chiesa - Diocesi di Como

Transcript

chiesa - Diocesi di Como
DELLA
S
tanno cercando il corpo
di Yara in uno stagno,
proprio mentre mi accingo a scrivere queste
righe. La speranza di ritrovare in vita la tredicenne
bergamasca è finita anch’essa
in quella melma gelida, in cui
coloro che da una settimana
sono impegnati nelle ricerche
sperano almeno di ritrovare dei
poveri resti da restituire ad una
famiglia affranta dal dolore.
Anche quella pozza d’acqua
sporca che i pompieri stanno
prosciugando sembra quasi rilucere a confronto con la squallida storia che tra poche ore,
verosimilmente, ci racconteranno. Non avremmo voluto sentirla, soprattutto in questi giorni
in cui la Chiesa amorevolmente ci dirige lo sguardo verso il
Bambino di Betlemme. Invece,
la violenza ha albergato ancora nel cuore dell’uomo, rendendolo capace di un orribile delitto. Ormai rassegnati, tutti ci
aspettiamo che la realtà confermi l’oscuro sospetto.
La cronaca ci ha già stupiti,
raccontandoci la morte tragica
di sette ciclisti falciati a Lamezia Terme dalla macchina condotta a grande velocità da un
ventunenne marocchino con regolare permesso di soggiorno,
risultato positivo all’esame antidroga (cannabis). Altro dolore che s’aggiunge in altrettante famiglie, dolore - così sembra
dai primi accertamenti dei carabinieri - provocato da un sorpasso azzardato (lo stesso motivo per cui la patente era stata
sequestrata al marocchino sette
mesi fa e appena restituita).
Il male che sta all’origine di
queste tragedie ha l’uomo per
autore. È invalso l’uso di una
parola moderna per definirlo,
una parola che tolga spazio ad
un’altra parola ben più antica,
che però ha una coloritura troppo cristiana e che, quindi, va
sottaciuta. Si usa dire che l’uomo è investito da una «negatività» che può renderlo cattivo.
Il negativo naturalmente sta
fuori, è una entità misteriosa,
che non intacca l’intangibile libertà dell’individuo. Non esistendo più né il bene né il male,
ma solo la fantomatica autodeterminazione di ogni soggetto,
tutto ciò che non collima con
l’immagine “ordinata” della società degli individui viene attribuito alla negatività. Di «peccato» - eccola la parola vecchia non si può parlare, perché, se
non c’è il bene e nemmeno il male, contro che cosa si pecca? La
negatività moderna è una comoda scorciatoia per annullare la
responsabilità personale. Contro
questa negatività, al massimo,
si combatte come contro il malocchio: si va dai maghi...
Il pansessualismo imperante
genera istinti bestiali che portano ad orribili delitti? Si punta il dito contro il mostro occasionale, ma non si fa nulla per
scardinare la redditizia macchina della pornografia e del liberismo amorale dilagante. E si
critica aspramente chiunque
proponga impegnative prospettive educative. Sarebbero contro la libertà. Invece, solo l’educazione rende davvero liberi.
don AGOSTINO CLERICI
46
DI
COMO
CONTIENE INSERTO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
Cronache del
male...
in mezzo a noi
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ANNO XXXV
11 DICEMBRE 2010
E 1,20
DIOCESI
SALVAGUARDIA
DEL CREATO
PER UNO SVILUPPO
CHE SIA DAVVERO
SOSTENIBILE
A PAGINA 9
PRIMO
PIANO
NOVENA
DI NATALE:
STORIA
DI UN DONO
ANNUNCIATO
A PAGINA 3
CHIESA
LOCALE
ORDINATI
DUE DIACONI
PERMANENTI
A PAGINA 8
VISITA
PASTORALE
IL VESCOVO
A CAMNAGO
FALOPPIO
E GAGGINO;
LA CRONACA
DI MENAGGIO,
CROCE, NOBIALLO,
LOVENO
A PAGINA 11-12-13
COMO
OLTRE LA CRISI.
UN ANNO DI SFIDE
F
austo Tagliabue, segretario generale dlela
Cisl di Como, traccia
con noi un bilancio dell’anno che si va concludendo e degli obiettivi del 2011,
non tralasciando di toccare il
tema caldo dell’unità sindacale.
A PAGINA 14
COMO
QUASI PRONTO
L’ AUTOSILO
DI VIALE LECCO
A PAGINA 15
SONDRIO
LA RELIGIOSITÀ
DI CARAVAGGIO
IN MOSTRA
L’allestimento con le riproduzioni delle opere più importanti del grandissimo
maestro resterà aperto al
pubblico fino a domenica
12 dicembre. Un’occasione
per incontrare un genio
dell’arte, dalla religiosità
viva e vivace.
A PAGINA 26
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
LEGGERE È PENSARE
NOVITÀ IN LIBRERIA
L’ATTUALITÀ DI
PAUL RICOEUR
«
C
iò che le neuroscienze
ci dicono è ciò che accade, in un determinato momento, nel
mio cervello, come esso accade, nulla di più. Quindi, in
realtà, noi sappiamo sempre
qualcosa in più su noi stessi rispetto a ciò che possono dirci le
sole neuroscienze”.
Sono parole di Paul Ricoeur
(1913-2005), uno dei più importanti filosofi del Novecento, ricordate in un recente studio, La via
lunga di Paul Ricoeur, (Progedit,
142 pagine, con un’intervista al
celebre neurobiologo Jean-Pierre
Changeux), realizzato da Valentina Patruno. Da quelle parole
emerge tutto il senso di una lunghissima ricerca che ha portato il
pensatore ad attraversare i
grandi miti del secolo breve: la
psicoanalisi, la scienza, l’ermeneutica, vale a dire l’interpretazione dei segni umani. Il volume
mostra, in poche parole, l’incontro di Ricoeur con il suo tempo, a
partire dalla fenomenologia e dal
personalismo, soprattutto quello
di Mounier, che considerò il filosofo come ideale prosecutore del
suo pensiero. In poche parole la
Patruno ci consente – in una sorta di procedimento che la critica
moderna ha chiamato “a schidionata” – di attraversare un secolo di storia e di grandi rivolgimenti anche culturali (basti pensare all’affermazione del marxismo e, d’altra parte, dell’irrazionalismo, a Nietzsche, a Freud,
a Bergson, a Einstein e a Heisenberg) attraverso un solo personaggio, il quale, da parte sua,
ha interagito attivamente con
tutte queste visioni del mondo.
Due momenti risaltano maggiormente in questo lavoro: i rapporti con la psicoanalisi e quelli
con la scienza. Pur partendo da
presupposti anti-deterministici,
Ricoeur affronta Freud mettendosi dalla sua parte, difendendone cioè la creatura, il procedimento analitico, dagli attacchi di
quanti ne confutavano la scientificità. Il filosofo, come si vede, non
difende l’alterità e la purezza
della “sua” disciplina attaccando
i punti deboli delle altre, ma cerca le occasioni di incontro, e questa resterà una delle caratteristiche di tutta la ricerca di Ricoeur:
pur sensibile ad una visione per
molti versi spiritualistica del
mondo (l’autrice ricorda come
egli aderisse alla concezione
creazionista dell’universo) lo studioso è fermamente ancorato al
fenomeno, e quindi alla fisicità
espressa dal nostro corpo, che
però non rappresenta il tutto dell’esistenza: “Il mio carattere non
si sviluppa come una pianta in
una serra: esso si nutre di apporti dallo spazio della società, della morale, della religione; una
certa mentalità impone il proprio marchio sul mio carattere
(...). Se io chiamo individuo il
temperamento sviluppato dal
carattere che si conclude con la
mentalità, dirò che la persona
non è l’individuo”. È evidente in
queste parole lo sforzo di riconoscere il valore fisico dell’esistenza senza concedere nulla a quanti vorrebbero ridurre la vita ad
un ammasso di cellule.
Anche quando si confronterà
con la scienza “dura” della neurobiologia, Ricoeur sarà attento
ad evitare che la ricerca di una
comunicazione tra filosofia e
scienza possa essere vista come
cedimento ad una resa all’unicamente materiale.
In occasione di un importante
evento, un libro scritto a quattro
mani dal filosofo e dal grande
neurobiologo Changeux, “La natura e la regola”, Ricoeur non
darà tregua allo scienziato, ponendo il problema della coscienza di sé che travalica l’immediato meccanismo neuronale e biologico.
Sarebbe ingeneroso però ridurre solo a questo il contributo di
Ricoeur al pensiero contemporaneo, perché lo studioso ha in realtà – anche quando sembrava
occuparsi d’altro – sempre privilegiato il discorso, vale a dire il
linguaggio e la comunicazione,
che per il filosofo non sono riducibili a puri segni – come parte
a cura di ELENA CLERICI
TUTTO RAGAZZI!
VELENTINA
PATRUNO,
La via lunga
di Paul Ricoeur.
Psicologia,
psicoanalisi e
neurobiologia,
Progedit,
pagine 160,
euro 15,00
dello strutturalismo e del formalismo hanno sostenuto – ma
vanno ad attingere ad un universo simbolico radicato abissalmente nell’uomo. In questo modo la parola non è riducibile a
pura funzione razionale, ma sprofonda, per così dire, nell’universo delle immagini, del non conscio, del sogno e della religione
che fanno parte integrale e inamovibile della persona umana.
Grazie a questa pubblicazione
si può valutare – attraverso un
ricchissimo e documentato apparato di note – quanto il pensiero
filosofico, oggi fatto oggetto, ma
con la buona compagnia della
poesia, di un inquietante silenzio, abbia invece contribuito alla
formazione della nostra cultura
profonda, quella relegata paradossalmente alle riviste specialistiche per lasciare spazio ad altre sedicenti culture nei media
che contano: se andiamo a vedere bene, nei sotterranei segreti
del nostro sapere, si muovono
drammatici eventi, tra i quali il
rapporto tra etica e scienza, tra
soggetto pensante e corpo come
oggetto di studio e di cura, studi
che devono molto al coraggioso
tentativo di Ricoeur di tener ferma la zona non riducibile solo a
molecole della persona umana.
MARCO TESTI
Cosa avrà pensato Maria quando Dio le chiese
di diventare la mamma di Gesù? E come sarà
stata la mamma di Gesù? I più piccoli scoprono
una mamma davvero unica sfogliando questo
libro, che legge con gli occhi di Maria l’annunciazione, la visita a Elisabetta, la nascita, la presentazione di Gesù al tempio, Gesù tra i dottori, le nozze di Cana. Le pagine cartonate hanno bottoni segna-pagina rotondi posti sul bordo, che raffigurano un elemento caratteristico
di ogni episodio narrato. I disegni sono quelli
inconfondibili, con grandi occhi pieni di stupore, di Maria Gianola, autrice anche dei testi.
MARIA GIANOLA, Maria … la mamma di
Gesù, Paoline, pagine 12, euro 11,00.
Un cantastorie porta sulle spalle una grande cesta piena di racconti: 11 storie trovate in tutto il mondo e in ogni cosa che abita il
mondo, storie che hanno per protagonisti l’asino e il bue, il pastore, i re Magi, gli zampognari, gli alberi di Natale, Maria e Giuseppe.... e naturalmente un bambino speciale. Il raccontastorie apre
la cesta … ed esce tutta la magia del Bambino dei cieli. Età di lettura: da 5 anni. ALBERTO BENEVELLI – illustrazioni di
LORET-TA SEROFILLI, Incanto a Betlemme, San Paolo, pagine 90, euro 16,00.
Quaranta storie fra le più amate e conosciute
della Bibbia, narrate e splendidamente illustrate per i bambini (dai 3 ai 7 anni), con i riferimenti per la lettura integrale dei brani. Da leggere insieme, in famiglia, a scuola, a catechismo. Un libro-valigetta. CECILY OLE-SEN,
La mia piccola Bibbia a colori, Elledici,
pagine 80, euro 15,50.
Uno splendido libro attivo con adesivi, adatto
per i bambini che si delizieranno nell’ascoltare
la narrazione della nascita di Gesù e si divertiranno incollando gli adesivi per completare i disegni. Un ottimo sussidio di catechesi biblica.
Il Natale. Libro attivo con gli adesivi, Elledici, pagine 16, euro 5,50. Disponibile anche
un altro libro attivo dedicato a La creazione.
Anna e i suoi compagni, prendendo spunto da
un fatto accaduto a scuola, affrontano in classe
con la maestra Michela il tema dei bulli. I punti
di vista si moltiplicano, dando corpo al concetto
di bullismo e a come difendersene. La Collane
è Jam – Prime letture per piccoli di 5-6 anni. MARIA LORETTA GIRALDO – illustrazioni
di NICOLETTA BERTELLE, Anna, i bulli
non sono belli, San Paolo, pagine 40, euro 7,00.
Abbiamo già conosciuto Mastino Machiavelli,
l’inventore col pallino di risolvere i problemi del
mondo. In questa nuova avventura, la seconda
della serie, egli è in Africa per partecipare ad una
conferenza insieme agli scienziati più importanti
di tutto il mondo. E ne combina davvero una grossa: mette a punto infatti una serie di invenzioni
per rendere dolci tutti gli oceani della Terra,
poiché nutre una profonda antipatia per l’acqua
salata. Che disastro! Suvvia, “professore, ci faccia un piacere… stia buono”: almeno fino alla
prossima disavventura. ANNALISA STRADA
– illustrazioni di FRANCESCO MATTIOLI,
Laboratori Scientifici Mastino Machiavelli. L’Oceano in bottiglia, San Paolo, pagine 120, euro 11,00.
TERZA DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A
Parola
FRA
noi
IS 35,1-6a.8a.10
SAL 145
GC 5,7-10
MT 11,2-11
Tra i nati di donna
non c’è nessuno
più grande
di ANGELO SCEPPACERCA
TERZA SETTIMANA
del Salterio
IN SCENA GIOVANNI
S
ei tu? La domanda di
Giovani a Gesù è “LA”
domanda. Siamo al capitolo 11 del Vangelo e Gesù deve ancora dare altre prove per mostrare chi egli
sia? Gesù si lascia interrogare e
risponde mostrando il metodo di
ricerca delle risposte certe: “Andate e riferite a Giovanni ciò che
voi udite e vedete”. Il metodo dei
fatti, dell’esperienza personale. A
Giovanni in carcere, giunge l’eco
dei fatti di Cristo e manda a chiedere se è lui “quello che deve venire”. La risposta scende nella
prigione e la illumina.
La povertà e la piccolezza di
Giovanni (in carcere, deve mandare qualcuno, ha vissuto nel deserto), della gente testimone (ciechi,
storpi, lebbrosi, morti) e di Gesù,
servo umiliato, mostrano che il regno di Dio inizia dal basso, dai piccoli, dalle ferite di una umanità
sfinita e senza pastore. Il regno dei
cieli, centrale in Matteo, si manifesta nella debolezza dei “messag-
geri”, nella piccolezza dei suoi “ministri” e si rivela nell’umiltà dei
segni. Giovanni è stato umiliato,
ma non hanno spento la voce dell’ultimo dei profeti; tra i nati di
donna non c’è nessuno più grande.
Eppure la sua grandezza non è
paragonabile a quella del più piccolo nel regno che è dono di Dio e
che non può essere violentato dai
superbi perché appartiene ai “poveri in spirito” che accolgono la
sofferenza e la persecuzione per il
nome di Cristo.
La domanda del Battista pone
la questione fondamentale sulla
identità di Gesù. Per Giovanni è
fondamentale trovare risposta
proprio perché si trova nel momento drammatico in cui la prova raggiunge il massimo della
sopportazione. È solo, in carcere,
sta per essere decapitato. Perché
stare in carcere e morire, se tu sei
il liberatore? Il profeta riproduce
al vivo, con la sua storia, il significato della sua predicazione. La
prigionia del Battista è metafora
della prigionia e della schiavitù
del popolo in attesa del Messia.
La risposta di Gesù è una citazione della Scrittura, soprattutto di Isaia 61,1: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con
l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a
fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli
schiavi, la scarcerazione dei prigionieri”. Gesù richiama i segni
del Messia, ma non quello della
liberazione dei prigionieri. Gesù,
pur essendo il Messia, non sarà
il liberatore di Giovanni perché
nella missione del Battista Gesù
definisce la sua. La missione di
Giovanni non è terminata; manca la testimonianza estrema, rinunciare alla liberazione per
prendere la strada del martirio,
anche in questo precursore e
anticipatore di Gesù nell’estremo dono della vita. E il discepolo del Regno ha Gesù dinanzi
come messaggero e battistrada.
P A G I N A
3
CHIESA
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
PREPARASI AL NATALE CON LA PREGHIERA IN CHIESA E IN FAMIGLIA
TEMPO DI NOVENA: UN DONO ANNUNCIATO
S
nunciato. Così giorno dopo giorno l’attesa si arricchisce di simboli fino a giungere alla Rivelazione del bambino in fasce
adagiato nella mangiatoia. È
uno strumento che vuole creare un “legame” tra la liturgia
della Parola, celebrata in chiesa, e la vita del ragazzo e quella della sua famiglia. L’iconografia dell’antica abside di
Sant’Abbondio permette, quest’anno, di recuperare con i nostri ragazzi un vero capolavoro… creando magari in loro l’attesa di poterlo vedere realmente in una visita da organizzare.
Narrare ai bimbi l’annuncio che
nella storia della salvezza è stato fatto di questo Dono, offre in
consegna il compito di continuare a narrare, di essere testimoni e profeti… di scrivere
nuove pagine dell’eterna e già
compiuta storia di salvezza.
toria di un dono annunciato. È il titolo
della Novena di Natale
proposta in questo
anno. Un titolo evocativo, che vuole far ripensare all’intera storia di salvezza e che
intende ricollegarsi all’esperienza dell’annuncio che caratterizza il cammino di iniziazione cristiana che si vive in ogni
parrocchia. Una Novena di Natale, quella di quest’anno, che
ci conduce a fare memoria della storia dell’annuncio di quel
Dono del Padre che è il Messia,
il Cristo e Signore. Quasi a voler ridestare in tutti i credenti
l’attesa del Salvatore, perché
non sia attesa stanca, o troppo
indaffarata. Ma anche per aiutare a comprendere che l’attesa non è lo stato euforico di un
momento prossimo alla festa;
l’attesa è un atteggiamento che
deve caratterizzare l’intera esistenza del credente: viviamo
“nell’attesa della tua venuta”.
Nelle celebrazioni in chiesa, attraverso le profezie di
Natan, Isaia, Osea, Geremia e
poi gli annunci degli angeli a
Giuseppe, a Maria e ai pastori
siamo invitati a riscoprire una
ricca simbologia fatta di immagini sempre più pregnanti che
svelano gradualmente la vera
identità dell’ “Atteso dalle genti”. Le diverse immagini non
valgono solo per il loro significato simbolico, ma anche perché
ci invitano a riconoscere una
presenza del Signore che si fa
viva dentro la storia umana:
l’incarnazione, appunto. Il Signore si nasconde dietro ad al-
Il materiale per la Novena
si può prenotare e ritirare telefonando
allo 031-5001210
Ufficio Pastorale dei Giovani
cuni simboli, ma in questo modo
egli fa comprendere, svela e
spiega il vero senso della sua
presenza. Pensiamo alla ricchezza anche attuale di alcune
simbologie, come quella dell’accasarsi, dei legami e relazioni
familiari (padre, madre, figlio
...) e di altro ancora.
Un calendario, fra le mani
dei bambini, invita a svelare
(aprire la finestrella) lentamente la vera identità del Dono an-
Un altro libretto è destinato invece proprio alle famiglie. Contiene una brevissima
proposta di preghiera da realizzare in famiglia prima dei pasti: ogni giorno un brano della
Parola di Dio che aiuta a comprendere i “doni” che sono sulle
nostre tavole come simboli che
“trascendono” la loro funzione
per aiutarci ad accogliere il
“dono” per eccellenza, che è il
Signore, e per aiutarci a diventare a nostra volta ‘dono’ nei
confronti degli altri; e una preghiera, che si ripete uguale ogni
giorno e che conclude la proposta. Lo stesso sussidio riporta
poi, per ogni giorno, un brano
di meditazione sul Natale, preso da scritti di autori cristiani
CHE COS’È
LA NOVENA
DI NATALE
La Novena di Natale è una
forma di preghiera tradizionale che si ripete nei 9 giorni dal 16 al 24 dicembre. Pur
non appartenendo alla Liturgia ufficiale della Chiesa,
ma alla pietà popolare, la
Novena può essere valorizzata come preparazione spirituale al Natale: è un’opportunità, nei giorni spesso frenetici che precedono le feste,
per dedicare del tempo a concentrarsi sul mistero dell’Incarnazione di Gesù Cristo e
disporsi ad accoglierlo come
l’Unico che può dare senso
alla nostra vita. Secondo la
tradizione, la Novena di Natale prevede il canto delle
Profezie messianiche dell’Antico Testamento (per le
quali esistono diverse proposte di melodie): trattandosi
di una preghiera non ufficiale, comunque, la Novena può
essere realizzata in diversi
modi, sottolineando in ogni
caso la centralità della Parola di Dio.
di epoche diverse. È rivolto a
quelle persone che non potendo partecipare alla liturgia in
chiesa non vogliono comunque
rinunciare a una riflessione per
la loro crescita spirituale.
don BATTISTA RINALDI
UN GIOIELLO DOVE L’ARTE È ESPRESSIONE DI FEDE
L’abside di Sant’Abbondio
L
a basilica di Sant’Abbondio è tra i più antichi
e importanti luoghi di
culto della nostra Diocesi (sorta verso il V sec., è
stata cattedrale di Como fino al
1013) e ha un notevole valore
artistico come esempio significativo dell’architettura romanica lombarda.
L’abside della Basilica è decorata con il ciclo di affreschi
delle “Storie di Cristo” (13151325) che illustrano l’infanzia
e la passione di Gesù. Que-
st’opera preziosa è stata di recente oggetto di restauri, conclusi nel 2003, a cura della Soprintendenza ai Beni Monumentali della Lombardia.
Gli affreschi delle “Storie di
Cristo” comprendono 20 riquadri. Da questi, per la proposta
della Novena di Natale 2010,
sono state scelte 9 immagini
che illustrano i 9 giorni di preghiera:
• 16 dicembre, “La casa”, dall’affresco della Presentazione al
tempio di Gesù, rappresenta le
PREGARE IN CHIESA,
PREGARE IN CASA
La famiglia, Chiesa domestica, vive attraverso specifiche
ritualità la relazione con Dio. Gli sposi pregano insieme per
alimentare il loro amore alla sorgente che è Cristo. I genitori
pregano insieme ai figli per educarli a riconoscere in Cristo
l’unico riferimento della propria vita. La preghiera in famiglia prepara il cuore alle celebrazioni della comunità parrocchiale; ed è strumento perché la grazia dell’Eucaristia domenicale si diffonda in tutti i giorni della settimana.
I “giorni della Novena” sono un tempo quanto mai opportuno per dare spazio a momenti di preghiera familiare che preparino ad accogliere nella propria casa il Dio-con-noi. Possono essere i momenti in cui ci si ritrova per il pasto (a questi è
indirizzato il sussidio diocesano per la Novena), può essere
una preghiera serale prima della buonanotte. Insieme a questa preghiera anche altri segni tipicamente familiari, come la
corona di Avvento o la contemplazione del presepe preparato
in casa, possono alimentare la spiritualità dell’attesa del
Natale.
A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA
colonne e il tempio di Gerusalemme;
• 17 dicembre, “Il giglio”, particolare dell’Annunciazione,
simboleggia la purezza e la bellezza; è l’unico elemento che richiama l’immagine del germoglio ricordata nella lettura del
profeta Isaia;
• 18 dicembre, “Il santo
monte” di cui parla Isaia è rappresentato dal colle su cui pascolano le pecore dell’Annuncio
ai pastori.
• 19 dicembre, “Il liberatore” o Messia, viene indicato
anche come l’Unto del Signore;
gli angeli presenti al Battesimo
di Cristo reggono le vesti e un
vasetto con il Crisma (angeli
‘mirrofori’);
• 20 dicembre, “La palma”
che si piega ad offrire i suoi frutti al piccolo Gesù si trova nella
scena della Fuga in Egitto; la
pianta simboleggia l’uomo giusto e l’abbondanza della grazia;
anche in questo caso è il simbolo che più si avvicina all’ombra del cipresso ricordata dal
profeta Geremia;
• 21 dicembre, “Lo sposo fedele” viene rappresentato dai
Pastori, che vegliano di notte insieme ad un cane vigile; a loro
per primi si rivela l’annuncio
della salvezza;
• 22 dicembre, “Il Dio con
noi” viene annunciato a Giuseppe, che nella scena della
Natività sembra meditare sulla grandezza dell’evento accaduto;
• 23 dicembre, “Figlio del-
l’Altissimo” è il nome con cui
l’angelo indica a Maria l’origine del nascituro; nella scena
dell’Annunciazione la Madonna sembra obbedire, anche
con i gesti, alla volontà di Dio;
• 24 dicembre, “Un bambino avvolto” in fasce è il segno
che vedranno i pastori, il cen-
tro del Natale, il simbolo della
grandezza e dell’umiltà dell’amore di Dio; anche l’asino e
il bue sembrano riconoscere la
bellezza di questo dono.
A CURA DELL’UFFICIO
PER I BENI CULTURALI
ECCLESIASTICI
P A G I N A
4
SOCIETÀ
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
UNITÀ D’ITALIA
CRISI COREANA SESSANT’ANNI FA L’ENCICLICA “MIRABILE ILLUD”
ggi più che mai
dobbiamo essere
uniti anche se diversi e pronti a
relazionarci con il
resto del mondo, in particolare
con l’Europa. Occorre inoltre ricostruire un patriottismo costituzionale, in particolare per le
giovani generazioni, che si diriga verso il bene comune”. Nella sessione pomeridiana della
seconda giornata del X Forum
del progetto culturale sul tema
“Nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Tradizione e progetto”
(Roma, 2-4 dicembre), Paola
Ricci Sindoni, docente di filosofia morale, ha introdotto così
la tavola rotonda con Giuliano
Amato, Lucio Caracciolo, Giuliano Ferrara e Dino Boffo. Secondo Ricci Sindoni, “grazie all’Unità d’Italia si è modellata
la Chiesa italiana” ma “in queste interazioni tra Stato e nazione non c’è nulla di scontato”.
È innegabile, d’altra parte, che
“oggi vadano potenziati tutti
quegli anticorpi che scongiurino la dissoluzione del tessuto
socio politico”. Se si pensa alla
storia unitaria, ha aggiunto,
“sono le donne, un esercito silenzioso ma tenace ,a tessere
unità e costruire trasversalmente una positiva presenza
sociale”.
un’enciclica breve, la
ventesima del suo pontificato. Pio XII la firma il
6 dicembre del 1950, in
prossimità della festa
dell’Immacolata Concezione e a
pochi giorni della vigilia di Natale, quando la chiusura della
Porta Santa nella basilica di
San Pietro segnerà la conclusione del Giubileo di quell’anno. È
da qui che parte la “Mirabile
illud”, da una prima considerazione del Papa sul grande evento: “Quel meraviglioso spettacolo di concordia fraterna, offerto
durante l’anno santo dalle innumerevoli schiere di fedeli convenuti in pio pellegrinaggio a
Roma, da quasi tutte le nazioni,
a noi sembra che possegga una
voce ammonitrice e costituisca
dinanzi al mondo una testimonianza solenne che tutti i popoli
vogliono non la guerra, non la
discordia, non l’odio, ma intensamente bramano la pace”.
È la pace, ancora una volta,
l’assillo paterno di Pio XII. Il
Papa del profetico “Nulla è perduto con la pace, tutto può
esserlo con la guerra” pronunciato undici anni prima, scende ancora un volta in campo per
rilanciare il suo ammonimento
sotto forma di breve enciclica,
sull’esempio di altre encicliche
altrettanto brevi (nel 1945,
1947, 1948, nello stesso 1950,
il 19 luglio, e poi nel 1956 le
encicliche per l’Ungheria) che
costituiscono una costante nel
pontificato di Pio XII, essendo
tutte un pressante invito ai pa-
Stare nello
Quell’accorato invito
spazio pubblico È
«
O
SGUARDO CATTOLICO
Il sentimento che tiene uniti
non è fatto mai solo di passato
ma soprattutto di futuro. Essere pronti a fare sacrifici per un
futuro comune è ciò che più è
venuto meno in questi tempi”.
Lo ha ricordato Giuliano
Amato, giurista costituzionalista e presidente del Comitato
dei garanti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che ha
ripercorso la storia unitaria sottolineando che “è implicito ed
essenziale che il cittadino ed il
credente sono la stessa cosa”
perché “il cittadino deve portare con sé il bagaglio dei valori e
dei principi che vengono dalla
sua religione”. Le vicende dell’Unità d’Italia hanno lasciato
“una nozione profondamente
sbagliata” perché tra la separazione delle giurisdizioni di Stato e Chiesa e tra l’essere fedele
e l’essere cittadino “non c’è alcuna correlazione”. Nella sfera
pubblica, ha proseguito, è importante “dare spazio alla religione, uno spazio che essa riempie di un propellente essenziale per la società del nostro tempo”. Per il giornalista Lucio
Caracciolo, invece, dobbiamo
imparare dalla Chiesa “la sua
universalità” e “il carattere romano” evidenziando come “questo Stato fondato 150 anni fa
contro la Chiesa oggi abbia bisogno della Chiesa”. Dunque,
ripartire da uno sguardo “cattolico”, cioè universale, e dal rispetto della centralità della capitale: “Il fatto di avere nella
propria capitale uno Stato estero, il Vaticano, è un vincolo per
la nostra politica, ma allo stesso tempo una risorsa di cui la
politica estera italiana raramente si è servita”, data “dalla
confluenza di conoscenze e relazioni” che costituiscono un
vero e proprio “patrimonio”. Altro “fondamentale giacimento
di ricchezza”, ha spiegato
Caracciolo, è “l’aspetto linguistico” perché “la Chiesa è l’unica grande organizzazione internazionale che ha l’italiano come
‘lingua franca’”.
BUONA BATTAGLIA
“Abbiamo stabilito, con argomenti di natura laica, che l’Italia ha bisogno del cristianesimo e della Chiesa. È vero che
l’Italia ha bisogno della Chiesa, ma di quale Chiesa?”. È la
domanda posta da Giuliano
Ferrara, direttore del quotidiano “Il Foglio”. Citando le parole
di Pio IX, Ferrara ha evidenziato che “una Chiesa cattolica
più introversa, che rinuncia ad
essere pedagogica, incalzante,
provocatrice, culturalmente
viva in una società italiana
come quella di oggi, vivrà una
vita che non realizzerà quel
contributo di cultura e identità
civile”. E allora, ha ribadito il
giornalista, la Chiesa non può
far mancare “la straordinaria e
persuasiva qualità di contraddizione, l’incalzante e rilevante presenza” nella società. Dopo
aver manifestato stupore per
l’odierna “apologia del suicidio
come apologia della libertà”,
Ferrara ha invitato a pensare
ad “una Chiesa che combatte la
sua buona battaglia anche nello spazio pubblico”. A 150 anni
dall’Unità d’Italia i credenti
devono al Paese “una vita di
fede autentica, interferente con
le varie forme culturali, eppure genuina e umile e coraggiosa, in quanto ragionevole garanzia offerta a tutti, potenzialmente anche a chi sembra non
gradire, di un umanesimo meno
consunto e sbrindellato”. È il
passaggio centrale dell’intervento di Dino Boffo, direttore
di rete di Tv2000. Per il giornalista, “s’illude chi non vede come
il secolarismo in fondo destabilizzi l’intero edificio sociale,
svuotando dal di dentro i pilastri portanti delle società che si
ritengono evolute ed emancipate”. Infatti, “non insegniamo forse ai nostri figli che non ha
molto senso desiderare di essere altro da se stessi, che non è
segno di crescita equilibrata rifiutare la propria storia e la storia della propria famiglia, che
è un’alienazione vivere in una
sorta di transfert, alla spasmodica ricerca di altri connotati e
altri valori?”. Dalla riflessione
di Boffo emerge che “un popolo
è meno disancorato, meno
disarcionabile, forse anche
meno infelice, quando ha alle
spalle la spinta di generazioni
segnate dalla fede”.
stori e ai fedeli perché elevino
speciali preghiere per la pace
nei momenti in cui questa è
maggiormente in pericolo.
E nel dicembre del 1950 effettivamente è in pericolo la
pace mondiale. La guerra tra
Corea del Nord e Corea del Sud,
iniziata a giugno, è in pieno sviluppo, registra anzi un’escalation di atrocità e di violenza
dopo alterne drammatiche vicende lungo la linea di confine
tracciata dal 38° parallelo. Sono
in gioco i delicati equilibri internazionali. Il conflitto vede
infatti coinvolti gli Stati Uniti,
le cui truppe, sotto l’egida
dell’Onu, sono intervenute per
difendere il Governo di Seoul
dall’aggressione della Corea del
Nord, e la Cina, schierata a
fianco
degli
invasori
nordcoreani. Un ultimatum di
“cessate il fuoco” rivolto
dall’Onu alla Cina cade nel vuoto.
Scrive Pio XII nel suo appello per la pace: “Mentre vediamo con animo trepidante i popoli agitarsi sotto paurose minacce di conflitti e già nell’infuriare in alcune regioni di orribili stragi vengono falciate fiorenti vite giovanili, noi ardentemente desideriamo che tale
ammonimento sia finalmente
ascoltato da tutti”.
Intanto, a poco più di cinque
anni da Hiroshima e Nagasaki,
torna a riaffacciarsi sul mondo
lo spettro dell’arma nucleare. Il
generale MacArthur (verrà poi
destituito dal presidente
Truman) che comanda le operazioni americane in Corea,
chiede l’uso della bomba atomica per piegare la Cina. Osserva
il Papa: “L’ingegno umano, destinato a ben altri scopi, ha
escogitato oggi strumenti di
guerra di tale potenza da destare orrore nell’animo di qualsiasi persona assennata, soprattutto perché essi non colpiscono soltanto gli eserciti, ma spesso travolgono ancora privati cittadini, fanciulli innocenti, donne, vecchi, malati e, insieme,
edifici sacri e i monumenti delle più nobili arti!”. Torna, nella
“Mirabile illud”, il ricordo delle
tragedie appena passate: “Chi
non inorridirà al pensiero che
nuovi cimiteri possano aggiungersi a quelli tanto numerosi
del recente conflitto?”. E ancora una domanda: “Chi finalmente non trema pensando
come la distruzione di nuove
ricchezze, conseguenza inevitabile di ogni guerra, possa aggravare sempre più quella crisi
economica, da cui sono
travagliati quasi tutti i popoli,
e specialmente le classi più
umili?”.
Un’enciclica, la “Mirabile
illud”, che anche a sessant’anni di distanza mantiene spunti
di indubbia attualità, sia perché le riflessioni di Pio XII sono
tuttora valide, sia per l’analogia con lo scenario mondiale
proprio di questi giorni, che
vede ancora una volta crescere
pericolosamente la tensione tra
Corea del Nord e Corea del Sud.
BENEDETTO XVI ROMPE IL SILENZIO
Ostaggi nel deserto
È una tragedia che dura da almeno otto mesi, dal maggio scorso. Prima profughi respinti e
riportati in Africa; quindi la fuga da violenze, lavori forzati, stupri. Infine prigionieri di una
banda di predoni, che li trattiene in catene, ostaggi nel deserto del Sinai. Per loro – circa 250
persone che provengono da Eritrea, Etiopia, Sudan, Somalia – poche alternative: il pagamento di un riscatto, chi ha qualcuno che può farlo; una operazione per prelevare un rene, altra
forma di pagamento; oppure la morte, come è già avvenuto per sei di loro.
L’unica voce è un sacerdote italiano, don Mosé Zerai, che cerca di far conoscere il dramma di
questi esseri umani dimenticati da governi e media, salvo poche lodevoli eccezioni. È lui che
ha stabilito un contatto telefonico con alcuni prigionieri, ed è sempre lui che racconta ad
“Avvenire” di persone incatenate, alla disperata ricerca di danaro da parte di familiari emigrati in Europa, e dei loro aguzzini, armati fino ai denti e probabilmente con qualcuno che li
copre, all’interno di una zona controllata.
All’Angelus, domenica, è papa Benedetto ad attirare l’attenzione su questa tragedia: “In questo tempo di Avvento – ha detto – vi invito a pregare per tutte le situazioni di violenza, di
intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo, affinché la venuta di Gesù porti consolazione, riconciliazione e pace. Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si
verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti
e feriti, alle vittime di trafficanti e di criminali, come il dramma degli ostaggi eritrei e di altre
nazionalità, nel deserto del Sinai”.
Un appello per dire che “il rispetto dei diritti di tutti è il presupposto per la civile convivenza”;
afferma ancora il Papa: “La nostra preghiera al Signore e la nostra solidarietà possano portare speranza a coloro che si trovano nella sofferenza”.
Parole che trovano forza nelle letture di questa seconda domenica di Avvento, a cominciare
dalla speranza che è soprattutto fiducia in Dio, come ci dice il Salmo 71, in ogni situazione
della vita: “Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile [...] liberami dalle mani del
malvagio, dal pugno dell’uomo violento e perverso. Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia
fiducia, Signore”.
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
LO STUDIO E LA RICERCA HANNO BISOGNO DI RELAZIONI PERMANENTI
Il Papa ai teologi: mai da soli
«
N
N
Chi teme una scuola
davvero libera?
on si può essere teologi nella solitudine”. Parola di Benedetto XVI ai
trenta membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti in udienza
venerdì 3 dicembre. Il teologo vive
di relazioni. La prima, quella
costitutiva, è con Cristo Signore,
il Teologo del Padre. Si tratta di
una relazione che coinvolge l’intelligenza, ma – ha ricordato il
Papa – anche l’amore. “L’amore
del Cristo infatti ci possiede”
(2Cor 5,14). Anzi, la vera teologia comincia dall’amore. “Chi ha
scoperto in Cristo l’amore di Dio
infuso dallo Spirito Santo nei
nostri cuori, desidera conoscere
meglio Colui da cui è amato e che
ama”.
Così, conoscenza e amore si sostengono a vicenda. È la meravigliosa sintesi, insuperata e
insuperabile, cui giunsero i grandi teologi della patristica e del
Medioevo. Per san Tommaso, scopo della sacra dottrina è far conoscere Dio in se stesso e in quanto è all’origine della sua creatura. Per san Bonaventura, chi ama
vuol conoscere sempre meglio e
sempre più l’amato; la vera teologia impegna la ragione e la sua
ricerca è motivata dall’amore di
Colui, al quale ha dato il suo consenso.
Vuol meglio conoscere l’amato:
questa è l’intenzione fondamentale della teologia. L’amore per
Dio muove a conoscerLo meglio e
la conoscenza di Dio accresce
l’amore per Lui. E tutto avviene
in un contesto di preghiera, perché Dio non è tanto un oggetto,
quanto piuttosto Colui che parla
al cuore di chi lo cerca.
Vive il teologo, poi, un’altra relazione che è quella nei confronti
dei credenti, cui si rivolge offren-
do il proprio lavoro professionale. Egli ricerca nella contemplazione e insegna quello che ha contemplato. La visione cristiana di
Dio, cui giunge, è un contributo
prezioso per la vita dei fedeli e
anche per i credenti di altre religioni. Fare teologia è essenzialmente un’esperienza di Dio, che
merita di essere comunicata a
tutti coloro che sinceramente lo
ricercano. Ma il teologo si rivolge
anche al non credente, perché il
suo è un lavoro che parla con la
ragione. Al riguardo, occorre togliere una volta per tutte un equivoco: quello che la ragione sia in
grado di occuparsi soltanto delle
realtà sperimentabili. È l’errore
del materialismo. C’è tutto un
mondo, che non è percepito dai
nostri sensi ma che è altrettanto
reale. Ci sono questioni sul senso dell’esistenza, che sono ugualmente scientifiche, anche se non
trovano posto nei cammini di
specializzazione universitari. Gli
spazi della ragione sono ben più
ampi, rispetto a quelli del sensibile.
È strano: oggi è la fede che crede nella ragione; sono i credenti
a chiedere che si abbia fiducia in
quanto lo spirito umano può conoscere. La grande tradizione del
pensiero ci ha consegnato certezze, che solo la modernità ha messo in discussione; tra queste la
certezza che la ragione possa
giungere, non senza fatica, alla
verità e alla conoscenza di Dio.
La fede, così, protegge la ragione
da ogni tentazione di sfiducia
nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre
più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando
la ragione stessa si applica alla
sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il
suo lavoro. D’altra parte, non è
soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi
mezzi, può fare qualcosa d’importante per la fede, rendendole un
molteplice servizio: Dimostrare
i fondamenti della fede; spiegare
mediante similitudini le verità
della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede
(san Tommaso). Tutta la storia
della teologia è, in fondo, l’esercizio di questo impegno dell’intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia interna, la sua ragionevolezza e la sua capacità di
promuovere il bene dell’uomo. Per
questo motivo la teologia ha un
aspetto comunicativo: si tratta di
comunicare mediante la fede e la
ragione (logos) ciò che si è visto e
udito (teo).
I teologi, infine, vivono in relazione con i pastori della Chiesa,
del cui Magistero hanno bisogno.
Il compito pastorale del Magistero, che ha lo scopo di vigilare perché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera, è una realtà
complessa e diversificata. Il teologo, nel suo impegno al servizio
della verità, dovrà, per restare
fedele alla sua funzione, tener
conto della missione propria al
Magistero e collaborare con esso
(cfr “Donum veritatis” 20).
L’udienza con il Santo Padre ha
concluso la plenaria della Commissione teologica; durante la
settimana i lavori sono stati dedicati a temi di grande peso: principi e metodo della teologia; la
questione dell’unico Dio nelle tre
religioni monoteistiche; l’appartenenza della dottrina sociale
all’insegnamento della Chiesa.
MARCO DOLDI
membro Commissione teologica
internazionale
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
SE ABELE
È UCCISO
DUE VOLTE
La legge è legge. E per
finire in qualche seggio elevato della macchina della
giustizia, bisogna aver studiato tanto. Eppure, la decisione della Corte di Cassazione in riferimento ad
uno dei delitti più efferati
degli ultimi anni è semplicemente sconcertante. Il
cittadino comune rimane
allibito, e perde la fiducia
nella giustizia. Ma anche
chi in questi anni ha lavorato come inquirente e giudice al caso dei coniugi Pellicciardi, seviziati e massacrati il 21 agosto del 2007
da una banda formata da
tre albanesi ed un romeno,
resta senza parole.
Non possiamo descrivere come vennero trovati i
cadaveri delle due vittime,
finite a colpi di vanga, colpevoli di non aver svelato
informazioni su una cassaforte che non potevano conoscere. Il procuratore che
assistette all’autopsia dichiarò: «Non posso paragonare gli assassini alle bestie perché ho troppo ri-
spetto per gli animali».
Della banda dei quattro
assassini, uno non fu mai
scoperto, gli altri tre finirono in carcere. Un albanese si tolse la vita. Gli altri due sono stati condannati uno - il seviziatore all’ergastolo, l’altro - il “palo”, che però aveva dato
tutte le informazioni alla
banda - a venti anni. Ora
la Cassazione mette tutto
in discussione: l’ergastolo
viene ritenuto esagerato,
perché viene cancellata
l’aggravante della crudeltà
(forse perché abilmente
scaricata sul complice che,
nel frattempo, si è suicidato); i vent’anni sono giudicati pena eccessiva per uno
che, in fondo, è stato fuori
a controllare la scena e non
ha partecipato materialmente all’assassinio. È già
tanto che la Cassazione non
abbia deciso di derubricare
tutto a rapina, poi finita
male. Così, ad esempio, la
pensa il figlio dei due coniugi, il quale evidentemente immaginava anche
questo possibile esito sconcertante, che avrebbe aperto le porte del carcere ai
due assassini dei suoi genitori. Ora, invece, grazie al
meccanismo degli sconti e
delle buone condotte (sic),
si potrebbe arrivare a meno
di 15 anni di pena.
Sia chiaro: nessuna punizione inflitta agli assassini può far ritornare in
vita le vittime, ed il giudizio - in una prospettiva cristiana - spetta a Dio, che
saprà sicuramente mettere insieme la giustizia e la
misericordia. Ma qui stiamo parlando di amministrazione della giustizia
umana, da parte di uno
Stato di diritto, e mi sembra che simili decisioni
mettano in ridicolo il significato stesso della pena. È
assolutamente indispensabile che la giustizia umana garantisca la necessaria
riparazione del male compiuto alla vittima e alle parti offese, le quali hanno diritto a «qualcosa» di misurabile che le risarcisca di
quanto irrimediabilmente
perduto. Solo la pena - una
pena certa, una pena medicinale ma anche retributiva del valore della vita può dare questa garanzia.
La Cassazione è venuta
incontro a Caino, ma, così
decidendo, ha ucciso Abele
per la seconda volta.
el dibattito di queste settimane sulla
riforma dell’Università, puntualmente si è levata la
voce di chi affermava che l’aiuto economico dato alle scuole
non statali era un privilegio,
danaro sottratto alla “scuola
di stato”. Si è indebitamente
equiparato ciò che è pubblico
con ciò che è statale; si è volutamente (?) ignorata la legge
10 marzo 2000, n. 62 che prevede finanziamenti per le scuole paritarie che fanno parte del
sistema nazionale di istruzione. Un cittadino, oggi, può scegliere in ogni campo: dall’informazione alla religione. Perché mai, invece, un padre di
famiglia non deve essere libero di scegliere la scuola per i
propri figli? Siamo al paradosso: sull’educazione di intere
generazioni lasciamo decidere lo Stato, cioè un gruppetto
di individui, fallibili come noi
e meno interessati di noi all’educazione dei nostri figli, e
in genere più interessati a difendere linee di partito o questioni di varie categorie. Nessuno nega la funzione sociale
dell’istruzione né viene posto
in discussione il principio che
la scuola debba essere obbligatoria e gratuita, né che lo
Stato debba istituire e gestire
scuole. Interessa ribadire che
le scuole dello Stato dovrebbero misurarsi, a pari condizioni
di concorrenza, con le scuole libere, non statali. Ciò, proprio
perché, in Italia, le scuole di
Stato sono protette dalla finanza pubblica (cioè dal danaro dei
privati cittadini!), mentre le
scuole non statali non godono sebbene la legge lo preveda - di
siffatta protezione.
Se ci fosse effettiva parità, si
obietta che sarebbe la scuola
non statale (la scuola dei ricchi!) a beneficiarne. Ma è vero
il contrario. Oggi il povero è
costretto a frequentare una
scuola pubblica, magari non
buona, semplicemente perché
la sua famiglia non ha mezzi
per pagare la retta presso una
scuola non statale; e, sempre
oggi, il ricco può sfuggire ai
danni di una scuola pubblica
che non funziona, scegliendo
una scuola privata in Italia o
all’estero. Altra obiezione: una
effettiva parità sarebbe tutto
a danno della scuola statale.
Ma se una scuola di Stato è
una buona scuola, essa non si
preoccuperà della concorrenza.
Anzi dalla concorrenza avrà
tutto da guadagnare. Dalla
concorrenza, può trarre beneficio unicamente una scuola
efficiente.
Solo le scuole poco serie
- siano esse
pubbliche o
private - e
tutti coloro
che, atterriti dalla sola
idea di dover competere con colleghi eventualmente
più preparati e con
istituzioni
meglio organizzate e
meglio amministrate, preferiscono vivere in nicchie protette. Altra obiezione: le famiglie
sarebbero in difficoltà nella
scelta dello scuola adeguata
per i loro figli. Ma questo è un
gratuito insulto ai cittadini.
Elettori a diciotto anni, tanti
Italiani diventerebbero, nel
pieno della loro maturità, incapaci di scegliere la scuola
migliore per i loro figli!
Chi ha davvero a cuore una “società aperta” ad una pluralità
di idee capaci di essere concorrenziali, non può fare altro che
adoperarsi perché abbia termine - con mezzi ragionevoli - il
monopolio dello Stato sulla e
nella scuola. La prospettiva
della effettiva parità tra scuole è valida, argomentabile e
fattibile. E` certamente più democratica dell’attuale situazione di quasi-monopolio statale. Se si riconosce che una finalità è buona, bisogna perseguirla senza troppe esitazioni.
Altrimenti si incorre nel “paradosso del boia”: continuare a
mandare la gente a morire affinché il boia non perda il lavoro!. Molti oggi, all’interno delle
istituzioni e attraverso di esse,
non si preoccupano, pur di difendere anacronistici privilegi
frutto di scelte ideologiche, di
mandare a “morire di scuola”
tanti giovani che hanno il solo
“torto” di non poter scegliere la
scuola che ritengono più idonea
alla propria formazione. E non
ci stancheremo mai di sostenere che la scuola statale è scuola
pubblica e che la scuola non statale è scuola pubblica: l’una e
l’altra sono pubbliche perché
assolvono una funzione pubblica. O dobbiamo definire pubblico solo ogni interesse corporativo
che si rivela, di fatto, cieco nei
confronti degli utenti? E perché
mai tanti autorevoli difensori
della scuola pubblica hanno
mandato e mandano i loro figli
nelle scuole non statali?
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
PAKISTAN: CRISTIANI IN FUGA,
LA DENUNCIA DEGLI ANGLICANI
Cristiani in fuga anche dal Pakistan. A lanciare l’allarme è la
prima e unica donna prete anglicana Jane Shaw che da Londra e
attraverso l’ufficio comunicazioni della Comunione anglicana ha
denunciato che la persecuzione dei cristiani nel Paese sta spingendo i leader della futura chiesa cristiana pakistana a stabilirsi
all’estero.
Secondo le informazioni date dalla reverenda Jane Shaw, quattro
giovani pastori inviati all’estero per la formazione hanno deciso di
non tornare in Pakistan. Le persecuzioni di cui sono vittime i cristiani, si sono fatte “più insidiose”. “Sono in gran parte molestie di
basso livello – racconta – come per esempio non essere selezionati
per i lavori perché sei un cristiano, o, se si fa un lavoro, i colleghi ti
denigrano talmente tanto che sei costretto a lasciare quel lavoro”.
Le molestie non risparmiano i bambini cristiani “presi in giro o
vittime addirittura di atti di bullismo a scuola”. Un risultato significativo di tali intimidazioni è che le famiglie che hanno le risorse finanziarie per farlo si trasferiscono all’estero o mandano i figli
all’estero per studiare. La maggior parte emigra in Gran Bretagna,
Nuova Zelanda, Canada o Stati Uniti. “Molti partono e non tornano”, racconta la reverenda Shaw. “E’ difficile in queste condizioni
vedere il futuro”.
INCONTRI
BIOETICA
P A G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
R
iprendendo a riferire la
lezione di Pessina, un’altra sottolineatura decisiva è che oggi non c’è
l’eugenetica di Stato che
impone di abortire, ma questa è
la mentalità e si fatica ad accogliere un figlio che poi comporterà alti costi come rinunciare
all’autorealizzazione, a mutare
radicalmente la propria esistenza, ben sapendo che anche le relazioni verranno meno. Pochi, infatti, oltre a teorizzare l’aiuto alla
vita nascente segnata dalla patologia, sono poi disposti ad
aiutare chi l’accoglie, chi ha il coraggio di portare a termine delle
maternità difficili, di tenere un
bambino con gravi disabilità, o il
papà o la nonna malati. «Non
rimprovero chi non ce la fa - ha
spiegato -, dico che, se uno non
ha il coraggio, la forza di sostenere una realtà così pesante,
qualcun altro lo deve aiutare
con una solidarietà capace di supplire alla sua debolezza. Invece,
nella mentalità corrente, se una
madre, non potendo allevare il
figlio, lo abbandona in modo che
sia ritrovato, la si biasima con
forza, mentre la legge 194 prevede che la donna può dare in adozione il bambino che non vuole
tenere. Al contrario, se “interrompe la gravidanza” - chiamiamo
così l’aborto, perché ci piace il linguaggio politicamente corretto non c’è problema. Dunque, per
non essere complici della
menzogna, occorre una chiarezza intellettuale, altrimenti,
siccome non si ha la forza di cambiare, col tempo si rischia di decidere di far diventare improvvisamente buoni degli atti sbagliati, mentendo a se stessi, che è la
cosa più grave». Vale la pena riferire anche le ragioni per cui
nessuno può essere giudicato. In
primo luogo, perché mai nessuno è definito dai propri atti, ma
può sempre cambiare: anche di
fronte al gesto più grave, il
giudizio sulla persona non va
dato; in secondo luogo, nessuno
conosce mai adeguatamente l’altro. Si deve invece dire sempre
quando un atto è sbagliato. «La
verità in noi e negli altri - ha concluso - è una questione di costruzione della personalità e i costumi e la mentalità si cambiano con l’indottrinamento, ma
anche col coinvolgimento di
ragione».
PESSINA A COMO, MORBEGNO, BORMIO/2
BIOETICA E ANTROPOLOGIA
lui che ama qualcuno a causa
della sua bellezza, lo ama?... se
mi amano per la mia intelligenza, per la mia memoria, amano
davvero me? No, perché posso perdere queste qualità senza perdere me stesso...”. «E noi, amiamo
l’altro, o solo le sue qualità?
L’altro è sempre di più delle sue
qualità, che sono solo un veicolo
per giungere a lui. Così, quando
una persona non manifesta più
né la bellezza, né l’intelligenza,
né le relazioni, quando stringiamo la mano di un morente, o
quando con una persona con gravissimi ritardi abbiamo un contatto fisico, per cui il corpo parla
di quello che tu sei, forse riusciamo a capire che l’io di cui parliamo è un io in carne ed ossa e che
la dedizione per l’uomo, per i
valori dell’uomo, non può essere praticata senza riflettere
sulla concretezza di un io che
diviene nel tempo, che si ammala, che poi morirà, che vive
nella dipendenza e nelle relazioni. Qualsiasi idea di politica che
non abbia a fondamento questa
idea di uomo concreto è ideologica e alla fine sarà un’idea in qualche modo discriminante».
LA PERSONA UMANA
È UN IO CHE VIVE
NEL TEMPO
AVERE
ARGOMENTAZIONI
SICURE E NON ESSERE
AUTOREFERENZIALI
Un’altra questione messa a tema
è stata la trasformazione paradossale per cui, in quest’epoca di
materialismo, il corpo è assolutamente svalutato e conta
solo il corpo sano. «Non è un
caso che abbiamo fatto coincidere il concetto di persona con la
coscienza. Ma, se la persona è
questa, non parliamo dell’uomo,
perché l’uomo non è la sua coscienza, ma ha una coscienza che emerge e scompare nel
tempo. Nella vita le attività coscienti sono molto poche, perché
quando si dorme viene meno
un’attività cosciente in senso forte e quando si è bambini l’uso
della coscienza è limitato. Cioè,
l’uomo diventa cosciente per un
certo periodo, poi la può perdere.
Dunque, un concetto più adeguato è la persona umana, che san
Tommaso D’Aquino definiva
“questa carne, queste ossa e
questa anima”: senza il corpo,
la persona umana, l’individualità dell’uomo non esiste. La carne, le ossa, l’anima sono il principio della soggettività, rendono
unica e irripetibile la persona
umana, tanto che, quando la si
riconosce, la si designa con un
nome proprio. Nello stesso tempo si capisce l’esistenza (da exsisto, provengo da), perché la soggettività porta su di sé il peso
delle generazioni passate, con le
malattie o la salute di quelli che
l’hanno preceduto». Pessina ha
poi proposto alla riflessione il
celebre pensiero di Pascal: “Co-
Ulteriori importanti riflessioni
sono emerse dal dibattito, per
esempio quando, spiegando cosa
rispondere all’obiezione che
ognuno è libero di fare ciò che vuole, tesi oggi molto diffusa, Pessina ha osservato che anzitutto
bisogna essere sicuri delle proprie argomentazioni, apprendendole dai documenti della
Chiesa e dalle encicliche papali
(Dignitas personae, Donum vitae,
Evangelium Vitae, ecc.), evitando di essere autoreferenziali.
La questione è molto delicata se
si tratta di convincere un altro
della verità della propria posizione, perché le argomentazioni da
sole non sono sufficienti a determinare la volontà e la libertà della persona. Dunque, prima si
deve ricercare la verità delle proprie tesi a tutti i livelli, poi argomentarle in modo che siano accettabili, ben coscienti che in ogni
caso l’altro è libero di accoglierle
o rifiutarle. Inoltre, benché sia
del tutto legittimo dire che si è
liberi di fare quello che si vuole,
il fattore decisivo è che la libertà non è senza responsabilità e, quindi si deve sempre
conoscere con certezza se quello
che si vuol fare è bene o è male, è
buono o è cattivo. Dunque, la realtà si deve giudicare non a partire dal fatto che uno è libero di
fare quello che vuole, ma dai contenuti. Tuttavia, oggi si continua
a fare della libertà un contenuto, mentre essa ci permette di
scegliere i contenuti. Inoltre, nel-
l’attuale dibattito sull’interruzione volontaria della gravidanza entra in gioco la gerarchia dei beni, quando per esempio non si nega che il feto sia un
essere umano e un figlio - lo ammette chi ha delle posizioni più
oneste -, ma si afferma che tra la
scelta della donna e la vita del
figlio, bisogna privilegiare la prima. Questa è una posizione “morale”, che non mette in discussione i dati di fatto.
L’UOMO È UN VALORE
ASSOLUTO,
NON COMMISURABILE
A NULLA
In altri casi invece, come nella
presentazione collettiva della
vicenda di Eluana Englaro, si
è giocato sporco, dicendo che
si doveva “staccare la spina” e
mostrando delle rianimazioni,
quando invece le persone in stato vegetativo non sono tenute in
vita da nessuna macchina e non
sono ricoverate in reparto rianimazione. Per convincere si è puntato sull’impatto emotivo, cambiando le parole e le immagini.
Intellettualmente più “onesto” è
stato chi non ha mai negato la
realtà clinica, ma ha fatto leva
su una diversa gerarchia di beni,
stabilendo che si può decidere
della propria vita con il testa-
mento biologico. «Su questo è decisivo intervenire sapendo argomentare - ha affermato Pessina
- ed è fondamentale una vita
morale capace di esprimere
biasimo o lode (Aristotele),
mentre nella società attuale, alla
luce dei fatti più recenti, si è perso il senso dell’indignazione e,
quando un popolo non è in grado
di indignarsi, non c’è più neppure discussione sulla gerarchia dei
beni. Sull’inizio e sul fine vita
il dibattito sarebbe serio, se
si evitasse la mistificazione e
si dicesse esplicitamente che alcuni vogliono l’eutanasia, cioè interrompere la vita di una persona attraverso un atto diretto a
ucciderla. Il problema non è l’accanimento terapeutico o il diritto del soggetto a non sottoporsi
alle cure, perché è evidentissimo
che quel diritto c’è, ma c’è soprattutto il dovere di gestire la vita
in base a valori su cui possiamo
discutere. La vita è un valore basilare, ma non assoluto - tanto è
vero che Cristo ha scelto di donarla sulla croce; si può persino
darla vita per gli amici -; invece
l’uomo è un valore assoluto,
non commisurabile a nulla,
perciò non si può sacrificare una
vita umana perché costa economicamente. Quindi, l’uomo ha la
responsabilità della sua vita, nel-
7
la salute e nella malattia e, poiché c’è una responsabilità, c’è
anche un limite. Infatti, non uccidere è la regola fondamentale per le relazioni tra le persone: tolto questo, tutto il resto
crollerà». La proposta di Pessina
è di creare uno spazio di riflessione pubblica, dove non si cerchi di trovare il consenso e di
cambiare i costumi, ma di mettere in chiaro per tutti i dati di
cui si discute. «Invece di fare dibattiti, si trovi uno spazio per riflettere, perché solitamente
cambia i costumi chi possiede dei convincimenti. Il passaggio successivo richiederà altre forme di comunicazione, richiederà l’emozione, la partecipazione, di buttare il cuore oltre la
siepe, ma è fondamentale la libertà di discutere. Poi la polis
decida, perché altrimenti ognuno si rifugia nella sua “parrocchia”. Quando poi si arriva allo
scontro, nella democrazia si vota,
ma i costumi si cambiano con la
perseveranza delle idee. Per es.,
quando si parla di aborto, è assurdo contrapporre i diritti e i
valori della donna a quelli del figlio, perché non si salva la vita
del figlio, se non si difende il
valore della donna e della
maternità. È una questione di
sensibilità, di sostegno sociale, di
non scindere ciò che è unito: non
si tutela uno contro l’altro, ma
uno per l’altro. Qui diventa decisivo il linguaggio, il fatto che si
devono riumanizzare le valutazioni morali, tenendo presente
che nei conflitti umani c’è sempre una sofferenza in gioco. Ciò
non vuol dire diventare qualunquisti, ma accettare che in molti
casi i problemi si risolvono se non
si scinde l’orizzonte dei diritti e
degli interessi delle persone.
TESTAMENTO
BIOLOGICO,
LEGGE INUTILE
Ma chi si cura di chi si prende cura degli altri? Dunque, è
decisivo tutelare non solo le persone anziane e malate, ma anche
quanti si prendono cura di loro.
Se l’anziano e il malato hanno il
diritto di valorizzare se stessi,
questo diritto ce l’hanno anche le
persone che si dedicano a lui, che
soffrono accanto a lui. «In Occidente, le donne sacrificano gran
parte della loro vita - ha osservato Pessina -, dei loro interessi,
della loro realizzazione, occupandosi di noi quando siamo bambini e di chi è malato. Solo la solidarietà sociale è in grado di togliere dall’isolamento chi si dedica agli altri. È giusta, allora,
una società che li trascura? Non
è un investimento importante
garantire anche la realizzazione
di queste persone, che poi siamo
noi che in fasi diverse del tempo
curiamo o veniamo curati? È un
richiamo alla responsabilità maschile, perché il prendersi cura
non è iscritto nel dna femminile». Quanto al testamento biologico, Pessina ha dichiarato di
essere uno dei pochi italiani rimasti convinti che non sia né utile, né necessario, né buono, perché, se il disegno di legge Calabrò vuole garantire dall’accanimento terapeutico, è inutile, perché per legge già l’Ordine dei
medici e tutti dicono che non si
deve fare; così pure se è una legge per dire che si può decidere se
andare o no in ospedale: non serve, perché già lo stabilisce la Costituzione, la Convenzione di Oviedo, l’Ordine dei Medici; se, infine, si vuole così introdurre l’eutanasia in modo subdolo, «Io non
la condivido. Se si vuole rispettare l’autodeterminazione dei cittadini non credo necessario il testamento biologico. Un altro fatto empirico è che, nei paesi in cui
c’è, è usato molto poco e in stretta connessione con l’assicurazione sanitaria, nel senso che, se le
prestazioni sono a pagamento, si
deve decidere cosa ci si può permettere. Dipende dal welfare che
vogliamo creare».
A.R.
CHIESA
P A G I N A
8
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE
IN CATTEDRALE A COMO
ALLE ORE 10.00
AGENDA
del Diaconi permanenti
VESCOVO
Il
punto di DOMANDA
a cura di MONS. FRANCO FESTORAZZI,
vescovo emerito di Ancona-Osimo
Siamo umili di cuore?
(MT 11,29)
MERCOLEDÌ 8
A Como, in Cattedrale,
alle ore 10.00, pontificale dell’Immacolata e ordinazione dei diaconi permanenti; a Como, alle ore 17.00, promosso dagli
Amici di Como, incontro
presso il Teatro Sociale
su La vera storia di Babbo Natale.
GIOVEDÌ 9
A Treviso, incontro sull’educare.
DA VENERDÌ 10
A DOMENICA 12
Visita pastorale a Camnago Faloppio, Gaggino.
SABATO 11
Nell’ambito della visita
pastorale alla zona Tremezzina: alle ore 17.30,
Santa Messa a Tremezzo, a seguire, a Menaggio, incontro zonale con
i giovani.
DOMENICA 12
A Como, dalle ore 17.00,
presepe vivente in piazza Duomo.
LUNEDÌ 13
A Como, in Vescovado,
incontro con i preti ordinati nel 1955; nel pomeriggio, udienze e colloqui
personali.
MARTEDÌ 14
A Capiago, dalle ore
10.00 alle ore 16.00, ritiro di avvento con i sacerdoti; a Como, presso la
basilica di San Fedele,
alle ore 20.30, Santa Messa con gli sportivi del Csi.
MERCOLEDÌ 15
A Como, al mattino, Consiglio per gli affari economici; nel pomeriggio, a
Tirano, commissione di
vigilanza del santuario; a
Regoledo di Cosio, alle
ore 20.30, professione
perpetua di tre suore.
GIOVEDÌ 16
A Como, al mattino, consiglio episcopale; a Como, alle ore 17.00, in Cattedrale, inizio della Novena con i bambini della
città; a Como, alle ore
20.30, Santa Messa presso la cappella del nuovo
ospedale Sant’Anna e
consegna dei 300 crocifissi provenienti dalla Terra Santa che saranno collocati nelle stanze del
nosocomio.
DA VENERDÌ 17
A DOMENICA 19
Al mattino di venerdì 17:
Collegio dei Consultori.
Poi, visita pastorale:
Nesso, Zelbio, Erno.
A
d oggi sono 9 i diaconi permanenti comaschi, uomini, per la
maggior parte sposati e padri di famiglia,
che decidono di mettersi “al
servizio” (questo è il significato della parola diaconato) della Chiesa e del prossimo per
amore di Gesù. Mercoledì 8 dicembre, in Cattedrale in occasione del pontificale dell’Immacolata, il vescovo Diego ne
ha ordinati altri due: Enzo
Capitani e Giovanni (detto
Gianni) Cavazzin. Diversi
per età, professione, carattere e vissuto personale, ma
uniti da un medesimo “sentire”, ben riassumibile nel motto scelto per il giorno della loro
ordinazione: “siate misericordiosi come è misericordioso il
Padre vostro”. La frase dell’evangelista Luca sottolinea
infatti una caratteristica fondamentale del diaconato:
l’amore del Padre, prima gratuitamente e abbondantemente riversato nella propria vita,
diventa disponibilità di accoglienza e di servizio nei confronti dei fratelli. È l’amore
per Gesù, ma soprattutto è il
desiderio di farlo conoscere
anche ad altri che li ha spinti
ad intraprendere la strada del
diaconato: 9 anni di cammino,
di cui uno di discernimento.
DALLA
Curia
NOMINE E
PROVVEDIMENTI
•
don Luciano Larghi,
parroco di Cermenate;
• don Maurizio Uda,
parroco di Laglio e Brienno;
• don Michele Gianola,
animatore vocazionale
del Seminario;
• don Gianluigi Zuffellato, direttore dell’Ufficio per il Turismo, lo
sport e il tempo libero;
• don Sandro Vanoli,
facoltà di amministrare
la Cresima.
Testimoni con la parola e le
opere della carità cristiana,
capaci di una solidarietà pronta ad intervenire per sanare
le povertà sociali e spirituali
dei propri simili, questa è la
missione che riceveranno con
l’ordinazione. Ad accompagnare Enzo e Gianni ci saranno
oltre alla fraternità del diaconato, le loro comunità parrocchiali insieme ad amici e
parenti. Una vocazione da
“servi” sul modello del Servo
per eccellenza, Cristo. E dunque, servitori della verità portata da Gesù nel Vangelo.
Servitori degli indigenti, perché la fede senza le opere “è
morta in se stessa”. Servitori
dei nuovi poveri: coloro per i
quali il senso dell’esistenza è
o è diventato oscuro. Tra queste sponde, deve svolgersi il
ruolo ecclesiale e sociale dei
diaconi permanenti. Il motto
di Cristo - “sono venuto non
per essere servito ma per servire” - è il loro motto, così
come la lavanda dei piedi è il
massimo esempio della
“diaconia”, dove Gesù compie
di persona una mansione da
schiavo. I destinatari di tale
dedizione sono certamente i
poveri delle comunità nelle
quali saranno destinati, ma
anche altre sono le miserie da
assistere: la “povertà spirituale e culturale” di chi “ha smarrito il senso della vita” o di
quei giovani che “chiedono di
incontrare uomini che li sappiano ascoltare e consigliare
nelle difficoltà” dell’esistenza.
C’è, poi, una silenziosa e quotidiana testimonianza della
carità a cui questi nostri fratelli sono chiamati: è quella
che devono esercitare verso le
famiglie – ad iniziare dalle
proprie – e negli ambiti lavorativi e sociali nei quali sono
presenti. Servire con grande
cordialità e disponibilità, cercando, per quanto possibile, di
aiutare nelle necessità deve
essere lo stile che caratterizzare l’esistenza di ogni cristiano ricordando sempre le parole del Signore: “ogni volta
che avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l’avete fatto a me”.
DON DANIELE MAOLA
La risposta positiva a questo interrogativo è la base per
potere realizzare come cristiani la misericordia. Lo afferma Gesù come impegno fondamentale ai suoi discepoli:
“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che
sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,29). Il comportamento di Gesù (che mediteremo nel prossimo articolo) è fondato sul suo rapporto
straordinario di comunione con il Padre (Mt 11,27), che
Egli ringrazia vivamente per i frutti di fede e di amore
realizzati nella predicazione “ai piccoli” (Mt 11,25).
I “piccoli” sono coloro che si affidano con grande umiltà e
amore, senza pretese orgogliose, alle mani di Dio misericordioso. La misura base di questa umiltà è veramente
quella dei bambini; è la risposta di Gesù alla domanda dei
discepoli: “chi è più grande nel regno dei cieli? Allora (Gesù)
chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In
verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete
come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò
chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il
più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo
bambino come questo nel mio nome, accoglie me” (Mt 18,
1-5).
Dobbiamo essere come bambini perchè “a chi è come
loro appartiene il regno dei cieli” (Mt19,14).
Dopo questa riflessione sulla parola di Gesù, che richiama ad una profonda umiltà, possiamo tirare delle conseguenze molto concrete sull’atteggiamento di noi cristiani.
L’umiltà è anzitutto riconoscimento della dignità umana, cioè dell’uomo in rapporto di amore con Dio e in relazione di comunione con tutto il genere umano. Quanti
interrogativi nascono da questa verità, se consideriamo le
problematiche situazioni del mondo in cui viviamo, dove
esistono guerre, persecuzioni contro i cristiani o appartenenti al altre religioni, liti tra coloro che hanno incarichi
politici e sociali di varia provenienza, difficoltà nei rapporti familiari ecc.. Purtroppo il male è sempre esistito nella
storia dell’umanità, come abbiamo già meditato. Il messaggio evangelico della diffusione del bene inizia con la
pratica dell’umiltà, che, oltre al riconoscere la dignità di
ogni uomo, conduce ad uno spirito di servizio totalitario e
perseverante. Dobbiamo essere sempre pronti ad andare
incontro ad ogni persona umana, ad accoglierla, a perdonare ogni offesa ricevuta. L’esempio straordinario della
misericordia di Gesù, che mediteremo prossimamente, è
un punto di partenza nuovo e fondamentale per la nostra
vita di umiltà, base della misericordia.
Intanto concludiamo con un’ultima citazione del vangelo, in cui vogliamo rilevare l’importanza che Gesù riconosce all’umile servizio del cristiano. Gesù lo afferma con
una parabola riportata solo dal vangelo di Luca: “Chi di
voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli
dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a
tavola”? Non gli dirà piuttosto: “prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finchè avrò mangiato, e
dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso
quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così
anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato
ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto
dovevamo fare”.” (Lc 17, 7-10) (N.B. Nella nuova traduzione italiana della Bibbia, al posto di “servi inutili” avremmo preferito tradurre, per tutto ciò che abbiamo detto
nella riflessione: “semplici servi”!)
Così terminiamo la meditazione sull’umiltà cristiana riconoscendo con Gesù che tale servizio della nostra chiesa
è straordinariamente utile per la diffusione dell’amore e
della pace nel mondo intero!
A MORBEGNO INCONTRO SUL VATICANO II
Il 12 dicembre, a Morbegno, a partire dalle ore 9.00, presso il
polifunzionale san Giuseppe, l’Azione cattolica diocesana, il
Movimento di impegno culturale ecclesiale (Meic) e la parrocchia
di Morbegno, propongono un incontro dedicato al Concilio Vaticano II e intitolato Fare memoria per l’oggi. Interverrà il teologo professor Marco Vergottini. Il programma della giornata
prevede alle ore 9.30 la celebrazione della santa Messa, a seguire la relazione di Vergottini, il pranzo insieme e, nel pomeriggio,
il confronto e il dibattito. La chiusura della giornata sarà intorno alle ore 16.30. Info telefonando allo 031-265181,
[email protected].
SALESIANI COOPERATORI COMO
Domenica 12 dicembre, a Como-Tavernola, presso il Salesianum, si terrà la seconda conferenza annuale. Il programma
prevede, alle ore 9.00 l’accoglienza, cui seguiranno la preghiera
delle lodi e la riflessione di don Leo Tullini su L’Ausiliatrice,
cuore del salesiano. Alle ore 11.00, intervallo con possibilità di
confessioni; recita del Rosario; alle ore 11.30, Santa Messa. Al
termine il pranzo, estrazione della lotteria. Nel pomeriggio proiezione di un un dvd salesiano.
CHIESA
del
Salvaguardia
Creato
SalvaguardiaCreato
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
In questi ultimi anni,
con sempre maggior
frequenza,
il Magistero
della Chiesa ha posto
all’attenzione
delle comunità
cristiane e
dell’opinione
pubblica la questione
ambientale.
Un tema dibattuto
e non semplice che
richiede un approccio
di grande serietà
pagina a cura
del’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale
e del Lavoro - Salvaguardia
del Creato e Stili di vita
S
viluppo equo e sostenibile non è uno slogan,
né frase ad effetto e
neppure una modalità
di sviluppo proposta
per apparire al passo dei tempi
e veicolare progetti apparentemente innovativi e attirare conseguentemente consensi e favori. L’affermazione rivela invece
una esigenza sempre più reale
e inderogabile. Se dapprima
l’attenzione e le scelte produttive erano pensate per uno sviluppo che contemplasse prettamente parametri di crescita
economica, e solo una netta minoranza poneva questioni di
equità e rispetto dell’ambiente,
sospettata di voler imbrigliare
la crescita di benessere delle
popolazioni, ora invece l’esperienza porta a dire che la proposta di uno sviluppo equo e
sostenibile è una esigenza inderogabile per il futuro del pianeta e conseguentemente per
l’umanità.
Purtroppo sui temi ambientali le indifferenze o i pregiudizi non sono completamente fugati. Il tutto dipende da una informazione e formazione ancora sporadica e incompleta. I
temi ambientali spesso vengono affrontati solamente quando si è di fronte ad alcune calamità dovute all’incuria degli
uomini o a danni palesi dovuti
allo sfruttamento dell’ambiente per vantaggi economici.
Altre volte la scarsa attenzione e i pregiudizi sulle questioni ambientali espressi dall’opinione pubblica dipendono dal
fatto che essa non abbia seguito l’evolversi della cultura ambientalista. Questa ha avuto
origine nel desiderio di conservare il paesaggio e l’ambiente,
preservandolo dalla contaminazione prodotta dalle attività
dell’uomo che avrebbero snatu-
RIMBOCCARSI LE MANICHE
PER UNO SVILUPPO
CHE SIA DAVVERO
SOSTENIBILE
È BUONO
rato la struttura originaria; poi
si è passati all’impegno a difendere la natura contro l’inquinamento prodotto dall’uso indiscriminato di sostanze chimiche
o come conseguenza di attività
industriali e non. Da ultimo la
carente attenzione è dovuta
anche alle notizie fornite dai
mezzi di informazione sulla situazione ambientale attuale e
sul suo futuro. Notizie che spesso peccano di approssimazione
scientifica. E senza colpa non
sono anche le affermazioni contrastanti formulate dagli scienziati. Conclusione: questo insieme di fattori non aiuta l’opinione pubblica ad assumere quella necessaria sensibilità per
assumere un comportamento
responsabile nei confronti del
Creato.
In questi ultimi anni, con
sempre maggior frequenza, il
Magistero della Chiesa ha posto all’attenzione delle comunità cristiane e dell’opinione pubblica la questione ambientale.
Si pensi alla giornata annuale
per la salvaguardia del creato,
con i relativi momenti di riflessione e all’insistenza di papa
Benedetto XVI circa il dovere
morale del cristiano di custodire il creato e valorizzarlo in
quanto dono prezioso di Dio
Creatore.
Sotto la spinta sia delle riflessioni del Magistero della Chiesa sia della crescita di una sensibilità per la salvaguardia del
Creato sta prendendo piede una
attenzione al Creato che pone
alla base l’etica fondata sui valori cristiani. Si tratta di una
nuova strategia culturale, è
un’inedita alleanza tra l’uomo
e la natura. Si tratta di recuperare la profonda relazione esistente tra uomo, la natura e tutto il Creato così come il Creatore l’ha pensata e voluta.
La cultura di etica ambientale ancora ai suoi inizi, va di certo sostenuta e anche incrementata. Essa può sicuramente aiutare l’uomo a vivere la sua presenza nell’ambito del Creato
non da nemico, ma da soggetto
responsabile nei confronti della natura e irrobustire la base
del rapporto uomo-natura fondato sul primato dell’etica, dei
valori spirituali e della bellezza. Valori che devono innervare
l’impegno dell‘uomo nella costruzione della civiltà.
GIUSEPPE CORTI
L’ACQUA, UN BENE PREZIOSO
«LAUDATO SÌ, MÌ SIGNORE, PER SOR AQUA...»
«
L
audato si’, mi’ Signore, per sor Aqua, la
quale è multo utile et
humile et pretiosa et
casta».
Così ottocento anni fa San
Francesco d’Assisi lodava Dio
per il dono dell’acqua, riconoscendone l’umiltà, la preziosità, l’utilità, la purezza. L’umiltà: l’acqua è una molecola molto semplice dal punto di vista
chimico, costituita da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, niente a che vedere con la
complessità di altri composti
come le proteine o il petrolio. E
non è neppure rara sulla Terra: il nostro pianeta è ricoperto
per i tre quarti di acqua. Nei
paesi occidentali tendiamo a
darla per scontata; facile aprire il rubinetto e riempire un
bicchiere, meno immediato pensare a chi muore di sete in qualche parte del mondo. La preziosità: l’acqua è stata definita “oro
blu”. Senza la sua presenza,
infatti, non esisterebbe la vita
sulla Terra, non solo perché la
vita è nata nelle acque o perché è necessaria per garantire
la sopravvivenza a piante e animali, ma perché è una componente fondamentale di tutti gli
organismi: basti pensare che
circa il 60% del corpo di un
uomo adulto è fatto d’acqua.
Milioni e milioni di specie animali e vegetali sono acquatiche.
Inoltre l’acqua nei mari, nei fiumi, nei laghi, è molto bella da
vedersi e da godersi con l’anima e con il corpo (bagni, passeggiate…). L’utilità: l’acqua
può essere sfruttata per produr-
re energia elettrica per illuminare e riscaldare le nostre case
e per far funzionare le fabbriche, generando occupazione. Si
tratta di un’energia pulita, la
cui produzione non dà luogo a
scorie ed emissioni di gas con
effetto serra, ed è pure rinnovabile. Il sole infatti continuerà a far evaporare l’acqua
dal mare e dai laghi, le nuvole
continueranno a scaricare acqua sulle montagne, l’acqua
continuerà a fluire a valle e farà
girare le turbine che, tramite
un turbo alternatore, continueranno a generare elettricità.
Grazie a questo ciclo dell’acqua
possiamo dunque contare su un
approvvigionamento energetico
costante e sicuro.
Per quanto riguarda invece la
purezza, l’altro attributo che
San Francesco esalta dell’acqua, essa dipende molto dall’azione dell’uomo, che con l’inquinamento la contamina e ne
altera le caratteristiche, rendendola inadatta per molti usi.
Emerge ancora una volta la responsabilità dell’uomo di fronte a questo dono di Dio, che il
Santo di Assisi non esita a chiamare addirittura “sorella”.
L’acqua è davvero un elemento fondamentale. Ed è per questo che - possiamo anticiparlo l’acqua e il suo utilizzo saranno oggetto del prossimo “Appello alla responsabilità per il creato” che il nostro Vescovo, assieme con i Vescovi di alcune
altre Diocesi Alpine, lanceranno in occasione della Sesta
Giornata per la Salvaguardia
del Creato del prossimo anno.
P A G I N A
9
STILI DI VITA
PENSARE PULITO
PER VIVERE MEGLIO
“Clean up, pensare pulito
per vivere meglio”. Non un
semplice slogan ma un vero
e proprio spettacolo itinerante, promosso da Ecodom e ideato da Luca Pagliari, giornalista che da
anni si occupa di ambiente.
Una proposta didattica
che, nelle settimane scorse,
ha toccato le località di
Fabriano, Milano, Firenze
per lanciare un messaggio
forte: i rifiuti possono trasformarsi in risorse: basta volerlo.
Ben lo sa Ecodom, il Consorzio costituito dai più importanti produttori di elettrodomestici italiani per la
gestione del riciclo dei
RAEE, ovvero i Rifiuti da
Apperecchiature Elettriche
ed Elettroniche.
Com’è facile immaginare
gli elettrodomestici, quando
non funzionano più, diventano rifiuti, cioè RAEE e, se
abbandonati, possono arrecare gravi danni all’ambiente.
“Clean up, pensare pulito
per vivere meglio”, attraverso video e storie, ci rivela
anche che i RAEE sono fatti
di materiali utili che possono essere recuperati e riciclati.
In che modo? Innanzitutto
non abbandonando il vecchio elettrodomestico che
non funziona più in qualche
discarica di fortuna, ma rivolgendosi ad un ente competente per il suo trasporto
presso un centro di raccolta
o isola ecologica.
A Ecodom spetta quindi il
compito di ritirare i RAEE
presso i centri di raccolta per
procedere al loro trattamento.
Ma che cosa avviene dei
nostri vecchi elettrodomestici una volta ritirati?
La prima fase consiste nel
loro stoccaggio. Tutti i RAEE
vengono infatti collocati e
conservati in ambienti protetti.
La seconda fase è quella
della messa in sicurezza. Un’
operazione che consiste nella rimozione delle componenti pericolose (come condensatori, interruttori a mercurio) e - soltanto per frigoriferi e condizionatori - l’estrazione degli olii e dei gas
nocivi per l’ambiente dai circuiti refrigeranti.
Si procede quindi allo
smontaggio degli apparecchi. Ne vengono in particolare rimossi i motori, i basamenti in cemento (delle
lavatrici), i ripiani di vetro
e i compressori (dei frigoriferi).
Restano le carcasse che
vengono triturate. Se contengono schiume isolanti a base
di gas pericolosi per l’ozono
la triturazione avviene in
ambienti ermetici. Terminata questa prima fase di
triturazione il materiale viene ulteriormente frantumato. Il risultato finale è un mix
di componenti facilmente
separabili (ferro, rame, alluminio, plastica) e quindi recuperabili.
Per chi - singolo, famiglia
o insegnante - desiderasse
saperne di più e approfondire l’attività di Ecodom vi rimandiamo al il sito www.
ecodom.it.
MARCO GATTI
CHIESA
CHIESA
MONDO
CHIESAMONDO
P A G I N A
10
S
an Pedro de Carabayllo. E’ questo il nome
della parrocchia in cui
si sono stabiliti i nostri
nuovi missionari fidei
donum in Perù, don Umberto
Gosparini e don Savio Castelli.
Si tratta della parrocchia che dà
il nome all’intera diocesi di
Carabayllo. Qui i nostri missionari si apprestano a iniziare la
loro attività pastorale ma al
momento non hanno ancora
una casa e sono ospitati da alcuni missionari francescani nelle vicinanze.
A raccontare a “Il Settimanale” i primi passi della missione
diocesana in Perù è Gabriella
Roncoroni, direttore dell’Ufficio
Missionari di Como, da pochi
giorni rientrata proprio dal Sud
America dove ha accompagnato nel loro viaggio i due fidei
donum. Con lei, per due settimane in Perù a rapprestare il
Vescovo di Como, anche il vicario generale, mons. Giuliano
Zanotta, e il vicario episcopale,
mons. Italo Mazzoni. “Sono stati
giorni intensi – racconta Gabriella – in cui abbiamo cercato
di capire, insieme al vescovo di
Carabayllo, mons. Luciano
Panizza, quale realtà potesse
essere adatta alla presenza dei
nostri missionari. Abbiamo visto una serie di parrocchie, tutte di per sé molto simili, ed infine la scelta è caduta su San
Pedro de Carabayllo”. Il direttore dell’Ufficio Missionario cerca di farci una panoramica di
quella che sarà la nuova casa
dei nostri missionari. “Si tratta
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
LA NUOVA MISSIONE LA SCELTA DELLA PARROCCHIA
I PRIMI PASSI IN PERU’
da sinistra:
don Savio Castelli
e don Umber
to Gosparini
Umberto
davanti alla chiesa
di San Pedro de Carabayllo
di una parrocchia – racconta –
nata dalla divisione di una già
esistente, affidata attualmente ad un missionario spagnolo. In origine la parrocchia aveva 160 mila abitanti, con la di-
visione ne nasceranno due da
più o meno 80 mila. Siamo alla
periferia della città, un’area abitata da popolazione arrivata negli ultimi anni dalle Ande in cerca di lavoro”. Il meccanismo a
Lima e in altre città del Sud
America è sempre lo stesso: le
difficili condizioni di vita nei
villaggi rurali e lungo la
cordigliera andina spingono i
giovani e le famiglie verso la
città con il miraggio di un lavoro e un futuro migliore. Arrivati a Lima le persone si sistemano nelle zone che trovano libere costruendo rifugi di fortuna
con cartoni, lamiere e strutture in legno. Con il passare del
tempo i rifugi di fortuna si trasformano in baracche e poi in
vere e proprie abitazioni. E’ a
questo punto che la municipalità, un insediamento alla volta, cerca di portare i servizi di
base. “Oggi la zona di San
Pedro di Carabayllo – spiega
Gabriella – è una zona urbanizzata dove arriva l’elettricità
e l’acqua corrente. La gente è,
però, arrivata qui da luoghi differenti e con percorsi di vita diversi. La sfida più grande dei
nostri missionari sarà quella di
lavorare per creare uno spirito
di comunità”. Nella parrocchia
di San Pedro come nelle altre
della zona il compito dei sacerdoti è quasi elusivamente quello di garantire una presenza sul
territorio, celebrando l’eucarestia e amministrando i sacramenti. “La prima cosa da fare –
conclude il direttore dell’Ufficio
Missionario – sarà quella di costruire una casa che sarà la sede
della parrocchia e della missione perché, attualmente, non esiste una casa parrocchiale”. Una
struttura semplice come quelle
che sorgono normalmente nel
quartiere. Nel frattempo don
Umberto e don Savio potrebbero affittare un’abitazione così da
incominciare a conoscere la nuova realtà e i propri fedeli”.
MICHELE LUPPI
Alcune immagini della diocesi di Carabayllo
LA CHIESA
DI CARABAYLLO
SUDAN ENRICA VALENTINI
UN NUOVO OSPEDALE PER LA CITTA’ DI WAU
S
ono stati benedetti il 30 novembre scorso a Wau in Sud
Sudan, i primi locali ristrutturati del St. Daniel Comboni
Catholic Hospital. Alla cerimonia hanno partecipato il
Vescovo di Wau e presidente della Conferenza Episcolape
sudanese, mons. Rudolf Deng Majak, e il già nunzio apostolico in Sudan mons. Josef Erwin Ender. La struttura dopo un
lungo lavoro di riqualificazione sarà operativa tra un mese.
“L’Ospedale diocesano – racconta Enrica Valentini, operatrice della
Caritas della diocesi di Como a Wau – era stato requisito dall’esercito all’inizio delle prima guerra tra Nord e Sud Sudan negli
anni cinquanta ed è rimasto per cinquant’anni sotto il controllo dei
militari. Dopo la firma degli accordi di pace nel 2005 un lungo iter
legale ha dimostrato la proprietà della diocesi che ha visto restituita la struttura nel settembre 2009". I lavori di ristrutturazione
hanno portato alla riqualificazione della prima parte dell’ospedale
che è destinata agli ambulatori: sale visite, una speciale unità
mamme e bambino, un centro per la malnutrizione, una farmacia,
i laboratori per le analisi e i locali per l’amministrazione.
Durante la cerimonia suor Maria Martinelli, responsabile sanitaria del progetto, ha sottolineato “l’importanza di aver trasformato
l’ospedale da un segno di guerra ad uno strumento di pace”. Ai lavori per la riqualificazione hanno contribuito diversi donatori tra
cui la Conferenza Episcopale Italiana. La scelta della dedicazione
a S. Comboni è legata alla grande devozione della popolazione
sudanese al Santo. Furono proprio i missionari comboniani a
evangelizzare queste terre, le prime del Sud Sudan, a partire dal
1904. “Inaugurata questa prima parte – conclude Enrica Valenti –
i lavori proseguiranno per la realizzazione dei reparti di degenza e
della sala operatoria”.
UNA RADIO DI SPERANZA
Alla diocesi di Wau si rivolge anche uno dei progetti dell’Avvento di
Carità promossi quest’anno dalla Caritas e dall’Ufficio Missionario della nostra diocesi. Il progetto prevede la realizzazione di una
radio che si chiamerà “Voice of Hope” (Voce di Speranza) di cui Enrica
Valentini sarà la responsabile. Una voce di pace in un periodo ancora difficile della storia del Paese.
Il 9 gennaio è previsto, infatti, il referendum con cui i cittadini sud
sudanesi saranno chiamati a scegliere se rimanere uniti al nord o
diventare indipendenti. Un voto ancora avvolto dall’incertezza e
che potrebbe essere accompagnato da nuove destabilizzazioni.
La chiesa di Carabayllo è
la più antica dell’area nord
di Lima. La sua costruzione è iniziata attorno all’anno 1571, anno di fondazione del Comune, quando era
vicerè del Perù don
Francisco de Toledo, per essere concluda circa nel
1632. In origine fu affidata
alla cura pastorale dei padri Mercedari che svilupparono il lavoro pastorale per
tutte le aziende agricole che
esistevano all’epoca nella
zona. Questa aziende furono attive per tutto il periodo coloniale e anche durante la fase repubblicana per
poi andare progressivamente scomparendo nella seconda metà del XX secolo con
la lenta invasione dei migranti che si insediarono
nella zona e la riforma agraria. Nel corso dei secoli il
numero dei fedeli è andato
progressivamente crescendo grazie al lavoro dei padri Mercedari che fondarono alcune confraternite.
Proprio a San Pedro de
Carabayllo, alla fine del
1500, l’allora vescovo di
Lima, Obispo Toribio di
Mogrovejo, che diverrà poi
Santo, lancerà una delle sue
grandi missioni pastorali.
Passata poi ad altre congregazioni religiose la parrocchia è attualmente seguita
da sacerdoti diocesani.
Al moneto della costituzione della diocesi, nel 1996,
quando si staccò dall’arcidiocesi di Lima il nuovo vescovo, mons. Lino Panizza,
scelse di intitolare la diocesi proprio a Carabayllo con
un riferimento esplicito all’antica chiesa e al suo ruolo di simbolo della fede per
questa terra.
CHIESA
VISIT
APASTORALE
VISITA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
P A G I N A
11
ZONA PREALPI LA VISITA A GAGGINO E CAMNAGO
IL VESCOVO A FALOPPIO
Venerdì 10
Ore 11.00 Incontro con le
scuole elementari di
Camnago e di Gaggino
Il prossimo
fine settimana
il Vescovo
torna nella
zona prealpi
per incontrare
le comunità
di Gaggino
e Camnago
nel comune
di Faloppio
una comunità in cammino quella che il Vescovo mons. Diego
Coletti incontrerà a
Faloppio nelle giornate di venerdì 10, sabato 11 e
domenica 12 dicembre. Una
nuova comunità “pastorale”
che intreccia due storiche comunità parrocchiali, quella di
Camnago e quella di Gaggino,
costituitesi nel corso dei secoli per distacco dalla comune
parrocchia originaria di Uggiate.
Camnago delle due parrocchie è la più antica, avendo
ottenuto la propria autonomia
nel 1771, mentre Gaggino riuscì a staccarsi dalla Chiesa
Matrice - così si diceva allora
- solo nel 1892, oltre centovent’anni più tardi. E questo
nonostante la seconda fosse
più popolosa della prima e più
agguerrita nel richiedere di
potersi gestire in proprio. A
giocare un ruolo non indifferente sui tempi di separazione fu senza dubbio la scomodità di gestione della parrocchia più distante dalla sede
uggiatese e le difficoltà per il
prevosto e i suoi vicari di raggiungerla, negli inverni nevo-
PROGRAMMA
Nel pomeriggio incontro con le scuole dell’infanzia a Camnago e a
Gaggino. Visita alle strutture parrocchiali di
Camnago e di Gaggino.
Sosta ai cimiteri
Ore 18.00 a Gaggino: incontro con i ragazzi delle
scuole medie.
Ore 20.30 A Gaggino:
Santa Messa e incontro
con i giovanissimi e i giovani della Comunità Pastorale
È
Sabato 11
Ore 9.30 Incontro con il
parroco don Giovanni Illia
Ore 10.30 Visita ad alcuni ammalati
Domenica 13
si di un tempo, per la celebrazione della messa festiva e per
l’amministrazione dei sacramenti.
Ogni parrocchia ha la sua
chiesa, la sua scuola dell’infanzia, il suo oratorio. L’edificio sacro di Camnago fu costruito tra 1776 e 1781 in sostituzione di una chiesa che
era stata consacrata nel 1312
e che si dovette abbandonare
perché non più adeguata alla
popolazione; dedicato a Santa Margherita, è stato più volte ampliato, soprattutto nel
corso del ‘900, fino alla situazione attuale. La chiesa di
Gaggino, invece, è molto più
recente (fu benedetta nel
1962) e prese il posto della
vecchia chiesa, assumendone
anche la dedicazione alla Con-
versione di San Paolo, chiesa
pure da riferirsi al XIV secolo, già allungata, cambiandone addirittura l’orientazione,
nel 1861 ma divenuta comunque insufficiente ad accogliere i fedeli.
Entrambe le parrocchie gestiscono inoltre una scuola
dell’infanzia, da qualche anno
con un’unica direzione e una
azione didattica comune; più
che centenaria (risale al 1889)
è quella di Gaggino, fondata
da don Maspero con la collaborazione del Beato Luigi
Guanella e delle sue suore, e
invece più recente, ma già
ultracinquantenne (iniziò l’attività nel 1955) quella di Camnago.
Per le due comunità - che,
nel loro insieme, costituisco-
no il Comune di Faloppio
(nato nel 1928 proprio dall’
accorpamento dei due paesi) il percorso di “avvicinamento”
alla comunità pastorale è iniziato qualche anno fa, grazie
ai parroci di allora (don Giuseppe Corti e don Giovanni
Quadrio), che vollero una Missione unitaria e che cercarono di trovare e di proporre
esperienze comuni.
Ora con la nomina, questa
primavera, di un unico parroco, don Giovanni Illìa, i parrocchiani dei due nuclei stanno facendo di necessità virtù.
La mancanza di sacerdoti sollecita anche i laici ad un impegno ulteriore, ma soprattutto ad una rinnovata partecipazione, che è fatta di disponibilità, ma anche della con-
Ore 9.30 S. Messa
a Camnago
Ore 11.00 S. Messa
a Gaggino
Ore 15.30 A Gaggino: incontro con la Comunità
apostolica. Vespri e benedizione
sapevolezza che a qualcosa è
necessario rinunciare. Molte
attività si sono accorpate, i
momenti di formazione, quando è possibile, sono unitari,
proposti in un’unica sede, e le
celebrazioni festive riorganizzate nei tempi e nei modi creano un intreccio singolare di
presenze tra una chiesa e l’altra.
LUIGI CAVADINI
COMO NELLA PARROCCHIA DI SAN GIULIANO IL RINNOVO DEI VOTI
LA COMUNITA’ DELLE SUORE NAZARENE IN FESTA
D
omenica 28 novembre la parrocchia di
San Giuliano di
Como si è stretta attorno alle suore Nazarene che hanno rinnovato i
voti. Il rito religioso, che si è
svolto durante la Santa Messa delle ore 10.00, ha visto la
partecipazione attenta e commossa di tutta la comunità
parrocchiale. Suggestiva la
lettura della formula che le
quattro Suore hanno pronunciato tenendo in mano la lampada accesa: “Io… dell’Istituto delle Suore Nazarene della
Passione, spinta da una ferma
volontà di donarmi più intimamente a Dio, e di seguire
più da vicino Gesù Cristo, rinnovo per un anno i voti di Castità, Povertà e Obbedienza
secondo la Costituzione e gli
Statuti del nostro Istituto.
Dono tutto il mio cuore e le
mie forze alla Famiglia Nazarena nella quale sono stata
chiamata, affinché, in intima
unione alle mie sorelle, con la
grazia dello Spirito Santo, l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Vincenzo,
del Beato Marcantonio Durando, possa vivere la perfetta carità, nel servizio di Dio, della
Chiesa e dei sofferenti. Rinnovo, inoltre, il voto di professa-
re particolare devozione alla
Passione di Gesù, quale sostegno della mia santificazione
nella carità e nel sacrificio, e
mezzo di fecondo apostolato
nelle opere che mi sono affidate.”
Al termine della Santa Messa, il parroco, don Roberto, ha
voluto che le Suore illustrassero come è nata la congre-
gazione e quali sono i compiti
che si prefigge di svolgere.
La congregazione nasce a
Torino nel 1865 per volontà
del padre missionario vincenziano, il beato Marcantonio
Durando, il quale rispose alla
richiesta di alcune ragazze
che, spinte dall’amore di Dio,
chiedevano di consacrare la
propria vita al servizio dei
malati e dei bisognosi.
Dal racconto delle Suore è
emerso che in quell’epoca, chi
faceva la scelta di consacrare
la propria vita a Dio, doveva
provenire da famiglie regolari. Il beato Durando pensò di
fondare questa nuova comunità per dare la possibilità a
queste ragazze provenienti da
famiglie non regolari di potersi consacrare al Signore Gesù.
L’ordine delle Suore Nazarene fu istituito nella Cappella della Visitazione a Torino,
ed è attualmente retto dalla
Madre Superiora, suor Gemma, esse svolgono la loro specifica missione attraverso l’assistenza agli ammalati, a casa
o negli ospedali, in modo particolare di notte.
Dal 1965, la Congregazione
delle Suore Nazarene è presente anche in Madagascar,
dove sono state aperte ben
tredici case che accolgono e
offrono assistenza ai bambini
abbandonati, anche appena
nati, hanno istituito lebbrosari, ambulatori per l’assistenza medica, scuole di lavoro e portano nei villaggi, oltre al conforto, la parola di
Dio. Inoltre, sono state aperte case per la cura e il ricovero per anziani.
Le Suore Nazarene, oltre ai
voti di Castità, Povertà e di
Obbedienza emettono il quarto voto: quello della Devozione alla Passione di Gesù. Tutti i giorni rievocano la Via
Crucis, e recitando il Santo
Rosario si soffermano in modo
particolare, sui Misteri Dolorosi.
A Como sono presenti dal
1927, hanno la loro casa in via
Ferrari e svolgono la loro assistenza agli ammalati. Attualmente il gruppo è composto
da: suor Gabriella, suor Albina, italiane, suor Anne
Rufine e suor Anastasì che
provengono dal Madagascar.
La comunità parrocchiale di
San Giuliano ringrazia le Suore Nazarene per la loro opera
di missione che svolgono in
città, e ringrazia il buon Dio
per averle mandate tra noi.
Un caloroso saluto è stato rivolto anche a coloro che recentemente hanno svolto la loro
missione a Como: suor Celine
e suor Susanna che, nel mese
di marzo di quest’anno, sono
state chiamate a continuare la
loro missione in Madagasacar,
suor Bernadetta, che è stata
madre superiora a Como, attualmente risiede nella casa
madre di Torino.
FRANCESCO MASCOLO
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12
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
TREMEZZINA IL VESCOVO INCONTRA LE COMUNITA’ DI MENAGGIO
Dal 3 al 5
dicembre
il Vescovo
è stato in
visita alle
parrocchie
di Menaggio,
Nobiallo,
Croce e
Loveno
chiamate
ad un comune
cammino
pastorale
PER UNO SCAMBIO DI DONI
N
ella mattina di domenica 5 dicembre
il Vescovo è accolto
nella piazza centrale di Menaggio.
Nel saluto il Sindaco Alberto
Bobba esprime pensieri di ringraziamento e di speranza per
questa visita, il cui significato
religioso e morale è motivo di
incoraggiamento per la Comunità. Sono presenti le Autorità civili e militari, le Associazioni d’arma riunite per la tradizionale festa di S.Barbara e
il Corpo musicale di Loveno.
Nella Chiesa parrocchiale il
Vescovo celebra la S.Messa e
nell’omelia invita a riscoprire
L’accoglienza del V
escovo a Menaggio
Vescovo
il significato della parola “conversione”: cambiare mentalità, nella fatica di cercare il giusto modo di pensare, confrontandosi con la parola di Dio.
Per questo cerchiamo e chiediamo lo Spirito del Signore:
sapienza e intelligenza, consi-
glio e fortezza, conoscenza e
timore del Signore. E le parole di Isaia (11,1-10) riempiono
il cuore di speranza in un mondo di pace.
Durante la sua Visita alle comunità nel comune di
Menaggio il Vescovo ha volu-
La celebrazione a Nobiallo
to incontrare quella che lui
ama definire la “comunità
apostolica” ovvero tutte le persone che con servizi diversi
collaborano alla vita della Comunità. Don Carlo Basci,
arciprete di Menaggio, presenta al Vescovo i catechisti,
Un momento
della S. Messa a Croce
gli animatori degli oratori e del
GREST, le persone che si rendono disponibili per le letture
e per il decoro delle Chiese
delle Parrocchie di Menaggio,
Croce, Loveno, Nobiallo, il cui
cammino di integrazione, non
sempre facile, è vissuto con responsabilità e tante attese.
“Senza la vostra disponibilità – ha confidato il Vescovo la Chiesa non va da nessuna
parte. Siete attivi perché chiamati dallo Spirito. Nella Chiesa non ci sono spettatori né
clienti. Dio ci dice “Datemi una
mano”. Se condividiamo la fatica di salvare il mondo, ciascuno avverta e si assuma le
sue responsabilità. Gesù ci
dice qual è la volontà del Padre: “Fa’ che ci sforziamo di
conoscere ciò che a te è gradito”. Nella diversità dei carismi
(Prima lettera ai Corinzi
cap.12) è importante essere
d’accordo sull’essenziale: conoscere, ascoltare, amare, seguire, imitare Gesù Cristo. Lo
Spirito Santo è la grazia di Dio.
La finalità della Chiesa e della parrocchia è far vedere al
mondo Gesù, la sua sapienza,
le sue parole. Consapevoli dei
nostri limiti e delle nostre fragilità chiediamo “Signore dacci il tuo Spirito! ..Sulla tua
parola gettiamo le reti”. Se siamo battezzati in Cristo, siamo
rivestiti di Cristo. “Chi ci vede
deve vedere Gesù”. Nella vita
cristiana come figli obbediamo
per amore, per gratitudine e
riconoscenza, non per paura
come gli schiavi, né per calcolo per essere a posto con Dio.
Se l’osservanza non è passione per Gesù, è “spazzatura”
(Lettera ai Filippesi cap. 3).
LE RISPOSTE
DEL VESCOVO
Infine, prima di salutarci, il
Vescovo ha accettato di rispondere alle nostre domande.
D
L’INCONTRO CON GLI STUDENTI
LE PICCOLE SCELTE
mondo: “Il Dio in cui io credo
non ha la volontà del male.
Chiede conto a noi del male
che esiste, come ha chiesto a
Caino “Dov’è tuo fratello?”. E’
la nostra libertà che ci rende
responsabili.
“I giovani non sono una ca-
tegoria astratta – continua il
Vescovo rispondendo alle domande dei giovani - ciascuno
di voi è una persona. Sbagliano gli adulti quando vi giudicano genericamente con pregiudizi”. Meglio saper attendere e sperare. “Siate aperti, fate
La visita alla canottieri “Bellagina”
domande, ragionate con la
vostra testa, pensate, riflettete, cercate, scavate. Non lasciatevi ingabbiare”. Ci sono
oggi stili di vita che non aiutano a scendere in profondità
nelle relazioni interpersonali,
“ma voi avete la fortuna di vivere ancora a misura d’uomo”, mentre più della metà
della popolazione mondiale
vive nelle megalopoli con decine di milioni di abitanti,
“dove si è nessuno per nessuno”. Oggi i Cristiani hanno in
mano il vaccino per sanare
molti mali di questa umanità, se lo vogliono. Questo annuncia la Chiesa: essere pronti a morire gli uni per gli altri.
Chiara Maffia, diplomata del
corso geometri, presenta al
Vescovo il rilievo della chiesa
di San Vincenzo di Gera Lario,
eseguito dalle classi quinte
con i docenti Carlo Franzelli
e Oscar Mella in collaborazione con il Collegio dei Geometri della provincia di Como. Il
Vescovo esprime il suo apprezzamento ed esorta gli studenti ad occuparsi in maniera qualificata del nostro straordinario patrimonio artistico e ambientale, che ha un
grande significato per la vita
della gente.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ove possiamo
trovare la felicità? Se Dio esiste,
perché c’è il male nel mondo?
Che cosa pensa dei giovani?”
Sono le domande che gli studenti presentano al Vescovo
nell’incontro
all’Istituto
Vanoni sabato 4 dicembre. Le
risposte sono attese e ascoltate in un silenzio raro per
un’assemblea scolastica.
I pensieri del Vescovo sono
chiari: “Diffidate delle ricette,
dei trucchi, delle scorciatoie:
il vostro cammino si costruisce con pazienza nel tempo,
guardando lontano”. Come nei
binari ferroviari un piccolo
spostamento degli scambi determina la direzione, così le
piccole scelte orientano la nostra vita. Ma qual è la destinazione? L’amicizia con Gesù
è la grande prospettiva a disposizione di tutti: “Smetti di
pensare a te stesso come centro e unico fine del mondo. Le
persone che incontri siano
importanti per te e qualunque
loro desiderio sia un invito a
rendere un servizio. Gratis”.
Un consiglio agli adolescenti
“Scoprite qualcuno che è più
importante di voi. Pensate alla
felicità degli altri. Provate,
esercitatevi”.
Sul mistero del male nel
“
CRISTINA REDAELLI
Come far partecipare le
nostre comunità alla liturgia?
“Una comunità attiva si impegna nella formazione”, anche se è sempre più difficile
trovare il tempo per le cose
importanti, “centrifugati e programmati come siamo”. Prendiamoci a cuore la comunità
per fare quello che è gradito a
Dio”.
Qualche consiglio per la
preghiera in famiglia.
“Gli adulti siano fieri della
loro esperienza di preghiera,
testimoniata e condivisa con i
figli essa è lievito di vita”.
Infine una riflessione
sugli Oratori.
“Luoghi di vita dove tutta
la comunità cristiana adulta
si prende cura della vita cristiana dei suoi bambini, adolescenti, giovani, che si sentono accolti, aiutati, inseriti.
L’oratorio sollecita la responsabilità educativa anche delle famiglie “assenti”, quando
i tempi del lavoro o le condizioni sociali chiudono i figli
nella gabbia della loro solitudine”.
Insieme all’oratorio ci sono
esperienze come l’O.M.G. capaci di far vivere qualcosa di
appassionante per cui vale la
pena di far fatica: “accendiamo i giovani di passioni liete”.
LA COMUNITA’ PARROCCHIALE
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P A G I N A
13
UNA GIORNATA SPECIALE L’INCONTRO CON GLI ANZIANI
“RACCONTAMI LA TUA VITA”
Come
in altre
occasioni
mons. Coletti
ha voluto
dedicare
parte della
visita alle
comunità,
incontrando
anziani e
ammalati
L
a visita pastorale alle
parrocchie di Loveno e
Menaggio ha fatto tappa anche nelle tre
strutture socio-assistenziali della zona: la Comunità
“Arké”, che ospita una trentina di persone affette da gravi
problemi psichici, e le due case
di soggiorno per anziani “La
Sapienza” e il “Giardino degli
Ulivi”. Tre strutture improntate sull’efficienza e la preparazione medica del personale,
ma soprattutto sulla qualità
umana dei rapporti tra gli operatori, gli ospiti e i parenti di
questi ultimi. Presso il “Giardino degli Ulivi” al Vescovo
sono stati illustrati tutti i lavori di ampliamento della
struttura, che giungeranno a
termine tra qualche mese.
Alla “Sapienza”, invece, già
operativa nella nuova sede di
Croce, sono stati portati al
Vescovo per la benedizione i
crocefissi fatti arrivare dalla
Palestina e destinati alle camere dell’istituto. Si tratta di
Nella foto i cr
ocifissi della Palestina benedetti dal V
escovo.
crocifissi
Vescovo.
Saranno appesi nelle camere della “Sapienza” a Croce
LOVENO. - Dopo la preparazione remota per rendere definitivi programmi e orari, la Visita del Vescovo è diventata un evento concreto
per la “Comunità Pastorale”
di Croce, Loveno, Menaggio,
Nobiallo, nei giorni 3-4-5 dicembre.
La preparazione prossima
alla Visita ha riguardato invece l’aspetto più spirituale
ed ecclesiale con una “tre
sere” di preghiera e di Confessioni, in tre sedi diverse,
con l’invito ai cristiani delle
quattro parrocchie a spostarsi sempre in modo corale,
anche perché avrebbero partecipato a celebrazioni diverse: Eucaristia, Celebrazione
Penitenziale, Rosario meditato.
Venerdi pomeriggio il Vescovo ha iniziato con un incontro brillante avvicinando
i ragazzi del Catechismo di
Menaggio, poi è salito a
Loveno in visita anzitutto
all’”Arkè” che è una casa di
cura per ammalati mentali,
e arrivare subito dopo alla
“Scuola Materna” che è un
autentico fiore all’occhiello
della Comunità lovenese.
Essa infatti è Ente Morale,
di netta ispirazione cristiana,
che tiene alta la bandiera dell’educazione ai valori della
persona, e che, pur in mezzo
strutture d’ospitalità a lungo
termine, attrezzate e gestite
in modo ottimale per permettere permanenze durature
nelle quali si possa continuare a coltivare e sperimentare
i frutti del vivere in comunità, per quanto a volte un po’
forzata da circostanze ed esigenze. Molti tra gli ospiti soffrono di gravi problemi fisici
che richiedono supporti medici
adeguati ed assistenza costante. Si tratta di situazioni alle
quali difficilmente ci si adatta
e che richiedono una grande
forza psicologica, morale e
spirituale per affrontarle.
Come spiega il Direttore dell’istituto “La Sapienza” nel suo
discorso al Vescovo: “Si attraversano momenti di sofferenza ai quali non vogliamo abituarci, ma accogliere e vivere”. Non passiva accettazione,
quindi, ma trasformazione di
un dolore e di una privazione
in qualcosa di buono e umanamente degno. E’ un percor-
so difficile, una prova grande
di coraggio verso la vita che
ci viene incontro, misteriosamente elargendo gioie e sofferenze: tocca a noi saper fare
tesoro delle une e delle altre
per il bene che, in modi e misure diverse, esse portano. E
tocca a noi aiutare chi si trova a percorrere queste strade di prova a viverle per quanto possibile in positivo, e non
con rassegnazione; a viverle
con coraggio, offrendo sostegno e, se non altro, preziosa
compagnia… E cercando di
rivolgersi non solo ai protagonisti di questa fase della
vita che lentamente cede il
passo al mondo corporeo per
sollevarsi leggera verso le
vette luminose dello spirito,
ma anche a tutti i loro cari
che silenziosamente ed attivamente partecipano e condividono questi momenti di difficoltà. “I segni del vissuto mi
solcano, ma sono tornato bambino”, scrive un ospite-poeta
RIVIVENDO LA TRE GIORNI CON MONS. GINO DISCACCIATI
LA SEMENTE È STATA GETTATA
La S. Messa a Loveno
a tante difficoltà economiche
e organizzative, aiuta le famiglie offrendo un supporto
educativo di primo ordine. Il
Vescovo ha benedetto tutto
questo sforzo, raccomandando
alle famiglie di non delegare,
ma di collaborare in armonia
con le insegnanti.
Successivamente il Vescovo
si è recato alla Casa di Riposo
“La Sapienza” dove ha incon-
trato i responsabili, il personale, e gli ospiti. La sua parola ha toccato il tema della sofferenza che fa sempre problema, anche ai credenti, perché
sembra opporsi alla provvi-
al Vescovo. Contraddizione
struggente e splendida della
parabola umana.
“Raccontami le cose più belle della tua vita - dice a ciascuno di loro mons. Coletti –
Ma senza rimpianto, solo con
enorme gratitudine. Quanto
amore hai dato. Quanta vita è
scaturita dal tuo amore! Fermate l’attenzione su queste
memorie e troverete conforto.
E non chiudetevi dentro voi
stessi, per quanto è possibile,
continuate ad occuparvi con
amore degli altri: solo questo
rende la vita piena e serena.
Fate fiorire il sorriso sul viso
di chi vi circonda”. Gli anziani
guardano il Vescovo con occhi
che le nuove generazioni sembrano aver perso, hanno per
lui un rispetto e una stima che
oggi si fatica a trovare. Qualcuno si commuove, qualcuno
vuole attirare l’attenzione, ottenere un gesto o una parola
che sia soltanto per sé, da conservare per domani e per tutti i domani che verranno. Con
la loro ritrovata spontaneità
di sentimento e semplicità nei
gesti continuano a insegnare,
anche quando non se ne rendono conto, continuano a dare
esempio, senza saperlo, a chi
ha cuore per vedere ed ascoltare. Anche quando si muovono appena, o non parlano
più e sembrano assenti la comunicazione è possibile e
spesso utilizza vie molto più
profonde che non necessitano di gesti, né di parole, a volte neppure di sguardi. C’è
stata tutta la vita per parlare, per fare, per pensare, ora
è solo l’essenza che conta,
l’essenza di un percorso che
chiede ancora giorni, ancora
forza, ancora passione, anche
quando sembra non ce ne sia
più.
Per questo chiedono sostegno: diamoglielo. E chiedono
amore: amiamoli!
ELISA DENTI
denza e alla bontà di Dio. L’invito del Vescovo è stato quello di guardare alla croce dove
Gesù, Figlio di Dio, si è immolato a nostro favore. Gesto che contiene il significato
che, comunque, per Dio, la sofferenza ha un valore, tanto
che Lui stesso l’ha scelta
come strumento di salvezza.
Significativa è stata poi la benedizione di cinquanta Crocifissi, provenienti dalla Palestina, che saranno poi appesi nelle camere dei degenti.
Gesto molto importante che
rafforza la fede e rinnova la
speranza.
Alla sera dello stesso venerdì, il Vescovo ha incontrato tutta la comunità parrocchiale con la celebrazione della S. Messa solenne. La presenza massiccia dei fedeli e la
sentita partecipazione al rito
ha dato il segnale di una fede
vissuta ancora cordialmente.
Terminata la Messa, il Vescovo si è messo in dialogo con i
presenti, ascoltando e rispondendo. Ha invitato a inserirsi nel programma diocesano
del prossimo triennio 20112013 che prevede “TRE SFIDE” : della qualità della fede,
della vera fraternità, e di una
rinnovata immagine della
Chiesa.
La semente è gettata, adesso lasciamo spazio al futuro.
P A G I N A
14
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
A COLLOQUIO CON IL SEGRETARIO GENERALE COMASCO DELLA CISL
Oltre la crisi.
Un anno
di sfide
I
l 2010 volge, ormai,
al suo termine e anche per il più rappresentativo sindacato comasco, la Cisl
- forte dei suoi 69.172
iscritti in provincia a fine
2009 - è il tempo di qualche bilancio e di alcune riflessioni sull’anno che viene.
Ad aiutarci in questa
analisi è Fausto Tagliabue, segretario generale
della Cisl di Como, che incontriamo nel suo ufficio di via Brambilla.
Tagliabue, qual è stato l’impegno più importante condotto dal
sindacato nel corso di
quest’anno?
«Nel 2010, in continuità con quanto già prefissato nel 2009, il principale obiettivo che ci si era
posti era quello di gestire
al meglio la crisi, evitando il più possibile licenziamenti».
Obiettivo raggiunto?
«In parte debbo dire di
sì. L’aver ottenuto, a livello nazionale e regionale,
una quota ampia di ammortizzatori sociali e
l’aver poi sottoscritto centinaia di accordi di gestione delle diverse forme di
cassa integrazione ha sicuramente consentito di
governare al meglio la crisi e il rischio di licenziamenti.
All’inizio del 2010 ci
eravamo posti l’obiettivo
di introdurre, dentro il
piano degli ammortizzatori, un possibile rafforzamento dei contratti di solidarietà. Ciò in parte è
stato ottenuto a livello
nazionale alzando il valore economico dei contratti stessi, passato dal 60
all’ 80% del salario. A livello locale abbiamo inve-
A ruota libera, Fausto Tagliabue
traccia con noi un bilancio
dell’anno che si va concludendo
e degli obiettivi del 2011,
non tralasciando di toccare
il tema caldo dell’unità sindacale
di MARCO GATTI
[email protected]
ce sottoscritto un protocollo d’intesa con Confindustria Como affinché
assicurasse, nelle situazioni di crisi, maggiore disponibilità ed attenzione
da parte delle aziende ad
utilizzare questi strumenti».
Qualche esempio?
«Il percorso che, ad
esempio, è stato avviato
in Sisme ci sembra vada
in questa direzione: suddividere il lavoro che c’è
tra tutti i lavoratori, anzichè lasciare a casa qualcuno mentre gli altri continuano a tempo pieno».
Che cosa dire per il
2011?
«Anche per l’anno che
viene abbiamo richiesto
una quota sufficiente di
ammortizzatori. Nei prossimi giorni si tratterà di
mettere nero su bianco le
cifre, sia da parte del Governo che da parte della
Regione. Deve però essere chiaro che gli ammortizzatori sono uno strumento che permette di
sopravvivere, non ci si
sviluppa, non si crea occupazione. Il nostro auspicio è che dunque, nel
2011, tutte le imprese
mettano in campo progetti, investimenti, strategie
di rilancio. Occorre investire sul fronte dell’innovazione, della ricerca,
dell’internazionalizzazione, della capacità di affrontare i nuovi mercati.
È proprio questo l’obiettivo che il sindacato si prefigge per il 2011 in special
modo nel settore manifatturiero. Settore che a
Como dà lavoro al 40%
dell’occupazione.
Qualche settimana fa
hanno avuto luogo a
Como gli Stati Generali di
Confindustria. Lo slogan
che ha guidato l’assise è
stato “Scateniamo le imprese”. Un messaggio forte che abbiamo condiviso,
ma anche commentato
con un più laconico…
“magari”. Magari davvero ci trovassimo con tante imprese realmente
“scatenate” nel produrre
ricerca, innovazione, investimenti, conquista di
mercati nuovi. Noi crediamo che le aziende che vedono, oltre il buio, il profilarsi di una luce, debbano seguire questa strada,
e per questo debbano essere sostenute sia dal governo nazionale che regionale. Su di esse occorre
concentrare quegli incentivi che solitamente vengono invece dispersi in
mille rivoli. Inutile distribuire briciole se è possibile concentrare risorse
su aziende che possono tirare la ripresa. Saranno
queste ultime a scattare
in avanti? Che sia. A qualcuno toccherà di tracciare una rotta di futuro. Le
altre seguiranno la scia».
Che cosa suggerisce,
in più, la Cisl?
«Parafrasando lo slogan
di Confindustria quello
che noi suggeriamo di scatenare, per il futuro, è la
contrattazione. È attraverso essa che può e deve
passare lo sviluppo. I recenti accorti raggiunti in
Ratti e in Polti vanno proprio in questa direzione.
Grazie agli strumenti della partecipazione e della
contrattazione è possibile affrontare i nuovi problemi del mercato, consolidare il progetto industriale, difendere l’occupazione. Tutto ciò valorizzando il ruolo da protagonisti dei lavoratori e del
sindacato.
Il 2011 sarà dunque un
anno, in cui, come Cisl,
oltre a difendere l’occupazione attraverso gli ammortizzatori, chiederemo
una maggiore attenzione
alle politiche attive del
lavoro. Meno assistenzialismo, maggiori investimenti, maggiore progettualità. La contrattazione dovrà essere lo strumento per stimolare le
aziende ad investire sul
futuro, ad affrontare
tematiche chiave, a pensare allo sviluppo. Per
questo, come Cgil, Cisl e
Uil, abbiamo chiesto
l’apertura di un tavolo di
confronto con Confindustria».
L’anno che si chiude
si è dimostrato particolarmente difficile
sul fronte delle relazioni sindacali…
«Guardando al nostro
territorio le relazioni tra
Cgil, Cisl e Uil si sono
mantenute nei contorni di
una normale dialettica,
prestando attenzione a
non forzare i toni e a non
rendere le differenze fattori di divisione permanente. Questo perché siamo ben consapevoli di
come rappresenti un bene
per tutto il mondo sindacale l’individuazione di
una strada comune, nel
reale interesse dei lavoratori. Le scelte compiute
dalla Cisl negli ultimi due
anni rappresentano, però,
un segnale chiaro alla
Cgil per comprendere
come si possa ritrovare
compattezza. Alla Cisl sta
a cuore l’unità sindacale,
un’unità che sia fatta di
un programma comune,
di unità d’azione. È evidente, a tale scopo, che
siamo disponibili a qualche mediazione per trovare un possibile equilibrio.
Quello, però, che in futuro non accetteremo più è
che, senza alcuna giustificazione, la Cgil si sfili
dai giochi e che tutto si
fermi. L’unità è un bene,
ma è, soprattutto, uno
strumento per ottenere
risultati a favore dei lavoratori. Se stare uniti
significa non realizzare
nulla, non affrontare nodi
cruciali, allora è meglio
che ciascuno si assuma le
responsabilità delle decisioni che i propri organismi reputano giuste».
Restando sul fronte
sindacale, quali sono i
margini per ripartire
insieme?
«Le occasioni per ritro-
varci indubbiamente esistono. Penso, a livello nazionale, ai tavoli sullo sviluppo e sul fisco. Come
Cisl siamo anche disponibili ad affrontare la questione chiave della rappresentatività sindacale:
come gestirla, come stabilire delle regole per governare le differenze di opinione quando si manifestano. Tutto ciò mantenendo, però, un punto fermo per la Cisl: la centralità dell’iscritto. Pertanto, qualsiasi intesa
troveremo, non potremo
mai accettare il principio
che il lavoratore non iscritto al sindacato conti
quanto l’iscritto. Se il sindacato c’è è perché esiste
qualcuno che paga la tessera e lo sostiene. Si tratta di una responsabilità
importante che abbiamo
nei confronti di chi ci ha
dato fiducia, e che assolviamo non soltanto in termini di servizi resi, ma
anche delle scelte politiche che compiamo a tutti
i livelli».
Quali le maggiori fatiche nel rapporto con
la Cgil comasca?
«A Como i maggiori problemi li abbiamo trovati
incrociando quell’area
dentro la Cgil che, sostanzialmente, ha in mente un
modello antagonista di
sindacato. E che fa fatica
ad assumersi le responsabilità di un organismo che
sappia leggere una fase
economica diversa, facendosi carico di dare risposte nuove a contesti nuovi, sempre con l’obiettivo
di tutelare i lavoratori. Le
difficoltà più grandi le abbiamo incontrate con la
Fiom, il sindacato dei
metalmeccanici in cui è
concentrata la maggior
parte di questo modo di
operare.
Appare evidente come
vi sia bisogno di un’unità
sindacale che abbia degli
obiettivi precisi da raggiungere e comportamenti che siano conseguenti
alla capacità di affrontare i nodi, dare le risposte
concrete. Penso ad un sindacato che sia tale, e non
ad una via di mezzo tra
un organismo sindacale
ed un partito. Intraprendere questa strada vorrebbe dire perdere autorevolezza. Non dimentichiamoci che il sindacato
non appartiene a nessuno, se non ai lavoratori
stessi».
“IL VILLAGGIO DEL CUORE” A BRECCIA CON I “RAGAZZI IN GAMBA”
Ancora una volta la compagnia teatrale “I ragazzi in gamba” salirà sul palcoscenico per presentare un
nuovo lavoro dal titolo: “Il viaggio del cuore”. Questo gruppo, che opera sul territorio comasco da quasi
dieci anni, è costituito da 12 ragazzi ,di cui 8 down, di varie età. La loro attività ha avuto inizio nell’ottobre
2001 e in questi anni ha prodotto varie opere liberamente tratte da racconti e fiabi celebri quali “Il soldatino
di piombo”, “Il sogno di Kirikù”, “L’armadio magico”, etc. Il portare sulle scene tali rappresentazioni è stato
possibile grazie all’impegno ed alla serietà dei ragazzi, sempre puntuali alle prove, ed alla disponibilità ed
alla collaborazione dei genitori che hanno seguito con interesse e affettuosa partecipazione le tappe dei
loro figli.
La storia trae ispirazione dal romanzo di una scrittrice americana che, nelle vicende del protagonista
adombra se stessa e, attraverso un viaggio straordinario, ci mostra come un cuore del tipo più fragile può
imparare ad amare e come la sofferenza e le delusioni che si incontrano lungo il cammino possano rafforzare l’animo e renderlo più aperto e sensibile e quindi più vitale. Una storia molto tenera e commovente
che questi ragazzi cercheranno di interpretare come meglio sanno e possono, certi che il pubblico, come già
altre volte, li comprenderà e apprezzerà.
L’appuntamento è presso il Teatro Cristallo di Breccia, in via Malvito, sabato 11 dicembre, alle ore 21 e
domenica 12 dicembre alle ore 15
CRONACA
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
LA POSSIBILE APERTURA PRIMA DI NATALE
Posti auto:
quasi pronto
l’autosilo
di viale Lecco
P
otrebbe aprire
prima delle festività l’atteso autosilo di viale
Lecco. Gli operai
sono, infatti, alacremente
al lavoro per concludere
la realizzazione di un’opera attesa dalla cittadinanza e che dovrebbe costituire una valida risposta al cronico problema
della sosta nelle vicinanze non solo del nosocomio
Valduce ma anche del
centro storico. Il nuovo
autosilo sarà dotato di
515 posti auto, 52 dei quali, così come previsto dalla convenzione approvata
a suo tempo, saranno a di-
Gli operai sono al lavoro alacremente
per la consegna dell’opera. Il nuovo
parcheggio sarà dotato di 515 posti
auto, 52 dei quali, così come previsto
dalla convenzione approvata a suo
tempo, saranno a disposizione
dell’Amministrazione comunale
di LUIGI CLERICI
sposizione dell’amministrazione comunale. La
particolarità dell’opera è
che ha permesso una completa riqualificazione degli antichi reperti rinvenuti con l’avvio del cantiere, ovvero la piccola necropoli sorta accanto al
complesso delle terme romane. Grazie ad una lunga campagna di scavo, ai
già noti ritrovamenti gli
archeologi hanno potuto,
infatti, aggiungere nuove
importanti testimonianze
della città in epoca romana che oggi sono visibili a
Foto William
tutti grazie alla realizzazione di una sorta di museo a cielo aperto, approvato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici
della Lombardia, illuminata e dotata di un passaggio pedonale che collega viale Lecco a via Dante. Il complesso, costituito da resti in muratura,
occupa in tutto un’area di
oltre m² 2.000, circa il
doppio di quanto fosse
prima visibile all’aperto.
Si tratta di un edificio
pubblico, forse termale, di
cui sono state riconosciute due fasi edilizie di età
romana imperiale. Abbandonato alla fine del
III, inizi IV secolo d.C. fu
oggetto di spoglio per il
recupero dei materiali
edilizi e di catastrofi naturali tra cui un’inondazione. Lo scavo ha documentato tracce evidenti
di tali avvenimenti, cui è
seguito come uso finale
dell’area in epoca antica,
quello cimiteriale. Per la
storia della città si è trattato di una scoperta che
a detta degli studiosi ha
portato alla luce i più significativi reperti di sempre. “L’impianto realizzato ha conservato perfettamente i reperti rinvenuti
e invito tutti a visitare la
struttura per ammirarli –
ha commentato il Sindaco, Stefano Bruni, dopo un
sopralluogo al cantiere -.
Si tratta davvero di una
mirabile opera di riqualificazione”. Come per altri
autosili comunali la gestione dovrebbe essere affidata a CSU.
NONOSTANTE LE CAMPAGNE DENIGRATORIE DEGLI ULTIMI MESI
Frontalieri in crescita in Ticino
Erano oltre 230
mila in territorio
elvetico al terzo
trimestre 2010,
più di 47 mila
nel Cantone
a noi più vicino
S
ono circa 233
mila i lavoratori
frontalieri in
Svizzera secondo
i dati del terzo
trimestre 2010 elaborati
dall’Ufficio Statistica dei
frontalieri. Numeri che
testimoniano un aumento del 5,7% in Svizzera,
+4,6% in Canton Ticino
dove sono attivi 47.648
frontalieri occupati soprattutto nel settore ter-
ziario seguito da quelli secondario e primario, la
maggior parte dei quali è
costituita da lavoratori
non qualificati e da impiegati d’ufficio e di commercio. Seguono i dirigenti, le
professioni tecniche e
quelle accademiche. Numeri che sembrano confermare quanto affermato da un manifesto che da
qualche settimana campeggia anche in città, firmato Partito democratico,
e che rappresenta la risposta all’UDC ticinese
che ad inizio novembre ha
Eventi musicali in S. Fedele
Prosegue con successo il calendario degli eventi
musicali programmati presso la basilica di S. Fedele, a Como, per il mese di dicembre, organizzati
dalla Cappella Musicale di S Fedele con il patrocinio dell'Associazione italiana organisti di chiesa. Di seguito i prossimi eventi:
11 dicembre ore 17.30 musiche per organo. Organista: Stefano Venturini;
24 dicembre ore 23, concerto avanti la Messa di
Mezzanotte, corale, direttore: Oscar Ta-ietti, organista: Raffaele Bellotti;
26 dicembre ore 16.30, concerto di Natale.
Organista: Alessandro Bianchi.
dato vita alla cosiddetta
campagna “Bala i ratt” in
cui, tra gli altri, anche i
frontalieri erano rappresentati come topi avidi del
“formaggio” svizzero. Purtroppo i rapporti, a cavallo del confine, non sono
stati ultimamente tanto
tranquilli a livello mediatico, anche se si tratta per
lo più di demagogia come
nel caso dei proclami lanciati dal partito “Lega dei
Ticinesi” due settimane fa
quando ha minacciato di
far espellere (con quale
poter personale poi?)
10mila frontalieri dal
Canton Ticino e di provocare sei ore di coda in dogana per entrare in Svizzera. Di tutt’altro sentore la mozione, approvata
la scorsa settimana dal
Consiglio Regionale, votata all’unanimità, in cui si
chiede di impegnare la
Giunta regionale “ad attuare tutte le iniziative
affinché siano tutelate e
rafforzate le relazioni di
buon vicinato tra le comunità confinanti e siano tutelati i diritti di tutti i cittadini; ad attivarsi presso il nostro Governo perché sia manifestata alle
autorità elvetiche il profondo disagio delle nostre
comunità, siano tempestivamente attivate tutte le
iniziative tese a riaffermare il reciproco rispetto
culturale e morale tra le
rispettive comunità; a
promuovere con le competenti autorità cantonali
tutte quelle iniziative volte a favorire una effettiva integrazione tra le diverse realtà confinanti”.
Tra i politici più sensibili, a livello regionale, sulla questione “frontalieri”
c’è Luca Gaffuri, capogruppo del Pd al Pirellone, che ha ricordato come
«in questi ultimi mesi abbiamo assistito a una
campagna di carattere
denigratorio nei confronti dei frontalieri. E non è
stata portata avanti da
dei buontemponi, ma da
una delle principali forze
politiche della Confederazione elvetica, cioè l’Udc,
partito di maggioranza
relativa. Per noi è fondamentale dare una risposta di carattere politico. I
frontalieri sono una componente fondamentale
per permettere all’economia del Canton Ticino e
della Confederazione
elvetica di funzionare.
Nella nostra campagna
abbiamo scelto come prodotto simbolo dell’economia svizzera un orologio,
i cui meccanismi, da sempre sinonimo dell’efficienza elvetica, funzionano
grazie al lavoro di tanti
frontalieri che ogni giorno all’alba si alzano e attraversano i confini».
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SPECIALE
NA
TALE2010
NAT
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
UN VIAGGIO TRA GLI SCAFFALI DELLE LIBRERIE - 3
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A CURA DI
AGOSTINO
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Ecco un'opera prestigiosa che
offre una panoramica completa sull'affascinante mondo
della Bibbia, uno sguardo narrativo su duemila anni di storia, da Abramo a Paolo. L’atlante - curato da Paul Lawrence - è corredato da: illustrazioni sulle ultime scoperte storiche e archeologiche;
97 cartine, 7 ricostruzioni panoramiche, 17 rappresentazioni d’ambiente e oltre 150
fotografie; approfondimenti
sulle genti e i linguaggi della
Bibbia; cartine cronologiche,
dizionario geografico, concordanze. Se lo scopo primario è
quello di offrire una panoramica essenziale della storia
biblica, l'atlante è attento anche al palcoscenico geografico
in cui i fatti si svolgono.
Nella nuova versione della
Bibbia dai testi antichi - in italiano con testo greco a fronte ecco il volume che Gérard
Rossé dedica agli Atti degli
Apostoli. Annotazioni e commento sono scanditi secondo
due livelli: il primo, filologicotestuale-lessicografico, offre
puntualizzazioni legate alla
critica testuale; il secondo,
esegetico-teologico, tiene presenti le unità letterarie del testo biblico. Il testo viene commentato evidenziandone gli
aspetti teologici e mettendo in
evidenza il nesso tra Antico e
Nuovo Testamento, rispettandone però la reciprocità.
Particolare attenzione viene
riservata, al termine del volume, al suo uso nel calendario
liturgico.
L’italiano Cardinale Giacomo
Biffi con questa nuova edizione delle sue memorie e digressioni rompe eccezionalmente il silenzio che sta accompagnando il suo "ultimo
tratto di vita terrena". L’autore affida alla sua penna pungente, amabilmente chiara,
provocatoriamente irriverente, il suo giudizio sul post-concilio, sul celibato, sull’omosessualità, sul ruolo delle donne nella Chiesa cattolica e nella società, sugli scandali che
hanno colpito la Chiesa e su
molto altro ancora. Un intelligente testimone della nostra
epoca, la cui libertà è stata forgiata nella fede, che senza sosta oppone alla vanità di oggi
la sua incessante ricerca della
Verità.
La grandezza di Madeleine
Delbrêl (1904-1964), mistica e
scrittrice francese di cui è in
corso la causa di beatificazione, risiede nella sua capacità
di scorgere nel mondo e nella
società i segni di un continuo
mutamento e di aver risposto
ad essi con un desiderio ardente di scoprire nuovi modi
per vivere al loro interno il
cristianesimo. Nel descrivere
la sua vicenda, il volume, dallo stile piacevole e accessibile
a tutti, si concentra soprattutto sul rapporto della Delbrêl
con la Chiesa: una Chiesa da
un lato mistica, perché sorgente ed esito di profonda vita
interiore del credente, e dall’altro solidale, perché porta
aperta in una società che crea
solitudine e povertà.
In ogni tempo e in ogni condizione culturale, l’anima può
ammalarsi, può avere il fiato
grosso e non riuscire a mantenere il passo. Quali possono
essere le terapie per curare
l’anima? Che cosa fare per ossigenarla e tonificarla? Questo libro di François Garagnon - l'autore di Giada e di
Joy - è una proposta proprio in
questa direzione: un concentrato di pensieri che possono
alimentare in modo positivo il
nostro sguardo sulla vita quotidiana. Può essere paragonato agli erbari e a quella farmacopea naturale e salutare che
dà vitalità al corpo ed energia
allo spirito. Questi pensieri positivi offrono stimoli per coltivare lo stupore, segreto infallibile di serenità e di gioia.
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San Paolo - euro 26,00
Cantagalli - euro 25,00
EDB - euro 8,90
Paoline - euro 20,00
I magi parlano ad ogni uomo e
ad ogni donna per la loro capacità di scrutare i segni del
tempo, di guardare il cielo, di
cercare un senso alto per la
vita, di sollevare le grandi domande, di individuare la stella della loro esistenza; i magi
parlano ad ogni uomo e ad
ogni donna perché hanno la
forza di mettersi coraggiosamente in viaggio, sostenuti
dalla fede, di perseverare nel
cammino, quando la stella
scompare e si trovano in un
momento di oscurità, di domandare e di ascoltare, di
lasciarsi illuminare dalla luce
che viene della Scrittura.
Quando arriva Natale si avverte il bisogno di una pausa
tra le corse e gli affanni che ci
fanno arrivare alla festa sfiniti, col fiato corto, troppo stanchi per gustare la bellezza del
Presepe e del Mistero. A volte
bastano solo poche parole di
augurio e la Nascita di Gesù
torna a risplendere in tutta la
sua profondità. Questo libro
raccoglie le riflessioni che due
sacerdoti hanno proposto alla
loro comunità nella Notte di
Natale. Sono parole che nascono dal desiderio di raggiungere
il cuore della gente con semplicità e di regalare a ciascuno un
seme di speranza.
Le musiche del Natale sono
un vero e proprio mondo dai
confini amplissimi, che questa Guida vuole provare a scoprire. In questa Guida troverete storia, aneddotica, consigli per l’ascolto (e gli acquisti):
da Bing Crosby a Bach, da
Mozart a Mahalia Jackson.
Ma pure tanti Natali «inattesi». Come quelli di Edith Piaf,
Angelo Branduardi, Otis Redding, Nat King Cole, I Gufi,
Sting, Georg Ratzinger, Joan
Baez, il Coro dell’Antoniano,
Concetta Barra, Charles
Trenet, Chet Baker, Michael
Jackson… e molti altri ancora.
Dieci antiche virtù per un moderno galateo interiore: Sincerità, Cura di sé, Armonia,
Pazienza, Moderazione, Gratitudine, Empatia e compassione, Gentilezza amorevole,
Umiltà e Perdono. Quante
volte ci sentiamo a disagio in
un mondo in cui si grida, ci si
scontra, si perdono le buone
maniere e le virtù? Quante
volte proviamo il desiderio di
recuperare quei valori che
una volta ci appartenevano?
Questo testo al confine tra virtù cristiane e virtù umane, ci
offre un galateo in cui i gesti
esteriori rispecchiano il cuore
e la volontà interiore.
Il 2011 è stato dichiarato anno
europeo del volontariato e il
volume esce per questa occasione che rappresenta un momento di riflessione e di rilancio del volontariato. Il volume delinea il profilo del volontario, presenta una mappatura delle aree di intervento
e la distribuzione sul territorio
nazionale. Sono presi in considerazione i fattori socio-familiari che sostengono la scelta di
fare volontariato. Nel libro troviamo pagine dedicate alla selezione e alla formazione permanente del volontario. L’ultimo capitolo riporta esperienze e testimonianze.
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
Tredici
giorni
Verso il Natale...
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Natale si genera in una mangiatoia,
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da Natale all’Epifania
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di indigestione, però.
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
A COLLOQUIO CON PADRE METODIO
La difficile
realtà
delle donne
venute
dall’est
o scorso 28 novembre la comunità
cattolica di rito
orientale di Como
si è riunita nella
chiesa di San Donnino
per festeggiare il primo
anniversario della fondazione della comunità
ucraina in città. Una celebrazione a cui è seguito
un pomeriggio di festa al
teatro Lucernetta. Una
festa per i membri della
comunità formata quasi
totalmente da donne. “Al
90% si tratta di persone
arrivate in Italia per lavorare nelle case degli italiani come collaboratrici
domestiche, colf, badanti
o baby sitter” ci spiega padre Ruslan Metodio Lyubeznyy, il sacerdote che da
alcuni anni segue le comunità di Como, Varese e
Meda-Seregno. “La chiesa e le celebrazioni domenicali - racconta il sacerdote - diventano così il
L
luogo in cui ritrovarsi per
riscoprire il senso di comunità e cercare di superare i momenti difficili e
di nostalgia che si vivono
per la lontananza da casa
e dai propri cari”.
Una ricerca condotta
nella zona occidentale
dell’Ucraina, da dove è
iniziato il flusso migratorio più intenso, stima in
420 mila le donne immigrate in Italia per lavorare nelle famiglie italiane.
Nella maggioranza dei
casi queste sono donne
che partono lasciando in
Ucraina figli, mariti e genitori. Persone care con
cui provano a tenere contatti con telefonate e fotografie. “Quante volte spiega il sacerdote - mi capita di ricevere donne preoccupate perché non
riescono a ricevere notizie
dall’Ucraina o tristi perché hanno ricevuto brutte novità. Anche di questo
Lo scorso 28
novembre la
comunità cattolica
di rito orientale a
Como si è riunita
nella chiesa
di S. Donnino
per festeggiare
il primo
anniversario
della realtà
ucraina in città
di MICHELE LUPPI
contesto bisogna essere
consapevoli quando si
vede una donna dell’est
che va a far la spesa, che
assiste un anziano offrendogli il calore di una figlia
che magari è impegnata
diversamente o nel fare
lavori umili pur avendo,
in alcuni casi, anche una
laurea in tasca”. Secondo
le ultime stime del ministero della Famiglia dell’
Ucraina, nel Paese vivono circa 200 mila minori
con almeno uno dei genitori all’estero. Nel 2008
un bambino ucraino su
quattro aveva almeno un
genitore all’estero e il
4,2% li aveva entrambi
lontani. “Ho in mente continua il sacerdote tante famiglie separate o
coppie divorziate di nome
e di fatto, dove i figli o i
genitori anziani sono abbandonati e non seguiti
con la cura dovuta. Questa è solo una delle facce
negative dell’emigrazione
mondiale che crea una
destabilizzazione anche
nella famiglia ucraina. Si
lasciano i figli a casa per
venire ad accudire quelli
degli altri; si lasciano i
propri genitori per assistere, lontano dal proprio
Paese, altri anziani, pure
bisognosi dell’aiuto e dell’umanità dei propri figli
così come di una parola di
conforto”. Realtà e situazioni umane difficili in cui
subentra il senso di colpa
per non aver svolto adeguatamente il proprio
compito di madre e di
moglie. Scelte che non ricadono solo sulle donne
che partono ma anche sui
figli rimasti in patria.
Decisioni che il sacerdote
non si sente di colpevolizzare. “Per me - racconta
padre Metodio - è un gesto coraggioso quello di
queste donne che decidono di partire per poter
mantenere la propria famiglie, prendendosi la responsabilità di tutto ciò
che accadrà. Purtroppo la
causa dell’emigrazione è
legata a motivazioni economiche, a difficoltà che,
aggravate dalla crisi, continuano ad esistere nel
nostro Paese dove per
molte famiglie non c’è futuro. Certamente se queste donne avessero di che
vivere in Ucraina, ma lo
stesso vale per molti Paesi dell’est, non rimarrebbero qui a veder crescere
i propri figli da lontano”.
Una sofferenza che
spesso dura molti anni.
“Quasi tutte le donne che
arrivano qui - racconta il
sacerdote - pensano di restare due o tre anni, di
guadagnare quanto basta
ad assicurare il sostentamento della famiglie per
poi tornare in patria. Ma
quando queste donne tornano si trovano in molti
casi in una realtà che ormai non conoscono, con la
famiglia ormai spaccata
e, alcune di loro, finiscono per tornare in Italia”.
E’ a loro che la Chiesa
ucraina in Italia cerca di
rivolgere una parola di
conforto e di vicinanza.
Un estremo appiglio per
riuscire a sopportare ed
andare avanti. “Per capire tutto ciò - conclude il
padre - basta vedere come
prega questa gente, delle
volte sfruttata, che ha un
solo desiderio, vederla finita con queste fatiche
spesso prolungate nello
spazio e nel tempo, sperando non tanto nella fortuna personale quanto in
una prosperità per i propri figli”.
UNA PROPOSTA DEL CENTRO GUANELLIANO DI PASTORALE GIOVANILE
Il tempo di “Punto Famiglia”
iunto ormai al
suo quinto anno “Punto Famiglia” si propone come un
momento di incontro e formazione per le famiglie,
dai bambini ai genitori
passando per i ragazzi e
gli adolescenti. L’iniziativa, proposta dal Centro
Guanelliano di Pastorale
Giovanile (CGPG) di Como, vede coinvolti un
team di religiosi e religiose che offrono il proprio
contributo, chi nell’animazione della giornata,
chi nel ministero sacramentale, chi nel coordinamento delle attività. Una
proposta che potremmo
definire comunitaria, nell’offrire a ciascuno uno
spazio di riflessione e di
slancio per il cammino di
fede con momenti comuni di condivisione e di
scambio (quali la preghiera iniziale, il pasto e la S.
Messa conclusiva).
Ci illustra don Domenico Scibetta Direttore del
CGPG: «Il tema scelto
quest’anno è “L’Olimpiade della Carità: apri le
porte del tuo cuore per
uno stile di vita a “misu-
G
L’iniziativa
è ormai giunta
al suo quinto anno
ra alta”. Come ormai tutti sanno, questo è l’anno
che ci prepara alla canonizzazione di don Guanella. Vogliamo mettere
al centro la chiamata alla
santità, quella “misura
alta della vita cristiana”
che altro non è se non la
Santità di Dio che si riflette sull’uomo e in particolare su alcuni uomini
e donne che la Chiesa indica come modelli da imitare. E tra questi ci sarà
anche don Guanella. Facendo riferimento a quanto avviene nel mondo
sportivo in occasione dei
Giochi Olimpici, vogliamo
fare nostri gli atteggiamenti degli atleti che si
preparano a lungo per
questo appuntamento.
Don Guanella, come del
resto tutti i Santi, ha “gareggiato” nella sua vita
per testimoniare che è
possibile fare della Carità il cuore del mondo. Anche noi oggi possiamo vi-
vere questo e farlo comunitariamente!».
L’itinerario, che si concluderà con il Pellegrinaggio a Gallivaggio il 29
Maggio 2011, viene proposto in due sedi: Como e
Chiavenna. «In quest’ultima realtà - prosegue
don Domenico - si è aperta una bella esperienza di
collaborazione, conoscenza e confronto per mettersi in ascolto di un testimone della carità come è
stato don Guanella. Questo cammino iniziato con
un incontro a Chiavenna
e una due giorni a Fraciscio, proseguirà con la
Novena di Natale ed altri
appuntamenti tra cui il
“Punto Famiglia”. Inoltre,
agli animatori che partecipano a quest’ultimo, è
anche rivolta la “tre giorni” formativa di “Fraciscio neve” dal 27 al 30
dicembre 2010».
Il primo appuntamento
di Punto Famiglia è per
domenica 12 dicembre a
Como, presso la Casa Divina Provvidenza; seguirà il 23 gennaio a Chiavenna, presso “Il Deserto”.
Per informazioni e pre-
notazioni ci si può rivolgere alla segreteria del
Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile, via
L. Guanella, 13 Como; tel.
031-296783; e-mail: como.
[email protected],
oppure alla Comunità “Il
Deserto”, Via Deserto 2,
Chiavenna; tel. 3317492468, 328-4453441; email: deserto@nisida.
coop.
PROGRAMMA
DELLA GIORNATA
TIPO
Per tutti: bambini, ragazzi, adolescenti e famiglie
ore 9.30: arrivo e accoglienza;
ore 9.45: preghiera insieme (genitori e figli);
inizio lavoro a gruppi riflessione (personale, di
coppia o nei gruppi specifici);
ore 12.45: Pranzo e pausa con giochi
ore 14.00 - 15.00: Possibilità di Riconciliazione
e di adorazione eucaristica;
ore 15.00: S.Messa
GLI APPUNTAMENTI DI COMO
E DI SONDRIO
Appuntamenti del “Punto Famiglia” a Como
12 dicembre 2010
13 febbraio 2011
10 aprile 2011
29 maggio 2011 (con trasferimento a Chiavenna)
Appuntamenti del “Punto Famiglia”
a Chiavenna
23 gennaio 2011
13 marzo 2011
29 maggio 2011 (con i partecipanti di Como)
CRONACA
ComoRiflessioni
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
S
i deus, unde
malum?”. La
sofferenza
come sfida
decisiva al
senso positivo della vita”.
E’ il titolo della conversazione con mons. Diego
Coletti, che si è tenuta
nelle scorse settimane a
Como, per iniziativa dell’Associazione Noi Sempre Donne in collaborazione con l’Assessorato
alla Famiglia e Pari Opportunità del Comune di
Como e le associazione di
volontariato che operano
sul territorio.
Un tema, quello del male e della sua origine, che
ha suscitato grande interesse e partecipazione, attirando centinaia di persone che hanno gremito la
sala della Biblioteca Comunale.
L’incontro, presentato
da Olga Trombetta Ceriani (fondatrice e presidente di Noisempredonne) insieme ad Anna
Veronelli (assessore alla
Famiglia del Comune di
Como) e al dott. Riccardo Roesel (senologo e
consulente scientifico di
Noisempredonne), ha permesso di riflettere su una
delle più importanti e difficili domande del cuore
umano, che ci assale nei
momenti più difficili dell’esistenza. Se c’è Dio, da
dove viene il male? Quante volte abbiamo fatto nostra la domanda, antica e
sempre nuova, del filosofo medioevale Severino
Boezio. Un interrogativo,
che nella durezza della
prova, diventa grido lancinante dell’anima: “Perché tanto dolore?”, “ Dove
sei, Dio, nella sofferenza?”.
A queste domande hanno risposto la voce auto-
“
a seconda parte del
convegno ha raccolto la voce toccante di alcuni testimoni che hanno raccontato le loro storie di vita. Esperienze
quotidiane di medici che
ogni giorno si prendono
cura dell’umanità sofferente del malato e non
solo della sua malattia,
lottando contro il senso di
impotenza e le tendenze
dominanti di approccio
medico sempre più tecnologico-scientifico e sempre
meno umano. Esperienze
di carità cristiana condivisa nell’Hospice da sacerdoti che accompagnano i malati terminali nell’ultimo tratto del loro
percorso. Storie di dolore
lancinante come può essere quella di una mamma
che si vede morire tra le
braccia la propria creatura di dodici giorni o quella di un’altra mamma che
si sente crollare il mondo
addosso quando alla propria figlia, nel pieno della giovinezza, viene diagnosticato una forma
maligna di linfoma. Un
filo rosso le lega: nel dolore ha vinto l’amore.
“Due anni fa ho perso
un bambino a causa di
una sindrome molto grave scoperta al quinto me-
19
NOI SEMPRE DONNE, COMUNE DI COMO E DIVERSE ASSOCIAZIONI DEL TERRITORIO
La sofferenza
e il senso
della vita
In questa pagina
gli spunti di
un’interessante
conversazione
tenuta nelle
settimane scorse
in Biblioteca, alla
presenza di mons.
Coletti
pagina a cura
di MANUELA GIANI
revole del Vescovo e quella toccante di alcuni testimoni che hanno animato
il dibattito.
LA SFIDA
DEL DOLORE
Mons. Coletti ha iniziato la sua conversazione
con un flash coinvolgente
del bel film di Richard
Attenborough “ Viaggio in
Inghilterra”, che racconta
la storia vera accaduta a
Joy Greshan, poetessa
ebrea americana, e a
Clive Staples Lewis, noto
scrittore e professore della prestigiosa università
di Oxford. Un film che illumina il mediocre orizzonte della cultura odierna che spesso, di fronte al
dolore, risponde con la
fuga e l’evasione. Come i
colpi dello scalpello sul
marmo, il dolore fa matu-
L
LA MAMMA
DI FRANCESCO
P A G I N A
rare gli uomini e dà loro
una forma per essere veramente uomini. L’amore
profondo è l’unica risposta alla sfida del dolore,
l’unica capace di dare un
senso positivo al vivere,
quando la vita ci pone faccia a faccia con la durezza del male: malattia,
morte, violenza, negazione dei diritti umani...
PERCHÉ IL MALE?
Secondo mons. Coletti,
di fronte alle molteplici
forme di male che colpiscono la vita umana, l’uomo può percorrere cinque
vie. La prima, quella del
“carpe diem”, è propria di
chi vive in uno stato di
incoscienza, senza pensare, rifiutando la domanda
sul dolore e il senso della
vita. E’ un vivere l’istante, nella convinzione che
la vita sia oggi, senza certezza del domani. C’è poi
la via dell’ateismo che
pone il caso e la necessità
all’origine del male. Diverso è il percorso panteista che rifiuta la realtà di un’alterità divina e
sopporta il male come
momento necessario del
Tutto fino a ritenere
immodificabile la legge
del destino. La via del
fatalismo, percorsa dall’antica cultura greca e
dalla religione islamica, è
propria dell’uomo che si
sottomette con rassegnazione alla volontà di Dio
e al suo potere indecifrabile e insindacabile. Un
atteggiamento, questo,
che è talora presente anche nella pratica cristiana. C’è infine la via del
dualismo manicheo che
riconduce l’origine dal
male ad un principio materiale cosmico, in eterna
lotta con il principio contrapposto del bene. Una
concezione, quella manichea, che tanto affascinò
la formazione giovanile di
sant’Agostino di Ippona,
prima di conoscere la risposta cristiana alla questione del male.
LA VIA GIUDAICOCRISTIANA
La via giudaico-cristiana è molto diversa. Basti
riflettere sull’inizio della
Creazione per capire che
Dio non vuole il male e la
presenza del male non
può essere attribuita a
Lui. L’onnipotenza di Dio
è tale da dar vita a un reale interlocutore, l’uomo,
fatto a sua immagine e
somiglianza. L’esistenza
umana, irriducibile e incomparabile rispetto al
resto del creato, non è
quella di un burattino.
E’assunzione di una libera e responsabile interlocuzione con Dio. Una libertà che spesso l’uomo
usa male, in modo irresponsabile, fino a scagliarsi contro il proprio
fratello, di cui non si riconosce “custode”. Come
Caino contro Abele, una
delle prime e drammatiche manifestazioni del
male. Secondo Mons.
Coletti il male si è insinuato nella storia con il
peccato originale non tanto per un appetito, per
orgoglio o per disobbedienza, ma per la scelta
dell’uomo di interrompere la comunione d’amore
con Dio e di allontanarsi
da Lui.
Ma perché Dio non ha
fermato il braccio di Caino o alzato il ramo perché
la mano di Adamo non
potesse raggiungere il
frutto? Già. Ma che ne
sarebbe della nostra dignità? E della nostra libertà? Saremmo burattini, non persone libere. La
morte - ha detto il Vescovo, citando il libro della
Sapienza - non è certo
opera di Dio, né egli
gioisce per la rovina delle
cose.
Anche l’escatologia, la
riflessione sul fine ultimo,
illumina la ricerca giudaico - cristiana sul male.
Dio vince il male con
l’amore trasformando il
dolore e la morte in fonte
di vita eterna e di salvezza. E’ la speranza che non
delude in un Dio che permette il male per trarne
un bene più grande. Perché dove è abbondato il
male, ha sovrabbondato
la grazia (Lettera ai Ro-
DENTRO IL CONVEGNO STORIE DI VITA
La voce del dolore
se di gestazione. Con mio
marito abbiamo scelto di
continuare la gravidanza.
Dopo i momenti di shock
iniziale in cui mi chiedevo perché era capitato
proprio a noi, ho chiesto
agli amici di pregare per
il miracolo della vita. Le
condizioni di Francesco,
però, peggioravano. Allora ho cominciato a pregare diversamente: ho chiesto di essere aiutata ad
accettare la volontà di
Dio. Ho trovato così la
pace e la serenità per continuare la gravidanza.
Francesco è nato ed è vissuto dodici giorni. Lo abbiamo stretto tra le braccia, lo abbiamo battezzato. La vita che ci è data è
un dono e una grazia. E
come tale va vissuta, comunque. Ho cambiato il
modo di vivere e oggi vedo
la vita in modo diverso”.
LA MAMMA
DI VERONICA
“Sono la mamma di
Veronica, una ragazza di
18 anni che a marzo le è
stato diagnosticato un
tumore: un linfoma maligno. Ora, a distanza di
otto mesi, Veronica è guarita! Dopo circa un mese
dalla sua malattia, un
amico comboniano mi
aveva chiesto di scrivere
un pensiero… il mio stato d’animo, i miei sentimenti, ciò che provavo e
sentivo… Così questa
sera voglio leggere anche
a voi queste righe… dicendo che l’amore del Padre l’ho sperimentato e
trovato in tante persone
che ci sono state vicine in
questo percorso. Alcuni
amici sono presenti anche
questa sera. Ringrazio
tutti i medici del Valduce,
le volontarie dell’Associazione Noisempredonne,
suor Bernardetta , il mio
parroco e tutte le persone
che ci hanno accompagnato in questo percorso, soprattutto i giovani amici
di Veronica che sono qui
presenti. Questo scritto lo
dedico a tutti voi.
…Il mio calvario e quello della mia famiglia è iniziato quando a mia figlia
Veronica è stato diagnosticato un linfoma maligno, un tumore del sistema linfatico. In quel momento per un istante la
mia vita si è fermata e un
dolore disumano si è
impossessato di tutto il
mio essere. Dentro di me
ho sentito un vuoto profondo, un abbandono lancinante e in un attimo ho
visto l’immagine di Cristo
trafitto dalla lancia, il
Suo costato squarciato
rappresentava il mio cuore lacerato. Ho associato
il Suo dolore al mio, il Suo
urlo al mio e la mia debolezza mi ha fatto urlare:
“Padre, perché?”
In questa esperienza di
dolore ho compreso davvero l’importanza di accettare la mia croce, di
assumere fino in fondo il
valore della debolezza;
perché Gesù ha preso su
di sé fino all’estremo la
debolezza dell’uomo, di
ogni uomo e anche la mia,
ma proprio in questa debolezza Gesù ha incontrato la potenza di Dio ed è a
partire da questa debolezza che Dio l’ha resuscitato
a vita nuova. Gesù ha assunto la debolezza fino
alla morte e ci ha associato alla sua resurrezione.
In questa mia debolezza,
voglio presentarmi così
come sono, voglio lasciarmi amare anche se non
sono perfetta, voglio abbandonarmi alla sua misericordia accettando la
Sua Grazia. In questa
mia debolezza riesco ad
invocare per me e per gli
altri la Grazia di Dio. In
questi giorni tragici, ho
sperimentato con la mia
famiglia l’amore di Dio
attraverso tante persone
che si sono trasformate in
buoni samaritani, mostrandoci quella luce che
non è altro che la luce di
Cristo che per noi ha sofferto, che per noi è morto
e risorto a vita nuova.
Credo che, dopo questo
calvario che stiamo faticosamente percorrendo,
vivremo la Pasqua e sarà
gioia. Grazie Signore per
il dono di ogni amico che
ha scelto di camminare
un po’ con noi , che ha
scelto di essere cireneo
portando un pezzetto della nostra croce. Signore in
Te mi rifugio, sento che ti
stai prendendo cura di
me, Tu lo sai che Veronica
è la parte più bella mia
vita, è più tua che mia,
cammina con lei e quan-
mani).
L’unico rimedio al male
non è la rassegnazione
passiva, ma lo sguardo
sulla croce. Se il male tocca qualcuno che lo combatte con il male e lo rifiuta, il male dilaga. Ma,
se lo si trasforma in una
grande e profonda affermazione della vita, esso
diventa occasione di rinascita a una nuova esistenza. L’amore è l’unica via
capace di sconfiggere ogni
male, compreso l’ultimo
dei mali grandi che è la
morte.
NOI SEMPRE
DONNE, UNA
PRESENZA
QUALIFICATA
DEL
VOLONTARIATO
COMASCO
Dal 1997 Noi Sempre
Donne - onlus - svolge
un prezioso e valido
servizio di sostegno
umano e psicologico ai
malati di cancro e ai
loro familiari presso i
reparti di oncologia e
di radioterapia dell’Ospedale S.Anna e
l’Unità senologica dell’Ospedale Valduce di
Como.
L’attività dell’Associazione è particolarmente qualificata anche
nel campo dell’informazione-prevenzione
e in quello della formazione dei volontari,
grazie alla collaborazione di una psicologa
e di alcuni medici che,
insieme al dott. Riccardo Roesel, collaborano come consulenti
scientifici dell’Associazione.
Se vuoi diventare volontaria di Noi Sempre
Donne...
Attualmente le volontarie sono una ventina,
ma le richieste della
loro presenza, anche
presso il nuovo Ospedale Sant’Anna, stanno aumentando. Per
diventare volontarie è
necessario aver superato la propria esperienza di malattia e
seguito un corso di formazione.
Per informazioni contatta la sede di via
Anzani, 37 a Como.
Tel. 031/ 261.610 ( segreteria); cell. 3383566281 ( sig.ra Olga
Trombetta Ceriani)
Email: noisempre
[email protected]
do il viaggio sarà troppo
doloroso e difficile, prendila in braccio e tutto andrà bene … perché Tu sei
Via, Verità e Vita! Signore ti chiedo ancora una
cosa, aiutami a testimoniare il Tuo amore anche
vivendo il dolore, aiutami
a trasmettere speranza
nell’abbandono fiducioso
in Te. Veronica domani
terminerà la radioterapia
e a distanza di otto mesi
è guarita ed è Pasqua ed
è gioia”.
P A G I N A
CRONACA
20
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
UN’INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE “IL SOLE”
Le giornate
“soleidali”
Fiori che rinascono
I
n vista del Natale la
ONG comasca Il Sole
onlus lancia “Le Giornate soleidali” aprendo al pubblico le porte della propria sede di
via Leone 20 a Como. “Le
Giornate soleidali - spiega Francesca Pozzi, responsabile relazioni esterne de “Il Sole” Onlus rappresentano un modo
per incontrare di persona
chiunque voglia conoscere i nostri progetti, avvicinarsi al nostro modo di
fare cooperazione, ricevere informazioni sulle nostre attività e sull’adozione a distanza. Una delle
nostre specificità, come
associazione non profit, è
quella di coinvolgere molto da vicino i nostri volontari e sostenitori, attraverso quello che definiamo ‘sostegno a distanza
ravvicinata’: un filo diretto tra gli operatori, i bambini che aiutiamo e le persone che ci permettono di
farlo”. “Il Sole” Onlus è un’
organizzazione non governativa attiva dal 1997 e
opera in Etiopia, Burkina
Faso, Benin, India, Cambogia e Sri Lanka. Si oc-
L’occasione
per incontrare
di persona
chiunque voglia
conoscere
i progetti
di questa realtà,
avvicinarsi
al suo modo
di fare
cooperazione,
ricevere
informazioni
cupa di diritti dei minori
e in particolare di tutela
dei bambini vittime di
violenza sessuale.
Per sostenere i progetti
attivi nel mondo “Il Sole”
promuove per questo Natale la campagna “Saporimondo” con la vendita di
cesti natalizi (a fronte di
un contributo minino di
15, 20 e 25 euro a seconda del contenuto della
confezione regalo) con
prodotti del commercio
equo e solidale: parte del
ricavato verrà devoluto ai
progetti de “Il Sole” Onlus
Continua la campagna “Fiori che rinascono” de
“Il Sole”, un progetto, attivo dal 2002 in Etiopia,
che mira al recupero e al reinserimento sociale di
bambini vittime di abusi sessuali. Oggi Il Sole
Onlus lancia una campagna per le adozioni a distanza, volta a supportare il progetto: il contributo
donato servirà a individuare i casi di violenza, assistere i bambini da un punto di vista medico e legale in un centro di ascolto pubblico, avviare un
percorso di riabilitazione psicologica con terapie
specifiche e laboratori artistici (teatro, musica, video e fotografia), realizzare azioni di informazione,
sensibilizzazione e prevenzione nei confronti del
contesto famigliare, scolastico e comunitario delle
vittime. “Il Sole” Onlus ha aiutato nel 2009, in Etiopia, ad Addis Abeba, 182 bambini tra i 4 e i 19 anni.
Di questi, 31 ragazzi sono inoltre accolti in quattro
foster home, case-famiglia dove vivono, mentre svolgono il loro percorso di reinserimento sociale. I
beneficiari del progetto sono vittime di abuso sessuale, provenienti da ambienti famigliari non protetti o a bassissimo reddito; beneficiano del progetto anche le famiglie di appartenenza - qualora presenti e non colpevoli - , le comunità e il personale
locali. Ad essi si aggiungono circa 30.000 individui
in Etiopia, Benin e Cambogia. Fino al 12 dicembre la sede dell’associa-
zione, in via Leoni 20, a
Como, sarà aperta al pubblico dalle ore 9 alle ore
della Comunità Locale, educati nei workshops condotti e nelle attività di prevenzione.
Nella sola capitale sono 200mila i bambini di strada, di cui circa un quarto sono bambine (età media
13 anni) coinvolte nel commercio del sesso. In base
a una ricerca condotta nell’ospedale pubblico di riferimento per il presente progetto (Yekatit 12
Hospital), su 214 bambini che avevano subito una
forma di maltrattamento, il 74% è risultato aver
subito stupro.
«Per garantire la continuazione di questi percorsi
- dichiara Vittorio Villa, direttore de “Il Sole” Onlus,
di ritorno dall’ultima missione in Etiopia – abbiamo bisogno del vostro aiuto: il sostegno a distanza
è il modo più concreto per proseguire il lavoro di
supporto materiale e psicologico con i bambini abusati. Il servizio che gestiamo è il primo counseling
center in tutto il Corno d’Africa. La fantasia è lo
strumento terapeutico di riappropriazione del proprio sé sul quale cerchiamo di lavorare con i bambini, che hanno spesso problemi legati proprio all’immaginazione di una realtà diversa da quella che
vivono: senza fantasia non puoi disegnare il tuo
futuro, questo è il motto delle attività che proponiamo nel centro di Addis».
19 dal lunedì al venerdì,
dalle 10 alle 18 il sabato
e la domenica. Per mag-
giori informazioni: tel.
031-275065, info@ilsole.
org, www.ilsole.org.
CONCERTO A MONTORFANO
IL 12 DICEMBRE
L’UNIONE CIECHI
E LA FESTA DI S. LUCIA
Sabato 11 dicembre dalle ore 15 presso il
Centro Pastorale Cardinal Ferrari di Como via
C. Battisti 8, la Sezione di Como dell’Associazione Provinciale Parkinsoniani organizza i
tradizionali auguri di Natale per malati, familiari e simpatizzanti. Oltre all’animazione con
il Balletto di Michela Cancelliere e le sue girls,
sarà presente un noto fisarmonicista che intratterrà i convenuti.
Al termine panettone e brindisi per tutti.
Ingresso libero.
Per informazioni tel. 031-241917, oppure
031-341703 o 329-4311411 o 031-521204, oppure informarsi presso la sede di Como - piazza S. Rocco 39 il martedì pomeriggio o venerdì
mattino
Il Coro G.P.da Palestrina organizza per domenica
12 dicembre, alle ore 16, presso la chiesa parrocchiale di Montorfano un concerto di Natale.
Accompagnato dall’organo e da un’orchestra d’archi, il coro eseguirà i seguenti brani: Laudate Deun
di G.P.Telemann e la Messa KV 259 di Mozart.
Seguiranno poi numerosi canti natalizi tradizionali ed altri meno conosciuti.
La direzione é, come al solito, affidata alle cure
del Maestro Anteo Maspero, mentre alla console
siederà l’organista Paolo Dal Negro.
Il medesimo concerto verrà poi nuovamente eseguito sabato 18 dicembre alle ore 15,30 presso la
Casa Prandoni di Torno.
Chi desidera prendere visione dell’intero programma del concerto o di altre informazioni sul coro
può consultare il sito internet “www.coropalestrina
.altervista.org”.
FIORITURA FUORI STAGIONE
ALL’ORTOFLORICOLA
IL MUGHETTO D’ORO
CON “NOI GENITORI”
IN FESTA A ERBA
In occasione della 52° Giornata Nazionale del
Cieco domenica 12 dicembre l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Como si prepara all’appuntamento con la Festa di S. Lucia, presso l’Hotel
Continental, in viale Innocenzo 15, a Como.
Il programma della giornata prevede:
- ore 10: Santa Messa concelebrata da Mons. Giorgio Pusterla e padre Luigi Generoso (Padri
Comboniani) animata dagli amici del M.A.C. di
Como;
- ore 10.45: saluti del Presidente sezionale e interventi delle autorità e degli ospiti presenti;
- ore 11,15: commemorazione del 90° anniversario della fondazione dell'Unione Italiana Ciechi ed
Ipovedenti;
- ore 11,45: momento musicale in allegria con
artisti allo sbaraglio;
possono intervenire tutti i soci che desiderano
cantare un brano con l'aiuto di una base musicale;
- ore 13: pranzo sociale e chiusura della manifestazione con i saluti e gli auguri di Buon Natale e
Buon Anno.
La quota di partecipazione al pranzo (iscrizioni
entro il 9 dicembre) è fissata in: 15 euro a testa per
il socio ed un accompagnatore, 20 euro per ciascun
familiare o amico accompagnatore oltre al primo.
Nella hall dell'albergo sarà presente un banchetto
di vendita di lavoretti artigianali natalizi confezionati dai soci con l'aiuto di volontari durante i pomeriggi del giovedì. Il ricavato sarà utilizzato dalla
commissione pari opportunità della Sezione.
ASSOCIAZIONA NAZIONALE
PARKINSONIANI
GLI AUGURI DI NATALE
Lunedì 13 dicembre, alle ore 20.30, presso il
salone dell’Oratorio di Tavernola in via Tibaldi,
si svolgerà la tradizionale serata prenatalizia
per lo scambio di auguri della Società Ortofloricola Comense, nel corso della quale è prevista la consegna del “Mughetto d’oro” (premio
“Giorgio Rigamonti”, giunto quest’anno alla sua
XIX edizione) all’avvocato Beno Reverdini, per
il rigore e la passione con cui ha saputo trasmettere l’eredità culturale di Carlo Pisani Dossi, con
particolare attenzione all’aspetto vegetale. Nel
corso della serata, aperta a soci ed amici e arricchita da composizioni natalizie curate dalle socie
del laboratorio e dal brindisi finale, sarà possibile provvedere anche al rinnovo della quota
associativa annuale.
Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, via Ferabosco 11, 22100 Como, tel. e fax
031-531705, 031-572177; e-mail info@
ortofloricola.it; sito web: www.ortofloricola.it.
Presso la sede della cooperativa Noi Genitori
in via XXIV Maggio 4/e a Erba domenica 12 dicembre si festeggia il Natale. Ci saranno una serie di iniziative destinate a bambini e adulti:
musica con il coro degli Alpini di Canzo, laboratori creativi per i bambini delle scuole materne e
elementari, che potranno così confezionare piccoli oggetti da portarsi a casa.
Sarà inoltre possibile acquistare le stelle di
Natale ma anche altre piante ornamentali di stagione e fiori coltivati in serra dai ragazzi ospiti
della cooperativa, così come prodotti cartotecnici
provenienti dal laboratorio tipografico interno.
Il ricavato delle vendite sarà utilizzato, così
come è stato fatto in precedenti iniziative avvenute nel corso dell’anno, per sostenere la cooperativa e autofinanziarsi.
Per avere ulteriori dettagli e informazioni ecco
le coordinate della cooperativa: tel. 031-641522
(Emanuela Lamperti) - e-mail segreteria@
cooperativanoigenitori.it
PRESEPE VIVENTE IN PIAZZA DUOMO
In continuità con una tradizione che dura da
oltre sedici anni, domenica 12 dicembre in piazza
del Duomo a Como, l’associazione “de-sidera”, propone alla cittadinanza la Sacra Rappresentazione del presepe, che si svolgerà con tre rappresentazioni nei seguenti orari: 14.30, 16.00 e 17.30.
L’evento sarà strutturato con canti delle tradizioni popolari di tutto il mondo e della tradizione
medievale che cadenzeranno le varie scene recitate e mimate in una suggestiva scenografia che ricostruirà la tipicità del tradizionale presepe.
CRONACA
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
LA PARTICOLARE SETTIMANA DI UN GRUPPO DI GIOVANI DI S. BARTOLOMEO
Ho-Spes:
la frontiera
della
solidarietà
al 2 al 9 ottobre
scorso i giovani
della comunità
parrocchiale di
S. Bartolomeo a
Como hanno vissuto una
intensa esperienza di vita
di comunità e servizio
presso la struttura di Villa San Benedetto ad Albese con Cassano. È una
delle proposte più innovative offerte ai giovani
che vogliano confrontarsi
con le dimensioni impegnate della vita adulta,
senza rinunciare alle
frontiere della solidarietà. La proposta è stata
messa a punto, come prevede la formula del progetto interdiocesano “HoSpes”, dalla stretta collaborazione tra l’equipe della Pastorale Giovanile e
Vocazionale delle Suore
Ospedaliere del Sacro
Cuore di Gesù (congregazione fondata nel 1880 da
San Benedetto Menni),
l’Ufficio Pastorale dei Giovani della Diocesi di
Como, con il direttore don
Emanuele Corti e l’oratorio “Beato Scalabrini” della parrocchia comasca,
con don Francesco Vanotti.
Ci spiega suor Giovanna, referente e responsabile del progetto ad Albese: «“Ho-Spes” nasce
dalla consapevolezza che
proporre ai giovani un’esperienza di servizio verso
chi è in difficoltà è fondamentale non solo per far
sperimentare loro la ricchezza del dono, ma anche e soprattutto per permettere loro di conoscere
meglio se stessi e di comprendere il progetto di
Dio nella loro vita, ovvero la loro vocazione. Abbiamo scelto di offrire ai
ragazzi l’opportunità di
“entrare” non solo in un
luogo fisico, la nostra Villa San Benedetto (che
ospita persone con disagio
psichico), ma anche in
una storia di accoglienza
e servizio, quella della nostra Congregazione. Uno
spazio significativo che
accoglie i ragazzi e chiede loro di essere accoglienti verso gli altri, il
“prossimo”». I ragazzi
sono stati seguiti e accompagnati da una equipe di
figure caratterizzate da
diverse vocazioni (religiose, sacerdoti, sposi, volontari, operatori), per fare in
modo che i ragazzi, attraverso il confronto, potessero scoprire ciò per cui
Dio li chiama e trovare
così la propria strada nel-
D
I ragazzi hanno vissuto
un’intensa esperienza di vita
di comunità e servizio presso
la struttura di Villa San Benedetto
ad Albese con Cassano.
Loro stessi ci hanno raccontato
com’è andata
di SILVIA FASANA
la vita.
Alcuni giovani di San
Bartolomeo ci hanno la-
sciato i loro pensieri, le
loro riflessioni su questa
esperienza che li ha toc-
cati nel profondo. Scrive
Anna: «La settimana a
Villa San Benedetto è stata un’esperienza fantastica, sia di crescita del
gruppo sia personale. Nonostante i nostri impegni
quotidiani abbiamo messo a disposizione il nostro
tempo per gli ospiti della
clinica e abbiamo portato
loro un po’ di gioia. Ospiti che non sono dei “malati” ma delle vere e proprie
persone, proprio come noi,
che chiedono solamente
un po’ di attenzione e
compagnia. Ci siamo affezionati a queste persone, e loro a noi; persone
che sono diventate i nostri compagni in questa
settimana, persone che
vivono spesso in modo più
semplice e naturale rispetto a come facciamo
noi, senza troppi pregiudizi. Dovremmo cercare di
vivere anche noi così; sarebbe tutto molto più
semplice, ricordandoci
anche di mettere sempre
al centro la persona, indipendentemente dalle sue
“malattie”, siano esse fisiche o mentali». Aggiunge Federica: «È strano
dover ripensare a quell’esperienza che sembra
così lontana, non tanto
per il tempo che è passato quanto per le situazioni e le storie diverse in cui
ci siamo imbattuti. Vite
che ci hanno colpito nel
profondo, che hanno fatto
LA REALTÀ DI VILLA SAN BENEDETTO
Villa San Benedetto ad Albese con Cassano, aperta nel 1955, attualmente
ospita una RSA (residenza sanitaria assistenziale) con un Nucleo Alzheimer,
un Nucleo stati vegetativi persistenti e gravi disabilità, una Residenza Sanitaria Disabili (ex-centro Residenziale), un Centro Diurno, un Dipartimento di neuroscienze cliniche, l’Unità operativa di Riabilitazione specialistica
psichiatrica, un Centro Prelievi aperto al pubblico. Il progetto “Ho-Spes”
prevede tre tipi di impegno, aperto a diverse fasce di età, declinabile a seconda delle diverse esigenze.
Le giornate (una domenica tra Quaresima e Pentecoste) sono i momenti
più semplici, rivolti ai ragazzi dai 15 ai 18 anni, sia singoli che in gruppi
parrocchiali.
Ci sono poi i fine settimana residenziali, in aggiunta o in alternativa
alla singola giornata, aperti anche a ragazzi un po’ più grandi, fino ai 20
anni, dal venerdì pomeriggio alla domenica.
Per giovani dai 18 ai 35 anni è invece proposta la settimana residenziale,
più strutturata, in cui si invita a coniugare quattro importanti dimensioni:
la convivenza in autogestione; la continuazione quotidiana dei precedenti
impegni personali di studio e lavoro; il servizio agli ospiti che porta alla
costruzione di una significativa relazione di accoglienza e aiuto; la preghiera e il discernimento.
Per informazioni e prenotazioni: suor Giovanna, tel. 347-9088794, e-mail
[email protected].
scoppiare quella bolla di
“normalità” in cui noi
quotidianamente ci rifugiamo. Quelle poche ore a
stretto contatto con queste splendide persone ci
hanno fatto capire quanto la nostra vita possa essere più ricca e vera se
orientata a ciò che davvero conta». Le fa eco Paola: «La settimana che abbiamo vissuto assieme è
stata intensa ma molto
bella. Mi è servita per distogliermi dal mio “io” e
cercare di comprendere
attraverso il servizio una
realtà diversa da quella
di tutti i giorni». Ed ecco
la testimonianza di Silvia: «Quanto è bello amare senza misura! Un sorriso, una carezza possono
portare gioia, spensieratezza e calore. Ad Albese,
in poco tempo, abbiamo
scoperto che siamo noi a
porci delle barriere nei
confronti di chi è ritenuto
“diverso”, che non c’è
niente di più facile di essere utili agli altri, ancora di più se meno fortunati di noi, e che ogni qual
volta siamo soliti dire
“non ho tempo” è solo una
scusa. Soprattutto abbia-
mo imparato ad ascoltare il silenzio degli ammalati, ognuno dei quali ha
lasciato un segno indelebile nel nostro cuore, a
capire i loro stati d’animo,
a condividere con loro la
nostra quotidianità e la
semplicità di un abbraccio. Gli “ospiti” della casa
di cura Villa San Benedetto hanno servito noi e
non viceversa». Conclude
Lorenzo: «Nonostante
una buona parte di preconcetti portati da casa e
un po’ di sana diffidenza,
alla fine la domanda che
mi ha ronzato in testa per
una settimana (ma sono
più matti quelli fuori o
quelli dentro?) ha trovato una risposta. Il confronto con una realtà tanto vera quanto - spesso
volutamente - tenuta lontana dalla vita di tutti i
giorni è stato molto stimolante e mi ha insegnato
che non si è mai arrivati
in fondo a un cammino,
ma che piuttosto ci si sente spesso troppo pieni di
sé per poter ammettere
che esiste qualcun altro al
di fuori di noi stessi verso il quale portare attenzione».
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Bassa&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
BOSISIO PARINI
E. Medea: 25 anni
sul filo della ricerca
V
enticinque anni di lavoro nel
campo della ricerca bio-medica al servizio
della disabilità - se si pensa all'accelerazione registrata, in ogni campo, dall'impresa scientifica - rappresentano una stagione
di intensità straordinaria.
L'Istituto "E. Medea"
ha vissuto questo importante arco temporale attraverso un costante processo di incremento delle
risorse umane, strutturali, tecnologiche e finanziarie riservate all'attività di
ricerca scientifica.
L'11 dicembre 2010,
alle ore 9.00 presso la sede centrale di Bosisio
Parini, il Medea festeggia
il 25° anniversario del suo
riconoscimento quale
IRCCS - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico - con il Convegno "La salute del bambino tra genetica e neuroscienze, prospettive etiche e di ricerca".
Intervengono all'incontro monsignor Franco
Giulio Brambilla, preside
Facoltà Teologica Italia
Settentrionale, Domenico
Galbiati, presidente
IRCCS E. Medea, Nereo
Bresolin, direttore scientifico IRCCS E. Medea,
con una relazione su "Integrazione tra ricerca genetica e neuroscientifica:
nuove prospettive in campo riabilitativo"; Massimo
Molteni, direttore Sanitario IRCCS E. Medea, parlerà di "Tutela e promozione della salute mentale nell'infanzia e nell'ado-
R
iuscire a cogliere le emozioni
dell'altro, anche
solo dallo sguardo, è una capa
cità straordinaria dell'essere umano. Una capacità tutt'altro che scontata,
soprattutto quando si ha
a che fare con bambini
autistici. Comprendere il
significato di un gesto o
un'espressione è per loro
una difficoltà spesso
insormontabile: quello
che per tutti è un sorriso
diventa facilmente una
semplice smorfia.
Emmanuelle Rossini,
docente e ricercatrice del
Dipartimento sanità della SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) ha
elaborato una metodologia, denominata SAS
(Sviluppo Abilità Sociali)
costruita sull'interazione
dei bambini con pupazzi
animati dal terapeuta.
Alla luce dei positivi risultati ottenuti, è nato un
progetto di ricerca volto a
mostrarne la validità.
Lo studio sarà condotto
in stretta collaborazione
Svizzera/Italia: oltre alla
prof.ssa Evelyne Thom-
Sabato 11 dicembre si festeggia
un compleanno speciale per l’unico
istituto scientifico italiano riconosciuto
per la ricerca e la riabilitazione
in età evolutiva
lescenza: il ruolo della ricerca", mentre Emilio
Clementi, docente di
Farmacologia all'Università degli Studi di Milano, di "Nuovi indirizzi di
ricerca per una farmacologia a misura delle età
minori della vita"; segue
Maria Teresa Bassi, responsabile del Laboratorio di Biologia Molecolare
dell'IRCCS E.Medea, con
una relazione su "Genetica, malattie rare e contesto familiare", mentre
Gianluigi Reni, responsabile della Linea di ricerca in Bioingegneria all'
IRCCS E. Medea illustrerà l'attività del Centro
Studi di Neuroimaging
dell'Età evolutiva (Ce
SNE) dell'Istituto; Cosimo Urgesi, docente di
Psicobiologia all'Università di Udine, parlerà di
"Percezione e rappresentazione del corpo nel cervello: dal laboratorio alla
clinica" mentre Maurizio
Chiodi, docente di Teologia Morale - Facoltà Teologica Italia Settentrionale, focalizzerà l'attenzione
su "Disabilità e presupposti etico-antropologici della riabilitazione".
LA RICERCA
AL MEDEA
L'attività di ricerca nel
campo delle patologie dello sviluppo e delle neuroscienze costituisce l'ambi-
to di interesse centrale
per l'IRCCS Eugenio Medea.
Questo impegno è finalizzato alla diagnostica,
alla terapia genica, allo
studio e sperimentazione
di tecniche riabilitative e
alla individuazione di
nuove tecnologie in campo bioingegneristico.
Al Medea l'attività
scientifica si muove su un
crinale che intreccia genetica e neuroscienze, vale
a dire i due ambiti oggi
più fortemente innovativi e più ricchi di prospettive, e si articola in 10 linee di ricerca: Neuropatologia, Riabilitazione
neuromotoria e neuro-psicologica funzionale, Psicopatologia dello sviluppo, del linguaggio e dell'apprendimento, Neurofisiopatologia, Neurobiologia, Bioingegneria, Bioinformatica, Organizzazione dei servizi Sanitari, Bioetica e Neuroimaging.
Con l'obiettivo di porsi,
in modo strutturato ed
organico, in un'ottica europea e mondiale, l'
IRCCS Eugenio Medea
collabora con altri importanti partner nazionali ed
internazionali, in uno
scambio continuo di uomini, progetti e ricerche.
In questa rete di collaborazioni sono coinvolte circa 30 tra le più importan-
ti università italiane, 40
ospedali, fondazioni e centri specializzati del Paese, 20 università e centri
di ricerca all'estero, in
Europa (Olanda, Francia,
Gran Bretagna, Irlanda,
Spagna, Germania e Svezia), in America (USA e
Canada) e in Oceania
(Australia).
LA RETE
DEL MEDEA
In Lombardia a Bosisio
Parini, polo centrale dell'Istituto, hanno sede
quattro unità operative
che si prendono cura dei
bambini e dei giovani in
età evolutiva affetti da
malattie neurologiche, disturbi cognitivi, deficit
neuropsicologici, problemi di apprendimento e di
linguaggio, disturbo da
deficit di attenzione con
iperattività, disturbi emozionali, disturbi del comportamento alimentare e
psicosi infantili. Vengono
accolti inoltre bambini e
giovani che hanno subito
un trauma cranico o una
lesione cerebrale di altra
causa acquisita in età
postnatale e persone con
disabilità motorie neurologiche ed ortopediche
congenite ed acquisite in
età pediatrica, ma che
possono anche persistere
in età adulta. Le unità
operative sono dotate di
una serie di Servizi alcuni dei quali riconosciuti
come Centri di riferimento regionali (per l'Ipo-visione dell'Età Evolutiva,
per la ADHD, per le psicosi infantili, per l'epilessia).
Nel Veneto, a Conegliano e Pieve di Soligo, sono
dislocate due unità che si
occupano delle gravi
disabilità in età evolutiva
e della riabilitazione delle turbe neuropsicologiche acquisite.
Nel Centro Ausili di
questo polo è presente
l'unico Centro Mobilità
dotato di simulatore di
guida, due auto multiadattate per la valutazione delle abilità motorie e
cognitive e per il ritorno
alla guida.
In Puglia, ad Ostuni,
opera un polo scientifico
a cui possono accedere
bambini e giovani che necessitano di valutazioni
diagnostiche e trattamenti riabilitativi nell'ambito della neurologia dello
sviluppo, della riabilitazione funzionale e della
psicopatologia dello svi-
ANCHE COMO COINVOLTA NEL PROGETTO
Autismo, scoprire l’empatia
grazie alle marionette
Ricerca svizzera/
italiana per
testare la validità
di una nuova
metodologia
riabilitativa
basata sui neuroni
specchio. La
sperimentazione
verrà avviata
a La Nostra
Famiglia di Como
men dell'Università di
Losanna, alla Fondazione
A.R.E.S (Autismo Ricerca
e Sviluppo), al Dipartimento Socialità e Sanità
del Cantone Ticino e al
Servizio di neuropediatria di Bellinzona, parteciperanno al progetto il
centro La Nostra Famiglia di Como (in stretto
collegamento con l'IRCCS
"E. Medea" di Bosisio
Parini) e il dipartimento
di psicologia dello Sviluppo dell'Università di Torino.
Il metodo trae le sue
basi dalla teoria dei neuroni specchio del prof.
Gallese, che spiega il meccanismo della simulazione incarnata e la nostra
capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo una persona provare una certa
emozione si attivano, nel
nostro cervello, gli stessi
neuroni che entrano in
gioco quando siamo noi a
sentire quella stessa emozione. Probabilmente nei
bambini con alcune forme
di autismo (per es. Asperger) il circuito cerebrale costituito da questi
neuroni risulta inceppato.
Il campione dello studio
sarà costituito da 36 bambini con autismo, 24 seguiti con il metodo SAS e
12 con i metodi tradizionali. A questi sarà affiancato un gruppo di confronto di 20 bambini senza
autismo. I gradi d'autismo e il livello cognitivo
saranno valutati usando
i test più accreditati, senza tralasciare altre importanti valutazioni come
quelle sulle abilità linguistiche; ciò permetterà, per
esempio, di capire se le
abilità di cognizione sociale acquisite si ripercuotono anche sul linguaggio,
migliorandone l'utilizzo.
Il metodo SAS consiste
in attività in piccoli gruppi, in contesti simili alla
vita quotidiana. Grazie al
gioco con le marionette,
alle quali si può cambiare l'espressione del volto,
i bambini hanno la possibilità di simulare situazioni molto diverse: semplici ma fondamentali accorgimenti che permetto-
no loro di fermarsi e capire, per esempio, quale delle loro azioni abbia indotto una particolare emozione sul volto della marionetta. Grazie a queste
esperienze, il bambino
riesce a cogliere le analogie con la realtà e migliorare la sua capacità di
comprensione, rendendosi col tempo sempre più
indipendente dalla terapia. "Risultati positivi
sono stati osservati - sostiene Emmanuelle Rossini - anche su bambini
con autismo molto piccoli
che non parlano o hanno
deficit cognitivi importanti. C'è la speranza che
anche questi bambini,
grazie a un intervento più
mirato a livello di cognizione sociale, riescano a
integrarsi sempre di più".
La grande differenza
rispetto ad altri interventi è proprio quella d'aver
luppo.
Dal 2009 è riconosciuto
Centro di riferimento regionale per la diagnosi e
il trattamento delle paralisi cerebrali infantili e
delle gravi cerebrolesioni
in età evolutiva.
Infine in Friuli-Venezia
Giulia, a San Vito al Tagliamento e Pasian di
Prato, oltre che presso l'Azienda Ospedaliera di
Udine, è attivo un polo
scientifico che si occupa in
particolare della diagnosi, della valutazione e della rieducazione degli esiti di patologie neuromotorie, neurovisive, cognitive congenite o acquisite dell'età evolutiva e
giovane adulta. Sviluppa
inoltre, in collaborazione
con MOVE (Mobility
Opportunities Via Education) Europe - Università
di Wolverhampton (England), programmi didattici di educazione al movimento nei gravi disabili e ricerche clinico-sperimentali per verificare le indicazioni e l'efficacia in età evolutiva di tale
programma di riabilitazione, per il quale è riconosciuto Centro di riferimento nazionale per l'Italia.
posto l'attenzione sulla
cognizione sociale, anziché sulle competenze sociali: "Non basta insegnare a un bambino con autismo quale sia il comportamento più opportuno da
tenere in certe situazioni,
il vero obiettivo è aiutarlo a migliorare la sua consapevolezza, capire le sue
emozioni, migliorare il livello di empatia con l'altro - spiega Antonio Salandi, direttore medico de
La Nostra Famiglia di Como -. Il primo passo dello
studio sarà capire fino a
che punto, grazie a questa metodologia, i bambini migliorano la loro capacità d'interazione con
l'altro, la comprensione
delle proprie emozioni e
quelle altrui, sviluppando
anche un linguaggio che
integri in modo coerente
la dimensione emotiva e
affettiva".
Le collaborazioni avviate aprono la strada a futuri progetti di ricerca,
magari spostando l'attenzione su questioni di natura più fisiologica, legate proprio ai neuroni specchio e alla basi fisiologiche dell'empatia.
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Lago&Bassa
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
L’AVVIO ALLA PRESENZA DEL VESCOVO
Un nuovo anno
per la comunità
B.V. del Bisbino
M
artedì 30
novembre
il vescovo
Diego Coletti ha presieduto a Cernobbio, nella chiesa del SS. Redentore, la S. Messa per l’avvio del nuovo anno pastorale della Comunità Beata Vergine del Bisbino.
Per il Vescovo è stato un
ritorno nella chiesa dove,
meno di due anni fa, aveva annunciato ai fedeli la
nascita della nuova comunità pastorale, una delle
prime delle diocesi, che
avrebbe portato ad una
sempre maggior integrazione delle parrocchie di
Cernobbio, Maslianico,
Piazza S. Stefano, Rovenna e Stimianico con Casnedo.
L’arrivo del Vescovo è
stato salutato dai primi
fiocchi di neve caduti per
tutta la serata. All’inizio
della celebrazione don
Bruno Biotto ha voluto a
nome degli altri sacerdoti - don Antonio Fossati,
don Andrea Della Monica
e don Simone Tiraboschi
Mons. Coletti
ha presieduto,
lo scorso 30
novembre,
nella chiesa
del SS. Redentore,
la S. Messa
per la ripresa
del cammino
pastorale
- e dei fedeli, presentare
il cammino fatto in questi anni dalla comunità.
Un percorso non facile ma
ricco di avvicinamento e
condivisione. “Dopo lo
smarrimento iniziale di
tanti - ha dichiarato nel
saluto iniziale - ora stiamo superando tante difficoltà organizzative e diffidenze e, seppur ancora
timidamente, incominciamo a sperimentare che
insieme è difficile ma è
meglio. E’ vero esistono
ancora tante zone d’ombra, qualcuno si sente
ancora abbandonato ma
qua e là intravvediamo
dei segni di apertura. Forse ci stiamo rendendo
conto che non si può continuare a coltivare il proprio orticello senza osservare che la realtà, la vita
attorno è già radicalmente cambiata”. Difficoltà
che il Vescovo ha dimostrato di comprendere definendole “resistenze umane” ma anche invitando ad andare oltre per
riscoprire il centro della
fede: “Gesù Cristo”.
Perché, come ha spiegato nell’omelia, “essere cristiani vuol dire essere disposti a lasciare qualcosa,
persino noi stessi, per
metterci a seguire Lui”.
“Il mondo sta cambiando
- ha detto il Vescovo ai fedeli - e dobbiamo renderci conto che in Occidente
e in Europa stanno succedendo cose grosse. E’
per questo che vi dico che
il mondo ha bisogno di
noi. Ha bisogno di cristiani innamorati di Gesù”.
Prima di lasciare la
chiesa, il Vescovo ha voluto rivolgere un ultimo
invito: “dovete sforzarvi di
passare dall’io al noi. Non
c’è più il mio prete, ma i
nostri preti. Non più la
mia parrocchia - che pur
continua ad esistere ed
essere importante - ma le
nostre parrocchie”. Un
messaggio che vale non
solo per la Comunità Beata Vergine del Bisbino
ma per tutte le realtà della diocesi chiamate a nuovi cammini pastorali.
M.L.
INAUGURATO MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE
“Dio è con noi l’Emanuele”, il presepe di Rovellasca
o scorso 8 dicembre, presso la chiesa di Santa Marta,
in Rovellasca, sono
stati benedetti il
nuovo presepio e i Gesù
bambini che saranno collocati nei presepi di famiglia.
“Dio è con noi l’Emanuele” è il tema scelto per
il presepio di quest’anno,
un inno all’importanza
del sentirci vicini al nostro unico Dio che è Padre, Figlio e Spirito santo
e che la Chiesa proclama
attraverso il dogma della
Santissima Trinità.
L
Il presepio Natale 2010
si presenta totalmente
rinnovato rispetto agli
ultimi anni.
La scenografia, molto
attinente al tema, creata
con difficoltà e pazienza
risulta così strutturata:
- Betlemme con le sue
immense grotte scavate
nella montagna e poi la
parte desertica depressionaria fino al Mar Morto;
- le strade della fede in
salita perché credere ai
dogmi, in particolare a
quello dell’immacolata e
della Santissima Trintà,
richiede una grande fede;
- il fiume Giordano dove
Gesù riceve il battesimo
e Dio entra in prima persona chiamando Gesù suo
figlio;
- l’icona di Gesù maestro di vita;
- i pastori con i loro
greggi, testimoni della
nascita del buon pastore
e del suo gregge che è l’intera umanità;
- il castello di re Erode
dove regna il peccato,
l’egoismo, la lussuria ed il
potere;
- l’inferno con il demonio tentatore ed il fuoco
eterno.
Un presepio tutto da
ammirare nella sua scenografia con l’acqua che
scorre, l’effetto di luci e
colori, curato in ogni particolare e con le statuine
in movimento. Un’opera
realizzata dal nulla di
anno in anno, nessuno dei
suoi componenti è, infatti, prefabbricato, ogni singolo pezzo viene realizza-
A CAMNAGO VOLTA “LA CONTA DI NATALE”
Sabato 11 dicembre, alle ore 16, presso l’Auditorium “A. Volta” di
Camnago Volta, la Circoscrizione 4, in collaborazione con la Parrocchia di
Santa Cecilia propone lo spettacolo per bambini “La conta di Natale” di e
con Claudio Milani ed Elisabetta Viganò della Compagnia Latoparlato di
Como. Un grande calendario con i numeri dall’uno al ventiquattro apre le
sue caselle per regalare storie e racconti che parlano di Natale. Sono storie corte come un soffio o lunghe come un filo per i panni, piccole come un
cioccolatino o grandi come un pupazzo di neve o…pericolose come quella
dell’Orco Balocco!
L’ingresso è libero. Per informazioni: tel. 347-8452378; e-mail
[email protected].
to con tempo, pazienza e
tanta fantasia, senza trascurare la complessa componente tecnica.
Lo scorso anno il presepio di Santa Marta è stato visitato da ben 5 mila
persone! E dal 18 dicembre i presepi realizzati dai
partecipanti al “Concorso
presepi”, promosso dalla
parrocchia Santi Pietro e
Paolo di Rovellasca, faranno da cornice a questa
straordinaria “esplosione”
della Natività.
Anche quest’anno si
rinnova così una tradizione, da tempo viva a Rovellasca, che vuole il presepio al centro di una serie di iniziative gravitanti attorno alla chiesa di S.
Marta.
ORARI DI VISITA E APPUNTAMENTI
Ecco il programma delle iniziative presso la chiesa di S. Marta
8 dicembre, ore 10, apertura del presepio, ore
11 benedizione del presepio e dei Gesù Bambini;
venerdì 17 dicembre, ore 21, recita teatrale sul
tema: “L’Emanuele, Dio è con noi”;
sabato 18 dicembre, consegna dei presepi in
concorso. Sarà possibile votare i presepi durante
l’orario di visita dal 19 dicembre 2010 al 9 gennaio
2011, fino alle ore 12;
Domenica 9 gennaio 2011, ore 17 premiazione
dei presepi in concorso
Gli orari di visita al presepio presso la chiesa di
S. Marta sono i seguenti:
giorni feriali: dalle ore 15 alle ore 18, giorni festivi dalle ore 15 alle ore 12.15 e dalle ore 15 alle ore
19.
Si precisa che il 24 dicembre la visita al presepio
sarà aperta solo dopo la S. Messa della mezzanotte
e che il 25 dicembre sarà possibile accedere al presepio solo dalle ore 10 alle ore 12.15.
A CAPIAGO IL MERCATINO DI NATALE
Il Comitato Settembre Capiaghese organizza nel centro storico di Capiago il
Mercatino di Natale, giunto ormai al suo 12°. L’appuntamento è per domenica 12
dicembre, dalle ore 9.30. Nelle bancarelle si potranno trovare prodotti tipici dell’artigianato e hobbistica con tante idee regalo originali per il Natale. In programma anche giochi, giostre e divertimenti per bambini. Si ricorda che acquistando i
biglietti della sottoscrizione a premi o dando il proprio contributo al Comitato
Settembre Capiaghese versando la somma sul c/c intestato a: Comitato Settembre Capiaghese - Costruiamo l’Ospedale a Touloum - c/o Cassa Rurale ed Artigiana Cantù - Filiale di Olmeda - IBAN IT68B0843051080000000054335, si sostiene
l’iniziativa di solidarietà di Padre Piergiorgio Cappelletti, di Capiago Intimiano
“Costruiamo l’Ospedale a Touloum”
Sacerdote che da quarant’anni svolge la propria missione pastorale in Cameroun
CRONACA
P A G I N A
24
di BRUNELLA RAINERI
E
ra gremitissima la
chiesa a Domaso il
28 novembre scorso, e non avrebbe
potuto essere altrimenti, dato che la comunità si è riunita per salutare don Sergio Mazzina, arciprete, parroco da
14 anni nel “gentil paese”.
Sicuramente si può affermare che era molto tempo che non si viveva un
evento simile nella bella
parrocchiale dedicata ai
SS. Bartolomeo e Nicola.
Erano presenti tutte le fasce d’età della popolazione: dai piccolissimi in
braccio a genitori ai bambini dell’asilo, dai più
grandicelli agli adolescenti, e poi mamme, papà, nonni, famiglie intere
insomma. Tanta gente insieme per rendere grazie
e salutare Don Sergio, che
si appresta a continuare
la sua opera in quel di
Talamona (So). La cerimonia è stata molto toccante particolarmente
durante l’offertorio, quando i rappresentanti della
popolazione hanno portato i loro doni al sacerdote
che, emozionatissimo, li
ha ricevuti. Ma, aldilà di
questo, il regalo più bello
per lui è stato sicuramente il vedere un’intera comunità raccolta nella sua
chiesa, attorno al suo parroco, per una dimostrazione tangibile di affetto e di
riconoscenza, come espresso anche dal Sindaco,
che ha ringraziato da parte di tutti e dell’Amministrazione comunale. D’altro canto, oltre le parole
spese a questo fine, erano i volti, le espressioni,
le lacrime delle persone
che esternavano ciò che
esse veramente in cuor
loro sentivano. E così,
quel concetto di “comunità” su cui don Sergio ha
tanto insistito, che ha cercato con ogni sforzo ed
ogni mezzo di rendere
“vivo”, durante la S. Mes-
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
LO SCORSO 28 NOVEMBRE
Il saluto
di Domaso
a don
Mazzina
sa prima e durante i festeggiamenti poi, ha preso
“corpo”, si è manifestato
in tutta la sua pienezza.
Nello scambiarsi il segno
della pace ognuno dei presenti ha percepito qualcosa di vero, di genuino, che
va anch’esso oltre il semplice gesto. Come don Sergio ha ricordato durante
l’omelia gli anni trascorsi a Domaso, così ognuno,
dentro di sé, ha ripensato
alla propria di vita, scandita, come è normale, da
avvenimenti lieti e da fatti tristi. Ma la vita è tutto questo, con le sue gioie
e i suoi dolori, e , come egli
ha nuovamente ribadito,
va vissuta nella gioia e
nella speranza, alla luce
del Vangelo. Al termine
della S. Messa si è tenuto
in oratorio un grande rinfresco, anche se definirlo
così è molto riduttivo, perché quello che gli organizzatori, volontari, ecc. hanno preparato andava oltre
ogni aspettativa. Esso poi
è stato allietato dalla lettura di una lunga e simpatica poesia in dialetto
domasino composta da
una parrocchiana che,
come è solita fare nelle
grandi occasioni, ha dato
un tocco molto particolare al saluto a don Sergio
e alla mamma, Natalina,
ricordata con tanto affetto, unitamente alla memoria del compianto marito. L’8 dicembre il sacerdote è stato accompagnato dai suoi fedeli - che
sempre tali resteranno
nel suo e nel nostro cuore, nonostante la sua assenza - verso la sua nuova destinazione valtellinese.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Una chiesa
gremita ha
tributato il suo
“grazie” a don
Sergio, che
per 14 anni
ha guidato
la comunità
Lago&Valli
L’8 NOVEMBRE
Il “Grazie”
di Pellio
a don Franco
Un mese fa don Bernasconi, dopo
53 anni, ha lasciato la sua
parrocchia di San Michele Arcangelo
D
a Pellio Intelvi
inferiore riceviamo e, volentieri, pubblichiamo.
Era il 17 novembre 1957
quando don Franco Bernasconi venne nominato
parroco a Pellio Inferiore:
e lui uomo della Parola di
Dio si è posto con amore,
attenzione e fede alla guida di questa piccola parrocchia vallintelvese che
ha condotto per 53 anni,
e domenica 8 novembre la
sua comunità l’ha ringraziato per tutto quello che
ha fatto e l’ha salutato
con semplicità e con “il
cuore in mano”.
Classe 1931, nominato
sacerdote dal vescovo
mons. Felice Bonomini il
26 giugno 1955, ha celebrato la prima Santa
Messa a Cagno, suo paese natale, ove ora è ritor-
nato ad abitare nella
sua casa paterna accompagnato dalla signora Regina che con
lui ha condiviso tanti
anni di vita comune dedicandosi alla sua persona ed alla gestione di
tante attività parrocchiali.
Don Franco sempre
molto attento alla attività educativa dei parrocchiani, ha saputo
mantenere (nel rispetto
delle disposizioni liturgiche) le feste tradizionali
che costituiscono sempre
momenti di fede intensa:
“se non si conservano le
radici non è possibile ottenere nuovi fiori e nuovi
frutti”, ponendo molta attenzione alla Confraternita.
Molto devoto alla Madonna di Fatima, ha consacrato a Lei la sua Parrocchia nel 1959 ed ha
costruito a Pellio una
meravigliosa “Casa di
Spiritualità” dedicata appunto alla Madonna di
Fatima.
Il saluto comunitario si
è sviluppato nel corso della solenne Santa Messa
domenicale delle ore 11,
dove accanto a don Franco hanno concelebrato
don Paolo Barocco (vicario foraneo ed attuale
amministratore parrocchiale) e padre Simone Re
Dionigi (Rettore della
Casa di Fatima), celebrazione arricchita dalla locale Confraternita e dal
Coro parrocchiale.
Don Franco è stato
quindi salutato dal Sindaco e da una rappresentante della Comunità, oltre che da don Paolo anche a nome di tutti i sacerdoti della Valle: a don
Franco ed a Regina sono
stati altresì consegnati
dei doni, simbolo di ringraziamento, saluto e ricordo.
Ci sembra bello concludere questa breve nota
esplicitando alcune delle
preghiere dei fedeli proclamate durante la Santa Messa che bene esprimono i nostri sentimenti:
- per don Franco che con
determinazione ha condotto per oltre 50 anni la
nostra parrocchia proclamando tra noi il Vangelo
e sviluppando la pastorale sul messaggio della
Parola di Dio e sull’amore verso la Madonna;
- per don Franco, affinché, con l’intercessione
della Madonna di Fatima,
il Signore lo sostenga in
questo momento di transizione e gli conceda salute, forza e rinnovata
fede;
- per don Franco che
anche se sarà fisicamente lontano da noi, ci terrà
sempre nel suo cuore e
nelle sue preghiere e continuerà a volerci bene,
come noi gliene vorremo
a lui. Grazie di Cuore
don Franco.
Con riconoscenza i tuoi
parrocchiani”.
VENERDÌ 17 DICEMBRE, ALLE ORE 21
La Corale S. Nicola torna a Villa Erba
nche quest’anno, com’è ormai
tradizione, la
Corale San Nicola di Cernobbio terrà il Concerto di
Natale in Villa Erba e più
precisamente nel salone
espositivo allestito per
mille posti a sedere con
entrata gratuita. Anche
per questa manifestazione la Corale, si avvarrà
della preziosa collaborazione del maestro Pierangelo Gelmini alla guida
dell’Orchestra Filarmonica del Lario, e della voce
solista del soprano Ilaria
Taroni. Non mancherà la
parola del sig. Luigi Monti, del Conservatorio mu-
A
sicale di Como.
La “sorpresa” dell’edizione 2010 (l’ottava) sarà
tutta sui contenuti dei
brani cantati e suonati.
Infatti non verrà più proposto un repertorio di
canti della tradizione natalizia, bensì il contenuto
del concerto sarà dedicato al “150° anniversario
dell’Unità d’Italia”. Quindi l’Orchestra eseguirà
degli inni a suo tempo
“nazionali”, quali S'hymnu sardu nationale del
Regno di Sardegna; l’Inno Borbonico di Maisiello,
l’Inno Pontificio e la Marcia Reale dei Savoia, oltre che accompagnare la
soprano Taroni in brani
famosi, quali “La luce
langue” dal Macbeth di
Verdi ed un’aria dal Ballo in Maschera sempre
del grande compositore
italiano. Certo non mancheranno, cantati dalla
Corale San Nicola brani
tratti da opere famose,
tutte riportabili al periodo storico di cui trattasi
quali: Patria oppressa,
Viva Italia dalla Battaglia di Legnano; Guerra;
Guerra dalla Norma di
Bellini, Si ridesti il Leon
di Castiglia dall’Ernani di
Verdi e altri ancora per
non dimenticare il “Va
pensiero” dal Nabucco di
Verdi ed il “Canto degli
Italiani” di Mameli que-
st’ultimo nella versione
totale di cinque strofe (solitamente si canta nell’Inno nazionale solo la pri-
ma strofa). Ma le sorprese non sono finite; ci sarà
infatti una sezione dedicata ai canti popolari del-
l’epoca. Accompagnati
dalla fisarmonica e da un
piccolo complesso d’archi,
verranno eseguiti –sempre dalla Corale San Nicola - in sequenza: La
bandiera dei tre colori;
Addio mia bella addio; La
bella Gigogin e, per finire, Il Piave mormorò.
Quindi un programma
che rievoca un momento
storico molto importante
per la nostra Unità, che
non vuole solo essere nostalgico ma che è proiettato verso il futuro della
nostra Nazione Italiana.
L’inizio è fissato per le ore
21.00 di venerdì 17 dicembre in Villa Erba a
Cernobbio.
P A G I N A
26
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
SONDRIO LA MOSTRA RESTERÀ APERTA FINO AL PROSSIMO 12 DICEMBRE
La religiosità del Caravaggio
L’esposizione,
che sta
riscuotendo un
ottimo successo,
sorprende per il
suo allestimento
originale
che permette
di cogliere
l’intensità
del tratto come
dall’originale
di ANGELO REPI
C
he dire della mostra Caravaggio, l’urlo e la
luce visitabile in
questi giorni a
Sondrio e fino a domenica 12 dicembre presso il
Museo Valtellinese di Storia e Arte, se non che sorprende il visitatore per la
libertà, l’intelligenza e la
freschezza nuova con cui
invita a guardare i capolavori di uno dei nostri
più grandi artisti di ogni
epoca. Dico libertà, sia
guardando all’artista, che
fu forse una delle personalità più libere di tutti i
tempi, guidato solo dal
suo potente estro intriso
di religiosità profonda e
tormentata, sia pensando
a tanta critica che, dopo
averlo imprigionato entro
schemi preconcetti, è impotente quale eunuco a
penetrare le profondità
abissali della sua arte.
Qui si potrà solo dare
qualche saggio di questa
visione perseguita dal curatore Roberto Filippetti, che con infinita
passione e desiderio di oltrepassare la superficie
delle opere si è recato di
persona nei musei, fermandosi per ore in contemplazione, fino a cogliere il dettato dell’ispirazione, fino a intuire “la perfezione folgorante della
bellezza percepita nel fervore del momento creativo” (G.P. II, Lettera agli
artisti), riflesso del Vero
con la “V” maiuscola. Entriamo ora, sfogliando la
guida di Filippetti, nella
prima stanza della mostra dove si trovano le cosiddette Pitture ethicae
(o comiche), opere giovanili del Caravaggio, “Insomma, dei quadri che
nascondono una predica spiega -, una morale della favola che però non
pesa, perché s’impara sorridendo, o magari commovendosi”. Delle tre riproduzioni esposte ci fermiamo a leggere l’Autoritratto in veste di Bacco,
che - ci fa notare - ricorda
il canto carnascialesco
della Canzona di Bacco e
Arianna Quant’è bella
giovinezza / che si fugge
tuttavia..., composto da
Lorenzo il Magnifico a
fine ‘400. È questo infatti
il suggerimento del Bacchino malato, “Autoritratto del ventiduenne
pittore che, malato, e non
avendo i soldi per le cure,
era stato ricoverato presso l’ospedale della Consolazione, quello degli indigenti, forse per malaria,
AGENDE E CALENDARIO BPS
Come da 14 anni a questa parte, Banca Popolare di
Sondrio saluta l’anno nuovo, ormai alle porte, omaggiando ai suoi clienti ed amici con il ricco libro-agenda e due calendari: uno olandese, l’altro da tavolo. In
distribuzione in questi giorni presso tutte le filiali
dell’istituto, hanno quest’anno come argomento conduttore il mercato. Inteso come luogo di scambio di
merce, di denaro e di idee, e quindi eletto a metafora
della vita e della storia dell’uomo, il mercato (con tutto ciò che attorno ad esso ruota, a cominciare dall’attività della banca) è in particolare il “fil rouge” dell’agenda, uscita dall’abile penna di Gigliola Magrini.
Attraverso curiosità e notizie storiche, economiche, di
costume che l’autrice è andata minuziosamente cercando, sfogliando con curiosità e pazienza vecchi giornali, libri ed enciclopedie e che ha poi riordinato in
rubriche fisse, declinate lungo i giorni della settimana, si ha il piacere di fare un viaggio ricco di informazioni che accompagnano piacevolmente i 365 giorni
dell’anno nuovo. Alla Valtellina e alla Valchiavenna,
Bps – rinnovando il suo legame di gratitudine con il
territorio - ha voluto dedicare invece la bella antologia di scatti (i fotografi sono Mauro Lanfranchi, Alessandro Ordertoller, Vincenzo Martegani, Riccardo
Marchini, Massimo Tognolini, Roberto Bogialli) che
corredano i due calendari. L’obiettivo è quello di fare
conoscere le bellezze locali anche ai tanti suoi soci che
sondriesi non sono.
forse per il calcio di un
cavallo. Ancora i frutti,
sul tavolo, in primo piano; ma il giovane Bacco...
ha l’aspetto debole ed
emaciato del convalescente; ha sul capo una coroncina d’edera in parte avvizzita, un sorriso appena
accennato tra l’ambiguo,
l’irridente, il malinconico,
le labbra bluastre, la carnagione terrea e malaticcia. Chi vuol esser lieto,
sia / di doman non v’è
certezza, prosegue la Canzona di Lorenzo. Dunque
carpe diem: cogli l’attimo,
mordendo il frutto della
vita. Un possesso che però
non soddisfa, pare dirci
questo autoironico BaccoCaravaggio”. Spostiamoci
ora nella seconda stanza,
intitolata L’Urlo, e accostiamoci alla Decollazione del Battista. Qui
Filippetti ci ricorda che
Caravaggio venne condannato alla decapitazione per aver ferito a morte
Ranuccio Tomasoni: “Da
quel 28 maggio 1606 il
tema della testa tagliata
tornerà tante volte, con
cupa valenza autobiografica, nelle sue opere.
Petrarca lo chiamerebbe
‘Trionfo della morte’. C’è
qualcosa, qualcuno che
vince la morte? Giovanni
Battista è il profeta che
indica l’Agnello di Dio,
Colui che si sacrifica, che
va a morire per vincere la
morte... Proprio come nella Giuditta che decapita
Oloferne, anche qui l’azione è colta nell’attimo che
precede il culmine. Il carnefice, che ha inferto il taglio di spada, si appresta
ora a estrarre la lama (un
pugnale corto, detto misericordia, ndr.) con cui finirà di recidere il collo,
portando il colpo di grazia”. Della scena, dove i
personaggi sono disposti
simmetricamente, sottolineiamo “il sussulto di
inorridita pietà” di una
vecchia e la morbosa curiosità con cui dal buio
“due prigionieri si protendono ad osservare la scena...”. Questa Decollazione..., “gigantesca tela dipinta a Malta nel 1608 è
l’unica che Caravaggio
abbia firmato. E lo ha fat-
PICCOLA OPERA DI TRAONA:
IMPOSTORI CHIEDONO SOLDI A
NOME DELLA STRUTTURA RELIGIOSA
Le Sorelle della Piccola Opera di Traona hanno segnalato che alcuni individui, in questi giorni, approfittando anche dell’approssimarsi delle festività
natalizie, si presentano presso le abitazioni della
provincia di Sondrio per chiedere soldi, utilizzando
il nome dell’Istituto religioso. Di recente, infatti, alcuni cittadini della zona di Talamona hanno ricevuto la visita di questi personaggi, i quali hanno chiesto soldi a nome e per conto della struttura religiosa
valtellinese. Stando alle indicazioni raccolte, gli impostori chiederebbero dei contributi in denaro per
vendere piccoli lavori che - a loro dire - sarebbero
stati realizzati dai bambini ospiti della struttura di
Traona, cosa assolutamente non vera.
Come sei mesi fa, quando accaddero analoghe situazioni, le suore hanno dovuto prendere le distanze da
questo episodio: «Vi informiamo - hanno spiegato che da parte nostra non è mai stata attuata un’iniziativa del genere e vi preghiamo di non dare assolutamente denaro a questi individui. Se vi dovesse
accadere quanto sopra menzionato vi preghiamo di
segnalare con celerità l’accaduto alle autorità competenti per permettere di fermare quanto prima
questa deprecabile situazione».
to col sangue che scorre
dalla testa mozzata di
san Giovanni... Un rosso
rivolo che pare il prolungamento del rosso manto
calpestato dal boia: rosso
vivo, il colore della carità, del sangue donato”.
Vediamo ancora un dipinto, nella quarta stanza,
intitolata Il Redentore:
ci fermiamo presso la Resurrezione di Lazzaro,
che riproduce la scena del
luogo dove Lazzaro giaceva sepolto. Dal Caravaggio stesso sappiamo che
“per dipingere Lazzaro
dal vero, aveva preso a
modello un cadavere. I
facchini (che posavano
per lui) volevano scappare, non resistendo al fetore, ma lui li minacciò col
pugnale e li costrinse a
stare in posa per ore”. Vediamo Gesù che ordina di
scoperchiare la tomba e
“riporta in vita quel cadavere già in putrefazione:
ogni muscolo di Lazzaro
è teso allo spasimo nel
tremendo passaggio dalla morte alla vita; la sua
mano sinistra si apre
quasi a indicare il teschio,
la tibia e gli altri segni di
morte lì a terra; la mano
destra si alza a ghermire
la luce di vita. La potenza di Gesù è tutta nel
braccio infuocato di rosso,
nel gesto imperioso della
mano... Ma il volto dell’Uomo-Gesù è in ombra:
possiamo solo immaginarne i pensieri dal sapore di calice amaro, mentre fissa la nudità di quel
corpo che pare crocifisso,
il lenzuolo bianco come
sindone, il teschio-Golgota a terra... tutti segni
profetici di quel destino di
morte verso il quale Lui
si stava incamminando...”. Un particolare ancora: anche qui Caravaggio si è autoritratto, a
mani giunte, “ancora imploranti”, col volto appena sopra l’avambraccio di
Gesù, “abbagliato dalla
misteriosa sorgente di
luce che attraverso Cristo
raggiunge tutto”.
Ricordiamo che la mostra
resterà aperta ancora fino
al 12 dicembre: nei giorni
feriali dalle ore 10.00 alle
ore 12.00 e dalle ore 15.00
alle ore 19.00, mentre alle
scuole è riservata la fascia oraria dalle ore 8.30
alle ore 10.00; nei festivi
dalle ore 15.00 alle ore
19.00.
MERCATINI IN VALCHIAVENNA
Due domeniche dedicate ai mercatini dell’antiquariato, dell’hobbistica e dell’artigianato. Ma non solo.
Chiavenna si prepara ad ospitare i tradizionali mercatini legati al Natale nelle due domeniche precedenti il 25 dicembre. Con una formula rinnovata rispetto agli ultimi anni. La Prochiavenna, infatti, si
occuperà dei mercatini dell’hobbistica e dell’artigianato, con uno spazio anche ai prodotti gastronomici, che saranno aperti in piazza del comune e lungo viale Matteotti. Diversamente da quanto è accaduto nel recente passato, con i mercatini concentrati nel centro storico, quelli dedicati all’antiquariato saranno aperti nell’area di Pratogiano grazie
all’impegno dei commercianti della zona e saranno
affiancati da bancarelle degli ambulanti e da attività di animazione. Il tutto si terrà durante le giornate domenicali del 12 e del 19 dicembre. Durante
entrambe le giornate previste contenute restrizioni alla sosta e alla circolazione dei mezzi sulle aree
interessate. Il primo di questi due week end in Valchiavenna sarà caratterizzato anche dall’apertura
di un altro mercatino, ormai diventato storico. Si
tratta di quello di Novate Mezzola organizzato dall’amministrazione comunale che sarà aperto durante le giornate di sabato e domenica 11-12 dicembre.
D.PRA.
P A G I N A
CRONACA
27
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
VALTELLINA E VALCHIAVENNA SENSIBILI ALLE RICHIESTE DI CHI SI TROVA IN DIFFICOLTÀ
Risultati lusinghieri per la
Colletta Alimentare 2010
A
le, e in Valchiavenna con un
+6,8%, pari a circa il 20%
del totale; in Bassa Valle
l’incremento è stato più rilevante, +11,1%, ma la sua
influenza sulla percentuale finale è stata contenuta,
perché qui si è raccolto circa il 30% del totale. «Siamo pienamente soddisfatti del risultato - ha proseguito Sainaghi -, perché significa che la gente ha compreso il senso di questo gesto e, nonostante la crisi,
ha sentito di dover stare
dalla parte dei più deboli,
di chi si trova in condizioni
difficili. Inoltre, abbiamo
avuto l’impressione che i
volontari siano cresciuti di
molto, anche se non abbiamo ancora raccolto e controllato tutti questi dati».
Quindi, Sainaghi ha riferito alcuni episodi che sono
accaduti durante la Colletta. Alcune persone, essendosi profondamente appassionate, neppure si sono
accorte della fatica, né del
tempo che trascorreva, né
che ormai era l’ora di pranzo. «Un nostro amico si era
assunto il trasporto degli
scatoloni nel magazzino
con un suo automezzo. Di
solito, l’autista sta ad osservare i volontari che scaricano per ripartire non
appena il carico è stato tolto. Ma questa persona, che
tra l’altro aveva ormai finito il suo turno e avrebbe
potuto andarsene a casa a
mangiare e riposare, accortasi che c’era ancora molto
da fare, ha voluto condividere con noi la fatica e, non
solo si è fermato a lavorare nel deposito per altre
due o tre ore, ma ha chia-
mato anche alcuni suoi
amici. Mi piace ricordare
anche un papà che, arrivato con i suoi due figli di 6 e
8 anni e il furgone carico,
ha cominciato a svuotarlo
velocemente insieme ai volontari ma, quando gli capitava tra le mani una scatola leggera, la passava ai
figli, perché anch’essi potessero cominciare a sen-
tire che il gesto della Colletta riguardava anche
loro. C’è poi chi, conoscendo tutti i segreti del computer, viene a darci una
mano per tenere la contabilità degli scatoloni, o chi,
giunto con un po’ di ritardo
a Sondrio per aver dovuto
restare a Milano per una
lezione all’università, si è
presentato al deposito portando la merenda per tutti
con un gesto di assoluta
gratuità e attenzione. Chi
invece “ama” il lavoro di fatica, scarica gli automezzi
in arrivo e coi muletti si dà
da fare a impilare e a sistemare gli scatoloni. Ed è
stato molto bello quando,
tornato a casa, ho trovato i
miei figli più grandicelli
contentissimi per aver partecipato anch’essi a un turno presso un supermercato di Sondrio, distribuendo sacchetti e volantini a
chi entrava. Insomma, è
straordinario come la Colletta, proprio perché è un
gesto semplice, permetta a
chiunque di partecipare col
suo temperamento e la sua
sensibilità. Il fatto poi che
sia un gesto davvero capace di mettere in moto dal
più piccolo al più grande,
mi conferma nella certezza che la carità è una di-
CHIAVENNA SERATA DI APPROFONDIMENTO SCIENTIFICO CON IL CENTRO STUDI STORICI
Documentario su Candida Lena Perpenti
resentato in anteprima un anno fa
a Sondrio in occasione della 23 a
Mostra internazionale dei documentari
sui parchi, venerdì 3 dicembre nel salone al piano
nobile del cinquecentesco
palazzo Pestalozzi-Luna
di Chiavenna è stato proiettato il documentario
storico-antropologico “Sulle tracce della Salamandra. Un viaggio nel tempo
alla riscoperta della storia
dell’estrazione dell’amianto in Valmalenco”. Curato
da Mauro Ferrari per conto
del Comitato scientifico
lombardo del Club alpino
italiano, il filmato è stato
realizzato dal regista Pino
Brambilla di Olgiate Molgora con musiche di Giulio
Redaelli. La salamandra
indicata nel titolo non è
però il piccolo e curioso anfibio nero a macchie colorate, ma ritenendo nel Medioevo che l’animale potesse resistere al fuoco essa simboleggiò l’amianto.
Fino a una ventina di anni
fa, quando si scoprì cancerogeno, per le sue proprietà ignifughe il minerale
biancastro e particolarmente flessibile e filamentoso era ancora impiegato
nella realizzazione di tessuti e rivestimenti antincendio e in Valmalenco la
sua estrazione raggiunse il
culmine poco prima dello
scoppio della Seconda guerra mondiale.
Oltre al regista alla serata organizzata dal Centro
di studi storici valchiavennaschi e dal Comune di
P
Chiavenna, rappresentato
dall’assessore alla cultura
Raffaella Palmi, sono intervenuti il prof. Guido
Scaramellini, presidente
dell’associazione che oggi
conta 1032 soci, e l’ingegner Flaminio Benetti di
Sondrio, entrambi ripetutamente intervistati nel
filmato. L’ingegnere è l’ideatore del progetto realizzato in collaborazione con la
Commissione cinematografica centrale e il contributo del Comitato scientifico centrale del Cai, della
Sezione Valmalenco, della
Fondazione Pro Valtellina
e del Credito valtellinese.
Nel corso della sua relazione l’ingegnere si è soffermato sull’estrazione dell’amianto in Valmalenco, iniziata due secoli fa e raccontata nel documentario da
alcuni anziani della valle,
tra cui un ex cavatore, prezioso testimone del nostro
passato.
Come ha sottolineato Scaramellini durante il suo
intervento, verso la fine del
XVIII secolo fu la scienziata chiavennasca Candida
Lena-Perpenti, nata Medina-Coeli, a riscoprire le
proprietà del minerale, introducendo nuovamente la
filatura dell’amianto.
Figlia del medico chiavennasco Sebastiano MedinaCoeli e di Isabella Battistessa di Gordona, la
scienziata nacque nella città del Mera il 25 marzo
1764, come scoprì don
Tarcisio Salice all’Archivio
capitolare laurenziano di
Chiavenna, e fu battezzata due giorni dopo nella
collegiata di San Lorenzo
dal vicecurato di Menarola
don Giuseppe Confortola.
Compiuti gli studi a Como,
Candida sposò il notaio
Bernardino Lena-Perpenti
di Pianello del Lario e si
dedicò con passione alle
proprie ricerche scientifiche. In particolare, visitando il museo di storia naturale della città lariana, fu
incuriosita da un fuso di fili
di amianto proveniente da
Ercolano e grazie a un pettine di sua invenzione riuscì a filare dell’amianto
proveniente dalla Valmalenco, confezionando pizzi,
merletti e un paio di guanti che donò al viceré del
Regno d’Italia Eugène de
Beauharnais, oltre a una
speciale carta ignifuga.
Grazie alla sua scoperta
ebbe numerosi riconoscimenti e aprì la strada alle
applicazioni future, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento che
avrebbero dovuto utilizzare i pompieri.
Amica di Alessandro Vol-
ta, Candida si dedicò anche alla botanica, scoprendo nel 1815 in Valsassina
un fiore, oggi noto come
“Campanula Perpentiae”.
Oltre a essere ricordata nel
documentario e in numerosi testi scientifici la scienziata, morta a Pianello del
Lario nella notte tra l’11 e
il 12 maggio del 1846, è ricordata dal nome di una
strada del centro storico di
Chiavenna che prosegue
con una via intitolata ad
Antonio Vanossi, lo scienziato chiavennasco che nella prima metà dell’Ottocento perfezionò la scoperta di Candida Lena-Perpenti legata alla filatura e
alla coibenza al calore
dell’amianto.
CRISTIAN COPES
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
nche quest’anno, ricalcando
l’andamento
nazionale, in
provincia la
Giornata della Colletta ha
fatto registrare un nuovo
significativo successo, perché ancora una volta è stato ottenuto un raccolto superiore a quello dell’anno
precedente. «Volevamo
raggiungere almeno i cinquecento quintali - ha spiegato il responsabile provinciale, Ruggero Sainaghi -,
invece, siamo riusciti addirittura a superarli con un
raccolto complessivo di
530q, contro i 491q dello
scorso anno, pari al 7,9%
in più. Direi che è stata una
crescita particolarmente
importante, perché è avvenuta in 58 supermercati,
quasi del tutto gli stessi
che avevano aderito all’iniziativa lo scorso anno». I numeri dicono che la crescita
è avvenuta in tutti e tre i
depositi sul territorio della provincia: il progresso è
stato sostanzialmente allineato alla media e omogeneo nel Sondriese (in
questa circostanza, convenzionalmente esteso da
Ardenno a Bormio), dove
con un +6,6% si è raccolto
un po’ più del 50% del tota-
mensione esistenziale dell’uomo, non necessariamente solo dell’uomo adulto e credente». «Siamo stati a un supermercato di
Sondrio dalle 8.30 fino alle
19.30 - ci ha detto un altro
dei volontari - Qui da noi
ho visto avvicendarsi i ragazzi delle superiori del
Pio XII, quelli della media
Turchi e i bambini delle
elementari della paritaria
Lucchinetti. A loro si sono
aggiunti gli alpini, i Lyons,
insomma tante persone,
tante esperienze e sensibilità diverse unite dall’unico scopo di voler dare da
mangiare a chi non ce l’ha.
Mi ha colpito anche vedere
numerose badanti, che certo non nuotano nell’oro, portare il proprio contributo
per i più poveri. Insomma,
dal comportamento della
gente mi è apparso chiaro
che ormai tutti hanno fiducia in questa iniziativa,
anche perché i giornali e la
televisione ne parlano in
modo ampio e positivo, uno
dei rari casi in cui non cadono nel gossip, o nello scabroso». In conclusione, ancora qualche dato di questa Colletta Alimentare
2010: in particolare, emerge che nella zona di Sondrio
Ovest (Castione) si è verificata una buona ripresa di
donazioni (+13%); allo
stesso modo si è avuta una
crescita sensibile della zona Sud della città (+16,1%),
certamente trainata dal
nuovo ipermercato; il centro città ha subito una certa contrazione (-6,3%); infine, la zona est, comprendente Piateda, Poggi, Fiorenza e Chiuro, ha evidenziato una sostanziale tenuta (+1,4%). Anche l’area
dell’Alta Valle ha mostrato un progresso rilevante
soprattutto in termini percentuali (+12,4%) grazie
soprattutto al maggior numero di volontari presenti;
al contrario, Tirano città
ha fatto segnare un calo del
5,7%; quanto alla Bassa
Valle, l’incremento maggiore si è registrato nei supermercati attorno a Delebio
(+15,5%); infine, in Valchiavenna gli incrementi
più consistenti si sono avuti nei comuni di Gordona,
Prata e Chiavenna.
A.R.
NATALE DI SOLIDARIETÀ A SONDRIO
Domenica 19 dicembre l’associazione “Quelli che... alle volte”, con il patrocinio del
Comune di Sondrio e la collaborazione di Lavops, organizza l’ottava edizione di “È
Natale... Ulemes Ben 2010”, che quest’anno si svolgerà nello scenario dei giardini
e dei portici del Centro “Le Volte” (ex Enologica), a Sondrio. La manifestazione da
la possibilità alle realtà associative di presentare e promuovere la loro attività
nell’ambito del volontariato, dell’amicizia e della solidarietà e ai cittadini di conoscere tante persone che si spendono nel volontariato. La manifestazione avrà inzio
alle ore 10.00 e terminerà alle ore 20.00. Iscrizioni entro giovedì 16 dicembre. Per
saperne di più telefonare a Lello Sapio al 338-6171533 o al bar Mach, 2, allo 0342217238. I volontari dell’associazione “Quelli che... alle volte” informano inoltre che
mercoledì 22 dicembre si terrà a Sondrio il concerto di Natale del coro “Desdacia
Tellini” presso la chiesa di San Rocco di Sondrio alle ore 20.45.
ELIO A SONDRIO ANCHE PER IL PROGETTO CARCERE
Stefano Roberto Belisari, in arte Elio, voce del gruppo “Elio e le storie tese”, interpreterà Gianburrasca a Sondrio il prossimo 14 dicembre alle ore 21.00 presso il
teatro San Rocco. Qualche ora prima, alle 17.30 presso la biblioteca civica Pio
Rajna, leggerà alcuni brani del testo “Sotto lo stesso cielo, ma in gabbie diverse”
realizzato dai detenuti del carcere di Sondrio sul progetto “Il filo di Arianna”.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la biblioteca civica Pio Rajna di
Sondrio e col patrocinio del Comune di Sondrio.
P A G I N A
CRONACA
BassaValtellina
28
N
Al bivio con il bene comune
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
el quarto appuntamento del Percorso di formazione socio-politica proposto
dalla Diocesi di Como la
conferenza del prof. Francesco D’Agostino, Ordinario di filosofia del diritto presso l’Università degli
Studi “Tor Vergata” di
Roma e Presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, sul tema “La
biopolitica: l’impatto
della bioetica sul bene
comune e sulle regole
pubbliche”, ha sviluppato
l’aspetto giuridico della
questione. «È una dimensione molto delicata - ha
introdotto il direttore del
corso, mons. Angelo Riva
- perché una legge vincola
la collettività che se l’è data. La difesa della vita dal
potere dello Stato è ci riguarda anche oggi, basti
pensare alla Cina che fino
a poco tempo fa imponeva
alle famiglie il figlio unico,
o in Occidente ai casi di
Piergiorgio Welby, Terry
Schiavo ed Eluana Englaro. Da questi esempi si vede che la questione biopolitica si pone ormai
nei termini del potere
dell’individuo che vuole disporre della propria e dell’altrui vita in
modo autoreferenziale
ed autonomo, chiedendo allo Stato la garanzia
di tale potere». A partire
da questa introduzione,
D’Agostino ha osservato
che nel contesto della comunità civile non solo italiana, il discorso sulla
bioetica è oggi umanamente e moralmente lacerante, pur trattandosi
di temi di relativa semplicità teoretica, come i temi
riguardanti la vita, l’aborto, l’eutanasia, il trattamento dei malati, il rispetto
della vita malata e dei portatori di handicap. Per
esemplificare, ha riferito
che «Un docente di un’università italiana afferma
che lo Stato deve promuovere l’eutanasia prenatale
dei feti malformati a prescindere dalla gravità della malformazione. Ovviamente, in nome della libertà, non si è obbligati a praticare l’aborto eugenetico,
ma la madre che voglia tenere il figlio, dopo che la
diagnosi prenatale ha evidenziato una patologia che
potrà segnarne la vita, non
dovrà chiedere il sostegno
dello Stato. Ecco la lacerazione morale: è come
se, attraverso la bioetica, si
sia insinuato nella coscienza collettiva qualcosa che
deforma atteggiamenti di
carattere morale, che si ritenevano consolidati da
secoli e, forse, una comune condivisione di valori è già definitivamente
venuta meno».
LA VITA UMANA
È UN BENE O NO?
L’EUTANASIA
NON È LA
RISPOSTA
Constatato poi che in Italia l’aborto è legalizzato da
vari decenni, che da un decennio in Olanda - da poco
in Belgio e in altri paesi, in
modo più o meno mascherato - è legalizzata l’eutanasia e, soprattutto, che è
ormai opinione diffusa che
avere figli non è un bene
morale ma una scelta soggettiva, il relatore ha osservato che alla radice delle
questioni bioetiche c’è il
problema antropologico se
la vita umana è un bene,
o no. Al di là della risposta - per quella cristiana si
veda l’enciclica Evange-
MORBEGNO L’INCONTRO SULLA BIOETICA CON IL PROFESSOR FRANCESCO D’AGOSTINO
Si tratta
di una questione
molto delicata,
che smuove le
coscienze e chiede
riflessioni serie
a cura di
PIERANGELO MELGARA
lium vitae di Giovanni
Paolo II -, c’è anche una
prospettiva antropologica
che in un certo senso la
precede. Infatti, «O riteniamo che la vita è non solo
un bene, ma il paradigma
di tutti i beni - ha spiegato
D’Agostino -, e quindi vivere ha un senso profondo e irriducibile, oppure entriamo in una
prospettiva tragica,
pessimistica, negativa,
che è quanto di più triste
ed angosciante si possa
immaginare». È la grande
acquisizione della psicanalisi, che con Freud ha spiegato che nell’uomo esistono pulsioni di vita e di morte. Queste vanno tenute a
freno, altrimenti la perdita di senso della vita si
manifesta con il suicidio, il
sadismo e forme grottesche
di libertinismo, o di attaccamento ai beni terreni.
Sono pulsioni demoniache,
come quella di Mefistofele
che nel Faust di Göthe afferma: “tutto ciò che esiste merita di essere distrutto”. «O siamo convinti di doverci opporre alla
pulsione di morte - ha concluso -, o i dibattiti di bioetica sono forme di divertissement intellettuale prive di autenticità». Peraltro,
sembra molto difficile contrastare pressioni di tipo
ideologico come lo spot dei
radicali a favore dell’eutanasia, in cui ricorre una variante dell’argomento usato all’epoca del dibattito
sull’aborto: “Nessuno obbliga a scegliere l’eutanasia,
ma nessuno deve contrastare chi desidera optare
per la morte, quando le sofferenze diventano insopportabili”. In altre parole,
ognuno è autonomo e deve
poter scegliere il proprio
stile di vita, senza normative che vincolino, o reprimano. Qui sta forse il cuore del dibattito biopolitico:
detto sì alla libera scelta della donna per l’aborto, perché non dire
sì anche alla morte con
l’eutanasia? Come l’aborto, anche questa viene presentata come l’unica risposta degna in situazioni
strazianti di malattia ter-
minale. In realtà, è una
trappola pietistica, perché l’eutanasia non corrisponde, né costituisce
l’unica, vera soluzione a
situazioni estreme di
dolore. La moderna medicina palliativa è capace di
rendere sopportabili e vivibili - salvo casi statisticamente irrilevanti - le sofferenze indotte da qualunque male, in particolare
dalle malattie terminali.
La controprova viene dalle leggi olandesi e belghe,
dove si fa riferimento a situazioni di carattere generale. «In Olanda, l’eutanasia si applica sia per il dolore fisico che per quello
psichico: si sopprimono i
malati terminali ogni
qualvolta i medici ritengano che non abbiano più voglia di vivere; chi si sente
solo e depresso può chiedere l’eutanasia; di fatto,
per un terzo è praticata
su malati psichiatrici e
di recente la si sta estendendo a livello pediatrico, senza più una scelta libera e autonoma, ma delegando ai genitori di interpretare quella che potrebbe essere la volontà del
bambino se fosse in grado
di manifestare la sua volontà. È chiaro che si cade
nell’ideologia pura, se non
nell’ipocrisia».
I DIRITTI UMANI
FONDAMENTALI
NON SONO
SOGGETTI
AL VOTO
L’argomento dell’autonomia, che pur sembra molto
convincente - tu fai le tue
scelte, non impedire a me
di fare le mie -, in realtà è
vuoto e deve il suo prestigio all’ideologia politica liberale dominante oggi anche al di fuori dell’alveo politico. «Infatti, mentre è
legittimo e più che giusto votare su questioni
economiche e sociali ha spiegato D’Agostino come il sistema tributario,
le scelte di investimento
sul territorio nazionale, il
decentramento, il federalismo, il contingentamento
degli extra-comunitari,
ecc., non c’è libertà di voto sui diritti umani fondamentali. Guai se fossimo chiamati a votare sui
diritti dei portatori di handicap, sul diritto alla salute o all’istruzione, sul diritto alla famiglia, alla libertà di pensiero! Oggi, invece stiamo facendo rientrare nell’autonomia dei genitori scelte di tipo eugenetico a carico dei figli, e nell’autonomia della donna, o
della coppia, la decisione se
dare o no la vita a un figlio». Con la legge 194 ogni
anno in Italia si fanno
156.000 aborti nessuno dei
quali è veramente terapeutico, perché la medicina ha
praticamente risolto i casi
in cui la vita della madre è
davvero a rischio. Nella
stragrande maggioranza si
tratta di aborti di feti sani.
E questo accade in un paese con un enorme bisogno
di mano d’opera, soddisfatto dagli extra-comunitari che giungono annualmente in Italia in numero pari a quello degli
aborti. Se poi si guarda la
prospettiva demografica -
che non è né cattolica, né
religiosa -, si trova che l’invecchiamento della popolazione sta alterando i rapporti tra le fasce d’età così
che tra vent’anni in Italia
gli ultrasessantenni saranno più numerosi dei giovani con meno di diciotto
anni e il paese non avrà più
le risorse economiche per
garantire alla terza età il
diritto alla salute e all’assistenza. L’equilibrio antropologico richiede
che gli uomini facciano
figli, perché gli anziani
possano essere accuditi dai giovani, secondo il
modello antropologico di
tutti i tempi, che solo negli
ultimi anni è andato in
frantumi. Questo è forse è
il punto cruciale di ogni
biopolitica, perché se continua l’attuale trend, l’invecchiamento della popolazione è inevitabile: la demografia è matematica e
non un’opzione ideologica.
Bisogna perciò prendere
sempre sul serio la difesa
della vita, non solo in casi
estremi come l’aborto, l’eutanasia, il fine vita, altrimenti sarà molto difficile
immaginare che la specie
umana possa permanere
nella sua identità relazionale e solidale, punto su
cui si addensano preoccupazioni ed angosce. Tuttavia, ben pochi ci pensano,
men che meno il mondo politico, troppo preso da calcoli di brevissimo periodo.
VERSO
UNA MORTE
SEMPRE PIÙ
BUROCRATIZZATA
Riprendendo il tema principale, D’Agostino ha fatto
notare che nei paesi che
hanno legalizzato l’eutanasia o forme di paraeutanasia, la fine della vita umana sta assumendo un carattere rigidamente burocratico. Infatti, mentre ormai si muore soprattutto
da anziani per malattie
degenerative che richiedono lunghe degenze, ecco
che diviene pratica standardizzata in protocolli,
neppure nascosti, che a
questi cittadini le cure
sono ridotte, o addirittura
sospese, nonostante che la
salute sia un diritto fondamentale non legato a distinzioni di età e la nostra
Costituzione lo riconosca a
tutti, non solo ai cittadini.
Siamo alla vigilia di un sistema in cui la morte viene gestita dal sistema o-
spedaliero con criteri burocratici che non considerano più il diritto alla salute, ma la reattività media
statistica alle terapie. Il
paradosso è che, quanto
più è probabile una guarigione spontanea, tanto più
si è curati dai medici, mentre, quanto più questa è
improbabile, tanto più il
medico si disinteressa. È
un contesto inquietante
che tentiamo di rimuovere,
incentrando l’attenzione
su questioni bioetiche come la clonazione, l’ibridazione degli embrioni e forme straordinarie di trapianto (arti, mano, faccia),
mentre sui classici della
bioetica è in atto una
battaglia ideologica che
ha per oggetto leggi come
quella sulla procreazione
assistita (legge 40), o il disegno di legge già approvato al Senato sul fine vita e
la medicina palliativa. Si
deve scegliere se riconfermare il principio della medicina ippocratica,
secondo cui il medico ha il
dovere di essere sempre al
servizio della vita (nel giuramento Ippocrate il medico si impegnava esplicitamente a non procurare
aborti), o assumere il
nuovo e problematico
ruolo del medico al servizio della volontà del
paziente, che può chiedere di essere curato, ma anche abbandonato, o ucciso.
Tra i due modelli non c’è
mediazione possibile. Nella più benevola delle ipotesi, nel secondo caso ci si
trova di fronte a un’ingenuità abissale, perché rarissimamente la volontà
del paziente è lucida, informata, competente, intrepida, così da saper dare direttive al medico: nella maggioranza dei casi la persona è impaurita, fragile,
pronta a credere a tutto,
purché ci si prenda cura di
lei. Chiedere che il medico
sia l’esecutore delle volontà del paziente può portare persino a conseguenze
drammatiche, come la compravendita di organi, a pratiche di medicina estetica
o sportiva estrema, come
nel caso del palestrato che
vuole semplicemente che il
suo corpo si gonfi in forme
obiettivamente grottesche.
Se il criterio è che il medico fornisce le prestazione
che l’utente gli chiede, non
ci sono più limiti. La capacità della medicina attuale di intervenire sul corpo
umano anche sano, per potenziarlo e deformarlo è
letteralmente incalcolabile, ma queste sono forme
di strumentalizzazione
della medicina: qui il medico non è più colui che
cura le malattie, ma il
tecnico del corpo umano. Siamo, dunque, a un
bivio: da una parte la medicina ippocratica che resiste nel dire che l’atto medico deve intervenire soltanto per guarire la malattia, o per alleviare le sofferenze della persona; sul
versante opposto sta chi
sostiene che ciascuno può
autodeterminarsi e ottenere dai medici le prestazioni che vuole, i quali sono
ogni giorno di più tentati
di ottenere lauti guadagni
con pratiche che hanno
sempre meno un carattere
nobilmente scientifico, ma
sempre più di manipolazione.
P A G I N A
CRONACA
BassaMediaValtellina
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
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DELEBIO IL SODALIZIO RACCOGLIE 115 ASSOCIATI DÀ LAVORO A OLTRE MILLE PERSONE PER 165 MILIONI DI EURO
Confcooperative in assemblea
’
L
Autenticità Cooperativa costituisce veramente
un valore per
l’impresa ed una
ricchezza per il territorio.
Con questa indicazione si
chiude l’Assemblea di
Confcooperative Sondrio
tenutasi sabato 27 novembre a Delebio, occasione per riflettere sul
mondo della cooperazione
locale inserita in un contesto globale. L’assemblea, presieduta da Attilio Tartarini, presidente di Confcooperative
Sondrio alla presenza di
oltre un centinaio di cooperatori e di diverse autorità locali, è stata caratterizzata dagli interventi
di Emanuele Bertolini,
presidente della Camera
di Commercio di Sondrio
e di Carlo Borzaga importante studioso di impresa
sociale, oltre che dalla
chiusura di Vincenzo
Mannino Segretario Generale di Confcooperative. Le cooperative operano con una importanza
determinante in alcuni
settori della realtà economica e sociale della provincia di Sondrio, in particolare nel comparto
agricolo ed in quello dei
servizi sociali. Si apre così
l’intervento di Attilio
Tartarini, il quale sottolinea il fatto che le cooperative rappresentano una
importante realtà economica che da sempre intende coniugare il bene
dei propri soci con il bene
comune, la crescita della
società con il servizio al
territorio. Questa peculiarità della cooperazione è
tanto più importante in
questa nuova fase della
crisi economica globale, in
cui sta riprendendo forza
l Centro Servizi per il
Volontariato Lavops,
all’interno dell’iniziativa di promozione del
volontariato Io ci sono, su bando della Fondazione ProValtellina ed in
collaborazione con la cooperativa sociale Insieme,
promuove sabato 11 dicembre dalle ore 9.30
alle 12.00 presso la Sala
delle Acque del BIM in
Lungo Mallero Diaz 18, a
Sondrio, l’incontro di sensibilizzazione al volontariato per neopensionati
Terza età attiva.
I
Si tratta della prima
tappa di un percorso che
prevede l’attivazione nel
2011 di un corso di formazione sul “far volontariato” e la possibilità di svolgere un’esperienza concreta all’interno delle organizzazioni del territorio. Relatore dell’incontro
sarà il dottor Sergio Silvotti, portavoce del Forum del Terzo Settore della Lombardia. «Il sistema
delle risposte ai desideri
e ai bisogni delle persone
non può più fare a meno
del loro contributo volontario. Di contro, è necessario che anche le istituzioni favoriscano l’autonoma iniziativa dei
cittadini. – sottolinea
chi sostiene che non si è
fino in fondo imprenditori se non si persegue unicamente la massimizzazione del profitto. Siamo
convinti invece, prosegue
il presidente di Confcooperative Sondrio, che si
possa fare impresa anche
perseguendo fini di utilità sociale e con uno sguardo più aperto allo sviluppo integrale del territorio.
Emanuele Bertolini,
presidente della Camera
di Commercio di Sondrio,
ha tracciato un quadro
del sistema delle imprese valtellinesi, sottolineando come le peculiarità
del tessuto produttivo locale, caratterizzato da
piccole imprese e da una
notevole diversificazione
dei prodotti e servizi offerti, abbia costituito un
vantaggio in questa difficile fase congiunturale.
Le indicazioni strategiche
che arrivano dall’Ente Camerale per le imprese del
territorio per poter affrontare meglio le sfide del futuro, e che la cooperazione locale sta facendo proprie, sono:
- importanza delle aggregazioni fra imprese,
soprattutto nel comparto
agricolo;
- valorizzazione delle
produzioni locali come
prodotti di uno specifico
territorio;
- sviluppo, innovazione e internazionalizzazione delle imprese.
La Valtellina e Valchiavenna, conclude Bertolini,
va “venduta” tutta insieme.
Carlo Borzaga, docente di Politica Economica
della Facoltà di Economia
dell’Università degli studi di Trento ha sviluppa-
to una relazione sulla autenticità cooperativa,
tema centrale della assemblea.
Partendo dal contesto
socio economico globale e
alla luce della crisi in atto
che sta determinando
nuovi scenari ed equilibri
con uno spostamento verso oriente del baricentro
dell’economia e della finanza, Borzaga ha sottolineato quanto la formula cooperativa pura che si
basa sulla mutualità sia
in grado di meglio far
fronte alla nuove sfide di
mercato.
La crisi in corso è figlia
della teoria liberista secondo cui il mercato si regola da solo nel momento
in cui ciascuno cerchi di
massimizzare i propri interessi. L’unica forma di
impresa ammissibile sembrerebbe quindi essere
quella capitalistica, con
buona pace per la formula cooperativa. In questi
anni ci si è però accorti
che a fronte di un arretramento generale della economia, alcuni attori dell’economia e della finanza che non si rifanno pienamente alle teorie liberiste (Banche Popolari,
Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, il
mondo della cooperazione
nel suo complesso) hanno
risentito meno della crisi. Da ciò emerge che è
opportuno che vi sia un
mercato con una maggiore pluralità di soggetti, in
cui convivano forme di
impresa diverse in funzione dello scopo che ci si
deve prefiggere: quindi
impresa capitalistica nel
momento in cui si voglia
massimizzare la remunerazione del capitale e impresa cooperativa per la
massimizzazione dello
scambio mutualistico, che
si traduce in maggiori opportunità di lavoro, maggiore remunerazione delle produzioni agricole conferite in azienda, etc.
Le sfide che la cooperazione è chiamata ad affrontare possono quindi
essere così riassunte: accrescimento complessivo
del sistema della cooperazione in una logica di rete
e capacità di saper cogliere le nuove opportunità
che stanno emergendo,
soprattutto nel campo dei
servizi alla persona, in
una logica di sussidiarietà con l’ente pubblico.
Hanno fatto seguito una serie di interventi da
parte delle autorità intervenute e di alcuni cooperatori. In particolare Severino De Stefani, assessore alla agricoltura
SONDRIO SABATO 11 DICEMBRE L’INCONTRO PRESSO IL CSV-LAVOPS
Terza età attiva nel volontariato
che non necessariamente
hanno a che fare con l’ambito di intervento dell’associazione (esempio nell’area contabile, fiscale,
accompagnamento, lettura, insegnamento, piccole
manutenzioni…). Nel
2011, in parallelo al percorso di formazione per i
neo pensionati, sarà attivato un percorso rivolto
e vicepresidente della
Amministrazione Provinciale di Sondrio, ha sostenuto l’importanza di operazioni di aggregazione
fra le cooperative, in particolare nel settore lattiero-caseario e ortofrutticolo; ha inoltre sottolineato
l’importanza sempre
maggiore rivestita dalla
cooperazione sociale ora
che l’ente pubblico arretra sempre più nella erogazione di servizi alla persona, concetto ripreso da
Massimo Bevilac-qua,
presidente di Solco Sondrio. Giuliano Paleari
vice presidente della Unione provinciale di Lecco di Confcooperative ha
illustrato brevemente la
proficua collaborazione
fra le Unioni Provinciali
di Sondrio e Lecco di
Confcooperative che ha
portato alla costituzione
di Helios, gruppo cooperativo paritetico fra i centri
servizi delle due organizzazioni, allo scopo di valorizzare appieno le competenze interne ed aumentare e diversificare i
servizi offerti alle cooperative associate.
Ha concluso i lavori
Vincenzo Mannino, segretario generale di Confcooperative il quale, supportato anche dai dati e
dalle relazioni che hanno
preceduto il suo intervento, ha sottolineato come le
cooperative da sole sono
troppo piccole per poter
reggere le sfide della globalizzazione e le burrasche della crisi; tuttavia
se operano con vero spirito mutualistico rappresentano una realtà che
meglio di altre è in grado
di affrontare le attuali sfide in termini economici
ed occupazionali.
alle organizzazioni di
volontariato sull’accoglienza dei nuovi volontari così da preparare la
fase di stage/tirocinio nelle associazioni. Ultima
azione del progetto sarà
la realizzazione di una
banca dati on-line per incrociare domanda/offerta
delle associazioni che cercano volontari e delle persone che hanno voglia di
sperimentarsi nel volontariato.
Per informazioni: telefono 0342-200058, mail
[email protected].
VOLONTARI E AIUTI
PER IL CARCERE DI SONDRIO
Silvotti – Serve un cambiamento culturale, il sistema pubblico è in crisi
e deve domandarsi come
può sostenere i cittadini
affinché diano il loro contributo. Ogni persona dev’essere consapevole di
rappresentare una risorsa e non solo una domanda o un nuovo bisogno al
quale lo Stato deve rispondere e lo stesso devono fare le istituzioni».
«Vogliamo partire dalle
persone – spiega Gino
Pedrotti, responsabile
Formazione di Lavops –
facendo un focus sulla
Terza Età per dare la possibilità a chi si avvia ad
una nuova fase della vita
di sperimentarsi e di
reinvestire le proprie risorse mettendo a disposizione le competenze sviluppate negli anni».
L’iniziativa nasce dall’idea di attivare un processo di incontro tra la
disponibilità di persone da poco in pensione (o che raggiungeranno
a breve questo traguardo
della vita) che hanno sviluppato sul lavoro, nel
tempo libero e/o in famiglia determinate capacità
e le esigenze espresse
da alcune organizzazioni di volontariato di
allargare la propria base
associativa con nuovi volontari e di poter disporre di competenze varie
Anche questo anno l’associazione di volontariato
Quarto di Luna in collaborazione con la Bottega
della Solidarietà di Sondrio propone ai cittadini
l’acquisto di caffè, pasta e prodotti per l’igiene personale, biscotti e caramelle da donare ai detenuti
della Casa Circondariale di Sondrio in occasione delle feste di Natale. Basta recarsi al punto vendita di via Piazzi a Sondrio e chiedere alle volontarie di aderire alla raccolta. Entro il 18 di dicembre i
prodotti raccolti verranno portati dai volontari in
carcere e donati ai detenuti nell’incontro del 21 dicembre. Per informazioni: Alberto Giustolisi, telefono 335-8456394, luna.quarto @gmail.com.
AUMENTI PER GLI INFERMIERI
Dopo tre anni di trattative è stato raggiunto un accordo in base al quale verranno distribuiti a 2.750
lavoratori dell’Azienda Ospedaliera 3,2 milioni di
euro fra progressione di carriera e produttività.
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CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
SONDRIO OLTRE 400 LE MAMME CHE PRESSO IL PRESIDIO DEL CAPOLUOGO HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA
Donare il cordone ombelicale
’
L
Ostetricia di Sondrio in prima linea nella donazione solidaristica di “cordoni ombelicali”. «Quest’anno –
spiega Stefano Landi,
direttore del reparto di
Ostetricia e Ginecologia –
, nel solo presidio ospedaliero di Sondrio, sono state oltre 400 le
mamme che hanno
chiesto di donare il
sangue del loro cordone ombelicale, compiendo così un grande gesto
d’amore e di solidarietà
nei confronti di bambini
bisognosi di cure. Nel sangue prelevato dal cordone
ombelicale, infatti, sono
contenute le cellule staminali che rappresentano
una risorsa preziosa per
la cura di gravi malattie
del sangue e del sistema
immunitario, come ad esempio le leucemie, i
linfomi, alcune forme di
talassemia, e tante altre
patologie. Il prelievo viene effettuato dopo il parto e non interferisce con
le normali procedure assistenziali, avviene cioè in
completa sicurezza e nel
pieno rispetto della salute della mamma e del
bambino».
«La Milano Cord Blood
Bank (IRCCS Cà GrandaOspedale Maggiore Policlinico) - prosegue Landi
-, ovvero la “Banca” alla
quale la nostra azienda
ospedaliera affida le do-
nazioni effettuate, sottopone i propri centri a rigidi controlli periodici e
garantisce un elevato livello qualitativo per quel
che riguarda le raccolte di
sangue da cordone ombelicale. Nonostante i criteri di esclusione molto
selettivi, che purtroppo
non consentono a tutte le
mamme che ne fanno richiesta di poter donare il
sangue del proprio cordone ombelicale, sono stati
salvati fin’ora con il nostro sangue 8 bambini.
Nell’ultimo anno, il presidio ospedaliero di Sondrio
vanta un notevole incremento del numero delle
donazioni idonee: ben
122, rispetto alle 73 del
2009. Questo importan-
tissimo risultato, che
pone Sondrio ai primi posti tra gli ospedali donatori in Lombardia, è stato raggiunto anche grazie
all’impegno e alla motivazione del gruppo delle
ostetriche, che a titolo
gratuito si dedicano a
questo progetto fin dal
2001. Ciò permette alle
mamme di donare il sangue del cordone ombelicale 7 giorni su 7 a qualunque ora del giorno e della
notte. Un sentito ringraziamento a tutte le mamme che decidono di donare il sangue del loro cordone ombelicale da parte
di tutti noi, e dalle famiglie degli 8 bambini che
con il vostro aiuto abbiamo salvato.
SONDRIO FONDAZIONE PRO VALTELLINA
SERATA SOLIDALE
A NOVATE MEZZOLA
Una serata rivolta al solidale, quella avvenuta
sabato scorso all’oratorio di Novate Mezzola. La
popolazione di Novate è da sempre molto attenta
alle esigenze del sociale in particolare nei confronti
di opere missionarie. Ospiti degni di una serata
musicale di alto livello, i coristi del “Coro Nivalis”
gruppo vocale maschile nato nel 1964 a Chiavenna
e diretto da Leonardo Del Barba dal 1988, già
corista del Nivalis da oltre trent’anni, fondatore e
direttore della Corale Polifonica di Prosto di Piuro,
storico borgo a due passi dalla città del Mera. Il
loro repertorio spazia dal canto classico di montagna al canto popolare tradizionale e moderno, al
canto polifonico sacro e profano. La serata missionaria è stata promossa dall’Asci (Associazione
Solidarietà e Cooperazione Internazionale) Don
Guanella, finalizzata alla raccolta di fondi destinati alla missione di Kinshasa in Congo. L’occasione è nata da un componente del coro, Simone
Del Barba che, in occasione del suo matrimonio
con Elisabetta (Betty) in viaggio di nozze si sono
recati presso la missione dove hanno incontrato
padre Mauro Cecchinato, originario della Provincia di Varese. Il sacerdote ha avuto, durante il periodo di seminario, una esperienza positiva presso la parrocchia di Novate Mezzola e ciò l’ha fatto
apprezzare da tutti coloro che in quel periodo l’hanno conosciuto. «È stata una serata molto piacevole - ha detto Simone - il teatro dell’oratorio era
pieno come sempre in queste circostanze. Un doveroso grazie alla popolazione che, come in tante
altre occasioni, ha saputo apprezzare l’iniziativa
con generosità».
ROBERTO CARENA
Progetti cultura-didattica
ono 15 i progetti
aggiudicatari dei
complessivi 100
mila euro messi a
disposizione dal
bando “Forme e strumenti
per la cultura e la didattica”, promosso congiuntamente, nel luglio scorso, da
Pro Valtellina e Fondazione Gruppo Credito Valtellinese. Temi del bando la
cultura e la didattica in tutte le loro forme, sia innovative sia tradizionali, con
uno scopo dichiarato: favorire la crescita culturale
puntando sulla creatività e
l’interdisciplinarità. Trentatré le scuole e le associazioni partecipanti, a conferma dell’interesse suscitato
dagli ambiti individuati. I
contenuti delle richieste
hanno rivelato progettualità innovative che puntano sul coinvolgimento
della comunità locale. Motivi di soddisfazione per i
due organismi filantropici
valtellinesi, arrivati al terzo bando congiunto, che, di
anno in anno, vedono crescere attenzione e spirito
d’iniziativa.
“La risposta del territorio
S
è l’aspetto che maggiormente ci gratifica – sottolinea il presidente della
Pro Valtellina Marco
Dell’Acqua –: il nostro
ruolo è quello di individuare i bisogni e di mettere a
disposizione i necessari
strumenti erogativi, ma è
compito delle associazioni,
degli Enti Pubblici, delle
scuole e delle Parrocchie,
trasformare i buoni propositi in idee progettuali e in
iniziative concrete che riescano a coinvolgere la comunità locale e a rispondere concretamente alle sue
richieste. I numerosi progetti che ci sono stati sottoposti e l’elevato livello
dei contenuti confermano
che tutto ciò sta avvenendo: il nostro impegno sarà
dunque quello di trovare
risorse sufficienti per rispondere alle sollecitazio-
ni di coloro i quali operano
con passione e dedizione
per la crescita sociale e culturale della nostra provincia”. “La Fondazione opera
in campo culturale e sociale in Provincia di Sondrio
da oltre dodici anni - dichiara il presidente Angelo Palma –, sia direttamente progettando e realizzando iniziative espositive e di formazione sul territorio, anche proponendo
progetti innovativi in campo orientativo e didattico
per i giovani, sia finanziando con erogazione di contributi gli enti e le associazioni che su base volontaria
propongono attività a beneficio della collettività. La
collaborazione con Pro
Valtellina, utilizzando lo
strumento dei bandi congiunti, è certamente un
modo efficace per stimola-
re ulteriormente le risposte ai bisogni espressi dalla comunità e consentirne
sinergicamente il soddisfacimento”.
Sulla base dei requisiti
espressamente previsti dal
bando sono state valutate
positivamente le iniziative
di largo respiro, con ampie
ricadute sul territorio, che
prevedono forme di collaborazione tra i diversi organismi e la presenza di
volontari. Quindici contributi, compresi fra 1500 e i
13 mila euro, per consentire la realizzazione di progetti molto diversi tra loro
per settori e finalità: dalla
musica al turismo culturale, dai laboratori per i ragazzi agli spettacoli di danza, dalla multimedialità
alla fruizione culturale, ma
anche l’ambiente e le attività di informazione e divulgazione.
L’elenco dei beneficiari è
pubblicato sui siti internet
delle due fondazioni: www.
provaltellina.org
e
www.creval.it.
È PARTITO IL TRENO DELLA NEVE
È partito venerdì 3 dicembre il Treno della Montagna, il nuovo servizio di TrenitaliaLeNord dedicato agli appassionati della montagna che permette di raggiungere da
Milano le più belle località della Valtellina comodamente in treno + navetta (per
l’ultima tratta, da Tirano alle stazioni sciistiche di Chiesa in Valmalenco, Bormio e
Aprica).
ORARI
ERA PARTE DI UNA GRANDE FAMIGLIA SONDRIESE
LA SCOMPARSA
DI DON ANGELO VIGANÒ
Il 22 novembre il Signore ha chiamato a sé il sacerdote salesiano don Angelo
Viganò. Famiglia straordinaria la sua: tre fratelli salesiani, una sorella, suor
Dina, canossiana morta in giovane età. Una vicenda unica nella Congregazione salesiana: ci fu un periodo in cui, negli stessi anni, don Francesco era direttore nella casa salesiana di Treviglio, don Angelo era Ispettore della regione
Lombardia-Emilia e don Egidio era Rettor Maggiore della Congregazione.
La famiglia Viganò si era stabilita in una zona popolare di Sondrio. Da questa
terra, i tre fratelli partirono con entusiasmo, nel nome di don Bosco, conosciuto per l’opera salesiana nella città e sotto la guida di un altro stimato salesiano,
direttore dell’oratorio, don Luigi Borghino (del quale a gennaio ricorderemo i
50 anni dalla morte).
Don Angelo è stato uomo appassionato del carisma di don Bosco, intelligente
nel tradurlo nelle opere, sapiente nello svilupparle, innamorato dell’impegno
educativo, coraggioso nel trovare le strade per attualizzare lo spirito del nostro fondatore. È stato direttore di case, direttore della libreria LDC, ispettore
nella nostra regione, poi nel Piemonte. Don Angelo è stato anche un miracolato.
Il tumore all’intestino con le metastasi diffuse aveva fatto dire ai medici: «Non
arriva a domani». Era il mese di luglio del 1980.
Negli ultimi anni, ha attraversato il periodo della malattia e della sofferenza,
che pian piano gli avevano tolto tutte le forze. Il suo funerale è stato l’occasione per una folta partecipazione di confratelli che si sono stretti attorno al
fratello don Francesco, nel ringraziare insieme il Signore per aver dato la splendida famiglia Viganò alla Congregazione e alla Chiesa.
DON FRANCO RUSTIGHINI
Il servizio è attivo nel fine settimana con tre collegamenti in andata da Milano a
Tirano (il venerdì sera, il sabato e la domenica mattina) e due per il ritorno (sabato
e domenica pomeriggio). I biglietti si acquistano on line sul sito www.storeval
tellina.it; chiamando il numero verde 800.500.005 (attivo tutti i giorni dalle ore
7.00 alle ore 21.00) o recandosi al customer care presso la stazione Ferrovie Nord di
Milano Cadorna e si ritirano a bordo. È possibile scegliere tra 3 pacchetti: Basic
(solo trasporto o trasporto + skipass), Family e Group, che prevedono riduzioni per
chi viaggia in famiglia o in gruppo.
I DETTAGLI DEL SERVIZIO
A partire dal 3 dicembre e fino al 27 febbraio 2011, ogni venerdì, sabato e domenica
sarà possibile raggiungere le principali località sciistiche della Valtellina da Milano utilizzando un servizio treno + bus, a cui poter associare l’acquisto dello skipass
a condizioni favorevoli. Il servizio prevede tre stazioni di partenza possibili (Milano
Centrale, Monza, Lecco) con relative coincidenze degli autobus nelle stazioni di
Colico, Sondrio e Tirano per raggiungere i cinque comprensori sciistici attivi in
Provincia di Sondrio: Madesimo (raggiungibile da Colico), Chiesa Valmalenco (raggiungibile da Sondrio), Aprica e Bormio (raggiungibili da Tirano). I treni oggetto
del pacchetto verranno effettuati con un materiale rotabile di elevata qualità; si
tratta del nuovo treno Flirt prodotto dalla azienda svizzera Stadler, già utilizzato
da Tln in accordo con Tilo (joint venture 50% Trenitalia- Ferrovie Federali Svizzere)
su alcune linee pendolari in Regione Lombardia, appositamente predisposto con le
rastrelliere per il posizionamento delle attrezzature sciistiche e con un servizio di
catering e degustazione prodotti tipici durante il viaggio.
IL TRENO
Il treno Flirt (Fast Light Innovative Regional Train) è un moderno treno elettronico, composto e costruito in Svizzera. Il rotabile ha la caratteristica di essere a spazio
continuo unificato per tutta la lunghezza: l’ambiente è climatizzato e i servizi sono
a circuito chiuso e attrezzati per i disabili. Questo tipo di treno, nato nel 2004, è
stato fornito alle Ferrovie Federali Svizzere per le reti regionali e locali e, in un
secondo tempo, è stato acquisito anche in Italia. Per maggiori informazioni: http://
www.trenitalialenord.it/il-servizio/treno-montagna.aspx.
P A G I N A
31
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010
L’AFFAIRE WIKILEAKS
DONGO
IMBARAZZO MONDIALE
I
Wikileaks.org è certamente il
sito internet più noto (e cliccato)
di queste settimane. Con le sue
rivelazioni sta facendo parlare
l’opinione pubblica di tutto il pianeta e sta causando non pochi
grattacapi a buona parte delle
cancellerie e dei diplomatici dei
Paesi più importanti sulla scena
della politica internazionale.
L’imbarazzo è generale e ad esso
si intreccia anche il sospetto di
manovre occulte e mandanti “eccellenti”. Insomma, gli ingredienti della storia perfetta per
occupare l’attenzione del mondo
dell’informazione ci sono tutti:
spionaggio, politica e gossip.
Tutto ha inizio intorno alle 22
del 29 novembre scorso, quando
Julian Assange, fondatore del
sito, inizia a rendere disponibili
on line 250 mila documenti riservati raccolti da fonti anonime
delle ambasciate Usa. Una mole
di documenti enorme, che spazia
dai giudizi sul primo ministro
italiano all’attacco della Cina
contro Google...
Il governo statunitense ha preso la vicenda molto sul serio ed
ha avviato tutte le contromosse
del caso. Il senatore Joe
Lieberman e i colleghi repubblicani John Ensign e Scott Brown
hanno presentato una proposta
di legge per facilitare azioni
giudiziarie e attacchi informati-
ci contro Julian Assange e
Wikileaks. Mentre il presidente
Usa, Barack Obama, ha annunciato di aver affidato a Russell
Travers, attuale vicedirettore del
centro
informativo
dell’antiterrorismo, l’incarico di
“preparare e applicare le riforme
strutturali la cui necessità è stata messa in luce dalle fughe di
notizie di Wikileaks”. L’obiettivo
è correggere un sistema
informatico in uso tra i diversi
Dipartimenti statunitensi per la
condivisione delle informazioni,
che potrebbe essere una delle falle usata da Assange per reperire
le informazioni.
Ma cos’è wikileaks.org e chi è
il suo fondatore? Il sito è diventato noto all’opinione pubblica
quando Steven Aftergood, curatore di Secrecy News, rivelò di
aver ricevuto la richiesta di farvi
parte in veste di consulente.
Leak (fuga di notizie) è il nome ed
il programma del sito gestito da
Assange (attivista del web, giornalista ed editore, che fondò l’Isp
australiano Suburbia nel 1993,
CONTERTO
NATALIZIO
con l’intento di fornire una voce
libera e indipendente alle notizie): rendere pubbliche le informazioni tenute nascoste dai governi. E per il momento sembra
che Wikileaks, gestito con 5 giornalisti e una rete di “gole profonde” garantite da un sistema automatico e anonimo di messa a
disposizione dei file scottanti,
sembra stia riuscendo nella sua
missione. Al momento sono circa
1,2 milioni i documenti presenti
su Wikileaks, ma i rumors parlano di tre milioni in arrivo.
Un successo pagato a caro
prezzo. Assange è attualmente
ricercato dall’Interpol e il sito è
stato prima sfrattato, da
Amazon (i cui server ospitavano
l’immenso archivio), poi da
Tableau Software, sotto le pressioni di Joe Lieberman (presidente della Commissione del Senato americano sulla sicurezza
nazionale). Infine, la società statunitense di gestione dei domini
Everydns.net lo ha rimosso dalla Rete “a causa della massiccia
offensiva di pirateria informatica”. Il sito è rimasto oscurato per
6 ore ed ora si può di nuovo accedervi attraverso l’indirizzo
Wikileaks.ch.
ANTONIO RITA
Sciostakovic
ELENA OREGGIONI
Concerto il La minore,
op 77 per violino e orchestra
I
l Concerto n. 1 in la minore,
op. 77 per violino e orchestra di Dmitrij Sciostakovic (1906-1975), in origine pubblicato come op. 99,
è stato composto fra il 1947
e il 1948, nel pieno della campagna ideologica promossa dal
regime a sostegno del realismo
socialista, nella quale il compositore si trovò, suo malgrado,
coinvolto. Dedicato al celebre
violinista David Oistrakh, il
Concerto venne da lui eseguito,
in prima assoluta, il 29 ottobre
1955 a Leningrado con l’orchestra locale diretta da Evgenij
Mravinskij.
E’ articolato in quattro movimenti. Si apre con un Notturno
molto cantabile ed è il brano
più complesso della composizione; traspare un certo influsso della musica di Bartok, specialmente nel modo di
melodizzare del solista.
Segue uno Scherzo dal carattere, definito dallo stesso
Oistrakh, “demoniaco”. Viene
citato, quasi letteralmente, il
SCELTI PER VOI...
p r i m o
tema del
terzo movimento della “Sinfonia n. 10, ALL'ASCOLTO
op.
93”
(1953). E’
evidente,
in questo
s e c o n d o GRAMMA
tempo, una
certa ironia e un
tono grottesco.
Il terzo movimento –
Passacaglia – è armonicamente interessante e molto lirico
per quanto concerne il violino
solista. Mediante l’ampia cadenza del violino solista si collega
direttamente
alla
Burlesque conclusiva, pagina
dall’andamento travolgente.
Nel discorso appare un’intonazione popolaresca in una lieta
festosità di timbri e colori.
I FILM
PROGRAMMA
“Note di speranza”, racconta una storia emozionante e commovente, ma
al tempo stesso dolce e divertente. Il protagonista, Alex, un ingegnere italiano
che lavora in Russia, si ritrova immerso in un mondo a lui estraneo: un vecchio
ospedale pediatrico nel quale, nonostante le malattie e le difficoltà economiche,
i bambini sognano una vita normale e serena. L’ultimo arrivato tra i giovani pazienti è Misha, che con la musica del suo violino dona ai nuovi amici delle vere
e proprie note di speranza. Dopo aver scoperto l’esistenza di un piccolo
auditorium, sono proprio Alex e Misha a lanciare l’idea di organizzare un concerto di Natale per raccogliere fondi a sostegno dell’ospedale. Il racconto ci trasporta nella dura realtà di questi bambini, enfatizzando sempre la gioia di vivere che caratterizza ciascuno di loro. Questi piccoli grandi eroi acquisiscono e
regalano anche a noi adulti una rinnovata fiducia nel futuro. Un film pressoché sconosciuto per un natale diverso, inoltre parte del ricavato delle vendita
del dvd sarà devoluto ad una organizzazione che lavora in Pakistan coi bambini disabili.
GUIDA
PEN
TA
a cura di
ALBERTO CIMA
CHIAVENNA
SALE DELLA
COMUNITA’
Un filo di perle musicali è
ciò che offre la rinomata
“International
Piano
Academy – Lake Como” in
occasione delle festività natalizie.
Sabato 11 dicembre, alle
ore 21 presso la Sala
Schnabel del Palazzo del
Vescovo di Dongo, sarà
possibile ascoltare un concerto alquanto insolito: sul
palco si esibiranno gli allievi effettivi della prestigiosa
scuola di perfezionamento
presieduta da Martha
Argerich, selezionati all’interno di una rosa internazionale di candidati. I giovani talenti, già affermati
interpreti in carriera e vincitori di prestigiosi concorsi,
propongono un momento
musicale alla scoperta di
un repertorio pianistico raffinato e di immediata
fruizione appartenente a
diverse epoche storiche.
Nell’accogliente sala da
concerto si esibiranno i
pluripremiati: Alessandro
Deljavan (Italia), il francese François Dumont,
apprezzatissimo vincitore
del quinto premio al concorso Chopin di Varsavia di
quest’anno, Alessandro Taverna (Italia), Shiran Wang
(Cina) e Lorenzo Cossi (Italia). L’ingresso è libero e seguirà un rinfresco aperto a
tutti.
9 dicembre
North Face
12-13 dicembre
Benvenuti al Sud
18-19 dicembre
La Banda dei Babbi Natale
SONDRIO
9 dicembre
Stanno tutti bene
Invictus, Ultimo film di Clint Eastwood ( in attesa di vedere a breve il suo
nuovo film), decisamente tra i migliori del regista. N. Mandela liberato dalla
prigione diventa Presidente del Sud Africa e con la sua saggezza e lungimiranza
cerca di sanare le ferite del passato e portare il paese alla riconciliazione. Attraverso anche il rugby, da sempre lo sport di bianchi e la collaborazione convinta del capitano degli Springboks ( la squadra leader) riesce nell’impresa.
Un film di alto valore civile, coinvolgente dall’inizio alla fine con una regia equilibrata ed una interpretazione superba di Morgan Feeman e Matt Damon. Un
inno alla capacita di ognuno di fare la differenza,alla libertà di determinare il
proprio destino, una lezione morale per le nostre società assopite e rassegnate alla corruzione, al degrado morale e all’indifferenza. Una boccata d’ossigeno che in tempo di Natale non può che fare bene.
a cura di
TIZIANO RAFFAINI
11 dicembre
The social network
12 dicembre
Alvin Superstar
The Social Network
13 dicembre
The Social Network
14 dicembre
Alcine in wolderland
The Social Network
15-16 dicembre
The Cocial Network
17-18-19 dicembre
Uomini di Dio
MENAGGIO
9 dicembre
A natale mi sposo
10-11-12-13-14-16 dicembre
Harry Potter 7 – I parte
17-18-19 dicembre
Natale in Sudafrica
ASTRA-COMO
9-10-11-12 dicembre
Uomini di Dio
13-14-15 dicembre
City Island
15-16-17-18 dicembre
Incontrerai l’uomo dei sogni
LIVIGNO
17 dicembre
A Natale mi sposo
18 dicembre
La banda dei Babbi Natale
19 dicembre
Harry Potter 7 – I parte