chiesa - Diocesi di Como
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DELLA S tanno cercando il corpo di Yara in uno stagno, proprio mentre mi accingo a scrivere queste righe. La speranza di ritrovare in vita la tredicenne bergamasca è finita anch’essa in quella melma gelida, in cui coloro che da una settimana sono impegnati nelle ricerche sperano almeno di ritrovare dei poveri resti da restituire ad una famiglia affranta dal dolore. Anche quella pozza d’acqua sporca che i pompieri stanno prosciugando sembra quasi rilucere a confronto con la squallida storia che tra poche ore, verosimilmente, ci racconteranno. Non avremmo voluto sentirla, soprattutto in questi giorni in cui la Chiesa amorevolmente ci dirige lo sguardo verso il Bambino di Betlemme. Invece, la violenza ha albergato ancora nel cuore dell’uomo, rendendolo capace di un orribile delitto. Ormai rassegnati, tutti ci aspettiamo che la realtà confermi l’oscuro sospetto. La cronaca ci ha già stupiti, raccontandoci la morte tragica di sette ciclisti falciati a Lamezia Terme dalla macchina condotta a grande velocità da un ventunenne marocchino con regolare permesso di soggiorno, risultato positivo all’esame antidroga (cannabis). Altro dolore che s’aggiunge in altrettante famiglie, dolore - così sembra dai primi accertamenti dei carabinieri - provocato da un sorpasso azzardato (lo stesso motivo per cui la patente era stata sequestrata al marocchino sette mesi fa e appena restituita). Il male che sta all’origine di queste tragedie ha l’uomo per autore. È invalso l’uso di una parola moderna per definirlo, una parola che tolga spazio ad un’altra parola ben più antica, che però ha una coloritura troppo cristiana e che, quindi, va sottaciuta. Si usa dire che l’uomo è investito da una «negatività» che può renderlo cattivo. Il negativo naturalmente sta fuori, è una entità misteriosa, che non intacca l’intangibile libertà dell’individuo. Non esistendo più né il bene né il male, ma solo la fantomatica autodeterminazione di ogni soggetto, tutto ciò che non collima con l’immagine “ordinata” della società degli individui viene attribuito alla negatività. Di «peccato» - eccola la parola vecchia non si può parlare, perché, se non c’è il bene e nemmeno il male, contro che cosa si pecca? La negatività moderna è una comoda scorciatoia per annullare la responsabilità personale. Contro questa negatività, al massimo, si combatte come contro il malocchio: si va dai maghi... Il pansessualismo imperante genera istinti bestiali che portano ad orribili delitti? Si punta il dito contro il mostro occasionale, ma non si fa nulla per scardinare la redditizia macchina della pornografia e del liberismo amorale dilagante. E si critica aspramente chiunque proponga impegnative prospettive educative. Sarebbero contro la libertà. Invece, solo l’educazione rende davvero liberi. don AGOSTINO CLERICI 46 DI COMO CONTIENE INSERTO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO Cronache del male... in mezzo a noi ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ANNO XXXV 11 DICEMBRE 2010 E 1,20 DIOCESI SALVAGUARDIA DEL CREATO PER UNO SVILUPPO CHE SIA DAVVERO SOSTENIBILE A PAGINA 9 PRIMO PIANO NOVENA DI NATALE: STORIA DI UN DONO ANNUNCIATO A PAGINA 3 CHIESA LOCALE ORDINATI DUE DIACONI PERMANENTI A PAGINA 8 VISITA PASTORALE IL VESCOVO A CAMNAGO FALOPPIO E GAGGINO; LA CRONACA DI MENAGGIO, CROCE, NOBIALLO, LOVENO A PAGINA 11-12-13 COMO OLTRE LA CRISI. UN ANNO DI SFIDE F austo Tagliabue, segretario generale dlela Cisl di Como, traccia con noi un bilancio dell’anno che si va concludendo e degli obiettivi del 2011, non tralasciando di toccare il tema caldo dell’unità sindacale. A PAGINA 14 COMO QUASI PRONTO L’ AUTOSILO DI VIALE LECCO A PAGINA 15 SONDRIO LA RELIGIOSITÀ DI CARAVAGGIO IN MOSTRA L’allestimento con le riproduzioni delle opere più importanti del grandissimo maestro resterà aperto al pubblico fino a domenica 12 dicembre. Un’occasione per incontrare un genio dell’arte, dalla religiosità viva e vivace. A PAGINA 26 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 LEGGERE È PENSARE NOVITÀ IN LIBRERIA L’ATTUALITÀ DI PAUL RICOEUR « C iò che le neuroscienze ci dicono è ciò che accade, in un determinato momento, nel mio cervello, come esso accade, nulla di più. Quindi, in realtà, noi sappiamo sempre qualcosa in più su noi stessi rispetto a ciò che possono dirci le sole neuroscienze”. Sono parole di Paul Ricoeur (1913-2005), uno dei più importanti filosofi del Novecento, ricordate in un recente studio, La via lunga di Paul Ricoeur, (Progedit, 142 pagine, con un’intervista al celebre neurobiologo Jean-Pierre Changeux), realizzato da Valentina Patruno. Da quelle parole emerge tutto il senso di una lunghissima ricerca che ha portato il pensatore ad attraversare i grandi miti del secolo breve: la psicoanalisi, la scienza, l’ermeneutica, vale a dire l’interpretazione dei segni umani. Il volume mostra, in poche parole, l’incontro di Ricoeur con il suo tempo, a partire dalla fenomenologia e dal personalismo, soprattutto quello di Mounier, che considerò il filosofo come ideale prosecutore del suo pensiero. In poche parole la Patruno ci consente – in una sorta di procedimento che la critica moderna ha chiamato “a schidionata” – di attraversare un secolo di storia e di grandi rivolgimenti anche culturali (basti pensare all’affermazione del marxismo e, d’altra parte, dell’irrazionalismo, a Nietzsche, a Freud, a Bergson, a Einstein e a Heisenberg) attraverso un solo personaggio, il quale, da parte sua, ha interagito attivamente con tutte queste visioni del mondo. Due momenti risaltano maggiormente in questo lavoro: i rapporti con la psicoanalisi e quelli con la scienza. Pur partendo da presupposti anti-deterministici, Ricoeur affronta Freud mettendosi dalla sua parte, difendendone cioè la creatura, il procedimento analitico, dagli attacchi di quanti ne confutavano la scientificità. Il filosofo, come si vede, non difende l’alterità e la purezza della “sua” disciplina attaccando i punti deboli delle altre, ma cerca le occasioni di incontro, e questa resterà una delle caratteristiche di tutta la ricerca di Ricoeur: pur sensibile ad una visione per molti versi spiritualistica del mondo (l’autrice ricorda come egli aderisse alla concezione creazionista dell’universo) lo studioso è fermamente ancorato al fenomeno, e quindi alla fisicità espressa dal nostro corpo, che però non rappresenta il tutto dell’esistenza: “Il mio carattere non si sviluppa come una pianta in una serra: esso si nutre di apporti dallo spazio della società, della morale, della religione; una certa mentalità impone il proprio marchio sul mio carattere (...). Se io chiamo individuo il temperamento sviluppato dal carattere che si conclude con la mentalità, dirò che la persona non è l’individuo”. È evidente in queste parole lo sforzo di riconoscere il valore fisico dell’esistenza senza concedere nulla a quanti vorrebbero ridurre la vita ad un ammasso di cellule. Anche quando si confronterà con la scienza “dura” della neurobiologia, Ricoeur sarà attento ad evitare che la ricerca di una comunicazione tra filosofia e scienza possa essere vista come cedimento ad una resa all’unicamente materiale. In occasione di un importante evento, un libro scritto a quattro mani dal filosofo e dal grande neurobiologo Changeux, “La natura e la regola”, Ricoeur non darà tregua allo scienziato, ponendo il problema della coscienza di sé che travalica l’immediato meccanismo neuronale e biologico. Sarebbe ingeneroso però ridurre solo a questo il contributo di Ricoeur al pensiero contemporaneo, perché lo studioso ha in realtà – anche quando sembrava occuparsi d’altro – sempre privilegiato il discorso, vale a dire il linguaggio e la comunicazione, che per il filosofo non sono riducibili a puri segni – come parte a cura di ELENA CLERICI TUTTO RAGAZZI! VELENTINA PATRUNO, La via lunga di Paul Ricoeur. Psicologia, psicoanalisi e neurobiologia, Progedit, pagine 160, euro 15,00 dello strutturalismo e del formalismo hanno sostenuto – ma vanno ad attingere ad un universo simbolico radicato abissalmente nell’uomo. In questo modo la parola non è riducibile a pura funzione razionale, ma sprofonda, per così dire, nell’universo delle immagini, del non conscio, del sogno e della religione che fanno parte integrale e inamovibile della persona umana. Grazie a questa pubblicazione si può valutare – attraverso un ricchissimo e documentato apparato di note – quanto il pensiero filosofico, oggi fatto oggetto, ma con la buona compagnia della poesia, di un inquietante silenzio, abbia invece contribuito alla formazione della nostra cultura profonda, quella relegata paradossalmente alle riviste specialistiche per lasciare spazio ad altre sedicenti culture nei media che contano: se andiamo a vedere bene, nei sotterranei segreti del nostro sapere, si muovono drammatici eventi, tra i quali il rapporto tra etica e scienza, tra soggetto pensante e corpo come oggetto di studio e di cura, studi che devono molto al coraggioso tentativo di Ricoeur di tener ferma la zona non riducibile solo a molecole della persona umana. MARCO TESTI Cosa avrà pensato Maria quando Dio le chiese di diventare la mamma di Gesù? E come sarà stata la mamma di Gesù? I più piccoli scoprono una mamma davvero unica sfogliando questo libro, che legge con gli occhi di Maria l’annunciazione, la visita a Elisabetta, la nascita, la presentazione di Gesù al tempio, Gesù tra i dottori, le nozze di Cana. Le pagine cartonate hanno bottoni segna-pagina rotondi posti sul bordo, che raffigurano un elemento caratteristico di ogni episodio narrato. I disegni sono quelli inconfondibili, con grandi occhi pieni di stupore, di Maria Gianola, autrice anche dei testi. MARIA GIANOLA, Maria … la mamma di Gesù, Paoline, pagine 12, euro 11,00. Un cantastorie porta sulle spalle una grande cesta piena di racconti: 11 storie trovate in tutto il mondo e in ogni cosa che abita il mondo, storie che hanno per protagonisti l’asino e il bue, il pastore, i re Magi, gli zampognari, gli alberi di Natale, Maria e Giuseppe.... e naturalmente un bambino speciale. Il raccontastorie apre la cesta … ed esce tutta la magia del Bambino dei cieli. Età di lettura: da 5 anni. ALBERTO BENEVELLI – illustrazioni di LORET-TA SEROFILLI, Incanto a Betlemme, San Paolo, pagine 90, euro 16,00. Quaranta storie fra le più amate e conosciute della Bibbia, narrate e splendidamente illustrate per i bambini (dai 3 ai 7 anni), con i riferimenti per la lettura integrale dei brani. Da leggere insieme, in famiglia, a scuola, a catechismo. Un libro-valigetta. CECILY OLE-SEN, La mia piccola Bibbia a colori, Elledici, pagine 80, euro 15,50. Uno splendido libro attivo con adesivi, adatto per i bambini che si delizieranno nell’ascoltare la narrazione della nascita di Gesù e si divertiranno incollando gli adesivi per completare i disegni. Un ottimo sussidio di catechesi biblica. Il Natale. Libro attivo con gli adesivi, Elledici, pagine 16, euro 5,50. Disponibile anche un altro libro attivo dedicato a La creazione. Anna e i suoi compagni, prendendo spunto da un fatto accaduto a scuola, affrontano in classe con la maestra Michela il tema dei bulli. I punti di vista si moltiplicano, dando corpo al concetto di bullismo e a come difendersene. La Collane è Jam – Prime letture per piccoli di 5-6 anni. MARIA LORETTA GIRALDO – illustrazioni di NICOLETTA BERTELLE, Anna, i bulli non sono belli, San Paolo, pagine 40, euro 7,00. Abbiamo già conosciuto Mastino Machiavelli, l’inventore col pallino di risolvere i problemi del mondo. In questa nuova avventura, la seconda della serie, egli è in Africa per partecipare ad una conferenza insieme agli scienziati più importanti di tutto il mondo. E ne combina davvero una grossa: mette a punto infatti una serie di invenzioni per rendere dolci tutti gli oceani della Terra, poiché nutre una profonda antipatia per l’acqua salata. Che disastro! Suvvia, “professore, ci faccia un piacere… stia buono”: almeno fino alla prossima disavventura. ANNALISA STRADA – illustrazioni di FRANCESCO MATTIOLI, Laboratori Scientifici Mastino Machiavelli. L’Oceano in bottiglia, San Paolo, pagine 120, euro 11,00. TERZA DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A Parola FRA noi IS 35,1-6a.8a.10 SAL 145 GC 5,7-10 MT 11,2-11 Tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di ANGELO SCEPPACERCA TERZA SETTIMANA del Salterio IN SCENA GIOVANNI S ei tu? La domanda di Giovani a Gesù è “LA” domanda. Siamo al capitolo 11 del Vangelo e Gesù deve ancora dare altre prove per mostrare chi egli sia? Gesù si lascia interrogare e risponde mostrando il metodo di ricerca delle risposte certe: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete”. Il metodo dei fatti, dell’esperienza personale. A Giovanni in carcere, giunge l’eco dei fatti di Cristo e manda a chiedere se è lui “quello che deve venire”. La risposta scende nella prigione e la illumina. La povertà e la piccolezza di Giovanni (in carcere, deve mandare qualcuno, ha vissuto nel deserto), della gente testimone (ciechi, storpi, lebbrosi, morti) e di Gesù, servo umiliato, mostrano che il regno di Dio inizia dal basso, dai piccoli, dalle ferite di una umanità sfinita e senza pastore. Il regno dei cieli, centrale in Matteo, si manifesta nella debolezza dei “messag- geri”, nella piccolezza dei suoi “ministri” e si rivela nell’umiltà dei segni. Giovanni è stato umiliato, ma non hanno spento la voce dell’ultimo dei profeti; tra i nati di donna non c’è nessuno più grande. Eppure la sua grandezza non è paragonabile a quella del più piccolo nel regno che è dono di Dio e che non può essere violentato dai superbi perché appartiene ai “poveri in spirito” che accolgono la sofferenza e la persecuzione per il nome di Cristo. La domanda del Battista pone la questione fondamentale sulla identità di Gesù. Per Giovanni è fondamentale trovare risposta proprio perché si trova nel momento drammatico in cui la prova raggiunge il massimo della sopportazione. È solo, in carcere, sta per essere decapitato. Perché stare in carcere e morire, se tu sei il liberatore? Il profeta riproduce al vivo, con la sua storia, il significato della sua predicazione. La prigionia del Battista è metafora della prigionia e della schiavitù del popolo in attesa del Messia. La risposta di Gesù è una citazione della Scrittura, soprattutto di Isaia 61,1: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri”. Gesù richiama i segni del Messia, ma non quello della liberazione dei prigionieri. Gesù, pur essendo il Messia, non sarà il liberatore di Giovanni perché nella missione del Battista Gesù definisce la sua. La missione di Giovanni non è terminata; manca la testimonianza estrema, rinunciare alla liberazione per prendere la strada del martirio, anche in questo precursore e anticipatore di Gesù nell’estremo dono della vita. E il discepolo del Regno ha Gesù dinanzi come messaggero e battistrada. P A G I N A 3 CHIESA PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 PREPARASI AL NATALE CON LA PREGHIERA IN CHIESA E IN FAMIGLIA TEMPO DI NOVENA: UN DONO ANNUNCIATO S nunciato. Così giorno dopo giorno l’attesa si arricchisce di simboli fino a giungere alla Rivelazione del bambino in fasce adagiato nella mangiatoia. È uno strumento che vuole creare un “legame” tra la liturgia della Parola, celebrata in chiesa, e la vita del ragazzo e quella della sua famiglia. L’iconografia dell’antica abside di Sant’Abbondio permette, quest’anno, di recuperare con i nostri ragazzi un vero capolavoro… creando magari in loro l’attesa di poterlo vedere realmente in una visita da organizzare. Narrare ai bimbi l’annuncio che nella storia della salvezza è stato fatto di questo Dono, offre in consegna il compito di continuare a narrare, di essere testimoni e profeti… di scrivere nuove pagine dell’eterna e già compiuta storia di salvezza. toria di un dono annunciato. È il titolo della Novena di Natale proposta in questo anno. Un titolo evocativo, che vuole far ripensare all’intera storia di salvezza e che intende ricollegarsi all’esperienza dell’annuncio che caratterizza il cammino di iniziazione cristiana che si vive in ogni parrocchia. Una Novena di Natale, quella di quest’anno, che ci conduce a fare memoria della storia dell’annuncio di quel Dono del Padre che è il Messia, il Cristo e Signore. Quasi a voler ridestare in tutti i credenti l’attesa del Salvatore, perché non sia attesa stanca, o troppo indaffarata. Ma anche per aiutare a comprendere che l’attesa non è lo stato euforico di un momento prossimo alla festa; l’attesa è un atteggiamento che deve caratterizzare l’intera esistenza del credente: viviamo “nell’attesa della tua venuta”. Nelle celebrazioni in chiesa, attraverso le profezie di Natan, Isaia, Osea, Geremia e poi gli annunci degli angeli a Giuseppe, a Maria e ai pastori siamo invitati a riscoprire una ricca simbologia fatta di immagini sempre più pregnanti che svelano gradualmente la vera identità dell’ “Atteso dalle genti”. Le diverse immagini non valgono solo per il loro significato simbolico, ma anche perché ci invitano a riconoscere una presenza del Signore che si fa viva dentro la storia umana: l’incarnazione, appunto. Il Signore si nasconde dietro ad al- Il materiale per la Novena si può prenotare e ritirare telefonando allo 031-5001210 Ufficio Pastorale dei Giovani cuni simboli, ma in questo modo egli fa comprendere, svela e spiega il vero senso della sua presenza. Pensiamo alla ricchezza anche attuale di alcune simbologie, come quella dell’accasarsi, dei legami e relazioni familiari (padre, madre, figlio ...) e di altro ancora. Un calendario, fra le mani dei bambini, invita a svelare (aprire la finestrella) lentamente la vera identità del Dono an- Un altro libretto è destinato invece proprio alle famiglie. Contiene una brevissima proposta di preghiera da realizzare in famiglia prima dei pasti: ogni giorno un brano della Parola di Dio che aiuta a comprendere i “doni” che sono sulle nostre tavole come simboli che “trascendono” la loro funzione per aiutarci ad accogliere il “dono” per eccellenza, che è il Signore, e per aiutarci a diventare a nostra volta ‘dono’ nei confronti degli altri; e una preghiera, che si ripete uguale ogni giorno e che conclude la proposta. Lo stesso sussidio riporta poi, per ogni giorno, un brano di meditazione sul Natale, preso da scritti di autori cristiani CHE COS’È LA NOVENA DI NATALE La Novena di Natale è una forma di preghiera tradizionale che si ripete nei 9 giorni dal 16 al 24 dicembre. Pur non appartenendo alla Liturgia ufficiale della Chiesa, ma alla pietà popolare, la Novena può essere valorizzata come preparazione spirituale al Natale: è un’opportunità, nei giorni spesso frenetici che precedono le feste, per dedicare del tempo a concentrarsi sul mistero dell’Incarnazione di Gesù Cristo e disporsi ad accoglierlo come l’Unico che può dare senso alla nostra vita. Secondo la tradizione, la Novena di Natale prevede il canto delle Profezie messianiche dell’Antico Testamento (per le quali esistono diverse proposte di melodie): trattandosi di una preghiera non ufficiale, comunque, la Novena può essere realizzata in diversi modi, sottolineando in ogni caso la centralità della Parola di Dio. di epoche diverse. È rivolto a quelle persone che non potendo partecipare alla liturgia in chiesa non vogliono comunque rinunciare a una riflessione per la loro crescita spirituale. don BATTISTA RINALDI UN GIOIELLO DOVE L’ARTE È ESPRESSIONE DI FEDE L’abside di Sant’Abbondio L a basilica di Sant’Abbondio è tra i più antichi e importanti luoghi di culto della nostra Diocesi (sorta verso il V sec., è stata cattedrale di Como fino al 1013) e ha un notevole valore artistico come esempio significativo dell’architettura romanica lombarda. L’abside della Basilica è decorata con il ciclo di affreschi delle “Storie di Cristo” (13151325) che illustrano l’infanzia e la passione di Gesù. Que- st’opera preziosa è stata di recente oggetto di restauri, conclusi nel 2003, a cura della Soprintendenza ai Beni Monumentali della Lombardia. Gli affreschi delle “Storie di Cristo” comprendono 20 riquadri. Da questi, per la proposta della Novena di Natale 2010, sono state scelte 9 immagini che illustrano i 9 giorni di preghiera: • 16 dicembre, “La casa”, dall’affresco della Presentazione al tempio di Gesù, rappresenta le PREGARE IN CHIESA, PREGARE IN CASA La famiglia, Chiesa domestica, vive attraverso specifiche ritualità la relazione con Dio. Gli sposi pregano insieme per alimentare il loro amore alla sorgente che è Cristo. I genitori pregano insieme ai figli per educarli a riconoscere in Cristo l’unico riferimento della propria vita. La preghiera in famiglia prepara il cuore alle celebrazioni della comunità parrocchiale; ed è strumento perché la grazia dell’Eucaristia domenicale si diffonda in tutti i giorni della settimana. I “giorni della Novena” sono un tempo quanto mai opportuno per dare spazio a momenti di preghiera familiare che preparino ad accogliere nella propria casa il Dio-con-noi. Possono essere i momenti in cui ci si ritrova per il pasto (a questi è indirizzato il sussidio diocesano per la Novena), può essere una preghiera serale prima della buonanotte. Insieme a questa preghiera anche altri segni tipicamente familiari, come la corona di Avvento o la contemplazione del presepe preparato in casa, possono alimentare la spiritualità dell’attesa del Natale. A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA colonne e il tempio di Gerusalemme; • 17 dicembre, “Il giglio”, particolare dell’Annunciazione, simboleggia la purezza e la bellezza; è l’unico elemento che richiama l’immagine del germoglio ricordata nella lettura del profeta Isaia; • 18 dicembre, “Il santo monte” di cui parla Isaia è rappresentato dal colle su cui pascolano le pecore dell’Annuncio ai pastori. • 19 dicembre, “Il liberatore” o Messia, viene indicato anche come l’Unto del Signore; gli angeli presenti al Battesimo di Cristo reggono le vesti e un vasetto con il Crisma (angeli ‘mirrofori’); • 20 dicembre, “La palma” che si piega ad offrire i suoi frutti al piccolo Gesù si trova nella scena della Fuga in Egitto; la pianta simboleggia l’uomo giusto e l’abbondanza della grazia; anche in questo caso è il simbolo che più si avvicina all’ombra del cipresso ricordata dal profeta Geremia; • 21 dicembre, “Lo sposo fedele” viene rappresentato dai Pastori, che vegliano di notte insieme ad un cane vigile; a loro per primi si rivela l’annuncio della salvezza; • 22 dicembre, “Il Dio con noi” viene annunciato a Giuseppe, che nella scena della Natività sembra meditare sulla grandezza dell’evento accaduto; • 23 dicembre, “Figlio del- l’Altissimo” è il nome con cui l’angelo indica a Maria l’origine del nascituro; nella scena dell’Annunciazione la Madonna sembra obbedire, anche con i gesti, alla volontà di Dio; • 24 dicembre, “Un bambino avvolto” in fasce è il segno che vedranno i pastori, il cen- tro del Natale, il simbolo della grandezza e dell’umiltà dell’amore di Dio; anche l’asino e il bue sembrano riconoscere la bellezza di questo dono. A CURA DELL’UFFICIO PER I BENI CULTURALI ECCLESIASTICI P A G I N A 4 SOCIETÀ INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 UNITÀ D’ITALIA CRISI COREANA SESSANT’ANNI FA L’ENCICLICA “MIRABILE ILLUD” ggi più che mai dobbiamo essere uniti anche se diversi e pronti a relazionarci con il resto del mondo, in particolare con l’Europa. Occorre inoltre ricostruire un patriottismo costituzionale, in particolare per le giovani generazioni, che si diriga verso il bene comune”. Nella sessione pomeridiana della seconda giornata del X Forum del progetto culturale sul tema “Nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Tradizione e progetto” (Roma, 2-4 dicembre), Paola Ricci Sindoni, docente di filosofia morale, ha introdotto così la tavola rotonda con Giuliano Amato, Lucio Caracciolo, Giuliano Ferrara e Dino Boffo. Secondo Ricci Sindoni, “grazie all’Unità d’Italia si è modellata la Chiesa italiana” ma “in queste interazioni tra Stato e nazione non c’è nulla di scontato”. È innegabile, d’altra parte, che “oggi vadano potenziati tutti quegli anticorpi che scongiurino la dissoluzione del tessuto socio politico”. Se si pensa alla storia unitaria, ha aggiunto, “sono le donne, un esercito silenzioso ma tenace ,a tessere unità e costruire trasversalmente una positiva presenza sociale”. un’enciclica breve, la ventesima del suo pontificato. Pio XII la firma il 6 dicembre del 1950, in prossimità della festa dell’Immacolata Concezione e a pochi giorni della vigilia di Natale, quando la chiusura della Porta Santa nella basilica di San Pietro segnerà la conclusione del Giubileo di quell’anno. È da qui che parte la “Mirabile illud”, da una prima considerazione del Papa sul grande evento: “Quel meraviglioso spettacolo di concordia fraterna, offerto durante l’anno santo dalle innumerevoli schiere di fedeli convenuti in pio pellegrinaggio a Roma, da quasi tutte le nazioni, a noi sembra che possegga una voce ammonitrice e costituisca dinanzi al mondo una testimonianza solenne che tutti i popoli vogliono non la guerra, non la discordia, non l’odio, ma intensamente bramano la pace”. È la pace, ancora una volta, l’assillo paterno di Pio XII. Il Papa del profetico “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra” pronunciato undici anni prima, scende ancora un volta in campo per rilanciare il suo ammonimento sotto forma di breve enciclica, sull’esempio di altre encicliche altrettanto brevi (nel 1945, 1947, 1948, nello stesso 1950, il 19 luglio, e poi nel 1956 le encicliche per l’Ungheria) che costituiscono una costante nel pontificato di Pio XII, essendo tutte un pressante invito ai pa- Stare nello Quell’accorato invito spazio pubblico È « O SGUARDO CATTOLICO Il sentimento che tiene uniti non è fatto mai solo di passato ma soprattutto di futuro. Essere pronti a fare sacrifici per un futuro comune è ciò che più è venuto meno in questi tempi”. Lo ha ricordato Giuliano Amato, giurista costituzionalista e presidente del Comitato dei garanti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che ha ripercorso la storia unitaria sottolineando che “è implicito ed essenziale che il cittadino ed il credente sono la stessa cosa” perché “il cittadino deve portare con sé il bagaglio dei valori e dei principi che vengono dalla sua religione”. Le vicende dell’Unità d’Italia hanno lasciato “una nozione profondamente sbagliata” perché tra la separazione delle giurisdizioni di Stato e Chiesa e tra l’essere fedele e l’essere cittadino “non c’è alcuna correlazione”. Nella sfera pubblica, ha proseguito, è importante “dare spazio alla religione, uno spazio che essa riempie di un propellente essenziale per la società del nostro tempo”. Per il giornalista Lucio Caracciolo, invece, dobbiamo imparare dalla Chiesa “la sua universalità” e “il carattere romano” evidenziando come “questo Stato fondato 150 anni fa contro la Chiesa oggi abbia bisogno della Chiesa”. Dunque, ripartire da uno sguardo “cattolico”, cioè universale, e dal rispetto della centralità della capitale: “Il fatto di avere nella propria capitale uno Stato estero, il Vaticano, è un vincolo per la nostra politica, ma allo stesso tempo una risorsa di cui la politica estera italiana raramente si è servita”, data “dalla confluenza di conoscenze e relazioni” che costituiscono un vero e proprio “patrimonio”. Altro “fondamentale giacimento di ricchezza”, ha spiegato Caracciolo, è “l’aspetto linguistico” perché “la Chiesa è l’unica grande organizzazione internazionale che ha l’italiano come ‘lingua franca’”. BUONA BATTAGLIA “Abbiamo stabilito, con argomenti di natura laica, che l’Italia ha bisogno del cristianesimo e della Chiesa. È vero che l’Italia ha bisogno della Chiesa, ma di quale Chiesa?”. È la domanda posta da Giuliano Ferrara, direttore del quotidiano “Il Foglio”. Citando le parole di Pio IX, Ferrara ha evidenziato che “una Chiesa cattolica più introversa, che rinuncia ad essere pedagogica, incalzante, provocatrice, culturalmente viva in una società italiana come quella di oggi, vivrà una vita che non realizzerà quel contributo di cultura e identità civile”. E allora, ha ribadito il giornalista, la Chiesa non può far mancare “la straordinaria e persuasiva qualità di contraddizione, l’incalzante e rilevante presenza” nella società. Dopo aver manifestato stupore per l’odierna “apologia del suicidio come apologia della libertà”, Ferrara ha invitato a pensare ad “una Chiesa che combatte la sua buona battaglia anche nello spazio pubblico”. A 150 anni dall’Unità d’Italia i credenti devono al Paese “una vita di fede autentica, interferente con le varie forme culturali, eppure genuina e umile e coraggiosa, in quanto ragionevole garanzia offerta a tutti, potenzialmente anche a chi sembra non gradire, di un umanesimo meno consunto e sbrindellato”. È il passaggio centrale dell’intervento di Dino Boffo, direttore di rete di Tv2000. Per il giornalista, “s’illude chi non vede come il secolarismo in fondo destabilizzi l’intero edificio sociale, svuotando dal di dentro i pilastri portanti delle società che si ritengono evolute ed emancipate”. Infatti, “non insegniamo forse ai nostri figli che non ha molto senso desiderare di essere altro da se stessi, che non è segno di crescita equilibrata rifiutare la propria storia e la storia della propria famiglia, che è un’alienazione vivere in una sorta di transfert, alla spasmodica ricerca di altri connotati e altri valori?”. Dalla riflessione di Boffo emerge che “un popolo è meno disancorato, meno disarcionabile, forse anche meno infelice, quando ha alle spalle la spinta di generazioni segnate dalla fede”. stori e ai fedeli perché elevino speciali preghiere per la pace nei momenti in cui questa è maggiormente in pericolo. E nel dicembre del 1950 effettivamente è in pericolo la pace mondiale. La guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud, iniziata a giugno, è in pieno sviluppo, registra anzi un’escalation di atrocità e di violenza dopo alterne drammatiche vicende lungo la linea di confine tracciata dal 38° parallelo. Sono in gioco i delicati equilibri internazionali. Il conflitto vede infatti coinvolti gli Stati Uniti, le cui truppe, sotto l’egida dell’Onu, sono intervenute per difendere il Governo di Seoul dall’aggressione della Corea del Nord, e la Cina, schierata a fianco degli invasori nordcoreani. Un ultimatum di “cessate il fuoco” rivolto dall’Onu alla Cina cade nel vuoto. Scrive Pio XII nel suo appello per la pace: “Mentre vediamo con animo trepidante i popoli agitarsi sotto paurose minacce di conflitti e già nell’infuriare in alcune regioni di orribili stragi vengono falciate fiorenti vite giovanili, noi ardentemente desideriamo che tale ammonimento sia finalmente ascoltato da tutti”. Intanto, a poco più di cinque anni da Hiroshima e Nagasaki, torna a riaffacciarsi sul mondo lo spettro dell’arma nucleare. Il generale MacArthur (verrà poi destituito dal presidente Truman) che comanda le operazioni americane in Corea, chiede l’uso della bomba atomica per piegare la Cina. Osserva il Papa: “L’ingegno umano, destinato a ben altri scopi, ha escogitato oggi strumenti di guerra di tale potenza da destare orrore nell’animo di qualsiasi persona assennata, soprattutto perché essi non colpiscono soltanto gli eserciti, ma spesso travolgono ancora privati cittadini, fanciulli innocenti, donne, vecchi, malati e, insieme, edifici sacri e i monumenti delle più nobili arti!”. Torna, nella “Mirabile illud”, il ricordo delle tragedie appena passate: “Chi non inorridirà al pensiero che nuovi cimiteri possano aggiungersi a quelli tanto numerosi del recente conflitto?”. E ancora una domanda: “Chi finalmente non trema pensando come la distruzione di nuove ricchezze, conseguenza inevitabile di ogni guerra, possa aggravare sempre più quella crisi economica, da cui sono travagliati quasi tutti i popoli, e specialmente le classi più umili?”. Un’enciclica, la “Mirabile illud”, che anche a sessant’anni di distanza mantiene spunti di indubbia attualità, sia perché le riflessioni di Pio XII sono tuttora valide, sia per l’analogia con lo scenario mondiale proprio di questi giorni, che vede ancora una volta crescere pericolosamente la tensione tra Corea del Nord e Corea del Sud. BENEDETTO XVI ROMPE IL SILENZIO Ostaggi nel deserto È una tragedia che dura da almeno otto mesi, dal maggio scorso. Prima profughi respinti e riportati in Africa; quindi la fuga da violenze, lavori forzati, stupri. Infine prigionieri di una banda di predoni, che li trattiene in catene, ostaggi nel deserto del Sinai. Per loro – circa 250 persone che provengono da Eritrea, Etiopia, Sudan, Somalia – poche alternative: il pagamento di un riscatto, chi ha qualcuno che può farlo; una operazione per prelevare un rene, altra forma di pagamento; oppure la morte, come è già avvenuto per sei di loro. L’unica voce è un sacerdote italiano, don Mosé Zerai, che cerca di far conoscere il dramma di questi esseri umani dimenticati da governi e media, salvo poche lodevoli eccezioni. È lui che ha stabilito un contatto telefonico con alcuni prigionieri, ed è sempre lui che racconta ad “Avvenire” di persone incatenate, alla disperata ricerca di danaro da parte di familiari emigrati in Europa, e dei loro aguzzini, armati fino ai denti e probabilmente con qualcuno che li copre, all’interno di una zona controllata. All’Angelus, domenica, è papa Benedetto ad attirare l’attenzione su questa tragedia: “In questo tempo di Avvento – ha detto – vi invito a pregare per tutte le situazioni di violenza, di intolleranza, di sofferenza che ci sono nel mondo, affinché la venuta di Gesù porti consolazione, riconciliazione e pace. Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti e feriti, alle vittime di trafficanti e di criminali, come il dramma degli ostaggi eritrei e di altre nazionalità, nel deserto del Sinai”. Un appello per dire che “il rispetto dei diritti di tutti è il presupposto per la civile convivenza”; afferma ancora il Papa: “La nostra preghiera al Signore e la nostra solidarietà possano portare speranza a coloro che si trovano nella sofferenza”. Parole che trovano forza nelle letture di questa seconda domenica di Avvento, a cominciare dalla speranza che è soprattutto fiducia in Dio, come ci dice il Salmo 71, in ogni situazione della vita: “Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile [...] liberami dalle mani del malvagio, dal pugno dell’uomo violento e perverso. Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore”. SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 LO STUDIO E LA RICERCA HANNO BISOGNO DI RELAZIONI PERMANENTI Il Papa ai teologi: mai da soli « N N Chi teme una scuola davvero libera? on si può essere teologi nella solitudine”. Parola di Benedetto XVI ai trenta membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti in udienza venerdì 3 dicembre. Il teologo vive di relazioni. La prima, quella costitutiva, è con Cristo Signore, il Teologo del Padre. Si tratta di una relazione che coinvolge l’intelligenza, ma – ha ricordato il Papa – anche l’amore. “L’amore del Cristo infatti ci possiede” (2Cor 5,14). Anzi, la vera teologia comincia dall’amore. “Chi ha scoperto in Cristo l’amore di Dio infuso dallo Spirito Santo nei nostri cuori, desidera conoscere meglio Colui da cui è amato e che ama”. Così, conoscenza e amore si sostengono a vicenda. È la meravigliosa sintesi, insuperata e insuperabile, cui giunsero i grandi teologi della patristica e del Medioevo. Per san Tommaso, scopo della sacra dottrina è far conoscere Dio in se stesso e in quanto è all’origine della sua creatura. Per san Bonaventura, chi ama vuol conoscere sempre meglio e sempre più l’amato; la vera teologia impegna la ragione e la sua ricerca è motivata dall’amore di Colui, al quale ha dato il suo consenso. Vuol meglio conoscere l’amato: questa è l’intenzione fondamentale della teologia. L’amore per Dio muove a conoscerLo meglio e la conoscenza di Dio accresce l’amore per Lui. E tutto avviene in un contesto di preghiera, perché Dio non è tanto un oggetto, quanto piuttosto Colui che parla al cuore di chi lo cerca. Vive il teologo, poi, un’altra relazione che è quella nei confronti dei credenti, cui si rivolge offren- do il proprio lavoro professionale. Egli ricerca nella contemplazione e insegna quello che ha contemplato. La visione cristiana di Dio, cui giunge, è un contributo prezioso per la vita dei fedeli e anche per i credenti di altre religioni. Fare teologia è essenzialmente un’esperienza di Dio, che merita di essere comunicata a tutti coloro che sinceramente lo ricercano. Ma il teologo si rivolge anche al non credente, perché il suo è un lavoro che parla con la ragione. Al riguardo, occorre togliere una volta per tutte un equivoco: quello che la ragione sia in grado di occuparsi soltanto delle realtà sperimentabili. È l’errore del materialismo. C’è tutto un mondo, che non è percepito dai nostri sensi ma che è altrettanto reale. Ci sono questioni sul senso dell’esistenza, che sono ugualmente scientifiche, anche se non trovano posto nei cammini di specializzazione universitari. Gli spazi della ragione sono ben più ampi, rispetto a quelli del sensibile. È strano: oggi è la fede che crede nella ragione; sono i credenti a chiedere che si abbia fiducia in quanto lo spirito umano può conoscere. La grande tradizione del pensiero ci ha consegnato certezze, che solo la modernità ha messo in discussione; tra queste la certezza che la ragione possa giungere, non senza fatica, alla verità e alla conoscenza di Dio. La fede, così, protegge la ragione da ogni tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando la ragione stessa si applica alla sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il suo lavoro. D’altra parte, non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa d’importante per la fede, rendendole un molteplice servizio: Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede (san Tommaso). Tutta la storia della teologia è, in fondo, l’esercizio di questo impegno dell’intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia interna, la sua ragionevolezza e la sua capacità di promuovere il bene dell’uomo. Per questo motivo la teologia ha un aspetto comunicativo: si tratta di comunicare mediante la fede e la ragione (logos) ciò che si è visto e udito (teo). I teologi, infine, vivono in relazione con i pastori della Chiesa, del cui Magistero hanno bisogno. Il compito pastorale del Magistero, che ha lo scopo di vigilare perché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera, è una realtà complessa e diversificata. Il teologo, nel suo impegno al servizio della verità, dovrà, per restare fedele alla sua funzione, tener conto della missione propria al Magistero e collaborare con esso (cfr “Donum veritatis” 20). L’udienza con il Santo Padre ha concluso la plenaria della Commissione teologica; durante la settimana i lavori sono stati dedicati a temi di grande peso: principi e metodo della teologia; la questione dell’unico Dio nelle tre religioni monoteistiche; l’appartenenza della dottrina sociale all’insegnamento della Chiesa. MARCO DOLDI membro Commissione teologica internazionale CORSIVO di AGOSTINO CLERICI SE ABELE È UCCISO DUE VOLTE La legge è legge. E per finire in qualche seggio elevato della macchina della giustizia, bisogna aver studiato tanto. Eppure, la decisione della Corte di Cassazione in riferimento ad uno dei delitti più efferati degli ultimi anni è semplicemente sconcertante. Il cittadino comune rimane allibito, e perde la fiducia nella giustizia. Ma anche chi in questi anni ha lavorato come inquirente e giudice al caso dei coniugi Pellicciardi, seviziati e massacrati il 21 agosto del 2007 da una banda formata da tre albanesi ed un romeno, resta senza parole. Non possiamo descrivere come vennero trovati i cadaveri delle due vittime, finite a colpi di vanga, colpevoli di non aver svelato informazioni su una cassaforte che non potevano conoscere. Il procuratore che assistette all’autopsia dichiarò: «Non posso paragonare gli assassini alle bestie perché ho troppo ri- spetto per gli animali». Della banda dei quattro assassini, uno non fu mai scoperto, gli altri tre finirono in carcere. Un albanese si tolse la vita. Gli altri due sono stati condannati uno - il seviziatore all’ergastolo, l’altro - il “palo”, che però aveva dato tutte le informazioni alla banda - a venti anni. Ora la Cassazione mette tutto in discussione: l’ergastolo viene ritenuto esagerato, perché viene cancellata l’aggravante della crudeltà (forse perché abilmente scaricata sul complice che, nel frattempo, si è suicidato); i vent’anni sono giudicati pena eccessiva per uno che, in fondo, è stato fuori a controllare la scena e non ha partecipato materialmente all’assassinio. È già tanto che la Cassazione non abbia deciso di derubricare tutto a rapina, poi finita male. Così, ad esempio, la pensa il figlio dei due coniugi, il quale evidentemente immaginava anche questo possibile esito sconcertante, che avrebbe aperto le porte del carcere ai due assassini dei suoi genitori. Ora, invece, grazie al meccanismo degli sconti e delle buone condotte (sic), si potrebbe arrivare a meno di 15 anni di pena. Sia chiaro: nessuna punizione inflitta agli assassini può far ritornare in vita le vittime, ed il giudizio - in una prospettiva cristiana - spetta a Dio, che saprà sicuramente mettere insieme la giustizia e la misericordia. Ma qui stiamo parlando di amministrazione della giustizia umana, da parte di uno Stato di diritto, e mi sembra che simili decisioni mettano in ridicolo il significato stesso della pena. È assolutamente indispensabile che la giustizia umana garantisca la necessaria riparazione del male compiuto alla vittima e alle parti offese, le quali hanno diritto a «qualcosa» di misurabile che le risarcisca di quanto irrimediabilmente perduto. Solo la pena - una pena certa, una pena medicinale ma anche retributiva del valore della vita può dare questa garanzia. La Cassazione è venuta incontro a Caino, ma, così decidendo, ha ucciso Abele per la seconda volta. el dibattito di queste settimane sulla riforma dell’Università, puntualmente si è levata la voce di chi affermava che l’aiuto economico dato alle scuole non statali era un privilegio, danaro sottratto alla “scuola di stato”. Si è indebitamente equiparato ciò che è pubblico con ciò che è statale; si è volutamente (?) ignorata la legge 10 marzo 2000, n. 62 che prevede finanziamenti per le scuole paritarie che fanno parte del sistema nazionale di istruzione. Un cittadino, oggi, può scegliere in ogni campo: dall’informazione alla religione. Perché mai, invece, un padre di famiglia non deve essere libero di scegliere la scuola per i propri figli? Siamo al paradosso: sull’educazione di intere generazioni lasciamo decidere lo Stato, cioè un gruppetto di individui, fallibili come noi e meno interessati di noi all’educazione dei nostri figli, e in genere più interessati a difendere linee di partito o questioni di varie categorie. Nessuno nega la funzione sociale dell’istruzione né viene posto in discussione il principio che la scuola debba essere obbligatoria e gratuita, né che lo Stato debba istituire e gestire scuole. Interessa ribadire che le scuole dello Stato dovrebbero misurarsi, a pari condizioni di concorrenza, con le scuole libere, non statali. Ciò, proprio perché, in Italia, le scuole di Stato sono protette dalla finanza pubblica (cioè dal danaro dei privati cittadini!), mentre le scuole non statali non godono sebbene la legge lo preveda - di siffatta protezione. Se ci fosse effettiva parità, si obietta che sarebbe la scuola non statale (la scuola dei ricchi!) a beneficiarne. Ma è vero il contrario. Oggi il povero è costretto a frequentare una scuola pubblica, magari non buona, semplicemente perché la sua famiglia non ha mezzi per pagare la retta presso una scuola non statale; e, sempre oggi, il ricco può sfuggire ai danni di una scuola pubblica che non funziona, scegliendo una scuola privata in Italia o all’estero. Altra obiezione: una effettiva parità sarebbe tutto a danno della scuola statale. Ma se una scuola di Stato è una buona scuola, essa non si preoccuperà della concorrenza. Anzi dalla concorrenza avrà tutto da guadagnare. Dalla concorrenza, può trarre beneficio unicamente una scuola efficiente. Solo le scuole poco serie - siano esse pubbliche o private - e tutti coloro che, atterriti dalla sola idea di dover competere con colleghi eventualmente più preparati e con istituzioni meglio organizzate e meglio amministrate, preferiscono vivere in nicchie protette. Altra obiezione: le famiglie sarebbero in difficoltà nella scelta dello scuola adeguata per i loro figli. Ma questo è un gratuito insulto ai cittadini. Elettori a diciotto anni, tanti Italiani diventerebbero, nel pieno della loro maturità, incapaci di scegliere la scuola migliore per i loro figli! Chi ha davvero a cuore una “società aperta” ad una pluralità di idee capaci di essere concorrenziali, non può fare altro che adoperarsi perché abbia termine - con mezzi ragionevoli - il monopolio dello Stato sulla e nella scuola. La prospettiva della effettiva parità tra scuole è valida, argomentabile e fattibile. E` certamente più democratica dell’attuale situazione di quasi-monopolio statale. Se si riconosce che una finalità è buona, bisogna perseguirla senza troppe esitazioni. Altrimenti si incorre nel “paradosso del boia”: continuare a mandare la gente a morire affinché il boia non perda il lavoro!. Molti oggi, all’interno delle istituzioni e attraverso di esse, non si preoccupano, pur di difendere anacronistici privilegi frutto di scelte ideologiche, di mandare a “morire di scuola” tanti giovani che hanno il solo “torto” di non poter scegliere la scuola che ritengono più idonea alla propria formazione. E non ci stancheremo mai di sostenere che la scuola statale è scuola pubblica e che la scuola non statale è scuola pubblica: l’una e l’altra sono pubbliche perché assolvono una funzione pubblica. O dobbiamo definire pubblico solo ogni interesse corporativo che si rivela, di fatto, cieco nei confronti degli utenti? E perché mai tanti autorevoli difensori della scuola pubblica hanno mandato e mandano i loro figli nelle scuole non statali? FUORI dal CORO ARCANGELO BAGNI PAKISTAN: CRISTIANI IN FUGA, LA DENUNCIA DEGLI ANGLICANI Cristiani in fuga anche dal Pakistan. A lanciare l’allarme è la prima e unica donna prete anglicana Jane Shaw che da Londra e attraverso l’ufficio comunicazioni della Comunione anglicana ha denunciato che la persecuzione dei cristiani nel Paese sta spingendo i leader della futura chiesa cristiana pakistana a stabilirsi all’estero. Secondo le informazioni date dalla reverenda Jane Shaw, quattro giovani pastori inviati all’estero per la formazione hanno deciso di non tornare in Pakistan. Le persecuzioni di cui sono vittime i cristiani, si sono fatte “più insidiose”. “Sono in gran parte molestie di basso livello – racconta – come per esempio non essere selezionati per i lavori perché sei un cristiano, o, se si fa un lavoro, i colleghi ti denigrano talmente tanto che sei costretto a lasciare quel lavoro”. Le molestie non risparmiano i bambini cristiani “presi in giro o vittime addirittura di atti di bullismo a scuola”. Un risultato significativo di tali intimidazioni è che le famiglie che hanno le risorse finanziarie per farlo si trasferiscono all’estero o mandano i figli all’estero per studiare. La maggior parte emigra in Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Canada o Stati Uniti. “Molti partono e non tornano”, racconta la reverenda Shaw. “E’ difficile in queste condizioni vedere il futuro”. INCONTRI BIOETICA P A G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 R iprendendo a riferire la lezione di Pessina, un’altra sottolineatura decisiva è che oggi non c’è l’eugenetica di Stato che impone di abortire, ma questa è la mentalità e si fatica ad accogliere un figlio che poi comporterà alti costi come rinunciare all’autorealizzazione, a mutare radicalmente la propria esistenza, ben sapendo che anche le relazioni verranno meno. Pochi, infatti, oltre a teorizzare l’aiuto alla vita nascente segnata dalla patologia, sono poi disposti ad aiutare chi l’accoglie, chi ha il coraggio di portare a termine delle maternità difficili, di tenere un bambino con gravi disabilità, o il papà o la nonna malati. «Non rimprovero chi non ce la fa - ha spiegato -, dico che, se uno non ha il coraggio, la forza di sostenere una realtà così pesante, qualcun altro lo deve aiutare con una solidarietà capace di supplire alla sua debolezza. Invece, nella mentalità corrente, se una madre, non potendo allevare il figlio, lo abbandona in modo che sia ritrovato, la si biasima con forza, mentre la legge 194 prevede che la donna può dare in adozione il bambino che non vuole tenere. Al contrario, se “interrompe la gravidanza” - chiamiamo così l’aborto, perché ci piace il linguaggio politicamente corretto non c’è problema. Dunque, per non essere complici della menzogna, occorre una chiarezza intellettuale, altrimenti, siccome non si ha la forza di cambiare, col tempo si rischia di decidere di far diventare improvvisamente buoni degli atti sbagliati, mentendo a se stessi, che è la cosa più grave». Vale la pena riferire anche le ragioni per cui nessuno può essere giudicato. In primo luogo, perché mai nessuno è definito dai propri atti, ma può sempre cambiare: anche di fronte al gesto più grave, il giudizio sulla persona non va dato; in secondo luogo, nessuno conosce mai adeguatamente l’altro. Si deve invece dire sempre quando un atto è sbagliato. «La verità in noi e negli altri - ha concluso - è una questione di costruzione della personalità e i costumi e la mentalità si cambiano con l’indottrinamento, ma anche col coinvolgimento di ragione». PESSINA A COMO, MORBEGNO, BORMIO/2 BIOETICA E ANTROPOLOGIA lui che ama qualcuno a causa della sua bellezza, lo ama?... se mi amano per la mia intelligenza, per la mia memoria, amano davvero me? No, perché posso perdere queste qualità senza perdere me stesso...”. «E noi, amiamo l’altro, o solo le sue qualità? L’altro è sempre di più delle sue qualità, che sono solo un veicolo per giungere a lui. Così, quando una persona non manifesta più né la bellezza, né l’intelligenza, né le relazioni, quando stringiamo la mano di un morente, o quando con una persona con gravissimi ritardi abbiamo un contatto fisico, per cui il corpo parla di quello che tu sei, forse riusciamo a capire che l’io di cui parliamo è un io in carne ed ossa e che la dedizione per l’uomo, per i valori dell’uomo, non può essere praticata senza riflettere sulla concretezza di un io che diviene nel tempo, che si ammala, che poi morirà, che vive nella dipendenza e nelle relazioni. Qualsiasi idea di politica che non abbia a fondamento questa idea di uomo concreto è ideologica e alla fine sarà un’idea in qualche modo discriminante». LA PERSONA UMANA È UN IO CHE VIVE NEL TEMPO AVERE ARGOMENTAZIONI SICURE E NON ESSERE AUTOREFERENZIALI Un’altra questione messa a tema è stata la trasformazione paradossale per cui, in quest’epoca di materialismo, il corpo è assolutamente svalutato e conta solo il corpo sano. «Non è un caso che abbiamo fatto coincidere il concetto di persona con la coscienza. Ma, se la persona è questa, non parliamo dell’uomo, perché l’uomo non è la sua coscienza, ma ha una coscienza che emerge e scompare nel tempo. Nella vita le attività coscienti sono molto poche, perché quando si dorme viene meno un’attività cosciente in senso forte e quando si è bambini l’uso della coscienza è limitato. Cioè, l’uomo diventa cosciente per un certo periodo, poi la può perdere. Dunque, un concetto più adeguato è la persona umana, che san Tommaso D’Aquino definiva “questa carne, queste ossa e questa anima”: senza il corpo, la persona umana, l’individualità dell’uomo non esiste. La carne, le ossa, l’anima sono il principio della soggettività, rendono unica e irripetibile la persona umana, tanto che, quando la si riconosce, la si designa con un nome proprio. Nello stesso tempo si capisce l’esistenza (da exsisto, provengo da), perché la soggettività porta su di sé il peso delle generazioni passate, con le malattie o la salute di quelli che l’hanno preceduto». Pessina ha poi proposto alla riflessione il celebre pensiero di Pascal: “Co- Ulteriori importanti riflessioni sono emerse dal dibattito, per esempio quando, spiegando cosa rispondere all’obiezione che ognuno è libero di fare ciò che vuole, tesi oggi molto diffusa, Pessina ha osservato che anzitutto bisogna essere sicuri delle proprie argomentazioni, apprendendole dai documenti della Chiesa e dalle encicliche papali (Dignitas personae, Donum vitae, Evangelium Vitae, ecc.), evitando di essere autoreferenziali. La questione è molto delicata se si tratta di convincere un altro della verità della propria posizione, perché le argomentazioni da sole non sono sufficienti a determinare la volontà e la libertà della persona. Dunque, prima si deve ricercare la verità delle proprie tesi a tutti i livelli, poi argomentarle in modo che siano accettabili, ben coscienti che in ogni caso l’altro è libero di accoglierle o rifiutarle. Inoltre, benché sia del tutto legittimo dire che si è liberi di fare quello che si vuole, il fattore decisivo è che la libertà non è senza responsabilità e, quindi si deve sempre conoscere con certezza se quello che si vuol fare è bene o è male, è buono o è cattivo. Dunque, la realtà si deve giudicare non a partire dal fatto che uno è libero di fare quello che vuole, ma dai contenuti. Tuttavia, oggi si continua a fare della libertà un contenuto, mentre essa ci permette di scegliere i contenuti. Inoltre, nel- l’attuale dibattito sull’interruzione volontaria della gravidanza entra in gioco la gerarchia dei beni, quando per esempio non si nega che il feto sia un essere umano e un figlio - lo ammette chi ha delle posizioni più oneste -, ma si afferma che tra la scelta della donna e la vita del figlio, bisogna privilegiare la prima. Questa è una posizione “morale”, che non mette in discussione i dati di fatto. L’UOMO È UN VALORE ASSOLUTO, NON COMMISURABILE A NULLA In altri casi invece, come nella presentazione collettiva della vicenda di Eluana Englaro, si è giocato sporco, dicendo che si doveva “staccare la spina” e mostrando delle rianimazioni, quando invece le persone in stato vegetativo non sono tenute in vita da nessuna macchina e non sono ricoverate in reparto rianimazione. Per convincere si è puntato sull’impatto emotivo, cambiando le parole e le immagini. Intellettualmente più “onesto” è stato chi non ha mai negato la realtà clinica, ma ha fatto leva su una diversa gerarchia di beni, stabilendo che si può decidere della propria vita con il testa- mento biologico. «Su questo è decisivo intervenire sapendo argomentare - ha affermato Pessina - ed è fondamentale una vita morale capace di esprimere biasimo o lode (Aristotele), mentre nella società attuale, alla luce dei fatti più recenti, si è perso il senso dell’indignazione e, quando un popolo non è in grado di indignarsi, non c’è più neppure discussione sulla gerarchia dei beni. Sull’inizio e sul fine vita il dibattito sarebbe serio, se si evitasse la mistificazione e si dicesse esplicitamente che alcuni vogliono l’eutanasia, cioè interrompere la vita di una persona attraverso un atto diretto a ucciderla. Il problema non è l’accanimento terapeutico o il diritto del soggetto a non sottoporsi alle cure, perché è evidentissimo che quel diritto c’è, ma c’è soprattutto il dovere di gestire la vita in base a valori su cui possiamo discutere. La vita è un valore basilare, ma non assoluto - tanto è vero che Cristo ha scelto di donarla sulla croce; si può persino darla vita per gli amici -; invece l’uomo è un valore assoluto, non commisurabile a nulla, perciò non si può sacrificare una vita umana perché costa economicamente. Quindi, l’uomo ha la responsabilità della sua vita, nel- 7 la salute e nella malattia e, poiché c’è una responsabilità, c’è anche un limite. Infatti, non uccidere è la regola fondamentale per le relazioni tra le persone: tolto questo, tutto il resto crollerà». La proposta di Pessina è di creare uno spazio di riflessione pubblica, dove non si cerchi di trovare il consenso e di cambiare i costumi, ma di mettere in chiaro per tutti i dati di cui si discute. «Invece di fare dibattiti, si trovi uno spazio per riflettere, perché solitamente cambia i costumi chi possiede dei convincimenti. Il passaggio successivo richiederà altre forme di comunicazione, richiederà l’emozione, la partecipazione, di buttare il cuore oltre la siepe, ma è fondamentale la libertà di discutere. Poi la polis decida, perché altrimenti ognuno si rifugia nella sua “parrocchia”. Quando poi si arriva allo scontro, nella democrazia si vota, ma i costumi si cambiano con la perseveranza delle idee. Per es., quando si parla di aborto, è assurdo contrapporre i diritti e i valori della donna a quelli del figlio, perché non si salva la vita del figlio, se non si difende il valore della donna e della maternità. È una questione di sensibilità, di sostegno sociale, di non scindere ciò che è unito: non si tutela uno contro l’altro, ma uno per l’altro. Qui diventa decisivo il linguaggio, il fatto che si devono riumanizzare le valutazioni morali, tenendo presente che nei conflitti umani c’è sempre una sofferenza in gioco. Ciò non vuol dire diventare qualunquisti, ma accettare che in molti casi i problemi si risolvono se non si scinde l’orizzonte dei diritti e degli interessi delle persone. TESTAMENTO BIOLOGICO, LEGGE INUTILE Ma chi si cura di chi si prende cura degli altri? Dunque, è decisivo tutelare non solo le persone anziane e malate, ma anche quanti si prendono cura di loro. Se l’anziano e il malato hanno il diritto di valorizzare se stessi, questo diritto ce l’hanno anche le persone che si dedicano a lui, che soffrono accanto a lui. «In Occidente, le donne sacrificano gran parte della loro vita - ha osservato Pessina -, dei loro interessi, della loro realizzazione, occupandosi di noi quando siamo bambini e di chi è malato. Solo la solidarietà sociale è in grado di togliere dall’isolamento chi si dedica agli altri. È giusta, allora, una società che li trascura? Non è un investimento importante garantire anche la realizzazione di queste persone, che poi siamo noi che in fasi diverse del tempo curiamo o veniamo curati? È un richiamo alla responsabilità maschile, perché il prendersi cura non è iscritto nel dna femminile». Quanto al testamento biologico, Pessina ha dichiarato di essere uno dei pochi italiani rimasti convinti che non sia né utile, né necessario, né buono, perché, se il disegno di legge Calabrò vuole garantire dall’accanimento terapeutico, è inutile, perché per legge già l’Ordine dei medici e tutti dicono che non si deve fare; così pure se è una legge per dire che si può decidere se andare o no in ospedale: non serve, perché già lo stabilisce la Costituzione, la Convenzione di Oviedo, l’Ordine dei Medici; se, infine, si vuole così introdurre l’eutanasia in modo subdolo, «Io non la condivido. Se si vuole rispettare l’autodeterminazione dei cittadini non credo necessario il testamento biologico. Un altro fatto empirico è che, nei paesi in cui c’è, è usato molto poco e in stretta connessione con l’assicurazione sanitaria, nel senso che, se le prestazioni sono a pagamento, si deve decidere cosa ci si può permettere. Dipende dal welfare che vogliamo creare». A.R. CHIESA P A G I N A 8 CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE IN CATTEDRALE A COMO ALLE ORE 10.00 AGENDA del Diaconi permanenti VESCOVO Il punto di DOMANDA a cura di MONS. FRANCO FESTORAZZI, vescovo emerito di Ancona-Osimo Siamo umili di cuore? (MT 11,29) MERCOLEDÌ 8 A Como, in Cattedrale, alle ore 10.00, pontificale dell’Immacolata e ordinazione dei diaconi permanenti; a Como, alle ore 17.00, promosso dagli Amici di Como, incontro presso il Teatro Sociale su La vera storia di Babbo Natale. GIOVEDÌ 9 A Treviso, incontro sull’educare. DA VENERDÌ 10 A DOMENICA 12 Visita pastorale a Camnago Faloppio, Gaggino. SABATO 11 Nell’ambito della visita pastorale alla zona Tremezzina: alle ore 17.30, Santa Messa a Tremezzo, a seguire, a Menaggio, incontro zonale con i giovani. DOMENICA 12 A Como, dalle ore 17.00, presepe vivente in piazza Duomo. LUNEDÌ 13 A Como, in Vescovado, incontro con i preti ordinati nel 1955; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali. MARTEDÌ 14 A Capiago, dalle ore 10.00 alle ore 16.00, ritiro di avvento con i sacerdoti; a Como, presso la basilica di San Fedele, alle ore 20.30, Santa Messa con gli sportivi del Csi. MERCOLEDÌ 15 A Como, al mattino, Consiglio per gli affari economici; nel pomeriggio, a Tirano, commissione di vigilanza del santuario; a Regoledo di Cosio, alle ore 20.30, professione perpetua di tre suore. GIOVEDÌ 16 A Como, al mattino, consiglio episcopale; a Como, alle ore 17.00, in Cattedrale, inizio della Novena con i bambini della città; a Como, alle ore 20.30, Santa Messa presso la cappella del nuovo ospedale Sant’Anna e consegna dei 300 crocifissi provenienti dalla Terra Santa che saranno collocati nelle stanze del nosocomio. DA VENERDÌ 17 A DOMENICA 19 Al mattino di venerdì 17: Collegio dei Consultori. Poi, visita pastorale: Nesso, Zelbio, Erno. A d oggi sono 9 i diaconi permanenti comaschi, uomini, per la maggior parte sposati e padri di famiglia, che decidono di mettersi “al servizio” (questo è il significato della parola diaconato) della Chiesa e del prossimo per amore di Gesù. Mercoledì 8 dicembre, in Cattedrale in occasione del pontificale dell’Immacolata, il vescovo Diego ne ha ordinati altri due: Enzo Capitani e Giovanni (detto Gianni) Cavazzin. Diversi per età, professione, carattere e vissuto personale, ma uniti da un medesimo “sentire”, ben riassumibile nel motto scelto per il giorno della loro ordinazione: “siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”. La frase dell’evangelista Luca sottolinea infatti una caratteristica fondamentale del diaconato: l’amore del Padre, prima gratuitamente e abbondantemente riversato nella propria vita, diventa disponibilità di accoglienza e di servizio nei confronti dei fratelli. È l’amore per Gesù, ma soprattutto è il desiderio di farlo conoscere anche ad altri che li ha spinti ad intraprendere la strada del diaconato: 9 anni di cammino, di cui uno di discernimento. DALLA Curia NOMINE E PROVVEDIMENTI • don Luciano Larghi, parroco di Cermenate; • don Maurizio Uda, parroco di Laglio e Brienno; • don Michele Gianola, animatore vocazionale del Seminario; • don Gianluigi Zuffellato, direttore dell’Ufficio per il Turismo, lo sport e il tempo libero; • don Sandro Vanoli, facoltà di amministrare la Cresima. Testimoni con la parola e le opere della carità cristiana, capaci di una solidarietà pronta ad intervenire per sanare le povertà sociali e spirituali dei propri simili, questa è la missione che riceveranno con l’ordinazione. Ad accompagnare Enzo e Gianni ci saranno oltre alla fraternità del diaconato, le loro comunità parrocchiali insieme ad amici e parenti. Una vocazione da “servi” sul modello del Servo per eccellenza, Cristo. E dunque, servitori della verità portata da Gesù nel Vangelo. Servitori degli indigenti, perché la fede senza le opere “è morta in se stessa”. Servitori dei nuovi poveri: coloro per i quali il senso dell’esistenza è o è diventato oscuro. Tra queste sponde, deve svolgersi il ruolo ecclesiale e sociale dei diaconi permanenti. Il motto di Cristo - “sono venuto non per essere servito ma per servire” - è il loro motto, così come la lavanda dei piedi è il massimo esempio della “diaconia”, dove Gesù compie di persona una mansione da schiavo. I destinatari di tale dedizione sono certamente i poveri delle comunità nelle quali saranno destinati, ma anche altre sono le miserie da assistere: la “povertà spirituale e culturale” di chi “ha smarrito il senso della vita” o di quei giovani che “chiedono di incontrare uomini che li sappiano ascoltare e consigliare nelle difficoltà” dell’esistenza. C’è, poi, una silenziosa e quotidiana testimonianza della carità a cui questi nostri fratelli sono chiamati: è quella che devono esercitare verso le famiglie – ad iniziare dalle proprie – e negli ambiti lavorativi e sociali nei quali sono presenti. Servire con grande cordialità e disponibilità, cercando, per quanto possibile, di aiutare nelle necessità deve essere lo stile che caratterizzare l’esistenza di ogni cristiano ricordando sempre le parole del Signore: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. DON DANIELE MAOLA La risposta positiva a questo interrogativo è la base per potere realizzare come cristiani la misericordia. Lo afferma Gesù come impegno fondamentale ai suoi discepoli: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,29). Il comportamento di Gesù (che mediteremo nel prossimo articolo) è fondato sul suo rapporto straordinario di comunione con il Padre (Mt 11,27), che Egli ringrazia vivamente per i frutti di fede e di amore realizzati nella predicazione “ai piccoli” (Mt 11,25). I “piccoli” sono coloro che si affidano con grande umiltà e amore, senza pretese orgogliose, alle mani di Dio misericordioso. La misura base di questa umiltà è veramente quella dei bambini; è la risposta di Gesù alla domanda dei discepoli: “chi è più grande nel regno dei cieli? Allora (Gesù) chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me” (Mt 18, 1-5). Dobbiamo essere come bambini perchè “a chi è come loro appartiene il regno dei cieli” (Mt19,14). Dopo questa riflessione sulla parola di Gesù, che richiama ad una profonda umiltà, possiamo tirare delle conseguenze molto concrete sull’atteggiamento di noi cristiani. L’umiltà è anzitutto riconoscimento della dignità umana, cioè dell’uomo in rapporto di amore con Dio e in relazione di comunione con tutto il genere umano. Quanti interrogativi nascono da questa verità, se consideriamo le problematiche situazioni del mondo in cui viviamo, dove esistono guerre, persecuzioni contro i cristiani o appartenenti al altre religioni, liti tra coloro che hanno incarichi politici e sociali di varia provenienza, difficoltà nei rapporti familiari ecc.. Purtroppo il male è sempre esistito nella storia dell’umanità, come abbiamo già meditato. Il messaggio evangelico della diffusione del bene inizia con la pratica dell’umiltà, che, oltre al riconoscere la dignità di ogni uomo, conduce ad uno spirito di servizio totalitario e perseverante. Dobbiamo essere sempre pronti ad andare incontro ad ogni persona umana, ad accoglierla, a perdonare ogni offesa ricevuta. L’esempio straordinario della misericordia di Gesù, che mediteremo prossimamente, è un punto di partenza nuovo e fondamentale per la nostra vita di umiltà, base della misericordia. Intanto concludiamo con un’ultima citazione del vangelo, in cui vogliamo rilevare l’importanza che Gesù riconosce all’umile servizio del cristiano. Gesù lo afferma con una parabola riportata solo dal vangelo di Luca: “Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finchè avrò mangiato, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.” (Lc 17, 7-10) (N.B. Nella nuova traduzione italiana della Bibbia, al posto di “servi inutili” avremmo preferito tradurre, per tutto ciò che abbiamo detto nella riflessione: “semplici servi”!) Così terminiamo la meditazione sull’umiltà cristiana riconoscendo con Gesù che tale servizio della nostra chiesa è straordinariamente utile per la diffusione dell’amore e della pace nel mondo intero! A MORBEGNO INCONTRO SUL VATICANO II Il 12 dicembre, a Morbegno, a partire dalle ore 9.00, presso il polifunzionale san Giuseppe, l’Azione cattolica diocesana, il Movimento di impegno culturale ecclesiale (Meic) e la parrocchia di Morbegno, propongono un incontro dedicato al Concilio Vaticano II e intitolato Fare memoria per l’oggi. Interverrà il teologo professor Marco Vergottini. Il programma della giornata prevede alle ore 9.30 la celebrazione della santa Messa, a seguire la relazione di Vergottini, il pranzo insieme e, nel pomeriggio, il confronto e il dibattito. La chiusura della giornata sarà intorno alle ore 16.30. Info telefonando allo 031-265181, [email protected]. SALESIANI COOPERATORI COMO Domenica 12 dicembre, a Como-Tavernola, presso il Salesianum, si terrà la seconda conferenza annuale. Il programma prevede, alle ore 9.00 l’accoglienza, cui seguiranno la preghiera delle lodi e la riflessione di don Leo Tullini su L’Ausiliatrice, cuore del salesiano. Alle ore 11.00, intervallo con possibilità di confessioni; recita del Rosario; alle ore 11.30, Santa Messa. Al termine il pranzo, estrazione della lotteria. Nel pomeriggio proiezione di un un dvd salesiano. CHIESA del Salvaguardia Creato SalvaguardiaCreato IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 In questi ultimi anni, con sempre maggior frequenza, il Magistero della Chiesa ha posto all’attenzione delle comunità cristiane e dell’opinione pubblica la questione ambientale. Un tema dibattuto e non semplice che richiede un approccio di grande serietà pagina a cura del’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale e del Lavoro - Salvaguardia del Creato e Stili di vita S viluppo equo e sostenibile non è uno slogan, né frase ad effetto e neppure una modalità di sviluppo proposta per apparire al passo dei tempi e veicolare progetti apparentemente innovativi e attirare conseguentemente consensi e favori. L’affermazione rivela invece una esigenza sempre più reale e inderogabile. Se dapprima l’attenzione e le scelte produttive erano pensate per uno sviluppo che contemplasse prettamente parametri di crescita economica, e solo una netta minoranza poneva questioni di equità e rispetto dell’ambiente, sospettata di voler imbrigliare la crescita di benessere delle popolazioni, ora invece l’esperienza porta a dire che la proposta di uno sviluppo equo e sostenibile è una esigenza inderogabile per il futuro del pianeta e conseguentemente per l’umanità. Purtroppo sui temi ambientali le indifferenze o i pregiudizi non sono completamente fugati. Il tutto dipende da una informazione e formazione ancora sporadica e incompleta. I temi ambientali spesso vengono affrontati solamente quando si è di fronte ad alcune calamità dovute all’incuria degli uomini o a danni palesi dovuti allo sfruttamento dell’ambiente per vantaggi economici. Altre volte la scarsa attenzione e i pregiudizi sulle questioni ambientali espressi dall’opinione pubblica dipendono dal fatto che essa non abbia seguito l’evolversi della cultura ambientalista. Questa ha avuto origine nel desiderio di conservare il paesaggio e l’ambiente, preservandolo dalla contaminazione prodotta dalle attività dell’uomo che avrebbero snatu- RIMBOCCARSI LE MANICHE PER UNO SVILUPPO CHE SIA DAVVERO SOSTENIBILE È BUONO rato la struttura originaria; poi si è passati all’impegno a difendere la natura contro l’inquinamento prodotto dall’uso indiscriminato di sostanze chimiche o come conseguenza di attività industriali e non. Da ultimo la carente attenzione è dovuta anche alle notizie fornite dai mezzi di informazione sulla situazione ambientale attuale e sul suo futuro. Notizie che spesso peccano di approssimazione scientifica. E senza colpa non sono anche le affermazioni contrastanti formulate dagli scienziati. Conclusione: questo insieme di fattori non aiuta l’opinione pubblica ad assumere quella necessaria sensibilità per assumere un comportamento responsabile nei confronti del Creato. In questi ultimi anni, con sempre maggior frequenza, il Magistero della Chiesa ha posto all’attenzione delle comunità cristiane e dell’opinione pubblica la questione ambientale. Si pensi alla giornata annuale per la salvaguardia del creato, con i relativi momenti di riflessione e all’insistenza di papa Benedetto XVI circa il dovere morale del cristiano di custodire il creato e valorizzarlo in quanto dono prezioso di Dio Creatore. Sotto la spinta sia delle riflessioni del Magistero della Chiesa sia della crescita di una sensibilità per la salvaguardia del Creato sta prendendo piede una attenzione al Creato che pone alla base l’etica fondata sui valori cristiani. Si tratta di una nuova strategia culturale, è un’inedita alleanza tra l’uomo e la natura. Si tratta di recuperare la profonda relazione esistente tra uomo, la natura e tutto il Creato così come il Creatore l’ha pensata e voluta. La cultura di etica ambientale ancora ai suoi inizi, va di certo sostenuta e anche incrementata. Essa può sicuramente aiutare l’uomo a vivere la sua presenza nell’ambito del Creato non da nemico, ma da soggetto responsabile nei confronti della natura e irrobustire la base del rapporto uomo-natura fondato sul primato dell’etica, dei valori spirituali e della bellezza. Valori che devono innervare l’impegno dell‘uomo nella costruzione della civiltà. GIUSEPPE CORTI L’ACQUA, UN BENE PREZIOSO «LAUDATO SÌ, MÌ SIGNORE, PER SOR AQUA...» « L audato si’, mi’ Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta». Così ottocento anni fa San Francesco d’Assisi lodava Dio per il dono dell’acqua, riconoscendone l’umiltà, la preziosità, l’utilità, la purezza. L’umiltà: l’acqua è una molecola molto semplice dal punto di vista chimico, costituita da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, niente a che vedere con la complessità di altri composti come le proteine o il petrolio. E non è neppure rara sulla Terra: il nostro pianeta è ricoperto per i tre quarti di acqua. Nei paesi occidentali tendiamo a darla per scontata; facile aprire il rubinetto e riempire un bicchiere, meno immediato pensare a chi muore di sete in qualche parte del mondo. La preziosità: l’acqua è stata definita “oro blu”. Senza la sua presenza, infatti, non esisterebbe la vita sulla Terra, non solo perché la vita è nata nelle acque o perché è necessaria per garantire la sopravvivenza a piante e animali, ma perché è una componente fondamentale di tutti gli organismi: basti pensare che circa il 60% del corpo di un uomo adulto è fatto d’acqua. Milioni e milioni di specie animali e vegetali sono acquatiche. Inoltre l’acqua nei mari, nei fiumi, nei laghi, è molto bella da vedersi e da godersi con l’anima e con il corpo (bagni, passeggiate…). L’utilità: l’acqua può essere sfruttata per produr- re energia elettrica per illuminare e riscaldare le nostre case e per far funzionare le fabbriche, generando occupazione. Si tratta di un’energia pulita, la cui produzione non dà luogo a scorie ed emissioni di gas con effetto serra, ed è pure rinnovabile. Il sole infatti continuerà a far evaporare l’acqua dal mare e dai laghi, le nuvole continueranno a scaricare acqua sulle montagne, l’acqua continuerà a fluire a valle e farà girare le turbine che, tramite un turbo alternatore, continueranno a generare elettricità. Grazie a questo ciclo dell’acqua possiamo dunque contare su un approvvigionamento energetico costante e sicuro. Per quanto riguarda invece la purezza, l’altro attributo che San Francesco esalta dell’acqua, essa dipende molto dall’azione dell’uomo, che con l’inquinamento la contamina e ne altera le caratteristiche, rendendola inadatta per molti usi. Emerge ancora una volta la responsabilità dell’uomo di fronte a questo dono di Dio, che il Santo di Assisi non esita a chiamare addirittura “sorella”. L’acqua è davvero un elemento fondamentale. Ed è per questo che - possiamo anticiparlo l’acqua e il suo utilizzo saranno oggetto del prossimo “Appello alla responsabilità per il creato” che il nostro Vescovo, assieme con i Vescovi di alcune altre Diocesi Alpine, lanceranno in occasione della Sesta Giornata per la Salvaguardia del Creato del prossimo anno. P A G I N A 9 STILI DI VITA PENSARE PULITO PER VIVERE MEGLIO “Clean up, pensare pulito per vivere meglio”. Non un semplice slogan ma un vero e proprio spettacolo itinerante, promosso da Ecodom e ideato da Luca Pagliari, giornalista che da anni si occupa di ambiente. Una proposta didattica che, nelle settimane scorse, ha toccato le località di Fabriano, Milano, Firenze per lanciare un messaggio forte: i rifiuti possono trasformarsi in risorse: basta volerlo. Ben lo sa Ecodom, il Consorzio costituito dai più importanti produttori di elettrodomestici italiani per la gestione del riciclo dei RAEE, ovvero i Rifiuti da Apperecchiature Elettriche ed Elettroniche. Com’è facile immaginare gli elettrodomestici, quando non funzionano più, diventano rifiuti, cioè RAEE e, se abbandonati, possono arrecare gravi danni all’ambiente. “Clean up, pensare pulito per vivere meglio”, attraverso video e storie, ci rivela anche che i RAEE sono fatti di materiali utili che possono essere recuperati e riciclati. In che modo? Innanzitutto non abbandonando il vecchio elettrodomestico che non funziona più in qualche discarica di fortuna, ma rivolgendosi ad un ente competente per il suo trasporto presso un centro di raccolta o isola ecologica. A Ecodom spetta quindi il compito di ritirare i RAEE presso i centri di raccolta per procedere al loro trattamento. Ma che cosa avviene dei nostri vecchi elettrodomestici una volta ritirati? La prima fase consiste nel loro stoccaggio. Tutti i RAEE vengono infatti collocati e conservati in ambienti protetti. La seconda fase è quella della messa in sicurezza. Un’ operazione che consiste nella rimozione delle componenti pericolose (come condensatori, interruttori a mercurio) e - soltanto per frigoriferi e condizionatori - l’estrazione degli olii e dei gas nocivi per l’ambiente dai circuiti refrigeranti. Si procede quindi allo smontaggio degli apparecchi. Ne vengono in particolare rimossi i motori, i basamenti in cemento (delle lavatrici), i ripiani di vetro e i compressori (dei frigoriferi). Restano le carcasse che vengono triturate. Se contengono schiume isolanti a base di gas pericolosi per l’ozono la triturazione avviene in ambienti ermetici. Terminata questa prima fase di triturazione il materiale viene ulteriormente frantumato. Il risultato finale è un mix di componenti facilmente separabili (ferro, rame, alluminio, plastica) e quindi recuperabili. Per chi - singolo, famiglia o insegnante - desiderasse saperne di più e approfondire l’attività di Ecodom vi rimandiamo al il sito www. ecodom.it. MARCO GATTI CHIESA CHIESA MONDO CHIESAMONDO P A G I N A 10 S an Pedro de Carabayllo. E’ questo il nome della parrocchia in cui si sono stabiliti i nostri nuovi missionari fidei donum in Perù, don Umberto Gosparini e don Savio Castelli. Si tratta della parrocchia che dà il nome all’intera diocesi di Carabayllo. Qui i nostri missionari si apprestano a iniziare la loro attività pastorale ma al momento non hanno ancora una casa e sono ospitati da alcuni missionari francescani nelle vicinanze. A raccontare a “Il Settimanale” i primi passi della missione diocesana in Perù è Gabriella Roncoroni, direttore dell’Ufficio Missionari di Como, da pochi giorni rientrata proprio dal Sud America dove ha accompagnato nel loro viaggio i due fidei donum. Con lei, per due settimane in Perù a rapprestare il Vescovo di Como, anche il vicario generale, mons. Giuliano Zanotta, e il vicario episcopale, mons. Italo Mazzoni. “Sono stati giorni intensi – racconta Gabriella – in cui abbiamo cercato di capire, insieme al vescovo di Carabayllo, mons. Luciano Panizza, quale realtà potesse essere adatta alla presenza dei nostri missionari. Abbiamo visto una serie di parrocchie, tutte di per sé molto simili, ed infine la scelta è caduta su San Pedro de Carabayllo”. Il direttore dell’Ufficio Missionario cerca di farci una panoramica di quella che sarà la nuova casa dei nostri missionari. “Si tratta IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 LA NUOVA MISSIONE LA SCELTA DELLA PARROCCHIA I PRIMI PASSI IN PERU’ da sinistra: don Savio Castelli e don Umber to Gosparini Umberto davanti alla chiesa di San Pedro de Carabayllo di una parrocchia – racconta – nata dalla divisione di una già esistente, affidata attualmente ad un missionario spagnolo. In origine la parrocchia aveva 160 mila abitanti, con la di- visione ne nasceranno due da più o meno 80 mila. Siamo alla periferia della città, un’area abitata da popolazione arrivata negli ultimi anni dalle Ande in cerca di lavoro”. Il meccanismo a Lima e in altre città del Sud America è sempre lo stesso: le difficili condizioni di vita nei villaggi rurali e lungo la cordigliera andina spingono i giovani e le famiglie verso la città con il miraggio di un lavoro e un futuro migliore. Arrivati a Lima le persone si sistemano nelle zone che trovano libere costruendo rifugi di fortuna con cartoni, lamiere e strutture in legno. Con il passare del tempo i rifugi di fortuna si trasformano in baracche e poi in vere e proprie abitazioni. E’ a questo punto che la municipalità, un insediamento alla volta, cerca di portare i servizi di base. “Oggi la zona di San Pedro di Carabayllo – spiega Gabriella – è una zona urbanizzata dove arriva l’elettricità e l’acqua corrente. La gente è, però, arrivata qui da luoghi differenti e con percorsi di vita diversi. La sfida più grande dei nostri missionari sarà quella di lavorare per creare uno spirito di comunità”. Nella parrocchia di San Pedro come nelle altre della zona il compito dei sacerdoti è quasi elusivamente quello di garantire una presenza sul territorio, celebrando l’eucarestia e amministrando i sacramenti. “La prima cosa da fare – conclude il direttore dell’Ufficio Missionario – sarà quella di costruire una casa che sarà la sede della parrocchia e della missione perché, attualmente, non esiste una casa parrocchiale”. Una struttura semplice come quelle che sorgono normalmente nel quartiere. Nel frattempo don Umberto e don Savio potrebbero affittare un’abitazione così da incominciare a conoscere la nuova realtà e i propri fedeli”. MICHELE LUPPI Alcune immagini della diocesi di Carabayllo LA CHIESA DI CARABAYLLO SUDAN ENRICA VALENTINI UN NUOVO OSPEDALE PER LA CITTA’ DI WAU S ono stati benedetti il 30 novembre scorso a Wau in Sud Sudan, i primi locali ristrutturati del St. Daniel Comboni Catholic Hospital. Alla cerimonia hanno partecipato il Vescovo di Wau e presidente della Conferenza Episcolape sudanese, mons. Rudolf Deng Majak, e il già nunzio apostolico in Sudan mons. Josef Erwin Ender. La struttura dopo un lungo lavoro di riqualificazione sarà operativa tra un mese. “L’Ospedale diocesano – racconta Enrica Valentini, operatrice della Caritas della diocesi di Como a Wau – era stato requisito dall’esercito all’inizio delle prima guerra tra Nord e Sud Sudan negli anni cinquanta ed è rimasto per cinquant’anni sotto il controllo dei militari. Dopo la firma degli accordi di pace nel 2005 un lungo iter legale ha dimostrato la proprietà della diocesi che ha visto restituita la struttura nel settembre 2009". I lavori di ristrutturazione hanno portato alla riqualificazione della prima parte dell’ospedale che è destinata agli ambulatori: sale visite, una speciale unità mamme e bambino, un centro per la malnutrizione, una farmacia, i laboratori per le analisi e i locali per l’amministrazione. Durante la cerimonia suor Maria Martinelli, responsabile sanitaria del progetto, ha sottolineato “l’importanza di aver trasformato l’ospedale da un segno di guerra ad uno strumento di pace”. Ai lavori per la riqualificazione hanno contribuito diversi donatori tra cui la Conferenza Episcopale Italiana. La scelta della dedicazione a S. Comboni è legata alla grande devozione della popolazione sudanese al Santo. Furono proprio i missionari comboniani a evangelizzare queste terre, le prime del Sud Sudan, a partire dal 1904. “Inaugurata questa prima parte – conclude Enrica Valenti – i lavori proseguiranno per la realizzazione dei reparti di degenza e della sala operatoria”. UNA RADIO DI SPERANZA Alla diocesi di Wau si rivolge anche uno dei progetti dell’Avvento di Carità promossi quest’anno dalla Caritas e dall’Ufficio Missionario della nostra diocesi. Il progetto prevede la realizzazione di una radio che si chiamerà “Voice of Hope” (Voce di Speranza) di cui Enrica Valentini sarà la responsabile. Una voce di pace in un periodo ancora difficile della storia del Paese. Il 9 gennaio è previsto, infatti, il referendum con cui i cittadini sud sudanesi saranno chiamati a scegliere se rimanere uniti al nord o diventare indipendenti. Un voto ancora avvolto dall’incertezza e che potrebbe essere accompagnato da nuove destabilizzazioni. La chiesa di Carabayllo è la più antica dell’area nord di Lima. La sua costruzione è iniziata attorno all’anno 1571, anno di fondazione del Comune, quando era vicerè del Perù don Francisco de Toledo, per essere concluda circa nel 1632. In origine fu affidata alla cura pastorale dei padri Mercedari che svilupparono il lavoro pastorale per tutte le aziende agricole che esistevano all’epoca nella zona. Questa aziende furono attive per tutto il periodo coloniale e anche durante la fase repubblicana per poi andare progressivamente scomparendo nella seconda metà del XX secolo con la lenta invasione dei migranti che si insediarono nella zona e la riforma agraria. Nel corso dei secoli il numero dei fedeli è andato progressivamente crescendo grazie al lavoro dei padri Mercedari che fondarono alcune confraternite. Proprio a San Pedro de Carabayllo, alla fine del 1500, l’allora vescovo di Lima, Obispo Toribio di Mogrovejo, che diverrà poi Santo, lancerà una delle sue grandi missioni pastorali. Passata poi ad altre congregazioni religiose la parrocchia è attualmente seguita da sacerdoti diocesani. Al moneto della costituzione della diocesi, nel 1996, quando si staccò dall’arcidiocesi di Lima il nuovo vescovo, mons. Lino Panizza, scelse di intitolare la diocesi proprio a Carabayllo con un riferimento esplicito all’antica chiesa e al suo ruolo di simbolo della fede per questa terra. CHIESA VISIT APASTORALE VISITA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 P A G I N A 11 ZONA PREALPI LA VISITA A GAGGINO E CAMNAGO IL VESCOVO A FALOPPIO Venerdì 10 Ore 11.00 Incontro con le scuole elementari di Camnago e di Gaggino Il prossimo fine settimana il Vescovo torna nella zona prealpi per incontrare le comunità di Gaggino e Camnago nel comune di Faloppio una comunità in cammino quella che il Vescovo mons. Diego Coletti incontrerà a Faloppio nelle giornate di venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 dicembre. Una nuova comunità “pastorale” che intreccia due storiche comunità parrocchiali, quella di Camnago e quella di Gaggino, costituitesi nel corso dei secoli per distacco dalla comune parrocchia originaria di Uggiate. Camnago delle due parrocchie è la più antica, avendo ottenuto la propria autonomia nel 1771, mentre Gaggino riuscì a staccarsi dalla Chiesa Matrice - così si diceva allora - solo nel 1892, oltre centovent’anni più tardi. E questo nonostante la seconda fosse più popolosa della prima e più agguerrita nel richiedere di potersi gestire in proprio. A giocare un ruolo non indifferente sui tempi di separazione fu senza dubbio la scomodità di gestione della parrocchia più distante dalla sede uggiatese e le difficoltà per il prevosto e i suoi vicari di raggiungerla, negli inverni nevo- PROGRAMMA Nel pomeriggio incontro con le scuole dell’infanzia a Camnago e a Gaggino. Visita alle strutture parrocchiali di Camnago e di Gaggino. Sosta ai cimiteri Ore 18.00 a Gaggino: incontro con i ragazzi delle scuole medie. Ore 20.30 A Gaggino: Santa Messa e incontro con i giovanissimi e i giovani della Comunità Pastorale È Sabato 11 Ore 9.30 Incontro con il parroco don Giovanni Illia Ore 10.30 Visita ad alcuni ammalati Domenica 13 si di un tempo, per la celebrazione della messa festiva e per l’amministrazione dei sacramenti. Ogni parrocchia ha la sua chiesa, la sua scuola dell’infanzia, il suo oratorio. L’edificio sacro di Camnago fu costruito tra 1776 e 1781 in sostituzione di una chiesa che era stata consacrata nel 1312 e che si dovette abbandonare perché non più adeguata alla popolazione; dedicato a Santa Margherita, è stato più volte ampliato, soprattutto nel corso del ‘900, fino alla situazione attuale. La chiesa di Gaggino, invece, è molto più recente (fu benedetta nel 1962) e prese il posto della vecchia chiesa, assumendone anche la dedicazione alla Con- versione di San Paolo, chiesa pure da riferirsi al XIV secolo, già allungata, cambiandone addirittura l’orientazione, nel 1861 ma divenuta comunque insufficiente ad accogliere i fedeli. Entrambe le parrocchie gestiscono inoltre una scuola dell’infanzia, da qualche anno con un’unica direzione e una azione didattica comune; più che centenaria (risale al 1889) è quella di Gaggino, fondata da don Maspero con la collaborazione del Beato Luigi Guanella e delle sue suore, e invece più recente, ma già ultracinquantenne (iniziò l’attività nel 1955) quella di Camnago. Per le due comunità - che, nel loro insieme, costituisco- no il Comune di Faloppio (nato nel 1928 proprio dall’ accorpamento dei due paesi) il percorso di “avvicinamento” alla comunità pastorale è iniziato qualche anno fa, grazie ai parroci di allora (don Giuseppe Corti e don Giovanni Quadrio), che vollero una Missione unitaria e che cercarono di trovare e di proporre esperienze comuni. Ora con la nomina, questa primavera, di un unico parroco, don Giovanni Illìa, i parrocchiani dei due nuclei stanno facendo di necessità virtù. La mancanza di sacerdoti sollecita anche i laici ad un impegno ulteriore, ma soprattutto ad una rinnovata partecipazione, che è fatta di disponibilità, ma anche della con- Ore 9.30 S. Messa a Camnago Ore 11.00 S. Messa a Gaggino Ore 15.30 A Gaggino: incontro con la Comunità apostolica. Vespri e benedizione sapevolezza che a qualcosa è necessario rinunciare. Molte attività si sono accorpate, i momenti di formazione, quando è possibile, sono unitari, proposti in un’unica sede, e le celebrazioni festive riorganizzate nei tempi e nei modi creano un intreccio singolare di presenze tra una chiesa e l’altra. LUIGI CAVADINI COMO NELLA PARROCCHIA DI SAN GIULIANO IL RINNOVO DEI VOTI LA COMUNITA’ DELLE SUORE NAZARENE IN FESTA D omenica 28 novembre la parrocchia di San Giuliano di Como si è stretta attorno alle suore Nazarene che hanno rinnovato i voti. Il rito religioso, che si è svolto durante la Santa Messa delle ore 10.00, ha visto la partecipazione attenta e commossa di tutta la comunità parrocchiale. Suggestiva la lettura della formula che le quattro Suore hanno pronunciato tenendo in mano la lampada accesa: “Io… dell’Istituto delle Suore Nazarene della Passione, spinta da una ferma volontà di donarmi più intimamente a Dio, e di seguire più da vicino Gesù Cristo, rinnovo per un anno i voti di Castità, Povertà e Obbedienza secondo la Costituzione e gli Statuti del nostro Istituto. Dono tutto il mio cuore e le mie forze alla Famiglia Nazarena nella quale sono stata chiamata, affinché, in intima unione alle mie sorelle, con la grazia dello Spirito Santo, l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Vincenzo, del Beato Marcantonio Durando, possa vivere la perfetta carità, nel servizio di Dio, della Chiesa e dei sofferenti. Rinnovo, inoltre, il voto di professa- re particolare devozione alla Passione di Gesù, quale sostegno della mia santificazione nella carità e nel sacrificio, e mezzo di fecondo apostolato nelle opere che mi sono affidate.” Al termine della Santa Messa, il parroco, don Roberto, ha voluto che le Suore illustrassero come è nata la congre- gazione e quali sono i compiti che si prefigge di svolgere. La congregazione nasce a Torino nel 1865 per volontà del padre missionario vincenziano, il beato Marcantonio Durando, il quale rispose alla richiesta di alcune ragazze che, spinte dall’amore di Dio, chiedevano di consacrare la propria vita al servizio dei malati e dei bisognosi. Dal racconto delle Suore è emerso che in quell’epoca, chi faceva la scelta di consacrare la propria vita a Dio, doveva provenire da famiglie regolari. Il beato Durando pensò di fondare questa nuova comunità per dare la possibilità a queste ragazze provenienti da famiglie non regolari di potersi consacrare al Signore Gesù. L’ordine delle Suore Nazarene fu istituito nella Cappella della Visitazione a Torino, ed è attualmente retto dalla Madre Superiora, suor Gemma, esse svolgono la loro specifica missione attraverso l’assistenza agli ammalati, a casa o negli ospedali, in modo particolare di notte. Dal 1965, la Congregazione delle Suore Nazarene è presente anche in Madagascar, dove sono state aperte ben tredici case che accolgono e offrono assistenza ai bambini abbandonati, anche appena nati, hanno istituito lebbrosari, ambulatori per l’assistenza medica, scuole di lavoro e portano nei villaggi, oltre al conforto, la parola di Dio. Inoltre, sono state aperte case per la cura e il ricovero per anziani. Le Suore Nazarene, oltre ai voti di Castità, Povertà e di Obbedienza emettono il quarto voto: quello della Devozione alla Passione di Gesù. Tutti i giorni rievocano la Via Crucis, e recitando il Santo Rosario si soffermano in modo particolare, sui Misteri Dolorosi. A Como sono presenti dal 1927, hanno la loro casa in via Ferrari e svolgono la loro assistenza agli ammalati. Attualmente il gruppo è composto da: suor Gabriella, suor Albina, italiane, suor Anne Rufine e suor Anastasì che provengono dal Madagascar. La comunità parrocchiale di San Giuliano ringrazia le Suore Nazarene per la loro opera di missione che svolgono in città, e ringrazia il buon Dio per averle mandate tra noi. Un caloroso saluto è stato rivolto anche a coloro che recentemente hanno svolto la loro missione a Como: suor Celine e suor Susanna che, nel mese di marzo di quest’anno, sono state chiamate a continuare la loro missione in Madagasacar, suor Bernadetta, che è stata madre superiora a Como, attualmente risiede nella casa madre di Torino. FRANCESCO MASCOLO P A G I N A 12 CHIESA VISIT APASTORALE VISITA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 TREMEZZINA IL VESCOVO INCONTRA LE COMUNITA’ DI MENAGGIO Dal 3 al 5 dicembre il Vescovo è stato in visita alle parrocchie di Menaggio, Nobiallo, Croce e Loveno chiamate ad un comune cammino pastorale PER UNO SCAMBIO DI DONI N ella mattina di domenica 5 dicembre il Vescovo è accolto nella piazza centrale di Menaggio. Nel saluto il Sindaco Alberto Bobba esprime pensieri di ringraziamento e di speranza per questa visita, il cui significato religioso e morale è motivo di incoraggiamento per la Comunità. Sono presenti le Autorità civili e militari, le Associazioni d’arma riunite per la tradizionale festa di S.Barbara e il Corpo musicale di Loveno. Nella Chiesa parrocchiale il Vescovo celebra la S.Messa e nell’omelia invita a riscoprire L’accoglienza del V escovo a Menaggio Vescovo il significato della parola “conversione”: cambiare mentalità, nella fatica di cercare il giusto modo di pensare, confrontandosi con la parola di Dio. Per questo cerchiamo e chiediamo lo Spirito del Signore: sapienza e intelligenza, consi- glio e fortezza, conoscenza e timore del Signore. E le parole di Isaia (11,1-10) riempiono il cuore di speranza in un mondo di pace. Durante la sua Visita alle comunità nel comune di Menaggio il Vescovo ha volu- La celebrazione a Nobiallo to incontrare quella che lui ama definire la “comunità apostolica” ovvero tutte le persone che con servizi diversi collaborano alla vita della Comunità. Don Carlo Basci, arciprete di Menaggio, presenta al Vescovo i catechisti, Un momento della S. Messa a Croce gli animatori degli oratori e del GREST, le persone che si rendono disponibili per le letture e per il decoro delle Chiese delle Parrocchie di Menaggio, Croce, Loveno, Nobiallo, il cui cammino di integrazione, non sempre facile, è vissuto con responsabilità e tante attese. “Senza la vostra disponibilità – ha confidato il Vescovo la Chiesa non va da nessuna parte. Siete attivi perché chiamati dallo Spirito. Nella Chiesa non ci sono spettatori né clienti. Dio ci dice “Datemi una mano”. Se condividiamo la fatica di salvare il mondo, ciascuno avverta e si assuma le sue responsabilità. Gesù ci dice qual è la volontà del Padre: “Fa’ che ci sforziamo di conoscere ciò che a te è gradito”. Nella diversità dei carismi (Prima lettera ai Corinzi cap.12) è importante essere d’accordo sull’essenziale: conoscere, ascoltare, amare, seguire, imitare Gesù Cristo. Lo Spirito Santo è la grazia di Dio. La finalità della Chiesa e della parrocchia è far vedere al mondo Gesù, la sua sapienza, le sue parole. Consapevoli dei nostri limiti e delle nostre fragilità chiediamo “Signore dacci il tuo Spirito! ..Sulla tua parola gettiamo le reti”. Se siamo battezzati in Cristo, siamo rivestiti di Cristo. “Chi ci vede deve vedere Gesù”. Nella vita cristiana come figli obbediamo per amore, per gratitudine e riconoscenza, non per paura come gli schiavi, né per calcolo per essere a posto con Dio. Se l’osservanza non è passione per Gesù, è “spazzatura” (Lettera ai Filippesi cap. 3). LE RISPOSTE DEL VESCOVO Infine, prima di salutarci, il Vescovo ha accettato di rispondere alle nostre domande. D L’INCONTRO CON GLI STUDENTI LE PICCOLE SCELTE mondo: “Il Dio in cui io credo non ha la volontà del male. Chiede conto a noi del male che esiste, come ha chiesto a Caino “Dov’è tuo fratello?”. E’ la nostra libertà che ci rende responsabili. “I giovani non sono una ca- tegoria astratta – continua il Vescovo rispondendo alle domande dei giovani - ciascuno di voi è una persona. Sbagliano gli adulti quando vi giudicano genericamente con pregiudizi”. Meglio saper attendere e sperare. “Siate aperti, fate La visita alla canottieri “Bellagina” domande, ragionate con la vostra testa, pensate, riflettete, cercate, scavate. Non lasciatevi ingabbiare”. Ci sono oggi stili di vita che non aiutano a scendere in profondità nelle relazioni interpersonali, “ma voi avete la fortuna di vivere ancora a misura d’uomo”, mentre più della metà della popolazione mondiale vive nelle megalopoli con decine di milioni di abitanti, “dove si è nessuno per nessuno”. Oggi i Cristiani hanno in mano il vaccino per sanare molti mali di questa umanità, se lo vogliono. Questo annuncia la Chiesa: essere pronti a morire gli uni per gli altri. Chiara Maffia, diplomata del corso geometri, presenta al Vescovo il rilievo della chiesa di San Vincenzo di Gera Lario, eseguito dalle classi quinte con i docenti Carlo Franzelli e Oscar Mella in collaborazione con il Collegio dei Geometri della provincia di Como. Il Vescovo esprime il suo apprezzamento ed esorta gli studenti ad occuparsi in maniera qualificata del nostro straordinario patrimonio artistico e ambientale, che ha un grande significato per la vita della gente. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ove possiamo trovare la felicità? Se Dio esiste, perché c’è il male nel mondo? Che cosa pensa dei giovani?” Sono le domande che gli studenti presentano al Vescovo nell’incontro all’Istituto Vanoni sabato 4 dicembre. Le risposte sono attese e ascoltate in un silenzio raro per un’assemblea scolastica. I pensieri del Vescovo sono chiari: “Diffidate delle ricette, dei trucchi, delle scorciatoie: il vostro cammino si costruisce con pazienza nel tempo, guardando lontano”. Come nei binari ferroviari un piccolo spostamento degli scambi determina la direzione, così le piccole scelte orientano la nostra vita. Ma qual è la destinazione? L’amicizia con Gesù è la grande prospettiva a disposizione di tutti: “Smetti di pensare a te stesso come centro e unico fine del mondo. Le persone che incontri siano importanti per te e qualunque loro desiderio sia un invito a rendere un servizio. Gratis”. Un consiglio agli adolescenti “Scoprite qualcuno che è più importante di voi. Pensate alla felicità degli altri. Provate, esercitatevi”. Sul mistero del male nel “ CRISTINA REDAELLI Come far partecipare le nostre comunità alla liturgia? “Una comunità attiva si impegna nella formazione”, anche se è sempre più difficile trovare il tempo per le cose importanti, “centrifugati e programmati come siamo”. Prendiamoci a cuore la comunità per fare quello che è gradito a Dio”. Qualche consiglio per la preghiera in famiglia. “Gli adulti siano fieri della loro esperienza di preghiera, testimoniata e condivisa con i figli essa è lievito di vita”. Infine una riflessione sugli Oratori. “Luoghi di vita dove tutta la comunità cristiana adulta si prende cura della vita cristiana dei suoi bambini, adolescenti, giovani, che si sentono accolti, aiutati, inseriti. L’oratorio sollecita la responsabilità educativa anche delle famiglie “assenti”, quando i tempi del lavoro o le condizioni sociali chiudono i figli nella gabbia della loro solitudine”. Insieme all’oratorio ci sono esperienze come l’O.M.G. capaci di far vivere qualcosa di appassionante per cui vale la pena di far fatica: “accendiamo i giovani di passioni liete”. LA COMUNITA’ PARROCCHIALE CHIESA VISIT APASTORALE VISITA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 P A G I N A 13 UNA GIORNATA SPECIALE L’INCONTRO CON GLI ANZIANI “RACCONTAMI LA TUA VITA” Come in altre occasioni mons. Coletti ha voluto dedicare parte della visita alle comunità, incontrando anziani e ammalati L a visita pastorale alle parrocchie di Loveno e Menaggio ha fatto tappa anche nelle tre strutture socio-assistenziali della zona: la Comunità “Arké”, che ospita una trentina di persone affette da gravi problemi psichici, e le due case di soggiorno per anziani “La Sapienza” e il “Giardino degli Ulivi”. Tre strutture improntate sull’efficienza e la preparazione medica del personale, ma soprattutto sulla qualità umana dei rapporti tra gli operatori, gli ospiti e i parenti di questi ultimi. Presso il “Giardino degli Ulivi” al Vescovo sono stati illustrati tutti i lavori di ampliamento della struttura, che giungeranno a termine tra qualche mese. Alla “Sapienza”, invece, già operativa nella nuova sede di Croce, sono stati portati al Vescovo per la benedizione i crocefissi fatti arrivare dalla Palestina e destinati alle camere dell’istituto. Si tratta di Nella foto i cr ocifissi della Palestina benedetti dal V escovo. crocifissi Vescovo. Saranno appesi nelle camere della “Sapienza” a Croce LOVENO. - Dopo la preparazione remota per rendere definitivi programmi e orari, la Visita del Vescovo è diventata un evento concreto per la “Comunità Pastorale” di Croce, Loveno, Menaggio, Nobiallo, nei giorni 3-4-5 dicembre. La preparazione prossima alla Visita ha riguardato invece l’aspetto più spirituale ed ecclesiale con una “tre sere” di preghiera e di Confessioni, in tre sedi diverse, con l’invito ai cristiani delle quattro parrocchie a spostarsi sempre in modo corale, anche perché avrebbero partecipato a celebrazioni diverse: Eucaristia, Celebrazione Penitenziale, Rosario meditato. Venerdi pomeriggio il Vescovo ha iniziato con un incontro brillante avvicinando i ragazzi del Catechismo di Menaggio, poi è salito a Loveno in visita anzitutto all’”Arkè” che è una casa di cura per ammalati mentali, e arrivare subito dopo alla “Scuola Materna” che è un autentico fiore all’occhiello della Comunità lovenese. Essa infatti è Ente Morale, di netta ispirazione cristiana, che tiene alta la bandiera dell’educazione ai valori della persona, e che, pur in mezzo strutture d’ospitalità a lungo termine, attrezzate e gestite in modo ottimale per permettere permanenze durature nelle quali si possa continuare a coltivare e sperimentare i frutti del vivere in comunità, per quanto a volte un po’ forzata da circostanze ed esigenze. Molti tra gli ospiti soffrono di gravi problemi fisici che richiedono supporti medici adeguati ed assistenza costante. Si tratta di situazioni alle quali difficilmente ci si adatta e che richiedono una grande forza psicologica, morale e spirituale per affrontarle. Come spiega il Direttore dell’istituto “La Sapienza” nel suo discorso al Vescovo: “Si attraversano momenti di sofferenza ai quali non vogliamo abituarci, ma accogliere e vivere”. Non passiva accettazione, quindi, ma trasformazione di un dolore e di una privazione in qualcosa di buono e umanamente degno. E’ un percor- so difficile, una prova grande di coraggio verso la vita che ci viene incontro, misteriosamente elargendo gioie e sofferenze: tocca a noi saper fare tesoro delle une e delle altre per il bene che, in modi e misure diverse, esse portano. E tocca a noi aiutare chi si trova a percorrere queste strade di prova a viverle per quanto possibile in positivo, e non con rassegnazione; a viverle con coraggio, offrendo sostegno e, se non altro, preziosa compagnia… E cercando di rivolgersi non solo ai protagonisti di questa fase della vita che lentamente cede il passo al mondo corporeo per sollevarsi leggera verso le vette luminose dello spirito, ma anche a tutti i loro cari che silenziosamente ed attivamente partecipano e condividono questi momenti di difficoltà. “I segni del vissuto mi solcano, ma sono tornato bambino”, scrive un ospite-poeta RIVIVENDO LA TRE GIORNI CON MONS. GINO DISCACCIATI LA SEMENTE È STATA GETTATA La S. Messa a Loveno a tante difficoltà economiche e organizzative, aiuta le famiglie offrendo un supporto educativo di primo ordine. Il Vescovo ha benedetto tutto questo sforzo, raccomandando alle famiglie di non delegare, ma di collaborare in armonia con le insegnanti. Successivamente il Vescovo si è recato alla Casa di Riposo “La Sapienza” dove ha incon- trato i responsabili, il personale, e gli ospiti. La sua parola ha toccato il tema della sofferenza che fa sempre problema, anche ai credenti, perché sembra opporsi alla provvi- al Vescovo. Contraddizione struggente e splendida della parabola umana. “Raccontami le cose più belle della tua vita - dice a ciascuno di loro mons. Coletti – Ma senza rimpianto, solo con enorme gratitudine. Quanto amore hai dato. Quanta vita è scaturita dal tuo amore! Fermate l’attenzione su queste memorie e troverete conforto. E non chiudetevi dentro voi stessi, per quanto è possibile, continuate ad occuparvi con amore degli altri: solo questo rende la vita piena e serena. Fate fiorire il sorriso sul viso di chi vi circonda”. Gli anziani guardano il Vescovo con occhi che le nuove generazioni sembrano aver perso, hanno per lui un rispetto e una stima che oggi si fatica a trovare. Qualcuno si commuove, qualcuno vuole attirare l’attenzione, ottenere un gesto o una parola che sia soltanto per sé, da conservare per domani e per tutti i domani che verranno. Con la loro ritrovata spontaneità di sentimento e semplicità nei gesti continuano a insegnare, anche quando non se ne rendono conto, continuano a dare esempio, senza saperlo, a chi ha cuore per vedere ed ascoltare. Anche quando si muovono appena, o non parlano più e sembrano assenti la comunicazione è possibile e spesso utilizza vie molto più profonde che non necessitano di gesti, né di parole, a volte neppure di sguardi. C’è stata tutta la vita per parlare, per fare, per pensare, ora è solo l’essenza che conta, l’essenza di un percorso che chiede ancora giorni, ancora forza, ancora passione, anche quando sembra non ce ne sia più. Per questo chiedono sostegno: diamoglielo. E chiedono amore: amiamoli! ELISA DENTI denza e alla bontà di Dio. L’invito del Vescovo è stato quello di guardare alla croce dove Gesù, Figlio di Dio, si è immolato a nostro favore. Gesto che contiene il significato che, comunque, per Dio, la sofferenza ha un valore, tanto che Lui stesso l’ha scelta come strumento di salvezza. Significativa è stata poi la benedizione di cinquanta Crocifissi, provenienti dalla Palestina, che saranno poi appesi nelle camere dei degenti. Gesto molto importante che rafforza la fede e rinnova la speranza. Alla sera dello stesso venerdì, il Vescovo ha incontrato tutta la comunità parrocchiale con la celebrazione della S. Messa solenne. La presenza massiccia dei fedeli e la sentita partecipazione al rito ha dato il segnale di una fede vissuta ancora cordialmente. Terminata la Messa, il Vescovo si è messo in dialogo con i presenti, ascoltando e rispondendo. Ha invitato a inserirsi nel programma diocesano del prossimo triennio 20112013 che prevede “TRE SFIDE” : della qualità della fede, della vera fraternità, e di una rinnovata immagine della Chiesa. La semente è gettata, adesso lasciamo spazio al futuro. P A G I N A 14 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 A COLLOQUIO CON IL SEGRETARIO GENERALE COMASCO DELLA CISL Oltre la crisi. Un anno di sfide I l 2010 volge, ormai, al suo termine e anche per il più rappresentativo sindacato comasco, la Cisl - forte dei suoi 69.172 iscritti in provincia a fine 2009 - è il tempo di qualche bilancio e di alcune riflessioni sull’anno che viene. Ad aiutarci in questa analisi è Fausto Tagliabue, segretario generale della Cisl di Como, che incontriamo nel suo ufficio di via Brambilla. Tagliabue, qual è stato l’impegno più importante condotto dal sindacato nel corso di quest’anno? «Nel 2010, in continuità con quanto già prefissato nel 2009, il principale obiettivo che ci si era posti era quello di gestire al meglio la crisi, evitando il più possibile licenziamenti». Obiettivo raggiunto? «In parte debbo dire di sì. L’aver ottenuto, a livello nazionale e regionale, una quota ampia di ammortizzatori sociali e l’aver poi sottoscritto centinaia di accordi di gestione delle diverse forme di cassa integrazione ha sicuramente consentito di governare al meglio la crisi e il rischio di licenziamenti. All’inizio del 2010 ci eravamo posti l’obiettivo di introdurre, dentro il piano degli ammortizzatori, un possibile rafforzamento dei contratti di solidarietà. Ciò in parte è stato ottenuto a livello nazionale alzando il valore economico dei contratti stessi, passato dal 60 all’ 80% del salario. A livello locale abbiamo inve- A ruota libera, Fausto Tagliabue traccia con noi un bilancio dell’anno che si va concludendo e degli obiettivi del 2011, non tralasciando di toccare il tema caldo dell’unità sindacale di MARCO GATTI [email protected] ce sottoscritto un protocollo d’intesa con Confindustria Como affinché assicurasse, nelle situazioni di crisi, maggiore disponibilità ed attenzione da parte delle aziende ad utilizzare questi strumenti». Qualche esempio? «Il percorso che, ad esempio, è stato avviato in Sisme ci sembra vada in questa direzione: suddividere il lavoro che c’è tra tutti i lavoratori, anzichè lasciare a casa qualcuno mentre gli altri continuano a tempo pieno». Che cosa dire per il 2011? «Anche per l’anno che viene abbiamo richiesto una quota sufficiente di ammortizzatori. Nei prossimi giorni si tratterà di mettere nero su bianco le cifre, sia da parte del Governo che da parte della Regione. Deve però essere chiaro che gli ammortizzatori sono uno strumento che permette di sopravvivere, non ci si sviluppa, non si crea occupazione. Il nostro auspicio è che dunque, nel 2011, tutte le imprese mettano in campo progetti, investimenti, strategie di rilancio. Occorre investire sul fronte dell’innovazione, della ricerca, dell’internazionalizzazione, della capacità di affrontare i nuovi mercati. È proprio questo l’obiettivo che il sindacato si prefigge per il 2011 in special modo nel settore manifatturiero. Settore che a Como dà lavoro al 40% dell’occupazione. Qualche settimana fa hanno avuto luogo a Como gli Stati Generali di Confindustria. Lo slogan che ha guidato l’assise è stato “Scateniamo le imprese”. Un messaggio forte che abbiamo condiviso, ma anche commentato con un più laconico… “magari”. Magari davvero ci trovassimo con tante imprese realmente “scatenate” nel produrre ricerca, innovazione, investimenti, conquista di mercati nuovi. Noi crediamo che le aziende che vedono, oltre il buio, il profilarsi di una luce, debbano seguire questa strada, e per questo debbano essere sostenute sia dal governo nazionale che regionale. Su di esse occorre concentrare quegli incentivi che solitamente vengono invece dispersi in mille rivoli. Inutile distribuire briciole se è possibile concentrare risorse su aziende che possono tirare la ripresa. Saranno queste ultime a scattare in avanti? Che sia. A qualcuno toccherà di tracciare una rotta di futuro. Le altre seguiranno la scia». Che cosa suggerisce, in più, la Cisl? «Parafrasando lo slogan di Confindustria quello che noi suggeriamo di scatenare, per il futuro, è la contrattazione. È attraverso essa che può e deve passare lo sviluppo. I recenti accorti raggiunti in Ratti e in Polti vanno proprio in questa direzione. Grazie agli strumenti della partecipazione e della contrattazione è possibile affrontare i nuovi problemi del mercato, consolidare il progetto industriale, difendere l’occupazione. Tutto ciò valorizzando il ruolo da protagonisti dei lavoratori e del sindacato. Il 2011 sarà dunque un anno, in cui, come Cisl, oltre a difendere l’occupazione attraverso gli ammortizzatori, chiederemo una maggiore attenzione alle politiche attive del lavoro. Meno assistenzialismo, maggiori investimenti, maggiore progettualità. La contrattazione dovrà essere lo strumento per stimolare le aziende ad investire sul futuro, ad affrontare tematiche chiave, a pensare allo sviluppo. Per questo, come Cgil, Cisl e Uil, abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo di confronto con Confindustria». L’anno che si chiude si è dimostrato particolarmente difficile sul fronte delle relazioni sindacali… «Guardando al nostro territorio le relazioni tra Cgil, Cisl e Uil si sono mantenute nei contorni di una normale dialettica, prestando attenzione a non forzare i toni e a non rendere le differenze fattori di divisione permanente. Questo perché siamo ben consapevoli di come rappresenti un bene per tutto il mondo sindacale l’individuazione di una strada comune, nel reale interesse dei lavoratori. Le scelte compiute dalla Cisl negli ultimi due anni rappresentano, però, un segnale chiaro alla Cgil per comprendere come si possa ritrovare compattezza. Alla Cisl sta a cuore l’unità sindacale, un’unità che sia fatta di un programma comune, di unità d’azione. È evidente, a tale scopo, che siamo disponibili a qualche mediazione per trovare un possibile equilibrio. Quello, però, che in futuro non accetteremo più è che, senza alcuna giustificazione, la Cgil si sfili dai giochi e che tutto si fermi. L’unità è un bene, ma è, soprattutto, uno strumento per ottenere risultati a favore dei lavoratori. Se stare uniti significa non realizzare nulla, non affrontare nodi cruciali, allora è meglio che ciascuno si assuma le responsabilità delle decisioni che i propri organismi reputano giuste». Restando sul fronte sindacale, quali sono i margini per ripartire insieme? «Le occasioni per ritro- varci indubbiamente esistono. Penso, a livello nazionale, ai tavoli sullo sviluppo e sul fisco. Come Cisl siamo anche disponibili ad affrontare la questione chiave della rappresentatività sindacale: come gestirla, come stabilire delle regole per governare le differenze di opinione quando si manifestano. Tutto ciò mantenendo, però, un punto fermo per la Cisl: la centralità dell’iscritto. Pertanto, qualsiasi intesa troveremo, non potremo mai accettare il principio che il lavoratore non iscritto al sindacato conti quanto l’iscritto. Se il sindacato c’è è perché esiste qualcuno che paga la tessera e lo sostiene. Si tratta di una responsabilità importante che abbiamo nei confronti di chi ci ha dato fiducia, e che assolviamo non soltanto in termini di servizi resi, ma anche delle scelte politiche che compiamo a tutti i livelli». Quali le maggiori fatiche nel rapporto con la Cgil comasca? «A Como i maggiori problemi li abbiamo trovati incrociando quell’area dentro la Cgil che, sostanzialmente, ha in mente un modello antagonista di sindacato. E che fa fatica ad assumersi le responsabilità di un organismo che sappia leggere una fase economica diversa, facendosi carico di dare risposte nuove a contesti nuovi, sempre con l’obiettivo di tutelare i lavoratori. Le difficoltà più grandi le abbiamo incontrate con la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici in cui è concentrata la maggior parte di questo modo di operare. Appare evidente come vi sia bisogno di un’unità sindacale che abbia degli obiettivi precisi da raggiungere e comportamenti che siano conseguenti alla capacità di affrontare i nodi, dare le risposte concrete. Penso ad un sindacato che sia tale, e non ad una via di mezzo tra un organismo sindacale ed un partito. Intraprendere questa strada vorrebbe dire perdere autorevolezza. Non dimentichiamoci che il sindacato non appartiene a nessuno, se non ai lavoratori stessi». “IL VILLAGGIO DEL CUORE” A BRECCIA CON I “RAGAZZI IN GAMBA” Ancora una volta la compagnia teatrale “I ragazzi in gamba” salirà sul palcoscenico per presentare un nuovo lavoro dal titolo: “Il viaggio del cuore”. Questo gruppo, che opera sul territorio comasco da quasi dieci anni, è costituito da 12 ragazzi ,di cui 8 down, di varie età. La loro attività ha avuto inizio nell’ottobre 2001 e in questi anni ha prodotto varie opere liberamente tratte da racconti e fiabi celebri quali “Il soldatino di piombo”, “Il sogno di Kirikù”, “L’armadio magico”, etc. Il portare sulle scene tali rappresentazioni è stato possibile grazie all’impegno ed alla serietà dei ragazzi, sempre puntuali alle prove, ed alla disponibilità ed alla collaborazione dei genitori che hanno seguito con interesse e affettuosa partecipazione le tappe dei loro figli. La storia trae ispirazione dal romanzo di una scrittrice americana che, nelle vicende del protagonista adombra se stessa e, attraverso un viaggio straordinario, ci mostra come un cuore del tipo più fragile può imparare ad amare e come la sofferenza e le delusioni che si incontrano lungo il cammino possano rafforzare l’animo e renderlo più aperto e sensibile e quindi più vitale. Una storia molto tenera e commovente che questi ragazzi cercheranno di interpretare come meglio sanno e possono, certi che il pubblico, come già altre volte, li comprenderà e apprezzerà. L’appuntamento è presso il Teatro Cristallo di Breccia, in via Malvito, sabato 11 dicembre, alle ore 21 e domenica 12 dicembre alle ore 15 CRONACA P A G I N A 15 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 LA POSSIBILE APERTURA PRIMA DI NATALE Posti auto: quasi pronto l’autosilo di viale Lecco P otrebbe aprire prima delle festività l’atteso autosilo di viale Lecco. Gli operai sono, infatti, alacremente al lavoro per concludere la realizzazione di un’opera attesa dalla cittadinanza e che dovrebbe costituire una valida risposta al cronico problema della sosta nelle vicinanze non solo del nosocomio Valduce ma anche del centro storico. Il nuovo autosilo sarà dotato di 515 posti auto, 52 dei quali, così come previsto dalla convenzione approvata a suo tempo, saranno a di- Gli operai sono al lavoro alacremente per la consegna dell’opera. Il nuovo parcheggio sarà dotato di 515 posti auto, 52 dei quali, così come previsto dalla convenzione approvata a suo tempo, saranno a disposizione dell’Amministrazione comunale di LUIGI CLERICI sposizione dell’amministrazione comunale. La particolarità dell’opera è che ha permesso una completa riqualificazione degli antichi reperti rinvenuti con l’avvio del cantiere, ovvero la piccola necropoli sorta accanto al complesso delle terme romane. Grazie ad una lunga campagna di scavo, ai già noti ritrovamenti gli archeologi hanno potuto, infatti, aggiungere nuove importanti testimonianze della città in epoca romana che oggi sono visibili a Foto William tutti grazie alla realizzazione di una sorta di museo a cielo aperto, approvato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Lombardia, illuminata e dotata di un passaggio pedonale che collega viale Lecco a via Dante. Il complesso, costituito da resti in muratura, occupa in tutto un’area di oltre m² 2.000, circa il doppio di quanto fosse prima visibile all’aperto. Si tratta di un edificio pubblico, forse termale, di cui sono state riconosciute due fasi edilizie di età romana imperiale. Abbandonato alla fine del III, inizi IV secolo d.C. fu oggetto di spoglio per il recupero dei materiali edilizi e di catastrofi naturali tra cui un’inondazione. Lo scavo ha documentato tracce evidenti di tali avvenimenti, cui è seguito come uso finale dell’area in epoca antica, quello cimiteriale. Per la storia della città si è trattato di una scoperta che a detta degli studiosi ha portato alla luce i più significativi reperti di sempre. “L’impianto realizzato ha conservato perfettamente i reperti rinvenuti e invito tutti a visitare la struttura per ammirarli – ha commentato il Sindaco, Stefano Bruni, dopo un sopralluogo al cantiere -. Si tratta davvero di una mirabile opera di riqualificazione”. Come per altri autosili comunali la gestione dovrebbe essere affidata a CSU. NONOSTANTE LE CAMPAGNE DENIGRATORIE DEGLI ULTIMI MESI Frontalieri in crescita in Ticino Erano oltre 230 mila in territorio elvetico al terzo trimestre 2010, più di 47 mila nel Cantone a noi più vicino S ono circa 233 mila i lavoratori frontalieri in Svizzera secondo i dati del terzo trimestre 2010 elaborati dall’Ufficio Statistica dei frontalieri. Numeri che testimoniano un aumento del 5,7% in Svizzera, +4,6% in Canton Ticino dove sono attivi 47.648 frontalieri occupati soprattutto nel settore ter- ziario seguito da quelli secondario e primario, la maggior parte dei quali è costituita da lavoratori non qualificati e da impiegati d’ufficio e di commercio. Seguono i dirigenti, le professioni tecniche e quelle accademiche. Numeri che sembrano confermare quanto affermato da un manifesto che da qualche settimana campeggia anche in città, firmato Partito democratico, e che rappresenta la risposta all’UDC ticinese che ad inizio novembre ha Eventi musicali in S. Fedele Prosegue con successo il calendario degli eventi musicali programmati presso la basilica di S. Fedele, a Como, per il mese di dicembre, organizzati dalla Cappella Musicale di S Fedele con il patrocinio dell'Associazione italiana organisti di chiesa. Di seguito i prossimi eventi: 11 dicembre ore 17.30 musiche per organo. Organista: Stefano Venturini; 24 dicembre ore 23, concerto avanti la Messa di Mezzanotte, corale, direttore: Oscar Ta-ietti, organista: Raffaele Bellotti; 26 dicembre ore 16.30, concerto di Natale. Organista: Alessandro Bianchi. dato vita alla cosiddetta campagna “Bala i ratt” in cui, tra gli altri, anche i frontalieri erano rappresentati come topi avidi del “formaggio” svizzero. Purtroppo i rapporti, a cavallo del confine, non sono stati ultimamente tanto tranquilli a livello mediatico, anche se si tratta per lo più di demagogia come nel caso dei proclami lanciati dal partito “Lega dei Ticinesi” due settimane fa quando ha minacciato di far espellere (con quale poter personale poi?) 10mila frontalieri dal Canton Ticino e di provocare sei ore di coda in dogana per entrare in Svizzera. Di tutt’altro sentore la mozione, approvata la scorsa settimana dal Consiglio Regionale, votata all’unanimità, in cui si chiede di impegnare la Giunta regionale “ad attuare tutte le iniziative affinché siano tutelate e rafforzate le relazioni di buon vicinato tra le comunità confinanti e siano tutelati i diritti di tutti i cittadini; ad attivarsi presso il nostro Governo perché sia manifestata alle autorità elvetiche il profondo disagio delle nostre comunità, siano tempestivamente attivate tutte le iniziative tese a riaffermare il reciproco rispetto culturale e morale tra le rispettive comunità; a promuovere con le competenti autorità cantonali tutte quelle iniziative volte a favorire una effettiva integrazione tra le diverse realtà confinanti”. Tra i politici più sensibili, a livello regionale, sulla questione “frontalieri” c’è Luca Gaffuri, capogruppo del Pd al Pirellone, che ha ricordato come «in questi ultimi mesi abbiamo assistito a una campagna di carattere denigratorio nei confronti dei frontalieri. E non è stata portata avanti da dei buontemponi, ma da una delle principali forze politiche della Confederazione elvetica, cioè l’Udc, partito di maggioranza relativa. Per noi è fondamentale dare una risposta di carattere politico. I frontalieri sono una componente fondamentale per permettere all’economia del Canton Ticino e della Confederazione elvetica di funzionare. Nella nostra campagna abbiamo scelto come prodotto simbolo dell’economia svizzera un orologio, i cui meccanismi, da sempre sinonimo dell’efficienza elvetica, funzionano grazie al lavoro di tanti frontalieri che ogni giorno all’alba si alzano e attraversano i confini». L.CL. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona al: 800-087897 P A G I N A 16 SPECIALE NA TALE2010 NAT IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 UN VIAGGIO TRA GLI SCAFFALI DELLE LIBRERIE - 3 PAGINA A CURA DI AGOSTINO CLERICI Ecco... ti regalo Ecco un'opera prestigiosa che offre una panoramica completa sull'affascinante mondo della Bibbia, uno sguardo narrativo su duemila anni di storia, da Abramo a Paolo. L’atlante - curato da Paul Lawrence - è corredato da: illustrazioni sulle ultime scoperte storiche e archeologiche; 97 cartine, 7 ricostruzioni panoramiche, 17 rappresentazioni d’ambiente e oltre 150 fotografie; approfondimenti sulle genti e i linguaggi della Bibbia; cartine cronologiche, dizionario geografico, concordanze. Se lo scopo primario è quello di offrire una panoramica essenziale della storia biblica, l'atlante è attento anche al palcoscenico geografico in cui i fatti si svolgono. Nella nuova versione della Bibbia dai testi antichi - in italiano con testo greco a fronte ecco il volume che Gérard Rossé dedica agli Atti degli Apostoli. Annotazioni e commento sono scanditi secondo due livelli: il primo, filologicotestuale-lessicografico, offre puntualizzazioni legate alla critica testuale; il secondo, esegetico-teologico, tiene presenti le unità letterarie del testo biblico. Il testo viene commentato evidenziandone gli aspetti teologici e mettendo in evidenza il nesso tra Antico e Nuovo Testamento, rispettandone però la reciprocità. Particolare attenzione viene riservata, al termine del volume, al suo uso nel calendario liturgico. L’italiano Cardinale Giacomo Biffi con questa nuova edizione delle sue memorie e digressioni rompe eccezionalmente il silenzio che sta accompagnando il suo "ultimo tratto di vita terrena". L’autore affida alla sua penna pungente, amabilmente chiara, provocatoriamente irriverente, il suo giudizio sul post-concilio, sul celibato, sull’omosessualità, sul ruolo delle donne nella Chiesa cattolica e nella società, sugli scandali che hanno colpito la Chiesa e su molto altro ancora. Un intelligente testimone della nostra epoca, la cui libertà è stata forgiata nella fede, che senza sosta oppone alla vanità di oggi la sua incessante ricerca della Verità. La grandezza di Madeleine Delbrêl (1904-1964), mistica e scrittrice francese di cui è in corso la causa di beatificazione, risiede nella sua capacità di scorgere nel mondo e nella società i segni di un continuo mutamento e di aver risposto ad essi con un desiderio ardente di scoprire nuovi modi per vivere al loro interno il cristianesimo. Nel descrivere la sua vicenda, il volume, dallo stile piacevole e accessibile a tutti, si concentra soprattutto sul rapporto della Delbrêl con la Chiesa: una Chiesa da un lato mistica, perché sorgente ed esito di profonda vita interiore del credente, e dall’altro solidale, perché porta aperta in una società che crea solitudine e povertà. In ogni tempo e in ogni condizione culturale, l’anima può ammalarsi, può avere il fiato grosso e non riuscire a mantenere il passo. Quali possono essere le terapie per curare l’anima? Che cosa fare per ossigenarla e tonificarla? Questo libro di François Garagnon - l'autore di Giada e di Joy - è una proposta proprio in questa direzione: un concentrato di pensieri che possono alimentare in modo positivo il nostro sguardo sulla vita quotidiana. Può essere paragonato agli erbari e a quella farmacopea naturale e salutare che dà vitalità al corpo ed energia allo spirito. Questi pensieri positivi offrono stimoli per coltivare lo stupore, segreto infallibile di serenità e di gioia. Elledici - euro 45,00 San Paolo - euro 26,00 Cantagalli - euro 25,00 EDB - euro 8,90 Paoline - euro 20,00 I magi parlano ad ogni uomo e ad ogni donna per la loro capacità di scrutare i segni del tempo, di guardare il cielo, di cercare un senso alto per la vita, di sollevare le grandi domande, di individuare la stella della loro esistenza; i magi parlano ad ogni uomo e ad ogni donna perché hanno la forza di mettersi coraggiosamente in viaggio, sostenuti dalla fede, di perseverare nel cammino, quando la stella scompare e si trovano in un momento di oscurità, di domandare e di ascoltare, di lasciarsi illuminare dalla luce che viene della Scrittura. Quando arriva Natale si avverte il bisogno di una pausa tra le corse e gli affanni che ci fanno arrivare alla festa sfiniti, col fiato corto, troppo stanchi per gustare la bellezza del Presepe e del Mistero. A volte bastano solo poche parole di augurio e la Nascita di Gesù torna a risplendere in tutta la sua profondità. Questo libro raccoglie le riflessioni che due sacerdoti hanno proposto alla loro comunità nella Notte di Natale. Sono parole che nascono dal desiderio di raggiungere il cuore della gente con semplicità e di regalare a ciascuno un seme di speranza. Le musiche del Natale sono un vero e proprio mondo dai confini amplissimi, che questa Guida vuole provare a scoprire. In questa Guida troverete storia, aneddotica, consigli per l’ascolto (e gli acquisti): da Bing Crosby a Bach, da Mozart a Mahalia Jackson. Ma pure tanti Natali «inattesi». Come quelli di Edith Piaf, Angelo Branduardi, Otis Redding, Nat King Cole, I Gufi, Sting, Georg Ratzinger, Joan Baez, il Coro dell’Antoniano, Concetta Barra, Charles Trenet, Chet Baker, Michael Jackson… e molti altri ancora. Dieci antiche virtù per un moderno galateo interiore: Sincerità, Cura di sé, Armonia, Pazienza, Moderazione, Gratitudine, Empatia e compassione, Gentilezza amorevole, Umiltà e Perdono. Quante volte ci sentiamo a disagio in un mondo in cui si grida, ci si scontra, si perdono le buone maniere e le virtù? Quante volte proviamo il desiderio di recuperare quei valori che una volta ci appartenevano? Questo testo al confine tra virtù cristiane e virtù umane, ci offre un galateo in cui i gesti esteriori rispecchiano il cuore e la volontà interiore. Il 2011 è stato dichiarato anno europeo del volontariato e il volume esce per questa occasione che rappresenta un momento di riflessione e di rilancio del volontariato. Il volume delinea il profilo del volontario, presenta una mappatura delle aree di intervento e la distribuzione sul territorio nazionale. Sono presi in considerazione i fattori socio-familiari che sostengono la scelta di fare volontariato. Nel libro troviamo pagine dedicate alla selezione e alla formazione permanente del volontario. L’ultimo capitolo riporta esperienze e testimonianze. Ancora - euro 11,00 Ancora - euro 9,90 Ancora - euro 14,00 San Paolo - euro 15,00 Paoline - euro 12,50 P A G I N A 17 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 Tredici giorni Verso il Natale... DISPONIBILE PRESSO “IL SETTIMANALE” Natale si genera in una mangiatoia, e nei tredici giorni che vanno da Natale all’Epifania da mangiare alla mensa della Parola di Dio ce n’è quasi più che a tavola nelle nostre case. Senza pericolo di indigestione, però. Anzi, si tratta di cibo ogni volta preparato con cura. Riproposto talvolta, ma mai riscaldato. Una vera manna, di cui non sempre approfittiamo, impegnati come siamo a festeggiare. UN LIBRO PREZIOSO DI 64 PAGINE FORMATO 11 X 18 CM. ADATTO PER FARE UN REGALO ALLE PERSONE CARE... 1 COPIA: EURO 5,00 OGNI 5 COPIE, UNA IN OMAGGIO! ancora disponibili altri volumi della collana... DELLA DIOCESI DI COMO il settimanale Direttore responsabile: A GOSTINO CLERICI Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r .l. Coop.r.l. • Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti,8 - 22100 Como. T ELEFONO 031-26.35.33 FAX REDAZIONE 031-30.00.33 FAX SEGRETERIA 031-31.09.325 E-MAIL: [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a a: Il Settimanale della Diocesi di Como • Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio. TELEFONO E FAX: 0342-21.00.43 E.MAIL: [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r .l. - Missaglia (Lc) S.r.l. 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Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) Settimanali Cattolici) e all’USPI LE OFFERTE 2011 ABBONAMENTI NUOVI Eccezionale promozione! 40 euro invece che 50 NUOVO + RINNOVO 80 euro al posto di 90 RINNOVI A CHI RINNOVA, UN GENTILE OMAGGIO DA RITIRARE PRESSO LA SEDE DE “IL SETTIMANALE”: L’ALMANACCO 2011 IN ESCLUSIVA PER I FEDELI LETTORI DEL NOSTRO GIORNALE INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. 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Una festa per i membri della comunità formata quasi totalmente da donne. “Al 90% si tratta di persone arrivate in Italia per lavorare nelle case degli italiani come collaboratrici domestiche, colf, badanti o baby sitter” ci spiega padre Ruslan Metodio Lyubeznyy, il sacerdote che da alcuni anni segue le comunità di Como, Varese e Meda-Seregno. “La chiesa e le celebrazioni domenicali - racconta il sacerdote - diventano così il L luogo in cui ritrovarsi per riscoprire il senso di comunità e cercare di superare i momenti difficili e di nostalgia che si vivono per la lontananza da casa e dai propri cari”. Una ricerca condotta nella zona occidentale dell’Ucraina, da dove è iniziato il flusso migratorio più intenso, stima in 420 mila le donne immigrate in Italia per lavorare nelle famiglie italiane. Nella maggioranza dei casi queste sono donne che partono lasciando in Ucraina figli, mariti e genitori. Persone care con cui provano a tenere contatti con telefonate e fotografie. “Quante volte spiega il sacerdote - mi capita di ricevere donne preoccupate perché non riescono a ricevere notizie dall’Ucraina o tristi perché hanno ricevuto brutte novità. Anche di questo Lo scorso 28 novembre la comunità cattolica di rito orientale a Como si è riunita nella chiesa di S. Donnino per festeggiare il primo anniversario della realtà ucraina in città di MICHELE LUPPI contesto bisogna essere consapevoli quando si vede una donna dell’est che va a far la spesa, che assiste un anziano offrendogli il calore di una figlia che magari è impegnata diversamente o nel fare lavori umili pur avendo, in alcuni casi, anche una laurea in tasca”. Secondo le ultime stime del ministero della Famiglia dell’ Ucraina, nel Paese vivono circa 200 mila minori con almeno uno dei genitori all’estero. Nel 2008 un bambino ucraino su quattro aveva almeno un genitore all’estero e il 4,2% li aveva entrambi lontani. “Ho in mente continua il sacerdote tante famiglie separate o coppie divorziate di nome e di fatto, dove i figli o i genitori anziani sono abbandonati e non seguiti con la cura dovuta. Questa è solo una delle facce negative dell’emigrazione mondiale che crea una destabilizzazione anche nella famiglia ucraina. Si lasciano i figli a casa per venire ad accudire quelli degli altri; si lasciano i propri genitori per assistere, lontano dal proprio Paese, altri anziani, pure bisognosi dell’aiuto e dell’umanità dei propri figli così come di una parola di conforto”. Realtà e situazioni umane difficili in cui subentra il senso di colpa per non aver svolto adeguatamente il proprio compito di madre e di moglie. Scelte che non ricadono solo sulle donne che partono ma anche sui figli rimasti in patria. Decisioni che il sacerdote non si sente di colpevolizzare. “Per me - racconta padre Metodio - è un gesto coraggioso quello di queste donne che decidono di partire per poter mantenere la propria famiglie, prendendosi la responsabilità di tutto ciò che accadrà. Purtroppo la causa dell’emigrazione è legata a motivazioni economiche, a difficoltà che, aggravate dalla crisi, continuano ad esistere nel nostro Paese dove per molte famiglie non c’è futuro. Certamente se queste donne avessero di che vivere in Ucraina, ma lo stesso vale per molti Paesi dell’est, non rimarrebbero qui a veder crescere i propri figli da lontano”. Una sofferenza che spesso dura molti anni. “Quasi tutte le donne che arrivano qui - racconta il sacerdote - pensano di restare due o tre anni, di guadagnare quanto basta ad assicurare il sostentamento della famiglie per poi tornare in patria. Ma quando queste donne tornano si trovano in molti casi in una realtà che ormai non conoscono, con la famiglia ormai spaccata e, alcune di loro, finiscono per tornare in Italia”. E’ a loro che la Chiesa ucraina in Italia cerca di rivolgere una parola di conforto e di vicinanza. Un estremo appiglio per riuscire a sopportare ed andare avanti. “Per capire tutto ciò - conclude il padre - basta vedere come prega questa gente, delle volte sfruttata, che ha un solo desiderio, vederla finita con queste fatiche spesso prolungate nello spazio e nel tempo, sperando non tanto nella fortuna personale quanto in una prosperità per i propri figli”. UNA PROPOSTA DEL CENTRO GUANELLIANO DI PASTORALE GIOVANILE Il tempo di “Punto Famiglia” iunto ormai al suo quinto anno “Punto Famiglia” si propone come un momento di incontro e formazione per le famiglie, dai bambini ai genitori passando per i ragazzi e gli adolescenti. L’iniziativa, proposta dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (CGPG) di Como, vede coinvolti un team di religiosi e religiose che offrono il proprio contributo, chi nell’animazione della giornata, chi nel ministero sacramentale, chi nel coordinamento delle attività. Una proposta che potremmo definire comunitaria, nell’offrire a ciascuno uno spazio di riflessione e di slancio per il cammino di fede con momenti comuni di condivisione e di scambio (quali la preghiera iniziale, il pasto e la S. Messa conclusiva). Ci illustra don Domenico Scibetta Direttore del CGPG: «Il tema scelto quest’anno è “L’Olimpiade della Carità: apri le porte del tuo cuore per uno stile di vita a “misu- G L’iniziativa è ormai giunta al suo quinto anno ra alta”. Come ormai tutti sanno, questo è l’anno che ci prepara alla canonizzazione di don Guanella. Vogliamo mettere al centro la chiamata alla santità, quella “misura alta della vita cristiana” che altro non è se non la Santità di Dio che si riflette sull’uomo e in particolare su alcuni uomini e donne che la Chiesa indica come modelli da imitare. E tra questi ci sarà anche don Guanella. Facendo riferimento a quanto avviene nel mondo sportivo in occasione dei Giochi Olimpici, vogliamo fare nostri gli atteggiamenti degli atleti che si preparano a lungo per questo appuntamento. Don Guanella, come del resto tutti i Santi, ha “gareggiato” nella sua vita per testimoniare che è possibile fare della Carità il cuore del mondo. Anche noi oggi possiamo vi- vere questo e farlo comunitariamente!». L’itinerario, che si concluderà con il Pellegrinaggio a Gallivaggio il 29 Maggio 2011, viene proposto in due sedi: Como e Chiavenna. «In quest’ultima realtà - prosegue don Domenico - si è aperta una bella esperienza di collaborazione, conoscenza e confronto per mettersi in ascolto di un testimone della carità come è stato don Guanella. Questo cammino iniziato con un incontro a Chiavenna e una due giorni a Fraciscio, proseguirà con la Novena di Natale ed altri appuntamenti tra cui il “Punto Famiglia”. Inoltre, agli animatori che partecipano a quest’ultimo, è anche rivolta la “tre giorni” formativa di “Fraciscio neve” dal 27 al 30 dicembre 2010». Il primo appuntamento di Punto Famiglia è per domenica 12 dicembre a Como, presso la Casa Divina Provvidenza; seguirà il 23 gennaio a Chiavenna, presso “Il Deserto”. Per informazioni e pre- notazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, via L. Guanella, 13 Como; tel. 031-296783; e-mail: como. [email protected], oppure alla Comunità “Il Deserto”, Via Deserto 2, Chiavenna; tel. 3317492468, 328-4453441; email: deserto@nisida. coop. PROGRAMMA DELLA GIORNATA TIPO Per tutti: bambini, ragazzi, adolescenti e famiglie ore 9.30: arrivo e accoglienza; ore 9.45: preghiera insieme (genitori e figli); inizio lavoro a gruppi riflessione (personale, di coppia o nei gruppi specifici); ore 12.45: Pranzo e pausa con giochi ore 14.00 - 15.00: Possibilità di Riconciliazione e di adorazione eucaristica; ore 15.00: S.Messa GLI APPUNTAMENTI DI COMO E DI SONDRIO Appuntamenti del “Punto Famiglia” a Como 12 dicembre 2010 13 febbraio 2011 10 aprile 2011 29 maggio 2011 (con trasferimento a Chiavenna) Appuntamenti del “Punto Famiglia” a Chiavenna 23 gennaio 2011 13 marzo 2011 29 maggio 2011 (con i partecipanti di Como) CRONACA ComoRiflessioni IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 S i deus, unde malum?”. La sofferenza come sfida decisiva al senso positivo della vita”. E’ il titolo della conversazione con mons. Diego Coletti, che si è tenuta nelle scorse settimane a Como, per iniziativa dell’Associazione Noi Sempre Donne in collaborazione con l’Assessorato alla Famiglia e Pari Opportunità del Comune di Como e le associazione di volontariato che operano sul territorio. Un tema, quello del male e della sua origine, che ha suscitato grande interesse e partecipazione, attirando centinaia di persone che hanno gremito la sala della Biblioteca Comunale. L’incontro, presentato da Olga Trombetta Ceriani (fondatrice e presidente di Noisempredonne) insieme ad Anna Veronelli (assessore alla Famiglia del Comune di Como) e al dott. Riccardo Roesel (senologo e consulente scientifico di Noisempredonne), ha permesso di riflettere su una delle più importanti e difficili domande del cuore umano, che ci assale nei momenti più difficili dell’esistenza. Se c’è Dio, da dove viene il male? Quante volte abbiamo fatto nostra la domanda, antica e sempre nuova, del filosofo medioevale Severino Boezio. Un interrogativo, che nella durezza della prova, diventa grido lancinante dell’anima: “Perché tanto dolore?”, “ Dove sei, Dio, nella sofferenza?”. A queste domande hanno risposto la voce auto- “ a seconda parte del convegno ha raccolto la voce toccante di alcuni testimoni che hanno raccontato le loro storie di vita. Esperienze quotidiane di medici che ogni giorno si prendono cura dell’umanità sofferente del malato e non solo della sua malattia, lottando contro il senso di impotenza e le tendenze dominanti di approccio medico sempre più tecnologico-scientifico e sempre meno umano. Esperienze di carità cristiana condivisa nell’Hospice da sacerdoti che accompagnano i malati terminali nell’ultimo tratto del loro percorso. Storie di dolore lancinante come può essere quella di una mamma che si vede morire tra le braccia la propria creatura di dodici giorni o quella di un’altra mamma che si sente crollare il mondo addosso quando alla propria figlia, nel pieno della giovinezza, viene diagnosticato una forma maligna di linfoma. Un filo rosso le lega: nel dolore ha vinto l’amore. “Due anni fa ho perso un bambino a causa di una sindrome molto grave scoperta al quinto me- 19 NOI SEMPRE DONNE, COMUNE DI COMO E DIVERSE ASSOCIAZIONI DEL TERRITORIO La sofferenza e il senso della vita In questa pagina gli spunti di un’interessante conversazione tenuta nelle settimane scorse in Biblioteca, alla presenza di mons. Coletti pagina a cura di MANUELA GIANI revole del Vescovo e quella toccante di alcuni testimoni che hanno animato il dibattito. LA SFIDA DEL DOLORE Mons. Coletti ha iniziato la sua conversazione con un flash coinvolgente del bel film di Richard Attenborough “ Viaggio in Inghilterra”, che racconta la storia vera accaduta a Joy Greshan, poetessa ebrea americana, e a Clive Staples Lewis, noto scrittore e professore della prestigiosa università di Oxford. Un film che illumina il mediocre orizzonte della cultura odierna che spesso, di fronte al dolore, risponde con la fuga e l’evasione. Come i colpi dello scalpello sul marmo, il dolore fa matu- L LA MAMMA DI FRANCESCO P A G I N A rare gli uomini e dà loro una forma per essere veramente uomini. L’amore profondo è l’unica risposta alla sfida del dolore, l’unica capace di dare un senso positivo al vivere, quando la vita ci pone faccia a faccia con la durezza del male: malattia, morte, violenza, negazione dei diritti umani... PERCHÉ IL MALE? Secondo mons. Coletti, di fronte alle molteplici forme di male che colpiscono la vita umana, l’uomo può percorrere cinque vie. La prima, quella del “carpe diem”, è propria di chi vive in uno stato di incoscienza, senza pensare, rifiutando la domanda sul dolore e il senso della vita. E’ un vivere l’istante, nella convinzione che la vita sia oggi, senza certezza del domani. C’è poi la via dell’ateismo che pone il caso e la necessità all’origine del male. Diverso è il percorso panteista che rifiuta la realtà di un’alterità divina e sopporta il male come momento necessario del Tutto fino a ritenere immodificabile la legge del destino. La via del fatalismo, percorsa dall’antica cultura greca e dalla religione islamica, è propria dell’uomo che si sottomette con rassegnazione alla volontà di Dio e al suo potere indecifrabile e insindacabile. Un atteggiamento, questo, che è talora presente anche nella pratica cristiana. C’è infine la via del dualismo manicheo che riconduce l’origine dal male ad un principio materiale cosmico, in eterna lotta con il principio contrapposto del bene. Una concezione, quella manichea, che tanto affascinò la formazione giovanile di sant’Agostino di Ippona, prima di conoscere la risposta cristiana alla questione del male. LA VIA GIUDAICOCRISTIANA La via giudaico-cristiana è molto diversa. Basti riflettere sull’inizio della Creazione per capire che Dio non vuole il male e la presenza del male non può essere attribuita a Lui. L’onnipotenza di Dio è tale da dar vita a un reale interlocutore, l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza. L’esistenza umana, irriducibile e incomparabile rispetto al resto del creato, non è quella di un burattino. E’assunzione di una libera e responsabile interlocuzione con Dio. Una libertà che spesso l’uomo usa male, in modo irresponsabile, fino a scagliarsi contro il proprio fratello, di cui non si riconosce “custode”. Come Caino contro Abele, una delle prime e drammatiche manifestazioni del male. Secondo Mons. Coletti il male si è insinuato nella storia con il peccato originale non tanto per un appetito, per orgoglio o per disobbedienza, ma per la scelta dell’uomo di interrompere la comunione d’amore con Dio e di allontanarsi da Lui. Ma perché Dio non ha fermato il braccio di Caino o alzato il ramo perché la mano di Adamo non potesse raggiungere il frutto? Già. Ma che ne sarebbe della nostra dignità? E della nostra libertà? Saremmo burattini, non persone libere. La morte - ha detto il Vescovo, citando il libro della Sapienza - non è certo opera di Dio, né egli gioisce per la rovina delle cose. Anche l’escatologia, la riflessione sul fine ultimo, illumina la ricerca giudaico - cristiana sul male. Dio vince il male con l’amore trasformando il dolore e la morte in fonte di vita eterna e di salvezza. E’ la speranza che non delude in un Dio che permette il male per trarne un bene più grande. Perché dove è abbondato il male, ha sovrabbondato la grazia (Lettera ai Ro- DENTRO IL CONVEGNO STORIE DI VITA La voce del dolore se di gestazione. Con mio marito abbiamo scelto di continuare la gravidanza. Dopo i momenti di shock iniziale in cui mi chiedevo perché era capitato proprio a noi, ho chiesto agli amici di pregare per il miracolo della vita. Le condizioni di Francesco, però, peggioravano. Allora ho cominciato a pregare diversamente: ho chiesto di essere aiutata ad accettare la volontà di Dio. Ho trovato così la pace e la serenità per continuare la gravidanza. Francesco è nato ed è vissuto dodici giorni. Lo abbiamo stretto tra le braccia, lo abbiamo battezzato. La vita che ci è data è un dono e una grazia. E come tale va vissuta, comunque. Ho cambiato il modo di vivere e oggi vedo la vita in modo diverso”. LA MAMMA DI VERONICA “Sono la mamma di Veronica, una ragazza di 18 anni che a marzo le è stato diagnosticato un tumore: un linfoma maligno. Ora, a distanza di otto mesi, Veronica è guarita! Dopo circa un mese dalla sua malattia, un amico comboniano mi aveva chiesto di scrivere un pensiero… il mio stato d’animo, i miei sentimenti, ciò che provavo e sentivo… Così questa sera voglio leggere anche a voi queste righe… dicendo che l’amore del Padre l’ho sperimentato e trovato in tante persone che ci sono state vicine in questo percorso. Alcuni amici sono presenti anche questa sera. Ringrazio tutti i medici del Valduce, le volontarie dell’Associazione Noisempredonne, suor Bernardetta , il mio parroco e tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo percorso, soprattutto i giovani amici di Veronica che sono qui presenti. Questo scritto lo dedico a tutti voi. …Il mio calvario e quello della mia famiglia è iniziato quando a mia figlia Veronica è stato diagnosticato un linfoma maligno, un tumore del sistema linfatico. In quel momento per un istante la mia vita si è fermata e un dolore disumano si è impossessato di tutto il mio essere. Dentro di me ho sentito un vuoto profondo, un abbandono lancinante e in un attimo ho visto l’immagine di Cristo trafitto dalla lancia, il Suo costato squarciato rappresentava il mio cuore lacerato. Ho associato il Suo dolore al mio, il Suo urlo al mio e la mia debolezza mi ha fatto urlare: “Padre, perché?” In questa esperienza di dolore ho compreso davvero l’importanza di accettare la mia croce, di assumere fino in fondo il valore della debolezza; perché Gesù ha preso su di sé fino all’estremo la debolezza dell’uomo, di ogni uomo e anche la mia, ma proprio in questa debolezza Gesù ha incontrato la potenza di Dio ed è a partire da questa debolezza che Dio l’ha resuscitato a vita nuova. Gesù ha assunto la debolezza fino alla morte e ci ha associato alla sua resurrezione. In questa mia debolezza, voglio presentarmi così come sono, voglio lasciarmi amare anche se non sono perfetta, voglio abbandonarmi alla sua misericordia accettando la Sua Grazia. In questa mia debolezza riesco ad invocare per me e per gli altri la Grazia di Dio. In questi giorni tragici, ho sperimentato con la mia famiglia l’amore di Dio attraverso tante persone che si sono trasformate in buoni samaritani, mostrandoci quella luce che non è altro che la luce di Cristo che per noi ha sofferto, che per noi è morto e risorto a vita nuova. Credo che, dopo questo calvario che stiamo faticosamente percorrendo, vivremo la Pasqua e sarà gioia. Grazie Signore per il dono di ogni amico che ha scelto di camminare un po’ con noi , che ha scelto di essere cireneo portando un pezzetto della nostra croce. Signore in Te mi rifugio, sento che ti stai prendendo cura di me, Tu lo sai che Veronica è la parte più bella mia vita, è più tua che mia, cammina con lei e quan- mani). L’unico rimedio al male non è la rassegnazione passiva, ma lo sguardo sulla croce. Se il male tocca qualcuno che lo combatte con il male e lo rifiuta, il male dilaga. Ma, se lo si trasforma in una grande e profonda affermazione della vita, esso diventa occasione di rinascita a una nuova esistenza. L’amore è l’unica via capace di sconfiggere ogni male, compreso l’ultimo dei mali grandi che è la morte. NOI SEMPRE DONNE, UNA PRESENZA QUALIFICATA DEL VOLONTARIATO COMASCO Dal 1997 Noi Sempre Donne - onlus - svolge un prezioso e valido servizio di sostegno umano e psicologico ai malati di cancro e ai loro familiari presso i reparti di oncologia e di radioterapia dell’Ospedale S.Anna e l’Unità senologica dell’Ospedale Valduce di Como. L’attività dell’Associazione è particolarmente qualificata anche nel campo dell’informazione-prevenzione e in quello della formazione dei volontari, grazie alla collaborazione di una psicologa e di alcuni medici che, insieme al dott. Riccardo Roesel, collaborano come consulenti scientifici dell’Associazione. Se vuoi diventare volontaria di Noi Sempre Donne... Attualmente le volontarie sono una ventina, ma le richieste della loro presenza, anche presso il nuovo Ospedale Sant’Anna, stanno aumentando. Per diventare volontarie è necessario aver superato la propria esperienza di malattia e seguito un corso di formazione. Per informazioni contatta la sede di via Anzani, 37 a Como. Tel. 031/ 261.610 ( segreteria); cell. 3383566281 ( sig.ra Olga Trombetta Ceriani) Email: noisempre [email protected] do il viaggio sarà troppo doloroso e difficile, prendila in braccio e tutto andrà bene … perché Tu sei Via, Verità e Vita! Signore ti chiedo ancora una cosa, aiutami a testimoniare il Tuo amore anche vivendo il dolore, aiutami a trasmettere speranza nell’abbandono fiducioso in Te. Veronica domani terminerà la radioterapia e a distanza di otto mesi è guarita ed è Pasqua ed è gioia”. P A G I N A CRONACA 20 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 UN’INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE “IL SOLE” Le giornate “soleidali” Fiori che rinascono I n vista del Natale la ONG comasca Il Sole onlus lancia “Le Giornate soleidali” aprendo al pubblico le porte della propria sede di via Leone 20 a Como. “Le Giornate soleidali - spiega Francesca Pozzi, responsabile relazioni esterne de “Il Sole” Onlus rappresentano un modo per incontrare di persona chiunque voglia conoscere i nostri progetti, avvicinarsi al nostro modo di fare cooperazione, ricevere informazioni sulle nostre attività e sull’adozione a distanza. Una delle nostre specificità, come associazione non profit, è quella di coinvolgere molto da vicino i nostri volontari e sostenitori, attraverso quello che definiamo ‘sostegno a distanza ravvicinata’: un filo diretto tra gli operatori, i bambini che aiutiamo e le persone che ci permettono di farlo”. “Il Sole” Onlus è un’ organizzazione non governativa attiva dal 1997 e opera in Etiopia, Burkina Faso, Benin, India, Cambogia e Sri Lanka. Si oc- L’occasione per incontrare di persona chiunque voglia conoscere i progetti di questa realtà, avvicinarsi al suo modo di fare cooperazione, ricevere informazioni cupa di diritti dei minori e in particolare di tutela dei bambini vittime di violenza sessuale. Per sostenere i progetti attivi nel mondo “Il Sole” promuove per questo Natale la campagna “Saporimondo” con la vendita di cesti natalizi (a fronte di un contributo minino di 15, 20 e 25 euro a seconda del contenuto della confezione regalo) con prodotti del commercio equo e solidale: parte del ricavato verrà devoluto ai progetti de “Il Sole” Onlus Continua la campagna “Fiori che rinascono” de “Il Sole”, un progetto, attivo dal 2002 in Etiopia, che mira al recupero e al reinserimento sociale di bambini vittime di abusi sessuali. Oggi Il Sole Onlus lancia una campagna per le adozioni a distanza, volta a supportare il progetto: il contributo donato servirà a individuare i casi di violenza, assistere i bambini da un punto di vista medico e legale in un centro di ascolto pubblico, avviare un percorso di riabilitazione psicologica con terapie specifiche e laboratori artistici (teatro, musica, video e fotografia), realizzare azioni di informazione, sensibilizzazione e prevenzione nei confronti del contesto famigliare, scolastico e comunitario delle vittime. “Il Sole” Onlus ha aiutato nel 2009, in Etiopia, ad Addis Abeba, 182 bambini tra i 4 e i 19 anni. Di questi, 31 ragazzi sono inoltre accolti in quattro foster home, case-famiglia dove vivono, mentre svolgono il loro percorso di reinserimento sociale. I beneficiari del progetto sono vittime di abuso sessuale, provenienti da ambienti famigliari non protetti o a bassissimo reddito; beneficiano del progetto anche le famiglie di appartenenza - qualora presenti e non colpevoli - , le comunità e il personale locali. Ad essi si aggiungono circa 30.000 individui in Etiopia, Benin e Cambogia. Fino al 12 dicembre la sede dell’associa- zione, in via Leoni 20, a Como, sarà aperta al pubblico dalle ore 9 alle ore della Comunità Locale, educati nei workshops condotti e nelle attività di prevenzione. Nella sola capitale sono 200mila i bambini di strada, di cui circa un quarto sono bambine (età media 13 anni) coinvolte nel commercio del sesso. In base a una ricerca condotta nell’ospedale pubblico di riferimento per il presente progetto (Yekatit 12 Hospital), su 214 bambini che avevano subito una forma di maltrattamento, il 74% è risultato aver subito stupro. «Per garantire la continuazione di questi percorsi - dichiara Vittorio Villa, direttore de “Il Sole” Onlus, di ritorno dall’ultima missione in Etiopia – abbiamo bisogno del vostro aiuto: il sostegno a distanza è il modo più concreto per proseguire il lavoro di supporto materiale e psicologico con i bambini abusati. Il servizio che gestiamo è il primo counseling center in tutto il Corno d’Africa. La fantasia è lo strumento terapeutico di riappropriazione del proprio sé sul quale cerchiamo di lavorare con i bambini, che hanno spesso problemi legati proprio all’immaginazione di una realtà diversa da quella che vivono: senza fantasia non puoi disegnare il tuo futuro, questo è il motto delle attività che proponiamo nel centro di Addis». 19 dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18 il sabato e la domenica. Per mag- giori informazioni: tel. 031-275065, info@ilsole. org, www.ilsole.org. CONCERTO A MONTORFANO IL 12 DICEMBRE L’UNIONE CIECHI E LA FESTA DI S. LUCIA Sabato 11 dicembre dalle ore 15 presso il Centro Pastorale Cardinal Ferrari di Como via C. Battisti 8, la Sezione di Como dell’Associazione Provinciale Parkinsoniani organizza i tradizionali auguri di Natale per malati, familiari e simpatizzanti. Oltre all’animazione con il Balletto di Michela Cancelliere e le sue girls, sarà presente un noto fisarmonicista che intratterrà i convenuti. Al termine panettone e brindisi per tutti. Ingresso libero. Per informazioni tel. 031-241917, oppure 031-341703 o 329-4311411 o 031-521204, oppure informarsi presso la sede di Como - piazza S. Rocco 39 il martedì pomeriggio o venerdì mattino Il Coro G.P.da Palestrina organizza per domenica 12 dicembre, alle ore 16, presso la chiesa parrocchiale di Montorfano un concerto di Natale. Accompagnato dall’organo e da un’orchestra d’archi, il coro eseguirà i seguenti brani: Laudate Deun di G.P.Telemann e la Messa KV 259 di Mozart. Seguiranno poi numerosi canti natalizi tradizionali ed altri meno conosciuti. La direzione é, come al solito, affidata alle cure del Maestro Anteo Maspero, mentre alla console siederà l’organista Paolo Dal Negro. Il medesimo concerto verrà poi nuovamente eseguito sabato 18 dicembre alle ore 15,30 presso la Casa Prandoni di Torno. Chi desidera prendere visione dell’intero programma del concerto o di altre informazioni sul coro può consultare il sito internet “www.coropalestrina .altervista.org”. FIORITURA FUORI STAGIONE ALL’ORTOFLORICOLA IL MUGHETTO D’ORO CON “NOI GENITORI” IN FESTA A ERBA In occasione della 52° Giornata Nazionale del Cieco domenica 12 dicembre l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Como si prepara all’appuntamento con la Festa di S. Lucia, presso l’Hotel Continental, in viale Innocenzo 15, a Como. Il programma della giornata prevede: - ore 10: Santa Messa concelebrata da Mons. Giorgio Pusterla e padre Luigi Generoso (Padri Comboniani) animata dagli amici del M.A.C. di Como; - ore 10.45: saluti del Presidente sezionale e interventi delle autorità e degli ospiti presenti; - ore 11,15: commemorazione del 90° anniversario della fondazione dell'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti; - ore 11,45: momento musicale in allegria con artisti allo sbaraglio; possono intervenire tutti i soci che desiderano cantare un brano con l'aiuto di una base musicale; - ore 13: pranzo sociale e chiusura della manifestazione con i saluti e gli auguri di Buon Natale e Buon Anno. La quota di partecipazione al pranzo (iscrizioni entro il 9 dicembre) è fissata in: 15 euro a testa per il socio ed un accompagnatore, 20 euro per ciascun familiare o amico accompagnatore oltre al primo. Nella hall dell'albergo sarà presente un banchetto di vendita di lavoretti artigianali natalizi confezionati dai soci con l'aiuto di volontari durante i pomeriggi del giovedì. Il ricavato sarà utilizzato dalla commissione pari opportunità della Sezione. ASSOCIAZIONA NAZIONALE PARKINSONIANI GLI AUGURI DI NATALE Lunedì 13 dicembre, alle ore 20.30, presso il salone dell’Oratorio di Tavernola in via Tibaldi, si svolgerà la tradizionale serata prenatalizia per lo scambio di auguri della Società Ortofloricola Comense, nel corso della quale è prevista la consegna del “Mughetto d’oro” (premio “Giorgio Rigamonti”, giunto quest’anno alla sua XIX edizione) all’avvocato Beno Reverdini, per il rigore e la passione con cui ha saputo trasmettere l’eredità culturale di Carlo Pisani Dossi, con particolare attenzione all’aspetto vegetale. Nel corso della serata, aperta a soci ed amici e arricchita da composizioni natalizie curate dalle socie del laboratorio e dal brindisi finale, sarà possibile provvedere anche al rinnovo della quota associativa annuale. Per informazioni: Società Ortofloricola Comense, via Ferabosco 11, 22100 Como, tel. e fax 031-531705, 031-572177; e-mail info@ ortofloricola.it; sito web: www.ortofloricola.it. Presso la sede della cooperativa Noi Genitori in via XXIV Maggio 4/e a Erba domenica 12 dicembre si festeggia il Natale. Ci saranno una serie di iniziative destinate a bambini e adulti: musica con il coro degli Alpini di Canzo, laboratori creativi per i bambini delle scuole materne e elementari, che potranno così confezionare piccoli oggetti da portarsi a casa. Sarà inoltre possibile acquistare le stelle di Natale ma anche altre piante ornamentali di stagione e fiori coltivati in serra dai ragazzi ospiti della cooperativa, così come prodotti cartotecnici provenienti dal laboratorio tipografico interno. Il ricavato delle vendite sarà utilizzato, così come è stato fatto in precedenti iniziative avvenute nel corso dell’anno, per sostenere la cooperativa e autofinanziarsi. Per avere ulteriori dettagli e informazioni ecco le coordinate della cooperativa: tel. 031-641522 (Emanuela Lamperti) - e-mail segreteria@ cooperativanoigenitori.it PRESEPE VIVENTE IN PIAZZA DUOMO In continuità con una tradizione che dura da oltre sedici anni, domenica 12 dicembre in piazza del Duomo a Como, l’associazione “de-sidera”, propone alla cittadinanza la Sacra Rappresentazione del presepe, che si svolgerà con tre rappresentazioni nei seguenti orari: 14.30, 16.00 e 17.30. L’evento sarà strutturato con canti delle tradizioni popolari di tutto il mondo e della tradizione medievale che cadenzeranno le varie scene recitate e mimate in una suggestiva scenografia che ricostruirà la tipicità del tradizionale presepe. CRONACA P A G I N A 21 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 LA PARTICOLARE SETTIMANA DI UN GRUPPO DI GIOVANI DI S. BARTOLOMEO Ho-Spes: la frontiera della solidarietà al 2 al 9 ottobre scorso i giovani della comunità parrocchiale di S. Bartolomeo a Como hanno vissuto una intensa esperienza di vita di comunità e servizio presso la struttura di Villa San Benedetto ad Albese con Cassano. È una delle proposte più innovative offerte ai giovani che vogliano confrontarsi con le dimensioni impegnate della vita adulta, senza rinunciare alle frontiere della solidarietà. La proposta è stata messa a punto, come prevede la formula del progetto interdiocesano “HoSpes”, dalla stretta collaborazione tra l’equipe della Pastorale Giovanile e Vocazionale delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù (congregazione fondata nel 1880 da San Benedetto Menni), l’Ufficio Pastorale dei Giovani della Diocesi di Como, con il direttore don Emanuele Corti e l’oratorio “Beato Scalabrini” della parrocchia comasca, con don Francesco Vanotti. Ci spiega suor Giovanna, referente e responsabile del progetto ad Albese: «“Ho-Spes” nasce dalla consapevolezza che proporre ai giovani un’esperienza di servizio verso chi è in difficoltà è fondamentale non solo per far sperimentare loro la ricchezza del dono, ma anche e soprattutto per permettere loro di conoscere meglio se stessi e di comprendere il progetto di Dio nella loro vita, ovvero la loro vocazione. Abbiamo scelto di offrire ai ragazzi l’opportunità di “entrare” non solo in un luogo fisico, la nostra Villa San Benedetto (che ospita persone con disagio psichico), ma anche in una storia di accoglienza e servizio, quella della nostra Congregazione. Uno spazio significativo che accoglie i ragazzi e chiede loro di essere accoglienti verso gli altri, il “prossimo”». I ragazzi sono stati seguiti e accompagnati da una equipe di figure caratterizzate da diverse vocazioni (religiose, sacerdoti, sposi, volontari, operatori), per fare in modo che i ragazzi, attraverso il confronto, potessero scoprire ciò per cui Dio li chiama e trovare così la propria strada nel- D I ragazzi hanno vissuto un’intensa esperienza di vita di comunità e servizio presso la struttura di Villa San Benedetto ad Albese con Cassano. Loro stessi ci hanno raccontato com’è andata di SILVIA FASANA la vita. Alcuni giovani di San Bartolomeo ci hanno la- sciato i loro pensieri, le loro riflessioni su questa esperienza che li ha toc- cati nel profondo. Scrive Anna: «La settimana a Villa San Benedetto è stata un’esperienza fantastica, sia di crescita del gruppo sia personale. Nonostante i nostri impegni quotidiani abbiamo messo a disposizione il nostro tempo per gli ospiti della clinica e abbiamo portato loro un po’ di gioia. Ospiti che non sono dei “malati” ma delle vere e proprie persone, proprio come noi, che chiedono solamente un po’ di attenzione e compagnia. Ci siamo affezionati a queste persone, e loro a noi; persone che sono diventate i nostri compagni in questa settimana, persone che vivono spesso in modo più semplice e naturale rispetto a come facciamo noi, senza troppi pregiudizi. Dovremmo cercare di vivere anche noi così; sarebbe tutto molto più semplice, ricordandoci anche di mettere sempre al centro la persona, indipendentemente dalle sue “malattie”, siano esse fisiche o mentali». Aggiunge Federica: «È strano dover ripensare a quell’esperienza che sembra così lontana, non tanto per il tempo che è passato quanto per le situazioni e le storie diverse in cui ci siamo imbattuti. Vite che ci hanno colpito nel profondo, che hanno fatto LA REALTÀ DI VILLA SAN BENEDETTO Villa San Benedetto ad Albese con Cassano, aperta nel 1955, attualmente ospita una RSA (residenza sanitaria assistenziale) con un Nucleo Alzheimer, un Nucleo stati vegetativi persistenti e gravi disabilità, una Residenza Sanitaria Disabili (ex-centro Residenziale), un Centro Diurno, un Dipartimento di neuroscienze cliniche, l’Unità operativa di Riabilitazione specialistica psichiatrica, un Centro Prelievi aperto al pubblico. Il progetto “Ho-Spes” prevede tre tipi di impegno, aperto a diverse fasce di età, declinabile a seconda delle diverse esigenze. Le giornate (una domenica tra Quaresima e Pentecoste) sono i momenti più semplici, rivolti ai ragazzi dai 15 ai 18 anni, sia singoli che in gruppi parrocchiali. Ci sono poi i fine settimana residenziali, in aggiunta o in alternativa alla singola giornata, aperti anche a ragazzi un po’ più grandi, fino ai 20 anni, dal venerdì pomeriggio alla domenica. Per giovani dai 18 ai 35 anni è invece proposta la settimana residenziale, più strutturata, in cui si invita a coniugare quattro importanti dimensioni: la convivenza in autogestione; la continuazione quotidiana dei precedenti impegni personali di studio e lavoro; il servizio agli ospiti che porta alla costruzione di una significativa relazione di accoglienza e aiuto; la preghiera e il discernimento. Per informazioni e prenotazioni: suor Giovanna, tel. 347-9088794, e-mail [email protected]. scoppiare quella bolla di “normalità” in cui noi quotidianamente ci rifugiamo. Quelle poche ore a stretto contatto con queste splendide persone ci hanno fatto capire quanto la nostra vita possa essere più ricca e vera se orientata a ciò che davvero conta». Le fa eco Paola: «La settimana che abbiamo vissuto assieme è stata intensa ma molto bella. Mi è servita per distogliermi dal mio “io” e cercare di comprendere attraverso il servizio una realtà diversa da quella di tutti i giorni». Ed ecco la testimonianza di Silvia: «Quanto è bello amare senza misura! Un sorriso, una carezza possono portare gioia, spensieratezza e calore. Ad Albese, in poco tempo, abbiamo scoperto che siamo noi a porci delle barriere nei confronti di chi è ritenuto “diverso”, che non c’è niente di più facile di essere utili agli altri, ancora di più se meno fortunati di noi, e che ogni qual volta siamo soliti dire “non ho tempo” è solo una scusa. Soprattutto abbia- mo imparato ad ascoltare il silenzio degli ammalati, ognuno dei quali ha lasciato un segno indelebile nel nostro cuore, a capire i loro stati d’animo, a condividere con loro la nostra quotidianità e la semplicità di un abbraccio. Gli “ospiti” della casa di cura Villa San Benedetto hanno servito noi e non viceversa». Conclude Lorenzo: «Nonostante una buona parte di preconcetti portati da casa e un po’ di sana diffidenza, alla fine la domanda che mi ha ronzato in testa per una settimana (ma sono più matti quelli fuori o quelli dentro?) ha trovato una risposta. Il confronto con una realtà tanto vera quanto - spesso volutamente - tenuta lontana dalla vita di tutti i giorni è stato molto stimolante e mi ha insegnato che non si è mai arrivati in fondo a un cammino, ma che piuttosto ci si sente spesso troppo pieni di sé per poter ammettere che esiste qualcun altro al di fuori di noi stessi verso il quale portare attenzione». CRONACA P A G I N A 22 Bassa&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 BOSISIO PARINI E. Medea: 25 anni sul filo della ricerca V enticinque anni di lavoro nel campo della ricerca bio-medica al servizio della disabilità - se si pensa all'accelerazione registrata, in ogni campo, dall'impresa scientifica - rappresentano una stagione di intensità straordinaria. L'Istituto "E. Medea" ha vissuto questo importante arco temporale attraverso un costante processo di incremento delle risorse umane, strutturali, tecnologiche e finanziarie riservate all'attività di ricerca scientifica. L'11 dicembre 2010, alle ore 9.00 presso la sede centrale di Bosisio Parini, il Medea festeggia il 25° anniversario del suo riconoscimento quale IRCCS - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico - con il Convegno "La salute del bambino tra genetica e neuroscienze, prospettive etiche e di ricerca". Intervengono all'incontro monsignor Franco Giulio Brambilla, preside Facoltà Teologica Italia Settentrionale, Domenico Galbiati, presidente IRCCS E. Medea, Nereo Bresolin, direttore scientifico IRCCS E. Medea, con una relazione su "Integrazione tra ricerca genetica e neuroscientifica: nuove prospettive in campo riabilitativo"; Massimo Molteni, direttore Sanitario IRCCS E. Medea, parlerà di "Tutela e promozione della salute mentale nell'infanzia e nell'ado- R iuscire a cogliere le emozioni dell'altro, anche solo dallo sguardo, è una capa cità straordinaria dell'essere umano. Una capacità tutt'altro che scontata, soprattutto quando si ha a che fare con bambini autistici. Comprendere il significato di un gesto o un'espressione è per loro una difficoltà spesso insormontabile: quello che per tutti è un sorriso diventa facilmente una semplice smorfia. Emmanuelle Rossini, docente e ricercatrice del Dipartimento sanità della SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) ha elaborato una metodologia, denominata SAS (Sviluppo Abilità Sociali) costruita sull'interazione dei bambini con pupazzi animati dal terapeuta. Alla luce dei positivi risultati ottenuti, è nato un progetto di ricerca volto a mostrarne la validità. Lo studio sarà condotto in stretta collaborazione Svizzera/Italia: oltre alla prof.ssa Evelyne Thom- Sabato 11 dicembre si festeggia un compleanno speciale per l’unico istituto scientifico italiano riconosciuto per la ricerca e la riabilitazione in età evolutiva lescenza: il ruolo della ricerca", mentre Emilio Clementi, docente di Farmacologia all'Università degli Studi di Milano, di "Nuovi indirizzi di ricerca per una farmacologia a misura delle età minori della vita"; segue Maria Teresa Bassi, responsabile del Laboratorio di Biologia Molecolare dell'IRCCS E.Medea, con una relazione su "Genetica, malattie rare e contesto familiare", mentre Gianluigi Reni, responsabile della Linea di ricerca in Bioingegneria all' IRCCS E. Medea illustrerà l'attività del Centro Studi di Neuroimaging dell'Età evolutiva (Ce SNE) dell'Istituto; Cosimo Urgesi, docente di Psicobiologia all'Università di Udine, parlerà di "Percezione e rappresentazione del corpo nel cervello: dal laboratorio alla clinica" mentre Maurizio Chiodi, docente di Teologia Morale - Facoltà Teologica Italia Settentrionale, focalizzerà l'attenzione su "Disabilità e presupposti etico-antropologici della riabilitazione". LA RICERCA AL MEDEA L'attività di ricerca nel campo delle patologie dello sviluppo e delle neuroscienze costituisce l'ambi- to di interesse centrale per l'IRCCS Eugenio Medea. Questo impegno è finalizzato alla diagnostica, alla terapia genica, allo studio e sperimentazione di tecniche riabilitative e alla individuazione di nuove tecnologie in campo bioingegneristico. Al Medea l'attività scientifica si muove su un crinale che intreccia genetica e neuroscienze, vale a dire i due ambiti oggi più fortemente innovativi e più ricchi di prospettive, e si articola in 10 linee di ricerca: Neuropatologia, Riabilitazione neuromotoria e neuro-psicologica funzionale, Psicopatologia dello sviluppo, del linguaggio e dell'apprendimento, Neurofisiopatologia, Neurobiologia, Bioingegneria, Bioinformatica, Organizzazione dei servizi Sanitari, Bioetica e Neuroimaging. Con l'obiettivo di porsi, in modo strutturato ed organico, in un'ottica europea e mondiale, l' IRCCS Eugenio Medea collabora con altri importanti partner nazionali ed internazionali, in uno scambio continuo di uomini, progetti e ricerche. In questa rete di collaborazioni sono coinvolte circa 30 tra le più importan- ti università italiane, 40 ospedali, fondazioni e centri specializzati del Paese, 20 università e centri di ricerca all'estero, in Europa (Olanda, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Germania e Svezia), in America (USA e Canada) e in Oceania (Australia). LA RETE DEL MEDEA In Lombardia a Bosisio Parini, polo centrale dell'Istituto, hanno sede quattro unità operative che si prendono cura dei bambini e dei giovani in età evolutiva affetti da malattie neurologiche, disturbi cognitivi, deficit neuropsicologici, problemi di apprendimento e di linguaggio, disturbo da deficit di attenzione con iperattività, disturbi emozionali, disturbi del comportamento alimentare e psicosi infantili. Vengono accolti inoltre bambini e giovani che hanno subito un trauma cranico o una lesione cerebrale di altra causa acquisita in età postnatale e persone con disabilità motorie neurologiche ed ortopediche congenite ed acquisite in età pediatrica, ma che possono anche persistere in età adulta. Le unità operative sono dotate di una serie di Servizi alcuni dei quali riconosciuti come Centri di riferimento regionali (per l'Ipo-visione dell'Età Evolutiva, per la ADHD, per le psicosi infantili, per l'epilessia). Nel Veneto, a Conegliano e Pieve di Soligo, sono dislocate due unità che si occupano delle gravi disabilità in età evolutiva e della riabilitazione delle turbe neuropsicologiche acquisite. Nel Centro Ausili di questo polo è presente l'unico Centro Mobilità dotato di simulatore di guida, due auto multiadattate per la valutazione delle abilità motorie e cognitive e per il ritorno alla guida. In Puglia, ad Ostuni, opera un polo scientifico a cui possono accedere bambini e giovani che necessitano di valutazioni diagnostiche e trattamenti riabilitativi nell'ambito della neurologia dello sviluppo, della riabilitazione funzionale e della psicopatologia dello svi- ANCHE COMO COINVOLTA NEL PROGETTO Autismo, scoprire l’empatia grazie alle marionette Ricerca svizzera/ italiana per testare la validità di una nuova metodologia riabilitativa basata sui neuroni specchio. La sperimentazione verrà avviata a La Nostra Famiglia di Como men dell'Università di Losanna, alla Fondazione A.R.E.S (Autismo Ricerca e Sviluppo), al Dipartimento Socialità e Sanità del Cantone Ticino e al Servizio di neuropediatria di Bellinzona, parteciperanno al progetto il centro La Nostra Famiglia di Como (in stretto collegamento con l'IRCCS "E. Medea" di Bosisio Parini) e il dipartimento di psicologia dello Sviluppo dell'Università di Torino. Il metodo trae le sue basi dalla teoria dei neuroni specchio del prof. Gallese, che spiega il meccanismo della simulazione incarnata e la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo una persona provare una certa emozione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a sentire quella stessa emozione. Probabilmente nei bambini con alcune forme di autismo (per es. Asperger) il circuito cerebrale costituito da questi neuroni risulta inceppato. Il campione dello studio sarà costituito da 36 bambini con autismo, 24 seguiti con il metodo SAS e 12 con i metodi tradizionali. A questi sarà affiancato un gruppo di confronto di 20 bambini senza autismo. I gradi d'autismo e il livello cognitivo saranno valutati usando i test più accreditati, senza tralasciare altre importanti valutazioni come quelle sulle abilità linguistiche; ciò permetterà, per esempio, di capire se le abilità di cognizione sociale acquisite si ripercuotono anche sul linguaggio, migliorandone l'utilizzo. Il metodo SAS consiste in attività in piccoli gruppi, in contesti simili alla vita quotidiana. Grazie al gioco con le marionette, alle quali si può cambiare l'espressione del volto, i bambini hanno la possibilità di simulare situazioni molto diverse: semplici ma fondamentali accorgimenti che permetto- no loro di fermarsi e capire, per esempio, quale delle loro azioni abbia indotto una particolare emozione sul volto della marionetta. Grazie a queste esperienze, il bambino riesce a cogliere le analogie con la realtà e migliorare la sua capacità di comprensione, rendendosi col tempo sempre più indipendente dalla terapia. "Risultati positivi sono stati osservati - sostiene Emmanuelle Rossini - anche su bambini con autismo molto piccoli che non parlano o hanno deficit cognitivi importanti. C'è la speranza che anche questi bambini, grazie a un intervento più mirato a livello di cognizione sociale, riescano a integrarsi sempre di più". La grande differenza rispetto ad altri interventi è proprio quella d'aver luppo. Dal 2009 è riconosciuto Centro di riferimento regionale per la diagnosi e il trattamento delle paralisi cerebrali infantili e delle gravi cerebrolesioni in età evolutiva. Infine in Friuli-Venezia Giulia, a San Vito al Tagliamento e Pasian di Prato, oltre che presso l'Azienda Ospedaliera di Udine, è attivo un polo scientifico che si occupa in particolare della diagnosi, della valutazione e della rieducazione degli esiti di patologie neuromotorie, neurovisive, cognitive congenite o acquisite dell'età evolutiva e giovane adulta. Sviluppa inoltre, in collaborazione con MOVE (Mobility Opportunities Via Education) Europe - Università di Wolverhampton (England), programmi didattici di educazione al movimento nei gravi disabili e ricerche clinico-sperimentali per verificare le indicazioni e l'efficacia in età evolutiva di tale programma di riabilitazione, per il quale è riconosciuto Centro di riferimento nazionale per l'Italia. posto l'attenzione sulla cognizione sociale, anziché sulle competenze sociali: "Non basta insegnare a un bambino con autismo quale sia il comportamento più opportuno da tenere in certe situazioni, il vero obiettivo è aiutarlo a migliorare la sua consapevolezza, capire le sue emozioni, migliorare il livello di empatia con l'altro - spiega Antonio Salandi, direttore medico de La Nostra Famiglia di Como -. Il primo passo dello studio sarà capire fino a che punto, grazie a questa metodologia, i bambini migliorano la loro capacità d'interazione con l'altro, la comprensione delle proprie emozioni e quelle altrui, sviluppando anche un linguaggio che integri in modo coerente la dimensione emotiva e affettiva". Le collaborazioni avviate aprono la strada a futuri progetti di ricerca, magari spostando l'attenzione su questioni di natura più fisiologica, legate proprio ai neuroni specchio e alla basi fisiologiche dell'empatia. CRONACA P A G I N A 23 Lago&Bassa IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 L’AVVIO ALLA PRESENZA DEL VESCOVO Un nuovo anno per la comunità B.V. del Bisbino M artedì 30 novembre il vescovo Diego Coletti ha presieduto a Cernobbio, nella chiesa del SS. Redentore, la S. Messa per l’avvio del nuovo anno pastorale della Comunità Beata Vergine del Bisbino. Per il Vescovo è stato un ritorno nella chiesa dove, meno di due anni fa, aveva annunciato ai fedeli la nascita della nuova comunità pastorale, una delle prime delle diocesi, che avrebbe portato ad una sempre maggior integrazione delle parrocchie di Cernobbio, Maslianico, Piazza S. Stefano, Rovenna e Stimianico con Casnedo. L’arrivo del Vescovo è stato salutato dai primi fiocchi di neve caduti per tutta la serata. All’inizio della celebrazione don Bruno Biotto ha voluto a nome degli altri sacerdoti - don Antonio Fossati, don Andrea Della Monica e don Simone Tiraboschi Mons. Coletti ha presieduto, lo scorso 30 novembre, nella chiesa del SS. Redentore, la S. Messa per la ripresa del cammino pastorale - e dei fedeli, presentare il cammino fatto in questi anni dalla comunità. Un percorso non facile ma ricco di avvicinamento e condivisione. “Dopo lo smarrimento iniziale di tanti - ha dichiarato nel saluto iniziale - ora stiamo superando tante difficoltà organizzative e diffidenze e, seppur ancora timidamente, incominciamo a sperimentare che insieme è difficile ma è meglio. E’ vero esistono ancora tante zone d’ombra, qualcuno si sente ancora abbandonato ma qua e là intravvediamo dei segni di apertura. Forse ci stiamo rendendo conto che non si può continuare a coltivare il proprio orticello senza osservare che la realtà, la vita attorno è già radicalmente cambiata”. Difficoltà che il Vescovo ha dimostrato di comprendere definendole “resistenze umane” ma anche invitando ad andare oltre per riscoprire il centro della fede: “Gesù Cristo”. Perché, come ha spiegato nell’omelia, “essere cristiani vuol dire essere disposti a lasciare qualcosa, persino noi stessi, per metterci a seguire Lui”. “Il mondo sta cambiando - ha detto il Vescovo ai fedeli - e dobbiamo renderci conto che in Occidente e in Europa stanno succedendo cose grosse. E’ per questo che vi dico che il mondo ha bisogno di noi. Ha bisogno di cristiani innamorati di Gesù”. Prima di lasciare la chiesa, il Vescovo ha voluto rivolgere un ultimo invito: “dovete sforzarvi di passare dall’io al noi. Non c’è più il mio prete, ma i nostri preti. Non più la mia parrocchia - che pur continua ad esistere ed essere importante - ma le nostre parrocchie”. Un messaggio che vale non solo per la Comunità Beata Vergine del Bisbino ma per tutte le realtà della diocesi chiamate a nuovi cammini pastorali. M.L. INAUGURATO MERCOLEDÌ 8 DICEMBRE “Dio è con noi l’Emanuele”, il presepe di Rovellasca o scorso 8 dicembre, presso la chiesa di Santa Marta, in Rovellasca, sono stati benedetti il nuovo presepio e i Gesù bambini che saranno collocati nei presepi di famiglia. “Dio è con noi l’Emanuele” è il tema scelto per il presepio di quest’anno, un inno all’importanza del sentirci vicini al nostro unico Dio che è Padre, Figlio e Spirito santo e che la Chiesa proclama attraverso il dogma della Santissima Trinità. L Il presepio Natale 2010 si presenta totalmente rinnovato rispetto agli ultimi anni. La scenografia, molto attinente al tema, creata con difficoltà e pazienza risulta così strutturata: - Betlemme con le sue immense grotte scavate nella montagna e poi la parte desertica depressionaria fino al Mar Morto; - le strade della fede in salita perché credere ai dogmi, in particolare a quello dell’immacolata e della Santissima Trintà, richiede una grande fede; - il fiume Giordano dove Gesù riceve il battesimo e Dio entra in prima persona chiamando Gesù suo figlio; - l’icona di Gesù maestro di vita; - i pastori con i loro greggi, testimoni della nascita del buon pastore e del suo gregge che è l’intera umanità; - il castello di re Erode dove regna il peccato, l’egoismo, la lussuria ed il potere; - l’inferno con il demonio tentatore ed il fuoco eterno. Un presepio tutto da ammirare nella sua scenografia con l’acqua che scorre, l’effetto di luci e colori, curato in ogni particolare e con le statuine in movimento. Un’opera realizzata dal nulla di anno in anno, nessuno dei suoi componenti è, infatti, prefabbricato, ogni singolo pezzo viene realizza- A CAMNAGO VOLTA “LA CONTA DI NATALE” Sabato 11 dicembre, alle ore 16, presso l’Auditorium “A. Volta” di Camnago Volta, la Circoscrizione 4, in collaborazione con la Parrocchia di Santa Cecilia propone lo spettacolo per bambini “La conta di Natale” di e con Claudio Milani ed Elisabetta Viganò della Compagnia Latoparlato di Como. Un grande calendario con i numeri dall’uno al ventiquattro apre le sue caselle per regalare storie e racconti che parlano di Natale. Sono storie corte come un soffio o lunghe come un filo per i panni, piccole come un cioccolatino o grandi come un pupazzo di neve o…pericolose come quella dell’Orco Balocco! L’ingresso è libero. Per informazioni: tel. 347-8452378; e-mail [email protected]. to con tempo, pazienza e tanta fantasia, senza trascurare la complessa componente tecnica. Lo scorso anno il presepio di Santa Marta è stato visitato da ben 5 mila persone! E dal 18 dicembre i presepi realizzati dai partecipanti al “Concorso presepi”, promosso dalla parrocchia Santi Pietro e Paolo di Rovellasca, faranno da cornice a questa straordinaria “esplosione” della Natività. Anche quest’anno si rinnova così una tradizione, da tempo viva a Rovellasca, che vuole il presepio al centro di una serie di iniziative gravitanti attorno alla chiesa di S. Marta. ORARI DI VISITA E APPUNTAMENTI Ecco il programma delle iniziative presso la chiesa di S. Marta 8 dicembre, ore 10, apertura del presepio, ore 11 benedizione del presepio e dei Gesù Bambini; venerdì 17 dicembre, ore 21, recita teatrale sul tema: “L’Emanuele, Dio è con noi”; sabato 18 dicembre, consegna dei presepi in concorso. Sarà possibile votare i presepi durante l’orario di visita dal 19 dicembre 2010 al 9 gennaio 2011, fino alle ore 12; Domenica 9 gennaio 2011, ore 17 premiazione dei presepi in concorso Gli orari di visita al presepio presso la chiesa di S. Marta sono i seguenti: giorni feriali: dalle ore 15 alle ore 18, giorni festivi dalle ore 15 alle ore 12.15 e dalle ore 15 alle ore 19. Si precisa che il 24 dicembre la visita al presepio sarà aperta solo dopo la S. Messa della mezzanotte e che il 25 dicembre sarà possibile accedere al presepio solo dalle ore 10 alle ore 12.15. A CAPIAGO IL MERCATINO DI NATALE Il Comitato Settembre Capiaghese organizza nel centro storico di Capiago il Mercatino di Natale, giunto ormai al suo 12°. L’appuntamento è per domenica 12 dicembre, dalle ore 9.30. Nelle bancarelle si potranno trovare prodotti tipici dell’artigianato e hobbistica con tante idee regalo originali per il Natale. In programma anche giochi, giostre e divertimenti per bambini. Si ricorda che acquistando i biglietti della sottoscrizione a premi o dando il proprio contributo al Comitato Settembre Capiaghese versando la somma sul c/c intestato a: Comitato Settembre Capiaghese - Costruiamo l’Ospedale a Touloum - c/o Cassa Rurale ed Artigiana Cantù - Filiale di Olmeda - IBAN IT68B0843051080000000054335, si sostiene l’iniziativa di solidarietà di Padre Piergiorgio Cappelletti, di Capiago Intimiano “Costruiamo l’Ospedale a Touloum” Sacerdote che da quarant’anni svolge la propria missione pastorale in Cameroun CRONACA P A G I N A 24 di BRUNELLA RAINERI E ra gremitissima la chiesa a Domaso il 28 novembre scorso, e non avrebbe potuto essere altrimenti, dato che la comunità si è riunita per salutare don Sergio Mazzina, arciprete, parroco da 14 anni nel “gentil paese”. Sicuramente si può affermare che era molto tempo che non si viveva un evento simile nella bella parrocchiale dedicata ai SS. Bartolomeo e Nicola. Erano presenti tutte le fasce d’età della popolazione: dai piccolissimi in braccio a genitori ai bambini dell’asilo, dai più grandicelli agli adolescenti, e poi mamme, papà, nonni, famiglie intere insomma. Tanta gente insieme per rendere grazie e salutare Don Sergio, che si appresta a continuare la sua opera in quel di Talamona (So). La cerimonia è stata molto toccante particolarmente durante l’offertorio, quando i rappresentanti della popolazione hanno portato i loro doni al sacerdote che, emozionatissimo, li ha ricevuti. Ma, aldilà di questo, il regalo più bello per lui è stato sicuramente il vedere un’intera comunità raccolta nella sua chiesa, attorno al suo parroco, per una dimostrazione tangibile di affetto e di riconoscenza, come espresso anche dal Sindaco, che ha ringraziato da parte di tutti e dell’Amministrazione comunale. D’altro canto, oltre le parole spese a questo fine, erano i volti, le espressioni, le lacrime delle persone che esternavano ciò che esse veramente in cuor loro sentivano. E così, quel concetto di “comunità” su cui don Sergio ha tanto insistito, che ha cercato con ogni sforzo ed ogni mezzo di rendere “vivo”, durante la S. Mes- IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 LO SCORSO 28 NOVEMBRE Il saluto di Domaso a don Mazzina sa prima e durante i festeggiamenti poi, ha preso “corpo”, si è manifestato in tutta la sua pienezza. Nello scambiarsi il segno della pace ognuno dei presenti ha percepito qualcosa di vero, di genuino, che va anch’esso oltre il semplice gesto. Come don Sergio ha ricordato durante l’omelia gli anni trascorsi a Domaso, così ognuno, dentro di sé, ha ripensato alla propria di vita, scandita, come è normale, da avvenimenti lieti e da fatti tristi. Ma la vita è tutto questo, con le sue gioie e i suoi dolori, e , come egli ha nuovamente ribadito, va vissuta nella gioia e nella speranza, alla luce del Vangelo. Al termine della S. Messa si è tenuto in oratorio un grande rinfresco, anche se definirlo così è molto riduttivo, perché quello che gli organizzatori, volontari, ecc. hanno preparato andava oltre ogni aspettativa. Esso poi è stato allietato dalla lettura di una lunga e simpatica poesia in dialetto domasino composta da una parrocchiana che, come è solita fare nelle grandi occasioni, ha dato un tocco molto particolare al saluto a don Sergio e alla mamma, Natalina, ricordata con tanto affetto, unitamente alla memoria del compianto marito. L’8 dicembre il sacerdote è stato accompagnato dai suoi fedeli - che sempre tali resteranno nel suo e nel nostro cuore, nonostante la sua assenza - verso la sua nuova destinazione valtellinese. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Una chiesa gremita ha tributato il suo “grazie” a don Sergio, che per 14 anni ha guidato la comunità Lago&Valli L’8 NOVEMBRE Il “Grazie” di Pellio a don Franco Un mese fa don Bernasconi, dopo 53 anni, ha lasciato la sua parrocchia di San Michele Arcangelo D a Pellio Intelvi inferiore riceviamo e, volentieri, pubblichiamo. Era il 17 novembre 1957 quando don Franco Bernasconi venne nominato parroco a Pellio Inferiore: e lui uomo della Parola di Dio si è posto con amore, attenzione e fede alla guida di questa piccola parrocchia vallintelvese che ha condotto per 53 anni, e domenica 8 novembre la sua comunità l’ha ringraziato per tutto quello che ha fatto e l’ha salutato con semplicità e con “il cuore in mano”. Classe 1931, nominato sacerdote dal vescovo mons. Felice Bonomini il 26 giugno 1955, ha celebrato la prima Santa Messa a Cagno, suo paese natale, ove ora è ritor- nato ad abitare nella sua casa paterna accompagnato dalla signora Regina che con lui ha condiviso tanti anni di vita comune dedicandosi alla sua persona ed alla gestione di tante attività parrocchiali. Don Franco sempre molto attento alla attività educativa dei parrocchiani, ha saputo mantenere (nel rispetto delle disposizioni liturgiche) le feste tradizionali che costituiscono sempre momenti di fede intensa: “se non si conservano le radici non è possibile ottenere nuovi fiori e nuovi frutti”, ponendo molta attenzione alla Confraternita. Molto devoto alla Madonna di Fatima, ha consacrato a Lei la sua Parrocchia nel 1959 ed ha costruito a Pellio una meravigliosa “Casa di Spiritualità” dedicata appunto alla Madonna di Fatima. Il saluto comunitario si è sviluppato nel corso della solenne Santa Messa domenicale delle ore 11, dove accanto a don Franco hanno concelebrato don Paolo Barocco (vicario foraneo ed attuale amministratore parrocchiale) e padre Simone Re Dionigi (Rettore della Casa di Fatima), celebrazione arricchita dalla locale Confraternita e dal Coro parrocchiale. Don Franco è stato quindi salutato dal Sindaco e da una rappresentante della Comunità, oltre che da don Paolo anche a nome di tutti i sacerdoti della Valle: a don Franco ed a Regina sono stati altresì consegnati dei doni, simbolo di ringraziamento, saluto e ricordo. Ci sembra bello concludere questa breve nota esplicitando alcune delle preghiere dei fedeli proclamate durante la Santa Messa che bene esprimono i nostri sentimenti: - per don Franco che con determinazione ha condotto per oltre 50 anni la nostra parrocchia proclamando tra noi il Vangelo e sviluppando la pastorale sul messaggio della Parola di Dio e sull’amore verso la Madonna; - per don Franco, affinché, con l’intercessione della Madonna di Fatima, il Signore lo sostenga in questo momento di transizione e gli conceda salute, forza e rinnovata fede; - per don Franco che anche se sarà fisicamente lontano da noi, ci terrà sempre nel suo cuore e nelle sue preghiere e continuerà a volerci bene, come noi gliene vorremo a lui. Grazie di Cuore don Franco. Con riconoscenza i tuoi parrocchiani”. VENERDÌ 17 DICEMBRE, ALLE ORE 21 La Corale S. Nicola torna a Villa Erba nche quest’anno, com’è ormai tradizione, la Corale San Nicola di Cernobbio terrà il Concerto di Natale in Villa Erba e più precisamente nel salone espositivo allestito per mille posti a sedere con entrata gratuita. Anche per questa manifestazione la Corale, si avvarrà della preziosa collaborazione del maestro Pierangelo Gelmini alla guida dell’Orchestra Filarmonica del Lario, e della voce solista del soprano Ilaria Taroni. Non mancherà la parola del sig. Luigi Monti, del Conservatorio mu- A sicale di Como. La “sorpresa” dell’edizione 2010 (l’ottava) sarà tutta sui contenuti dei brani cantati e suonati. Infatti non verrà più proposto un repertorio di canti della tradizione natalizia, bensì il contenuto del concerto sarà dedicato al “150° anniversario dell’Unità d’Italia”. Quindi l’Orchestra eseguirà degli inni a suo tempo “nazionali”, quali S'hymnu sardu nationale del Regno di Sardegna; l’Inno Borbonico di Maisiello, l’Inno Pontificio e la Marcia Reale dei Savoia, oltre che accompagnare la soprano Taroni in brani famosi, quali “La luce langue” dal Macbeth di Verdi ed un’aria dal Ballo in Maschera sempre del grande compositore italiano. Certo non mancheranno, cantati dalla Corale San Nicola brani tratti da opere famose, tutte riportabili al periodo storico di cui trattasi quali: Patria oppressa, Viva Italia dalla Battaglia di Legnano; Guerra; Guerra dalla Norma di Bellini, Si ridesti il Leon di Castiglia dall’Ernani di Verdi e altri ancora per non dimenticare il “Va pensiero” dal Nabucco di Verdi ed il “Canto degli Italiani” di Mameli que- st’ultimo nella versione totale di cinque strofe (solitamente si canta nell’Inno nazionale solo la pri- ma strofa). Ma le sorprese non sono finite; ci sarà infatti una sezione dedicata ai canti popolari del- l’epoca. Accompagnati dalla fisarmonica e da un piccolo complesso d’archi, verranno eseguiti –sempre dalla Corale San Nicola - in sequenza: La bandiera dei tre colori; Addio mia bella addio; La bella Gigogin e, per finire, Il Piave mormorò. Quindi un programma che rievoca un momento storico molto importante per la nostra Unità, che non vuole solo essere nostalgico ma che è proiettato verso il futuro della nostra Nazione Italiana. L’inizio è fissato per le ore 21.00 di venerdì 17 dicembre in Villa Erba a Cernobbio. P A G I N A 26 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 SONDRIO LA MOSTRA RESTERÀ APERTA FINO AL PROSSIMO 12 DICEMBRE La religiosità del Caravaggio L’esposizione, che sta riscuotendo un ottimo successo, sorprende per il suo allestimento originale che permette di cogliere l’intensità del tratto come dall’originale di ANGELO REPI C he dire della mostra Caravaggio, l’urlo e la luce visitabile in questi giorni a Sondrio e fino a domenica 12 dicembre presso il Museo Valtellinese di Storia e Arte, se non che sorprende il visitatore per la libertà, l’intelligenza e la freschezza nuova con cui invita a guardare i capolavori di uno dei nostri più grandi artisti di ogni epoca. Dico libertà, sia guardando all’artista, che fu forse una delle personalità più libere di tutti i tempi, guidato solo dal suo potente estro intriso di religiosità profonda e tormentata, sia pensando a tanta critica che, dopo averlo imprigionato entro schemi preconcetti, è impotente quale eunuco a penetrare le profondità abissali della sua arte. Qui si potrà solo dare qualche saggio di questa visione perseguita dal curatore Roberto Filippetti, che con infinita passione e desiderio di oltrepassare la superficie delle opere si è recato di persona nei musei, fermandosi per ore in contemplazione, fino a cogliere il dettato dell’ispirazione, fino a intuire “la perfezione folgorante della bellezza percepita nel fervore del momento creativo” (G.P. II, Lettera agli artisti), riflesso del Vero con la “V” maiuscola. Entriamo ora, sfogliando la guida di Filippetti, nella prima stanza della mostra dove si trovano le cosiddette Pitture ethicae (o comiche), opere giovanili del Caravaggio, “Insomma, dei quadri che nascondono una predica spiega -, una morale della favola che però non pesa, perché s’impara sorridendo, o magari commovendosi”. Delle tre riproduzioni esposte ci fermiamo a leggere l’Autoritratto in veste di Bacco, che - ci fa notare - ricorda il canto carnascialesco della Canzona di Bacco e Arianna Quant’è bella giovinezza / che si fugge tuttavia..., composto da Lorenzo il Magnifico a fine ‘400. È questo infatti il suggerimento del Bacchino malato, “Autoritratto del ventiduenne pittore che, malato, e non avendo i soldi per le cure, era stato ricoverato presso l’ospedale della Consolazione, quello degli indigenti, forse per malaria, AGENDE E CALENDARIO BPS Come da 14 anni a questa parte, Banca Popolare di Sondrio saluta l’anno nuovo, ormai alle porte, omaggiando ai suoi clienti ed amici con il ricco libro-agenda e due calendari: uno olandese, l’altro da tavolo. In distribuzione in questi giorni presso tutte le filiali dell’istituto, hanno quest’anno come argomento conduttore il mercato. Inteso come luogo di scambio di merce, di denaro e di idee, e quindi eletto a metafora della vita e della storia dell’uomo, il mercato (con tutto ciò che attorno ad esso ruota, a cominciare dall’attività della banca) è in particolare il “fil rouge” dell’agenda, uscita dall’abile penna di Gigliola Magrini. Attraverso curiosità e notizie storiche, economiche, di costume che l’autrice è andata minuziosamente cercando, sfogliando con curiosità e pazienza vecchi giornali, libri ed enciclopedie e che ha poi riordinato in rubriche fisse, declinate lungo i giorni della settimana, si ha il piacere di fare un viaggio ricco di informazioni che accompagnano piacevolmente i 365 giorni dell’anno nuovo. Alla Valtellina e alla Valchiavenna, Bps – rinnovando il suo legame di gratitudine con il territorio - ha voluto dedicare invece la bella antologia di scatti (i fotografi sono Mauro Lanfranchi, Alessandro Ordertoller, Vincenzo Martegani, Riccardo Marchini, Massimo Tognolini, Roberto Bogialli) che corredano i due calendari. L’obiettivo è quello di fare conoscere le bellezze locali anche ai tanti suoi soci che sondriesi non sono. forse per il calcio di un cavallo. Ancora i frutti, sul tavolo, in primo piano; ma il giovane Bacco... ha l’aspetto debole ed emaciato del convalescente; ha sul capo una coroncina d’edera in parte avvizzita, un sorriso appena accennato tra l’ambiguo, l’irridente, il malinconico, le labbra bluastre, la carnagione terrea e malaticcia. Chi vuol esser lieto, sia / di doman non v’è certezza, prosegue la Canzona di Lorenzo. Dunque carpe diem: cogli l’attimo, mordendo il frutto della vita. Un possesso che però non soddisfa, pare dirci questo autoironico BaccoCaravaggio”. Spostiamoci ora nella seconda stanza, intitolata L’Urlo, e accostiamoci alla Decollazione del Battista. Qui Filippetti ci ricorda che Caravaggio venne condannato alla decapitazione per aver ferito a morte Ranuccio Tomasoni: “Da quel 28 maggio 1606 il tema della testa tagliata tornerà tante volte, con cupa valenza autobiografica, nelle sue opere. Petrarca lo chiamerebbe ‘Trionfo della morte’. C’è qualcosa, qualcuno che vince la morte? Giovanni Battista è il profeta che indica l’Agnello di Dio, Colui che si sacrifica, che va a morire per vincere la morte... Proprio come nella Giuditta che decapita Oloferne, anche qui l’azione è colta nell’attimo che precede il culmine. Il carnefice, che ha inferto il taglio di spada, si appresta ora a estrarre la lama (un pugnale corto, detto misericordia, ndr.) con cui finirà di recidere il collo, portando il colpo di grazia”. Della scena, dove i personaggi sono disposti simmetricamente, sottolineiamo “il sussulto di inorridita pietà” di una vecchia e la morbosa curiosità con cui dal buio “due prigionieri si protendono ad osservare la scena...”. Questa Decollazione..., “gigantesca tela dipinta a Malta nel 1608 è l’unica che Caravaggio abbia firmato. E lo ha fat- PICCOLA OPERA DI TRAONA: IMPOSTORI CHIEDONO SOLDI A NOME DELLA STRUTTURA RELIGIOSA Le Sorelle della Piccola Opera di Traona hanno segnalato che alcuni individui, in questi giorni, approfittando anche dell’approssimarsi delle festività natalizie, si presentano presso le abitazioni della provincia di Sondrio per chiedere soldi, utilizzando il nome dell’Istituto religioso. Di recente, infatti, alcuni cittadini della zona di Talamona hanno ricevuto la visita di questi personaggi, i quali hanno chiesto soldi a nome e per conto della struttura religiosa valtellinese. Stando alle indicazioni raccolte, gli impostori chiederebbero dei contributi in denaro per vendere piccoli lavori che - a loro dire - sarebbero stati realizzati dai bambini ospiti della struttura di Traona, cosa assolutamente non vera. Come sei mesi fa, quando accaddero analoghe situazioni, le suore hanno dovuto prendere le distanze da questo episodio: «Vi informiamo - hanno spiegato che da parte nostra non è mai stata attuata un’iniziativa del genere e vi preghiamo di non dare assolutamente denaro a questi individui. Se vi dovesse accadere quanto sopra menzionato vi preghiamo di segnalare con celerità l’accaduto alle autorità competenti per permettere di fermare quanto prima questa deprecabile situazione». to col sangue che scorre dalla testa mozzata di san Giovanni... Un rosso rivolo che pare il prolungamento del rosso manto calpestato dal boia: rosso vivo, il colore della carità, del sangue donato”. Vediamo ancora un dipinto, nella quarta stanza, intitolata Il Redentore: ci fermiamo presso la Resurrezione di Lazzaro, che riproduce la scena del luogo dove Lazzaro giaceva sepolto. Dal Caravaggio stesso sappiamo che “per dipingere Lazzaro dal vero, aveva preso a modello un cadavere. I facchini (che posavano per lui) volevano scappare, non resistendo al fetore, ma lui li minacciò col pugnale e li costrinse a stare in posa per ore”. Vediamo Gesù che ordina di scoperchiare la tomba e “riporta in vita quel cadavere già in putrefazione: ogni muscolo di Lazzaro è teso allo spasimo nel tremendo passaggio dalla morte alla vita; la sua mano sinistra si apre quasi a indicare il teschio, la tibia e gli altri segni di morte lì a terra; la mano destra si alza a ghermire la luce di vita. La potenza di Gesù è tutta nel braccio infuocato di rosso, nel gesto imperioso della mano... Ma il volto dell’Uomo-Gesù è in ombra: possiamo solo immaginarne i pensieri dal sapore di calice amaro, mentre fissa la nudità di quel corpo che pare crocifisso, il lenzuolo bianco come sindone, il teschio-Golgota a terra... tutti segni profetici di quel destino di morte verso il quale Lui si stava incamminando...”. Un particolare ancora: anche qui Caravaggio si è autoritratto, a mani giunte, “ancora imploranti”, col volto appena sopra l’avambraccio di Gesù, “abbagliato dalla misteriosa sorgente di luce che attraverso Cristo raggiunge tutto”. Ricordiamo che la mostra resterà aperta ancora fino al 12 dicembre: nei giorni feriali dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00, mentre alle scuole è riservata la fascia oraria dalle ore 8.30 alle ore 10.00; nei festivi dalle ore 15.00 alle ore 19.00. MERCATINI IN VALCHIAVENNA Due domeniche dedicate ai mercatini dell’antiquariato, dell’hobbistica e dell’artigianato. Ma non solo. Chiavenna si prepara ad ospitare i tradizionali mercatini legati al Natale nelle due domeniche precedenti il 25 dicembre. Con una formula rinnovata rispetto agli ultimi anni. La Prochiavenna, infatti, si occuperà dei mercatini dell’hobbistica e dell’artigianato, con uno spazio anche ai prodotti gastronomici, che saranno aperti in piazza del comune e lungo viale Matteotti. Diversamente da quanto è accaduto nel recente passato, con i mercatini concentrati nel centro storico, quelli dedicati all’antiquariato saranno aperti nell’area di Pratogiano grazie all’impegno dei commercianti della zona e saranno affiancati da bancarelle degli ambulanti e da attività di animazione. Il tutto si terrà durante le giornate domenicali del 12 e del 19 dicembre. Durante entrambe le giornate previste contenute restrizioni alla sosta e alla circolazione dei mezzi sulle aree interessate. Il primo di questi due week end in Valchiavenna sarà caratterizzato anche dall’apertura di un altro mercatino, ormai diventato storico. Si tratta di quello di Novate Mezzola organizzato dall’amministrazione comunale che sarà aperto durante le giornate di sabato e domenica 11-12 dicembre. D.PRA. P A G I N A CRONACA 27 Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 VALTELLINA E VALCHIAVENNA SENSIBILI ALLE RICHIESTE DI CHI SI TROVA IN DIFFICOLTÀ Risultati lusinghieri per la Colletta Alimentare 2010 A le, e in Valchiavenna con un +6,8%, pari a circa il 20% del totale; in Bassa Valle l’incremento è stato più rilevante, +11,1%, ma la sua influenza sulla percentuale finale è stata contenuta, perché qui si è raccolto circa il 30% del totale. «Siamo pienamente soddisfatti del risultato - ha proseguito Sainaghi -, perché significa che la gente ha compreso il senso di questo gesto e, nonostante la crisi, ha sentito di dover stare dalla parte dei più deboli, di chi si trova in condizioni difficili. Inoltre, abbiamo avuto l’impressione che i volontari siano cresciuti di molto, anche se non abbiamo ancora raccolto e controllato tutti questi dati». Quindi, Sainaghi ha riferito alcuni episodi che sono accaduti durante la Colletta. Alcune persone, essendosi profondamente appassionate, neppure si sono accorte della fatica, né del tempo che trascorreva, né che ormai era l’ora di pranzo. «Un nostro amico si era assunto il trasporto degli scatoloni nel magazzino con un suo automezzo. Di solito, l’autista sta ad osservare i volontari che scaricano per ripartire non appena il carico è stato tolto. Ma questa persona, che tra l’altro aveva ormai finito il suo turno e avrebbe potuto andarsene a casa a mangiare e riposare, accortasi che c’era ancora molto da fare, ha voluto condividere con noi la fatica e, non solo si è fermato a lavorare nel deposito per altre due o tre ore, ma ha chia- mato anche alcuni suoi amici. Mi piace ricordare anche un papà che, arrivato con i suoi due figli di 6 e 8 anni e il furgone carico, ha cominciato a svuotarlo velocemente insieme ai volontari ma, quando gli capitava tra le mani una scatola leggera, la passava ai figli, perché anch’essi potessero cominciare a sen- tire che il gesto della Colletta riguardava anche loro. C’è poi chi, conoscendo tutti i segreti del computer, viene a darci una mano per tenere la contabilità degli scatoloni, o chi, giunto con un po’ di ritardo a Sondrio per aver dovuto restare a Milano per una lezione all’università, si è presentato al deposito portando la merenda per tutti con un gesto di assoluta gratuità e attenzione. Chi invece “ama” il lavoro di fatica, scarica gli automezzi in arrivo e coi muletti si dà da fare a impilare e a sistemare gli scatoloni. Ed è stato molto bello quando, tornato a casa, ho trovato i miei figli più grandicelli contentissimi per aver partecipato anch’essi a un turno presso un supermercato di Sondrio, distribuendo sacchetti e volantini a chi entrava. Insomma, è straordinario come la Colletta, proprio perché è un gesto semplice, permetta a chiunque di partecipare col suo temperamento e la sua sensibilità. Il fatto poi che sia un gesto davvero capace di mettere in moto dal più piccolo al più grande, mi conferma nella certezza che la carità è una di- CHIAVENNA SERATA DI APPROFONDIMENTO SCIENTIFICO CON IL CENTRO STUDI STORICI Documentario su Candida Lena Perpenti resentato in anteprima un anno fa a Sondrio in occasione della 23 a Mostra internazionale dei documentari sui parchi, venerdì 3 dicembre nel salone al piano nobile del cinquecentesco palazzo Pestalozzi-Luna di Chiavenna è stato proiettato il documentario storico-antropologico “Sulle tracce della Salamandra. Un viaggio nel tempo alla riscoperta della storia dell’estrazione dell’amianto in Valmalenco”. Curato da Mauro Ferrari per conto del Comitato scientifico lombardo del Club alpino italiano, il filmato è stato realizzato dal regista Pino Brambilla di Olgiate Molgora con musiche di Giulio Redaelli. La salamandra indicata nel titolo non è però il piccolo e curioso anfibio nero a macchie colorate, ma ritenendo nel Medioevo che l’animale potesse resistere al fuoco essa simboleggiò l’amianto. Fino a una ventina di anni fa, quando si scoprì cancerogeno, per le sue proprietà ignifughe il minerale biancastro e particolarmente flessibile e filamentoso era ancora impiegato nella realizzazione di tessuti e rivestimenti antincendio e in Valmalenco la sua estrazione raggiunse il culmine poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Oltre al regista alla serata organizzata dal Centro di studi storici valchiavennaschi e dal Comune di P Chiavenna, rappresentato dall’assessore alla cultura Raffaella Palmi, sono intervenuti il prof. Guido Scaramellini, presidente dell’associazione che oggi conta 1032 soci, e l’ingegner Flaminio Benetti di Sondrio, entrambi ripetutamente intervistati nel filmato. L’ingegnere è l’ideatore del progetto realizzato in collaborazione con la Commissione cinematografica centrale e il contributo del Comitato scientifico centrale del Cai, della Sezione Valmalenco, della Fondazione Pro Valtellina e del Credito valtellinese. Nel corso della sua relazione l’ingegnere si è soffermato sull’estrazione dell’amianto in Valmalenco, iniziata due secoli fa e raccontata nel documentario da alcuni anziani della valle, tra cui un ex cavatore, prezioso testimone del nostro passato. Come ha sottolineato Scaramellini durante il suo intervento, verso la fine del XVIII secolo fu la scienziata chiavennasca Candida Lena-Perpenti, nata Medina-Coeli, a riscoprire le proprietà del minerale, introducendo nuovamente la filatura dell’amianto. Figlia del medico chiavennasco Sebastiano MedinaCoeli e di Isabella Battistessa di Gordona, la scienziata nacque nella città del Mera il 25 marzo 1764, come scoprì don Tarcisio Salice all’Archivio capitolare laurenziano di Chiavenna, e fu battezzata due giorni dopo nella collegiata di San Lorenzo dal vicecurato di Menarola don Giuseppe Confortola. Compiuti gli studi a Como, Candida sposò il notaio Bernardino Lena-Perpenti di Pianello del Lario e si dedicò con passione alle proprie ricerche scientifiche. In particolare, visitando il museo di storia naturale della città lariana, fu incuriosita da un fuso di fili di amianto proveniente da Ercolano e grazie a un pettine di sua invenzione riuscì a filare dell’amianto proveniente dalla Valmalenco, confezionando pizzi, merletti e un paio di guanti che donò al viceré del Regno d’Italia Eugène de Beauharnais, oltre a una speciale carta ignifuga. Grazie alla sua scoperta ebbe numerosi riconoscimenti e aprì la strada alle applicazioni future, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento che avrebbero dovuto utilizzare i pompieri. Amica di Alessandro Vol- ta, Candida si dedicò anche alla botanica, scoprendo nel 1815 in Valsassina un fiore, oggi noto come “Campanula Perpentiae”. Oltre a essere ricordata nel documentario e in numerosi testi scientifici la scienziata, morta a Pianello del Lario nella notte tra l’11 e il 12 maggio del 1846, è ricordata dal nome di una strada del centro storico di Chiavenna che prosegue con una via intitolata ad Antonio Vanossi, lo scienziato chiavennasco che nella prima metà dell’Ottocento perfezionò la scoperta di Candida Lena-Perpenti legata alla filatura e alla coibenza al calore dell’amianto. CRISTIAN COPES ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ nche quest’anno, ricalcando l’andamento nazionale, in provincia la Giornata della Colletta ha fatto registrare un nuovo significativo successo, perché ancora una volta è stato ottenuto un raccolto superiore a quello dell’anno precedente. «Volevamo raggiungere almeno i cinquecento quintali - ha spiegato il responsabile provinciale, Ruggero Sainaghi -, invece, siamo riusciti addirittura a superarli con un raccolto complessivo di 530q, contro i 491q dello scorso anno, pari al 7,9% in più. Direi che è stata una crescita particolarmente importante, perché è avvenuta in 58 supermercati, quasi del tutto gli stessi che avevano aderito all’iniziativa lo scorso anno». I numeri dicono che la crescita è avvenuta in tutti e tre i depositi sul territorio della provincia: il progresso è stato sostanzialmente allineato alla media e omogeneo nel Sondriese (in questa circostanza, convenzionalmente esteso da Ardenno a Bormio), dove con un +6,6% si è raccolto un po’ più del 50% del tota- mensione esistenziale dell’uomo, non necessariamente solo dell’uomo adulto e credente». «Siamo stati a un supermercato di Sondrio dalle 8.30 fino alle 19.30 - ci ha detto un altro dei volontari - Qui da noi ho visto avvicendarsi i ragazzi delle superiori del Pio XII, quelli della media Turchi e i bambini delle elementari della paritaria Lucchinetti. A loro si sono aggiunti gli alpini, i Lyons, insomma tante persone, tante esperienze e sensibilità diverse unite dall’unico scopo di voler dare da mangiare a chi non ce l’ha. Mi ha colpito anche vedere numerose badanti, che certo non nuotano nell’oro, portare il proprio contributo per i più poveri. Insomma, dal comportamento della gente mi è apparso chiaro che ormai tutti hanno fiducia in questa iniziativa, anche perché i giornali e la televisione ne parlano in modo ampio e positivo, uno dei rari casi in cui non cadono nel gossip, o nello scabroso». In conclusione, ancora qualche dato di questa Colletta Alimentare 2010: in particolare, emerge che nella zona di Sondrio Ovest (Castione) si è verificata una buona ripresa di donazioni (+13%); allo stesso modo si è avuta una crescita sensibile della zona Sud della città (+16,1%), certamente trainata dal nuovo ipermercato; il centro città ha subito una certa contrazione (-6,3%); infine, la zona est, comprendente Piateda, Poggi, Fiorenza e Chiuro, ha evidenziato una sostanziale tenuta (+1,4%). Anche l’area dell’Alta Valle ha mostrato un progresso rilevante soprattutto in termini percentuali (+12,4%) grazie soprattutto al maggior numero di volontari presenti; al contrario, Tirano città ha fatto segnare un calo del 5,7%; quanto alla Bassa Valle, l’incremento maggiore si è registrato nei supermercati attorno a Delebio (+15,5%); infine, in Valchiavenna gli incrementi più consistenti si sono avuti nei comuni di Gordona, Prata e Chiavenna. A.R. NATALE DI SOLIDARIETÀ A SONDRIO Domenica 19 dicembre l’associazione “Quelli che... alle volte”, con il patrocinio del Comune di Sondrio e la collaborazione di Lavops, organizza l’ottava edizione di “È Natale... Ulemes Ben 2010”, che quest’anno si svolgerà nello scenario dei giardini e dei portici del Centro “Le Volte” (ex Enologica), a Sondrio. La manifestazione da la possibilità alle realtà associative di presentare e promuovere la loro attività nell’ambito del volontariato, dell’amicizia e della solidarietà e ai cittadini di conoscere tante persone che si spendono nel volontariato. La manifestazione avrà inzio alle ore 10.00 e terminerà alle ore 20.00. Iscrizioni entro giovedì 16 dicembre. Per saperne di più telefonare a Lello Sapio al 338-6171533 o al bar Mach, 2, allo 0342217238. I volontari dell’associazione “Quelli che... alle volte” informano inoltre che mercoledì 22 dicembre si terrà a Sondrio il concerto di Natale del coro “Desdacia Tellini” presso la chiesa di San Rocco di Sondrio alle ore 20.45. ELIO A SONDRIO ANCHE PER IL PROGETTO CARCERE Stefano Roberto Belisari, in arte Elio, voce del gruppo “Elio e le storie tese”, interpreterà Gianburrasca a Sondrio il prossimo 14 dicembre alle ore 21.00 presso il teatro San Rocco. Qualche ora prima, alle 17.30 presso la biblioteca civica Pio Rajna, leggerà alcuni brani del testo “Sotto lo stesso cielo, ma in gabbie diverse” realizzato dai detenuti del carcere di Sondrio sul progetto “Il filo di Arianna”. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la biblioteca civica Pio Rajna di Sondrio e col patrocinio del Comune di Sondrio. P A G I N A CRONACA BassaValtellina 28 N Al bivio con il bene comune IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 el quarto appuntamento del Percorso di formazione socio-politica proposto dalla Diocesi di Como la conferenza del prof. Francesco D’Agostino, Ordinario di filosofia del diritto presso l’Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma e Presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, sul tema “La biopolitica: l’impatto della bioetica sul bene comune e sulle regole pubbliche”, ha sviluppato l’aspetto giuridico della questione. «È una dimensione molto delicata - ha introdotto il direttore del corso, mons. Angelo Riva - perché una legge vincola la collettività che se l’è data. La difesa della vita dal potere dello Stato è ci riguarda anche oggi, basti pensare alla Cina che fino a poco tempo fa imponeva alle famiglie il figlio unico, o in Occidente ai casi di Piergiorgio Welby, Terry Schiavo ed Eluana Englaro. Da questi esempi si vede che la questione biopolitica si pone ormai nei termini del potere dell’individuo che vuole disporre della propria e dell’altrui vita in modo autoreferenziale ed autonomo, chiedendo allo Stato la garanzia di tale potere». A partire da questa introduzione, D’Agostino ha osservato che nel contesto della comunità civile non solo italiana, il discorso sulla bioetica è oggi umanamente e moralmente lacerante, pur trattandosi di temi di relativa semplicità teoretica, come i temi riguardanti la vita, l’aborto, l’eutanasia, il trattamento dei malati, il rispetto della vita malata e dei portatori di handicap. Per esemplificare, ha riferito che «Un docente di un’università italiana afferma che lo Stato deve promuovere l’eutanasia prenatale dei feti malformati a prescindere dalla gravità della malformazione. Ovviamente, in nome della libertà, non si è obbligati a praticare l’aborto eugenetico, ma la madre che voglia tenere il figlio, dopo che la diagnosi prenatale ha evidenziato una patologia che potrà segnarne la vita, non dovrà chiedere il sostegno dello Stato. Ecco la lacerazione morale: è come se, attraverso la bioetica, si sia insinuato nella coscienza collettiva qualcosa che deforma atteggiamenti di carattere morale, che si ritenevano consolidati da secoli e, forse, una comune condivisione di valori è già definitivamente venuta meno». LA VITA UMANA È UN BENE O NO? L’EUTANASIA NON È LA RISPOSTA Constatato poi che in Italia l’aborto è legalizzato da vari decenni, che da un decennio in Olanda - da poco in Belgio e in altri paesi, in modo più o meno mascherato - è legalizzata l’eutanasia e, soprattutto, che è ormai opinione diffusa che avere figli non è un bene morale ma una scelta soggettiva, il relatore ha osservato che alla radice delle questioni bioetiche c’è il problema antropologico se la vita umana è un bene, o no. Al di là della risposta - per quella cristiana si veda l’enciclica Evange- MORBEGNO L’INCONTRO SULLA BIOETICA CON IL PROFESSOR FRANCESCO D’AGOSTINO Si tratta di una questione molto delicata, che smuove le coscienze e chiede riflessioni serie a cura di PIERANGELO MELGARA lium vitae di Giovanni Paolo II -, c’è anche una prospettiva antropologica che in un certo senso la precede. Infatti, «O riteniamo che la vita è non solo un bene, ma il paradigma di tutti i beni - ha spiegato D’Agostino -, e quindi vivere ha un senso profondo e irriducibile, oppure entriamo in una prospettiva tragica, pessimistica, negativa, che è quanto di più triste ed angosciante si possa immaginare». È la grande acquisizione della psicanalisi, che con Freud ha spiegato che nell’uomo esistono pulsioni di vita e di morte. Queste vanno tenute a freno, altrimenti la perdita di senso della vita si manifesta con il suicidio, il sadismo e forme grottesche di libertinismo, o di attaccamento ai beni terreni. Sono pulsioni demoniache, come quella di Mefistofele che nel Faust di Göthe afferma: “tutto ciò che esiste merita di essere distrutto”. «O siamo convinti di doverci opporre alla pulsione di morte - ha concluso -, o i dibattiti di bioetica sono forme di divertissement intellettuale prive di autenticità». Peraltro, sembra molto difficile contrastare pressioni di tipo ideologico come lo spot dei radicali a favore dell’eutanasia, in cui ricorre una variante dell’argomento usato all’epoca del dibattito sull’aborto: “Nessuno obbliga a scegliere l’eutanasia, ma nessuno deve contrastare chi desidera optare per la morte, quando le sofferenze diventano insopportabili”. In altre parole, ognuno è autonomo e deve poter scegliere il proprio stile di vita, senza normative che vincolino, o reprimano. Qui sta forse il cuore del dibattito biopolitico: detto sì alla libera scelta della donna per l’aborto, perché non dire sì anche alla morte con l’eutanasia? Come l’aborto, anche questa viene presentata come l’unica risposta degna in situazioni strazianti di malattia ter- minale. In realtà, è una trappola pietistica, perché l’eutanasia non corrisponde, né costituisce l’unica, vera soluzione a situazioni estreme di dolore. La moderna medicina palliativa è capace di rendere sopportabili e vivibili - salvo casi statisticamente irrilevanti - le sofferenze indotte da qualunque male, in particolare dalle malattie terminali. La controprova viene dalle leggi olandesi e belghe, dove si fa riferimento a situazioni di carattere generale. «In Olanda, l’eutanasia si applica sia per il dolore fisico che per quello psichico: si sopprimono i malati terminali ogni qualvolta i medici ritengano che non abbiano più voglia di vivere; chi si sente solo e depresso può chiedere l’eutanasia; di fatto, per un terzo è praticata su malati psichiatrici e di recente la si sta estendendo a livello pediatrico, senza più una scelta libera e autonoma, ma delegando ai genitori di interpretare quella che potrebbe essere la volontà del bambino se fosse in grado di manifestare la sua volontà. È chiaro che si cade nell’ideologia pura, se non nell’ipocrisia». I DIRITTI UMANI FONDAMENTALI NON SONO SOGGETTI AL VOTO L’argomento dell’autonomia, che pur sembra molto convincente - tu fai le tue scelte, non impedire a me di fare le mie -, in realtà è vuoto e deve il suo prestigio all’ideologia politica liberale dominante oggi anche al di fuori dell’alveo politico. «Infatti, mentre è legittimo e più che giusto votare su questioni economiche e sociali ha spiegato D’Agostino come il sistema tributario, le scelte di investimento sul territorio nazionale, il decentramento, il federalismo, il contingentamento degli extra-comunitari, ecc., non c’è libertà di voto sui diritti umani fondamentali. Guai se fossimo chiamati a votare sui diritti dei portatori di handicap, sul diritto alla salute o all’istruzione, sul diritto alla famiglia, alla libertà di pensiero! Oggi, invece stiamo facendo rientrare nell’autonomia dei genitori scelte di tipo eugenetico a carico dei figli, e nell’autonomia della donna, o della coppia, la decisione se dare o no la vita a un figlio». Con la legge 194 ogni anno in Italia si fanno 156.000 aborti nessuno dei quali è veramente terapeutico, perché la medicina ha praticamente risolto i casi in cui la vita della madre è davvero a rischio. Nella stragrande maggioranza si tratta di aborti di feti sani. E questo accade in un paese con un enorme bisogno di mano d’opera, soddisfatto dagli extra-comunitari che giungono annualmente in Italia in numero pari a quello degli aborti. Se poi si guarda la prospettiva demografica - che non è né cattolica, né religiosa -, si trova che l’invecchiamento della popolazione sta alterando i rapporti tra le fasce d’età così che tra vent’anni in Italia gli ultrasessantenni saranno più numerosi dei giovani con meno di diciotto anni e il paese non avrà più le risorse economiche per garantire alla terza età il diritto alla salute e all’assistenza. L’equilibrio antropologico richiede che gli uomini facciano figli, perché gli anziani possano essere accuditi dai giovani, secondo il modello antropologico di tutti i tempi, che solo negli ultimi anni è andato in frantumi. Questo è forse è il punto cruciale di ogni biopolitica, perché se continua l’attuale trend, l’invecchiamento della popolazione è inevitabile: la demografia è matematica e non un’opzione ideologica. Bisogna perciò prendere sempre sul serio la difesa della vita, non solo in casi estremi come l’aborto, l’eutanasia, il fine vita, altrimenti sarà molto difficile immaginare che la specie umana possa permanere nella sua identità relazionale e solidale, punto su cui si addensano preoccupazioni ed angosce. Tuttavia, ben pochi ci pensano, men che meno il mondo politico, troppo preso da calcoli di brevissimo periodo. VERSO UNA MORTE SEMPRE PIÙ BUROCRATIZZATA Riprendendo il tema principale, D’Agostino ha fatto notare che nei paesi che hanno legalizzato l’eutanasia o forme di paraeutanasia, la fine della vita umana sta assumendo un carattere rigidamente burocratico. Infatti, mentre ormai si muore soprattutto da anziani per malattie degenerative che richiedono lunghe degenze, ecco che diviene pratica standardizzata in protocolli, neppure nascosti, che a questi cittadini le cure sono ridotte, o addirittura sospese, nonostante che la salute sia un diritto fondamentale non legato a distinzioni di età e la nostra Costituzione lo riconosca a tutti, non solo ai cittadini. Siamo alla vigilia di un sistema in cui la morte viene gestita dal sistema o- spedaliero con criteri burocratici che non considerano più il diritto alla salute, ma la reattività media statistica alle terapie. Il paradosso è che, quanto più è probabile una guarigione spontanea, tanto più si è curati dai medici, mentre, quanto più questa è improbabile, tanto più il medico si disinteressa. È un contesto inquietante che tentiamo di rimuovere, incentrando l’attenzione su questioni bioetiche come la clonazione, l’ibridazione degli embrioni e forme straordinarie di trapianto (arti, mano, faccia), mentre sui classici della bioetica è in atto una battaglia ideologica che ha per oggetto leggi come quella sulla procreazione assistita (legge 40), o il disegno di legge già approvato al Senato sul fine vita e la medicina palliativa. Si deve scegliere se riconfermare il principio della medicina ippocratica, secondo cui il medico ha il dovere di essere sempre al servizio della vita (nel giuramento Ippocrate il medico si impegnava esplicitamente a non procurare aborti), o assumere il nuovo e problematico ruolo del medico al servizio della volontà del paziente, che può chiedere di essere curato, ma anche abbandonato, o ucciso. Tra i due modelli non c’è mediazione possibile. Nella più benevola delle ipotesi, nel secondo caso ci si trova di fronte a un’ingenuità abissale, perché rarissimamente la volontà del paziente è lucida, informata, competente, intrepida, così da saper dare direttive al medico: nella maggioranza dei casi la persona è impaurita, fragile, pronta a credere a tutto, purché ci si prenda cura di lei. Chiedere che il medico sia l’esecutore delle volontà del paziente può portare persino a conseguenze drammatiche, come la compravendita di organi, a pratiche di medicina estetica o sportiva estrema, come nel caso del palestrato che vuole semplicemente che il suo corpo si gonfi in forme obiettivamente grottesche. Se il criterio è che il medico fornisce le prestazione che l’utente gli chiede, non ci sono più limiti. La capacità della medicina attuale di intervenire sul corpo umano anche sano, per potenziarlo e deformarlo è letteralmente incalcolabile, ma queste sono forme di strumentalizzazione della medicina: qui il medico non è più colui che cura le malattie, ma il tecnico del corpo umano. Siamo, dunque, a un bivio: da una parte la medicina ippocratica che resiste nel dire che l’atto medico deve intervenire soltanto per guarire la malattia, o per alleviare le sofferenze della persona; sul versante opposto sta chi sostiene che ciascuno può autodeterminarsi e ottenere dai medici le prestazioni che vuole, i quali sono ogni giorno di più tentati di ottenere lauti guadagni con pratiche che hanno sempre meno un carattere nobilmente scientifico, ma sempre più di manipolazione. P A G I N A CRONACA BassaMediaValtellina IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 29 DELEBIO IL SODALIZIO RACCOGLIE 115 ASSOCIATI DÀ LAVORO A OLTRE MILLE PERSONE PER 165 MILIONI DI EURO Confcooperative in assemblea ’ L Autenticità Cooperativa costituisce veramente un valore per l’impresa ed una ricchezza per il territorio. Con questa indicazione si chiude l’Assemblea di Confcooperative Sondrio tenutasi sabato 27 novembre a Delebio, occasione per riflettere sul mondo della cooperazione locale inserita in un contesto globale. L’assemblea, presieduta da Attilio Tartarini, presidente di Confcooperative Sondrio alla presenza di oltre un centinaio di cooperatori e di diverse autorità locali, è stata caratterizzata dagli interventi di Emanuele Bertolini, presidente della Camera di Commercio di Sondrio e di Carlo Borzaga importante studioso di impresa sociale, oltre che dalla chiusura di Vincenzo Mannino Segretario Generale di Confcooperative. Le cooperative operano con una importanza determinante in alcuni settori della realtà economica e sociale della provincia di Sondrio, in particolare nel comparto agricolo ed in quello dei servizi sociali. Si apre così l’intervento di Attilio Tartarini, il quale sottolinea il fatto che le cooperative rappresentano una importante realtà economica che da sempre intende coniugare il bene dei propri soci con il bene comune, la crescita della società con il servizio al territorio. Questa peculiarità della cooperazione è tanto più importante in questa nuova fase della crisi economica globale, in cui sta riprendendo forza l Centro Servizi per il Volontariato Lavops, all’interno dell’iniziativa di promozione del volontariato Io ci sono, su bando della Fondazione ProValtellina ed in collaborazione con la cooperativa sociale Insieme, promuove sabato 11 dicembre dalle ore 9.30 alle 12.00 presso la Sala delle Acque del BIM in Lungo Mallero Diaz 18, a Sondrio, l’incontro di sensibilizzazione al volontariato per neopensionati Terza età attiva. I Si tratta della prima tappa di un percorso che prevede l’attivazione nel 2011 di un corso di formazione sul “far volontariato” e la possibilità di svolgere un’esperienza concreta all’interno delle organizzazioni del territorio. Relatore dell’incontro sarà il dottor Sergio Silvotti, portavoce del Forum del Terzo Settore della Lombardia. «Il sistema delle risposte ai desideri e ai bisogni delle persone non può più fare a meno del loro contributo volontario. Di contro, è necessario che anche le istituzioni favoriscano l’autonoma iniziativa dei cittadini. – sottolinea chi sostiene che non si è fino in fondo imprenditori se non si persegue unicamente la massimizzazione del profitto. Siamo convinti invece, prosegue il presidente di Confcooperative Sondrio, che si possa fare impresa anche perseguendo fini di utilità sociale e con uno sguardo più aperto allo sviluppo integrale del territorio. Emanuele Bertolini, presidente della Camera di Commercio di Sondrio, ha tracciato un quadro del sistema delle imprese valtellinesi, sottolineando come le peculiarità del tessuto produttivo locale, caratterizzato da piccole imprese e da una notevole diversificazione dei prodotti e servizi offerti, abbia costituito un vantaggio in questa difficile fase congiunturale. Le indicazioni strategiche che arrivano dall’Ente Camerale per le imprese del territorio per poter affrontare meglio le sfide del futuro, e che la cooperazione locale sta facendo proprie, sono: - importanza delle aggregazioni fra imprese, soprattutto nel comparto agricolo; - valorizzazione delle produzioni locali come prodotti di uno specifico territorio; - sviluppo, innovazione e internazionalizzazione delle imprese. La Valtellina e Valchiavenna, conclude Bertolini, va “venduta” tutta insieme. Carlo Borzaga, docente di Politica Economica della Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Trento ha sviluppa- to una relazione sulla autenticità cooperativa, tema centrale della assemblea. Partendo dal contesto socio economico globale e alla luce della crisi in atto che sta determinando nuovi scenari ed equilibri con uno spostamento verso oriente del baricentro dell’economia e della finanza, Borzaga ha sottolineato quanto la formula cooperativa pura che si basa sulla mutualità sia in grado di meglio far fronte alla nuove sfide di mercato. La crisi in corso è figlia della teoria liberista secondo cui il mercato si regola da solo nel momento in cui ciascuno cerchi di massimizzare i propri interessi. L’unica forma di impresa ammissibile sembrerebbe quindi essere quella capitalistica, con buona pace per la formula cooperativa. In questi anni ci si è però accorti che a fronte di un arretramento generale della economia, alcuni attori dell’economia e della finanza che non si rifanno pienamente alle teorie liberiste (Banche Popolari, Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, il mondo della cooperazione nel suo complesso) hanno risentito meno della crisi. Da ciò emerge che è opportuno che vi sia un mercato con una maggiore pluralità di soggetti, in cui convivano forme di impresa diverse in funzione dello scopo che ci si deve prefiggere: quindi impresa capitalistica nel momento in cui si voglia massimizzare la remunerazione del capitale e impresa cooperativa per la massimizzazione dello scambio mutualistico, che si traduce in maggiori opportunità di lavoro, maggiore remunerazione delle produzioni agricole conferite in azienda, etc. Le sfide che la cooperazione è chiamata ad affrontare possono quindi essere così riassunte: accrescimento complessivo del sistema della cooperazione in una logica di rete e capacità di saper cogliere le nuove opportunità che stanno emergendo, soprattutto nel campo dei servizi alla persona, in una logica di sussidiarietà con l’ente pubblico. Hanno fatto seguito una serie di interventi da parte delle autorità intervenute e di alcuni cooperatori. In particolare Severino De Stefani, assessore alla agricoltura SONDRIO SABATO 11 DICEMBRE L’INCONTRO PRESSO IL CSV-LAVOPS Terza età attiva nel volontariato che non necessariamente hanno a che fare con l’ambito di intervento dell’associazione (esempio nell’area contabile, fiscale, accompagnamento, lettura, insegnamento, piccole manutenzioni…). Nel 2011, in parallelo al percorso di formazione per i neo pensionati, sarà attivato un percorso rivolto e vicepresidente della Amministrazione Provinciale di Sondrio, ha sostenuto l’importanza di operazioni di aggregazione fra le cooperative, in particolare nel settore lattiero-caseario e ortofrutticolo; ha inoltre sottolineato l’importanza sempre maggiore rivestita dalla cooperazione sociale ora che l’ente pubblico arretra sempre più nella erogazione di servizi alla persona, concetto ripreso da Massimo Bevilac-qua, presidente di Solco Sondrio. Giuliano Paleari vice presidente della Unione provinciale di Lecco di Confcooperative ha illustrato brevemente la proficua collaborazione fra le Unioni Provinciali di Sondrio e Lecco di Confcooperative che ha portato alla costituzione di Helios, gruppo cooperativo paritetico fra i centri servizi delle due organizzazioni, allo scopo di valorizzare appieno le competenze interne ed aumentare e diversificare i servizi offerti alle cooperative associate. Ha concluso i lavori Vincenzo Mannino, segretario generale di Confcooperative il quale, supportato anche dai dati e dalle relazioni che hanno preceduto il suo intervento, ha sottolineato come le cooperative da sole sono troppo piccole per poter reggere le sfide della globalizzazione e le burrasche della crisi; tuttavia se operano con vero spirito mutualistico rappresentano una realtà che meglio di altre è in grado di affrontare le attuali sfide in termini economici ed occupazionali. alle organizzazioni di volontariato sull’accoglienza dei nuovi volontari così da preparare la fase di stage/tirocinio nelle associazioni. Ultima azione del progetto sarà la realizzazione di una banca dati on-line per incrociare domanda/offerta delle associazioni che cercano volontari e delle persone che hanno voglia di sperimentarsi nel volontariato. Per informazioni: telefono 0342-200058, mail [email protected]. VOLONTARI E AIUTI PER IL CARCERE DI SONDRIO Silvotti – Serve un cambiamento culturale, il sistema pubblico è in crisi e deve domandarsi come può sostenere i cittadini affinché diano il loro contributo. Ogni persona dev’essere consapevole di rappresentare una risorsa e non solo una domanda o un nuovo bisogno al quale lo Stato deve rispondere e lo stesso devono fare le istituzioni». «Vogliamo partire dalle persone – spiega Gino Pedrotti, responsabile Formazione di Lavops – facendo un focus sulla Terza Età per dare la possibilità a chi si avvia ad una nuova fase della vita di sperimentarsi e di reinvestire le proprie risorse mettendo a disposizione le competenze sviluppate negli anni». L’iniziativa nasce dall’idea di attivare un processo di incontro tra la disponibilità di persone da poco in pensione (o che raggiungeranno a breve questo traguardo della vita) che hanno sviluppato sul lavoro, nel tempo libero e/o in famiglia determinate capacità e le esigenze espresse da alcune organizzazioni di volontariato di allargare la propria base associativa con nuovi volontari e di poter disporre di competenze varie Anche questo anno l’associazione di volontariato Quarto di Luna in collaborazione con la Bottega della Solidarietà di Sondrio propone ai cittadini l’acquisto di caffè, pasta e prodotti per l’igiene personale, biscotti e caramelle da donare ai detenuti della Casa Circondariale di Sondrio in occasione delle feste di Natale. Basta recarsi al punto vendita di via Piazzi a Sondrio e chiedere alle volontarie di aderire alla raccolta. Entro il 18 di dicembre i prodotti raccolti verranno portati dai volontari in carcere e donati ai detenuti nell’incontro del 21 dicembre. Per informazioni: Alberto Giustolisi, telefono 335-8456394, luna.quarto @gmail.com. AUMENTI PER GLI INFERMIERI Dopo tre anni di trattative è stato raggiunto un accordo in base al quale verranno distribuiti a 2.750 lavoratori dell’Azienda Ospedaliera 3,2 milioni di euro fra progressione di carriera e produttività. P A G I N A 30 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 SONDRIO OLTRE 400 LE MAMME CHE PRESSO IL PRESIDIO DEL CAPOLUOGO HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA Donare il cordone ombelicale ’ L Ostetricia di Sondrio in prima linea nella donazione solidaristica di “cordoni ombelicali”. «Quest’anno – spiega Stefano Landi, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia – , nel solo presidio ospedaliero di Sondrio, sono state oltre 400 le mamme che hanno chiesto di donare il sangue del loro cordone ombelicale, compiendo così un grande gesto d’amore e di solidarietà nei confronti di bambini bisognosi di cure. Nel sangue prelevato dal cordone ombelicale, infatti, sono contenute le cellule staminali che rappresentano una risorsa preziosa per la cura di gravi malattie del sangue e del sistema immunitario, come ad esempio le leucemie, i linfomi, alcune forme di talassemia, e tante altre patologie. Il prelievo viene effettuato dopo il parto e non interferisce con le normali procedure assistenziali, avviene cioè in completa sicurezza e nel pieno rispetto della salute della mamma e del bambino». «La Milano Cord Blood Bank (IRCCS Cà GrandaOspedale Maggiore Policlinico) - prosegue Landi -, ovvero la “Banca” alla quale la nostra azienda ospedaliera affida le do- nazioni effettuate, sottopone i propri centri a rigidi controlli periodici e garantisce un elevato livello qualitativo per quel che riguarda le raccolte di sangue da cordone ombelicale. Nonostante i criteri di esclusione molto selettivi, che purtroppo non consentono a tutte le mamme che ne fanno richiesta di poter donare il sangue del proprio cordone ombelicale, sono stati salvati fin’ora con il nostro sangue 8 bambini. Nell’ultimo anno, il presidio ospedaliero di Sondrio vanta un notevole incremento del numero delle donazioni idonee: ben 122, rispetto alle 73 del 2009. Questo importan- tissimo risultato, che pone Sondrio ai primi posti tra gli ospedali donatori in Lombardia, è stato raggiunto anche grazie all’impegno e alla motivazione del gruppo delle ostetriche, che a titolo gratuito si dedicano a questo progetto fin dal 2001. Ciò permette alle mamme di donare il sangue del cordone ombelicale 7 giorni su 7 a qualunque ora del giorno e della notte. Un sentito ringraziamento a tutte le mamme che decidono di donare il sangue del loro cordone ombelicale da parte di tutti noi, e dalle famiglie degli 8 bambini che con il vostro aiuto abbiamo salvato. SONDRIO FONDAZIONE PRO VALTELLINA SERATA SOLIDALE A NOVATE MEZZOLA Una serata rivolta al solidale, quella avvenuta sabato scorso all’oratorio di Novate Mezzola. La popolazione di Novate è da sempre molto attenta alle esigenze del sociale in particolare nei confronti di opere missionarie. Ospiti degni di una serata musicale di alto livello, i coristi del “Coro Nivalis” gruppo vocale maschile nato nel 1964 a Chiavenna e diretto da Leonardo Del Barba dal 1988, già corista del Nivalis da oltre trent’anni, fondatore e direttore della Corale Polifonica di Prosto di Piuro, storico borgo a due passi dalla città del Mera. Il loro repertorio spazia dal canto classico di montagna al canto popolare tradizionale e moderno, al canto polifonico sacro e profano. La serata missionaria è stata promossa dall’Asci (Associazione Solidarietà e Cooperazione Internazionale) Don Guanella, finalizzata alla raccolta di fondi destinati alla missione di Kinshasa in Congo. L’occasione è nata da un componente del coro, Simone Del Barba che, in occasione del suo matrimonio con Elisabetta (Betty) in viaggio di nozze si sono recati presso la missione dove hanno incontrato padre Mauro Cecchinato, originario della Provincia di Varese. Il sacerdote ha avuto, durante il periodo di seminario, una esperienza positiva presso la parrocchia di Novate Mezzola e ciò l’ha fatto apprezzare da tutti coloro che in quel periodo l’hanno conosciuto. «È stata una serata molto piacevole - ha detto Simone - il teatro dell’oratorio era pieno come sempre in queste circostanze. Un doveroso grazie alla popolazione che, come in tante altre occasioni, ha saputo apprezzare l’iniziativa con generosità». ROBERTO CARENA Progetti cultura-didattica ono 15 i progetti aggiudicatari dei complessivi 100 mila euro messi a disposizione dal bando “Forme e strumenti per la cultura e la didattica”, promosso congiuntamente, nel luglio scorso, da Pro Valtellina e Fondazione Gruppo Credito Valtellinese. Temi del bando la cultura e la didattica in tutte le loro forme, sia innovative sia tradizionali, con uno scopo dichiarato: favorire la crescita culturale puntando sulla creatività e l’interdisciplinarità. Trentatré le scuole e le associazioni partecipanti, a conferma dell’interesse suscitato dagli ambiti individuati. I contenuti delle richieste hanno rivelato progettualità innovative che puntano sul coinvolgimento della comunità locale. Motivi di soddisfazione per i due organismi filantropici valtellinesi, arrivati al terzo bando congiunto, che, di anno in anno, vedono crescere attenzione e spirito d’iniziativa. “La risposta del territorio S è l’aspetto che maggiormente ci gratifica – sottolinea il presidente della Pro Valtellina Marco Dell’Acqua –: il nostro ruolo è quello di individuare i bisogni e di mettere a disposizione i necessari strumenti erogativi, ma è compito delle associazioni, degli Enti Pubblici, delle scuole e delle Parrocchie, trasformare i buoni propositi in idee progettuali e in iniziative concrete che riescano a coinvolgere la comunità locale e a rispondere concretamente alle sue richieste. I numerosi progetti che ci sono stati sottoposti e l’elevato livello dei contenuti confermano che tutto ciò sta avvenendo: il nostro impegno sarà dunque quello di trovare risorse sufficienti per rispondere alle sollecitazio- ni di coloro i quali operano con passione e dedizione per la crescita sociale e culturale della nostra provincia”. “La Fondazione opera in campo culturale e sociale in Provincia di Sondrio da oltre dodici anni - dichiara il presidente Angelo Palma –, sia direttamente progettando e realizzando iniziative espositive e di formazione sul territorio, anche proponendo progetti innovativi in campo orientativo e didattico per i giovani, sia finanziando con erogazione di contributi gli enti e le associazioni che su base volontaria propongono attività a beneficio della collettività. La collaborazione con Pro Valtellina, utilizzando lo strumento dei bandi congiunti, è certamente un modo efficace per stimola- re ulteriormente le risposte ai bisogni espressi dalla comunità e consentirne sinergicamente il soddisfacimento”. Sulla base dei requisiti espressamente previsti dal bando sono state valutate positivamente le iniziative di largo respiro, con ampie ricadute sul territorio, che prevedono forme di collaborazione tra i diversi organismi e la presenza di volontari. Quindici contributi, compresi fra 1500 e i 13 mila euro, per consentire la realizzazione di progetti molto diversi tra loro per settori e finalità: dalla musica al turismo culturale, dai laboratori per i ragazzi agli spettacoli di danza, dalla multimedialità alla fruizione culturale, ma anche l’ambiente e le attività di informazione e divulgazione. L’elenco dei beneficiari è pubblicato sui siti internet delle due fondazioni: www. provaltellina.org e www.creval.it. È PARTITO IL TRENO DELLA NEVE È partito venerdì 3 dicembre il Treno della Montagna, il nuovo servizio di TrenitaliaLeNord dedicato agli appassionati della montagna che permette di raggiungere da Milano le più belle località della Valtellina comodamente in treno + navetta (per l’ultima tratta, da Tirano alle stazioni sciistiche di Chiesa in Valmalenco, Bormio e Aprica). ORARI ERA PARTE DI UNA GRANDE FAMIGLIA SONDRIESE LA SCOMPARSA DI DON ANGELO VIGANÒ Il 22 novembre il Signore ha chiamato a sé il sacerdote salesiano don Angelo Viganò. Famiglia straordinaria la sua: tre fratelli salesiani, una sorella, suor Dina, canossiana morta in giovane età. Una vicenda unica nella Congregazione salesiana: ci fu un periodo in cui, negli stessi anni, don Francesco era direttore nella casa salesiana di Treviglio, don Angelo era Ispettore della regione Lombardia-Emilia e don Egidio era Rettor Maggiore della Congregazione. La famiglia Viganò si era stabilita in una zona popolare di Sondrio. Da questa terra, i tre fratelli partirono con entusiasmo, nel nome di don Bosco, conosciuto per l’opera salesiana nella città e sotto la guida di un altro stimato salesiano, direttore dell’oratorio, don Luigi Borghino (del quale a gennaio ricorderemo i 50 anni dalla morte). Don Angelo è stato uomo appassionato del carisma di don Bosco, intelligente nel tradurlo nelle opere, sapiente nello svilupparle, innamorato dell’impegno educativo, coraggioso nel trovare le strade per attualizzare lo spirito del nostro fondatore. È stato direttore di case, direttore della libreria LDC, ispettore nella nostra regione, poi nel Piemonte. Don Angelo è stato anche un miracolato. Il tumore all’intestino con le metastasi diffuse aveva fatto dire ai medici: «Non arriva a domani». Era il mese di luglio del 1980. Negli ultimi anni, ha attraversato il periodo della malattia e della sofferenza, che pian piano gli avevano tolto tutte le forze. Il suo funerale è stato l’occasione per una folta partecipazione di confratelli che si sono stretti attorno al fratello don Francesco, nel ringraziare insieme il Signore per aver dato la splendida famiglia Viganò alla Congregazione e alla Chiesa. DON FRANCO RUSTIGHINI Il servizio è attivo nel fine settimana con tre collegamenti in andata da Milano a Tirano (il venerdì sera, il sabato e la domenica mattina) e due per il ritorno (sabato e domenica pomeriggio). I biglietti si acquistano on line sul sito www.storeval tellina.it; chiamando il numero verde 800.500.005 (attivo tutti i giorni dalle ore 7.00 alle ore 21.00) o recandosi al customer care presso la stazione Ferrovie Nord di Milano Cadorna e si ritirano a bordo. È possibile scegliere tra 3 pacchetti: Basic (solo trasporto o trasporto + skipass), Family e Group, che prevedono riduzioni per chi viaggia in famiglia o in gruppo. I DETTAGLI DEL SERVIZIO A partire dal 3 dicembre e fino al 27 febbraio 2011, ogni venerdì, sabato e domenica sarà possibile raggiungere le principali località sciistiche della Valtellina da Milano utilizzando un servizio treno + bus, a cui poter associare l’acquisto dello skipass a condizioni favorevoli. Il servizio prevede tre stazioni di partenza possibili (Milano Centrale, Monza, Lecco) con relative coincidenze degli autobus nelle stazioni di Colico, Sondrio e Tirano per raggiungere i cinque comprensori sciistici attivi in Provincia di Sondrio: Madesimo (raggiungibile da Colico), Chiesa Valmalenco (raggiungibile da Sondrio), Aprica e Bormio (raggiungibili da Tirano). I treni oggetto del pacchetto verranno effettuati con un materiale rotabile di elevata qualità; si tratta del nuovo treno Flirt prodotto dalla azienda svizzera Stadler, già utilizzato da Tln in accordo con Tilo (joint venture 50% Trenitalia- Ferrovie Federali Svizzere) su alcune linee pendolari in Regione Lombardia, appositamente predisposto con le rastrelliere per il posizionamento delle attrezzature sciistiche e con un servizio di catering e degustazione prodotti tipici durante il viaggio. IL TRENO Il treno Flirt (Fast Light Innovative Regional Train) è un moderno treno elettronico, composto e costruito in Svizzera. Il rotabile ha la caratteristica di essere a spazio continuo unificato per tutta la lunghezza: l’ambiente è climatizzato e i servizi sono a circuito chiuso e attrezzati per i disabili. Questo tipo di treno, nato nel 2004, è stato fornito alle Ferrovie Federali Svizzere per le reti regionali e locali e, in un secondo tempo, è stato acquisito anche in Italia. Per maggiori informazioni: http:// www.trenitalialenord.it/il-servizio/treno-montagna.aspx. P A G I N A 31 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 11 DICEMBRE 2010 L’AFFAIRE WIKILEAKS DONGO IMBARAZZO MONDIALE I Wikileaks.org è certamente il sito internet più noto (e cliccato) di queste settimane. Con le sue rivelazioni sta facendo parlare l’opinione pubblica di tutto il pianeta e sta causando non pochi grattacapi a buona parte delle cancellerie e dei diplomatici dei Paesi più importanti sulla scena della politica internazionale. L’imbarazzo è generale e ad esso si intreccia anche il sospetto di manovre occulte e mandanti “eccellenti”. Insomma, gli ingredienti della storia perfetta per occupare l’attenzione del mondo dell’informazione ci sono tutti: spionaggio, politica e gossip. Tutto ha inizio intorno alle 22 del 29 novembre scorso, quando Julian Assange, fondatore del sito, inizia a rendere disponibili on line 250 mila documenti riservati raccolti da fonti anonime delle ambasciate Usa. Una mole di documenti enorme, che spazia dai giudizi sul primo ministro italiano all’attacco della Cina contro Google... Il governo statunitense ha preso la vicenda molto sul serio ed ha avviato tutte le contromosse del caso. Il senatore Joe Lieberman e i colleghi repubblicani John Ensign e Scott Brown hanno presentato una proposta di legge per facilitare azioni giudiziarie e attacchi informati- ci contro Julian Assange e Wikileaks. Mentre il presidente Usa, Barack Obama, ha annunciato di aver affidato a Russell Travers, attuale vicedirettore del centro informativo dell’antiterrorismo, l’incarico di “preparare e applicare le riforme strutturali la cui necessità è stata messa in luce dalle fughe di notizie di Wikileaks”. L’obiettivo è correggere un sistema informatico in uso tra i diversi Dipartimenti statunitensi per la condivisione delle informazioni, che potrebbe essere una delle falle usata da Assange per reperire le informazioni. Ma cos’è wikileaks.org e chi è il suo fondatore? Il sito è diventato noto all’opinione pubblica quando Steven Aftergood, curatore di Secrecy News, rivelò di aver ricevuto la richiesta di farvi parte in veste di consulente. Leak (fuga di notizie) è il nome ed il programma del sito gestito da Assange (attivista del web, giornalista ed editore, che fondò l’Isp australiano Suburbia nel 1993, CONTERTO NATALIZIO con l’intento di fornire una voce libera e indipendente alle notizie): rendere pubbliche le informazioni tenute nascoste dai governi. E per il momento sembra che Wikileaks, gestito con 5 giornalisti e una rete di “gole profonde” garantite da un sistema automatico e anonimo di messa a disposizione dei file scottanti, sembra stia riuscendo nella sua missione. Al momento sono circa 1,2 milioni i documenti presenti su Wikileaks, ma i rumors parlano di tre milioni in arrivo. Un successo pagato a caro prezzo. Assange è attualmente ricercato dall’Interpol e il sito è stato prima sfrattato, da Amazon (i cui server ospitavano l’immenso archivio), poi da Tableau Software, sotto le pressioni di Joe Lieberman (presidente della Commissione del Senato americano sulla sicurezza nazionale). Infine, la società statunitense di gestione dei domini Everydns.net lo ha rimosso dalla Rete “a causa della massiccia offensiva di pirateria informatica”. Il sito è rimasto oscurato per 6 ore ed ora si può di nuovo accedervi attraverso l’indirizzo Wikileaks.ch. ANTONIO RITA Sciostakovic ELENA OREGGIONI Concerto il La minore, op 77 per violino e orchestra I l Concerto n. 1 in la minore, op. 77 per violino e orchestra di Dmitrij Sciostakovic (1906-1975), in origine pubblicato come op. 99, è stato composto fra il 1947 e il 1948, nel pieno della campagna ideologica promossa dal regime a sostegno del realismo socialista, nella quale il compositore si trovò, suo malgrado, coinvolto. Dedicato al celebre violinista David Oistrakh, il Concerto venne da lui eseguito, in prima assoluta, il 29 ottobre 1955 a Leningrado con l’orchestra locale diretta da Evgenij Mravinskij. E’ articolato in quattro movimenti. Si apre con un Notturno molto cantabile ed è il brano più complesso della composizione; traspare un certo influsso della musica di Bartok, specialmente nel modo di melodizzare del solista. Segue uno Scherzo dal carattere, definito dallo stesso Oistrakh, “demoniaco”. Viene citato, quasi letteralmente, il SCELTI PER VOI... p r i m o tema del terzo movimento della “Sinfonia n. 10, ALL'ASCOLTO op. 93” (1953). E’ evidente, in questo s e c o n d o GRAMMA tempo, una certa ironia e un tono grottesco. Il terzo movimento – Passacaglia – è armonicamente interessante e molto lirico per quanto concerne il violino solista. Mediante l’ampia cadenza del violino solista si collega direttamente alla Burlesque conclusiva, pagina dall’andamento travolgente. Nel discorso appare un’intonazione popolaresca in una lieta festosità di timbri e colori. I FILM PROGRAMMA “Note di speranza”, racconta una storia emozionante e commovente, ma al tempo stesso dolce e divertente. Il protagonista, Alex, un ingegnere italiano che lavora in Russia, si ritrova immerso in un mondo a lui estraneo: un vecchio ospedale pediatrico nel quale, nonostante le malattie e le difficoltà economiche, i bambini sognano una vita normale e serena. L’ultimo arrivato tra i giovani pazienti è Misha, che con la musica del suo violino dona ai nuovi amici delle vere e proprie note di speranza. Dopo aver scoperto l’esistenza di un piccolo auditorium, sono proprio Alex e Misha a lanciare l’idea di organizzare un concerto di Natale per raccogliere fondi a sostegno dell’ospedale. Il racconto ci trasporta nella dura realtà di questi bambini, enfatizzando sempre la gioia di vivere che caratterizza ciascuno di loro. Questi piccoli grandi eroi acquisiscono e regalano anche a noi adulti una rinnovata fiducia nel futuro. Un film pressoché sconosciuto per un natale diverso, inoltre parte del ricavato delle vendita del dvd sarà devoluto ad una organizzazione che lavora in Pakistan coi bambini disabili. GUIDA PEN TA a cura di ALBERTO CIMA CHIAVENNA SALE DELLA COMUNITA’ Un filo di perle musicali è ciò che offre la rinomata “International Piano Academy – Lake Como” in occasione delle festività natalizie. Sabato 11 dicembre, alle ore 21 presso la Sala Schnabel del Palazzo del Vescovo di Dongo, sarà possibile ascoltare un concerto alquanto insolito: sul palco si esibiranno gli allievi effettivi della prestigiosa scuola di perfezionamento presieduta da Martha Argerich, selezionati all’interno di una rosa internazionale di candidati. I giovani talenti, già affermati interpreti in carriera e vincitori di prestigiosi concorsi, propongono un momento musicale alla scoperta di un repertorio pianistico raffinato e di immediata fruizione appartenente a diverse epoche storiche. Nell’accogliente sala da concerto si esibiranno i pluripremiati: Alessandro Deljavan (Italia), il francese François Dumont, apprezzatissimo vincitore del quinto premio al concorso Chopin di Varsavia di quest’anno, Alessandro Taverna (Italia), Shiran Wang (Cina) e Lorenzo Cossi (Italia). L’ingresso è libero e seguirà un rinfresco aperto a tutti. 9 dicembre North Face 12-13 dicembre Benvenuti al Sud 18-19 dicembre La Banda dei Babbi Natale SONDRIO 9 dicembre Stanno tutti bene Invictus, Ultimo film di Clint Eastwood ( in attesa di vedere a breve il suo nuovo film), decisamente tra i migliori del regista. N. Mandela liberato dalla prigione diventa Presidente del Sud Africa e con la sua saggezza e lungimiranza cerca di sanare le ferite del passato e portare il paese alla riconciliazione. Attraverso anche il rugby, da sempre lo sport di bianchi e la collaborazione convinta del capitano degli Springboks ( la squadra leader) riesce nell’impresa. Un film di alto valore civile, coinvolgente dall’inizio alla fine con una regia equilibrata ed una interpretazione superba di Morgan Feeman e Matt Damon. Un inno alla capacita di ognuno di fare la differenza,alla libertà di determinare il proprio destino, una lezione morale per le nostre società assopite e rassegnate alla corruzione, al degrado morale e all’indifferenza. Una boccata d’ossigeno che in tempo di Natale non può che fare bene. a cura di TIZIANO RAFFAINI 11 dicembre The social network 12 dicembre Alvin Superstar The Social Network 13 dicembre The Social Network 14 dicembre Alcine in wolderland The Social Network 15-16 dicembre The Cocial Network 17-18-19 dicembre Uomini di Dio MENAGGIO 9 dicembre A natale mi sposo 10-11-12-13-14-16 dicembre Harry Potter 7 – I parte 17-18-19 dicembre Natale in Sudafrica ASTRA-COMO 9-10-11-12 dicembre Uomini di Dio 13-14-15 dicembre City Island 15-16-17-18 dicembre Incontrerai l’uomo dei sogni LIVIGNO 17 dicembre A Natale mi sposo 18 dicembre La banda dei Babbi Natale 19 dicembre Harry Potter 7 – I parte