Come alla Corte di Federico II

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Come alla Corte di Federico II
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
OVVERO
PARLANDO E RIPARLANDO DI SCIENZA
QUANDO LE PAROLE GIOCANO
di Stefano Bartezzaghi
7
NUMERI E CRITTOGRAFIA
di Guido Trombetti
8
CI VEDIAMO AL BAR TEZZAGHI?
di Luigi Spina
10
ELABORAZIONE SIMBOLICA, CALCOLATORI E CAPTCHA
di Guglielmo Tamburini
12
NON PARLARE COME MANGI:
QUANDO SONO I COMPUTER A GIOCARE CON LE NOSTRE PAROLE
di Francesco Cutugno
14
E’ ARRIVATO UN BASTIMENTO CARICO DI…
di Nicola De Blasi
16
LA MATEMATICA DELLE PAROLE
di Aldo De Luca
18
GIOCHI LINGUISTICI E SISTEMI D’IMPRESA
di Giuseppe Zollo
20
Il sipario sta per chiudersi. Ma non per sempre: solo fino alla prossima stagione di convegni. La corte di
Federico II si prende una meritata vacanza, che durerà non più di qualche mese, e nel frattempo si
prepara ad affrontare il nuovo ciclo d’incontri con rinnovata energia. Oltre ad organizzarsi le vacanze,
s’intende. Nessuno, tra gli illustri docenti dell’Ateneo federiciano, smetterà di parlare di scienza (perché la
passione, quando è vera, si confonde con la vocazione), così come nessuno, tra i pregevoli musicisti della
“Federico II Jazz Orchestra”, smetterà di suonare. Anche perché in entrambi i casi occorre tenersi in
allenamento.
Chiudendo però l’attuale ciclo di convegni, è bene tirare le somme circa l’attività musicale dell’orchestra
universitaria, che ha magistralmente accompagnato il risolversi delle serate nella struttura di via
Partenope.
Facendo un rapido confronto con altre università campane e non, e restando sempre nell’ottica di idee
che, oltre alla reciproca stima e alla collaborazione tra gli istituti, è pur sempre necessaria (e naturale)
una sana competizione, ciò che mancava alla Federico II per potersi fregiare di una stupenda ciliegina
sulla propria torta, era un’orchestra. “Perché proprio un’orchestra?” potrebbe domandarsi qualcuno,
riflettendo sull’apparente “leggerezza” dell’intrattenimento messo a confronto con priorità di ben altro
tipo. E’ bene considerare che l’università, come tutto il resto, sta cambiando enormemente. Così come
sta cambiando l’idea che “studiare” e “divertirsi” siano due concetti opposti tra loro. Non c’è bisogno
soltanto di operazioni concrete, hic et nunc, nella politica di sostegno e promozione del proprio ateneo.
C’è bisogno anche di simboli: simboli forti, chiari, che possano trasmettere un messaggio positivo e
convincente. “Come alla Corte di Federico II” ha dimostrato, tra le altre cose, che “parlare e riparlare” di
scienza può essere anche un modo per rilassarsi, per riscoprirsi interessati ad una materia che proprio si
credeva distante. E perché no, per sorseggiare un bicchiere di vino insieme al “prof” che di lì a una
settimana ti metterà sotto torchio… La “Federico II Jazz Orchestra”, la sua fondazione ad opera di Stefano
Irace con l’associazione Uni-Verso Musica, il suo sostegno da parte del Rettore Trombetti, la sua direzione
da parte di musicisti di enorme spessore come Giulio Martino e Mario Raja, hanno dimostrato qualcosa di
molto simile. Che in un posto dove si fa scienza, si può anche suonare; che uno studente può avere
motivo di restare all’università (o “con” l’università) anche al di fuori dell’orario di studio. Che questo
ateneo è molto attento a una cosa: dare un’immagine tutta positiva di sé, del proprio personale, delle
proprie scelte e delle proprie attività.
Ma soprattutto, della scienza stessa.
Stefano Piedimonte
E' molto difficile catturare il gioco delle parole:
ci sembra di intenderci quando lo nominiamo,
ma appena proviamo a fermarlo
ci accorgiamo che definirlo non è per niente facile:
ci aiutano poco i vocabolari,
ci aiuta poco la linguistica,
ci aiuta poco la filosofia.
Ma allora, quando le parole giocano
cosa succede?
Gli articoli degli incontri si trovano all’indirizzo
www.comeallacorte.unina.it
Stefano Bartezzaghi
Stefano
Bartezzaghi
è
nato
a
Milano, nel 1962, da una famiglia
enigmistica.
Il padre, Piero (1933-1989), è stato
un autore di cruciverba molto noto,
e il fratello maggiore Alessandro
(1959) ne ha seguito le tracce.
Dopo
i
primi
giochi
enigmistici
pubblicati nel 1971, e dopo gli studi
conclusi con una laurea in Semiotica
a Bologna, con Umberto Eco, Stefano Bartezzaghi ha collaborato prima con “La Stampa” di
Torino e con il suo supplemento culturale “Tuttolibri” (1987-2000), poi con “La Repubblica”
(dal 2000), con una rubrica settimanale e poi quotidiana di giochi di parole, e con articoli di
altri generi. Le sue pubblicazioni più recenti sono: “Incontri con la Sfinge” (Einaudi, 2004);
“Non ne ho la più squallida idea” (Mondadori 2006); “La posta in gioco” (Einaudi 2007). Ha
curato una nuova edizione degli “Esercizi di Stile” di Raymond Queneau (Einaudi 2005), con
inediti, apparati e commenti.
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
QUANDO LE PAROLE GIOCANO
Nel
libro
che
ha
aperto
la
riflessione
Stefano Bartezzaghi
novecentesca sul gioco, Homo Ludens di
Giornalista
Johan Huizinga, c'è un aneddoto che parla
di un bambino che sta giocando al treno
con una fila di sedie. E' seduto sulla prima
di queste sedie quando il padre entra, e lo
E' molto difficile catturare il gioco
saluta con un bacio. Risposta del bambino:
delle parole: ci sembra di intenderci quando
«Papà, non devi baciare la locomotiva,
lo nominiamo, ma appena proviamo a
altrimenti i vagoni pensano che non è una
fermarlo ci accorgiamo che definirlo non è
cosa
per
i
districarsi, in termini logici, in una frase
vocabolari, ci aiuta poco la linguistica, ci
tanto beatamente complessa e ferocemente
aiuta poco la filosofia. Ma allora, quando le
spontanea.
niente
parole
facile:
ci
giocano
aiutano
cosa
poco
seria».
Non
deve
essere
facile
succede?
Basterà, intanto, tenere a mente quello che
Del gioco, in genere, sappiamo che è
una formulazione come «Quando le parole
un'attività distinta da qualcos'altro che i
giocano» presuppone. 'Giochi di parole'
teorici non sanno qualificare meglio che
sembra significare: 'giochi che facciamo con
dicendo la vita 'reale' o l'attività 'seria',
le parole'; invece significa perlopiù: 'giochi
abbondando con le virgolette. Quando i
che le parole fanno con noi'. Se si tiene a
teorici ne parlano a volte fanno anche quel
mente questo, si è già sulla buona strada
gesto ineffabile delle virgolette tracciate con
per
le dita per aria: un gesto che non manca
giocare.
incominciare
a
giocare,
o
a
farsi
mai di intristire una quota dell'uditorio.
Comunque il gioco è questo: una
cosa che non è il lavoro, o un'altra attività
seria come è o dovrebbe essere il lavoro o
lo studio. Dato che però ci siamo abituati a
scambi anche vertiginosi fra realtà e non
realtà,
o
fra
diversi
livelli
di
realtà,
sappiamo anche che ogni distinzione troppo
rigida è destinata a essere messa in crisi.
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Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
NUMERI E CRITTOGRAFIA
ottengono, così, miliardi di cifrature. E, pensava
Scherbius, nessun intercettatore nemico sarebbe
Guido Trombetti
stato in grado di decifrare in tempo ragionevole
Rettore
Università degli Studi di Napoli Federico II
un
messaggio.
La
macchina
perfezionata
consentiva oltre 10 milioni di miliardi di chiavi
diverse per la codifica di un testo. Era sufficiente
che
Sin
dall’antichità
i
grandi
condottieri
sapevano che per vincere una guerra non
bastava
un
formidabile
fondamentale
poter
esercito.
scambiare
Era
comunicazioni
sicure con i propri luogotenenti. E così “la storia
dell’umanità è attraversata da una lotta oscura e
senza quartiere fra chi inventa metodi sempre
più sofisticati per trasmettere messaggi segreti e
chi
invece
fa
di
tutto
per
violare
quella
segretezza “(Simon Singh, Codici&Segreti,BUR).
Cesare, ad esempio, utilizzò vari modi per cifrare
i
messaggi.
Uno
dei
cifrari
prevedeva
di
scambiare ogni lettera con quella posizionata tre
posti avanti nell’alfabeto. Se l’alfabeto è quello a
21 lettere allora a diventa d, b diventa e, c
diventa f… Il celeberrimo “Veni vidi vici” diventa
“Bhqn bngn bnfn”. È chiaro che con questo
metodo sono possibili solo 20 cifrature. Ai nostri
giorni fa quasi tenerezza pensare al grande
Cesare
che
meccanismo
affida
i
suoi
così
infantile.
segreti
Un
ad
un
semplice
computer decodificherebbe il messaggio cifrato
quasi
istantaneamente.
Facciamo
un
balzo
avanti di un paio di migliaia di anni. E vediamo
come
ragionò
Arthur
Scherbius.
L’inventore
tedesco che nel 1918 mise a punto la mitica
macchina
Enigma.
Invece
del
semplice
spostamento di una lettera di un dato numero di
mittente
e
destinatario
conoscessero
l’assetto da usare ogni giorno. Per poter cifrare e
decifrare.
Forse
è
il
più
complesso
gioco
enigmistico mai realizzato. Ed anche quello con
la posta in gioco più alta. Il dominio del mondo.
Perché la macchina Enigma era diventata uno
dei capisaldi della strategia militare della guerra
lampo. La risposta alleata venne nel 1939. A
Bletchley fu radunata una variopinta combriccola
di
matematici,
scacchisti,
scienziati,
cruciverbisti,
linguisti,
giocatori
di
filologi,
bridge.
Insomma tutti coloro che avevano mostrato una
qualche qualità nell’analisi e nella combinazione
di simboli.
Churchill li chiamava “le oche che fanno
le uova d’oro, e non starnazzano mai”. Nel 1942
il personale fu ampliato. Per reclutare persone
capaci fu pubblicato un cruciverba sul Daily
Telegraph, invitando i lettori a risolverlo in meno
di 12 minuti. Risposero in 25. Sei di loro furono
reclutati. Ma il più straordinario della variopinta
brigata fu Alain Turing. La sua capacità di
immaginare
macchine
logiche
(già
aveva
concepito la famosa “macchina di Turing” per
affrontare i problemi teorici della computazione)
gli consentì di trovare la chiave più importante
per forzare i segreti di Enigma.
La crittografia oggi non interessa più
posti si ammetta la possibilità di scambiare una
soltanto
lettera con un’altra qualsiasi. E di modificare
quotidiana di tutti. Per esempio nei problemi di
dopo ogni cifratura la regola di sostituzione. Si
segretezza relativa al commercio elettronico.
i
militari.
Entra
anche
nella
vita
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
In questo campo si usano strumenti di
teoria
dei
numeri.
La
leggere i messaggi perché nessuno conosce N ed
dai
M. Ed i tempi necessari ad un computer per
matematici fin dall’antichità. Per il puro gusto
“decodificare” cioè trovare N ed M sono enormi.
della conoscenza. Insomma argomenti propri
Tanto più lunghi quanto più grandi sono N ed M.
della
In pratica è impossibile a chiunque, tranne a
fattorizzazione.
ricerca
I
numeri
Questioni
primi.
messaggio. Durante i vari percorsi nessuno può
studiate
curiosity driven.
Lontanissimi
dalle applicazioni pratiche. Per dare un’idea di
come vanno queste cose ripeto un esempio che
ho già fatto tempo fa.
Mario
vuole
Mario e ad Anna, leggere il messaggio.
E’ chiaro che più grandi sono M ed N più
tempo impiegherà un hacker a decodificare il
mandare
un
messaggio
messaggio. I numeri che lui può intercettare
d’amore segreto ad Anna; per esempio “ti amo”
sono 345xNxM, 345xN e 345xM. Se N ed M sono
che scritto in codice equivale (immaginiamo) al
molto grandi i numeri che vede l’hacker. sono
numero 345. Egli è costretto ad usare una rete
ancora più grandi. E per quanto veloce sia un
di trasmissione pubblica; quindi il messaggio è
calcolatore risalire dal numero 345xNxM, a M ed
accessibile a tutti. E tutti sanno che 345 vuol
N e quindi a 345 (fattorizzazione) richiede
dire “ti amo”. Mario sceglie un numero primo M
tempo. Tanto più tempo quanto più grandi sono
molto grande e non lo dice a nessuno. La stessa
N ed M. Quindi da un lato ha un grande
cosa fa Anna che sceglie N. Mario spedisce il suo
interesse costruire numeri primi molto grandi.
messaggio moltiplicato per M. Anna non può
Dall’altro studiare metodi di fattorizzazione che
leggere il messaggio perché non conosce M e lo
consentano
rispedisce a Mario moltiplicato per N. Mario
possibile da 345xMxN ad M ed N e quindi al
divide il tutto per M (che egli solo conosce) e lo
messaggio 345. Tutto ciò somiglia tanto ad un
rispedisce ad Anna che divide per N (che lei solo
gioco da settimana enigmistica. Ma chi lo ha
conosce) e legge finalmente il
detto che giocare non serve a niente?
di
passare
il
più
rapidamente
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
CI VEDIAMO AL BAR TEZZAGHI?
Questa
non
è
inventata :
ne
ho
conosciuto uno, ad un convegno di cui non
Luigi Spina
esistono gli atti. Era un grande studioso di poeti
Professore di Filologia Classica
Università degli Studi di Napoli Federico II
e filosofi antichi, greci in particolare. Ma anche di
drammaturghi latini. Aveva un solo difetto, o
almeno a me parve tale all’inizio : parlava
lacunoso, anzi, pensava lacunoso. Sosteneva
Incontro uno studente, che mi fa: “Prof,
ci
vediamo
al
Bar
Tezzaghi?”.
Lo
guardo
indeciso, poi mi rendo conto che ha solo detto:
“Ci vediamo da Bartezzaghi?”. L’aneddoto è
inventato, ma questo gioco di parole ce l’avevo
in testa da tempo, e quale migliore occasione?
che tutte le opere antiche che gli editori hanno
catalogato col titolo (non si sa se tematico o
rematico, avrebbe detto Genette) di Frammenti
sono le uniche opere utili sopravvissute ad un
mondo
per
altri
aspetti
dogmatico
e
perfezionista. Mi portò l’esempio di Gian Piero
Bona, un poeta che alla fine del secondo
Si racconta che, quando lesse per la
millennio aveva realizzato il sogno di tutti i
prima volta la Bibbia, non so se la Vetus latina o
ludologi : Le Muse incollate (All’insegna del
la Vulgata, l’Avvocato Agnelli abbia esclamato:
pesce d’oro di Vanni Scheiwiller, Milano 1999).
« Ottima idea per uno spot pubblicitario». Era
Non
Genesi 1,2 : Fiat lux. Ma quelli della Lux non
quadre,
accettarono
presunzione
la
pubblicità
congiunta.
Sarà
inventato anche questo ?
più
congetture,
ricerca
di
dei
divinazioni,
parole
filologi
parentesi
scomparse
–
e
–
sicuramente
pronunciate. Solo parole nuove, innestate, quasi
Chi studia i testi antichi è ossessionato
trapiantate ancora vive in un corpo moribondo.
dalle parole. Quella che una volta era filologia,
L’autore
antico,
che
secondo
il
mio
direbbe Seneca, ora è diventata logomania,
interlocutore pensava frammentario – come lui
‘pazzia per la parola’, o forse, meglio, ‘pazzia
pensava
della parola’. In mano ad un filologo, le parole si
componeva
allineano, riconoscono le leggi, le rispettano,
volontariamente frammenti: che senso avrebbe
obbediscono ai comandi del direttore del testo,
avuto
detto anche editore. Magari appaiono senza vita,
comprensibili per i suoi contemporanei ?
davvero morte, ma questo è un altro problema,
obiettai : « Ma questa è l’opera aperta ! ». « No
come cercherò di chiarire subito. In mano ad un
-
logomane, le parole affannano, si difendono,
quell’idea,
corrono disperate in cerca di un disposizione
chiuderla ; ha fatto il suo tempo, assieme a tutte
assolutamente
ostinate,
le estetiche della ricezione e a tutte le intenzioni,
strillano per farsi sentire. Si capiscono solo fra
dell’autore, del lettore, dell’opera. Questa è
loro. Quanto al logomane, si crogiola nella sua
l’opera democratica, che consente a chiunque
sperimentazione. E in mano ad un ludologo?
non solo di interpretare, ma soprattutto di
improbabile :
allora,
disse
lacunoso,
per
mi
la
allineare
ridendo
caro
venne
di
posterità,
parole
il
ludologo
professore,
notare!
-
componeva
perfettamente
-
quella,
può
Gli
dico
anche
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
fornire nuove parole; ma senza completare, per
devo confessarlo, sulla democraticità esportabile
carità. L’unico modo per salvare le parole è
delle parole che il ludologo mi prospettava,
lasciare spazi vuoti perché altri possano riempirli
facendo esempi che non starò qui a riferire.
e, a loro volta, se veramente sono democratici,
Forse se ne potrebbe parlare al Bar Tezzaghi.
lasciarne di nuovi». Non avevo mai riflettuto,
S. Girolamo nel suo studio mentre traduce la Bibbia
(Antonello da Messina, particolare)
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
ELABORAZIONE SIMBOLICA,
CALCOLATORI E CAPTCHA
d’interazione da lui immaginato); questo essere
Guglielmo Tamburrini
una sessione di chat, se il proprio interlocutore è
umano sarà in grado di indovinare, nel corso di
un altro essere umano oppure un calcolatore?”
Professore di Logica e filosofia della scienza
Università degli Studi di Napoli Federico II
Turing
sosteneva
che
la
possibilità
di
discriminare chattando gli esseri umani dai
calcolatori si sarebbe ridotta sempre di più, fino
a scomparire del tutto all’alba del XXI secolo
grazie
Elaborazione simbolica. Difficile trovare
fanno
i
calcolatori,
e
tecnologici
Ma invece ancora oggi si fa affidamento
sulla possibilità di distinguere gli esseri umani
scacchi, sviluppano previsioni meteorologiche,
dai calcolatori in base a un gioco che assomiglia
correggono
battitura,
molto alla sfida di Turing. Questo gioco-test, che
interpretano un’immagine medica, guidano gli
si chiama CAPTCHA, si usa per regolare gli
spostamenti
un
scambi in rete, concedendo soltanto agli utenti
cruciverba. Nel Bel Paese queste macchine così
umani alcuni diritti (per esempio di accesso o di
versatili
voto). CAPTCHA è un acronimo che sta per
nostri
di
sono
un
di
errori
robot
solito
o
di
giocano
teorici
a
i
quando
sviluppi
dell’informatica.
una descrizione più sintetica e generale di quello
che
agli
risolvono
chiamate
computer
piuttosto che calcolatori. Strana predilezione
l’espressione
degli italiani, perché il termine inglese lascia
Public
nell’ombra, non meno di quello nostrano, la
Humans
novità dirompente che ha segnato la nascita e il
richiede
rapido sviluppo dell’informatica verso la metà del
caratteri distorti o di rispondere ad altri quesiti
secolo scorso. Entrambi i termini alludono alla
che sono semplici per gli esseri umani, ma non
capacità di calcolare, con la quale comunemente
per
si intende la capacità di eseguire operazioni
artificiale. I captcha si utilizzano come filtri
aritmetiche.
modificato
anche per contrastare lo spam generato da
profondamente questa concezione tradizionale.
programmi, obbligando il mittente, se non è già
Nel 1950 il logico Alan Turing, uno dei padri
noto al destinatario, a superare un test captcha
dell’informatica, propose la seguente sfida per
prima di consentire che il messaggio venga
illustrare a un pubblico di non addetti ai lavori le
recapitato. In un captcha, diversamente da
nuove possibilità di elaborazione simbolica che i
quanto
calcolatori stavano schiudendo: “Consideriamo
giudicare se l’interlocutore è un essere umano o
un essere umano che chatta (Turing non aveva
un programma informatico viene affidato a un
ancora a disposizione questo termine che oggi
altro programma. Ma gli hacker, come c’era
troviamo nei migliori vocabolari della lingua
forse da attendersi, hanno escogitato vari modi
italiana ma che rende benissimo lo scenario
per ingannare il programma-giudice. Un punto di
Ma
l’informatica
ha
inglese
Turing
gli
Test
Apart”.
di
“Completely
To
Computers
Tipicamente,
riconoscere
attuali
Tell
una
programmi
immaginava
Turing,
Automated
un
and
captcha
successione
di
dell’intelligenza
il
compito
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di
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
accesso alla problematica è la voce wikipedia
mentali che permettono a un essere umano di
http://it.wikipedia.org/wiki/CAPTCHA.
distinguere,
Il termine ‘captcha’ è stato introdotto in
un articolo scientifico uscito nel 2000, frutto
applicativo della confluenza delle competenze di
studiosi
di
informatica
teorica,
di
sicurezza
informatica e di apprendimento automatico. Un
settore centrale dell’informatica teorica studia
per
esempio,
i
vari
significati
dell’enunciato “guardava il vigile nella piazza con
il binocolo” oppure di distinguere questo stesso
enunciato,
sulla
base
di
criteri
sintattici
e
semantici, da espressioni come “le idee verdi
dormono furiosamente” e “idee furiosamente le
dormono verdi”.
proprio le capacità che vari tipi di sistemi
Gli
informatici
hanno
di
innumerevoli applicazioni concrete anche nello
riconoscere
o
espressioni
sviluppo e nella verifica del software. In molti
appartenenti a determinati linguaggi. Gli studi di
casi significativi, per esempio, il problema di
informatica
verificare se un programma soddisfa alcuni
(oppure
di
teorica
non
generare
sul
hanno)
riconoscimento
e
la
studi
di
informatica
requisiti
studi di linguistica basati sulle grammatiche
problema di determinare se vi sia un certo
generative, che hanno portato a una migliore
dispositivo informatico in grado di riconoscere
comprensione
una data classe di espressioni linguistiche.
processi
e delle strutture
è
trovano
generazione di linguaggi sono intrecciati con gli
dei
fondamentali
teorica
riconducibile
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
13
al
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
NON PARLARE COME MANGI: QUANDO
SONO I COMPUTER A GIOCARE CON LE
NOSTRE PAROLE
l’elaborazione delle lingue come palestra di
Francesco Cutugno
secolo
Ricercatore di Elaborazione del linguaggio naturale
Università degli Studi di Napoli Federico II
unificava
verifica
delle
scoperte
alle
quali
progressivamente si giungeva. Dopo la metà del
Chomsky
sviluppava
teorie
una
algebriche,
teoria
che
struttura
del
linguaggio e processi cognitivi.
Il gioco sembrava compiuto, di lì a poco
la facoltà di linguaggio sarebbe stata donata alle
C: “Dove vuoi andare?”
macchine.
U: “Milano”
Ma Chomsky e gli esperti di Intelligenza
Artificiale avevano sbagliato previsioni. Il sogno
C “OK ti prenoto un biglietto per Nerano”
di Kubrick in ‘2001 Odissea nello Spazio’, di
U “Milano, accidenti, MILANO, non capisci?”
dialogare con HAL come con il nostro salumiere,
C: “Pisticci? Scandicci?”
è ancora chiuso in un cassetto.
U: “Si buonanotte…”
Attualmente molti usano i sistemi di
riconoscimento del parlato, ma ricontrollano
C:” Andata e ritorno?”
quanto è stato ‘capito’ dalla macchina. E in molti
Quanti di voi si sono trovati a dialogare
con una macchina che cerca di fornirvi un
servizio?
Diciamocelo
subito:
questi
sistemi
mediamente funzionano molto male, dandomi
ancora una ragione per fare il ricercatore. Si
basano
sul
riconoscimento
automatico
del
parlato, cercano di condurre un dialogo con
casi
una
brava
dattilografa
trascrive
più
velocemente e con meno errori.
Pur essendo dichiarati come indipendenti
dal parlatore, questi sistemi preferiscono le voci
maschili
a
quelle
femminili
e
se
cambiate
parlante durante la dettatura... sono guai!
l’utente e devono essere poco noiosi altrimenti
Inoltre non è più obbligatorio addestrarli
l’utente sente la mancanza di Mariah, Sarah o
come si faceva fino a qualche tempo fa, ma
Deborah (tutte con l’acca alla fine) del call
resta comunque consigliato. In realtà la vera
center e di “in cosa posso esserle utile?” con un
funzione
dell’addestramento
è
accento finto nord.
insegnare
al
rivolgersi
Dopo la seconda guerra mondiale, grazie
agli investimenti che erano stati fatti nelle
telecomunicazioni proprio in funzione militare, si
riteneva di essere ad un passo da una serie di
scoperte che avrebbero presto consentito di dare
comandi vocali alle macchine. Allo stesso tempo
l’intelligenza
artificiale
usava
spesso
parlante
come
quella
di
alla
macchina, piuttosto che il contrario. Il computer
gioca con
noi,
ci
costringe ad una lingua
scandita, regolarizzata, molto diversa da quella
che usiamo in ogni altra circostanza, comprese
quelle più formali.
Il trattamento automatico delle lingue è
attualmente basato su una combinazione di
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
modelli sia cognitivi che statistici, ma gli esperti
raggiungere prestazioni accettabili. Gli specialisti
in questi settori si incontrano poco. Si dice che
del riconoscimento automatico, disponendo di
F.
del
risorse di calcolo sempre più potenti e potendo
progetto di riconoscimento del parlato dell’IBM,
contare su strumenti matematici molto potenti e
abbia affermato che ogni volta che licenziava un
affidabili
linguista o uno psicologo dal suo gruppo le
Markoviani,
percentuali
percentuali di successo di qualche frazione di
Jelinek,
responsabile
di
negli
riconoscimento
anni
del
’80
sistema
come,
ad
esempio,
combattono
per
i
processi
migliorare
le
miglioravano (poi ha smentito di averlo detto).
punto:
L’approccio modellistico, basato sul tentativo di
garantito il 91-93% di parole correttamente
riprodurre con un algoritmo quel poco che siamo
riconosciute, ma la crescita è ormai asintotica e
riusciti
miglioramenti
a
comprendere
del
processo
di
comunicazione umana, non riesce a spiegare
come si risolvono le ambiguità linguistiche, le
metafore, non riesce a superare le difficoltà
intrinseche nella presenza di variabilità delle
molteplici
manifestazioni
che
ogni
segno
linguistico possiede.
La
statistica,
in
specifiche
sensibili
applicazioni
non
sono
è
attesi
nell’immediato.
Cosa possiamo fare per avere dei sistemi
più affidabili? Fare parlare fra di loro psicologi
della cognizione, linguisti ed ‘ingegneri’ del
linguaggio. La parola ad esperti di parole, perché
si incontrino integrando le differenti competenze
senza
necessariamente
per individuare approcci nuovi in cui tutte le
spiegarci come, fornisce un fondamentale e
componenti
irrinunciabile miglioramento delle prestazioni e
posizione.
aiuta
alcune
possano
trovare
la
loro
giusta
i sistemi di trattamento delle lingue a
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
E’ ARRIVATO UN BASTIMENTO CARICO
DI…
siano rispettate le regole, per quelli verbali
Nicola De Blasi
occorre anche saper osservare le parole e
Se tutti i giochi funzionano a patto che
riflettere prima di metterle in gioco. Questi due
Professore di Storia della Lingua Italiana
Università degli Studi di Napoli Federico II
requisiti preliminari coincidono in parte con
alcuni traguardi raggiungibili, poiché giocare
sempre meglio è dopo tutto aspirazione di
qualsiasi giocatore.
A questo punto, a costo di rovinarci il
divertimento,
domandiamoci
(è
la
tipica
I giochi con le parole, come altri giochi,
domanda da porci) se il gioco con le parole non
hanno un obiettivo primario ludico, ma, al di là
possa avere applicazioni nella vita quotidiana,
del raffinato esercizio intellettuale, entra forse in
come accade per le scoperte della Formula Uno
gioco - è il caso di dire – il gusto di violare
o
l’ordine
comunicazione:
scontata: è tempo che nelle scuole l’attenzione
scomponendo e accostando parole si sperimenta
verso la lingua (il saper comunicare parlando e
la sfida di considerarle in sé, come il fine del
scrivendo) torni a essere centrale: c’è sempre
gioco più che come strumento di comunicazione.
bisogno di metodi e strumenti che migliorino la
Solo a queste condizioni si apprezzano per
capacità di osservare le parole, di vedere come
esempio le Tragedie in due battute di Achille
funzionano, e di riflettere prima di usarle. Anni
Campanile, spesso fondate su giochi verbali: se
fa un volume di Ersilia Zamponi, I draghi logopei
un tale, di sera, nella stazione di una località
(è un anagramma, con coniazione di un bel
ancora priva di illuminazione, preleva un amico
grecismo apparente), dimostrava le potenzialità
di nome Perotto, diventa ammissibile che con
didattiche
cautela domandi «Sei Perotto?» e che l’altro
l’abitudine a trattare le parole come oggetti
risponda «Quarantotto».
insegna anche - altra urgenza didattica ed etica
razionale
della
Questo testo non reggerebbe a un’analisi
razionale,
perché
il
signor
Perotto
sarebbe
dell’Ingegneria
dei
spaziale.
giochi
La
verbali.
risposta
Per
di
è
più
- a non usarle come pietre, cioè a dosarle meglio
(misurare le parole si diceva un tempo).
l’ultimo a poter equivocare sul proprio cognome,
E non dimentichiamo che i giochi con le
ma, secondo il freudiano ritorno del represso, la
parole aiutano anche a riflettere sul linguaggio
battuta funziona appunto per questo motivo
poetico, visto che poi gli uni e l’altro traggono
(senza contare che il signor Perotto non aspetta
vantaggio
altro). E che dire di Ivo e di Eva? I due
favorita
dall’articolazione
collaborano in cucina, per cui
forme
auliche,
l’Eva lava l’ova,
anche
dalla
duttilità
del
tecnicismi,
dell’italiano,
nostro
lessico:
forestierismi,
l’Ivo l’uva. In questi casi l’autore si impone la
regionalismi, dialettalismi, arcaismi, neologismi
regola
costituiscono
di
narrazione.
inserire
il
gioco
verbale
in
una
un
variegato
deposito
da
cui
preleviamo per ogni necessità, compresa quella
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
ludica, che fa diventare indispensabile ciò che
dopo una veloce spiegazione sono pronti a
non lo è (per far funzionare il gioco si deve dire
giocare
l’Eva e l’ova, anche se sono - ed erano - forme
bastimento carico carico di...», gioco verbale per
inusuali in buona parte d’Italia). Del resto, anche
principianti, che è pur sempre un bel modo di
il gioco di parole garantisce la sopravvivenza di
avventurarsi, un attracco dopo l’altro, nella
forme insolite. Un caso per tutti: forse i bambini
magia del gioco e nella scoperta delle parole.
oggi non sanno cosa siano
con
entusiasmo
a
«È
arrivato
i bastimenti, ma
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un
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
LA MATEMATICA DELLE PAROLE
massima delle parole. La parola Italiana più
lunga è precipitevolissimevolmente di lunghezza
Aldo De Luca
26. Inoltre il numero di parole di un dato lessico
Professore di Teoria dell’Informazione
Università degli Studi di Napoli Federico II
è molto limitato.
A differenza di quel che accade nello
studio dei linguaggi naturali, la teoria delle
parole in senso astratto analizza le successioni di
Le "parole" sono dal punto di vista
matematico sequenze arbitrarie di simboli, detti
lettere, appartenenti ad un insieme finito detto
alfabeto. Lo studio delle proprietà strutturali e
combinatoriche
delle
parole
è
di
grande
interesse in vari campi quali la Linguistica
(filologia classica e moderna), la Matematica
(algebra e teoria dei numeri), la Fisica (dinamica
simbolica
e
cristallografia),
(compressione
di
dati,
l'
Informatica
geometria
discreta,
crittografia) e la Biologia molecolare (analisi del
DNA, RNA e delle sequenze proteiche).
negli anni
sviluppata indipendentemente e con diverse
finalità in vari settori di ricerca usando spesso
differenti linguaggi e tecniche di analisi. In
questi ultimi 30 anni un grande sforzo è stato
fatto per fornire un trattamento unificato della
teoria matematica delle parole. Attualmente la
Combinatoria
delle
Mathematical
parole
Review
è
quale
classificata
un
da
soggetto
indipendente della ricerca matematica.
antico
o
moderno
dal
punto
di
vista
matematico prescindendo cioè da ogni aspetto
semantico-interpretativo.
La struttura di una
parola finita, o anche infinita, è legata alla
presenza in essa di alcune regolarità quali ad
esempio:
1)
esistenza
di
periodicità,
2)
presenza di blocchi di lettere consecutive (o
fattori) palindromi, 3) ripetizioni di fattori,
4)
l'esistenza di semplici procedure di costruzione
della parola, 5) la presenza (o l'assenza) di
quadrati, cioè
blocchi
di
di due
lettere.
Ad
uguali e consecutivi
esempio
la
parola
soddisfano
Relativamente a quest'ultima regolarità
osserviamo che non si può costruire su un
alfabeto binario {a,b} una parola di lunghezza
maggiore di 3 senza produrre un quadrato. In
effetti le sole parole senza quadrati sono le
seguenti: a, b, ab, ba, aba, bab. Si potrebbe
pensare che questa regolarità cioè la presenza di
quadrati sia indipendente dal numero di lettere
dell'alfabeto
cioè
che
tutte
le
parole
sufficientemente lunghe su un qualsiasi alfabeto
contengano un quadrato. Ma ciò è falso. In
Le parole e le frasi di un linguaggio
naturale
esclusivamente
abccabcab contiene due quadrati cc e cabcab.
Per il suo carattere interdisciplinare,
la teoria delle parole è stata
simboli
effetti su un alfabeto a 3 lettere {a,b,c} esistono
forti
parole arbitrariamente lunghe senza quadrati
vincoli grammaticali e sintattici. Ad esempio
che possono essere effettivamente costruite.
delle 720 possibili permutazioni, o anagrammi,
Così ad esempio la parola abcacbabcbac. è una
della parola mulino solo lumino ha significato in
parola senza quadrati di lunghezza 12. Questo
Italiano. In ogni linguaggio vi è una lunghezza
risultato è stato di cruciale importanza per
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
risolvere un famoso problema di Algebra posto
volte in
da Burnside agli inizi del secolo scorso.
ogni parola su un alfabeto a 2 lettere di
Le
precedenti
regolarità
sono
dette
strutturali perchè dipendono dalla particolare
parola che si considera. Esistono, tuttavia, altre
regolarità le quali sono presenti, quale che sia
l'alfabeto, in tutte le parole sufficientemente
lunghe. Tali regolarità sono dette inevitabili e la
loro
esistenza
è
conseguenza
di
w ad eguali distanze.
In particolare,
lunghezza maggiore o uguale a 9 ha almeno una
cadenza aritmetica di ordine 3; così ad esempio
in aababbaba la lettera a appare nelle posizioni
1,4, e 7. L'esistenza di regolarità inevitabili ha
importanti conseguenze in Algebra e nella teoria
dei linguaggi formali.
Ricordiamo infine che la combinatoria
profondi
teoremi di matematica quali ad esempio il
delle
teorema di van der Waerden. Questo teorema
matematici e algoritmici per risolvere problemi
può essere formulato in termini di parole come
di grande interesse dal punto di vista applicativo
segue:
Per ogni intero positivo n e per ogni
quali ad esempio il 'sequence assembly' cioè la
alfabeto finito ogni parola w sufficientemente
ricostruzione di una parola incognita (ad es. una
lunga ha
sequenza
una cadenza aritmetica di ordine n,
cioè esiste almeno una lettera che appare n
parole
di
fornisce
DNA)
potenti
conoscendo
strumenti
soltanto
un
conveniente insieme di suoi fattori o frammenti.
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
GIOCHI LINGUISTICI E SISTEMI
D’IMPRESA
metodo taylorista-fordista ha funzionato. Ed i
Giuseppe Zollo
numeri hanno preso il sopravvento. La gestione
Per oltre 80 anni, nel bene e nel male, il
di una grande azienda è stata basata (e si basa
Professore di Gestione aziendale
Università degli Studi di Napoli Federico II
ancora) sulla produzione di una massa ingente di
numeri
e
sull’uso
di
metodi
quantitativi.
Memorabile è Alberto Sordi nelle prime scene del
film “Il Mafioso” di Alberto Lattuada del 1962. Il
suo personaggio, Nino Badalamenti, si aggira in
La storia del pensiero organizzativo è
scandita dai tentativi di conciliare le parole con i
una
per
Poi, intorno agli anni ’70 del secolo
Dall’altra,
a mostrare delle crepe. La natura del lavoro
l’esigenza di costruire discorsi per motivare le
stava cambiando. Da attività della mano si stava
persone, per coordinare e per interpretare un
trasformando in attività della mente. I numeri da
mondo
soli non bastavano più a gestire l’azienda. Era
per
complesso.
prestazioni,
con
scorso, il dominio assoluto del numero comincia
e
le
cronometando
per
pianificare
misurare
fabbrica
precisione maniacale il lavoro dei propri colleghi.
numeri. Da una parte l’esigenza di utilizzare i
numeri
grande
ottimizzare.
Dalla
combinazione
di
procedure numeriche e strutture linguistiche
necessario
nascono
chiamato
i
sistemi
d’impresa.
Sistemi
per
interpretarli.
a
valutare
Il
lavoratore
situazioni,
era
prendere
valutazione dei fornitori, per la certificazione
decisioni, produrre conoscenza. Tutte cose che si
della
fanno
qualità,
per
la
programmazione
della
costruendo
discorsi
e
sviluppando
produzione, e tanti altri. Nessuna impresa può
argomentazioni. Dunque, parole e discorsi. Le
farne a meno. Ma non sono affatto facili da
crepe si allargano ulteriormente con lo sviluppo
costruire.
delle reti di imprese e della comunicazione via
Alla
fine
dell’ottocento
l’ing.
Taylor
pensava di aver trovato la formula giusta,
facendo pendere la bilancia a favore dei numeri.
internet. La rete richiede l’interpretazione dei
messaggi in arrivo e la costruzione di messaggi
in partenza.
Perno del metodo di Taylor era la misura. Ogni
Negli anni ’90 il paradigma taylorista-
gesto, anche quello banale del sollevare un
fordista entra in una crisi che appare definitiva.
attrezzo, era cronometrato e riprogettato. Si
Si apre un campo di ricerca fertilissimo. Trovare
riprogettava la postura del braccio, la posizione
un nuovo modo per integrare numeri e parole
della mano, il movimento del polso, la forma
nei sistemi d’impresa. Ovvero, come scrisse Lofti
dell’oggetto,
Zadeh
il
banco
di
lavoro.
Tutto
per
nel
1996,
trovare
dei
metodi
per
sincronizzare il lavoro e risparmiare tempo. Ford
“calcolare con le parole”. Un campo d’indagine a
lo applicò con successo nel 1914 per costruire il
cui contribuiscono la linguistica, la logica, la
famoso modello T. L’automobile per tutti gli
psicologia cognitiva e l’informatica. La sfida è
americani.
costruire
“sistemi
intelligenti”,
che
sappiano
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
Quando le parole giocano
estrarre
un
minimo
di
significato
dalle
suo contenuto. O un sistema che faccia il
affermazioni verbali. Immaginate un sistema
riassunto di un testo. Cose non impossibili se i
capace di calcolare il risultato di un insieme di
sistemi aziendali impareranno a fare giochi
giudizi verbali. Oppure capace di trovare un
linguistici.
documento sulla base descrizione sintetica del
rivincita.
Allora
la
parola
avrà
la
propria
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E’ l’ultima delle conferenze del 4° ciclo di “Come alla corte di Federico II ovvero parlando e
riparlando di scienza”. Un grazie a tutti quelli che hanno collaborato alla sua riuscita e che si
impegneranno con il solito entusiasmo anche per la riuscita del prossimo. Perché il 18 ottobre
si terrà la prima conferenza del prossimo ciclo, che proseguirà secondo la solita cadenza
mensile nelle date di
22/11
20/12
17/01
21/02
13/03
17/04
15/05
19/06
e parlando e riparlando di scienza, sentirete parlare, tra l’altro, delle stelle, del clima,
dell’India, dei palazzi di Napoli..... e non solo. A tutti Buone vacanze ed arrivederci al 18
ottobre.
ellegi
•
ASTRA MOVIES
www.astra.unina.it
Giovedì e Venerdì ore 20.15 - 22.15 | Sabato e Domenica ore 18.15 - 20.15 - 22.15
•
CINEFORUM SHANGRI-LA
www.shangri-la.unina.it
le proiezioni si terranno di mercoledì alle 20:30
Via Partenope, 36 secondo il seguente calendario:
al
Centro
Congressi
Federico
Ciclo Cibo e Cinema
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II