il primo bacio - Società Amici del Pensiero

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il primo bacio - Società Amici del Pensiero
Nome file
041220B&B_GBC3.pdf
data
20/12/2004
Contesto
ALTRO
Autore
GB Contri
Liv. revisione
Pubblicazione
Lemmi
Amore
Bacio
Canova
Corpo
Disney, Walt
Eros
Gesù Cristo
Hayez
Kierkegaard, Soren
Pornografia
WEBLOG
BED & BOARD
L' idea di giornalismo freudiano è della prima ora: si tratta sempre e comunque di vita giornaliera.
IL
PRIMO BACIO [1]
Amore logico
E’ capitato che una mia visitatrice, che usa dire “paziente”, sognasse che la baciavo.
Le pagine che seguono – trascrizione di un mio precedente intervento parlato – sono l’interpretazione del
sogno. “Interpretazione” significa l’atto compiuto da quello che siglo come Au – di cui lo psicoanalista è un caso -,
l’Altro non qualunque (non Aq), perché rappresenta l’Universo di tutti gli altri. Egli “visita” la mente della visitatrice, o
visitatore, prima di ogni altra… visita (ecco perché lo psicoanalista non visita il paziente secondo l’uso medico anche
se è medico, e non per pruderie.)
1. Il bacio
Il bacio: questo il tema.
Mentre ascoltavo chi parlava prima, mi tornavano alla mente due celebri raffigurazioni del bacio
nella storia dell’arte.
Una è l’adorabile bacio di Eros a Psiche di Canova, quel bacio giustamente celebre perché dice tutta
la differenza che c’è fra eros e pornografia. E dico l’eros in quanto implicante logicamente i sessi:
un’implicazione che è quella della non-obiezione a essi, non quella della necessità di essi, giusta il nostro
permanente adagio: non c’è istinto, e in particolare non c’è istinto né bisogno o fabbisogno sessuale.
In fondo il moralista di sempre preferisce la pornografia, anche e proprio se è dell’Esercito della
Salvezza: infatti la pornografia gli dà ragion d’essere, l’eros no.
Infatti Psiche, qui “nuda”, non è affatto nuda perché il corpo e bacio di Eros la veste. I corpi sono
reciprocamente l’abito da sera degli amanti.
La nudità è un’idea delirante, e secondaria o sopravvenuta (lo diceva già il Libro della Genesi): essa
non esiste nell’Eros. Ma dopotutto non esiste neppure nella prostituzione, perché nel rapporto mercificato
non ha senso parlare di “merce nuda”, la merce essendo forma; e nemmeno nella pornografia, perché non ha
senso parlare di “grafia nuda”, la grafia essendo forma. E’ solo una credenza quella di rappresentare il
“nudo” per mezzo della rappresentazione degli organi sessuali: la pretesa “nudità” è un’idea delirante che, se
avesse rappresentazione, sarebbe quella di un mostro (un mostro teorico, inquinante il pensiero).
A ulteriore conferma, c’è l’osservazione che il consumatore ossessionato di pornografia che cosa
domanda con il suo “ancora ancora!” infinito, se non la rappresentazione di un’Idea? E’ un contemplativo, in
attesa di un Aldilà in cui potrà finalmente… vedere. La domanda infinita di “porno” arricchisce e completa
la tematica dell’infinito. Povero Dio!, ridotto a Oggetto ultimo della sete pornoscopica. Feticistico DioOggetto: bella “Teologia”! L’Oggetto “Niente”: nostalgia pornografica del nichilismo. L’avreste detto che il
consumatore di porno è un mistico?
I Pornoshop dovrebbero includere nel loro Tempio una Cappella per la contemplazione
pornoscopica, essa sì veramente… trascendentale.
Il pio moralista preferisce anche la prostituzione: per una buona “conversione”, quale migliore
antefatto che non la prostituta? E infatti la “Maddalena”, con una storica stupidità esegetica senza eguali, è
sempre stata immaginata come una prostituta convertita: balordaggine di due millenni. C’è ancora speranza
per l’intelligenza?
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Nel bacio di Canova non c’è traccia di pornografia, pur essendo palese che in esso nulla è o potrebbe
essere lasciato alla fantasia. Potremmo disegnarne al computer tutte le possibili varianti. Qui “fantasia”
significa atto di immaginazione, non il “fantasma” freudiano che è una Teoria. E le varianti sono varietà non
tipi. La varietà, il bacio, è ripetibile (Wiederholung) senza compulsione (Zwang): è il tipo a essere
compulsivo (la psicopatologia è tipi, la normalità è varianti).
Che il corpo di Eros sia l’abito di Psiche ha prova sperimentale: si provi a cancellare il corpo del
primo – coprendolo con un liquido del colore dello sfondo, o elettronicamente – , e si vedrà che il corpo
della seconda ha la forma del corpo del primo, ossia è vestita.
Un secondo celebre bacio è quello di Hayez qui a Brera, benché io gli preferisca Canova. Menziono
anche Hayez perché il fatto che qui i corpi siano vestiti in senso tradizionale, dice semplicemente che nei due
casi si tratta soltanto di varianti nell’abito, ambedue eleganti: non c’è nudo in nessun caso. Virtù e vizio non
si distinguono per l’assenza o la presenza del vestito fisico (alludo a una Teoria del passato su Virtù e Vizio).
La virtù è sempre erotica, anche nella monaca al di sopra di ogni sospetto.
A proposito di Kierkegaard, è compulsiva in lui l’inibizione, razionalizzata o meglio teorizzata, a
baciare Regina Olsen. Non compulsivo sarebbe se non solo baciasse Regina, ma rinunciasse alla rinuncia
delle rinunce: l’obiezione di principio a farlo. L’angoscia di Kierkegaard trabocca di parte in parte, salvo
mentire sull’angoscia nel momento stesso in cui è vero che stato il primo uomo della storia ad averne
parlato. Ciò, benché lo abbia fatto in versione perversa, lo rende meritorio ai nostri occhi.
2. Il primo bacio
Ma ora nel parlare del bacio introduco una distinzione. Il bacio di cui ho appena detto – Canova,
Hayez – è soddisfacente, purché non gli vengano imposti limiti – che sono pur sempre ristretti anche nella
massima liberalità erotica -. né inibitori né istigatori. Quest’ultimo è il caso del “superio”, interpretato da J.
Lacan come l’imperativo del godimento “Jouis!”. Esemplificato popolarmente dal padre che istiga i figli a
“godersi le donne” (segue destino funesto). Degnamente in coppia a delinquere con la madre che insegna
alla figlia la Teoria che gli uomini vogliono soltanto quella “cosa” (segue destino funesto).
Ma qualsiasi bacio si immagini, si immagina sempre e solo il secondo.
C’è un primo bacio, che è anche quello che apre le porte alla contingenza e non necessità del
secondo. “Non necessità” significa ciò che diciamo sempre: che non esistono istinti, né sessuali né alimentari
né spirituali, né bassi né alti, né umani né divini (pensateci: tutti in fondo pensano Dio come istinto alto,
Sommo Bestione, SB come in Sommo Bene). Quanto agli animali, concediamogli pure un po’ di istinto,
magari stagionale, ovviamente primaverile come in Walt Disney.
C’è una relazione stretta fra lavoro psicoanalitico e psicopatologia. Il lavoro psicoanalitico, da bocca
a orecchio con sospensione dell’occhio, è paragonabile a un polmone: il polmone che sta fra il sangue
arterioso spinto in avanti dal cuore – il sangue arterioso della nostra Enciclopedia , o della lingua parlata in
essa – e il sangue venoso della psicopatologia, della conoscenza della psicopatologia.
Nel Lavoro Psicoanalitico [seduta del 25 gennaio 2002, ndr] si è posta la distinzione fra udire e
vedere, auditus e visus, e si è esplorato il rapporto tra udire e parlare, o parlare e udire. La distanza fisica
misurabile che intercorre fra l’orecchio dell’uno e le labbra dell’altro è solo lì a rappresentare il fatto che il
rapporto, a partire dal primo dei rapporti ossia il primo bacio, quello tra auditus e labbra, non è immediato
ma mediato. L’“amore” esiste solo come mediato, senza il cic-ciac dell’immediatezza (“a-tu-per-tu” come
“pelle-a-pelle”). Senza il primo bacio, peraltro, prima o poi non ci saranno neanche più i secondi baci, che
avranno avuto la durata di un intervallo di tempo in cui la “passione” e l’angoscia non sono facilmente
discernibili.
Ma l’annullamento della distanza fisica in occasione del secondo bacio, più o meno accompagnato
da quel che si sa, può assumere il senso di un ideale catastrofico (come tutti gli Ideali) aggravato e non
alleviato dal consueto “diamoci del tu”. Sono arrivato tardi a chiedermi perché mai gli amanti dovrebbero
darsi del tu negli ébats amoureux. un “tu” che trova epilogo nell’odio, secondo quell’osservazione fonetica
di J. Lacan per cui tu es (tu sei) e tuer (uccidere) sono omofoni (quasi). Poi l’odio si maschera da
formazione reattiva. Ci sono anche formazioni reattive a due, o più, che costituiscono un caso di
associazione per delinquere. Fare l’amore senza il primo bacio può essere un’imprudenza che si paga cara.
Come giustamente dicono le prostitute, tutto ma non baciare. In ciò hanno una logica, stringente e
non commerciale: il rapporto prostituivo non è un rapporto. E’ il primo bacio a fare rapporto, e senza
contatto, salvo chiamare contatto le onde sonore dalla lingua a “toccare” l’orecchio. E in effetti l’orecchio è
un organo altamente erotico, forse più della pelle: dunque “bada a come parli!”
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La distanza fisica tra bocca e orecchio non ha nulla a che vedere col “prendere le distanze” o “tenere
la distanza”: significa asciuttamente che l’amore, se è, è logico prima che fisico, e come condizione del
fisico. E anche senza confusione con l’innamoramento, in cui individuo e massa sono solo estremi che si
toccano.
C’era una battuta che divertiva tanto me e i miei amichetti quattordicenni: “Con la scusa di sc…rla,
la baciò!” Raro caso di buona sboccatezza. Notevole, nel nostro essere divertiti, il dato intellettuale: nella
nostra inesperienza adolescenziale non capivamo niente, ma capivamo tutto.
“Primo bacio” è solo un altro modo di dare un nome alla pietra scartata, il rapporto (soppiantato
dall’oggi dominante “interazione”). Il primo rapporto, anzi il rapporto, è il bacio tra bocca e orecchio. E’ il
bacio dell’ascoltare che tratta l’udito come materia prima per un progresso: bacio come intendere. Intendere
come vita dell’udire, e intendere come intendimento, intelletto, logica.
In una certa seduta risultava una celebre frase di Tommaso d’Aquino, fides per auditum, ossia che la
fede si fa via timpano, senza allucinazione né empito spirituale: via udito, orecchio esterno, orecchio medio,
orecchio interno, sistema nervoso. La fides, se ha senso, è intelletto. Amore logico.
Per inciso, osservo che nel caso di Cristo la fides è un giudizio di af-fidabilità sui connotati
dichiarativi che ne sono notificati, dunque senza distinzione tra fede e ragione; mentre non è questo il caso
della fede islamica, in cui non è implicato il giudizio di affidabilità di qualcuno nelle sue dichiarazioni.
Allo stesso modo che per la fides:, amor per auditum: il primo bacio.
La cosa è bene risaputa in tanti casi di isteria, allorché l’orecchio si fa non intendente fino a
sintomaticamente anacusico, non sente. L’idea mi è venuta poco fa: le Commedie di cui ci occupiamo
quest’anno, e in fondo sempre, sono le commedie dei sordi, in cui è omesso il primo rapporto, che è mediato,
senza contatto. Il primo bacio non è abbraccio. Se c’è primo bacio, potrà seguire l’abbraccio, ma il primum
nell’esperienza, ivi compreso il solito mamma-bambino, il primum del rapporto non è l’abbraccio. Non è il
contatto. Il primo bacio è il rapporto fra l’udito e le labbra.
3. 4. 5. … Articolazioni successive
Nella revisione di questo intervento parlato si sono affacciate diverse articolazioni, che
momentaneamente ometto (psicopatologia, autismo, eros/agàpe, logica, psicopatologia, castrazione,
“Edipo”, capitalismo, lavoro).
dicembre 2004
NOTE
[1] Intervento finale di Giacomo B. Contri nella Terza Lezione del Corso 2001-2002 “Commedie del
pensiero”, in data 26 gennaio 2002, dal titolo comune della Giornata “Io che inizia e giudica”.
Pronunciato “a braccio”, rivisto dall’Autore in ottobre 2004. 
© Studium Cartello – 2007
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