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N° 1 - ANNO LXVI - febbraio 2014 SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DI MF/MILANO FINANZA IL QUOTIDIANO DEI MERCATI FINANZIARI SPEDIZIONE IN A.P. 45% ART. 1 C. 1 L. 46/04, DCB MILANO DIRETTORE RESPONSABILE PAOLO PANERAI REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI MILANO N. 266 DEL 14/4/1989 FABI TV ALLA SCOPERTA DEI TERRITORI E DELLE PERSONE LA STAGIONE DEI CONGRESSI FABI, UNA MACCHINA DA GUERRA CHE SCALDA I MOTORI “PROSSIMI AL VENTO... CHE LA FOSCHIA DISPERDE” ATTUALITÀ QUADRI DIRETTIVI BCC ASPETTANDO I JOBS FACTS VITA DURA IN AZIENDA PER GLI OVER 50 QUANDO I MUSCOLI VINCONO SUI NEURONI ATICI P O I D R A C I I BAMBIN D A I A I L G I M LA VITA DI AL TUO AIUTO DIPENDE D on un zi Associa z Bonifico Bancoposta: IBAN n. IT22 Z076 0113 6000 0001 2837 548 z Bonifico bancario: Cassa di Risparmio di Carrara IBAN: IT75 Y061 1013 6030 0008 0982 180 - n. c/c 809821 M on o d Per sostenere le nostre attività effettua una donazione e eu n Cuor SINDACATO E SERVIZI 2 > QUOTA PERISCOPICA Editoriale di LANDO MARIA SILEONI, Segretario generale FABI ATTUALITÀ 3 > Fare non basta. Bisogna saperlo comunicare 4 > FABI: una macchina da guerra che scalda i motori 11 > Aspettando i Jobs Facts 12 > Isteria BCC 13 > Disdetta contratto BCC: quando i muscoli vincono sui neuroni SPAZIO DONNA 14 > Pregiudizi antidiluviani duri a morire 15 > Pensioni e differenze uomo/donna QUADRI DIRETTIVI 18 > Vita dura in azienda per gli over 50 SPAZIO APERTO 19 > Predicatori con gli stivali PENSIONATI 20 > Tenendoci per mano IL PARERE LEGALE 21 > Licenziamenti disciplinari 22 > NUMB3RS ESATTORIALI 23 > Il fisco che vogliamo SICUREZZA 22 > Sicurezza. La responsabilità è del datore di lavoro e non può essere delegata FISCO 23 > Alle prese col dedalo di imposte e carico fiscale NONSOLOBANCA HI TECH 26 > I cinque tech boom del 2014 LA FABBRICA DEI SOGNI 28 > L’educazione sentimentale di un piccolo sognatore ai tempi della mafia PAESE CHE VAI, ITALIA CHE TROVI 29 > Alla ricerca del tempo perduto 30 > SEGNALIBRO ALTROTURISMO “PROSSIMI AL VENTO... CHE LA FOSCHIA DISPERDE” opo aver raggiunto, lo scorso dicembre, un importante accordo con ABI per l’adeguamento normativo del Fondo di Solidarietà di settore, e aver riaperto il percorso per il rinnovo del CCNL, riattivando le relazioni industriali, altre decisive sfide ci attendono. La prima riguarda il CCNL dei bancari, il cui negoziato si svolgerà in uno scenario economico e sociale ancora fortemente influenzato dalla crisi. A questo riguardo, con estremo realismo, premetto che quella che ci attende non sarà una passeggiata. Tutt’altro. È scontato attendersi che l’ABI e i banchieri cercheranno di utilizzare gli argomenti della crisi come leva con la quale scardinare tutele, liberalizzare comportamenti e prassi favorevoli alle banche, riducendo gli oneri operativi iniziando dalle retribuzioni dei lavoratori. A ciò opporremo una resistenza non soltanto “dialettica” ma, come nostra abitudine, documentando – senza fare sconti a nessuno – tutte le incoerenze che il sistema finanziario perpetua: retribuzioni manageriali elevate, consulenze palesi ed occulte, meccanismi di cooptazione negli organi dirigenti e nei CdA (che ancora privilegiano scambi di favori e “relazioni" rispetto al merito ed alle capacità) erogazioni di crediti incoerenti, campagne commerciali utilizzate come sipari dietro cui nascondere strategie approssimative e condotte manageriali incerte. Insomma, siamo preparati a dire ma, soprattutto, pronti a fare e ad agire, laddove non trovassimo da parte di ABI e delle banche una reale disponibilità a ragionare nel merito dei problemi. Ma è attorno al tema del cosiddetto “nuovo modello di banca” che la navigazione si fa più incerta: su questo argomento, per tutti un “nuovo terreno”, spira un forte vento, ma (come evoca il titolo dell'articolo, che cita un verso della poetessa romana Anna Cascella Luciani) permane anche una fitta foschia. Non emergono ancora idee chiare e, dunque, occorre molta attenzione: dove si celano dei pericoli, tuttavia, si possono scorgere anche delle opportunità. E, per chiarire meglio questo concetto, è necessario un salto indietro nel tempo. Ricordiamo tutti come, a metà degli anni Ottanta, lo sportello bancario venisse dato per spacciato. I guru della consulenza strategica, oltre ad indurre, per emulazione, tutte le banche alla sciagurata segmentazione della clientela ed al frazionamento degli approcci al servizio, picconando il ruolo chiave dei direttori di filiale, preconizzavano e decretavano la fine delle tradizionali operazioni “in house”: secondo questi guru, infatti, nel volgere di pochi anni tutta la vera operatività bancaria sarebbe migrata sui canali telematici ed informatici, eccettuate alcune operazioni ad alto valore aggiunto, riservate ad una clientela di livello (private). Oggi, sappiamo che le cose non sono andate proprio così. Gli istituti bancari hanno dovuto invertire la rotta e promuovere una decisa riqualificazione del ruolo professionale del direttore di filiale, vero fulcro dei rapporti con il territorio e sintesi del coordinamento operativo-commerciale; hanno dovuto attenuare gli effetti negativi della gestione segmentata della clientela e, soprattutto, dopo aver agito per portare i clienti fuori dalle filiali, hanno dovuto operare per riportarli dentro. Da qui, la nascita di servizi e call-center intesi a contattare singoli operatori, famiglie ed imprese per fissare appuntamenti, offrire prodotti, prospettare consulenze: veri e propri inviti a visitare le filiali, attraverso appuntamenti mirati con “gestori" esperti e qualificati e colloqui preventivi con responsabili di sportello. Abbiamo, insomma, assistito alla formalizzazione di filiali che ampliavano e ‘flessibilizzavano’ orari di apertura in funzione della raccolta, del servizio da offrire, del territorio da servire. Ora siamo alla vigilia di un nuovo possibile cambiamento che, tuttavia, non consente di dire con precisione verso quale modello di banca si andrà. Sappiamo che i ‘Gruppi’ più avveduti sono già in contatto con università e laboratori internazionali di ricerca, per cercare di comprendere in anticipo i trend di cambiamento, intuire i comportamenti dei consumatori, vagliare la possibilità di utilizzare la tecnologia per ampliare l'offerta di servizi, etc. D 31 > La ragazza con l’orecchino di perla 32 > Liberty: uno stile per l’Italia moderna CONTINUA A PAGINA 2 Direttore editoriale Lando Maria Sileoni Capo redattore Lodovico Antonini Illustrazioni Roberto Mangosi Stampa G. Canale & C. SpA Comitato di redazione Gianfranco Luca Bertinotti Mauro Bossola Franco Casini Giuliano De Filippis Attilio Granelli Mauro Morelli Mauro Scarin Lando Maria Sileoni Collaboratori Luca Riciputi, esperto risorse umane e consulente aziendale Editing Simona Sacconi Grafica Orione. Cultura, lavoro e comunicazione (Bs) Direzione, Redazione, Amministrazione 00198 Roma - Via Tevere 46 Telefoni: 06-84.15.751/2/3/4 Fax: 06-85.59.220 Edizione web Marco Ammendola Direttore responsabile Paolo Panerai Domenico Secondulfo, Ordinario di Sociologia Generale Università di Verona Flavia Gamberale Silvia Saccomanno Simona Sacconi E-mail: [email protected] | Edizione web: http://www.fabi.it/pubblicazioni/voce-dei-bancari | www.fabi.it - E-mail: [email protected] Quotaperiscopica/ SEGUE DALLA PRIMA PAGINA Proviamo, però, noi – dal nostro punto di vista – a fissare qualche punto fermo. In primo luogo: il tema del nuovo modello di banca non potrà derogare ad alcuna tutela o divenire pretesto per rendere più precario il lavoro. La flessibilità del servizio, l'articolazione e l'integrazione della gamma dei prodotti e la ricerca di occasioni di sviluppo non presuppongono e non implicano affatto la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Di conseguenza, rifiutiamo una polarizzazione del dibattito sul nuovo modello di banca che sia esclusivamente incentrato sulle regole del lavoro, allo scopo di attenuarle: il lavoro va, comunque, sempre protetto. Si possono offrire nuove soluzioni ai clienti, progettando cambiamenti e ricercando contaminazioni con altri settori merceologici, utilizzando le potenzialità della tecnologia, arricchendo l'offerta bancaria con nuove prestazioni consulenziali o commerciali. In secondo luogo: dobbiamo considerare la ripetitività solo apparente di alcune operazioni che, pur standardizzate, restano sempre individuali e richiedono un contatto one-to-one con il cliente per definire modalità, condizioni, tempi. Il bisogno d’individualità nei servizi bancari è, dunque, destinato ad aumentare, ma richiede semplificazione e una drastica riduzione di formalità burocratiche e tempi di risposta. Proprio la “semplificazione”, come antidoto alla complessità, sarà una delle carte vincenti del nuovo modello di banca. Ma questa semplificazione, per divenire realtà, necessita di un salto culturale enorme da parte di tutti: dai regolatori al sistema educativo. È evidente che, dal punto di vista della FABI, il nuovo modello di banca appare una sfida difficile, ma ricca di opportunità. Opportunità per aprire le filiali a nuovi servizi, per superare barriere e mondi chiusi, per progettare spazi di miglioramento e iter di crescita professionale per i giovani e per creare nuovi “mestieri”. In definitiva, poi, questa deve essere un'occasione per creare, non per distruggere. Infatti, per creare un nuovo modello di banca, non bisogna ‘distruggere’ (rottamando persone ed esperienze), bensì ‘trasformare’. È possibile, per esempio, pensare a una nuova configurazione di filiale che, accanto alla struttura operativa tradizionale (che certamente dovrà essere preservata), sia in grado di divenire anche centro di svolgimento di un vero mix di funzioni: un luogo aperto, che permetta di essere repertorio di competenze professionali da utilizzare per svolgere, grazie alla tecnologia, un insieme integrato di operazioni e rispondere a bisogni differenti, personalizzando e individualizzando risposte e soluzioni. Da qui deriveranno le nuove opportunità per i lavoratori e per i giovani. Siamo persuasi che approcciare il dibattito sul nuovo modello di banca, negando differenze e diversità, sarebbe negativo. Un ipotetico approccio distruttivo (concepito a priori per attenuare tutele, eliminare ruoli, mansioni, classificazioni, ridimensionare trattamenti economici) sarebbe, più che un atto di forza, un atto d’impotenza della ragione di fronte all'incapacità di governare ed indirizzare il cambiamento. Dobbiamo, invece, tanto all'interno del sindacato, quanto nel confronto che si instaurerà con Abi, sollecitare nuove idee, ricordando – come diceva il grande Bertrand Russel – che “ogni idea oggi accettata è stata, una volta, considerata eccentrica”. Vogliamo gestire il cambiamento. Ed il vento del cambiamento, ne siamo certi, diraderà la foschia. 2 La sentenza della Corte d’appello di Ancona PREMIO ANZIANITÀ, CHI HA USUFRUITO DEI CONGEDI MATERNITÀ NON PUÒ ESSERE DISCRIMINATO FABI Ancona vince il ricorso contro Unicredit, che aveva negato il premio fedeltà a una lavoratrice, non includendo nel calcolo dell’anzianità di servizio anche i due periodi di congedo maternità presi dalla donna nche i periodi di congedo facoltativo per maternità valgono per maturare il premio di anzianità. A stabilirlo la Corte d’appello di Ancona, che ha accolto in secondo grado il ricorso presentato dalla FABI in difesa di una lavoratrice del gruppo Unicredit. La donna, nel 2010, si era vista negare il premio fedeltà del 30esimo anno di servizio, in quanto secondo l’azienda l’aver fruito di due congedi facoltativi per maternità non le aveva permesso di maturare i requisiti di anzianità utili per ricevere il premio. In sostanza, Unicredit non aveva incluso i due periodi di congedo nel calcolo complessivo degli anni di servizio della donna. Un provvedimento subito impugnato dalla FABI di Ancona, che aveva offerto assistenza legale alla lavoratri- A ce, ricorrendo al Tribunale del Lavoro, e richiamando la legge 151, in particolare l’articolo 34, che stabilisce che la maternità non deve creare penalizzazioni nelle anzianità di servizio. La causa era stata vinta in primo grado dal sindacato, ma l’azienda aveva impugnato il pronunciamento del Tribunale. Senza successo però. Perché la Corte d’appello d’Ancona ha proprio recentemente confermato la sentenza di primo grado e ha dato nuovamente ragione alla FABI. “Siamo molto soddisfatti”, ha commentato a caldo Massimo Buonanno, Coordinatore FABI Ancona, “non abbiamo esitato a ricorre al giudice del lavoro contro un’iniziativa che ci è sembrata, sin dal principio, discriminatoria e fortemente lesiva dei diritti delle lavoratrici madri”. Ma il sindacato non si ferma qui. “Alla luce di questa significativa sentenza”, ha aggiunto Buonanno, “il Coordinamento Donne della Fabi di Ancona chiederà una verifica della eventuale mancata corresponsione degli scatti di anzianità e dei premi di fedeltà nelle aziende di credito, che solitamente fanno slittare gli automatismi alle donne che usufruiscono del periodo di congedo per maternità”. n Le previsioni di Confindustria 2014, SI INTRAVEDE LA RIPRESA MA OCCUPAZIONE ANCORA FERMA L’allarme degli industriali: il vero pericolo è che si possa produrre una debole ripresa senza occupazione, in cui i posti di lavoro creati non sono sufficienti a compensare quelli perduti per effetto della ristrutturazione in atto el 2014 ripresa, ma senza nuova occupazione. Se i timidi segnali di crescita che si iniziano ad osservare a fine 2013 verranno confermati, il vero pericolo è che si possa produrre nel 2014 una debole «ripresa senza occupazione», in cui i posti di lavoro creati non sono sufficienti a compensare quelli perduti per effetto della ristrutturazione in atto. È quanto sottolinea il “Check-up Mezzogiorno” pubblicato da Confindustria e Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. “Ciò rende urgente un cambio di passo nel generale orientamento delle politiche economiche del Paese e, in particolare, delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno – N osserva Confindustria – da un lato è necessario intervenire con urgenza per realizzare alcune delle riforme strutturali: la drastica riduzione del cuneo fiscale, il taglio strutturale della bolletta energetica, lo smaltimento completo dello stock di debiti accumulati dalla Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese”. Dall'altro, con particolare riferimento al Mezzogiorno, è fondamentale il ruolo che possono svolgere le Politiche di Sviluppo, sia nel breve, sia nel lungo periodo: la loro azione è decisiva per una economia fortemente dipendente dall'azione pubblica come quella meridionale. n Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ FABI TV ALLA SCOPERTA DEI TERRITORI E DELLE PERSONE FARE NON BASTA BISOGNA SAPERLO COMUNICARE la riorganizzazione in Bpm, lo scandalo Mps e in tutto questo il rinnovamento del sindacato. Un passo dopo l’altro la FABI ha tagliato i suoi traguardi e, mentre lo faceva, guardava al futuro, tesa verso il Congresso Nazionale del prossimo marzo, in cui saranno rieletti i vertici dell’Organizzazione. Ogni tappa ha avuto i riflettori puntati. Compatibilmente con i mezzi a disposizione e le persone che compongono la redazione di FABItv, abbiamo seguito i Congressi provinciali che di SILVIA SACCOMANNO si sono svolti dal lunedì al sabato con nua verità è che si possono fare grandi merose contemporaneità. Da Nord a cose, ma in questo mondo freneti- Sud, con trasferte che ci hanno portato a co e distratto, solo quello che viene scoprire le realtà dei territori e le loro esiabilmente comunicato arriva a tutti e ri- genze, le loro aspirazioni. Un tour che ha mane per sempre. Le più grandi conqui- coperto 47 tappe in 3 mesi. Ai nostri miste non possono vivere e affrontare il tem- crofoni sono passati oltre 200 sindacalisti po da sole, ma hanno bisogno di essere e dalle loro parole è emersa la realtà visspiegate e semplificate. I volti devono es- suta da un settore che conta più di sere visti, le parole ascoltate, i concetti let- 300mila lavoratori: i bancari. E al loro ti e impressi nella memoria. fianco la FABI, come sindacato principaProprio per questo, in un momento così le, autonomo e più rappresentativo. critico per il settore bancario, la FABI ha Comunicare per esistere. Questo il motto e deciso di amplificare il suo operato e di lo slogan del nostro lavoro che ha voluto dar utilizzare un megafono potente: la web tv. voce e spazio a più territori e persone possiLe nostre telecamere hanno seguito e ri- bili. Un viaggio che ci ha arricchito, alla scopreso tutto. Sono stati mesi difficili e im- perta della forza e della determinazione di pegnativi: la disdetta anticipata del con- un’Organizzazione che conta 5.500 dirigentratto ABI seguita da quella di Federcasse, ti, 97 sedi e più di 100 mila iscritti. Le telecamere del sindacato hanno dato voce a tutti e hanno reso il sindacato ancor più trasparente L E in tutto questo la web tv, con il suo ruolo identitario che ha permesso alle persone di sentirsi più che mai parte di una squadra in cui ogni componente è fondamentale. Il coinvolgimento e l’entusiasmo che i nostri spazi televisivi sono riusciti a restituire con forza sono stati il collante per una condivisione di obiettivi sempre maggiore. Abbiamo ricevuto lettere, apprezzamenti e critiche: siamo cresciuti con tutta l’Organizzazione e oggi possiamo affermare con orgoglio che il nostro compito non ha avuto solo una valenza tecnica, ma anche fortemente politica. In linea con la strategia vincente di Lando Maria Sileoni e di tutta la Segreteria nazionale, incentrata appunto sulla comunicazione, abbiamo valorizzato l’informazione seguendo quell’intuizione originaria per cui bisogna arrivare a tutti e dar visibilità a tutti, proprio perché la FABI è di tutti, nessuno escluso. Mai come prima un segretario Generale aveva voluto così fortemente il contatto con i territori. Il tour “FABI on the road” è la dimostrazione che questa Segreteria nazionale ha deciso di toccare con mano le difficoltà delle realtà di base e di tutti i lavoratori del settore. La presenza del leader FABI in ogni regione, in ogni provincia è la prova dell’impegno costante nel- l’ascolto e nell’essere presenti e informati per svolgere con consapevolezza quel ruolo di difesa dei diritti che è l’asse portante dell’attività di un sindacato serio e lungimirante. Ora aspettiamo marzo e la FABI2.0, quel passo avanti e quella crescita indispensabili non solo per sopravvivere, ma anche per vincere le sfide del presente e del futuro. Sarà un momento importante di riflessione e proposta. Il sindacato arriverà pronto all’appuntamento e in grado, come sempre, di precorrere i tempi e anticipare gli eventi sapendoli dominare. Ma questo prezioso appuntamento non arriverà dal nulla. Ogni congresso provinciale, ogni territorio ha dato il suo contributo in questo periodo di preparazione. Sono stati eletti giovani, donne, uomini degni della fiducia e del rispetto delle persone che rappresentano. E da questa fortissima e preparata base, nascerà la nuova FABI, ancora più decisiva nelle scelte politiche del settore. Tuttavia, dire e dire bene non basta: bisogna anche avere idee da trasmettere. Nessun problema: la FABI, di cose da dire, ne ha tante e tutte importanti. Gli argomenti sono la sua forza e la sua ragion d’essere e se poi sono anche trasmessi con efficacia tanto meglio. La FABI tv ci sarà. n NEWS ENTRO IL 15 APRILE 2015 ADDIO CARO VECCHIO BOLLO RCAUTO ddio al contrassegno cartaceo dell’Rc Auto, che da aprile 2015 non esisterà più. Tutti i conducenti di veicoli a motore su strada, compresi quindi quelli a due ruote, non dovranno più esibirlo sul parabrezza e il controllo del pagamento del premio avverrà con la lettura delle targhe, attraverso l’archivio integrato della Motorizzazione Civile che, oltre ai dati dei veicoli, ha anche l'informazione sulle polizze di assicurazione. In sostanza la “fotografia” delle targhe verrà trasferita all’archivio integrato della Motorizzazione Civile che, attraverso controlli incrociati telematici tra banche A dati, individuerà eventuali evasori del pagamento dell’assicurazione, avviando automaticamente la procedura di sanzionamento. “Per la verità già oggi – precisa Vittorio Verdone, direttore centrale di Ania – sono possibili da parte degli agenti delle autorità competenti controlli incrociati telematici tra le banche dati delle targhe dei veicoli e quelle delle polizze assicurative. Per inserire i dati della targa si deve però necessariamente fermare il veicolo. La grande novità di questo nuovo sistema sarà invece la possibilità di effettuare controlli di massa anche sui veicoli in movimento”. n 3 Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ LA STAGIONE DEI CONGRESSI PROVINCIALI LA FABI UNA MACCHINA DA GUERRA CHE SCALDA I MOTORI Da Nord a Sud, la FABI ha rinnovato le strutture provinciali che guideranno il sindacato per i prossimi quattro anni. Proposte, programmi, iniziative nelle voci dei Segretari coordinatori, che ci hanno voluto raccontare quale sarà, secondo loro, il futuro del sindacato e dei lavoratori bancari di FLAVIA GAMBERALE AGRIGENTO Si è svolto il 2 dicembre l’VIII Congresso provinciale di FABI Agrigento, che ha eletto al vertice, all’unanimità, Camillo Bongiovì (Coordinatore) e i nuovi segretari provinciali, Gaspare Avona, Mirella Cipolla, Pierpaolo Cravossa, Giuseppe Falzone, Mario Gallo, Tedesco. “Per i prossimi anni pensiamo di crescere ancora di più”. Questo in poche parole il programma del Coordinatore, Camillo Bongiovì. “Siamo la prima organizzazione in provincia con oltre 200 iscritti su una popolazione bancaria di 450 addetti”, ha ricordato il Coordinatore. “Nel prossimo futuro organizzeremo un grande convegno sull’usura, che soprattutto qui al Sud risulta in aumento, a causa del credit crunch. Vogliamo, inoltre, continuare a fare proseliti anche nelle piccole banche, dove i lavoratori hanno una maggiore esigenza di essere difesi. Per questo motivo, nella segreteria abbiamo voluto includere due colleghi rappresentanti di queste realtà”. 4 ALESSANDRIA Si è svolto l’11 dicembre l’XI Congresso provinciale di FABI Alessandria, che ha provveduto a eleggere i delegati del XX Congresso nazionale di Roma. Il rinnovo degli organismi provinciali avverrà, invece, a giugno 2015. AOSTA Si è svolto il 14 novembre il Congresso provinciale di FABI Aosta. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Franco De Muro (Coordinatore), Anna Adamo e Paola Zulian. AREZZO “Siamo essere umani e non gelide risorse...”. È stato questo il concetto chiave della relazione presentata dalla Segretaria Coordinatrice del SAB Stefania Bartoli, che ha aperto i lavori del VI Congresso Provinciale FABI di Arezzo, lo scorso 30 novembre. “Occorre trovare soluzioni equilibrate fra le aspettative dei bancari e quelle dei banchieri, unici impuniti artefici della disastrosa situazione del settore del credito; va recuperata con forza la fiducia dei clienti con un modello di banca commerciale a servizio del territorio, che sia valido sostegno alle famiglie colpite dalla crisi e dalla disoccupazione ed alle piccole e medie imprese, bisognose di credito per sopravvivere. Come lavoratori bancari, rifiutiamo di essere considerati solo gelide risorse, da manipolare e sfruttare. Saremo spietati con tutti quei banchieri che, calpestando la dignità del lavoratore, pensano di poter eliminare i di- ritti conquistati”. La giornata di lavori si è conclusa con il rinnovo delle cariche provinciali della FABI aretina. Sono stati eletti in Segreteria Provinciale Stefania Bartoli (Coordinatrice), Mauro Battaglia, Fabio Falconi. ASTI Si è tenuto il 25 ottobre il XVIII Congresso Provinciale della Fabi di Asti. Il Congresso è stata l’occasione per avere un confronto con i rappresentanti sindacali delle banche del territorio. Il Segretario coordinatore, Teodosio Pafundi, ha illustrato l’attività svolta e tutte le iniziative programmate per il prossimo quadriennio: sviluppo dell’attività sindacale con visite periodiche e programmate a tutti gli iscritti e potenziamento dei servizi di consulenza fiscale, assistenza legale e assicurativa. Al termine del Congresso è stata eletta la Segreteria provinciale, composta da: Teodosio Pafundi, riconfermato Coordinatore, Orietta Maria Santi (Segretario Amministrativo), Osvaldo Crivelli. AVELLINO Venerdì 15 novembre la FABI di Avellino ha celebrato il suo VII congresso provinciale, nel corso del quale è stato eletto il segretario coordinatore, il comitato direttivo provinciale, la nuova segreteria provinciale. A guidare la FABI di Avellino per il prossimo quadriennio sarà Franco Di Dio, dipendente della Bcc di Serino, che subentra a Giovanni Manzi della Banca della Campania. Di Dio è anche il Coordinatore Regionale della Campania per la FABI BCC ed ha già ricoperto, Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ nella precedente segreteria, l’incarico di segretario amministrativo. “Raccolgo il testimone da Gianni Manzi, al quale rivolgo i miei ringraziamenti per il lavoro svolto insieme negli anni scorsi e per i risultati ottenuti. Il momento in cui assumo la carica non è dei migliori per la categoria. Il vero problema del sistema bancario italiano non è il costo del lavoro, ma la mancanza di manager adeguati. Se le sofferenze per il sistema sono in continua evoluzione, non è per colpa dei lavoratori bancari, ma di coloro che siedono nei cda e nei consigli di sorveglianza, che spesso concedono fidi ed aperture di credito ai soliti noti”. “Non possiamo sottrarci al nostro ruolo”, ha poi concluso Di Dio, “dobbiamo combattere e lottare, perché chi non lotta ha già perso in partenza”. BENEVENTO Si è svolto il 3 gennaio l’VIII Congresso provinciale della FABI di Benevento. I delegati hanno riconfermato in blocco la segreteria provinciale uscente, composta da: Aldo Quarantiello (Coordinatore), Giovanni Fanzo (segretario amministrativo), Antonio Giardiello, Raffaele Altieri, Salvatore Dell’Oste. Questo il programma della FABI beneventana, che ha già sul territorio il primato della rappresentanza, con oltre 600 iscritti. “La nostra ambizione”, spiega Quarantiello, “è quella di crescere ancora di più, di implementare i nostri servizi, fiscali e legali, a favore degli iscritti e di promuovere una serie di corsi residenziali, che istruiscano i lavoratori in materia di sicurezza e antiriciclaggio”. Sul piano delle vertenze locali, invece, ci saranno da affrontare la fusione di Banca del lavoro e piccolo risparmio con una banca nazionale e mantenere la collaborazione con importanti istituzioni locali, come Confcooperative. BRINDISI COMO Il 6 dicembre, presso l’hotel Palazzo Virgilio di Brindisi, si è tenuto l’VIII congresso della FABI di Brindisi, che ha letto la nuova segreteria provinciale. A farne parte Mario Serinelli (Coordinatore), Antonio Cesaria, Pasqua Grazia Topputo, Alfredo Longo, Giannantonio Roubin. “FABI: per il cambiamento, per la crescita, il lavoro”: questo è stato il tema sul quale delegati e ospiti hanno dibattuto e proposto le loro riflessioni. Nel corso dell’incontro, si è sottolineata la necessità di pensare a un modello di banca che affronti le nuove sfide della tecnologie, salvaguardando posti di lavoro, incrementando servizi più avanzati per attrarre i risparmi e fare credito alle piccole medie imprese del territorio. “Solo il lavoro per tutti è premessa indispensabile per la crescita di lungo periodo”, ha detto Mario Serinelli, Coordinatore FABI Brindisi. Si è svolto il 25 ottobre il XVII Congresso provinciale della FABI di Como. Questi nomi dei segretari provinciali eletti: Roberto Lumini (Coordinatore), Flavio Piccolo (Segretario amministrativo), Franco Cappellini e Tiziano Riva. “Siamo una squadra giovane e unita”, ha commentato, a margine dell’elezione, Lumini. “Un affiatamento che ci ha permesso di conquistare la fiducia dei lavoratori, facendoci diventare primo sindacato nella nostra provincia, con oltre 1300 iscritti. Abbiamo lavorato molto soprattutto sul fronte dei provvedimenti disciplinari, che nelle banche della nostra provincia ultimamente sono aumentati a livello esponenziale, coinvolgendo sempre più lavoratori. Abbiamo difeso i nostri iscritti, non lasciando solo nessuno”. CAGLIARI Il 6 dicembre si è tenuto l’XI Congresso provinciale della FABI di Cagliari, che ha eletto segretari provinciali: Antonio Bulla (Coordinatore), Giuseppe Di Benedetto (Segretario amministrativo), Roberto Faggiani, Francesco Carcangiu, Salvatore Pizzocchia. Nel corso del congresso, sono stati affrontati i temi della crisi economico finanziaria, della disdetta del contratto collettivo nazionale di lavoro d parte di ABI, del disagio economico e sociale delle famiglie e dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Sardegna. “Per i prossimi quattro anni di mandato”, ha detto il neo-coordinatore Antonio Bulla, “siamo fermamente determinati a mantenere i posti di lavoro nel nostro territorio, a salvaguardare i diritti di tutti i lavoratori e a incrementare il numero di iscritti alla FABI, coinvolgendo anche i giovani nell’attività sindacale”. COSENZA Si è svolto il 26 ottobre l’VIII Congresso provinciale della FABI di Cosenza. Riconfermata per intero la segreteria provinciale: con Ernesto Biondino alla plancia di comando, mentre Alberto Anelli, Gianfranco Covelli e Mario Loreto Via rimangono nella Segreteria provinciale. Poderoso il lavoro svolto in questi ultimi quattro anni dalla FABI cosentina, che è riuscita a conquistare la fiducia dei lavoratori, diventando primo sindacato bancario anche a livello locale, con oltre 800 iscritti. “Nell’ultimo periodo abbiamo provveduto a rinnovare il contratto integrativo regionale delle banche di credito cooperativo della Calabria e siamo riusciti ad ottenere la conferma dei precari in Carime, banca del Gruppo Ubi particolarmente radicata nella nostra provincia. Una vittoria importante, visto che nella nostra terra c’è un alto tasso di disoccupazione giovanile. Nei prossimi quattro 5 Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ anni di mandato, siamo intenzionati a fare sempre meglio, ad attrarre nuovi iscritti anche attraverso un sempre più puntuale e qualificato servizio di assistenza fiscale e legale”. BIELLA Si è tenuto il 25 ottobre il Congresso provinciale della FABI di Biella. Al termine del congresso, sono stati eletti nella Segreteria provinciale: Paolo Oddone (Coordinatore), Maria Antonino, Stefano Prisciandaro, Renato Lungo, Wilmer Uberti. CALTANISSETTA Il 30 novembre è stato celebrato il IV Congresso della FABI di Caltanissetta. Ancora una volta è stato riconfermato coordinatore Giovanni Ferro. Mentre in segreteria provinciale sono entrati: Silvana Monreale, Teresa Scarantino, Antonio Giuseppe Messina, Salvatore Tramonte e Vincenzo Guarneri. Una vita dedicata al sindacato quella di Ferro: dipendente del Gruppo Intesa Sanpaolo, ha aperto la prima sede locale della FABI 16 anni fa, nella piccola provincia di Caltanissetta, guadagnandosi progressivamente la fiducia dei lavoratori e incrementando così negli anni gli iscritti al sindacato. E anche per il prossimo quadriennio di mandato gli obiettivi sembrano essere già ben delineati. “Vogliamo continuare a stare vicino ai lavoratori del nostro territorio, fornendo loro, come sempre fatto, assistenza fiscale e soprattutto legale. Diverse, infatti, sono state le cause che abbiamo promosso in questi anni contro l’ingiusto licenziamento di alcuni bancari della nostra provincia”, ha detto il Coordinatore Giovanni Ferro, subito dopo l’elezione della segreteria provinciale, “Non 6 perderemo, tuttavia, di vista le grandi battaglia nazionali, a cominciare da quella sul contratto che ci vedrà impegnati da adesso fino alla fine dell’anno”. CAMPOBASSO E ISERNIA Il 4 gennaio 2014 si è tenuto, presso il SAB di Campobasso, il Congresso Provinciale che ha visto la riconferma, quale Segretario Coordinatore, di Nicolino Cristofaro. Eletti in segreteria: Maurizio Santoro (Segretario Amministrativo) e Roberta Niro. Per la prima volta la Segreteria del SAB di Campobasso avrà, al suo interno, anche una rappresentanza femminile. Il successivo 7 gennaio il Congresso Provinciale si è svolto anche a Isernia. I delegati chiamati al voto hanno nominato Roberto Romani Segretario Coordinatore, mentre sono risultati eletti nella segreteria provinciale: Maria Rita Foglietta (Segretario Amministrativo) e Agnese Lombardozzi. Durante i due Congressi, è stata posta l’attenzione soprattutto sulle battaglie intraprese dalla FABI molisana, che recentemente si è molto impegnata per ottenere la salvaguardia dei posti di lavoro dei 68 dipendenti di Esattorie Spa, ormai in Cassa Integrazione in deroga da giugno 2013. Esattorie Spa ha, di fatto, cessato l’attività e la FABI ha proposto alla Regione Molise la creazione di una Società in house per la riscossione dei tributi locali, senza l’intermediazione di un concessionario privato. Un’iniziativa che favorirebbe il riassorbimento dei lavoratori in esubero e non comporterebbe un aggravio di costo del servizio per i cittadini molisani. “La FABI”, ha assicurato Nicolino Cristofaro, “si prodigherà affinché questa operazione venga conclusa nel più breve tempo possibile”. CASERTA Si è svolto l’8 gennaio il Congresso provinciale della FABI di Caserta. Sono risultati eletti nella Segreteria provinciale: Mario D’Antona (Coordinatore), Arturo Brocchieri, Antonio Falco, Angelina Imondi, Salvatore Aragosa, Gennaro Di Iorio, Lucio Ruggiero. CATANZARO Il 30 novembre si è svolto il X Congresso provinciale della FABI di Catanzaro. Sono stati riconfermati alla guida della segreteria provinciale: Domenico Sivori, (Coordinatore), Giuseppe Romeo, Francesco Franzè. “La Segreteria Provinciale”, ha detto Sivori, “riconosce nel suo Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, una guida ferma e sicura, punto di riferimento non solo per la Fabi, ma per l’intera categoria”. “La Segreteria”, ha proseguito Sivori, “si impegna a continuare la sua politica di proselitismo, attraverso una costante presenza fra i lavoratori e le lavoratrici, contrastando, con ogni mezzo, le crescenti prevaricazioni da parte datoriale, per salvaguardare e consolidare i risultati raggiunti”. CHIETI Si è svolto il 25 ottobre il 17° Congresso provinciale della FABI di Chieti. A larga maggioranza è stata riconfermata tutta la Segreteria provinciale: Mimmo Avitto (Coordinatore), Antonella Sboro e Giovanna Di Gennaro (segreteria amministrativa). Tante e impegnative le sfide che attendono il sindacato teatino. “Oltre a mantenere il numero degli iscritti, puntiamo a incrementare tesserati tra i bancari in pensione e potenziare i servizi di as- Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ sistenza legale e fiscale”, ha detto Avitto, a margine del Congresso. “Per quanto riguarda le banche locali, da tempo stiamo lavorando perchè in Carichieti, finita qualche anno fa al centro di una vera e propria tempesta giudiziaria a causa della condotta dei vertici, si ritorni alla normalità e le rappresentanze sindacali possano finalmente ricominciare a esercitare il loro ruolo a tutela dei lavoratori”. FAENZA Il 25 ottobre si è tenuto il decimo Congresso Provinciale della FABI di Faenza. Eletti nella nuova segreteria provinciale: Vito Colannino (Coordinatore), Ivan Isola (Segretario amministrativo), Daniele Parrucci e Fabio Giorgetti. “Onorato di poter rappresentare questa organizzazione nel nostro territorio ed orgoglioso della squadra riformatasi per il quadriennio”, ha detto Colannino, “siamo pronti ad intraprendere la sfida alla quale la nostra categoria è chiamata. Mantenimento e consolidamento degli iscritti, in particolar modo tra i pensionati, e un sempre più attento presidio del territorio sono gli obiettivi che la FABI di Faenza si impegnerà a perseguire”. FERRARA Si è svolto il 4 gennaio il XX Congresso provinciale della FABI di Ferrara. Eletti in Segreteria provinciale: Filippo Mascina (Coordinatore), Claudio Arzilli, Massimiliano Milani, Roberto Nepoti. Maria Cristina Gessi è stata, invece, nominata Presidente della FABI di Ferrara. “Nostro obiettivo per prossimi quattro anni di mandato”, ha detto Mascina, “sarà quello di favorire la partecipazione e la collaborazione di tutti coloro che vorranno avvicinarsi alla FABI, nell’ottica di far crescere ulterior- mente la struttura, già recentemente interessata da un ricambio generazionale, con l’ingresso di molti giovani. Adesso nostro compito sarà quello di formare le nuove leve sindacali e prepararle al futuro”. FORLÌ Si è svolto il 20 novembre il IX Congresso provinciale della FABI di Forlì-Cesena. I delegati hanno eletto all’unanimità segretari provinciali: Giuliano Biguzzi (Segretario amministrativo), Guerrino Bevilacqua, Ettore Brunelli, Sarles Cellini, Roberta Pernici e Franco Tassinari. “Continueremo a presidiare le banche del territorio, in particolare le casse rurali, dove stiamo sempre più guadagnando terreno. Basti pensare che in una di queste realtà, la banca di Forlì, siamo riusciti in meno di due anni ad attrarre un ampio numero d’iscritti, quasi il 20% della forza lavoro complessiva, come del resto siamo cresciuti numericamente anche in Bper. Adesso vogliamo continuare il nostro percorso di crescita, investendo sui giovani sindacalisti e dando loro una formazione adeguata che li consenta di assistere al meglio i lavoratori”. FROSINONE Si è svolto l’11 dicembre l’VIII Congresso provinciale della FABI di Frosinone, che ha eletto Antonio Prata Coordinatore, e Vittorio Bonaventura, Roberto Petrucci, Giuseppe Vespasiani e Bruno di Fabio segretari provinciali. “Il nostro obiettivo è quello di continuare a crescere, come fatto negli ultimi anni soprattutto nelle piccole banche del territorio”, ha detto Prata, a margine del Congresso. “Siamo però primo sindacato anche nei grandi gruppi, come ad esempio Unicredit, dove abbiamo la maggioranza degli iscritti”. GORIZIA Il 30 novembre si è svolto l’VIII Congresso provinciale della FABI di Gorizia, alla presenza del Segretario Nazionale Attilio Granelli e di Irena Milanovič, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Bancari maggiormente rappresentativo della Slovenia (SBS). I lavori congressuali sono stati aperti dalla relazione del Segretario coordinatore, Paolo Bagon, che oltre ad aver illustrato il lavoro del sindacato goriziano in questi quattro anni, ha evidenziato l’importanza di avere e, soprattutto, mantenere un contratto nazionale di categoria. Irena Milanovič ha, invece, brevemente illustrato la situazione delle banche nella confinante Slovenia, chiedendo di continuare nel futuro la già ottima collaborazione tra i due sindacati. Al termine del congresso, sono stati eletti nella Segreteria provinciale: Paolo Bagon, riconfermato Coordinatore, Claudio Marassi e Patrizia Perisutti. GROSSETO Bancari sotto attacco: come uscire da una crisi che sta sempre più mettendo a rischio i posti di lavoro nel settore e sta allontanando le banche dal territorio, con una contrazione notevole dei prestiti alle piccole medie imprese. Questi sono stati gli argomenti al centro del XVI Congresso provinciale della FABI di Grosseto, che si è svolto il 22 novembre nel Convento di San Francesco, per rinnovare i vertici locali del sindacato. All’appuntamento hanno partecipato 300 attivisti, chiamati a scegliere i componenti del nuovo Direttivo e della segreteria provinciale, che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni. Rieletti alla guida della FABI grossetana Fabio Bianchini (Coordinatore), Mariella Cruscanti, Massimo di Giacinto, Monica Grechi e Giorgio Signori. 7 Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ “Il bilancio del nostro mandato è positivo: dal 2009 ad oggi gli iscritti al sindacato, nel Grossetano, sono aumentati di oltre il 16%, nonostante il calo complessivo degli occupati. Probabilmente i lavoratori ci hanno dato fiducia perché siamo riusciti a salvaguardare il più possibile i posti di lavoro anche in questo momento di grave crisi”, ha commentato a caldo Fabio Bianchini, riconfermato Coordinatore. Diversi, in tal senso, gli accordi siglati in questi ultimi quattro anni dalla FABI, che a Grosseto rappresenta oltre il 50% dei lavoratori bancari. IMPERIA Si è svolto l’11 dicembre il XIII Congresso provinciale della FABI Imperia. Il successivo 15 gennaio sono stati eletti nella nuova Segreteria provinciale: Giacomo Bellotti (Coordinatore), Maurizio Negroni, Giampiero Prevosto, Emanuele Pica, Marco Gorga. “Nei prossimi 4 anni”, rivela il Coordinatore Giacomo Bellotti, “ci saranno molti nodi da affrontare. In cima alla nostra agenda, c’è la richiesta di nuove e più efficaci tutele per i rappresentanti sindacali. Essendosi notevolmente ridotto il numero dei dipendenti delle filiali del territorio, è sempre più complicato costituire rappresentanze sindacali aziendali. Nostro obiettivo sarà quello di fare pressione affinchè si risolva questo problema, che impatta sugli stessi lavoratori e colpisce di riflesso tutto il territorio nazionale”. LA SPEZIA Si è svolto il 25 ottobre il Congresso provinciale di FABI La Spezia. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Costantino Crocetti (Coordinatore), Giovanni Soldani, Guido Ricci, Nicola Amoriello, Donatella Bernabò. 8 LATINA “La grande illusione”, ovvero i falsi miti che hanno fatto inabissare il sistema bancario italiano nella crisi attuale. Questo il tema al centro dell’VIII Congresso della FABI di Latina, celebratosi il 29 Novembre presso l’Hotel Maga Circe di San Felice Circeo. Nella splendida cornice del Circeo, i delegati e gli ospiti hanno dato il loro attivo contributo ai lavori, al termine dei quali è stato eletto il nuovo Direttivo Provinciale e la nuova Segreteria, che ha visto la riconferma di Stefano Recchia come segretario Coordinatore, affiancato da Tarcisio Addessi, Paolo Fiorito, Luciano Fontana, Massimo Fontana, Rosanna Intiso e Antonio Straforini. Stefano Recchia ha illustrato gli obiettivi del prossimo quadriennio. In particolare, il Segretario Coordinatore ha voluto porre l’accento sull’esigenza di un rinnovato impegno dei quadri sindacali sul territorio, a fianco dei lavoratori. “Dovremo consolidare l’ottimo rapporto già instaurato negli anni con i nostri iscritti”, ha dichiarato Recchia, “a fianco dell’attività tradizionale, utilizzeremo Facebook, Twitter e la FABItv per comunicare in maniera ancora più tempestiva con i lavoratori”. LECCE Si è svolto il 3 gennaio l’XI Congresso provinciale della FABI di Lecce, che ha eletto i componenti della nuova segreteria provinciale: Giorgio Lezzi (Coordinatore), Carlo Sticchi (Segretario amministrativo), Giuliano De Filippis, Bruno Bovenga, Alessandro De Riccardis, Antonio De Riccardis, Luca Garzia, Walter Verdesca. Durante il congresso, si è fatto il punto della situazione sull’attività svolta negli ultimi quattro anni, in cui FABI Lecce ha visto una crescita degli iscritti, nonostante il calo della popolazione bancaria. Non sono mancate pa- role d’elogio nei confronti dell’operato del Segretario generale Sileoni, che ha portato la FABI “a consolidare la leadership di rappresentanza nel settore e a diventare punto di riferimento per l’intera categoria”. Tante le sfide vinte negli ultimi anni: dall’accordo sul Fondo di Sostegno al reddito fino a quello sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro. LIVORNO Il 18 ottobre, presso il Grand Hotel Palazzo, si è celebrato l’XI Congresso Provinciale della FABI di Livorno, intitolato “Consapevolezza, Coerenza e Dignità”. Ai lavori hanno partecipato, in qualità di ospiti, l’Assessore al Bilancio del Comune, Valter Nebbia, il Vescovo di Livorno, Simone Giusti, Silvia Civalleri di Confindustria, alcuni esponenti del mondo politico locale e i dirigenti sindacali Daniela Piccini, Leonardo Tesi e Alessio Amadori, oltre al Segretario organizzativo, Franco Casini, e alle segreterie provinciali di Fisac e Uilca. Molto ampia e articolata la relazione letta da Antonio Mirra, che ha ribadito l’importanza di “formare sindacalisti sempre più preparati, per affrontare al meglio le sfide che il futuro ci pone”. La Segreteria, eletta al termine del congresso, ha visto la conferma di Antonio Mirra, quale segretario Coordinatore, di Marina Baule, di Domenico Cutrupi, Stefano Fiorindi e Antonio Fulceri. NOVARA Il 28 settembre, presso l’Hotel Concorde di Arona, si è tenuto il XXI Congresso Provinciale della FABI di Novara. Sono risultati eletti segretari provinciali: Stefano Morini (Segretario coordinatore), Roberto Bocca (Segretario amministrativo), Maria Cristina Bacchetta, Ma- Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ PESARO PISA Il 3 ottobre si è svolto il X Congresso provinciale della FABI di Pisa. Sono entrati nella Segreteria provinciale: Mario Pertici, riconfermato Coordinatore, Alberto Loretelli, Renato Squicciarini, Giovanni Mangini e Leonardo Moggi. “Nei prossimi quattro anni”, ha anticipato Pertici, “nostro obiettivo sarà quello di stabilire rapporti proficui con le diverse realtà della società civile. Allo stesso tempo, continueremo a fare attività sindacale con assoluta abnegazione e spirito di servizio, senza badare a orari: fare sindacato vuol dire essere sempre attivi e reperibili”. Il Congresso provinciale della FABI di Nuoro si è svolto il 15 novembre. Eletti nella Segreteria provinciale che guiderà il SAB per i prossimi 4 anni: Sergio Orso (Coordinatore) e Mario Porcheri (Segretario amministrativo). Il 16 novembre, presso i locali del circolo aziendale di Banca Marche, si è svolto il XIII Congresso provinciale della FABI di Pesaro. La relazione introduttiva è stata letta dal Segretario provinciale Paolo Palazzi. “Tutto sembra sprofondare in una mancanza generalizzata di etica”, ha attaccato Palazzi, “etica che, invece, dovrebbe guidare le scelte delle istituzioni”. “Constatato il balzo in avanti che FABI Pesaro ha fatto nel corso del 2013, con gli iscritti più che raddoppiati, nel prossimo quadriennio ci impegneremo a consolidare il nostro primato di leadership”, ha detto Palazzi. Alla fine delle votazioni, sono risultati eletti alla Segreteria provinciale: Paolo Palazzi Segretario coordinatore, Michele Desideri Segretario aggiunto, Franco Semenza segretario amministrativo, Francesco Zanarelli, Patrizia Ciaschini, Guido Russo, Enrico Micci. PIACENZA PESCARA Si è tenuto il 24 ottobre 2013 l’XI Congresso Provinciale della FABI di Piacenza, nel corso del quale si è rinnovato per il prossimo quadriennio il Consiglio direttivo provinciale e sono stati designati i delegati al Congresso Nazionale di Roma del 2014. Successivamente è stata confermata la Segreteria provinciale uscente: Gian Luigi Cervini resta Segretario Coordinatore, affiancato da Maura Miriam Zanotti, quale Segretario Amministrativo, e Flaviana Nigelli. “In questo periodo estremamente delicato per la categoria, vogliamo continuare a crescere e per farlo dovremo essere sempre più presenti tra i colleghi, parlare la loro stessa lingua, essere sempre in grado di rispondere con tempestività ed efficacia alle loro necessità”, ha dichiarato Cervini. Si è svolto il 30 novembre il IX Congresso Interprovinciale FABI di Pescara/Teramo, presso l’ hotel Villa Michelangelo. Sono stati eletti segretari provinciali: Ruggero Adducchio (Coordinatore), Paolo Amorosi (Segretario amministrativo), Carlo Cericola, Silvano Iannetti, Elvira Losappio. “L’ingresso di giovani attivisti”, ha detto Adducchio nella sua relazione introduttiva, “assicurerà un futuro al nostro SAB. Ribadisco l’importanza di una continua formazione, per avere dirigenti sindacali sempre più capaci e preparati. Il nostro obiettivo è quello di mantenere i livelli occupazionali nelle banche del territorio, garantendo adeguata remunerazione ai lavoratori. Siamo e dobbiamo continuare ad essere un gruppo di amici, che con passione e impegno si battono per la categoria”. rio Aina, Salvatore Cuomo, Angelo Riccardi e Luca Ruffoni. “I prossimi 4 anni dovranno vederci impegnati a garantire un futuro alla FABI novarese”, ha dichiarato Morini. “Le continue riduzioni del personale nelle filiali rendono sempre più difficoltosa la creazione di nuove rappresentanze sindacali aziendali. Occorrerà trovare spazi per coinvolgere i giovani, dando loro fiducia e responsabilità all’interno dell’organizzazione, al fine di favorire il ricambio nella struttura, evitando di concentrare tutto in capo a poche persone”. NUORO POTENZA Nell’incantevole cornice naturale di Pierno, il 30 novembre si è svolto il IX congresso provinciale di FABI Potenza. Confermata la segreteria provinciale uscente, composta da: Canio Moliterni (Coordinatore) e gli altri due segretari provinciali, Antonio Padula e Sebastiano Carlucci. “La nostra passione ci tiene uniti nella consapevolezza che il nostro sindacato ci dà le risposte e gli strumenti per affrontare il presente, in questo tempo offuscato da ansie e incertezze”, ha detto Moliterni nella sua relazione introduttiva. “Il lavoro incessante della nostra segreteria nazionale, la determinazione del nostro segretario generale, che non teme le pressioni e gli atti intimidatori di una classe di banchieri inadeguata, ci fanno capire quanto sia importante il nostro umile lavoro di sindacalisti”. “Siamo consapevoli delle difficoltà che presenta la nostra provincia e del continuo calo del numero di addetti. Ci aspetta un duro lavoro, ma la certezza che riusciremo a stare dalla parte giusta ci ripaga del nostro sacrificio. Non sappiamo come sarà il bancario del terzo millennio, ma di una cosa siamo sicuri: che al suo fianco la FABI ci sarà”. 9 Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ REGGIO CALABRIA SIENA TARANTO Il 22 novembre 2013 si è svolto il XXII Congresso Provinciale della FABI di Reggio Calabria. I Segretari provinciali eletti sono stati: Giuseppe Pitea, (Coordinatore), Paolo Ginesta (Segretario Amministrativo), Paolo Checco, Andrea Ielo, Diego Quattrone. Gli obiettivi da perseguire nel prossimo quadriennio, secondo il Coordinatore Giuseppe Pitea, sono: la crescita dell’organizzazione FABI all’interno di quelle aziende in cui si registra una maggiore difficoltà di accesso del sindacato; un maggior coinvolgimento all’interno del SAB dei giovani, anche attraverso iniziative mirate di proselitismo; una sempre più attenta e qualificata formazione dei quadri sindacali, per metterli in condizione di svolgere al meglio il loro ruolo a tutela dei lavoratori. Si è svolto il 22 ottobre il Congresso provinciale di FABI Siena. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Fabrizio Padrini (Coordinatore), Fabio Bozzi, Lorenzo Bonghi, Paolo Cerrone, Manuela Cherubini, Franco Cipriani. Si è svolto il 24 ottobre il Congresso provinciale di FABI Taranto. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Pietro Di Noi (Coordinatore), Mario Bainco e Francesco Pignalosa. SAVONA Si è svolto il 29 novembre il Congresso provinciale di FABI Siena. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Alessandro Abba (Coordinatore), Davide Scolletta, Anna Canepa, Ezio Frino, Corrado Lavagna, Gianfranco Saccone, Claudio Tognetto. 10 SONDRIO Si è svolto il 30 novembre il Congresso provinciale di FABI Sondrio. Eletti nella nuova Segreteria provinciale: Valerio Pozzoni (Coordinatore), Aldo Genesino Busi, Claudio Gala, Giuseppe Riva. TRAPANI Il 7 dicembre, presso il Centro Congressi “Marconi” di Alcamo, si è svolto il VII Congresso Provinciale della FABI di Trapani. Sono stati eletti componenti della segreteria provinciale: Fulvio Salami (Coordinatore), Stefano Leone (Segretario Amministrativo), Antonino Catalanotti. Il dibattito congressuale è stato molto partecipato e vivace. “C’è bisogno di un sindacato sempre più forte e presente sul territorio, vicino ai lavoratori per costruire un nuovo modello di banca”, ha dichiarato il Coordinatore di FABI Trapani. VERCELLI Il 25 ottobre si è svolto, presso l’Hotel “Modo” a Vercelli, l’XI Congresso provinciale di FABI Vercelli. Presenti per l’occasione anche le massime autorità locali e diversi dirigenti sindacali delle altre strutture piemontesi. In tale sede si è provveduto al rinnovo degli organi statutari. Nel prossimo quadriennio la FABI vercellese sarà guidata da: Oscar Luparia (riconfermato Segretario coordinatore), Francesco Lucchesi (Segretario amministrativo), Anna Bonamici, Cristina Quaglia e Franco Sarasso (Segretari). “La nostra volontà – ha dichiarato Oscar Luparia a conclusione dei lavori – è quella di restare un sindacato vicino alla base degli iscritti e alla realtà quotidiana del mondo del lavoro, senza dimenticare pensionati ed esodati. Un’organizzazione fondata su una struttura snella, in grado di fornire risposte rapide e dirette alle problematiche e alle varie richieste di tutti i nostri associati”. Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ Il timore è che il dibattito, snobbando la sostanza, continui a concentrarsi sulle regole, sulle norme e che si persista nello stravolgere lo scenario del mercato del lavoro, assumendo come salvifico l’ennesimo cambio di regole, che dovrebbe tradursi in una maggiore propensione agli investimenti da parte delle aziende. Insomma, nel solo vagheggiato aumento dell’occupazione a disoccupazione sale al 12,7%, con una perdita di 448mila occupati in un anno. Per i giovani si arriva al 41,6%, livello massimo dal 1977. I sindacati chiamano in causa il Governo, la Cgil parla di inadeguatezza della legge di stabilità. La Camusso dichiara: “le previsioni per il 2014, anche per effetto delle ristrutturazioni del sistema industriale, sono una prosecuzione di questa riduzione dell’occupazione, dell’aumento dei licenziamenti e delle difficoltà”. In questo scenario Renzi preannuncia il suo piano sul lavoro. Il suo Jobs Act. Obiettivo dichiarato: semplificare il rapporto di lavoro creando condizioni per rapporti più chiari e produttivi, introducendo entro 8 mesi un nuovo codice del lavoro “che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile all’estero”. Riduzione drastica anche delle forme di contratto oggi in vigore, 40, per arrivare ad “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Superamento della cassa integrazione in deroga e previsione di un assegno universale per chi perde il posto di lavoro, estendendolo a chi oggi non può goderne, legandolo però all’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più una nuova proposta di lavoro. Trasparenza anche sulla formazione con l’obbligo di rendicontare on line tutte le spese sostenute con finanziamenti pubblici, “criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard”. Infine, un’agenzia unica federale per coordinare i centri di impiego e una nuova legge di rappresentatività sindacale sui luoghi di lavoro. Inoltre, si auspica la presenza dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle grandi aziende. Questi i titoli. Ora si tratta di tradurre le dichiarazioni di intenti in norme ed interventi dettagliati. L ASPETTANDO I JOBS FACTS di PAOLA CORALLO, Segretario provinciale FABI Ragusa Le perplessità sono molte. I tempi previsti per concretizzare tutti gli annunci del programma sono talmente stretti da far pensare più ad un manifesto elettorale che ad un serio impegno da attuare. D’altronde, la realizzazione di grandi e delicatissime riforme è difficilmente coniugabile con l’assillo dell’emergenza economica che tormenta il nostro Paese, meno che mai con una politica fragile, priva di proposte e di coerenza. Il timore è che il dibattito, snobbando la sostanza, continui a concentrarsi sulle regole, sulle norme; che si persista, cioè, nello stravolgere lo scenario del mercato del lavoro, assumendo come salvifico l’ennesimo cambio di regole che dovrebbe tradursi in una maggiore propensione agli investimenti da parte delle aziende, insomma, nel vagheggiato aumento dell’occupazione. È bene rammentare che un’impresa sceglie di assumere solo se ritiene di poter realizzare un profitto tale da remunerare l’investimento che fa, quindi la sola politica fiscale di incentivazione non è sufficiente allo scopo; è necessario, invece, creare le condizioni per aumentare la produttività evitando di puntare sempre, comunque ed esclusivamente sulla riduzione dei costi. Ebbene, la produttività è molto più stimolata da lavoratori dotati della specializzazione e della competenza necessarie, ben remunerati, garantiti, di quanto non lo sia da lavoratori precari, mal retribuiti, demotivati. Staremo pure elencando delle ovvietà, ma è proprio attorno a queste considerazioni scontate che si è sviluppato il dibattito politico ed economico dell’ultimo ventennio È un clamoroso autogol precarizzare il rapporto di lavoro, delocalizzarlo, renderlo sempre meno remunerativo e garantito nella vana illusione di produrre occupazione, salvo dover continuare ad intervenire in una spirale infinita e recessiva di inutili incentivi e contemporanee rinunce cui fanno da contraltare concretissimi interventi deregolatori che continuano a sottrarre diritti di cittadinanza e di dignità ai lavoratori. Nel nuovo Jobs Act, ad esempio, i neoassunti non avrebbero la garanzia del reintegro neanche in caso di licenziamento discriminatorio e tutto ciò lungi dal migliorare la condizione dei precari, ne accentuerebbe solo il vincolo di sudditanza rispetto al datore di lavoro. È altrettanto autolesionistico accentuare il conflitto generazionale, ostinarsi a sostenere che, peggiorando le condizioni di lavoro e di vita dei padri, si potranno salvare i figli. L’applicazione di questo assunto scellerato ha provocato sino ad oggi solo un impoverimento generalizzato, cui si è associata l’impotenza e l’incapacità dei padri di assicurare ai figli opportunità e livelli di istruzione idonei a migliorarne le condizioni di vita. Nei fatti si è prodotta una inarrestabile proletarizzazione del ceto medio che ha cessato di svolgere la funzione di tessuto connettivo della società con la conseguente erosione della attitudine alla equilibrata convivenza civile. I sindacati confederali e la FABI, con sfumature diverse, hanno manifestato per il Jobs Act un blando interesse e qualche perplessità. Del resto il piano è stato solo enunciato, mancando del tutto una bozza attuativa. Staremo a vedere e saremo attenti. n 11 Sindacato&servizi/ ATTUALITÀ CREDIAMO CHE OGGI SIA UN DISTURBO TRASVERSALE, MA CHE COLPISCE SOPRATTUTTO I NOSTRI MEGA DIRIGENTI BANCHIERI di GIUSEPPE ANGELINI, Segretario provinciale FABI Palermo Dipartimento Comunicazione e immagine l termine deriva dal greco “hysteron”, utero. Infatti, nell’antica Grecia (con Ippocrate), si riteneva che alcuni attacchi collerici delle donne derivassero dallo spostamento dell’utero. Sorano, ginecologo vissuto nel primo secolo d. C., sosteneva che le isteriche provavano rimedio al loro male con la seduzione e la lascivia. Anche Galeno (131201 d. C.) rilevava la natura erotica della sofferenza. Nel medioevo i soggetti isterici erano considerati come “impossessati dal demonio” (anche oggi, a onor del vero, così sembrerebbe ascoltando certe loro “paternali”) e perseguitati per stregoneria. Intorno al 1593 William Shakespeare rappresentava in teatro “la bisbetica domata” (sarà una delle commedie più famose) e nel pieno pensiero dei tempi che furono (misoginia in primis), l’interprete principale, Caterina, era una “lunatica brontolona”, puntigliosa, ribelle. Solo nell’Ottocento il punto di vista sull’isteria inizia, molto lentamente, a cambiare grazie ai primi studi scientifici degni di nota sul tema che riguardano, però, ancora prevalentemente, soggetti femminili. Celebre il caso di una paziente, curata (e clinicamente guarita) da Freud, che aveva subito in età infantile un trauma, da cui seguirà una trattazione “sistemica” della patologia. Nono- I 12 stante i progressi sullo studio di questa malattia, ancora nel secolo scorso Hildegard Knef, attrice e scrittrice tedesca, affermava: “Un uomo che urla ha un’opinione. Se un uomo strepita, è dinamico, se sbraita una donna è isterica”. Crediamo che oggi l’isteria sia trasversale ma colpisca soprattutto, ultimamente, i nostri mega dirigenti banchieri. Basti pensare alla “fenomenologia” isterica: stati di eccitamento psicomotorio (quanto gesticolano quando parlano, quanto “camminano” sul palco durante le “convention”), stati deliranti (quante ne “sparano” pur di essere convincenti a vendere l’impossibile), stati di depressione ed euforia (in alcuni casi diremmo “schizofrenia”), facilità alla menzogna (quante promesse non mantenute), immaturità emotiva (quasi assoluta mancanza di empatia), egocentrismo (“è così perché lo dico io”), teatralità (sembra che abbiano studiato all’accademia) e dulcis in fundo tendenza alla drammatizzazione e all’esagerazione (“questo obiettivo è di importanza vitale...”). In psichiatria si precisa che l’isteria insorge soprattutto nell’età adolescenziale, pur riscontrando parecchi “nuovi isterici” nell’età avanzata. Interessante, soprattutto se pensiamo ai nostri mega dirigenti, è quello che è definito “carattere isterico”. È di coloro che “vogliono apparire di più di ciò che in realtà sono”, ne sono talmente “travolti” che si auto convincono, hanno bisogno di sentirsi “valorizzati”, veri e propri istrionici (nel senso classico del termine: commedianti). Generalmente non sono pericolosi, ma sicuramente insopportabili con le loro grida e il più delle volte, “ragionamenti contorti”. Il malcapitato di turno, qualsiasi obiezione provi a esprimere, sarà sbeffeggiato e ogni sua affermazione sarà interpretata dagli isterici come un’accusa. Sono “egotisti”, hanno valore solo le loro esperienze di vita, parlano continuamente di loro, quando noi esprimiamo il nostro pensiero loro sono distratti e senza alcun interesse in quello che proviamo a comunicare. Convinti detentori della verità: superbi e presuntuosi. L’isterismo è, comunque, fondamentalmente, l’espressione di un disagio, la sua “comunicazione”, disagio di cui il soggetto non ha consapevolezza, infatti, affermerà sempre che “i fatti accadono”, mai si assumerà le sue responsabilità per dire: “Io ho fatto ciò”. In psicanalisi non possiamo non fare riferimento a Jacques Lacan che, intorno agli anni Sessanta, studiò a lungo sul fenomeno dell’isteria e sul “discorso del padrone”. Lacan, a differenza di Max Weber che sosteneva il “sacrificio di sé” dei primi capitalisti, ritiene che il padrone punti al “godimento” ad ogni costo, travolgendo tutto, anche le persone. Come non pensare all’isterico che distrugge le relazioni, impoverisce i sentimenti? Oggi il mega dirigente si concentra solo sull’utile, mercificando le persone. La solidarietà, se c’è, è di facciata, fondamentalmente s’insiste a “rottamare” il collega, a “costringerlo” in un modo o in un altro a lasciare il posto di lavoro, al prepensionamento. Come l’isterico è accecato dall’ira, così il “padrone” pensa solo al suo tornaconto e le relazioni sono solo strumenti per “guadagnare”, non esistono emozioni, sentimenti... costano troppo! Così come l’isterico vuole tutto e subito, il padrone vuole la “velocità”, pensiamo, per esempio, a quante “chiamate” i colleghi devono rispondere nei Contact Center, poco importa la qualità della risposta! Condivisione, socialità, ascolto sono concetti cari (al portafoglio) e quindi sconosciuti o poco perseguiti. Bisogna seguire il ritmo dell’isterico: veloce ma eccessivamente rigoroso, il collega deve essere un automa, impersonale, inumano, anonimo. Come affrontare l’isteria? L’unico vero rimedio è che gli isterici comprendano (ma senza l’aiuto di un medico è davvero difficile) di soffrire di questa patologia e di porvi rimedio. La psicoterapia può sicuramente portare grandi benefici ma riteniamo che prevenire sia meglio che curare e che mai dovrebbero scegliere, come purtroppo invece accade, gli isterici per i ruoli di sintesi. Ci salvi chi può... n Sindacato&servizi/ BCC LA DEPRECABILE DECISIONE UNILATERALE DI FEDERCASSE DISDETTA CONTRATTO BCC: QUANDO I MUSCOLI VINCONO SUI NEURONI Dopo il positivo accordo sul Fondo esuberi, Federcasse ha bruscamente interrotto il percorso comune di collaborazione con i sindacati, disdettando anticipatamente il contratto nazionale di categoria. La FABI non resterà a guardare: serve un impegno comune per riportare al centro il CCNL, che è l’unico, vero strumento di tutela dei lavoratori e di garanzia della “biodiversità” del settore Bcc di LUCA BERTINOTTI, Segretario nazionale FABI l 2013 si è concluso per i lavoratori e le lavoratrici del settore del Credito Cooperativo con due dicotomiche certezze. Una prima e positiva certezza è stata la sottoscrizione, lo scorso 30 ottobre, dell’accordo di modifica e adeguamento del Fondo “Esuberi”, come previsto dalla legge vigente in materia. Un’intesa che ha dimostrato la lungimirante e coerente capacità della FABI, unitariamente alle altre sigle sindacali, di garantire e assicurare con determinazione e responsabilità il “bene comune” e di arricchire le possibilità di intervento, per limitare al massimo le ricadute occupazionali in caso di crisi o pre crisi aziendale. La perdurante recessione economica ha impat- I tato, negli ultimi due anni, su svariate realtà aziendali del settore Cooperativo. E quando le difficoltà economiche si sono associate a poco virtuose gestioni dei Consigli d’amministrazione e di direzione, si è dovuto intervenire urgentemente sulla gestione e struttura patrimoniale delle singole BCC e c’è stato bisogno di trovare accordi, per scongiurare effetti pericolosi sui livelli occupazionali. La consapevolezza di dover adeguare e ampliare la strumentazione a garanzia e presidio dell’occupazione e dell’occupabilità di tutti i lavoratori e le lavoratrici del Movimento Cooperativo è stata la nostra “stella polare”‘, la reale filosofia portante che ha permeato il rinnovo contrattuale del 21 dicembre 2012. Ma il positivo percorso iniziato col rinnovo del contratto collettivo di categoria è stato bruscamente interrotto, dopo che Federcasse ci ha consegnato, lo scorso 26 novembre, a margine dell’assemblea annuale dell’associazione, una lettera in cui dichiarava la rescissione unilaterale dei contratti dei dipendenti, quadri e dei dirigenti del settore. È venuta meno in quella stessa giornata sia la reale volontà di Federcasse di affrontare i problemi a viso aperto, sia la certezza di continuare a marcare quella “differenza” dal settore dell’ABI tanto sbandierata e ora, con tutta evidenza, soltanto millantata. Con questa seconda certezza non positiva si apre lo scenario del 2014 e la FABI dovrà, per ruolo, numeri e convinzione, affrontare le “confusioni” delle varie anime che compongono la delegazione sindacale del “nucleo” Federcasse, per riportare al centro della discussione e dell’attività sindacale l’unicità e l’imprescindibilità del contratto collettivo nazionale di lavoro, consentendo, così, un ripristino di ortodossia “contrattuale” tra le parti sociali. La FABI non permetterà che si getti via “il bambino con l’acqua sporca”, liquidando un contratto di lavoro che ha posto le basi e le fondamenta per mantenere le speficità del Credito Cooperativo e reggere il peso di anni certamente non semplici, sia dal punto di vista negoziale, sia di contesto economico e di Paese. Il mandato degli attivi unitari dei Quadri sindacali, svoltosi il 19 dicembre scorso a Roma, ha definito chiaramente quanto fortemente che dovranno essere impiegate tutte le forze e sviluppate tutte le azioni per riportare Federcasse su un sentiero di comune responsabilità e di concreto rispetto delle regole e delle normative, a tutela della dignità e della professionalità del lavoro e della “bio diversità” del settore. Un “rispetto” dei lavoratori e delle lavoratrici che deve essere praticato nei fatti e non predicato da Federcasse attraverso sterili dichiarazioni, smentite poi da lettere pensate e scritte per dimostrare solo di avere muscoli, a discapito dei neuroni. n NEWS SALUTE, RICERCA TARGATA USA L’ATEROSCLEROSI SI COMBATTE ANCHE CON POMODORI OGM omodori geneticamente modificati per produrre un peptide che ‘mima’ l’azione del colesterolo buono, liberando le arterie e riducendo il rischio di aterosclerosi. A descrivere i risultati, ottenuti finora sui topi, dei super-pomodori Ogm, è un team di ricercatori americani dell’Ucla, intervenuto al congresso dell’American Heart Association ‘Scientific Sessions’. Nello studio i topi che hanno mangiato i pomodori liofilizzati presentavano meno infiammazioni e una ridotta aterosclerosi rispetto agli altri, nutriti con una dieta normale. "Abbiamo scoperto un nuovo e più pratico sistema per produrre un peptide che agisce come la proteina P ‘chiave’, presente nel colesterolo buono, ma è molte volte più efficace e può essere assunto mangiando l’ortaggio", spiega Alan Fogelman, autore senior dello studio. I ricercatori hanno ingegnerizzato i pomodori per produrre il 6F, un piccolo peptide che mima l’azione dell’ApoA-1, la proteina chiave nel colesterolo Hdl (quello ‘buono’). Gli scienziati hanno nutrito con i super-pomodori alcuni topi privi della capacità di rimuovere naturalmente il colesterolo cattivo (Ldl) dal sangue. In pratica, animaletti condannati a sviluppare rapidamente l’aterosclerosi, con una dieta ricca di grassi. Ebbene, mangiando i super-pomodori ,i topi presentavano più bassi livelli di infiammazione, più alta attività di un enzima antiossidante associato con il colesterolo buono, più alti livelli di colesterolo buono, ridotti livelli di una sostanza che accelera la formazione delle placche nelle arterie e, soprattutto, "meno placche aterosclerositiche", concludono gli autori. n 13 Sindacato&servizi/ SPAZIODONNA The Gender Gap Report 2013 vede l’Italia al 71° posto nel mondo PREGIUDIZI ANTIDILUVIANI DURI A MORIRE onostante tu sia una donna, sei intelligente”. Questa prima frase non è un artificio letterario per dare un incipit all’articolo, ma un frammento di vita vissuta. L’ho sentita pronunciare poco tempo fa da un uomo che commentava l’operato di una collega. Scherzava? No, tanto che nel tono di lui poteva addirittura percepirsi il compiacimento di chi ritiene di aver fatto un complimento, per di più sincero. Non so cosa pensiate voi, ma io ritengo improbabile che quel ‘nonostante’ possa ispirare anche un solo risolino in qualsiasi donna stia leggendo. All’opposto, sono altrettanto convinta che, leggendo, più di un uomo abbia sorriso. Anche chi è solito affermare con sincera convinzione quanto le politiche di pari opportunità siano sacrosante. I nostri stereotipi, per taluni tanto belli proprio perché “italiani veraci”, sono purtroppo ancora luoghi troppo rassicuranti per rinunciarvi facilmente. Il problema è serio. Proprio negli anfratti degli stereotipi, infatti, le nostre coscienze rischiano di intorpidirsi tanto da perdere “N Perché di fronte al mondo che cerca di cambiare rotta, l’Italia continua a non valorizzare a sufficienza il suo potenziale umano e a sottoutilizzare e sottopagare il talento femminile? Proprio negli anfratti degli stereotipi le nostre coscienze rischiano di intorpidirsi tanto da perdere di vista anche quello che deve essere fatto per il bene comune di MARIA ROSA PETRUCCI, Segretario provinciale FABI Reggio Emilia di vista anche quello deve essere fatto per il bene comune. Diamo un’occhiata a cosa succede in Italia rispetto al resto del mondo, partendo dal postulato universalmente accettato che “Paesi e aziende potranno essere competitivi solo se saranno in grado di sviluppare, attrarre e trattenere presso di sé i talenti migliori, maschili o femminili che siano”, (Klaus Schwab, e Gender Gap Report 2013). Secondo il rapporto Human Capital presentato dal World Economic Forum a ottobre 2013, su 122 paesi analizzati in base all’investimento in capitale umano, l’Italia si colloca in 37° posizione, superando in Europa solo Lettonia, Croazia, Polonia e Grecia. Il risultato così ottenuto si riferisce ad un’analisi congiunta di tutti gli elementi oggetto della ricerca e cioè istruzione, salute e benessere, occu- pazione e ambiente di lavoro, mobilità sociale. Se però approfondiamo soprattutto i temi della formazione e della capacità di creare e trattenere nel Paese i talenti, l’Italia si inabissa al 75° posto. e Gender Gap Report 2013, che analizza la presenza di gap di genere in 136 paesi del mondo, pone invece l’Italia direttamente al 71° posto, distaccata di parecchie lunghezze, per inciso, anche da Mozambico (26°) e Burundi (22°). Ma non basta. Secondo l’indagine Condizione occupazionale dei laureati di marzo 2013 redatta a cura del Consorzio Interuniversitario ALMALAUREA, il divario retributivo tra laureati e laureate è di tre punti percentuali in favore degli uomini nei Paesi OCSE, ma si dilata a ben 7 punti percentuali in Italia. Questo nonostante “i migliori risultati raggiunti, quasi ovunque, dalle laureate rispetto ai loro colleghi uomini”. E ancora, da un recente studio di Bankitalia risulta che le imprese femminili non si differenziano da quelle maschili sotto il profilo della redditività, nonostante le maggiori difficoltà incontrate nell’accesso al credito. Inoltre molte recenti analisi identificherebbero “una relazione positiva tra le quote di amministratori donne o top executive e la performance delle imprese”. Potrei proseguire, ma la sostanza sarebbe sempre quella: la sostenibilità del sistema economico e la sopravvivenza del mondo del lavoro passano necessariamente attraverso la valorizzazione di tutte le potenzialità e di tutti i talenti disponibili. Questo è tanto vero che dopo 100 anni di indiscusso dominio maschile, la democratica Janete Yellen è stata recentissimamente eletta primo presidente donna della FED e forse, anche grazie a questo, gli Stati Uniti stanno già scalando qualche posto nella classifica del prossimo Gender Gap Report. Ma perché di fronte al mondo che cerca di cambiare rotta, l’Italia continua a non valorizzare a sufficienza il suo potenziale umano e a sottoutilizzare e sottopagare il talento femminile? Forse la ragione più profonda non va cercata nelle carenze degli strumenti in favore della conciliazione, o nelle insufficienze normative, ma è arroccata proprio in quel ‘nonostante’, che, a ben guardarlo, è evidentemente tanto diffuso nella mente dei singoli da racchiudere in sé un intero mondo di disagi e recriminazioni. Sei intelligente. Sei capace. Hai talento. Proviamo a dire all’altro solo questo, senza alcuna declinazione di genere. Se non riusciremo a farlo nessuna legge, nessuna imposizione di quote rosa e tanto meno nessuna programmatica normativa CEE potrà farci davvero cambiare. Non dovrebbe essere così difficile, nonostante siate uomini! n NEWS IN AUMENTO I CASI DI VIOLENZA SULLE DONNE A luglio del 2013 in Italia si sono verificarti 6.743.00 abusi fisici o sessuali verso le donne di età compresa fra i 16 e 70 anni, ma solo il 7% delle vittime ha denunciato l’accaduto 14 econdo gli ultimi dati dell’Istat, il fenomeno della violenza sulle donne è in aumento. A luglio del 2013 in Italia si sono verificarti 6.743.00 abusi fisici o sessuali verso le donne di età compresa fra i 16 e 70 anni, ma solo il 7% delle vittime ha denunciato l’accaduto. Sempre secondo l’Istat, sono oltre 6 milioni e mezzo le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nella fascia d’età compresa tra 16 e 70 anni. Coloro che sono state fatte oggetto di violenza fisica sono stimate in 3 milioni e 961 mila e rappresentano il 18,8% della popolazione, con il 23,7% (pari a ben 5 milioni di casi!) che ha subito violenza sessuale, mentre circa 1 milione ha subito stupri o tentati stupri. L’indagine dimostra come gli episodi di violenza si verifichino soprattutto tra le mura domestiche, dove spesso padri, compagni e mariti sfogano le loro frustrazioni sulla propria figlia, moglie o amante. n S Sindacato&servizi/ SPAZIODONNA PENSIONI E DIFFERENZE UOMO/DONNA Procedura d'infrazione UE contro l'Italia di CRISTIANA DE PASQUALI, Responsabile Coordinamento nazionale Donne ecentemente, varie testate giornalistiche hanno riportato la notizia dell’ennesima procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea a carico dell’Italia per una disparità di trattamento uomo-donna nella disciplina pensionistica. Partendo dai titoli, con una punta di sano ottimismo, ci si poteva aspettare una notizia positiva, ma continuando a leggere, la sensazione che affiorava era più simile a quella che si prova leggendo le avvertenze su un farmaco alla voce “effetti collaterali”, quando alla fine ci si chiede se sarà davvero il caso di prenderlo o se la cura non sarà peggio della malattia. Le disposizioni criticate dall’Unione Europea sono quelle contenute nella legge R 214 del 2011, in base alle quali il periodo minimo di contribuzione per ottenere la pensione prima di arrivare all’età massima è stato fissato in 41 anni e 3 mesi per le donne e 42 anni e 3 mesi per gli uomini. Una differenza che secondo Bruxelles sarebbe in contrasto con il principio della parità di trattamento uomo-donna dell’Unione. Certo la differenza c’è, ma per onestà intellettuale non è solo in quei dodici mesi. La disparità uomo-donna è anche nella totale assenza di una quantificazione, ai fini pensionistici, del lavoro di cura in generale; proprio quello che purtroppo, nonostante i mille proclami, grava ancora in misura preponderante sulle donne e che, forse, se adeguatamente riconosciuto, sarebbe anche meglio distribuito. Non avremmo meritato di essere ‘bacchettati’ per una riforma, che ha escluso dal principio di prestazione effettiva una serie di permessi legati proprio all’assistenza e al lavoro di cura? O ancora per aver emanato una norma, sulla fruizione dei congedi parentali ad ore (utili alle mamme ma ancora di più ai papà), tale da essere pressoché totalmente inapplicata ad un anno di distanza per la troppa genericità con cui è stata scritta? Una norma sulla quale chi avrebbe dovuto chiarire ha demandato il problema generando ulteriore confusione. Ma quella legge non doveva rispondere proprio a una disposizio- ne dell’UE? E se così è allora basta solo rispettare la forma? Sta di fatto che non sappiamo quali saranno gli esiti della procedura d’infrazione, ma è comprensibile la preoccupazione che possa produrre l’effetto di allontanare ulteriormente la prospettiva della pensione per molte donne che spesso, non appena possono, scelgono di ritirarsi dal lavoro (anche a condizioni economicamente svantaggiose) stanche del dover fare i salti mortali tra vita familiare e vita professionale con esigenze sempre più distanti tra loro e spesso inconciliabili. In questo momento storico anche l’Europa, come istituzione in sé, è in una fase delicata e dovrebbe fare un salto di qualità per garantire in maniera sostanziale i diritti delle donne e degli uomini che l’hanno voluta e che ancora credono in essa e la sostengono. Come? Semplicemente affrontando i problemi reali nella sostanza e non solo nella forma o con il ‘pallottoliere’, almeno per frenare le polemiche anti-europeiste ed evitare il rischio di dover ammettere, in un pessimo futuro, che la cura ha funzionato ma purtroppo il paziente non ce l’ha fatta! n NEWS DONNE, HANNO UNA MARCIA IN PIÙ MA NON SFONDANO Uno studio della Commissione Europea evidenzia lo scarso numero di presenze femminili in posizioni di rilievo. Eppure, un'indagine condotta da Cribis sull'intero universo delle imprese italiane, dimostra come le imprese guidate dalle donne risultano commercialmente più sicure onne, sempre poco considerate sul posto di lavoro, arrancano nella scalata alle poltrone di prestigio, sottopagate e sempre più in difficoltà a conciliare i ritmi lavorativi con quelli familiari. Si dirà: non fa neanche più notizia. In alcuni Paesi, l’Italia è tra questi, meno del 50% delle donne partecipa al mercato del lavoro e anche laddove la presenza femminile è maggiore, poche sono le donne che raggiungono le posizioni di amministratore delegato, direttore generale o direttore finanziario. Secondo i dati della Commissione Europea, nelle principali società quotate europee solo il 5% dei Presidenti e il 16% dei membri dei CDA è donna. Eppure, le donne sono più affidabili degli uomini, se si parla di affari. Da un’indagine condotta da Cribis D&B – società del Gruppo Crif – sull’intero universo delle imprese italiane, le imprese guidate dalle donne risultano commercialmente più sicure nel pagamento dei fornitori e nel rispetto delle varie scadenze. All’aumentare delle quote rosa tra i top manager, diminuisce il rischio di insolvenza: se ai piani alti le donne sono più del 50% l’azienda è più ligia agli impegni presi con i fornitori, mentre quando si scende sotto il 10% aumenta il grado di rischio. Un dato che non fa che confermare quanto la presenza femminile non debba essere solo una “quota rosa” di gentile concessione, ma una risorsa su cui puntare attraverso gli stessi meccanismi che governano gli avanzamenti di carriera degli uomini. Nello stesso re- D port della società non vengono fornite spiegazioni riguardo ai motivi che fanno sì che le “aziende donna” abbiano una marcia in più, ma si lasciano parlare i dati che, appunto, dimostrano come le realtà guidate da donne mostrano una maggiore attenzione a onorare gli impegni presi e una gestione più oculata dell’attività rispetto alle aziende guidate da uomini. Negli ultimi cinque anni, infatti, secondo i dati di Confartigianato, il numero delle lavoratrici indipendenti italiane è diminuito del 6,7%, contro il 9,1% degli uomini. Mentre le donne a capo di imprese con dipendenti sono addirittura aumentate di quasi 29mila unità, pari all’8%. Ma vediamo i motivi che portano le donne ad essere svantaggiate nel mondo del lavoro. Innanzitutto è noto come la prima difficoltà sia rinvenibile proprio al momento della selezione. Se per esempio sono sempre uomini a selezionare, è probabile che, anche involontariamente, premino qualità “maschili”. Poi c’è l’inevitabile difficoltà di rispondere a due aspettative molto diverse tra loro: quella di famiglia e quella di carriera. Una combinazione non impossibile, ma che non può prescindere da supporto e orientamento. Lo scorso anno nel nostro Paese quasi 18mila lavoratori hanno rassegnato le proprie dimissioni e, di questi, 17.175 erano donne che hanno scelto di rimanere a casa per accudire i figli piccoli. Simona Sacconi 15 @HKJIF =RJVJOTLVP /UTP ' 9PTP 6XW^OW`SXWO 945< 7;C7/ >B3@A< 9<2B8< C7/ 4/D /8 ;B93?< 02.86983835 7K\K 7@1?7AA< 4/07 6XQWXVO @XVO ?K\ZSMXUK 6XQWXVO @XVO 6XNSMO 9S[MKUO <WNSZS``X @b 6S^SMX BZXPO[[SXWO EOUOPXWX FPPSMSX 2/A7 1<;A?/3;A3 64B 6S\\a BZX^SWMSK 9K_ FPPSMSX 8VKSU FPPSMSX 2/A7 7;A3@A/A/?7< /8 =?&/& "=B00871< ?357@A?< /BA<9<0787@A71<# 6XQWXVO @XVO BZXPO[[SXWO 6XNSMO 9S[MKUO 7K\K NS @K[MS\K DO[[X ? 2/A7 C371<8< /UTPVJTTURF ?KZMK 4UPRLSTRFIF 6XV]WO NS CO[SN' <W\O[\K`SXWO KU BC'4' 9 ?PUMPTTJ 1FNQJR EKZQK ?XNOUUX 6XVYUO\X 4USVOW\K`SXWO D< 5OW`SWK @A 6K^KUUS 9S[MKUS "6G# ;K[XUSX 9PTP'@HPPTJR 9]Z\X K]NSXPXWX^S[S^S "MXVYZO[S WOUUK [XVVK K[[SM]ZK\K# D< BZSVK <VVK\ZSMXUK`SXWO KU BC'4' BZX^SWMSK @A BZSVK <VVK\ZSMXUK`SXWO GKUXZO 4]\X^O\\]ZK ;B> ?O[O 4WWX /AAB/83 18/@@3 27 93?7A< "0<;B@'9/8B@# ?K[[SVKUO ;KWMSX EZKSWX CSW]WMSK CS^KU[K D< D< #+'*+&.&1+-,) (+ $+,+/0.-/+02" 4UVOWX ]W [SWS[\ZX WOUUd]U\SVX KWWX 7K\K DMKNOW`K 4WW]KUO BXUS``K @A 7KWWS K MX[O NS \OZ`S \ZK[YXZ\K\S GOSMXUS KNSLS\S K DM]XUK ;]SNK @A @O[[]W [SWS[\ZX ]U\SVX KWWX @O[[]W [SWS[\ZX ]U\SVS , KWWS 4\\]KUO 6XVYKQWSK @O[[]W [SWS[\ZX ]U\SVS . 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Un Quadro Direttivo intorno ai 30 anni riceve mediamente una valutazione del 14% superiore rispetto a un ultracinquantenne. Uno studio dell’Università Bocconi di GIULIANO XAUSA, Responsabile nazionale Coordinamento Quadri direttivi dura la vita in azienda per gli over 50, vengono valutati meno dei loro colleghi più giovani e fanno meno scatti di carriera. È quanto emerge da uno studio dell’Osservatorio Diversity Management Lab della Bocconi. Le valutazioni, dopo i 50 anni, diminuiscono. Un errore gestionale clamoroso, secondo lo studio, perché le "politiche aziendali di questo genere rischiano di alienare una porzione crescente della popolazione aziendale e di compromettere la performance aziendale". "I trend demografici e l’evoluzione delle politiche sociali conducono a un inesorabile aumento della quota di over 50 nella popolazione aziendale", ha eviden- È ziato lo studio. "La popolazione in età lavorativa è destinata a diminuire di almeno dieci punti percentuali nei prossimi cinquant’anni, mentre gli anziani saranno una volta e mezza quelli attuali. La scarsa natalità e le politiche sociali tese a prolungare l’età lavorativa favoriranno, inoltre, una maggiore concentrazione dei lavoratori nelle fasce di età superiori. Se le politiche aziendali non discriminassero i lavoratori anziani, l’invecchiamento della popolazione aziendale non sarebbe un problema, dal momento che le più recenti teorie e ricerche evidenziano che il declino cognitivo non può essere dimostrato prima dei 60 anni e non ha connotati significativi prima dei 74". In particolare, una rilevazione dell’Osservatorio su un campione di 1.000 lavoratori dimostra che gli indicatori della performance (comportamenti orientati al cambiamento, identificazione ed engagement) non segnalano differenze significative al variare dell’età, mentre crollano, dopo i 50 anni, la soddisfazione per le prassi aziendali legate all’età e la percezione del clima aziendale. Una seconda, più ampia rilevazione dell’Osservatorio (su 58.000 dipendenti di grandi imprese) mostra che i lavoratori più anziani sono penalizzati in termini di valutazione della performance individuale. A titolo esemplificativo in diverse imprese la valutazione media di un impiegato al di sotto dei 30 anni è di 4,64, per chi ha superato i 50 anni è di 4,17 (-10%), mentre un Quadro Direttivo intorno ai 30 anni riceve mediamente una valutazione del 14% superiore rispetto a un ultracinquantenne. Anche gli scatti di carriera non automatici mostrano lo stesso scenario. Gli impiegati che hanno avuto uno scatto di carriera non automatico negli ultimi cinque anni hanno in media 36,14 anni, quelli rimasti al palo ne hanno 49,51. Tra i Quadri i più fortunati hanno 36 anni, gli altri 51,4. Le banche, e questo lo diciamo noi, non sono di meno e da tempo hanno intrapreso iniziative per rottamare proprio i cinquantacinquenni. Colleghi non meno preparati professionalmente, ma probabilmente meno sensibili alle ormai indecenti pressioni commerciali. Ma la FABI ha detto no, schierandosi fin dall’inizio, e talvolta da sola, contro questa inaccettabile iniziativa. Lo farà anche nel futuro e con tutti gli strumenti a disposizione. Garantito! n NEWS CASSAZIONE Il lavoratore, addetto all'accettazione di una casa di cura, aveva ricevuto dalla ditta una contestazione relativa ad accessi internet non autorizzati effettuati sul luogo di lavoro ed aveva chiesto, quindi, la cancellazione dei dati personali che lo riguardavano ai sensi dell'art. 7 del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Dalle pagine prodotte dalla ditta, infatti, comparivano informazioni di carattere sensibile relative al dipendente idonee a rilevare, tra le altre cose, tendenze sessuali visto che numerosi file facevano riferimento a siti internet a contenuto pornografico. Tutta la documentazione era stata raccolta dalla società senza consenso e senza alcuna informazione sulla possibilità di efa Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18443 fettuare controlli sui terminali, indel 1 agosto 2013, dichiara legittimo il provve- formazione che era stata omessa sia dimento del Garante della Privacy con il quale nei confronti dei dipendenti sia nei quest'ultimo aveva vietato ad un'azienda il trattamento confronti del sindacato interno aldei dati personali degli accessi internet di un dipen- l'azienda. dente, che la ditta voleva utilizzare nella procedura di- Il Garante della Privacy sostiene che, in virtù del collegamento diretto ed univoco fatto tra il ricorrente ed sciplinare di licenziamento. Nella fattispecie i dati contenuti nel computer in uso i dati desunti, il lavoratore assume la qualità di "inteal dipendente erano completamente estranei a quelli ressato" ed in quanto tale soggetto legittimato ad eserperseguiti dall'azienda ed anzi si trattava di "dati sen- citare i diritti garantiti dal "Codice in materia di prosibili" con i quali si potevano evincere convinzioni re- tezione dei dati personali". D'altra parte, invece, si può ligiose e politiche nonché tendenze sessuali del dipen- notare che i dati raccolti sono stati prelevati mediante copia delle sessioni di lavoro avviate dal dipendente in dente. I DATI DELLA NAVIGAZIONE ABUSIVA DEL DIPENDENTE NON SONO UTILIZZABILI AI FINI DEL LICENZIAMENTO L 18 questione, senza renderlo edotto della possibilità di tali controlli. Bisogna rilevare, inoltre, che lo stesso dipendente non aveva bisogno di accedere ad internet per poter svolgere il proprio lavoro e, quindi, l'illiceità del suo comportamento poteva essere provata solo con l'esistenza di accessi indebiti alla rete, senza andare nel dettaglio delle singole connessioni. Anche se i dati sensibili sono stati raccolti dal datore di lavoro per provare l'illiceità del comportamento del proprio dipendente, bisogna tenere in considerazione il fatto che le informazioni sensibili del pari di quelle raccolte nel caso de qua (idonee a rivelare tra le altre cose lo stato di salute e la vita sessuale della persona) possono essere trattate senza consenso, solo quando questa operazione sia indispensabile per far valere o difendere in giudizio un diritto o libertà fondamentale inviolabile. Circostanza che, in questo caso, come spiegato nel paragrafo precedente non si è verificata. Per questi motivi la Suprema Corte ha ritenuto che il giudice di merito abbia correttamente valutato il fatto che il trattamento dei dati sensibili operato dall'azienda sia stato eccedente rispetto alle finalità perseguite. Rigettato, quindi, Il ricorso. n Sindacato&servizi/ SPAZIO APERTO PREDICATORI CON GLI STIVALI di GIANFRANCO AMATO, Presidente Centro Studi nazionale “Pietro Desiderato” na fra le articolazioni più gravi della crisi generale, se pure non pienamente avvertita, è la crisi della democrazia: un punto di frattura alquanto pericoloso, tale da incrinare la normale convivenza civile. Le difficoltà dell’economia, l’impotenza della politica, il disagio sociale tendono a convergere, se considerate nel loro insieme, in un terreno sempre più instabile, così da squilibrare un assetto ritenuto fino ad ora solido ed intangibile. La democrazia, come la conosciamo oggi, ha la medesima intenzione, ma non la stessa consistenza, di quella che abitava nella patria di origine. Il significato greco, infatti, non prevedeva un suffragio universale, bensì una sorta di aristocrazia leggera, allargata ad alcuni soggetti della polis all’inizio esclusi. La sua lunga, tormenta evoluzione nel tempo l’ha portata fino al senso oggi acquisito dagli stati moderni, in particolare nel mondo occidentale del ventesimo secolo. Arriviamo a noi, negli ultimi decenni. L’accesso di tutti al voto, politico, amministrativo, referendario, ha consegnato ai cittadini la facoltà di decidere, di volta in volta, la loro sorte sociale. Bene, questa è proprio la base della democrazia rappresentativa, dove chi governa deve U avere una legittimazione che proviene dal basso, da una base di riferimento più ampia possibile. Un percorso di andata e ritorno che deve possedere, per essere compiuto, alcuni requisiti di fondo, il primo dei quali può essere definito come partecipazione consapevole. Detto in parole molto semplici: chi esercita il diritto di voto ha il dovere di acquisire informazioni almeno sufficienti per poterlo fare. Possiamo dire che sia così? Possiamo dire che la grande maggioranza delle persone si trovi nelle condizioni, auspicabili, di conoscere i fondamentali dell’economia, della politica, della convivenza sociale? Credo proprio di no. Temo, anzi, che sia il contrario. La individualità, caratteristica di per sé positiva, quando è portata all’estremo, diventa pericoloso egoismo, il quale si ritrae al proprio interno, lasciando un vuoto di ampie dimensioni. Ma il vuoto in politica non esiste, e così, per ciò che riguarda il tema in oggetto, viene riempito dalle battute, dagli slogan, dalle chiacchiere da bar o da alcuni talk show demenziali. Una sorta di “consumo della superficie”, dove si perdono le differenze, anche quelle grandi, e tutto diventa uguale a tutto. In questo oceano vacuo navigano, con grande abilità, i predicatori della retorica, “I divini incantesimi compiuti con le parole possiedono una potenza che blandisce l’anima, persuadendola e trascinandola con il loro fascino”. GORGIA DA LENTINI antica e moderna arte della persuasione. “Parlare al cuore della gente” è uno degli slogan prediletti; in realtà parlano alla “pancia”, cercando di catturare le pulsioni per averne il controllo. “Siamo con il popolo”, ecco un altro slogan piuttosto frequente; in realtà cercano il puro consenso per organizzarlo a loro favore. Insomma: ci troviamo nel pieno e conclamato populismo, dove vengono accantonati, come inutili orpelli, i gruppi sociali intermedi: i partiti, i sindacati, le associazioni culturali, e tutti quei “filtri”, altrimenti indispensabili, tra le fonti del potere e i destinatari delle scelte politiche. Va detto con chiarezza: il nostro Paese non ha, allo stato, gli anticorpi sufficienti per arginare possibili derive demagogiche ad alto rischio. Venditori di fumo, illusionisti da avanspettacolo, gaglioffi travestiti da economisti manovrano falsi sillogismi come fossero amuleti da scambiare tra clan e tribù. Parolai ed affabulatori promettono di salvare l’Italia e addirittura il Mondo, attraverso un mezzo impossibile: la democrazia diretta, dove tutti, spingendo un bottone, parteciperebbero a qualunque decisione politica. Di tutto questo, alcuni ne fanno una teoria, magari con pretese scientifiche, fino ad arrivare a venderla con guadagni cospicui. Completano il quadro cortigiani che si muovono come attori, e come attori recitano toccando spesso le corde di una comicità involontaria. E le persone serie? Certo, ci sono, ma non “bucano” il video, sono troppo raffinati, troppo intellettuali, alla fine noiosi e poco convincenti. E poi, diciamo la verità, non parlano al cuore. Manca qualcosa? n NEWS RICERCA DI UNO SCIENZIATO ITALIANO “HOMO OECONOMICUS” IMPREVEDIBILE omo oeconomicus” sotto la lente della ricerca. Mercati, imprese, investitori, consumatori e i loro comportamenti, previsti o imprevedibili: da Pisa il ricercatore italiano Pietro Dindo svilupperà un progetto di ricerca legato a questi temi, dopo aver vinto un grant del programma europeo “Marie Curie - International Outgoing Fellowship” che lo porterà tra Usa e Italia. Dindo, ricercatore del Dipartimento di Economia e Management dell'università di Pisa, ha scelto l'Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna come base per svolgere la sua attività durante i tre anni del progetto, intitolato Market Selection and Aggregate Economic Outcomes. Per i primi due anni del proget- “H to Pietro Dindo sarà visiting scholar negli Usa, presso il Dipartimento di Economia della Cornell University, appartenente alla Ivy League. Il terzo anno rientrerà all'Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant'Anna, dove lavorerà a fianco di Giulio Bottazzi, ordinario di politica economica. “Obiettivo del progetto – spiega il ricercatore in una nota – è determinare sotto quali condizioni operino i mercati competitivi selezionando imprese, investitori e consumatori, che agiscono secondo i dettami del paradigma del cosiddetto 'homo oeconomicus', ovvero razionalità, cura esclusiva degli interessi individuali, e assenza di errori di previsione persistenti, e quando invece ciò non avvenga”. n 19 Sindacato&servizi/ PENSIONATI LA POLITICA DEVE IMMAGINARE IL LAVORO NON PER I GIOVANI, MA CON I GIOVANI TENENDOCI PER MANO Dobbiamo metterci insieme per fare sintesi del cammino fin qui percorso, per pensare e discernere insieme i passi da compiere e progettare percorsi veri, possibili, per tutti di CARLO FRANCHIN, Responsabile Coordinamento nazionale Pensionati equilibrio tra generazioni cambia, “la piramide si sta ribaltando”: abbiamo meno giovani e più anziani. Si tratta di una trasformazione che cambia il rapporto tra generazioni, ma ciò non significa che questo sia scomparso, perché è un elemento imprescindibile della vita umana. Una volta questo legame era dato per scontato nel flusso delle dinamiche sociali, mentre oggi richiede una riflessione specifica. I cambiamenti più evidenti del rapporto intergenerazio- L’ nale sono dovuti da un lato dall’aumento dell’età media, che porta ad un allungamento delle generazioni presenti, con una maggiore possibilità di incontro tra giovani ed anziani. Dall’altro lato, però, il cambio di modelli di vita ha portato ad una maggiore distanza dal punto di vista fisico, essendo meno frequente, rispetto a qualche decennio fa, che nonni e nipoti vivano insieme. Il rovesciamento della piramide porta a modifiche evidenti: le nuove generazioni dovranno prendersi cura, anche dal punto di vista economico, di un maggior numero di persone in età avanzata; dall’altro lato la presenza massiccia di persone in età avanzata può rappresentare un ostacolo per lo sviluppo dei giovani, ad esempio, nel campo del lavoro. È un rapporto nuovo da descrivere, definire e ricostruire. Si tratta di recuperare l’incontro tra generazioni come scambio e arricchimento reciproco, riconoscere e accrescere la convinzione che ogni età è un dono per l’altra: non c’è solo l’anziano o l’adulto che “dà” al giovane, ma ciascuno deve riconoscere l’esperienza delle altre età. Il sindacato è un grandissimo laboratorio per un rapporto solidale e responsabile tra le generazioni, anzitutto perché al suo interno sono rappresentate diverse età, sono presenti lavoratori e pensionati e questo testimonia la ricchezza dell’associazione ed evidenzia che tutti hanno uguale responsabilità e si mettono insieme per costruire il futuro delle generazioni che verranno e di quelle passate. Ed è proprio nel sindacato che è possibile stabilire un patto tra generazioni percorrendo la strada della “cultura del dare” e della reciprocità: il giovane regala alle altre generazioni l’energia, il desiderio di libertà e di provare, dall’adulto viene il prendersi cura, il costruire, il dare forma alle cose, l’anziano, infine, dona agli altri la testimonianza dell’essenziale, l’importanza di consegnare. Un sindacato che non costruisce una sinergia tra generazioni è un sindacato miope, perché si ha crescita quando ha un senso diventare vecchi vedendo crescere i giovani. Si ha, invece, decadenza quando l’anziano vede i giovani come una minaccia per la sua pensione e, viceversa, quando i giovani vedono negli adulti una minaccia perché non hanno lavoro. Bisogna leggere la realtà con occhi diversi, vedere come sinergie i rapporti tra gene- razioni e non cadere in queste trappole. Ci vogliono gli occhi giusti per leggere la realtà come una cooperazione tra anziani e giovani. Oggi l’idea del lavoro è cambiata; sino al 2000 l’immagine del lavoro che circolava in Europa era piuttosto classica: agricoltura, industria, terziario. E quando si costruiva la politica, la scuola e il lavoro ci si immaginava il modello della propria generazione. Il lavoro non è più così e se i politici pensano oggi al loro mondo, non si supera la crisi. Ai politici e al mondo del lavoro è da spiegare la frase di Baden-Powell “Ask the boy” (chiedi al ragazzo), perché occorre un protagonismo dei giovani, che è sempre un dialogo, ma i giovani hanno bisogno di altre risorse rispetto agli adulti di oggi, risorse che sono da trasformare in lavoro. La politica deve immaginare il lavoro non per i giovani, ma con i giovani. Per realizzare tutto questo è necessario essere persone nuove che sappiano porsi al servizio degli altri e mettere al centro del loro essere, del loro pensare, del loro agire la persona, che significa avere cura e attenzione per ogni uomo e ogni donna che incrocia il proprio percorso e avere la capacità di accoglierli. Come appartenenti allo stesso sindacato dobbiamo metterci insieme per fare sintesi del cammino fin qui percorso, per pensare e discernere insieme i passi da compiere e progettare percorsi veri, possibili, per tutti. Ognuno deve essere corresponsabile e vivere la corresponsabilità per dare il proprio contributo nel far crescere il sindacato come una comunità accogliente, dove ciascuno si senta sempre a casa. L’impegno è di continuare a proporre percorsi di corresponsabilità, perché giovani e anziani hanno un sogno in comune: costruire un progetto insieme perché la passione è la stessa. Il pensare insieme, allora, sia il primo passo. n L’ESERCITO DEI PENSIONATI D’ORO: SONO 100MILA E CI COSTANO 13 MILIARDI NEWS Faraonici gli assegni percepiti da alcuni manager pubblici. Mauro Sentinelli, ex manager Telecom, prende oltre 90mila euro al mese, mentre il suo ex collega Alberto de Petris percepisce tra i 50 ed i 60mila euro al mese e pensioni d'oro, erogate in base al vecchio sistema retributivo, ovvero quello che si basa su un calcolo a partire dagli ultimi stipendi percepiti dall'interessato, in Italia sono circa 100mila e costano al Paese circa 13 miliardi all'anno. Emblematici alcuni casi: Mauro Sentinelli, ex manager Telecom, prende oltre 90mila euro mensili, mentre il suo ex collega Alberto de Petris percepisce tra i 50 ed i 60mila euro al mese. Ci sono poi casi meno eclatanti in termini di numeri, ma che risultano "fastidiosi" L 20 per altro verso, come quelli dei baby pensionati ex dipendenti della Regione Sicilia, circa 360, che prendono ben 7mila euro al mese dopo aver lavorato pochi anni. Clamoroso, infine, il caso di Felice Crosta, che, per essere stato pochi anni in servizio all'Agenzia dei Rifiuti, prende ora una pensione d'oro da 3500 euro al mese. Tutto questo a fronte di oltre 7 milioni di pensionati italiani che intascano 500, assegno calcolato, nella maggior parte dei casi, col metodo contributivo. n Sindacato&servizi/ FACSIMILE richiesta pareri legali PARERE LEGALE Spett.le La Voce dei Bancari Mensile di FABI - Federazione Autonoma Bancari Italiani Via Tevere n. 46 - 00198 Roma Data ………………….............….. Il/La sig./sig.ra .………………………………………, iscritto/a alla FABI (tessera n° .……...……), pone un quesito sul seguente argomento inerente al proprio rapporto di lavoro: ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………….......................………… ...................................................................................................................... LICENZIAMENTI DISCIPLINARI a cura del Dipartimento nazionale Contrattualistica FABI Allega copia della normativa convenzionale di riferimento. Firma del lavoratore __________________________ Informativa e richiesta di consenso a norma del d.lgs. 196 del 2003 (codice in materia di protezione dei dati personali). I dati della presente scheda saranno oggetto di trattamento informatico e manuale da parte della rivista “La Voce dei Bancari” per le seguenti finalità: a) analisi giuridico-legale; b) risposta al quesito; c) pubblicazione in forma anonima sulla rivista “La Voce dei Bancari” del quesito e della risposta. Titolare del trattamento dei dati è la rivista “La Voce dei Bancari” e responsabile è il Direttore della rivista, Paolo Panerai. Le chiediamo di prestare il consenso per il trattamento dei dati anche sensibili contenuti nella presente scheda e nell’allegato promemoria, per finalità editoriali relativamente alla pubblicazione di quesiti e di risposte su “La Voce dei Bancari”. Firma del lavoratore N.B. Si informano i lettori che la Redazione si riserva di rispondere e di pubblicare solo i quesiti e le risposte di interesse generale. QUESITO Sono un vostro iscritto da molto tempo e vorrei avere, se possibile, dei chiarimenti sulla parte della riforma Fornero che ha innovato la disciplina dei licenziamenti disciplinari. Ringrazio anticipatamente. Lettera firmata RISPOSTA Nella categoria dei licenziamenti disciplinari vengono compresi, i licenziamenti per giusta causa. La giusta causa è il caso in cui i fatti ascritti al lavoratore sono di gravità tale, tenuto conto della natura dell'impresa, dell'attività svolta all'interno di essa e delle mansioni del dipendente, da compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia. Il giustificato motivo soggettivo è invece un'ipotesi meno grave di inadempimento (che va dall'abbandono ingiustificato del posto di lavoro, alle reiterate violazioni del codice disciplinare) che giu- stifica il licenziamento, ma con l'obbligo da parte del datore di lavoro di concedere il preavviso. La riforma Fornero ha modificato la precedente normativa prevedendo il reintegro solo nel caso in cui il giudice decida che non ricorrono gli estremi della giusta causa o del giustificato motivo soggettivo addotti dal datore di lavoro, esclusivamente per tre casi: z perché il fatto contestato non sussiste; z perché il lavoratore non lo ha commesso; z perché il fatto rientra tra le condotte punibili con una sanzione conservativa sulla base delle tipizzazioni di giusta causa previste dai contratti collettivi applicabili. Il giudice, nelle altre ipotesi in cui accerta che il licenziamento è ingiustificato, dichiara risolto il rapporto di lavoro, con effetto dalla data del licenziamento, e condanna il datore di lavoro non alla reintegrazione, ma al pagamento di una indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata tra un minimo di 12 e un massimo di 24 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, in relazione all'anzianità del lavoratore e tenuto conto del numero dei dipendenti occupati, delle dimensioni dell'attività economica, del comportamento e delle condizioni delle parti, con onere di specifica motivazione a tale riguardo. Nelle ipotesi in cui il licenziamento sia dichiarato inefficace per violazione del requisito di motivazione di cui all'art. 2, comma 2, l. 604/1966, della procedura disciplinare di cui all'art. 7 l. 300/1970, o della procedura di comunicazione preventiva di cui all'art. 7 l. 604/1966, vale il regime della tutela obbligatoria ma con attribuzione al lavoratore di un'indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata, in relazione alla gravità della violazione formale o procedurale commessa dal datore di lavoro, tra un minimo di 6 e un massimo di 12 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, con onere di specifica motivazione a tale riguardo. Ciò, a meno che il giudice, sulla base della domanda del lavoratore, accerti che vi è anche un difetto di giustificazione del licenziamento, nel qual caso applica la reintegra. Al riguardo l’ordinanza 5 dicembre 2013 del Tribunale di Milano evidenzia alcune criticità contenute nel testo di riforma dell’art. 18 introdotto dalla riforma Fornero. In particolare, l’art. 18, comma 4, dello Statuto dei Lavoratori, nella nuova formulazione, prevede la reintegrazione – in ipotesi di licenziamento disciplinare – solo se il fatto addebitato non sussiste, oppure quando il CCNL di categoria dispone, per tale illecito, una sanzione conservativa. Quindi se un collega porta via un dischetto o una risma di carta può essere licenziato e impugnato il licenziamento ritenendolo sproporzionato potrebbe accadere che poiché il caso specifico non è previsto dal ccnl che al l riguardo è molto generico,non vi sarebbe la reintegrazione nel posto di lavoro (tutela reale) ma solo il riconoscimento dell’indennizzo economico! Come si può facilmente evincere da quanto sopra detto, ci troviamo di fronte ad una normativa meno garantista per il collega lavoratore e più nel solco di una riforma punitiva per la classe lavoratrice. Seguiremo con particolare attenzione l’evolversi della interpretazione della magistratura. n NEWS Cassazione SI PUÒ LICENZIARE IL DIPENDENTE “SPIONE” a Corte di Cassazione, con Sentenza n. 26143 del 21/11/2013, ha rigettato il ricorso da un lavoratore contro una sentenza che aveva convalidato la legittimità del licenziamento che gli era stato inflitto per aver registrato alcune conversazioni tra colleghi. Nel valutare la legittimità del licenziamento il giudice di merito aveva tenuto conto di un'unica contestazione e cioè del fatto che il lavoratore improvvisatosi ‘spione’, aveva effettuato registrazioni audio che, a suo dire, sarebbero servite a dimostrare una situazione di mobbing. Non essendo state disconosciute dalla controparte, secondo il ricorrente, le registrazioni avrebbero dovuto considerarsi un legittimo mezzo di prova da utilizzare in giudizio, senza che con questo si potesse considerare violata la riservatezza. Il ricorrente sottolineava anche la poca chiarezza circa la valutazione della sua condotta come “capace di far venir meno il vincolo fiduciario e se un tale elemento dovesse essere ravvisato nella violazione del diritto alla riservatezza dei suoi colleghi o nel fatto che questi avessero ritenuto impossibile una collaborazione a seguito dell’accaduto”. La Corte di Cassazione ha statuito, invece, che a buona ragione la Corte di Appello aveva motivato circa la legittimità dell’addebito disciplinare che aveva portato al licenziamento. In merito all’utilizzabilità delle registrazioni come fonte di prova nell’ambito del processo civile va ricordato quanto dispone l’articolo 2712 del codice civile secondo cui queste “formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime”. n L 21 Sindacato&servizi/ NUMB3RS LA PRIMAVERA DEL COACHELLA FESTIVAL In California, musica e arte si danno appuntamento nel deserto NUMB3RS di Flavia Gamberale Il flower-power versione 2.0, con i suoi festival all’aperto meta di spensierati neo-bohémiens, riscalderà anche la primavera 2014: un evento fra tutti, l’annuale edizione del Coachella Valley Music and Arts Festival o, più semplicemente, Coachella Festival. L’evento si svolge ogni anno, nel mese di aprile, a Indio, piccola località situata nel deserto californiano, a circa 200 km da Los Angeles. Indio, fondata nel 1876 per la necessità della presenza di una stazione intermedia sulla linea ferroviaria Yuma-Los Angeles, era il tipico paese americano di agricoltori e minatori, che negli anni Venti diventa località termale per americani agées: tuttavia, grazie alla ferrovia, attraverso cui arrivavano in pieno deserto nuove mode e tendenze, il paese ha sempre custodito in sé un’anima eclettica, tanto da essere scelta, nel 1999, come sede per la manifestazione musicale. Il Coachella Festival, oltre ad essere famoso per ospitare ad ogni edizione numerosissime esibizioni di musica live, si è fatto notare negli anni anche per l’affluenza di artisti che man mano hanno iniziato a partecipare al contesto: scultori, in particolare, + 37% Italiani sempre più propensi a fare shopping sulla rete. Secondo una recente indagine di Confcommercio- Imprese per l’Italia in collaborazione con Format research, durante il periodo dei saldi invernali le persone che si sono dette intenzionate a fare acquisti attraverso il canale del web sono aumentate del 37%, contro il 27% dello scorso anno, mentre gli aficionados degli acquisti tradizionali sono calati del 6,3%. 1,2% Tasso d’inflazione medio annuo in discesa. Nell’anno appena trascorso, si è attestato all'1,2%, in forte diminuzione rispetto al 3% registrato nel 2012. Lo comunica l'Istat in base alle stime preliminari, precisando che si tratta del tasso d’inflazione più basso mai raggiunto dal 2009. 41,78 milioni 232 mila in più (+0,6%) rispetto al 2012. A tanto ammonta, secondo Destatis, l'istituto di statistica tedesco, il numero di occupati in Germania nel 2013, Paese che si conferma, così, locomotiva d’Europa anche sul fronte occupazionale, nonostante l’austerity targata Angela Merkel. Un trend positivo che va avanti dal 2011: nel 2012 il numero di persone occupate era aumentato dell'1,1% (+444 mila) mentre nel 2011 dell'1,4% (+554 mila). - 15 euro / - 250 euro Nel 2013 è diminuito il peso delle tasse sulle famiglie italiane. A dirlo è la Cgia, che ha realizzato alcune simulazioni su tre diverse tipologie familiari. Rispetto al 2012, un giovane operaio senza familiari a carico ha beneficiato di un risparmio fiscale di 15 euro. Per una famiglia bireddito con un figlio a carico, invece, il peso delle tasse è diminuito di 178 euro, mentre è salito a 250 euro lo sgravio per una famiglia monoreddito con due figli a carico. - 50 miliardi Banche con il braccino sempre più corto. In un anno, da ottobre 2012 a ottobre 2013, i prestiti alle piccole medie imprese italiane, in particolare quelle con meno di 20 addetti, hanno registrato un calo di 50 miliardi di euro (-5,3% in meno rispetto allo scorso anno). Lo denuncia Confartigianato, spiegando che a minori finanziamenti si è associato l'aumento dei tassi di interesse. A ottobre 2013 - rileva Confartigianato - il tasso medio per i prestiti fino a 1 milione di euro era del 4,49% (66 punti base in più rispetto alla media Ue), ma saliva al 5% per i prestiti fino a 250.000 euro, vale a dire 44 punti base in più rispetto alla media europea. 22 che, durante il periodo delle performance musicali, realizzano suggestive installazioni e scenografie che rendono ancora più spettacolare la già geograficamente affascinante località. L’evento si svolge solitamente nell'arco di due o tre giorni ma, quest’anno, prevede una durata di ben due fine-settimana consecutivi: la kermesse si svolgerà infatti fra l’11 e il 13 aprile e poi di nuovo fra il 18 e il 20 del mese. Quasi per consuetudine, ad ogni edizione del Coachella si assiste alla reunion di band sciolte da tempo: è stato questo il caso dei Siouxsie and The Banshees nel 2002, dei Pixies nel 2004, dei Rage Against the Machine nel 2007, o i The Verve nel 2008. Anche per l’edizione 2014 la lista delle presenze è pressoché pronta: accanto a grandi gruppi come Queens of the Stone Age, Beady Eye, Muse e Arcade Fire, sono annunciati addirittura i Motörhead, il che significa che sono evidentemente migliorate le condizioni di Lemmy Kilmister, voce e basso della band, colpito lo scorso anno da vari problemi di salute. Tra gli altri gruppi e artisti che si esibiranno a Indio segnaliamo Outkast, Lana Del Rey, Pharrell Williams, i Little Dragon, la Jon Spencer Blues Explosion. Come ogni evento cool che si rispetti, durante i giorni del festival vengono abitualmente paparazzate, tra il pubblico, molte celebrità del mondo della musica e dello spettacolo, generalmente agghindate in felici look “beat-generation”. Anche se lontanissimo da noi e costoso per i viaggiatori del rock, il programma dell’appuntamento di Indio è estremamente interessante per gli osservatori di eventi live in particolare, per i quali rappresenterà sicuramente una tentazione a cui sarà dura resistere. Silvia Catalucci Sindacato&servizi/ ESATTORIALI IL FISCO CHE VOGLIAMO di PIERLUIGI PRATOLA, Coordinatore nazionale Esattoriali a crisi finanziaria del 2008 e la re- “festa” è finita, la lira non cessione dell’economia globale del c’è più e la capacità econo2009 hanno determinato un forte mica del Paese è la variabideterioramento delle finanze pubbliche le dipendente dalla voraciin tutti i Paesi dell’area Euro e hanno ri- tà del fisco... proposto con grande attualità il proble- In questo carosello messo ma della voracità del fisco che, in Italia, in scena dal potere autoresi materializza per la stampa e per citta- ferenziale e arrogante, dini, con gli esattori di Equitalia e Ri- spuntano per legge, addiscossione Sicilia. Il federalismo fiscale rittura nuovi esattori delle negli anni 90 appariva come espressione tasse. Gli esattori privati di autodeterminazione dei popoli, fatto- “bravi”, quelli che al servire di sviluppo, potenziamento delle isti- zio della politica locale tuzioni locali, è stato invece il fattore fantasticano riscossioni fondamentale dell’esplosione delle spese “dolci” (con aggi fino al pubbliche in Italia e del moltiplicarsi di 30%) al posto dell’algida Equitalia (e Riscossione imposte e tasse. Questo processo di decentramento legi- Sicilia), andando a comslativo e amministrativo prima che fisca- pletare quel quadretto nel le, negli ultimi 25 anni ha generato la quale – dell’esattore – la stratificazione di una crescente disponi- Politica, non ha mai fatto bilità di spesa delle Amministrazioni pe- sentire al cittadino la sua riferiche su quella già elevata delle Am- mancanza! ministrazioni centrali. A sua volta ha poi stimolato una cre“Può darsi che non siate scita speculare (e stratificata) responsabili per della potestà impositiva di Rela situazione in cui gioni, Province, Comuni, Enti vi trovate, ma lo Locali, Comunità, Consorzi. diventerete se non fate Gli effetti sono stati devastanti quindi sia sulla spesa pubblica nulla per cambiarla”. che sulla pressione fiscale geneMARTIN LUTHER KING rate, entrambe, a diversi livelli senza alcun coordinamento, ma soprattutto perdendo di vista – nell’antico gioco dello “scaricabarile” – gli unici valori positivi del Federalismo: gli elementi fondanti del progresso e dello sviluppo delle comunità. I responsabili di questa “asimmetria quantitativa” che ha generato lo sfascio della finanza pubblica italiana sono morti o spariti nelle tenebre, restano ora i soliti cittadini “noti al fisco” che – dopo aver goduto inconsapevolmente di questa grande abbuffata di servizi quasi gratis e di condoni – si trovano “impigliati” nelle strette maglie di Agenzia delle Entrate, Equitalia e Riscossione Sicilia, rimaste sul campo a riscuotere quando la L In verità è proprio della rappresentanza politica del cittadino che si sente la mancanza, perché i bracci armati dell’Agenzia delle Entrate (quella mediatica e tracotante, l’unica che a Courmayeur non scia!), Equitalia e Riscossione Sicilia non agiscono alle dipendenze del Ministero dell’Economia ma riscuotono sulla base dei ruoli (spesso sbagliati) emessi dalla stessa Agenzia delle Entrate e gli Enti impositori. Questi apparati dello Stato, le due società pubbliche (con contratto di natura privatistica: ABI), sono gestite con siste- mi talmente autoreferenziali e nel totale disinteresse del Parlamento che, quando qualche notizia finisce sul giornale, viene ingigantita al punto da divenire esse stesse “il problema” e con esse le forze politiche lasciano soli anche i lavoratori: linciati, sequestrati, insultati, minacciati. Riscuotere le tasse in Italia non è mai stato un lavoro “comodo” soprattutto quando si riscuotono oggi imposte calcolate in periodi economici di “Grande Bellezza”. È ancora più scomodo, lesivo della dignità dei lavoratori (cugini bancari), avvilente, quando una legge (122/2010), approvata dal Parlamento italiano, impone ciecamente il congelamento degli stipendi al 2010 (CCNL 9 aprile 2008) senza possibilità di recupero. Quando la “Spending review” si applica cinicamente alle trasferte dei dipendenti ma non ai conferimenti di incarico a 5.678 avvocati esterni. Quando Equitalia disdetta i Contratti Integrativi di 8.167 lavoratori mentre i manager hanno “solidi contratti” ad personam. Quando con un colpo di spugna l’azienda cancella il welfare aziendale e, con esso, tutte le tutele e le garanzie costruite insieme ai colleghi del Credito ad una categoria che svolge un servizio nevralgico per il funzionamento dello Stato. Tutto questo è ancor più scomodo! È giunta l’ora in cui il Parlamento osservando quello che è accaduto in questi anni in materia fiscale pensi a ciò che necessario accada nell’immediato futuro. È necessario abbandonare la logica odierna del “breve periodo”, distinguersi nella capacità di dimostrare progettualità nella Politica così come il Sindacato fa già, una progettualità a medio e lungo periodo per il Paese che ripristini il rapporto di fiducia col mondo del lavoro ancor prima che con i cittadini, ridando dignità ai lavoratori di tutti i settori finanziari. La FABI e i lavoratori della Riscossione vogliono, come i cittadini, che la politica apra l’agenda del nuovo anno con la centralità del rapporto tra fisco e contribuente quale solida base per ripristinare quella “Equità” tanto annunciata e mai praticata verso gli esattoriali come verso i contribuenti. Basterebbe che il Ministero dell’Economia riprendesse l’azione diretta di controllo e verifica dell’attività di riscossione sottraendola all’autoreferenziale, burocratica, Agenzia delle Entrate. E se su un fronte, la semplificazione fiscale può dare importanti risultati, sull’altro fronte anche la riduzione della spesa darà i suoi frutti se condotta finalmente seriamente. Nell’organizzazione dello Stato i cittadini sentono forte la mancanza dell… “Agenzia della Spesa”. n 23 Sindacato&servizi/ FISCO I COSTI AGGIUNTIVI PER COMPRARE CASA ALLE PRESE COL DEDALO DI IMPOSTE E CARICO FISCALE casa (4%) o seconda casa (10%) o case di lusso (22 %). A partire dal 1° gennaio 2014, le imposte relative alla compravendita di immobili sono state modificate. È entrato, infatti, in vigore il decreto che si propone di rivedere la distribuzione della imposta di registro tra la abitazione principale e gli altri immobili, allo scopo di diminuire il carico fiscale sulla prima casa. L’aliquota da applicare per il calcolo dell’imposta di registro da pagare direttamente al notaio al momento della stipula dell’atto di compravendita tra privati, è stato ridotto dell’1% in caso di acquisto di immobili destinati ad abitazione principale, mentre aumenta in tutti gli altri casi. Anche la tassa fissa, ipotecaria e catastale, ha subito delle modeste variazioni, che hanno comunque seguito lo stesso criterio applicato per l’imposta di registro. Non viene invece modificata la aliquota dell’Iva, che si paga solo nel caso di acquisto di fabbricato di nuova costruzione direttamente dalla impresa costruttrice: si viene quindi a creare una maggiore convenienza nell’acquisto di prima casa tra privati piuttosto che da imprese. Lo scotto di questa agevolazione viene fatto pagare sugli acquisti di tutti gli altri fabbricati, seconde case ma anche fondi, capannoni e terreni, che vedranno la aliquota del registro aumentare di ben 2 punti . L’acquisto della “prima casa” ha goduto sin dal 1982 di un regime fiscale agevolato che consente di pagare le imposte in misura inferiore rispetto a quelle ordinariamente dovute. Questa ulteriore riduzione delle imposte ne accentua il differente trattamento nella imposizione fiscale. Vediamo nel dettaglio quali sono le nuove aliquote in vigore dal 1° gennaio 2014. In caso di acquisto prima casa bisogna distinguere due casi. Se il venditore è un privato: z l’imposta di registro dal 3% passa al 2% (con un minimo di 1.000 euro). Tale imposta si calcola sul valore catastale dell’immobile (rendita catastale per un moltiplicatore che è differente per ogni singola categoria catastale) e non sul valore reale di acquisto z l’imposta ipotecaria fissa che era pari a 168 euro passa a 50 euro z l’imposta catastale fissa che era pari a 168 euro passa a 50 euro di LEONARDO COMUCCI – Esperto fiscale Un caso particolare è dato dalle abitazioni accatastate come immobili di lusso (categorie A/1, A/8 e A/9); in questo caso l’imposta di registro, che fino ad ora aveva scontato un’imposta di registro del 7% sul valore catastale dell’immobile fino al 31 dicembre 2013, è diventata pari al 9% dal 1° gennaio 2014. Finora tutti i Governi hanno promesso semplificazioni e chiarezza, ma… Se il venditore è un’impresa costruttrice (o di ristrutturazione) entro 5 anni dall’ultimazione lavori: di tributi, tutti a carico dell’acquirente: l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, (eventualmente) l’Iva. Il peso di queste imposte varia in base ad alcuni parametri: il fatto che la casa sia acquistata come abitazione principale o meno; la qualità soggettiva del venditore (soggetto privato o impresa costruttrice); il tipo di immobile da acquistare (di lusso). L’Iva, per esempio, è dovuta solo se la casa viene comal 1° gennaio cambiano le imposte sull’acqui- prata direttamente dall’impresa che l’ha costruita (o insto e diminuisce il carico fiscale sulla prima ca- tegralmente ristrutturata) entro 5 anni dalla fine dei lasa. Non ci riferiamo ai prezzi degli immobili vori. Come per tutti gli altri beni, infatti, l’Iva non è soggetti agli andamenti del mercato, bensì a quei costi dovuta, se a vendere è un privato non titolare di partita aggiuntivi, più o meno fissi, da considerare in fase d’ac- Iva, nel senso che non svolge di professione la compraquisto. Oltre alle eventuali commissioni per l’agenzia vendita immobiliare (un avvocato o un meccanico, immobiliare e alla parcella notarile, due variabili che sebbene titolari di partita Iva, possono vendere la loro dipendono dal mercato e dai tariffari professionali, sul casa come privati cittadini, senza Iva). L’aliquota Iva prezzo di acquisto di una casa pesano, infatti, una serie applicabile alla vendita varia inoltre se si tratta di prima D 24 z l’Iva applicata sarà del 4% (non è stata modificata) z l’imposta di registro fissa di 168 euro passa a 200 euro z l’imposta ipotecaria fissa di 168 euro passa a 200 euro z l’imposta catastale fissa di 168 euro passa a 200 euro Resta immutata l’equiparazione tra acquisto tra privati e da impresa costruttrice dopo il quarto anno dalla ultimazione lavori. Infatti, se si acquista da impresa non costruttrice che non ha eseguito significativi lavori di restauro, risanamento o ristrutturazione, oppure si acquista da impresa Sindacato&servizi/ FISCO costruttrice (o di ristrutturazione) dopo 5 anni dalla ultimazione lavori, avremo la stessa tassazione di registro di un acquisto tra privati, e verranno ritoccate le sole imposte fisse: z Iva esente z l’imposta di registro dal 3% passa al 2% (con un minimo di 1.000) z l’imposta ipotecaria fissa di 168 euro passa a 200 euro z l’imposta catastale fissa di 168 euro passa a 200 euro Vediamo ora cosa cambia se si acquista un immobile ad uso abitativo che non verrà destinato come abitazione principale (seconde case). Se il venditore è un privato oppure un’impresa “non costruttrice” e che non ha eseguito lavori di restauro, risanamento o ristrutturazione, oppure un’impresa “costruttrice” (o di ristrutturazione) che vende dopo 4 anni dalla data di ultimazione dei lavori: z l’imposta di registro dal 7% passa al 9% (con un minimo di 1.000 euro) z l’imposta ipotecaria dal 2% passa a 50 euro z l’imposta catastale dal 1% passa a 50 euro Se il venditore è un’impresa costruttrice (o di ristrutturazione) che vende entro 4 anni dall’ultimazione lavori: z l’Iva del 10% resta invariata (ma sarà del 22% se l’immobile è di lusso) z l’imposta di registro fissa di 168 euro passa a 200 euro z l’imposta ipotecaria fissa di 168 euro passa a 200 euro z l’imposta catastale fissa di 168 euro passa a 200 euro È bene ricordare che, a partire dal 1° gennaio 2007, alla stipula del rogito tra privati è possibile indicare nell’atto come base imponibile il valore catastale dell’immobile, anziché la cifra effettivamente pagata. Questa possibilità non può essere fatta valere nel caso in cui l’acquirente non è un privato, quando la vendita è soggetta ad Iva oppure se la compravendita non si riferisce ad immobili adibiti a civile abitazione, come terreni, negozi o uffici. In questo caso la base imponibile da indicare sarà costituita dal prezzo pattuito tra le parti e non dal valore catastale. L’applicazione delle imposte sul valore catastale dell’immobile, indipendentemente dal prezzo dichiarato dalle parti, deve essere richiesto al notaio al momento della stipula. In tal caso il rogito deve riportare anche il valore catastale dell’immobile. L’agevolazione spetta a condizione che nell’atto sia indicato l’effettivo importo pattuito per la cessione. È importante sottolineare che, nel caso in cui la tassazione avvenga sulla base del valore catastale e non sull’effettivo importo pagato, il notaio dovrà ridurre la sua tariffa del 30%. Resta il limite del mutuo: se per l’acquisto della casa, l’acquirente ha contratto un mutuo o chiesto un finanziamento bancario, la base imponibile non può essere inferiore all’ammontare del mutuo o del finanziamento erogato, né sarà possibile detrarre dalla propria dichiarazione dei redditi interessi passivi maturati su importi di mutuo superiori al prezzo di acquisto. Ricordiamo infine che per ottenere le agevolazioni sulla prima casa è necessario: z essere residenti nello stesso comune dell’immobile acquistato o trasferirvi la residenza entro 18 mesi dall’acquisto; z non essere proprietari di altri immobili nello stesso comune; z non avere già usufruito delle agevolazioni “prima casa” per qualsiasi altro immobile su tutto il territorio nazionale. NON SOLO BANCARI “RESPIRO LA MONTAGNA” INNO ALLA BELLEZZA DELLA NATURA Dario Ferrandi, bancario dal 1991, riporta in un libro fotografico il suo amore per tutto ciò che ancora c’è di incontaminato D ove la natura incontra l’animo umano nasce sempre qualcosa di meraviglioso, un attimo di eterno e profondissimo respiro. Respiro. Come il titolo del libro fotografico di Dario Ferrandi: Respiro la montagna. Lui, bancario dal 1991, con l’amore per la montagna. Per le vette, il cielo, la neve, il ghiaccio. Ma anche gli animali, i fiori, le praterie, la rugiada. E dove l’obiettivo della sua reflex incontra quel particolare, nasce un attimo di intensa passione. La passione che Ferrandi sa trasmettere. La sua passione, ma anche quella degli occhi di chi guarda, che viene immediatamente trasportato in un mondo che non è di fantasia, ma di struggente realtà. Fin da bambino Ferrandi ha vissuto la montagna e con gli occhi limpidi di un bambino ne ha colto pienamente le sfumature, i colori, i sapori. Oggi quella sua lettura è restituita sapientemente nel suo “Respiro la montagna”, dove in oltre 70 pagine anche il profano può immergersi in un mondo naturalistico pieno. Non si tratta di una natura statica, ma di un divenire natura consapevolmente elaborato dall’autore, che non vede solamente, ma interpreta i ritmi del tempo. Ad ogni immagine Ferrandi accosta un pensiero che non vuole essere una spiegazione, ma semplicemente rende quello che lui stesso prova in quegli attimi di pura poesia, a contatto con la sua montagna. Perché come in ogni forma di arte, sta all’osservatore guardare e provare dentro l’emozione. E allora, quel ramo di albero dai colori autunnali che resiste alla forza della neve porta con sé un contenuto di significati che vanno ben oltre il fermo immagine, e che permettono a chi guarda di leggervi tutto. Tutto quello che ha un senso per lui e per la sua vita. PerTitolo ché quel ramo può essere “ancora” autunnale o Respiro la montagna “già” autunnale. Può chiudere un ciclo o può aprirne uno nuovo. Perché non è il “tempo umano” a Autore scandire le stagioni dell’animo, ma è il “sentire Dario Ferrandi umano” che le rende veramente un nuovo inizio o Editore una prossima fine. E poi c’è la neve, che occupa Pubblinova edizioni Negri grande parte del libro. Distese bianche mai fredde. Dove il sole irradia quel fiore comunque sbocciato pagine 78 euro 20,50 o quelle vette che dall’alto dominano la vallata. Un senso positivo e una serenità interiore fanno da filo conduttore all’intero volume. La luce e i colori caldi sono punto di riferimento costante e rassicurante. Anche laddove la roccia è aspra e ruvida e le nuvole appaiono minacciose all’orizzonte, c’è sempre una rinascita positiva, quella di una natura nuova che si fa strada, rigogliosa e silenziosa. Ma a non mancare sono anche gli animali. Dai più piccoli, quelli che Ferrandi insiste nel voler riabilitare alla coscienza umana. Troppo spesso i nostri occhi si fermano guardare l’insieme perdendo la genuinità del particolare. Di quella sfumatura in più che fa la differenza. Bè, oggi, con questo testo illustrato il nostro occhio può tornare a prendersi il tempo necessario per osservare. Quelle ali colorate di una farfalla intenta a succhiare il polline di un fiore o la larva che assapora il suo viaggio su una distesa di foglia. E poi, gli stambecchi, dominatori della montagna, l’ermellino, curioso o incuriosito che si ferma e sembra contemplare l’obiettivo della macchina fotografica. La varietà di uccelli, dal pettirosso alla pernice bianca, che popolano la natura, in montagna, in campagna come in città. Ma con i quali ci dimentichiamo di convivere e di condividere lo stesso mondo. Un mondo a cui loro guardano ancora con la limpidezza degli occhi di un bambino, mentre noi siamo troppo intenti a correre dietro al dinamismo dei tempi. Troppo presi dall’insieme delle cose, ci dimentichiamo di guardare il particolare. Quel particolare di cui, però, è fatta anche la natura umana. Simona Sacconi Chi avesse quesiti di carattere generale attinenti alla materia fiscale, può inviarli al numero di fax 06.233.222.788 25 Nonsolobanca/ HI-TECH I CINQUE TECH BOOM DEL 2014 RETAIL, AUTO INTELLIGENTI, COMPUTER INDOSSABILI, SCHERMI CURVI E DOMOTICA 26 chermi curvi, computer indossabili sempre più sofisticati ma, soprattutto, una rivoluzione tecnologica in tre degli ambienti più familiari: casa, macchina e negozi. Se il 2013 ha visto la consacrazione del touch in ogni ambito, pc compresi, il nuovo anno si apre con grandi aspettative nell’ambito delle tecnologie di utilizzo comune, forse meno appariscenti dell’ennesimo modello di smartphone o tablet, ma destinati a modificare profondamente non solo le abitudini di milioni di consumatori, ma a rivedere anche modelli di business e posizioni di mercato sinora ben definite. Ecco cinque tecnologie e ambiti da tenere d’occhio nel 2014, anche per le possibili performance borsistiche delle società in prima fila nei rispettivi ambiti. S Retail e pagamenti elettronici Una delle tecnologie più promettenti e potenzialmente rivoluzionarie per l’intero settore del retail, e per gli stessi pagamenti elettronici, è i realtà già presente in ben 200 milioni di dispositivi con un logo a forma di mela. Apple iBeacon è, infatti, una piattaforma messa a punto dalla società di Tim Cook che sfrutta una soluzione software compatibile con vari dispositivi hardware, tra cui gli ultimi tablet e smartphone e persino alcuni modelli di computer Mac. In pratica, sfrutta la scheda Bluetooth a basso consumo energetico presente negli ultimi modelli di iPhone e iPad insieme a Gps e Wi-Fi per localizzare con estrema precisione i clienti all’interno di un negozio, e offrire loro una serie di informazioni a seconda della posizione. Basterà, quindi, avvicinarsi allo scaffale di un qualsiasi prodotto per ricevere direttamente sul display Nonsolobanca/ HI-TECH del proprio smartphone o tablet informazioni supplementari, sconti personalizzati o proposte di acquisto di articoli correlati. Il tutto elaborato in base a tutte le informazioni relative alle proprie preferenze, elaborate in base agli acquisti precedenti, il tempo speso nei vari reparti del negozio e in altri centri, i desideri e gli interessi postati sui social e così via. Una vera rivoluzione che Apple ha già introdotto nei propri negozi per affinare gli ultimi dettagli e partire poi su grande scala. Non essendo legata a un hardware particolare, iBeacon è infatti compatibile anche con dispositivi basati sulla piattaforma Android di Google o Windows Phone di Microsoft, ed è a tutti gli effetti alternativa alla tecnologia Nfc, ovvero le radio a corto raggio sperimentate dagli operatori di telefonia mobile per i pagamenti elettronici. Apple potrebbe, infatti, completare facilmente iBeacon aggiungendo anche i pagamenti elettronici alla piattaforma: in fondo, la quasi totalità degli utenti iPhone ha già collegato una carta di credito al proprio account iTunes, e su iPhone 5S non è neanche necessario digitare un codice di sicurezza a conferma dell’acquisto: basta sfiorare il sensore alla base del display, su cui apparirebbe lo scontrino in forma elettronica al momento del pagamento. Automobili connesse a internet Con l’eccezione degli impianti per l’utilizzo del telefono cellulare in modalità vivavoce, le automobili sono state sostanzialmente immuni dalla rivoluzione di internet. I tentativi di integrare scatole nere costantemente connesse a internet per monitorare posizione, velocità e stato dell’auto da parte di alcune compagnie di assicurazioni hanno coinvolto solo fasce marginali del mercato, mentre l’integrazione con i sistemi di intrattenimento digitale di bordo si è limitata ai soli modelli top. Questo scenario è però destinato a cambiare rapidamente. Ford, grazie all’accordo con Microsoft, sta infatti inserendo in pressoché ogni modello della propria gamma il sistema Sync basato sul sistema operativo Windows Embedded Automotive. Per il momento il sistema offre funzioni indispensabili come le chiamate a mano libera e la riproduzione di file musicali del telefono, ma la presenza di un sistema standard apre la piattaforma a sviluppi che vanno dalla navigazione satellitare integrata con le informazioni personali a sistemi di gestione intelligente dell’auto, come il parcheggio assistito o la frenata automatica in caso di ostacoli davanti all’auto, nella stessa logica delle app sviluppate da terze parti che ha portato al succes- so iPhone. Proprio Apple, del resto, grazie alla diffusione di iPhone ha già stabilito relazioni con case automobilistiche del calibro di Bmw, Daimler, General Motors e Honda, mentre Google annuncerà tra pochi giorni in occasione del Ces un accordo con Audi per l’integrazione del sistema operativo Android nelle automobili del gruppo. Google del resto è in prima linea nello sviluppo di sistemi per l’assistenza e la guida autonoma di autoveicoli, e questa esperienza porterà presto a cambiamenti importanti nel settore dell’automotive, a partire dalla sicurezza di guida e i sistemi antifurto. sione del telefonino, Apple e Microsoft starebbero lavorando più sul concetto di sistema di analisi dello stato di forma del proprietario, da sincronizzare poi con smartphone e tablet. Un’interpretazione dei pc indossabili che vede molto attivi anche colossi come Nike e Adidas ma anche piccole società come Withings, che ha sviluppato Pulse, e Fibtit con Flex. Senza contare Google, pronta a rilasciare i rivoluzionari, quanto devastanti e assai discussi dal punto di vista delle normative e della privacy, occhiali intelligenti. Schermi curvi Computer indossabili Jawbone Up, il braccialetto che cela al suo interno un micro computer in grado di analizzare in tempo reale movimenti e persino la qualità del sonno, è stato uno dei fenomeni del 2013, ma il nuovo anno promette un salto di qualità nei computer indossabili grazie ai dispositivi su cui stanno lavorando Apple e Microsoft, tra gli altri. Se, infatti, l’orologio intelligente di Samsung basato su Android è stato un flop, essendo una sorta di esten- Non saranno forse rivoluzionari dal punto di vista dell’innovazione, ma lo sono sicuramente sotto il profilo del design che rendono possibile. Dopo anni di prototipi i display curvi sono finalmente pronti per la produzione di massa, come dimostrano i modelli tv e lo smartphone G Flex presentato da LG, attualmente la società più avanti in questo campo tanto da aver battuto sinora i cugini coreani di Samsung. Non è difficile prevedere una risposta del colosso di Seoul, probabilmente già in occasione del Mobile World Congress a fine febbraio. La produzione di massa dei display curvi dovrebbe poi accelerare il debutto della prossima e più incisiva rivoluzione, ovvero gli schermi flessibili. Domotica Dopo anni di prototipi di frigoriferi con tv integrata per verificare la scadenza dello yogurt acquistato, al costo teorico di qualche migliaia di euro, la casa intelligente si prepara a diventare realtà grazie a elettrodomestici capaci di connettersi a internet con un costo marginale assai contenuto rispetto ai modelli tradizionali. Samsung ha, infatti, integrato schede Wi-fi per connettersi a internet in una gamma sempre più vasta di elettrodomestici che spaziano dalle lavatrici alle lavastoviglie, dai condizionatori d’aria sino alle tapparelle elettriche, tutte controllabili poi a distanza attraverso gli smartphone, che sempre più si stanno trasformando anche in una sorta di chiave d’accesso digitale alla casa. Sempre sotto controllo grazie ai dispositivi di videosorveglianza, mai così affidabili e facili da utilizzare come nel caso della famiglia di dispositivi D-Link. n 27 Nonsolobanca/ LA FABBRICA DEI SOGNI L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DI UN PICCOLO SOGNATORE AI TEMPI DELLA MAFIA ualcuno ha detto che ci pentiremo non solo per le parole e le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone. E sembra proprio che Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, non si sia voluto schierare, in questo caso, con le persone buone, considerata la sua chiara intenzione di “rompere” questo silenzio attraverso il suo film La mafia uccide solo d’estate, originale e coraggiosa opera prima che affronta le dolorose pagine della storia mafiosa e dell’Italia, in modo chiaro e leggero. Sì esatto, la leggerezza è proprio lo stile che ha voluto adottare Pif per il suo primo racconto cinematografico: certo è legittimo avere dubbi sulla riuscita di un film che affronta con leggerezza un tema scottante e sanguinoso... ma non c’è altro modo per fugare ogni dubbio che vederlo! Attraverso lo sguardo del piccolo Arturo, bambino intelligentissimo, spigliato, stralunato sognatore, con la passione per il giornalismo ed una accesa curiosità per la vita, Pif rivisita una storia che non si studia sui libri e che in troppi tendono a dimenticare: dalla strage di Viale Lazio del 1969, alle bombe di Capaci e via D’Amelio nel 1992, passando per l’omicidio del generale Dalla Chiesa e quelli di Boris Q 28 Giuliano, Pio La Torre, Rocco Chinnici e tutti quelli che sono caduti durante la dura guerra contro la mafia, gli attentati, le minacce e la multiforme omertà. Tutte queste tragiche vicende scorrono parallelamente, e s’intrecciano, con la vita del piccolo Arturo e con la sua quotidianità nella sua affascinante e al tempo stesso terribile Palermo. Una quotidianità che, nonostante il rumore di sotto fondo di spari ed esplosioni, lascia comunque spazio a colore e calore, tenerezza ed in particolare ad una storia d’amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, dai tempi della scuola (quando cercava di conquistarla facendole trovare ogni giorno una Iris con crema di ricotta sul banco), fino a quando, quasi trentenne, dopo averla ritrovata per caso, non incrocia nuovamente il suo sguardo... Quasi una favola, delicata, esilarante e, al contempo toccante, questo riuscito racconto di Pif racconta in modo nuovo la mafia: dissacrando l’immagine dei boss, ironizzando su un sistema ipocrita con il quale gli adulti esorcizzavano la paura della mafia dietro il quale, invece, si celava una pericolosa omertà (non bisogna preoccuparsi degli omicidi e delle sparatorie, perché “la mafia uccide solo d’estate”, gli assicura il padre; e Arturo ci crede) e mettendo in risalto, senza pietismi, l’umanità dei grandi eroi dell’antimafia. Allo sguardo genuino e a tratti surreale del bambino, si affianca lo sguardo di un artista che sa come raccontare la realtà (utilizzando il suo linguaggio caratteristico, ampiamente sperimentato e collaudato nella cinerubrica a cura di Valerio Carangella trasmissione televisiva Il Testimone, in onda su MTV, di cui Pif è autore e conduttore). Gli argomenti, anche quelli più scabrosi e delicati, vengono trattati, nel suo programma come nel film, con un doppio registro fatto di ironia e fredda presentazione dei fatti, in una originale alternanza tra momenti comici e pugni allo stomaco, che in questo caso sono rappresentati da immagini di archivio che mostrano alcuni degli omicidi e i funerali di Falcone e Borsellino. Nulla è fuori posto e tanto meno eccessivo in un’opera misurata, non certo per i contenuti, ma per i toni che non scadono mai nel cattivo gusto e nel sentimentalismo facile, ed una sceneggiatura che non lascia spazio a cadute di stile o vuoti narrativi. Se l’intento era quello di far capire quanto la mafia entri nella nostra vita, anche se ufficialmente non abbiamo nulla a che fare con essa, certamente è stato raggiunto a pieno; ma certamente la sfida di Arturo, che è la stessa del regista, e che è anche quella di ognuno di noi, è quella di confrontarsi con questa realtà sempre più sotterranea che, come un cancro, ha ormai metastasi ovunque, e a cercare le risposte giuste ognuno nel proprio cuore e nel proprio senso civile. n La mafia uccide solo d’estate Italia, 2013 Titolo: La mafia uccide solo d’estate Regia: Pif Soggetto e sceneggiatura: Pif, Michele Astori, Marco Martani Interpreti: Pif, Cristiana Capotondi, Ninni Bruschetta, Claudio Gioè, Alex Bisconti, Ginevra Antona, Rosario Lisma, Barbara Tabita Nonsolobanca/ PAESE CHE VAI, ITALIA CHE TROVI ALLA RICERCA trale della riserva di Caramanico, a 1227 metri d'altezza, costruito all'interno di una cavità naturale e in cui pare che alloggiò, in una delle cellette, dal 1284 al 1293 Celestino V. Di ritorno dalle lunghe passeggiate ci penseranno Nicola e Livia a rigenerare il corpo, con la loro cucina genuina e attenta al recupero di varietà antiche di grani, ortaggi e frutti dimenticati. Da provare le Sagne, una pasta fresca con ceci, bastardone (peperone dolce) e aglio, la Fracchiata (una polenta ottenuta da una farina di legumi misti) con bastardone e alici, il collo di maiale (allevato allo stato brado) all'arancia o alle erbe, le polpette cacio e uovo cotte con il pomodoro, polpette di lenticchie (autoctone) DEL TEMPO PERDUTO IN CAMMINO TRA EREMI E SENTIERI INCANTATI, NEL CUORE DELL'ABRUZZO di VALE Una scelta coraggiosa la loro che decidono di abbandonare quelli che pensavano fossero i propri sogni (lui laureando in iaggiare alla scoperta di piccole medicina, lei si occupava di Archeologia mete, nascoste tra le bellezze na- a Roma), per trasferirsi in questo fazzoturali del nostro stivale, quasi letto di terra, trasformando una piccola sempre riserva sorprese inaspettate: pic- azienda agricola ed un casale di campagna coli microcosmi che svelano grandi in un microcosmo dalle mille sorprese e mondi, caratterizzati da una natura in- scoprendo, in questo radicale cambio di contaminata e generosa nei suoi frutti, vita, il loro vero sogno comune. L’atmoarti e tradizioni antiche custodite e te- sfera familiare e la convivialità sono il loro nute in vita con cura, storie di vita belle marchio di fabbrica: una delle loro carated autentiche che celano un'umanità ric- teristiche, infatti, è far vivere il soggiorno ai turisti come se fossero a casa, pranzanca di valori. Uno di questi angoli è possibile scovarlo do tutti insieme (proprietari compresi) nella zona di Miglianico (in provincia di come fosse una grande tavolata di famiChieti), nascosto tra le colline abruzzesi glia. Immersi in uno scenario caratterizche dal Parco Nazionale della Majella si zato da vigneti, uliveti, orti, frutteti, una estendono fino alle belle e grandi spiagge di Francavilla al Mare. Ed è proprio qui che inizia il racconto di questo viaggio, su una di queste alture dove sorge l'agri- Itinerari consigliati turismo Campoletizia, ed in cui si svolUno degli spettacoli naturali più belli della zona ge, giorno dopo giorno, la storia dei due è la cascata della "Cisterna", una piscina imprenditori agricoli Nicola e Livia Piat- naturale di roccia nella Riserva Naturale telli, titolari e gestori dell'agriturismo dell'Orta raggiungibile da un sentiero che parte che hanno cercato e trovato la felicità dalla chiesa di Sant'Antonio Abate, nel centro nell'essenzialità della vita. Quell'essen- del paese di Bolognano (comune di 1.200 abitanti della provincia di Pescara). A poca zialità che il poeta Silvano Agosti ha ben distanza dall'abitato, si trova la Grotta dei incorniciato nei suoi versi: “se è vero, co- Piccioni nel quale sono stati ritrovati elementi me dite, che il mondo è dolore e soffe- attestabili alla fine del neolitico inferiore fino renza, cosa sono allora i fiori di tiglio e i all’età del bronzo avanzato. Agriturismo Campoletizia, Strada nidi d'ape? E le foglie, che rivelano il Contatti: Provinciale 32 per Giuliano Teatino, Km 4 (CH). vento? E questo mio essere contento, so- [email protected] - www.campoletizia.it lo di poter vivere e vedere?”. www.facebook.com/agriturismo.campoletizia V fattoria ed alcuni ettari di bosco, gli ospiti hanno la possibilità, durante il loro soggiorno tra queste suggestioni, di riappropriarsi del proprio tempo, scandito dai ritmi naturali di una vita in sintonia con la natura. E se non dovesse bastare per scrollarsi di dosso il grigiore urbano e lo stress, una passeggiata tra gli Eremi è quello che ci vuole per ripristinare gli elementari punti di contatto, con se stessi e con la natura: “solvitur ambulando”, diceva Diogene, “camminando si risolve”. Diversi sono gli eremi costruiti nei secoli dai vari ordini religiosi, tra i quali: il santuario di Manoppello in cui è conservato il Volto Santo (reliquia di origine ignota che giunse a Manoppello nel 1506, portata da uno sconosciuto pellegrino scomparso senza lasciare traccia) che il gesuita Heinrich Pfeiffer (docente di Iconologia e Storia dell'Arte Cristiana alla Pontificia Università Gregoriana), dopo 13 anni di studi, ha dichiarato essere il Velo della Veronica: la donna che, secondo la tradizione cattolica, asciugò il volto di Cristo sulla via del Calvario; ancora, l'Eremo di San Bartolomeo in Legio, a Roccamorice, risalente ai primi anni della presenza eremitica sulla Majella, a cui vi si accede attraverso la scala santa (percorsa solitamente in ginocchio da fedeli) e nel cui interno è situata la statua in legno di San Pietro ed una piccola sorgente d'acqua ritenuta miracolosa; l'Eremo di San Giovanni all'Orfento, situato nella parte cen- cotte nel Montepulciano, le polpette di miglio con salsa di barbabietole ed i vari tipi di pasta ottenuti dalla lavorazione di grani antichi autoctoni (grano duro solina, saragolla e farro). Tutto innaffiato da vini di propria produzione come il Montepulciano tagliato con il Merlot, il pecorino e i liquori a base di Montepulciano e foglie di amarene come la Ratafià ed il Cordiale dell'Elcine. L'agriturismo propone durante l'anno diverse attività laboratoriali, non solo legate alla sana alimentazione ed al biologico, ma anche alle diverse forme di creatività: la Festa di Primavera con mercatini e musica itinerante (5/6 aprile), il Festival delle Erbe (3/4 maggio), il primo Bio – Veg Festival (i primi di settembre) e poi ancora laboratori di patchwork e Ti - Chi. In un tripudio di sapori, profumi, colori, paesaggi contemplativi e attimi creativi, l’arte del mangiar bene s’intreccia con l’arte del riscoprire le piccole cose, creando un piccolo angolo di mondo in cui offrire una nuova alternativa di vita per sé e per gli altri. n 29 Nonsolobanca/ SEGNALIBRO POP ECONOMIX Il grande show della finanza che ha innescato la crisi a cura di MARCO MURATORE, Segretario coordinatore FABI Verona – Dipartimento Comunicazione & Immagine i solito il processo è inverso. Spesso sono i libri a ispirare spettacoli teatrali, oppure i fumetti a diventare film. Questa volta è diverso. Il grande successo dello spettacolo teatrale, Pop Economix Live show, unito alla crescente necessità di spiegare alla gente le radici della Grande Crisi, hanno spinto gli autori a trovare ulteriori modi per divulgare le informazioni che hanno pazientemente raccolto. Così Nadia Lambiase, giovane bancaria e sindacalista Fabi di Banca Etica, Alberto Pagliarino, attore, e Paolo Piacenza, giornalista, gli autori dello spettacolo teatrale Pop Economix, hanno incontrato D Davide Pascutti, autore di fumetti ed illustratore. Ne è emerso un fumetto agile ma preciso, che prende per mano e seduce il lettore come se fosse una pièce teatrale, per guidarlo nei meandri dei più oscuri meccanismi finanziari con un filo sottile di ironia, giusto per imbrigliare la rabbia che via scatena l’intreccio di responsabilità e di omissioni che ne emerge. Un fumetto per tutti, nessuno escluso. Chi già conosce quanto accaduto godrà delle sottili metafore e apprezzerà il tratto delicato e mai banale del disegno. Chi non ha ancora avuto modo di capire troverà chiare spiegazioni delle dinamiche fi- nanziarie e di quanto queste siano riuscite a soverchiare gli assetti economici dei principali paesi occidentali. I genitori, infine, troveranno occasione per discutere con i figli di temi importanti, perché come ricorda Rampini, nell’epilogo del suo ultimo lavoro “Banchieri”, insegnare l’economia ai bambini potrebbe essere un antidoto contro l’impudenza dei risparmia- tori e i raggiri della malafinanza. L’epilogo invece di Pop Economix? Intanto precisiamo che non è un giallo, quindi non si svela niente che possa rendere meno affascinante la lettura. L’epilogo quindi? Un mare di barchette di carta. Perché? Spira un vento nuovo, il vento sta obbligando il sistema a cambiare, perché ovunque la gente acquisisce più consapevolezza. Più consapevolezza e più forza. Mille barchette di carta che galleggiano, nella vignetta finale; un solo grande Titanic che affonda, in quella iniziale: insieme, si può! Pop Economix è edito da Becco Giallo, editore che a fumetti racconta storie del calibro di Terzani, Berlinguer e Vajont, giusto per citare le ultime uscite. n Per saperne di più www.popeconomix.org www.facebook.com/popeconomix Twitter: @popeconomix [email protected] [email protected] Fumetto: www.beccogiallo.net WHO IS? CHI È? COME CONTROLLARE L’AUTENTICITÀ DEI SITI WEB [ http://www.whois.net/ ] e si vuole fare un acquisto su un sito che non si conosce come fare per informarsi e stare più tranquilli, possiamo affidarci semplicemente a Google Search? Certo che no, quando si naviga sul web, bisogna fare attenzione a prendere in considerazione diverse cose poiché la facciata di un portale è sufficiente per ingannare molte persone. Occorre, innanzitutto, fare attenzione a quando inserendo il nome del sito web nella barra degli indirizzi del browser: alcuni artisti della truffa creano repliche di siti web partendo da comuni errori di battitura. È facile, comunque, scoprire un sito web falso, poiché risulterà pieno di errori grammaticali. Per fortuna che c’è Whois tramite il quale possiamo ottenere informazioni sulla registrazione di un dominio Internet. Il database Whois è la banca dati nella quale vengono raccolte le informazioni relative ai titolari dei nomi a S a d'informazione del bimestrale Tribunale N edizione web Registrazione MY GENERATIO ile: ento FABI Giovani. Direttore Responsab cura del Coordinam del 5 luglio 2012 di Roma n. 209/2012 [email protected] Lando Maria Sileoni I Giovani inamento FAB a cura del Coord dominio. Il database W è consultabile pubblicamente, di conseguenza tali informazioni possono essere visualizzate da chiunque. Tramite un’interrogazione, infatti, si ha accesso ad una serie di informazioni, tra cui: dati intestatario del Settembre / Ottobre 2013 ALLA RICERCA DELLE IDEE ATTUALITÀ o ai giovani: Papa Francesc “Non siete soli” izio ATTUALITÀ e modelli di serv Nuove figure che cambia per una banca ATTUALITÀ dell’individuo Dignità, valore income? o spread del cost 30 SCRITTO DA GIOVANI PER I GIOVANI AVVISO AI NAVIGANTI di BRUNO PASTORELLI dominio, contatto tecnico, registrar, e-mail che riceverà le comunicazioni e data di creazione e di scadenza del dominio stesso. Per fare un Whois di un dominio, basta collegarsi ad una serie di servizi specializzati che offrono questo strumento. Ecco tre utili siti per effettuare un Whois, a seconda del dominio da interrogare: z Whois per domini .com / .org / .net e...: http://whois.domaintools.com/ z Whois per domini .it: http://www.nic.it/webwhois/index.jsf?set_language=it z Whois per domini .eu: http://www.eurid.eu/en/whois-search Come utilizzarli? Nulla di più semplice, basta inserire il nome del dominio nell’apposito campo ed avviare la ricerca. Pochi secondi e vi apparirà una schermata con tutte le informazioni di registrazione di quel dominio. Buona navigazione! n Nonsolobanca/ ALTROTURISMO BOLOGNA, PALAZZO FAVA LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA Sino al 25 maggio 2014 di RANIS a ragazza con l’orecchino di perla, con la Gioconda di Leonardo e L’urlo di Munch, è unanimemente riconosciuta come una delle tre opere d’arte più note, amate e riprodotte al mondo. Per un pugno di settimane, ed esattamente dall’8 febbraio al 25 maggio 2014, il capolavoro di Vermeer sarà in Italia, a Bologna, accolta con tutti gli onori del caso a Palazzo Fava. Sarà la star indiscussa di una raffinatissima mostra sulla Golden Age della pittura olandese. La ragazza con l’orecchino di perla evoca bellezza e mistero e il suo volto da cinque secoli continua a stregare coloro che hanno l’emozione di poterlo ammirare dal vero o scoprirlo attraverso i romanzi e il film di cui la bellissima ragazza dal copricapo color del cielo è diventata, forse suo malgrado, protagonista. Il suo arrivo in Italia è il frutto straordinario di una trattativa durata un paio di anni, a partire dal momento in cui il Mauritshuis – scrigno di opere somme da Vermeer fino a Rembrandt – è stato chiuso per importanti lavori di restauro e ampliamento, che ne vedranno la riapertura al principio dell’estate 2014. Nel frattempo, una parte delle collezioni del Museo è stato riallestita presso il Gemeentemuseum, a L’Aja, mentre un nucleo, forse il più strepitoso, è stato concesso ad alcune sedi internazionali in Giappone (a Tokyo e Kobe) e negli Stati Uniti: il Fine Arts Museum di San Francisco, l’High Museum of Art di Atlanta e la Frick Collection di New York, ovvero a istituzioni di assoluto prestigio mondiale. Come unica sede europea, e ultima prima del definitivo ritorno de La ragazza con l’orecchino di perla al suo Museo rinnovato, la scelta è caduta su Bologna e su Palazzo Fava. “Sarà l’unica occasione per ammirarla in Europa al di fuori della sua sede storica da dove, conclusa la mostra L B C E A A. A. Pieter de Hooch, Uomo che fuma e donna che beve in un cortile, 1658-1660 circa olio su tela, cm 78 x 65 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis B. Carel Fabritius, Il cardellino, 1654 olio su tavola, cm 33,5 x 22,8 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis C. Frans Hals, Aletta Hanemans (1606-1653), 1625 olio su tela, cm 123,8 x 98,3 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis D. Gerrit van Honthorst, Il violinista, 1626 olio su tela, cm 84,5 x 66 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis E. Jan Vermeer, La ragazza con l’orecchino di perla, 1665 circa olio su tela, cm 44,5 x 39 L’Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis F. Harmenszoon van Rijn Rembrandt, Cantico di Simeone, 1631, olio su tavola, cm 60,9 x 47,9 L'Aia, Royal Picture Gallery Mauritshuis D F bolognese, probabilmente non uscirà mai più, essendo l’opera simbolo del museo riaperto”, afferma il Presidente della Fondazione Carisbo, Fabio Roversi-Monaco. Il capolavoro che non sarà solo. A Bologna sarà infatti accompagnato da una quarantina di altre opere dello stesso Museo, sempre di qualità eccelsa, scelte appositamente per la sede bolognese e quindi in parte diverse da quelle già esposte in Giappone e ora negli States. La ragazza con l’orecchino di perla non sarà l’unico capolavoro di Vermeer in mostra. Ad affiancarla ci sarà Diana e le sue ninfe, grande olio del Maestro. E ancora, ben 4 Rembrandt e poi Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, ovvero tutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese. Accanto a questa mostra, la Fondazione Carisbo e Genus Bononiae proporranno anche Attorno a Vermeer, omaggio tributato da una quindicina di grandi artisti italiani contemporanei, da Guccione a Sarnari, da Olivieri a Verna, scelti da Marco Goldin per il senso della loro adesione all’intima idea specialmente del medium luminoso vermeeriano, senza distinzione tra figurativo e astratto. Il binomio antico-contemporaneo è, del resto, una precisa cifra stilistica del critico veneto, riaffermata in modi diverse e originali in concomitanza di molte delle sue mostre. n 31 Nonsolobanca/ ALTROTURISMO A. Giorgio Kienerk: L’enigma umano: il dolore, il silenzio, il piacere (particolare del trittico) post 1900 olio su tela Pavia, Musei Civici B. Ettore Tito, L’amazzone, 1906. Genova, Civiche Raccolte Frugone C. Galileo Chini, La primavera classica, 1914. Montecatini, Accademia d’Arte Dino Scalabrino ed interlocutori stranieri come Klinger, Klimt, von Stuck, Beardsley, Khnopff, Burne-Jones, ha voluto favorire un dialogo nuovo con le altre tecniche ed espressioni artistiche in una identificazione di quei valori decorativi che vengono confrontati con quelli pittorici e plastici nelle sezioni dedicate alla grafica, all’illustrazione, ai manifesti pubblicitari e alle infinite manifestazioni dell’architettura e delle arti applicate. Così i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto; le ceramiche di Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini, Calzi; i manifesti di Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi, Mataloni, Beltrame, Palanti; i mobili di Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana; i vestiti di Eleonora Duse, i merletti di Aemilia Ars e gli arazzi di Zecchin vivono di nuovi confronti. Ne emerge una figura del Liberty che è nella sostanza uno C FORLÌ, MUSEI SAN DOMENICO LIBERTY UNO STILE PER L’ITALIA MODERNA di RANIS A l Liberty, altrimenti denominato Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni, ha visto tra Otto e Novecento l’ampia diffusione a livello internazionale di un nuovo stile e di un gusto intesi a superare lo storicismo e il naturalismo che avevano dominato gran parte del XIX secolo. Nell’Italia da poco unificata, questo movimento, volto a superare le ancora troppo presenti identità regionali, si fa interprete dell’aspirazione al raggiungimento di un linguaggio artistico nazionale comune e adeguato a rappresentare il progresso e la modernità. Il sogno di una bellezza che fosse in grado di interpretare il mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico venne celebrato dalle grandi Esposizioni, come quella nazionale di Palermo nel 1891-1892, quelle dell’arte decorativa moderna di Torino nel 1902, e di Milano nel 1906, che celebrava il traforo del Sempione. Analogamente, quel sogno voleva far rivivere l’antico splendore culturale, rideclinando con una sensibilità tutta at- I 32 Dal 1° febbraio al 15 giugno 2014 tuale, definita dall’Estetismo e dall’eredità dei Preraffaelliti inglesi, un Rinascimento identificato tra la linearità sentimentale e femminile di Botticelli e la tensione eroica di Michelangelo. È per questo che la mostra intende identificare, per la prima volta rispetto alle diverse rassegne dedicate nel passato al Liberty, le specificità di uno stile attraverso una serie di capolavori della pittura e della scultura, che, seppur di artisti di formazione, poetica e linguaggio diversi, come Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini, Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica, Trentacoste, Andreotti, Baccarini rivelano contenuti e messaggi comuni, con i quali sono scandite le sezioni dedicate al mito, all’allegoria, al paesaggio declinato tra tensioni simboliste e una ricerca dell’assoluto che ci farà incantare davanti ai dipinti dedicati alla rappresentazione dei ghiacciai, visti come l’immagine della “montagna incantata” di Thomas Mann. Il rilievo dato alle arti maggiori, che non ha escluso anche confronti con modelli stile della vita. La sua rappresentazione è la linea sinuosa, fluttuante, che rispecchia nel segno, nel suo stesso divenire, il movimento in atto. Protagonista indiscussa è la donna, figura ad un tempo fragile, superba e carnale, immagine del piacere e della libertà. Una mostra originale, intessuta di incontri e relazioni inattese, per raccontare in maniera avvincente l’idea di un’arte totale che ha trionfato in quella stagione dell’ottimismo e di incondizionata fiducia nel progresso e che va sotto il nome universale di Belle Époque. Il sogno progressista e la magnifica utopia di una bellezza che avrebbe dovuto cambiare il mondo erano destinati a infrangersi simbolicamente, una prima volta, nella tragedia del Titanic nel 1912 e, definitivamente, due anni dopo, nella Grande Guerra. Prima di abbracciare i miti avanguardistici, la borghesia italiana compirà il più grande tentativo storico per identificare un proprio, unitario linguaggio, un’epifania della forma, tale da evocare sentimenti, libertà e bellezza, giorni felici. n B FEDERAZIONE AUTONOMA B A N C A R I I TA L I A N I Registrati su http://www.fabi.it/ registrazione-iscritti.html e avrai le risposte a tutte le tue domande www.fabi.it Anche s u e smart tablet phone