Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù

Transcript

Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
ZENIT
ZI10122003 - 20/12/2010
Permalink: http://www.zenit.org/article-24998?l=italian
Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
Cresce sul web l'interesse dei giovani per gli ideali cristiani
di Renzo Allegri
ROMA, lunedì, 20 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Il 26 settembre scorso, a Roma, è stata beatificata una
ragazza italiana, Chiara Luce Badano, morta nel 1990, quando non aveva ancora compiuto 19 anni. La sua
giovane esistenza è stata stroncata da un tumore alle ossa che ha trasformato l’ultimo anno della sua vita in un
autentico martirio. La cerimonia della beatificazione si è tenuta al Santuario del Divino Amore vicino a Roma
con un grande concorso di gente: oltre 25 mila persone, in gran parte giovani.
Chiara faceva parte del Movimento dei Focolari, movimento che ha una enorme diffusione in tutto il mondo
ed erano giunte delegazioni di giovani da 57 Paesi, dei quattro continenti. Un vero evento. In genere, però,
passata la festa, tutto torna nel silenzio. Non è così per Chiara Luce. Intorno a lei si è acceso un interesse che
continua ad aumentare. Non sostenuto e facilitato dei mezzi di comunicazione, che se ne sono interessati al
momento della beatificazione ma neppure con grande entusiasmo. E’ un interesse che vive soprattutto di
“passa parola”, e a tre mesi dalla beatificazione è così eclatante da costituire un caso.
"E’ veramente incredibile la simpatia che questa ragazzina sta suscitando tra i giovani in tutto il mondo", dice
Carla Cotignoli, responsabile dell’Ufficio informazioni del Movimento dei Focalari. "Ogni giorno riceviamo
e-mails, SMS, lettere, telefonate. Ma sono soprattutto i canali della rete, quelli tipici dei giovani a dare le
misura di quanto sta accadendo. Per esempio, su 'GloriaTV', sito internet internazionale su cui vengono
caricati video di argomento cattolico, sono pubblicati 38 video che parlano di Chiara Luce e della sua
Beatificazione, visualizzati complessivamente quasi 90.000 volte. Su Youtube sono più di 300 i video
concernenti la figura di Chiara Luce, visualizzati circa 540.000 volte. Su FACEBOOK si trovano 7 pagine a
lei dedicate, in italiano, inglese, greco, sloveno, serbo, con 27200 iscritti. Innumerevoli i siti, i blog dove si
parla di lei, e il tutto è in continuo aumento".
Nata a Sassello, in provincia di Savona e diocesi di Acqui, Chiara era figlia di un camionista e di una operaia,
cattolici ferventi, che avevano trasmesso alla bambina la loro fede religiosa, semplice ma vissuta. A nove
anni, Chiara conosce il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, e ne resta affascinata. Entra a far
parte del settore “Gen3”, una sezione del Movimento riservata a ragazzi e ragazze dai 9 ai 17 anni, e scopre il
mondo della spiritualità, del Vangelo. Con l’aiuto dei genitori e del movimento dei Focolari, inizia un
percorso spirituale spontaneo e straordinario, guidata soprattutto da ispirazioni della Grazia Divina. Chiara
Lubich percepisce la bellezza interiore di quell’adolescente e la segue con particolare affetto. Fu lei ad
aggiungere al nome di battesimo, Chiara, quello di Luce, per indicare l’intensa luminosità che si irradiava
dall’animo di quella bambina, nome che le è rimasto, e tutti la conoscono come Chiara Luce.
Il percorso verso la maturità spirituale è stato breve. A 17 anni, Chiara Luce viene colpita da un osteosarcoma
che trasforma la sua esistenza in un tremendo calvario. Le certezze spirituali che aveva assimilato diventano la
luce immensa che la sostengono nella bufera delle sofferenze e le fanno accettare la croce della morte come
Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
1
ZENIT
un dono d’amore per Gesù crocifisso. In genere, quando sentiamo parlare di una ragazza che è vissuta da
santa, ci immaginiamo una persona lontana nel tempo, timida e riservata, tutta presa da preghiere e opere pie,
totalmente estranea alla vita normale della gente, da risultare quasi una entità di fantasia. In questo caso,
invece, si tratta di una ragazza del nostro tempo. Una di quelle che vediamo per la strada, all’uscita dalle
scuole, felici e chiassose. Prima di essere colpita dalla malattia, Chiara Luce era un terremoto di vitalità e uno
schianto di bellezza. Sportiva scatenata, amava la montagna, il mare, il nuoto, il tennis, i pattini a rotelle, la
musica, il ballo, le canzoni.
"Possedeva una vitalità contagiosa", dice Mariagrazia Magrini, vice postulatrice della causa di beatificazione
di Chiara Luce. "Incantava i suoi coetanei, soprattutto i ragazzi che rimanevano affascinati dalla vitalità, dal
suo sorriso e dalla luminosità del suo sguardo. Ma, nonostante l’incontenibile voglia di divertirsi, Chiara
aveva anche un comportamento gioiosamente legato ai valori religiosi e nessuno è mai riuscito a distrarla da
quei suoi ideali. Era lei, invece, che attirava a sé chi le stava attorno".
"Chiara è un esempio che rivela l’esistenza di una meravigliosa realtà purtroppo quasi sconosciuta al grande
pubblico", dice monsignor Giuseppe Maritano, il vescovo che cresimò Chiara Luce, che la seguì
spiritualmente nei momenti difficili della malattia e che fu il promotore della sua causa di beatificazione. "Il
mondo d’oggi è succube dei mezzi di comunicazione. I quali sono morbosamente attenti ai comportamenti
trasgressivi, ai fatti scandalistici, alle espressioni superficiali e negative della vita. Divertimento, sesso,
denaro, droga, libertà sfrenata, egoismo, indifferenza ideologica e religiosa, sono le tematiche che fanno
notizia per i media del nostro tempo. E vengono trattate con enfasi, con ossessione martellante al punto da far
pensare che non esista altro nel mondo d’oggi. Ma non è così. Per fortuna, c’è anche un mondo diverso, una
gioventù diversa, che segue ideali diversi e straordinari. Lo veniamo a scoprire di tanto in tanto, quando certi
fatti di cronaca si impongono all’opinione pubblica e quindi i media sono costretti a interessarsene"
“Sembra quasi impossibile”, dico a monsignor Maritano “che una ragazza così giovane sia una santa”. “La
santità non è riservata a persone adulte, ad appartenenti a ordini religiosi e cose del genere", risponde
monsignor Maritano. “La santità consiste nella perfetta unione con Cristo. La grazia di Dio chiama tutti gli
uomini alla santità, ma diverse sono le risposte che le persone sanno dare. Chiara Luce ha risposto alla
chiamata con generosità eroica, anche se era ancora una ragazzina”.
Un caso eccezionale.
Monsignor Maritano: "Niente affatto. Ce ne sono tanti, che restano sconosciuti all’opinione pubblica, ma sono
reali e concreti. All’apparenza, Chiara era una ragazza normalissima. Uguale alle sue coetanee. Ma è stata la
sua risposta a Dio ad essere eccezionale. Chiara era figlia di persone umili, e riservate, cattoliche, che
mettevano in pratica la loro fede nella vita di ogni giorno. Pregavano insieme e si sforzavano di amare Dio e il
prossimo. Chiara è cresciuta in questa famiglia, ha assimilato i valori cristiani dei genitori, ma poi, è stata lei,
per sua libera scelta, a volerli praticare con grande dedizione. Sta in questa 'libera scelta' la sua santità".
Che genere di educazione ha avuto?
Monsignor Maritano: "Fin da bambina ha imparato a pensare a Dio come a un 'vero' padre, a Gesù come un
amico, un fratello. Il suo motto, fin da piccola era: 'Se Gesù lo vuole, lo voglio anch’io'. E’ stata fedele a
questo principio anche quando il suo 'sì' ha richiesto un coraggio eroico".
A scuola e tra i coetanei non si sentiva un pesce fuori d’acqua?
Monsignor Maritano: "A nove anni ebbe la fortuna di conoscere il Movimento dei Focolari di Chiara Lubich e
volle farne parte. Quello dei Focolarini è un Movimento di famiglie laiche che si impegnano a vivere il
Vangelo. La bambina è cresciuta in quel Movimento e certamente si sentiva, in un certo senso, protetta
Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
2
ZENIT
quando certi coetanei la prendevano in giro per la sua fede, soprattutto alle medie e al liceo. Ma, pur soffrendo
a volte, non ha mai rinunciato a testimoniare le proprie convinzioni. E alla fine il suo comportamento leale e
deciso ha conquistato la stima e la fiducia di tutti".
Era una ragazza molto bella, simpatica, attraente. Aveva dei corteggiatori?
Monsignor Maritano: "Era un bella ragazza e aveva un carattere estroverso, vivace, simpatico. Il suo cuore di
adolescente si infiammava, come quello di tutte le ragazze. Sentiva forte l’attrazione per qualche compagno.
Dagli atti del processo risulta che ebbe dei piccoli flirt, ma trovandosi di fronte a richieste che contrastavano
con le sue convinzioni morali, ebbe il coraggio, magari con le lacrime agli occhi, di troncare subito. Sognava
il grande amore, il principe azzurro con il quale formare una famiglia e avere dei figli. E aspettava che
arrivasse l’età e il tempo giusto per realizzare il suo grande sogno".
Quando si è manifestata la malattia?
Monsignor Maritano: "Mentre frequentava il liceo. Un tumore alle ossa. Una malattia atroce che in due anni la
portò alla morte. Il periodo della malattia fu quello della 'grande prova'. In famiglia e nel Movimento dei
Focolari aveva imparato la teoria del vivere cristiano. La malattia fu la 'pratica'. E lei si comportò da grande
campionessa. Quando le dissero che aveva un tumore maligno, certamente si spaventò, ma per poco. Rifletté,
e poi ebbe il coraggio di dire come sempre: ìSe lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch’io'.
La malattia fu dolorosissima. Quel tipo di tumore provoca spasmi lancinanti. Venne sottoposta a vari
interventi chirurgici, a infiltrazioni, biopsie, analisi invasive, chemioterapie pesanti, con effetti collaterali
distruttivi. Furono due anni di autentico martirio fisico e psichico ma Chiara non perse mai la calma, mai il
sorriso. Era determinata a sopportare tutto per amore di Gesù. Sembrava immune al dolore ma il suo
nascondere la sofferenza era solo un modo per tranquillizzare la famiglia. Ad un certo momento, la malattia
paralizzò le sue gambe. Immobilizzata a letto, volgeva spesso lo sguardo verso l’immagine di Gesù che teneva
sul comodino e da quel gesto si capiva che stava davvero soffrendo, che il male era in quel momento davvero
insopportabile".
Come era negli ultimi mesi di vita?
Monsignor Maritano: "Uno scrigno di forza e di fede esemplari. Il suo unico scopo in quei momenti tremendi
era offrire il dolore che provava a Dio, certa che Lui avrebbe saputo come disporne. La sua totale fiducia nel
mistero della sofferenza era immensa. Rifiutava la morfina perché diceva che le toglieva lucidità e le
impediva di parlare con Gesù. E disse anche che non avrebbe più chiesto a Dio di venire a prenderla per
portarla in Paradiso perché poteva sembrare che lei non volesse più soffrire. Diceva: 'Se adesso mi
chiedessero se voglio camminare, direi di no perché così sono più vicina a Gesù'. Le fu proposto di andare a
Lourdes a chiedere la guarigione alla Madonna. Non volle. 'Non credo che la mia guarigione rientri nel piano
di Dio', ripeteva".
Ho letto che riceveva amici e parenti sempre con il sorriso.
Monsignor Maritano: "E’ vero. Nonostante la sofferenza insopportabile, Chiara era sempre sorridente e aveva
una parola di incoraggiamento per chiunque andasse a trovarla. Era lei, nel letto, demolita dalla malattia, a
dare speranza alla famiglia e agli amici. Chi la avvicinava, riceveva qualche cosa da lei. Perfino alcuni medici,
indifferenti verso la religione, cambiarono atteggiamento. Era incredibile la maturità spirituale che quella
ragazzina di diciotto anni dimostrava. Un’altra, al suo posto, avrebbe cercato il conforto dei genitori e invece
era lei a distribuire loro forza e coraggio. Diceva a sua madre: 'Fidati di Dio. Quando io non ci sarò più, segui
lui e troverai la forza per andare avanti'. E poi: 'Gesù mi aspetta. Quando viene a prendermi, io sono pronta.
Quando morirò non soffrirò più. Andrò in cielo dove vedrò Gesù e la Madonna. Sarò tanto, ma tanto felice'".
Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
3
ZENIT
Quali furono le sue ultime parole?
Monsignor Maritano: "Furono per la madre. Le disse 'ciao', come una qualsiasi ragazza in procinto di partire
per un viaggio. 'Ciao, mamma. Sii felice, io lo sono'".
Chiara Luce non è un caso unico nel mondo giovanile di questo nostro tempo, apparentemente privo di valori
religiosi e spirituali. Carla Cotignoli, la responsabile delle informazioni del Movimento fondato da Chiara
Lubich, mi ha detto che ci sono altri cinque giovani che in vita militavano nel Movimento dei Focolari, dei
quali è in corso il processo di beatificazione. Ecco i loro nomi:
Alberto Michelotti, genovese, morto nel 1980, a 22 anni. La sua vita fu caratterizzata da un grande amore per
tutti, soprattutto per i meno fortunati e questo amore nasceva dal suo incontro con Gesù. Scrisse: “C'è
Qualcuno che entra sempre più nella mia giornata, è Gesù”.
Carlo Grisolia, anche lui genovese, amico di Michelotti, morto nel 1980, a 20 anni, stroncato da un tumore
fulminante. Poco prima di morire disse agli amici: “Siate pronti a dare la vita gli uni per gli altri. Offro la mia
vita per tutti voi, ma soprattutto per tutti quelli che soffrono, per i ragazzi del mio quartiere, per la mia
parrocchia e per il mondo unito”.
Daniela Zanetta, di Maggiara, in provincia di Novara, morta nel 1986, a 24 anni. Era affetta da una rarissima
malattia che le provocava in tutto il corpo bolle e lacerazioni alla pelle con sofferenze terribili, e spesso
doveva essere ricoverata in ospedale. Poco prima di morire scrisse in una lettera: “Vorrei gridare a tutti che la
vita di ogni creatura è sacra e bella. Ho una seria malattia della pelle; ho perso i miei capelli, le mie unghie e
ho dovuto farmi estrarre tutti i denti… Ma credo in Dio, lo amo intensamente e lo ringrazio per avermi donato
la vita, perché ogni giorno che mi regala è un'occasione in più che ho per amarLo e per servirLo”.
Maria Orsola Bussone, torinese, morta nel 1970, a 16 anni. Pochi mesi prima di morire, scrisse: “Sarei
disposta a sacrificare la mia vita, perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio!”.
Santa Scorese, di Bari, morta nel 1991, a 23 anni. Era una ragazza piena di vita, amava la musica, cantava a
suonava la chitarra. Scrisse: “Tutto è amore perché Dio ci ama immensamente… Sarei disposta a sacrificare la
mia vita, perché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio!”
Una storia speciale è quella che riguarda un diciassettenne, che si chiamava Charles Moats. Era un
afroamericano vissuto a Chicago al tempo di Martin Luther King e dei violenti scontri razziali in quella città e
in tutti gli Stati Uniti negli anni Sessanta del secolo scorso. Charles aveva una difficile situazione familiare:
non conosceva il padre e sua madre era alcolizzata. Viveva in uno dei quartieri-ghetto della città, segnato da
violenza, povertà, emarginazione. Era destinato quindi a una esistenza traviata in tutti i sensi. Ma un giorno
conobbe dei ragazzi del Movimento dei Focolari, che divennero suoi amici speciali e frequentandoli trovò il
grande ideale: Gesù, l’amore per Gesù.
Nel suo cuore si sviluppò l’impegno concreto per l'unità tra gli uomini, secondo il messaggio evangelico, al di
là e al di sopra di tutte le diversità sociali, razziali, religiose. Purtroppo, quegli ideali gli costarono la vita e un
giorno venne assassinato. Ma il suo esempio è diventato una fiaccola che ancora arde e illumina, grazie a un
gruppo artistico, che si chiama Gen Rosso, composto da 18 persone provenienti da 9 diverse nazioni, nato
proprio al tempo della morte di Charles e diventato poi famoso in tutto il mondo. Questo gruppo, che fa parte
del Movimento dei Focolari, ha trasformato la storia di Charles in un musical dal titolo “Streetlight”, e l’ha
portata e continua a portarla con successo in giro per il mondo.
Un’altra storia emblematica è quella del francese Jacques Fesch. Un giovane che non apparteneva a nessun
movimento spirituale, anzi rappresentava quella parte di giovani che vengono definiti “i perduti” la “gioventù
Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
4
ZENIT
bruciata”. Nato in Francia nel 1930, apparteneva a una famiglia cattolica e anche ricca, essendo suo padre un
noto banchiere. A 17 anni, Jacques si ribella contro l’educazione ricevuta, abbandona la religione e inizia una
vita sregolata. Sposa civilmente una ragazza che aveva messo incinta, ma poi abbandona moglie e figlia, ed ha
un figlio da un’altra donna. Pensa di girare il mondo in barca, ma i suoi non gli danno i soldi per comperare la
barca. E lui, nel 1954, per avere quella barca, tenta una rapina in banca e uccide un poliziotto. Viene arrestato,
processato e condannato a morte. La sentenza fu eseguita il primo ottobre 1957, quando Jacques aveva
soltanto 27 anni.
In seguito, si venne a sapere che, in carcere, Jacques si era convertito. Anche lui era stato folgorato dalla
Grazia di Dio e negli ultimi tre anni aveva tenuto una condotta esemplare. Il suo Diario, poi pubblicato, e le
lettere ai parenti e agli amici, sono un documento commovente e inconfutabile. Così importante da convincere
il cardinale di Parigi, Jean-Marie Lustiger, ad aprire, nel 1993, il processo di beatificazione di questo giovane
assassino. Il 2 dicembre 2009, anche Benedetto XVI ha citato, in piazza San Pietro, il nome di questo giovane.
E’ difficile immaginare che cosa possa accadere nel profondo della coscienza di una persona. Quello è il
luogo dell’incontro inevitabile con Dio. E, se appena la persona ascolta e si apre alla Grazia, tutto diventa
possibile, sia che quella persona provenga da una famiglia credente, sia che abbia percorso le strade della
perdizione. Chiara e gli altri giovani sulla vita della beatificazione sono la punta di un iceberg, costituito da
innumerevoli ragazzi e ragazze del nostro tempo “innamorati” di Gesù. Un iceberg enorme, ma sconosciuto
perché naviga in un mare strano, che lo ignora e fa di tutto perché nessuno ne parli. Ma, per fortuna, c’è, ed è
ciò che conta.
| More
© Innovative Media, Inc.
La riproduzione dei Servizi di ZENIT richiede il permesso espresso dell'editore.
Chiara Luce e gli altri innamorati di Gesù
5