Rivista 16 - Pen Club Italia
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Rivista 16 - Pen Club Italia
Poets Essayists Novelists P.P.E.N. E.N. CLUB CLUB ITALIAONLUS onlus ITALIA Giornalisti assassinati il Pen Bulgaria riviste letterarie Premio Pen 2011 Premi raduga Altri due giornalisti uccisi in Messico. Sale così a 68 il numero di quelli uccisi negli ultimi 5 anni. La «retorica rassicurante» e la mancata protezione del governo. Il Pen Club Bulgaria compie 85 anni. L’anniversario verrà festeggiato a Sofia. A colloquio con georgi Konstantinov, dal 2000 nuovo presidente del sodalizio. Nove anni dopo, torna a uscire Autografo, la rivista letteraria fondata da Maria Corti. Ma qual è la situazione delle riviste in Italia e quella dei supplementi dei quotidiani? A Simonetta Agnello Hornby è stato assegnato il xxi Premio Pen con il romanzo La monaca, edito da Feltrinelli. La scrittrice e avvocatessa siciliana, vive a Londra. Alessandro Metlica e Sergej Sargurov (narrativa), Maria gatti racah e Marina Kozlova (traduzione), hanno vinto, a Taormina, il premio italo-russo «raduga». Pagina 5 Pagine 6 e 7 Pagine 9-15 Pagina 16 Pagina 17 Trimestrale, Anno V, n. 16 • luglio-settembre 2011 • Direzione: 20122 Milano, via Daverio 7 • Tel. 335/7350966 • e-mail: [email protected] • www.penclub.it • CC postale n. 88341094 Poste italiane spa. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 dcb Milano • CC bancario Monte dei Paschi: Iban IT15R0103001609000000365918 il cinquantenario della morte Hemingway e il Pen di SErgIO PErOSA N onostante le pose da macho, che gli hanno alienato le femministe e altri lettori, Ernest Hemingway è un grande maestro di scrittura: una scrittura secca, scarna, essenziale, fatta di semplici proposizioni, enunciati diretti e stringati dialoghi. A 50 anni dal suo tragico suicidio dopo ricorrenti disturbi mentali, depressioni e instabilità, assieme al Pen/Hemingway Award a lui intitolato ricordiamo la sua grandezza letteraria. Aveva imparato come reporter e giornalista immediatezza e precisione di dettato, e dai primi modernisti (Ford e la Stein) la ricerca della parola giusta, il mostrare piuttosto che il raccontare. Nella vita era sregolato, bohémien; quattro mogli, passioni e passioncelle per giovani adoranti, il gran bere, l’inseguire emozioni forti: le corride a Pamplona, la pesca d’altura nel mar dei Caraibi, la caccia grossa e i safari in Africa (dove ebbe un incidente aereo e fu creduto morto: disse che fu l’unico ad aver letto il proprio necrologio), la partecipazione come corrispondente a tutte le guerre del secolo (la Grande Guerra, la Guerra civile spagnola, la Seconda guerra mondiale), esperienze trasfuse in Fiesta, Addio alle armi, Per chi suona la campana, Il vecchio e il mare, che gli valsero il Premio Nobel nel 1954. Credeva nel principio e nel metodo della «punta dell’iceberg»: se «la dignità di movimento di un iceberg è dovuta al fatto che solo un ottavo emerge dall’acqua», così la narrativa doveva mostrare soltanto la punta di quanto lo scrittore conoscesse. Ciò che resta sommerso, come la parte sott’acqua dell’iceberg, è necessario per galleggiare, ma lo scrittore farà vedere solo la parte che emerge, omettendo volutamente ciò che sta sotto, restringendo al massimo. Una lezione che non guasterebbe tener presente anche oggi. Ernest Hemingway, di cui ricorre il cinquantenario dalla morte, fotografato nel giardino di casa, mentre legge un contratto editoriale UB nlus I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA ISPANOAMErICANA a cura di FABIO rOdrÍgUEZ AMAYA gioconda Belli, Nel paese delle Voto donne, trad. di Tiziana gibilisco, Feltrinelli, pp. 320, e 17 Sesto romanzo in italiano della scrittrice nicaraguense. Attualizzazione P. E.N. CLUB del mito delle amazzoni, oppure di un ITALIACLUB onlus sogno: sovvertire l’ordine patriarcale P.E.N. lottando contro violenza e mafie. Sono ITALIA loro, le donne (belle, bellissime), a fondare la nuova Sinistra Erotica per costituire un nuovo ordine. 2 8 Joaquín guerrero Casasola, La legge Voto daniel Chavarría, Quilombo, trad. di Voto Elena rolla, Tropea, pp. 480, e 19 del più forte, trad. raul Schenardi, La Nuova Frontiera, pp. 224, e 17 Il titolo significa «casino» (in senso lato). E il libro è nato proprio così: vita La crisi creativa si sente pure nei avventurosa e incasinata del proprio autore: territori d’Oltremare. I giovani si trafficante, professore, avventuriero, trincerano nel noir. Meglio ancora guerrigliero, viaggiatore; un po’ Corto se tratta l’attualità: qui Città del Maltese e un po’ Maqroll il gabbiere. dal Messico non è più quella idealizzata viaggio del nonno, emigrante calabrese da Fuentes, ma una megalopoli a Montevideo, fino alla vita quieta dello postmoderna, una Chicago anni venti scrittore maturo radicato all’Avana. all’ennesima potenza. 6 anniversari 1 7 il cinquantenario della morte di Hemingway (1899-1961) Premio Pen americano per lo scrittore di Fiesta Ottomila dollari ad un’opera prima: romanzo o raccolta di racconti di VErA AgOSTI A 50 anni dalla scomparsa di Ernest Hemingway, ricordiamo lo scrittore e il Premio Pen creato in sua memoria. Il Pen/Hemingway Award è stato fondato nel 1976 da Mary Welsh Hemingway, quarta moglie del celebre romanziere e membro del Pen, per rendere omaggio a Hemingway, con la donazione di 8mila dollari all’opera prima di uno scrittore americano, un romanzo o una raccolta di racconti. Il vincitore, inoltre, usufruisce di una settimana di residenza nelle Distinguished Visiting Writers Series presso l’università dell’Idaho all’interno del programma di Scrittura creativa. Il primo classificato, insieme ai finalisti e a coloro che si distinguono con una menzione d’onore, riceve anche una borsa di studio all’Across Foundation nel Wyoming, una residenza per artisti e scrittori. Il premio è finanziato dalla Fondazione Ernest Hemingway, dal 1987 amministrata dalla Società Hemingway e dal Pen New England. La giuria è composta da tre autori di prosa molto noti. La cerimonia di premiazione si tiene alla Biblioteca e Museo John F. Kennedy di Boston. Nel 2011 ha vinto Brando Skyhorse con il romanzo The Madonnas of Echo Park. Ci sono state due finaliste, Patricia Engel con Vida e Suzanne Rivecca con Death Is Not An Option; due menzioni d’onore, Danielle Evans con Before You Suffocate Your Own Fool Self e Helen Simonson con Major Pettigrew’s Last Stand. Marilynne Robinson, vincitrice del Premio Pen/Hemingway del 1982 con Housekeeeping, è stata la presentatrice ufficiale. *** Mary Welsh Hemingway ha scritto nel 1976 un’autobiografia, How it was; numerosi riferimenti a lei e alla sua relazione con Hemingway si trovano nelle biografie dello scrittore e nell’opera The Ernest Hemingway, fotografato subito dopo una battuta di caccia grossa Hemingway Women. Aveva sposato Ernest nel 1946 a Cuba, con rito civile, dopo il suo divorzio da Noel Monks, un giornalista australiano. Nata nel Minnesota il 5 aprile del 1908, faceva la giornalista, prima al Chicago Daily News, quindi al London Daily Express, ottenendo il lavoro durante una breve vacanza, chiedendo personalmente all’editore, Lord Beaverbrook, di assumerla. Il nuovo impiego la porta in Francia durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1944 conosce Hemingway e va a vivere con lui a Cuba, a Key West in Florida e a Ketchum nell’Idaho. Insieme conducono un’esistenza avventurosa. Viaggiano spesso, scrivono entrambi per le riviste Time e Life. Ernest pubblica romanzi di grandissimo successo, ma comincia a soffrire di disturbi mentali, tanto da credere di essere perseguitato da agenti del governo e dall’Fbi che vogliono rovinare il suo patrimonio. È depresso, ha allucinazioni e vuoti di memoria. Entra in alcune cliniche, fra cui l’istituto Mayo, dove subisce l’elettroshock. Mary vorrebbe che rimanesse lì, sperando nella guarigione, ma invece lo scrittore viene dimesso. Lo salva lei da alcuni tentativi di suicidio, chiudendo il suo fucile nell’armadio, ma un giorno se ne dimentica, e la mattina del 2 luglio 1961 all’età di 61 anni, Ernest si spara. Trasferitasi a New York, Mary Walsh vi muore il 26 novembre del 1986. Nel suo testamento chiede di essere seppellita accanto a Hemingway nel cimitero di Ketchum. I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA SPAgNOLA Carlos ruiz Zafón, Le luci di Voto settembre, Mondadori, pp. 268, e 19 Continua il successo popolare dello scrittore spagnolo che ora propone un romanzo giovanile, in cui la vedova Simone Sauvelle è costretta con i figli ad abbandonare Parigi e a rifugiarsi in un paesino per sfuggire ai debiti lasciati dal marito. Qui trova lavoro in una grande tenuta dove incombono macabri delitti e inquietanti misteri. 7 a cura di gABrIELE MOrELLI Ángel Crespo, Occupazione del Voto Mario Vargas Llosa, Elogio della Voto fuoco, a cura di Valerio Nardoni, lettura e della funzione, Einaudi, Passigli, pp. 154, e 15 pp. 26, e 8 Traduttore di dante e Petrarca, vicino Breve saggio del recente Premio Nobel alla generazione del ’50, Ángel Crespo che analizza le due forme di protesta è autore di un messaggio trascendentale civile, leggere e scrivere; P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB quelle che che in quest’ultima raccolta di versi consentono di lottare contro la barbarie ITALIA onlus ITALIA ONLUS lascia una testimonianza inquietante: dell’ignoranza e opporsi alla violenza un ossessivo impulso a definire il senso delle ideologie. Lo scrittore indica misterioso della natura del fuoco nella anche le sue letture preferite: Flaubert, sua valenza simbolica. Faulkner e l’amato Cervantes. anniversari 2 8 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 3 il cinquantenario della morte di Hemingway (1899-1961) Anche il padre di Ernest era morto suicida Lo scrittore ne era rimasto sconvolto e, alla fine, lo aveva imitato E rnest Hemingway, «Papa», come inizia a farsi chiamare intorno al 1944, non è stato solo un romanziere e un giornalista di prim’ordine, ma anche l’incarnazione dell’idea romantica dello scrittore: forte, coraggioso e indomabile. Vive al massimo. Beve troppo e non ascolta i consigli dei medici. Lavora come corrispondente di guerra. Subisce alcuni incidenti gravi che lo minano nel fisico e nella mente. Ha quattro mogli e tre figli. Vince il Premio Pulitzer e il Nobel. Le sue opere sono trasposte in film e rappresentazioni teatrali. Nasce il 21 luglio del 1899 a Oak Park, un sobborgo di Chicago. I rapporti con la famiglia, benestante, sono piuttosto aspri. Alla Municipal High School, alcuni insegnanti intuiscono la sua abilità letteraria e lo spingono a scrivere. Dopo il diploma, lavora al quotidiano locale Kansas City Star come cronista. Durante la Prima Guerra Mondiale, Hemingway si arruola come autista della Croce Rossa Americana. Lo troviamo in Francia e in Italia. Trasferito nel basso Piave come assistente di trincea, viene ferito e operato a Milano, dove si innamora di un’infermiera americana di origine tedesca. (Queste esperienze, confluiscono nel suo capolavoro, Addio alle armi, 1929). Riceve la Croce al merito di guerra americana e la Medaglia d’argento al Valor Militare italiana. Nel 1919 rientra nella sua città natale. Durante una conferenza sui suoi giorni in Italia, conosce Harriet Gridlay Connable, che lo invita a Toronto, dove comincia a scrivere per The Toronto Star e incontra Hadley Richardson, una pianista, che sposa nel 1921. Mandato in Europa come inviato speciale, conosce Sherwood Anderson, Ezra Pound e Gertrude Stein, che a Parigi lo introduce alla letteratura modernista. (Questi incontri gli suggeriranno il primo romanzo di successo, Il sole sorge ancora, 1926, noto anche come Fiesta). Pubblica i primi racconti e a sinistra: ernest Hemingway con la moglie mary Welsh. sopra: l’autore di «Per chi suona la campana» con Fidel castro a cuba le poesie; nel 1924 nasce il primo figlio. Sotto contratto con l’editore Horace Liveright, conosce l’editor della Scribner, e grazie all’amicizia con F. Scott Fitzgerald, passa alla nuova casa editrice, con uno stratagemma molto contestato. Solo Pauline Pfeiffer, una redattrice di moda di Vogue, lo difende: diventerà la sua seconda moglie nel 1927. Nel 1928, quand’è ormai famoso, nasce il secondo figlio, Patrick. In quel periodo riceve la notizia del suicidio del padre e ne è sconvolto. Comincia a eccedere con l’alcool e ha una relazione con Jane Mason a Madrid. Continuano i viaggi e l’attività letteraria. Compra la sua famosa barca d’altura «Pilar». Nel 1937 prosegue l’attività giornalistica in Spagna, lavora a documentari antifascisti (Terra di Spagna, proiettato alla Casa Bianca) e raccoglie fondi per la resistenza. La giovane scrittrice Martha Gellhorn è al suo fianco in Spagna, anche al fronte, in condizioni estreme. Diventerà la terza moglie, nel 1940. Nel 1939 a Cuba comincia la stesura di Per chi suona la campana, che verrà pubblicato l’anno dopo a New York, con una vendita immediata di centomila copie. Convinto da Martha, affitta una tenuta in rovina, «Finca Vigìa» all’Avana, dove inizia anche un’attività di controspionaggio. Viaggia a Hong Kong, in Birmania e poi in Europa come inviato speciale durante la seconda guerra mondiale. E in Francia durante lo sbarco alleato. Si unisce a un gruppo di partigiani francesi e con loro entra a Parigi. Chiama l’evento «la liberazione dell’Hotel Ritz», beffardamente, ma gli vale un’altra medaglia, la Bronze Star. In seguito si ammala, ha un nuovo gravissimo incidente di macchina, divorzia da Martha e apprende che il figlio John è ferito e catturato dai tedeschi. Nel 1946 scrive Il giardino dell’Eden e sposa Mary Welsh, conosciuta in Europa. Il nuovo matrimonio non gli fa cambiare abitudini e la sua salute ne risente: viaggi continui in Italia, Spagna, Africa, incidenti, scandali e tanto bere. Trova pace pescando sulla «Pilar» nelle acque cubane e da questa esperienza nasce Il vecchio e il mare, che nell’aprile del 1953 vince il premio Pulitzer. Nel 1954 gli viene assegnato il Nobel, ma il premio viene ritirato dall’ambasciatore John Cabot. Beve sempre di più, malato e depresso, riesce a scrivere poco. Redige il suo testamento, lasciando tutto a Mary, purché si occupi dei suoi figli. I segni di squilibrio mentale, crisi maniaco-depressive, diventano più evidenti. Life pubblica la prima delle tre puntate di The Dangerous Summer e lo scrittore se ne vergogna, perché lo ritiene un «pasticcio». La malattia peggiora, con ricoveri in centri specializzati, fino al tragico epilogo del suicidio nel 1961. V. A. I LIBrI dEL PEN BIOgrAFIE Amedeo La Mattina, Mai sono Voto stata tranquilla. La vita di Angelica Balabanoff, Einaudi, pp. 314, e 20 Storia avvincente di una rivoluzionaria della primissima ora, sodale di Lenin e poi di Mussolini: dovette ricredersi su entrambi, rimanendo però attivissima e viaggiando per mezzo mondo a favore del socialismo e del femminismo, in rotta con la politica compromissoria di tutto un secolo. 7 diritti umani a cura di SErgIO PErOSA Serena Vitale, A Mosca, a Mosca, Mondadori, pp. 240, e 19 Il racconto delle esperienze dal 1967 come studentessa e poi per 40 anni come studiosa di slavistica a Mosca e nella russia sovietica: un séguito di incontri e avvenimenti da incubo, di personaggi conculcati e offesi, di intellettuali stritolati dall’ottuso e feroce regime. Serve a farci riflettere oggi, ancor più sarebbe servito allora. Voto Silvia ronchey, Ipazia. La vera Voto storia, rizzoli, pp. 320, e 19 duecento pagine di «documentazione ragionata» sostengono la suggestiva ricostruzione, basata sui pochiP.dati E.N. CLUB P. E.N. CLUB fattuali e sulle numerose leggende ITALIA onlus ITALIA ONLUS letterarie fiorite nel corso dei secoli, della vita della filosofa, studiosa o forse sacerdotessa, del V° secolo, trucidata dal fanatismo dei cristiani. 7 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 5 tribunale speciale per i delitti contro la libertà d’espressione Il Messico? Un mattatoio per giornalisti Ma alla violenza si risponde con la retorica ufficiale di Stato Assassinate altre due giornaliste in Messico. Ana Marcela Yarce e rocío gonzález Trápaga sono state rinvenute in un parco di Città del Messico strangolate e senza vestiti. Uccise dopo una rapina o, come sospettano i colleghi delle due donne, perché, così come sono stati uccisi decine e decine di giornalisti, avevano denunciato crimini di narcotrafficanti e complicità di agenti di polizia? di JOHN SAUL rALSTON I n Messico la retorica ufficiale sui diritti umani non ha rivali. Così è stato soprattutto nell’ultimo decennio. Il governo messicano ha firmato o ratificato oltre una ventina di trattati e ha preso in esame più di un migliaio di raccomandazioni giunte a nome di svariate organizzazioni per i diritti umani. Le parole, così come i gesti politici, contraddicono il fallimento delle amministrazioni che si sono succedute nel far fronte alla realtà della corruzione e dell’impunità nel paese latinoamericano. Quest’impunità è cresciuta con la «guerra contro il narcotraffico». Una delle conseguenze di questa guerra è stata la violenza sistematica sancita dallo stato contro i giornalisti che denunciano la corruzione del governo e la sua connivenza con i narcotrafficanti. Visto il numero di morti ogni anno, il Messico è oggigiorno il Paese più pericoloso dove esercitare il giornalismo. Nel 2010 condivise questo onore, a pari merito, con il Pakistan. Il Presidente Felipe Calderón creò questa situazione nel dicembre del 2006 militarizzando la campagna contro le organizzazioni del narcotraffico. Il risultato fu un’ondata di violenza che vide la morte di oltre 35mila messicani, provocò una profusione senza precedenti di minacce, sequestri e torture, tutte orientate a intimidire il paese e a zittire la stampa. Sono stati 66 i giornalisti assassinati, quasi tutti negli stati del nord, confinanti con gli Usa. Il governo attuale prova a trarre in inganno i cittadini messicani e gli osservatori internazionali con misure superficiali: la maggior parte degli Ana Marcela Yarce e rocío gonzález Trápaga, le due giornaliste assassinate in un parco a Città del Messico attacchi contro i giornalisti non sono indagati a sufficienza, e, quando lo sono, raramente sono eseguite le condanne. Molte delle conclamate riforme giuridiche sono vuote di significato. Ne è esempio la costituzione del «Tribunale speciale per l’indagine sui delitti contro la libertà d’espressione», il cui procuratore non ha poteri speciali per investigare sui crimini, per emettere sentenze, e neanche per indagare su casi di traffico di droga. Quattro anni di carneficina e l’ufficio del Tribunale speciale non ha eseguito più di un processo all’anno. Questo e molto altro è stato consegnato in un nuovo rapporto intitolato Corruzione, impunità, silenzio. La guerra ai giornalisti in Messico. Si tratta del risultato di uno sforzo comune tra l’Università di Toronto (Programma internazionale di Diritti umani della Facoltà di giurisprudenza) ed il Centro canadese del Pen Internazionale. Il rapporto si occupa delle ingannevoli manovre del governo messicano e del suo fallimento nel far fronte alle ripetute violazioni contro la libertà d’espressione. Si tratta della ricerca più esauriente che abbia mai visto sulla situazione messicana. Il rapporto incolpa la «strategia della minimizzazione» con cui il governo messicano deliberatamente «costruisce una concessione minima». Il governo messicano insiste nell’affermare che gli attacchi contro i giornalisti «sono perpetrati essenzialmente e senza eccezione dalla criminalità organizzata». Questo nuovo rapporto indica che nel 2009 i responsabili di due attacchi registrati su tre sono stati compiuti da agenti statali. I giornalisti hanno imparato ad «allontanarsi dal servizio locale provocatore». A Ciudad Juárez e in certe zone di Tamaulipas praticamente non c’è informazione che entri o esca dallo stato se non è stata controllata de una «commissione mista» composta da autorità dello stato e rappresentanti della criminalità organizzata. Nel mese di maggio di quest’anno, il sottocomitato per i Diritti umani del Parlamento europeo si è recato in Messico dove ha preso partito a favore di «tutti i difensori dei diritti umani». Tuttavia i membri del sottocomitato non hanno potuto fare altro che esprimere parole di conforto, ad esempio sul Tribunale speciale o su un programma di protezione ai giornalisti inaugurato di recente con molta enfasi ufficiale. Inoltre, come dimostra con chiarezza il rapporto dell’università di Toronto e del Pen Canada, nessuno di questi programmi ha offerto una protezione reale. Fino a quando i governi del Canada e degli Stati Uniti e gli organismi del Parlamento Europeo non porranno la questione della debolezza di un’azione malamente camuffata grazie alla facciata della retorica «rassicurante», la guerra letale del Messico contro i giornalisti è destinata a continuare. Questa guerra comunemente descritta come una lotta contro i signori della droga, ha molto più a che fare con decadi di corruzione del governo, intrallazzi polizieschi, militari e politici, con la criminalità organizzata e con le limitazioni istituzionalizzate contro la libertà d’espressione. UB nlus I LIBrI dEL PEN FILOSOFIA Martin Heidegger, Mio zio, Voto Morcelliana, pp. 120, e 11 Sacerdote cattolico e consigliere spirituale del filosofo del Terzo reich, Heidegger traccia l’ambiguo e P. E.N. CLUB scostante rapporto dello zio – di cui ITALIACLUB onlus porta il nome – con fede e nazismo. P.E.N. Negli approcci al cristianesimo il ITALIA denominatore comune del pensatore rimane la teologia vissuta come esperienza etica, estetica e filosofica. 6 7 a cura di dONATA BINA douglas Coupland (a cura di), Marshall Voto Martha Nussbaum, disgusto e umanità, Voto McLuan, Isbn, pp. 208, e 19 Il Saggiatore, pp. 248, e 19,50 Biografia dell’uomo che negli anni Filosofa statunitense, studiosa ’70 intuì le enormi potenzialità di etica e multiculturalismo, delle comunicazioni di massa e, fa un’analisi spietata sui tanti in particolare, della Tv. Tutti i pregiudizi omofobici, radicati anche media ci arretrano nel futuro, in democrazie prese ad esempio perché si guarda il presente in per libertà ed emancipazione che uno specchietto retrovisore, che non riescono ad affrancarsi con deforma l’immagine e mette a forme d’amore diverse da quelle repentaglio l’identità di ciascuno. convenzionali. 8 7 i Pen nel mondo 1 Bulgaria E Filov chiuse il Pen di cui era presidente Lo studioso, capo del governo, costretto ad autonotificarsi il decreto di EMILIA MIrAZCHIYSKA i l Pen bulgaro compie 85 anni. Subito dopo il Congresso mondiale (12-18 settembre 2011) del Pen a Belgrado, il sodalizio bulgaro organizzerà i festeggiamenti per l’anniversario a Sofia. Fondato nel 1926, il club conquista da subito l’attenzione non soltanto di scrittori alla scoperta del Futurismo e delle nuove tendenze artistiche, ma anche della popolazione comune. Nasce durante il soggiorno dello scrittore ungherese Julius Germanus a Sofia, quando più di 40 scrittori bulgari decidono di unirsi, creando la sezione bulgara. Il primo verbale riporta i nomi di Ivan Shishmanov, già presidente dell’Accademia delle scienze e cofondatore dell’università di Sofia, della poetessa Dora Gabe e di altri personaggi di spicco della vita culturale. La Bulgaria di allora, appena uscita dalle guerre fratricide dei Balcani, è quella che aveva visto Marinetti inviato di guerra nel 1912. Costretto a sostare a Sofia, Marinetti aveva preso alloggio al Ristorante Caffè Albergo Bulgaria, fra «centinaia di giornalisti, uomini politici, capi di partito, scrittori e poeti barbuti». Il fronte bulgaro, tra i fiumi Maritza e Tundja, diventerà lo scrittoio del futurista che da lì ascolterà ripetutamente il grido di assalto bulgaro «pet na noj», cioè «avanti, cinque (nemici) sulla baionetta!» Ne trarrà l’ispirazione per il grido «pet-na-noje avanti» del suo Zang Tumb Tumb e per l’inserimento di un frammento dell’inno bulgaro Mormora la Marizza insanguinata. L’appena diciottenne (futuro celebre saggista e storico dell’arte) Kiril Krastev pubblica un frammento di Zang Tumb Tumb e la traduzione de Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica. I futuristi della cittadina di Jambol inviano a Marinetti, a Milano, i due fascicoli della loro rivista Crescendo e questi risponde, molto lusingato, con una lettera su carta intestata della rivista «sintetica» Il Futurismo ornata dal logo del «Pugno di Boccioni» disegnato da Giacomo Balla. Marinetti promette inoltre di andare in autunno in Bulgaria per conoscerli di persona. La visita di Marinetti si verifica in realtà dieci anni dopo, quando viene invitato Gli scrittori bulgari alek Popov (foto valentina Petrova) e Georgi Gospodinov (foto vera trayanova) dalla sezione bulgara del Pen a tenere due conferenze a Sofia. È un successo: grazie alla sua straordinaria capacità mimica e oratoria, Marinetti, con un brano di Zang Tumb Tumb, «fa crollare il teatro dagli applausi». L’inizio della Seconda guerra mondiale segna una brusca interruzione nella vita del Pen. La Bulgaria fa parte del Patto tripartito Germania, Italia e Giappone e deve sospendere qualsiasi attività legata al fronte opposto, compresa la Gran Bretagna. Presidente del Pen di allora è il grande studioso di Bisanzio e archeologo Bogdan Filov. Filov è altresì il capo del governo bulgaro che deve attuare le decisioni del Patto. Così, da primo ministro, Filov si trova a dover indirizzare a sé stesso, quale presidente del Pen, il decreto per la chiusura del club di cui era responsabile. L’attività del Pen riprende dopo la guerra con il nome del Pen Centre e deve molto alla presidenza della poetessa Dora Gabe (nata nel 1888 da una famiglia di emigranti russi nella Dobrudja, zona contesa tra la Bulgaria e la Romania è morta nel 1983). Nella sua attività Dora Gabe viaggia continuamente e lavora nello spirito del Pen come traduttore e autore di libri per l’infanzia. Nel dopoguerra, il sodalizio deve affrontare le limitazioni della libertà di espressione dettate dalle nuove condizioni socio-politiche. Dopo la caduta del Muro di Berlino esce sul settimanale Kultura la denuncia del nuovo presidente Nevena Stefanova: Appunti di una Presidentessa stanca. Lei, come altri, accusa il Pen di tradimento nei confronti dei propri principî fondamentali: tra le colpe, il silenzio dei membri di fronte alla censura, il prestarsi alle accuse ideologiche nei confronti degli scrittori dell’Ovest e di quelli dell’Est considerati nemici, come Pasternak, Solženicyn, Brodskij. In questo periodo la produzione letteraria appare spenta e svogliata. Dalla seconda metà del ’900, i due autori bulgari più letti e affermati nel mondo – Tzvetan Todorov (1939) e Julia Kristeva (1941) – scrivono, infatti, in francese. Negli ultimi vent’anni però l’elenco dei soci del Pen vede i nomi della nuova generazione. Oltre le figure già affermate di Valery Petrov (il più tradotto dei poeti bulgari) e dello scrittore di romanzi storici Anton Donchev (o Angel Wagenstein) e Victor Baruch, col bel romanzo La poetessa diffamata (2008), ci sono le nuove leve che si affermano con successo. Tra di esse, o i più giovani Alek Popov (noto per il romanzoparodia Missione Londra) e Georgi Gosposdinov, poeta affermatosi anche nella narrativa con il suo Romanzo naturale e la raccolta di racconti E altre storie. Ne fanno parte anche la giovane poetessa Kristin Dimitrova, critici letterari e traduttori di formazione ed età diverse. I LIBrI dEL PEN POESIA ITALIANA roberto Sanesi, Poesie 1957-2000, Voto Mondadori, pp. 332, e 15 L’antologia ripropone il percorso di uno dei poeti più singolari del secondo ’900. Critico di poesia e traduttore dei poeti anglosassoni, Sanesi ha presto trovato un suo linguaggio metafisicamente inquieto e, nella raccolta L’improvviso di Milano, accenti più familiari venati di malinconica e rabbiosa ironia. 7 a cura di ANdrEA gENOVESE Anna Maria Carpi, L’asso nella Voto Milo de Angelis, Quell’andarsene nel Voto neve, Transeuropa, pp.120, e 10 buio dei cortili, Mondadori, pp.78, e 14 Antologica, ma con larga prevalenza dei testi più recenti. L’intimo e il Una strada, un numero civico, la quotidiano si dispiegano nei versi con città natale e soprattutto i cortili, una forza inedita, lieve e profonda, luoghi di transito e di vita vissuta P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB di sincerità e di sapienza lessicale. come una transumanza trascendente. ITALIA onlus ITALIA ONLUS Anna Maria Carpi ha qualcosa della In questo poemetto di frammenti, Szymborska, la sua poesia è un’acqua popolato di figure quasi aliene che limpida che gorgoglia da una fraterna lo straziano, il tocco di de Angelis è solitudine del vivere. autentico e sofferto. 8 i Pen nel mondo 2 7 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 7 Bulgaria Konstantinov: le mie poesie diventano canzoni «I convegni internazionali del Club, unico contatto col resto del mondo» di Rayna castoldi a utore di più di 30 libri e testi di numerose canzoni di successo, Georgi Konstantinov (1943) presiede il Pen bulgaro dal 2000. Sotto la sua guida il Pen si è impegnato per la scarcerazione delle infermiere bulgare in Libia. Il Pen Centre di Sofia conta 40 iscritti, un terzo dei quali autori della nuova generazione post totalitarista. Nonostante le difficoltà logistiche negli ultimi tempi, il club continua la propria attività di apertura verso le nuove tendenze e gli autori giovani. dopo più di 30 libri e una vita a comporre versi, quali poesie vorrebbe comporre ancora? Posso considerarmi un autore fortunato, avendo venduto sinora 20mila copie dei miei libri. Alcune poesie sono diventate canzoni. La gente vi si è appassionata, le intona assieme ai cantanti. Questo mi dà la certezza che i sentimenti, la passione che hanno in sè sono autentici. E anche dopo tanti libri, il desiderio di comporre versi non passa. Ma non solo per me. Prendiamo la poetessa Dora Gabe, tra i fondatori e per anni presidente del nostro Pen. Lei ha scritto parte dei suoi versi migliori (Aspetta, sole) all’età di 80 anni e ha continuato a occuparsi di traduzioni e poesia fino alla sua fine, a 95 anni. La mia vita non è soltanto poesia, ma la poesia è la mia vita. Quindi sta scrivendo qualcosa anche adesso? Il libro che sto preparando si intitola Corvo nella neve. So che ha partecipato a quasi tutti i congressi internazionali. Qual è stata la loro utilità fra scrittori di Paesi diversi? Sono convinto che rappresenta la strada più diretta per una vera amicizia creativa. Grazie a questi incontri ho potuto conoscere e avere scambi per lunghi anni con scrittori come Günter Grass, Erskine Caldwell, Evghenij Evtushenko e avere con essi rapporti che diversamente sarebbero stati impossibili. I suoi poeti preferiti tra quelli conosciuti? Potrei elencarne alcuni, come Enzensberger, Andrei Voznesensenki, sopra: Georgi Konstantinov, dal 2000 presidente del Pen Bulgaria. accanto, a destra: la poetessa dora Gabe (che è stata presidente del Pen bulgaro) ed elissaveta Bagriana Bulat Okudjava, l’ungherese László Nagy, i poeti dei Balcani come Vesna Parun, il poeta greco Yanis Ritsos, la poetessa romena Ana Blandiana con la quale siamo amici. Il problema della letteratura dei piccoli Paesi è che spesso rimane nascosta ai lettori degli altri. I continui scambi del Pen aiutano moltissimo la traduzione e la diffusione di opere che altrimenti rimarrebbero sconosciute. Grazie all’entusiasmo dei nostri autori – parte dei quali vivono e lavorano all’estero o sono traduttori affermati –, riusciamo a far conoscere molte opere al di fuori dei confini nazionali. Gli incontri del Pen hanno aiutato moltissimo l’avvicinamento dei diversi Paesi dei Balcani, politicamente spesso contrapposti nel passato su basi nazionalistiche o di religione. Molti si ricorderanno la contrapposizione artificiosa tra le lingue bulgara e macedone. Grazie agli incontri del Pen è stato possibile realizzare due antologie – Poesia bulgara in macedone e viceversa che hanno riavvicinato e fatto conoscere i nostri mondi così vicini geograficamente, rimasti separati per motivi politici. Abbiamo presentato i due volumi alla conferenza ad Ocrida nel 2007. Al 73° congresso in Senegal abbiamo firmato il Protocollo d’intesa per la collaborazione tra i Pen dei Balcani e così via. A proposito della congiuntura politica: ci sono stati fatti imbarazzanti della storia del Pen Bulgaria durante la guerra fredda? Mi riferisco anche alle critiche interne. Secondo me il Pen ha fatto sempre da spiraglio verso il mondo Occidentale, ha sempre tenuto una porticina aperta verso la vita artistica dei Paesi con cui i rapporti erano interrotti per motivi politici. Il Pen era l’unico terreno per incontrare autori dall’altro lato del Muro. Solo così ho potuto conoscere scrittori come Alberto Moravia, Alexander Y. Blok (allora presidente del Pen Internazionale), lo stesso Brodskij ecc. Gli incontri Pen erano diventati il nostro unico modo di contatto con questa parte del mondo. Come è cambiato il Pen dopo il 1989? Gli ultimi 15-20 anni sono testimoni di un forte ringiovanimento della vita letteraria e di apertura del club ai più giovani. Ne fanno parte Kristin Dimitrova, Alek Popov, Bogdana Zidarova, Georgi Gospodinov, Georgi Grozdev, Boyko Lambovski, Victor Baruch, oltre agli affermati e considerati da noi classici Valery Petrov, Leda Mileva, Anton Donchev, Angel Wagenstein e molti altri. Rispetto a quelli di altri Paesi, il nostro è un Pen piccolo. Per chi vuole entrare a farne parte è richiesta la pubblicazione all’estero e almeno una lingua straniera. Ogni anno vi si iscrivono 4-5 nuovi membri. L’elenco completo? Si trova sul sito www.penbulgaria.com p g p g A ABSCONDITA Brassaï Gli artisti della mia vita Gisèle Freund Tre giorni con Joyce traduzione di Caterina Medici con uno scritto di Philippe Sollers pagine 96 pagine 256 euro 28,00 Abscondita srl Via Manin 13 20121 Milano telefono 026554461 fax 026554502 euro 35,00 cellulare 3929095753 e-mail [email protected] SE Rudolf Otto Mistica orientale, mistica occidentale Charles Baudelaire Su Wagner traduzione di Marco Vannini pagine 256 a cura di Antonio Prete euro 23,50 SE srl Rainer Maria Rilke Il diario fiorentino Via Manin 13 20121 Milano pagine 112 telefono 026554461 a cura di Giorgio Zampa euro 13,00 fax 026554502 cellulare 3929095753 pagine 120 e-mail [email protected] euro 18,00 I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA CINESE Chi Zijian, Ultimo quarto di luna, Voto Corbaccio, pp. 304, e 18,60 Antropologia e fiaba si mescolano nella narrativa di una scrittrice tradizionale che dipinge una Cina lontana, fatta di inverni che terminano a maggio e tintinnii di campanelli di renne. La novantenne protagonista non abbandonerà la sua terra, nel gelido nord-est, regno di natura e sciamanesimo. 5 a cura di SILVIA POZZI Qiu Xiaolong, Il Vicolo della Voto Zhu Wen, Se non è amore vero Voto Polvere Rossa, Marsilio, pp. 206, allora è spazzatura, Metropoli e 16,50 d’Asia, pp. 314, e 14,50 La Cina e la sua storia, dal 1949 Un romanzo sarcastico e brutale al 2005, passano da Shanghai, in cui la scena è rubata dai nel Vicolo della Polvere rossa, personaggiP.che non comunicano P. E.N. CLUB E.N. CLUB e si raccontano attraverso le vite e somatizzano il male di vivere.ITALIA onlus ITALIA ONLUS della gente che lo anima: un poeta Individui turbati che implodono che celebra il tofu, un gobbo ed esplodono nella metropoli rivoluzionario, una ex-prigioniera di moderna, il cui dolore colpisce guerra, un rappresentante ingordo. come un pugno allo stomaco. documenti 1 6 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 9 riviste e supplementi letterari I nipotini di Maria Corti Vent’anni addietro, Maria Corti fondava la rivista Autografo che, pur con tutte le difficoltà che accompagnano avventure letterarie del genere, visse sino alla scomparsa della sua ideatrice, avvenuta nel 2002. Adesso Autografo rivede la luce, diretto da Maria Antonietta grignani – che della Corti fu allieva e assistente, prima di diventare professore ordinario di Linguistica italiana all’università. Ha insegnato negli atenei di Pavia, Salerno e Pisa (dove è stata anche preside e direttore di dipartimento) – e Angelo Stella (presidente della Fondazione Maria Corti), edita dalla casa editrice Interlinea. La rivista, naturalmente, gravita attorno al «Centro di ricerca interdisciplinare sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei» dell’università di Pavia, anch’esso fondato da Maria Corti. di MArIA ANTONIETTA grIgNANI Q uello intitolato Maria Corti. Congedi primi e ultimi era rimasto fino a ieri l’ultimo numero di «Autografo» (anno xviii, n. 44, 2002), dedicato alla fondatrice della rivista, scomparsa quell’anno. Ora il semestrale ha ripreso (editore Interlinea di Novara) con un fascicolo monografico per Giorgio Manganelli, La «scommemorazione», titolo del tutto manganelliano, dedotto da uno scritto in cui l’autore gioca «affabilmente spinoso e spinosamente affabile» su centenari e ricorrenze altrui e ipoteticamente propri (lo si legge nel volume di Adelphi Il rumore sottile della prosa). Vorrei fare un cenno alla storia quasi ventennale della rivista e spiegare perché la si riprende con le medesime caratteristiche e ripartizioni interne che aveva. «Autografo» lo apre nel 1984 Maria Corti con un gruppo di colleghi e allievi, soprattutto per dar notizia degli archivi dei molti scrittori che affidavano al Fondo Manoscritti – e al relativo «Centro di ricerca interdipartimentale sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei» dell’Università di Pavia – appunti, materiali preparatori, epistolari, biblioteche personali. Per quasi due decenni la rivista si è presentata con una sua specifica fisionomia, che Corti nel primo numero commentava così: «Per la natura stessa del Centro i testi della letteratura italiana, presenti o no nel corrispondente Fondo pavese, saranno oggetto di analisi da più di un punto di vista, il che nelle intenzioni dei redattori già conferisce propria identità alla rivista». Nel corso del tempo la sezione dei Saggi ha accolto lavori di critica letteraria, talora teorici (semiotica della letteratura, variantistica, segnalazione e discussione di libri su questi temi), tal altra applicativi intorno a problemi e autori del secondo ’800 e del ’900. Inediti e rari ha messo a disposizione documenti, lettere, prime stesure e storie segue a pag. 10 copertina del nuovo numero della rivista «autografo», diretta da maria antonietta Grignani e angelo stella UB nlus I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA BULgArA Alek Popov, Mitologia del tempo che cambia, duepunti, pp. 176, e 12 Testi di uno degli scrittori più estrosi del dopo 1989, scritti fra 1990 e 2007. Popov (1966) P. E.N. CLUB affronta temi spigolosi della caduta ITALIACLUB onlus del Muro in una specie di palestra P.E.N. linguistica che prepara lo stile ITALIA tragicomico di Missione Londra, parodia postcomunista sull’elite diplomatica del Paese. 10 Voto 7 Julia Kristeva, Il genio femminile. Hanna Arendt, Melanie Klein, Colette, donzelli, pp. 1050, e 39 Tre interpretazioni intellettuali del genio femminile. Tre donne parlano di filosofia, psicanalisi e letteratura con il consueto stile elegante e poetico. Nata in Bulgaria e autoesiliatasi in Francia, la Kristeva predilige temi misti e controversi, alla ricerca di un confronto con sé stessa. documenti 2 a cura di rAYNA CASTOLdI Voto Angel Wagenstein, Abramo Voto l’ubriacone, Baldini Castoldi dalai, pp. 256, e 18 L’ultimo libro di una trilogia dedicata alla diaspora ebraica, questa volta ambientato a Plovdiv, il fiorente centro di commerci e crocevia dei Balcani dove si incontrano popoli e religioni diverse. Il nipote di Abramo l’ubriacone torna nella sua città natale dove incontra il suo amore giovanile. 8 6 riviste e supplementi letterari Officina degli autori: testi come chiavi e bulloni segue da pag. 9 segrete di libri importanti; Vetrina e talora il supplemento di un Notiziario hanno offerto prime descrizioni, schede e altre segnalazioni del patrimonio pavese, utili ai frequentatori della letteratura contemporanea. In molti fascicoli un Archivio della memoria ha tenuto vivo il ricordo di figure di scrittori e di studiosi attraverso le parole di chi li aveva conosciuti personalmente. Sono stati parecchi i numeri monografici dedicati a singoli autori (Morselli, Bilenchi, Pavese e Calvino), a temi precisi (lingua e dialetto, le traduzioni) e talora a editori di cultura come Vanni Scheiwiller. La sezione Inediti ha messo a disposizione con opportuno commento lettere, poesie, traduzioni di classici dell’Otto e Novecento come Emilio De Marchi, Carlo Linati, Eugenio Montale, Italo Calvino, Carlo Levi, Alfonso Gatto, Salvatore Quasimodo, Andrea Zanzotto. Tutti attestati nel Fondo di Pavia. Nel frattempo interi archivi venivano descritti man mano che arrivavano, in modo che gli studiosi, leggendo la rivista, avessero un’idea abbastanza precisa di quello che avrebbero potuto trovare nella sede del Fondo. Convegni, giornate di studio e molte mostre si sono svolti sia all’Università di Pavia che in altre città, mentre le tesi di laurea e soprattutto di dottorato dedicate al censimento, agli studi filologici, allo spoglio linguistico e alla riflessione critica, basati in tutto o in parte sui depositi del Fondo, si sono fatti sempre più frequenti. Importanti edizioni critiche e monografie hanno attinto documenti e testi dal patrimonio pavese. Nel frattempo il Fondo si è arricchito di ulteriori apporti di pregio e anche di nuovi eccellenti archivi d’autore o corrispondenze: dai dipinti di Eugenio Montale alle lettere di Indro Montanelli, dai libri e autografi di Roberto Sanesi agli archivi di Mario Pomilio, Alfredo Giuliani, Ottiero Ottieri e alle poesie di Andrea Zanzotto. Certo, negli anni Ottanta e nei primi Novanta era ancora forte la convinzione che una buona preparazione filologica e altrettanto necessarie nozioni di linguistica e da sinistra. in alto: maria corti ed eugenio montale. sopra: salvatore quasimodo e andrea Zanzotto stilistica potessero fare da base sicura per elaborazioni teoriche; non solo sul tema delle varianti formali, ma anche nel campo aperto (e perciò affascinante ma delicato) della critica genetica. Avere a disposizione i brouillons di poeti e prosatori apriva prospettive avventurose in questo senso. Oggi pare che nel supermercato confuso di metodi abborracciati e spesso ibridati, con una disinvoltura pari alla superficialità, sia calato l’interesse per il profilo teorico della letteratura. Ma vale la pena di insistere, anche se sappiamo che ogni iniziativa culturale ha il suo tempo fisiologico e, se è il caso, può anche finire senza rimpianti. Allievi di varie generazioni, colleghi del Centro e membri del comitato scientifico esterni (questi ultimi sono Luigi Ballerini, Gabriele Frasca, Niva Lorenzini, Denis Ferraris, Martin McLaughlin, Fabio Pusterla) restano convinti che una ripresa della rivista non sia fuori tempo, in quanto «Autografo» non è né puramente accademica né di intervento su temi di immediata attualità. Si vuole tenere desta l’attenzione sulle officine d’autore, su quella storia dei testi che nei manuali viene irrigidita in formule e in canoni. on è affatto ozioso indagare su percorsi e emozioni culturali che innescano il processo dell’invenzione e dell’elaborazione strutturale e stilistica dei testi. Come ricordavo all’inizio, il primo numero della ripresa di «Autografo» (anno xix, n. 45, maggio 2011) è tutto dedicato a Giorgio Manganelli, a testimonianza e incremento della giornata di studi svoltasi a Pavia l’11 novembre 2010. Laureato a Pavia, amico di Maria N Corti e donatore attraverso Ebe Flamini e la figlia Lietta del proprio laboratorio e della ricchezza di segni di lettura contenuti nella biblioteca personale, Manganelli accoglie gli studiosi nella sala del Centro a lui intestata. Il volume monografico vuole dunque essere un omaggio al genio di uno degli autori più singolari del Novecento e un ricordo di Maria Corti, che lo conobbe nel 1947 e seguì nei decenni successivi «l’uomo, ipocondriaco e ilare, scontroso e generosissimo». Il secondo numero del 2011 sarà ancora monografico, su Andrea Zanzotto per il suoi novant’anni, con studi e interviste, poesie e lettere inedite. Nei due successivi si tratterà rispettivamente la figura di studiosa e scrittrice che fu Corti e il confronto fra critici italiani e francesi sulla questione della genesi di opere letterarie. I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA ArABA Mohamed Shoair, I giorni di Piazza Voto Tahrir, Poiesis 2011, pp. 64, e 14 Il noto giornalista cairota racconta e commenta le giornate che hanno portato alla caduta del regime Mubarak, riallacciandole alle proteste iniziate nel 2004 dal movimento Kifaya (Basta) e allo sdegno diffusosi dopo la morte del giovane Khaled Said ucciso senza motivo dalla polizia di Alessandria il 6 giugno 2010. 7 riccardo Cristiano (a cura di), Caos arabo. Inchieste e dissenso in Medio Oriente, Mesogea, pp. 208, e 19 Inchieste degli ultimi cinque anni, scritte da giovani giornalisti arabi (libanesi, siriani, egiziani, giordani e palestinesi) accomunati dallo sforzo di denunciare e di prevenire i mali delle loro società: dimostrano che le rivoluzioni non nascono dal nulla. a cura di ELISABETTA BArTULI Voto Samir Kassir, L’Infelicità araba, Voto Einaudi 2006, pp. IX-92, e 8 Il manifesto-testamento di una delle sue menti più lucide, lo storico e giornalista libanese Samir Kassir, offre delleCLUB considerazioni P. E.N. CLUB P. E.N. imprescindibili per chiunque voglia ITALIA onlus ITALIA ONLUS guardare al mondo arabo e alla sua storia passata e presente senza cadere in facili stereotipizzazioni. Un piccolo gioiello di inestimabile valore. 6 documenti 3 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 11 riviste e supplementi letterari Avventure e rinascita di Alfabeta di gINO dI MAggIO D a Alfabeta a Alfabeta2. Non è stato facile decidere di rifare un mensile di intervento culturale recuperando una vecchia e certo famosa testata ormai chiusa da più di vent’anni. Oggi molti degli straordinari protagonisti di allora non sono più tra noi ed eravamo ben consapevoli delle critiche e dei rischi cui andavamo incontro presentando una nuova rivista con nuovi contenuti usando il vecchio titolo. Per molti mesi abbiamo discusso e cercato una nuova denominazione senza trovare una soluzione soddisfacente e ne è seguita la comune considerazione che le ragioni urgenti che ci muovono oggi sono certo diverse ma anche molto simili a quelle di allora: un Paese in grave stato confusionale in preda a una decadenza apparentemente inarrestabile. Oggi come allora ci è parso che il solo antidoto per poter invertire la rotta fosse riparlare di cultura, perché senza di essa non ci sono idee e senza idee non c’è buona economia, senza la quale, com’è ovvio, non è ipotizzabile nessun futuro. Abbiamo quindi deciso di ri-chiamare il nostro nuovo mensile Alfabeta aggiungendo come sola differenza il numero 2. Nessuna operazione nostalgia, che è comunque un sentimento non certo disdicevole, ma puro e sano pragmatismo: Alfabeta è un bel titolo, emblematicamente ci ricorda subito l’inizio, il cominciamento di qualcosa. Alfabeta negli anni Ottanta era stato un mensile di successo che si era conquistato un’autorevolezza ed un seguito di lettori che abbiamo immaginato potessero costituire, come in effetti è stato, un buon viatico per la nostra nuova iniziativa. Il mensile è stato riproposto praticamente Pen Club Italia Onlus Trimestrale italiano dell’International Pen 20122 Milano, via Daverio 7 Tel. 335/7350966 C.F. 97085640155 www.penclub.it e-mail: [email protected] Tiratura: 20.000 copie umberto eco e, attorno alcune copertine di Alfabeta e di Alfabeta2 nella stessa forma grafica di allora, con il solo evidente cambiamento per cui tutte le immagini di ogni numero sono dedicate a un artista contemporaneo, mentre quelle dell’inserto «Alfalibri» appartengono di volta in volta a una suite fotografica di un fotografo contemporaneo. Non sono più immagini semplicemente illustrative, ma un racconto, o meglio, un saggio per immagini, che si aggiunge a tutti gli altri che Alfabeta2 oggi mensilmente propone. Una redazione giovane, oggi come allora, porta avanti il giornale, mentre in alcune importanti università sono state create le basi per lo sviluppo di alcuni gruppi di ricerca che dovranno alimentare idee e proposte per il nostro mensile, ci auguriamo con direttore responsabile Sebastiano Grasso Redazione: Liliana Collavo, Marina Giaveri e Mariarosa Rosi Registrazione Tribunale di Milano n. 26 del 10 gennaio 2008 Vice-presidente e tesoriere Carlo Montaleone ([email protected]) Comitato direttivo Pen Presidente onorario: Lucio Lami ([email protected]) Maurizio Cucchi, Anna Economu Gribaudo, Marina Giaveri, Paola Lucarini, Dacia Maraini, Sergio Perosa, Anna Santoliquido Presidente: Sebastiano Grasso ([email protected]) Segretario generale Giorgio Mannacio ([email protected]) Segreteria: Elena Fontana successo. Pur essendoci un editore di facciata, oggi come allora il giornale è di fatto autogestito dai suoi autori, che hanno di recente ampliato la rivista con l’inserto «Alfalibri» e non possiamo escludere che nel prossimo futuro non intervengano altre novità per rendere Alfabeta2 sempre più completo ed interessante per i suoi lettori. responsabili regionali Fabio Cescutti (Friuli-Venezia Giulia), Adriana Beverini e Stefano Verdino (Liguria), Vittoria Coen (Emilia Romagna), Giuseppe Manica e Renato Minore (Lazio), Alberto Postigliola ed Enza Silvestrini (Campania), Emanuele Lisi, Giuseppe Rando e Carlo Truppi (Sicilia) Impaginazione: Officina d’arte grafica Lucini, Milano - www.lucinisrl.com Stampa: La Tipografica Varese S.p.A. 21100 Varese, via Cherso, 2 Tel. 0332/330444 UB nlus I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA SCANdINAVA Thomas Enger, Morte apparente, Iperborea, pp. 372, e 17 da uno dei piú importanti autori norvegesi, la storia di un giornalista che decide di far luce su un omicidio P. E.N. CLUB rituale che ha sconvolto Oslo. Le ITALIACLUB onlus indagini indicano un narcotrafficante P.E.N. pachistano, ma la personalità della ITALIA vittima e il mistero di un film che stava girando portano l’investigatore su una pista diversa. 12 Voto 6 a cura di ENrICO TIOZZO Karin Alvtegen, Vergogna, Voto Elsebeth Egholm, Il danno, Voto Nottetempo, pp. 396, e 14,50 Einaudi, pp. 390, e 19 Si esce una volta tanto dal giallo, con Siamo in danimarca e si torna al questo romanzo della nipote della poliziesco. Nella ridente cittadina grande Astrid Lindgren. Al centro due universitaria di Århus gli inquirenti donne: la complessata Maj-Britt, che scoprono il cadavere di una ragazza rifiuta di uscire di casa e trova rifugio morta dissanguata in seguito a un nel cibo, e Monika, apparentemente taglio cesareo. A condurre le indagini baciata dal successo, ma in realtà sono un poliziotto e la sua amica in un tormentata da dolorosi segreti. Fa susseguirsi di emozioni che portano a capolino il mondo di Ingmar Bergman. un finale a sorpresa. 5 documenti 4 7 riviste e supplementi letterari Il verri, nato da una costola di Luciano Anceschi di NIVA LOrENZINI L a lunga vita de il verri, rivista iniziata nel 1956, proseguita sino al 1995 sotto la direzione del fondatore Luciano Anceschi, continuata poi, dopo la sua morte, dal dicembre 1996 a oggi, con un consiglio direttivo e una redazione coordinati e diretti, nelle diverse fasi, da Giovanni Anceschi e da Milli Graffi, trova la migliore illustrazione nelle parole che proprio il suo fondatore affidava, nel maggio 1998, a una lettera all’editore Longo, intenzionato a pubblicare, presso la sua casa editrice ravennate, gli Interventi per il verri composti da Anceschi in un arco di tempo compreso tra il 1956 e il 1957. In quelle poche righe il critico condensava le ragioni e le condizioni storiche che avevano accompagnato la nascita della rivista, e le intenzioni che ancora la motivavano, a trent’anni dalla sua comparsa. La rivista – scriveva Anceschi – «nacque in un momento in cui l’idea di letteratura appariva stanca e delusa, in cui si insisteva pesantemente sul mito della ‘morte dell’Arte’, in cui si proponevano parabole degradanti e degradate, mentre il tempo appariva pieno di speranze, di possibilità, di alternative, e di aspettative». Con l’eleganza e la chiarezza che lo contraddistinguevano, il maître à penser stendeva così una diagnosi precisa dell’epoca, o meglio, della situazione – termine a lui caro – in cui si collocavano le proposte della nuova rivista. Niente più che un accenno all’apertura verso le inedite prospettive che si delineavano sull’orizzonte internazionale, di cui il verri avrebbe fatto tesoro sino dai primi numeri: la psicoanalisi, le nuove avanguardie, le scoperte del formalismo russo e dello strutturalismo, la fenomenologia, il teatro, da Brecht a Artaud, l’Informale, la nuova musica, il «nouveau roman» francese, la poesia che di lì a poco si sarebbe definita «novissima». Una apertura, insomma, pluridisciplinare e internazionale, che in Italia non aveva precedenti, se non nella stagione delle avanguardie storiche. Al di là dei «molti luoghi comuni» – per ripetere il giudizio di Anceschi – e cioè degli equivoci, delle etichette di comodo che frettolosamente qualche avversario aveva riservato alla rivista, e che nel luciano anceschi e alcune copertine della rivista il verri, da lui fondata nel 1956 tempo si erano ripetute stancamente, senza che venissero accompagnate da motivati approfondimenti – restavano vivi, per Anceschi, a trent’anni ormai dalla sua nascita, alcuni principi che il tempo non aveva affievolito: la volontà, intanto, di restare aperti al dialogo e di favorire la partecipazione «di voci diverse (anche contrastanti)» – tipico il caso di Sanguineti ospitato accanto all’avversario Zanzotto, con uno dei suoi testi critici più acuti, le Poetiche lampo. E subito accanto poneva, Anceschi, l’intenzione di intrecciare percorsi interdisciplinari tra precise «situazioni artistiche letterarie filosofiche», colte nei momenti più acuti del loro sviluppo. Inviterei a riprenderlo in mano, il verri, per le opportune verifiche, oggi che si è così lontani dalle stagioni dei dibattiti fertili. Una rivista in progress, la definiva Anceschi, «in movimento», dunque, «in continua trasformazione». Una rivista che ha svecchiato l’orizzonte delle lettere e della cultura italiana. Chi, come me, ha avuto la fortuna di partecipare alle riunioni di redazione, a partire dai primi anni Ottanta, nella casa bolognese del Professore, in via Finelli, ha vissuto in prima persona l’esperienza dell’essere coinvolti in un lavoro collettivo, in cui le opinioni venivano poste a confronto, i progetti, o i singoli testi proposti per la pubblicazione venivano discussi e rigorosamente vagliati. Amava il rigore, Anceschi, e il metodo, l’assunzione di responsabilità, e ogni numero della rivista finiva per corrispondergli, e non veniva licenziato se non possedeva – per il suo direttore – quelle caratteristiche. nche il nuovo «Verri» si è proposto di mantenerle. Non a caso, il primo numero, uscito nel dicembre 1996 con un consiglio di direzione ampio, affiancato a una redazione altrettanto nutrita (tra i nomi, Giovanni Anceschi e Umberto Eco, Paolo Fabbri e i fratelli Angelo e Guido Guglielmi, e Milli Graffi, oltre a Giuliani e Sanguineti, Maldonado, Gramigna, Tagliaferri, Agosti e a chi stende la presente nota), era dedicato alla «resistenza della critica», in collegamento ideale con il pensiero del fondatore. E nel solco di quel A pensiero, con un nuovo consiglio direttivo e nuovi collaboratori che si sono succeduti negli anni (tra questi Andrea Cortellessa, Gabriele Frasca, Maria Antonietta Grignani), la rivista ha cercato appunto di mantenere la volontà e l’impegno di aprirsi alle situazioni in atto negli orizzonti culturali nazionali e internazionali, e di confrontarsi con i nuovi campi di tensione che le frontiere della tecnicizzazione e del mercato editoriale sono andati imponendo. Nei 45 numeri usciti, dal 1996 a oggi, la rivista ha affrontato così, tra i tanti temi, le pratiche aggiornate della poesia e della narrativa, i problemi della lettura, il contesto della bibliodiversità, la politica degli autori, lo stereotipo, le attività combinatorie, i nuovi orizzonti della grafica, senza trascurare fascicoli su singoli autori, da Beckett a Bianciardi, da Porta a Sanguineti, da Arbasino a Balestrini, e riservando alle rubriche – Il caso, Punti e frequenze – l’approfondimento di analisi giudicate volta per volta degne di attenzione e di dibattito critico. I LIBrI dEL PEN Laurent Binet, Il cervello di Himmler si chiama Heydrich, Einaudi, pp. 346, e 20 Quando il dato autobiografico non è narcisistico, si possono raggiungere risultati come in questo romanzo che ricostruisce la storia dell’attentato al braccio destro di Himmler. Continua l’attenzione dei francesi per le abiezioni o gli eroismi della Storia, qui sul versante opposto a Littel. LETTErATUrA FrANCESE Voto 8 Fred Vargas, La cavalcata dei morti, traduzione di Margherita Botto, Einaudi, pp. 428, e 19 L’autrice, per cui il poliziesco deve avere la funzione catartica della tragedia greca, riunisce in questo noir una leggenda medievale e l’alta finanza, mondi apparentemente inconciliabili fra cui il commissario Adamsberg troverà insospettabili legami. documenti 5 a cura di LAUrA BrIgNOLI Voto Patrick Lapeyre, La vita Voto è breve e il desiderio infinito, guanda, pp. 288, e 18 Le grandi passioni implicite nel bel titolo appaiono diluite dalle figure che dovrebberoP.incarnarle: P. E.N. CLUB E.N. CLUBantieroi della modernità che scambiano per mistero ITALIA onlus ITALIA ONLUS la superficialità di una giovane donna e se ne lasciano travolgere. Il libro è la tipica espressione di un «nombrilisme» alla francese, ma in terza persona. 7 6 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 13 riviste e supplementi letterari dalla Terza pagina primi ’900 agli inserti d’oggi di STEFANO SALIS T utto inizia con Eleonora Duse, Gabriele D’Annunzio e una prima teatrale particolarmente effervescente. Siamo ai primi del ’900; qualsiasi manuale di giornalismo italiano vi dirà che fu Alberto Bergamini a far nascere la Terza pagina dei giornali quotidiani italiani. Non sarà una decisione neutrale per l’organizzazione e lo stesso statuto dei giornali del nostro Paese. La Terza pagina, tutta dedicata alla cultura, con firme prestigiose e quasi sempre provenienti dal mondo letterario «esterno» al giornalismo, sarà una caratteristica e, per molti versi, un’innovazione della nostra carta stampata. La Terza pagina è il luogo nel quale il giornale quotidiano «si qualifica» e prende gran parte del suo prestigio. Da Benedetto Croce a Grazia Deledda, da Quasimodo a Montale, tutti i grandi intellettuali hanno prestato la loro voce ai quotidiani di informazione. Spostando, così, probabilmente in maniera inconsapevole, la caratura del giornalismo verso la letterarietà: più bella prosa, insomma, che non notizie di valore. E facendo registrare un clamoroso spostamento di pubblico, una volta giunti alla sezione cultura. Se nel resto del giornale, insomma, il lettore medio colto è a suo agio e può facilmente riconoscersi nella prosa e negli argomenti, la Terza pagina (poi diventata la sezione cultura: ma l’ultimo giornale ad abbandonarla nella collocazione originaria, il Corriere di Paolo Mieli, la lasciò a pagina tre fino agli anni 80) segna un netto distacco. Qui vi accede, con competenza, un ristretto numero di lettori, più che altro addetti ai lavori o pubblico fortemente interessato. Una sezione di vera élite destinata a un pubblico molto più alto ed esigente del resto del giornale, autori di stampo accademico, polemiche, scandali e notizie tutte interne a un mondo inaccessibile al pubblico di massa. È stata questa, a lungo, almeno a mio avviso, una debolezza della stampa italiana nel confronto internazionale. Basta una rapida occhiata ai Meridiani Mondadori dedicati al giornalismo italiano: gli articoli selezionati lo sono in base alla loro qualità di scrittura e non per la loro importanza giornalistica. Ma su questo e altri argomenti rinviamo al denso spoglio «la lettura» (1 gennaio 1932), mensile del Corriere della Sera e alcuni inserti di Stampa, Avvenire, Sole 24 Ore e il Fatto Quotidiano che del giornalismo letterario italiano ha fatto Giancarlo Ferretti. Più sottile è la vicenda dei supplementi culturali dei giornali italiani. A tuttoggi ne sopravvivono quattro: il «Tuttolibri» de La Stampa (ora affidato alle cure di Bruno Ventavoli), la «Domenica» del Sole 24 Ore (curato oggi da Armando Massarenti) e «Alias» de il Manifesto (che incorpora una parte letteraria detta «Talpalibri», prima autonoma), il Fatto Quotidiano ha recentemente varato «Saturno» (diretto da Riccardo Chiaberge). La sezione «Agorà» di Avvenire non è altro che un nome diverso dato alle pagine culturali, ma non vi si aggiunge. Il Corriere della Sera ha messo in cantiere un supplemento, «La lettura» (come una storica testata letteraria del Corriere nata nel 1901), ma in pratica il maggior quotidiano italiano non si è mai dotato dello strumento «supplemento» (negli anni 80 un critico come Franco Fortini ne aveva progettato uno, mai uscito). Repubblica ha avuto l’esperienza di «Mercurio», ben presto dismessa, e ha invece puntato, almeno in anni recenti, verso un altro tipo di informazione culturale. Incorporata nel quotidiano e con un taglio molto più verso l’attualità che non i diretti concorrenti. Il più anziano di questi supplementi è il «Tuttolibri», nato nel 1975, il più giovane, «Saturno»ı, data pochi mesi. Impossibile fare un discorso generale che accomuni queste esperienze. iò che si può ragionevolmente notare è che, negli anni, si è spostata l’attenzione dalla letteratura e dai libri come argomento principe del supplemento (appunto: «Tuttolibri»…) – poi via via allargato ad argomenti tipicamente «culturali»: le mostre d’arte, la filosofia – ad un approccio secondo il quale «fa» cultura anche la cucina, la moda, la società, l’architettura, il cinema (sottraendolo al dominio degli spettacoli), la musica o, di recente, il mondo dei nuovi media, del web, dei videogiochi. Che cosa significa questo spostamento? Se ci si pensa bene è una ricollocazione del sapere che man mano i giornali registrano, cercando di venire incontro ai gusti (presunti) dei lettori. In questo senso i supplementi culturali sono di fronte a un bivio per il prossimo futuro (se lo avranno): specializzarsi ancora di C più, puntando a un pubblico ristretto e qualificato (il «Times Literary Suplement») o intendendo la cultura umanistico-filosofica-artistica come parte di un «dominio» che attiene, più in generale, al tempo libero e alla sua fruibilità. Non è uno scadimento, questo, beninteso: è esattamente la soluzione scelta dal Financial Times per il suo «weekend». Nel quale tutta la prima parte è dedicata a viaggi, cucina, vini, personaggi e solo in fondo si arriva alle recensioni di mostre, cinema, libri. Sono due modelli che possono convivere ma che danno risultati diversi. La via che hanno i supplementi, stante il progressivo allargarsi del web come fonte di notizie, è difficile da tracciare. Le notizie che arrivano dagli Usa non sono buone: gli argomenti culturali sono espunti dai giornali e resistono sul web. Ma poiché sul web, al momento in cui scriviamo, è molto più difficile conquistare l’autorevolezza che la carta stampata fornisce, ecco che forse sarà sempre più questa la via attraverso la quale fare sopravvivere e magari proliferare queste creature ibride fra stampa specializzata e popolare. UB nlus I LIBrI dEL PEN SAggISTICA giuseppe Amoroso, Retroparole. Voto Poesia italiana 1982-2009, Prova d’Autore, pp. 222, e 20 raccolti una sessantina di contributi di taglio prevalentemente recensorio, P. E.N. CLUB non senza alcuni articoli di maggiore ITALIACLUB onlus ampiezza, relativi alla lirica italiana P.E.N. dell’ultimo trentennio, di cui fornisce ITALIA un panorama ampio. Letture discorsive accessibili anche a non specialisti, attente al dato stilistico e testuale. 14 6 a cura di FABIO SCOTTO Enrico Tiozzo, Luciano Zuccoli Voto Carlo Montaleone, Oro, cannibali, Voto e la narrativa della vita elegante, carrozze. Il Nuovo Mondo nei Saggi Aracne, pp. 508, e 27 di Montaigne, Bollati Boringhieri, pp. 276, e 17,50 Ben documentata prova dell’italianista docente a göteborg su un autore Accattivante itinerario di singolare aristocratico e «conservatore taglio visuale sul Montaigne americano, illuminato» a suo avviso ingiustamente sensibile all’eloquenza del dettaglio dimenticato. Vis polemica e coraggio e all’aneddotica sapiente, che con delle proprie idee, talora opinabili, scettica ironia e finezza ripercorre ma anche apprezzabile capacità di storia e cause dell’umano e del suo prendere le distanze dagli eccessi. moderno «discontinuo». 7 7 documenti 6 Nel nome di Spongano, Binni, Longhi, Segre di gIANFrANCA LAVEZZI R iviste di italianistica. La più antica, interamente dedicata alla letteratura italiana è il giornale storico della letteratura italiana, fondato a Torino nel 1883 nell’ambito della «scuola storica», dunque con un’impronta filologico-erudita che ha mantenuto fino ad oggi. Trimestrale, è diretto da Francesco Bruni, Arnaldo Di Benedetto, Mario Chiesa, Mario Marti e Mario Pozzi. La particolare attenzione al versante filologico accomuna molte delle riviste di italianistica, fra le quali ricordiamo anzitutto Studi e problemi di critica testuale, fondata a Bologna nel 1970 da Raffaele Spongano e ora diretta da Alfredo Cottignoli, Emilio Pasquini, Vittorio Roda, Paola Vecchi. I volumi, semestrali e sempre rigorosamente composti da 352 pagine, svolgono anche un’importante funzione di aggiornamento bibliografico, grazie all’ampio spoglio di periodici italiani e stranieri. Nel 1976 è stata fondata da Enrico Malato Filologia e critica (quadrimestrale) e, nel 1983, la rivista di letteratura italiana (poi Nuova rivista di letteratura italiana), semestrale diretto da Pietro G. Beltrami, Umberto Carpi, Luca Curti, Marco Santagata, Mirko Tavoni. Guarda invece ai settori della linguistica e della critica letteraria Lingua e stile (1966), diretta da Gian Luigi Beccaria, Francesco Bruni, Franco Fanciullo, Pier Vincenzo Mengaldo e Alfredo Stussi; privilegiano programmaticamente la teoria e critica della letteratura Allegoria (sottotitolo: «Per uno studio materialistico della letteratura»), quadrimestrale nato nel 1989 e diretto da Romano Luperini, e Moderna, semestrale fondato dallo stesso Luperini nel 1999. Ha impostazione dichiaratamente europeistica la rassegna Europea di Letteratura Italiana fondata da Michelangelo Picone nel 1993. Hanno una fisionomia alcune copertine di Giornale storico, Belfagor, Paragone, Nuovi argomenti, Quaderni d’italianistica, Studi pasoliniani, Strum metodologicamente più variegata altre riviste, quali Lettere italiane (trimestrale; Torino, 1949), Italianistica (quadrimestrale; Pisa, 1972), Studi italiani (semestrale; Firenze, 1989) e il Bollettino di Italianistica, semestrale romano diretto da Alberto Asor Rosa sia nella prima serie (1983-1996), sia nella seconda (2004), che ha tra l’altro una sezione, intitolata «Il mestiere di scrittore», dedicata alle interviste. Di fondamentale importanza per l’aggiornamento bibliografico è La rassegna della letteratura italiana, fondata da Walter Binni a Firenze nel 1953, e attualmente diretta da Enrico Ghidetti: come indica il titolo, scopo principale della rivista (ma non esclusivo, perché ogni numero accoglie anche alcuni saggi) è quello di dare un’informazione esaustiva sugli studi di letteratura italiana che si pubblicano in Italia e all’estero: dodici sezioni accolgono brevi recensioni di tali studi, cronologicamente disposti (dalle Origini e Duecento al Secondo Novecento; l’ultima sezione è dedicata agli studi relativi alla Storia della lingua). *** Numerose riviste interdisciplinari si occupano anche di letteratura italiana: da il verri, rivista di estetica fondata da Luciano Anceschi nel 1956, a Intersezioni, «rivista di storia delle idee» (così il sottotitolo), da Paragone (che – fondata nel 1950 da Roberto Longhi – alterna un numero di «Arte» e un numero di «Letteratura») a Strumenti critici, quadrimestrale di cultura e critica letteraria fondato nel 1966 da D’Arco Silvio Avalle, Maria Corti, Dante Isella e Cesare Segre (rimasto ora unico direttore, coadiuvato da Piero Boitani e Clelia Martignoni), che ha accompagnato la diffusione delle metodologie critiche di impianto strutturalista e semiotico. E ancora, si occupano frequentemente di letteratura italiana riviste dedicate in primo luogo alla cultura e alla politica: la Nuova Antologia, una delle riviste più longeve d’Europa, nata, per volontà di Francesco Protonotari, nel 1866, raccogliendo l’eredità della celebre «Antologia» di Giovan Pietro Vieusseux; Il ponte, rivista di «politica economica e cultura» (così il sottotitolo) fondata da Piero Calamandrei nel 1945; il battagliero bimestrale Belfagor, fondato da Luigi Russo nel 1946, I LIBrI dEL PEN NArrATIVA ITALIANA gilberto Severini, Congedo ordinario, Voto Playground, pp. 110, e 11 È la ricostruzione, attraverso le lettere scritte a una certa Francesca, dell’esistenza di Tommaso, professore in una cittadina, che non fa mistero della propria omosessualità. In primo piano, c’è il racconto della profonda e tenera amicizia tra Tommaso e Ines, anche lei insegnante, cattolica convinta ma tollerante. 7 Andrea Camilleri, Il gioco degli specchi, Sellerio, pp. 272, e 14 Un altro capitolo del celebre commissario Montalbano, che deve risolvere una storia di mafia e «ammazzatine». Lo si vuole confondere con indizi sbagliati, ma alla fine Montalbano riuscirà a risolvere l’intricato gioco di specchi, in cui tutto si riflette e rimanda ad un’altra storia. a cura di ALESSANdrO QUASIMOdO Voto Maria Cumani, Il fuoco tra le dita, Voto Abramo, pp. 228, e 15 Pagine, lettere e intime confessioni, un vero e proprio «diario dell’anima», un’intensa testimonianza sul mistero della vita e P.suE.N. come, nel corso di essa,CLUB P. E.N. CLUB qualunque cosa che venga accettata ITALIA onlus ITALIA ONLUS subisca poi un mutamento, in perfetta sintonia con quanto espresso anche nel Diario di Katherine Mansfield, una tra le autrici predilette dalla Cumani. 6 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 15 riviste e supplementi letterari e, Calamandrei, russo, Moravia e Mengaldo manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’università di Pavia ha una sua rivista, Autografo, fondata da Maria Corti nel 1984, silente per alcuni anni e rinata nel 2011. Alcuni autori possono vantare una o più riviste dedicate esclusivamente allo studio delle loro opere: Dante (Studi danteschi, dante, L’Alighieri), Petrarca (Studi petrarcheschi, Quaderni petrarcheschi), Boccaccio (Studi sul Boccaccio), Tasso (Studi tassiani), Goldoni (Studi goldoniani), Alfieri (Annali alfieriani), Manzoni (Annali manzoniani), D’Annunzio (Quaderni dannunziani), Pascoli (rivista pascoliana), Pasolini (Studi pasoliniani), Buzzati (Studi buzzatiani). *** menti critici, Nuova antologia, Il ponte, Studi di filologia italiana, Revus des études italiennes, Italia medioevale e umanistica tra i pochissimi periodici ad ospitare spesso vere e talvolta feroci stroncature (nella sezione «Noterelle e schermaglie»); Nuovi Argomenti, nata nel 1953 sotto la direzione di Alberto Carocci e Alberto Moravia e ora diretta da Furio Colombo, Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Raffaele Manica e Giorgio van Straten. *** Molti i titoli raggruppabili nel novero delle riviste settoriali, vale a dire le riviste che privilegiano un settore specifico della letteratura italiana, e possono essere distinte per ambito disciplinare di specializzazione, o per ambito cronologico, o per il singolo autore allo studio del quale sono finalizzate. Iniziamo dalle riviste di ambito disciplinare specifico, partendo dalla prestigiosa Studi di filologia italiana, fondata nel 1927 e curata dal comitato direttivo dell’Accademia della Crusca di Firenze; ha periodicità annuale, è ora diretta da Rosanna Bettarini e ospita saggi di critica testuale, presentazione di metodi e tecniche che talvolta diventano vere e proprie edizioni critiche. Gli studi metrici hanno avuto la loro rivista specifica in Metrica, fondata da Franco Gavazzeni nel 1978 e pubblicata dall’editore Ricciardi con cadenza tendenzialmente annuale; cessata dopo il quinto volume, ha idealmente passato il testimone, qualche anno dopo, a Stilistica e metrica italiana che, fondata da Pier Vincenzo Mengaldo nel 2001, esce con cadenza annuale presso le Edizioni del Galluzzo: qui lo strumento privilegiato di indagine della poesia italiana (dalle origini fino ad oggi) è di tipo metricostilistico, secondo un’accezione che implica una stretta integrazione con la linguistica e la retorica. Numerose riviste – molte di nascita recente, dal 2000 in poi – si occupano di precisi ambiti cronologici. Elenchiamo le principali, indicando per le più antiche anche l’anno di fondazione: Italia Medievale e umanistica (1958), Medioevo letterario d’Italia, Studi medioevali e umanistici, Schede umanistiche, Studi rinascimentali, Studi secenteschi (1960), Studi settecenteschi (1981), Otto/ Novecento (1977), La modernità letteraria, Studi novecenteschi (1972), Contemporanea. Il Centro di ricerca sulla tradizione Che l’interesse per la letteratura italiana sia vivo anche fuori d’Italia è provato da numerose riviste di italianistica pubblicate all’estero, sia in Europa (dalle parigine revue des études italiennes e Croniques italiennes alla madrilena Cuadernos de filologia italiana, a Italian Studies di Cambridge) che nel nord America: da Italica (New York) a Italian Quarterly (Los Angeles), da Forum Italicum (Buffalo) a Quaderni d’Italianistica (Toronto). *** Esiste un utilissimo repertorio bibliografico relativo alle riviste di italianistica, disponibile solo in rete, coordinato da Marco Santoro e offerto dal sito www.italinemo. it (acronimo di Italianistica nel mondo): vengono messe a disposizione degli utenti la schedatura (con breve abstract per ogni articolo) e l’indicizzazione di 115 riviste di italianistica pubblicate nel mondo, a partire dall’anno 2000. Attualmente (luglio 2011) sono disponibili 36750 schede, derivanti da 1648 fascicoli recensiti. UB nlus I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA dI VIAggIO Marcello Fois, Paesaggi d’autore, Voto diabasis, pp. 248, e 15 Invece della consueta guida turistica, un raffinato taccuino di viaggio. Spazi suggestivi e paesaggi tratti da un P. E.N. CLUB gruppo di regioni italiane e descritti ITALIACLUB onlus attraverso lo sguardo degli artisti che P.E.N. vi hanno abitato e del narratore che ITALIA li reinventa: la Liguria di de André, la Toscana di dante, la Lombardia di Stendhal, la Sicilia di Pirandello… 16 8 la XXi ediZione del Premio Pen Luigi Marfè, Oltre la fine dei viaggi, Olschki, pp. 224, e 22 È giunto il tempo profetizzato dal titolo (mutuato da Claude LéviStrauss) in cui i viaggi smetteranno di condurci in mondi «altri»? Forse i mondi «altri» continuano ad esistere come reinvenzioni, pagine letterarie, documenti di denuncia: lo dimostrano viaggiatori chiamati Bouvier, Chatwin, Maraini, Sebold o Magris. a cura di MArINA gIAVErI Voto Ambrogio Borsani, Il Dio di Napoli, dante & descartes, pp. 24, e 5 Un viaggiatore distratto si perde nelle cisterne sotterranee sotto Piazza San gaetano, a Napoli. Non lo salverà un Santo, ma il vero e proprio dio preposto alla città «per competenza territoriale», Totò. Un racconto incantevole, con incantevoli disegni-dichiarazione d’amore di un milanese a Napoli. Voto 8 8 vince «la monaca» (Feltrinelli) di simonetta agnello Hornby Avvocatessa siciliana fra neri e musulmani Applica ai suoi libri le tecnica che usa nelle cause in tribunale Con il romanzo La monaca, Simonetta Agnello Hornby ha vinto la xxi edizione del Premio Pen, che le è stato consegnato nella piazza di Compiano (Parma). Nata a Palermo, la scrittrice vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato, lavorando per lo più con le comunità nera e musulmana. Precedentemente ha pubblicato, sempre da Feltrinelli, La mennulara (2002), La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007) e Vento scomposto (2009). gli altri finalisti si sono così classificati: al secondo posto I sambuchi di San Sebastiano (Oedipus) di giorgio Barberi Squarotti; al terzo, Aforismi (Fazi) di Valentino Zeichen; al quarto, xy (Fandango) di Sandro Veronesi e al quinto Il Concilio Vaticano ii (Lindau) di roberto de Mattei. di SIMONETTA AgNELLO HOrNBY A uto intervista scritta su richiesta. Come mai ha iniziato a scrivere? Mi chiedo anch’io come mai una cinquantacinquenne come me, che legge poco, piena di impegni e occupatissima col suo lavoro di avvocato, dieci anni fa, abbia deciso di mettere su carta una meravigliosa storia visiva apparsale all’aeroporto di Fiumicino mentre aspettava il volo British Airways per Londra. L’«illuminazione» all’aeroporto sarà stata lo spunto, poi avrà certamente dovuto strutturare e sviluppare l’idea, i personaggi. Era La mennulara, è vero? Non ancora. Appen arrivata a casa ho incominciato a scrivere quello che avevo «visto» all’aeroporto. Per filo e per segno. Poi ho deciso di tagliare e, seguendo la sola scrittura che conosco, quella di avvocato, ho tralasciato di descrivere il fisico dei personaggi, ho usato uno stile scarno, non ho dato giudizi sulle persone e soprattutto sulla protagonista; ho semplicemente cercato di portare il lettore a decidere da sé, ma come io avrei volto che lui facesse. Così si fa rimasto: l’incesto, La monaca parla di un monachella siculo-napoletana dell’ottocento che cerca l’amore di un uomo e vuole figli, senza mai perdere la propria profonda fede. Un filo d’olio, in quanto racconto scrupolosamente autobiografico delle mie estati a Mosè, da bambina, corredato dalle ricette autentiche di casa nostra scritte da mia sorella Chiara, per necessità deve essere siciliano. Invece Vento scomposto è la storia di una famiglia inglese, accusata di abuso sulle figlie; una famiglia di cui io sono l’avvocato. simonetta agnello Hornby, vincitrice del Premio Pen 2011 (foto alessandra Poggi) al tribunale di famiglia in Inghilterra, nel contenzioso: anziché declamare la virtù del proprio cliente e le pecche della controparte, si danno informazioni pro e contro, indirizzando tuttavia il giudice a decidere a favore del cliente. Così si vincono le cause. Lei ha scritto cinque romanzi sul tema siciliano e due ambientati in Inghilterra. Perché? Non pianifico la mia produzione letteraria: forse dovrei farlo, ma mi piace non sapere cosa scriverò l’anno prossimo. Ho già accenanto a La mennulara, nata per caso – un bel caso. Scrivere è bellissimo. Si dimentica tutto e ci si perde in un immaginario che controlliamo soltanto noi. Le idee per altri romanzi mi sono venute mentre già scrivevo. La zia marchesa è ispirata ad una mia antenata maltrattata da Pirandello nella novella Tutte e tre. Boccamurata, un storia nella Sicilia contemporanea, fa riferimento all’ultimo tabù Scrive nelle due lingue? Scrivo in italiano ma Vento scomposto e stato scritto in inglese. L’ho «tradotto» dettandolo; e nel dettare ho cambiato il testo. E stata una strana esperienza. Per esempio in inglese scrivevo: The sky was blue and clear che in italiano diventava Era una giornata luminosa. Mi ha fatto apprezzare e con maggiore forza l’importanza del lavoro del traduttore, che è enorme e poco riconosciuta. Nei suoi libri c’è anche il siciliano, perché? Lo uso quando non conosco il corrisipettivo italiano, o quando la parola «giusta» è solo quella siciliana, o quando la lingua italiana stonerebbe in bocca al personaggio. La lingua inglese si arricchisce ogni anno di nuove parole importate da lingue diverse e per questo è cosi ricca e bella. Soprano e arpa: melodie francesi a Compiano om’è ormai diventata consuetuC dine, anche quest’anno, la giornata del Premio si è aperta con un concerto, nella chiesa di San giovanni Battista. Musiche di Marcel Tournier, gabriel Fauré, reynaldo Hahn, André Caplet e Maurice ravel. Soprano, la sudcoreana Joo Cho; arpista, Paola Cavedon. dopo la laurea in Canto a Seoul, Joo Cho si è diplomata al Conservatorio giuseppe Verdi di Milano. Specializzata in musica da camera (flauto, viola e arpa), anche Paola Cavedon si è diplomata al Conservatorio milanese, di cui, attualmente, è anche assistente alla Produzione. I LIBrI dEL PEN ArTE, ArCHITETTUrA, FOTOgrAFIA gino de dominicis, Catalogo Voto ragionato delle opere, a cura di Italo Tomassoni, Skira, pp. 576, e 240 Un giorno il pittore gino de dominicis si vestì di nero e si mise a letto nella sua casa di roma. dopo qualche ora, morì. Personaggio stranissimo, ha sempre preferito restare al di fuori di gruppi e correnti artistiche, ritenendo impossibile che le sue opere fossero inquadrate e non volle mai pubblicarle. 8 a cura di LILIANA COLLAVO Harry Francis Mallgrave, Otto Wagner, Voto Brassaï, Gli artisti della mia vita, Voto Mondadori/Electa, pp. 80, e 20 Abscondita, pp.256, e 35 «dopo Schinkel e Semper, viene Circa centocinquanta scatti del Wagner». Così Lux pose Wagner grande fotografo, che ritraggono (1841-1918) «nel pantheon» degli artisti amici come Picasso, Braque, architetti tedeschi del xix secolo. Matisse, Léger, Kokoschka, P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB Il libretto di Mallgrave è una guida giacometti, Le Corbusier, colti ITALIA onlus ITALIA ONLUS veloce per capire l’opera di questo nell’atelier o nell’intimità, a Parigi straordinario innovatore, che si rese anni Trenta. Un mélange fra parole conto dell’importanza di vetro, ferro e e immagini entrato ormai a far parte cemento. della storia della fotografia. 7 Premi Patrocinati dal Pen 8 P. E.N. CLUB ITALIACLUB onlus P.E.N. ITALIA 17 in sicilia la seconda edizione del «raduga» per narratori e traduttori Mosca-Taormina: alla ricerca di giovani scrittori I riconoscimenti italo-russi a Metlica, Sargunov, gatti racah e Kozlova A lessandro Metlica e Sergej Sargunov (narrativa), Maria Gatti Racah e Marina Kozlova (traduzione) sono i vincitori del Premio italo-russo Radiga («Arcobaleno»). Istituito dall’associazione Eurasia di Verona, presieduta da Antonio Fallico (presidente anche di Banca Intesa russa), il «Raduga» è destinato a giovani autori. Nella lingua russa raduga vuol dire arcobaleno. E quale migliore nome si poteva scegliere per un premio letterario italo-russo dedicato a giovani talenti che si misurano con la narrativa o la traduzione? E poi l’arcobaleno può essere persino segno di speranza. Lo sosteneva anche il poeta romantico inglese William Wordsworth: «Il mio cuore batte più forte quando intravedo un arcobaleno nel cielo. Così fu quando cominciò la mia vita», scrisse nel 1802. Le stesse ragioni che hanno indotto Antonio Fallico a tentare la nuova avventura. Se era evidente che Banca Intesa russa era il primo sponsor, almeno in ordine di tempo, occorreva coinvolgere anche qualche altro partner. Ed ecco coinvolto l’editore moscovita Alexandr Mamut di Azbuka Attikus. La prima edizione del Premio Raduga s’è tenuta a Mosca; la seconda, a Taormina, nei giorni scorsi, a Palazzo dei duchi di Santo Stefano, alla presenza dell’ambasciatore russo in Italia, Alexej Meshkov, e del console generale a Palermo, Vladimir Korotkov. vincitori. Alessandro Metlica è nato a Sacile (Pordenone) nel 1985. Laureato in Letteratura e Filologia moderna all’Università di Padova, è dottorando presso lo stesso ateneo. Ha pubblicato saggi sulle avanguardie francesi del primo Novecento e sulla poesia manierista e barocca. Agli scritti critici affianca un assiduo lavoro in ambito narrativo. Nato nel 1980, Sergej Sargunov si laurea in giornalismo internazionale all’università statale di Mosca «Lomonosov». A 19 anni comincia a collaborare con la rivista letteraria Novyj mir come narratore e critico. Pubblica con diverse case editrici e riviste moscovite e cura il panorama delle novità editoriali per le radio Majak e Vesti-Fm. Ha vinto il premio letterario russo «Debjut». Maria i due scrittori e le due traduttrici premiati. da sinistra: alessandro metlica, sergej sargunov, maria Gatti racah, marina Kozlova Gatti Racah è nata a Genova nel 1981. Ha studiato lingua e letteratura russa all’università Ca’ Foscari di Venezia, occupandosi in particolare di tematiche russo-ebraiche. Ha trascorso lunghi periodi di studio in Russia e a Parigi. Attualmente è iscritta a un dottorato di ricerca, sempre a Venezia. Nata a Baltijsk, nel 1990, Marina Kozlova, ha cominciato a tradurre già nella scuola media. Nel 2008 si è iscritta alla Facoltà di traduzione letteraria dall’italiano dell’Istituto universitario «Massimo Gorkij». Collabora con la rivista Letteratura straniera. Pubblicata, per l’occasione, un’antologia di circa 350 pagine, coi testi dei vincitori e dei finalisti (edizioni Conoscere Eurasia). Quest’ultimi sono: Alice Malerba, Leandro Miglio, Fabio Mineo e Daniele Tommasi per l’Italia; e Andrej Antipin, Natal’ja Faleev e Alena Curbanova per la Russia. Intanto, al Premio si sono associati istituti italiani di cultura, il Pen Italia e atenei e ministeri di entrambi i Paesi. La giuria del raduga: sei russi e sei italiani L I Jampol’skaja makanin sidorov solonovich tarasov varlamov a giuria del Premio raduga è composta, per la parte russa, da Anna Vladislavovna Jampol’skaja, Vladimir Semenovic Makanin, Evgenij Jur’evic Sidorov, Evgenij Michajlovic Solonovic, Boris Nikolaevic Tarasov e Aleksej Nikolaevic Varlamov; per la parte italiana, è formata da Adriano dell’Asta, Flavio Ermini, Inge Feltrinelli, Sebastiano grasso, Maria Pia Pagani e Sergio Pescatori. «Il premio – scrive Boris Tarasov, rettore dell’Istituto letterario gor’kij – vuole stimolare la creatività di quei giovani autori che non sono alla ricerca di un successo rapido, aderendo a movimenti letterari temporaneamente di moda, ma che hanno un grande desiderio di migliorare il loro modo di scrivere, scegliendo anche i percorsi più difficili». I LIBrI dEL PEN LETTErATUrA POrTOgHESE Fernando Pessoa, Il ritorno degli Voto dèi, a cura di Paolo Collo, Passigli, pp. 152, e 14,50 Per chi fosse passata inosservata la prima pubblicazione integrale italiana delle opere di Fernando Pessoa, allora curata da Vincenzo russo (2005), si ripropone una nuova edizione di quella parte di testo, di impulso nietzscheano, fondato su una spietata critica del cristianesimo. 7 Hélia Correia, Lillias Fraser, traduzione di guia Boni, Cavallo di Ferro, pp. 254, e 16,80 di genere storico-fantastico ambientato nel secolo xviii, il romanzo ha come protagonista una fanciulla dotata di facoltà premonitorie che la condurranno fino al convento di Mafra sul cui sentiero s’imbatterà con un’altra veggente: la Blimunda di Saramago. a cura di gIANCArLO dEPrETIS Voto Barbara gori, Antero de Quental Voto e le Memorie di una Coscienza, Liberodiscrivere, pp. 268, e 18 Evidenziata la forza evocativa dei testi poetici dello scrittore azzoriano, nonché la loro importanza letteraria P. E.N. CLUB P. E.N. CLUB grazie all’eccellente traduzione, ONLUS ITALIA con testo a fronte, e al saggio ITALIA onlus che approfondisce il legame tra il pensiero militante e la natura disciplinata ed esigente del sonetto. 8 8 P. E.N. CLUB onlus ITALIACLUB P.E.N. ITALIA 19 Libri dei soci Notizie Pen Italia Convegno mondiale a Belgrado Dal 12 al 18 settembre, Belgrado ospita il 77º convegno mondiale del Pen 2011. Quest’anno l’Italia è rappresentata dal segretario generale Giorgio Mannacio. Premio Goethe Al siriano Adonis (pseudonimo di Alì Ahmad Said, 1930), considerato il maggiore poeta in lingua araba vivente, cittadino francese, membro del Pen Italia, è stato assegnato, a Francoforte, il Goethe-Preis (50mila euro), uno adonis dei più prestigiosi riconoscimenti culturali tedeschi, che viene dato ogni tre anni. vera agosti La figura del clown mef, pp. 154, e 12,80 alma Borgini La rete di Indra ladolfi, pp. 106, e 12 maria rita Bozzetti Sulla soglia lepisma, pp. 130, e 10 simone caltabellota Il giardino elettrico Bombiani, pp. 154, e 14,50 michela colombo (a cura di) olivier Py, Il volto di Orfeo e&s, pp. 152, e 10 andrea Genovese Croissant de lune la rumeur libre, pp. 220, e 19 emerico Giachery La vita e lo sguardo Fermenti, pp. 240, e 19 marina Giaveri (a cura di) valéry, Ispirazioni mediterranee mesogea, pp. 82, e 6 lucio lami Isbuscenskij, l’ultima carica mursia, pp. 288, e 17 Giuseppe lupo (a cura di) sinisgalli, Pagine milanesi Hacca, pp. 122, e 12 Giovanni minio La vita è forse un verso artescrittura, pp. 104, e 10 renato minore Re Tontolo nord-sud, pp. 64, e 6,80 maria modesti Il sogno dell’upupa ed. dell’orso, pp. 94, e 14 anna santoliquido Med vrsticami - Tra le righe sodobnost, pp. 118, e 19 Fabio scotto (a cura di) Nuovi poeti francesi einaudi, pp. 342, e 16 maria valbonesi Donne di quadri Polistampa, pp. 98, e 12 Premi LericiPea Giorgio Mannacio per Alla periferia dell’impero (Edizione del Leone) ed Emilio Zucchi per Le midolla del male (Passigli) sono i vincitori, ex aequo, del Premio LericiPea 2011 per la poesia italiana. Quello alla carriera è stato assegnato a Marcia Theophilo. Premio speciale della giuria a Roberto Carifi per il libro Tibet (Le Lettere). Premi Montale Aldo Cazzullo (giornalismo: per i suoi articoli sul Corriere della Sera e per Viva l’Italia, Mondadori), Sebastiano Grasso (per la poesia con Tu, in agguato sotto le palpebre, Es), Claudio Magris (per la saggistica per Alfabeti, Garzanti) e Roberto Pazzi (per la narrativa con Mi spiacerà morire per non vederti più, Corbo) hanno vinto i Premi Montale/ Fuori di casa 2011 (dall’omonimo libro, del 1969, del premio Nobel italiano). Prospettiva Lenin Giusepe Amoroso e Sebastiano Grasso hannpo presentato all’Archivio storico della Biblioteca comunale di Taormina Prospettiva Lenin di Anton Antonov (Antonio Fallico, socio Pen Italia) edito da Feltrinelli. Il antonio Fallico titolo prende il nome da una strada di Mosca dove è situato lo stabile in cui si svolge parte della vicenda. Nuovi soci Ordinari: Simone Caltabellota, Rayna Castoldi, Michela Colombo, Patricia Engelhorn, Silvia Pozzi, Concetta Voza Pipitone, Amici: Alessandra Nucci Pen giovani: Leonardo Quintavalle Quote 2011 La quota associativa per il 2011 (65 euro, di cui 15 vanno alla sede centrale del Pen a Londra) può essere versata in Posta (conto corrente n. 88341094) o in banca (Monte dei Paschi di Siena: Iban IT15RO103001609000000365918) con bollettino intestato a Pen Club Italia Onlus. Carlo Truppi IN CONCErTO SE, pp. 160, € 20 Anton Antonov PrOSPETTIVA LENIN Feltrinelli, pp. 220, € 15