Rivista 16 - Pen Club Italia

Transcript

Rivista 16 - Pen Club Italia
Poets
Essayists
Novelists
P.P.E.N.
E.N. CLUB
CLUB
ITALIAONLUS
onlus
ITALIA
Giornalisti
assassinati
il Pen
Bulgaria
riviste
letterarie
Premio
Pen 2011
Premi
raduga
Altri due giornalisti
uccisi in Messico.
Sale così a 68 il
numero di quelli
uccisi negli ultimi 5
anni. La «retorica
rassicurante» e la
mancata protezione
del governo.
Il Pen Club Bulgaria
compie 85 anni.
L’anniversario verrà
festeggiato a Sofia.
A colloquio con
georgi Konstantinov,
dal 2000 nuovo
presidente del
sodalizio.
Nove anni dopo,
torna a uscire
Autografo, la rivista
letteraria fondata da
Maria Corti. Ma qual
è la situazione delle
riviste in Italia e
quella dei supplementi
dei quotidiani?
A Simonetta Agnello
Hornby è stato
assegnato il xxi
Premio Pen con il
romanzo La monaca,
edito da Feltrinelli.
La scrittrice e
avvocatessa siciliana,
vive a Londra.
Alessandro Metlica
e Sergej Sargurov
(narrativa), Maria
gatti racah e
Marina Kozlova
(traduzione), hanno
vinto, a Taormina,
il premio italo-russo
«raduga».
Pagina 5
Pagine 6 e 7
Pagine 9-15
Pagina 16
Pagina 17
Trimestrale, Anno V, n. 16 • luglio-settembre 2011 • Direzione: 20122 Milano, via Daverio 7 • Tel. 335/7350966 • e-mail: [email protected] • www.penclub.it • CC postale n. 88341094
Poste italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 dcb Milano • CC bancario Monte dei Paschi: Iban IT15R0103001609000000365918
il cinquantenario della morte
Hemingway
e il Pen
di SErgIO PErOSA
N
onostante le pose da macho, che
gli hanno alienato le femministe e
altri lettori, Ernest Hemingway è
un grande maestro di scrittura: una
scrittura secca, scarna, essenziale, fatta
di semplici proposizioni, enunciati diretti
e stringati dialoghi. A 50 anni dal suo
tragico suicidio dopo ricorrenti disturbi
mentali, depressioni e instabilità,
assieme al Pen/Hemingway Award a lui
intitolato ricordiamo la sua grandezza
letteraria. Aveva imparato come reporter
e giornalista immediatezza e precisione
di dettato, e dai primi modernisti (Ford e
la Stein) la ricerca della parola giusta, il
mostrare piuttosto che il raccontare.
Nella vita era sregolato, bohémien;
quattro mogli, passioni e passioncelle per
giovani adoranti, il gran bere, l’inseguire
emozioni forti: le corride a Pamplona, la
pesca d’altura nel mar dei Caraibi, la
caccia grossa e i safari in Africa (dove
ebbe un incidente aereo e fu creduto
morto: disse che fu l’unico ad aver letto il
proprio necrologio), la partecipazione
come corrispondente a tutte le guerre del
secolo (la Grande Guerra, la Guerra
civile spagnola, la Seconda guerra
mondiale), esperienze trasfuse in Fiesta,
Addio alle armi, Per chi suona la
campana, Il vecchio e il mare, che gli
valsero il Premio Nobel nel 1954.
Credeva nel principio e nel metodo della
«punta dell’iceberg»: se «la dignità di
movimento di un iceberg è dovuta al fatto
che solo un ottavo emerge dall’acqua»,
così la narrativa doveva mostrare soltanto
la punta di quanto lo scrittore
conoscesse. Ciò che resta sommerso,
come la parte sott’acqua dell’iceberg, è
necessario per galleggiare, ma lo
scrittore farà vedere solo la parte che
emerge, omettendo volutamente ciò che
sta sotto, restringendo al massimo.
Una lezione che non guasterebbe tener
presente anche oggi.
Ernest Hemingway, di cui ricorre il cinquantenario dalla morte, fotografato nel giardino di casa, mentre legge un contratto editoriale
UB
nlus
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA ISPANOAMErICANA a cura di FABIO rOdrÍgUEZ AMAYA
gioconda Belli, Nel paese delle
Voto
donne, trad. di Tiziana gibilisco,
Feltrinelli, pp. 320, e 17
Sesto romanzo in italiano della
scrittrice nicaraguense. Attualizzazione
P. E.N. CLUB del mito delle amazzoni, oppure di un
ITALIACLUB
onlus sogno: sovvertire l’ordine patriarcale
P.E.N.
lottando contro violenza e mafie. Sono
ITALIA
loro, le donne (belle, bellissime), a
fondare la nuova Sinistra Erotica per
costituire un nuovo ordine.
2
8
Joaquín guerrero Casasola, La legge Voto daniel Chavarría, Quilombo, trad. di Voto
Elena rolla, Tropea, pp. 480, e 19
del più forte, trad. raul Schenardi,
La Nuova Frontiera, pp. 224, e 17
Il titolo significa «casino» (in senso lato).
E il libro è nato proprio così: vita
La crisi creativa si sente pure nei
avventurosa e incasinata del proprio autore:
territori d’Oltremare. I giovani si
trafficante, professore, avventuriero,
trincerano nel noir. Meglio ancora
guerrigliero, viaggiatore; un po’ Corto
se tratta l’attualità: qui Città del
Maltese e un po’ Maqroll il gabbiere. dal
Messico non è più quella idealizzata
viaggio del nonno, emigrante calabrese
da Fuentes, ma una megalopoli
a Montevideo, fino alla vita quieta dello
postmoderna, una Chicago anni venti
scrittore maturo radicato all’Avana.
all’ennesima potenza.
6
anniversari 1
7
il cinquantenario della morte di Hemingway (1899-1961)
Premio Pen americano per lo scrittore di Fiesta
Ottomila dollari ad un’opera prima: romanzo o raccolta di racconti
di VErA AgOSTI
A
50 anni dalla scomparsa
di Ernest Hemingway,
ricordiamo lo scrittore e il
Premio Pen creato in sua memoria.
Il Pen/Hemingway Award è stato
fondato nel 1976 da Mary Welsh
Hemingway, quarta moglie del
celebre romanziere e membro
del Pen, per rendere omaggio a
Hemingway, con la donazione di
8mila dollari all’opera prima di uno
scrittore americano, un romanzo o
una raccolta di racconti. Il vincitore,
inoltre, usufruisce di una settimana
di residenza nelle Distinguished
Visiting Writers Series presso
l’università dell’Idaho all’interno
del programma di Scrittura
creativa. Il primo classificato,
insieme ai finalisti e a coloro che
si distinguono con una menzione
d’onore, riceve anche una borsa di
studio all’Across Foundation nel
Wyoming, una residenza per artisti e
scrittori. Il premio è finanziato dalla
Fondazione Ernest Hemingway, dal
1987 amministrata dalla Società
Hemingway e dal Pen New England.
La giuria è composta da tre autori
di prosa molto noti. La cerimonia di
premiazione si tiene alla Biblioteca
e Museo John F. Kennedy di
Boston. Nel 2011 ha vinto Brando
Skyhorse con il romanzo The
Madonnas of Echo Park. Ci sono
state due finaliste, Patricia Engel
con Vida e Suzanne Rivecca
con Death Is Not An Option; due
menzioni d’onore, Danielle Evans
con Before You Suffocate Your
Own Fool Self e Helen Simonson
con Major Pettigrew’s Last Stand.
Marilynne Robinson, vincitrice
del Premio Pen/Hemingway del
1982 con Housekeeeping, è stata la
presentatrice ufficiale.
***
Mary Welsh Hemingway ha scritto
nel 1976 un’autobiografia, How it
was; numerosi riferimenti a lei e
alla sua relazione con Hemingway
si trovano nelle biografie dello
scrittore e nell’opera The
Ernest Hemingway, fotografato subito dopo una battuta di caccia grossa
Hemingway Women. Aveva sposato
Ernest nel 1946 a Cuba, con rito
civile, dopo il suo divorzio da Noel
Monks, un giornalista australiano.
Nata nel Minnesota il 5 aprile del
1908, faceva la giornalista, prima
al Chicago Daily News, quindi al
London Daily Express, ottenendo
il lavoro durante una breve
vacanza, chiedendo personalmente
all’editore, Lord Beaverbrook,
di assumerla. Il nuovo impiego
la porta in Francia durante la
Seconda guerra mondiale. Nel
1944 conosce Hemingway e va a
vivere con lui a Cuba, a Key West
in Florida e a Ketchum nell’Idaho.
Insieme conducono un’esistenza
avventurosa. Viaggiano spesso,
scrivono entrambi per le riviste
Time e Life. Ernest pubblica
romanzi di grandissimo successo,
ma comincia a soffrire di disturbi
mentali, tanto da credere di
essere perseguitato da agenti del
governo e dall’Fbi che vogliono
rovinare il suo patrimonio. È
depresso, ha allucinazioni e vuoti
di memoria. Entra in alcune
cliniche, fra cui l’istituto Mayo,
dove subisce l’elettroshock.
Mary vorrebbe che rimanesse lì,
sperando nella guarigione, ma
invece lo scrittore viene dimesso.
Lo salva lei da alcuni tentativi di
suicidio, chiudendo il suo fucile
nell’armadio, ma un giorno se ne
dimentica, e la mattina del 2 luglio
1961 all’età di 61 anni, Ernest si
spara. Trasferitasi a New York, Mary
Walsh vi muore il 26 novembre
del 1986. Nel suo testamento
chiede di essere seppellita accanto
a Hemingway nel cimitero di
Ketchum.
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA SPAgNOLA
Carlos ruiz Zafón, Le luci di
Voto
settembre, Mondadori, pp. 268, e 19
Continua il successo popolare dello
scrittore spagnolo che ora propone un
romanzo giovanile, in cui la vedova
Simone Sauvelle è costretta con i figli
ad abbandonare Parigi e a rifugiarsi
in un paesino per sfuggire ai debiti
lasciati dal marito. Qui trova lavoro
in una grande tenuta dove incombono
macabri delitti e inquietanti misteri.
7
a cura di gABrIELE MOrELLI
Ángel Crespo, Occupazione del
Voto Mario Vargas Llosa, Elogio della
Voto
fuoco, a cura di Valerio Nardoni,
lettura e della funzione, Einaudi,
Passigli, pp. 154, e 15
pp. 26, e 8
Traduttore di dante e Petrarca, vicino
Breve saggio del recente Premio Nobel
alla generazione del ’50, Ángel Crespo
che analizza le due forme di protesta
è autore di un messaggio trascendentale
civile, leggere
e scrivere;
P. E.N. CLUB
P. E.N.
CLUB quelle che
che in quest’ultima raccolta di versi
consentono di lottare contro la barbarie
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
lascia una testimonianza inquietante:
dell’ignoranza e opporsi alla violenza
un ossessivo impulso a definire il senso
delle ideologie. Lo scrittore indica
misterioso della natura del fuoco nella
anche le sue letture preferite: Flaubert,
sua valenza simbolica.
Faulkner e l’amato Cervantes.
anniversari 2
8
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
3
il cinquantenario della morte di Hemingway (1899-1961)
Anche il padre di Ernest era morto suicida
Lo scrittore ne era rimasto sconvolto e, alla fine, lo aveva imitato
E
rnest Hemingway, «Papa»,
come inizia a farsi chiamare
intorno al 1944, non è
stato solo un romanziere e un
giornalista di prim’ordine, ma anche
l’incarnazione dell’idea romantica
dello scrittore: forte, coraggioso e
indomabile. Vive al massimo. Beve
troppo e non ascolta i consigli dei
medici. Lavora come corrispondente
di guerra. Subisce alcuni incidenti
gravi che lo minano nel fisico e nella
mente. Ha quattro mogli e tre figli.
Vince il Premio Pulitzer e il Nobel.
Le sue opere sono trasposte in film
e rappresentazioni teatrali. Nasce
il 21 luglio del 1899 a Oak Park,
un sobborgo di Chicago. I rapporti
con la famiglia, benestante, sono
piuttosto aspri. Alla Municipal
High School, alcuni insegnanti
intuiscono la sua abilità letteraria
e lo spingono a scrivere. Dopo il
diploma, lavora al quotidiano locale
Kansas City Star come cronista.
Durante la Prima Guerra Mondiale,
Hemingway si arruola come autista
della Croce Rossa Americana. Lo
troviamo in Francia e in Italia.
Trasferito nel basso Piave come
assistente di trincea, viene ferito e
operato a Milano, dove si innamora
di un’infermiera americana di
origine tedesca. (Queste esperienze,
confluiscono nel suo capolavoro,
Addio alle armi, 1929). Riceve la
Croce al merito di guerra americana
e la Medaglia d’argento al Valor
Militare italiana. Nel 1919 rientra
nella sua città natale. Durante
una conferenza sui suoi giorni in
Italia, conosce Harriet Gridlay
Connable, che lo invita a Toronto,
dove comincia a scrivere per The
Toronto Star e incontra Hadley
Richardson, una pianista, che sposa
nel 1921. Mandato in Europa come
inviato speciale, conosce Sherwood
Anderson, Ezra Pound e Gertrude
Stein, che a Parigi lo introduce
alla letteratura modernista. (Questi
incontri gli suggeriranno il primo
romanzo di successo, Il sole sorge
ancora, 1926, noto anche come
Fiesta). Pubblica i primi racconti e
a sinistra: ernest Hemingway con la moglie mary Welsh. sopra:
l’autore di «Per chi suona la campana» con Fidel castro a cuba
le poesie; nel 1924 nasce il primo
figlio. Sotto contratto con l’editore
Horace Liveright, conosce l’editor
della Scribner, e grazie all’amicizia
con F. Scott Fitzgerald, passa
alla nuova casa editrice, con uno
stratagemma molto contestato. Solo
Pauline Pfeiffer, una redattrice di
moda di Vogue, lo difende: diventerà
la sua seconda moglie nel 1927.
Nel 1928, quand’è ormai famoso,
nasce il secondo figlio, Patrick. In
quel periodo riceve la notizia del
suicidio del padre e ne è sconvolto.
Comincia a eccedere con l’alcool e
ha una relazione con Jane Mason
a Madrid. Continuano i viaggi e
l’attività letteraria. Compra la sua
famosa barca d’altura «Pilar». Nel
1937 prosegue l’attività giornalistica
in Spagna, lavora a documentari
antifascisti (Terra di Spagna,
proiettato alla Casa Bianca) e
raccoglie fondi per la resistenza. La
giovane scrittrice Martha Gellhorn
è al suo fianco in Spagna, anche
al fronte, in condizioni estreme.
Diventerà la terza moglie, nel 1940.
Nel 1939 a Cuba comincia la stesura
di Per chi suona la campana, che
verrà pubblicato l’anno dopo a New
York, con una vendita immediata
di centomila copie. Convinto da
Martha, affitta una tenuta in rovina,
«Finca Vigìa» all’Avana, dove inizia
anche un’attività di controspionaggio.
Viaggia a Hong Kong, in Birmania
e poi in Europa come inviato
speciale durante la seconda guerra
mondiale. E in Francia durante
lo sbarco alleato. Si unisce a un
gruppo di partigiani francesi e con
loro entra a Parigi. Chiama l’evento
«la liberazione dell’Hotel Ritz»,
beffardamente, ma gli vale un’altra
medaglia, la Bronze Star. In seguito
si ammala, ha un nuovo gravissimo
incidente di macchina, divorzia da
Martha e apprende che il figlio John
è ferito e catturato dai tedeschi. Nel
1946 scrive Il giardino dell’Eden
e sposa Mary Welsh, conosciuta in
Europa. Il nuovo matrimonio non
gli fa cambiare abitudini e la sua
salute ne risente: viaggi continui
in Italia, Spagna, Africa, incidenti,
scandali e tanto bere. Trova pace
pescando sulla «Pilar» nelle acque
cubane e da questa esperienza nasce
Il vecchio e il mare, che nell’aprile
del 1953 vince il premio Pulitzer.
Nel 1954 gli viene assegnato il
Nobel, ma il premio viene ritirato
dall’ambasciatore John Cabot. Beve
sempre di più, malato e depresso,
riesce a scrivere poco. Redige il
suo testamento, lasciando tutto a
Mary, purché si occupi dei suoi
figli. I segni di squilibrio mentale,
crisi maniaco-depressive, diventano
più evidenti. Life pubblica la prima
delle tre puntate di The Dangerous
Summer e lo scrittore se ne vergogna,
perché lo ritiene un «pasticcio». La
malattia peggiora, con ricoveri in
centri specializzati, fino al tragico
epilogo del suicidio nel 1961.
V. A.
I LIBrI dEL PEN
BIOgrAFIE
Amedeo La Mattina, Mai sono
Voto
stata tranquilla. La vita di Angelica
Balabanoff, Einaudi, pp. 314, e 20
Storia avvincente di una rivoluzionaria
della primissima ora, sodale di Lenin e
poi di Mussolini: dovette ricredersi su
entrambi, rimanendo però attivissima e
viaggiando per mezzo mondo a favore
del socialismo e del femminismo, in
rotta con la politica compromissoria di
tutto un secolo.
7
diritti umani
a cura di SErgIO PErOSA
Serena Vitale, A Mosca, a Mosca,
Mondadori, pp. 240, e 19
Il racconto delle esperienze dal 1967
come studentessa e poi per 40 anni
come studiosa di slavistica a Mosca
e nella russia sovietica: un séguito
di incontri e avvenimenti da incubo,
di personaggi conculcati e offesi, di
intellettuali stritolati dall’ottuso e
feroce regime. Serve a farci riflettere
oggi, ancor più sarebbe servito allora.
Voto Silvia ronchey, Ipazia. La vera
Voto
storia, rizzoli, pp. 320, e 19
duecento pagine di
«documentazione ragionata»
sostengono la suggestiva
ricostruzione,
basata
sui pochiP.dati
E.N. CLUB
P. E.N.
CLUB
fattuali e sulle numerose leggende
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
letterarie fiorite nel corso dei secoli,
della vita della filosofa, studiosa o
forse sacerdotessa, del V° secolo,
trucidata dal fanatismo dei cristiani.
7
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
5
tribunale speciale per i delitti contro la libertà d’espressione
Il Messico? Un mattatoio per giornalisti
Ma alla violenza si risponde con la retorica ufficiale di Stato
Assassinate altre due giornaliste
in Messico. Ana Marcela Yarce e
rocío gonzález Trápaga sono state rinvenute in un parco di Città
del Messico strangolate e senza
vestiti. Uccise dopo una rapina
o, come sospettano i colleghi delle due donne, perché, così come
sono stati uccisi decine e decine
di giornalisti, avevano denunciato
crimini di narcotrafficanti e complicità di agenti di polizia?
di JOHN SAUL rALSTON
I
n Messico la retorica ufficiale sui
diritti umani non ha rivali. Così è
stato soprattutto nell’ultimo
decennio. Il governo messicano ha
firmato o ratificato oltre una ventina di
trattati e ha preso in esame più di un
migliaio di raccomandazioni giunte a
nome di svariate organizzazioni per i
diritti umani. Le parole, così come i
gesti politici, contraddicono il
fallimento delle amministrazioni che
si sono succedute nel far fronte alla
realtà della corruzione e dell’impunità
nel paese latinoamericano.
Quest’impunità è cresciuta con la
«guerra contro il narcotraffico». Una
delle conseguenze di questa guerra è
stata la violenza sistematica sancita
dallo stato contro i giornalisti che
denunciano la corruzione del governo
e la sua connivenza con i
narcotrafficanti. Visto il numero di
morti ogni anno, il Messico è
oggigiorno il Paese più pericoloso
dove esercitare il giornalismo.
Nel 2010 condivise questo onore, a
pari merito, con il Pakistan.
Il Presidente Felipe Calderón creò
questa situazione nel dicembre del
2006 militarizzando la campagna
contro le organizzazioni del
narcotraffico. Il risultato fu un’ondata
di violenza che vide la morte di oltre
35mila messicani, provocò una
profusione senza precedenti di
minacce, sequestri e torture, tutte
orientate a intimidire il paese e a
zittire la stampa. Sono stati 66 i
giornalisti assassinati, quasi tutti
negli stati del nord, confinanti con gli
Usa. Il governo attuale prova a trarre
in inganno i cittadini messicani e gli
osservatori internazionali con misure
superficiali: la maggior parte degli
Ana Marcela Yarce e rocío gonzález Trápaga, le due giornaliste assassinate in un parco a Città del Messico
attacchi contro i giornalisti non sono
indagati a sufficienza, e, quando lo
sono, raramente sono eseguite le
condanne. Molte delle conclamate
riforme giuridiche sono vuote di
significato. Ne è esempio la
costituzione del «Tribunale speciale
per l’indagine sui delitti contro la
libertà d’espressione», il cui
procuratore non ha poteri speciali per
investigare sui crimini, per emettere
sentenze, e neanche per indagare su
casi di traffico di droga. Quattro anni
di carneficina e l’ufficio del Tribunale
speciale non ha eseguito più di un
processo all’anno. Questo e molto
altro è stato consegnato in un nuovo
rapporto intitolato Corruzione,
impunità, silenzio. La guerra ai
giornalisti in Messico. Si tratta del
risultato di uno sforzo comune tra
l’Università di Toronto (Programma
internazionale di Diritti umani della
Facoltà di giurisprudenza) ed il
Centro canadese del Pen
Internazionale. Il rapporto si occupa
delle ingannevoli manovre del
governo messicano e del suo
fallimento nel far fronte alle ripetute
violazioni contro la libertà
d’espressione. Si tratta della ricerca
più esauriente che abbia mai visto
sulla situazione messicana. Il rapporto
incolpa la «strategia della
minimizzazione» con cui il governo
messicano deliberatamente
«costruisce una concessione
minima». Il governo messicano insiste
nell’affermare che gli attacchi contro i
giornalisti «sono perpetrati
essenzialmente e senza eccezione
dalla criminalità organizzata». Questo
nuovo rapporto indica che nel 2009 i
responsabili di due attacchi registrati
su tre sono stati compiuti da agenti
statali. I giornalisti hanno imparato ad
«allontanarsi dal servizio locale
provocatore». A Ciudad Juárez e in
certe zone di Tamaulipas
praticamente non c’è informazione
che entri o esca dallo stato se non è
stata controllata de una «commissione
mista» composta da autorità dello
stato e rappresentanti della
criminalità organizzata. Nel mese di
maggio di quest’anno, il sottocomitato
per i Diritti umani del Parlamento
europeo si è recato in Messico dove
ha preso partito a favore di «tutti i
difensori dei diritti umani». Tuttavia i
membri del sottocomitato non hanno
potuto fare altro che esprimere parole
di conforto, ad esempio sul Tribunale
speciale o su un programma di
protezione ai giornalisti inaugurato di
recente con molta enfasi ufficiale.
Inoltre, come dimostra con chiarezza
il rapporto dell’università di Toronto e
del Pen Canada, nessuno di questi
programmi ha offerto una protezione
reale. Fino a quando i governi del
Canada e degli Stati Uniti e gli
organismi del Parlamento Europeo
non porranno la questione della
debolezza di un’azione malamente
camuffata grazie alla facciata della
retorica «rassicurante», la guerra
letale del Messico contro i giornalisti
è destinata a continuare. Questa
guerra comunemente descritta come
una lotta contro i signori della droga,
ha molto più a che fare con decadi di
corruzione del governo, intrallazzi
polizieschi, militari e politici, con la
criminalità organizzata e con le
limitazioni istituzionalizzate contro la
libertà d’espressione.
UB
nlus
I LIBrI dEL PEN
FILOSOFIA
Martin Heidegger, Mio zio,
Voto
Morcelliana, pp. 120, e 11
Sacerdote cattolico e consigliere
spirituale del filosofo del Terzo
reich, Heidegger traccia l’ambiguo e
P. E.N. CLUB scostante rapporto dello zio – di cui
ITALIACLUB
onlus porta il nome – con fede e nazismo.
P.E.N.
Negli approcci al cristianesimo il
ITALIA
denominatore comune del pensatore
rimane la teologia vissuta come
esperienza etica, estetica e filosofica.
6
7
a cura di dONATA BINA
douglas Coupland (a cura di), Marshall Voto Martha Nussbaum, disgusto e umanità, Voto
McLuan, Isbn, pp. 208, e 19
Il Saggiatore, pp. 248, e 19,50
Biografia dell’uomo che negli anni
Filosofa statunitense, studiosa
’70 intuì le enormi potenzialità
di etica e multiculturalismo,
delle comunicazioni di massa e,
fa un’analisi spietata sui tanti
in particolare, della Tv. Tutti i
pregiudizi omofobici, radicati anche
media ci arretrano nel futuro,
in democrazie prese ad esempio
perché si guarda il presente in
per libertà ed emancipazione che
uno specchietto retrovisore, che
non riescono ad affrancarsi con
deforma l’immagine e mette a
forme d’amore diverse da quelle
repentaglio l’identità di ciascuno.
convenzionali.
8
7
i Pen nel mondo 1
Bulgaria
E Filov chiuse il Pen di cui era presidente
Lo studioso, capo del governo, costretto ad autonotificarsi il decreto
di EMILIA MIrAZCHIYSKA
i
l Pen bulgaro compie 85 anni.
Subito dopo il Congresso mondiale
(12-18 settembre 2011) del Pen a
Belgrado, il sodalizio bulgaro
organizzerà i festeggiamenti per
l’anniversario a Sofia. Fondato nel
1926, il club conquista da subito
l’attenzione non soltanto di scrittori
alla scoperta del Futurismo e delle
nuove tendenze artistiche, ma anche
della popolazione comune. Nasce
durante il soggiorno dello scrittore
ungherese Julius Germanus a Sofia,
quando più di 40 scrittori bulgari
decidono di unirsi, creando la sezione
bulgara. Il primo verbale riporta i nomi
di Ivan Shishmanov, già presidente
dell’Accademia delle scienze e
cofondatore dell’università di Sofia,
della poetessa Dora Gabe e di altri
personaggi di spicco della vita
culturale. La Bulgaria di allora,
appena uscita dalle guerre fratricide
dei Balcani, è quella che aveva visto
Marinetti inviato di guerra nel 1912.
Costretto a sostare a Sofia, Marinetti
aveva preso alloggio al Ristorante
Caffè Albergo Bulgaria, fra «centinaia
di giornalisti, uomini politici, capi di
partito, scrittori e poeti barbuti». Il
fronte bulgaro, tra i fiumi Maritza e
Tundja, diventerà lo scrittoio del
futurista che da lì ascolterà
ripetutamente il grido di assalto
bulgaro «pet na noj», cioè «avanti,
cinque (nemici) sulla baionetta!» Ne
trarrà l’ispirazione per il grido
«pet-na-noje avanti» del suo Zang
Tumb Tumb e per l’inserimento di un
frammento dell’inno bulgaro Mormora
la Marizza insanguinata. L’appena
diciottenne (futuro celebre saggista e
storico dell’arte) Kiril Krastev
pubblica un frammento di Zang Tumb
Tumb e la traduzione de Lo splendore
geometrico e meccanico e la sensibilità
numerica. I futuristi della cittadina di
Jambol inviano a Marinetti, a Milano, i
due fascicoli della loro rivista
Crescendo e questi risponde, molto
lusingato, con una lettera su carta
intestata della rivista «sintetica»
Il Futurismo ornata dal logo del
«Pugno di Boccioni» disegnato da
Giacomo Balla. Marinetti promette
inoltre di andare in autunno in
Bulgaria per conoscerli di persona. La
visita di Marinetti si verifica in realtà
dieci anni dopo, quando viene invitato
Gli scrittori bulgari alek Popov (foto valentina Petrova) e Georgi Gospodinov (foto vera trayanova)
dalla sezione bulgara del Pen a tenere
due conferenze a Sofia. È un successo:
grazie alla sua straordinaria capacità
mimica e oratoria, Marinetti, con un
brano di Zang Tumb Tumb, «fa crollare
il teatro dagli applausi». L’inizio della
Seconda guerra mondiale segna una
brusca interruzione nella vita del Pen.
La Bulgaria fa parte del Patto tripartito
Germania, Italia e Giappone e deve
sospendere qualsiasi attività legata al
fronte opposto, compresa la Gran
Bretagna. Presidente del Pen di allora
è il grande studioso di Bisanzio e
archeologo Bogdan Filov. Filov è
altresì il capo del governo bulgaro che
deve attuare le decisioni del Patto.
Così, da primo ministro, Filov si trova
a dover indirizzare a sé stesso, quale
presidente del Pen, il decreto per la
chiusura del club di cui era
responsabile. L’attività del Pen
riprende dopo la guerra con il nome
del Pen Centre e deve molto alla
presidenza della poetessa Dora Gabe
(nata nel 1888 da una famiglia di
emigranti russi nella Dobrudja, zona
contesa tra la Bulgaria e la Romania è
morta nel 1983). Nella sua attività
Dora Gabe viaggia continuamente e
lavora nello spirito del Pen come
traduttore e autore di libri per
l’infanzia. Nel dopoguerra, il sodalizio
deve affrontare le limitazioni della
libertà di espressione dettate dalle
nuove condizioni socio-politiche. Dopo
la caduta del Muro di Berlino esce sul
settimanale Kultura la denuncia del
nuovo presidente Nevena Stefanova:
Appunti di una Presidentessa stanca.
Lei, come altri, accusa il Pen di
tradimento nei confronti dei propri
principî fondamentali: tra le colpe, il
silenzio dei membri di fronte alla
censura, il prestarsi alle accuse
ideologiche nei confronti degli scrittori
dell’Ovest e di quelli dell’Est
considerati nemici, come Pasternak,
Solženicyn, Brodskij. In questo
periodo la produzione letteraria appare
spenta e svogliata. Dalla seconda metà
del ’900, i due autori bulgari più letti e
affermati nel mondo – Tzvetan Todorov
(1939) e Julia Kristeva (1941) –
scrivono, infatti, in francese. Negli
ultimi vent’anni però l’elenco dei soci
del Pen vede i nomi della nuova
generazione. Oltre le figure già
affermate di Valery Petrov (il più
tradotto dei poeti bulgari) e dello
scrittore di romanzi storici Anton
Donchev (o Angel Wagenstein) e
Victor Baruch, col bel romanzo
La poetessa diffamata (2008), ci sono
le nuove leve che si affermano con
successo. Tra di esse, o i più giovani
Alek Popov (noto per il romanzoparodia Missione Londra) e Georgi
Gosposdinov, poeta affermatosi anche
nella narrativa con il suo Romanzo
naturale e la raccolta di racconti
E altre storie. Ne fanno parte anche la
giovane poetessa Kristin Dimitrova,
critici letterari e traduttori di
formazione ed età diverse.
I LIBrI dEL PEN
POESIA ITALIANA
roberto Sanesi, Poesie 1957-2000, Voto
Mondadori, pp. 332, e 15
L’antologia ripropone il percorso
di uno dei poeti più singolari del
secondo ’900. Critico di poesia e
traduttore dei poeti anglosassoni,
Sanesi ha presto trovato un suo
linguaggio metafisicamente inquieto
e, nella raccolta L’improvviso di
Milano, accenti più familiari venati di
malinconica e rabbiosa ironia.
7
a cura di ANdrEA gENOVESE
Anna Maria Carpi, L’asso nella
Voto Milo de Angelis, Quell’andarsene nel Voto
neve, Transeuropa, pp.120, e 10
buio dei cortili, Mondadori, pp.78,
e 14
Antologica, ma con larga prevalenza
dei testi più recenti. L’intimo e il
Una strada, un numero civico, la
quotidiano si dispiegano nei versi con
città natale e soprattutto i cortili,
una forza inedita, lieve e profonda,
luoghi di transito
e di vita vissuta
P. E.N. CLUB
P. E.N. CLUB
di sincerità e di sapienza lessicale.
come una transumanza trascendente.
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
Anna Maria Carpi ha qualcosa della
In questo poemetto di frammenti,
Szymborska, la sua poesia è un’acqua
popolato di figure quasi aliene che
limpida che gorgoglia da una fraterna
lo straziano, il tocco di de Angelis è
solitudine del vivere.
autentico e sofferto.
8
i Pen nel mondo 2
7
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
7
Bulgaria
Konstantinov: le mie poesie diventano canzoni
«I convegni internazionali del Club, unico contatto col resto del mondo»
di Rayna castoldi
a
utore di più di 30 libri e testi di
numerose canzoni di successo,
Georgi Konstantinov (1943)
presiede il Pen bulgaro dal 2000. Sotto
la sua guida il Pen si è impegnato
per la scarcerazione delle infermiere
bulgare in Libia. Il Pen Centre di Sofia
conta 40 iscritti, un terzo dei quali
autori della nuova generazione post
totalitarista. Nonostante le difficoltà
logistiche negli ultimi tempi, il club
continua la propria attività di apertura
verso le nuove tendenze e gli autori
giovani.
dopo più di 30 libri e una vita
a comporre versi, quali poesie
vorrebbe comporre ancora?
Posso considerarmi un autore fortunato,
avendo venduto sinora 20mila copie
dei miei libri. Alcune poesie sono
diventate canzoni. La gente vi si è
appassionata, le intona assieme ai
cantanti. Questo mi dà la certezza che
i sentimenti, la passione che hanno in
sè sono autentici. E anche dopo tanti
libri, il desiderio di comporre versi non
passa. Ma non solo per me. Prendiamo
la poetessa Dora Gabe, tra i fondatori e
per anni presidente del nostro Pen. Lei
ha scritto parte dei suoi versi migliori
(Aspetta, sole) all’età di 80 anni e ha
continuato a occuparsi di traduzioni e
poesia fino alla sua fine, a 95 anni. La
mia vita non è soltanto poesia, ma la
poesia è la mia vita.
Quindi sta scrivendo qualcosa
anche adesso?
Il libro che sto preparando si intitola
Corvo nella neve.
So che ha partecipato a quasi tutti
i congressi internazionali. Qual è
stata la loro utilità fra scrittori di
Paesi diversi?
Sono convinto che rappresenta la
strada più diretta per una vera amicizia
creativa. Grazie a questi incontri ho
potuto conoscere e avere scambi per
lunghi anni con scrittori come Günter
Grass, Erskine Caldwell, Evghenij
Evtushenko e avere con essi rapporti
che diversamente sarebbero stati
impossibili.
I suoi poeti preferiti tra quelli
conosciuti?
Potrei elencarne alcuni, come
Enzensberger, Andrei Voznesensenki,
sopra: Georgi Konstantinov, dal 2000 presidente del Pen
Bulgaria. accanto, a destra: la poetessa dora Gabe (che è
stata presidente del Pen bulgaro) ed elissaveta Bagriana
Bulat Okudjava, l’ungherese László
Nagy, i poeti dei Balcani come Vesna
Parun, il poeta greco Yanis Ritsos, la
poetessa romena Ana Blandiana con la
quale siamo amici. Il problema della
letteratura dei piccoli Paesi è che
spesso rimane nascosta ai lettori degli
altri. I continui scambi del Pen aiutano
moltissimo la traduzione e la diffusione
di opere che altrimenti rimarrebbero
sconosciute. Grazie all’entusiasmo dei
nostri autori – parte dei quali vivono
e lavorano all’estero o sono traduttori
affermati –, riusciamo a far conoscere
molte opere al di fuori dei confini
nazionali. Gli incontri del Pen hanno
aiutato moltissimo l’avvicinamento
dei diversi Paesi dei Balcani,
politicamente spesso contrapposti
nel passato su basi nazionalistiche
o di religione. Molti si ricorderanno
la contrapposizione artificiosa tra le
lingue bulgara e macedone. Grazie
agli incontri del Pen è stato possibile
realizzare due antologie – Poesia
bulgara in macedone e viceversa
che hanno riavvicinato e fatto
conoscere i nostri mondi così vicini
geograficamente, rimasti separati per
motivi politici. Abbiamo presentato i
due volumi alla conferenza ad Ocrida
nel 2007. Al 73° congresso in Senegal
abbiamo firmato il Protocollo d’intesa
per la collaborazione tra i Pen dei
Balcani e così via.
A proposito della congiuntura
politica: ci sono stati fatti
imbarazzanti della storia del Pen
Bulgaria durante la guerra fredda?
Mi riferisco anche alle critiche
interne.
Secondo me il Pen ha fatto sempre da
spiraglio verso il mondo Occidentale,
ha sempre tenuto una porticina aperta
verso la vita artistica dei Paesi con cui
i rapporti erano interrotti per motivi
politici. Il Pen era l’unico terreno per
incontrare autori dall’altro lato del
Muro. Solo così ho potuto conoscere
scrittori come Alberto Moravia,
Alexander Y. Blok (allora presidente
del Pen Internazionale), lo stesso
Brodskij ecc. Gli incontri Pen erano
diventati il nostro unico modo di
contatto con questa parte del mondo.
Come è cambiato il Pen dopo il
1989?
Gli ultimi 15-20 anni sono testimoni
di un forte ringiovanimento della vita
letteraria e di apertura del club ai
più giovani. Ne fanno parte Kristin
Dimitrova, Alek Popov, Bogdana
Zidarova, Georgi Gospodinov,
Georgi Grozdev, Boyko Lambovski,
Victor Baruch, oltre agli affermati
e considerati da noi classici Valery
Petrov, Leda Mileva, Anton Donchev,
Angel Wagenstein e molti altri.
Rispetto a quelli di altri Paesi, il
nostro è un Pen piccolo. Per chi vuole
entrare a farne parte è richiesta la
pubblicazione all’estero e almeno
una lingua straniera. Ogni anno vi si
iscrivono 4-5 nuovi membri. L’elenco
completo? Si trova sul sito
www.penbulgaria.com
p
g
p
g
A
ABSCONDITA
Brassaï
Gli artisti della mia vita
Gisèle Freund
Tre giorni con Joyce
traduzione di Caterina Medici
con uno scritto di Philippe Sollers
pagine 96
pagine 256
euro 28,00
Abscondita srl
Via Manin 13
20121 Milano
telefono 026554461
fax 026554502
euro 35,00
cellulare 3929095753
e-mail [email protected]
SE
Rudolf Otto
Mistica orientale, mistica occidentale
Charles Baudelaire
Su Wagner
traduzione di Marco Vannini
pagine 256
a cura di Antonio Prete
euro 23,50
SE srl
Rainer Maria Rilke
Il diario fiorentino
Via Manin 13
20121 Milano
pagine 112
telefono 026554461
a cura di Giorgio Zampa
euro 13,00
fax 026554502
cellulare 3929095753
pagine 120
e-mail [email protected]
euro 18,00
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA CINESE
Chi Zijian, Ultimo quarto di luna,
Voto
Corbaccio, pp. 304, e 18,60
Antropologia e fiaba si mescolano
nella narrativa di una scrittrice
tradizionale che dipinge una
Cina lontana, fatta di inverni che
terminano a maggio e tintinnii di
campanelli di renne. La novantenne
protagonista non abbandonerà la
sua terra, nel gelido nord-est, regno
di natura e sciamanesimo.
5
a cura di SILVIA POZZI
Qiu Xiaolong, Il Vicolo della
Voto Zhu Wen, Se non è amore vero
Voto
Polvere Rossa, Marsilio, pp. 206,
allora è spazzatura, Metropoli
e 16,50
d’Asia, pp. 314, e 14,50
La Cina e la sua storia, dal 1949
Un romanzo sarcastico e brutale
al 2005, passano da Shanghai,
in cui la scena è rubata dai
nel Vicolo della Polvere rossa,
personaggiP.che
non
comunicano
P. E.N. CLUB
E.N.
CLUB
e si raccontano attraverso le vite
e somatizzano il male di vivere.ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
della gente che lo anima: un poeta
Individui turbati che implodono
che celebra il tofu, un gobbo
ed esplodono nella metropoli
rivoluzionario, una ex-prigioniera di
moderna, il cui dolore colpisce
guerra, un rappresentante ingordo.
come un pugno allo stomaco.
documenti 1
6
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
9
riviste e supplementi letterari
I nipotini di Maria Corti
Vent’anni addietro, Maria Corti fondava la rivista Autografo che, pur con tutte le difficoltà che
accompagnano avventure letterarie del genere, visse sino alla scomparsa della sua ideatrice,
avvenuta nel 2002. Adesso Autografo rivede la
luce, diretto da Maria Antonietta grignani – che
della Corti fu allieva e assistente, prima di diventare professore ordinario di Linguistica italiana
all’università. Ha insegnato negli atenei di Pavia,
Salerno e Pisa (dove è stata anche preside e direttore di dipartimento) – e Angelo Stella (presidente della Fondazione Maria Corti), edita dalla
casa editrice Interlinea. La rivista, naturalmente,
gravita attorno al «Centro di ricerca interdisciplinare sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei» dell’università di Pavia,
anch’esso fondato da Maria Corti.
di MArIA ANTONIETTA grIgNANI
Q
uello intitolato Maria Corti. Congedi primi e
ultimi era rimasto fino a ieri l’ultimo numero di
«Autografo» (anno xviii, n. 44, 2002), dedicato
alla fondatrice della rivista, scomparsa quell’anno.
Ora il semestrale ha ripreso (editore Interlinea di
Novara) con un fascicolo monografico per Giorgio
Manganelli, La «scommemorazione», titolo del tutto
manganelliano, dedotto da uno scritto in cui l’autore
gioca «affabilmente spinoso e spinosamente affabile»
su centenari e ricorrenze altrui e ipoteticamente
propri (lo si legge nel volume di Adelphi Il rumore
sottile della prosa). Vorrei fare un cenno alla storia
quasi ventennale della rivista e spiegare perché la si
riprende con le medesime caratteristiche e ripartizioni
interne che aveva. «Autografo» lo apre nel 1984
Maria Corti con un gruppo di colleghi e allievi,
soprattutto per dar notizia degli archivi dei molti
scrittori che affidavano al Fondo Manoscritti – e al
relativo «Centro di ricerca interdipartimentale sulla
tradizione manoscritta di autori moderni e
contemporanei» dell’Università di Pavia – appunti,
materiali preparatori, epistolari, biblioteche personali.
Per quasi due decenni la rivista si è presentata con
una sua specifica fisionomia, che Corti nel primo
numero commentava così: «Per la natura stessa del
Centro i testi della letteratura italiana, presenti o no
nel corrispondente Fondo pavese, saranno oggetto di
analisi da più di un punto di vista, il che nelle
intenzioni dei redattori già conferisce propria identità
alla rivista». Nel corso del tempo la sezione dei Saggi
ha accolto lavori di critica letteraria, talora teorici
(semiotica della letteratura, variantistica,
segnalazione e discussione di libri su questi temi), tal
altra applicativi intorno a problemi e autori del
secondo ’800 e del ’900. Inediti e rari ha messo a
disposizione documenti, lettere, prime stesure e storie
segue a pag. 10
copertina del nuovo numero della rivista «autografo», diretta da maria antonietta Grignani e angelo stella
UB
nlus
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA BULgArA
Alek Popov, Mitologia del tempo che
cambia, duepunti, pp. 176, e 12
Testi di uno degli scrittori più
estrosi del dopo 1989, scritti fra
1990 e 2007. Popov (1966)
P. E.N. CLUB affronta temi spigolosi della caduta
ITALIACLUB
onlus del Muro in una specie di palestra
P.E.N.
linguistica che prepara lo stile
ITALIA
tragicomico di Missione Londra,
parodia postcomunista sull’elite
diplomatica del Paese.
10
Voto
7
Julia Kristeva, Il genio femminile.
Hanna Arendt, Melanie Klein,
Colette, donzelli, pp. 1050, e 39
Tre interpretazioni intellettuali del
genio femminile. Tre donne parlano di
filosofia, psicanalisi e letteratura con
il consueto stile elegante e poetico.
Nata in Bulgaria e autoesiliatasi in
Francia, la Kristeva predilige temi
misti e controversi, alla ricerca di un
confronto con sé stessa.
documenti 2
a cura di rAYNA CASTOLdI
Voto Angel Wagenstein, Abramo
Voto
l’ubriacone, Baldini Castoldi dalai,
pp. 256, e 18
L’ultimo libro di una trilogia dedicata
alla diaspora ebraica, questa volta
ambientato a Plovdiv, il fiorente
centro di commerci e crocevia dei
Balcani dove si incontrano popoli e
religioni diverse. Il nipote di Abramo
l’ubriacone torna nella sua città natale
dove incontra il suo amore giovanile.
8
6
riviste e supplementi letterari
Officina degli autori: testi come chiavi e bulloni
segue da pag. 9
segrete di libri importanti; Vetrina e
talora il supplemento di un Notiziario
hanno offerto prime descrizioni,
schede e altre segnalazioni del
patrimonio pavese, utili ai
frequentatori della letteratura
contemporanea. In molti fascicoli un
Archivio della memoria ha tenuto vivo
il ricordo di figure di scrittori e di
studiosi attraverso le parole di chi li
aveva conosciuti personalmente.
Sono stati parecchi i numeri
monografici dedicati a singoli autori
(Morselli, Bilenchi, Pavese e
Calvino), a temi precisi (lingua e
dialetto, le traduzioni) e talora a
editori di cultura come Vanni
Scheiwiller. La sezione Inediti ha
messo a disposizione con opportuno
commento lettere, poesie, traduzioni
di classici dell’Otto e Novecento
come Emilio De Marchi, Carlo
Linati, Eugenio Montale, Italo
Calvino, Carlo Levi, Alfonso Gatto,
Salvatore Quasimodo, Andrea
Zanzotto. Tutti attestati nel Fondo di
Pavia. Nel frattempo interi archivi
venivano descritti man mano che
arrivavano, in modo che gli studiosi,
leggendo la rivista, avessero un’idea
abbastanza precisa di quello che
avrebbero potuto trovare nella sede
del Fondo. Convegni, giornate di
studio e molte mostre si sono svolti
sia all’Università di Pavia che in
altre città, mentre le tesi di laurea e
soprattutto di dottorato dedicate al
censimento, agli studi filologici, allo
spoglio linguistico e alla riflessione
critica, basati in tutto o in parte sui
depositi del Fondo, si sono fatti
sempre più frequenti. Importanti
edizioni critiche e monografie hanno
attinto documenti e testi dal
patrimonio pavese. Nel frattempo il
Fondo si è arricchito di ulteriori
apporti di pregio e anche di nuovi
eccellenti archivi d’autore o
corrispondenze: dai dipinti di
Eugenio Montale alle lettere di Indro
Montanelli, dai libri e autografi di
Roberto Sanesi agli archivi di Mario
Pomilio, Alfredo Giuliani, Ottiero
Ottieri e alle poesie di Andrea
Zanzotto. Certo, negli anni Ottanta e
nei primi Novanta era ancora forte la
convinzione che una buona
preparazione filologica e altrettanto
necessarie nozioni di linguistica e
da sinistra. in alto: maria corti ed eugenio montale. sopra: salvatore quasimodo e andrea Zanzotto
stilistica potessero fare da base
sicura per elaborazioni teoriche; non
solo sul tema delle varianti formali,
ma anche nel campo aperto (e perciò
affascinante ma delicato) della critica
genetica. Avere a disposizione i
brouillons di poeti e prosatori apriva
prospettive avventurose in questo
senso. Oggi pare che nel
supermercato confuso di metodi
abborracciati e spesso ibridati, con
una disinvoltura pari alla
superficialità, sia calato l’interesse
per il profilo teorico della letteratura.
Ma vale la pena di insistere, anche se
sappiamo che ogni iniziativa
culturale ha il suo tempo fisiologico
e, se è il caso, può anche finire senza
rimpianti. Allievi di varie
generazioni, colleghi del Centro e
membri del comitato scientifico
esterni (questi ultimi sono Luigi
Ballerini, Gabriele Frasca, Niva
Lorenzini, Denis Ferraris, Martin
McLaughlin, Fabio Pusterla) restano
convinti che una ripresa della rivista
non sia fuori tempo, in quanto
«Autografo» non è né puramente
accademica né di intervento su temi
di immediata attualità. Si vuole
tenere desta l’attenzione sulle
officine d’autore, su quella storia dei
testi che nei manuali viene irrigidita
in formule e in canoni.
on è affatto ozioso indagare su
percorsi e emozioni culturali
che innescano il processo
dell’invenzione e dell’elaborazione
strutturale e stilistica dei testi. Come
ricordavo all’inizio, il primo numero
della ripresa di «Autografo» (anno xix,
n. 45, maggio 2011) è tutto dedicato a
Giorgio Manganelli, a testimonianza e
incremento della giornata di studi
svoltasi a Pavia l’11 novembre 2010.
Laureato a Pavia, amico di Maria
N
Corti e donatore attraverso Ebe
Flamini e la figlia Lietta del proprio
laboratorio e della ricchezza di segni
di lettura contenuti nella biblioteca
personale, Manganelli accoglie gli
studiosi nella sala del Centro a lui
intestata. Il volume monografico vuole
dunque essere un omaggio al genio di
uno degli autori più singolari del
Novecento e un ricordo di Maria
Corti, che lo conobbe nel 1947 e
seguì nei decenni successivi «l’uomo,
ipocondriaco e ilare, scontroso e
generosissimo». Il secondo numero
del 2011 sarà ancora monografico, su
Andrea Zanzotto per il suoi
novant’anni, con studi e interviste,
poesie e lettere inedite. Nei due
successivi si tratterà rispettivamente
la figura di studiosa e scrittrice che fu
Corti e il confronto fra critici italiani
e francesi sulla questione della
genesi di opere letterarie.
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA ArABA
Mohamed Shoair, I giorni di Piazza Voto
Tahrir, Poiesis 2011, pp. 64, e 14
Il noto giornalista cairota racconta
e commenta le giornate che hanno
portato alla caduta del regime
Mubarak, riallacciandole alle proteste
iniziate nel 2004 dal movimento
Kifaya (Basta) e allo sdegno diffusosi
dopo la morte del giovane Khaled
Said ucciso senza motivo dalla polizia
di Alessandria il 6 giugno 2010.
7
riccardo Cristiano (a cura di),
Caos arabo. Inchieste e dissenso
in Medio Oriente, Mesogea,
pp. 208, e 19
Inchieste degli ultimi cinque anni,
scritte da giovani giornalisti arabi
(libanesi, siriani, egiziani, giordani e
palestinesi) accomunati dallo sforzo
di denunciare e di prevenire i mali
delle loro società: dimostrano che le
rivoluzioni non nascono dal nulla.
a cura di ELISABETTA BArTULI
Voto Samir Kassir, L’Infelicità araba,
Voto
Einaudi 2006, pp. IX-92, e 8
Il manifesto-testamento di una
delle sue menti più lucide, lo
storico e giornalista libanese Samir
Kassir, offre
delleCLUB
considerazioni
P. E.N. CLUB
P. E.N.
imprescindibili per chiunque voglia
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
guardare al mondo arabo e alla sua
storia passata e presente senza cadere
in facili stereotipizzazioni. Un piccolo
gioiello di inestimabile valore.
6
documenti 3
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
11
riviste e supplementi letterari
Avventure e rinascita di Alfabeta
di gINO dI MAggIO
D
a Alfabeta a Alfabeta2. Non è
stato facile decidere di rifare
un mensile di intervento
culturale recuperando una vecchia
e certo famosa testata ormai chiusa
da più di vent’anni. Oggi molti degli
straordinari protagonisti di allora
non sono più tra noi ed eravamo ben
consapevoli delle critiche e dei rischi
cui andavamo incontro presentando
una nuova rivista con nuovi contenuti
usando il vecchio titolo. Per molti
mesi abbiamo discusso e cercato una
nuova denominazione senza trovare
una soluzione soddisfacente e ne è
seguita la comune considerazione che
le ragioni urgenti che ci muovono oggi
sono certo diverse ma anche molto
simili a quelle di allora: un Paese
in grave stato confusionale in preda
a una decadenza apparentemente
inarrestabile. Oggi come allora ci è
parso che il solo antidoto per poter
invertire la rotta fosse riparlare di
cultura, perché senza di essa non
ci sono idee e senza idee non c’è
buona economia, senza la quale,
com’è ovvio, non è ipotizzabile
nessun futuro. Abbiamo quindi
deciso di ri-chiamare il nostro
nuovo mensile Alfabeta aggiungendo
come sola differenza il numero 2.
Nessuna operazione nostalgia, che
è comunque un sentimento non
certo disdicevole, ma puro e sano
pragmatismo: Alfabeta è un bel
titolo, emblematicamente ci ricorda
subito l’inizio, il cominciamento di
qualcosa. Alfabeta negli anni Ottanta
era stato un mensile di successo che
si era conquistato un’autorevolezza
ed un seguito di lettori che abbiamo
immaginato potessero costituire, come
in effetti è stato, un buon viatico per
la nostra nuova iniziativa. Il mensile
è stato riproposto praticamente
Pen Club Italia
Onlus
Trimestrale italiano
dell’International Pen
20122 Milano, via Daverio 7
Tel. 335/7350966
C.F. 97085640155
www.penclub.it
e-mail: [email protected]
Tiratura: 20.000 copie
umberto eco e, attorno alcune copertine di Alfabeta e di Alfabeta2
nella stessa forma grafica di allora,
con il solo evidente cambiamento
per cui tutte le immagini di ogni
numero sono dedicate a un artista
contemporaneo, mentre quelle
dell’inserto «Alfalibri» appartengono
di volta in volta a una suite fotografica
di un fotografo contemporaneo. Non
sono più immagini semplicemente
illustrative, ma un racconto, o
meglio, un saggio per immagini,
che si aggiunge a tutti gli altri che
Alfabeta2 oggi mensilmente propone.
Una redazione giovane, oggi come
allora, porta avanti il giornale, mentre
in alcune importanti università sono
state create le basi per lo sviluppo di
alcuni gruppi di ricerca che dovranno
alimentare idee e proposte per il
nostro mensile, ci auguriamo con
direttore responsabile
Sebastiano Grasso
Redazione: Liliana Collavo,
Marina Giaveri e Mariarosa Rosi
Registrazione Tribunale di Milano
n. 26 del 10 gennaio 2008
Vice-presidente e tesoriere
Carlo Montaleone
([email protected])
Comitato direttivo Pen
Presidente onorario: Lucio Lami
([email protected])
Maurizio Cucchi,
Anna Economu Gribaudo, Marina Giaveri,
Paola Lucarini, Dacia Maraini,
Sergio Perosa, Anna Santoliquido
Presidente: Sebastiano Grasso
([email protected])
Segretario generale
Giorgio Mannacio
([email protected])
Segreteria: Elena Fontana
successo. Pur essendoci un editore
di facciata, oggi come allora il
giornale è di fatto autogestito dai suoi
autori, che hanno di recente ampliato
la rivista con l’inserto «Alfalibri» e
non possiamo escludere che nel
prossimo futuro non intervengano
altre novità per rendere Alfabeta2
sempre più completo ed interessante
per i suoi lettori.
responsabili regionali
Fabio Cescutti (Friuli-Venezia Giulia),
Adriana Beverini e Stefano Verdino
(Liguria), Vittoria Coen (Emilia Romagna),
Giuseppe Manica e Renato Minore (Lazio),
Alberto Postigliola ed Enza Silvestrini
(Campania), Emanuele Lisi, Giuseppe
Rando e Carlo Truppi (Sicilia)
Impaginazione: Officina d’arte grafica
Lucini, Milano - www.lucinisrl.com
Stampa: La Tipografica Varese S.p.A.
21100 Varese, via Cherso, 2
Tel. 0332/330444
UB
nlus
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA SCANdINAVA
Thomas Enger, Morte apparente,
Iperborea, pp. 372, e 17
da uno dei piú importanti autori
norvegesi, la storia di un giornalista
che decide di far luce su un omicidio
P. E.N. CLUB rituale che ha sconvolto Oslo. Le
ITALIACLUB
onlus indagini indicano un narcotrafficante
P.E.N.
pachistano, ma la personalità della
ITALIA
vittima e il mistero di un film che
stava girando portano l’investigatore
su una pista diversa.
12
Voto
6
a cura di ENrICO TIOZZO
Karin Alvtegen, Vergogna,
Voto Elsebeth Egholm, Il danno,
Voto
Nottetempo, pp. 396, e 14,50
Einaudi, pp. 390, e 19
Si esce una volta tanto dal giallo, con
Siamo in danimarca e si torna al
questo romanzo della nipote della
poliziesco. Nella ridente cittadina
grande Astrid Lindgren. Al centro due
universitaria di Århus gli inquirenti
donne: la complessata Maj-Britt, che
scoprono il cadavere di una ragazza
rifiuta di uscire di casa e trova rifugio
morta dissanguata in seguito a un
nel cibo, e Monika, apparentemente
taglio cesareo. A condurre le indagini
baciata dal successo, ma in realtà
sono un poliziotto e la sua amica in un
tormentata da dolorosi segreti. Fa
susseguirsi di emozioni che portano a
capolino il mondo di Ingmar Bergman.
un finale a sorpresa.
5
documenti 4
7
riviste e supplementi letterari
Il verri, nato da una costola di Luciano Anceschi
di NIVA LOrENZINI
L
a lunga vita de il verri, rivista
iniziata nel 1956, proseguita
sino al 1995 sotto la direzione
del fondatore Luciano Anceschi,
continuata poi, dopo la sua morte,
dal dicembre 1996 a oggi, con un
consiglio direttivo e una redazione
coordinati e diretti, nelle diverse
fasi, da Giovanni Anceschi e da Milli
Graffi, trova la migliore illustrazione
nelle parole che proprio il suo
fondatore affidava, nel maggio 1998,
a una lettera all’editore Longo,
intenzionato a pubblicare, presso
la sua casa editrice ravennate,
gli Interventi per il verri composti
da Anceschi in un arco di tempo
compreso tra il 1956 e il 1957.
In quelle poche righe il critico
condensava le ragioni e le condizioni
storiche che avevano accompagnato
la nascita della rivista, e le intenzioni
che ancora la motivavano, a trent’anni
dalla sua comparsa. La rivista –
scriveva Anceschi – «nacque in un
momento in cui l’idea di letteratura
appariva stanca e delusa, in cui si
insisteva pesantemente sul mito
della ‘morte dell’Arte’, in cui si
proponevano parabole degradanti e
degradate, mentre il tempo appariva
pieno di speranze, di possibilità,
di alternative, e di aspettative».
Con l’eleganza e la chiarezza che
lo contraddistinguevano, il maître
à penser stendeva così una diagnosi
precisa dell’epoca, o meglio, della
situazione – termine a lui caro – in
cui si collocavano le proposte della
nuova rivista. Niente più che un
accenno all’apertura verso le inedite
prospettive che si delineavano
sull’orizzonte internazionale, di cui
il verri avrebbe fatto tesoro sino
dai primi numeri: la psicoanalisi,
le nuove avanguardie, le scoperte
del formalismo russo e dello
strutturalismo, la fenomenologia, il
teatro, da Brecht a Artaud, l’Informale,
la nuova musica, il «nouveau roman»
francese, la poesia che di lì a poco
si sarebbe definita «novissima». Una
apertura, insomma, pluridisciplinare e
internazionale, che in Italia non aveva
precedenti, se non nella stagione delle
avanguardie storiche. Al di là dei
«molti luoghi comuni» – per ripetere
il giudizio di Anceschi – e cioè degli
equivoci, delle etichette di comodo
che frettolosamente qualche avversario
aveva riservato alla rivista, e che nel
luciano anceschi e alcune copertine della rivista il verri, da lui fondata nel 1956
tempo si erano ripetute stancamente,
senza che venissero accompagnate da
motivati approfondimenti – restavano
vivi, per Anceschi, a trent’anni ormai
dalla sua nascita, alcuni principi
che il tempo non aveva affievolito: la
volontà, intanto, di restare aperti al
dialogo e di favorire la partecipazione
«di voci diverse (anche contrastanti)»
– tipico il caso di Sanguineti ospitato
accanto all’avversario Zanzotto, con
uno dei suoi testi critici più acuti,
le Poetiche lampo. E subito accanto
poneva, Anceschi, l’intenzione di
intrecciare percorsi interdisciplinari
tra precise «situazioni artistiche
letterarie filosofiche», colte nei
momenti più acuti del loro sviluppo.
Inviterei a riprenderlo in mano, il
verri, per le opportune verifiche, oggi
che si è così lontani dalle stagioni dei
dibattiti fertili. Una rivista in progress,
la definiva Anceschi, «in movimento»,
dunque, «in continua trasformazione».
Una rivista che ha svecchiato
l’orizzonte delle lettere e della cultura
italiana. Chi, come me, ha avuto la
fortuna di partecipare alle riunioni
di redazione, a partire dai primi anni
Ottanta, nella casa bolognese del
Professore, in via Finelli, ha vissuto in
prima persona l’esperienza dell’essere
coinvolti in un lavoro collettivo,
in cui le opinioni venivano poste a
confronto, i progetti, o i singoli testi
proposti per la pubblicazione venivano
discussi e rigorosamente vagliati.
Amava il rigore, Anceschi, e il
metodo, l’assunzione di responsabilità,
e ogni numero della rivista finiva
per corrispondergli, e non veniva
licenziato se non possedeva – per il
suo direttore – quelle caratteristiche.
nche il nuovo «Verri» si è
proposto di mantenerle. Non a
caso, il primo numero, uscito
nel dicembre 1996 con un consiglio
di direzione ampio, affiancato a una
redazione altrettanto nutrita (tra i
nomi, Giovanni Anceschi e Umberto
Eco, Paolo Fabbri e i fratelli Angelo e
Guido Guglielmi, e Milli Graffi, oltre
a Giuliani e Sanguineti, Maldonado,
Gramigna, Tagliaferri, Agosti e a chi
stende la presente nota), era dedicato
alla «resistenza della critica», in
collegamento ideale con il pensiero
del fondatore. E nel solco di quel
A
pensiero, con un nuovo consiglio
direttivo e nuovi collaboratori che si
sono succeduti negli anni (tra questi
Andrea Cortellessa, Gabriele Frasca,
Maria Antonietta Grignani), la rivista
ha cercato appunto di mantenere la
volontà e l’impegno di aprirsi alle
situazioni in atto negli orizzonti
culturali nazionali e internazionali,
e di confrontarsi con i nuovi campi
di tensione che le frontiere della
tecnicizzazione e del mercato
editoriale sono andati imponendo.
Nei 45 numeri usciti, dal 1996 a oggi,
la rivista ha affrontato così, tra i tanti
temi, le pratiche aggiornate della
poesia e della narrativa, i problemi
della lettura, il contesto della
bibliodiversità, la politica degli autori,
lo stereotipo, le attività combinatorie,
i nuovi orizzonti della grafica, senza
trascurare fascicoli su singoli autori,
da Beckett a Bianciardi, da Porta
a Sanguineti, da Arbasino a Balestrini,
e riservando alle rubriche – Il caso,
Punti e frequenze – l’approfondimento
di analisi giudicate volta per volta
degne di attenzione e di dibattito
critico.
I LIBrI dEL PEN
Laurent Binet, Il cervello di
Himmler si chiama Heydrich,
Einaudi, pp. 346, e 20
Quando il dato autobiografico non è
narcisistico, si possono raggiungere
risultati come in questo romanzo che
ricostruisce la storia dell’attentato al
braccio destro di Himmler. Continua
l’attenzione dei francesi per le
abiezioni o gli eroismi della Storia,
qui sul versante opposto a Littel.
LETTErATUrA FrANCESE
Voto
8
Fred Vargas, La cavalcata
dei morti, traduzione di Margherita
Botto, Einaudi, pp. 428, e 19
L’autrice, per cui il poliziesco
deve avere la funzione catartica
della tragedia greca, riunisce
in questo noir una leggenda
medievale e l’alta finanza, mondi
apparentemente inconciliabili
fra cui il commissario Adamsberg
troverà insospettabili legami.
documenti 5
a cura di LAUrA BrIgNOLI
Voto Patrick Lapeyre, La vita
Voto
è breve e il desiderio infinito,
guanda, pp. 288, e 18
Le grandi passioni implicite nel bel
titolo appaiono diluite dalle figure che
dovrebberoP.incarnarle:
P. E.N. CLUB
E.N. CLUBantieroi della
modernità che scambiano per mistero
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
la superficialità di una giovane donna
e se ne lasciano travolgere. Il libro è la
tipica espressione di un «nombrilisme»
alla francese, ma in terza persona.
7
6
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
13
riviste e supplementi letterari
dalla Terza pagina primi ’900 agli inserti d’oggi
di STEFANO SALIS
T
utto inizia con Eleonora Duse,
Gabriele D’Annunzio e una
prima teatrale particolarmente
effervescente. Siamo ai primi
del ’900; qualsiasi manuale di
giornalismo italiano vi dirà che fu
Alberto Bergamini a far nascere la
Terza pagina dei giornali quotidiani
italiani. Non sarà una decisione
neutrale per l’organizzazione e lo
stesso statuto dei giornali del nostro
Paese. La Terza pagina, tutta dedicata
alla cultura, con firme prestigiose e
quasi sempre provenienti dal mondo
letterario «esterno» al giornalismo,
sarà una caratteristica e, per molti
versi, un’innovazione della nostra
carta stampata. La Terza pagina
è il luogo nel quale il giornale
quotidiano «si qualifica» e prende
gran parte del suo prestigio. Da
Benedetto Croce a Grazia Deledda, da
Quasimodo a Montale, tutti i grandi
intellettuali hanno prestato la loro
voce ai quotidiani di informazione.
Spostando, così, probabilmente in
maniera inconsapevole, la caratura
del giornalismo verso la letterarietà:
più bella prosa, insomma, che non
notizie di valore. E facendo registrare
un clamoroso spostamento di pubblico,
una volta giunti alla sezione cultura.
Se nel resto del giornale, insomma, il
lettore medio colto è a suo agio e può
facilmente riconoscersi nella prosa
e negli argomenti, la Terza pagina
(poi diventata la sezione cultura: ma
l’ultimo giornale ad abbandonarla
nella collocazione originaria, il
Corriere di Paolo Mieli, la lasciò a
pagina tre fino agli anni 80) segna
un netto distacco. Qui vi accede, con
competenza, un ristretto numero di
lettori, più che altro addetti ai lavori o
pubblico fortemente interessato. Una
sezione di vera élite destinata a un
pubblico molto più alto ed esigente
del resto del giornale, autori di stampo
accademico, polemiche, scandali
e notizie tutte interne a un mondo
inaccessibile al pubblico di massa.
È stata questa, a lungo, almeno a mio
avviso, una debolezza della stampa
italiana nel confronto internazionale.
Basta una rapida occhiata ai Meridiani
Mondadori dedicati al giornalismo
italiano: gli articoli selezionati lo
sono in base alla loro qualità di
scrittura e non per la loro importanza
giornalistica. Ma su questo e altri
argomenti rinviamo al denso spoglio
«la lettura» (1 gennaio 1932), mensile del Corriere della Sera e alcuni inserti di Stampa, Avvenire, Sole 24 Ore e il Fatto Quotidiano
che del giornalismo letterario italiano
ha fatto Giancarlo Ferretti. Più sottile
è la vicenda dei supplementi culturali
dei giornali italiani. A tuttoggi ne
sopravvivono quattro: il «Tuttolibri»
de La Stampa (ora affidato alle cure di
Bruno Ventavoli), la «Domenica» del
Sole 24 Ore (curato oggi da Armando
Massarenti) e «Alias» de il Manifesto
(che incorpora una parte letteraria
detta «Talpalibri», prima autonoma),
il Fatto Quotidiano ha recentemente
varato «Saturno» (diretto da Riccardo
Chiaberge). La sezione «Agorà» di
Avvenire non è altro che un nome
diverso dato alle pagine culturali,
ma non vi si aggiunge. Il Corriere
della Sera ha messo in cantiere un
supplemento, «La lettura» (come una
storica testata letteraria del Corriere
nata nel 1901), ma in pratica il maggior
quotidiano italiano non si è mai dotato
dello strumento «supplemento» (negli
anni 80 un critico come Franco Fortini
ne aveva progettato uno, mai uscito).
Repubblica ha avuto l’esperienza di
«Mercurio», ben presto dismessa, e ha
invece puntato, almeno in anni recenti,
verso un altro tipo di informazione
culturale. Incorporata nel quotidiano e
con un taglio molto più verso l’attualità
che non i diretti concorrenti. Il più
anziano di questi supplementi è il
«Tuttolibri», nato nel 1975, il più
giovane, «Saturno»ı, data pochi mesi.
Impossibile fare un discorso generale
che accomuni queste esperienze.
iò che si può ragionevolmente
notare è che, negli anni, si
è spostata l’attenzione dalla
letteratura e dai libri come argomento
principe del supplemento (appunto:
«Tuttolibri»…) – poi via via allargato
ad argomenti tipicamente «culturali»:
le mostre d’arte, la filosofia – ad
un approccio secondo il quale «fa»
cultura anche la cucina, la moda,
la società, l’architettura, il cinema
(sottraendolo al dominio degli
spettacoli), la musica o, di recente,
il mondo dei nuovi media, del web,
dei videogiochi. Che cosa significa
questo spostamento? Se ci si pensa
bene è una ricollocazione del sapere
che man mano i giornali registrano,
cercando di venire incontro ai gusti
(presunti) dei lettori. In questo senso
i supplementi culturali sono di fronte
a un bivio per il prossimo futuro (se
lo avranno): specializzarsi ancora di
C
più, puntando a un pubblico ristretto
e qualificato (il «Times Literary
Suplement») o intendendo la cultura
umanistico-filosofica-artistica come
parte di un «dominio» che attiene,
più in generale, al tempo libero e alla
sua fruibilità. Non è uno scadimento,
questo, beninteso: è esattamente la
soluzione scelta dal Financial Times
per il suo «weekend». Nel quale tutta
la prima parte è dedicata a viaggi,
cucina, vini, personaggi e solo in fondo
si arriva alle recensioni di mostre,
cinema, libri. Sono due modelli che
possono convivere ma che danno
risultati diversi. La via che hanno i
supplementi, stante il progressivo
allargarsi del web come fonte di
notizie, è difficile da tracciare. Le
notizie che arrivano dagli Usa non sono
buone: gli argomenti culturali sono
espunti dai giornali e resistono sul
web. Ma poiché sul web, al momento
in cui scriviamo, è molto più difficile
conquistare l’autorevolezza che la carta
stampata fornisce, ecco che forse sarà
sempre più questa la via attraverso
la quale fare sopravvivere e magari
proliferare queste creature ibride fra
stampa specializzata e popolare.
UB
nlus
I LIBrI dEL PEN
SAggISTICA
giuseppe Amoroso, Retroparole.
Voto
Poesia italiana 1982-2009, Prova
d’Autore, pp. 222, e 20
raccolti una sessantina di contributi
di taglio prevalentemente recensorio,
P. E.N. CLUB non senza alcuni articoli di maggiore
ITALIACLUB
onlus ampiezza, relativi alla lirica italiana
P.E.N.
dell’ultimo trentennio, di cui fornisce
ITALIA
un panorama ampio. Letture discorsive
accessibili anche a non specialisti,
attente al dato stilistico e testuale.
14
6
a cura di FABIO SCOTTO
Enrico Tiozzo, Luciano Zuccoli
Voto Carlo Montaleone, Oro, cannibali, Voto
e la narrativa della vita elegante,
carrozze. Il Nuovo Mondo nei Saggi
Aracne, pp. 508, e 27
di Montaigne, Bollati Boringhieri,
pp. 276, e 17,50
Ben documentata prova dell’italianista
docente a göteborg su un autore
Accattivante itinerario di singolare
aristocratico e «conservatore
taglio visuale sul Montaigne americano,
illuminato» a suo avviso ingiustamente
sensibile all’eloquenza del dettaglio
dimenticato. Vis polemica e coraggio
e all’aneddotica sapiente, che con
delle proprie idee, talora opinabili,
scettica ironia e finezza ripercorre
ma anche apprezzabile capacità di
storia e cause dell’umano e del suo
prendere le distanze dagli eccessi.
moderno «discontinuo».
7
7
documenti 6
Nel nome di Spongano, Binni, Longhi, Segre
di gIANFrANCA LAVEZZI
R
iviste di italianistica. La
più antica, interamente
dedicata alla letteratura
italiana è il giornale storico
della letteratura italiana, fondato
a Torino nel 1883 nell’ambito
della «scuola storica», dunque
con un’impronta filologico-erudita
che ha mantenuto fino ad oggi.
Trimestrale, è diretto da Francesco
Bruni, Arnaldo Di Benedetto,
Mario Chiesa, Mario Marti e Mario
Pozzi. La particolare attenzione
al versante filologico accomuna
molte delle riviste di italianistica,
fra le quali ricordiamo anzitutto
Studi e problemi di critica
testuale, fondata a Bologna nel
1970 da Raffaele Spongano e
ora diretta da Alfredo Cottignoli,
Emilio Pasquini, Vittorio Roda,
Paola Vecchi. I volumi, semestrali
e sempre rigorosamente composti
da 352 pagine, svolgono anche
un’importante funzione di
aggiornamento bibliografico, grazie
all’ampio spoglio di periodici
italiani e stranieri. Nel 1976 è stata
fondata da Enrico Malato Filologia
e critica (quadrimestrale) e, nel
1983, la rivista di letteratura
italiana (poi Nuova rivista di
letteratura italiana), semestrale
diretto da Pietro G. Beltrami,
Umberto Carpi, Luca Curti, Marco
Santagata, Mirko Tavoni. Guarda
invece ai settori della linguistica
e della critica letteraria Lingua e
stile (1966), diretta da Gian Luigi
Beccaria, Francesco Bruni, Franco
Fanciullo, Pier Vincenzo Mengaldo
e Alfredo Stussi; privilegiano
programmaticamente la teoria e
critica della letteratura Allegoria
(sottotitolo: «Per uno studio
materialistico della letteratura»),
quadrimestrale nato nel 1989 e
diretto da Romano Luperini, e
Moderna, semestrale fondato
dallo stesso Luperini nel 1999.
Ha impostazione dichiaratamente
europeistica la rassegna
Europea di Letteratura Italiana
fondata da Michelangelo Picone
nel 1993. Hanno una fisionomia
alcune copertine di Giornale storico, Belfagor, Paragone, Nuovi argomenti, Quaderni d’italianistica, Studi pasoliniani, Strum
metodologicamente più variegata
altre riviste, quali Lettere italiane
(trimestrale; Torino, 1949),
Italianistica (quadrimestrale; Pisa,
1972), Studi italiani (semestrale;
Firenze, 1989) e il Bollettino di
Italianistica, semestrale romano
diretto da Alberto Asor Rosa sia
nella prima serie (1983-1996), sia
nella seconda (2004), che ha tra
l’altro una sezione, intitolata «Il
mestiere di scrittore», dedicata
alle interviste. Di fondamentale
importanza per l’aggiornamento
bibliografico è La rassegna della
letteratura italiana, fondata da
Walter Binni a Firenze nel 1953,
e attualmente diretta da Enrico
Ghidetti: come indica il titolo,
scopo principale della rivista (ma
non esclusivo, perché ogni numero
accoglie anche alcuni saggi) è
quello di dare un’informazione
esaustiva sugli studi di letteratura
italiana che si pubblicano in
Italia e all’estero: dodici sezioni
accolgono brevi recensioni di tali
studi, cronologicamente disposti
(dalle Origini e Duecento al
Secondo Novecento; l’ultima sezione
è dedicata agli studi relativi alla
Storia della lingua).
***
Numerose riviste interdisciplinari
si occupano anche di letteratura
italiana: da il verri, rivista di
estetica fondata da Luciano
Anceschi nel 1956, a Intersezioni,
«rivista di storia delle idee» (così
il sottotitolo), da Paragone (che –
fondata nel 1950 da Roberto Longhi
– alterna un numero di «Arte»
e un numero di «Letteratura») a
Strumenti critici, quadrimestrale
di cultura e critica letteraria
fondato nel 1966 da D’Arco Silvio
Avalle, Maria Corti, Dante Isella
e Cesare Segre (rimasto ora unico
direttore, coadiuvato da Piero
Boitani e Clelia Martignoni), che ha
accompagnato la diffusione delle
metodologie critiche di impianto
strutturalista e semiotico. E ancora,
si occupano frequentemente di
letteratura italiana riviste dedicate
in primo luogo alla cultura e alla
politica: la Nuova Antologia,
una delle riviste più longeve
d’Europa, nata, per volontà di
Francesco Protonotari, nel 1866,
raccogliendo l’eredità della celebre
«Antologia» di Giovan Pietro
Vieusseux; Il ponte, rivista di
«politica economica e cultura»
(così il sottotitolo) fondata da
Piero Calamandrei nel 1945; il
battagliero bimestrale Belfagor,
fondato da Luigi Russo nel 1946,
I LIBrI dEL PEN
NArrATIVA ITALIANA
gilberto Severini, Congedo ordinario, Voto
Playground, pp. 110, e 11
È la ricostruzione, attraverso le
lettere scritte a una certa Francesca,
dell’esistenza di Tommaso, professore
in una cittadina, che non fa mistero
della propria omosessualità. In primo
piano, c’è il racconto della profonda
e tenera amicizia tra Tommaso e
Ines, anche lei insegnante, cattolica
convinta ma tollerante.
7
Andrea Camilleri, Il gioco degli
specchi, Sellerio, pp. 272, e 14
Un altro capitolo del celebre
commissario Montalbano, che
deve risolvere una storia di mafia
e «ammazzatine». Lo si vuole
confondere con indizi sbagliati,
ma alla fine Montalbano riuscirà
a risolvere l’intricato gioco di
specchi, in cui tutto si riflette e
rimanda ad un’altra storia.
a cura di ALESSANdrO QUASIMOdO
Voto Maria Cumani, Il fuoco tra le dita, Voto
Abramo, pp. 228, e 15
Pagine, lettere e intime confessioni,
un vero e proprio «diario dell’anima»,
un’intensa testimonianza sul mistero
della vita e P.suE.N.
come,
nel corso di
essa,CLUB
P. E.N.
CLUB
qualunque cosa che venga accettata
ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
subisca poi un mutamento, in perfetta
sintonia con quanto espresso anche nel
Diario di Katherine Mansfield, una tra
le autrici predilette dalla Cumani.
6
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
15
riviste e supplementi letterari
e, Calamandrei, russo, Moravia e Mengaldo
manoscritta di autori moderni e
contemporanei dell’università
di Pavia ha una sua rivista,
Autografo, fondata da Maria Corti
nel 1984, silente per alcuni anni
e rinata nel 2011. Alcuni autori
possono vantare una o più riviste
dedicate esclusivamente allo studio
delle loro opere: Dante (Studi
danteschi, dante, L’Alighieri),
Petrarca (Studi petrarcheschi,
Quaderni petrarcheschi),
Boccaccio (Studi sul Boccaccio),
Tasso (Studi tassiani), Goldoni
(Studi goldoniani), Alfieri
(Annali alfieriani), Manzoni
(Annali manzoniani), D’Annunzio
(Quaderni dannunziani), Pascoli
(rivista pascoliana), Pasolini
(Studi pasoliniani), Buzzati (Studi
buzzatiani).
***
menti critici, Nuova antologia, Il ponte, Studi di filologia italiana, Revus des études italiennes, Italia medioevale e umanistica
tra i pochissimi periodici ad
ospitare spesso vere e talvolta
feroci stroncature (nella sezione
«Noterelle e schermaglie»); Nuovi
Argomenti, nata nel 1953 sotto
la direzione di Alberto Carocci e
Alberto Moravia e ora diretta da
Furio Colombo, Raffaele La Capria,
Dacia Maraini, Raffaele Manica e
Giorgio van Straten.
***
Molti i titoli raggruppabili nel
novero delle riviste settoriali, vale
a dire le riviste che privilegiano un
settore specifico della letteratura
italiana, e possono essere distinte
per ambito disciplinare di
specializzazione, o per ambito
cronologico, o per il singolo
autore allo studio del quale sono
finalizzate. Iniziamo dalle riviste
di ambito disciplinare specifico,
partendo dalla prestigiosa Studi
di filologia italiana, fondata nel
1927 e curata dal comitato direttivo
dell’Accademia della Crusca di
Firenze; ha periodicità annuale, è
ora diretta da Rosanna Bettarini
e ospita saggi di critica testuale,
presentazione di metodi e tecniche
che talvolta diventano vere e
proprie edizioni critiche. Gli studi
metrici hanno avuto la loro rivista
specifica in Metrica, fondata
da Franco Gavazzeni nel 1978 e
pubblicata dall’editore Ricciardi
con cadenza tendenzialmente
annuale; cessata dopo il quinto
volume, ha idealmente passato
il testimone, qualche anno dopo,
a Stilistica e metrica italiana
che, fondata da Pier Vincenzo
Mengaldo nel 2001, esce con
cadenza annuale presso le Edizioni
del Galluzzo: qui lo strumento
privilegiato di indagine della
poesia italiana (dalle origini
fino ad oggi) è di tipo metricostilistico, secondo un’accezione che
implica una stretta integrazione
con la linguistica e la retorica.
Numerose riviste – molte di
nascita recente, dal 2000 in poi
– si occupano di precisi ambiti
cronologici. Elenchiamo le
principali, indicando per le più
antiche anche l’anno di fondazione:
Italia Medievale e umanistica
(1958), Medioevo letterario
d’Italia, Studi medioevali e
umanistici, Schede umanistiche,
Studi rinascimentali, Studi
secenteschi (1960), Studi
settecenteschi (1981), Otto/
Novecento (1977), La modernità
letteraria, Studi novecenteschi
(1972), Contemporanea. Il
Centro di ricerca sulla tradizione
Che l’interesse per la letteratura
italiana sia vivo anche fuori d’Italia
è provato da numerose riviste di
italianistica pubblicate all’estero,
sia in Europa (dalle parigine
revue des études italiennes
e Croniques italiennes alla
madrilena Cuadernos de filologia
italiana, a Italian Studies di
Cambridge) che nel nord America:
da Italica (New York) a Italian
Quarterly (Los Angeles), da
Forum Italicum (Buffalo)
a Quaderni d’Italianistica
(Toronto).
***
Esiste un utilissimo repertorio
bibliografico relativo alle riviste
di italianistica, disponibile solo in
rete, coordinato da Marco Santoro
e offerto dal sito www.italinemo.
it (acronimo di Italianistica
nel mondo): vengono messe
a disposizione degli utenti la
schedatura (con breve abstract per
ogni articolo) e l’indicizzazione
di 115 riviste di italianistica
pubblicate nel mondo, a partire
dall’anno 2000. Attualmente (luglio
2011) sono disponibili 36750
schede, derivanti da 1648 fascicoli
recensiti.
UB
nlus
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA dI VIAggIO
Marcello Fois, Paesaggi d’autore,
Voto
diabasis, pp. 248, e 15
Invece della consueta guida turistica,
un raffinato taccuino di viaggio. Spazi
suggestivi e paesaggi tratti da un
P. E.N. CLUB gruppo di regioni italiane e descritti
ITALIACLUB
onlus attraverso lo sguardo degli artisti che
P.E.N.
vi hanno abitato e del narratore che
ITALIA
li reinventa: la Liguria di de André,
la Toscana di dante, la Lombardia di
Stendhal, la Sicilia di Pirandello…
16
8
la XXi ediZione del Premio Pen
Luigi Marfè, Oltre la fine dei viaggi,
Olschki, pp. 224, e 22
È giunto il tempo profetizzato dal
titolo (mutuato da Claude LéviStrauss) in cui i viaggi smetteranno
di condurci in mondi «altri»? Forse i
mondi «altri» continuano ad esistere
come reinvenzioni, pagine letterarie,
documenti di denuncia: lo dimostrano
viaggiatori chiamati Bouvier, Chatwin,
Maraini, Sebold o Magris.
a cura di MArINA gIAVErI
Voto Ambrogio Borsani, Il Dio di Napoli,
dante & descartes, pp. 24, e 5
Un viaggiatore distratto si perde
nelle cisterne sotterranee sotto
Piazza San gaetano, a Napoli.
Non lo salverà un Santo, ma il
vero e proprio dio preposto alla
città «per competenza territoriale»,
Totò. Un racconto incantevole, con
incantevoli disegni-dichiarazione
d’amore di un milanese a Napoli.
Voto
8
8
vince «la monaca» (Feltrinelli) di simonetta agnello Hornby
Avvocatessa siciliana fra neri e musulmani
Applica ai suoi libri le tecnica che usa nelle cause in tribunale
Con il romanzo La monaca, Simonetta Agnello Hornby ha vinto la
xxi edizione del Premio Pen, che
le è stato consegnato nella piazza
di Compiano (Parma). Nata a Palermo, la scrittrice vive dal 1972
a Londra, dove svolge la professione di avvocato, lavorando per
lo più con le comunità nera e
musulmana. Precedentemente ha
pubblicato, sempre da Feltrinelli, La mennulara (2002), La zia
marchesa (2004), Boccamurata
(2007) e Vento scomposto (2009).
gli altri finalisti si sono così classificati: al secondo posto I sambuchi di San Sebastiano (Oedipus)
di giorgio Barberi Squarotti; al
terzo, Aforismi (Fazi) di Valentino
Zeichen; al quarto, xy (Fandango)
di Sandro Veronesi e al quinto Il
Concilio Vaticano ii (Lindau) di
roberto de Mattei.
di SIMONETTA AgNELLO HOrNBY
A
uto intervista scritta su
richiesta.
Come mai ha iniziato a
scrivere?
Mi chiedo anch’io come mai una
cinquantacinquenne come me,
che legge poco, piena di impegni
e occupatissima col suo lavoro di
avvocato, dieci anni fa, abbia deciso
di mettere su carta una meravigliosa
storia visiva apparsale all’aeroporto
di Fiumicino mentre aspettava il volo
British Airways per Londra.
L’«illuminazione» all’aeroporto
sarà stata lo spunto, poi avrà
certamente dovuto strutturare e
sviluppare l’idea, i personaggi.
Era La mennulara, è vero?
Non ancora. Appen arrivata a casa
ho incominciato a scrivere quello
che avevo «visto» all’aeroporto. Per
filo e per segno. Poi ho deciso di
tagliare e, seguendo la sola scrittura
che conosco, quella di avvocato, ho
tralasciato di descrivere il fisico dei
personaggi, ho usato uno stile scarno,
non ho dato giudizi sulle persone
e soprattutto sulla protagonista; ho
semplicemente cercato di portare il
lettore a decidere da sé, ma come io
avrei volto che lui facesse. Così si fa
rimasto: l’incesto, La monaca parla
di un monachella siculo-napoletana
dell’ottocento che cerca l’amore di un
uomo e vuole figli, senza mai perdere
la propria profonda fede. Un filo d’olio,
in quanto racconto scrupolosamente
autobiografico delle mie estati a Mosè,
da bambina, corredato dalle ricette
autentiche di casa nostra scritte da
mia sorella Chiara, per necessità
deve essere siciliano. Invece Vento
scomposto è la storia di una famiglia
inglese, accusata di abuso sulle figlie;
una famiglia di cui io sono l’avvocato.
simonetta agnello Hornby, vincitrice del Premio Pen 2011 (foto alessandra Poggi)
al tribunale di famiglia in Inghilterra,
nel contenzioso: anziché declamare
la virtù del proprio cliente e le
pecche della controparte, si danno
informazioni pro e contro, indirizzando
tuttavia il giudice a decidere a favore
del cliente. Così si vincono le cause.
Lei ha scritto cinque romanzi sul
tema siciliano e due ambientati in
Inghilterra. Perché?
Non pianifico la mia produzione
letteraria: forse dovrei farlo, ma
mi piace non sapere cosa scriverò
l’anno prossimo. Ho già accenanto
a La mennulara, nata per caso – un
bel caso. Scrivere è bellissimo. Si
dimentica tutto e ci si perde in un
immaginario che controlliamo soltanto
noi. Le idee per altri romanzi mi
sono venute mentre già scrivevo. La
zia marchesa è ispirata ad una mia
antenata maltrattata da Pirandello
nella novella Tutte e tre. Boccamurata,
un storia nella Sicilia contemporanea,
fa riferimento all’ultimo tabù
Scrive nelle due lingue?
Scrivo in italiano ma Vento scomposto e
stato scritto in inglese. L’ho «tradotto»
dettandolo; e nel dettare ho cambiato
il testo. E stata una strana esperienza.
Per esempio in inglese scrivevo:
The sky was blue and clear che in
italiano diventava Era una giornata
luminosa. Mi ha fatto apprezzare e con
maggiore forza l’importanza del lavoro
del traduttore, che è enorme e poco
riconosciuta.
Nei suoi libri c’è anche il
siciliano, perché?
Lo uso quando non conosco il
corrisipettivo italiano, o quando la
parola «giusta» è solo quella siciliana,
o quando la lingua italiana stonerebbe
in bocca al personaggio. La lingua
inglese si arricchisce ogni anno di
nuove parole importate da lingue
diverse e per questo è cosi ricca e
bella.
Soprano e arpa: melodie francesi a Compiano
om’è ormai diventata consuetuC
dine, anche quest’anno, la giornata del Premio si è aperta con un
concerto, nella chiesa di San giovanni Battista. Musiche di Marcel
Tournier, gabriel Fauré, reynaldo Hahn, André Caplet e Maurice
ravel. Soprano, la sudcoreana Joo
Cho; arpista, Paola Cavedon. dopo
la laurea in Canto a Seoul, Joo Cho
si è diplomata al Conservatorio
giuseppe Verdi di Milano. Specializzata in musica da camera (flauto,
viola e arpa), anche Paola Cavedon
si è diplomata al Conservatorio milanese, di cui, attualmente, è anche
assistente alla Produzione.
I LIBrI dEL PEN
ArTE, ArCHITETTUrA, FOTOgrAFIA
gino de dominicis, Catalogo
Voto
ragionato delle opere, a cura di Italo
Tomassoni, Skira, pp. 576, e 240
Un giorno il pittore gino de dominicis
si vestì di nero e si mise a letto nella sua
casa di roma. dopo qualche ora, morì.
Personaggio stranissimo, ha sempre
preferito restare al di fuori di gruppi e
correnti artistiche, ritenendo impossibile
che le sue opere fossero inquadrate e
non volle mai pubblicarle.
8
a cura di LILIANA COLLAVO
Harry Francis Mallgrave, Otto Wagner, Voto Brassaï, Gli artisti della mia vita,
Voto
Mondadori/Electa, pp. 80, e 20
Abscondita, pp.256, e 35
«dopo Schinkel e Semper, viene
Circa centocinquanta scatti del
Wagner». Così Lux pose Wagner
grande fotografo, che ritraggono
(1841-1918) «nel pantheon» degli
artisti amici come Picasso, Braque,
architetti tedeschi del xix secolo.
Matisse, Léger,
Kokoschka,
P. E.N. CLUB
P. E.N.
CLUB
Il libretto di Mallgrave è una guida
giacometti, Le Corbusier, colti ITALIA onlus
ITALIA ONLUS
veloce per capire l’opera di questo
nell’atelier o nell’intimità, a Parigi
straordinario innovatore, che si rese
anni Trenta. Un mélange fra parole
conto dell’importanza di vetro, ferro e
e immagini entrato ormai a far parte
cemento.
della storia della fotografia.
7
Premi Patrocinati dal Pen
8
P. E.N. CLUB
ITALIACLUB
onlus
P.E.N.
ITALIA
17
in sicilia la seconda edizione del «raduga» per narratori e traduttori
Mosca-Taormina: alla ricerca di giovani scrittori
I riconoscimenti italo-russi a Metlica, Sargunov, gatti racah e Kozlova
A
lessandro Metlica e Sergej
Sargunov (narrativa),
Maria Gatti Racah e
Marina Kozlova (traduzione) sono
i vincitori del Premio italo-russo
Radiga («Arcobaleno»). Istituito
dall’associazione Eurasia di Verona,
presieduta da Antonio Fallico
(presidente anche di Banca Intesa
russa), il «Raduga» è destinato a
giovani autori. Nella lingua russa
raduga vuol dire arcobaleno. E
quale migliore nome si poteva
scegliere per un premio letterario
italo-russo dedicato a giovani talenti
che si misurano con la narrativa o la
traduzione? E poi l’arcobaleno può
essere persino segno di speranza. Lo
sosteneva anche il poeta romantico
inglese William Wordsworth: «Il
mio cuore batte più forte quando
intravedo un arcobaleno nel cielo.
Così fu quando cominciò la mia vita»,
scrisse nel 1802. Le stesse ragioni
che hanno indotto Antonio Fallico
a tentare la nuova avventura. Se era
evidente che Banca Intesa russa era
il primo sponsor, almeno in ordine
di tempo, occorreva coinvolgere
anche qualche altro partner. Ed
ecco coinvolto l’editore moscovita
Alexandr Mamut di Azbuka Attikus.
La prima edizione del Premio Raduga
s’è tenuta a Mosca; la seconda, a
Taormina, nei giorni scorsi, a Palazzo
dei duchi di Santo Stefano, alla
presenza dell’ambasciatore russo
in Italia, Alexej Meshkov, e del
console generale a Palermo, Vladimir
Korotkov.
vincitori. Alessandro Metlica è
nato a Sacile (Pordenone) nel
1985. Laureato in Letteratura e
Filologia moderna all’Università
di Padova, è dottorando presso lo
stesso ateneo. Ha pubblicato saggi
sulle avanguardie francesi del primo
Novecento e sulla poesia manierista
e barocca. Agli scritti critici affianca
un assiduo lavoro in ambito narrativo.
Nato nel 1980, Sergej Sargunov si
laurea in giornalismo internazionale
all’università statale di Mosca
«Lomonosov». A 19 anni comincia
a collaborare con la rivista letteraria
Novyj mir come narratore e critico.
Pubblica con diverse case editrici e
riviste moscovite e cura il panorama
delle novità editoriali per le radio
Majak e Vesti-Fm. Ha vinto il premio
letterario russo «Debjut». Maria
i due scrittori e le due traduttrici premiati. da sinistra: alessandro metlica, sergej sargunov, maria Gatti racah, marina Kozlova
Gatti Racah è nata a Genova nel
1981. Ha studiato lingua e letteratura
russa all’università Ca’ Foscari di
Venezia, occupandosi in particolare
di tematiche russo-ebraiche. Ha
trascorso lunghi periodi di studio
in Russia e a Parigi. Attualmente
è iscritta a un dottorato di ricerca,
sempre a Venezia. Nata a Baltijsk, nel
1990, Marina Kozlova, ha cominciato
a tradurre già nella scuola media.
Nel 2008 si è iscritta alla Facoltà
di traduzione letteraria dall’italiano
dell’Istituto universitario «Massimo
Gorkij». Collabora con la rivista
Letteratura straniera. Pubblicata, per
l’occasione, un’antologia di circa 350
pagine, coi testi dei vincitori e dei
finalisti (edizioni Conoscere Eurasia).
Quest’ultimi sono: Alice Malerba,
Leandro Miglio, Fabio Mineo e
Daniele Tommasi per l’Italia; e Andrej
Antipin, Natal’ja Faleev e Alena
Curbanova per la Russia. Intanto, al
Premio si sono associati istituti italiani
di cultura, il Pen Italia e atenei e
ministeri di entrambi i Paesi.
La giuria del raduga: sei russi e sei italiani
L
I
Jampol’skaja
makanin
sidorov
solonovich
tarasov
varlamov
a giuria del Premio
raduga è composta,
per la parte russa, da
Anna Vladislavovna Jampol’skaja, Vladimir Semenovic Makanin, Evgenij Jur’evic Sidorov, Evgenij Michajlovic Solonovic,
Boris Nikolaevic Tarasov
e Aleksej Nikolaevic Varlamov; per la parte italiana, è formata da Adriano
dell’Asta, Flavio Ermini,
Inge Feltrinelli, Sebastiano
grasso, Maria Pia Pagani
e Sergio Pescatori. «Il premio – scrive Boris Tarasov,
rettore dell’Istituto letterario gor’kij – vuole stimolare la creatività di quei
giovani autori che non sono
alla ricerca di un successo
rapido, aderendo a movimenti letterari temporaneamente di moda, ma che
hanno un grande desiderio
di migliorare il loro modo
di scrivere, scegliendo anche i percorsi più difficili».
I LIBrI dEL PEN
LETTErATUrA POrTOgHESE
Fernando Pessoa, Il ritorno degli
Voto
dèi, a cura di Paolo Collo, Passigli,
pp. 152, e 14,50
Per chi fosse passata inosservata la
prima pubblicazione integrale italiana
delle opere di Fernando Pessoa, allora
curata da Vincenzo russo (2005),
si ripropone una nuova edizione
di quella parte di testo, di impulso
nietzscheano, fondato su una spietata
critica del cristianesimo.
7
Hélia Correia, Lillias Fraser,
traduzione di guia Boni, Cavallo
di Ferro, pp. 254, e 16,80
di genere storico-fantastico
ambientato nel secolo xviii, il
romanzo ha come protagonista
una fanciulla dotata di facoltà
premonitorie che la condurranno
fino al convento di Mafra sul cui
sentiero s’imbatterà con un’altra
veggente: la Blimunda di Saramago.
a cura di gIANCArLO dEPrETIS
Voto Barbara gori, Antero de Quental
Voto
e le Memorie di una Coscienza,
Liberodiscrivere, pp. 268, e 18
Evidenziata la forza evocativa dei
testi poetici dello scrittore azzoriano,
nonché la loro importanza letteraria
P. E.N. CLUB
P. E.N. CLUB
grazie all’eccellente
traduzione,
ONLUS
ITALIA
con testo a fronte, e al saggio ITALIA onlus
che approfondisce il legame tra
il pensiero militante e la natura
disciplinata ed esigente del sonetto.
8
8
P. E.N. CLUB
onlus
ITALIACLUB
P.E.N.
ITALIA
19
Libri dei soci
Notizie Pen Italia
Convegno mondiale a Belgrado
Dal 12 al 18 settembre, Belgrado ospita il 77º
convegno mondiale del Pen 2011. Quest’anno
l’Italia è rappresentata dal segretario generale
Giorgio Mannacio.
Premio Goethe
Al siriano Adonis (pseudonimo
di Alì Ahmad Said, 1930),
considerato il maggiore poeta in
lingua araba vivente, cittadino
francese, membro del Pen Italia,
è stato assegnato, a Francoforte, il
Goethe-Preis (50mila euro), uno
adonis
dei più prestigiosi riconoscimenti
culturali tedeschi, che viene dato ogni tre anni.
vera agosti
La figura del clown
mef, pp. 154, e 12,80
alma Borgini
La rete di Indra
ladolfi, pp. 106, e 12
maria rita Bozzetti
Sulla soglia
lepisma, pp. 130, e 10
simone caltabellota
Il giardino elettrico
Bombiani, pp. 154, e 14,50
michela colombo (a cura di)
olivier Py, Il volto di Orfeo
e&s, pp. 152, e 10
andrea Genovese
Croissant de lune
la rumeur libre, pp. 220, e 19
emerico Giachery
La vita e lo sguardo
Fermenti, pp. 240, e 19
marina Giaveri (a cura di)
valéry, Ispirazioni mediterranee
mesogea, pp. 82, e 6
lucio lami
Isbuscenskij, l’ultima carica
mursia, pp. 288, e 17
Giuseppe lupo (a cura di)
sinisgalli, Pagine milanesi
Hacca, pp. 122, e 12
Giovanni minio
La vita è forse un verso
artescrittura, pp. 104, e 10
renato minore
Re Tontolo
nord-sud, pp. 64, e 6,80
maria modesti
Il sogno dell’upupa
ed. dell’orso, pp. 94, e 14
anna santoliquido
Med vrsticami - Tra le righe
sodobnost, pp. 118, e 19
Fabio scotto (a cura di)
Nuovi poeti francesi
einaudi, pp. 342, e 16
maria valbonesi
Donne di quadri
Polistampa, pp. 98, e 12
Premi LericiPea
Giorgio Mannacio per Alla periferia dell’impero
(Edizione del Leone) ed Emilio Zucchi per
Le midolla del male (Passigli) sono i vincitori,
ex aequo, del Premio LericiPea 2011 per la poesia
italiana. Quello alla carriera è stato assegnato
a Marcia Theophilo. Premio speciale della giuria
a Roberto Carifi per il libro Tibet (Le Lettere).
Premi Montale
Aldo Cazzullo (giornalismo: per i suoi articoli sul
Corriere della Sera e per Viva l’Italia, Mondadori),
Sebastiano Grasso (per la poesia con Tu, in agguato
sotto le palpebre, Es), Claudio Magris (per la
saggistica per Alfabeti, Garzanti) e Roberto Pazzi
(per la narrativa con Mi spiacerà morire per non
vederti più, Corbo) hanno vinto i Premi Montale/
Fuori di casa 2011 (dall’omonimo libro, del 1969,
del premio Nobel italiano).
Prospettiva Lenin
Giusepe Amoroso e Sebastiano
Grasso hannpo presentato
all’Archivio storico della
Biblioteca comunale di Taormina
Prospettiva Lenin di Anton
Antonov (Antonio Fallico, socio
Pen Italia) edito da Feltrinelli. Il
antonio Fallico
titolo prende il nome da una strada
di Mosca dove è situato lo stabile in cui si svolge
parte della vicenda.
Nuovi soci
Ordinari: Simone Caltabellota, Rayna Castoldi,
Michela Colombo, Patricia Engelhorn, Silvia Pozzi,
Concetta Voza Pipitone,
Amici: Alessandra Nucci
Pen giovani: Leonardo Quintavalle
Quote 2011
La quota associativa per il 2011 (65 euro, di cui 15
vanno alla sede centrale del Pen a Londra) può
essere versata in Posta (conto corrente n. 88341094)
o in banca (Monte dei Paschi di Siena: Iban
IT15RO103001609000000365918)
con bollettino intestato a Pen Club Italia Onlus.
Carlo Truppi
IN CONCErTO
SE, pp. 160, € 20
Anton Antonov
PrOSPETTIVA LENIN
Feltrinelli, pp. 220, € 15