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N° 1 - ANNO LXVI - febbraio 2014
SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DI MF/MILANO FINANZA
IL QUOTIDIANO DEI MERCATI FINANZIARI
SPEDIZIONE IN A.P. 45% ART. 1 C. 1 L. 46/04, DCB MILANO
DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO PANERAI
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 266 DEL 14/4/1989
FABI TV
ALLA
SCOPERTA
DEI TERRITORI
E DELLE
PERSONE
LA STAGIONE
DEI CONGRESSI
FABI, UNA
MACCHINA
DA GUERRA
CHE SCALDA
I MOTORI
“PROSSIMI
AL VENTO...
CHE LA FOSCHIA
DISPERDE”
ATTUALITÀ
QUADRI DIRETTIVI
BCC
ASPETTANDO
I JOBS FACTS
VITA DURA IN AZIENDA
PER GLI OVER 50
QUANDO I MUSCOLI
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LA VITA DI AL TUO AIUTO
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Associa
z Bonifico Bancoposta: IBAN n. IT22 Z076 0113 6000 0001 2837 548
z Bonifico bancario: Cassa di Risparmio di Carrara
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Per sostenere le nostre attività effettua una donazione
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n Cuor
SINDACATO E SERVIZI
2 > QUOTA PERISCOPICA
Editoriale
di LANDO MARIA SILEONI, Segretario generale FABI
ATTUALITÀ
3 > Fare non basta. Bisogna saperlo comunicare
4 > FABI: una macchina da guerra
che scalda i motori
11 > Aspettando i Jobs Facts
12 > Isteria
BCC
13 > Disdetta contratto BCC: quando i muscoli
vincono sui neuroni
SPAZIO DONNA
14 > Pregiudizi antidiluviani duri a morire
15 > Pensioni e differenze uomo/donna
QUADRI DIRETTIVI
18 > Vita dura in azienda per gli over 50
SPAZIO APERTO
19 > Predicatori con gli stivali
PENSIONATI
20 > Tenendoci per mano
IL PARERE LEGALE
21 > Licenziamenti disciplinari
22 > NUMB3RS
ESATTORIALI
23 > Il fisco che vogliamo
SICUREZZA
22 > Sicurezza. La responsabilità è del datore
di lavoro e non può essere delegata
FISCO
23 > Alle prese col dedalo di imposte
e carico fiscale
NONSOLOBANCA
HI TECH
26 > I cinque tech boom del 2014
LA FABBRICA DEI SOGNI
28 > L’educazione sentimentale di un piccolo
sognatore ai tempi della mafia
PAESE CHE VAI, ITALIA CHE TROVI
29 > Alla ricerca del tempo perduto
30 > SEGNALIBRO
ALTROTURISMO
“PROSSIMI AL VENTO...
CHE LA FOSCHIA DISPERDE”
opo aver raggiunto, lo scorso dicembre, un importante accordo con ABI per l’adeguamento normativo del
Fondo di Solidarietà di settore, e aver riaperto il percorso per il rinnovo del CCNL, riattivando le relazioni industriali, altre decisive sfide ci attendono. La prima riguarda il CCNL dei bancari, il cui negoziato si svolgerà in
uno scenario economico e sociale ancora fortemente influenzato dalla crisi. A questo riguardo, con estremo realismo,
premetto che quella che ci attende non sarà una passeggiata. Tutt’altro. È scontato attendersi che l’ABI e i banchieri cercheranno di utilizzare gli argomenti della crisi come leva con la quale scardinare tutele, liberalizzare comportamenti e
prassi favorevoli alle banche, riducendo gli oneri operativi iniziando dalle retribuzioni dei lavoratori.
A ciò opporremo una resistenza non soltanto “dialettica” ma, come nostra abitudine, documentando – senza fare sconti
a nessuno – tutte le incoerenze che il sistema finanziario perpetua: retribuzioni manageriali elevate, consulenze palesi ed
occulte, meccanismi di cooptazione negli organi dirigenti e nei CdA (che ancora
privilegiano scambi di favori e “relazioni" rispetto al merito ed alle capacità) erogazioni di crediti incoerenti, campagne commerciali utilizzate come sipari dietro
cui nascondere strategie approssimative e condotte manageriali incerte.
Insomma, siamo preparati a dire ma, soprattutto, pronti a fare e ad agire, laddove
non trovassimo da parte di ABI e delle banche una reale disponibilità a ragionare
nel merito dei problemi. Ma è attorno al tema del cosiddetto “nuovo modello di
banca” che la navigazione si fa più incerta: su questo argomento, per tutti un “nuovo terreno”, spira un forte vento, ma (come evoca il titolo dell'articolo, che cita
un verso della poetessa romana Anna Cascella Luciani) permane anche una fitta
foschia. Non emergono ancora idee chiare e, dunque, occorre molta attenzione:
dove si celano dei pericoli, tuttavia, si possono scorgere anche delle opportunità.
E, per chiarire meglio questo concetto, è necessario un salto indietro nel tempo.
Ricordiamo tutti come, a metà degli anni Ottanta, lo sportello bancario venisse
dato per spacciato. I guru della consulenza strategica, oltre ad indurre, per emulazione, tutte le banche alla sciagurata segmentazione della clientela ed al frazionamento degli approcci al servizio, picconando il ruolo chiave dei direttori di filiale, preconizzavano e decretavano la fine delle tradizionali operazioni “in house”:
secondo questi guru, infatti, nel volgere di pochi anni tutta la vera operatività bancaria sarebbe migrata sui canali telematici
ed informatici, eccettuate alcune operazioni ad alto valore aggiunto, riservate ad una clientela di livello (private).
Oggi, sappiamo che le cose non sono andate proprio così. Gli istituti bancari hanno dovuto invertire la rotta e promuovere
una decisa riqualificazione del ruolo professionale del direttore di filiale, vero fulcro dei rapporti con il territorio e sintesi
del coordinamento operativo-commerciale; hanno dovuto attenuare gli effetti negativi della gestione segmentata della
clientela e, soprattutto, dopo aver agito per portare i clienti fuori dalle filiali, hanno dovuto operare per riportarli dentro.
Da qui, la nascita di servizi e call-center intesi a contattare singoli operatori, famiglie ed imprese per fissare appuntamenti,
offrire prodotti, prospettare consulenze: veri e propri inviti a visitare le filiali, attraverso appuntamenti mirati con “gestori"
esperti e qualificati e colloqui preventivi con responsabili di sportello.
Abbiamo, insomma, assistito alla formalizzazione di filiali che ampliavano e ‘flessibilizzavano’ orari di apertura in funzione
della raccolta, del servizio da offrire, del territorio da servire.
Ora siamo alla vigilia di un nuovo possibile cambiamento che, tuttavia, non consente di dire con precisione verso quale
modello di banca si andrà. Sappiamo che i ‘Gruppi’ più avveduti sono già in contatto con università e laboratori internazionali di ricerca, per cercare di comprendere in anticipo i trend di cambiamento, intuire i comportamenti dei consumatori, vagliare la possibilità di utilizzare la tecnologia per ampliare l'offerta di servizi, etc.
D
31 > La ragazza con l’orecchino di perla
32 > Liberty: uno stile per l’Italia moderna
CONTINUA A PAGINA 2
Direttore editoriale
Lando Maria Sileoni
Capo redattore
Lodovico Antonini
Illustrazioni
Roberto Mangosi
Stampa
G. Canale & C. SpA
Comitato di redazione
Gianfranco Luca Bertinotti
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Attilio Granelli
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Collaboratori
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e consulente aziendale
Editing
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Domenico Secondulfo,
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Quotaperiscopica/
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Proviamo, però, noi – dal nostro punto di vista – a
fissare qualche punto fermo.
In primo luogo: il tema del nuovo modello di banca
non potrà derogare ad alcuna tutela o divenire pretesto
per rendere più precario il lavoro. La flessibilità del servizio, l'articolazione e l'integrazione della gamma dei
prodotti e la ricerca di occasioni di sviluppo non presuppongono e non implicano affatto la precarizzazione
dei rapporti di lavoro. Di conseguenza, rifiutiamo una
polarizzazione del dibattito sul nuovo modello di banca
che sia esclusivamente incentrato sulle regole del lavoro,
allo scopo di attenuarle: il lavoro va, comunque, sempre
protetto. Si possono offrire nuove soluzioni ai clienti,
progettando cambiamenti e ricercando contaminazioni
con altri settori merceologici, utilizzando le potenzialità
della tecnologia, arricchendo l'offerta bancaria con nuove prestazioni consulenziali o commerciali.
In secondo luogo: dobbiamo considerare la ripetitività solo apparente di alcune operazioni che, pur standardizzate, restano sempre individuali e richiedono
un contatto one-to-one con il cliente per definire modalità, condizioni, tempi. Il bisogno d’individualità
nei servizi bancari è, dunque, destinato ad aumentare,
ma richiede semplificazione e una drastica riduzione
di formalità burocratiche e tempi di risposta.
Proprio la “semplificazione”, come antidoto alla complessità, sarà una delle carte vincenti del nuovo modello di banca. Ma questa semplificazione, per divenire
realtà, necessita di un salto culturale enorme da parte
di tutti: dai regolatori al sistema educativo. È evidente
che, dal punto di vista della FABI, il nuovo modello
di banca appare una sfida difficile, ma ricca di opportunità. Opportunità per aprire le filiali a nuovi servizi,
per superare barriere e mondi chiusi, per progettare
spazi di miglioramento e iter di crescita professionale
per i giovani e per creare nuovi “mestieri”. In definitiva, poi, questa deve essere un'occasione per creare, non
per distruggere. Infatti, per creare un nuovo modello
di banca, non bisogna ‘distruggere’ (rottamando persone ed esperienze), bensì ‘trasformare’.
È possibile, per esempio, pensare a una nuova configurazione di filiale che, accanto alla struttura operativa tradizionale (che certamente dovrà essere preservata), sia in grado di divenire anche centro di svolgimento di un vero mix di funzioni: un luogo aperto,
che permetta di essere repertorio di competenze professionali da utilizzare per svolgere, grazie alla tecnologia, un insieme integrato di operazioni e rispondere
a bisogni differenti, personalizzando e individualizzando risposte e soluzioni. Da qui deriveranno le
nuove opportunità per i lavoratori e per i giovani.
Siamo persuasi che approcciare il dibattito sul nuovo
modello di banca, negando differenze e diversità, sarebbe negativo. Un ipotetico approccio distruttivo
(concepito a priori per attenuare tutele, eliminare
ruoli, mansioni, classificazioni, ridimensionare trattamenti economici) sarebbe, più che un atto di forza,
un atto d’impotenza della ragione di fronte all'incapacità di governare ed indirizzare il cambiamento.
Dobbiamo, invece, tanto all'interno del sindacato,
quanto nel confronto che si instaurerà con Abi, sollecitare nuove idee, ricordando – come diceva il grande Bertrand Russel – che “ogni idea oggi accettata è
stata, una volta, considerata eccentrica”.
Vogliamo gestire il cambiamento. Ed il vento del
cambiamento, ne siamo certi, diraderà la foschia.
2
La sentenza della Corte d’appello di Ancona
PREMIO ANZIANITÀ, CHI HA USUFRUITO
DEI CONGEDI MATERNITÀ
NON PUÒ ESSERE DISCRIMINATO
FABI Ancona vince il ricorso contro Unicredit, che aveva negato il premio fedeltà
a una lavoratrice, non includendo nel calcolo dell’anzianità di servizio anche i due periodi
di congedo maternità presi dalla donna
nche i periodi di congedo
facoltativo per maternità
valgono per maturare il premio di anzianità. A stabilirlo la Corte d’appello di Ancona, che ha accolto in secondo grado il ricorso presentato dalla FABI in difesa di una
lavoratrice del gruppo Unicredit. La
donna, nel 2010, si era vista negare
il premio fedeltà del 30esimo anno
di servizio, in quanto secondo
l’azienda l’aver fruito di due congedi
facoltativi per maternità non le aveva permesso di maturare i requisiti
di anzianità utili per ricevere il premio. In sostanza, Unicredit non aveva incluso i due periodi di congedo
nel calcolo complessivo degli anni di
servizio della donna.
Un provvedimento subito impugnato dalla FABI di Ancona, che aveva
offerto assistenza legale alla lavoratri-
A
ce, ricorrendo al Tribunale del Lavoro, e richiamando la legge 151, in
particolare l’articolo 34, che stabilisce
che la maternità non deve creare penalizzazioni nelle anzianità di servizio.
La causa era stata vinta in primo grado dal sindacato, ma l’azienda aveva
impugnato il pronunciamento del
Tribunale. Senza successo però. Perché la Corte d’appello d’Ancona ha
proprio recentemente confermato la
sentenza di primo grado e ha dato
nuovamente ragione alla FABI. “Siamo molto soddisfatti”, ha commentato a caldo Massimo Buonanno,
Coordinatore FABI Ancona, “non
abbiamo esitato a ricorre al giudice
del lavoro contro un’iniziativa che ci
è sembrata, sin dal principio, discriminatoria e fortemente lesiva dei diritti delle lavoratrici madri”.
Ma il sindacato non si ferma qui.
“Alla luce di questa significativa sentenza”, ha aggiunto Buonanno, “il
Coordinamento Donne della Fabi
di Ancona chiederà una verifica della
eventuale mancata corresponsione
degli scatti di anzianità e dei premi
di fedeltà nelle aziende di credito,
che solitamente fanno slittare gli automatismi alle donne che usufruiscono del periodo di congedo per
maternità”. n
Le previsioni di Confindustria
2014, SI INTRAVEDE LA RIPRESA
MA OCCUPAZIONE ANCORA FERMA
L’allarme degli industriali: il vero
pericolo è che si possa produrre
una debole ripresa senza
occupazione, in cui i posti di
lavoro creati non sono sufficienti
a compensare quelli perduti per
effetto della ristrutturazione in atto
el 2014 ripresa, ma senza nuova occupazione.
Se i timidi segnali di crescita che si iniziano ad
osservare a fine 2013 verranno confermati, il
vero pericolo è che si possa produrre nel 2014 una debole «ripresa senza occupazione», in cui i posti di lavoro
creati non sono sufficienti a compensare quelli perduti
per effetto della ristrutturazione in atto. È quanto sottolinea il “Check-up Mezzogiorno” pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. “Ciò
rende urgente un cambio di passo nel generale orientamento delle politiche economiche del Paese e, in particolare, delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno –
N
osserva Confindustria – da un lato è necessario intervenire con urgenza per realizzare alcune delle riforme
strutturali: la drastica riduzione del cuneo fiscale, il taglio strutturale della bolletta energetica, lo smaltimento
completo dello stock di debiti accumulati dalla Pubblica
amministrazione nei confronti delle imprese”. Dall'altro, con particolare riferimento al Mezzogiorno, è fondamentale il ruolo che possono svolgere le Politiche di
Sviluppo, sia nel breve, sia nel lungo periodo: la loro
azione è decisiva per una economia fortemente dipendente dall'azione pubblica come quella meridionale. n
Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
FABI TV ALLA SCOPERTA
DEI TERRITORI E DELLE PERSONE
FARE NON BASTA
BISOGNA SAPERLO
COMUNICARE
la riorganizzazione in Bpm, lo scandalo
Mps e in tutto questo il rinnovamento
del sindacato. Un passo dopo l’altro la
FABI ha tagliato i suoi traguardi e, mentre lo faceva, guardava al futuro, tesa verso
il Congresso Nazionale del prossimo marzo, in cui saranno rieletti i vertici dell’Organizzazione. Ogni tappa ha avuto i riflettori puntati. Compatibilmente con i
mezzi a disposizione e le persone che
compongono la redazione di FABItv, abbiamo seguito i Congressi provinciali che
di SILVIA SACCOMANNO
si sono svolti dal lunedì al sabato con nua verità è che si possono fare grandi merose contemporaneità. Da Nord a
cose, ma in questo mondo freneti- Sud, con trasferte che ci hanno portato a
co e distratto, solo quello che viene scoprire le realtà dei territori e le loro esiabilmente comunicato arriva a tutti e ri- genze, le loro aspirazioni. Un tour che ha
mane per sempre. Le più grandi conqui- coperto 47 tappe in 3 mesi. Ai nostri miste non possono vivere e affrontare il tem- crofoni sono passati oltre 200 sindacalisti
po da sole, ma hanno bisogno di essere e dalle loro parole è emersa la realtà visspiegate e semplificate. I volti devono es- suta da un settore che conta più di
sere visti, le parole ascoltate, i concetti let- 300mila lavoratori: i bancari. E al loro
ti e impressi nella memoria.
fianco la FABI, come sindacato principaProprio per questo, in un momento così le, autonomo e più rappresentativo.
critico per il settore bancario, la FABI ha Comunicare per esistere. Questo il motto e
deciso di amplificare il suo operato e di lo slogan del nostro lavoro che ha voluto dar
utilizzare un megafono potente: la web tv. voce e spazio a più territori e persone possiLe nostre telecamere hanno seguito e ri- bili. Un viaggio che ci ha arricchito, alla scopreso tutto. Sono stati mesi difficili e im- perta della forza e della determinazione di
pegnativi: la disdetta anticipata del con- un’Organizzazione che conta 5.500 dirigentratto ABI seguita da quella di Federcasse, ti, 97 sedi e più di 100 mila iscritti.
Le telecamere del
sindacato hanno dato
voce a tutti e hanno reso
il sindacato ancor più
trasparente
L
E in tutto questo la web tv, con il suo ruolo identitario che ha permesso alle persone di sentirsi più che mai parte di una
squadra in cui ogni componente è fondamentale. Il coinvolgimento e l’entusiasmo
che i nostri spazi televisivi sono riusciti a
restituire con forza sono stati il collante
per una condivisione di obiettivi sempre
maggiore. Abbiamo ricevuto lettere, apprezzamenti e critiche: siamo cresciuti
con tutta l’Organizzazione e oggi possiamo affermare con orgoglio che il nostro
compito non ha avuto solo una valenza
tecnica, ma anche fortemente politica. In
linea con la strategia vincente di Lando
Maria Sileoni e di tutta la Segreteria nazionale, incentrata appunto sulla comunicazione, abbiamo valorizzato l’informazione seguendo quell’intuizione originaria
per cui bisogna arrivare a tutti e dar visibilità a tutti, proprio perché la FABI è di
tutti, nessuno escluso.
Mai come prima un segretario Generale
aveva voluto così fortemente il contatto
con i territori. Il tour “FABI on the road”
è la dimostrazione che questa Segreteria
nazionale ha deciso di toccare con mano
le difficoltà delle realtà di base e di tutti i
lavoratori del settore. La presenza del leader FABI in ogni regione, in ogni provincia è la prova dell’impegno costante nel-
l’ascolto e nell’essere presenti e informati
per svolgere con consapevolezza quel ruolo di difesa dei diritti che è l’asse portante
dell’attività di un sindacato serio e lungimirante.
Ora aspettiamo marzo e la FABI2.0, quel
passo avanti e quella crescita indispensabili non solo per sopravvivere, ma anche
per vincere le sfide del presente e del futuro. Sarà un momento importante di riflessione e proposta. Il sindacato arriverà
pronto all’appuntamento e in grado, come sempre, di precorrere i tempi e anticipare gli eventi sapendoli dominare.
Ma questo prezioso appuntamento non
arriverà dal nulla. Ogni congresso provinciale, ogni territorio ha dato il suo contributo in questo periodo di preparazione.
Sono stati eletti giovani, donne, uomini
degni della fiducia e del rispetto delle persone che rappresentano. E da questa fortissima e preparata base, nascerà la nuova
FABI, ancora più decisiva nelle scelte politiche del settore.
Tuttavia, dire e dire bene non basta: bisogna anche avere idee da trasmettere. Nessun problema: la FABI, di cose da dire, ne
ha tante e tutte importanti. Gli argomenti
sono la sua forza e la sua ragion d’essere e
se poi sono anche trasmessi con efficacia
tanto meglio. La FABI tv ci sarà. n

NEWS
ENTRO IL 15 APRILE 2015
ADDIO CARO VECCHIO BOLLO RCAUTO
ddio al contrassegno cartaceo dell’Rc
Auto, che da aprile 2015 non esisterà
più. Tutti i conducenti di veicoli a motore su strada, compresi quindi quelli a due
ruote, non dovranno più esibirlo sul parabrezza
e il controllo del pagamento del premio avverrà
con la lettura delle targhe, attraverso l’archivio
integrato della Motorizzazione Civile che, oltre
ai dati dei veicoli, ha anche l'informazione sulle
polizze di assicurazione. In sostanza la “fotografia” delle targhe verrà trasferita all’archivio integrato della Motorizzazione Civile che, attraverso controlli incrociati telematici tra banche
A
dati, individuerà eventuali evasori del pagamento dell’assicurazione, avviando automaticamente la procedura di sanzionamento. “Per
la verità già oggi – precisa Vittorio Verdone, direttore centrale di Ania – sono possibili da parte
degli agenti delle autorità competenti controlli
incrociati telematici tra le banche dati delle targhe dei veicoli e quelle delle polizze assicurative.
Per inserire i dati della targa si deve però necessariamente fermare il veicolo. La grande novità
di questo nuovo sistema sarà invece la possibilità di effettuare controlli di massa anche sui
veicoli in movimento”. n
3
Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
LA STAGIONE DEI CONGRESSI PROVINCIALI
LA FABI
UNA MACCHINA DA GUERRA
CHE SCALDA I MOTORI
Da Nord a Sud, la FABI ha
rinnovato le strutture provinciali
che guideranno il sindacato per i
prossimi quattro anni. Proposte,
programmi, iniziative nelle voci
dei Segretari coordinatori, che ci
hanno voluto raccontare quale
sarà, secondo loro, il futuro del
sindacato e dei lavoratori bancari
di FLAVIA GAMBERALE
AGRIGENTO
Si è svolto il 2 dicembre l’VIII Congresso provinciale di
FABI Agrigento, che ha eletto al vertice, all’unanimità,
Camillo Bongiovì (Coordinatore) e i nuovi segretari provinciali, Gaspare Avona, Mirella Cipolla, Pierpaolo Cravossa, Giuseppe Falzone, Mario Gallo, Tedesco. “Per i
prossimi anni pensiamo di crescere ancora di più”. Questo in poche parole il programma del Coordinatore, Camillo Bongiovì. “Siamo la prima organizzazione in provincia con oltre 200 iscritti su una popolazione bancaria
di 450 addetti”, ha ricordato il Coordinatore. “Nel prossimo futuro organizzeremo un grande convegno sull’usura, che soprattutto qui al Sud risulta in aumento, a
causa del credit crunch. Vogliamo, inoltre, continuare a
fare proseliti anche nelle piccole banche, dove i lavoratori
hanno una maggiore esigenza di essere difesi. Per questo
motivo, nella segreteria abbiamo voluto includere due
colleghi rappresentanti di queste realtà”.
4
ALESSANDRIA
Si è svolto l’11 dicembre l’XI Congresso provinciale di
FABI Alessandria, che ha provveduto a eleggere i delegati
del XX Congresso nazionale di Roma. Il rinnovo degli
organismi provinciali avverrà, invece, a giugno 2015.
AOSTA
Si è svolto il 14 novembre il Congresso provinciale di
FABI Aosta. Eletti nella nuova Segreteria provinciale:
Franco De Muro (Coordinatore), Anna Adamo e Paola
Zulian.
AREZZO
“Siamo essere umani e non gelide risorse...”. È stato questo il concetto chiave della relazione presentata dalla Segretaria Coordinatrice del SAB Stefania Bartoli, che ha
aperto i lavori del VI Congresso Provinciale FABI di
Arezzo, lo scorso 30 novembre. “Occorre trovare soluzioni equilibrate fra le aspettative dei bancari e quelle dei
banchieri, unici impuniti artefici della disastrosa situazione del settore del credito; va recuperata con forza la
fiducia dei clienti con un modello di banca commerciale
a servizio del territorio, che sia valido sostegno alle famiglie colpite dalla crisi e dalla disoccupazione ed alle
piccole e medie imprese, bisognose di credito per sopravvivere. Come lavoratori bancari, rifiutiamo di essere considerati solo gelide risorse, da manipolare e sfruttare. Saremo spietati con tutti quei banchieri che, calpestando
la dignità del lavoratore, pensano di poter eliminare i di-
ritti conquistati”. La giornata di lavori si è conclusa con
il rinnovo delle cariche provinciali della FABI aretina.
Sono stati eletti in Segreteria Provinciale Stefania Bartoli
(Coordinatrice), Mauro Battaglia, Fabio Falconi.
ASTI
Si è tenuto il 25 ottobre il XVIII Congresso Provinciale
della Fabi di Asti. Il Congresso è stata l’occasione per
avere un confronto con i rappresentanti sindacali delle
banche del territorio. Il Segretario coordinatore, Teodosio Pafundi, ha illustrato l’attività svolta e tutte le iniziative programmate per il prossimo quadriennio: sviluppo
dell’attività sindacale con visite periodiche e programmate a tutti gli iscritti e potenziamento dei servizi di
consulenza fiscale, assistenza legale e assicurativa.
Al termine del Congresso è stata eletta la Segreteria provinciale, composta da: Teodosio Pafundi, riconfermato
Coordinatore, Orietta Maria Santi (Segretario Amministrativo), Osvaldo Crivelli.
AVELLINO
Venerdì 15 novembre la FABI di Avellino ha celebrato
il suo VII congresso provinciale, nel corso del quale è
stato eletto il segretario coordinatore, il comitato direttivo provinciale, la nuova segreteria provinciale. A
guidare la FABI di Avellino per il prossimo quadriennio sarà Franco Di Dio, dipendente della Bcc di Serino, che subentra a Giovanni Manzi della Banca della
Campania. Di Dio è anche il Coordinatore Regionale
della Campania per la FABI BCC ed ha già ricoperto,
Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
nella precedente segreteria, l’incarico di segretario amministrativo.
“Raccolgo il testimone da Gianni Manzi, al quale rivolgo
i miei ringraziamenti per il lavoro svolto insieme negli
anni scorsi e per i risultati ottenuti. Il momento in cui
assumo la carica non è dei migliori per la categoria. Il
vero problema del sistema bancario italiano non è il costo del lavoro, ma la mancanza di manager adeguati. Se
le sofferenze per il sistema sono in continua evoluzione,
non è per colpa dei lavoratori bancari, ma di coloro che
siedono nei cda e nei consigli di sorveglianza, che spesso
concedono fidi ed aperture di credito ai soliti noti”.
“Non possiamo sottrarci al nostro ruolo”, ha poi concluso Di Dio, “dobbiamo combattere e lottare, perché
chi non lotta ha già perso in partenza”.
BENEVENTO
Si è svolto il 3 gennaio l’VIII Congresso provinciale
della FABI di Benevento. I delegati hanno riconfermato in blocco la segreteria provinciale uscente, composta da: Aldo Quarantiello (Coordinatore), Giovanni Fanzo (segretario amministrativo), Antonio Giardiello, Raffaele Altieri, Salvatore Dell’Oste. Questo il
programma della FABI beneventana, che ha già sul
territorio il primato della rappresentanza, con oltre
600 iscritti.
“La nostra ambizione”, spiega Quarantiello, “è quella di
crescere ancora di più, di implementare i nostri servizi,
fiscali e legali, a favore degli iscritti e di promuovere una
serie di corsi residenziali, che istruiscano i lavoratori in
materia di sicurezza e antiriciclaggio”. Sul piano delle
vertenze locali, invece, ci saranno da affrontare la fusione
di Banca del lavoro e piccolo risparmio con una banca
nazionale e mantenere la collaborazione con importanti
istituzioni locali, come Confcooperative.
BRINDISI
COMO
Il 6 dicembre, presso l’hotel Palazzo Virgilio di Brindisi,
si è tenuto l’VIII congresso della FABI di Brindisi, che
ha letto la nuova segreteria provinciale. A farne parte
Mario Serinelli (Coordinatore), Antonio Cesaria, Pasqua
Grazia Topputo, Alfredo Longo, Giannantonio Roubin.
“FABI: per il cambiamento, per la crescita, il lavoro”:
questo è stato il tema sul quale delegati e ospiti hanno
dibattuto e proposto le loro riflessioni.
Nel corso dell’incontro, si è sottolineata la necessità di
pensare a un modello di banca che affronti le nuove sfide
della tecnologie, salvaguardando posti di lavoro, incrementando servizi più avanzati per attrarre i risparmi e
fare credito alle piccole medie imprese del territorio. “Solo il lavoro per tutti è premessa indispensabile per la crescita di lungo periodo”, ha detto Mario Serinelli, Coordinatore FABI Brindisi.
Si è svolto il 25 ottobre il XVII Congresso provinciale
della FABI di Como. Questi nomi dei segretari provinciali eletti: Roberto Lumini (Coordinatore), Flavio Piccolo (Segretario amministrativo), Franco Cappellini e
Tiziano Riva.
“Siamo una squadra giovane e unita”, ha commentato,
a margine dell’elezione, Lumini. “Un affiatamento che
ci ha permesso di conquistare la fiducia dei lavoratori,
facendoci diventare primo sindacato nella nostra provincia, con oltre 1300 iscritti. Abbiamo lavorato molto
soprattutto sul fronte dei provvedimenti disciplinari, che
nelle banche della nostra provincia ultimamente sono
aumentati a livello esponenziale, coinvolgendo sempre
più lavoratori. Abbiamo difeso i nostri iscritti, non lasciando solo nessuno”.
CAGLIARI
Il 6 dicembre si è tenuto l’XI Congresso provinciale della
FABI di Cagliari, che ha eletto segretari provinciali: Antonio Bulla (Coordinatore), Giuseppe Di Benedetto (Segretario amministrativo), Roberto Faggiani, Francesco
Carcangiu, Salvatore Pizzocchia. Nel corso del congresso, sono stati affrontati i temi della crisi economico finanziaria, della disdetta del contratto collettivo nazionale
di lavoro d parte di ABI, del disagio economico e sociale
delle famiglie e dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Sardegna. “Per i prossimi quattro anni di mandato”, ha detto il neo-coordinatore Antonio Bulla, “siamo fermamente determinati a mantenere i posti di lavoro nel nostro territorio, a salvaguardare i diritti di tutti
i lavoratori e a incrementare il numero di iscritti alla FABI, coinvolgendo anche i giovani nell’attività sindacale”.
COSENZA
Si è svolto il 26 ottobre l’VIII Congresso provinciale della FABI di Cosenza. Riconfermata per intero la segreteria
provinciale: con Ernesto Biondino alla plancia di comando, mentre Alberto Anelli, Gianfranco Covelli e
Mario Loreto Via rimangono nella Segreteria provinciale. Poderoso il lavoro svolto in questi ultimi quattro anni
dalla FABI cosentina, che è riuscita a conquistare la fiducia dei lavoratori, diventando primo sindacato bancario anche a livello locale, con oltre 800 iscritti. “Nell’ultimo periodo abbiamo provveduto a rinnovare il contratto integrativo regionale delle banche di credito
cooperativo della Calabria e siamo riusciti ad ottenere la
conferma dei precari in Carime, banca del Gruppo Ubi
particolarmente radicata nella nostra provincia. Una vittoria importante, visto che nella nostra terra c’è un alto
tasso di disoccupazione giovanile. Nei prossimi quattro
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Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
anni di mandato, siamo intenzionati a fare sempre meglio, ad attrarre nuovi iscritti anche attraverso un sempre
più puntuale e qualificato servizio di assistenza fiscale e
legale”.
BIELLA
Si è tenuto il 25 ottobre il Congresso provinciale della
FABI di Biella. Al termine del congresso, sono stati eletti
nella Segreteria provinciale: Paolo Oddone (Coordinatore), Maria Antonino, Stefano Prisciandaro, Renato
Lungo, Wilmer Uberti.
CALTANISSETTA
Il 30 novembre è stato celebrato il IV Congresso della
FABI di Caltanissetta. Ancora una volta è stato riconfermato coordinatore Giovanni Ferro. Mentre in segreteria provinciale sono entrati: Silvana Monreale, Teresa
Scarantino, Antonio Giuseppe Messina, Salvatore Tramonte e Vincenzo Guarneri. Una vita dedicata al sindacato quella di Ferro: dipendente del Gruppo Intesa Sanpaolo, ha aperto la prima sede locale della FABI 16 anni
fa, nella piccola provincia di Caltanissetta, guadagnandosi progressivamente la fiducia dei lavoratori e incrementando così negli anni gli iscritti al sindacato. E anche
per il prossimo quadriennio di mandato gli obiettivi
sembrano essere già ben delineati.
“Vogliamo continuare a stare vicino ai lavoratori del nostro territorio, fornendo loro, come sempre fatto, assistenza fiscale e soprattutto legale. Diverse, infatti, sono
state le cause che abbiamo promosso in questi anni contro l’ingiusto licenziamento di alcuni bancari della nostra
provincia”, ha detto il Coordinatore Giovanni Ferro, subito dopo l’elezione della segreteria provinciale, “Non
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perderemo, tuttavia, di vista le grandi battaglia nazionali,
a cominciare da quella sul contratto che ci vedrà impegnati da adesso fino alla fine dell’anno”.
CAMPOBASSO
E ISERNIA
Il 4 gennaio 2014 si è tenuto, presso il SAB di Campobasso, il Congresso Provinciale che ha visto la riconferma, quale Segretario Coordinatore, di Nicolino Cristofaro. Eletti in segreteria: Maurizio Santoro (Segretario
Amministrativo) e Roberta Niro. Per la prima volta la
Segreteria del SAB di Campobasso avrà, al suo interno,
anche una rappresentanza femminile.
Il successivo 7 gennaio il Congresso Provinciale si è svolto anche a Isernia. I delegati chiamati al voto hanno nominato Roberto Romani Segretario Coordinatore, mentre sono risultati eletti nella segreteria provinciale: Maria
Rita Foglietta (Segretario Amministrativo) e Agnese
Lombardozzi.
Durante i due Congressi, è stata posta l’attenzione soprattutto sulle battaglie intraprese dalla FABI molisana,
che recentemente si è molto impegnata per ottenere la
salvaguardia dei posti di lavoro dei 68 dipendenti di Esattorie Spa, ormai in Cassa Integrazione in deroga da giugno 2013. Esattorie Spa ha, di fatto, cessato l’attività e la
FABI ha proposto alla Regione Molise la creazione di una
Società in house per la riscossione dei tributi locali, senza
l’intermediazione di un concessionario privato.
Un’iniziativa che favorirebbe il riassorbimento dei lavoratori in esubero e non comporterebbe un aggravio di
costo del servizio per i cittadini molisani. “La FABI”, ha
assicurato Nicolino Cristofaro, “si prodigherà affinché
questa operazione venga conclusa nel più breve tempo
possibile”.
CASERTA
Si è svolto l’8 gennaio il Congresso provinciale della FABI di Caserta. Sono risultati eletti nella Segreteria provinciale: Mario D’Antona (Coordinatore), Arturo Brocchieri, Antonio Falco, Angelina Imondi, Salvatore Aragosa, Gennaro Di Iorio, Lucio Ruggiero.
CATANZARO
Il 30 novembre si è svolto il X Congresso provinciale
della FABI di Catanzaro. Sono stati riconfermati alla
guida della segreteria provinciale: Domenico Sivori,
(Coordinatore), Giuseppe Romeo, Francesco Franzè.
“La Segreteria Provinciale”, ha detto Sivori, “riconosce
nel suo Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, una
guida ferma e sicura, punto di riferimento non solo per
la Fabi, ma per l’intera categoria”. “La Segreteria”, ha
proseguito Sivori, “si impegna a continuare la sua politica di proselitismo, attraverso una costante presenza fra
i lavoratori e le lavoratrici, contrastando, con ogni mezzo, le crescenti prevaricazioni da parte datoriale, per salvaguardare e consolidare i risultati raggiunti”.
CHIETI
Si è svolto il 25 ottobre il 17° Congresso provinciale della
FABI di Chieti. A larga maggioranza è stata riconfermata
tutta la Segreteria provinciale: Mimmo Avitto (Coordinatore), Antonella Sboro e Giovanna Di Gennaro (segreteria amministrativa). Tante e impegnative le sfide
che attendono il sindacato teatino. “Oltre a mantenere
il numero degli iscritti, puntiamo a incrementare tesserati tra i bancari in pensione e potenziare i servizi di as-
Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
sistenza legale e fiscale”, ha detto Avitto, a margine del
Congresso. “Per quanto riguarda le banche locali, da
tempo stiamo lavorando perchè in Carichieti, finita
qualche anno fa al centro di una vera e propria tempesta
giudiziaria a causa della condotta dei vertici, si ritorni
alla normalità e le rappresentanze sindacali possano finalmente ricominciare a esercitare il loro ruolo a tutela
dei lavoratori”.
FAENZA
Il 25 ottobre si è tenuto il decimo Congresso Provinciale
della FABI di Faenza. Eletti nella nuova segreteria provinciale: Vito Colannino (Coordinatore), Ivan Isola (Segretario amministrativo), Daniele Parrucci e Fabio Giorgetti. “Onorato di poter rappresentare questa organizzazione nel nostro territorio ed orgoglioso della squadra
riformatasi per il quadriennio”, ha detto Colannino, “siamo pronti ad intraprendere la sfida alla quale la nostra
categoria è chiamata. Mantenimento e consolidamento
degli iscritti, in particolar modo tra i pensionati, e un
sempre più attento presidio del territorio sono gli obiettivi che la FABI di Faenza si impegnerà a perseguire”.
FERRARA
Si è svolto il 4 gennaio il XX Congresso provinciale della
FABI di Ferrara. Eletti in Segreteria provinciale: Filippo
Mascina (Coordinatore), Claudio Arzilli, Massimiliano
Milani, Roberto Nepoti. Maria Cristina Gessi è stata,
invece, nominata Presidente della FABI di Ferrara.
“Nostro obiettivo per prossimi quattro anni di mandato”, ha detto Mascina, “sarà quello di favorire la partecipazione e la collaborazione di tutti coloro che vorranno
avvicinarsi alla FABI, nell’ottica di far crescere ulterior-
mente la struttura, già recentemente interessata da un
ricambio generazionale, con l’ingresso di molti giovani.
Adesso nostro compito sarà quello di formare le nuove
leve sindacali e prepararle al futuro”.
FORLÌ
Si è svolto il 20 novembre il IX Congresso provinciale
della FABI di Forlì-Cesena. I delegati hanno eletto all’unanimità segretari provinciali: Giuliano Biguzzi (Segretario amministrativo), Guerrino Bevilacqua, Ettore
Brunelli, Sarles Cellini, Roberta Pernici e Franco Tassinari. “Continueremo a presidiare le banche del territorio, in particolare le casse rurali, dove stiamo sempre più
guadagnando terreno. Basti pensare che in una di queste
realtà, la banca di Forlì, siamo riusciti in meno di due
anni ad attrarre un ampio numero d’iscritti, quasi il 20%
della forza lavoro complessiva, come del resto siamo cresciuti numericamente anche in Bper. Adesso vogliamo
continuare il nostro percorso di crescita, investendo sui
giovani sindacalisti e dando loro una formazione adeguata che li consenta di assistere al meglio i lavoratori”.
FROSINONE
Si è svolto l’11 dicembre l’VIII Congresso provinciale
della FABI di Frosinone, che ha eletto Antonio Prata
Coordinatore, e Vittorio Bonaventura, Roberto Petrucci, Giuseppe Vespasiani e Bruno di Fabio segretari provinciali. “Il nostro obiettivo è quello di continuare a crescere, come fatto negli ultimi anni soprattutto nelle piccole banche del territorio”, ha detto Prata, a margine del
Congresso. “Siamo però primo sindacato anche nei
grandi gruppi, come ad esempio Unicredit, dove abbiamo la maggioranza degli iscritti”.
GORIZIA
Il 30 novembre si è svolto l’VIII Congresso provinciale
della FABI di Gorizia, alla presenza del Segretario Nazionale Attilio Granelli e di Irena Milanovič, Segretario
Generale del Sindacato Autonomo Bancari maggiormente rappresentativo della Slovenia (SBS).
I lavori congressuali sono stati aperti dalla relazione del
Segretario coordinatore, Paolo Bagon, che oltre ad aver
illustrato il lavoro del sindacato goriziano in questi quattro anni, ha evidenziato l’importanza di avere e, soprattutto, mantenere un contratto nazionale di categoria.
Irena Milanovič ha, invece, brevemente illustrato la situazione delle banche nella confinante Slovenia, chiedendo di continuare nel futuro la già ottima collaborazione tra i due sindacati. Al termine del congresso, sono
stati eletti nella Segreteria provinciale: Paolo Bagon, riconfermato Coordinatore, Claudio Marassi e Patrizia
Perisutti.
GROSSETO
Bancari sotto attacco: come uscire da una crisi che sta
sempre più mettendo a rischio i posti di lavoro nel settore e sta allontanando le banche dal territorio, con una
contrazione notevole dei prestiti alle piccole medie imprese. Questi sono stati gli argomenti al centro del XVI
Congresso provinciale della FABI di Grosseto, che si è
svolto il 22 novembre nel Convento di San Francesco,
per rinnovare i vertici locali del sindacato.
All’appuntamento hanno partecipato 300 attivisti, chiamati a scegliere i componenti del nuovo Direttivo e della
segreteria provinciale, che rimarrà in carica per i prossimi
4 anni. Rieletti alla guida della FABI grossetana Fabio
Bianchini (Coordinatore), Mariella Cruscanti, Massimo
di Giacinto, Monica Grechi e Giorgio Signori.
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Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
“Il bilancio del nostro mandato è positivo: dal 2009 ad
oggi gli iscritti al sindacato, nel Grossetano, sono aumentati di oltre il 16%, nonostante il calo complessivo degli
occupati. Probabilmente i lavoratori ci hanno dato fiducia perché siamo riusciti a salvaguardare il più possibile i
posti di lavoro anche in questo momento di grave crisi”,
ha commentato a caldo Fabio Bianchini, riconfermato
Coordinatore. Diversi, in tal senso, gli accordi siglati in
questi ultimi quattro anni dalla FABI, che a Grosseto rappresenta oltre il 50% dei lavoratori bancari.
IMPERIA
Si è svolto l’11 dicembre il XIII Congresso provinciale
della FABI Imperia. Il successivo 15 gennaio sono stati
eletti nella nuova Segreteria provinciale: Giacomo Bellotti (Coordinatore), Maurizio Negroni, Giampiero Prevosto, Emanuele Pica, Marco Gorga.
“Nei prossimi 4 anni”, rivela il Coordinatore Giacomo
Bellotti, “ci saranno molti nodi da affrontare. In cima
alla nostra agenda, c’è la richiesta di nuove e più efficaci
tutele per i rappresentanti sindacali. Essendosi notevolmente ridotto il numero dei dipendenti delle filiali del
territorio, è sempre più complicato costituire rappresentanze sindacali aziendali. Nostro obiettivo sarà quello di
fare pressione affinchè si risolva questo problema, che
impatta sugli stessi lavoratori e colpisce di riflesso tutto
il territorio nazionale”.
LA SPEZIA
Si è svolto il 25 ottobre il Congresso provinciale di FABI
La Spezia. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Costantino Crocetti (Coordinatore), Giovanni Soldani,
Guido Ricci, Nicola Amoriello, Donatella Bernabò.
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LATINA
“La grande illusione”, ovvero i falsi miti che hanno fatto
inabissare il sistema bancario italiano nella crisi attuale.
Questo il tema al centro dell’VIII Congresso della FABI
di Latina, celebratosi il 29 Novembre presso l’Hotel Maga Circe di San Felice Circeo. Nella splendida cornice
del Circeo, i delegati e gli ospiti hanno dato il loro attivo
contributo ai lavori, al termine dei quali è stato eletto il
nuovo Direttivo Provinciale e la nuova Segreteria, che
ha visto la riconferma di Stefano Recchia come segretario Coordinatore, affiancato da Tarcisio Addessi, Paolo
Fiorito, Luciano Fontana, Massimo Fontana, Rosanna
Intiso e Antonio Straforini. Stefano Recchia ha illustrato
gli obiettivi del prossimo quadriennio. In particolare, il
Segretario Coordinatore ha voluto porre l’accento sull’esigenza di un rinnovato impegno dei quadri sindacali
sul territorio, a fianco dei lavoratori. “Dovremo consolidare l’ottimo rapporto già instaurato negli anni con i
nostri iscritti”, ha dichiarato Recchia, “a fianco dell’attività tradizionale, utilizzeremo Facebook, Twitter e la FABItv per comunicare in maniera ancora più tempestiva
con i lavoratori”.
LECCE
Si è svolto il 3 gennaio l’XI Congresso provinciale della
FABI di Lecce, che ha eletto i componenti della nuova
segreteria provinciale: Giorgio Lezzi (Coordinatore),
Carlo Sticchi (Segretario amministrativo), Giuliano De
Filippis, Bruno Bovenga, Alessandro De Riccardis, Antonio De Riccardis, Luca Garzia, Walter Verdesca.
Durante il congresso, si è fatto il punto della situazione
sull’attività svolta negli ultimi quattro anni, in cui FABI
Lecce ha visto una crescita degli iscritti, nonostante il
calo della popolazione bancaria. Non sono mancate pa-
role d’elogio nei confronti dell’operato del Segretario generale Sileoni, che ha portato la FABI “a consolidare la
leadership di rappresentanza nel settore e a diventare
punto di riferimento per l’intera categoria”. Tante le sfide
vinte negli ultimi anni: dall’accordo sul Fondo di Sostegno al reddito fino a quello sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro.
LIVORNO
Il 18 ottobre, presso il Grand Hotel Palazzo, si è celebrato
l’XI Congresso Provinciale della FABI di Livorno, intitolato “Consapevolezza, Coerenza e Dignità”. Ai lavori
hanno partecipato, in qualità di ospiti, l’Assessore al Bilancio del Comune, Valter Nebbia, il Vescovo di Livorno,
Simone Giusti, Silvia Civalleri di Confindustria, alcuni
esponenti del mondo politico locale e i dirigenti sindacali
Daniela Piccini, Leonardo Tesi e Alessio Amadori, oltre
al Segretario organizzativo, Franco Casini, e alle segreterie
provinciali di Fisac e Uilca. Molto ampia e articolata la
relazione letta da Antonio Mirra, che ha ribadito l’importanza di “formare sindacalisti sempre più preparati,
per affrontare al meglio le sfide che il futuro ci pone”.
La Segreteria, eletta al termine del congresso, ha visto la
conferma di Antonio Mirra, quale segretario Coordinatore, di Marina Baule, di Domenico Cutrupi, Stefano
Fiorindi e Antonio Fulceri.
NOVARA
Il 28 settembre, presso l’Hotel Concorde di Arona, si è
tenuto il XXI Congresso Provinciale della FABI di Novara. Sono risultati eletti segretari provinciali: Stefano
Morini (Segretario coordinatore), Roberto Bocca (Segretario amministrativo), Maria Cristina Bacchetta, Ma-
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ATTUALITÀ
PESARO
PISA
Il 3 ottobre si è svolto il X Congresso provinciale della
FABI di Pisa. Sono entrati nella Segreteria provinciale:
Mario Pertici, riconfermato Coordinatore, Alberto Loretelli, Renato Squicciarini, Giovanni Mangini e Leonardo Moggi. “Nei prossimi quattro anni”, ha anticipato
Pertici, “nostro obiettivo sarà quello di stabilire rapporti
proficui con le diverse realtà della società civile. Allo stesso
tempo, continueremo a fare attività sindacale con assoluta abnegazione e spirito di servizio, senza badare a orari:
fare sindacato vuol dire essere sempre attivi e reperibili”.
Il Congresso provinciale della FABI di Nuoro si è svolto
il 15 novembre. Eletti nella Segreteria provinciale che guiderà il SAB per i prossimi 4 anni: Sergio Orso (Coordinatore) e Mario Porcheri (Segretario amministrativo).
Il 16 novembre, presso i locali del circolo aziendale di
Banca Marche, si è svolto il XIII Congresso provinciale
della FABI di Pesaro. La relazione introduttiva è stata
letta dal Segretario provinciale Paolo Palazzi. “Tutto sembra sprofondare in una mancanza generalizzata di etica”,
ha attaccato Palazzi, “etica che, invece, dovrebbe guidare
le scelte delle istituzioni”.
“Constatato il balzo in avanti che FABI Pesaro ha fatto
nel corso del 2013, con gli iscritti più che raddoppiati,
nel prossimo quadriennio ci impegneremo a consolidare
il nostro primato di leadership”, ha detto Palazzi.
Alla fine delle votazioni, sono risultati eletti alla Segreteria provinciale: Paolo Palazzi Segretario coordinatore,
Michele Desideri Segretario aggiunto, Franco Semenza
segretario amministrativo, Francesco Zanarelli, Patrizia
Ciaschini, Guido Russo, Enrico Micci.
PIACENZA
PESCARA
Si è tenuto il 24 ottobre 2013 l’XI Congresso Provinciale
della FABI di Piacenza, nel corso del quale si è rinnovato
per il prossimo quadriennio il Consiglio direttivo provinciale e sono stati designati i delegati al Congresso Nazionale di Roma del 2014. Successivamente è stata confermata la Segreteria provinciale uscente: Gian Luigi
Cervini resta Segretario Coordinatore, affiancato da
Maura Miriam Zanotti, quale Segretario Amministrativo, e Flaviana Nigelli.
“In questo periodo estremamente delicato per la categoria, vogliamo continuare a crescere e per farlo dovremo essere sempre più presenti tra i colleghi, parlare la
loro stessa lingua, essere sempre in grado di rispondere
con tempestività ed efficacia alle loro necessità”, ha dichiarato Cervini.
Si è svolto il 30 novembre il IX Congresso Interprovinciale FABI di Pescara/Teramo, presso l’ hotel Villa Michelangelo. Sono stati eletti segretari provinciali: Ruggero Adducchio (Coordinatore), Paolo Amorosi (Segretario amministrativo), Carlo Cericola, Silvano Iannetti,
Elvira Losappio. “L’ingresso di giovani attivisti”, ha detto
Adducchio nella sua relazione introduttiva, “assicurerà
un futuro al nostro SAB. Ribadisco l’importanza di una
continua formazione, per avere dirigenti sindacali sempre più capaci e preparati. Il nostro obiettivo è quello di
mantenere i livelli occupazionali nelle banche del territorio, garantendo adeguata remunerazione ai lavoratori.
Siamo e dobbiamo continuare ad essere un gruppo di
amici, che con passione e impegno si battono per la categoria”.
rio Aina, Salvatore Cuomo, Angelo Riccardi e Luca Ruffoni. “I prossimi 4 anni dovranno vederci impegnati a
garantire un futuro alla FABI novarese”, ha dichiarato
Morini. “Le continue riduzioni del personale nelle filiali
rendono sempre più difficoltosa la creazione di nuove
rappresentanze sindacali aziendali. Occorrerà trovare
spazi per coinvolgere i giovani, dando loro fiducia e responsabilità all’interno dell’organizzazione, al fine di favorire il ricambio nella struttura, evitando di concentrare
tutto in capo a poche persone”.
NUORO
POTENZA
Nell’incantevole cornice naturale di Pierno, il 30 novembre si è svolto il IX congresso provinciale di FABI
Potenza. Confermata la segreteria provinciale uscente,
composta da: Canio Moliterni (Coordinatore) e gli altri
due segretari provinciali, Antonio Padula e Sebastiano
Carlucci. “La nostra passione ci tiene uniti nella consapevolezza che il nostro sindacato ci dà le risposte e gli
strumenti per affrontare il presente, in questo tempo offuscato da ansie e incertezze”, ha detto Moliterni nella
sua relazione introduttiva. “Il lavoro incessante della nostra segreteria nazionale, la determinazione del nostro
segretario generale, che non teme le pressioni e gli atti
intimidatori di una classe di banchieri inadeguata, ci fanno capire quanto sia importante il nostro umile lavoro
di sindacalisti”. “Siamo consapevoli delle difficoltà che
presenta la nostra provincia e del continuo calo del numero di addetti. Ci aspetta un duro lavoro, ma la certezza che riusciremo a stare dalla parte giusta ci ripaga
del nostro sacrificio. Non sappiamo come sarà il bancario del terzo millennio, ma di una cosa siamo sicuri: che
al suo fianco la FABI ci sarà”.
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Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
REGGIO CALABRIA
SIENA
TARANTO
Il 22 novembre 2013 si è svolto il XXII Congresso Provinciale della FABI di Reggio Calabria. I Segretari provinciali eletti sono stati: Giuseppe Pitea, (Coordinatore),
Paolo Ginesta (Segretario Amministrativo), Paolo Checco, Andrea Ielo, Diego Quattrone. Gli obiettivi da perseguire nel prossimo quadriennio, secondo il Coordinatore Giuseppe Pitea, sono: la crescita dell’organizzazione
FABI all’interno di quelle aziende in cui si registra una
maggiore difficoltà di accesso del sindacato; un maggior
coinvolgimento all’interno del SAB dei giovani, anche
attraverso iniziative mirate di proselitismo; una sempre
più attenta e qualificata formazione dei quadri sindacali,
per metterli in condizione di svolgere al meglio il loro
ruolo a tutela dei lavoratori.
Si è svolto il 22 ottobre il Congresso provinciale di FABI Siena. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Fabrizio Padrini (Coordinatore), Fabio Bozzi, Lorenzo
Bonghi, Paolo Cerrone, Manuela Cherubini, Franco
Cipriani.
Si è svolto il 24 ottobre il Congresso provinciale di FABI
Taranto. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Pietro
Di Noi (Coordinatore), Mario Bainco e Francesco Pignalosa.
SAVONA
Si è svolto il 29 novembre il Congresso provinciale di
FABI Siena. Eletti nella nuova Segreteria provinciale:
Alessandro Abba (Coordinatore), Davide Scolletta, Anna Canepa, Ezio Frino, Corrado Lavagna, Gianfranco
Saccone, Claudio Tognetto.
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SONDRIO
Si è svolto il 30 novembre il Congresso provinciale di
FABI Sondrio. Eletti nella nuova Segreteria provinciale:
Valerio Pozzoni (Coordinatore), Aldo Genesino Busi,
Claudio Gala, Giuseppe Riva.
TRAPANI
Il 7 dicembre, presso il Centro Congressi “Marconi” di
Alcamo, si è svolto il VII Congresso Provinciale della
FABI di Trapani. Sono stati eletti componenti della segreteria provinciale: Fulvio Salami (Coordinatore), Stefano Leone (Segretario Amministrativo), Antonino Catalanotti. Il dibattito congressuale è stato molto partecipato e vivace. “C’è bisogno di un sindacato sempre più
forte e presente sul territorio, vicino ai lavoratori per costruire un nuovo modello di banca”, ha dichiarato il Coordinatore di FABI Trapani.
VERCELLI
Il 25 ottobre si è svolto, presso l’Hotel “Modo” a Vercelli,
l’XI Congresso provinciale di FABI Vercelli. Presenti per
l’occasione anche le massime autorità locali e diversi dirigenti sindacali delle altre strutture piemontesi. In tale
sede si è provveduto al rinnovo degli organi statutari. Nel
prossimo quadriennio la FABI vercellese sarà guidata da:
Oscar Luparia (riconfermato Segretario coordinatore),
Francesco Lucchesi (Segretario amministrativo), Anna
Bonamici, Cristina Quaglia e Franco Sarasso (Segretari).
“La nostra volontà – ha dichiarato Oscar Luparia a conclusione dei lavori – è quella di restare un sindacato vicino alla base degli iscritti e alla realtà quotidiana del mondo del lavoro, senza dimenticare pensionati ed esodati.
Un’organizzazione fondata su una struttura snella, in grado di fornire risposte rapide e dirette alle problematiche
e alle varie richieste di tutti i nostri associati”.
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ATTUALITÀ
Il timore è che il dibattito,
snobbando la sostanza,
continui a concentrarsi sulle
regole, sulle norme e che si
persista nello stravolgere lo
scenario del mercato del
lavoro, assumendo come
salvifico l’ennesimo cambio di
regole, che dovrebbe tradursi
in una maggiore propensione
agli investimenti da parte
delle aziende. Insomma, nel
solo vagheggiato aumento
dell’occupazione
a disoccupazione sale al 12,7%,
con una perdita di 448mila occupati in un anno. Per i giovani si arriva al 41,6%, livello massimo dal 1977.
I sindacati chiamano in causa il Governo,
la Cgil parla di inadeguatezza della legge
di stabilità. La Camusso dichiara: “le previsioni per il 2014, anche per effetto delle
ristrutturazioni del sistema industriale,
sono una prosecuzione di questa riduzione dell’occupazione, dell’aumento dei licenziamenti e delle difficoltà”.
In questo scenario Renzi preannuncia il
suo piano sul lavoro. Il suo Jobs Act.
Obiettivo dichiarato: semplificare il rapporto di lavoro creando condizioni per
rapporti più chiari e produttivi, introducendo entro 8 mesi un nuovo codice del
lavoro “che racchiuda e semplifichi tutte
le regole attualmente esistenti e sia ben
comprensibile all’estero”. Riduzione drastica anche delle forme di contratto oggi
in vigore, 40, per arrivare ad “un contratto di inserimento a tempo indeterminato
a tutele crescenti”. Superamento della
cassa integrazione in deroga e previsione
di un assegno universale per chi perde il
posto di lavoro, estendendolo a chi oggi
non può goderne, legandolo però all’obbligo di seguire un corso di formazione
professionale e di non rifiutare più una
nuova proposta di lavoro. Trasparenza
anche sulla formazione con l’obbligo di
rendicontare on line tutte le spese sostenute con finanziamenti pubblici, “criteri
di valutazione meritocratici delle agenzie
di formazione con cancellazione dagli
elenchi per chi non rispetta determinati
standard”. Infine, un’agenzia unica federale per coordinare i centri di impiego e
una nuova legge di rappresentatività sindacale sui luoghi di lavoro. Inoltre, si auspica la presenza dei rappresentanti dei
lavoratori nei consigli di amministrazione delle grandi aziende.
Questi i titoli. Ora si tratta di tradurre le
dichiarazioni di intenti in norme ed interventi dettagliati.
L
ASPETTANDO I
JOBS FACTS
di PAOLA CORALLO, Segretario provinciale FABI Ragusa
Le perplessità sono molte. I tempi previsti per concretizzare tutti gli annunci del
programma sono talmente stretti da far
pensare più ad un manifesto elettorale
che ad un serio impegno da attuare.
D’altronde, la realizzazione di grandi e
delicatissime riforme è difficilmente coniugabile con l’assillo dell’emergenza
economica che tormenta il nostro Paese,
meno che mai con una politica fragile,
priva di proposte e di coerenza.
Il timore è che il dibattito, snobbando la
sostanza, continui a concentrarsi sulle regole, sulle norme; che si persista, cioè,
nello stravolgere lo scenario del mercato
del lavoro, assumendo come salvifico
l’ennesimo cambio di regole che dovrebbe tradursi in una maggiore propensione
agli investimenti da parte delle aziende,
insomma, nel vagheggiato aumento
dell’occupazione. È bene rammentare
che un’impresa sceglie di assumere solo
se ritiene di poter realizzare un profitto
tale da remunerare l’investimento che fa,
quindi la sola politica fiscale di incentivazione non è sufficiente allo scopo; è necessario, invece, creare le condizioni per
aumentare la produttività evitando di
puntare sempre, comunque ed esclusivamente sulla riduzione dei costi. Ebbene,
la produttività è molto più stimolata da
lavoratori dotati della specializzazione e
della competenza necessarie, ben remunerati, garantiti, di quanto non lo sia da
lavoratori precari, mal retribuiti, demotivati. Staremo pure elencando delle ovvietà, ma è proprio attorno a queste considerazioni scontate che si è sviluppato il
dibattito politico ed economico dell’ultimo ventennio
È un clamoroso autogol precarizzare il
rapporto di lavoro, delocalizzarlo, renderlo sempre meno remunerativo e garantito nella vana illusione di produrre
occupazione, salvo dover continuare ad
intervenire in una spirale infinita e recessiva di inutili incentivi e contemporanee
rinunce cui fanno da contraltare concretissimi interventi deregolatori che continuano a sottrarre diritti di cittadinanza e
di dignità ai lavoratori. Nel nuovo Jobs
Act, ad esempio, i neoassunti non avrebbero la garanzia del reintegro neanche in
caso di licenziamento discriminatorio e
tutto ciò lungi dal migliorare la condizione dei precari, ne accentuerebbe solo
il vincolo di sudditanza rispetto al datore
di lavoro.
È altrettanto autolesionistico accentuare il
conflitto generazionale, ostinarsi a sostenere che, peggiorando le condizioni di lavoro e di vita dei padri, si potranno salvare
i figli. L’applicazione di questo assunto
scellerato ha provocato sino ad oggi solo
un impoverimento generalizzato, cui si è
associata l’impotenza e l’incapacità dei padri di assicurare ai figli opportunità e livelli
di istruzione idonei a migliorarne le condizioni di vita. Nei fatti si è prodotta una
inarrestabile proletarizzazione del ceto
medio che ha cessato di svolgere la funzione di tessuto connettivo della società
con la conseguente erosione della attitudine alla equilibrata convivenza civile.
I sindacati confederali e la FABI, con sfumature diverse, hanno manifestato per il
Jobs Act un blando interesse e qualche
perplessità. Del resto il piano è stato solo
enunciato, mancando del tutto una bozza attuativa.
Staremo a vedere e saremo attenti. n
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Sindacato&servizi/
ATTUALITÀ
CREDIAMO CHE OGGI SIA
UN DISTURBO TRASVERSALE,
MA CHE COLPISCE
SOPRATTUTTO I NOSTRI
MEGA DIRIGENTI BANCHIERI
di GIUSEPPE ANGELINI, Segretario provinciale FABI Palermo
Dipartimento Comunicazione e immagine
l termine deriva dal greco “hysteron”, utero. Infatti, nell’antica Grecia (con Ippocrate), si riteneva che
alcuni attacchi collerici delle donne derivassero dallo spostamento dell’utero.
Sorano, ginecologo vissuto nel primo secolo d. C., sosteneva che le isteriche provavano rimedio al loro male con la seduzione e la lascivia. Anche Galeno (131201 d. C.) rilevava la natura erotica della
sofferenza. Nel medioevo i soggetti isterici erano considerati come “impossessati dal demonio” (anche oggi, a onor del
vero, così sembrerebbe ascoltando certe
loro “paternali”) e perseguitati per stregoneria. Intorno al 1593 William Shakespeare rappresentava in teatro “la bisbetica domata” (sarà una delle commedie più famose) e nel pieno pensiero dei
tempi che furono (misoginia in primis),
l’interprete principale, Caterina, era una
“lunatica brontolona”, puntigliosa, ribelle. Solo nell’Ottocento il punto di vista
sull’isteria inizia, molto lentamente, a
cambiare grazie ai primi studi scientifici
degni di nota sul tema che riguardano,
però, ancora prevalentemente, soggetti
femminili. Celebre il caso di una paziente, curata (e clinicamente guarita) da
Freud, che aveva subito in età infantile
un trauma, da cui seguirà una trattazione “sistemica” della patologia. Nono-
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stante i progressi sullo studio di questa
malattia, ancora nel secolo scorso Hildegard Knef, attrice e scrittrice tedesca, affermava: “Un uomo che urla ha un’opinione. Se un uomo strepita, è dinamico,
se sbraita una donna è isterica”.
Crediamo che oggi l’isteria sia trasversale
ma colpisca soprattutto, ultimamente, i
nostri mega dirigenti banchieri. Basti
pensare alla “fenomenologia” isterica:
stati di eccitamento psicomotorio
(quanto gesticolano quando parlano,
quanto “camminano” sul palco durante
le “convention”), stati deliranti (quante
ne “sparano” pur di essere convincenti a
vendere l’impossibile), stati di depressione ed euforia (in alcuni casi diremmo
“schizofrenia”), facilità alla menzogna
(quante promesse non mantenute), immaturità emotiva (quasi assoluta mancanza di empatia), egocentrismo (“è così
perché lo dico io”), teatralità (sembra
che abbiano studiato all’accademia) e
dulcis in fundo tendenza alla drammatizzazione e all’esagerazione (“questo
obiettivo è di importanza vitale...”).
In psichiatria si precisa che l’isteria insorge soprattutto nell’età adolescenziale,
pur riscontrando parecchi “nuovi isterici” nell’età avanzata. Interessante, soprattutto se pensiamo ai nostri mega dirigenti, è quello che è definito “carattere
isterico”. È di coloro che “vogliono apparire di più di ciò che in realtà sono”,
ne sono talmente “travolti” che si auto
convincono, hanno bisogno di sentirsi
“valorizzati”, veri e propri istrionici (nel
senso classico del termine: commedianti). Generalmente non sono pericolosi,
ma sicuramente insopportabili con le loro grida e il più delle volte, “ragionamenti contorti”. Il malcapitato di turno,
qualsiasi obiezione provi a esprimere, sarà sbeffeggiato e ogni sua affermazione
sarà interpretata dagli isterici come
un’accusa. Sono “egotisti”, hanno valore
solo le loro esperienze di vita, parlano
continuamente di loro, quando noi
esprimiamo il nostro pensiero loro sono
distratti e senza alcun interesse in quello
che proviamo a comunicare. Convinti
detentori della verità: superbi e presuntuosi. L’isterismo è, comunque, fondamentalmente, l’espressione di un disagio, la sua “comunicazione”, disagio di
cui il soggetto non ha consapevolezza,
infatti, affermerà sempre che “i fatti accadono”, mai si assumerà le sue responsabilità per dire: “Io ho fatto ciò”.
In psicanalisi non possiamo non fare riferimento a Jacques Lacan che, intorno
agli anni Sessanta, studiò a lungo sul fenomeno dell’isteria e sul “discorso del padrone”. Lacan, a differenza di Max Weber
che sosteneva il “sacrificio di sé” dei primi
capitalisti, ritiene che il padrone punti al
“godimento” ad ogni costo, travolgendo
tutto, anche le persone. Come non pensare all’isterico che distrugge le relazioni,
impoverisce i sentimenti? Oggi il mega
dirigente si concentra solo sull’utile, mercificando le persone. La solidarietà, se c’è,
è di facciata, fondamentalmente s’insiste
a “rottamare” il collega, a “costringerlo”
in un modo o in un altro a lasciare il posto di lavoro, al prepensionamento. Come l’isterico è accecato dall’ira, così il “padrone” pensa solo al suo tornaconto e le
relazioni sono solo strumenti per “guadagnare”, non esistono emozioni, sentimenti... costano troppo! Così come l’isterico
vuole tutto e subito, il padrone vuole la
“velocità”, pensiamo, per esempio, a
quante “chiamate” i colleghi devono rispondere nei Contact Center, poco importa la qualità della risposta! Condivisione, socialità, ascolto sono concetti cari (al
portafoglio) e quindi sconosciuti o poco
perseguiti. Bisogna seguire il ritmo dell’isterico: veloce ma eccessivamente rigoroso, il collega deve essere un automa, impersonale, inumano, anonimo.
Come affrontare l’isteria? L’unico vero rimedio è che gli isterici comprendano
(ma senza l’aiuto di un medico è davvero
difficile) di soffrire di questa patologia e
di porvi rimedio. La psicoterapia può sicuramente portare grandi benefici ma riteniamo che prevenire sia meglio che curare e che mai dovrebbero scegliere, come
purtroppo invece accade, gli isterici per i
ruoli di sintesi. Ci salvi chi può... n
Sindacato&servizi/
BCC
LA DEPRECABILE DECISIONE UNILATERALE DI FEDERCASSE
DISDETTA CONTRATTO BCC:
QUANDO I MUSCOLI
VINCONO SUI NEURONI
Dopo il positivo accordo sul Fondo esuberi, Federcasse
ha bruscamente interrotto il percorso comune di
collaborazione con i sindacati, disdettando
anticipatamente il contratto nazionale di categoria.
La FABI non resterà a guardare: serve un impegno
comune per riportare al centro il CCNL, che è l’unico,
vero strumento di tutela dei lavoratori e di garanzia
della “biodiversità” del settore Bcc
di LUCA BERTINOTTI, Segretario nazionale FABI
l 2013 si è concluso per i lavoratori e
le lavoratrici del settore del Credito
Cooperativo con due dicotomiche
certezze. Una prima e positiva certezza è
stata la sottoscrizione, lo scorso 30 ottobre, dell’accordo di modifica e adeguamento del Fondo “Esuberi”, come previsto dalla legge vigente in materia.
Un’intesa che ha dimostrato la lungimirante e coerente capacità della FABI, unitariamente alle altre sigle sindacali, di garantire e assicurare con determinazione e
responsabilità il “bene comune” e di arricchire le possibilità di intervento, per limitare al massimo le ricadute occupazionali
in caso di crisi o pre crisi aziendale. La perdurante recessione economica ha impat-
I
tato, negli ultimi due anni, su svariate realtà aziendali del settore Cooperativo.
E quando le difficoltà economiche si sono
associate a poco virtuose gestioni dei
Consigli d’amministrazione e di direzione, si è dovuto intervenire urgentemente
sulla gestione e struttura patrimoniale
delle singole BCC e c’è stato bisogno di
trovare accordi, per scongiurare effetti pericolosi sui livelli occupazionali.
La consapevolezza di dover adeguare e
ampliare la strumentazione a garanzia e
presidio dell’occupazione e dell’occupabilità di tutti i lavoratori e le lavoratrici del
Movimento Cooperativo è stata la nostra
“stella polare”‘, la reale filosofia portante
che ha permeato il rinnovo contrattuale
del 21 dicembre 2012. Ma il positivo percorso iniziato col rinnovo del contratto
collettivo di categoria è stato bruscamente
interrotto, dopo che Federcasse ci ha consegnato, lo scorso 26 novembre, a margine
dell’assemblea annuale dell’associazione,
una lettera in cui dichiarava la rescissione
unilaterale dei contratti dei dipendenti,
quadri e dei dirigenti del settore.
È venuta meno in quella stessa giornata sia
la reale volontà di Federcasse di affrontare
i problemi a viso aperto, sia la certezza di
continuare a marcare quella “differenza”
dal settore dell’ABI tanto sbandierata e ora,
con tutta evidenza, soltanto millantata.
Con questa seconda certezza non positiva
si apre lo scenario del 2014 e la FABI dovrà, per ruolo, numeri e convinzione, affrontare le “confusioni” delle varie anime
che compongono la delegazione sindacale
del “nucleo” Federcasse, per riportare al
centro della discussione e dell’attività sindacale l’unicità e l’imprescindibilità del
contratto collettivo nazionale di lavoro,
consentendo, così, un ripristino di ortodossia “contrattuale” tra le parti sociali.
La FABI non permetterà che si getti via
“il bambino con l’acqua sporca”, liquidando un contratto di lavoro che ha posto le basi e le fondamenta per mantenere
le speficità del Credito Cooperativo e reggere il peso di anni certamente non semplici, sia dal punto di vista negoziale, sia
di contesto economico e di Paese.
Il mandato degli attivi unitari dei Quadri
sindacali, svoltosi il 19 dicembre scorso a
Roma, ha definito chiaramente quanto
fortemente che dovranno essere impiegate tutte le forze e sviluppate tutte le azioni
per riportare Federcasse su un sentiero di
comune responsabilità e di concreto rispetto delle regole e delle normative, a tutela della dignità e della professionalità del
lavoro e della “bio diversità” del settore.
Un “rispetto” dei lavoratori e delle lavoratrici che deve essere praticato nei fatti e
non predicato da Federcasse attraverso sterili dichiarazioni, smentite poi da lettere
pensate e scritte per dimostrare solo di
avere muscoli, a discapito dei neuroni. n

NEWS
SALUTE, RICERCA TARGATA USA
L’ATEROSCLEROSI SI COMBATTE ANCHE
CON POMODORI OGM
omodori geneticamente modificati per produrre
un peptide che ‘mima’ l’azione del colesterolo
buono, liberando le arterie e riducendo il rischio
di aterosclerosi.
A descrivere i risultati, ottenuti finora sui topi, dei super-pomodori Ogm, è un team di ricercatori americani
dell’Ucla, intervenuto al congresso dell’American Heart
Association ‘Scientific Sessions’.
Nello studio i topi che hanno mangiato i pomodori liofilizzati presentavano meno infiammazioni e una ridotta
aterosclerosi rispetto agli altri, nutriti con una dieta normale. "Abbiamo scoperto un nuovo e più pratico sistema per produrre un peptide che agisce come la proteina
P
‘chiave’, presente nel colesterolo buono, ma è molte volte
più efficace e può essere assunto mangiando l’ortaggio",
spiega Alan Fogelman, autore senior dello studio.
I ricercatori hanno ingegnerizzato i pomodori per produrre il 6F, un piccolo peptide che mima l’azione dell’ApoA-1, la proteina chiave nel colesterolo Hdl (quello
‘buono’).
Gli scienziati hanno nutrito con i super-pomodori alcuni topi privi della capacità di rimuovere naturalmente il
colesterolo cattivo (Ldl) dal sangue.
In pratica, animaletti condannati a sviluppare rapidamente l’aterosclerosi, con una dieta ricca di grassi. Ebbene, mangiando i super-pomodori ,i topi presentavano
più bassi livelli di infiammazione, più alta attività di un
enzima antiossidante associato con il colesterolo buono,
più alti livelli di colesterolo buono, ridotti livelli di una
sostanza che accelera la formazione delle placche nelle
arterie e, soprattutto, "meno placche aterosclerositiche",
concludono gli autori. n
13
Sindacato&servizi/
SPAZIODONNA
The Gender Gap Report 2013
vede l’Italia al 71° posto nel mondo
PREGIUDIZI
ANTIDILUVIANI
DURI A MORIRE
onostante tu sia una donna,
sei intelligente”. Questa prima frase non è un artificio
letterario per dare un incipit all’articolo,
ma un frammento di vita vissuta. L’ho
sentita pronunciare poco tempo fa da un
uomo che commentava l’operato di una
collega. Scherzava? No, tanto che nel tono di lui poteva addirittura percepirsi il
compiacimento di chi ritiene di aver fatto un complimento, per di più sincero.
Non so cosa pensiate voi, ma io ritengo
improbabile che quel ‘nonostante’ possa
ispirare anche un solo risolino in qualsiasi donna stia leggendo. All’opposto, sono
altrettanto convinta che, leggendo, più
di un uomo abbia sorriso. Anche chi è
solito affermare con sincera convinzione
quanto le politiche di pari opportunità
siano sacrosante.
I nostri stereotipi, per taluni tanto belli
proprio perché “italiani veraci”, sono
purtroppo ancora luoghi troppo rassicuranti per rinunciarvi facilmente. Il problema è serio. Proprio negli anfratti degli
stereotipi, infatti, le nostre coscienze rischiano di intorpidirsi tanto da perdere
“N
Perché di fronte al mondo che cerca di cambiare
rotta, l’Italia continua a non valorizzare a sufficienza
il suo potenziale umano e a sottoutilizzare e
sottopagare il talento femminile? Proprio negli
anfratti degli stereotipi le nostre coscienze rischiano
di intorpidirsi tanto da perdere di vista anche quello
che deve essere fatto per il bene comune
di MARIA ROSA PETRUCCI, Segretario provinciale FABI Reggio Emilia
di vista anche quello deve essere fatto per
il bene comune.
Diamo un’occhiata a cosa succede in Italia rispetto al resto del mondo, partendo
dal postulato universalmente accettato
che “Paesi e aziende potranno essere competitivi solo se saranno in grado di sviluppare, attrarre e trattenere presso di sé i talenti migliori, maschili o femminili che siano”, (Klaus Schwab, e Gender Gap
Report 2013).
Secondo il rapporto Human Capital presentato dal World Economic Forum a ottobre 2013, su 122 paesi analizzati in base all’investimento in capitale umano,
l’Italia si colloca in 37° posizione, superando in Europa solo Lettonia, Croazia,
Polonia e Grecia. Il risultato così ottenuto si riferisce ad un’analisi congiunta di
tutti gli elementi oggetto della ricerca e
cioè istruzione, salute e benessere, occu-
pazione e ambiente di lavoro, mobilità
sociale. Se però approfondiamo soprattutto i temi della formazione e della capacità di creare e trattenere nel Paese i talenti, l’Italia si inabissa al 75° posto.
e Gender Gap Report 2013, che analizza la presenza di gap di genere in 136
paesi del mondo, pone invece l’Italia direttamente al 71° posto, distaccata di parecchie lunghezze, per inciso, anche da
Mozambico (26°) e Burundi (22°).
Ma non basta. Secondo l’indagine Condizione occupazionale dei laureati di marzo
2013 redatta a cura del Consorzio Interuniversitario ALMALAUREA, il divario retributivo tra laureati e laureate è di tre punti
percentuali in favore degli uomini nei Paesi
OCSE, ma si dilata a ben 7 punti percentuali in Italia. Questo nonostante “i migliori
risultati raggiunti, quasi ovunque, dalle laureate rispetto ai loro colleghi uomini”.
E ancora, da un recente studio di Bankitalia risulta che le imprese femminili non
si differenziano da quelle maschili sotto
il profilo della redditività, nonostante le
maggiori difficoltà incontrate nell’accesso
al credito. Inoltre molte recenti analisi
identificherebbero “una relazione positiva
tra le quote di amministratori donne o top
executive e la performance delle imprese”.
Potrei proseguire, ma la sostanza sarebbe
sempre quella: la sostenibilità del sistema
economico e la sopravvivenza del mondo
del lavoro passano necessariamente attraverso la valorizzazione di tutte le potenzialità e di tutti i talenti disponibili. Questo è tanto vero che dopo 100 anni di indiscusso dominio maschile, la democratica Janete Yellen è stata recentissimamente eletta primo presidente donna
della FED e forse, anche grazie a questo,
gli Stati Uniti stanno già scalando qualche posto nella classifica del prossimo
Gender Gap Report.
Ma perché di fronte al mondo che cerca
di cambiare rotta, l’Italia continua a non
valorizzare a sufficienza il suo potenziale
umano e a sottoutilizzare e sottopagare il
talento femminile?
Forse la ragione più profonda non va cercata nelle carenze degli strumenti in favore della conciliazione, o nelle insufficienze normative, ma è arroccata proprio
in quel ‘nonostante’, che, a ben guardarlo, è evidentemente tanto diffuso nella
mente dei singoli da racchiudere in sé un
intero mondo di disagi e recriminazioni.
Sei intelligente. Sei capace. Hai talento.
Proviamo a dire all’altro solo questo, senza alcuna declinazione di genere. Se non
riusciremo a farlo nessuna legge, nessuna
imposizione di quote rosa e tanto meno
nessuna programmatica normativa CEE
potrà farci davvero cambiare.
Non dovrebbe essere così difficile, nonostante siate uomini! n

NEWS
IN AUMENTO
I CASI DI VIOLENZA
SULLE DONNE
A luglio del 2013 in Italia si sono
verificarti 6.743.00 abusi fisici
o sessuali verso le donne di età
compresa fra i 16 e 70 anni,
ma solo il 7% delle vittime
ha denunciato l’accaduto
14
econdo gli ultimi dati dell’Istat, il fenomeno della violenza sulle donne è in aumento. A luglio
del 2013 in Italia si sono verificarti 6.743.00
abusi fisici o sessuali verso le donne di età compresa fra
i 16 e 70 anni, ma solo il 7% delle vittime ha denunciato l’accaduto.
Sempre secondo l’Istat, sono oltre 6 milioni e mezzo
le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nella fascia d’età compresa tra 16 e 70 anni. Coloro che
sono state fatte oggetto di violenza fisica sono stimate
in 3 milioni e 961 mila e rappresentano il 18,8% della
popolazione, con il 23,7% (pari a ben 5 milioni di casi!) che ha subito violenza sessuale, mentre circa 1 milione ha subito stupri o tentati stupri. L’indagine dimostra come gli episodi di violenza si verifichino soprattutto tra le mura domestiche, dove spesso padri,
compagni e mariti sfogano le loro frustrazioni sulla
propria figlia, moglie o amante. n
S
Sindacato&servizi/
SPAZIODONNA
PENSIONI
E DIFFERENZE
UOMO/DONNA
Procedura d'infrazione UE contro l'Italia
di CRISTIANA DE PASQUALI, Responsabile Coordinamento nazionale Donne
ecentemente, varie testate giornalistiche hanno riportato la notizia
dell’ennesima procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea a carico
dell’Italia per una disparità di trattamento
uomo-donna nella disciplina pensionistica. Partendo dai titoli, con una punta di
sano ottimismo, ci si poteva aspettare una
notizia positiva, ma continuando a leggere, la sensazione che affiorava era più simile a quella che si prova leggendo le avvertenze su un farmaco alla voce “effetti
collaterali”, quando alla fine ci si chiede
se sarà davvero il caso di prenderlo o se la
cura non sarà peggio della malattia.
Le disposizioni criticate dall’Unione Europea sono quelle contenute nella legge
R
214 del 2011, in base alle quali il periodo
minimo di contribuzione per ottenere la
pensione prima di arrivare all’età massima
è stato fissato in 41 anni e 3 mesi per le
donne e 42 anni e 3 mesi per gli uomini.
Una differenza che secondo Bruxelles sarebbe in contrasto con il principio della
parità di trattamento uomo-donna dell’Unione. Certo la differenza c’è, ma per
onestà intellettuale non è solo in quei dodici mesi.
La disparità uomo-donna è anche nella
totale assenza di una quantificazione, ai
fini pensionistici, del lavoro di cura in generale; proprio quello che purtroppo, nonostante i mille proclami, grava ancora in
misura preponderante sulle donne e che,
forse, se adeguatamente riconosciuto, sarebbe anche meglio distribuito.
Non avremmo meritato di essere ‘bacchettati’ per una riforma, che ha escluso
dal principio di prestazione effettiva una
serie di permessi legati proprio all’assistenza e al lavoro di cura? O ancora per
aver emanato una norma, sulla fruizione
dei congedi parentali ad ore (utili alle
mamme ma ancora di più ai papà), tale
da essere pressoché totalmente inapplicata
ad un anno di distanza per la troppa genericità con cui è stata scritta? Una norma
sulla quale chi avrebbe dovuto chiarire ha
demandato il problema generando ulteriore confusione. Ma quella legge non doveva rispondere proprio a una disposizio-
ne dell’UE? E se così è allora
basta solo rispettare la forma?
Sta di fatto che non sappiamo quali saranno gli esiti
della procedura d’infrazione,
ma è comprensibile la preoccupazione che possa produrre l’effetto di allontanare ulteriormente la prospettiva
della pensione per molte
donne che spesso, non appena possono, scelgono di ritirarsi dal lavoro (anche a condizioni economicamente
svantaggiose) stanche del dover fare i salti mortali tra vita
familiare e vita professionale con esigenze
sempre più distanti tra loro e spesso inconciliabili.
In questo momento storico anche l’Europa, come istituzione in sé, è in una fase
delicata e dovrebbe fare un salto di qualità
per garantire in maniera sostanziale i diritti delle donne e degli uomini che l’hanno voluta e che ancora credono in essa e
la sostengono. Come? Semplicemente affrontando i problemi reali nella sostanza
e non solo nella forma o con il ‘pallottoliere’, almeno per frenare le polemiche anti-europeiste ed evitare il rischio di dover
ammettere, in un pessimo futuro, che la
cura ha funzionato ma purtroppo il paziente non ce l’ha fatta! n

NEWS
DONNE, HANNO UNA MARCIA IN PIÙ MA NON SFONDANO
Uno studio della Commissione Europea evidenzia lo scarso numero di presenze femminili in posizioni
di rilievo. Eppure, un'indagine condotta da Cribis sull'intero universo delle imprese italiane, dimostra
come le imprese guidate dalle donne risultano commercialmente più sicure
onne, sempre poco considerate sul posto di lavoro, arrancano nella scalata
alle poltrone di prestigio, sottopagate e sempre più in difficoltà a conciliare
i ritmi lavorativi con quelli familiari. Si dirà: non fa neanche più notizia. In
alcuni Paesi, l’Italia è tra questi, meno del 50% delle donne partecipa al mercato del
lavoro e anche laddove la presenza femminile è maggiore,
poche sono le donne che raggiungono le posizioni di amministratore delegato, direttore generale o direttore finanziario. Secondo i dati della Commissione Europea, nelle
principali società quotate europee solo il 5% dei Presidenti e il 16% dei membri dei CDA è donna. Eppure, le donne sono più affidabili degli uomini, se si parla di affari.
Da un’indagine condotta da Cribis D&B – società del
Gruppo Crif – sull’intero universo delle imprese italiane,
le imprese guidate dalle donne risultano commercialmente più sicure nel pagamento dei fornitori e nel rispetto
delle varie scadenze. All’aumentare delle quote rosa tra i
top manager, diminuisce il rischio di insolvenza: se ai piani alti le donne sono più del 50% l’azienda è più ligia agli impegni presi con i fornitori, mentre quando si scende sotto il 10% aumenta il grado di rischio. Un dato
che non fa che confermare quanto la presenza femminile non debba essere solo una
“quota rosa” di gentile concessione, ma una risorsa su cui puntare attraverso gli stessi
meccanismi che governano gli avanzamenti di carriera degli uomini. Nello stesso re-
D
port della società non vengono fornite spiegazioni riguardo ai motivi che fanno sì
che le “aziende donna” abbiano una marcia in più, ma si lasciano parlare i dati che,
appunto, dimostrano come le realtà guidate da donne mostrano una maggiore attenzione a onorare gli impegni presi e una gestione più oculata dell’attività rispetto
alle aziende guidate da uomini. Negli ultimi cinque anni,
infatti, secondo i dati di Confartigianato, il numero delle
lavoratrici indipendenti italiane è diminuito del 6,7%,
contro il 9,1% degli uomini. Mentre le donne a capo di
imprese con dipendenti sono addirittura aumentate di
quasi 29mila unità, pari all’8%.
Ma vediamo i motivi che portano le donne ad essere
svantaggiate nel mondo del lavoro. Innanzitutto è noto
come la prima difficoltà sia rinvenibile proprio al momento della selezione. Se per esempio sono sempre uomini a selezionare, è probabile che, anche involontariamente, premino qualità “maschili”. Poi c’è l’inevitabile
difficoltà di rispondere a due aspettative molto diverse
tra loro: quella di famiglia e quella di carriera. Una combinazione non impossibile,
ma che non può prescindere da supporto e orientamento. Lo scorso anno nel nostro
Paese quasi 18mila lavoratori hanno rassegnato le proprie dimissioni e, di questi,
17.175 erano donne che hanno scelto di rimanere a casa per accudire i figli piccoli.
Simona Sacconi
15
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Φ
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Φ
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OPZIONE 3
OPZIONE 4
Φ
25.000,00
Φ
150.000,00
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Φ 250.000,00
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35(0,2 /25'2 $1182
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OPZIONE 5
Φ
Φ
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Φ
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Φ
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Φ
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Φ 250.000,00
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35(0,2 /25'2 $1182
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6200( $66,&85$7(
35.000,00
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Φ
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Φ
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35(0,2 /25'2 $1182
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Φ
Φ
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35.000,00
Φ
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Φ
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Φ
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Φ 500.000,00
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Φ
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Φ
,1&(1',2 '(/ )$%%5,&$72 3ULPR 5LVFKLR $VVROXWR
*$5$1=,(
25.000,00
,1&(1',2 '(/ &217(1872 3ULPR 5LVFKLR $VVROXWR
EDUUDUH ; OD FRPELQD]LRQH VFHOWD
*DUDQ]LD 7(55(0272
2S]LRQDELOH FRQ SUHPLR LQ DJJLXQWD YHGHUH &LWWj HVFOXVH
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7(55(0272
2S]LRQDELOH FRQ SUHPLR LQ DJJLXQWD YHGHUH &LWWj HVFOXVH
2.500,00 (*)
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6200( $66,&85$7(
Φ
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(*) – nel caso di dimora saltuaria le somme assicurate per il furto sono pari al 50% di quelle esposte
(**) – la garanzia “INONDAZIONE, ALLUVIONE, ALLAGAMENTO” è già inserita nel premio di polizza ed è prestata con documento separato
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Sindacato&servizi/
QUADRI DIRETTIVI
VITA DURA IN AZIENDA
PER GLI OVER 50
Vengono valutati meno dei loro colleghi più
giovani e fanno meno scatti di carriera.
Un Quadro Direttivo intorno ai 30 anni riceve
mediamente una valutazione del 14% superiore
rispetto a un ultracinquantenne.
Uno studio dell’Università Bocconi
di GIULIANO XAUSA, Responsabile nazionale Coordinamento Quadri direttivi
dura la vita in azienda per gli over
50, vengono valutati meno dei loro colleghi più giovani e fanno
meno scatti di carriera. È quanto emerge
da uno studio dell’Osservatorio Diversity Management Lab della Bocconi. Le
valutazioni, dopo i 50 anni, diminuiscono. Un errore gestionale clamoroso, secondo lo studio, perché le "politiche
aziendali di questo genere rischiano di
alienare una porzione crescente della popolazione aziendale e di compromettere
la performance aziendale".
"I trend demografici e l’evoluzione delle
politiche sociali conducono a un inesorabile aumento della quota di over 50
nella popolazione aziendale", ha eviden-
È
ziato lo studio. "La popolazione in età lavorativa è destinata a diminuire di almeno dieci punti percentuali nei prossimi
cinquant’anni, mentre gli anziani saranno una volta e mezza quelli attuali. La
scarsa natalità e le politiche sociali tese a
prolungare l’età lavorativa favoriranno,
inoltre, una maggiore concentrazione dei
lavoratori nelle fasce di età superiori. Se
le politiche aziendali non discriminassero
i lavoratori anziani, l’invecchiamento
della popolazione aziendale non sarebbe
un problema, dal momento che le più recenti teorie e ricerche evidenziano che il
declino cognitivo non può essere dimostrato prima dei 60 anni e non ha connotati significativi prima dei 74".
In particolare, una rilevazione dell’Osservatorio su un campione di 1.000 lavoratori dimostra che gli indicatori della
performance (comportamenti orientati
al cambiamento, identificazione ed engagement) non segnalano differenze significative al variare dell’età, mentre
crollano, dopo i 50 anni, la soddisfazione per le prassi aziendali legate all’età e
la percezione del clima aziendale.
Una seconda, più ampia rilevazione
dell’Osservatorio (su 58.000 dipendenti
di grandi imprese) mostra che i lavoratori più anziani sono penalizzati in termini di valutazione della performance
individuale. A titolo esemplificativo in
diverse imprese la valutazione media di
un impiegato al di sotto dei 30 anni è di
4,64, per chi ha superato i 50 anni è di
4,17 (-10%), mentre un Quadro Direttivo intorno ai 30 anni riceve mediamente una valutazione del 14% superiore rispetto a un ultracinquantenne.
Anche gli scatti di carriera non automatici mostrano lo stesso scenario. Gli impiegati che hanno avuto uno scatto di
carriera non automatico negli ultimi cinque anni hanno in media 36,14 anni,
quelli rimasti al palo ne hanno 49,51.
Tra i Quadri i più fortunati hanno 36
anni, gli altri 51,4.
Le banche, e questo lo diciamo noi, non
sono di meno e da tempo hanno intrapreso iniziative per rottamare proprio i
cinquantacinquenni. Colleghi non meno preparati professionalmente, ma probabilmente meno sensibili alle ormai indecenti pressioni commerciali.
Ma la FABI ha detto no, schierandosi fin
dall’inizio, e talvolta da sola, contro questa inaccettabile iniziativa.
Lo farà anche nel futuro e con tutti gli
strumenti a disposizione. Garantito! n

NEWS
CASSAZIONE
Il lavoratore, addetto all'accettazione di una casa di cura, aveva ricevuto dalla ditta una contestazione relativa
ad accessi internet non autorizzati effettuati sul luogo
di lavoro ed aveva chiesto, quindi, la cancellazione dei
dati personali che lo riguardavano ai sensi dell'art. 7
del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
Dalle pagine prodotte dalla ditta, infatti, comparivano
informazioni di carattere sensibile relative al dipendente idonee a rilevare, tra le altre cose, tendenze sessuali
visto che numerosi file facevano riferimento a siti internet a contenuto pornografico. Tutta la documentazione era stata raccolta dalla società senza consenso e senza alcuna
informazione sulla possibilità di efa Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18443 fettuare controlli sui terminali, indel 1 agosto 2013, dichiara legittimo il provve- formazione che era stata omessa sia
dimento del Garante della Privacy con il quale nei confronti dei dipendenti sia nei
quest'ultimo aveva vietato ad un'azienda il trattamento confronti del sindacato interno aldei dati personali degli accessi internet di un dipen- l'azienda.
dente, che la ditta voleva utilizzare nella procedura di- Il Garante della Privacy sostiene che, in virtù del collegamento diretto ed univoco fatto tra il ricorrente ed
sciplinare di licenziamento.
Nella fattispecie i dati contenuti nel computer in uso i dati desunti, il lavoratore assume la qualità di "inteal dipendente erano completamente estranei a quelli ressato" ed in quanto tale soggetto legittimato ad eserperseguiti dall'azienda ed anzi si trattava di "dati sen- citare i diritti garantiti dal "Codice in materia di prosibili" con i quali si potevano evincere convinzioni re- tezione dei dati personali". D'altra parte, invece, si può
ligiose e politiche nonché tendenze sessuali del dipen- notare che i dati raccolti sono stati prelevati mediante
copia delle sessioni di lavoro avviate dal dipendente in
dente.
I DATI DELLA
NAVIGAZIONE ABUSIVA
DEL DIPENDENTE
NON SONO
UTILIZZABILI AI FINI
DEL LICENZIAMENTO
L
18
questione, senza renderlo edotto della possibilità di tali
controlli.
Bisogna rilevare, inoltre, che lo stesso dipendente non
aveva bisogno di accedere ad internet per poter svolgere
il proprio lavoro e, quindi, l'illiceità del suo comportamento poteva essere provata solo con l'esistenza di
accessi indebiti alla rete, senza andare nel dettaglio delle
singole connessioni.
Anche se i dati sensibili sono stati raccolti dal datore di
lavoro per provare l'illiceità del
comportamento del proprio dipendente, bisogna tenere in considerazione il fatto che le informazioni
sensibili del pari di quelle raccolte
nel caso de qua (idonee a rivelare
tra le altre cose lo stato di salute e
la vita sessuale della persona) possono essere trattate senza consenso,
solo quando questa operazione sia
indispensabile per far valere o difendere in giudizio un diritto o libertà fondamentale inviolabile. Circostanza che, in questo caso, come spiegato
nel paragrafo precedente non si è verificata.
Per questi motivi la Suprema Corte ha ritenuto che il
giudice di merito abbia correttamente valutato il fatto
che il trattamento dei dati sensibili operato dall'azienda
sia stato eccedente rispetto alle finalità perseguite. Rigettato, quindi, Il ricorso. n
Sindacato&servizi/
SPAZIO APERTO
PREDICATORI
CON GLI STIVALI
di GIANFRANCO AMATO, Presidente Centro Studi nazionale “Pietro Desiderato”
na fra le articolazioni più gravi
della crisi generale, se pure non
pienamente avvertita, è la crisi
della democrazia: un punto di frattura
alquanto pericoloso, tale da incrinare la
normale convivenza civile.
Le difficoltà dell’economia, l’impotenza
della politica, il disagio sociale tendono
a convergere, se considerate nel loro insieme, in un terreno sempre più instabile, così da squilibrare un assetto ritenuto
fino ad ora solido ed intangibile.
La democrazia, come la conosciamo oggi, ha la medesima intenzione, ma non
la stessa consistenza, di quella che abitava nella patria di origine. Il significato
greco, infatti, non prevedeva un suffragio universale, bensì una sorta di aristocrazia leggera, allargata ad alcuni soggetti
della polis all’inizio esclusi.
La sua lunga, tormenta evoluzione nel tempo l’ha portata fino al senso oggi acquisito
dagli stati moderni, in particolare nel mondo occidentale del ventesimo secolo.
Arriviamo a noi, negli ultimi decenni.
L’accesso di tutti al voto, politico, amministrativo, referendario, ha consegnato ai cittadini la facoltà di decidere, di
volta in volta, la loro sorte sociale. Bene,
questa è proprio la base della democrazia
rappresentativa, dove chi governa deve
U
avere una legittimazione che proviene
dal basso, da una base di riferimento più
ampia possibile. Un percorso di andata
e ritorno che deve possedere, per essere
compiuto, alcuni requisiti di fondo, il
primo dei quali può essere definito come
partecipazione consapevole. Detto in parole molto semplici: chi esercita il diritto
di voto ha il dovere di acquisire informazioni almeno sufficienti per poterlo fare.
Possiamo dire che sia così? Possiamo dire
che la grande maggioranza delle persone
si trovi nelle condizioni, auspicabili, di
conoscere i fondamentali dell’economia,
della politica, della convivenza sociale?
Credo proprio di no. Temo, anzi, che sia
il contrario. La individualità, caratteristica di per sé positiva, quando è portata
all’estremo, diventa pericoloso egoismo,
il quale si ritrae al proprio interno, lasciando un vuoto di ampie dimensioni.
Ma il vuoto in politica non esiste, e così,
per ciò che riguarda il tema in oggetto,
viene riempito dalle battute, dagli slogan, dalle chiacchiere da bar o da alcuni
talk show demenziali. Una sorta di “consumo della superficie”, dove si perdono
le differenze, anche quelle grandi, e tutto
diventa uguale a tutto.
In questo oceano vacuo navigano, con
grande abilità, i predicatori della retorica,
“I divini incantesimi
compiuti con le parole
possiedono una potenza
che blandisce l’anima,
persuadendola
e trascinandola
con il loro fascino”.
GORGIA DA LENTINI
antica e moderna arte della persuasione.
“Parlare al cuore della gente” è uno degli
slogan prediletti; in realtà parlano alla
“pancia”, cercando di catturare le pulsioni per averne il controllo. “Siamo con il
popolo”, ecco un altro slogan piuttosto
frequente; in realtà cercano il puro consenso per organizzarlo a loro favore.
Insomma: ci troviamo nel pieno e conclamato populismo, dove vengono accantonati, come inutili orpelli, i gruppi sociali intermedi: i partiti, i sindacati, le associazioni culturali, e tutti quei “filtri”,
altrimenti indispensabili, tra le fonti del
potere e i destinatari delle scelte politiche.
Va detto con chiarezza: il nostro Paese
non ha, allo stato, gli anticorpi sufficienti per arginare possibili derive demagogiche ad alto rischio. Venditori di fumo,
illusionisti da avanspettacolo, gaglioffi
travestiti da economisti manovrano falsi
sillogismi come fossero amuleti da scambiare tra clan e tribù. Parolai ed affabulatori promettono di salvare l’Italia e addirittura il Mondo, attraverso un mezzo
impossibile: la democrazia diretta, dove
tutti, spingendo un bottone, parteciperebbero a qualunque decisione politica.
Di tutto questo, alcuni ne fanno una
teoria, magari con pretese scientifiche,
fino ad arrivare a venderla con guadagni
cospicui. Completano il quadro cortigiani che si muovono come attori, e come
attori recitano toccando spesso le corde
di una comicità involontaria.
E le persone serie? Certo, ci sono, ma
non “bucano” il video, sono troppo raffinati, troppo intellettuali, alla fine noiosi
e poco convincenti. E poi, diciamo la verità, non parlano al cuore.
Manca qualcosa? n

NEWS
RICERCA DI UNO SCIENZIATO ITALIANO
“HOMO OECONOMICUS” IMPREVEDIBILE
omo oeconomicus” sotto la lente della ricerca. Mercati, imprese, investitori, consumatori e i loro comportamenti, previsti
o imprevedibili: da Pisa il ricercatore italiano Pietro
Dindo svilupperà un progetto di ricerca legato a questi
temi, dopo aver vinto un grant del programma europeo “Marie Curie - International Outgoing Fellowship” che lo porterà tra Usa e Italia.
Dindo, ricercatore del Dipartimento di Economia e
Management dell'università di Pisa, ha scelto l'Istituto
di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna come
base per svolgere la sua attività durante i tre anni del
progetto, intitolato Market Selection and Aggregate
Economic Outcomes. Per i primi due anni del proget-
“H
to Pietro Dindo sarà visiting scholar negli Usa, presso
il Dipartimento di Economia della Cornell University,
appartenente alla Ivy League.
Il terzo anno rientrerà all'Istituto di Economia della
Scuola Superiore Sant'Anna, dove lavorerà a fianco di
Giulio Bottazzi, ordinario di politica economica.
“Obiettivo del progetto – spiega il ricercatore in una
nota – è determinare sotto quali condizioni operino i
mercati competitivi selezionando imprese, investitori
e consumatori, che agiscono secondo i dettami del paradigma del cosiddetto 'homo oeconomicus', ovvero
razionalità, cura esclusiva degli interessi individuali, e
assenza di errori di previsione persistenti, e quando invece ciò non avvenga”. n
19
Sindacato&servizi/
PENSIONATI
LA POLITICA DEVE IMMAGINARE IL LAVORO
NON PER I GIOVANI, MA CON I GIOVANI
TENENDOCI
PER MANO
Dobbiamo metterci insieme per fare sintesi del cammino
fin qui percorso, per pensare e discernere insieme i passi
da compiere e progettare percorsi veri, possibili, per tutti
di CARLO FRANCHIN, Responsabile Coordinamento nazionale Pensionati
equilibrio tra generazioni cambia,
“la piramide si sta ribaltando”: abbiamo meno giovani e più anziani. Si tratta di una trasformazione che
cambia il rapporto tra generazioni, ma ciò
non significa che questo sia scomparso,
perché è un elemento imprescindibile
della vita umana. Una volta questo legame era dato per scontato nel flusso delle
dinamiche sociali, mentre oggi richiede
una riflessione specifica. I cambiamenti
più evidenti del rapporto intergenerazio-
L’
nale sono dovuti da un lato dall’aumento
dell’età media, che porta ad un allungamento delle generazioni presenti, con una
maggiore possibilità di incontro tra giovani ed anziani. Dall’altro lato, però, il
cambio di modelli di vita ha portato ad
una maggiore distanza dal punto di vista
fisico, essendo meno frequente, rispetto a
qualche decennio fa, che nonni e nipoti
vivano insieme.
Il rovesciamento della piramide porta a
modifiche evidenti: le nuove generazioni
dovranno prendersi cura, anche dal punto di vista economico, di un maggior numero di persone in età avanzata; dall’altro
lato la presenza massiccia di persone in
età avanzata può rappresentare un ostacolo per lo sviluppo dei giovani, ad esempio, nel campo del lavoro.
È un rapporto nuovo da descrivere, definire e ricostruire. Si tratta di recuperare
l’incontro tra generazioni come scambio e
arricchimento reciproco, riconoscere e accrescere la convinzione che ogni età è un
dono per l’altra: non c’è solo l’anziano o
l’adulto che “dà” al giovane, ma ciascuno
deve riconoscere l’esperienza delle altre età.
Il sindacato è un grandissimo laboratorio
per un rapporto solidale e responsabile tra
le generazioni, anzitutto perché al suo interno sono rappresentate diverse età, sono
presenti lavoratori e pensionati e questo
testimonia la ricchezza dell’associazione
ed evidenzia che tutti hanno uguale responsabilità e si mettono insieme per costruire il futuro delle generazioni che verranno e di quelle passate.
Ed è proprio nel sindacato che è possibile
stabilire un patto tra generazioni percorrendo la strada della “cultura del dare” e
della reciprocità: il giovane regala alle altre
generazioni l’energia, il desiderio di libertà e di provare, dall’adulto viene il prendersi cura, il costruire, il dare forma alle
cose, l’anziano, infine, dona agli altri la
testimonianza dell’essenziale, l’importanza di consegnare.
Un sindacato che non costruisce una sinergia tra generazioni è un sindacato
miope, perché si ha crescita quando ha un
senso diventare vecchi vedendo crescere i
giovani. Si ha, invece, decadenza quando
l’anziano vede i giovani come una minaccia per la sua pensione e, viceversa, quando i giovani vedono negli adulti una minaccia perché non hanno lavoro.
Bisogna leggere la realtà con occhi diversi,
vedere come sinergie i rapporti tra gene-
razioni e non cadere in queste trappole.
Ci vogliono gli occhi giusti per leggere la
realtà come una cooperazione tra anziani
e giovani.
Oggi l’idea del lavoro è cambiata; sino al
2000 l’immagine del lavoro che circolava
in Europa era piuttosto classica: agricoltura, industria, terziario. E quando si costruiva la politica, la scuola e il lavoro ci
si immaginava il modello della propria
generazione. Il lavoro non è più così e se
i politici pensano oggi al loro mondo,
non si supera la crisi. Ai politici e al mondo del lavoro è da spiegare la frase di Baden-Powell “Ask the boy” (chiedi al ragazzo), perché occorre un protagonismo dei
giovani, che è sempre un dialogo, ma i
giovani hanno bisogno di altre risorse rispetto agli adulti di oggi, risorse che sono
da trasformare in lavoro. La politica deve
immaginare il lavoro non per i giovani,
ma con i giovani. Per realizzare tutto questo è necessario essere persone nuove che
sappiano porsi al servizio degli altri e mettere al centro del loro essere, del loro pensare, del loro agire la persona, che significa avere cura e attenzione per ogni uomo
e ogni donna che incrocia il proprio percorso e avere la capacità di accoglierli.
Come appartenenti allo stesso sindacato
dobbiamo metterci insieme per fare sintesi del cammino fin qui percorso, per
pensare e discernere insieme i passi da
compiere e progettare percorsi veri, possibili, per tutti.
Ognuno deve essere corresponsabile e vivere la corresponsabilità per dare il proprio contributo nel far crescere il sindacato come una comunità accogliente, dove ciascuno si senta sempre a casa.
L’impegno è di continuare a proporre
percorsi di corresponsabilità, perché giovani e anziani hanno un sogno in comune: costruire un progetto insieme perché
la passione è la stessa. Il pensare insieme,
allora, sia il primo passo. n

L’ESERCITO DEI PENSIONATI D’ORO:
SONO 100MILA E CI COSTANO 13 MILIARDI
NEWS
Faraonici gli assegni percepiti da alcuni manager pubblici. Mauro Sentinelli,
ex manager Telecom, prende oltre 90mila euro al mese, mentre il suo ex collega
Alberto de Petris percepisce tra i 50 ed i 60mila euro al mese
e pensioni d'oro, erogate in base al vecchio sistema
retributivo, ovvero quello che si basa su un calcolo a
partire dagli ultimi stipendi percepiti dall'interessato,
in Italia sono circa 100mila e costano al Paese circa 13 miliardi all'anno. Emblematici alcuni casi: Mauro Sentinelli,
ex manager Telecom, prende oltre 90mila euro mensili,
mentre il suo ex collega Alberto de Petris percepisce tra i
50 ed i 60mila euro al mese. Ci sono poi casi meno eclatanti in termini di numeri, ma che risultano "fastidiosi"
L
20
per altro verso, come quelli dei baby pensionati ex dipendenti della Regione Sicilia, circa 360, che prendono ben
7mila euro al mese dopo aver lavorato pochi anni. Clamoroso, infine, il caso di Felice Crosta, che, per essere stato
pochi anni in servizio all'Agenzia dei Rifiuti, prende ora
una pensione d'oro da 3500 euro al mese. Tutto questo a
fronte di oltre 7 milioni di pensionati italiani che intascano
500, assegno calcolato, nella maggior parte dei casi, col metodo contributivo. n
Sindacato&servizi/
FACSIMILE richiesta pareri legali
PARERE LEGALE
Spett.le
La Voce dei Bancari
Mensile di FABI - Federazione Autonoma Bancari Italiani
Via Tevere n. 46 - 00198 Roma
Data ………………….............…..
Il/La sig./sig.ra .………………………………………, iscritto/a alla FABI (tessera
n° .……...……), pone un quesito sul seguente argomento inerente al
proprio rapporto di lavoro:
………………………………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………….......................…………
......................................................................................................................
LICENZIAMENTI
DISCIPLINARI
a cura del Dipartimento nazionale Contrattualistica FABI
Allega copia della normativa convenzionale di riferimento.
Firma del lavoratore
__________________________
Informativa e richiesta di consenso a norma del d.lgs. 196 del 2003
(codice in materia di protezione dei dati personali). I dati della presente
scheda saranno oggetto di trattamento informatico e manuale da parte
della rivista “La Voce dei Bancari” per le seguenti finalità: a) analisi
giuridico-legale; b) risposta al quesito; c) pubblicazione in forma
anonima sulla rivista “La Voce dei Bancari” del quesito e della risposta.
Titolare del trattamento dei dati è la rivista “La Voce dei Bancari” e
responsabile è il Direttore della rivista, Paolo Panerai.
Le chiediamo di prestare il consenso per il trattamento dei dati anche
sensibili contenuti nella presente scheda e nell’allegato promemoria,
per finalità editoriali relativamente alla pubblicazione di quesiti e di
risposte su “La Voce dei Bancari”.
Firma del lavoratore
N.B. Si informano i lettori che la Redazione si riserva di rispondere
e di pubblicare solo i quesiti e le risposte di interesse generale.
QUESITO
Sono un vostro iscritto da molto tempo e vorrei avere, se
possibile, dei chiarimenti sulla parte della riforma Fornero
che ha innovato la disciplina dei licenziamenti disciplinari.
Ringrazio anticipatamente.
Lettera firmata
RISPOSTA
Nella categoria dei licenziamenti disciplinari vengono
compresi, i licenziamenti per giusta causa. La giusta
causa è il caso in cui i fatti ascritti al lavoratore sono di
gravità tale, tenuto conto della natura dell'impresa, dell'attività svolta all'interno di essa e delle mansioni del
dipendente, da compromettere irrimediabilmente il
rapporto di fiducia. Il giustificato motivo soggettivo è
invece un'ipotesi meno grave di inadempimento (che
va dall'abbandono ingiustificato del posto di lavoro, alle reiterate violazioni del codice disciplinare) che giu-
stifica il licenziamento, ma con l'obbligo da parte del
datore di lavoro di concedere il preavviso.
La riforma Fornero ha modificato la precedente normativa prevedendo il reintegro solo nel caso in cui il
giudice decida che non ricorrono gli estremi della giusta causa o del giustificato motivo soggettivo addotti
dal datore di lavoro, esclusivamente per tre casi:
z perché il fatto contestato non sussiste;
z perché il lavoratore non lo ha commesso;
z perché il fatto rientra tra le condotte punibili con una
sanzione conservativa sulla base delle tipizzazioni di giusta causa previste dai contratti collettivi applicabili.
Il giudice, nelle altre ipotesi in cui accerta che il licenziamento è ingiustificato, dichiara risolto il rapporto di
lavoro, con effetto dalla data del licenziamento, e condanna il datore di lavoro non alla reintegrazione, ma al
pagamento di una indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata tra un minimo di 12 e un massimo di
24 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto,
in relazione all'anzianità del lavoratore e tenuto conto
del numero dei dipendenti occupati, delle dimensioni
dell'attività economica, del comportamento e delle
condizioni delle parti, con onere di specifica motivazione a tale riguardo. Nelle ipotesi in cui il licenziamento sia dichiarato inefficace per violazione del requisito
di motivazione di cui all'art. 2, comma 2, l. 604/1966,
della procedura disciplinare di cui all'art. 7 l. 300/1970,
o della procedura di comunicazione preventiva di cui
all'art. 7 l. 604/1966, vale il regime della tutela obbligatoria ma con attribuzione al lavoratore di un'indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata, in relazione alla gravità della violazione formale o procedurale
commessa dal datore di lavoro, tra un minimo di 6 e
un massimo di 12 mensilità dell'ultima retribuzione
globale di fatto, con onere di specifica motivazione a
tale riguardo. Ciò, a meno che il giudice, sulla base della domanda del lavoratore, accerti che vi è anche un difetto di giustificazione del licenziamento, nel qual caso
applica la reintegra.
Al riguardo l’ordinanza 5 dicembre 2013 del Tribunale
di Milano evidenzia alcune criticità contenute nel testo
di riforma dell’art. 18 introdotto dalla riforma Fornero.
In particolare, l’art. 18, comma 4, dello Statuto dei Lavoratori, nella nuova formulazione, prevede la reintegrazione – in ipotesi di licenziamento disciplinare – solo se il fatto addebitato non sussiste, oppure quando il
CCNL di categoria dispone, per tale illecito, una sanzione conservativa.
Quindi se un collega porta via un dischetto o una risma
di carta può essere licenziato e impugnato il licenziamento ritenendolo sproporzionato potrebbe accadere
che poiché il caso specifico non è previsto dal ccnl che
al l riguardo è molto generico,non vi sarebbe la reintegrazione nel posto di lavoro (tutela reale) ma solo il riconoscimento dell’indennizzo economico!
Come si può facilmente evincere da quanto sopra detto, ci troviamo di fronte ad una normativa meno garantista per il collega lavoratore e più nel solco di una
riforma punitiva per la classe lavoratrice.
Seguiremo con particolare attenzione l’evolversi della
interpretazione della magistratura. n

NEWS
Cassazione
SI PUÒ LICENZIARE IL DIPENDENTE “SPIONE”
a Corte di Cassazione, con Sentenza n. 26143 del 21/11/2013, ha rigettato il ricorso da un lavoratore contro
una sentenza che aveva convalidato la legittimità del licenziamento che gli era stato inflitto per aver registrato
alcune conversazioni tra colleghi. Nel valutare la legittimità del licenziamento il giudice di merito aveva tenuto conto di un'unica contestazione e cioè del fatto che il lavoratore improvvisatosi ‘spione’, aveva effettuato registrazioni audio che, a suo dire, sarebbero servite a dimostrare una situazione di mobbing. Non essendo state disconosciute dalla controparte, secondo il ricorrente, le registrazioni avrebbero dovuto considerarsi un legittimo
mezzo di prova da utilizzare in giudizio, senza che con questo si potesse considerare violata la riservatezza.
Il ricorrente sottolineava anche la poca chiarezza circa la valutazione della sua condotta come “capace di far venir
meno il vincolo fiduciario e se un tale elemento dovesse essere ravvisato nella violazione del diritto alla riservatezza
dei suoi colleghi o nel fatto che questi avessero ritenuto impossibile una collaborazione a seguito dell’accaduto”.
La Corte di Cassazione ha statuito, invece, che a buona ragione la Corte di Appello aveva motivato circa la legittimità dell’addebito disciplinare che aveva portato al licenziamento.
In merito all’utilizzabilità delle registrazioni come fonte di prova nell’ambito del processo civile va ricordato quanto
dispone l’articolo 2712 del codice civile secondo cui queste “formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate,
se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime”. n
L
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Sindacato&servizi/
NUMB3RS
LA PRIMAVERA
DEL COACHELLA FESTIVAL
In California, musica e arte
si danno appuntamento nel deserto
NUMB3RS
di Flavia Gamberale
Il flower-power versione 2.0, con i suoi festival all’aperto meta di spensierati neo-bohémiens, riscalderà anche la primavera 2014: un evento fra tutti, l’annuale edizione
del Coachella Valley Music and Arts Festival o, più semplicemente, Coachella Festival.
L’evento si svolge ogni anno, nel mese di aprile, a Indio, piccola località situata nel deserto californiano, a circa 200 km da Los Angeles.
Indio, fondata nel 1876 per la necessità della presenza di una stazione intermedia
sulla linea ferroviaria Yuma-Los Angeles, era il tipico paese americano di agricoltori
e minatori, che negli anni Venti diventa località termale per americani agées: tuttavia,
grazie alla ferrovia, attraverso cui arrivavano in pieno deserto nuove mode e tendenze,
il paese ha sempre custodito in sé un’anima eclettica, tanto da essere scelta, nel 1999,
come sede per la manifestazione musicale.
Il Coachella Festival, oltre ad essere famoso per ospitare ad ogni edizione numerosissime esibizioni di musica live, si è fatto notare negli anni anche per l’affluenza di
artisti che man mano hanno iniziato a partecipare al contesto: scultori, in particolare,
+ 37%
Italiani sempre più propensi a fare shopping sulla rete. Secondo una recente indagine
di Confcommercio- Imprese per l’Italia in collaborazione con Format research, durante il periodo dei saldi invernali le persone che si sono dette intenzionate a fare
acquisti attraverso il canale del web sono aumentate del 37%, contro il 27% dello
scorso anno, mentre gli aficionados degli acquisti tradizionali sono calati del 6,3%.
1,2%
Tasso d’inflazione medio annuo in discesa. Nell’anno appena trascorso, si è attestato
all'1,2%, in forte diminuzione rispetto al 3% registrato nel 2012. Lo comunica l'Istat
in base alle stime preliminari, precisando che si tratta del tasso d’inflazione più basso
mai raggiunto dal 2009.
41,78 milioni
232 mila in più (+0,6%) rispetto al 2012. A tanto ammonta, secondo Destatis, l'istituto
di statistica tedesco, il numero di occupati in Germania nel 2013, Paese che si conferma, così, locomotiva d’Europa anche sul fronte occupazionale, nonostante l’austerity targata Angela Merkel. Un trend positivo che va avanti dal 2011: nel 2012 il
numero di persone occupate era aumentato dell'1,1% (+444 mila) mentre nel 2011
dell'1,4% (+554 mila).
- 15 euro / - 250 euro
Nel 2013 è diminuito il peso delle tasse sulle famiglie italiane. A dirlo è la Cgia, che
ha realizzato alcune simulazioni su tre diverse tipologie familiari. Rispetto al 2012,
un giovane operaio senza familiari a carico ha beneficiato di un risparmio fiscale di
15 euro. Per una famiglia bireddito con un figlio a carico, invece, il peso delle tasse
è diminuito di 178 euro, mentre è salito a 250 euro lo sgravio per una famiglia monoreddito con due figli a carico.
- 50 miliardi
Banche con il braccino sempre più corto. In un anno, da ottobre 2012 a ottobre 2013,
i prestiti alle piccole medie imprese italiane, in particolare quelle con meno di 20 addetti, hanno registrato un calo di 50 miliardi di euro (-5,3% in meno rispetto allo scorso anno). Lo denuncia Confartigianato, spiegando che a minori finanziamenti si è associato l'aumento dei tassi di interesse. A ottobre 2013 - rileva Confartigianato - il
tasso medio per i prestiti fino a 1 milione di euro era del 4,49% (66 punti base in più
rispetto alla media Ue), ma saliva al 5% per i prestiti fino a 250.000 euro, vale a dire
44 punti base in più rispetto alla media europea.
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che, durante il periodo delle performance musicali, realizzano suggestive installazioni e scenografie che rendono ancora più spettacolare
la già geograficamente affascinante località.
L’evento si svolge solitamente nell'arco di due
o tre giorni ma, quest’anno, prevede una durata di ben due fine-settimana consecutivi: la
kermesse si svolgerà infatti fra l’11 e il 13 aprile e poi di nuovo fra il 18 e il 20 del mese.
Quasi per consuetudine, ad ogni edizione del
Coachella si assiste alla reunion di band sciolte da tempo: è stato questo il caso dei Siouxsie and The Banshees nel 2002, dei Pixies
nel 2004, dei Rage Against the Machine nel 2007, o i The Verve nel 2008.
Anche per l’edizione 2014 la lista delle presenze è pressoché pronta: accanto a grandi
gruppi come Queens of the Stone Age, Beady Eye, Muse e Arcade Fire, sono annunciati
addirittura i Motörhead, il che significa che sono evidentemente migliorate le condizioni
di Lemmy Kilmister, voce e basso della band, colpito lo scorso anno da vari problemi
di salute. Tra gli altri gruppi e artisti che si esibiranno a Indio segnaliamo Outkast, Lana
Del Rey, Pharrell Williams, i Little Dragon, la Jon Spencer Blues Explosion.
Come ogni evento cool che si rispetti, durante i giorni del festival vengono abitualmente paparazzate, tra il pubblico, molte celebrità del mondo della musica e dello
spettacolo, generalmente agghindate in felici look “beat-generation”.
Anche se lontanissimo da noi e costoso per i viaggiatori del rock, il programma dell’appuntamento di Indio è estremamente interessante per gli osservatori di eventi live
in particolare, per i quali rappresenterà sicuramente una tentazione a cui sarà dura
resistere.
Silvia Catalucci
Sindacato&servizi/
ESATTORIALI
IL
FISCO
CHE VOGLIAMO
di PIERLUIGI PRATOLA, Coordinatore nazionale Esattoriali
a crisi finanziaria del 2008 e la re- “festa” è finita, la lira non
cessione dell’economia globale del c’è più e la capacità econo2009 hanno determinato un forte mica del Paese è la variabideterioramento delle finanze pubbliche le dipendente dalla voraciin tutti i Paesi dell’area Euro e hanno ri- tà del fisco...
proposto con grande attualità il proble- In questo carosello messo
ma della voracità del fisco che, in Italia, in scena dal potere autoresi materializza per la stampa e per citta- ferenziale e arrogante,
dini, con gli esattori di Equitalia e Ri- spuntano per legge, addiscossione Sicilia. Il federalismo fiscale rittura nuovi esattori delle
negli anni 90 appariva come espressione tasse. Gli esattori privati
di autodeterminazione dei popoli, fatto- “bravi”, quelli che al servire di sviluppo, potenziamento delle isti- zio della politica locale
tuzioni locali, è stato invece il fattore fantasticano riscossioni
fondamentale dell’esplosione delle spese “dolci” (con aggi fino al
pubbliche in Italia e del moltiplicarsi di 30%) al posto dell’algida
Equitalia (e Riscossione
imposte e tasse.
Questo processo di decentramento legi- Sicilia), andando a comslativo e amministrativo prima che fisca- pletare quel quadretto nel
le, negli ultimi 25 anni ha generato la quale – dell’esattore – la
stratificazione di una crescente disponi- Politica, non ha mai fatto
bilità di spesa delle Amministrazioni pe- sentire al cittadino la sua
riferiche su quella già elevata delle Am- mancanza!
ministrazioni centrali. A sua
volta ha poi stimolato una cre“Può darsi che non siate
scita speculare (e stratificata)
responsabili per
della potestà impositiva di Rela situazione in cui
gioni, Province, Comuni, Enti
vi trovate, ma lo
Locali, Comunità, Consorzi.
diventerete se non fate
Gli effetti sono stati devastanti
quindi sia sulla spesa pubblica
nulla per cambiarla”.
che sulla pressione fiscale geneMARTIN LUTHER KING
rate, entrambe, a diversi livelli
senza alcun coordinamento, ma
soprattutto perdendo di vista –
nell’antico gioco dello “scaricabarile” – gli unici valori positivi
del Federalismo: gli elementi fondanti
del progresso e dello sviluppo delle comunità.
I responsabili di questa “asimmetria
quantitativa” che ha generato lo sfascio
della finanza pubblica italiana sono morti o spariti nelle tenebre, restano ora i soliti cittadini “noti al fisco” che – dopo
aver goduto inconsapevolmente di questa grande abbuffata di servizi quasi gratis e di condoni – si trovano “impigliati”
nelle strette maglie di Agenzia delle Entrate, Equitalia e Riscossione Sicilia, rimaste sul campo a riscuotere quando la
L
In verità è proprio della rappresentanza
politica del cittadino che si sente la mancanza, perché i bracci armati dell’Agenzia delle Entrate (quella mediatica e tracotante, l’unica che a Courmayeur non
scia!), Equitalia e Riscossione Sicilia non
agiscono alle dipendenze del Ministero
dell’Economia ma riscuotono sulla base
dei ruoli (spesso sbagliati) emessi dalla
stessa Agenzia delle Entrate e gli Enti
impositori.
Questi apparati dello Stato, le due società pubbliche (con contratto di natura
privatistica: ABI), sono gestite con siste-
mi talmente autoreferenziali e nel totale
disinteresse del Parlamento che, quando
qualche notizia finisce sul giornale, viene
ingigantita al punto da divenire esse stesse “il problema” e con esse le forze politiche lasciano soli anche i lavoratori: linciati, sequestrati, insultati, minacciati.
Riscuotere le tasse in Italia non è mai
stato un lavoro “comodo” soprattutto
quando si riscuotono oggi imposte calcolate in periodi economici di “Grande
Bellezza”.
È ancora più scomodo, lesivo della dignità dei lavoratori (cugini bancari), avvilente, quando una legge (122/2010),
approvata dal Parlamento italiano, impone ciecamente il congelamento degli
stipendi al 2010 (CCNL 9 aprile 2008)
senza possibilità di recupero. Quando la
“Spending review” si applica cinicamente alle trasferte dei dipendenti ma non ai
conferimenti di incarico a 5.678 avvocati esterni. Quando Equitalia disdetta i
Contratti Integrativi di 8.167 lavoratori
mentre i manager hanno “solidi contratti” ad personam. Quando con un colpo di spugna l’azienda cancella il welfare
aziendale e, con esso, tutte le tutele e le
garanzie costruite insieme ai colleghi del
Credito ad una categoria che svolge un
servizio nevralgico per il funzionamento
dello Stato. Tutto questo è ancor più scomodo!
È giunta l’ora in cui il Parlamento osservando quello che è accaduto in questi
anni in materia fiscale pensi a ciò che necessario accada nell’immediato futuro.
È necessario abbandonare la logica
odierna del “breve periodo”, distinguersi
nella capacità di dimostrare progettualità
nella Politica così come il Sindacato fa
già, una progettualità a medio e lungo
periodo per il Paese che ripristini il rapporto di fiducia col mondo del lavoro
ancor prima che con i cittadini, ridando
dignità ai lavoratori di tutti i settori finanziari.
La FABI e i lavoratori della Riscossione
vogliono, come i cittadini, che la politica
apra l’agenda del nuovo anno con la centralità del rapporto tra fisco e contribuente quale solida base per ripristinare
quella “Equità” tanto annunciata e mai
praticata verso gli esattoriali come verso
i contribuenti.
Basterebbe che il Ministero dell’Economia riprendesse l’azione diretta di controllo e verifica dell’attività di riscossione
sottraendola all’autoreferenziale, burocratica, Agenzia delle Entrate. E se su un
fronte, la semplificazione fiscale può dare importanti risultati, sull’altro fronte
anche la riduzione della spesa darà i suoi
frutti se condotta finalmente seriamente.
Nell’organizzazione dello Stato i cittadini sentono forte la mancanza dell…
“Agenzia della Spesa”. n
23
Sindacato&servizi/
FISCO
I COSTI AGGIUNTIVI PER COMPRARE CASA
ALLE PRESE
COL DEDALO
DI IMPOSTE E
CARICO FISCALE
casa (4%) o seconda casa (10%) o case di lusso (22 %).
A partire dal 1° gennaio 2014, le imposte relative alla
compravendita di immobili sono state modificate. È
entrato, infatti, in vigore il decreto che si propone di
rivedere la distribuzione della imposta di registro tra la
abitazione principale e gli altri immobili, allo scopo di
diminuire il carico fiscale sulla prima casa.
L’aliquota da applicare per il calcolo dell’imposta di registro da pagare direttamente al notaio al momento
della stipula dell’atto di compravendita tra privati, è
stato ridotto dell’1% in caso di acquisto di immobili
destinati ad abitazione principale, mentre aumenta in
tutti gli altri casi.
Anche la tassa fissa, ipotecaria e catastale, ha subito delle modeste variazioni, che hanno comunque seguito lo
stesso criterio applicato per l’imposta di registro. Non
viene invece modificata la aliquota dell’Iva, che si paga
solo nel caso di acquisto di fabbricato di nuova costruzione direttamente dalla impresa costruttrice: si viene
quindi a creare una maggiore convenienza nell’acquisto
di prima casa tra privati piuttosto che da imprese.
Lo scotto di questa agevolazione viene fatto pagare sugli acquisti di tutti gli altri fabbricati, seconde case ma
anche fondi, capannoni e terreni, che vedranno la aliquota del registro aumentare di ben 2 punti .
L’acquisto della “prima casa” ha goduto sin dal 1982
di un regime fiscale agevolato che consente di pagare
le imposte in misura inferiore rispetto a quelle ordinariamente dovute. Questa ulteriore riduzione delle imposte ne accentua il differente trattamento nella imposizione fiscale.
Vediamo nel dettaglio quali sono le nuove aliquote in
vigore dal 1° gennaio 2014. In caso di acquisto prima
casa bisogna distinguere due casi.
Se il venditore è un privato:
z l’imposta di registro dal 3% passa al 2% (con un minimo di 1.000 euro). Tale imposta si calcola sul valore catastale dell’immobile (rendita catastale per un
moltiplicatore che è differente per ogni singola categoria catastale) e non sul valore reale di acquisto
z l’imposta ipotecaria fissa che era pari a 168 euro passa a 50 euro
z l’imposta catastale fissa che era pari a 168 euro passa
a 50 euro
di LEONARDO COMUCCI – Esperto fiscale
Un caso particolare è dato dalle abitazioni accatastate
come immobili di lusso (categorie A/1, A/8 e A/9); in
questo caso l’imposta di registro, che fino ad ora aveva
scontato un’imposta di registro del 7% sul valore catastale dell’immobile fino al 31 dicembre 2013, è diventata pari al 9% dal 1° gennaio 2014.
Finora tutti i Governi hanno
promesso semplificazioni
e chiarezza, ma…
Se il venditore è un’impresa costruttrice
(o di ristrutturazione) entro 5 anni
dall’ultimazione lavori:
di tributi, tutti a carico dell’acquirente: l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, (eventualmente) l’Iva.
Il peso di queste imposte varia in base ad alcuni parametri: il fatto che la casa sia acquistata come abitazione
principale o meno; la qualità soggettiva del venditore
(soggetto privato o impresa costruttrice); il tipo di immobile da acquistare (di lusso).
L’Iva, per esempio, è dovuta solo se la casa viene comal 1° gennaio cambiano le imposte sull’acqui- prata direttamente dall’impresa che l’ha costruita (o insto e diminuisce il carico fiscale sulla prima ca- tegralmente ristrutturata) entro 5 anni dalla fine dei lasa. Non ci riferiamo ai prezzi degli immobili vori. Come per tutti gli altri beni, infatti, l’Iva non è
soggetti agli andamenti del mercato, bensì a quei costi dovuta, se a vendere è un privato non titolare di partita
aggiuntivi, più o meno fissi, da considerare in fase d’ac- Iva, nel senso che non svolge di professione la compraquisto. Oltre alle eventuali commissioni per l’agenzia vendita immobiliare (un avvocato o un meccanico,
immobiliare e alla parcella notarile, due variabili che sebbene titolari di partita Iva, possono vendere la loro
dipendono dal mercato e dai tariffari professionali, sul casa come privati cittadini, senza Iva). L’aliquota Iva
prezzo di acquisto di una casa pesano, infatti, una serie applicabile alla vendita varia inoltre se si tratta di prima
D
24
z l’Iva applicata sarà del 4% (non è stata modificata)
z l’imposta di registro fissa di 168 euro passa a 200 euro
z l’imposta ipotecaria fissa di 168 euro passa a 200 euro
z l’imposta catastale fissa di 168 euro passa a 200 euro
Resta immutata l’equiparazione tra acquisto tra privati
e da impresa costruttrice dopo il quarto anno dalla ultimazione lavori.
Infatti, se si acquista da impresa non costruttrice che
non ha eseguito significativi lavori di restauro, risanamento o ristrutturazione, oppure si acquista da impresa
Sindacato&servizi/
FISCO
costruttrice (o di ristrutturazione) dopo 5 anni dalla ultimazione lavori, avremo
la stessa tassazione di registro di un acquisto tra privati, e verranno ritoccate le
sole imposte fisse:
z Iva esente
z l’imposta di registro dal 3% passa al 2% (con un minimo di 1.000)
z l’imposta ipotecaria fissa di 168 euro passa a 200 euro
z l’imposta catastale fissa di 168 euro passa a 200 euro
Vediamo ora cosa cambia se si acquista un immobile ad uso abitativo che non
verrà destinato come abitazione principale (seconde case).
Se il venditore è un privato oppure un’impresa “non costruttrice”
e che non ha eseguito lavori di restauro, risanamento o ristrutturazione,
oppure un’impresa “costruttrice” (o di ristrutturazione) che vende
dopo 4 anni dalla data di ultimazione dei lavori:
z l’imposta di registro dal 7% passa al 9% (con un minimo di 1.000 euro)
z l’imposta ipotecaria dal 2% passa a 50 euro
z l’imposta catastale dal 1% passa a 50 euro
Se il venditore è un’impresa costruttrice (o di ristrutturazione)
che vende entro 4 anni dall’ultimazione lavori:
z l’Iva del 10% resta invariata (ma sarà del 22% se l’immobile è di lusso)
z l’imposta di registro fissa di 168 euro passa a 200 euro
z l’imposta ipotecaria fissa di 168 euro passa a 200 euro
z l’imposta catastale fissa di 168 euro passa a 200 euro
È bene ricordare che, a partire dal 1° gennaio 2007, alla stipula del rogito tra
privati è possibile indicare nell’atto come base imponibile il valore catastale dell’immobile, anziché la cifra effettivamente pagata.
Questa possibilità non può essere fatta valere nel caso in cui l’acquirente non è
un privato, quando la vendita è soggetta ad Iva oppure se la compravendita non
si riferisce ad immobili adibiti a civile abitazione, come terreni, negozi o uffici.
In questo caso la base imponibile da indicare sarà costituita dal prezzo pattuito
tra le parti e non dal valore catastale.
L’applicazione delle imposte sul valore catastale dell’immobile, indipendentemente dal prezzo dichiarato dalle parti, deve essere richiesto al notaio al momento della stipula. In tal
caso il rogito deve riportare
anche il valore catastale
dell’immobile. L’agevolazione spetta a condizione che
nell’atto sia indicato l’effettivo importo pattuito per la
cessione. È importante sottolineare che, nel caso in cui
la tassazione avvenga sulla
base del valore catastale e
non sull’effettivo importo
pagato, il notaio dovrà ridurre la sua tariffa del 30%.
Resta il limite del mutuo:
se per l’acquisto della casa,
l’acquirente ha contratto un mutuo o chiesto un finanziamento bancario, la
base imponibile non può essere inferiore all’ammontare del mutuo o del finanziamento erogato, né sarà possibile detrarre dalla propria dichiarazione
dei redditi interessi passivi maturati su importi di mutuo superiori al prezzo
di acquisto.
Ricordiamo infine che per ottenere le agevolazioni sulla prima casa
è necessario:
z essere residenti nello stesso comune dell’immobile acquistato o trasferirvi la
residenza entro 18 mesi dall’acquisto;
z non essere proprietari di altri immobili nello stesso comune;
z non avere già usufruito delle agevolazioni “prima casa” per qualsiasi altro immobile su tutto il territorio nazionale.
NON SOLO BANCARI
“RESPIRO LA MONTAGNA”
INNO ALLA BELLEZZA
DELLA NATURA
Dario Ferrandi, bancario dal 1991, riporta in un libro
fotografico il suo amore per tutto ciò che ancora
c’è di incontaminato
D
ove la natura incontra l’animo umano nasce sempre qualcosa di meraviglioso,
un attimo di eterno e profondissimo respiro. Respiro. Come il titolo del libro fotografico di Dario Ferrandi: Respiro la montagna. Lui, bancario dal 1991, con l’amore
per la montagna. Per le vette, il cielo, la neve, il ghiaccio. Ma anche gli animali, i fiori,
le praterie, la rugiada. E dove l’obiettivo della sua reflex incontra quel particolare, nasce un attimo di intensa passione. La passione che Ferrandi sa trasmettere. La sua
passione, ma anche quella degli occhi di chi guarda, che viene immediatamente trasportato in un mondo che non è di fantasia, ma di struggente realtà.
Fin da bambino Ferrandi ha vissuto la montagna e con gli occhi limpidi di un bambino ne ha colto pienamente le sfumature, i colori, i sapori. Oggi quella sua lettura
è restituita sapientemente nel suo “Respiro la montagna”, dove in oltre 70 pagine
anche il profano può immergersi in un mondo naturalistico pieno. Non si tratta di
una natura statica, ma di un divenire natura consapevolmente elaborato dall’autore, che non vede solamente, ma interpreta i ritmi del tempo. Ad ogni
immagine Ferrandi accosta un pensiero che non
vuole essere una spiegazione, ma semplicemente
rende quello che lui stesso prova in quegli attimi di
pura poesia, a contatto con la sua montagna. Perché come in ogni forma di arte, sta all’osservatore
guardare e provare dentro l’emozione. E allora, quel
ramo di albero dai colori autunnali che resiste alla
forza della neve porta con sé un contenuto di significati che vanno ben oltre il fermo immagine, e che
permettono a chi guarda di leggervi tutto. Tutto
quello che ha un senso per lui e per la sua vita. PerTitolo
ché quel ramo può essere “ancora” autunnale o
Respiro la montagna
“già” autunnale. Può chiudere un ciclo o può aprirne uno nuovo. Perché non è il “tempo umano” a
Autore
scandire le stagioni dell’animo, ma è il “sentire
Dario Ferrandi
umano” che le rende veramente un nuovo inizio o
Editore
una prossima fine. E poi c’è la neve, che occupa
Pubblinova edizioni Negri
grande parte del libro. Distese bianche mai fredde.
Dove il sole irradia quel fiore comunque sbocciato
pagine 78
euro 20,50
o quelle vette che dall’alto dominano la vallata. Un
senso positivo e una serenità interiore fanno da filo
conduttore all’intero volume. La luce e i colori caldi sono punto di riferimento costante e rassicurante. Anche laddove la roccia è aspra e ruvida e le nuvole appaiono
minacciose all’orizzonte, c’è sempre una rinascita positiva, quella di una natura
nuova che si fa strada, rigogliosa e silenziosa.
Ma a non mancare sono anche gli animali. Dai più piccoli, quelli che Ferrandi insiste
nel voler riabilitare alla coscienza umana. Troppo spesso i nostri occhi si fermano
guardare l’insieme perdendo la genuinità del particolare. Di quella sfumatura in più
che fa la differenza. Bè, oggi, con questo testo illustrato il nostro occhio può tornare
a prendersi il tempo necessario per osservare. Quelle ali colorate di una farfalla intenta a succhiare il polline di un fiore o la larva che assapora il suo viaggio su una distesa di foglia. E poi, gli stambecchi, dominatori della montagna, l’ermellino, curioso
o incuriosito che si ferma e sembra contemplare l’obiettivo della macchina fotografica. La varietà di uccelli, dal pettirosso alla pernice bianca, che popolano la natura,
in montagna, in campagna come in città. Ma con i quali ci dimentichiamo di convivere
e di condividere lo stesso mondo. Un mondo a cui loro guardano ancora con la limpidezza degli occhi di un bambino, mentre noi siamo troppo intenti a correre dietro
al dinamismo dei tempi. Troppo presi dall’insieme delle cose, ci dimentichiamo di
guardare il particolare. Quel particolare di cui, però, è fatta anche la natura umana.
Simona Sacconi
Chi avesse quesiti di carattere generale attinenti alla materia fiscale, può inviarli al numero di fax 06.233.222.788
25
Nonsolobanca/
HI-TECH
I CINQUE
TECH BOOM
DEL 2014
RETAIL, AUTO INTELLIGENTI,
COMPUTER INDOSSABILI,
SCHERMI CURVI
E DOMOTICA
26
chermi curvi, computer indossabili sempre più sofisticati ma, soprattutto, una rivoluzione tecnologica in tre degli ambienti più familiari: casa, macchina e negozi. Se il 2013 ha visto la consacrazione del
touch in ogni ambito, pc compresi, il nuovo anno si apre
con grandi aspettative nell’ambito delle tecnologie di utilizzo comune, forse meno appariscenti dell’ennesimo
modello di smartphone o tablet, ma destinati a modificare profondamente non solo le abitudini di milioni di
consumatori, ma a rivedere anche modelli di business e
posizioni di mercato sinora ben definite. Ecco cinque
tecnologie e ambiti da tenere d’occhio nel 2014, anche
per le possibili performance borsistiche delle società in
prima fila nei rispettivi ambiti.
S
Retail e pagamenti elettronici
Una delle tecnologie più promettenti e potenzialmente
rivoluzionarie per l’intero settore del retail, e per gli stessi
pagamenti elettronici, è i realtà già presente in ben 200
milioni di dispositivi con un logo a forma di mela. Apple
iBeacon è, infatti, una piattaforma messa a punto dalla
società di Tim Cook che sfrutta una soluzione software
compatibile con vari dispositivi hardware, tra cui gli ultimi tablet e smartphone e persino alcuni modelli di
computer Mac. In pratica, sfrutta la scheda Bluetooth a
basso consumo energetico presente negli ultimi modelli
di iPhone e iPad insieme a Gps e Wi-Fi per localizzare
con estrema precisione i clienti all’interno di un negozio,
e offrire loro una serie di informazioni a seconda della
posizione. Basterà, quindi, avvicinarsi allo scaffale di un
qualsiasi prodotto per ricevere direttamente sul display
Nonsolobanca/
HI-TECH
del proprio smartphone o tablet informazioni supplementari, sconti personalizzati o proposte di acquisto di
articoli correlati. Il tutto elaborato in
base a tutte le informazioni relative
alle proprie preferenze, elaborate in
base agli acquisti precedenti, il tempo
speso nei vari reparti del negozio e in
altri centri, i desideri e gli interessi
postati sui social e così via. Una vera
rivoluzione che Apple ha già introdotto nei propri negozi per affinare
gli ultimi dettagli e partire poi su
grande scala. Non essendo legata a un
hardware particolare, iBeacon è infatti compatibile anche con dispositivi
basati sulla piattaforma Android di
Google o Windows Phone di Microsoft, ed è a tutti gli effetti alternativa alla tecnologia Nfc,
ovvero le radio a corto raggio sperimentate dagli operatori di telefonia mobile per i pagamenti elettronici. Apple potrebbe, infatti, completare facilmente iBeacon aggiungendo anche i pagamenti elettronici alla piattaforma: in fondo, la quasi totalità degli utenti iPhone ha già
collegato una carta di credito al proprio account iTunes,
e su iPhone 5S non è neanche necessario digitare un codice di sicurezza a conferma dell’acquisto: basta sfiorare
il sensore alla base del display, su cui apparirebbe lo scontrino in forma elettronica al momento del pagamento.
Automobili connesse a internet
Con l’eccezione degli impianti per l’utilizzo del telefono
cellulare in modalità vivavoce, le automobili sono state
sostanzialmente immuni dalla rivoluzione di internet. I
tentativi di integrare scatole nere costantemente connesse a internet per monitorare posizione, velocità e stato
dell’auto da parte di alcune compagnie di assicurazioni
hanno coinvolto solo fasce marginali del mercato, mentre l’integrazione con i sistemi di intrattenimento digitale
di bordo si è limitata ai soli modelli top. Questo scenario
è però destinato a cambiare rapidamente. Ford, grazie
all’accordo con Microsoft, sta infatti inserendo in pressoché ogni modello della propria gamma il sistema Sync
basato sul sistema operativo Windows Embedded Automotive. Per il momento il sistema offre funzioni indispensabili come le chiamate a mano libera e la riproduzione di file musicali del telefono, ma la presenza di un
sistema standard apre la piattaforma a sviluppi che vanno dalla navigazione satellitare integrata con le informazioni personali a sistemi di gestione intelligente
dell’auto, come il parcheggio assistito o la frenata automatica in caso di ostacoli davanti all’auto, nella stessa logica delle
app sviluppate da terze parti
che ha portato al succes-
so iPhone. Proprio Apple, del resto, grazie alla diffusione
di iPhone ha già stabilito relazioni con case automobilistiche del calibro di Bmw, Daimler, General Motors e
Honda, mentre Google annuncerà tra pochi giorni in
occasione del Ces un accordo con Audi per l’integrazione del sistema operativo Android nelle automobili del
gruppo. Google del resto è in prima linea nello sviluppo
di sistemi per l’assistenza e la guida autonoma di autoveicoli, e questa esperienza porterà presto a cambiamenti
importanti nel settore dell’automotive, a partire dalla sicurezza di guida e i sistemi antifurto.
sione del telefonino, Apple e Microsoft starebbero lavorando più sul concetto di sistema di analisi dello stato
di forma del proprietario, da sincronizzare poi con smartphone e tablet. Un’interpretazione dei pc indossabili
che vede molto attivi anche colossi come Nike e Adidas
ma anche piccole società come Withings, che ha sviluppato Pulse, e Fibtit con Flex. Senza contare Google,
pronta a rilasciare i rivoluzionari, quanto devastanti e assai discussi dal punto di vista delle normative e della privacy, occhiali intelligenti.
Schermi curvi
Computer indossabili
Jawbone Up, il braccialetto che cela al suo interno un
micro computer in grado di analizzare in tempo reale
movimenti e persino la qualità del sonno, è stato uno
dei fenomeni del 2013, ma il nuovo anno promette un
salto di qualità nei computer indossabili grazie ai dispositivi su cui stanno lavorando Apple e Microsoft, tra gli
altri. Se, infatti, l’orologio intelligente di Samsung basato
su Android è stato un flop, essendo una sorta di esten-
Non saranno forse rivoluzionari dal punto di vista dell’innovazione, ma lo sono sicuramente sotto il profilo
del design che rendono possibile. Dopo anni di prototipi
i display curvi sono finalmente pronti per la produzione
di massa, come dimostrano i modelli tv e lo smartphone
G Flex presentato da LG, attualmente la società più
avanti in questo campo tanto da aver battuto sinora i
cugini coreani di Samsung. Non è difficile prevedere una
risposta del colosso di Seoul, probabilmente già in occasione del Mobile World Congress a fine febbraio. La
produzione di massa dei display curvi dovrebbe poi accelerare il debutto della prossima e più incisiva rivoluzione, ovvero gli schermi flessibili.
Domotica
Dopo anni di prototipi di frigoriferi con tv integrata per
verificare la scadenza dello yogurt acquistato, al costo
teorico di qualche migliaia di euro, la casa intelligente si
prepara a diventare realtà grazie a elettrodomestici capaci
di connettersi a internet con un costo marginale assai
contenuto rispetto ai modelli tradizionali. Samsung ha,
infatti, integrato schede Wi-fi per connettersi a internet
in una gamma sempre più vasta di elettrodomestici che
spaziano dalle lavatrici alle lavastoviglie, dai condizionatori d’aria sino alle tapparelle elettriche, tutte controllabili poi a distanza attraverso gli smartphone, che sempre
più si stanno trasformando anche in una sorta di chiave
d’accesso digitale alla casa. Sempre sotto controllo grazie
ai dispositivi di videosorveglianza, mai così affidabili e
facili da utilizzare come nel caso della famiglia di dispositivi D-Link. n
27
Nonsolobanca/
LA FABBRICA DEI SOGNI
L'EDUCAZIONE
SENTIMENTALE
DI UN PICCOLO
SOGNATORE
AI TEMPI DELLA MAFIA
ualcuno ha detto che ci pentiremo non solo per le parole e le
azioni delle persone cattive, ma
per lo spaventoso silenzio delle persone
buone. E sembra proprio che Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, non si sia voluto
schierare, in questo caso, con le persone
buone, considerata la sua chiara intenzione di “rompere” questo silenzio attraverso
il suo film La mafia uccide solo d’estate,
originale e coraggiosa opera prima che affronta le dolorose pagine della storia mafiosa e dell’Italia, in modo chiaro e leggero. Sì esatto, la leggerezza è proprio lo stile
che ha voluto adottare Pif per il suo primo
racconto cinematografico: certo è legittimo avere dubbi sulla riuscita di un film
che affronta con leggerezza un tema scottante e sanguinoso... ma non c’è altro modo per fugare ogni dubbio che vederlo!
Attraverso lo sguardo del piccolo Arturo,
bambino intelligentissimo, spigliato, stralunato sognatore, con la passione per il
giornalismo ed una accesa curiosità per la
vita, Pif rivisita una storia che non si studia sui libri e che in troppi tendono a dimenticare: dalla strage di Viale Lazio del
1969, alle bombe di Capaci e via D’Amelio nel 1992, passando per l’omicidio del
generale Dalla Chiesa e quelli di Boris
Q
28
Giuliano, Pio La Torre, Rocco Chinnici
e tutti quelli che sono caduti durante la
dura guerra contro la mafia, gli attentati,
le minacce e la multiforme omertà. Tutte
queste tragiche vicende scorrono parallelamente, e s’intrecciano, con la vita del
piccolo Arturo e con la sua quotidianità
nella sua affascinante e al tempo stesso
terribile Palermo. Una quotidianità che,
nonostante il rumore di sotto fondo di
spari ed esplosioni, lascia comunque spazio a colore e calore, tenerezza ed in particolare ad una storia d’amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il
cuore della sua amata Flora, dai tempi
della scuola (quando cercava di conquistarla facendole trovare ogni giorno una
Iris con crema di ricotta sul banco), fino
a quando, quasi trentenne, dopo averla ritrovata per caso, non incrocia nuovamente il suo sguardo...
Quasi una favola, delicata, esilarante e, al
contempo toccante, questo riuscito racconto di Pif racconta in modo nuovo la
mafia: dissacrando l’immagine dei boss,
ironizzando su un sistema ipocrita con il
quale gli adulti esorcizzavano la paura della mafia dietro il quale, invece, si celava
una pericolosa omertà (non bisogna preoccuparsi degli omicidi e delle sparatorie,
perché “la mafia uccide solo d’estate”, gli
assicura il padre; e Arturo ci crede) e mettendo in risalto, senza pietismi, l’umanità
dei grandi eroi dell’antimafia. Allo sguardo genuino e a tratti surreale del bambino, si affianca lo sguardo di un artista che
sa come raccontare la realtà (utilizzando
il suo linguaggio caratteristico, ampiamente sperimentato e collaudato nella
cinerubrica a cura di Valerio Carangella
trasmissione televisiva Il Testimone, in
onda su MTV, di cui Pif è autore e conduttore). Gli argomenti, anche quelli più
scabrosi e delicati, vengono trattati, nel
suo programma come nel film, con un
doppio registro fatto di ironia e fredda
presentazione dei fatti, in una originale
alternanza tra momenti comici e pugni
allo stomaco, che in questo caso sono rappresentati da immagini di archivio che
mostrano alcuni degli omicidi e i funerali
di Falcone e Borsellino. Nulla è fuori posto e tanto meno eccessivo in un’opera
misurata, non certo per i contenuti, ma
per i toni che non scadono mai nel cattivo gusto e nel sentimentalismo facile, ed
una sceneggiatura che non lascia spazio a
cadute di stile o vuoti narrativi. Se l’intento era quello di far capire quanto la
mafia entri nella nostra vita, anche se ufficialmente non abbiamo nulla a che fare
con essa, certamente è stato raggiunto a
pieno; ma certamente la sfida di Arturo,
che è la stessa del regista, e che è anche
quella di ognuno di noi, è quella di confrontarsi con questa realtà sempre più sotterranea che, come un cancro, ha ormai
metastasi ovunque, e a cercare le risposte
giuste ognuno nel proprio cuore e nel
proprio senso civile. n
La mafia uccide
solo d’estate
Italia, 2013
Titolo:
La mafia uccide solo d’estate
Regia:
Pif
Soggetto e sceneggiatura:
Pif, Michele Astori, Marco Martani
Interpreti: Pif, Cristiana Capotondi,
Ninni Bruschetta, Claudio Gioè,
Alex Bisconti, Ginevra Antona,
Rosario Lisma, Barbara Tabita
Nonsolobanca/
PAESE CHE VAI, ITALIA CHE TROVI
ALLA RICERCA
trale della riserva di Caramanico, a 1227
metri d'altezza, costruito all'interno di
una cavità naturale e in cui pare che alloggiò, in una delle cellette, dal 1284 al
1293 Celestino V. Di ritorno dalle lunghe
passeggiate ci penseranno Nicola e Livia
a rigenerare il corpo, con la loro cucina
genuina e attenta al recupero di varietà
antiche di grani, ortaggi e frutti dimenticati. Da provare le Sagne, una pasta fresca
con ceci, bastardone (peperone dolce) e
aglio, la Fracchiata (una polenta ottenuta
da una farina di legumi misti) con bastardone e alici, il collo di maiale (allevato allo stato brado) all'arancia o alle erbe, le
polpette cacio e uovo cotte con il pomodoro, polpette di lenticchie (autoctone)
DEL TEMPO
PERDUTO
IN CAMMINO TRA EREMI
E SENTIERI INCANTATI,
NEL CUORE DELL'ABRUZZO
di VALE
Una scelta coraggiosa la loro che decidono di abbandonare quelli che pensavano
fossero i propri sogni (lui laureando in
iaggiare alla scoperta di piccole medicina, lei si occupava di Archeologia
mete, nascoste tra le bellezze na- a Roma), per trasferirsi in questo fazzoturali del nostro stivale, quasi letto di terra, trasformando una piccola
sempre riserva sorprese inaspettate: pic- azienda agricola ed un casale di campagna
coli microcosmi che svelano grandi in un microcosmo dalle mille sorprese e
mondi, caratterizzati da una natura in- scoprendo, in questo radicale cambio di
contaminata e generosa nei suoi frutti, vita, il loro vero sogno comune. L’atmoarti e tradizioni antiche custodite e te- sfera familiare e la convivialità sono il loro
nute in vita con cura, storie di vita belle marchio di fabbrica: una delle loro carated autentiche che celano un'umanità ric- teristiche, infatti, è far vivere il soggiorno
ai turisti come se fossero a casa, pranzanca di valori.
Uno di questi angoli è possibile scovarlo do tutti insieme (proprietari compresi)
nella zona di Miglianico (in provincia di come fosse una grande tavolata di famiChieti), nascosto tra le colline abruzzesi glia. Immersi in uno scenario caratterizche dal Parco Nazionale della Majella si zato da vigneti, uliveti, orti, frutteti, una
estendono fino alle belle e grandi spiagge
di Francavilla al Mare. Ed è proprio qui
che inizia il racconto di questo viaggio,
su una di queste alture dove sorge l'agri- Itinerari consigliati
turismo Campoletizia, ed in cui si svolUno degli spettacoli naturali più belli della zona
ge, giorno dopo giorno, la storia dei due è la cascata della "Cisterna", una piscina
imprenditori agricoli Nicola e Livia Piat- naturale di roccia nella Riserva Naturale
telli, titolari e gestori dell'agriturismo dell'Orta raggiungibile da un sentiero che parte
che hanno cercato e trovato la felicità dalla chiesa di Sant'Antonio Abate, nel centro
nell'essenzialità della vita. Quell'essen- del paese di Bolognano (comune di 1.200
abitanti della provincia di Pescara). A poca
zialità che il poeta Silvano Agosti ha ben distanza dall'abitato, si trova la Grotta dei
incorniciato nei suoi versi: “se è vero, co- Piccioni nel quale sono stati ritrovati elementi
me dite, che il mondo è dolore e soffe- attestabili alla fine del neolitico inferiore fino
renza, cosa sono allora i fiori di tiglio e i all’età del bronzo avanzato.
Agriturismo Campoletizia, Strada
nidi d'ape? E le foglie, che rivelano il Contatti:
Provinciale 32 per Giuliano Teatino, Km 4 (CH).
vento? E questo mio essere contento, so- [email protected] - www.campoletizia.it lo di poter vivere e vedere?”.
www.facebook.com/agriturismo.campoletizia
V
fattoria ed alcuni ettari di bosco, gli ospiti
hanno la possibilità, durante il loro soggiorno tra queste suggestioni, di riappropriarsi del proprio tempo, scandito dai
ritmi naturali di una vita in sintonia con
la natura. E se non dovesse bastare per
scrollarsi di dosso il grigiore urbano e lo
stress, una passeggiata tra gli Eremi è
quello che ci vuole per ripristinare gli elementari punti di contatto, con se stessi e
con la natura: “solvitur ambulando”, diceva Diogene, “camminando si risolve”.
Diversi sono gli eremi costruiti nei secoli
dai vari ordini religiosi, tra i quali: il santuario di Manoppello in cui è conservato
il Volto Santo (reliquia di origine ignota
che giunse a Manoppello nel 1506, portata da uno sconosciuto pellegrino scomparso senza lasciare traccia) che il gesuita
Heinrich Pfeiffer (docente di Iconologia
e Storia dell'Arte Cristiana alla Pontificia
Università Gregoriana), dopo 13 anni di
studi, ha dichiarato essere il Velo della Veronica: la donna che, secondo la tradizione cattolica, asciugò il volto di Cristo
sulla via del Calvario; ancora, l'Eremo di
San Bartolomeo in Legio, a Roccamorice,
risalente ai primi anni della presenza eremitica sulla Majella, a cui vi si accede attraverso la scala santa (percorsa solitamente in ginocchio da fedeli) e nel cui interno è situata la statua in legno di San
Pietro ed una piccola sorgente d'acqua ritenuta miracolosa; l'Eremo di San Giovanni all'Orfento, situato nella parte cen-
cotte nel Montepulciano, le polpette di
miglio con salsa di barbabietole ed i vari
tipi di pasta ottenuti dalla lavorazione di
grani antichi autoctoni (grano duro solina, saragolla e farro). Tutto innaffiato da
vini di propria produzione come il Montepulciano tagliato con il Merlot, il pecorino e i liquori a base di Montepulciano
e foglie di amarene come la Ratafià ed il
Cordiale dell'Elcine. L'agriturismo propone durante l'anno diverse attività laboratoriali, non solo legate alla sana alimentazione ed al biologico, ma anche alle diverse forme di creatività: la Festa di
Primavera con mercatini e musica itinerante (5/6 aprile), il Festival delle Erbe
(3/4 maggio), il primo Bio – Veg Festival
(i primi di settembre) e poi ancora laboratori di patchwork e Ti - Chi. In un tripudio di sapori, profumi, colori, paesaggi
contemplativi e attimi creativi, l’arte del
mangiar bene s’intreccia con l’arte del riscoprire le piccole cose, creando un piccolo angolo di mondo in cui offrire una
nuova alternativa di vita per sé e per gli
altri. n
29
Nonsolobanca/
SEGNALIBRO
POP ECONOMIX
Il grande show della finanza
che ha innescato la crisi
a cura di MARCO MURATORE,
Segretario coordinatore FABI Verona – Dipartimento Comunicazione & Immagine
i solito il processo è inverso.
Spesso sono i libri a ispirare spettacoli teatrali, oppure i fumetti a
diventare film. Questa volta è diverso.
Il grande successo dello spettacolo teatrale, Pop Economix Live show, unito alla crescente necessità di spiegare alla gente le
radici della Grande Crisi, hanno spinto
gli autori a trovare ulteriori modi per divulgare le informazioni che hanno pazientemente raccolto.
Così Nadia Lambiase, giovane bancaria
e sindacalista Fabi di Banca Etica, Alberto Pagliarino, attore, e Paolo Piacenza,
giornalista, gli autori dello spettacolo teatrale Pop Economix, hanno incontrato
D
Davide Pascutti, autore di fumetti ed illustratore.
Ne è emerso un fumetto agile ma preciso, che prende per mano e seduce il lettore come se fosse una pièce teatrale, per
guidarlo nei meandri dei più oscuri meccanismi finanziari con un filo sottile di
ironia, giusto per imbrigliare la rabbia
che via scatena l’intreccio di responsabilità e di omissioni che ne emerge.
Un fumetto per tutti, nessuno escluso.
Chi già conosce quanto accaduto godrà
delle sottili metafore e apprezzerà il tratto
delicato e mai banale del disegno. Chi
non ha ancora avuto modo di capire troverà chiare spiegazioni delle dinamiche fi-
nanziarie e di quanto queste siano riuscite
a soverchiare gli assetti economici dei
principali paesi occidentali. I genitori, infine, troveranno occasione per discutere
con i figli di temi importanti, perché come ricorda Rampini, nell’epilogo del suo
ultimo lavoro “Banchieri”, insegnare
l’economia ai bambini potrebbe essere un
antidoto contro l’impudenza dei risparmia-
tori e i raggiri della malafinanza. L’epilogo
invece di Pop Economix? Intanto precisiamo che non è un giallo, quindi non si svela niente che possa rendere meno affascinante la lettura. L’epilogo quindi? Un mare di barchette di carta. Perché? Spira un
vento nuovo, il vento sta obbligando il sistema a cambiare, perché ovunque la gente
acquisisce più consapevolezza. Più consapevolezza e più forza. Mille barchette di carta che galleggiano, nella vignetta finale; un
solo grande Titanic che affonda, in quella
iniziale: insieme, si può!
Pop Economix è edito da Becco Giallo,
editore che a fumetti racconta storie del
calibro di Terzani, Berlinguer e Vajont,
giusto per citare le ultime uscite. n
Per saperne di più
www.popeconomix.org
www.facebook.com/popeconomix
Twitter: @popeconomix
[email protected]
[email protected]
Fumetto: www.beccogiallo.net

WHO IS? CHI È? COME CONTROLLARE
L’AUTENTICITÀ DEI SITI WEB [ http://www.whois.net/ ]
e si vuole fare un acquisto su un sito che non si
conosce come fare per informarsi e stare più
tranquilli, possiamo affidarci semplicemente a
Google Search? Certo che no, quando si naviga sul
web, bisogna fare attenzione a prendere in considerazione diverse cose poiché la facciata di un portale è
sufficiente per ingannare molte persone. Occorre, innanzitutto, fare attenzione a quando inserendo il nome del sito web nella barra degli indirizzi del browser:
alcuni artisti della truffa creano repliche di siti web
partendo da comuni errori di battitura. È facile, comunque, scoprire un sito web falso, poiché risulterà
pieno di errori grammaticali.
Per fortuna che c’è Whois tramite il quale possiamo
ottenere informazioni sulla registrazione di un dominio Internet.
Il database Whois è la banca dati nella quale vengono
raccolte le informazioni relative ai titolari dei nomi a
S
a
d'informazione
del bimestrale
Tribunale
N edizione web
Registrazione
MY GENERATIO
ile:
ento FABI Giovani.
Direttore Responsab
cura del Coordinam
del 5 luglio 2012
di Roma n. 209/2012
[email protected]
Lando Maria Sileoni
I Giovani
inamento FAB
a cura del Coord
dominio. Il database W è consultabile pubblicamente, di conseguenza tali informazioni possono essere
visualizzate da chiunque.
Tramite un’interrogazione, infatti, si ha accesso ad
una serie di informazioni, tra cui: dati intestatario del
Settembre / Ottobre
2013
ALLA
RICERCA
DELLE
IDEE
ATTUALITÀ
o ai giovani:
Papa Francesc
“Non siete soli”
izio
ATTUALITÀ
e modelli di serv
Nuove figure
che cambia
per una banca
ATTUALITÀ
dell’individuo
Dignità, valore income?
o spread del cost
30
SCRITTO
DA GIOVANI
PER I GIOVANI
AVVISO AI NAVIGANTI
di BRUNO PASTORELLI
dominio, contatto tecnico, registrar, e-mail che riceverà le comunicazioni e data di creazione e di scadenza del dominio stesso.
Per fare un Whois di un dominio, basta collegarsi ad
una serie di servizi specializzati che offrono questo
strumento. Ecco tre utili siti per effettuare un Whois,
a seconda del dominio da interrogare:
z Whois per domini .com / .org / .net e...:
http://whois.domaintools.com/
z Whois per domini .it: http://www.nic.it/webwhois/index.jsf?set_language=it
z Whois per domini .eu:
http://www.eurid.eu/en/whois-search
Come utilizzarli? Nulla di più semplice, basta inserire
il nome del dominio nell’apposito campo ed avviare
la ricerca. Pochi secondi e vi apparirà una schermata
con tutte le informazioni di registrazione di quel dominio. Buona navigazione! n
Nonsolobanca/
ALTROTURISMO
BOLOGNA, PALAZZO FAVA
LA RAGAZZA CON
L’ORECCHINO DI PERLA
Sino al 25 maggio 2014
di RANIS
a ragazza con l’orecchino di perla, con la Gioconda di Leonardo e L’urlo di Munch, è unanimemente riconosciuta come una delle tre opere
d’arte più note, amate e riprodotte al mondo.
Per un pugno di settimane, ed esattamente dall’8 febbraio al 25 maggio 2014, il capolavoro di Vermeer sarà
in Italia, a Bologna, accolta con tutti gli onori del caso
a Palazzo Fava.
Sarà la star indiscussa di una raffinatissima mostra sulla
Golden Age della pittura olandese. La ragazza con
l’orecchino di perla evoca bellezza e mistero e il suo
volto da cinque secoli continua a stregare coloro che
hanno l’emozione di poterlo ammirare dal vero o scoprirlo attraverso i romanzi e il film di cui la bellissima
ragazza dal copricapo color del cielo è diventata, forse
suo malgrado, protagonista.
Il suo arrivo in Italia è il frutto straordinario di una
trattativa durata un paio di anni, a partire dal momento in cui il Mauritshuis – scrigno di opere somme da
Vermeer fino a Rembrandt – è stato chiuso per importanti lavori di restauro e ampliamento, che ne vedranno la riapertura al principio dell’estate 2014.
Nel frattempo, una parte delle collezioni del Museo è
stato riallestita presso il Gemeentemuseum, a L’Aja,
mentre un nucleo, forse il più strepitoso, è stato concesso ad alcune sedi internazionali in Giappone (a Tokyo e Kobe) e negli Stati Uniti: il Fine Arts Museum
di San Francisco, l’High Museum of Art di Atlanta e
la Frick Collection di New York, ovvero a istituzioni
di assoluto prestigio mondiale. Come unica sede europea, e ultima prima del definitivo ritorno de La ragazza con l’orecchino di perla al suo Museo rinnovato,
la scelta è caduta su Bologna e su Palazzo Fava.
“Sarà l’unica occasione per ammirarla in Europa al di
fuori della sua sede storica da dove, conclusa la mostra
L
B
C
E
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A. A. Pieter de Hooch, Uomo che fuma e donna che beve in un cortile, 1658-1660
circa olio su tela, cm 78 x 65 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis
B. Carel Fabritius, Il cardellino, 1654 olio su tavola, cm 33,5 x 22,8 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis
C. Frans Hals, Aletta Hanemans (1606-1653), 1625 olio su tela, cm 123,8 x 98,3 L’Aia,
Royal Picture Gallery Mauritshuis
D. Gerrit van Honthorst, Il violinista, 1626 olio su tela, cm 84,5 x 66 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis
E. Jan Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla, 1665 circa olio su tela, cm 44,5
x 39 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis
F. Harmenszoon van Rijn Rembrandt, Cantico di Simeone, 1631, olio su tavola, cm
60,9 x 47,9 L'Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis
D
F
bolognese, probabilmente non uscirà
mai più, essendo l’opera simbolo del
museo riaperto”, afferma il Presidente
della Fondazione Carisbo, Fabio Roversi-Monaco.
Il capolavoro che non sarà solo. A Bologna sarà infatti accompagnato da una
quarantina di altre opere dello stesso
Museo, sempre di qualità eccelsa, scelte
appositamente per la sede bolognese e
quindi in parte diverse da quelle già
esposte in Giappone e ora negli States.
La ragazza con l’orecchino di perla non
sarà l’unico capolavoro di Vermeer in
mostra. Ad affiancarla ci sarà Diana e le
sue ninfe, grande olio del Maestro. E ancora, ben 4 Rembrandt e poi Frans Hals,
Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van
Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael,
Steen, ovvero tutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese.
Accanto a questa mostra, la Fondazione
Carisbo e Genus Bononiae proporranno
anche Attorno a Vermeer, omaggio tributato da una quindicina di grandi artisti italiani contemporanei, da Guccione
a Sarnari, da Olivieri a Verna, scelti da
Marco Goldin per il senso della loro
adesione all’intima idea specialmente del
medium luminoso vermeeriano, senza
distinzione tra figurativo e astratto.
Il binomio antico-contemporaneo è, del
resto, una precisa cifra stilistica del critico veneto, riaffermata in modi diverse e
originali in concomitanza di molte delle
sue mostre. n
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Nonsolobanca/
ALTROTURISMO
A. Giorgio Kienerk: L’enigma
umano: il dolore, il silenzio,
il piacere (particolare del
trittico) post 1900 olio su
tela Pavia, Musei Civici
B. Ettore Tito, L’amazzone,
1906. Genova, Civiche
Raccolte Frugone
C. Galileo Chini, La
primavera classica, 1914.
Montecatini, Accademia
d’Arte Dino Scalabrino
ed interlocutori stranieri come Klinger,
Klimt, von Stuck, Beardsley, Khnopff,
Burne-Jones, ha voluto favorire un dialogo nuovo con le altre tecniche ed
espressioni artistiche in una identificazione di quei valori decorativi che vengono confrontati con quelli pittorici e
plastici nelle sezioni dedicate alla grafica, all’illustrazione, ai manifesti pubblicitari e alle infinite manifestazioni dell’architettura e delle arti applicate. Così
i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto;
le ceramiche di Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini, Calzi; i manifesti di
Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi,
Mataloni, Beltrame, Palanti; i mobili di
Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana; i vestiti di Eleonora Duse, i merletti di Aemilia Ars e gli arazzi di Zecchin vivono
di nuovi confronti. Ne emerge una figura del Liberty che è nella sostanza uno
C
FORLÌ, MUSEI SAN DOMENICO
LIBERTY UNO STILE PER
L’ITALIA MODERNA
di RANIS
A
l Liberty, altrimenti denominato Art
Nouveau in Francia, Jugendstil in
area tedesca e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni, ha visto tra Otto e Novecento l’ampia diffusione a livello internazionale di un nuovo stile e di un gusto intesi a superare lo
storicismo e il naturalismo che avevano
dominato gran parte del XIX secolo.
Nell’Italia da poco unificata, questo
movimento, volto a superare le ancora
troppo presenti identità regionali, si fa
interprete dell’aspirazione al raggiungimento di un linguaggio artistico nazionale comune e adeguato a rappresentare
il progresso e la modernità. Il sogno di
una bellezza che fosse in grado di interpretare il mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico venne
celebrato dalle grandi Esposizioni, come quella nazionale di Palermo nel
1891-1892, quelle dell’arte decorativa
moderna di Torino nel 1902, e di Milano nel 1906, che celebrava il traforo
del Sempione.
Analogamente, quel sogno voleva far rivivere l’antico splendore culturale, rideclinando con una sensibilità tutta at-
I
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Dal 1° febbraio al 15 giugno 2014
tuale, definita dall’Estetismo e dall’eredità dei Preraffaelliti inglesi, un Rinascimento identificato tra la linearità
sentimentale e femminile di Botticelli
e la tensione eroica di Michelangelo. È
per questo che la mostra intende identificare, per la prima volta rispetto alle
diverse rassegne dedicate nel passato al
Liberty, le specificità di uno stile attraverso una serie di capolavori della pittura e della scultura, che, seppur di artisti di formazione, poetica e linguaggio
diversi, come Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni,
Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini,
Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica,
Trentacoste, Andreotti, Baccarini rivelano contenuti e messaggi comuni, con
i quali sono scandite le sezioni dedicate
al mito, all’allegoria, al paesaggio declinato tra tensioni simboliste e una ricerca dell’assoluto che ci farà incantare davanti ai dipinti dedicati alla rappresentazione dei ghiacciai, visti come
l’immagine della “montagna incantata”
di Thomas Mann.
Il rilievo dato alle arti maggiori, che non
ha escluso anche confronti con modelli
stile della vita. La sua rappresentazione
è la linea sinuosa, fluttuante, che rispecchia nel segno, nel suo stesso divenire,
il movimento in atto. Protagonista indiscussa è la donna, figura ad un tempo
fragile, superba e carnale, immagine del
piacere e della libertà.
Una mostra originale, intessuta di incontri e relazioni inattese, per raccontare
in maniera avvincente l’idea di un’arte
totale che ha trionfato in quella stagione
dell’ottimismo e di incondizionata fiducia nel progresso e che va sotto il nome
universale di Belle Époque.
Il sogno progressista e la magnifica utopia di una bellezza che avrebbe dovuto
cambiare il mondo erano destinati a infrangersi simbolicamente, una prima
volta, nella tragedia del Titanic nel 1912
e, definitivamente, due anni dopo, nella
Grande Guerra.
Prima di abbracciare i miti avanguardistici, la borghesia italiana compirà il
più grande tentativo storico per identificare un proprio, unitario linguaggio, un’epifania della forma, tale da
evocare sentimenti, libertà e bellezza,
giorni felici. n
B
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