prologo: monte olimpo saint seiya the zeus, 1° episodio
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prologo: monte olimpo saint seiya the zeus, 1° episodio
PROLOGO: MONTE OLIMPO Una figura solitaria avanzava ai piedi del Monte Olimpo, incedendo maestosa sull’erba umida. Indossava un lungo impermeabile e un cappellaccio a falda larga copriva la sua testa. Le ombre della notte, obbedendo ai suoi comandi, ricoprivano il suo volto, impedendo a qualunque indegno mortale di vederlo. Improvvisamente una fitta nebbia calò sulla montagna. La figura si fermò e sorrise. Alla nebbia fece seguito un vento impetuoso e la figura si mise a ridere di gusto. Di scatto alzò le braccia e, non visto dai comuni esseri umani, il terreno dell’Olimpo si frantumò in più punti, lasciando che quattordici misteriose costruzioni sorgessero come dal nulla. Egli si tolse il cappello e l’impermeabile, senza smettere di ridere, rivelando la sua vera forma. Un armatura dorata lo ricopriva completamente, senza lasciare alcuno spiraglio, e nella sua mano apparve un’alabarda, la cui punta brillava della forza del fulmine. Le 14 costruzioni sorte sull’Olimpo erano le quattordici Dimore Divine e lui era ZEUS, IL PADRE DEGLI DEI! SAINT SEIYA THE ZEUS, 1° EPISODIO: LA BATTAGLIA RICOMINCIA! L’INESTINGUIBIL ODIO! Erano passati ormai cinque anni dall’ultima guerra sacra e il Santuario era ormai vuoto, privato della presenza dei grandi guerrieri che lo proteggevano, i Cavalieri d’oro. I pochi guerrieri sopravvissuti si erano ormai dispersi, e solo Shun, Ikki e Jabu erano rimasti in Giappone. Hyoga era tornato in Siberia e ovviamente Shiryu era con Shun Rei a Goro Ho. Gli altri Cavalieri di Bronzo si erano recati ai rispettivi luoghi di allenamento, qualcuno si era fermato in Grecia. Kiki si stava allenando e nel giro di pochi mesi avrebbe ottenuto l’armatura dell’ariete e sarebbe divenuto il nuovo custode del tempio del Montone Bianco. Saori Kido era tornata in Giappone, convinta che le battaglie fossero ormai finite e che la pace tra gli dei fosse ormai consolidata. E sempre in Giappone, in una stanza isolata dell’ospedale privato della fondazione Grado, si trovava il corpo esanime di un eroe che non aveva esitato a sacrificarsi pur di salvare la terra e i propri amici: Seiya di Pegasus! Il giovane sembrava morto dopo essere stato colpito dalla sacra spada di Ades, ma subito dopo la battaglia, quando Atena ebbe trasportato i suoi guerrieri di nuovo sulla terra, alla luce del sole, i campioni si accorsero che un flebile cosmo proveniva ancora dal corpo dell’amico. Ma da allora Seiya non si era più svegliato. Vista la lunga durata del coma, i dottori avevano perso ormai ogni speranza. Ma la signorina Kido continuava a credere in lui. D’altronde i dottori non potevano immaginare di avere di fronte un uomo in grado di sconfiggere un Dio… Andromeda si era stabilito a Villa Kido e, lieto di non essere più costretto a combattere, passava il suo tempo libero a correre per i boschi della villa. Aveva anche iniziato a frequentare una scuola, per poter così sperare di trovare un buon lavoro. Ma purtroppo la tanto agognata pace era ancora lontana. Shun rientrò di corsa in casa. Da quando non combatteva più, sentiva sempre una grande energia dentro di sé e la forza della nebulosa a volte scalpitava per emergere. Ma quando fu dentro, ebbe una strana sensazione, sentì un cosmo familiare provenire dal salone, ma non riusciva a riconoscerlo. Bussò ed apri la porta, trovandosi di fronte un ragazzo biondo, slanciato, sui venti anni, che teneva in mano una custodia da flauto traverso e indossava una giacca. “Ma tu…” balbettò il cavaliere, riconoscendo il musicista “… tu sei Sorrento, il Generale degli Abissi!”. Poi spostò lo sguardo verso il tavolo, a cui era seduta, insieme a Saori Kido, un’altra vecchia conoscenza del Cavaliere, capelli blu come l’Oceano, vestito in maniera simile a Sorrento, ma con un’aria ben più nobile. “Poseidone…” osservò meravigliato il ragazzo, che già in passato aveva visto da vicino il volto di Julian Solo. Nel ragazzo viveva di nuovo il Dio! La situazione sembrava piuttosto grave. “Mi ricordo di te, tu sei il cavaliere di Andromeda” commentò Sorrento “Il mio signore è tornato, come puoi vedere, ed è qui per parlare con Atena. Non ti preoccupare veniamo in pace”. “Già, noi veniamo in pace. Ma temo che saremo i soli…” continuò il Dio. “Shun, Julian è qui per un motivo molto importante” disse Saori Kido “e penso tu possa immaginare quale sia…” Sì, in fondo alla sua anima, nelle profondità più nascoste del suo cosmo, lui sapeva: la pace era finita. “Mi spiace, cavaliere, ma dobbiamo prepararci a una battaglia di molto superiore a tutte quelle che avete affrontato finora, e con forze molto ridotte a causa dello scontro con Ades di cinque anni fa. “ continuò allora Atena. “Una battaglia da cui nessuno, nemmeno noi due potremo astenerci.” aggiunse Poseidone. La porta della stanza si aprì improvvisamente. Apparvero Shiryu e Hyoga, tornati in anticipo dalle loro “vacanze”. Anche loro, come Shun, avevano avvertito un immenso cosmo in Grecia, strano e potente, superiore a quello di Thanatos e Hypnos messi insieme, ma come Shun speravano di avere sbagliato. Ciononostante avevano deciso di tornare a palazzo, al fianco della loro dea. “Allora è come pensavamo…” commentò freddamente Shiryu “torneremo a combattere per la Dea, e forse stavolta moriremo sul serio…”. Saori annuì, triste. Poi riprese: “Sembra che inaspettatamente tutti i principali dei olimpionici si siano incarnati nuovamente proprio nello stesso tempo e che siano risorte sull’Olimpo le loro dimore. E’ da lì che proviene l’immane cosmo che avrete certamente avvertito negli ultimi giorni… Né io né Poseidone sappiamo quale possa essere la causa dell’accaduto, ma fra poco dovremmo avere maggiori notizie. Sta arrivando un messaggero…” La dea non fece in tempo a completare la frase che i quattro guerrieri avvertirono un cosmo spaventoso provenire da un angolo della stanza. Si voltarono in quella direzione e videro uno spettacolo che mai avrebbero potuto immaginare: Ikki era a terra, svenuto, privo delle sue vestigia e di fianco a lui, in piedi, c’era una nuova figura coperta da un’armatura blu e bianca. Al posto dell’elmo aveva un diadema, ma per il resto tutto il suo corpo era protetto. Ai piedi aveva delle ali blu e stringeva in mano un lungo Bastone. Atena intervenne:”Ermes! Cosa hai fatto a Ikki?”. I cavalieri si guardarono esterrefatti: in una sola stanza, in Giappone, si riunivano in quel momento ben tre divinità! L’ospite rispose prontamente: “Porto una lieta novella dal signore nostro Zeus, Dio degli Dei. Gli olimpionici sono risorti e hanno il potere. Torneranno infine a regnare sul mondo e noi saremo alfin felici come un tempo. Per compiere questa grandiosa impresa, però, c’è una condizione che deve essere soddisfatta”. I cavalieri già immaginavano quale fosse questa condizione. “L’Umanità tutta, a cominciare dai Cavalieri di Atena, che hanno turpemente affrontato il potere di non uno, ma due dei, DEVE ESSERE DISTRUTTA!”. I Guerrieri si guardarono, tristi… La Guerra era ricominciata. SAINT SEIYA THE ZEUS, 2° EPISODIO: UN ALLEATO RISORTO: SULLE ALI DI PEGASO! “Non capisco Ermes! Perché mio fratello dovrebbe pretendere la morte di tutta l’umanità?” Obiettò Poseidone. “Non vorrei contraddire un dio importante come voi, onorevole Poseidone, ma questo non vi riguarda! Queste preoccupazioni, lasciatele a questa umanità decaduta! In passato Zeus nostro signore ha tollerato sin troppo le scempiaggini dell’uomo e dei semidei. E’ finalmente ora che l’uomo paghi. “ “Eppure mio padre è sempre stato benevolo nei confronti dell’uomo..” li interruppe Saori Kido. “Benevolo?” Rispose il messaggero “La verità è che Zeus ODIA l’uomo, così m’ha detto. Ad ogni modo la cosa non ci riguarda. Voi dovete tornare alle vostre dimore entro tre giorni, o subirete la furia divina, che si abbatterà su tutta la terra tranne che sull’Olimpo.” fu la risposta del messaggero. I Cavalieri erano sgomenti. Cosa fare? Guardavano smarriti la signorina Saori, in cerca di una risposta nei suoi occhi. Poi diressero lo sguardo a Ikki. Ermes se ne rese conto e aggiunse: “Il vostro amico è comunque destinato a morire. L’ho attaccato io, per testare la forza di voi cavalieri, e direi che è molto ridotta… Non sarete un problema…” “Folle!!!” echeggiò la voce di Shiryu. “Cosa? Dai a me del folle? Sei dunque pazzo al punto di sfidare, solo, un Dio?”. “No, non è solo” fece eco Shun “ci siamo noi con lui!”. Anche Hyoga annuì. Shun, vedendo il fratello ridotto in quello stato, non riuscì a resistere e liberò il suo cosmo, attaccando il Dio: “Onda della nebulosa!!!”. Saori Kido non fece in tempo a gridare “No Shun!” che il cavaliere era già a terra. Non aveva visto alcun colpo partire da Ermes. “Ti è piaciuto?” lo schernì il dio “Era semplicemente un mio pugno… portato ad una velocità doppia rispetto a quella della luce!!”. Shun, colpito da un Dio senza nemmeno indossare la propria armatura, non riusciva neanche più a capire quello che Ermes gli stava dicendo. Ma gli altri cavalieri lì presenti capirono e tremarono. “Dunque gli dei superano di tanto la velocità della luce?” domandò Hyoga allarmato. Atena rispose “Gli dei sono i soli a poter superare tale velocità, e tra loro solo Ermes riesce a doppiarla, per questo sin dai tempi mitologici nell'Olimpo ha sempre rivestito il ruolo di Messaggero”. “M… Maledetto…” ringhiò Ikki, che stava rinvenendo e aveva capito ciò che era successo a suo fratello. Ermes lo ignorò e concluse. “Allora vi aspetto sull’Olimpo entro tre giorni: so che ci sarete, dopotutto le alternative sarebbero morire con gli uomini… o combattere e sconfiggere tutte le divinità greche, Zeus compreso! Impresa impossibile non solo per un uomo, ma anche per un Dio!”. Shiryu intervenne “Te l’ho detto: sei un folle!” “Ancora tu, capellone?!” “Sì io, nunzio alato! E ti dico che sei due, tre, quattro volte folle! Un Cavaliere di Atena non si arrende per nulla al mondo. Quando tutto è perduto, quando anche la speranza muore, un Cavaliere continua ad avanzare finché possiede il suo cosmo!” “Finché un briciolo di vita brillerà dentro di noi, i nostri corpi combatteranno e difenderanno l’umanità!!!” concluse Hyoga. Ermes sorrise, poi si rivolse agli dei che aveva di fronte: “Spero non siate anche voi di questo avviso…”. Lo sguardo di Poseidone e Atena si fece duro. “Combatteremo” concluse Atena “per questo mondo splendente!”. Ermes scosse le spalle e scomparve nel nulla, superando di nuovo la velocità della luce. Poseidone prese la parola “Sacri guerrieri di Atena, la battaglia che stiamo per affrontare, come prevedevamo, sarà insidiosa e cruenta. Non potremmo biasimarvi se decideste di non combattere” “Non hai sentito quello che hanno detto Shiryu e Hyoga, Poseidone?” sussurrò Ikki tentando di rialzarsi in piedi “Non sarà un pennuto che fa la voce grossa a fermarci” “E poi solo noi tra gli uomini abbiamo speranze contro degli dei, poiché possediamo delle Armature Divine, rinate grazie al sacro sangue della dea Atena!” concluse Hyoga soccorrendo Shun. “Sapevo che avreste parlato così, miei cavalieri” si rallegrò la dea “Ora seguitemi: per sconfiggere Zeus abbiamo bisogno di tutta la forza possibile!”. Dopo pochi minuti i quattro cavalieri erano all’ospedale della fondazione Grado. Shun e Ikki si erano fatti curare dai medici, che avevano fatto loro alcune fasciature all’addome e alla testa: nel giro di un giorno o due sarebbero stati meglio. Peccato non avessero tutto quel tempo… Poi il gruppo si diresse verso la stanza di Pegasus. La signorina Saori fece cenno ai cavalieri di restare fuori ed entrò nella stanza. Si sedette sulla sedia che veniva di solito utilizzata dalla povera Seika, che ancora oggi, dopo cinque lunghi anni, per gran parte della giornata vegliava sul fratello. Ma in quel momento non era lì. D’altronde anche lei aveva una sua vita… Atena chiuse gli occhi e strinse la mano del ragazzo. Poi parlò così: “Seiya di Pegasus, sacro cavaliere della dea Atena. Mille battaglie hai affrontato in pochi anni di vita. La gioventù ti è stata rapita. E la colpevole, mio malgrado, sono io. Ti battesti valorosamente per il bene e per l’umanità, ma soprattutto ti battesti per la tua dea! Ora un lustro ti divide dal sole, da quando tranquillo percepivi sulla tua pelle il fresco vento autunnale…” Una sottile amarezza prese il sopravvento sulla Dea: non solo Seiya, ma anche molti altri cavalieri ora erano privati di tali gioie, a causa dell’insensatezza di un Dio malvagio… Ma il tempo stringeva, e lei doveva venire al punto:”Ora una nuova guerra si profila all’orizzonte, infrangendo il sogno di pace che noi tutti condividevamo. Il nostro avversario non è un cavaliere ribelle, né un Dio qualunque. Questa volta ci dovremo battere con Zeus, mio padre e signore di tutti gli dei, che non esiteranno a difenderlo.” Fece una pausa, per trattenere le lacrime. Quello che stava per fare era terribile e se ne rese conto solo in quel momento, quando capì che Seiya, a modo suo, ora era in pace con se stesso e col mondo. “Seiya di Pegasus, non esiterò più! Sono qui per un motivo preciso: ci serve assolutamente il tuo aiuto. ALZATI, SEIYA, COMPI DI NUOVO IL MIRACOLO, E TORNA A COMBATTERE PER LA DEA TUA ATENA!!! AIUTACI A SCONFIGGERE GLI OLIMPIONICI!!!”. I ragazzi restati fuori dalla stanza si voltarono in direzione della porta: un cosmo potentissimo era esploso improvvisamente e veniva proprio da lì dentro. Entrarono tutti, compresi Sorrento e Poseidone e si presentò loro uno spettacolo in cui mai avrebbero potuto sperare. La Dea non aveva fatto nulla, aveva solo parlato, ma Seiya l’aveva udita grazie al suo cosmo ed ora era seduto sul letto, lievemente confuso, ma SVEGLIO! Ed era pronto a combattere! Seika quel pomeriggio, una volta arrivata all’ospedale, non avrebbe trovato suo fratello… SAINT SEIYA THE ZEUS, 3° EPISODIO SI RITORNA IN GRECIA! CAVALIERI, BATTETEVI! Vivere per cinque anni in stato comatoso cambia il tuo modo di vedere le cose. Se ne rendeva bene conto Seiya, che ora vedeva con occhi del tutto nuovi l’aereo che già una volta aveva portato in Grecia lui e i suoi amici. Appena rinato, il cavaliere aveva dovuto subito imparare di nuovo a camminare. Ed era riuscito a compiere anche questo miracolo… Certo, barcollava un po’, ma probabilmente avrebbe fatto in tempo a rimettersi del tutto per la Grecia, merito anche dei macchinari per lo sviluppo e il rafforzamento muscolare a cui Saori l’aveva fatto stare collegato per tutti quegli anni. “Atena è sempre stata molto lungimirante” pensò Seiya. Gli altri Cavalieri di Bronzo non erano ancora arrivati. Era l’ultimo momento che avrebbe avuto tutto per sé per parecchio tempo. Sarebbe stato di nuovo gettato sul campo di battaglia, di fianco ai compagni di sempre, che ormai non conosceva più. Certo, con loro aveva potuto scambiare solo poche parole, ma Shun era diventato più reattivo, Ikki sembrava più calmo del solito. Shiryu aveva sempre la mente rivolta a Shun Rei, visto il forte legame che c’era ormai tra loro, e Hyoga aveva definitivamente cancellato dalla sua mente il ricordo della madre. Però c’era ancora una cosa che li univa: erano tutti dei Guerrieri di Atena, nati sotto lo stesso cielo, con le stesse stelle e lo stesso destino. Modo molto elegante di dire che tutto ciò che ora Seiya aveva in comune con loro era la battaglia e il sangue. E non era più sicuro di voler parteciparvi. Il cosmo di Atena lo scosse. Si voltò e vide lei e tre dei quattro amici di un tempo avanzare verso di lui. Era già ora di partire. Ovviamente Ikki mancava. “Dove sono Poseidone e Sorrento?” domandò il cavaliere di bronzo. “Sono già in Grecia, ci aspettano” fu la risposta della dea “come loro, non dobbiamo esitare e dirigerci subito verso la nostra destinazione. Tuttavia, prima dovete ben sapere a cosa andate incontro.” I guerrieri si posero a semicerchio di fronte a Saori. “Avete potuto assaggiare il potere di Ermes sulla vostra pelle. Come dovreste ricordare, gli Olimpionici possiedono una particolare categoria di sacre vestigia, le Vesti Divine, armature potenzialmente indistruttibili, ma che possono essere indossate, fatta eccezione per quella di Ermes, solo all’interno del Santuario olimpico. Per questo non ho utilizzato la mia nemmeno contro Ades. Per farla breve, vi sto cercando di spiegare che la potenza di un dio con indosso la sua Veste Divina… è incommensurabile… superiore dunque a qualunque cosmo divino abbiate mai avvertito.” I Cavalieri di Bronzo ascoltavano seriosi, consci che tante parole non avrebbero comunque cambiato la situazione, né il loro dovere… Novelli Titani, avrebbero tentato la scalata all’Olimpo… Il portellone dell’aereo si aprì, il pilota era già dentro che aspettava. “Che siamo pronti o meno” commentò Shiryu “ora non abbiamo più alternative… dobbiamo arrivare fino in fondo!” “Purtroppo è veramente così…” concluse Atena. I quattro ragazzi iniziarono a salire sull’aereo, ma Saori Kido sfiorò la spalla di Seiya “Fermo cavaliere, le cose per te non sono tanto semplici”. Pegasus la guardò negli occhi con aria interrogativa… “Sei stato in coma per tanto tempo e mi sento insensibile a costringerti di nuovo in battaglia, tuttavia abbiamo bisogno di tutti i possibili alleati, questo lo capisci, vero?” “Perché me lo domandi nuovamente? Ne abbiamo già parlato, comprendo la tua posizione… “ “Bene, perché dopo cinque anni di inattività non sappiamo se fidarci delle tue capacità… il tuo cosmo è ancora potente, ma il tuo corpo si è indebolito e forse non è in gradi di gestirlo…”. Seiya si domandò dove Atena volesse arrivare. Dopo averlo destato, dopo avergli precluso la pace del sonno, ora non lo voleva più con loro? Si era dunque ritrovato al mondo, solo, con amici ormai diversi e una sorella sconosciuta, per poi restarsene con le mani in mano mentre gli altri si battevano per l’umanità? Non era giusto, no! Non era corretto! “Quello che ti sto dicendo Seiya, è che quell’aereo non è per te” Ci fu un attimo di silenzio. “Saori, mi vuoi impedire di combattere?” Improvvisamente sei cosmi ostili esplosero alle sue spalle. Si voltò. “Non voglio impedirti di combattere, Seiya, mi hai frainteso. Voglio essere sicura che ci sarai utile. Resterai qui a terra, affronterai questa prova, dopodiché verrai di corsa in Grecia senza utilizzare alcun mezzo di trasporto. Perdonami, ma non posso rischiare che tu sia per noi una palla al piede.” Seiya non lo sapeva, ma nel pronunciare queste parole Atena tratteneva a stento le lacrime. Il Cavaliere di Bronzo osservò attentamente i suoi avversari: Ban del Leone Minore, Ichi dell’Idra, Geky dell’Orso, Nachi del Lupo, Jabu dell’Unicorno e Shaina del Serpentario con indosso le loro splendenti armature! Saori salì anche lei sul velivolo. “Aspetta, Saori! Dove sono le mie vestigia?” “Qui sull’aereo. Te lo restituiremo quando ci avrai raggiunti alle pendici dell’Olimpo. Contro questi avversari non devi averne bisogno, se vuoi affrontare il potere degli dei!” SAINT SEIYA THE ZEUS, 4° EPISODIO LA PROVA DEL NOVE! SEIYA CONTRO TUTTI! L’aereo si librò rumorosamente nel cielo, ma dall’interno il tutto era avvenuto nella più profonda quiete. Shiryu si rivolse alla sua dea: “Signorina Saori, le pare prudente lasciare Seiya in quella situazione? Dopotutto ancora ha difficoltà anche solo a camminare…” Saori inspirò profondamente, poi espirò. “Ti renderai conto, Shiryu, che non avevo alternative. Pegasus deve riprendere il più in fretta possibile tutte le sue forze, e uno scontro diretto di preparazione era l’unico modo accettabile per raggiungere lo scopo… Non ti preoccupare, nessuno lo picchierà fino ad ucciderlo. Non ne hanno motivo. Ma se faranno in modo che si arrenda o che perda i sensi, sarà chiaro che Seiya non è più quello di un tempo, colui che decise di continuare ad alzarsi nonostante fosse di fronte al Dio della Morte!” Il discorso filava. Si trattava solo di aspettare, tutti ne convennero, seppur a malincuore. “E mio fratello?” domandò Andromeda. “Arriverà…” fu la risposta. Seiya volò in alto roteando su se stesso. Un calcio di Shaina portato all’addome. Dall’alto apparve Jabu che lo colpì sulla spina dorsale con il Galoppo dell'Unicorno fino a farlo schiantare a terra frantumando il cemento della pista di decollo. Il corpo di un cavaliere è come quello di un uomo normale, ma fino a un certo punto, sarebbe il caso di dire. Seiya guardò in alto. Già l’aereo stava scomparendo. Ban colpì violentemente il guerriero sul fianco sinistro, costringendolo a rialzarsi. Seiya non riusciva a ragionare con lucidità. Eppure la sua mente avrebbe già dovuto studiare una controffensiva, una strategia adatta a fronteggiare i sei. Un pugno in faccia da parte di Nachi lo fece trasalire. Non poteva essere ridotto a una marionetta, doveva sconfiggerli, doveva essere in grado di battersi per la sua dea. Schivò con un balzo gli artigli di Ichi appena in tempo, ma solo per essere colto dalla stretta di Geki: “Ricordi questo colpo Seiya? E’ molto migliorato dall’ultima volta che l’hai provato, assaggia la mia Presa dell'orso riveduta e corretta!” Questa volta la presa era avvenuta alle spalle, quindi il trucco che aveva concluso lo scontro alle Guerre Galattiche non poteva essere ripetuto. Seiya ricordò la sua investitura, lo scontro con Cassios, i battibecchi con Jabu. Sembravano passati secoli, invece erano poco più di sei anni, di cui lui aveva perso i cinque sesti. Ma in quel periodo aveva capito cos’è il settimo senso, aveva affrontato i potentissimi Cavalieri d’oro e viaggiato verso i Campi elisi. “Allora, Pegasus, ti sei già arreso?” domandò il Cavaliere dell’orsa. Pegasus aveva sconfitto troppi avversari valorosi per lasciare che finisse così. Aveva spezzato troppe vite. “Che delusione!” Doveva farlo per loro. “E dire che ho tanto fantasticato su un nostro possibile confronto, quasi provandone timore. E invece… guardati! Come sei ridotto, ridicola parodia di un cavaliere della dea Atena…” Doveva farlo per loro! Un urlo sovrumano esplose nell’aeroporto privato della fondazione Grado. Era la voce di Geki. Seiya saltò a terra voltandosi a mezz’aria, e guardando negli occhi il suo attuale avversario sentenziò: “Sorpreso? Dubito sarai più in grado di utilizzare la tua famosa presa per qualche mese. Il mio cosmo brucia di nuovo! Lo sento, si è acceso e le tue mani ne hanno già fatto le spese!” Geki si guardò le dita fumanti e cosparse di pustole e bruciature! Era vero: il cosmo di Seiya si era risvegliato, e con esso il suo valore in battaglia! “Ora perdonami Cavaliere dell’Orso, ma siete in sei, e lo scontro non mi pare molto regolare!” Così dicendo Seiya si portò alle spalle del gigante e lo afferrò utilizzando la SUA presa. “SPIRALE DI PEGASUS!”. Fuori uno. Alle spalle di Pegasus apparve dunque Ban. Egli tentò di colpirlo con un calcio, che tuttavia andò a vuoto. Seiya si era già allontanato e posto in linea con Ichi, Nachi e Ban stesso. “COMETA DI PEGASUS!” e i tre erano a terra, svenuti, infilati come spiedini dalla scarica concentrata di colpi. “E bravo Seiya, tutto sommato non sei così male” commentò Jabu portandosi proprio di fronte al guerriero. Jabu in passato era stato geloso di Seiya, su questo non v’era alcun dubbio, ma ora come ora era anche lui un guerriero valoroso e meritava ogni rispetto. Continuò: “Ma io non sono debole come quei quattro, con me non sarà così semplice! Assaggerai la devastazione che può provenire dal leggendario zoccolo dell’unicorno, sacro guardiano dell’immortalità!”. Alzò il piede sopra la sua testa e lo precipitò sulla nuca di Seiya, che incassò e si trovò di nuovo a terra. Ma stavolta fu subito in piedi: incredibilmente, il possente calcio del suo avversario di sempre non gli aveva fatto praticamente nulla. Lo guardò, quasi incredulo, e decise che era il momento di testare il suo colpo migliore, a lungo sopito nel suo braccio destro. “Forse è così, ma comunque non sei alla mia altezza. Non più, cavaliere! Assaggia la furia delle stelle che cadono, astri che si avventano sul tuo corpo inerme! AVVERTI IL MIO COSMO ESPLODERE E RAGGIUNGERE ANCORA UNA VOLTA IL SETTIMO SENSO E CON ESSO LA VELOCITA’ DELLA LUCE?! PROVA A SCHIVARE QUESTO: FULMINE DI PEGASUS!!!” Un fascio di luce discontinuo investì Unicorno, frantumandone le vestigia in buona parte e costringendolo a terra insieme agli altri. Rimaneva solo… “Shaina, dove sei finita?” tuonò Pegasus. Non c’era traccia della sacerdotessa guerriero, il che era strano, considerato che su una pista di atterraggio il campo visivo è piuttosto ampio. Il motivo in realtà era semplice, quasi scontato: Shaina era sopra di lui. “COBRA FULMINANTE!!!” gridò, avventandosi sull’amato come un’aquila in picchiata sulla sua preda. La scarica elettrica del colpo della costellazione del serpentario era superiore a qualunque attacco di un cavaliere di bronzo e Seiya lo avvertì distintamente, particolarmente ora che era privo della sua armatura. Tuttavia non si poteva arrendere. Nonostante sapesse quello che Shaina provava per lui, nonostante fosse una donna e nonostante non avesse motivo di farle del male… lei era tutto ciò che si frapponeva fra lui e la sua dea. E la sua dea, come era ormai chiaro, era tutto ciò che in quel momento significasse veramente qualcosa per lui. Seiya si rialzò e partì all’attacco. La difficoltà stava nel fatto che Shaina aveva già visto tutti i suoi colpi offensivi, li conosceva bene, li aveva anche provati in prima persona, quindi era molto difficile che funzionassero. Anche perché, se ne rese conto, lei era molto più veloce dell’ultima volta che l’aveva vista combattere. Forse addirittura… Seiya si fece avanti a pugni spiegati e direzionò un montante al volto della sacerdotessa, che tuttavia lo schivò con facilità e rispose con una ginocchiata al torace del cavaliere. Lo centrò in pieno, facendolo barcollare, ma non atterrandolo e garantendogli la possibilità di rispondere con una scarica di calci all’altezza della spalla della donna. Dopo aver schivato anche questa offensiva, la Sacerdotessa proseguì con un tentativo di spazzata, abilmente eluso da Pegasus, che spiccò il volo e ricadde a terra con un colpo di tallone. Anch’esso schivato. “Dunque avevo ben compreso l’entità del tuo potere.” disse il cavaliere “Non sei certo rimasta con le mani in mano per tutti questi anni! Ti muovi alla velocità della luce! Sei dunque padrona anche tu del settimo senso?” “E’ esatto. Ora comprendi, Seiya, che non ti è possibile sconfiggermi? Desisti e lascia che per una volta siano gli altri a salvare il mondo! Sopravvivi qui in Giappone e decidi di essere felice!” “Essere felice? Questa possibilità mi è ormai preclusa da quando mi sono risvegliato. Tutto ciò che posso provare è… ardore. L’ardore del mio cosmo, che mi spinge a battermi per Saori. E ora cedi il passo Shaina, lasciami proseguire alla volta della Grecia, il settimo senso non è più sufficiente a sopraffarmi!” La sacerdotessa non riusciva a crederci: l’aura di Seiya stava ancora aumentando, fino a agire su di lei come una forza oppressiva, che le premeva sul petto come una colpa non perdonata. Era un cosmo pari a quello che le era stato possibile avvertire diversi anni prima, nel momento in cui, come poi venne a sapere, Seiya avevo ferito Ades. E prima che Seiya attaccasse, Shaina ebbe una sorte di visione, avvertì distintamente quello che sarebbe successo. Avrebbe riconosciuto il colpo, ma nonostante fosse una delle sacerdotesse guerriere più abili, nonostante padroneggiasse la velocità della luce, nonostante desiderasse più di ogni altra cosa che Seiya restasse lì, in Giappone, al suo fianco, non avrebbe potuto nulla. Si sarebbe ritrovata a terra, la maschera polverizzata come buona parte dell’armatura, quando le meteore sarebbero state lanciate verso di lei. Poi tutto venne inghiottito in un oceano di luce calda e confortevole: “FULMINE DI PEGASUUUUS!!!”