Le sezioni in mostra - Città Metropolitana di Milano

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Le sezioni in mostra - Città Metropolitana di Milano
Le sezioni in mostra
IL RITRATTO
Nel 1945, dopo essersi nascosto in zona franca durante la guerra, Izis fa ritorno a Parigi. Con l’aiuto
delle raccomandazioni degli amici poeti limosini, René Rougerie e Georges-Emmanuel Clancier, incontra
numerosi scrittori e artisti del dopoguerra e realizza alcuni ritratti tra cui quelli di: Dora Maar, Brassaï,
Breton, Eluar….
A partire dal primo numero di Paris Match del 25 marzo 1949, Izis partecipa all’avventura editoriale e
vede finalmente finire tutti i suoi anni trascorsi nella precarietà. Grazie alle amicizie e ai suoi contatti
diventa rapidamente lo specialista del ritratto dei personaggi famosi e fotografa Marie Laurencin,
Jouhandeau, Camus, Kessel, Simenon, Rouault, Calder, Soulages… La direzione artistica del giornale
rispetta la maniera in cui concepisce i suoi scatti, come nel caso di Roland Petit, quando fa ritorno dalla
casa del coreografo con una serie di ritratti nei quali l’artista mima la sua attività con le dita, o quando,
dell’incontro con Léautaud, riporta i ritratti dei suoi numerosi gatti. Questo perché Izis, se nel lavoro
personale è decisamente contrario alla messinscena, negli scatti che realizza per la rivista, invece,
adotta un atteggiamento completamente diverso nei confronti dei suoi soggetti.
CHAGALL
Izis lavora per Paris Match da quindici anni quando, il 26 settembre 1974, viene pubblicato sul numero
807 il suo ‘scoop’ sul soffitto dell’Opéra.
Izis e Chagall si erano già incontrati nel 1949 per un lavoro commissionato da Paris Match. I due
avevano stretto rapidamente amicizia e così, in maniera del tutto naturale, il fotografo era diventato il
biografo visuale dell’amico più anziano. Entrambi provenivano da una modesta famiglia ebrea
dell’Europa dell’Est, entrambi avevano scelto Parigi, capitale della pittura, come città di adozione ed
esistono numerose corrispondenze tra i loro universi artistici. Nei dipinti colorati di Chagall i personaggi
che fluttuano sopra le città assomigliano a tutti quei dormienti e quei sognatori che Izis pesca un po’
dovunque nello spazio urbano. Chagall è senza dubbio la personificazione del pittore che Izis stesso
sognava di essere. Il suo libro Le Monde de Chagall (Gallimard, 1969) testimonia la creatività, il colore,
la ripetizione, la decomposizione del movimento e le associazioni di immagini che il fotografo utilizza
per avvicinarsi alla rappresentazione dell’essenza della creazione artistica. Izis, unico giornalista
accettato da Chagall sul cantiere del soffitto dell’opéra Garnier, ne segue assiduamente tutte le tappe
(1963-1964). Giocando sul colore e sulla prospettiva riesce a comporre immagini emozionanti nelle
quali il pittore si fonde con i propri personaggi e fluttua con essi nello spazio.
SOGNI DI PARIGI
1945-1980
Nel gennaio 1930 Izis arriva a Parigi dalla Lituania dopo aver sognato da sempre la città delle arti e
delle lettere, della libertà e dei diritti umani. Tuttavia è solo dopo la guerra che comincia a trasporre in
immagini il proprio sogno di Parigi percorrendo la capitale in lungo e in largo e realizzando due
reportages per Paris Match. Le immagini di Izis si inseriscono nella corrente umanista del ‘realismo
poetico’ al tempo stesso, riflesso di un’epoca e sguardo personale sul mondo che, attraverso la poesia,
si propone di superare l’asprezza del quotidiano. Sognatori, dormienti, pescatori, bambini, vagabondi e
innamorati sono i ‘personaggi’ che ricorrono nell’opera di Izis come leitmotiv. Le sue immagini
d’atmosfera celebrano una Parigi eterna, atemporale, astorica, nel tentativo di volgere le spalle agli
anni neri, alle difficoltà della ricostruzione e alle intolleranze della guerra fredda. La fotografia di Izis ha
un’essenza puramente poetica, è intuitiva e, tra gli umanisti, è quella che si allontana di più dalla realtà
per perdersi nel sogno. Apparentemente di semplice lettura le sue immagini non sono prive di una
certa gravità e nascondono, sotto le arie popolari, l’inquietudine di qualche nota di requiem. Dopo Les
Yeux de l’âme (1950), il suo primo libro, Izis realizza tre opere dedicate alla sua città di adozione :
Paris des rêves (1950) con le poesie autografe di quarantacinque scrittori, Grand Bal du printemps
(1951) a due mani con Jacques Prévert e infine Paris des poètes (1977).
SOGNI DI TERRA PROMESSA
1952-1955
Nel 1952 Izis viene inviato da Paris Match in Israele per un reportage. Dopo aver concluso il lavoro per
la rivista, si lancia alla scoperta di quel paese al quale ha l’impressione di appartenere da sempre,
come se vi fosse nato. Intrise dell’educazione biblica della sua infanzia e del fascino esercitato su di lui
da questo giovane Stato in costruzione, le fotografie di Izis intrecciano inestricabilmente passato e
presente, testo biblico e testimonianza giornalistica, storia universale e storia personale. Alcune
fotografie evocano metaforicamente la Shoah, come se si trattasse di un lapsus dell’immagine: quel
calzolaio di Tel Aviv circondato da pile di scarpe, o la piccola bambina che con il suo albero gli ricorda
Anna Frank. Contrariamente a Robert Capa (1913-1954), Izis non adotta solo il punto di vista
‘oggettivo’ del reporter di Paris Match ma cerca anche l’immagine del suo sogno di una Terra
promessa.
In seguito torna tre volte in Israele, in particolare per seguire il processo di Adolf Eichmann nel 1961.
Israël, libro ispirato ed ecumenico nel quale egli accosta le proprie fotografie a miniature, citazioni
bibliche e testi letterari di diverse origini, viene pubblicato nel 1955 dalla Guilde du Livre con una
prefazione di André Malraux.
SOGNI DI LONDRA
1952-1953
« …Ho realizzato due libri in collaborazione con Prévert. Abbiamo passeggiato molto per Parigi e per
Londra. Noi eravamo fatti per lavorare insieme, perché lui era un poeta che si ispirava ad una certa
realtà e trovava nelle mie fotografie i soggetti che gli stavano a cuore, gli innamorati, i bambini….
Avevamo una visione molto vicina”. Nel giugno 1952, un anno dopo la pubblicazione di Grand Bal du
printemps, il dialogo tra Prévert e Izis prosegue e si approfondisce in occasione della loro seconda
opera a due mani Charmes de Londres, commissionata dalla Guilde du Livre. Trasponendo in poesia
l’ironia e l’ingiustizia che pervadono il quotidiano, le parole di Prévert accentuano la lettura poetica e
politica delle immagini di Izis.
Contrariamente alla visione sospesa nel tempo della sua Parigi mitica, la Londra di Izis resta ancorata
alla realtà mostrando ancora le ferite della guerra. Lontano dai luoghi sfarzosi, ciò che i due amici
offrono al visitatore è l’opposto dello scenografico, è la città del popolo e dei miserabili, quella dei cigni
che sguazzano nell’immondizia nei pressi di Hammersmith Bridge e dei fondi dei cortili dove si
puliscono i bambini e si asciugano i panni. I due non si avvicinano ai luoghi turistici come Piccadilly
Circus se non di notte, quando i marinai crollano dal sonno sotto le insegne luminose e gli innamorati
possono amarsi senza essere visti.
SOGNI DI CIRCO
1949-1965
Rimasto affascinato da bambino da una famiglia di saltimbanchi che si esibivano su un marciapiede, e,
nel giorno del suo arrivo a Parigi, da un ‘vero’ circo in place de la République, Izis non cessa mai di
fotografare il mondo circense. Regno del sogno e dell’illusione, dove non esistono le barriere della
lingua, il circo ha tutto per attirare il fotografo senza intimidirlo. Le sue immagini cesellate si
soffermano sia sui piccoli circhi di quartiere sia sui giocolieri, sui mangiatori di fuoco e di sciabole e su
tutti gli altri Zampano che si esibiscono sulle strade. Izis rivolge uno sguardo benevolo e lucido su
coloro che la società stigmatizza come emarginati. Le sue fotografie di nani, lillipuziani, obesi e altri
freaks, esibiti come mostri da fiera, troveranno un’eco familiare nei ritratti enfatici, realizzati più tardi,
dell’americana Diane Arbus che vedrà in loro i veri ‘aristocratici’. Izis punta il suo obiettivo anche sui
volti affascinati degli spettatori, in particolare dei lavoratori immigrati che gli assomigliano come
fossero suoi doppi. Questo microcosmo si rivela il veicolo per una riflessione costante sulla società e
sulla condizione tragicomica dell’uomo.
Nel 1965 Le Cirque d’Izis, pubblicato per le Éditions Sauret, mostra un fotografo all’apice della sua arte
e un grande maestro della costruzione dell’impaginato.