l`isis conquista la libia. gentiloni
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d’Italia L’ISIS CONQUISTA LA LIBIA. GENTILONI: “ITALIA PRONTA A INTERVENIRE” ANNO LXIII N.37 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 WWW.SECOLODITALIA.IT Viola Longo Sono stati uccisi i 21 egiziani coopti rapiti dall’Isis a Sirte i primi di gennaio. Lo ha confermato il parlamento libico, secondo quanto riferito dalla tv di Stato citata dal Daily News Egypt su Twitter. La notizia, che era stata anticipata dai media egiziani, è arrivata nel pieno dell’allarme internazionale per la presa della città libica da parte dei jihadisti. L’Italia pronta all’intervento Uno stato di allerta che investe prima di tutto l’Italia, poiché Sirte, come sottolineato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, si trova «a sole 200-300 miglia marine da noi». «Una situazione che minaccia l’Italia», ha proseguito il ministro, chiarendo che «siamo pronti a intervenire, in un quadro di legalità internazionale» nel caso dovesse fallire la mediazione dell’Onu. domenica 15/2/2015 possono nascondersi anche i terroristi. Gasparri: «Un regalo di Obama, Sarkozy e Cameron» L’Isis in Libia è un «regalo di tre irresponsabili, Barack Obama, Nicolas Sarkozy e David Cameron e di chi in Italia non ascoltò i dubbi di Berlusconi», ha scritto su Twitter Maurizio Gasparri, mentre la Far- nesina ha invitato tutti gli italiani a lasciare subito il Paese e si fanno più pressanti anche le preoccupazioni per i rischi connessi all’immigrazione, visto che proprio dalla Libia parte la gran parte di barconi di disperati diretti in Italia e fra i quali, hanno ribadito gli analisti, La conquista di Sirte I jihadisti sono entrati a Sirte nelle scorse ore e hanno preso il controllo di una tv governativa e di due radio locali, Radio Syrte e Mekmedas, da cui hanno subito iniziato a far risuonare i proclami del “califfo” Abu Bakr al Baghdadi. La città è stata conquistata partendo dalla Cirenaica, dove da tempo è stato proclamato il califfato di Derna e dopo un tentativo di entrare a Tripoli, dove il 27 gennaio è stato realizzato un attentato kamikaze all’hotel Corinthia, nel quale hanno perso la vita almeno 5 cittadini stranieri. E già si inizia a temere per una avanzata verso Surman, al confine con la Tunisia, dove gli affiliati di al Baghdadi hanno distribuito volantini con “dettami” per le donne, minacciando il ricorso alle armi per chi non si adegua. Marò, tre anni dopo. Gasparri e Terzi: «Una vergogna tutta italiana» Roberta Perdicchi Ci ha pensato il quotidiano “Il Tempo”, che da sempre è in prima linea nella battaglia, a ricordare con uno speciale che domani, 15 febbraio 2015, ricorre il terzo annoversario dell’incidente che vide coinvolti, in India, i due marò Latorre e Girone, poi arrestati e da allora alle prese con un calvario infinito. «Massimiliano Latorre, attualmente in convalescenza nella sua Taranto, e Salvatore Girone, agli arresti domiciliari nell’Ambasciata italiana di Nuova Delhi, tre anni di detenzione li hanno già scontati, con le loro famiglie. Ma non sono colpevoli. Colpevole è invece una politica ondivaga e incerta, portata avanti da tre presidenti del Consiglio, un commissario straordinario, tre ministri della Difesa più cinque degli Esteri, uno dei quali (Emma Bonino) arrivò perfino ad affermare che noi italiani non sapevamo se i marò sono colpevoli o innocenti», scrive Il Tempo, che stigmatizza anche le pro- Girone finalmente in Italia», conclude il senatore di Fi. messe, a vuoto, dell’attuale ministro Gentiloni, che confidava nella «trattativa riservata». Gasparri: «Tre anni dopo, che vergogna» «Sono passati tre anni e ancora non si è risolta la vicenda dei nostri due fucilieri di Marina detenuti in India. Una vergogna tutta italiana – attacca Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato – confermata dall’incapacità anche del governo Renzi che ha ali- mentato false aspettative e illuso su contatti con autorità indiane inesistenti. Siamo amareggiati e arrabbiati di fronte a un evidente atto di banditismo. La vertenza andava internazionalizzata dal primo momento e l’India denunciata per sequestro davanti all’Onu. Il Capo dello Stato nel suo discorso di insediamento ha giustamente ricordato questa dolorosa vicenda. Ci appelliamo alla sua sensibilità e al decisivo ruolo che svolge per dare una svolta e riportate Latorre e «Un triste anniversario per i marò», secondo Giulio Terzi «Un anniversario che milioni di italiani non avrebbero mai voluto vedere rinnovarsi». L’ ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, ex ministro degli Esteri, vicino a Fratelli d’Italia, commenta così i tre anni dall’ inizio della vicenda che ha coinvolto i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India dal 15 febbraio 2012. «Tre anni dal sequestro in acque internazionali e, ancora di più – sottolinea Terzi – due anni dopo che per due volte erano stati riportati in Italia. Ecco, dal quel momento – dice Terzi – da quel 22 marzo del 2013 sono passati ancora due anni che dimostrano quanto sbagliata sia stata quella decisione vergognosa di rimandarli in India, una vera Caporetto nella politica estera italiana». Riforme, Alfano si sente protagonista e passa all’incasso. Senza pudore… 2 Secolo d’Italia Alberto Fraglia La corsa a prendersi il merito delle riforme, o di quel che Renzi presenta come un grande risultato raggiunto in piena notte e a colpi di maggioranza, è iniziata. Non c’è l’ombra di uno scrupolo, del minimo senso di pudore nel santificare una notte parlamentare il cui spettacolo è apparso indecoroso agli occhi di chiunque non si lasci abbacinare dai tweet di Renzi e dalle furbate regolamentari cui si è ricorso, con l’avallo della presidente della Camera, Boldrini, per ridurre all’impotenza le forze di opposizione. Così è venuto fuori il canovaccio di una riforma costituzionale rabberciata e inconcludente, che , per il metodo adottato, fa rivoltare nella tomba i padri costituenti. Riforme, addio allo spirito unitario Per varare la Carta fondamendale, ci volle una Assemblea costituente, i cui componenti, per livello, prestigio e competenza, ammettiamolo con francezza, avevano nomi da far inpallidire gli attuali “riformatori”. Ora , tutto DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 l’intero governo invocavano lo spirito costituente e assicuravano urbi et orbi che le Riforme si fanno nel rispetto di questo basilare principio democratico? Oppure quando, con un barlume di autocritica, proprio Renzi riconosceva l’errore di aver varato le riforme del Titolo V (che non pochi disastri hanno procurato) a colpi di maggioranza? avviene nella arrogante solitudine di una maggioranza che usa toni sprezzanti, in spregio alla elementare regola, da tutti (Renzi compreso) sempre invocata, in base alla quale le Riforme costituzuionali si fanno con maggioranze ampie, allargate, mantenendo uno spirito il più possibile unitario. A salvaguardia, come appare persino elementare, del fatto che le regole fondamentali di uno Stato appartengono a tutti e non possono, in nessun caso, essere di “parte”. Ricordate quando Renzi e con lui Riforme, Alfano passa all’incasso Tutto dimenticato. In una notte. Renzi non era il solo a dirlo, in verità. Dietro di lui, in questo esercizio di alta decenza costituzionale, si esercitava anche Angelino Alfano. Anche lui, di memoria corta. Proprio Alfano, infatti, preferisce correre all’incasso. “Abbiamo votato le riforme costituzinali e siamo protagonisti di un nuovo patto costituente che renderà le nostre istituzioni più moderne ed efficienti”, scrive in una nota. “Noi di Ncd e Udc – aggiunge – siamo certi che la nostra piosizione sarà condivisa dalla gran parte dei moderati italiani che non si sentono rappresentati dal Partito Democratico e che trovano in noi il partito della stabilità e delle riforme”. Oibò! Anche le pulci hanno la tosse. Renzi sempre più solo, anche Vendola gli dà del “bullo” Gabriele Alberti «Questa sequenza di 40 voti con gli applausi tra di loro è stata greve e goliardica. Hanno compiuto una cosa così istituzionale con lo stile del bullismo istituzionale di Renzi». Anche il leader di Sel, Nichi Vendola, a margine del corteo romano “Cambia la Grecia, cambia l’Europa” esterna con parole pesanti il comportamento “antidemocratico” del premier e del suo Pd. Ormai un solco profondo separa Renzi dai compagni di Sel. “Renzi sei un bullo” Cambiare 40 articoli della Costituzione con metà dell’emiciclo disertata è una “ferita” che lascia tracce profonde e non può essere frutto di arroganza e di grevi goliardate. La democrazia è sotto shock, dicono da Sel, con il precedente grave di una maggioranza che si è approvata da sola la riforma costituzionale. Il termine usato da Vendola – bullo- rende alla perfezione il comportamento di un premier che per primo ha sempre detto che le riforme si scrivono assieme e non per una questione di bon ton ma perché regole condivise rendono la democrazia più solida. Poi la capovolta, gli ammiccamenti, i tweet e le prese in giro delle opposizioni. Un solco tra Renzi e Sel Un bullo opera in questo modo e il fatto che un bullo sia premier non ci lascia tranquilli, nella forma e nella sostanza. Tra Renzi e Sel ormai rimangono solo i i “feriti”, quelli registrati durante gli scontri della seduta fiume sulle riforme costituzionali. Due parlamentari di Sel sono ricorsi alle cure dell’infermeria del Palazzo: si tratta di Gianni Melilla (segretario di presidenza) e Donatella Duranti. Il primo ha avuto una ferita a una mano, la seconda ha una spalla dolorante. Più bullismo di così.. FI prepara per Mattarella un “manifesto” per la difesa dell’Italia DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 Redazione «A Renzi finora è piaciuto vincere facile. Non sarà più così, dovrà rimpiangere l’accordo con Berlusconi e Forza Italia». All’indomani della maratona notturna che ha portato all’approvazione del pacchetto di emendamenti alla riforma costituzionale, alla presenza dei soli parlamentari del Pd, Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera, in un’intervista al Gr Rai annuncia le future strategie dell’opposizione. «Il combinato disposto della legge elettorale e della riforma costituzionale produce un mostro giuridico che mette a repentaglio la stessa democrazia parlamentare. Per questa ragione presenteremo al presidente della Repubblica un testo elaborato che sarà il nostro manifesto per la difesa della Repubblica», ha detto Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera, in un’intervista al Gr Rai, in vista dell’incontro delle opposizioni con il presidente della Repubblica di martedì. Secolo d’Italia Un incontro molto atteso con Mattarella Cosa accadrà? «Tutto dipende da Matteo Renzi. Se smetterà di fare il bullo, noi ci saremo, se continuerà a fare il bullo, peggio per lui», risponde Brunetta alla do- manda sulla possibilità, in vista del voto finale, di “ricucire lo strappo” con il Pd. Per martedì è già stato fissato l’incontro con il gruppo di Sel, che aveva fatto richiesta di un colloquio già nei giorni scorsi. Allo stesso modo saranno ricevuti gli Ronchi a Scampia: «Il centrodestra rispolveri lo spirito del ’94» Redazione «Il centrodestra riscopra lo spirito che lo portò a vincere le elezioni del ’94 mettendo in piedi un’alleanza alternativa alla sinistra». Da Scampia, luogo simbolo del degrado urbano, il presidente dell’associazione “Insieme per l’Italia”, Andrea Ronchi, ieri sera ha lanciato il suo appello alla coalizione di centrodestra perché “rispolveri la bandiera del ’94”. «Scampia in questo senso – ha sottolineato Ronchi – è un esempio da seguire. In questo luogo, che nell’immaginario collettivo è un luogo simbolo del degrado e dove il centrodestra ha dimostrato di saper governare la municipalità, può ripartire l’idea di un centrodestra oggi allo sbando che sta deludendo i suoi elettori ma che può ripartire se riscopre i valori e i principi cardine che ha abbandonato». Per Ronchi va issata di nuovo la bandiera del ’94, “quella che portò Silvio Berlusconi a sconfiggere la gioiosa macchina 3 altri partiti che ne dovessero fare richiesta. Beppe Grillo invece ha fortemente deprecato il silenzio di queste ore del Capo dello Stato ma anche lui avrebbe manifestato l’intenzione di incontrare il nuovo Capo dello Stato. da guerra di Achille Occhetto, mettendo assieme un’alleanza che va dalla Lega ai delusi del Ncd. «È da quel sogno del 93-94 – ha concluso Ronchi – che dobbiamo ripartire». Dal degrado alla rinascita dell’Italia A Scampia, con Ronchi e il presidente della Municipalità Angelo Pisani padroni di casa, a parlare di legalità e di rifiuti ci sono anche l’ex procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, il deputato di Fratelli d’Italia Marcello Taglialatela, il senatore di Gal Vincenzo D’Anna e vari rappresentanti sindacali e dell’associazionismo. Non c’è – perché trattenuto a Roma – il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri che ha fatto pervenire un messaggio di adesione all’iniziativa. Il centrodestra non è morto, ma il no agli “inciuci” con la sinistra è per Ronchi la condizione di base: «Se c’è qualcuno nel centrodestra che pensa di poter fare da stampella a Renzi – ha osservato – si accomodi pure fuori dalla porta. Non lo vogliamo. Il patto del Nazareno è una vera e propria follia per un centrodestra che invece deve essere riformatore, bipolare e alternativo alla sinistra». Ondata di solidarietà per Stacchio: in coda al distributore del benzinaio-eroe Secolo 4 DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 d’Italia Redazione Abbracci, strette di mano e un flusso continuo di auto al suo distributore di benzina, per portare un gesto concreto di vicinanza. Proseguono le manifestazioni di solidarietà nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto, nel Vicentino, che, per difendere la commessa di una gioielleria, è stato coinvolto in una sparatoria, ferendo uno dei banditi, il nomade Albano Cassol, che poi è morto durante la fuga. Salvini in visita lunedì La mobilitazione “del pieno” è iniziata nella tarda mattinata, quando una fila di auto era pronta per rifornirsi già prima dell’apertura dell’impianto. Da allora è stato un flusso continuo di cittadini, che hanno risposto alla chiamata della Lega Nord di Vicenza, cui farà seguito, lunedì, una visita del segretario Matteo Salvini. In centinaia sono arrivati per esprimere la propria vicinanza a Stacchio, che viene considerato un eroe. L’uomo ha risposto a questo nuovo gesto di sostegno con commozione e ringraziando tutti quanti gli si avvicina- vano. L’incontro con Giorgia Meloni e la “Legge Stacchio” Venerdì era stata la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a fare visita a Stacchio e al proprietario della gioielleria colpita dalla rapina, Roberto Zancan. «Stacchio è un eroe e si è comportato come tutti dovrebbero comportarsi. Lo Stato lo indaga, invece meriterebbe una medaglia», aveva detto Meloni, alla quale i sindaci della zona hanno chiesto che la prima legge portata in Parlamento sulla sicurezza dei cittadini, o una qualsiasi riforma della legge sulla legittima difesa, porti il nome del benzinaio di Nanto. Pansa parla del suo libro: non sputate sulla destra, l’Italia ne ha bisogno Valerio Goletti Dopo avere scritto Il sangue dei vinti Giampaolo Pansa ha sempre tenuto viva l’attenzione sul mondo della destra, che ricambia l’interesse, con una serie di titoli che raccontano la storia del dopoguerra con un’ottica alternativa a quella “canonica” della vulgata compiacente verso la sinistra. Una buona scrittura e una buona memoria sono i pilastri sui quali si fonda il suo ultimo libro, in questi giorni in libreria per i tipi di Rizzoli, La destra siamo noi. Una controstoria italiana da Scelba a Salvini (pp. 360, euro 19,90). Un accostamento, quello fra Scelba e Salvini, destinato a a far discutere, perché Scelba era il ministro degli Interni che voleva mettere fuori legge il Msi e Salvini è un contestatore anti-euro che certo ha poco a che fare con la destra democristiana. “Ma Scelba – ribatte Pansa – voleva anche mettere fuorilegge il Pci dopo l’attentato a Togliatti. Fu De Gasperi a dirgli un no secco, di quelli che solo lui sapeva dire”. Che fa Pansa, riscrive il pantheon della destra? Ho solo voluto ribadire con questo libro un concetto fondamentale: la destra in tutte le sue varianti – neofascismo, moderatismo, destra reazionaria ecc. ecc. – è stata protagonista della storia dell’Italia nel dopoguerra ed è stato sbagliato considerare quel mondo come un’area di bombaroli neri da stangare e da tenere ai margini. La destra appartiene alla vita di questo paese, per questo il titolo è ‘la destra siamo noi’. Mi descriva che destra è quella di Berlusconi. Berlusconi nel libro non c’è. Ho scritto tanto di lui. Gli ho dedicato un libro quattro anni prima che scendesse in campo. È un errore pensare che la destra diventa protagonista solo con Berlusconi. C’era anche prima. Berlusconi è certo un uomo di destra, un non violento, un signore che ama dare baci anziché botte. Chi lo dipinge come un potenziale dittatore non ha capito nulla. Il Msi era più neofascista o di destra? Era tutt’e due le cose e aveva un grande leader come Almirante che conosceva bene l’Italia, infatti nel 1974 cercò di convincere il suo partito a non appoggiare il referendum contro il divorzio. Di Almirante nel libro si parla a lungo, e non potrebbe essere altrimenti. Da Almirante a Salvini: è un percorso immaginabile? Salvini è un signore furbo che ha approfittato del vuoto che aveva attorno ed è stato molto abile nel cercare voti. Avrà successo da un punto di vista elettorale ma secondo me non è in grado di guidare un partito nuovo di centrodestra, non ne ha soprattutto le capacità culturali. Il suo libro è una sorta di risarcimento alla destra italiana per l’ostracismo decennale che ha subito? Il nocciolo del mio libro è che nessuna democrazia si regge su un solo partito. Ciò che Renzi ha in animo di fare è un esperimento tragico: se riesce a fare il partito della nazione mettendo tutti gli altri nell’angolo, tutti ne risulteremo impoveriti, soprattutto dal punto di vista della libertà. Ucraina, infuriano i combattimenti prima della tregua Secolo DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 5 d’Italia Esplosioni e morti a Donetsk Una esplosione, simile ad un colpo di artiglieria, ha scosso la piazza centrale di Donetsk, a pochi passi dall’hotel dove il capo della autoproclamata Repubblica Indipendente (Ucraina), Oleksandr Zakharchenko stava per tenere una conferena stampa. L’esplosione ha provocato due morti. Il leader separatista, nell’incontro con i giornalisti, ha sottolineato che tutto il territorio della regione ucraina di Dontesk farà parte della Repubblica Popolare di Dontesk. Secondo Zakharcenko, le milizie separatiste rispetteranno il cessate il fuoco nei territori con l’eccezione di Debaltsevo perchè gli accordi di Minsk non dicono “una parola” al riguardo. Redazione In Ucraina, prima della tregua prevista per mezzanotte, infuriano i combattimenti. Nelle ultime 24 ore si sono contati circa 12o attacchi dei separatisti filorussi nell’est del Paese. Il bilancio parla di sette soldati morti e di oltre 23 feriti. Le forze governative denunciano il mancato rallentamento delle operazioni militari nonostante l’accordo faticosamente raggiunto nei giorni scorsi tra il governo di Mosca e quello di Kiev. Secondo il presidente Poroshenko, i combattimenti di queste ore rappresentano una “grave minaccia” per l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Lo stesso presidente ha fatto sapere che avrà contatti con Obama, Merkel e Holland e annunciato che sarà introdotta la legge marziale in tutto il Paese se in Ucraina non si arriverà alla pace. Il villaggio di Shirokino raso al suolo La posizione di questa città ha un valore strategico, perchè intermedia sul collegamento ferroviario tra Donetsk e Luhansk, entrambe controllate dagli insorti. Alla tv ucraina il portavoce, Anatoli Stelmakc ha raccontato che i ribelli stanno distruggendo Debaltsevo e che la cittàò è in fiamme. Notizie di combattimenti arrivano anche da altre zone. Shirokino, un villaggio situato sulla costa del mare di Azov, una decina di chilometri ad est di Mariupol, è stato praticamente raso al suolo. Niente più bacon ai ragazzini inglesi nelle scuole: offende islamici ed ebrei Antonella Ambrosioni Niente bacon nelle mense scolastiche, niente più carne di maiale. Fa discutere, in Gran Bretagna, la scelta adottata dal governo locale della circoscrizione di Islington, a Londra nord, di bandire ogni portata a base di maiale per non infrangere le prescrizioni religiose dei sempre più numerosi studenti musulmani ed ebrei. Il bacon, si sa, è una sorta di monumento culinario nazionale per gli inglesi. Se non si chiama “sottomissione”… Bacon della discordia Via salsicce o pancetta, dunque, ma non solo per bambini di religione ebraica o musulamana, ma proprio per tutti. Esagerato, certo, che un bambino inglese non possa mangiare un cibo riconoscibile come nellas ua idendità culinaria familiare oltrechè nazionale. Ma più sconcertante è la spiegazione fornita dalla direzione delle scuole per giustificare il tutto. «Dalla direzione, infatti, difendono la scelta dell’esecutivo laburista che governa Islington: «Bimbi in tenera età, fino a quattro anni, potrebbero avere problemi a riconoscere i cibi che contengono carne di maiale, contravvenendo alle disposizioni etiche della propria religione di appartenenza. In tempi di crisi economica, impiegare il personale per controllare i bimbi uno ad uno rappresenta una spesa superflua che non ci possiamo permettere», leggiamo sul sito del Giornale che riporta la notizia recente, anche se da tempo è in atto una vera e propria “retrocessione” dai propri usi e costumi, una sorta di “autodeclassamento”, che la civiltà occidentale sta operando su se stessa. Anche i libri si adeguano In rivolta i macellai fornitori delle scuole, ma anche le famiglie, le associazioni degli amanti degli animali. Del resto già sconcertò poco più di un mese fa la notizia del divieto di scrivere di salsicce, carne di maiale e bacon e di mettere disegni e foto al riguardo nei libri per la scuola e per l’università. A chiederlo fu nientemeno che la casa editrice della prestigiosa Oxford University ai suoi autori in quanto i libri per gli studenti devono mantenere rispetto e attenzione per gli appartenenti a tutte le religioni. Anzi, l’editore si raccomandava di vietare anche i personaggi dei fumetti e dei cartoni, ad esempio la ben nota anche in Italia Peppa Pig: d’altro canto è un maialino… Sangue ai Fori, accoltellato un bengalese nel “paradiso” di Marino 6 Antonella Ambrosioni Un venditore ambulante bengalese di 35 anni è stato accoltellato al collo lungo via dei Fori Imperiali, nel cuore del centro storico di Roma, al termine di una lite con un suo connazionale. La vittima è stata trasportata dal 118 all’ospedale San Giovanni dove è stata ricoverata in gravissime condizioni. Il fendente sarebbe andato molto vicino alla carotide. L’aggressore è ricercato dai carabinieri della stazione di Piazza Venezia che stanno conducendo le indagini. È il fallimento della pedonalizzazione dei Fori Imperiali, il manifesto della giunta Marino, quello che doveva essere il primo atto della riqualificazione del centrio storico. Pedonalizzazione fallimentare Invece, il sabato per i romani che si sono recati con le loro famiglie in questo “paradiso” restituito da Marino alla città Eterna si è trasformato in un inferno, in un fuggi fuggi generale, con figli per mano o in spalla spaventati. Il panico si è diffuso tra i turisti e i romani, molto numerosi, perché era l’ora di pranzo, c’era il sole e dunque niente di meglio che man- Secolo d’Italia giare un panino o bere una bibita all’aperto. Poi d’improvviso l’accoltellamento dell’ ambulante bengalese e la fuga del suo connazionale. Alcuni testimoni hanno visto l’aggressione e hanno avvertito i carabinieri, mentre la vittima perdeva sangue a fiotti dal collo. La lite tra i due cittadini del Bangladesh è stata con ogni probabilità – stando alle prime ricostruzioni – originata dalla posizione da occupare All’Esquilino cittadini incatenati contro il degrado: «Marino dimettiti!» Valeria Gelsi Una manifestazione contro il degrado in uno dei luoghi simbolo dell’abbandono di Roma da parte delle istituzioni: piazza Vittorio. A realizzarla è stato il Coordinamento di ribellione dei rioni e dei quartieri di Roma, che vede insieme cittadini dell’Esquilino, Tor Sapienza, Tor Pignattara, Marconi, Tuscolano, Monteverde e Pietralata. L’associazione aveva già partecipato anche alla Marcia contro il degrado che si è svolta alla fine dell’anno scorso. Un invito alla ribellione «Italia ribellati, ti vogliono distruggere», «No alla prostituzione in strada», «Basta illegalità diffusa», «Basta all’immigrazione senza regole», «Regole uguali per tutto il commercio» si leggeva sui cartelli affissi ai cancelli dei giardini di Piazza Vittorio, ai quali si sono anche incatenati alcuni cittadini. «Da mesi chiediamo che Marino convochi il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica sul degrado all’Esquilino e lui, invece, riceve solo il regista Sorrentino, ignorando i cittadini», ha spiegato Augusto Caratelli, del Comitato Difesa Esquilino Roma Caput Mundi, precisando che la protesta riguarda diversi quartieri. «Oggi parte la ribellione dei cittadini di Roma», ha aggiunto, dicendo «basta degrado, illegalità, scarsa sicurezza, sporcizia, immigrazione selvaggia». Avanti fino alle dimissioni di Marino Nessuna deriva razzista, hanno assicurato i manifestanti, che chiedono DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 per la mercanzia lungo i Fori. Fori, l’inganno di Marino Chi aveva bollato la pedonalizzazione dei Fori come un inganno di Marino aveva visto giusto, purtroppo. ommercianti, molti cittadini, automobilisti e, in Campidoglio, il centrodestra, aveano avvertito che, come quasi ogni zona pedonale di Roma, anche i Fori avrebbero fatto la triste fine di essere abban- donati al degrado, allo spaccio, alla criminalità, ai venditori ambulanti irregolari che si litigano le zone dove esporre la loro merce. Quelle critiche si sono rivelate profetiche. Tra l’altro non ci vuole la Sibilla cumana per constatare che in assenza di controlli, con le forze dell’ordine ridotte all’osso, con i vigili in sciopero contro Marino un giorno sì e l’altro pure, anche i Fori pedonalizzati sono destinati a diventare una zona franca. solo che «chi sta a Roma si comporti da romano, segua usi e costumi di dove vive». Quindi, basta alla trasformazione di intere zone della città in «suk abusivi», in cui è difficile anche capire cosa succeda davvero. «In 50 metri di via Principe Amedeo», ha detto ancora Caratelli, «ci sono oltre dieci Money Transfer, e nella zona abbondano le attività commerciali inesistenti e utilizzate per altri fini, per non parlare – ha aggiunto – delle quattro moschee camuffate dietro centri culturali islamici».«La situazione è molto difficile, continueremo la nostra battaglia durissima con nuove iniziative, fino alle dimissioni del sindaco Marino», ha concluso il portavoce del Comitato. Affittopoli a Roma, la storica sede del Pci non si vende più Secolo DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 d’Italia 7 Francesco Severini Si arricchisce di un nuovo capitolo l’affittopoli capitolina che sta caratterizzando da un po’ di giorni la prima pagina del quotidiano romano Il Tempo. Nella lista dei “graziati” dalla giunta di centrosinistra – scrive oggi Francesca Pizzolante – è finita anche la storica sede del Pd in via dei Giubbonari. Originariamente la sede era inclusa nell’elenco degli immobili da mettere sul mercato in base alla delibera 88 firmata dalla giunta Alemanno. Nel passaggio dal centrodestra al centrosinistra di Ignazio Marino però qualche mano generosa ha pensato bene di sbianchettare il civico di via dei Giubbonari. La storica sede comunista non sarà dunque dismessa. “È andata peggio – scrive Il Tempo – ai compagni di via Gioacchino Belli 9, dove è domiciliata Rifondazione comunista. Il bene in questione, 30 metri quadrati che al Comune risultano occupati senza titolo, sarà dismesso”. Le opposizioni non ci stanno Le opposizioni sono ora sul piede di guerra. Secondo Alfio Marchini «gli immobili vanno prima valorizzati e poi venduti». Il capogruppo di Fdi Fabrizio Ghera chiede un’indagine patrimoniale sugli inquilini «prima di concedere lo sconto del 30 per cento» sull’acquisto. Duro anche il consigliere di Fi Ignazio Cozzoli, che ricorda come il provvedimento sia atteso al varco da oltre 7mila emendamenti e ordini del giorno. Pure Marcello De Vito (M5S) annuncia «battaglia» su un provvedimento che definisce «illegittimo». Picchiarono selvaggiamente un anziano, in manette due rumeni Redazione I carabinieri del Nucleo operativo di Bassano del Grappa hanno arrestato, nella notte, due rumeni, un uomo ed una donna, accusati di aver selvaggiamente picchiato e poi rapinato un anziano nella sua abitazione. Per le lesioni riportate, la vittima, un novantenne di Romano d’Ezzelino (Vicenza), ha dovuto subire un ricovero in ospedale per circa un mese. Il fatto è avvenuto la notte del 22 luglio scorso. I malviventi, una donna e un uomo, sono entrati nella casa dell’uomo che vive solo. I due, a volto coperto, l’hanno sopraffatto, e poi preso a calci e pugni. Dopo averlo legato e rapinato di due orologi e di una medaglia commemorativa di scarso valore, in Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci cui era raffigurata la moglie morta, gli indagati sono fuggiti, lasciando l’uomo in gravi condizioni. Retata di albanesi a Padova Operazione anti-crimine, nelle stesse ore, anche nel Veneto. I Carabinieri della Compagnia di Padova hanno arrestato 7 albanesi dediti ai furti in appartamento, rapine e sequestro di persona. L’operazione, scattata alle prime ore di oggi e che ha portato anche a numerose perquisizioni, non è ancora conclusa. È di oltre 300 mila euro il bottino complessivo dei colpi messi a segno dalla banda tra le province di Padova, Bologna, Vicenza, Fermo, Ancona, Roma, Ascoli Piceno e Pesaro Urbino. Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250