N.L. Marzo 2016
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N.L. Marzo 2016
A NNO 8, NUMERO 3 MARZO 2016 Intraprendere Vita, morte e miracoli di una PMI È “donna” il valore aggiunto in Azienda (di Rocco Trisolini) Essere lavoratrice, madre e moglie è già un‘impresa, riuscire ad esserlo oggi all‘interno di un‘azienda italiana pare sia una doppia impresa. La divisione tra lavoro e famiglia, con le relative difficoltà di far convivere i due ruoli, costringe spesso tante donne, capaci e appassionate lavoratrici, a lasciare il posto di lavoro per badare alla famiglia, come riportato anche da un sondaggio Cnel, che indica proprio questa come motivazio- ne addotta dalle donne nel 40% dei casi di abbandono del posto di lavoro, contro il solo 3% dei padri che fa la stessa scelta. E le cause principali della scelta sono da ricercare prima di tutto nella carenza di servizi. Il sistema italiano ―non fornisce servizi alla famiglia, di conseguenza le donne non entrano nel mercato del lavoro o ne escono dopo il 1° figlio o per assistere parenti anziani‖. Eppure la maggiore partecipazione delle donne alla vita produttiva di un‘impresa è senz‘altro diventata una risorsa fondamentale per contribuire allo sviluppo economico di un Paese. Tanto più quando le donne riescono ad esprimere la propria creatività e professionalità ai vertici di un‘impresa. Un‘indagine condotta dal Cerved Group e Manager Italia testimonia come la maggiore presenza di donne tra i lavoratori sia sinonimo di crescita per le imprese italiane: su un campione di 28 mila aziende che hanno una maggiore presenza femminile nei processi decisionali, si è evidenziata una crescita delle perfomance aziendali, una riduzione del rischio di default, e la congiunta promozione di un maggiore impiego di risorse umane femminili, che danno nuovo stimolo all‘economia. Del resto il successo di un‘azienda è frutto di un lavoro di squadra che deve premiare il merito e la capacità di creare valore dell‘individuo, senza distinzioni di genere. Lo capiremo ? BUSINESS COMUNICAZIONE MARKETING MANAGEMENT In questo Numero Quomi: rivoluzione in cucina Pag. 2 Facebook lancia Canvas Pag. 3 Car sharing in crescita Pag. 4 L‘Angolo Tecnico Pag. 5 I social network influenzano i prestiti Pag. 6 Whole Food, un food truck nel suo flagship in Texas (Popai.it - marzo 2016) Per provare nuovi concetti culinari e valorizzare le collaborazioni con chef e partner fornitori, Whole Foods Market aprirà un food truck per testare nuovi piatti nel suo flagship store in Austin, Texas. La nuova idea partirà a marzo sotto il nome Tartinette; tuttavia il concept, il menu e il nome del camion saranno cambiati ogni due mesi. Whole Foods ha dichiarato che includerà attivamente i consumatori nel processo di sviluppo, usando i loro consigli per creare piatti che potranno essere apprezzati in tutto il paese. I visitatori possono aspettarsi la stessa alta qualità, ingredienti freschi che troveranno poi in store e un menù sempre rinnovato in ogni stagione. Darà inoltre la possibilità di collaborare con gli chef locali e i fornitori per creare esperienze culinarie che non troveranno in nessun altro grocery. Whole Foods ha programmato di donare il 2% delle vendite a partner no-profit. Il primo beneficiario sarà Austion Food & Wine Alliance. Pagina 2 Intraprendere Quomi, la rivoluzione in cucina (MyMarketing.net 2016) “IL MONDO DEL FOOD ONLINE CRESCE A RTIMI VERTIGINOSI IN ITALIA” Febbraio Cambiare il modo in cui gli italiani cucinano e mangiano in casa: è questo l‗obiettivo di Quomi, innovativa startup lanciata dall‗incubatore Digital Magics, che punta a migliorare il servizio di food delivery in Italia, consegnando gratuitamente, a casa o in ufficio, ingredienti italiani di alta qualità, freschi e già dosati per iniziare subito a cucinare. Ogni settimana su www.quomi.it è online un menù con 9 ricette facili e gustose, selezionate da chef professionisti, tenendo conto della stagionalità dei prodotti e delle specialità regionali della cucina italiana. Una volta scelte le ricette preferite, Quomi farà la spesa per gli utenti e la settimana successiva recapiterà in comode scatole gli ingredienti già dosati e le istruzioni per cucinare. Digital Magics sta supportando Quomi nello sviluppo strategico, con i propri servizi di consulenza e incubazione, in grado di accelerare il processo di crescita della neoimpresa digitale. Il lunedì mattina Quomi acquista i prodotti freschi direttamente dai produttori italiani, senza intermediari, nelle dosi giuste per le ricette ad un prezzo così sostenibile e spedisce in 24 ore il box con la spesa ordinata. La freschezza è garantita dal contenitore isotermico e dal gel refrigerante. Quomi è molto attenta al rispetto per l‘ambiente: gli scarti e le eccedenze di cibo sono ridotti al minimo, la scatola si può riciclare nella carta, il polistirolo nella plastica e il gel refrigerante si può riutilizzare come ghiaccio o come borsa d‘acqua calda, semplicemente scaldandolo in acqua bollente. www.quomi.it nasce dall‘idea di due ragazzi trentenni, Andrea Bruno e Daniele Bruttini, che si sono conosciuti lavorando per Zalando e che, quando vivevano a Berlino, avevano l’esigenza di farsi recapitare comodamente a casa cibo italiano di qualità. Andrea Bruno, Fondatore e CEO di Quomi, e Daniele Bruttini, Fondatore e Presidente di Quomi, hanno dichiarato: ―Abbiamo lavorato duramente negli ultimi mesi per il lancio della nuova piattaforma, che rappresenta per noi il primo passo verso una strategia di crescita e consolidamento sul mercato italiano in primis e all’estero in seguito. Vogliamo rivoluzionare il modo in cui gli italiani si approcciano alla spesa: il mondo dell’e-commerce e in particolare del food online sta crescendo a ritmi vertiginosi in Italia. Le grandi opportunità che il mercato italiano offre ci danno le motivazioni per continuare a credere e a sviluppare nel migliore dei modi il nostro progetto. All’estero l’abitudine di comprare cibo online è ormai esplosa e crediamo che l’Italia seguirà lo stesso percorso. Tutti i numeri lo dimostrano”. Antonello Carlucci, Partner di Digital Magics, dichiara: ―Siamo profondamente convinti del grande potenziale del Made in Italy e nello specifico del food di qualità. Siamo peraltro consapevoli della continua necessità di innovazione che viene richiesta dalle aziende del settore, ma anche dai consumatori, sempre più abituati a nuove esperienze di acquisto e fruizione di cibo. Per questo motivo abbiamo riconosciuto in Quomi e nel suo team il giusto mix di innovazione e skill imprenditoriali capace di creare ‘disruption’ nella filiera tradizionale. Collaboreremo con il team per accelerare il percorso di crescita e rendere Quomi il player di riferimento nel settore‖. Il food innovation è uno dei nuovi grandi trend a livello globale. Secondo un‘analisi di AgFounder su dati CrunchBase, il 2015 è stato un anno record a livello di investimenti per quanto riguarda aziende e startup agtech – la tecnologia applicata all‘agroalimentare – con 4,6 miliardi di Dollari investiti (circa +100% rispetto al 2014). Il Food eCommerce (anche il delivery) ha raccolto il 35% di questi investimenti con 1,65 miliardi. Nell’ambito del food delivery si stima che il mercato globale del takeaway e della consegna a domicilio raggiungerà i 90 miliardi di $ nel 2019 (fonti: BCG, Callcredit, Daedal, Euromonitor, IRC, MarketLine, Wells Fargo). In Italia il fatturato dell‘ecommerce nel 2013 era di 22,3 miliardi di Euro, con l‘1,20% rappresentato dall‘alimentare. Nel 2014 il food&beverage online vale oltre 200 milioni di Euro, in crescita del 30% (Fonte: Casaleggio & Associati, 2014). (…) Pagina 3 Intraprendere Facebook lancia Canvas La maggior parte del tempo che le persone trascorrono online è spesso su mobile, e su poche applicazioni tra cui facebook. Pertanto, per gli inserzionisti risulta importante raccontare storie convincenti di brand e prodotti su mobile in modo da renderle piacevoli per le persone ed efficaci per il business. Facebook a sua volta si impegna costantemente a migliorare l‘esperienza mobile dei suoi utenti mettendo a disposizione delle aziende (inserzionisti) nuovi formati pubblicitari specificatamente progettati per gli smartphone, capaci di coinvolgere il pubblico, evitando che si esca dall‘applicazione. Per esempio l‘ultimo nato è CANVAS. Con Canvas gli inserzionisti possono realizzare annunci pubblicitari usando un mix di video, immagini, testi e call to action per costruire efficaci e innovative esperienze su mobile. Si tratta di un vero e proprio spazio totalmente personalizzabile disponibile a livello internazio- nale attraverso la piattaforma selfservice di Facebook. Il nuovo formato si presenta agli occhi degli utenti come una sorta di mini sito navigabile, all‘interno del quale è possibile trovare elementi interattivi come animazioni, caroselli, cataloghi di prodotti, con u n a v e l o c i t à di caricamento eccellente che garantisce una fruizione rapida e un‘esperienza da mobile ―immersiva‖ e a tutto schermo. Una delle prime aziende che ha sperimento Canvas è la celebre catena statunitense di fast food Wendy’s che ha dato vita ad una campagna molto divertente. Protagonista dell‘annuncio un cheesburger, che scomposto in vari strati mostra come viene realizzato il prodotto. Punto di forza dell‘idea creativa è l‘interattività: gli utenti vengono invitati a Cristina TINELLI scorrere tra foto e video per ricomporre ingrediente per ingrediente e strato per strato il panino. Come già anticipato, il motivo principale è quello di permettere all‘utente di vivere un‘esperienza interattiva senza dover uscire dal canale. Infatti, rispetto ad una classica pagina web, i contenuti si caricano molto più velocemente (circa 10 volte di più) ed il formato è decisamente più accattivante rispetto ad altri tipi di adv. Se a questo aggiungiamo che è stato creato pensandolo 100% mobile, possiamo facilmente capire che per l‘utente l‘esperienza ―visual‖ di alta qualità è garantita. Ikea ha creato il primo "sito web" su Instagram (Ninja Marketing - Marzo 2016) IKEA Russia ha lanciato su Instagram quello che ha tutte le carte in regola per essere definito un sito web (più pagine, contenuti multimediali, collegamenti ipertestuali), e l‘ha fatto utilizzando la griglia di visualizzazione delle app, un grande numero di account e la funzione di tag delle foto. Il profilo in questione quello principale, per lo meno è ikea_ps_2014 e tramite questo si ha accesso ad un vero e proprio catalogo interattivo della collezione 2014 IKEA PS. Il principio, sebbene abbia comportato un impegno cospicuo e l‘apertura di un grosso numero di account, in realtà è molto semplice: attraverso i tag dei profili sulle foto si può navi- gare all‘interno del catalogo, proprio come se fossero dei collegamenti. Inoltre, sempre grazie alla funzione di tag, gli utenti possono arricchire il catalogo fotografando il mobile appena acquistato e taggando l‘account corrispondente.(…) Chissà se anche altri sul mercato utilizzeranno quest‘idea originalissima per rendere un po‘ più dinamici i profili che pubblicizzano i loro prodotti! “CON FACEBOOK CANAVAS ESPERIENZA A PIENO SCHERMO SU MOBILE” Intraprendere Pagina 4 Auto scontata per l’impiegato (Il Sole 24 ore - gen 2016) “L’AUTO SARA’ SEMPRE MENO DI PROPRIETA Il car sharing si fa strada nelle aziende. Da una parte ci sono operatori come Alphabet, del gruppo Bmw, che ha lanciato da più di un anno il programma AlphaCity, consentendo alle imprese di noleggiare più auto per metterle a disposizione dei dipendenti che poi possono prenotarle, in base alle esigenze da una piattaforma informatica. Dall‘altra ci sono i player del car sharing tradizionale, come Car2Go, gruppo Daim-ler, che tra i clienti ha già 2mila società che usano, a tariffe agevolate, le auto sparse in giro per la città. E ora anche Enjoy, del gruppo Eni, sta pensando di scendere in campo. «Il car sharing aziendale è ancora ai suoi esordi nel nostro paese — spiega l‘amministratore delegato di Ca2Go Italia Gianni Martino — Le società hanno in genere le proprie auto, eppure stiamo registrando una crescita costante delle richieste, tanto che abbiamo creato una figura al nostro interno per gestire la clientela business nelle città dove siamo presenti: Milano, Roma, Torino e Firenze». Car2Go è riuscita a conquistare gruppi bancari come Intesa Sanpaolo, realtà come Prelios Immobiliare, grandi gruppi della cosmetica come Deborah, per fare qualche nome. «Il Corporate car sharing a nostro parere si svilupperà negli anni, come già sta succedendo in Europa — afferma l’ad di Alphabet Andrea Cardinali — Questo, grazie alle nuove tecnologie, che consentono già oggi alle aziende un controllo maggiore dei conti e una riduzione dei costi. Inoltre rende più democratico l‘uso dell‘auto tra i dipendenti: oggi solo il 7 per cento in Italia hanno in uso un’auto aziendale». L‘uso dell‘auto in condivisione, prima ancora di piacere alle imprese, piace agli italiani che la usano sempre più di frequente per spostamenti in città anche per motivi personali. Tanto che oggi, dopo due anni di attività, il car sharing conta su mezzo milione di iscritti che utilizzano le 3.500 auto distribuite nei principali capoluoghi della penisola. E hanno effettuato 5 milioni e mezzo di noleggi (dati Aniasa). Oltre ai grandi nomi dell‘automotive, sono attivi in questo settore i Comuni. Le formule proposte dalle amministrazioni però prevedono in genere il ritiro e la riconsegna del veicolo in apposite aree di sosta. L‘auto non si può lasciare in qualunque posteggio, come avviene invece con i veicoli Enjoy o Car2Go. Anche se ci sono città come Cagliari, dove sta per essere lanciata una formula mista. Fabio Mereu, direttore di Playcar.net, il car sharing del capoluogo sardo, spiega che per adesso sono a disposizione dei cittadini, nelle stazioni ad hoc, 22 vetture. «Ma a giugno ne arriveranno altre 28, molte delle quali elettriche, e l‘idea — conclude Mereu — è di dare la possibilità di posteggiarle anche sotto casa del cliente». Il fenomeno dell‘auto in condivisione ha convinto anche Aniasa ad aprire le porte a operatori come Enjoy e Car2Go. «E d‘altra parte, — spiega Giuseppe Benincasa, segretario generale dell‘associazione che rappresenta le società di autonoleggio — alcune nostre imprese stanno rimodellando la propria offerta con pacchetti di mobilità a 360 gradi che consentono al cliente di noleggiare a sua scelta un‘auto per poche ore, come nel car sharing, per un giorno, un mese o per quattro anni». È quello che emerge anche d a l r a p p o r t o ―L‘evoluzione della mobilità degli italiani‖, realizzato dal Censis per Aniasa, che traccia scenari fino ai prossimi quindici anni. L‘auto resterà uno dei mezzi principali ma sarà sempre più elettrica, interconnessa e sempre meno di proprietà. Pagina 5 Intraprendere Il prestito vitalizio ipotecario Pubblicato in G.U. il D.M. 226/2015 con cui il Mise ha definito le modalità attuative del prestito vitalizio ipotecario in vigore dal 2 marzo 2016. Il prestito vitalizio ipotecario costituisce un finanziamento che consente ai proprietari di immobili residenziali di convertire il valore del loro immobile in denaro senza perderne la proprietà e senza dover rimborsare a rate l‘importo finanziato (salvo diverso accordo). La sottoscrizione del finanziamento prevede l‘iscrizione di ipoteca di primo grado sull‘immobile dato a garanzia. La normativa è stata introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento nel 2005 ad opera della Legge 203/2005, e poi rivista, con decorrenza 6 maggio 2015, dalla Legge 44/2015, ma mancando i decreti attuativi, sino ad oggi, non ne è mai stata possibile l‘utilizzazione. Ai sensi del comma 12 della citata Legge possono beneficiare del prestito vitalizio le persone fisiche: - di età superiore a 60 anni; - proprietarie di immobili residenziali. Il prestito può essere concesso esclusivamente da banche e intermediari finanziari iscritti nell‘apposito Albo tenuto dalla Banca d’Italia. Per definire l‘immobile residenziale occorre fare riferimento alla guida del Notariato del 17.02.2016 che ha individuato gli immobili oggetto di ipoteca in quelli aventi la destinazione urbanistica di civile abitazione. Tut- tavia, lo stesso notariato, ha evidenziato che non è chiaro se tali immobili debbano essere destinati a residenza principale del proprietario richiedente e se possano essere oggetto del prestito anche gli immobili in corso di costruzione e non ancora ultimati. È acclarato che non lo possono essere i terreni con il solo permesso di costruire. L‘intermediario dovrà predisporre: 1.- la simulazione del piano di ammortamento, nel quale va evidenziato per ogni anno il capitale e gli interessi. Tale simulazione, nel caso di interesse variabile, deve essere predisposta in due versioni: - una con applicazione del tasso contrattuale al momento della stipula del prestito vitalizio ipotecario, - l‘altra simulando al 3° anno dalla stipula del contratto di prestito ipotecario vitalizio uno scenario di rialzo dei tassi di interesse non inferiore a 300 punti base rispetto al tasso vigente al momento della stipula del contratto. I prospetti devono avere una durata minima pari alla differenza tra l‘età del soggetto finanziato e 85 anni e comunque non inferiore a 15 anni e devono evidenziare tutti gli oneri dovuti alla banca al momento della stipula. 2. - la documentazione precontrattuale; 3. - il prospetto informativo da consegnare gratuitamente al richiedente, almeno 15 giorni prima dalla stipula del contratto, contenente indicazioni sull‘importo finanziato e la % del valore di perizia dell‘immobile oltre alla indicazione della somma che sarà erogata al netto delle imposte e degli oneri; L’Angolo Tecnico di 4. il resoconto annuale dettagliato che riporti il capitale finanziato e quello da restituire a scadenza. Nel caso in cui la persona fisica decida, dopo la fase istruttoria, di non accendere il finanziamento è fatto divieto all‘intermediario di richiedere il versamento delle spese. Il contratto di ipoteca deve sempre essere accompagnato da un contratto di assicurazione sull‘immobile che può essere stipulato sia con la banca che con terzi assicuratori. Si può verificare il caso di rimborso integrale del prestito o di rimborso graduale dello stesso. Il rimborso integrale del prestito in unica soluzione può essere richiesto: - alla morte del soggetto finanziato, - al trasferimento, anche parziale, della proprietà o di altro diritto reale o di godimento sull‘immobile dato in garanzia. La mancata restituzione del finanziamento entro 12 mesi dal verificarsi di una delle predette cause comporta la vendita dell‘immobile da parte del finanziatore con il conseguente utilizzo delle somme ricavate dalla vendita per estinguere il credito vantato in dipendenza del finanziamento stesso. Nel caso di decesso del finanziato, gli eredi possono decidere di rimborsare il prestito divenendo in tal modo proprietari dell‘immobile. Laura PUTIGNANO IN VIGORE DAL 2 MARZO 2016 LE NUOVE MODALIT À DEL “PRESTITO VITALIZIO IPOTECARIO” È anche possibile al soggetto finanziato richiedere, al momento della stipula, il rimborso graduale della quota interessi e delle spese. In questo caso l‘inadempimento da parte della persona fisica reiterato per almeno 7 volte determina per il finanziatore la possibilità di invocare la risoluzione del contratto. I social network influenzano i prestiti (MyMarketing.net Marzo 2016 ) Via della Resistenza 10/b 70015 - Noci (BA) Tel.: +39 - 080 4949240 Fax: +39 - 080 4949037 E-mail: [email protected] www.rotora.it Intraprendere è una newsletter edita da ROTORA e destinata ad uso unicamente interno all’impresa. La sua fruibilità è inoltre prerogativa gratuita ed esclusiva dei gentili Clienti di ROTORA che hanno formulato richiesta alla sua consultazione e/o alla sua ricezione nella propria casella di posta elettronica, in ottemperanza al D. Lgs. n°196 del 30 giugno 2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali). L’eventuale inoltro a destinatari terzi è consentito, solo nella sua interezza senza alcuna modifica ed omissione, esclusivamente da parte di soggetti da questi autorizzati. Per tutte le informazioni riportate nella newsletter è citata la fonte, interna o esterna all’azienda, che ne è direttamente responsabile. La newsletter non può essere pubblicata su siti web e blog senza un previo accordo con ROTORA. Tutti i diritti sono riservati. I big data stanno cambiando le modalità con cui le società finanziarie raccolgono informazioni per valutare il profilo di rischio dei potenziali clienti, racconta Gaia Rubera, professoressa di Marketing all’Università Bocconi, in un video della serie #BemacsTalks. Per esempio, alcune società valutano il profilo LinkedIn del potenziale cliente allo scopo di valutare quanto velocemente questo individuo potrebbe ritrovare lavoro nel caso in cui lo perdesse durante il periodo di vita del debito o del prestito. Altre società richiedono un accesso temporaneo al profilo Facebook e analizzano gli amici del potenziale cliente. Guardano le foto che postano, i luoghi in cui vanno in vacanza, le case in cui abitano, il tipo di lavoro che fanno, allo scopo di identificare se il potenziale cliente abbia degli amici facoltosi disposti a intervenire ed eventualmente ripagare il prestito in caso di difficoltà. Ovviamente il fatto di avere amici facoltosi su Facebook non indica che questi amici siano effettivamente disposti a intervenire per ripagare il prestito, per cui queste società stano sviluppando degli algoritmi per cercare di capire quanto stretto è il legame tra il cliente e l‘amico facoltoso. Per esempio, analizzano la somiglianza del linguaggio utilizzato nelle conversazioni, quante parole usano in comune. L‘idea in questo caso è che, quanto più simile è il linguaggio, tanto più stretto è il legame tra il potenziale cliente e l‘amico facoltoso e, quindi, tanto maggiore la possibilità che l‘amico facoltoso sia disposto a venire in soccorso del potenziale cliente. Questi sono soltanto alcuni degli esempi del tipo di informazione che le società finanziarie possono raccogliere tramite big data e social network. Quali sono le conseguenze dell‘utilizzo di tali dati? Il fenomeno è ancora molto giovane, però alcune evidenze iniziali sembrano dimostrare che esiste un doppio beneficio: per i clienti inseriti all‘interno di network migliori, perché riescono a ottenere tassi di interesse più bassi; per le società finanziarie, perché in questo modo riescono a valutare meglio il profilo di rischio dei potenziali clienti. Google, ecco la app del mobile payment Popai.it -Marzo 2016) I pagamenti mobili, con lo smartphone, diventeranno sempre più evoluti e snelli. Giunti in cassa, in alcuni punti vendita aderenti alla sperimentazione (tra le catene citate da Google in un post ci sono McDonald's e Papa John's), gli utenti non dovranno far altro che dire ad alta voce "Pago con Google". Gli impiegati verificheranno l'identità della persona tramite foto e daranno l'ok alla transazione. L'app, annunciata un anno fa, è un sistema separato da Android Pay, la piattaforma per i pagamenti "mobile" di Google, e va collegata a una carta di credito o debito. Quello dei pagamenti con lo smartphone non è ancora un segmento significativo delle transazioni elettroniche, tuttavia i maggiori colossi tecnologici vi stanno scommettendo su. Per ora a dominare il settore è Apple Pay, che dagli Usa si sta lentamente espandendo anche in altri Paesi, con 12 milioni di utenti che fanno almeno un acquisto al mese (pari al 6% dei possessori di iPhone). Il dato è della società di ricerca Crone Consulting, secondo la quale gli altri due sistemi rivali, Samsung Pay e Android Pay seguono con 5 milioni di utenti l'uno.