Il fattore umano - Piloti di Classe

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Il fattore umano - Piloti di Classe
DIALOGO SULLA SICUREZZA DEL VOLO NELL'
AVIAZIONE DA DIPORTO E SPORTIVA
IL FATTORE UMANO
Nella disciplina del volo l'uomo è il vero motore dell'azione: il solo
fatto di operare in un ambiente che non gli appartiene e con un mezzo che
la natura non ha concepito lo dimostra.
Per poter fare ciò ha dovuto costruire ed impiegare una macchina
complicata e d'uso, se non difficile, quantomeno delicato.
Il volo, come la maggior parte delle discipline tecnologiche comporta
la necessità di conoscere profondamente la meccanica e la dinamica del
mezzo che si usa.
Tale attività esige l'attuazione di particolari azioni, generalmente non
istintive, sottopone il protagonista ad effetti psicologici non usuali, genera
sollecitazioni dinamiche assolutamente anormali, regalando, in compenso,
soddisfazioni di carattere morale che non si incontrano spesso nella vita di
tutti i giorni; il tutto è però subordinato ad un addestramento continuo ed
impegnativo, sia nella fase di apprendimento della condotta del mezzo, sia
nel corso dell’attività operativa vera e propria.
Quanto sopra espresso evidenzia che dal punto di vista della Sicurezza
del Volo, l’uomo rappresenta l’anello più debole del trinomio UomoMacchina-Ambiente, che può concorrere a provocare un incidente o un
evento di pericolo (ovvero un incidente mancato).
L’uomo però è anche l’elemento sul quale è più difficile operare per
ottenere un soddisfacente livello di sicurezza.
Nell’uomo pilota, infatti, oltre ad una serie di doti e qualità
psicofisiologiche che lo rendono idoneo ad espletare l’attività di volo,
spesso emergono tutte quelle caratterizzazioni personali, quali
l’individualismo, l’egocentrismo, un'esagerata fiducia in se stessi o
un'illusione d'invulnerabilità (..tanto a me non può capitare..), che
costituiscono, di fatto, il maggior problema nella gestione della sicurezza,
sia a livello individuale che organizzativo.
Gli elementi di carattere psicologico di cui sopra sono direttamente
correlati alla preparazione del pilota, che, nel volo amatoriale ed in
particolare nel volo ultraleggero, è la più varia, essendo molto diversa
l'estrazione sociale culturale e professionale degli appassionati.
Abbiamo il pilota preparatissimo perché già pilota professionista civile
o militare, in esercizio o a riposo.
Abbiamo il pilota nato ultraleggerista, spesso molto entusiasta, ma non
sempre preparato a sufficienza dal punto di vista teorico e a volte anche
pratico.
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Abbiamo infine il pilota d'Aero-Club che è normalmente in possesso di
una preparazione teorico-pratica a metà strada tra quelle sopra illustrate.
In tutti e tre i casi, il pilota, non essendo inserito in un'organizzazione
debitamente strutturata (aviazione militare, compagnia di bandiera, AeroClub, ecc.), è unico controllore, giudice ed arbitro, di se stesso, della
propria capacità ed esperienza.
A prescindere da tutto ciò, queste categorie di piloti hanno spesso
difficoltà ad assimilare totalmente la filosofia del volo ultraleggero, che
nella sua apparente semplicità nasconde un gran numero di insidie
collegate, come vedremo in un prossimo dialogo, alle caratteristiche
aerodinamiche e tecnologiche delle macchine usate, nonché all’ambiente
molto particolare, ove viene svolta l’attività.
Il grado di preparazione e la consapevolezza dei propri limiti sono
dunque gli elementi principali che concorrono negli incidenti generati dalle
cosiddette cause professionali, che, di fatto, comprendono errori di
manovra o di valutazione, imperizia, o meglio tecnica di pilotaggio
inadeguata al velivolo, o alle condizioni meteorologiche.
Nel volo sportivo sono da evidenziarsi alcune aree di rischio tipiche
della vita di club ed in particolare:
 lo spirito di emulazione (…se quella manovra la fa tizio posso benissimo
farla anch’io…);
 la subordinazione nelle decisioni (ad esempio, se le condizioni
meteorologiche sono incerte si aspetta che qualcun altro decida per noi,
questo qualcun altro potrebbe avere un’esperienza superiore alla nostra,
oppure essere un incosciente) ;
 la superficialità nella pianificazione di un volo dovuta alla fretta o alla
faciloneria;
 l’atteggiamento del “dato che io pago…tutto mi è dovuto”, (anche volare
quando il mezzo non è perfettamente idoneo o le condizioni
meteorologiche non sono ideali);
 l’influenza negativa del gruppo (se un elemento del gruppo propone
qualcosa di rischioso o vietato, lo si segue al fine di non sfigurare nel
confronto con gli altri).
E’ evidente come la cosiddetta “ MENTALITA’ MIRATA “ della
quale si è fatto cenno nel precedente dialogo, sia lo strumento determinante
a limitare i rischi derivanti dal comportamento non corretto dell’uomo
pilota e come questa mentalità debba essere inserita nel bagaglio culturale
specifico dell’addestramento basico iniziale.
Rischi derivanti dal fattore umano da non sottovalutare sono infine le
cause di natura psico-fisiologica collegate a cattiva alimentazione, scarso
riposo, malesseri in genere, ingestione di farmaci, eccesso di fumo o alcool,
stress, preoccupazioni di carattere familiare o di lavoro ecc..
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Il desiderio di volare, attività che generalmente è concentrata nei fine
settimana, a giusto coronamento di giornate dedicate al lavoro, spinge il
pilota amatoriale ad intraprendere l’attività anche in condizioni fisiche o
psichiche non ottimali con tutti i rischi che ne derivano.
Infatti, l’esercizio del volo necessita della massima lucidità, attenzione,
concentrazione ed integrità fisica; non può essere assolutamente
condizionato da preoccupazioni inerenti il lavoro quotidiano o
problematiche familiari, non può essere assolutamente influenzato da
debilitazioni fisiche indotte da malesseri, farmaci o peggio libagioni, che
possono essere rimandate alla fine della giornata.
Il vantaggio del pilota amatoriale è proprio quello di poter decidere se,
come e quando, volare, senza obblighi o doveri che invece il pilota
professionista è costretto a rispettare.
Questo vantaggio è una pietra angolare della fortezza “mentalità
mirata” e proprio perché tale deve essere sfruttato al massimo; in pratica il
pilota amatoriale deve saper “RINUNCIARE”.
Da quanto fin qui considerato i rischi di incivolo dovuti al fattore
umano possono essere riassunti dalle seguenti cause:
 Scarsa preparazione, imperizia, tecnica di pilotaggio non corretta;
 Condizioni psicofisiologiche del pilota non ottimali, disattenzione
durante la condotta del volo, eccessiva confidenza con il velivolo,
scarsa confidenza con il velivolo, imprudenza, esibizionismo, panico;
 Deficienze in una corretta manutenzione preventiva del velivolo,
omissione dei controlli prevolo, ecc.;
 Errori di valutazione o analisi superficiale delle condizioni
meteorologiche.
ARRIVEDERCI
Eugenio (Gégè) Vecchione
Pubblicato sulla rivista Volando anno 2006
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