se quindici anni vi sembran pochi

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se quindici anni vi sembran pochi
“Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata” Mt. 13,33
Mensile della comunità
pastorale S. Francesco di Melzo
N. 168 - Anno XV
Aprile 2016
1 Euro
“Il Lievito”:
se quindici
anni vi sembran pochi...
Il Lievito - N. 168
Anno XV - Aprile 2016
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Il Lievito - N. 168
Anno XV - Aprile 2016
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SOMMARIO
EDITORIALE............................................................... 03
- Il Lievito al 15° anno.
- Don Renzo ricorda...
- Il Lievito fermento di unità.
RUBRICA......................................................................... 04
- La Porta Santa a Caravaggio
- Uomini e donne di misericordia: Giusi Nicolini.
- Giubileo dell’ammalato a Melzo.
TESTIMONIANZE............................................... 09
- Testimonianze dalla Via Crucis cittadina:
• Consolare gli afflitti.
• Accoglienza.
• Consigliare e insegnare.
• Assistere i malati.
• Visitare i carcerati
MISSIONE...................................................................... 12
- Dal Brasile scrive don Davide.
- Ecco faccio una cosa nuova (blog di don Levi).
- Campo ferro 2016.
ATTUALITÀ.................................................................. 18
- Orari e servizi Acli.
- Dal XXX congrsso delle Acli milanesi.
- Rinnovo della presidenza Acli a Melzo.
CULTURA........................................................................ 21
- La mostra “Opus Florentinum”.
- Rubrica Qui si legge: “La bellezza disarmata”.
- Invito alla lettura.
EVENTI............................................................................... 25
- Anteurs du monde. La moda etica a Melzo.
- Le voci bianche della cattedrale Friburgo.
SPAZIO GIOVANI................................................ 26
- Missione Giovani.
- Tre giorni a Seveso.
- In ritiro a rezzato.
DALLE PARROCCHIE.................................... 29
- Orari S. Messe.
- Orari e servizi Caritas e CAV.
- L’A.s.d. Le Stelle vince il campionato CSI.
- Casa, cura, parrocchia.
- Gocce di spiritualità.
- Anagrafe parrocchiale.
“IL LIEVITO” mensile della Comunità pastorale
San Francesco in Melzo
Autoriz. Trib. MI n. 193 del 25.03.02
Direzione e Redazione: Melzo (MI)
e-mail: [email protected]
Direttore: don Carlo Cardani
Direttore responsabile: Eleonora Forloni
Assistente: don Domenico Debernardi
Stampa: Grafiche Migliorini s.r.l. 20066 Melzo (MI)
EDITORIALE
Al 15° anno!
Nonostante io sia da tempo, con mio grande
dispiacere, direttore responsabile non più “sul
campo” (espressione presa da Paolo Righini, tra le
colonne portanti di questi anni di lavoro e figura
di continuità e raccordo tra le varie direzioni e i diversi assistenti succedutisi), volentieri introduco a
questo numero così speciale perché rappresenta il
traguardo dei 15 anni del nostro mensile Il Lievito
che ha visto la luce per la prima volta nell’aprile
del 2002.
“Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare
è molto più che udire. L’udire riguarda l’ambito
dell’informazione; ascoltare, invece, rimanda a
quello della comunicazione, e richiede la vicinanza. L’ascolto ci consente di assumere l’atteggiamento giusto, uscendo dalla tranquilla condizione di spettatori, di
utenti, di consumatori. Ascoltare significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere umilmente le proprie capacità e i propri
doni al servizio del bene comune.” (dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la
50esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali).
Questa capacità di ascolto è ciò che sta alla base del lavoro che porta alla pubblicazione del nostro mensile: ascolto delle diverse realtà che rendono ricca la società
melzese, ascolto delle differenti anime che, ognuna attraverso il proprio carisma,
contribuiscono alla ricchezza della Chiesa melzese, ascolto della situazione politicosociale della cittadina di Melzo perché il cristiano non vive in una bolla di sapone
avulso dalla realtà circostante, ascolto delle varie idee, proposte, necessità che arrivano in redazione e che rappresentano le esigenze di comunicazione della realtà
che ci circonda. In questo riconosco davvero nelle pagine del Lievito il volto della
nostra Chiesa melzese, con tutte le sue variopinte anime. La vicinanza è un altro
tratto distintivo del mezzo comunicativo Il Lievito, che vuole avvicinare coloro che
partecipano alla vita della comunità melzese (e - perché no? - anche chi magari ne è
fuori) alle diverse iniziative, realtà, proposte spirituali e no, ai diversi temi e dibattiti
che aiutano la formazione di un cristiano. Vicinanza significa anche non far sentire
soli, farci sentire parte di una vera comunità che, con tutti i suoi difetti e problemi,
opera avendo nel cuore Cristo. A volte è necessario che le cose non solo vengano
fatte, ma siano anche raccontate perché le persone se ne sentano partecipi, questa
è proprio l’idea di un mensile che racconti la vita di una comunità. La condivisione
infine è nel DNA del Lievito, strumento che è nato proprio nel momento in cui si iniziava il difficile, ma entusiasmante percorso che ha portato all’unità pastorale melzese. Il Lievito è stato da subito – e non ha mai perso questo tratto distintivo – luogo
di lavoro unitario delle tre realtà parrocchiali, voce di tutti coloro che appartengono
alla Chiesa melzese…strumento di condivisione e comunione fattiva.
Altri, testimoni fin dalle origini, racconteranno in questo numero dei primi passi
de Il Lievito, a me invece viene naturale pensare a tutti i volti – che poi significa
storie e cammini di fede – che sono passati dalla redazione de Il Lievito o che hanno
collaborato a vario titolo e con diverso impegno. Arriviamo così all’ultimo spunto di
riflessione del Santo Padre: mettere umilmente le proprie capacità e i propri doni
al servizio del bene comune. Penso che questa abbondanza di capacità messe a
servizio della propria comunità sia una grande ricchezza per la Chiesa melzese e per
la città intera, ricchezza da coltivare e migliorare in continuazione.
Un ringraziamento quindi davvero necessario a coloro che, da lettori, seguono
l’attività di questo piccolo (come il lievito) strumento, ma dalle grandi (come il lievito) potenzialità, un grazie a coloro che operano ogni mese perché la comunicazione, così fondamentale nella nostra società, sia attiva e ben fatta anche all’interno
della comunità cristiana melzese. In fondo, il Vangelo stesso non si sarebbe diffuso
senza la capacità comunicativa di chi lo ha testimoniato, vissuto, ma anche predicato; a noi piace pensare di essere continuatori di quella capacità di trasmissione che
ha da sempre caratterizzato il cristianesimo.
Eleonora Forloni
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EDITORIALE
Don Renzo ricorda...
Ho vissuto quasi quindici anni della mia esperienza
sacerdotale a Melzo, un’esperienza che ha contribuito
ad allargare mente e cuore, soprattutto attraverso lo
scambio e l’amicizia con tante persone, ma anche nella
realizzazione di grandi progetti, primo tra tutti quello della preparazione dell’unità pastorale.
Le tre Parrocchie avevano, ognuna, un “giornalino”
proprio, e sembrava non facile arrivare a realizzare un
unico mensile per tutte e tre le comunità. C’è voluta pazienza, buona volontà e coraggio per vincere le difficoltà e gli ostacoli, ma il risultato dimostra che ne valeva
la pena. Il Lievito non è più solo un informatore parrocchiale, ma, grazie anche al lavoro attento dei Collaboratori, una pubblicazione formativa, capace di contribuire
alla formazione di chi legge. Lo spazio dato ad iniziative
ecclesiali e culturali, il racconto di esperienze dei giovani, l’apertura alla dimensione missionaria, l’approfondimento di temi importanti (come quest’anno il Giubileo)
l’hanno reso interessante, vivace, piacevole anche per
la buona scelta delle illustrazioni, per il formato, per la
cura della stampa.
Ancora una volta scopriamo che il coraggio può farci
raggiungere buoni risultati. È la parola di papa Francesco che ci incoraggia. Egli ripete frequentemente che
vuole una Chiesa in movimento, anche se questo comporta fatica, rischio, ed anche sbagli o fallimenti.
Il Lievito è testimonianza del cammino che sta compiendo la comunità cristiana di Melzo, ed io mi auguro
che possa continuare sempre meglio, grazie alla volontà di chi vi lavora in prima persona, ma necessariamente
con il sostegno e l’interesse dell’intera comunità. Questa pubblicazione può portare un non piccolo contributo
alla crescita umana e cristiana della comunità melzese.
don Renzo Marzorati
parroco dei SS. Alessandro e Margherita in Melzo
dal gennaio 1990 al settembre 2004 .
“Il Lievito”,
fermento
di unità
Quindici anni non sono
poi tanti, si tratta del bello
dell’adolescenza, che è un
tempo della vita sempre difficile perché si coltivano desideri da grandi, ma si fanno
i conti con i limiti dell’essere ancora ragazzini; ci si affaccia
alle grandi responsabilità della vita, ma non si ha cuore e
testa per assumersele tutte. E come quando non si vede un
adolescente per tanto tempo … fatico ad immaginare come
sia oggi il nostro Lievito. Posso solo raccontare come lo si
era pensato e voluto sul nascere. Complice fu l’intuizione
che la comunità cristiana melzese avesse la necessità di
ritrovarsi attorno ad uno strumento di comunicazione, che
esprimesse una posizione comune, che raccontasse la vita
delle nostre parrocchie, che potesse diventare luogo di incontro e di pensiero.
Potremmo anche immaginarlo come un aperitivo della
comunità pastorale, e come ogni anticipo già alludeva ad
un lavoro fatto insieme, ad un cammino condiviso, ad un
pensiero che chiedeva di essere costruito insieme nell’incontro e nel confronto. Non un semplice restyling organizzativo ma un progetto ambizioso, come del resto la comunità pastorale ebbe ad essere.
Il bello di questa esperienza fu il forte protagonismo dei
laici. E’ facile leggere tanti bollettini parrocchiali e accorgersi che sono l’espressione del pensiero unico di chi regge la
comunità, che scrive mille articoli e solo su invito a qualcuno è affidato qualche spazio per raccontare ciò che si è fatto o vissuto. Non così il nostro Lievito, che si volle riscattare
dal solo ruolo di bollettino parrocchiale (senza disdegnarlo
all’occorrenza) ma più ambiziosamente supponeva di poter
diventare luogo del confronto e del dibattito. Ricordo le sere
della redazione quando si discuteva lungamente sulla opportunità o no di inserire delle pagine centrali di Dossier che
dovevano approfondire temi scottanti o questioni aperte. Si
volle sempre il parere del parroco in apertura perché fosse
chiaro che la comunità cristiana era il contesto di questo
confronto.
Il titolo del resto la dice lunga … non ricordo esattamente
da dove venne, ma ho ben chiaro che subito fu accolto con
piacere perché non solo alludeva all’evidente compito di far
crescere la pasta della comunità civile e religiosa della nostra città, ma anche al fatto che non si pretendeva di avere
a disposizione potenti mezzi, ma si confidava più nella forza del pensare e del comunicare la vita che alla possibilità
del controllo dell’opinione pubblica.
Viviamo tempi difficili per perseguire progetti di questo
tipo, ma l’augurio è quello di custodire lo slancio delle origini, di tenere vivo un presente fatto di voglia di esserci e
di non smarrire l’orizzonte verso cui camminare. Come il
pugnetto di lievito, di evangelica memoria, far fermentare
tutta la pasta è un compito e lo dobbiamo ai nostri giovani
per non consegnare loro una fede fatta solo di devozioni
intimistiche.
don Angelo Cairati
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RUBRICA
Viaggio attraverso le Porte Sante
Basilica di Santa Maria del Fonte
in Caravaggio
Continua il nostro viaggio “giubilare” attraverso le Porte Sante a noi più vicine. In questo
numero raccontiamo la storia della Basilica
di Caravaggio, molto amata dai lombardi e
da tutta la nostra Comunità pastorale, tant’è
che l’annuale pellegrinaggio a piedi (si terrà
il 6 maggio) quest’anno assumerà un valore
ed una spiritualità ancora più alti perché sarà
l’occasione per vivere appieno il Giubileo della Misericordia.
Tutti noi conosciamo molto bene la Basilica, ma non tutti la storia dell’apparizione,
così in questo articolo, più che del santuario,
parleremo un po’ della sua storia e delle sue
tradizioni.
La prima notizia documentata dell’Apparizione risale al 31 luglio 1432 e si può leggere
in una pergamena rinvenuta a Cremona, tra
antiche carte di curia, nel giugno 1857.
Di seguito il testo integrale che narra la
storia dell’apparizione ed il messaggio della
Madonna
“Dio ricco di misericordia
e onnipotente, che con la
sua provvidenza tutto soavemente dispone, per quella
pietà che non lascia mai privo
nessun fedele del suo celeste
aiuto un giorno si compiacque di riguardare, soccorrere
e perfino onorare il popolo di Caravaggio con l’Apparizione della Vergine Madre di Dio. L’anno 1432 dalla
nascita del Signore, il giorno 26 maggio alle ore cinque
della sera, avvenne che una donna di nome Giannetta
oriunda del borgo di Caravaggio, di 32 anni d’età, figlia
di un certo Pietro Vacchi e sposa di Francesco Varoli,
conosciuta da tutti per i suoi virtuosissimi costumi, la
sua cristiana pietà, la sua vita sinceramente onesta, si
trovava fuori dall’abitato lungo la strada verso Misano,
ed era tutta presa dal pensiero di come avrebbe potuto
portare a casa i fasci d’erba che lì era venuta a falciare
per i suoi animali.
Quand’ecco vide venire dall’alto e sostare proprio
vicino a lei, Giannetta, una Signora bellissima e ammirevole, di maestosa statura, di viso leggiadro, di veneranda
apparenza e di bellezza indicibile e non mai immaginata,
vestita di un abito azzurro e il capo coperto di un velo
bianco.
Colpita dall’aspetto così venerando della nobile Signora, stupefatta Giannetta esclamò: “Maria Vergine!”.
E la Signora subito a lei: “Non temere, figlia, perché
sono davvero io. Fermati e inginocchiati in preghiera”.
Giannetta ripose: “Signora, adesso non ho tempo. I miei
giumenti aspettano questa erba”.
Allora la beatissima Vergine le parlò di nuovo: “Adesso
fa quello che voglio da te...”. E così dicendo posò la mano
sulla spalla di Giannetta e la fece stare in ginocchio.
Riprese: “Ascolta bene e tieni a mente, perché voglio che
tu riferisca ovunque ti sarà possibile con la tua bocca o faccia dire questo...”. E con le lacrime agli occhi, che secondo
la testimonianza di Giannetta erano e a lei parvero come oro luccicante, soggiunse: “L’altissimo onnipotente mio
Figlio intendeva annientare questa terra a causa dell’iniquità
degli uomini, perché essi fanno ciò che è male ogni giorno di
più, e cadono di peccato in peccato. Ma io per sette anni ho
implorato dal mio Figlio misericordia per le loro colpe. Perciò
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RUBRICA
voglio che tu dica a tutti e a ciascuno
che digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio, e che, dopo
il vespro, per devozione a me festeggino
ogni sabato. Quella metà giornata devono dedicarla a me per riconoscenza per
i molti e grandi favori ottenuti dal Figlio
mio per la mia intercessione”.
La Vergine Signora diceva tutte
quelle parole a mani aperte e come
afflitta. Giannetta disse: “La gente non
crederà a me”.
La clementissima Vergine rispose:
“Alzati, non temere.Tu riferisci quanto ti
ho ordinato. Io confermerò le tue parole
con segni così grandi che nessuno dubiterà che tu hai detto la verità”. Detto
questo, e fatto il segno di croce su
Giannetta, scomparve ai suoi occhi.
Tornata immediatamente a Caravaggio, Giannetta riferì tutto quanto
aveva visto ed udito. Perciò molti
– credendo a lei – cominciarono a
visitare quel luogo, e vi trovarono una
fonte mai veduta prima da nessuno. A
quella fonte si recarono allora alcuni
malati, e successivamente in numero
sempre crescente, confidando nella
potenza di Dio. E si diffuse la notizia che gli ammalati se ne tornavano
liberati dalle infermità di cui soffrivano, per l’intercessione e i meriti della
gloriosissima Vergine Madre di Dio e
Signore nostro Gesù Cristo.
A Lui, al Padre e allo Spirito Santo
sia sempre lode e gloria per la salvezza dei fedeli. Amen.
Ogni venerdì la Messa delle ore 16 ha inizio al Fonte con un atto penitenziale in cui i presenti possono sperimentare ancora la grandezza della
misericordia di Dio, il quale non vuole la morte del peccatore ma che si
converta e viva. Poi il sacerdote che presiede depone nel luogo dell’apparizione un ramo fiorito (portato di volta in volta dai pellegrini) dicendo:
“La Vergine Maria per noi implori ancora misericordia dal suo Figlio Gesù,
perché dove c’è incredulità fiorisca la fede, dove c’è disperazione fiorisca
la speranza, dove c’è egoismo fiorisca la carità”: il gesto trae spunto dal
ramo fiorito che tradizionalmente è collocato tra Maria e Giannetta nella
scena dell’apparizione. Quindi i presenti si segnano con l’acqua del Fonte
e, processionalmente, si avviano al Santuario dove la Messa prosegue
con la liturgia della Parola e la liturgia Eucaristica.
Ricordando la volontà di Maria: “Voglio che… digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio”, si propone ai presenti di sospendere la cena e di versarne il corrispettivo per opere di carità; a tale scopo
due cassette, delle varie collocate in santuario, sono riservate alle offerte
dei pellegrini per opere di carità indicate di volta in volta dalla direzione
pastorale del Santuario.
Ogni sabato, dopo la Messa delle ore 16, si recita il Rosario. Ogni
decina è preceduta da un’intenzione: la 1a invita a pregare per il Papa
e la Chiesa universale, la 2a per il Vescovo e la Chiesa cremonese, la
3a per le persone che soffrono, la 4a per i pellegrini al santuario, la 5a
per le comunità “figlie” del Santuario sparse nel mondo (se ne ricorda
una per sabato). Segue il canto gioioso delle Litanie o del Magnificat.
Questi sono solo alcuni degli appuntamenti fissi ai quali si può prender
parte, cui quest’anno se ne aggiungono molti altri legati al Giubileo straordinario voluto da papa Francesco. Perché allora non approfittare per
organizzare un pellegrinaggio, personale o comunitario, in un santuario
vicino, ma ricco di spiritualità?
a cura di Vicky
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rubrica
UOMINI E DONNE DI MISERICORDIA
a cura di Gabriella Trabattoni
Dar cibo agli affamati, dar acqua agli assetati, vestire gli ignudi,
alloggiare i pellegrini, consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti
Giusi Nicolini, la libertà della vita
L’accoglienza è un’azione concreta, verso l’umanità sofferente. Non c’è altro paese al mondo in cui
si metta in pratica questo impegno, in modo così
costante e determinato, come a Lampedusa, dagli
abitanti tutti, ai soccorritori, ai medici, ai paramedici,
ai volontari; la gente di Lampedusa continua a portare in salvo, a terra, i sopravvissuti e a raccogliere e
comporre, pietosamente, i morti.
La gente di Lampedusa aiuta, da anni, gli stranieri,
portati dal mare sulle rive dell’isola. Stranieri e clandestini. Gli abitanti di quest’isola sono un esempio
umile, silenzioso, modesto, ma ammirevole, di umanità e di fratellanza. Lampedusa, porta dell’Europa, caritatevole e solidale, così vicina all’Africa ci insegna sempre che
cosa significa essere cristiani, ma non “da pasticceria”, come ha detto papa Francesco.
Lampedusa, da sempre luogo di incontro di persone in fuga e di persone aggrappate a un pezzo di
terra. Tutte in mezzo al mare. Con speranze, paure,
affetti, resistenze.
Lampedusa è il simbolo della vicenda difficile, a
volte crudele, a volte nobile dell’umanità.
Sindaco di Lampedusa e Linosa è Giusi Nicolini ,
eletta nel maggio del 2012.
In qualità di Sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini
si è particolarmente impegnata nell’accoglienza delle
persone provenienti dal Sud del mondo. Ha saputo,
con il suo lavoro, il suo impegno e la sua passione,
coinvolgere tutta la popolazione dell’isola in uno sforzo di accoglienza assolutamente eccezionale. Ha
saputo fare della sua isola, non solo un’isola di frontiera ma un’isola di accoglienza.
Lampedusa è oggi la ‘spina nel fianco’ dei potenti d’Europa. In vent’anni la sua piccola comunità ha
fatto quello che grandi Paesi europei non vogliono
fare: un’isola di venti chilometri quadrati, con 5 mila
abitanti, ha accolto e ospitato oltre 350 mila migranti
Racconta Giusi Nicolini: “Che posso dire, io, da
Lampedusa? Posso dire che quantomeno salvarli è
doveroso. Quando chiedo di non lasciare sola Lampedusa, chiedo in realtà di non abbandonare sole
queste persone a un destino assurdo. Uomini, donne e bambini che non vogliono fermarsi in Italia, ma
sono di passaggio e hanno bisogno di tutto. Soprattutto di ascolto, comprensione e, appunto, accoglienza.
Fare accoglienza è un modo di costruire la pace.
Tutti dobbiamo confrontarci con questo olocausto.
Noi li vediamo arrivare, li vediamo sbarcare, li conosciamo, sappiamo che sono persone. Questa pro-
Giusi Nicolini ha ricevuto il Premio della Pace 2015
promosso dal movimento civico di Stoccarda. Il riconoscimento le è stato assegnato per l’impegno e l’attività svolta come persona e politico con la passione e
per la promozione dei diritti umani.
spettiva, invece, manca al resto del Paese perché
queste persone sono state rappresentate in modo
spersonalizzato, come numeri. È la spersonalizzazione che ha guidato l’informazione e il sistema di
accoglienza fino ad oggi, con logiche che dicono di
prenderli, ammassarli, rinchiuderli perché non sono
considerate persone. Ma quello che si impara a Lampedusa possono impararlo tutti, basta venire qui. Noi
siamo disponibili ad insegnare quello che abbiamo
imparato in questi trenta anni di arrivi dal mare e stiamo dimostrando sempre di più di essere un laboratorio sociale e politico. Stanno venendo fuori risorse
che magari prima erano inespresse. È un’isola che
apre la porta di casa a queste persone che la logica
della repressione vuole tenere chiuse in un recinto
che però tutti sanno essere pieno di buchi. È un’isola
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che accoglie e che vuole dare una misura, una cifra diversa dell’accoglienza. Questa comunità vuole
mostrare ciò che è possibile fare e vuole dimostrare
che quello che si fa arricchisce, che l’accoglienza è
un valore e non solo un dovere. Il valore dell’interazione che qui mette insieme le storie e le culture di
marginalità diverse. In questa realtà di accoglienza,
le donne sono le pioniere, sono l’avanguardia, sia nel
volontariato e sia nell’elaborare queste forme di incontro e di relazione con i migranti. Le donne lampedusane hanno dimostrato di essere valore aggiunto.
Questa è un’isola dove non si nasce più, le donne
non partoriscono più a Lampedusa ormai da anni
perché non ci sono le strutture sanitarie adatte. E
allora si scatena il senso materno di tutta l’isola nei
confronti delle persone che arrivano dal mare. E a
volte succede che le donne migranti arrivino in stato avanzatissimo di gravidanza e partoriscano qui.
I loro bambini sono gli unici a nascere su questa
isola e quando succede diventa una festa. Ovunque c’è la gioia di accogliere un evento che queste
case hanno dimenticato. Sono segnali di forza e di
speranza che l’isola raccoglie ed elabora.”
Quanti sono i migranti arrivati in questi anni, in
questi mesi sull’isola? Quanti sono stati soccorsi
dalla generosità degli abitanti? Quanti ne sono stati
salvati? Quante volte il sindaco ha detto: aiutateci,
da soli non ce la facciamo? Lampedusa sta dando
un esempio agli uomini di tutto il mondo: all’orrore, all’odio e alle guerre gli abitanti di Lampedusa contrappongono il coraggio e l’umanità dei propri abitanti. Giusi Nicolini e la sua gente hanno offerto ed offrono ai profughi,
cibo, medicinali, organizzato siti, farmacie ed ospedali
da campo, hanno dimostrato che le ragioni di insostenibilità, di incapienza, le paure e i costi, tanto invocati,
non hanno senso. Lampedusa ed il suo sindaco hanno
accolto e accolgono in silenzio, senza proteste e senza
clamori, migliaia di profughi. Dimostrava e dimostra a
tutti che l’accoglienza e l’integrazione è possibile.
◙
Giubileo dell’ammalato a Melzo
Per l’Anno Santo della Misericordia papa Francesco ha pensato a tutti, anche agli anziani, ai disabili
e agli ammalati che non possono recarsi a Roma. Per la prima
volta le Porte Sante si stanno
aprendo in tutte le diocesi sparse nel mondo.
Anche nella nostra città di
Melzo, domenica 28 febbraio
2016, si è celebrato il “Giubileo
dell’ammalato”, con la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria dell’Anno Santo della Misericordia e, per chi lo desiderava,
anche il sacramento dell’Unzione dei malati.
All’appuntamento sono state
invitate tutte le persone sofferenti della nostra Comunità pastorale.
Nonostante il disagio della
pioggia, coloro che hanno potuto, grazie anche all’assistenza
delle realtà di volontariato e delle strutture che operano sul territorio, si sono messi in cammino
come pellegrini e hanno attraversato la porta della
chiesa parrocchiale dei SS. Alessandro e Margherita.
Come ci è stato ricordato, essere pellegrini nell’anno giubilare deve essere un’occasione di festa.
Festa perché il pellegrino inizia il
suo cammino con la certezza che lo
aspetta un Padre misericordioso che
lo accoglie. Festa perché ci è offerto
di sperimentare nella nostra vita “il
tocco dolce e soave del perdono di
Dio”. Così è stato anche per i nostri
fratelli e sorelle che hanno partecipato all’indulgenza giubilare.
A toccare il cuore dei presenti è
stato il momento dell’Unzione, quando i sacerdoti, tra cui don Paolo Fontana (responsabile diocesano del
servizio per la Pastorale della salute),
sono passati tra i malati, tra quei volti
accoglienti su cui la fragilità del corpo
è stata vinta dalla fortezza della fede.
L’unzione è stata l’occasione per
condividere la loro storia e per percepire il progredire incessante della
vita, ricordando a tutti che, come ha
detto papa Francesco, “la vera bellezza della vita umana comprende
la sua fragilità”.
Nives
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TESTIMONIANZE
Testimonianze dalla Via Crucis cittadina
Consolare gli afflitti
Tra le strutture non propriamente pastorali, ma piuttosto finalizzate alla promozione umana della coppia e
della famiglia, si pone il Consultorio familiare decanale.
Con le strutture di Pastorale familiare esso ha in comune la finalità del vero bene della persona, della
coppia e della famiglia e l’attenzione alla sessualità
e alla vita. Diverse, invece, sono la prospettiva e la
metodologia. I consultori, nell’ottica di un’antropologia personalistica coerente con la visione cristiana dell’uomo e della donna, guardano ai dinamismi
personali e relazionali e privilegiano l’apporto delle
scienze umane, svolgendo una funzione di consiglio,
orientamento, sostegno ed educazione.
Il nostro servizio si sviluppa prevalentemente sia
in interventi di consulenza vera e propria a persone, a coppie e a famiglie in circostanze di difficoltà,
sia in interventi di prevenzione attraverso iniziative di
formazione ed educazione. Tra gli ambiti nei quali il
nostro intervento appare più urgente e attuale ricordiamo:
1. i problemi della coppia, con particolare attenzione alla vita di relazione con tutti i suoi aspetti
di comunicazione e di dialogo, alla vita sessuale, alla regolazione della fertilità ;
2.l’educazione degli adolescenti e dei giovani
alla vita, all’amore, alla sessualità, sia attraverso interventi diretti a loro destinati, sia mediante iniziative proposte ai loro educatori ;
3. la preparazione dei fidanzati al matrimonio;
4. il sostegno alla genitorialità nelle varie fasce
della vita evolutiva, dalla prima infanzia all’adolescenza;
5. la cura della donna e della maternità.
Queste azioni caritative con le quali aiutiamo il nostro
prossimo nelle sua necessità corporali e spirituali ci
rende consapevoli del fatto che “qualunque cosa
avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo
avete fatto a me” (Mt 25,40).
una operatrice del
Consultorio Famigliare di Melzo
Accoglienza
Siamo una famiglia di Melzo ed abbiamo accolto
in casa nostra una coppia di stranieri (li chiameremo
Carlo e Yole, ma i nomi non sono questi…) quando abbiamo saputo che erano senza lavoro, non un
euro in tasca e soprattutto senza casa.
La nostra casa non è grande ma due figli si sono
sposati da tempo: c’era una camera libera.
Ci hanno chiesto “perché l’avete fatto?”. Giusto. E
allora partiamo dalla circostanza. Che è un po’ complicata e sarebbe lungo raccontarla tutta. In poche
parole: a inizi dicembre Carlo chiede aiuto per cercare lavoro. All’appuntamento Carlo si presenta con
Yole e la bambina. Strano. Ben presto si abbandona
il tema “lavoro”: vien fuori infatti che sono, diciamo
così, “ospiti” di una persona che li tiene solo di notte,
senza luce e acqua calda, e li caccerà tra due giorni.
Importante: Yole è anche cittadina italiana, e questo consentirebbe la regolarizzazione, ma Carlo e
Yole non hanno trovato nessuno che desse loro domicilio nei 4 mesi che sono in Italia. E ora sono sul lastrico. Letteralmente. Ora dicono di aver però trovato
un’associazione che accoglierà madre e bambina,
tra qualche giorno. Bisogna quindi trovare un posto
per Carlo.
Nel frattempo vengono a casa nostra a mangiare
e ripararsi dal freddo.
Si cerca un luogo provvisorio per Carlo presso istituzioni e amici vari, ma senza risultato. Si prendono
contatti con un gruppo di Brescia, esperto in questi
casi: con loro si organizza una telefonata. Si apprende nel frattempo che c’è stato un malinteso: non c’è,
e non ci sarà, nessun posto per madre e figlia! E alla
fine della telefonata, gli amici di Brescia dicono che
è necessario fare un tentativo in Italia: al loro Paese
la situazione di questa famiglia è senza speranza: il
rientro è l’ultima spiaggia, da evitare… Già. Comunque, devono sloggiare! E subito.
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TESTIMONIANZE
Per rispondere alla domanda “perché” diciamo anzitutto “come” è stata presa la decisione.
Questo in sintesi è ciò che è avvenuto: abbiamo
visto la realtà che avevamo davanti.
Ci è stato detto: “ma non eravate mica obbligati!”. E’ vero, come è vero che non abbiamo seguito
un impulso sentimentale. Qualcuno ci ha ricordato
l’Anno della Misericordia e le Opere di Misericordia:
centreranno, sicuramente, anche se non ci abbiamo
pensato in quel momento.
Si può dire, un po’ rozzamente, che i poli della
scelta erano: “Apriamo la porta e diciamo loro buona
sera!” e cerchiamo di non pensarci, oppure riconosciamo, nella pratica prima e più che nelle parole,
che “Qualcuno ce li ha mandati”.
Tutto bello? tutto facile? Per niente. Un radicale
cambiamento della vita di tutti i giorni, di lavoro (i permessi, le ricerche, la casa) che impegna un po’ tutta
la giornata. E poi ci sono i caratteri, la diversità delle
culture, i metodi educativi… In tutto questo c’è una
grande prova, anche per noi.
Questo è il “come”. Resta da approfondire la domanda “perché?” per una cosa che in effetti è piuttosto eccezionale. Ed è una domanda “utile” per noi,
per andare a fondo di questa esperienza, ma anche
per altri… alcuni, infatti, chiedendoci “perché?” intendevano “non era il caso”, “deve farlo la Parrocchia”
(oppure il Comune, che è lo stesso), mentre altri hanno detto “voi potete permettervelo”, e altro ancora.
Chiedere “perché?”: questa è una domanda davvero
utile.
Abbiamo sperimentato nei fatti quanto ci insegna
l’esperienza di Chiesa che viviamo. Giungendo a
“Cosa significa scegliere? Come si giudica?” E possiamo dire che c’è qualcosa che viene prima della
specifica scelta, cioè la libertà parte dallo sguardo,
dal livello dei criteri di giudizio. In questa circostanza, per grazia, si è affermato lo sguardo vissuto (con
sbagli e limiti) nella Chiesa.
E adesso, dopo quasi 4 mesi, com’è la situazione?
Yole ha ottenuto la residenza e Carlo il permesso di
soggiorno. Carlo ha cominciato un lavoro, impegnativo e con basso stipendio. La bimba va all’asilo. Con
l’aiuto di una parrocchia vicina verrà pronta tra poco
una piccola casa. Questi erano gli auspici iniziali e
dobbiamo rendere grazie per tutto, anche per l’aiuto
di molti.
C’è quindi per loro una speranza, anche se con la
vita e con i problemi di tutti sono solo agli inizi!
E se, nonostante il tempo, il lavoro e i soldi, le
cose fossero andate diversamente? O andranno
male in futuro? - preghiamo che non sia così!. - Belle
domande! Rimarrebbe però il fatto che sempre siamo chiamati a guardare con sguardo misericordioso.
una famiglia accogliente
Consigliare e insegnare
Don Bosco dice che “Educare è cosa del cuore”:
chiunque insegni da anni sa quanto sia vero! In genere si pensa che il lavoro dell’insegnante non sia poi
così difficile: entra in classe, spiega, verifica, valuta.
In realtà non è proprio così! La didattica è una
parte del lavoro, ma non sempre la più importante,
perché prima ci sono loro: i bimbi, i ragazzi… con
le loro storie, spesso non facili. Ci sono gli stranieri,
quelli appena arrivati in Italia che non sanno ancora
la lingua, che ti sorridono e fanno “sì” con la testa, ma
non hanno capito nulla… e tu devi inventarti qualcosa per loro, per farli sentire accolti e il più possibile
partecipi. Già, ma come?!? E gli stranieri che capiscono la lingua, un po’ la parlano…ma hanno tutto il
vissuto della migrazione alle spalle, spesso la shock
migratorio e allora magari sono indifferenti e peggio
ancora aggressivi e non collaborativi, ma come dar
loro torto? Si trovano tuffati in una realtà diversissima
dalla loro, in una cultura diversa, sradicati da ciò che
era loro più caro….
Ci sono una varietà infinita di disagi famigliari e sociali: un mondo di problemi enormi che gli adulti gettano sulle spalle dei minori, spalle spesso troppo fragili o impreparate a sopportare carichi così pesanti.
Ed ecco che ti parlano o scrivono di violenze fisiche
o psicologiche, di ricatti morali in casi di separazione,
di problemi economici anche gravi, del totale disinteresse o dell’eccessiva ansia, di lutti… Davanti a
bimbi o ragazzi che portano a scuola questo “zainetto” insieme a quaderni e matite un insegnante non si
può limitare alla didattica, deve cercare di accogliere
tutto questo dolore e magari tentare di renderlo più
accettabile. Quando i bimbi e i ragazzi si sentono accolti, per come sono e non per come vorremmo che
fossero, allora si apre uno spiraglio e da lì passano
i consigli, gli incoraggiamenti e poi magari anche un
po’ di storia, di matematica, di grammatica…
Naturalmente non tutto è tragico e negativo: spes-
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TESTIMONIANZE
so in classe si fanno delle gran risate. Il mondo dei
bambini e dei ragazzi è meraviglioso e ogni giorno ci
si stupisce di quello che dicono e quello che fanno. E
si impara moltissimo da loro!
Insegnante: entra in classe, ascolta, si fa carico
di tante storie, sorride, incoraggia, consiglia, impara
e poi… spiega, verifica, valuta. Perché “educare è
cosa del cuore”.
docenti nella scuola
Visitare i carcerati
Assistere i malati
Dio non ha creato la morte. Eppure l’uomo è come
l’erba: fiorisce e alla sera dissecca. Il mondo non
educa più: viviamo come fossimo immortali e onnipotenti.
La contraddizione è che, quando non produci ancora o non produci più, ti mettono in un angolo, quasi
una non persona. Ma laddove il mondo pone emarginazione, può fondarsi la comunione. La sofferenza,
quindi anche la malattia, possono essere momenti di
crescita, ma soprattutto di condivisione.
Stava la Madre sotto la Croce. Questo il compito.
Stare! Stare accanto, stare vicino, stare insieme.
Ognuno ha ed avrà la sua croce. Non possiamo
portare la croce di un altro, ma stargli vicino. In altre
parole: essere e farsi prossimo.
Il tempo della sofferenza, della malattia, è il tempo
della “restituzione”. È il tempo in cui rendiamo all’altro l’amore ricevuto, reso nostro dal nostro vivere.
Questo fino a quando qualcuno lo restituirà a noi,
chiudendo il cerchio della vita.
medici che ogni giorno accostano
e curano molti ammalati
In occasione dell’inizio del giubileo della Misericordia abbiamo avuto la fortuna di incontrare un testimone della potenza della Misericordia. Joshua Stancil, 46 anni, ex detenuto per 18 anni
nel carcere del North Carolina, negli Stati Uniti, ci ha
raccontato di come la misericordia lo abbia toccato. Joshua ha fatto l’esperienza di una misericordia che
ricrea, che fa nascere nuovamente, dopo i primi 6
anni di carcere. Dopo aver meditato il suicidio più volte e dopo il tormento per non accettare quella sua situazione, incontra la “rivoluzionaria tenerezza di Dio”
attraverso una stranissima e bizzarra coincidenza.
Delle persone a lui sconosciute legate ad un sacerdote milanese che aveva scritto qualcosa di interessante su un messale mensile, letto per caso in
carcere, cominciarono a fargli visita con regolarità. La cosa strana era che queste persone guidavano
ore ed ore, venivano da Stati lontani, e tutto per stare
con lui 90 minuti in una squallida “sala per visitatori”
di una prigione americana.
Dice Joshua: “Io non volevo nessuna visita, avevo semplicemente chiesto se qualcuno potesse procurarmi qualche scritto di Monsignor Giussani in inglese. Pensavo che il loro impegno a venirmi a fare
visita fosse qualcosa di temporaneo, una specie di
volontariato pietoso. Invece le visite continuarono e
la mia vita cominciò a rifiorire, pian piano un’altra misura entrò in ogni aspetto della mia esistenza. Dentro il carcere mi ero sempre chiesto come facessi a sapere di essere perdonato, in fondo anche
il perdono può essere una frase... ma come guadagnare certezza sul mio vero perdono? Il giorno che due di quei nuovi amici, Rick e Chiara, vennero a chiedermi di essere il padrino della loro
terza figlia appena nata... ecco lì capii che ero stato
perdonato.
Quella era la Chiesa, che mai avevo conosciuto
prima”. testimonianza di una redenzione
da Oltre oceano
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MISSIONE
Notizie
dal Brasile
Carissimi amici,
mentre stavo preparandomi a
scrivere questa lettera sono giunte
le notizie dell’attentato a Bruxelles.
L’Europa e il Medio Oriente sono
molto distanti dal Brasile. Lo Stato
islamico, la tensione in Medio Oriente, gli stranieri che chiedono di essere accolti in Europa, la minaccia di
terrorismo... sono notizie che riguardano una realtà molto lontana dal Brasile. Qui la preoccupazione principale è quella dell’epidemia Zika
che colpisce soprattutto le mamme incinte e i loro
bambini e quella degli scandali politici (corruzione,
svio di denaro pubblico, lavaggio di denaro sporco)
che non risparmiano nessuno (nemmeno, pare, l’ex
presidente Lula!).
Qui non esiste terrorismo. Esiste però il “terrore”
per la violenza quotidiana. E la banalizzazione della
vita spaventa! Ho scoperto che in Brasile una delle
principali cause di morte di adolescenti di 16-17 anni
è l’omicidio. Nel “ranking” mondiale della mortalità di
giovani (da 15 a 19 anni) il Brasile occupa il 3° posto (sorpassato solo dal Messico e da El Salvador)
con un tasso di mortalità pari a 54,9 (per 100 mila
abitanti).
Solo in questa Quaresima ho celebrato un
“velório” (celebrazione funebre in casa del defunto)
di un ragazzo di 16 anni, ucciso a bastonate (molto
probabilmente era coinvolto in spaccio di droga); e
due volte ho celebrato la “Missa de 7° dia” (è più o
meno il nostro funerale, 7 giorni dopo la morte). La
prima di un giovane di 20 anni, morto in un incidente
di moto (tornava a casa dopo una festa di Carnevale). La seconda di una ragazza di 21 anni, uccisa brutalmente, a poche decine di metri da casa, durante
una rapina. Alcool, droga, rapina... consumano i giovani, soprattutto adolescenti! E sorprende la freddezza degli omicidi. Qualsiasi rapina può trasformarsi in
omicidio! Qualsiasi orario (soprattutto la notte – ma
ricordate che qui alle 18.30 è già buio pesto – e nel
primo pomeriggio quando non c´è quasi nessuno in
strada) e qualsiasi luogo (fuori di casa, conversando
con gli amici, nell’autobus di linea o addirittura dentro
le scuole durante le lezioni!) possono diventare scenario di rapina.
È indubbio che la crisi economica abbia aumentato drammaticamente la violenza! In questi giorni
una ragazza di 16 anni, rassegnata, mi raccontava di
essere stata rapinata per la 6a volta! I rapinatori sono
giovanissimi, molti minorenni. Arrivano in moto (spesso rubata), dichiarano la rapina e rubano soldi e, soprattutto, cellulari, biciclette e motorini! Sullo sfondo
si intuisce una realtà umana di estrema povertà, la
La chiesa della comunità di madre Teresa di Calcutta, nel quartiere “Ipê”
maggior parte (a livello nazionale) sono “neri”, con
un bassissimo livello scolastico, e una famiglia totalmente destrutturata o assente. La situazione è molto
complicata. E l’urbanizzazione sfrenata – senza un
piano regolatore – favorisce la povertà e la violenza.
Nelle zone interne dell’Amazzonia è difficile incontrare scuole (oltre le elementari), ospedali, servizi pubblici... la gente si riversa in città o, meglio, in
quartieri di periferia, poveri e violenti con la speranza
di trovare un lavoro. Oggi però l’attuale crisi economica del Brasile spegne qualsiasi speranza di lavoro.
Anche quei “trabalhos temporários”, cioè quelle assunzioni temporanee nei periodi dell’anno di maggior
consumo (il Natale!), diminuiscono drasticamente.
La scuola, che dovrebbe essere una porta per un
futuro migliore, spesso delude le attese. L’anno scorso (ma succede tutti gli anni!) i professori sono entrati
in sciopero... per tre mesi! Tre mesi di vacanza, tre
mesi senza far nulla. Pensate che all’inizio dell’anno
ero anche riuscito a convincere alcune giovani mamme (di 16, 20, 21 anni) a riprendere gli studi interrotti
(ancora a livello elementare!) a causa di una gravidanza... ma quando sono iniziati gli scioperi (una settimana dopo l’inizio delle lezioni) tutte e tre hanno desistito! Ancora adesso, a fine marzo, ci sono scuole
che stanno recuperando le lezioni dell’anno passato,
sovrapponendole a quelle del novo anno scolastico
che qui sempre incomincia (o almeno dovrebbe) a
fine gennaio! Un proverbio brasiliano recita: “Mente
vazia, oficina do diabo” che potremmo tradurre così:
“Una mente vuota, non occupata, si trasforma in una
fabbrica di tentazioni”.
Sono convinto che una delle cause di questa situazione (e forse la principale) è la condizione della famiglia e, soprattutto, in molti casi, l’assenza del
padre. Il fatto di non sentirsi amati dentro la propria
famiglia spinge molti figli (soprattutto le ragazze) a
voler uscire di casa. E nel “mondo” quello che incontrano subito è la droga, l’alcool, il sesso. Soprattutto
le ragazzine cercano fuori di casa quell’affetto che
non hanno trovato nel padre e, a volte, in nessuno
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MISSIONE
dei due genitori. Credono, illudendosi, nell’amore di
un uomo. Convivono molto presto, alcune già a 15,
16 anni. E quando una ragazza “trova un marito”, la
sua famiglia si sente libera di qualsiasi responsabilità.
“Adesso ha un marito che la mantiene”. Il problema
è che il “marito” spesso è poco più che adolescente,
senza lavoro e “tentato” dall’alcool e dalla droga.
Quando nasce il primo figlio nascono i primi problemi seri. Il papà (poco più che adolescente!) abbandona la ragazza o, anche convivendo, non rinuncia ai suoi amici, al divertimento e, mentre la “moglie”
resta in casa prendendosi cura del figlio, ad altre
donne. La maggior parte delle giovani mamme sente
una solitudine mortale! Quando resta sola, senza appoggio dal “marito”, senza poter lavorare né studiare
a causa del bambino, è tentata di consegnare il figlio
alla “nonna” che cresce il nipotino o la nipotina come
se fosse un figlio fin quando la mamma sarà in grado
di prendersene cura.
Ci sono, però, figli che chiamano la nonna “mamma” e vivono con lei tutta la vita! Quante volte ho già
ascoltato bambini e adolescenti tristi perché si sono
sentiti abbandonati dalla mamma o dal papà! E, ciò
nonostante, continuano a sognare la mamma o (molto più spesso) il papà che non hanno mai conosciuto
o che li ha abbandonati.
La prima convivenza a 15, 16, 17 anni... è sempre molto precaria. Litigi, gelosia, bugie... sciolgono
queste relazioni con molta facilità, soprattutto quando non c’è ancora un figlio. Quando una convivenza
si rompe è molto difficile per una ragazza tornare a
casa. Le ragazze sono sempre colpevolizzate, anche dalla mamma, per non aver saputo prendersi
cura del “marito” (anche nel caso che sia lui a tradirla
o ad abbandonarla).
Questo è uno dei momenti più difficili. È adesso
che una mamma, sola e senza condizioni economiche, sente la tentazione di “dare” il figlio, ai suoi
genitori, ai padrini di battesimo o anche a altre persone. Oppure la tentazione di cercare un altro “marito”,
questa volta però senza grandi sogni di amore, basta
che sia in grado di mantenerla. I ragazzi, del resto,
sembrano disprezzare queste giovani mamme come
se non avessero più “valore”, mentre una ragazza
poco più che adolescente è “desiderata” da uomini
adulti (anche già sposati!).
Tutto questo destruttura la famiglia o genera famiglie con la presenza di patrigno o matrigna che, molto spesso, non amano i figli del compagno/a, avuti da
una precedente relazione. Qualche volta, purtroppo,
ci sono casi di violenza familiare, di veri e propri abusi
sessuali commessi dal patrigno ai danni di figli della
convivente. E (anche questo mi è capitato di sentire)
la mamma a volte (per paura del marito violento o di
restare sola) si ritrova complice non denunciando il
compagno o accettando semplicemente la violenza
ai danni dei figli. Ci sono anche donne che, deluse
e arrabbiate a causa di molta violenza e umiliazioni,
scelgono relazioni omosessuali!
In questi giorni celebriamo la Pasqua. Le cele-
brazioni di questa Settimana Santa sono bellissime.
Molto partecipate. La “mia” parrocchia è la parrocchia del Beato Paolo VI (la prima al mondo dedicata
a questo Papa). È una parrocchia nuova, comprende 8 comunità, 5 urbane e 3 rurali. La maggior parte
sono comunità che accompagnavo già l’anno scorso. A fine gennaio è arrivato il nuovo parroco, padre
Paulo Vito. È giovane (sui trent’anni). Mi piace molto
perché sembra molto sensibile, disponibile e collaborativo. Abbiamo celebrato insieme la “Missa de lavapés”, il Giovedì Santo.
Venerdì abbiamo incominciato presto la giornata,
con la “Via Sacra” (Via Crucis), alle 7.00 di mattina,
rappresentata dai giovani di diverse comunità. La
rappresentazione è stata davvero bella. Molti si sono
commossi e hanno pianto. Abbiamo percorso in lungo e in largo le vie di due quartieri della nostra parrocchia, Ipê e Tangarais, molto poveri e violenti. Molti
hanno partecipato, molti ci hanno accompagnati a
lungo nel percorso o dalla finestra. Strade sporche,
piene di buchi, teatro di violenza, ma anche dei giochi dei bambini... si sono trasformate nello scenario
della passione di Gesù!
A mezzogiorno, in chiesa, il “Sermão das sete palavras”. Si tratta di un “sermone” di commento alle ultime sette parole di Gesù. Alle 15.00 la celebrazione
della morte, seguita subito dalla “procissão do Senhor morto” (un’altra processione con Gesù deposto
dalla croce). A notte in molti abbiamo assistito alla
rappresentazione teatrale della “Paixão de Cristo”,
nell’anfiteatro all’aperto, dietro la Cattedrale. È stato
molto molto bello. Un’opera inscenata con 130 giovani della città che, guidati da un regista, hanno lavorato per 5 mesi! In un certo senso vi ho preso parte
anch’io perché, insieme a un amico, ho scritto il copione e ho spiegato agli attori il senso di molte scene.
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MISSIONE
Quello che, però, più mi colpisce è la gioia di tutti
questi momenti. Questa gente semplice ama pregare,
pregare insieme, ascoltare la Parola di Dio, partecipare, celebrare, incontrarsi, camminare in processione,
cantare. Questa gioia è contagiosa, fa molto bene. A
tutti. E credo sia la vera risposta, la risposta cristiana,
a tanta violenza. Una comunità fraterna che si sforza
di essere accogliente, aperta a tutti, è una vera e propria “benção” (benedizione) per tutti noi che sentiamo
solitudine, umiliazione, tristezza, bisogno di “carinho”
(affetto) e di accoglienza. Una comunità così, è una
comunità viva, pasquale, frutto della Pasqua di Gesù
risorto, testimone della sua presenza tra noi. Che le
nostre comunità siano così! Questo è il mio augurio
di Pasqua!
Sento molta riconoscenza per i 4 anni che ho trascorso al km 7, che considero importanti quanto lo
sono i primi 4 anni di vita di un bambino. Tutto quello
che ho imparato in Brasile, l’ho imparato là: il ritmo di
vita del popolo brasiliano, la lingua, le ricette in cucina,
i giochi e il sorriso dei bambini, la fede della gente, il
coraggio eroico delle mamme, il “carinho” spontaneo
delle persone semplici, la generosità di chi non ha nulla e ti offre tutto, la gratitudine immensa per un piccolo
gesto di attenzione...
Sento molta riconoscenza ma, insieme a tante cose
belle, non posso nascondere di aver conosciuto anche cattiveria, inganno e bugie. E ho imparato anche
a distinguere povertà e egoismo. Adesso sento (da
molto tempo, a dire il vero) che la mia missione al km
7 sia terminata anzi, compiuta! Ho appoggiato suor
Francesca animando la scuola e la comunità, accompagnando molte mamme abbandonate, aiutando i poveri, favorendo la riconciliazione, il perdono e la pace
(ricordate l’omicidio?), sostenendo la Samaritana nel
suo momento più difficile… Molto è stato seminato.
Crescerà. Ed è giusto così, è giusto aspettare il tempo
della crescita, senza pretendere di vedere il frutto.
Ora il desiderio di accompagnare più da vicino la realtà di una parrocchia e i nuovi impegni accademici e
diocesani mi hanno mostrato, di fatto, un nuovo cammino. Ma di questo vi parlerò nella prossima lettera.
◙
Feliz Páscoa a todos!
E grazie delle vostre preghiere!
don Davide D’Alessio
26 di marzo 2016
*****
PS. Da qualche settimana ho lasciato il km 7. Mi
sono congedato, salutando tutti (i pochi presenti),
nell’ultima Messa che ho celebrato e conversando con
i professori a scuola. In questo momento mi trovo in
casa del vescovo, dove ho abitato al mio arrivo, nel
2011. Quando termineranno i lavori, mi trasferirò nella
casa parrocchiale della parrocchia beato Paolo VI.
Melzo - Via A. Pasta, 29/31 - Tel. e Fax 02/95710746
Mail: [email protected]
ORARI APERTURA SEDE:
da Lunedì a Giovedì: ore 9,00÷12,00 e 14,00÷17,00
Venerdì: ore 9,00÷12,00
INAS - Pratiche pensionistiche
CAAF - Assistenza fiscale
NOTAIO - Consulenza notarile
Troverai accoglienza, ascolto, informazioni e aiuto nell’inoltro delle pratiche.
In particolare:
Martedì mattina: presenza di un funzionario dell’Inas per le pratiche
previdenziali e pensionistiche.
Martedì pomeriggio:
- presenza notaio (informazioni per successioni e trasferimenti di proprietà);
- sportello sanità (informazioni su dimissioni protette, posti di sollievo, ecc.).
Giovedì mattina: presenza di addetto Caaf per servizi di assistenza
fiscale (730/Unico), Imu, mod. RED, Isee e bonus vari, contenzioso fiscale.
Iscriviti alla FNP-Cisl e potrai avere: forti sconti sulle dichiarazioni
fiscali e sulle iniziative turistiche, contributi in caso di furti o scippi, una diaria
giornaliera (30/50 euro) in caso di ricovero ospedaliero dovuto a infortunio di
qualsiasi natura e tante altre agevolazioni.
Trattamenti
Neuro-Osteo-Muscolari
e Sistemici
Sedute individuali
o di gruppo
personalizzate
Alcuni esempi: Insonnia,
sciatalgia, cervicalgia,
mal di schiena, stitichezza,
mal di denti, stress emotivo,
dolori mestruali, ecc.
Fitness
Dimagrimento
Riabilitazione
Ginnastica Posturale
Dott. Gabriele Galise
Laurea in Scienze Motorie e Sport
Master in Traumatologia Propriocettiva
Attestati in Riflessologia Olistica
Cell.: 345-68.22.334 - Studio: via Trieste 13, Melzo
RICEVE SU APPUNTAMENTO
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MISSIONE
Ecco, io faccio una cosa nuova
“Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43,19)
Questo testo di Isaia, incontrato nelle liturgia della
V domenica di Quaresima, secondo il rito romano, mi
ha davvero illuminato nel riconsiderare gli ultimi avvenimenti che riguardano la mia piccola storia personale, la
missione che sto svolgendo qui ad Haiti, ma non solo.
Credo che questa profezia sia come un preannuncio pasquale, una verità che è sempre viva in ogni situazione.
Si tratta di credere all’azione di Dio per noi, piuttosto che
restare chiusi nei limiti di ciò che possiamo o sappiamo
fare. Si tratta di credere che la violenza, l’ingiustizia, la
morte non hanno l’ultima parola, non hanno il potere di
chiuderci nel sepolcro della desolazione e della sconfitta. C’è un alba di Risurrezione che si rinnova continuamente, proprio là dove le tenebre sembrano voler persistere. Scrivo questo con il dolore di quanto è appena
successo a Bruxelles, nonostante il limite delle comunicazioni, l’assenza della Tv, la notizia è arrivata anche da
noi, attraverso internet.
Qui da noi la gente ignora quanto succede nel mondo,
è ancora più difficile spiegare loro cosa sia il fenomeno
del terrorismo, che cosa sia l’ISIS. Anche i notiziari in lingua haitiana sono spesso molto poveri di comunicazione e di attenzione a quanto succede oltreoceano. I mezzi di comunicazione più diffusi sono il telefono cellulare
e le radio locali. A volte ho comunque l’impressione che
le persone di qui abbiano l’energia appena sufficiente
per cercare di sopravvivere ogni giorno, per recuperare
l’acqua, il cibo o il minimo per l’esistenza. Non so fino a
che punto possano avere la forza di soffrire la sofferenza
di altri o di portare il peso dei problemi di altri popoli o
Paesi. Comunque non mancheremo anche noi di pregare per tanto dolore innocente e per la conversione dei
cuori.
Martedì 22 marzo, abbiamo partecipato al pellegrinaggio decanale in occasione dell’Anno della Misericordia. Il luogo scelto è stato proprio Mare Rouge per la
sua posizione più centrale e per la capacità di accogliere
tante persone. Così, come nuovo parroco di Ka-Philippe, ho avuto la gioia di tornare a Mare Rouge e di rivedere tanta gente con cui ho lavorato nei primi due anni di
missione. Don Mauro e don Claudio hanno davvero ben
organizzato il tutto e tantissima gente è arrivata da tutte
le altre parrocchie, molti a piedi con diverse ore di cammino e altri con mezzi vari. Io ho scelto di utilizzare un
bus perché la distanza da Mare Rouge avrebbe chiesto
almeno quattro o cinque ore di cammino. Naturalmente
un bus da 50 posti ne ha portati 90, alcuni anche sul
tetto del pullman.
È stata davvero una magnifica giornata con la partecipazione di molti altri preti haitiani. Abbiamo confessato
a lungo e tantissimi hanno potuto così entrare pienamente nella grazia di questo Anno giubilare e preparare più profondamente l’ingresso nel Triduo pasquale.
Don Mauro ci ha accolti verso le 8.30, facendoci entrare per la Porta Santa e poi, via, via si sono alternate
le celebrazioni e i momenti di preghiera e animazione.
Siamo così arrivati alle 14.00 con un momento di Benedizione eucaristica finale, dopo aver celebrato la Messa.
È stato qui che ho provato una forte emozione, quando
il sacerdote è sceso tra la gente con il Santissimo Sacramento. Mi ha emozionato la reazione del popolo che
ha accolto il passaggio dell’Eucaristia con grandissima
devozione. Molti tendevano le braccia come a voler toccare Gesù, tanti esponevano foto di famigliari o biglietti
scritti a mano come per farli notare a Gesù che passava.
Mi è venuto in mente un passaggio del Cardinal Martini che descrive la gioia provata da Gesù nel vedere
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MISSIONE
la fede dei semplici: “Io ti rendo
lode o Padre, Signore del cielo
e della terra, che hai nascosto
queste cose ai sapienti e ai
dotti e le hai rivelate ai piccoli”
(Lc 10,21). Martini commenta:” Il
mistero di Dio è un mistero di comunicazione, è un mistero di partecipazione di sé all’uomo, è un
mistero di amore che suppone la
capacità di saper ricevere. Gesù
stesso ha ricevuto ogni cosa dal
Padre e il mistero dell’uomo consiste nell’essere disponibile, piccolo e cosciente del suo bisogno,
così da saper ricevere il dono di
Dio” (dal testo “Qualcosa di molto
personale, Meditazioni sulla preghiera”).
Vi auguro di cuore di celebrare
la Pasqua nello stesso spirito di
Fede, di saper accogliere il mistero dell’amore di Dio in Gesù
crocifisso e risorto, di poter esultare nello Spirito. “Anche noi siamo invitati a fare spazio alla gioia
creativa e sorgiva che è dentro di
noi, perché emerga dai blocchi del cattivo umore o della
fatica o della noia o dell’insofferenza e perché la verità zampilli a vantaggio di altri come lode ed esultanza”
(Card.C. Maria Martini, idem).
Vi lascio ora qualche altra notizia e soprattutto alcune
immagini che vi possano aiutare a sentirvi partecipi di
quanto stiamo vivendo nella nostra missione haitiana.
Il 28 febbraio c’è stata la mia istallazione come parroco fondatore della nuova parrocchia di Ka-Philippe.
Purtroppo la pioggia è caduta abbondante e ha impedito a molti di partecipare, soprattutto agli amici di Mare
Rouge e di Ti Rivye. In certi tratti le strade erano allagate con l’acqua che arrivava ai finestrini o con così tanto
fango da bloccare anche le Jeep più potenti. Comunque
il vescovo è arrivato puntuale provenendo da Port de
Paix, una zona con le strade in uno stato più percorribile. Erano presenti anche diversi altri sacerdoti. E’ stato
tutto molto emozionante, sia per la ritualità della presa di
possesso della chiesa e dell’assunzione varie responsabilità ministeriali, sia per la partecipazione gioiosa ed
entusiasta della popolazione, sia per il sentirmi ancora
più fortemente parte di questa Chiesa haitiana e del suo
presbiterio diocesano.
Erano presenti, per l’occasione, diversi haitiani di Ka
Philippe che risiedono e lavorano all’estero, soprattutto
a Miami, in Florida, e che hanno contribuito alla festa
sia con la loro offerta in denaro sia con la loro disponibilità a collaborare per lo sviluppo della comunità.
C’è stato poi un pranzo, offerto a tutti i presenti che ha
chiesto il lavoro di tanti volontari che hanno dedicato
tutta la notte precedente per preparare bene ogni cosa.
Il vescovo, mons. Pierre Antoine Paulo, era visibilmente molto soddisfatto e lo è stato ancor di più quando gli
abbiamo regalato un bel capretto vivo da caricare in
macchina e portare a casa come
dono della nostra comunità.
Così, chiuso il capitolo dell’ingresso ufficiale, ho continuato ad
entrare sempre di più nel nuovo
servizio pastorale.
Sto visitando le varie Cappelle
e i vari Pos. Cerco di celebrare le
Messe là dove posso o, comunque, di verificare la situazione
per rendermi conto di ciò di cui
c’è bisogno. I responsabili laici
delle varie Cappelle o dei vari
Pos fanno veramente da anni e
anni un lavoro di guida e di animazione delle comunità che è
davvero straordinario. Sono stato
ad esempio a Boulè, nel territorio
della cappella di Labelleè, il posto più lontano in assoluto di tutto
il territorio parrocchiale, ad un’ora
e 15 minuti di moto da Ka Philippe, più una bella camminata di 45
minuti. Mi sono così reso conto di
come queste comunità sappiano
portare avanti la vita della fede, la
preparazione ai sacramenti, l’assistenza caritativa per i più bisognosi in un modo a dire
poco eroico e nella forma più gratuita. Mi hanno chiesto, come per altre situazioni se posso trovare il modo
di costruire una cappella in muratura a prova di pioggia,
vento e di cicloni. MI hanno chiesto la possibilità di aprire
una scuola almeno per i più piccoli e poi, se possibile,
organizzare un servizio sanitario, magari con la visita di
un dottore o di un infermiera specializzata ogni tanto.
Io raccolgo queste ed altre esigenze, ormai ho una
lista che si allunga ogni giorno di più e dico loro che
non so quando sarò in grado di aiutarli e che io stesso dipendo dalla generosità e dalle possibilità di altre persone che in Italia mi stanno già aiutando e che
comunque non è più così facile reperire fondi e aiuti.
Anche in Italia ci sono grossi problemi economici e
la gente fa già molti sacrifici per darmi una mano.
Loro capiscono questo e penso che apprezzino comunque la mia sincerità. Vedono che sono lì con loro per
condividere i loro problemi e fare tutto ciò che è possibile.
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MISSIONE
Il capitolo dei giovani è quello più stimolante, perché davvero sono loro la speranza per il futuro e questo è ancora più sentito in un Paese così povero e
ancora così bisognoso di sviluppo. Fa male al cuore
da un lato riscontrare la voglia di vita, l’intelligenza e
la potenzialità di questi giovani e vedere dall’altro lato
come tutto è così limitato per loro. Poche possibilità di
frequentare scuole di un livello più alto e formativo, pochissime possibilità di trovare un lavoro, quasi nulle. Il
lavoro dei campi o del piccolissimo allevamento famigliare di qualche capretta, pecora o di qualche maiale
non può certo bastare al loro prorompente bisogno di
una vita nuova, che sia al passo con i tempi. Ammiro
molto l’opera fatta da don Noli e don Mauro a Mare
Rouge per la formazione al lavoro di tanti giovani e
tutto l’impegno di don Claudio per animare spiritualmente e culturalmente i diversi gruppi giovanili. Così
pure ho grande stima del grandissimo investimento di
risorse e di energie che don Giuseppe ha dedicato e
sta dedicando alla formazione culturale e scolastica
dei giovani di Ti Rivye.
Io per ora cerco di capire cosa fare, cosa può essere meglio per loro, ho bisogno di un pò di tempo ancora per trovare ispirazione e consiglio. Intanto cerco
di favorire la loro partecipazione alle iniziative di formazione cristiana e di gruppo che vengono proposte
nella zona, perchè non restino isolati in questa parte
così povera e dispersa e trovino stimoli per diventare
protagonisti nella vita comunitaria e nella società.
Campo ferro 2016
La vita vale la pena di essere vissuta se....... Questo
è stato lo slogan e il filo conduttore dei 5 giorni di vita
comune e lavoro insieme vissuti dai ragazzi del Gruppo
Missionario Giovani. Una bellissima esperienza di servizio, condivisione, impegno e amicizia.
Il 14 aprile sarò in Italia fino all’11 maggio. Un
periodo che mi permetterà di fare un po’ di vacanza,
ma soprattutto di gustarmi la compagnia della mia
mamma e dei miei famigliari e di tutti gli amici coinvolti
dalla missione. Cercherò di preparare del materiale,
soprattutto video, per raccontare quanto sto vivendo
e per illustrare i progetti futuri. Mi renderò disponibile
a venire un po’ da tutti, anche per celebrare la Messa
o per incontrare i gruppi che lo desiderano e pregare
con loro.
Non vedo l’ora di incontrarvi di persona e di portarvi
in diretta la benedizione dei nostri poveri.
Buona Pasqua a tutti
Pè Levi
Il Lievito - N. 168
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ATTUALITà
ACLI - Melzo sez. A. Grandi - Via M. Libertà, 5
Tel. 02.9550592 - Fax 02.95716787 - mail: [email protected] - sito: www.aclimelzo.it
Servizi ACLI: ORARI
DI APERTURA AL PUBBLICO
Patronato ACLI (Assistenza previdenziale)
[email protected]
Lavoro domestico [email protected]
Assitenza previdenziale e servizio di consulenza
per pratiche pensionistiche e previdenziali
Consulenza relativa ai tipi di contratto previsti dalla normativa e, a richiesta,
predisposizione preventivi. Stipula, gestione e chiusura del contratto.
Assistenza completa al datore di lavoro durante l’esistenza del contratto.
giovedì: dalle ore 9.00 alle 12,00
solo su appuntamento
C A F tel. 02/95.735.859 linea diretta
[email protected]
Tutte le pratiche fiscali, dichiarazione Mod 730, Unico persone fisiche, ISEE/
ISEU, ICI, RED, FSO, Bandi prima casa, Social Card, Successioni, contratti di
locazione, compilazione e trasmissione del modello EAS per gli Enti Associativi,
Dichiarazioni di responsabilità richieste dall’Inps per l’erogazione delle indennità
agli invalidi civili, delle pensioni ed assegni sociali (modd. CRI, ICLAV, ACC AS/PS).
lunedì: ore 17.00÷18.30 - giovedì: ore 9,30÷11,00
Immigrati
Richiesta e rinnovo del Permesso di soggiorno e Carta
di soggiorno come previsto dalla normativa vigente; richiesta di “ricongiungimento
familiare”. Inoltre, assistenza in merito ai Decreti Flussi e, in collaborazione con
l’ufficio Immigrati di Milano, alla variegata problematica degli immigrati.
martedì: ore 8,30÷12,30 e 14÷17.30 su appuntamento
mercoledì, giovedì e venerdì: dalle ore 9,30 alle 12,00
S.I.C.E.T. (Sindacato Inquilini Casa E Territorio)
(Gli orari di apertura relativi al periodo di campagna fiscale verranno affissi in bacheca)
martedì: dalle ore 17,00 alle 19,00
[email protected]
solo su appuntamento
C.C.L.(Coop. ACLI “Uggé Franca”)
Biblioteca l’elenco dei libri è disponibile
sul sito: www.aclimelzo.it alla voce “Biblioteca”
primo venerdì del mese: ore 21.00÷22.00
terzo venerdì del mese: ore 10.00÷11.00
[email protected]
martedì e venerdì: ore 10,00÷12.00 (1° piano)
La segreteria Acli è aperta il martedì dalle 9,30 alle 11,00
La segreteria ACLI informa che nel periodo febbraio÷ottobre è possibile iscriversi o rinnovare l’iscrizione all’anno sociale in corso
Onoranze Funebri
Mutuo Soccorso
Funerali completi
(sconto per i Soci)
Disbrigo pratiche
in qualsiasi ospedale
Vestizioni - Cremazioni
Lapidi - Monumenti
Sala del Commiato
gratuita
Trasporti
nazionali ed esteri
Fornitura fiori
Servizio attivo 24 ore su 24 - diurno - notturno - festivo
Tel 02/95.50.762 - Via A. Villa, 35 - Melzo
E-mail: [email protected] - Sito: www.onoranzefunebrimutuosoccorso.it
Agenzie: Truccazzano - Milano - Gorgonzola
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ATTUALITà
Dal XXX Congresso delle ACLI milanesi 12-13 marzo 2016
“Niente paura. Con le Acli attraversiamo il cambiamento”
Nei giorni 12 e 13 marzo si è svolto il XXX Congresso
delle Acli provinciali presso l’Auditorium San Fedele. Desideriamo gettare uno sguardo sulla giornata di domenica
iniziata con la Messa presieduta dal vicario episcopale
monsignor Luca Bressan e concelebrata da padre Bartolomeo Sorge e da don Alberto Vitali, assistente delle Acli
incaricato dall’arcivescovo e proseguita con l’intervento del
card. Scola che ha accolto l’invito del presidente provinciale Paolo Petracca.
L’Arcivescovo ha iniziato il suo intervento, ringraziando
per l’invito «che interpreto - dice - come un segno di quella
fedeltà alla Chiesa che le Acli non hanno mai rinnegato,
anche nei momenti più dolorosi». Prosegue la sua riflessione definendo «la vostra gloriosa associazione, soggetto
vitale per testimoniare l’amore di Dio a partire dai punti più
deboli, che sono le periferie, i tanti mondi dei poveri e degli abbandonati; ma anche la società civile e la politica, la
costruzione di una visione più larga del bene comune che
aiuta la città di Milano a comprendere il futuro verso il quale
si sta incamminando».
Poi prosegue affermando che ci troviamo di fronte ad un
cambiamento d’epoca in cui il vostro «“Niente paura” rivolge il nostro sguardo a quel “Non temere” che, nella Scrittura, richiama sempre la presenza e l’intervento benefico di
Dio: è possibile, infatti, non avere paura perché siamo certi
che la mano provvidente del Padre guida la storia e non ci
lascia soli. Fede, speranza e carità non possono, quindi,
non essere all’origine anche del cammino di ogni aclista».
Inoltre, un secondo elemento – la dimensione popolare
– chiaramente indicato negli Orientamenti del 2015 e ribadito dal tema conduttore, “Con le Acli”, è stato sottolineato
dal Cardinale in stretta connessione con il suo Discorso di
Sant’Ambrogio del 2015 e attraverso la Lettera pastorale
“Educarsi al pensiero di Cristo”.
Infine, il terzo riferimento, “attraversiamo il cambiamento”: «Nell’attuale contesto di travaglio e di crisi permane la
necessità di un solido patto sociale tra tutti i responsabili delle relazioni industriali e delle politiche pubbliche, per
poter affrontare in modo equo i processi di ristrutturazione
della spesa pubblica, dei redditi, dei consumi e dei modi
di lavorare da cui dipendono le possibilità di elaborare un
assetto più equo e sostenibile, anzitutto a favore dei più
deboli»
Se «la riflessione sui cambiamenti si concentra, normalmente, sugli aspetti economici, contrattuali, occupazionali», nota l’Arcivescovo, «minore attenzione viene invece
rivolta agli aspetti relativi al soggetto che evidenzia il carattere propriamente umano del lavoro, i suoi scopi, i suoi
diritti, i suoi significati». Eppure solo su questo fondamento,
proprio come disse papa Francesco per il 70° dell’Associazione, è possibile «porre al centro del sistema economico
l’uomo e la donna e non l’idolo del dio-denaro».
Tre, allora, i campi di azione delineati da Scola e lasciati, come consegna, ai delegati: «Nello stretto intreccio tra
il bisogno di casa, lavoro ed educazione, occorrono persone, servizi, associazioni e centri di formazione che, nel
quotidiano, stiano al fianco della famiglia – che rischia di
essere minata nella sua identità profonda – e dei lavora-
tori, proprio per imparare e insegnare nuove grammatiche
valide per tutti, evangelicamente ancorate», scandisce l’Arcivescovo, che annuncia l’avvio della Terza fase del Fondo
Famiglia-Lavoro ed esprime incoraggiamento e sostegno
per l’inaugurazione, il 30 aprile prossimo, del primo Circolo
Acli eretto presso la Cappellania per stranieri di Santo Stefano, espressamente dedicato ai migranti e intitolato a don
Raffaello Ciccone (assistente delle Acli scomparso l’anno
scorso).
Attenzione anche agli stili di vita, per educarsi autenticamente al pensiero di Cristo: «Se vogliamo cambiare i modi
di pensare delle persone per incidere sugli stili di vita non
possiamo che agire per contagio, gomito a gomito, da persona a persona».
Poi, quello che appare il vero nodo cruciale su cui giocarsi da subito: «Chiedo a ognuno, rilanciando l’invito che
la recente nota del Consiglio episcopale milanese ha rivolto
sia ai cristiani, sia ai cittadini di buona volontà, di offrire il
proprio contributo, con il pensiero, la parola, la riflessione
documentata e condivisa, con il tempo, il voto, la candidatura a una responsabilità amministrativa, alla edificazione
di una Milano sempre migliore».
Concetti sui quali l’Arcivescovo insiste anche a margine,
in un’intervista, evidenziando la necessità di politiche utili al
bene comune per una Milano «che può farcela, con il suo
tessuto di società civile».
«Come ci ricordano i Padri della Chiesa non si può curare l’umano se non abitandolo, l’augurio è questo. Impegnatevi a stare sempre più con la gente, non limitatevi a offrire
servizi, ma condividete esperienze offrendo all’uomo contemporaneo un contributo per edificare vita buona. “Niente
paura” non sarà, allora, uno slogan per un’Associazione e
una comunità che vuole vivere del pensiero e dei sentimenti di Cristo».
Invito, questo, subito accolto dal presidente Petracca
che, nella giornata di apertura dei lavori, aveva definito le
Acli milanesi «probabilmente il soggetto di welfare più completo per varietà di risposte, che esista nel nostro contesto
metropolitano», dai Consorzi di Cooperative, alle imprese
a finalità sociale, dagli Enti di formazione professionale
all’ONG, senza dimenticare le associazioni di volontariato.
«Dobbiamo imparare a viverci e a rappresentarci come tali
per essere più utili e fedeli alla nostra vocazione di solidarietà, consapevoli di essere un movimento di pedagogia
sociale, uno dei pochi rimasti».
Il Circolo Acli
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ATTUALITà
La Presidenza Acli
di Melzo si rinnova
Il 19 febbraio scorso si è riunita l’Assemblea dei soci per
il rinnovo del Consiglio di Presidenza del nostro Circolo
e, come abbiamo promesso sull’ultimo numero di questo
giornale, riportiamo di seguito i nomi degli eletti ed i relativi
incarichi.
Per arrivare a questo risultato il Consiglio ha lavorato
alacremente con l’intento di individuare un’organizzazione
tale da consentire al Circolo di rispondere in modo adeguato ai notevoli cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. In particolare, due sono stati gli aspetti sui quali ci si è soffermati
tenendo conto delle esperienze nostre e di quelle degli altri
circoli.
Il primo, emerso anche da talune indagini promosse dalla Presidenza provinciale, è quello della comunicazione sia
con la città sia con gli iscritti. Difatti l’attività associativa del
Circolo, che si esprime nella sua relazione con la città, non
sempre è conosciuta mentre sono più conosciuti i nostri
servizi. Non solo, ma pure l’informazione rivolta ai soci risulta carente, per cui riteniamo che questi aspetti debbano
essere migliorati. Per questo abbiamo ritenuto di dedicare
a questo tema maggiore attenzione ed abbiamo incaricato
il nuovo entrato nel Consiglio, Michele Fonte, di adoperarsi
al fine di individuare concreti percorsi in tale direzione.
Il secondo aspetto da affrontare con rapidità, ma con
equilibrio e serenità, riguarda il nuovo assetto da dare al
Circolo: viene percepito dalle giovani generazioni come un
soggetto troppo solido e strutturato e poco adatto a interpretare la loro sensibilità. Questo problema non sarà certamente di facile soluzione, considerati i difficili momenti che
si stanno attraversando. Confidiamo e speriamo di trovare
fattiva collaborazione con le altre realtà presenti in città,
Incarichi Obbligatori
non ultime le Parrocchie per le
molte affinità che ci avvicinano.
Non ci sembra utile elencare nel
dettaglio i compiti corrispondenti
ai vari incarichi, precisiamo solo
che essi saranno svolti nei modi
previsti dal Regolamento.
L’augurio che il Circolo rivolge
agli eletti lo fa con le parole di papa Francesco: “A volte mi
domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscono un
popolo, più che ottenere risultati immediati che producono
una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non
costruiscono la pienezza umana” (EG N. 224).
Ancora una volta il Papa ci invita ad affrontare una sfida
impegnativa, che vogliamo raccogliere come Acli sapendo
che “per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo
è superiore allo spazio. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e
avverse, a non ricorrere in uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica che consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare
priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto
nel momento presente, per tentare di prendere possesso di
tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità
al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che
di possedere spazi. Si tratta di privilegiare le azioni che
generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre
persone e gruppi che le porteranno avanti, finchè fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però
con convinzioni chiare e tenaci” (EG, N. 222-223)
Il compito è decisamente arduo ma l’augurio è sincero.
Il Circolo Acli
IL NUOVO CONSIGLIO ACLI DI MELZO
BARONI Mariagrazia Presidente. Delega ai rapporti con il mondo ecclesiale e la Comunità pastorale S. Francesco;
DOSSI Diego
Vicepresidente. Delega all’organizzazione attività associativa.
Rappresenta il Circolo nelle iniziative promosse dal Distretto 5 e dal Terzo Settore;
GERLI Carlo
Amministratore con delega ai rapporti con i responsabili del sistema Acli provinciale.
Incarichi Facoltativi
BOSSI Angelo
delega alla struttura;
FONTE Michele
delega alla comunicazione esterna ed interna; delega alla formazione in collegamento con la zona ed alle iniziative promosse dalla sede provinciale;
MASSARI Maurizio delega ai rapporti con i partiti politici e con le associazioni; delega alle relazioni con la zona;
MERONI Luisaco-delega alla contabilità;
PAJE’ Luciano
presidenza della “Cooperativa Acli A. Grandi”; co-delega alla struttura;
delega alle relazioni con le associazioni di volontariato presenti presso il CPA; PANDINI Bruno
delega al lavoro domestico ed alla contabilità;
PEDRINI Antonia
delega ai servizi fiscali e del patronato ed alla relativa organizzazione incluso l’assetto informatico; POLITI Mariangela delega, in collaborazione con A. Pedrini, al coordinamento ed all’organizzazione dell’attività CAF
nella fascia oraria di apertura serale.
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CULTURA
La Mostra
Opus Florentinum
Piazza del Duomo di Firenze tra fede, storia e arte
Dal 7 marzo fino al 21 marzo è rimasta esposta presso la Chiesa di Sant’Andrea la Mostra “Opus Florentinum. Piazza del Duomo di Firenze tra fede, storia e
arte”, allestita dal Centro Culturale Marcello Candia, che
ha curato anche l’organizzazione delle visite guidate
Lo scopo della Mostra è stato quello di presentare i
tre monumenti fondanti della Piazza del Duomo di Firenze, Il Battistero, La Cattedrale Santa Maria del Fiore, il
Campanile.
Nei cicli musivi e scultorei del Battistero - il bel San
Giovanni tanto caro a Dante - è descritta tutta la sorpresa del cuore di fronte all’avvenimento di Cristo così
imprevedibilmente corrispondente all’attesa umana.
L’evento di Cristo, del Dio fatto uomo, continua ad
abitare la storia attraverso il popolo dei credenti: la Cattedrale celebra Maria, l’inizio di questa generazione
nuova che solca i secoli. Il nome stesso Santa Maria
del Fiore, perché la pianta vista dall’alto si svela proprio
come un fiore, e perché il Fiore è proprio Gesù, racchiuso e generato nel ventre di Maria.
Nel Campanile tale avventura si compie con la celebrazione del lavoro, rappresentata alla base della torre:
l’uomo è chiamato da Dio a essere corresponsabile della creazione, nel lungo ed esaltante cammino che rende
storia il tempo.
In piazza, accanto alla Cattedrale, la sede della Confraternita della Misericordia che da otto secoli serve il
bisogno dei poveri, è lì a ricordare che la suprema bellezza della vita umana è la carità, in cui fiorisce la testimonianza della fede, questa cara gioia / sopra la quale
ogne virtù si fonda (Paradiso, XXIV, 89-90).
Oltre al pubblico legato alla Fiera delle Palme, la Mostra è stata visitata da 24 classi delle scuole elementari
e medie. A tutti è stata garantita la possibilità di una visita guidata.
Della Mostra sono rimaste impresse, soprattutto nelle
classi scolastiche, la rappresentazione della Porta d’oro
del Battistero, un vero colpo d’occhio e una sorpresa
per il visitatore, la riproduzione ad alta definizione del
mosaico a soffitto del Battistero e le formelle del Campanile.
Una mostra che ha mosso il desiderio di andare a
conoscere di persona una delle più belle piazze del
mondo: in fondo con i treni ad alta velocità oggi si può
andare e tornare comodamente da Milano a Firenze in
giornata.
Ma il significato più profondo della Mostra lo ha svelato Mariella Carlotti, curatrice della mostra, professoressa di lettere in una scuola superiore di Prato, alla
fine della serata di presentazione della Mostra, che si è
tenuta nella Sala Vallaperti in Palazzo Trivulzio il 3 marzo scorso. Tutto parte dall’immagine “logo” della mostra
che viene dalla Madonna della Misericordia, raffigurazione del 1342 della Vergine, apposta nella Loggia del
Bigallo di fronte alla Cattedrale.
Conclude così la prof.ssa Carlotti: è un’immagine che
è in piazza del Duomo ma non è né in Battistero né in
Cattedrale, né in Campanile. È un’immagine che a mio
avviso sintetizza tutto quello che vuole dire questa Mostra. È un’immagine che si trova nell’antica sede dell’O-
pera di Carità più antica del mondo ancora in funzione,
che è la Misericordia di Firenze, e che è in piazza davanti alla Cattedrale. Nell’antica sede della Misericordia
c’è questa Madonna della Misericordia.
Però… è una strana Madonna. È la Madonna-Chiesa, infatti la Madonna è vestita da vescovo, con gli abiti episcopali. Dentro il piviale sono disegnati in tondi le
opere di misericordia. Questa è la Chiesa che è il nostro
ideale, è la Chiesa di papa Francesco. È la Chiesa che
si veste di misericordia. È Maria, Chiesa, vestita di misericordia. Questa è la Chiesa che può attrarre oggi gli
uomini, ma che li attraeva anche nel 1300. Infatti ai piedi
di questa Madonna Chiesa vestita di misericordia c’è il
popolo di Firenze e la città di Firenze, nella più antica
veduta di Firenze, del 1342, al centro c’è il Battistero e
di fronte stanno venendo su la facciata della Cattedrale
e il Campanile, la Cattedrale è in costruzione, come la
Chiesa è sempre in costruzione ed è al centro della città
di Firenze.
A cura del Centro Culturale Marcello Candia
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CULTURA
TERUZZI
RUBRICA
Qui si legge
A MELZO DAL 1958
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Affidabilità, praticità, economicità di gestione.
Dimensioni compatte, raggio sterzata soli 3,7 m.
PORTER non ha rivali tra i veicoli della stessa
categoria
La bellezza
disarmata
di Julian Carron
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Sto leggendo gli ultimi capitoli
del libro La bellezza disarmata
di don Juliàn Carròn, presidente
della Fraternità di Comunione e
Liberazione, dopo la morte di don
Giussani, mentre accadono fatti
sconvolgenti come gli attentati a
Bruxelles, la strage dei bambini
in Iraq in un campo sportivo, e al
parco di Lahore in Pakistan, pieno di famiglie cristiane che avevano appena seguito le funzioni
religiose della Pasqua.
Allora il titolo, La bellezza disarmata, stona in modo quasi fastidioso. Che bellezza c’è in ciò
che accade nel mondo? E poi a che cosa serve una bellezza disarmata contro chi invece è armato fino ai denti,
e addirittura trasforma se stesso in un’arma letale?
Che incidenza può avere la testimonianza cristiana?
Che posto c’è ancora nel mondo per la cultura cristiana
di fronte ad un modo di vivere la vita che le è contrario
se non in molti casi anche ostile?
Come Dostoevskij ci potremmo chiedere se un uomo,
un uomo colto del ventunesimo secolo possa credere
ancora a Cristo e alla sua Resurrezione, possa credere
e fidarsi della sua Presenza.
Sono proprio queste domande, e altre, ad animare
le pagine del libro di Carròn, ricchissimo di spunti e di
testimonianze. Un libro coraggioso, perché prova oggi a
chiedersi domande fondamentali (cos’è la libertà, cos’è
la realtà, cos’è la fede, cos’è la verità, …), e a porre queste domande come costitutive dell’uomo ancora oggi,
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CULTURA
non tanto in chiave teologica o filosofica, ma in
via pratica, ossia negli
avvenimenti quotidiani
che richiamano sempre
una nostra responsabilità.
Al centro del libro,
Carròn, scrive: Questa situazione storica
è un’opportunità eccezionale per tutti: anche
per i cristiani. L’Europa
può costituire un grande
spazio per noi, lo spazio
per la testimonianza di
una vita cambiata, piena
di significato, capace di
abbracciare il diverso e
di destare la sua umanità con gesti pieni di gratuità. Invitando i cristiani ad alimentare il desiderio della testimonianza, papa Francesco ha sottolineato che «solo così si può proporre nella
sua forza, nella sua bellezza, nella sua semplicità, l’annuncio liberante dell’amore di Dio e della salvezza che
Cristo ci offre. Solo così si va con quell’atteggiamento
di rispetto verso le persone». Ma noi cristiani crediamo
ancora nella capacità della fede che abbiamo ricevuto di
esercitare un’attrattiva su coloro che incontriamo e nel
fascino vincente della sua bellezza disarmata?
Ecco il cuore del libro. Ritornare all’origine del cristianesimo, perché di fronte al crollo delle evidenze, ossia
di ciò che è bene e ciò che è male, di cosa siano la
natura e l’uomo, di fronte al rifiuto che il cristianesimo
possa essere di qualunque utilità pubblica all’umanità,
l’urgenza diventa quella di riscoprire dentro di noi quanto
siamo animati da Cristo. Riscoprire quanto siamo portati
da Lui, anche dentro i nostri errori e i nostri peccati.
Si tratta allora non di ricostruire una nuova organizzazione cristiana, più salda e più pura, ma di ricostruire il
nostro io, la nostra personalità, che è una parola bellissima, rovinata dal senso comune che la interpreta come
l’evidenza di essersi fatti da sé. La personalità cristiana
è invece la coscienza di essere fatti da un Altro, di essere portatori di Gesù, del suo sguardo, perché è proprio
Lui che ci ha afferrati e amati per primo. Cioè è Gesù
che ci anticipa, ci primerea, come dice Papa Francesco.
Questa consapevolezza ci porta a vivere in pieno le
domande di fondo della vita, a non rinnegare il nostro
senso religioso, e fa scaturire storie di incontri e testimonianze che possono attrarre altri, nella loro massima
libertà. È proprio il metodo dell’incontro, alla cui base
sta l’accettazione del mistero di un altro, diverso da noi,
che ci insegna ad essere “disarmati” ossia senza pretese verso il prossimo, e di vivere una bellezza di vita
di rapporti che se presa sul serio diventa attraente. Per
questo l’altro è sempre un bene. È così, proprio con una
compagnia scalcagnata come la nostra, che Gesù attrae a sé gli uomini e le donne in tutte le latitudini del
mondo. Sembra una cosa assurda, ma sarebbe assurda
se dipendesse da noi e invece dipende tutto da Lui.
Nell’episodio di Zaccheo e dell’autoinvito di Gesù a
casa sua, noi in genere ci immedesimiamo proprio in
Zaccheo il pubblicano, e quindi il peccatore, come noi.
Ma Carròn osa chiederci di portare lo stesso sguardo di
Gesù su Zaccheo, capovolgendo la lettura corrente del
passaggio del Vangelo. Saper guardare il prossimo con
gli occhi di Cristo, ossia lasciandoci agire da Lui, cambia
le cose, cambia il cuore dell’uomo e può cambiare la
storia.
Insomma questo libro tocca temi antichissimi e attualissimi: libertà, desiderio, mistero, bellezza, verità. Abbiamo da poco sentito nella liturgia della Passione di Gesù,
Pilato chiedere, come ultima cosa a Gesù, “e che cos’è
la verità?”. Ce l’aveva davanti la Verità, fattasi uomo, e
non l’ha saputa cogliere, anche se confusamente capiva
che davanti a lui c’era Qualcuno di straordinario.
In fondo anche noi possiamo porci la stessa domanda di Pilato. Dico possiamo perché possiamo anche decidere di non porci più alcuna domanda. È il dramma di
oggi, che Carròn vede acuirsi e che è alla base di quella
che viene spesso chiamata emergenza educativa.
Tutto lo sforzo della scuola, della catechesi nelle nostre parrocchie, il ruolo stesso delle famiglie, si trova
spesso incapace a scalfire una crescente incapacità di
porci le domande di fondo della vita. Il mondo attraverso
lo strumento dei media, su tv e internet, spesso ci dà
risposte preconfezionate, ci evita di soffrire la nostalgia
della bellezza, ci anestetizza, cancellando quanto confusamente avvertiamo che stiamo perdendo.
Amare la bellezza infatti non è automatico, richiede
un’educazione, non ex cathedra, ma tramite una testimonianza di vita, che sia così bella da vedere e che mostri una letizia così evidente, da generare attrazione e
desiderio di aderire.
a cura di Luigi Guastalla
A Melzo ci sarà un’occasione unica per conoscere
meglio il percorso proposto da “La bellezza disarmata” di Carròn.
Il libro sarà presentato al pubblico
nell’Aula magna
della scuola media
Mascagni
giovedì 12 maggio
alle ore 21
da due relatori
d’eccezione:
mons. Francesco
Braschi,
dottore
della Biblioteca
Ambrosiana e il
prof. Wael Farouq
docente
all’Università
Americana del Cairo
e all’Università
Cattolica di Milano.
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CULTURA
Invito alla lettura
TERESIO OLIVELLI
Si offrì in olocausto
di Silva Cesare
A cento anni dalla nascita Teresio
Olivelli è stato dichiarato Venerabile.
Fedele laico della diocesi di Vigevano, fu
conquistato fin da ragazzo dall’amore di
Cristo. Con la sua umanità e spiritualità
fuori dal comune si inserì nella società
del suo tempo per rinnovarla con la
forza del Vangelo. Si interessò dei
problemi politici e sociali, portando
in essi la sua convinta presenza di
cristiano, sempre aperto ad aiutare chiunque si trovasse in
difficoltà, anche a costo di subire incomprensioni e umiliazioni.
La fede viva in Gesù, nel valore redentivo della croce, e la
speranza nella vita futura lo hanno sostenuto nel suo vissuto
quotidiano. La carità, di cui era “abitato”, ha caratterizzato tutta
la sua esistenza che è diventata incessante dono d’amore per
i fratelli, specialmente i più deboli, fino al sacrificio eroico della
vita in un campo di concentramento.
Editrice Elledici Velar - € 3,50
LA STANZA DEL CUORE
di Luciano Marigo
È la “storia” di una ragazza moderna
di nome Cristiana: figlia di genitori
separati, anoressica, attrice alle prime
prove; per meglio raccontare la vita
di suor Crocifissa, una monaca morta
in fama di santità, si accosta per puro
interesse professionale al monastero di
Santo Spirito rimanendo via via stupita
e come folgorata dal misterioso mondo
della clausura femminile. Cristiana
incontrerà nella sua “stanza del cuore”
l’Amore. Il romanzo coinvolge il lettore per il suo fascino da
“giallo” delle anime, per la delicatezza dei sentimenti, per una
scrittura splendida e austera. Marigo, già vincitore del Campiello
1979, è uno dei pochi veri scrittori italiani contemporanei.
Editrice Santi Quaranta - € 12,00
SAZI DA MORIRE
Malattie dell’abbondanza e necessità
della fatica
di Claudio Risé
LIBRERIA
S. ALESSANDRO
Piazza S. Alessandro - Melzo
tel. 334/80.77.295 (orari apertura negozio)
ORARI di APERTURA
Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì:
dalle ore 9,00 alle 12,00
Sabato: ore 9,00 - 12,00 e ore 16,00 - 19,00
Domenica: dalle ore 9,00 alle ore 12,00
Lunedì: chiusura
DIO È UNA CAREZZA
La mia storia dalla malavita a prete di frontiera
di Padre René-Luc
A tredici anni, René-Luc vede il patrigno spararsi al
cuore pochi giorni dopo essere uscito di prigione.
Non ci sono lacrime per questa morte, ma solo i
ricordi delle botte subite da piccolo, insieme alla
madre e ai fratelli. Il vero padre aveva abbandonato
la famiglia quando era appena nato e, dopo
un’infanzia sbandata, la vita nella criminalità
organizzata lo aveva attratto con le sue lusinghe.
«Mia madre non riusciva più a controllarmi. Stavo
giorni per strada con i miei amici. Quando tornavo
mi chiedeva dov’ero stato. Le rispondevo: “Fatti miei, la vita è mia” e la
sbattevo al muro. Una ragazza che faceva parte di un gruppo di preghiera
invitò mia madre a un incontro. Pensò che se avessi conosciuto un’altra
realtà, persone diverse da quelle che avevo conosciuto, sarei potuto
cambiare. Venne da me e mi propose: “René, vuoi venire ad ascoltare
un gangster che viene da New York?”. Risposi: “Oh, sì! Forte!”. Andai
lì senza sapere che si parlasse di Gesù. Ero battezzato, ma nessuno
nella mia famiglia era praticante. Il 19 marzo 1980, quando arrivai nel
Palazzetto dello Sport dove si svolgeva l’incontro, c’erano circa tremila
persone. Il prete iniziò a parlare di Cristo… e la mia vita cambiò».
Editrice Piemme - € 17,50
FINCHÉ NON SAREMO LIBERI
Iran. La mia lotta per i diritti umani
di Shirin Ebadi
Piacere, ricchezza e immagine: ecco
la trinità di questo nuovo millennio
venerata dall’uomo occidentale, chiuso
in un ego ipertrofico e disperato,
incapace di trasmettere nulla se non
la cultura dell’eccesso. Claudio Risé,
psicoterapeuta e psicoanalista tra i
più noti in Italia, presenta una lettura
critica e puntuale della crisi di valori in
cui si trova l’intero Occidente. Troppi soldi, troppo cibo, troppi
zuccheri, troppi grassi, troppe droghe. Un bisogno di essere
riempiti di materie adulterate e avvelenanti, di evitare la fatica
fisica consegnandosi così alla sedentarietà. Poggiati su
macchine: in automobile, in aereo, sul tapis roulant in palestra,
ma mai camminando, coi piedi sulla terra. Guardando alla vita
come divertimento, gratificazione, rassicurazione permanente,
l’uomo occidentale muore di una morte lenta. Per salvarsi
l’unica possibilità è riscoprire il valore del limite, l’oscenità
dell’eccesso, la profondità educativa delle necessità, del
riconoscere la realtà, nella sua verità e meraviglia, a partire
dalle piccole cose di ogni giorno
Shirin Ebadi, la prima donna musulmana a
ricevere il premio Nobel per la Pace, ha ispirato
milioni di persone nel mondo con il suo impegno da
avvocato per i diritti umani, difendendo soprattutto
le donne e i bambini dal brutale regime iraniano.
Per questo il governo ha cercato di ostacolarla
in tutti i modi, ha intercettato le sue telefonate,
ha messo sotto sorveglianza il suo ufficio, l’ha
fatta pedinare, ha minacciato lei e i suoi cari con
metodi violenti e indicibili. Oggi Shirin Ebadi ci racconta la sua storia di
coraggio e di ribellione contro un potere intenzionato a portarle via tutto
– il matrimonio, gli amici, i colleghi, la casa, la carriera, persino il premio
Nobel – ma che non è riuscito a intaccare il suo spirito combattivo e la
sua speranza di giustizia e di un futuro migliore: “è per amore dell’Iran
e del suo popolo, delle sue potenzialità e della sua grandezza, che ho
intrapreso ogni singolo passo di questo viaggio. E so che un giorno gli
iraniani troveranno la loro strada per la libertà e la giustizia che meritano.”
Finché non saremo liberi è il racconto incredibile di una donna che non
si arrenderà mai, non importa quali rischi dovrà correre: un esempio per
tutti, che insegna il coraggio di lottare per le proprie convinzioni.
Editrice San Paolo - € 14,50
Editrice Bompiani - € 18,00 Il Lievito - N. 168
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EVENTI
Auteurs du monde
Autori di cambiamento
La moda etica è arrivata a Melzo.
Dallo scorso mese di marzo la bottega Nazca-Mondoalegre ha ampliato lo spazio dedicato all’abbigliamento e ora ospita l’intera collezione Auteurs du Monde, la
linea moda di Altromercato firmata dalla stilista Marina
Spadafora.
Si tratta di capi e accessori realizzati nel segno dell’etica e della sostenibilità e, come per tutti i prodotti offerti nelle botteghe del mondo, raccontano le storie e la
passione di chi li ha prodotti nel rispetto delle persone e
dell’ambiente.
Sono modelli preziosi e unici nel taglio e nelle linee,
confezionati artigianalmente con tessuti di alta qualità
realizzati con fibre naturali e green-oriented. Gli abiti, le
maglie, i pantaloni, la bigiotteria sono creati da centinaia
di artigiani, spesso donne, che abitano nei villaggi asiatici, in America Latina ed Africa.
La collezione primavera-estate 2016 “Suggestioni di
coloreӏ stata presentata a Melzo lo scorso 12 marzo :
nella bottega di Via Matteotti 18 le modelle hanno sfilato
indossando gli abiti di Auteurs du Monde e la rappresentante di Altromercato Chantal Marchetti ha presentato
la collezione raccontando come la presenza di questi
progetti di commercio equo e solidale nelle comunità locali assicurino reddito, sanità e servizi scolastici in zone
marginalizzate dal punto di vista economico, e valorizzino il ruolo della donna in contesti (come ad esempio
l’India) dove non è minimamente considerata.
L’importanza di questo progetto di moda è tanto maggiore considerando che l’industria
dell’abbigliamento e dei tessuti
a livello mondiale è caratterizzata ormai da decenni non solo
dalla delocalizzazione selvaggia ma anche dall’utilizzo di sostanze nocive e dalla violazione
dei diritti dei lavoratori.
Con Auteurs du Monde è autore chi crea e chi indossa.
Simona Pellegrini
Bottega Nazca-Mondoalegre
Il coro di voci bianche della cattedrale di Friburgo - Chiesa Ss. Alessandro e Margherita - 30 marzo 2016
Foto realizzata e gentilmente messa a disposizione da “Fotostudio SALA - Melzo”
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S p a z io
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Missio
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iniziamo a spa
A partire dallo scorso ottobre, noi ragazzi del gruppo giovani della
Comunità pastorale di Melzo siamo impegnati nell’organizzazione della
Missione Giovani che si svolgerà dal 5 al 13 novembre 2016 e sarà rivolta
ai ragazzi della città. In questa preparazione, però, non siamo da soli,
ma accompagnati e guidati da don Fabio e dai frati dell’Ordine dei frati
minori, tra cui il nostro compaesano fra Matteo, che prenderanno parte
insieme a noi all’iniziativa. Passo dopo passo, in seguito a incontri e ritiri
nel convento dei frati di Rezzato (Brescia), questa collaborazione ha dato i
suoi frutti: infatti, questi momenti insieme sono stati utili per capire le sensazioni, le paure
e i dubbi di tutti verso l’appuntamento di novembre che alla fine, condividendoli, si sono risolti. Ora la missione non
ci sembra più soltanto un obiettivo lontano, ma sappiamo che è un progetto effettivamente realizzabile, costruito
sulla base dei desideri e dei sogni che noi stessi abbiamo nei confronti della missione.
Il punto di partenza per dare forma al progetto è stata la scelta del nome: “OGGI DEVO FERMARMI A CASA
TUA”, tratto dal passo del Vangelo relativo all’episodio di Zaccheo che, a causa della sua bassa statura, decide di
salire su un sicomoro per vedere Gesù oltre la folla. Avere il coraggio di salire sull’albero, mettersi in gioco e fare ciò
che mai si sarebbe pensato di fare; sono questi i desideri-obbiettivi della missione, desideri che potremmo definire
bivalenti in quanto sono rivolti sia a noi che la stiamo preparando, sia a coloro che la vivranno.
Ma quindi, che cos’è la Missione Giovani? È un’occasione di incontro e di arricchimento reciproco, un’opportunità
di scambio e condivisione. È una ricerca dello sguardo degli altri, ma soprattutto di quello di Gesù che, oltre la
folla, ti vede e si ferma a casa tua! È una missione di giovani per i giovani e un invito a provare ad avvicinarsi a
realtà e ambienti magari nuovi, come l’oratorio, dove ci si può sentire parte di una comunità come ci sentiamo noi
del gruppo, vicini gli uni agli altri e mossi dagli stessi interessi e desideri. Attraverso iniziative di diverso genere,
comunitarie o più personali, noi “missionari” vorremmo affrontare queste e altre tematiche con chi ce ne darà
l’opportunità, perché la nostra speranza è che la Missione Giovani venga aspettata e poi vissuta da coloro a cui è
rivolta con lo stesso entusiasmo che noi abbiamo avuto nel prepararla.
Quindi… Iniziamo a spargere la voce! Ci vediamo a novembre!
Alice
Tre giorni a Seveso
I giorni 11, 12 e 13 marzo sono stata a Seveso nell’ex
seminario per vivere un’esperienza di intensa preghiera e condivisione con altri ragazzi della mia età di altre
città. Grazie ai due sacerdoti presenti e ai seminaristi
ho potuto riscoprire la bellezza di avere un dialogo con
Dio nella tranquillità e nel silenzio che ha caratterizzato
questi tre giorni.
Ho avuto l’occasione di fare il punto della situazione
della mia vita: riflettere sulle cose che andavano male e
migliorare su ciò che andava bene.
Con l’aiuto dei sacerdoti e dei seminaristi abbiamo
riflettuto sui testi sacri (lectio), in particolare sul percorso di Pietro, ci hanno spiegato a fondo il significato,
abbiamo sottolineato gli elementi importanti, le parole
chiave per capire il messaggio.
Una seconda fase (medidatio) consisteva nel mettere in rilievo i valori e i messaggi del brano e ricondurci a
questa domanda: “Che cosa dice a me?”
La terza fase (contemplatio) coinvolgeva in modo
ancora più personale: “Che cosa dico io a Gesù che
mi parla nella pagina che ho letto?”, Qui inizia il vero e
proprio colloquio con Lui che è il desiderio principale
della preghiera.
Un aspetto organizzativo che mi ha colpito del seminario è il giardino molto ampio dove ognuno di noi
ragazzi poteva prendersi del tempo e riflettere senza
elementi distrattori come i cellulari.
Dopo aver vissuto questi tre giorni mi sono portata
a casa uno stile di vita nuovo perché, quando diventi
consapevole che nella vita non cammini mai da solo sia
nei momenti di gioia sia nei momenti difficili, ecco che
la vita cambia aspetto.
Marta
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S p a z io
In ritiro a Rezzato
Da venerdì 11 a domenica 13 marzo, noi giovani abbiamo vissuto il ritiro di Quaresima nel convento dei
frati minori a Rezzato. Questa esperienza di preghiera
e riflessione non ha solo rappresentato un momento
di preparazione alla Pasqua, ma anche un’occasione di
confronto in preparazione della Missione Giovani.
Questi tre giorni di ritiro si sono incentrati sulla figura
di Gesù che vuole venire ad incontrarci; sotto la guida
di fra Matteo, fra Enrico e fra Giambattista, ci siamo
avvicinati a due brani del Vangelo di Luca con due modalità differenti.
La prima riguardava l’incontro di Gesù e Zaccheo, e la
modalità di approccio seguita è stata il bibliodramma;
si tratta di una metodologia di gruppo che favorisce
l’incontro tra la Parola di Dio e la vita concreta di ogni
persona tramite diversi linguaggi come la drammatizzazione, l’espressione verbale, visiva o la rappresentazione con il corpo. Questa modalità ci ha permesso di
“vivere dal dentro” questo incontro, immedesimandoci
nei sentimenti e nelle emozioni di un
certo personaggio, ma anche di “guardare dal fuori”, cogliendo tutti gli aspetti
della vicenda.
Abbiamo quindi avuto modo di incontrare diversi personaggi, e di confrontarci con loro. Zaccheo, che nel corso degli
anni di una vita vuota e pesante ha maturato il desiderio di cambiare, e si ritrova ora di fronte all’opportunità di attuare questo desiderio, grazie all’incontro
con Gesù. Il padre di Zaccheo, attento
più alle proprie aspirazioni nei confronti del figlio che ai desideri di felicità di
quest’ultimo. L’amico, figura controversa in quanto non si capisce se sia più fedele a Zaccheo o alle sue ricchezze. La
moglie, presenza silenziosa ma su cui
Zaccheo può sempre contare. Il servito-
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re, talmente ricurvo sui suoi problemi da non riuscire a
condividere la felicità del suo padrone. Il discepolo di
Gesù, che rimanendo sulla soglia non tramuta il desiderio in scelta, ma che grazie a Zaccheo fa memoria del
suo primo incontro col Signore. Ed infine Gesù, che con
il suo sguardo, che valorizza e non giudica, ha toccato
il cuore di ciascun personaggio facendo riscoprire ad
ognuno la verità di se stesso.
Il secondo brano di Vangelo riguardava invece il racconto del buon samaritano, e la modalità di approccio
seguita è stata la classica lectio divina. Anche in questo
caso il tema centrale era l’incontro: l’incontro tra il moribondo steso a terra, che rappresenta l’uomo che si è allontanato da Dio pensando di trovare la felicità facendo
di testa sua, ma riscoprendosi in realtà privo di vita, e il
buon samaritano, cioè il Signore che ha compassione
per l’uomo, che lo ama al punto da aver bisogno di lui
e che quindi si incammina sulla via dell’allontanamento
per incontrarlo e, passando attraverso le sue ferite, lo
“rimette in piedi”.
Infine, dopo la riflessione sulla Parola di Dio, siamo
passati alla pratica mettendoci in gioco nel laboratorio
“costruire la Missione Giovani”, che fra Matteo e fra
Enrico ci hanno proposto. Partendo dalla condivisione
dei desideri e dei sogni che ognuno di noi portava nel
cuore, abbiamo cercato di puntualizzare gli obiettivi e di
proporre un primo schema dei contenuti della Missione, giorno per giorno. E inaspettatamente, al termine
del laboratorio, ci siamo resi conto di come la Missione
si fosse già formata senza che noi ce ne fossimo resi
conto!
Due momenti importanti di riflessione sulla Parola,
diversi momenti di preghiera condivisa con i frati del
convento, ed infine l’attività pratica di laboratorio, hanno rappresentato l’occasione per capire quanto noi
teniamo alla Missione e quanto questa potrà essere
un’occasione di confronto e arricchimento per tutti.
Perché è solo riscoprendo la verità di noi stessi nello
sguardo di Gesù, che possiamo poi costruire un mondo
di relazioni autentiche.
Bianca
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DALLE PARROCCHIE
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DALLE PARROCCHIE
ORARI S. MESSE
Parr. Prepositurale Ss. ALESSANDRO e
MARGHERITA - P.zza S. Alessandro, 11
don Carlo Cardani, Parroco: Tel. 02-9550305
don Fabio Molon: cell. 340 7730207
Feriali: 8.30 - lunedì, martedì, sabato
18,00 - giovedì, venerdì
21,00 - mercoledì
Vigiliare: 18.00 - Festive: 10,00 - 11,15 - 18,00
***
Figlie di Maria Ausiliatrice (Casa S. Giuseppe):
Tel. 02-95527611 - Fax 02-95527604
Feriali:7.00 (da lunedì a venerdì) - 7,30 (sabato)
Domenica e festività: 8,00
R.S.A. Giovanni Paolo II - Viale Germania
Santa Messa: ore 16,00 - solo il martedì
Parrocchia SACRO CUORE - Viale Europa
don Domenico Debernardi: tel. 02-9550887
Suore Sacramentine: tel. 02-9551776
Feriali: 8.30 - martedì, mercoledì, giovedì, venerdì
18,00 - lunedì
Vigiliare: 18,00 - Festive: 8.30 - 10,00 - 17,30
Parrocchia S. Maria delle Stelle - Via Trieste, 14
CHIESA BEATO PIER GIORGIO FRASSATI
don Guido Stucchi: Tel. 02-95.710.283
Segreteria parrocchiale e oratorio: Tel. 02.95.722.014
Suore della Trinità: Tel. 02-95738443
Feriali: 9,00 - lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì
18,00 - martedì
Vigiliare: 18,00 - Festive: 9,00 - 10,30 - 18.30
Santuario S. Maria delle Stelle - Viale Gavazzi
Caritas
Ambrosiana
Decanato di Melzo
sede:
Via San Rocco - 20066 MELZO (MI)
tel. 02.95732065 - fax 02.893670
e-mail: [email protected]
sito: [email protected]
CENTRO DI ASCOLTO DECANALE
Giorni e orari di apertura:
Lunedì dalle 16.30 alle 18.30
Martedì
dalle 09.30 alle 11.30
Giovedì
dalle 16.30 alle 18.30
Sabato (*) dalle 09.30 alle 11.30
(*) da gennaio 2015 aperto
solo il 1° e il 3° sabato del mese
CENTRO DISTRIBUZIONE CARITAS
Anche per chi vuol donare abiti smessi, biancheria intima e
per la casa, puliti e in buono stato, pronti per essere donati
Giorni e orari di apertura:
Lunedì dalle 16.30 alle 18.30
Giovedì
dalle 09.00 alle 11.00
e dalle 16.30 alle 18.30
per chi vuole aiutarcI
Puoi offrire la tua disponibilità quale volontario
oppure un aiuto economico intestato a:
Gruppo Volontariato S. Alessandro - Onlus - Caritas
sul C/C 51572 - BCC Cernusco S/Nav.
Ag. di Melzo
IBAN: IT12U0821433400000000051572
Santa Messa: ore 15,30 - solo il sabato
Centro di
Aiuto alla Vita
Via Martiri della Libertà, 5
20066 Melzo (MI)
Telefono 02.95711377
E-mail: [email protected]
Ind. web: http.//www.cavmelzo.it
Orario di apertura
Giovedì e sabato
dalle ore 8,30 alle ore 11,30
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DALLE PARROCCHIE
Si è avverato un sogno
È grande festa alla società sportiva A.s.d. LE
STELLE dell’oratorio delle Stelle di Melzo per la
vittoria della loro squadra
categoria Ragazzi al campionato invernale organizzato dal CSI Milano. Con
metodo, impegno costante, entusiasmo, voglia di
giocare e vincere, i ragazzi hanno raggiunto il meritato traguardo vincendo
12 partite su 18 giocate.
Il presidente e i dirigenti
della società sportiva ringraziano l’allenatore De
Lorenzo Angelo, il dirigente accompagnatore Platto
Roberto, i ragazzi e le loro
famiglie per aver dato prova di capacità negli ultimi
quattro anni e augurano a
tutti di continuare questa
meravigliosa avventura.
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Gocce di spiritualità
a cura di Giuliano Galbiati
• Una delle cose più tragiche che so a proposito
della natura umana è che tutti noi tendiamo a
essere scoraggiati dalla vita. Noi tutti sogniamo
magici giardini di rose all’orizzonte, invece di gioire per le rose che ora stanno fiorendo fuori dalla
nostra finestra.
(G.D. Budhiraja)
• Chiunque può portare il proprio fardello, anche
se pesante, fino al calare della notte. Chiunque
può svolgere questo compito, anche se difficile,
per un giorno. Chiunque può vivere con dolcezza, pazienza, amore, purezza finché il sole non
tramonta. E questo è tutto ciò che la vita significa
veramente.
(Robert Louis Stevenson)
• La semplicità è compagna della verità come la
modestia lo è del sapere.
(F. De Sanctis)
Casa, cura, parrocchia
Cura di sé. Cura della propria casa. Cura della casa
comune.
Io sono = io abito. È questo il punto di partenza con il
quale il filosofo tedesco Heidegger ha messo in evidenza
il ruolo fondamentale che l’abitare ha nella vita degli uomini. Nella lingua tedesca, infatti, il verbo essere ed il verbo
abitare hanno la stessa radice.
L’uomo è dunque uomo proprio perché è capace di
abitare. E qual è il tratto distintivo dell’abitare? L’uomo è
uomo in quanto abita una casa e di essa si prende cura.
L’avere cura, l’avere a cuore è la radice dell’abitare e
quindi dell’essere: se non sono capace di avere a cuore la
mia casa, non sono nemmeno in grado di abitare e quindi
nemmeno di essere un uomo.
Molti squilibri psichici si manifestano in modo evidente nella incapacità di curare la propria casa: accumulatori
seriali, persone sporche, disordine compulsivo o ordine
maniacale spesso sono indice di un disagio profondo che
abita l’animo delle persone.
Allo stesso modo, l’essere costretti a prendersi cura
della propria casa può costringere a prendere in mano la
DALLE PARROCCHIE
propria vita: in molti percorsi di consapevolezza emotiva
e psicanalitica il “fare” qualcosa in casa è la molla che
scardina stati di disagio e depressione.
Occuparsi della propria casa significa anche occuparsi
ed avere a cuore le persone che la abitano: preparare il
cibo e la tavola per chi è fuori al lavoro, far trovare vestiti
puliti e un buon profumo di fresco sono veicoli privilegiati
per manifestare in modo tangibile il proprio amore e la
propria attenzione all’altro.
Allo stesso modo dovrebbe essere per la parrocchia:
l’avere a cuore la nostra casa comune è segno della cura
che voglio avere per gli altri.
Nella vita della Chiesa il luogo privilegiato in cui manifestare la cura dovrebbe essere la liturgia; attraverso i
cinque sensi, infatti, nella liturgia si intravede la promessa
della bellezza eterna: la luce, il fuoco ed i colori per la
vista; la Parola e le parole, la musica, le campane per
l’udito; l’incenso ed i fiori per l’olfatto; la presenza degli
altri negli abbracci fraterni e nello “stare” del corpo per
il tatto; il pane ed il vino per il gusto. La liturgia è azione
diretta dello Spirito: se le nostre celebrazioni ci annoiano
oppure se siamo tentati di portare altrove i bambini durante la Messa perché si distraggono e importunano il vicino
di panca è perché, forse, non c’è abbastanza cura nella
liturgia oppure non c’è più la consapevolezza del suo essenziale ruolo nella vita di una comunità.
Pari riguardo dovrebbe essere posto nella custodia
dell’oratorio: la casa comune dei nostri figli deve essere un luogo accogliente, pulito, in cui poter stare bene.
La cura delle strutture è cura degli altri: il disagio che si
percepisce in certi nostri oratori, forse, non dipende solo
dall’età delle strutture e degli impianti. Il cattivo stato degli
edifici non è la causa, ma la conseguenza della poca cura
che mettiamo nel costruire le relazioni con gli altri. Spesso, le crepe sui muri e gli spifferi dalle finestre stanno lì
per renderci manifesti le crepe e gli spifferi che abbiamo
nel nostro cuore.
Sono tempi difficili per abitare: la situazione economica
non favorevole ha reso ancora più evidente che prima di
occuparci degli immobili dobbiamo concentrarci su di noi,
su dove vogliamo andare, su quali relazioni vogliamo lasciare ai nostri figli, su come vogliamo abitare insieme la
nostra casa comune.
Gianluca Pozzi
Anagrafe delle tre parrocchie melzesi: febbraio/marzo 2016
Con il Battesimo
sono diventati
figli di Dio
Uniti in Cristo
nel matrimonio
Sono tornati
alla casa
del Padre
S. Alessandro
Sofia Labbate
Deon Margjni
S. Cuore
Ambrogina Galliani (a. 95)
Giacomo Marchesi (a. 87)
Aldo Stipo (a. 63)
Vito Latartara (a. 66)
Mario Bertoli (a. 71)
Angelo Zeni (a. 82)
Mario Bertoli (a. 71)
Angelina Gatti (a. 79)
Maria Scapola (a. 86)
Luisa Martani (a. 55)
Mario Rocco Dognini (a. 88)
Franco Donadelli (a. 76)
Franco Marini (a. 69)
Giuseppe Luciano Ronzoni (a. 84)
S. Maria delle Stelle
N
Per la pubblicità su Il Lievito rivolgersi ad Alberto Brambilla tel. 338/4894752
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