo
gare il bullismo femminile è le-
ciò ci fa diventare grandi...
gato all’ambito della famiglia. Alcune ragazze non hanno una vera
Cristina Corsi
(3°B P.I.)
IL
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PERCHE’
Pagina 12
Io non bullo… e tu?
Il racconto di una sopravvissuta
Negli ultimi tempi si è sentito mol-
di una ragazza che era stata sedu-
di molti, però, non voglio dimenti-
to frequentemente parlare di bulli-
ta lì l’ora precedente.
care, perché il bullismo affonda le
smo attraverso articoli di giornale,
“Voglio farla finita” - “A 18 anni
sue radici proprio nell’indifferenza,
notiziari e svariati programmi tele-
me ne vado da qui”… io stessa ho
nell’ignoranza che può fare comodo
visivi. Sembra tutto così lontano
assistito a una scena davvero tri-
a molti per non affrontare il pro-
dalla nostra vita, qualcosa d’invero-
ste per lei… presa in giro, umilia-
blema. La domanda che mi pongo
simile, che purtroppo è
molto spesso è: “Come
molto vicino a noi...
posso trasmettere a parole
Il Perché, da sempre sen-
tutto ciò che ho vissuto,
sibile a questa tematica,
per essere di aiuto a me
alla quale ha dedicato
stessa e ad altre vittime di
una
bullismo?”.
rubrica
mensile,
nell’ultimo numero ha
È molto difficile…ma vo-
mostrato i volti e raccon-
glio provare a dare un
tato le storie di quei ra-
consiglio a chi subisce
gazzi che si sono tolti la
tutt'oggi questi soprusi:
vita perché non riuscivano più a tollerare i so-
“Non state seduti in silenzio, alzatevi in piedi e ur-
prusi da parte dei loro
late a gran voce i vostri
coetanei. Ecco, leggendo
diritti, perché nessuno si
tutto questo, mi sale su
potrà mai permettere di
una tale rabbia che qua-
togliervi il diritto alla vi-
si non ci vedo più! Nes-
ta!”
suno lo sa, o meglio, la
Questo articolo l'ho scritto
maggior parte delle persone che
ta e lasciata sola… Io so cosa vo-
per denunciare tutte quelle perso-
vive tutti i giorni la scuola fa finta
glia dire bullismo, io ne sono sta-
ne omertose, nessuno escluso!
di niente… ma qui ci sono quotidia-
ta vittima ma ho avuto la forza di
I ragazzi sono spesso deboli e van-
ne manifestazioni di bullismo e
ribellarmi e di dire BASTA! In-
no aiutati! È giusto educare i gio-
forse chissà che ogni giorno a qual-
somma sono una “sopravvissuta”.
vani a non fumare, a non bere…
che ragazza o ragazzo passi il pen-
Sapete, essere vittima dei bulli è
ma è altrettanto giusto educare i
siero di togliersi la vita, sognando
qualcosa che ti segna dentro, che
giovani al rispetto dell’altro, alla
un
dagli
ti cambia profondamente… me ne
non violenza verbale, psicologica,
sguardi di tutti e dalle risatine cat-
sono resa conto solo adesso, perché
fisica…
tive degli altri…
non riesco a dare più fiducia al
Proprio qualche mese fa mi è acca-
prossimo, ad aprirmi agli altri e a
Da oggi dico “La fine del bullismo
inizia qui!”
duto di leggere su un banco le frasi
fare nuove amicizie. A differenza
Sara Cannavina
posto
sicuro, lontano
(4°A Tc)
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PERCHE’
Pagina
I HAVE A DREAM
volta a guardarmi come se fossi un
tra parte di me che non conoscevo.
“MATTO”. Quando ho capito che
Nel 2009 io e mio cugino, David,
non potevo fare a meno della musi-
decidemmo di creare un gruppo
ca, ho deciso di iniziare lo studio di
musicale. Lui cantante e chitarri-
uno strumento: la batteria. Tra
sta, io alla batteria. Da subito ab-
tutti gli strumenti, la batteria è
biamo condiviso la passione per il
l’unica che mi ha permesso di tirar
ROCK e per i grandi SPRING-
fuori tutta l’energia, anzi, tal volta
STEEN,
sento che è lo strumento stesso a
CREEDENCE… Con il tempo ab-
trasmettere la sua energia a me!
biamo ingrandito la nostra piccola
Questo mi fa pensare:
band, inserendo Alessio alla ta-
“LINE, HAI SCELTO PROPRIO
stiera, Simone al basso e France-
LO STRUMENTO GIUSTO!”
sco e Gianmarco alle chitarre. La
Ciao a tutti! Mi chiamo Line Ma-
Nel frequentare il primo superiore,
nostra Musa ispiratrice che è l’A-
sithela e frequento il 5°E Agr.
la scuola mi ha dato la possibilità
micizia che ci ha portato a com-
Fin da piccolo, ho sempre avuto la
di partecipare a un progetto tea-
porre pezzi nostri nei quali cerchia-
passione per la musica. Spesso
trale. All’inizio mi è costato tanto,
mo di comunicare ciò che proviamo
ELVIS
PRESLEY,
nell’ascoltare un brano che mi
e ciò in cui crediamo. Ora stiamo
piace, mi vengono i brividi, il
lavorando al nuovo album! Spe-
mio cuore comincia a battere più
riamo bene…. Intanto il 24 mag-
forte, i brutti pensieri svaniscono
gio saremo al BECKYARD CLUB
dalla mente, il mio piede destro
a Latina.
inizia a portare il ritmo, di colpo
Noi siamo su FACEBOOK e
il mio corpo vibra senza che io
chiunque sia interessato, può vi-
riesca più a controllarlo. Ed è
sitarci sulla nostra pagina, oppu-
così che si sprigiona un’energia
re sul canale YOU TUBE. A bre-
che mi fa sentire libero e felice!
ve avremo anche un account su
Delle volte mi capita di iniziare
TWITTER.
a ballare e cantare anche se non
Quindi che dire: in bocca a lupo al
c’è musica, non so spiegare cosa
gruppo STINGRAY!
mi succede…sento un ritmo dentro, come se la musica mi scorres-
perché ero abbastanza timido, ma
Avrete dunque capito che…
se nelle vene…
poi la fortuna mi ha aiutato.
“I have a dream!”
QUANTE FIGURACCE!
Quell’anno infatti si metteva in
Line Masithela
Infatti questo non mi succede solo
scena un musical, “THE LION
(5°E Agr.)
a casa, ma anche a scuola, per
KING”, ancora una volta la musi-
strada, in bicicletta e la gente si
ca mi ha aiutato ed è emersa un’al-
IL
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PERCHE’
Pagina 14
Ambientamoci
L’Ambiente è un tesoro per tutta
a favore delle scuole
mente gestito dall’Istituto Pan-
l’umanità e per questo deve essere
•attività di formazione, consulen-
gea-Onlus, tramite una convenzio-
rispettato. Per riuscire a far que-
za e tutoraggio per insegnanti
ne con il Comune di Sabaudia.
sto, bisogna però conoscerlo e
•coordinamento
di
A Latina sono in corso di realizza-
“amarlo’’, solo così si potranno ave-
gruppi di lavoro di cittadini e
zione un insieme di iniziative, in-
re comportamenti corretti e rispet-
associazioni su tematiche a va-
contri e seminari tematici, destina-
tosi. Per insegnare a conoscere,
lenza
a
ti non solo al mondo della scuola
amare e rispettare l’Ambiente
campagne
sensibilizzazione
ma anche agli altri attori della sce-
servono i centri di Educazione
ambientale a livello locale e glo-
na sociale come ad esempio fami-
Ambientale.
bale.
glie, artigiani, associazioni ecc.
Questi
centri
-
e
gestione
ambientale
di
supporto
L.E.A. - si trovano in ogni regione
Il programma avviato mette in luce
d’Italia. Solo nel Lazio ve ne sono
il ruolo che i vari settori delle atti-
sette: CIVITAVECCHIA, MEN-
vità presenti nel territorio pontino
TANA, TIVOLI, ANZIO, ROMA,
(agricolture, pesca ecc.), possono
CAVE,
Naturalmente
avere nell’elaborazione di strategie
anche in provincia di Latina. A
volte a una corretta utilizzazione e
Priverno si trova il Laboratorio
gestione delle risorse naturali e
di “S. Martino” che ha il compito
allo sviluppo di una produzione e
di coordinare e supportare tutte le
commercializzazione in linea con il
attività didattiche e le iniziative
concetto di uso sostenibile delle
per la conoscenza e la valorizzazio-
risorse del territorio.
OSTIA.
ne del territorio dell’entroterra
Alessandra Valentini
pontino. A Sperlonga si sta atti-
(1°B Alb.)
vando il laboratorio marino che si
I cinque LABTER del Lazio sono:
occuperà delle tematiche relative
-Montorio Romano (RM)
all’ambiente litoraneo e costiero.
-Gianola (LT)
Nell’ambito
-Caprarola (VT)
del
Programma
Triennale di Tutela Ambienta-
-Posta Fibreno (FR)
le
-Varco Sabino (RI)
1994-96,
del
Ministero
dell’Ambiente, sono stati istituiti,
nelle aree protette del Lazio, cin-
A Sabaudia, invece,
que LABTER (Laboratorio Ter-
negli anni ‘90 è stato
ritoriale di Educazione Am-
istituito il primo La-
bientale), uno per provincia. Essi
boratorio
si occupano di tematiche specifiche
riale di Educazione
di Educazione Ambientale nei
Ambientale
parchi e nelle riserve naturali.
(LABNET) della no-
Il LABTER realizza:
stra regione. Questo
•attività di educazione ambientale
laboratorio è attual-
Territo-
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 15
Lezione tra pari
e dell’altro.
Le classi quest’anno coinvolte
nell’attività sono
state la 1°B Alb.
e la 1°F Alb.
I ragazzi del 1°B
Alb. - per la presentazione degli
argomenti trattati - hanno potuto
utilizzare
anche
il PC, mettendo
“Lezioni tra pari” rientra nelle
così
in
pratica
un’ulteriore
compeiniziative della Commissione sultenza
acquisita.
la Dispersione Scolastica, formata dalle prof.sse Fernanda Gli studenti, Matteo Montin,
Raponi e Maria Venuti. Essa fa Francesco Robicapo alla Funzione Strumentale bero, Luca Cadel Convitto, la cui referente è la ruso (classe 1°B
prof.ssa Romanina Ricci.
Alb.) hanno rela“Lezioni tra pari” è certamente zionato su argouna modalità di confronto tra coe- menti curricolari
tanei utile non solo dal punto di – ambiente, climi,
vista più strettamente didattico, habitat, piante ma anche per ciò che concerne la ma anche su paspersonali
percezione di sé, l’autostima, la re- sioni
come
la
caccia e
lazione con l’altro. Confrontarsi tra
la
pesca.
Sentiapari, imparare dall’altro, ascoltare
mo
direttamente
l’altro, rispettarsi reciprocamente,
nei ruoli che in quel momento si da loro, le sensaassolvono, costituisce una palestra zioni provate nel vivere questa
di vita fondamentale per costruire esperienza.
rapporti umani e sociali basati sul Matteo Montin ha relazionato su
rispetto e la considerazione di sé materie curricolari - ecologia,
piante – ma anche su passioni
personali quali caccia e pesca.
“Sono arrivato all’incontro molto
preparato, dunque ho vissuto l'esperienza con serietà e impegno.
Non posso dire però la stessa cosa
della classe ospitata. Mi sono parsi
poco interessati" così riferisce Matteo.
Francesco Robibero ha invece
illustrato una presentazione in
lingua inglese di sé "L'esperienza
d'incontro con la classe 1°F Alb. è
stata per me utile. Soprattutto mi
ha insegnato a vincere l'ansia di
parlare in pubblico. All'inizio mi
sono sentito emozionato anche perché alcuni compagni dell'altra classe non prestavano l'attenzione che
avrei voluto. Poi l'atmosfera è cambiata e mi sono sentito più a mio
agio" testimonia invece Francesco.
Luca Caruso ha spiegato le motivazioni della scelta del suo percorso
scolastico: "All'inizio avevo tanta
ansia per la nuova esperienza, poi
sono diventato più sciolto e disinvolto e mi sono sentito soddisfatto
per ciò che ho raccontato. Indubbiamente, un’esperienza da ripetere!".
Classe 1 F Alb.
Mi chiamo Federica
ed è la prima volta
che racconto della
mia passione, alla
mia classe, 1 F Alb.
e ad un’altra classe,
1 B Agr..
I ragazzi del 1°B
Agr. ci hanno raccontato della loro passione per la
natura. Un ragazzo in particolare ci
ha esposto in merito alla caccia. Io
ho parlato del disegno, del modo in
cui disegnare mi renda felice e mi
rilassi. I miei compagni di classe
hanno invece parlato della passione
che ci unisce: Michele Civale ha
raccontato di avere scelto questa
scuola, affascinato dalla figura del
barman. Alexia Di Filippo ha
parlato della sua passione per la
cucina mentre Raffaella Mirio,
della sua attitudine al ricevimento
alberghiero
IL
PERCHE’
IL
I volti della solidarietà
PERCHE’
Numero 15
Laura Rampini
L'8 marzo 2014 la nostra classe, il
3A T.c., ha partecipato a un incontro molto toccante presso il Centro
Armonia di Latina. Abbiamo incontrato una donna di nome Laura
Rampini, diventata campionessa di
paracadutismo nonostante un episodio gravissimo le abbia cambiato la
vita in modo radicale. La passione
per il volo di Laura ha accompagnato dapprima la sua infanzia, poi
la sua adolescenza, ed è giunta
fino ad oggi. Laura infatti racconta che, da bambina, provava
a lanciarsi dagli alberi con un
ombrello. Qualcosa, però, sembrava volesse impedirle di realizzare il suo sogno. Laura, vittima di un devastante incidente
stradale, è diventata paraplegica all'età di soli 22 anni e si è all'improvviso vista costretta a restare su
una sedia a rotelle per il resto della
sua vita. Questo però non le ha impedito di inseguire e realizzare i propri sogni. Nel 2004 ha iniziato la sua
esperienza con l'ultraleggero, poi con
il deltaplano e il parapendio, fino al
2006 con il suo primo lancio con il
paracadute.
Nessuno aveva mai creduto in lei,
tranne sua sorella che, invece, l'ha
sostenuta in ogni suo progetto senza
cedere e arrendersi alle difficoltà che
le si presentavano di
volta in volta.
Dopo ore e ore di prove di volo nel tunnel
dell'aria, in Inghilterra, lotte burocratiche
e autorizzazioni, che
molti medici si sono
rifiutati di concederle,
Laura è riuscita finalmente a raggiungere
il suo obiettivo. E non
soddisfatta, continua
ancora adesso a lanciarsi, si possono contare addirittura più di 160
lanci effettuati da Laura!
Durante l'incontro, lei ha cercato
di incoraggiare gli altri disabili a
non arrendersi e a combattere,
perché la vita è bella e dobbiamo
goderci tutto quello che ci viene
offerto.
Una delle cose che ci è rimasta
impressa maggiormente dell'incontro è stata il fatto che Laura non si
senta diversa dagli altri e, giustamente, non consideri la disabilità
un fattore discriminante.
Ci sono anche stati degli interventi
da parte nostra. Le abbiamo rivolto domande riguardanti i suoi diversi stati d’animo. Ad esempio,
cosa ha provato nel periodo della
sua seconda gravidanza, avvenuta
dopo l’incidente…e poi quali emozioni abbia provato durante il pri-
Pagina 16
mo volo in solitaria…Laura ci ha
raccontato che, oltre alla passione
per il volo, lei adorava anche il
ballo che, però, è stata costretta
ad abbandonare definitivamente,
anche se non ha mai rinunciato a
divertirsi ballando sulla sedia a
rotelle con suo figlio.
Laura, insieme a un suo amico
disabile, Filippo Landi, ha creato "Libera Mondo", un progetto
nato dalla loro passione per i
viaggi e l'esplorazione del mondo,
alla ricerca di luoghi accessibili ai
disabili. L’intento è quello di creare itinerari fattibili per chi come
loro voglia avventurarsi, non
avendone ancora avuto la possibilità.
Questa è stata un'esperienza significativa per tutti noi, ci ha fatto capire che, molte persone, nonostante la loro "disabilità",
hanno continuato a lottare
per andare avanti, a differenza di noi che spesso rinunciamo immediatamente di fronte
alla più piccola difficoltà, trascurando così i nostri sogni.
"Con la forza di volontà e una
buona dose di autostima le
persone disabili possono ottenere enormi soddisfazioni anche
negli sport più estremi [...] Da
quando ho deciso di rimettermi in
gioco, la mia vita è cambiata. Oggi posso dire con gioia che le tante
soddisfazioni ottenute attraverso
lo sport e i viaggi ne sono la testimonianza"- Laura Rampini.
Con queste poche parole Laura ci
ha insegnato a non arrenderci
mai...
Iolanda Verdosci
(3°A T.c.)
IL
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In ricordo dell’insegnante:
Cinzia
Bellocchi
PERCHE’
Pagina 17
Ciao prof!
Ti ricordi cosa ci dicevi? “Ridi in faccia alle avversità!”
Questo era uno dei consigli che ci davi sempre... La tua improvvisa scomparsa ha tracciato un segno indelebile nei nostri cuori,
ma soprattutto ci ha lasciato in uno stato di totale smarrimento.
Prima di essere una professoressa, per noi eri come una seconda
mamma, come una sorella maggiore, come un’amica a cui confidare le nostre paure e i nostri momenti difficili…
Con un nodo in gola e gli occhi pieni di lacrime, ti scriviamo queste righe per farti capire quanto ti amavamo e ti amiamo. Vogliamo immaginarti mentre insegni anche da lassù, ma soprattutto vogliamo credere che continuerai a proteggerci...
Noi ti promettiamo che c’impegneremo di più, così potrai essere
fiera di noi.
Ci manchi, ma ci mancherai ancor di più quando non ti vedremo
apparire sulla porta con quel tuo fare familiare, con il tuo sorriso… A volte intavolavamo discussioni sui nostri momenti difficili e tu eri lì ad ascoltarci… Grazie per averci donato la fiducia in
noi stessi, i tuoi insegnamenti ci hanno fatto crescere. Ci dicevi
che c’è sempre un modo per superare le difficoltà della vita, hai
dato coraggio a tutti noi. Questo è un dei momenti più difficili
della nostra vita... ma non vogliamo dirti addio, solo un
“arrivederci”...
Ti vogliamo bene prof, non ti dimenticheremo mai…
Un abbraccio grande dalla 3°A Serv.
Studenti della 3° A-Agr.
Tutta la Comunità Scolastica
del San
Benedetto
si unisce
all’immenso dolore di quanti oggi
soffrono la mancanza della cara
Cinzia
Bellocchi,
prematura-
mente scomparsa. Parenti, amici,
colleghi…
Ma il nostro pensiero va in particolare al marito, Ugo, e alla piccola
Marta, certi che, da questo momento in poi, avranno un Angelo
speciale a proteggerli da lassù...
Ciao Prof, siamo noi, la sua 2°D, quelli tanto chiacchieroni, si
ricorda? Beh, come dimenticare una classe del genere...
Quando abbiamo saputo della triste notizia, in classe è calato un
silenzio che, in due anni che ci conosciamo, non siamo mai riusciti a fare. Lei per noi era un punto di riferimento, era una seconda mamma che riusciva sempre a capirci, e di fronte a ogni
nostro problema, riusciva sempre a trovare una soluzione.
Non dimenticheremo mai il suo sorriso che splendeva sempre,
anche quando era arrabbiata. E che dire sui suoi insegnamenti?
Beh, ci hanno reso persone migliori e noi li porteremo sempre
nel nostro cuore. Era una delle poche persone che amava il proprio lavoro svolgendolo con orgoglio e passione, la stessa passione che trasmetteva a noi nell’apprendere…
Un suo grande insegnamento, che a noi è rimasto impresso, è
che non “ci si deve arrendere senza aver mai lottato”… ed è grazie a lei che siamo riusciti ad andare avanti senza fermarci al
primo ostacolo…
Professoresse come lei in futuro, non le troveremo, perché lei è
unica nel suo genere, come un tatuaggio… Tatuato nel cuore!
Si dice che ci vuole un gran coraggio per aspettare chi non torna,
e lei ci ha insegnato a essere coraggiosi, quindi l’aspetteremo…
Perché il nostro, prof, non è un addio ma un “arrivederci”, perché lei vivrà per sempre nei nostri cuori e siamo riusciti a capire
che di lei non ne avremo mai abbastanza…
Le vogliamo bene…
Studenti della 2°D Alb.
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Numero 15
PERCHE’
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Tra Fede e Storia…
Monastero di “San Magno”
Venerdì 14 marzo le classi
2°C Tc, 5°B, 5°C, 5°D Agrario
- accompagnate dai
prof. Ricci, Cuccaro, Trichei
e Danieli - hanno raggiunto
con
l’autista della scuola,
Enea, il
monastero di
San
Magno
a Fondi. L’arrivo è stato
circa alle ore 10:15. Subito
ci sono state le presentazioni e i saluti di Don Francesco Fiorillo e della sua
segretaria, sig.ra Adele.
L’accoglienza è stata resa
ancora più piacevole dalla
dolce colazione preparata
per noi: caffè, bibite varie…
e biscottini! Quindi è iniziato il sopralluogo del monastero. Don Francesco ci
ha raccontato un po’ della
sua vita. Abbiamo scoperto
che in passato faceva il dj e
che il suo percorso da
seminarista ha avuto
inizio a 18 anni. Lì si
è
‘’innamorato’’ di
San Francesco, animato dalla grande
voglia di cambiare il
mondo. I suoi diversi
viaggi in Africa, in Brasile lo hanno
profondamente maturato… è in
quei contesti che Don Francesco
incontra idealmente Gandhi ed entra in contatto con il concetto
“diventa tu il cambiamento che vuoi
vedere nel mondo”. Parole semplici ma profonde,
un invito ad agire
senza
perdere
tempo ad aspettare o a lamentarci
di come vanno le
cose,
“Bisogna
cambiare noi stessi per primi!” .
Don Francesco ci ha quindi descritto le precarie condizione nelle quali
si è trovato a vivere, entrato in monastero: senza luce né acqua!
E poi ci ha raccontato di
quell’albero di mandorlo, piantato il giorno dopo il suo arrivo
in monastero. Il mandorlo è il
primo albero a fiorire in pieno
inverno e l’ultimo a regalare i
suoi frutti... Don Francesco,
attraverso
l’immagine
del
mandorlo, ci ha introdotto il
concetto di dare sempre il meglio
di noi stessi anche nei momenti
più brutti, più bui! Dopo questo
profondo discorso introduttivo, la
nostra ‘guida’ ci ha invitato a
specchiarci nell’acqua sottostante
il ponte dove ci eravamo fermati;
quell’acqua ricca di energia, ricca
di vita ha riflesso il nostro volto,
dandoci modo di guardarci più
profondamente… di superare l’esteriorità e di conoscere noi stessi!... e come dicevano i monaci:
“Più conosci te stesso, più conosci
Dio’’. Siamo giunti allora all’ingresso al monastero. Questo luogo
“contiene” al suo interno tre diversi momenti storici: l’Impero Romano, che rappresentava la rigidità, la confusione; il Medioevo,
simile a una notte oscura e infine
il Rinascimento, simbolo della
voglia e del desiderio di rinascere.
La prima sala che abbiamo visitato disponeva di porte basse e Don
Francesco ci ha chiesto proprio di
abbassarci con la testa...una metafora dei nostri comportamen-
Numero 15
ti...abbassare, allentare i pregiudizi,
la rigidità di giudizio, per aprire il
nostro cuore e la nostra mente al
“nuovo’’.
La seconda sala era incentrata
sull’importanza di una vecchia porta di pollaio di Arezzo, di un contadino toscano, essa riportava le impronti di due mani: una d’oro, la
mano di Dio che coglie l’uomo, e l’altra rossa e carnale dell’uomo. Ci ha
spiegato che l’incontro tra Dio e
l’uomo sta nelle ferite, che bisogna
portarle alla luce per far sì che si
superi il dolore.
Siamo arrivati così all’epoca medioevale: un luogo portato alla luce
sei anni fa, rimasto intatto grazie
all’azione protettrice della terra. La
nostra attenzione è stata catturata
dai numerosi affreschi presenti e in
questo clima, così suggestivo, si è
parlato dell’importanza del perdono,
che altrimenti impedisce il nostro
IL
cammino. Il perdono rappresenta l’inizio della vera
libertà mentre la vendetta
rende
l’uomo
schiavo!
Quindi siamo passati alla
Chiesa rinascimentale. Appena entrati, abbiamo tutti
preso posto, chi sulle panchine, chi sugli sgabelli.
Abbiamo formato un cerchio, rivolto all’altare. Si è
parlato della Sindrome di
Calimero, della felicità che nasce
dal fatto di essere fedeli a noi stessi, della sindrome del camaleonte
ovvero un cambio di personalità in
relazione agli ambienti. Essere se
stessi comporta un rischio: non
essere felici...noi passiamo la vita a
essere graditi agli altri, apprezzati
da tutti. In realtà non è un problema avere persone che non ci
apprezzano, perché ognuno di
noi deve essere
accettato per ciò
che realmente è.
Abbiamo un solo
volto, sul quale
prendiamo
schiaffi e carezze
e questo è fondamentale per essere
felici. Abbiamo parlato inoltre dei
sogni, della prontezza e della tempestività delle scelte: noi siamo il
presente e non il futuro!!! Le
cose che rimandiamo al futuro, in realtà possiamo farle
ora, nel nostro presente! Il
momento più intenso e significativo è stato rappresentato
però dall’olio essenziale di
Nardo; quest’olio pregiato,
usato due volte nei vangeli
della Maddalena, è il senso
stesso della Resurrezione. Con
PERCHE’
Pagina 19
noi, Don Francesco ha voluto vivere questo momento particolare,
ponendo sulle nostre mani due
gocce di quest’olio essenziale,
perché è proprio dalle mani che
inizia il cambiamento. E’ da
quell’olio rosso, profumato, che
possiamo conferire un profumo
diverso alle nostre relazioni! E’
l’auspicio di un cambiamento… è
l’auspicio che possiamo farcela!
Il tutto è stato accompagnato
dalla canzone di sottofondo: “A te
che sei”, di Lorenzo Giovanotti.
E proprio con questa canzone ci
siamo salutati, abbiamo lasciato
il ‘’porto di terra’’, così definito
dallo stesso Don Francesco... un
posto su cui approdare per un
po’, sentirsi liberi, riflettere…
per poi ripartire. Abbiamo infine
lasciato
un
segno indelebile del nostro
passaggio, firmando e scrivendo i nostri
pensieri su un
quaderno posto all’uscita
dalla
chiesa
che conduceva
alla terrazza, da dove la vista del
panorama era davvero rincuorante. Sicuramente la visita al
Monastero di San Magno è
stata un’esperienza significativa,
una conferma che noi possiamo
farcela, possiamo essere persone
libere, persone felici.
Rimbocchiamoci le mani e attuiamo NOI il cambiamento che vorremo vedere nel mondo!
Fabio Della Corte
(5°B Agr.)
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 20
Visita al frantoio
“San Benedetto” Sermoneta (LT)
FRANTOIO “SAN BENEDETTO”
Il giorno 05/03/2014, noi studenti
dell’I.I.S. San Benedetto siamo andati in visita al Frantoio San Benedetto, sito nel comune di Sermoneta, località San Benedetto, ai piedi dei Monti Lepini. Ad accoglierci e
a far noi da guida, c’era il sig.re
Giuseppe
Palombo,
gestore
dell’attività. Lo stabile è diviso in
tre parti: nella parte posteriore si
trova il frantoio, mentre nella parte
anteriore vi sono un locale commerciale per la vendita dei prodotti di
aziende locali e un’aula didattica.
Nel corso della spiegazione, il sig.re
Giuseppe spiega che l’impianto è
stato istallato circa 4 anni fa
e che si tratta di un impianto a estrazione continua.
Questo vuol dire che non ci
sono soste tra una fase e l’altra di lavorazione. Dopo aver
descritto le caratteristiche
organolettiche che deve avere un olio di qualità, ossia
l’amaro e il piccante nelle
giuste proporzioni, la nostra
guida ci ha spiegato il funzionamento dell’impianto e
quali sono le fasi di
lavorazione per la
produzione di olio.
Il sig.re Giuseppe
- meglio conosciuto
come Peppe - ci ha
illustrato le principali fasi di un impianto a estrazione
continua:

conferimento
e pesatura delle olive

defogliazione e lavaggio olive

frangitura e preparazione
della pasta (questa fase è molto
importante per quanto riguarda la
qualità finale dell’olio)

gramulazione della pasta
spremitura e estrazione dell’olio
attraverso decanter

separazione tra acqua e olio
che avviene attraverso separatori,
per forza centrifuga
L’investimento per la realizzazione
di questo impianto, ci ha detto
Peppe, è stata di circa €360,000 di
cui €54.000 solo per i separatori.
Al termine della visita, abbiamo
potuto rivolgere alcune domande al
sig.re Peppe Palombo
Sig.re Palombo, ci può dire
quante persone lavorano all’interno del frantoio?
Le persone che lavorano in questo
frantoio sono cinque, due delle
quali governano l’interno del frantoio, controllano e seguono tutto il
processo produttivo...ciò vale a dire
che hanno un enorme responsabilità nella riuscita finale del prodotto. I restanti tre lavorano all’esterno del frantoio e si occupano principalmente di: carichi/scarichi
olive, potature, visto che offriamo
anche servizi per quanto riguarda
la potatura. Tra i tre dipendenti
che lavorano all’esterno del frantoio c’è anche una ragazza che si
occupa di controllare le olive all’arrivo: pesatura, ma anche buoni e
ricevute… Poi ci sono io che diciamo faccio un po’ da contorno e in
più mi occupo dei contatti con i
clienti, oltre che determinare il
prezzo e quant’altro…
Per quanto riguarda i residui
della produzione, quali nocciolino, bucce e acque di vegetazione, come vi comportate in
merito allo smaltimento?
Per quanto riguarda le acque
di vegetazione, attraverso dei
programmi di spandimento,
che si presentano sia al Comune che alla Provincia, esse vengono distribuite nelle campagne, ovviamente rispettando
dei parametri prestabiliti. Noi
abbiamo impegnato 12 ha di
terreno per lo spandimento di
tali acque. La legge ci dice che
bisogna distribuire 80 m3/Ha,
IL
Numero 15
di quintali. Certo qui si
possono portare anche
20 kg come quantità minima, ma il cliente già
sa o deve sapere al 100%
che l’olio ottenuto non è
solo frutto delle sue olive, ma che viene mischiato con altre partite
di olive
ogni due anni. Passando al nocciolino, noi lo reimpieghiamo per alimentare la nostra caldaia, visto
che è un buon combustibile e quando ne abbiamo in abbondanza, riusciamo anche a venderlo per uso
domestico. Infine per lo smaltimento delle bucce abbiamo una ditta
che le ritira e le
porta in un impianto di biogas.
Tutte le operazioni di smaltimento
che noi facciamo
sono documentate
Ci può fare un quadro
per quanto riguarda i
prezzi, cioè quanto
spende un cliente per avere il
servizio? E quali sono i vostri
costi di produzione?
Ci può dire la
quantità minima di olive che
un cliente deve portare per ottenere un olio, che sia ottenuto
solo ed esclusivamente dalle
sue olive?
Questa è un’altra bella domanda!!
Beh, i nostri prezzi per la lavorazione si aggirano mediamente intorno
ai 12/13 euro al quintale di olive,
mentre i nostri
costi di produzione oscillano tra gli
0,83/0,85
euro
ogni kg di olio.
Visto che ci sono,
vi do anche dei
prezzi che facciamo sul servizio
potatura:
noi
prendiamo dai € 3,00 ai € 4,80 fino
ai € 5,00 ad albero, tutto questo
varia in base al tipo di albero, al
tipo di potatura che bisogna effettuare e a un’altra serie di fattori…
Beh, la quantità ideale che un
cliente deve portare per avere un
olio ottenuto con le proprie olive è 3
Signor Beppe, un’ultima domanda… Ci può dire qual è la
vostra produzione media an-
PERCHE’
Pagina 21
nua di olio? E quanto riesce a
produrre questo impianto?
Noi, come Valle dell’Usignolo, abbiamo 18 ha di oliveti con una
quantità media di prodotto finale
pari a 6000-7000 litri annui di olio.
Per quanto riguarda l’impianto,
esso riesce a produrre 16 quintali/
ora ed entra in piena efficienza dopo due ore da che è stato messo in
funzione
Alessandro Avagliano
(4°A Agr.)
Sig. Giuseppe Palombo
IL
Visita didattica Abbott
Il giorno 9 maggio 2014, le classi 4°
A P.I., 4°B P.I., 4°C P.I., 4° D.
P.I., 3°A P.I e 3°B P.I. dell’Istituto
I.I.S. San Benedetto di Latina, si
sono recate in visita didattica presso l’azienda Farmaceutica Abbott, accompagnati dalle prof.sse
M. Cristina Montiroli, Angela
Fruggiero, Elisabetta Di Salvatore e dal prof.re Egidio Perri.
Nata nel 1888, nel gennaio 2013
essa si è associata ad aziende americane diventando così Abbvie.
Questa nuova società è all’avanguardia sia sul piano farmaceutico
che su quello chimico. Grazie a
questo, esporta i suoi prodotti in
più di 100 Paesi.
In ambito farmaceutico, i prodotti
realizzati sono: pasticche, sciroppi,
medicinali in polvere e gocce. In
ambito chimico, invece, l’azienda
produce principi attivi e materie
prime. Essa è l’unica che in Italia e
nel Mondo produca farmaci per la
cura dell’AIDS.
Uno degli aspetti che ha maggiormente colpito gli studenti in visita
è stato comprendere quanto l’Ab-
bvie sia attenta alla tutela
dell’ambiente. L’impatto ambientale della produzione industriale è
infatti quasi nullo (0.8% su 15%,
limite imposto dalla legge). Abbvie ricicla ogni tipo di rifiuto,
all’interno dell’azienda vengono
depurati anche i fluidi di processo
che sono poi riutilizzati come fluidi
per i processi o fluidi per i prodotti. Per ciò che riguarda l’approvvigionamento energetico, necessario
alla produzione industriale, il 90%
di esso è generato all’interno della
stessa Abbvie, tramite turbine
che forniscono vapore, calore ed
elettricità. Il restante 10% d’energia è acquistato da società esterne.
Un altro aspetto molto interessante è quello relativo alle certificazioni. L’Abbvie ha ricevuto certificazioni quali:
Regolamento EMAS, 14001,
ISO 9001
Una cosa divertente di quest’esperienza, è stato il continuo cambiamento d’indumenti, in relazione al
settore che andavamo a visitare.
Quest’esperienza ci ha dimostrato
che quello che la scuola ci insegna
ha un reale riscontro nell’ambito
lavorativo. Molti di noi hanno
quindi rivisto la propria opinione
rispetto alle materie d’indirizzo e
rivalutato anche la propria figura
professionale. Materie che, viste
da fuori, possono risultare noiose
e distanti da noi, nel mondo del
lavoro hanno una loro attuazione
reale e molto interessante.
Ringraziamo i professori e l’azienda Abbvie, per averci dato la possibilità di visitare questo nuovo
mondo a noi prima sconosciuto.
Studenti 4°C P. I.
PERCHE’
Pagina 22
Abbvie
La visita aziendale presso Abbvie
ha coinvolto anche alcune classi
terze del corso Produzioni Industriali. Noi studenti della 3°A P.I.
ci siamo infatti recati presso lo stabilimento farmaceutico ed effettuato una visita molto interessante e
utile ai nostri studi. All’arrivo, ci
ha accolto nella sala riunioni il
responsabile della sicurezza, il
dott. Garofalo. Dopo averci illustrato il sito dell’azienda e spiegato
la storia della sua fondazione, l’organizzazione aziendale, i collegamenti internazionali e il tipo di
produzione realizzata dall’Abbvie,
ci ha introdotto alla visita guidata
dello stabilimento. Il primo reparto
da noi osservato è stato quello della produzione dei principi attivi,
quindi quello di depurazione delle
acque, a seguire il reparto preposto
al controllo qualità e per ultimo
quello del confezionamento. Nei
vari reparti abbiamo avuto un riscontro reale di ciò che abbiamo
studiato solo in teoria a scuola:
dagli impianti, ai processi di produzione di antibiotici (capsule e
granulati), dagli strumenti, ai
macchinari utilizzati, dal controllo
di qualità, alla sterilità ambientale, dalla depurazione delle acque,
all’impatto ambientale, fino all’impiego dei Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.).
Siamo rimasti davvero entusiasti
della visita effettuata presso Abbvie, sia per le dimensioni dell’azienda, che per l’ordine, l’organizzazione e la pulizia. E poi anche la
squisita accoglienza ricevuta e l’aver costatato la numerosa presenza di personale giovane ha dato a
tutti noi una motivazione più forte,
perché maggiormente consapevole,
IL
al nostro indirizzo di studio. La
visita presso l’Abbvie ci ha dato
uno stimolo in più a essere maggiormente proficui e concreti negli
studi per meglio prepararci al mondo del lavoro.
Studenti 3°A P. I.
L'Abbvie è una società globale biofarmaceutica che si occupa della
produzione di alcuni farmaci molto
importanti per la salute dell'uomo.
Essa realizza terapie specifiche per
l'HIV, l'epatite C e l'oncologia.
Durante la visita guidata, abbiamo
avuto modo di osservare la produzione di un famoso antinfiammatorio, il Brufen. Presso il sito farmaceutico, abbiamo visto sul campo il
funzionamento di macchinari di
produzione e l’applicazione di norme, studiate a scuola. Questo ci ha
permesso di acquisire una maggiore consapevolezza delle nostre conoscenze teoriche e di avere un riscontro positivo del percorso di studi che stiamo affrontando. L'Abbvie si è presentata ai nostri occhi
come una grande famiglia nella
quale tutti sono indispensabili.
Questo ha fatto accrescere in noi il
desiderio di una futura partecipazione con essa. Alcuni alunni della
nostra classe erano già stati all'Abbvie, ma con una preparazione
acerba rispetto a questo settore
lavorativo. Essendo tornati quest'anno, dopo aver studiato le nuove materie d’indirizzo, tutti noi studenti abbiamo rivalutato il lavoro
dell’Abbvie giudicato, alla luce di
più mature conoscenze, maggiormente interessante e stimolante.
Questa azienda farmaceutica, a
nostro parere, offre un'esperienza
completa per mettere in pratica le conoscenze acquisite
a scuola e inoltre
costituisce un'ottima chance per il
nostro futuro e per
il nostro territorio.
L'Abbvie è stata
molto generosa nei
nostri confronti e
ha dato una risposta chiara ai nostri
dubbi e alle nostre
curiosità. Abbiamo
riscontrato
molta
positività in questa visita e in attività simili, perché esse danno a noi
alunni una concreta possibilità di
arricchimento professionale e personale, proiettandoci in un mondo
che sembra lontano ma che in realtà è molto vicino a noi.
Studenti 4°A P.I.
Abbvie è un’azienda farmaceutica
all'avanguardia sotto molteplici
aspetti. In particolare il sistema
di riciclo dei rifiuti procura all'azienda un importante guadagno,
analogamente al sistema fotovoltaico che sviluppa la quantità di
energia elettrica necessaria per le
produzioni. Le acque usate vengono
ripetutamente pulite e depurate
all'interno dell'azienda stessa, garantendo ulteriore risparmio. Ogni
dettaglio, dalla produzione all’impatto ambientale della stessa, è
stato organizzato accuratamente,
al fine di evitare sprechi e perdite.
Il controllo delle innumerevoli produzioni viene effettuato in specifici
laboratori all'interno dell'azienda.
Una volta entrati in Abbvie, agli
studenti sono stati illustrati i vari
reparti e molte delle apparecchiature utilizzate per i processi produttivi. Ai ragazzi è stato anche
ampiamente esposto il tipo di lavoro portato avanti dall’Abbvie e le
modalità con le quali esso viene
svolto. Aspetti che hanno attirato
in modo particolare l’attenzione dei
ragazzi sono stati quelli relativi
alla sicurezza e alla formazione
di ogni operatore, al fine di svolgere al meglio il proprio lavoro. Vi è
dunque stato un riscontro molto
positivo tra ciò che si studia sui
banchi di scuola e ciò che si è osser-
PERCHE’
PERCHE’
Pagina 23
vato direttamente in azienda. La
visita presso l’Abbvie è quindi risultata di grande utilità per gli studenti, soprattutto per la coerenza
riscontrata tra la teoria appresa e
la pratica in Abbvie.
Studenti 4° B P.I.
L’azienda Abbvie- Abbott ha dunque effettuato un Plain Tour,
aprendo le porte alle scuole del territorio. Scopo della giornata per
l’azienda è stato quello di creare/
consolidare un rapporto con il territorio offrendo anche ai giovani la
possibilità di “guardare” dall’interno una realtà produttiva di eccellente qualità e indubbia affermazione nel mercato globale del farmaco. La nostra scuola ha accettato l’invito, cogliendo l’occasione di
offrire agli allievi la possibilità di
dare uno “sguardo” all’interno di
un sistema produttivo. Le classi
coinvolte, dell’indirizzo Professionale Industria, si sono recate in
visita con lo scopo didattico di osservare un sistema produttivo industriale, confortando i propri saperi teorici, acquisiti nelle diverse
discipline professionalizzanti, con
la reale applicazione degli stessi
all’interno di un sistema produttivo.
Degni di nota sono stati gli interventi di 2 allievi del 3°B P.I. - Mohamed Lamiis Hizam e Barotti
Marco - che hanno evidenziato
l’alta qualità della formazione del
nostro Istituto.
La prima ha tenuto, nell’assemblea
di presentazione, svoltasi nella sala
conferenze dell’azienda, una relazione sul tema “Impatto ambientale e produzioni industriali”,
intrattenendo la platea con sicurezza e competenza tecnica degne di
nota. Il secondo ha prodotto autonomamente diverse slide tecniche
di supporto all’intervento.
Il grazie degli insegnanti ai ragazzi che, nel confronto con le
aziende, hanno mostrato loro il
“futuro” che noi costruiamo quotidianamente all’interno delle aule
anche nei momenti in cui le realtà
produttive sembrano chiudersi al
“futuro”.
Prof.ssa Giovanna Mancini
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 24
Il Visitatore
2014. In particolare il
con la prof.ssa Nardoni nella pre-
prof.re
sentazione dello spettacolo.
Mancini
ha
apprezzato la messin-
Referente del progetto “Il Visitatore” prof.ssa
LUCIA DANIELA NARDONI
scena e l’efficacia di
Si ringraziano tutti i docenti che
quest’ultima nel tra-
hanno collaborato con la referente
smettere un messag-
del progetto, prof.ssa Nardoni, e la
gio significativo agli
Redazione del Giornale d’Istituto,
studenti e ai docenti
Il Perché, che ha collaborato per
intervenuti.
Questi
la realizzazione del precedente ar-
ultimi hanno piace-
ticolo (n° 14 febbraio 2014 pag. 24-
volmente apprezzato
25) inerente al progetto, pubblicato
la performance degli
a marzo del corrente anno scolasti-
attori
co e redatto da Daniela Fiorenti-
protagonisti,
Nelle date 17 e 18 Febbraio 2014
Roberto Calì, Simone Fabiani
nell’Aula Magna del nostro Istituto
e le dinamiche della pièce teatrale
Prof.ssa Lucia Daniela
si è tenuto lo spettacolo teatrale “Il
scaturite dalla contrapposizione
Nardoni
Visitatore che rientra in un proget-
dei personaggi di Sigmund Freud
to approvato in Collegio Docenti il
e del Visitatore. Lo spettacolo è
10 Ottobre 2013 la cui referente è
stato preceduto dall’introduzione
la prof.ssa Lucia Daniela Nar-
illustrata dall’aiuto regia, Dario
doni. Tale spettacolo si collega alla
De Francesco, che ha collaborato
Giornata della Memoria del 27
Gennaio in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto, non solo ebrei,
ma
anche
deportati
politi-
ci ,prigionieri di guerra, omosessuali, testimoni di Geova e bambini. In merito a questa ricorrenza
era già stata presentata, sempre
nell’Aula Magna del nostro Istituto, una conferenza sulla Shoah del
prof.re Giancarlo Mancini, presente anche allo spettacolo teatrale
sopramenzionato
il 17 Febbraio
ni e Luca D’Ambrosio.
IL
Numero 15
Lunedì 14 Aprile, grazie ai nostri
rappresentanti d’Istituto, si è tenuta in Aula Magna l’Assemblea d’Istituto con i ragazzi di Scuola
Zoo. Erano presenti le classi terze,
quarte e quinte. È stato un evento
molto apprezzato da tutti gli studenti che hanno partecipato attivamente all’iniziativa. Noi de Il Perché abbiamo voluto rivolgere alcune domande a coloro che hanno
animato la giornata, per conoscere
un po’ meglio la realtà di Scuola
Zoo Lo staff presente era composto
da: Francesca Bartolozzi, Sabrina D’Aiello, Beatrice Biella, Lorenzo Giannini, Davide Paglia
e Alex Zarino. A rispondere alle
nostre domande è stata la simpatica Francesca Bartolozzi.
Come nasce Scuola Zoo?
Scuola Zoo è nata nel 2006, grazie
all’iniziativa di un ragazzo di 18
anni padovano. Durante l’esame di
maturità, mentre faceva l’esame,
ebbe l’idea di fotografare il suo professore che si era addormentato!
Quindi mise la foto in rete ed ebbe
grande successo! Da questa prima
foto è nato un blog, destinato a
ospitare video simpatici realizzati da
ragazzi a scuola.
Filmati divertenti
su comportamenti
buffi dei loro professori, colti in atteggiamenti non proprio
adeguati
all’ambiente scolastico! Poi nel 2008
sono nati i Viaggio
Evento. Il primo viaggio è stato
fatto a Corfù, in Grecia. Nel tempo
grazie ai ragazzi che hanno partecipato sempre più numerosi, abbiamo scelto anche altre mete: Pag,
Corfù, Lloret del Mar…quest’anno
di novità ci sono Malta e Budva,
per i minorenni invece c’è il Gargano, in Puglia.
Come far parte dei “Viaggi
Evento” di Scuola Zoo?
Nel sitowww.scuolazooviaggi.com,
trovate tre sezioni: Viaggi di Maturità, University Break e Student Village (per i minorenni).
Cliccando nelle sezioni, scoprirete
le varie mete con tutte le informazioni riguardo al prezzo, al programma…
I “Viaggi Evento”
sono molto goliardici, si scherza, si
gioca…ci
sono
tantissimi attività
ludiche come il
twister gonfiabile
ma anche giochi
in spiaggia! E poi
si balla a tutte le
ore del giorno e
PERCHE’
Pagina 25
della notte e ovviamente è tutto
animato da noi! Portiamo i ragazzi
nelle più grandi discoteche, come
quelle di Pag e di Lloret dove ci
sono i nostri Dj e i nostri vocalist
che lavorano in collaborazioni con
i Dj più famosi come Afrojack…
Come vi è sembrata la nostra
scuola e i nostri studenti?
L’ambiente è molto grande, da come ho visto, l’auditorium è agibile
e ben strutturato, con il proiettore e
tutto il resto … I ragazzi mi son
piaciuti molto! A volte capita, come
giovedì ad Assisi, che i ragazzi siano un po’ “smorti”… Invece voi siete belli carichi, sempre pronti ad
applaudire durante i video, sempre
entusiasti, ho visto tutti ballare,
tranne alcuni, ma c’è sempre qualcuno che non partecipa. Insomma
vi ho visto sempre pronti a cantare
e a ballare! Bello, mi piace…
Daniela Fiorentini
(4°B Tc)
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 26
Noi siamo ancora qua!
Ciao a tutti, mi chiamo Matteo
ta personale.
biologiche, mi sono appassionato
Rizzi, ho 19 anni e sono un ex stu-
Ciò che la scuola offre è soprattutto
da poco alla fotografia che è diven-
dente dell’I.I.S. San Benedetto. Mi
la possibilità di assimilare al me-
tata il mio hobby principale! I sog-
sono diplomato nel 2013 nell’indi-
glio le nozioni teoriche attraverso
getti che preferisco fotografare so-
rizzo Tecnico Chimico Biologi-
l’esperienza pratica di laboratorio
no i volti delle persone e i paesag-
co, sezione “E”, voto finale di
che permette di sperimentare e di
gi.
78\100. Alla commissione d’esame
“toccare con mano” ciò che si è stu-
Infine, tornando a parlare della
presentai una tesina sull’acqua.
diato sui manuali.
scuola, consiglio vivamente a tutti
La mia vita, dopo il diploma, è cam-
Così, dopo il diploma, ho deciso di
gli studenti di iscriversi presso
biata completamente! Ci
si sente liberi dagli impegni scolastici, ma allo stesso tempo, si sente la mancanza di quelle figure e ambienti
che si era abituati a frequentare tutti i giorni, come i pro-
Per quale ragione scelsi allora il San
Benedetto? Terminato il percorso di studi
presso la scuola media G. Cena, la mia scelta
ricadde su questo Istituto perché pensai che
fosse l’unico che avrebbe potuto darmi solide basi scientifiche… e così fu!
fessori, la mia classe, la scuo-
l’Istituto San Benedetto, in quanto esso offre
un’ampia possibilità di
scelta, oltre all’indirizzo
chimico. Agli studenti
già iscritti invece posso
solo dire di non arrendersi mai di fronte alle
la che, con ruoli diversi, riempivano
proseguire gli studi presso l’univer-
difficoltà legate all’apprendimento
le mie giornate scolastiche.
sità di Tor Vergata di Roma, di-
delle varie materie e di proseguire
Per quale ragione scelsi allora il
partimento di Scienze Biologi-
gli studi.
San Benedetto? Terminato il per-
che. A mio parere questo risulta
Concludo, salutando tutti i miei ex
corso di studi presso la scuola me-
essere un corso di laurea molto va-
professori e augurando agli stu-
dia G. Cena, la mia scelta ricadde
lido in quanto permette, a coloro
denti del San Benedetto un buon
su questo Istituto perché pensai
che lo intraprendono, di trovare un
anno scolastico !
che fosse l’unico che avrebbe potuto
giorno un impiego dinamico e sod-
darmi solide basi scientifiche…e
disfacente e a me personalmente di
così fu! Il San Benedetto mi ha dato
continuare a coltivare la mia pas-
tantissimo, sia dal punto di vista
sione per la biologia!
culturale che da quello della cresci-
Oltre all’interesse per le scienze
Matteo Rizzi
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 27
Ciao a tutti, mi chiamo Matteo
saranno, più il futuro sarà spiana-
bar di Pierino… invece di stare in
Leonardi, ho frequentato il 5°B
to.
classe!
Chi. e mi sono diplomato nel 2013. I
A suo tempo scelsi questa scuola
E poi le partite di pallavolo in pale-
cinque anni passati all’I.I.S. San
più che altro per la passione che
stra,
Benedetto sembrano essere volati e
avevo e che ho per la chimica e la
momenti passati, che sono diventa-
ora mi ritrovo qui a scrivere un arti-
biologia. Devo ammettere che ho
ti ricordi da raccontare con il sorri-
colo per raccontare questa esperien-
coltivato in maniera eccellente l’en-
so…
za. Beh, che dire! Questa scuola ha
tusiasmo e la dedizione verso tali
È bene quindi vivere al meglio que-
determinato la mia crescita persona-
discipline. In particolare devo rin-
sti anni, che un giorno rimpiange-
le a tutti i livelli: didattico, sociale e
graziare
Giovanna
remo, ma faranno per sempre parte
culturale. Questo influenzerà per
Mancini e la prof.ssa Ornella Du-
della nostra vita...questa scuola
sempre la mia vita. Molti
la
prof.ssa
È
l’esame
bene quindi vivere al meglio questi anni,
che
un giorno rimpiangeremo, ma faranno per
dio e la scuola siano cose noiose
e inutili…cosa che pensavo an- sempre parte della nostra vita e questa scuola
che io negli anni del San Bene- sarà il luogo in cui prenderanno forma.
studenti dicono che lo stu-
detto. Ora che invece frequento
di
maturità…
sarà il luogo in cui prenderanno forma. Auguro, a
chi leggerà il mio articolo,
di andare avanti nello
studio con serietà, di divertirsi
e
di
crescere
l’università – Facoltà di Farmacia -
ranti, che hanno fatto in modo che
all’interno della scuola e un “in
e in un certo senso non sono più
la chimica e le scienza naturali di-
bocca al lupo” a chi quest’anno do-
“protetto” dalle mura della scuola,
venissero parte del mio pensiero e
vrà sostenere l’esame di maturità!
mi ritrovo a dire che lo studio è
perché no, della mia anima. Che
qualcosa che serve a noi e a noi sol-
dire poi dei laboratori? Il cuore pul-
tanto! Spesso pensiamo di compiace-
sante del San Benedetto, in cui la
re il professore con una buona inter-
chimica e la biologia prendono dav-
rogazione. In realtà il frutto del no-
vero forma!
stro studio lo vedremo nel futuro, è
Questa scuola è il luogo in cui noi
lo strumento da usare nel mondo.
siamo cresciuti tra compagni, pro-
Gli anni di scuola determinano quin-
fessori,
di le nostre fondamenta: più solide
brutti voti, mattinate trascorse al
verifiche,
interrogazioni,
Matteo Leonardi
IL
PERCHE’
IL
Numero 15
PERCHE’
Stage linguistico in Inghilterra
Il pomeriggio invece i ragazzi sono
stati coinvolti in varie e divertenti
attività ludico-sportive quali
Orienteering, Pool, PartyFencing, Abseiling, Swing,
Team Challenge, Blu-Ray Cinema, Scrapheap Challenge,
Miny Olympics, Problem Solving, Leap of Faith-Indoor,
Climb…
Nel programma della stage era
prevista anche una giornata a
Londra e un walking tour nella
cittadina di Ashford.
Lo stage linguistico in Inghilterra si è svolto nella prima settimana di maggio, presso il College
GROSVENOR
HALL, ad
Ashford, nel Kent (UK). Promotrice e accompagnatrice del gruppo
é stata la prof.ssa Assunta Crisci, docente di inglese presso il
nostro Istituto. I 20 ragazzi del
San Benedetto, coinvolti nell’esperienza, hanno svolto sia ore di studio che attività ludico-sportive.
“L'atteggiamento dei ragazzi è stato positivo e pieno di entusiasmo
nei confronti di tutte le attività
svolte, sia sportive che scolastiche
vere e proprie. I nostri ragazzi hanno mostrato un grande entusiasmo
e un’attiva partecipazione a tutto,
tanto da ricevere i complimenti dai
gestori inglesi del college!”riferisce
la
prof.ssa
Assunta
Crisci - Alcuni alunni
sono apparsi più disinvolti sia nelle attività
sportive che in quelle
didattiche, soprattutto
nell’uso della lingua
inglese. Ma anche gli
alunni più riservati, a
un certo punto, hanno
superato l'iniziale blocco e hanno partecipato
con entusiasmo e coinvolgimento a tutte le attività”.
Ogni mattina gli studenti
hanno seguito lezioni d’inglese con insegnanti madrelingua. I primi 5 giorni gli
alunni del San Benedetto si
sono trovati a contatto solo
con studenti di altra nazionalità: francese, thailandese, svedese, inglese… Questo è stato ovviamente molto
utile per l’esercizio della lingua.
STAGE IN LONDON
…e finalmente siamo atterrati a
Gatwick! Eccoci, UK!
1° maggio 2014!
Un gruppo di studenti dell’I.I.S.
San Benedetto di Latina ha infatti
partecipato a uno stage linguistico
in Gran Bretagna, presso la
Kingswood School, nel Kent,
accompagnati dalla prof d’inglese
Assunta Crisci. Al Collage, ci
hanno accolto subito due addetti
della reception che, dopo averci
indicato alcune regole generali, ci
hanno fatto da guida all’interno
della struttura. Le lezioni si sono
svolte tutti i giorni dalle 9.30 alle
IL
12.30, con una pausa di 15 minuti
ogni ora. Eravamo divisi in due
gruppi, a seconda del livello di conoscenza dell’inglese, stabilito mediante test d’ingresso, effettuati il
primo giorno. Tutte le mattine dovevamo recarci in un punto d’incontro e disporci su due linee, contrassegnate dai numeri “eleven” e
“twelve”. Gli insegnanti, assegnati a
ogni gruppo, venivano a prenderci,
per condurci nelle diverse aule. In
realtà i giorni effettivi di studio sono stati solamente quattro; i restanti li abbiamo trascorsi a visitare Londra e Ashford, un paesino
vicino il collage.
Siamo stati fortunati anche con the
weather…perché, con mia grande
gioia, abbiamo avuto sette giorni
fantastici di sole pieno...cosa non
proprio scontata in Inghilterra!
Le lezioni si svolgevano all’interno
di aule ben ordinate e organizzate
in modo da consentire il lavoro in
piccoli gruppetti di studenti. Talora
i banchi erano disposti a “U” anche
per facilitare semplicemente l’interazione fra compagni. Questo ha
permesso di parlare con maggiore
facilità, ampliando così il lessico e
migliorando la pronuncia. Dunque
questi quattro giorni di lezione sono
stati più un assaggio di quello che
potrebbe essere uno studio approfondito della lingua inglese, ma ci
hanno aperto la porta a una nuova
metodica di apprendimento, diversa
da come s’insegnano le lingue straniere nelle scuole italiane. Una di-
dattica, quella anglosassone,
che
coinvolge
direttamente lo studente.
Ognuno di noi infatti è stato in qualche
modo “costretto” a
farsi capire per ottenere ciò che voleva. Dopo le lezioni,
ci sono state moltissime attività pomeridiane e serali che
hanno
riguardato
diversi ambiti sportivi. A guidarci nelle attività, c’erano giovani animatori di massimo
23 anni! Devo dire che gli inglesi
sanno come divertirsi, ma soprattutto sanno come far divertire! Con
la loro simpatia e naturale disposizione a socializzare, i nostri animatori sono stati loro i primi ad accompagnarci in questa straordinaria avventura! Abbiamo sfidato la
gravità, esternate sensazioni ed
emozioni, verificati i nostri limiti...
Tutti i giorni compivamo arrampicate, discese da torri, percorsi, prove di equilibrio! Abbiamo sperimentato l’ebbrezza di trovarsi a
ondeggiare nel vuoto da una determinata altezza, sorretti solo da un
sistema di corde, come su un’altalena…e poi staffette e tanto altro
ancora. Insomma, per tutti noi si è
trattato anche di un modo per riscoprire il nostro lato infantile,
questo ha suscitato un senso di
stranezza, ma anche tantissimi
sorrisi! Lo stage è stato davvero un
percorso sia intellettuale che sociale! Grazie anche alla collaborazione attiva della prof Crisci, che ci
ha accompagnato in questa bellissima esperienza, senza perderci
mai d’occhio, sostenendoci sempre
e costituendo per tutti noi il principale punto di riferimento!
Cristina Di Rocco
(4°A Tc)
L’esperienza fatta al College GROSVENOR HALL, nel Kent, è stata
sicuramente positiva. Abbiamo
PERCHE’
Pagina 29
avuto modo di confrontarci con
altri ragazzi, non solo quelli del
posto, ma anche con altri gruppi
che si trovavano lì come noi. Le
lezioni non erano per nulla pesanti. In sole tre lezioni abbiamo avuto modo di ripassare diversi argomenti di grammatica inglese, ma
ci siamo anche esercitati sulla
comprensione del testo mediante
l’inserimento di domande che poi
correggevamo con l’insegnante.
Un altro modo per esercitarci con
la lingua inglese, che abbiamo
trovato molto efficace, sono state
le attività che facevamo nel pomeriggio. Erano divertenti e al tempo stesso ci “obbligavano” ad usare la lingua inglese, perché le indicazione venivano date in lingua
e bisognava cercare, bene o male,
di capire!
La gita a Londra poi è stata stupenda! Abbiamo potuto ammirare
molti edifici importanti come il
Big Bang, Buckingham Palace, Picadilly Circus e la famosa
London Eye!
Insomma, lo stage linguistico in
Inghilterra è stato utile per la
pratica della lingua inglese, ma
anche molto divertente perché ci
ha dato modo di conoscere persone di altra cultura e di vedere
tanti posti nuovi!
Giorgia Colelli
Elisa Vergine (1°B Tc)
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 30
Corso “Disostruzione delle vie
aeree in età adulta e pediatrica”
In data 14 maggio 2014, presso
l’Aula Magna dell’I.I.S. San Benedetto, si è tenuto il Corso
“Disostruzione delle vie aeree
in età adulta e pediatrica” rivolto ad alunni, docenti e dipendenti dell’Istituto. Il suddetto Corso è stato fortemente voluto dalla
DSGA
del
San
Benedetto,
dott.ssa Patrizia Peruzzi, che
ha sottolineato l’importanza di
sensibilizzare alla cultura del soccorso soprattutto chi, quotidianamente, è a contatto con bambini e
adolescenti. Il Corso é stato tenuto
da Gianluca Nacchia e Moreno
Campo – entrambi provenienti da
un’esperienza
formativa all’interno del 118 e
operatori
di
emergenza – e
Giulia Ferraro
– volontaria della
Croce Azzurra
di
Sabaudia
nonché amministrativa
presso
l’Istituto San Benedetto.
L’operatore
Gianluca Nacchia ha dato inizio
all’incontro
con l’esposizione del progetto denominato
“Salvamento
Academy”,
nato da un’idea del dott.
Marco
Squicciarini,
medico
esperto
in
tecniche
di
rianimazione
di base pediatriche.
“Salvamento
Academy” si
occupa di sviluppare e diffondere
programmi di addestramento al Primo Soccorso nella comunità, attraverso corsi di formazione sia in
ambito pubblico che privato. Un impegno particolare è speso nella creazione di un modello didattico che
soddisfi la richiesta dei docenti, rispondendo così alle loro esigenze di
formazione con speciale attenzione
allo sviluppo dell’educazione continua.
Si è poi passati all’esame delle regole basilari per prevenire il soffocamento e degli oggetti che ne sono i
principali responsabili. Quindi l’operatore
Gianluca
Nacchia ha mostrato, ai potenziali
“soccorritori”,
la
manovra
di
Heimlich, efficace
in molti casi di soffocamento per rimuovere un’ostruzione totale delle
vie aeree dovuta a
un corpo estraneo.
Sono state mostrate
anche le manovre
RCP (compressioni
toraciche), necessarie qualora un sog-
getto sia privo di respiro o si trovi
in arresto cardiaco.
Terminata la dimostrazione, i partecipanti al Corso sono stati divisi
in tre gruppi all’interno dei quali
ognuno, coadiuvato dagli operatori,
ha potuto mettere in pratica la manovra di Heimlich su manichini
didattici.
È evidente dunque, per chi ogni
giorno è a contatto con bambini e
adolescenti e che per questo potrebbe trovarsi a essere un potenziale
“soccorritore”, l’importanza di una
formazione seria e aggiornata delle
tecniche di Primo Soccorso. Esse vengono revisionate ogni cinque
anni e spesso un mancato aggiornamento, può far risultare le conoscenze acquisite in passato obsolete
e meno efficaci.
La vita è un dono prezioso e come
tale va difeso e salvaguardato. Essere pronti a intervenire, sapere
cosa fare e cosa non fare, sapere
riconoscere le situazioni di pericolo
sono le condizioni necessarie e indispensabili per evitare tragedie sia
in ambito lavorativo che familiare.
“50 bambini l’anno muoiono per
soffocamento da corpo estraneo…1
a settimana perde il sorriso”.
Questo avviene però soprattutto
perché chi è lì, nei primi momenti,
spesso non è preparato ad agire…
È nei primi quattro minuti d’intervento che si può fare la differenza,
salvando la vita a chi ha bisogno di
noi…
IL
PERCHE’
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 31
Talenti musicali alla
Settimana Nazionale della Musica
Come oramai tradizione, anche quest’anno l’I.I.S. San
Benedetto è stato
coinvolto, con i suoi
“talenti” musicali,
nella Settimana
Nazionale della
Musica, svoltasi a
Latina presso il
Liceo
Musicale
“A.
Manzoni”.
L’evento, giunto al
suo sedicesimo anno, si è dispiegato nella settimana
dal 7 al 10 maggio 2014. Una Circolare Ministeriale del 3 marzo 1999
stabiliva che il 5 maggio sarebbe
stato la Giornata Nazionale della Musica. Da una sola giornata si
è passati poi a un’intera settimana.
Il Manzoni, che da 4 anni ha avviato il Liceo Musicale, per molto tempo si è esibito anche al Teatro
D’Annunzio, che il Comune metteva gentilmente a disposizione. Inoltre il Manzoni ha avuto per tanti
anni un’edizione pomeridiana, alla
quale hanno partecipato illustri
esponenti del panorama musicale
di Latina e Provincia che offrivano
gratuitamente la loro professionalità e competenza. La prof.ssa Anna Tosatti, referente provinciale
dell’evento, ha voluto sottolineare il
pregevole contributo, dato alla Manifestazione, da scuole che, al contrario del Liceo Musicale “A. Manzoni”, delle scuole medie “G. Cena”, “A. Volta” e “G. Giuliano”,
non hanno la musica nel loro percorso curriculare, eppure curano la
cultura musicale come ulteriore
arricchimento per i propri studenti:
l’I.I.S. “San Benedetto”, l’I. T. I.
“G. Galilei” e l’I. T. C. “Vittorio
Veneto”.
Gli allievi del Liceo Musicale hanno
davvero incantato il pubblico presente: archi, fiati, percussioni, voci
meravigliose hanno riempito il tea-
tro di emozioni vere che solo la musica è in grado di dare.
La prof.ssa Anna Tosatti si è così
espressa -“Per questi Istituti non c’è
una tradizione musicale, si tratta di
scuole
tecniche
o
tecnicoprofessionali. Eppure anche in queste realtà scolastiche, da oltre 15
anni, vi sono persone che apprezzano la comunicazione musicale e
creano laboratori pomeridiani. Qui
i ragazzi si trattengono oltre l’orario
scolastico, si formano anche musicalmente o seguono quello che è il
loro desiderio di esprimersi attraverso la musica. Io sono una docente di musica “prestata”, da qualche
anno, all’ufficio di vicepresidenza.
Sono in esonero totale dall’insegnamento ma non ho mai abbandonato
questa passione con questi risultati… Se potessi, mi occuperei di musica tutta la vita ma di note non si
mangia, la musica mangia l’anima… Gli Istituti che portano avanti
laboratori musicali, pur non avendo
la musica nei loro percorsi di studio, fanno un grande regalo ai ragazzi, soprattutto nella risoluzione
di alcune problematiche del disagio
scolastico giovanile. Penso che la
musica sia un elemento aggregante,
che possa aiutare, dando anche un
senso nei momenti di sconforto. Da
16 anni sono responsabile dell’evento e da altrettanto tempo collaboro
con i referenti dei vari laboratori
musicali dei diversi Istituti. A feb-
braio mi reco
nelle scuole per
le selezioni. Nella scelta delle
esibizioni, fatta
in accordo con i
referenti dei laboratori, viene
valutata soprattutto
l’utilità
per i ragazzi ma
anche per la conoscenza della
musica nei suoi vari aspetti. Poi si
passa alla fase esecutiva. Avviamo
quindi una selezione all’interno del
nostro Liceo Musicale, a seguire vi
sono le prove generali fino alle esibizioni che state vedendo in questi
giorni. Abbiamo visto i ragazzi del
San Benedetto, mercoledì 7 maggio,
aprire la Manifestazione con il coro
del loro Musical, diventato anch’esso una tradizione importante
di questa scuola, oramai da svariati anni”.
Dunque l’I.I.S. San Benedetto si è
dimostrato una presenza forte
nell’ambito della Manifestazione
Musicale: esibizioni di musica corale e singola, ma anche di musica
strumentale (pianoforte e sax) hanno contribuito in modo significativo
alla splendida riuscita dell’evento.
La musica è certamente un bene
comune, che ha il potere di unire
gli animi, al di là di tutto. Ma essa
è anche disciplina, sacrificio e richiede una grande passione per il
raggiungimento dei risultati. C’è
chi coltiva la musica per professione e c’è chi lo fa per puro amore…
I meravigliosi studenti del San Benedetto hanno dato prova di un’appassionata professionalità che ha
coinvolto il pubblico, suscitando in
tutti i presenti ammirazione e stima.
IL
PERCHE’
IL
Dillo con un fiore
PERCHE’
Numero 15
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I consigli di Liliana & Stefano
Liliana Filpi & Stefano Campagna
CALLA
Fiore della purezza
Famiglia: Araceae
Specie: Zantedeschia
La parte della calla che noi comunemente ed erroneamente chiamiamo fiore, sono delle spate, cioè
delle brattee, più specificatamente
delle foglie mutate che circondano i
fiori e le infiorescenze con lo scopo
di proteggerli. Le spate della calla
presentano una forma ad imbuto e
la parte superiore è leggermente
rivolta verso l’esterno. Le brattee,
a seconda della varietà di calla,
possono avere diversi colori: dal
bianco al rosa, panna, giallo ecc. Il
fiore vero e proprio prende il nome
di spadice, cioè un’infiorescenza
posta nella parte centrale della
spata recante fiori maschili e femminili, rispettivamente nella parte
superiore e nella parte inferiore. Il
fiore della calla può arrivare ad
una lunghezza di circa sedici centimetri e, in alcune varietà, presenta
una gradevole profumazione. In
genere il colore della calla, o meglio delle sue brattee, è il bianco,
esistono però varietà di ibridi creati dall’uomo che presentano diversi
colori.
Ad ogni calla il suo colore
Come detto in precedenza, i fiori
della calla, più precisamente le
spate, possono avere vari colori;
possiamo dividere le specie a fiori-
tura precoce (febbraio-maggio) e le
specie a fioritura tardiva (marzoottobre).
Tra le prime ricordiamo la Zantedeschia Aethiopica: è la classica
calla di colore bianco. Alcune varietà sono: Childsiana e Greengoddess, quest’ultima presenta spate
con sfumature di colore verde; Zantedeschia Schwarwalder: le brattee
di questa calla hanno un colore
scuro, tendente al blu-nero.
Tra le specie a fioritura tardiva
citiamo la Zantedeschia Albomaculata: questa calla presenta spate
più o meno bianche con la parte
centrale di colore rosso molto scuro;
Zantedeschia Rehmanii: è una calla molto bella con brattee di colore
rosa oppure rosso e spadice bianco;
Zantedeschia Elliottiana: al contrario delle altre calla, questa specie
presenta brattee a forma di cuore
di colore giallo. Il periodo di fioritura va da maggio a giugno.
Curiosità
Un tempo, regalare la calla voleva
dire avere rispetto e stima nei confronti della persona alla quale si
donava, era anche considerato un
segno di forte amicizia. Oggi questi
fiori sono utilizzati soprattutto per
creare i bouquet delle spose (in
questo caso si usano in modo particolare quelle in miniatura) oppure
nelle cerimonie come cresime, comunioni e battesimi. Molto usata anche
come fiore reciso, il bianco puro della calla classica è sempre simbolo di
purezza, innocenza, sincerità.
Facile da coltivare, richiede terreno
ricco e molto umido, negli appartamenti si fornisce il giusto grado di
umidità, coltivando le piante in vasi
parzialmente immersi in ciotole
d'acqua.
Metodi di coltivazione
La moltiplicazione avviene con la
semina o per divisione dei cespi.
Per la produzione invernale e primaverile dei fiori recisi, si provvede
a piantare i rizomi in piena terra a
fine estate, proteggendo d'inverno le
piantine con serre mobili, nelle Regioni di produzione meno calde come
Liguria e Lazio, i rizomi delle specie
meno rustiche come la Zantedeschia
elliottiana vengono piantati a marzo
con fioritura estiva, o ad ottobre,
protette dai geli sotto vetro, con fioritura nell'anno successivo.
IL
PERCHE’
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PERCHE’
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33
Pagina
Amici a
quattro zampe e non..
Oca
cignoide
Anser cygnoides
(Sin. Cygnopsis cygnoides)
Diffusione e
habitat
Specie selvatica, spesso allevata a
scopo prevalentemente ornamentale. Allo stato selvatico popola fiumi
e stagni nella Siberia settentrionale e nell'Asia orientale (Mongolia e
Manciuria). Sverna in Cina. Deve il
nome al suo portamento regale e
fiero che la fa assomigliare ad un
cigno. Il suo allevamento si è diffuso anche grazie alla sua rusticità e
alla qualità della carne (ottima e
magra).
La forma domestica dell'Oca Cignoide è nota universalmente come
"razza Cinese".
Caratteristiche morfo-
logiche
Assenza di dimorfismo sessuale.
Il piumaggio è grigio-selvatico con
delle barrature di bianco, spesso,
compatto, con il ventre bianco
macchiato di nero. Il collo è di color nocciola, sfumando al crema
risalendo verso il becco, lungo e
piatto interamente nero cinto alla
sua base da un anello di piume
bianche. Dalla nuca si dipana una
striscia marrone che va a sfumare
nel bruno delle ali. I tarsi rosso
arancio.
Si differenzia dall'oca domestica
per la sua forma slanciata ed elegante ma soprattutto per la presenza di una grossa protuberanza
di colore quasi nero nella parte
superiore del becco.
Il maschio pesa mediamente 5-6
kg, la femmina 4-5 kg.
Alimentazione e com-
di di abbondante verdura questa
svolge una parte importante della
dieta. In carenza di erbe verdi, l'alimentazione è prevalentemente
costituita da mangimi e cereali
sfarinati. La dieta dei paperi nelle
prime settimane di vita deve essere ricca in proteine. in cattività ha
un
comportamento
abbastanza
socievole in particolare con i suoi
simili. Si consiglia di allevarla con
animali della stessa taglia (non
con anatre piccole).
I gruppi devono essere costituiti da
un maschio e tre quattro femmine.
Le femmine di due anni depongono
un uovo ogni due o tre giorni che
devono essere raccolte e fatte covare da tacchine o poste in incubatrice per 30-32 giorni.
È possibile vedere qualche esemplare nel nostro istituto, nell’area
attrezzata in prossimità dei laboratori di chimica.
portamento
L'alimentazione in cattività varia
a seconda della stagione: nei perio-
IL
PERCHE’
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PERCHE’
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Personaggi del mese
Nome Cognome:
Rosanna
Mercogliano
Ruolo: prof.ssa di Chimica ma amante
soprattutto della Microbiologia!
IL
Da quanti anni
insegna?
Faccio questo lavoro da 33 anni, dal 1981. Ho iniziato alle
medie e poi sono passata alle
scuole superiori
Ha sempre fatto questo lavoro o ha praticato qualche
altra professione?
Ho iniziato facendo tirocinio in
un laboratorio di analisi, poi ho
iniziato a insegnare. Inizialmente ai ragazzi delle medie,
poi nel 1981 sono venuta al San
Benedetto. Devo dire che la differenza tra le medie e le superiori è molta, c'è un approccio diverso con gli alunni; mentre alle
medie sono ancora bambini e
quindi bisogna ricoprire sostanzialmente il ruolo di insegnante,
alle scuole superiori ci si ritrova
con degli adolescenti, con i quali è più semplice anche instaurare un dialogo
Come si trova a insegnare in
questa scuola?
Molto bene! Non ho mai pensato
di andare via da qui! Questa
scuola è molto importante per
me, ho sempre avuto la possibilità di insegnare microbiologia
che è la cosa che più mi piace
fare
PERCHE’
Com'è il suo rapporto con
gli alunni?
Buonissimo! Sono sempre riuscita a instaura buoni rapporti
con i miei alunni. Con alcuni di
loro mi sento ancora adesso,
dopo tanti anni…
Ha riscontrato differenze
sostanziali dai suoi primi
anni di insegnamento ad oggi?
Sì, soprattutto nei ragazzi. Gli
adolescenti sono cambiati perché è cambiata la società, il
mondo in cui vivono oggi è diverso da quello di una volta.
Comunque si riesce sempre a
instaurare un ottimo rapporto
con loro, basta che ci sia dialogo. La differenza più grande tra
i ragazzi di "ieri" e quelli di
"oggi" è la loro mentalità molto
più aperta, mentre prima erano
più limitati in certi comportamenti, ora sono più liberi. Io per
questo li invidio un po’! Sono
più decisi e sanno quello che
vogliono, sono più capaci di
rapportarsi e di vivere nella società!
Cosa fa nel suo tempo libero?
La tassista (ride)! Accompagno i
miei figli dove mi chiedono di
portarli. A volte esco con le amiche o vado a trovare mia figlia
che non vive più a casa con me.
Ora non svolgo più tante attività
come prima, ad esempio un po’
di tempo fa frequentavo corsi di
ceramica!
Secondo lei, in cosa dovrebbe migliorare il San Benedetto?
Sicuramente nelle strutture, ci
sono edifici che sono in vera decadenza!
L'organizzazione della scuola è
abbastanza buona, considerando il fatto che siamo tantissimi,
tra insegnanti ed alunni. Non è
facile gestire un così grande numero di persone, anche se, certo,
alcune cose potrebbero essere
migliori…
Quali sono, secondo lei, i valori fondamentali su cui la
scuola dovrebbe puntare?
Innanzitutto il rispetto, dopodiché è importante che ci sia collaborazione, soprattutto tra insegnanti e una maggiore apertura
nei confronti dei cambiamenti
Daniela Fiorentini
Luca D’Ambrosio
(4°B Tc)
Numero 15
IL
PERCHE’
Pagina 35
Nome Cognome:
Livia Armandi
Ruolo: prof.ssa di
Materie Professionali Agrarie
Agronoma
Da quanti anni insegna?
Sono arrivata qui
nell’anno scolastico ‘92/‘93 e non
mi sono più mossa. Ho cominciato
negli anni ’70, poi negli anni ‘80 ho
fatto tante supplenze fino all’immissione in ruolo negli anni ‘90.
Che giudizio può dare di una
scuola come il San Benedetto?
È una scuola meravigliosa sotto il
profilo delle opportunità, utilizzate
poi in maniera diversa, a seconda
delle varie dirigenze
Che tipo di rapporto ha con
studenti e colleghi?
Con gli alunni ho un rapporto professionale e a volte anche di amicizia. Stessa cosa con i colleghi, prima professionale e con qualcuno,
raro, anche di amicizia
Nel corso della sua carriera
scolastica, ha notato cambiamenti nell’atteggiamento delle
nuove generazioni?
No, no…Quando mi dicono che i
giovani di oggi sono maleducati, io
non sono d’accordo, non riscontro
questo. Secondo me dipende dal
tipo di rapporto che si ha con i ragazzi. La maleducazione viene da
un approccio maleducato, se sei
educato, non c’è maleducazione
dall’altra parte. Quando c’è stata,
mi sono molto arrabbiata e questo è
sempre bastato
Qual è stata la cosa più bizzarra alla quale ha assistito nel
corso della sua carriera?
Un giorno meraviglioso, mi sono
trovata la cattedra occupata da un
personaggio a dir poco molto originale che stava indottrinando la
classe sui grandi sensi e perché del-
IL
PERCHE’
la vita. Era una
persona
visibilmente agitata e
quindi l’ho presa
molto con le pinze.
Poi ho scoperto
essere una persona seriamente disturbata. Era entrata, nonostante
il portiere...aveva deciso di fare
lezione al posto mio. È stato veramente molto particolare e insolita
come cosa…alla fine si era seduto
pure come alunno, diceva che gli
piacevo e gli interessava molto
quello che dicevo!
Perché lei pensa che gli studi
agrari possano ancora oggi
offrire buoni sbocchi lavorativi?
Perché, per quanto il futuro possa
essere incerto per l’umanità, di
una cosa siamo certi che dovrà
mangiare. Per cui l’agraria è un
elemento che ha caratterizzato in
modo trasversale e che seguiterà a
caratterizzare obbligatoriamente
tutta la storia dell’umanità. Le
altre professioni possono scomparire, la nostra no!
Consiglierebbe a un nuovo
iscritto l’indirizzo agrario e
perché?
Assolutamente sì! Io l’ho scelto perché mi piace molto. L’indirizzo
agrario ti dà il vero senso della
vita, tutto parte da lì…non a caso
viene detto “settore primario, anche nelle produzioni industriali,
perché tutto inizia da lì. È proprio
bello a livello mentale e fisico, perché l’attività che si fa in campo, o
in giro con gli animali, io la trovo
gratificante proprio a livello fisico,
sebbene sia molto stancante
Parlando un po’ del suo privato, sappiamo che lei è una
grande amante di gatti. Quanti
ne ha e come si comporta con
loro?
L’ultimo censimento…io amo la
libertà e amo i gatti perché sono
liberi, anche loro hanno la libertà
di venire da me, quando vogliono… Quindi ogni tanto do loro
una “censita”! All’ultimo censimento ne risultavano una quindicina, dico 15, perché c’è sempre
qualcuno che manca in quel momento…o perché arrivato dopo o
perché purtroppo se ne è andato…
siamo intorno alla quindicina comunque Con loro mi comporto da
“gatto”! Io sono “gatto” tra i
“gatti”, sono il “capo” dei gatti. Li
assisto, li curo…Quando ci si
prende la responsabilità di una
creatura vivente, si ha il dovere di
assisterla e di curarla…assisterla,
come coccole e curarla, quando ha
malattie o altre cose del genere
Sappiamo che lei è una grande
tifosa della Lazio. Si reca spesso allo stadio e come è nata
questa passione?
La mia passione è nata nel 1988,
perché ho conosciuto il gruppo del
tifo organizzato degli “Eagle Supporters”. L’ho trovato meraviglioso
e l’ho chiamato la mia “famiglia”
dello stadio. Talmente è stato forte
il rapporto, che a tutt’oggi seguitiamo a frequentarci. Dal 1989 in
poi ho sempre fatto l’abbonamento
allo stadio! Adoro proprio vedere il
calcio allo stadio, la televisione mi
annoia, perché vedi solo il pallone
e non l’organizzazione. A me piace
il gioco del calcio e quello lo vedi
solo allo stadio. Quindi seguito ad
andare…domenica ci sarà la chiusura della stagione, non felice, ma
sicuramente sempre della mia Lazio!
Come giudica il suo modo di
essere tifosa?
Io sono tifosa e non sono sportiva…per niente. Però io sono per la
Lazio e non contro le altre squadra, sono per il tifo a favore e non
per il tifo contro. Non ho bisogno
di offendere nessuno per affermare
me stessa
SEGUE A PAG. 44
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 36
Sportivamente
Nome: Simone
Cognome: Secchi
Classe: 3°A T.A.
per ogni ruolo
Quale sport pratichi e da quanto tempo?
Pratico rugby da 3 anni, i primi
poi vado a Roma ad allenarmi. Gli
Segui un'alimentazione specifi- allenamenti rubano tanto tempo che
ca per poter praticare al meglio potrei passare con i miei amici, però
Rugby, quest'anno mi hanno chia-
vale la pena un po' di sacrificio ora
il rugby?
Sì, certo. È un'alimentazione per la per assicurarmi un buon futuro domaggior parte basata sull'assunzio- mani
mato nelle Fiamme Oro
ne di proteine e pochi carboidrati
Com'è nata questa passione?
È nata grazie ai miei amici che pra-
Ci sono dei "riti" che con i tuoi del doping nel rugby?
compagni osservi prima di una Diciamo che a livelli più alti, ci sono
ticavano rugby. Un giorno sono an-
stati vari casi di doping perché il
partita?
Prima della partita si sta tutti in ricorso a sostanze dopanti fa recupesilenzio, io vado dentro le docce e mi rare prima la stanchezza e rende
due anni con la squadra dell'Anzio
dato con loro per provare questo
sport, da lì mi è piaciuto molto e ho
continuato
Com'è articolato questo gioco?
Si gioca in 15 persone, 8 giocatori
fanno parte della mischia e gli altri
fanno parte dei tre quarti
Quali successi hai ottenuto in
questo sport finora?
Le vittorie nel campionato Elite
Con quale frequenza ti alleni?
Mi alleno 5 volte alla settimana, 2
Potresti parlarci del problema
concentro su quello che devo fare in nuovamente pronti per una gara in
breve tempo
partita
Qual è la tua paura più grande, A chi ti ispiri nel tuo sport?
Cerco di prendere esempio
quando sei in campo?
dai
La mia paura più grande è di farmi “tallonatori” - giocatore che durante
molto male e avere quindi un lungo la mischia “tallona” la palla e lancia
periodo di convalescenza
la touche, quando la palla esce fuori
Quanto incide il rugby sul tuo campo. Ovviamente i miei idoli sono
rendimento scolastico e sulla i “tallonatori” delle nazionali e delle
giorni sono dedicati alla prepara-
serie più alte
tua vita privata?
Il rugby incide molto sia sul mio
Arianna Torrao
zione in palestra, 3 all’allenamento
rendimento scolastico che sulla mia
Marika Di Bella
in campo. Uno su tre di questi gior-
vita privata. Quando torno da scuo-
ni prevede un allenamento specifico
(2°B Tc)
la, mangio, studio quanto posso e
Numero 15
IL
PERCHE’
Pagina 37
Nome: Asen
Cognome: Temelkov
Classe: 3°A T.A.
Città natale: Pernik (Bulgaria)
Qual è la tua paura più grande, ti ispiri quando giochi o ti alleni?
quando sei in vasca?
All’inizio avevo tanto ansia, ora è Sì, il mio idolo è Tempesti, portiere
della Nazionale Italiana! Secondo
Quale sport pratichi e da quanto passata…non del tutto! Dopo l'inizio
me è il miglior portiere italiano!
della partita però se ne va
tempo?
Pratico la pallanuoto da 7 anni, ho Qual è il tuo ruolo nella squa- Qual è stata la tua più grande
sconfitta?
iniziato per caso. Prima della palla- dra?
nuoto, facevo solo nuoto libero e ve- Faccio il portiere e per farlo bisogna Mi è capitato una volta di prendere
dendo allenarsi i ragazzi che facevano tenersi in costante allenamento sen- 5 rigori in una partita e non averli
pallanuoto, ho fatto un provino con la za saltarne uno soprattutto per moti- parati, il risultato della partita fu 6
squadra dell'Anzio, nella quale sono vi superficiali. È necessaria anche -5 per gli avversari
stato preso.
una grande forza fisica e la massima Questo sport comporta sacrifici? Hai mai pensato di lasciare?
A che livello pratichi questo concentrazione
sport?
Come ti trovi con la squadra?
Lo scorso anno ho lasciato la pallaPratico la pallanuoto a livello agoni- Siamo molto uniti, nonostante io sia nuoto per due mesi per una brutta
stico. Per 6 anni sono stato ad Anzio e arrivato quest'anno nella squadra di lite con il mio allenatore, dovuta al
quest'anno sono a Latina (RNLatina) Latina, mi sono trovato benissimo e fatto che non mi aveva convocato
e qui siamo passati dal campionato siamo amici anche fuori dalla pale- senza alcuna ragione.
regionale a quello nazionale
stra infatti qualche volta usciamo Sì, ci sono molti sacrifici da affroninsieme
tare, mi alleno quasi tutti i giorni
Con quale frequenza ti alleni?
Mi alleno 6 volte a settimana, due Come si svolge una partita di per 2-3 ore al giorno e il tempo per
uscire e per studiare è davvero poco.
volte in palestra e le altre in piscina e pallanuoto?
Inoltre non abito a Latina e quindi
inoltre la partita la domenica
La partita è costituita da 4 tempi e mi organizzo un po' con i mezzi e un
Segui un'alimentazione specifica dura più o meno un’ora, la squadra po' con i miei genitori per arrivare
per poter praticare al meglio la è formata da 13 persone tra cui due in palestra e questo comporta anche
pallanuoto? Riguardo l'alimentazio- portieri
una spesa
ne bisogna mangiare regolarmente In vasca si entra in 7 e si possono
Arianna Torrao - Marika Di Bella
ogni 2-3 ore e ogni pasto deve avere il fare quanti cambi si vogliono
(2°B Tc)
giusto equilibrio di proteine, carboiHai un idolo che segui e al quale
drati e grassi
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 38
Facce da copertina…?
Nome: Petra
Cognome: Cappelletto
Classe: 5°B Agr.
IL
PERCHE’
Puoi descrivere in
due parole il tuo
carattere?
Non è facile descrivere il mio carattere in poche parole! Penso di essere
una ragazza simpatica, solare e
molto positiva
Qual è il tuo rapporto con i ragazzi?
Mi trovo bene con i ragazzi, ho più
amici maschi che femmine, ma sono
comunque felicemente single!
Cosa pensi che piaccia ai ragazzi di te?
Beh, a parte l'aspetto fisico, credo il
carattere! Come primo approccio,
sono una ragazza espansiva e quindi do confidenza a tutti e penso sia
una cosa che possa piacere. Mi piace
trasmettere fiducia agli altri!
Ti piace il tuo aspetto fisico e
come ti curi?
Sì, mi piace il mio aspetto fisico...
Forse dovrei dedicarmi di più a me
stessa, ma faccio comunque una
vita salutare, a partire dall'alimen-
tazione
Perché hai scelto l'indirizzo
Agrario?
L'ho scelto perché, oltre al fatto che
mi piace la natura e stare a contatto con l'ambiente, ho pensato al
mio futuro. Fin da allora avrei voluto trovare lavoro in questo campo
e quindi pensai che la scuola agraria fosse la migliore, sotto questo
punto di vista
Pratichi sport?
Sì, faccio palestra 3 volte a settimana e vorrei continuare per mantenermi in forma
Riesci a conciliare lo studio
con lo sport?
Sì, anche se è un po’ difficile. Infatti ho iniziato sport quest'anno, ma
essendo al quinto e avendo gli esami, mi risulta un po’ difficoltoso.
Nonostante tutto, riesco a studiare
il pomeriggio e ad andare in palestra la sera
Quali sono per te i valori fondamentali della vita?
Sono molti i valori che una persona
dovrebbe avere, secondo me il rispetto e l'umiltà sono la prima cosa
per poter andare avanti e stare bene con le persone
Sappiamo che fai parte del
giornale scolastico, parlaci di
più di questa esperienza!
Quest’avventura mi è stata proposta in terzo da un mio compagno di
classe e io ho subito accettato, pensando che potesse essere qualcosa
di nuovo, un'occasione per fare
nuove amicizie e incontrare nuove
persone. E' un’esperienza che consiglierei a tutti perché è un percorso
che ti forma e ti fa crescere. Questo
perché, attraverso il giornale, si
affrontano temi importanti riguardanti la vita di tutti i giorni…
questo è molto formativo
Fai il quinto anno e il tuo percorso al San Benedetto sta per
terminare…quali sono le tue
sensazioni?
Un po' di nostalgia c'è sempre, al
di là dello studio, che può piacere o
meno. All'interno della scuola si
vengono a creare sempre bei rapporti con compagni e professori,
magari la routine di tutti i giorni
mi mancherà un po'… ma sono
anche molto felice perché questi 5
anni mi hanno reso un'altra persona e mi hanno fatto crescere…
Arianna Torrao
Marika Di Bella
(2°B Tc)
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 39
Facce da copertina…?
Nome: Fabio
Cognome: Della
Corte
Classe: 5°B Agr.
Puoi descrivere in
due parole il tuo
carattere?
Penso di essere un ragazzo serio,
molto socievole ed espansivo. Anche se ho bisogno dei miei tempi
per avere un rapporto di confidenza con le persone
Cosa pensi che piaccia alle ragazze di te?
Secondo me potrebbe piacere il
carattere e il mio "esserci sempre".
Conto molto su un tipo di approccio non fisico ma “empatico”. Penso che le ragazze apprezzino il mio
lato scherzoso!
Ti piace il tuo aspetto fisico e
come ti curi?
Mi reputo un ragazzo normale, mi
piace essere vestito bene e diciamo
“Non uscire mai fuori tema!” Non
penso tanto all’aspetto esteriore!
Ma chiediamo a Petra, grande
amica di Fabio e compagna di
scuola da 3 anni, cosa pensa di
IL
PERCHE’
lui! Petra dicci qualcosa su Fabio!
Penso che Fabio sia un ragazzo alla
moda! Ci tiene a presentarsi sempre
bene!
Perché hai scelto l'indirizzo
Agrario?
Perché…diciamo che io abito in
campagna e quindi, fin da piccolo,
ho avuto questo rapporto con la natura. Credo che sia importante crescere in un posto tranquillo e proprio questa convinzione mi ha guidato verso l’Indirizzo agrario del
San Benedetto! Ho fatto dunque
studi inerenti al mio percorso di
vita…mi piacciono molto le materie
che studio a scuola e spero di continuarle anche dopo!
Pratichi sport?
Attualmente non pratico sport perché non vorrei sottrarre tempo allo
studio…
Quali sono per te i valori fondamentali della vita?
La famiglia e le amicizie sono molto
importanti...esse costituiscono un
supporto alla vita. E poi la sincerità, la fedeltà…l'importante per me è
essere sempre se stessi in ogni situazione…
“Meglio una dura verità, che una
bella bugia"
Sappiamo che fai parte del
Giornale Scolastico, parlaci di
più di questa esperienza!
Io faccio parte del Giornale Scolastico da quando è nato questo magnifico progetto! Posso dire che mi
ha aiutato molto a crescere e a
conoscere tante persone nuove. Il
Perché mi ha aperto a nuove opportunità di apprendere e di capire…la scuola offre molte opportunità ma spesso non sono pubblicizzate o meglio, non vengono ben
chiarite a tutti gli studenti, forse
per problemi di organizzazione…
l’Istituto San Benedetto negli anni
è diventato molto grande e affollato!
Consiglio l’attività del Giornale a
tutti gli studenti! Aggiungo però
che questa esperienza va fatta con
estrema serietà perché esige molto
lavoro soprattutto da casa
Fai il quinto anno e il tuo percorso al San Benedetto sta
per terminare…quali sono le
tue sensazioni?
Devo dire che questi anni sono
passati subito, il San Benedetto
mi ha dato tanto e quindi ho già
molta nostalgia all’idea di doverlo
lasciare. Penso che comunque mi
manterrò in contatto sia con i ragazzi che con i professori e soprattutto con il Progetto Giornale…
perché è nata una vera amicizia
con la Redazione e con i prof!…
Arianna Torrao
Marika Di Bella
(2°B Tc)
IL
Numero 15
Il perche’:
PERCHE’
Pagina 40
cinema
Disconnect:
LE STORIE OSCURE DELLA RETE
Anno:
Paese:
Durata:
Genere:
Regia:
2013
Stati Uniti d'America
115 minuti
drammatico, thriller
Pierfrancesco Diliberto (Pif)
Disconnect, lungometraggio ambientato a New York
del regista Henry Alex Rubin, è uscito il 12 aprile
2013 ed è risultato vincitore del premio come miglior
documentario al Sundance Festival.
Il tema affrontato è l’impatto di internet nella vita di
tutti i giorni: le persone hanno scelto di vivere principalmente on-line, la comunicazione e la relazione diretta sono diventate meno frequenti. Inoltre, la tecnologia ha contribuito a dividere la famiglia.
Nel film vi sono quattro storie intrecciate fra loro che
raccontano le vicende di personaggi dipendenti o condizionati dalla rete. In primis vediamo, come protagonista, Ben, un ragazzo solitario e timido soggetto al
cyberbullismo: due suoi coetanei si prendono gioco
di lui, fingendosi una ragazza su Facebook e lo umiliano davanti a tutta la scuola. Questo evento lo spingerà a un tentativo di suicidio che, oltre a sconvolgere
l’intera famiglia, porterà il padre ad investigare
sull’accaduto. Molto spesso il bullismo è causato da
problemi familiari, infatti, uno dei due bulli ha problemi con il padre, un ex poliziotto informatico.
Quest’ultimo aiuterà una coppia in crisi dopo la morte
del figlio, che truffata da un hacker, si troverà ad avere gravi problemi economici.
Infine una giovane giornalista, in cerca di successo, si
imbatte in una rete di siti internet dove ragazzi adolescenti offrono le loro prestazioni sessuali on-line in
cambio di soldi. La ragazza finisce con l’affezionarsi al
ragazzo e cercherà di portarlo via da quel mondo.
Il film si è rilevato molto realistico e, guardandolo, ci
si può rispecchiare nei vari personaggi. Una scena che
ci è rimasta impressa è quella in cui Ben, seduto a
tavola con tutta la sua famiglia, usa il telefono e men
tre il padre cerca di rimproverarlo, il ragazzo si oppone indignato dal fatto che lui faceva lo stesso. Questo
ci ha fatto riflettere su come oggi molte persone durante pranzi e cene, tengano con loro telefonini, ta-
blet, ipod e non smettano di usarli neanche mentre
mangiano. La tecnologia fa isolare e nonostante siamo
seduti tutti allo stesso tavolo, non si è presenti l’uno
con l’altro.
Le varie storie hanno evidenziato i pericoli nascosti
nel web, tra cui la storia della coppia sposata che ha
portato alla luce la realtà di un sistema, quello della
sicurezza in rete che, pur essendo apparentemente
regolato da password, non riesce a garantire la privacy degli utenti.
Le vicende, infine, sensibilizzano a un uso più prudente e moderato del web facendoci riflettere su come siamo tutti sempre connessi dimenticando il vero valore
di guardarsi negli occhi.
Chiara Montanino
Vanessa Catalano
Matteo Conforto (3°E Tc)
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 41
SCELTA PER VOI DA
Vita spericolata
Vasco Rossi
Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte fatte così
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto sì
voglio una vita che non é mai tardi
di quelle che non dormo mai
voglio una vita di quelle che non si sa
mai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
o forse non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i fatti suoi
voglio una vita spericolata
voglio una vita come quelle dei film
voglio una vita esagerata
voglio una vita come Steve Mcqueen
voglio una vita che non é mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita, la voglio piena di guai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
oppure non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i fatti suoi
voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte così
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto sì
voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita
vedrai che vita vedrai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
oppure non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i fatti suoi
Nella canzone, “Vita spericolata”, Vasco Rossi tenta di descrivere la vita che la maggior parte di noi vorrebbe avere. Una vita
spensierata, senza timori o ripensamenti, una vita da bruciare come se non ci fosse un domani. Questo è lo stile di vita adottato da
molti giovani, non solo di oggi ma di tutte le generazioni. L’unico
scopo è quello di sentirsi vivi attraverso il rischio, di cercare di capire la vita proprio attraverso il pericolo di perderla.
Vasco inneggia a un tipo di esistenza “come quelle dei film…che se
ne frega di tutto…”, a un vivere incurante di ciò che gli altri dicono
di noi, quello che importa è solo il nostro pensiero e quello che noi
scegliamo di fare, perché la vita è nostra e siamo noi a scegliere
come viverla. Ma vivere in modo spericolato non è l'unico modo di
esistere e il pericolo non è lo strumento per capire il valore della
vita. L’esistenza umana, transitoria e fugace, ha tante sfumature
che non si possono certo comprendere attraverso un bicchiere di
whisky o una folle corsa a cavallo di una moto o uno sballo artificiale… Le persone, che scelgono di avere a che fare con questo genere di "pericoli", usano come pretesto la voglia di andare oltre i
propri limiti, il desiderio di vivere la propria esistenza come un’avventura senza regole, ma l'avventura non è certo questa… la vita è
di per sé una meravigliosa avventura e non ha bisogno di modifiche
o di esasperazioni prive di logica. Lo svago esagerato, maleducato è
per molti giovani solo una scusa per non pensare ai propri problemi
perché ognuno di noi è solo “… a rincorrere i suoi guai, ognuno col
suo viaggio, ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti
suoi…”
I giovani fumano, bevono e si cacciano nei guai per non pensare a
quello che succede loro intorno. mettere a repentaglio la propria
vita è un modo per non pensare ad amori sbagliati, a problemi di
scuola o di famiglia ma principalmente è a volte l’unico modo per
evitare di pensare al domani… la cosa che fa più paura a noi giovani, anche se non lo ammettiamo spesso, è proprio il domani… ne
abbiamo paura perché sappiamo che saremo soli, senza genitori o
professori che ci dicano cosa fare, abbiamo paura perché non sappiamo ciò che saremo capaci di fare e davanti a cosa o chi saremo
capaci di dimostrare chi siamo. E allora cerchiamo il modo per non
pensare al futuro…e ci si concentra sul presente in modo spesso
sbagliato, circondandoci di persone sbagliate che credono di aver
capito la vita, ma che in realtà non hanno capito nulla. nessuno
riuscirà mai a comprendere fino in fondo la vita e anche se qualcuno ci riuscisse, di certo non sarebbe in grado di farlo a 15-16 anni...
La nostra è un'età fragile e complicata ma per molti aspetti, bella
ed entusiasmante perché fatta di cose semplici come l'amicizia, i
primi amori, le risate e persino i pianti… Tutte emozioni che, riviste più avanti nel tempo, chissà, ci faranno sorridere di tenerezza
verso noi stessi e ci faranno comprendere come la vita sia semplicemente meravigliosa…
Cristina Corsi (3°B P.I.)
IL
Numero 15
PERCHE’
Pagina 42
“IL Perché”
pluripremiato
Quest’anno Il Perché è giunto al
suo terzo anno di lavoro. Fiumi di
parole che hanno provato a tradurre sentimenti, emozioni, gioie, dolori… Ogni pagina porta impressa
una parte dell’anima di chi l’ha
scritta, perché scrivere vuol dire
dare suono, colore, profumo, voce
alla realtà, interna ed esterna a
noi. Scrivere significa comunicare
all’altro, parte di sé e del proprio
mondo interiore… Scrivere significa sfiorare, con discrezione, stati
d’animo, paure, disagi…
Scrivere è un atto comunicativo
ma è anche un atto conoscitivo di
sé e di ciò che ci circonda.
Scrivere è contagioso e noi de Il
Perché lo siamo stati e speriamo
di continuare a esserlo!
Quest’anno Il Perché ha ottenuto
tre prestigiosi riconoscimenti in
occasione di tre diversi Concorsi
Nazionali di Giornalismo Scolastico. In particolare è stato premiato dall’Ordine Nazionale dei
Giornalisti, nel corso della Cerimonia di Premiazione, tenutasi
a Benevento il 7 maggio 2014, che
ha avuto come ospite d’onore il noto
giornalista Bruno Vespa.
Siamo molto fieri di tutto questo,
che è il risultato di un lavoro serio,
costante, caparbio, onesto da parte
di tutti noi. Vogliamo dire il nostro
grazie in particolare a Fabio Della
Corte e Petra Cappelletto…
studenti-redattori che in questi anni sono stati assidui protagonisti e
preziosi artefici del successo de Il
Perché! Ma anche a quanti della
5°G Chi. sono stati per lungo tempo validi collaboratori del nostro
giornale scolastico. A tutti voi, che
vi apprestate a varcare la soglia di
questo Istituto per lanciarvi con
grinta nella vita che vi attende, il
nostro più sincero grazie, unitamente alla nostra incondizionata
stima! Se vorrete, voltatevi ogni
tanto a guardare alle vostre spalle… ci sarà sempre un Perché per
farlo!…
Ma un sincero grazie va anche a
chi… tanti… ci incoraggia, ci sostiene e crede, soprattutto nei
RAGAZZI!
Prof.ssa Cristiana Angiello
Certificato ritirato presso il Politecnico di Torino, dal coordinatore del progetto prof. Francesco Giuntinelli.
Studenti che hanno partecipato all’elaborato:
2° anno Tecnico-Chimico e TecnicoAgrario: Gabriele Quadara, Gabriele Fenio, Gaia Di Francesco,
risultati vincitori del “Premio Scuole 2013 dell’ADM”, Elaborazione di
una valvola con think3.
IL
Scotti e bruciati ….
PERCHE’
Numero 15
Pagina 43
LA PROVA DEL CUOCO
03-04-2014
Il 3 Aprile 2014
ho avuto la fortuna, insieme a molti altri compagni
di scuola, di partecipare alla trasmissione televisiva di Rai 1 LA
PROVA
DEL
CUOCO.
Il pullman è partito alle 07:45
dall’atrio
della
scuola e dopo un
breve tragitto, siamo arrivati negli Studi Rai, di Via
Nomentana.
una ricetta, una battuta e una canzoncina il tempo
vola.
Poi la sfida che, come nella tradizione di questo programma, ci fa idealmente viaggiare nella nostra bella
Italia.
In questa puntata, al Campanile Italiano, la sfida tra
Umbria e Lazio.
La squadra ROSSA, il Lazio prepara, come primo,
l’Amatriciana e come secondo, il Saltimbocca alla
romana; mentre la squadra VERDE, l’Umbria, prepara come primo, le Pappardelle al farro con radicchio, polpettine e pecorino e come secondo,
Braciole di maiale con Spezie.
Chi ha vinto?
Ha poca importanza chi ha vinto!...so solo che nello
Effettuati tutti i passaggi necessari per l’ingresso, abbiamo fatto un breve ma interessante giro negli Studi
RAI dove si svolgono molti altri programmi. Poi,
ascoltate le raccomandazioni di rito per la diretta, si è
varcata finalmente la soglia del luminosissimo e
splendente set della trasmissione.
E’ una sensazione strana quella che si prova vedendo i
retroscena di una trasmissione che, normalmente, si
segue attraverso lo schermo della televisione! Un via
vai di persone che rendono ineccepibile e impeccabile
il tutto.
Dai cameraman, ai suggeritori, agli addetti alle pulizie, alle truccatrici e poi loro, i protagonisti, i simpaticissimi chef, la disponibile Anna Moroni, Alessandra Spini, ineguagliabile nello stendere la pasta e lei,
la biondissima Antonella Clerici.
Alle 11.59 si parte con la diretta.
Dopo i saluti di rito, finalmente si inizia! La simpatia
e l’allegria della Clerici coinvolge tutto lo studio e tra
studio fra questa e altre sfide culinarie si era propagato un profumino che attirava completamente la nostra attenzione.
Tutto è durato quasi un’ora e mezza, ma il tempo è
volato e, senza rendercene conto, sono andati in onda
i titoli di coda.
Bellissima esperienza!
Qui di seguito voglio proporvi due ricette, prese da
questa puntata de LA PROVA DEL CUOCO e, per
par condicio, ho scelto, come primo, un piatto
dell’Umbria e come secondo, un piatto del Lazio!
Buon appetito!
Giorgia Tolli
(1°B Alb.)
IL
Numero 15
SALTIMBOCCA ALLA ROMANA
Preparazione
Ponete su di un
piano delle fettine di carne, adagiate su di esse
una fettina di
prosciutto cotto
e fermate, con
l’aiuto di uno
stuzzicadenti, della salvia. In una padella fate
sciogliere una noce di burro, adagiate le fettine
di carne e fatele cuocere a fiamma bassa da entrambe le parti, salate e pepate. Preparate la salsa di accompagnamento per la carne facendo ridurre in padella del vino bianco con del burro.
Giorgia Tolli
(1°B Alb.)
PERCHE’
Pagina 44
PAPPARDELLE AL FARRO
CON RADICCHIO,
POLPETTINE E PECORINO
Preparazione
Preparate delle
pappardelle
di
pasta fresca miscelando farina
di farro con farina di grano tenero e aggiungendo
delle uova. Fate riposare il panetto di pasta,
poi stendete una sfoglia sottile e ricavate delle
pappardelle.
In una padella, con un filo di olio extravergine
di oliva, fate dorare della cipolla, inserite delle polpettine di salsiccia e del radicchio tagliato finemente. Di tanto in tanto aggiungete un
po’ di brodo vegetale, salate e pepate.
In abbondante acqua salata, portata a temperatura, cuocete le pappardelle. Privatele
dell’acqua di cottura e saltatele in padella con
il condimento precedentemente preparato.
Servite la pasta con una spolverizzata di pecorino grattugiato e del pane insaporito in padella.
Pagina 35 PERSONAGGIO DEL MESE
…. Visto che lei è il “Personaggio del mese”, vuole coglier l’occasione per dire
qualcosa ad alunni e professori che leggeranno la sua intervista?
La domanda mi arriva tra capo e collo…non si può rispondere in maniera leggera…la frase che mi viene da dire è che “più siamo uniti, più siamo potenti”, magari cercare di esserlo…uniti e più potenti…
Cosa direbbe ai ragazzi dei quinti che stanno per uscire?
Nel corso di questi anni, ho visto che veramente tutte le strade sono aperte, per cui quello
che succederà poi è davvero scritto dentro di voi. Noi possiamo solo intravederlo, ma spesso la vita sorprende in
positivo…ed io mi aspetto sempre di essere sorpresa in positivo da voi, quando uscite
Secondo lei, qual è il ruolo del professore, al di là dell’insegnare saperi?
Il professore non è un “travasatore” di conoscenze ma un “formatore”. “Assiste” in un percorso di crescita…
personalmente, devo dire che il mio bagaglio culturale è abbastanza ampio, travasarlo sarebbe molto difficile.
Invece io seleziono, a seconda dei vari percorsi, proprio perché è un percorso di formazione. È questo il mio lavoro da insegnante, “formare”…non si tratta di un’elargizione di conoscenze, quindi c’è molto laboratorio, molta
attività elaborativa personale, questo lo faccio sempre, e c’è anche molta educazione nel percorso di formazione
Voglio aggiungere che sono felicissima che ci sia il giornalino. Trovo che esso sia uno degli elementi
di valorizzazione grande di questa scuola, che fa fare un salto di qualità a ognuno di noi. Per cui,
io vi esorto a continuare, perché siete belli, belli, belli!
Fabio Della Corte
(5°B Agr.)