capitano non giocatore

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capitano non giocatore
Anno II - Numero 291 - Mercoledì 11 dicembre 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Il caso
Economia
Esteri
Storace e L’Unità,
commenti positivi
Aumentano in Italia
i bambini poveri
Storico incontro
Obama-Castro
a pag. 2
Musumeci a pag. 3
Castellino a pag. 5
N E G L I S C H I E R A M E N T I P R E VA L G O N O I C A M P I O N I C H E C O M A N D A N O D A L L A PA N C H I N A
di Francesco Storace
mprecano contro
Grillo, che urla le
consuete baggianate per eccitare
ad una rivolta che sarebbe pericolosissima
per il paese, ma non si
rendono conto che rischiano di fargli dare ragione da chi protesta. Il
politicantume che sta a
Palazzo è ormai asserragliato su se stesso; e
non si rende conto di essere sempre più isolato.
Ormai è meglio stare
fuori dal Parlamento, a
fare il capitano non giocatore. Non solo Grillo,
ma ora anche Renzi e
Berlusconi si eserciteranno come si conviene
nel ruolo di chi dalla
panchina comanda sulla squadra.
All'esterno del Palazzo
c'è un popolo che è infuriato ed è sbagliato
prenderlo di petto con
frasi sbagliate. La protesta divampa. Bisogna
abituarsi a dire la verità,
che non sopportano più
frescacce, come quelle
che ogni giorno ci rifila
Enrico Letta sotto la protezione speciale del
Capo dello Stato.
Ma per il premier è finito il tempo. Anche lui
dovrà cambiare verso nella seduta
di oggi in cui torna in Parlamento
dopo la sciagurata scissione di Alfano e soci da Berlusconi. Vuoi o
non vuoi, Letta dovrà aggrapparsi
alle caviglie del sindaco di Firenze
I
Letta dovrebbe promettere una sola cosa, invece: che non si metterà di traverso ad una
legge elettorale che
eviti il ritorno all'antico,
quel tempo caratterizzato dai governi che
erano fatti e disfatti dai
partiti, esattamente
come il suo. è il popolo
che deve tornare finalmente a decidere chi
ha il diritto-dovere di
governare e servono
norme chiare e trasparenti che ci facciano
scegliere anche i parlamentari.
Si potrebbe addirittura
votare con questa legge, depurata dal premio di maggioranza e
dalle liste bloccate:
non credo, in quel
caso, che sarebbe possibile restare ancorati
a coalizioni, e andrebbe piuttosto lanciata
un'idea di premiership
per l'Italia, pur se
drammaticamente proporzionale. Se si afferma un'idea di bipolarismo, spetterà alle forze politiche scegliere
la coalizione. E non c'è
dubbio che orienteremo i consensi di cui
disponiamo verso opzioni che mettano al
bando l'acquiescenza
a questo modello europeo, all'immigrazione clandestina come
regola, e valorizzino finalmente
l'importanza dell'etica in politica.
Non serviranno forconi, ma matite
copiative.
CAPITANO NON GIOCATORE
Divampa la protesta. Il Parlamento vari la legge elettorale e si vada al voto
per non scivolare nel baratro, mentre alle sue tenteranno di restare
agganciati i ministri che hanno seguito Angelino nel divorzio dal Cavaliere. Penosi.
Letta torna alle Camere su mandato
di Napolitano; continuerà a promettere che le tasse sulla casa non
aumentano, ma è una bugia che
hanno compreso tutti; dovrà spiegare con grande chiarezza che
cosa significhera' entrare nel tunnel
ESTREMA SINISTRA E GRILLINI CAVALCANO IL MALCONTENTO
Sul carro dei forconi
del fiscal compact di qui a qualche
mese, quando saremo travolti da
una valanga di tasse, e allora altro
che forconi. E già, perché intanto
non si sbaraccano le province e il
Senato resta così come è.
SEI ITALIANO? NON PUOI ENTRARE NELLA FILIALE PER SOLI CINESI
“C’è posta pel te”
di Barbara Fruch
Vignola a pag. 7
a Cina è vicina. Anzi è ormai
tutto intorno a noi. È stato
inaugurato ieri a Prato, nel
cuore della Chinatown, un ufficio
postale “mono-etnico” dedicato,
per l’appunto, alla comunità cinese.
L’idea arriva direttamente da Poste
Italiane (l’aggettivo nazionale ancora
perdura, non sappiamo per quanto)
che ha dovuto “ristrutturare” uno
storico sportello, dopo averlo negli
anni rinforzato con traduttori per
la grande presenza di immigrati
dell’estremo oriente. D’altronde
anche gli emigranti italiani trovavano nei paesi ospitanti servizi in
cui si parla la lingua di Dante. Ma
ai cinesi questo pare che non sia
bastato: d’altra parte, per quanti
sforzi chieda (agli italiani) la Kyenge,
sono notoriamente un popolo assai
poco predisposto alla “integrazione”. E così è nato il loro ufficio,
forse perché non vogliono mischiarsi con i ‘musi bianchi’.
L
Così a “Plato” concedono oltre
200 metri quadrati di servizi specificatamente pensati e studiati
sulle necessità della comunità: ci
sarà “una grande attenzione alla
comunità orientale”, spiegano le
veline dell’azienda. Ci saranno
soprattutto dipendenti cinesi, giacché di italiani disoccupati ce ne
sono sempre troppo pochi. E ci
saranno pure brochure e volantini
scritti ad ideogrammi...
Non sono mancate le polemiche:
sul caso il senatore Riccardo Mazzoni (Forza Italia), ha anche presentato un'interrogazione ai ministri
competenti. “Chiedo di sapere con
urgenza se il ministero dell'Economia, che detiene il 100 per cento
del capitale di Poste Italiane Spa e
il ministero dell'Integrazione non
ritengano che questa improvvida
iniziativa sia discriminatoria degli
utenti italiani e di tutte le altre
etnie presenti nella realtà pratese”.
Ma no! Senz’altro è solo essere al
passo con i tempi. E pazienza se
una vecchia filiale della posta chiude. A proposito, quella sede, uno
storico sportello postale, è stata
messa in vendita: 210mila euro.
A farsi avanti è stato un imprenditore. Cinese, ovviamente. D’altronde, i soldi in mano, ormai in Italia
chi può averli?
2
Mercoledì 11 dicembre 2013
Attualità
IL NEOSEGRETARIO DEL PD ALLE PRESE CON I PRIMI GROSSI PROBL E MI INT E RNI AL PART IT O
Tra le spine di Renzi c’è anche una… Rosy
Il sindaco vuole ministri della sua corrente, ma la Bindi preme per una poltrona
PARLAMENTINO DELL’EX PCI ALLE 7 DEL MATTINO!
di Igor Traboni
atteo Renzi ancora non si è
ripreso dalla ‘sbornia’ delle
primarie che già inizia ad
occupare il partito democratico, ben oltre la legittima
vittoria, e tutto quello che ne consegue.
Lo staff renziano, mediaticamente sempre
più forte già poche ore dopo l’affermazione
del sindaco di Firenze (vedi altro articolo
in pagina) si è subito affrettato a diffondere
la notizia secondo la quale ‘il capo’ avrebbe
la maggioranza assoluta dell'Assemblea
del Pd anche senza i 'franceschiniani'.
Sempre secondo quanto viene riferito,
infatti, i renziani 'doc' sarebbero 510, 75 i
franceschiniani e 15 i lettiani. Insomma: il
partito saldamente nelle mani del Fonzie
alla fiorentina, che intanto (vedi box qui
accanto) ha convocato la prima segreteria
per le 7 del mattino di oggi.
Prima di vedere i suoi, però, Renzi avrebbe
già incontrato altri punti di riferimento del
suo modo di fare e intendere la politica,
ad iniziare dall’ambasciatore americano
a Roma, come riferito da Velina rossa,
l’agenzia di stampa solitamente bene informata delle cose che si muovo attorno
al Pd e al suo mondo.
''Mi faccio le mie iniziative, poi vado avanti
e indietro tra Firenze e Roma'' si è affrettato
a spiegare Renzi che intanto ieri ha ripreso
il suo tradizionale tour da sindaco del
martedì mattina per le scuole fiorentine.
“Fare il sindaco di Firenze è il mestiere
più bello del mondo” aveva detto qualche
tempo fa. Dal che se ne deduce che fare
Riunione al canto del gallo
e scoppia l’ironia del web
M
di Giorgio Musumeci
è da scommettere che,
con la vittoria di Matteo
Renzi per la segreteria
del Partito Democratico, gossip
e ironia sul network non mancheranno. Vedi quanto è accaduto ieri mattina, quando il
sindaco di Firenze fresco fresco
di vittoria, incontrando i giornalisti dopo una visita alla
scuola Bechi della sua città,
ha voluto lanciare in pasto alla
stampa la sua prima convocazione per la segreteria del
Pd. Niente di anomalo, se non
fosse che il neo segretario ha
convocato il vertici del suo
partito a via del Nazareno,
udite udite, alle 7 del mattino.
“Ci diamo questa linea –ha dichiarato a petto in fuori Renzi- dalle 7.30 alle 9 si faranno
le segreterie”. Diramata la notizia, sui social è stato un susseguirsi di commenti: da quelli
ironici a quelli più amari. C’è
chi apre le danze citano la celebre frase di «Apocalypse
Now» con tanto di video per
C’
invece il segretario del Pd non deve essere
altrettanto bello, anche se più gratificate
come potere.
Quel potere che Renzi ha già fatto intendere
a Letta, nel mini-vertice a due dell’altro
ieri: diversi ministri devono sloggiare dall’esecutivo, per far posto ai renziani. Per il
segretario del Pd non sarà però facilissimo
trovare la quadratura del cerchio, visto
che altre anime del partito premono, so-
prattutto se si riuscisse a fare a meno
della componente alfaniana. Anime che
non collimano con quella di Renzi e che
per questo cercherebbero però il classico
‘ristoro’. Ad iniziare da Rosy Bindi: secondo
indiscrezioni raccolte dal Giornale d’Italia,
il ruolo di presidente dell’Antimafia starebbe
assai stretto alla donna di Siena, intenzionata
a riprendersi quanto prima una poltrona
da ministro. Renzi o non Renzi.
rinfrescare la memoria. La sequenza - sotto la frase “Renzi
convoca all’alba la prima segreteria del #Pd” - è quella in
cui il colonnello Kilgore (Robert
Duvall) ammette soddisfatto:
“Mi piace l’odore del napalm
al mattino” (@ClaudioBozza).
@EdoardoBuffoni, invece, intuisce quale sarà il primo punto
affrontato dalla segreteria:
“#Renzi convoca la segreteria
domani alle 7 del mattino. Al
primo punto c’è da sciogliere
un nodo politico: Ringo o
Togo?”. Più rassegnato il commento di @D—Etrusca: “Renzi
convoca segreteria alle 7 del
mattino. Xchè mi sento ke ogni
giorno ci sarà occasione x parlare di lui? Votiamo al + presto,
vi prego!”. Più sarcastico, invece, il commento di @hagakure—jfp, che fa riferimento
al leader di Forza Italia: “L’ironia
su #renzi che ha fissato la riunione di Segreteria alle 7 del
mattino. #Berlusconi, le poche
che faceva, le teneva alle 2 di
notte”. Se il buongiorno si
vede dal mattino…
L E R E A Z I O N I A L L A S E N T E N Z A A FAV O R E D I F R A N C E S C O S T O R A C E
Capezzone:“Ma l’Unità se l’è cavata
solo con una ramanzina dall’Ordine”
di Robert Vignola
a soddisfazione c’è, ma l’amarezza pure.
E anche il giorno dopo la sentenza sul
caso L’Unità-Storace fa ballare i sentimenti
degli osservatori politici, ma non soltanto i loro,
sul cornicione di quest’ambivalenza. Si può essere davvero soddisfatti davanti ad un epilogo,
quando a precederlo c’è una storia come quella
del 2005 e del processo che ne è scaturito? È
vera giustizia? Sembra chiederselo Daniele Ca-
L
pezzone, presidente della Commissione Finanze
della Camera. “Apprendo dalla lettura dei
giornali che dopo nove anni la testata giornalistica
"L'Unità" sarebbe stata condannata per diffamazione, avendo diffuso nel 2005 una notizia totalmente inventata riguardante il padre di Francesco
Storace, definito, assurdamente e incautamente,
un torturatore di ebrei. A parte la falsità della
notizia e il dato non poco significativo in base al
quale all'epoca dei fatti riportati dal giornale il
padre di Storace aveva solo 12 anni, mi chiedo
chi potrà realmente risarcire Francesco Storace
e la sua famiglia per l'infamia subita? E' davvero
questo il livello raggiunto dal giornalismo italiano
e da un Ordine che, nonostante la diffusione di
una notizia lesiva della dignità di una persona e
dei suoi familiari, si è limitato ad una sorta di
"ramanzina"?”.
Toni amari, ma comunque di sollievo, quelli che
usa Mario Borghezio, europarlamentare della
Lega. “Sia pure impiegandoci anni, la nostra
giustizia civile ha, come doveroso, condannato
il giornale l’Unità per la pesante diffamazione
portata a termine per danneggiare un avversario
politico temuto come l’on. Storace nella maniera
peggiore e cioè qualificandone il padre come
‘torturatore di ebrei’. Pur non essendo favorevole
alle norme che limitano la libertà di stampa, ri-
tengo questa sentenza una vittoria proprio di
un principio fondamentale ed altrettanto degno
di tutela: il diritto di ogni cittadino a veder preservata la propria immagine”.
L’ESPONENTE DI FORZA ITALIA SI SCAGLIA CONTRO IL CONDUTTORE
REVOCATI I DOMICILIARI A MARCHIONNI E TALARICO. NIENTE DA FARE PER ERBETTA
L’ira Brunetta:“Fazio e la Rai
sono già ai piedi di Renzi”
FonSai, obbligo di firma
per Salvatore Ligresti
Prove di regime renziano da Fazio, il
direttore generale Gubitosi e quello
della terza rete Vianello aspettano in
diretta il nuovo padrone. Ne risponderà
la Rai dinanzi all’Agcom e alla commissione
di Vigilanza. Capiamo la cronaca, non
che i capi di Viale Mazzini facciano i
valletti d’onore al Nuovo Principe”. Sul
suo profilo facebook, senza mezzi termini
e giri di parole, Renato Brunetta critica
fortemente il talk show Che tempo che fa
e si scaglia contro Fabio Fazio, reo di
precipitarsi in fretta e furia dove tira il
vento, riuscendo sempre a restare a galla.
L’ira funesta dell’esponente di Forza Italia
si abbatte non solo contro quello che si è
autodefinito come “il paladino dell’informazione libera” (solo quando si tratta di
criticare persone vicine all’ambiente di
“
centrodestra), ma anche sul dg Rai e il
direttore di Rai 3. Brunetta non ha mandato
giù la diretta di domenica scorsa sulle
primarie del Pd guidata proprio da Fazio,
che ha letteralmente ribaltato il suo programma “occupato da un singolo evento
interno ad un partito, con inviati, relativi
collegamenti audio – video ed ospiti ad
hoc – tipici di un canale all news, piuttosto
che di una trasmissione definita di infotainment”.
Renzi si è già preso la Rai. Fazio è ai suoi
piedi, i vari direttori anche. E adesso il
nuovo segretario del Pd sta per trovare
anche un’ambitissima poltrona a Mario
Sechi. Dopo aver sedotto e abbandonato
Mario Monti, l’ex direttore del Tempo è
pronto a sbarcare al Gr Radio Rai.
F.Co.
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Direttore responsabile
S
alvatore Ligresti, l’ex dominus
della galassia FonSai, non è più
agli arresti domiciliari. Il Tribunale
di Torino, dove è in corso il processo
che lo vede fra gli imputati per falso in
bilancio e aggiotaggio, ha deciso che
per l’Ingegnere sarà sufficiente solo
ed esclusivamente l’obbligo di firma.
L’immobiliarista siciliano era finito ai
domiciliari lo scorso 17 luglio, quando
erano scattate le manette anche per
le figlie Jonella e Giulia.
Il provvedimento riguarda anche Antonio Talarico e Fausto Marchionni, rispettivamente ex vicepresidente e ex
amministratore delegato di FonSai. Il
“vecchio” numero due del colosso assicurativo, già dalla prossima domenica,
potrà finalmente tornare a partecipare
alla Santa Messa. Un diritto più volte
negato al professionista da parte del
Gip Eleonora Montserrat Pappalettere,
che per diversi mesi ha ignorato anche
il codice di diritto canonico per una
persona che, certamente, non rientra
– e non rientrava - nella categoria dei
“delinquenti abituali”.
Le decisioni del Tribunale di Torino
non riguardano invece l’altro ex amministratore delegato Emanuele Erbetta, che resta quindi agli arresti domiciliari.
Finisce dunque l’incubo di Don Salvatore, che torna sì libero, ma non del
tutto. Per 3 volte alla settimana avrà
infatti l’obbligo di firma che, comunque,
rappresenta una limitazione della libertà
personale.
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Mercoledì 11 dicembre 2013
Attualità
DAT I ALLARMANTI SVELATI DA SAVE THE CHILDREN. IN ITALIA UN MILIONE DI ADOL E S CE NT I VIVE IN POVE RT À
Il conto della crisi pagato dai bambini
di Giorgio Musumeci
pagare più di tutti
il prezzo di una
crisi economica
che, come una tenaglia, stringe
sempre più ai fianchi degli
italiani, sono i più piccoli.
Quando svelato dall’Atlante
dell’infanzia a rischio di Save
The Children, è sconcertante:
nel nostro Paese, più di un
milione di bambini vive nella
povertà assoluta. Un dato che,
dal 2007 al 2012, si è praticamente raddoppiato, passando da 500 mila a oltre un
milione. Una condizione che
dilaga su tutta la Penisola, da
Nord a Sud. Nell’ultimo anno,
infatti, il numero dei minori in povertà è
cresciuto del 30% rispetto all’anno precedente, con un vero e proprio boom al Nord
(con un incremento del 43% rispetto al
2011) e al Centro (¬¬più 41%). La crisi dei
Comuni in bancarotta e la conseguente necessità di alzare il numero di imposte fiscali,
porta le famiglie con bambini a carico a rinunciare persino alle necessità più immediate, quali le cure mediche. Già, perché
dalla condizione economica della famiglia
dipende la salute dei figli. Emblematico, in
tal senso, l’esempio posto dall’organizzazione, che evidenzia come il pericolo denti
storti riguarda quasi 2 milioni di bambini e
ragazzi italiani, e un bambino su tre non
può permettersi l’apparecchio. Si compra
cibo al discount, pochi o nessun libro, scuola
solo la mattina senza neanche un’ora in più
A
per attività di svago e socializzazione, e
poi a casa, in uno spazio piccolo e soffocante,
nient’altro da fare nel tempo libero. Analizzando nel particolare le casse delle famiglie
italiane, una coppia con bambino fino a tre
anni che risiede in un’area metropolitana
del Nord, può spendere mensilmente una
quota pari o inferiore a 1.252 euro, 880
euro se risiede, invece, in un piccolo comune
del Sud. Naturale conseguenza di questo
disagio è il taglio delle spese: negli ultimi
cinque anni, infatti, si è registrato in media
un taglio di 138 euro: tra il 2007 e il 2012 le
famiglie con almeno un bambino hanno ridotto del 4,6% il proprio bilancio. La tendenza si aggrava se nel 2012 due famiglie
su tre con figli - ovvero ben 4 milioni 400
mila nuclei familiari - hanno ridotto la qualità/quantità della spesa per almeno un ge-
nere alimentare. Se, infatti, il
budget per l’alimentazione
nel complesso ha avuto una
riduzione modesta a livello
nazionale, di circa 3 euro, al
Sud invece la spesa media
alimentare è scesa del 5,8%.
Le famiglie disagiate – ha
spiegato l’ong - possono destinare in media 11 euro al
mese ai libri e alla scuola
(venti volte meno di quello
che spendono le famiglie
più ricche); 23 euro al mese
è la cifra destinata al tempo
libero, alla cultura e ai giochi,
a fronte dei 360 euro delle
famiglie più abbienti. Altra
piega del disagio sociale riguarda le abitazioni: ben 1
milione e 344 mila tra bambini e ragazzi, il 12% della popolazione di
riferimento, infatti, vive in situazioni di particolare disagio, sovraffollamento, in alloggi
privi di alcuni servizi e con problemi strutturali, con un incremento del 25% rispetto
al 2007. Questo anche perché l’Italia occupa
le ultime posizioni della classifica europea
in quanto a presenza di case popolari e alloggi sociali: se in paesi come la Svezia,
l’Olanda e Belgio superano il 30%, da noi
gli alloggi sociali (o appartenenti a cooperative) in affitto si fermano al 5,3% del costruito. Per Valerio Neri, Direttore Generale
Save the Children Italia, “un numero così
grande e crescente di minori in situazione
di estremo disagio, ci dice una cosa semplice: la febbre è troppo alta e persistente
e i palliativi non bastano più, serve una
cura forte e strutturata”.
MILANO
E’ allarme crescente anche
nella capitale della moda
di Francesca Ceccarelli
N
emmeno il nord
Italia sembra risparmiarsi dai
colpi più forti della cisi
economica: così anche
Milano si ritrova impoverita e piena di disoccupati. Sono persone
che mangiano alle mense dei poveri, comprano
cibo e verdure nei centri di ascolto e nelle
parrocchie milanesi:
usufruiscono di percorsi
formativi e di reinserimento al lavoro per superare le difficoltà e rimettersi in gioco.
Dunque, oltre ai “vecchi” poveri pur sempre
in aumento,oggi arriva
anche il ceto medio a
bussare per la prima
volta ai servizi della
Caritas ambrosiana. I
nuovi bisognosi sono
insegnanti, dirigenti,
impiegati, operai specializzati, tutti stremati
dalla crisi.
Settori imponenti come
l’edilizia o l’alta tecnologia non sono più una
sicurezza. Ci si ritrova
senza lavoro e soli, vittime di una cultura individualista che allontana qualsiasi logica di
mutuo soccorso.
Diventa così sempre
più difficile pagare la
rata del mutuo, l’affitto,
le bollette: impossibile
mantenere il tenore di
vita avuto finora, anche
in una città dove il benessere non era mai
mancato come Milano.
Così molti, pur avendo
casa, auto e telefonino,
preferiscono risparmiare sul cibo, pur di
arrivare a fine mese:
negli ultimi cinque anni
sono aumentate del
31,4% le richieste di
pacchi viveri. Un dato
su tutti? Nei 330 centri
d’ascolto parrocchiali
della Caritas vengono
distribuiti 63mila pacchi viveri al mese.
I L D I R E T T O R E D E L L’ A G E N Z I A D E L L E E N T R AT E S T R I G L I A I L G O V E R N O : “ I N I TA L I A C ’ È M O LTA S T R A D A D A F A R E ”
“Evasione incompatibile con la democrazia”
n occasione del suo saluto inviato al convegno
“La legalità fiscale italiana: asimmetrie e convergenze con l’Europa”, Attilio Befera, direttore
dell’Agenzia delle Entrate, non usa mezzi termini:
“C’è bisogno di dire una parola forte e certa, di affermare che l’elusione e l’evasione fiscale non
sono compatibili con la nostra economia e con
nessun sistema veramente democratico”. E in tal
I
senso, nel nostro Paese “c’è ancora
molta strada da fare”. Già, perché secondo un calcolo della Corte dei Conti,
le cifre che “i furbetti delle tasse” sottraggono alle casse dello Stato, sono
esorbitanti: 130 miliardi di euro all’anno.
Cifre che, per intenderci, spazzerebbero
via in un attimo qualunque problema
relativo ad Imu, ammortizzatori sociali
e sostegni alle imprese. Di fatto, però, questo
enorme flusso di denaro resta ad oggi sommerso.
Secondo Befera, le conseguenze di una così consistente evasione "si manifestano sia direttamente,
sul versante delle entrate erariali, oltre che falsando
la normale e corretta concorrenza tra le imprese,
sia indirettamente, sul versante delle prestazioni
sociali". Il capo dell’Agenzia delle Entrate punta
l’attenzione anche sulla mancata dichiarazione dei
redditi conseguiti, che genera “un accesso indebito
a quelle prestazioni sociali a cui, in gran parte, si
accede sulla base della dichiarazione Isee, generando
iniquità e perpetuando aree di privilegio che non
sono compatibili con un sistema civile e democratico”. Proprio la diseguaglianza reddituale, che
si sta sempre più accentuandosi, è, secondo
Befera, “la vera patologia della nostra epoca” dal
momento che “minaccia il funzionamento della
democrazia e il senso della coesione sociale”.
“Nella nuova fase di competizione globale e dovendo
fare i conti con l’attuale fase recessiva -ha concluso
Befera- nessuna economia può sopportare livelli
di evasione come quelli registrati in Italia”. Intanto,
mentre da un lato i contribuenti si preparano ad
essere, ancora una volta, martoriati dalle nuove
imposte, dall’altro, il ministro dell’Economia,
Fabrizio Saccomanni, mette le mani avanti e
dichiara che “bisogna evitare di trasformare il sistema fiscale in un ostacolo per la crescita dell’economia nazionale”. Sulla lotta all’evasione
fiscale poi, piuttosto che spiegare quali azioni
abbia messo in atto il Governo di cui fa parte per
frenare il fenomeno, la butta sull’internazionale,
spiegando che “ci vorrebbero risposte coordinate
tra tutti gli Stati Ue, e che bisognerebbe incentivare
il cittadino ad utilizzare la moneta elettronica”.
Dunque, un modo come l’altro per dire che di
carne al fuoco non ce n’è. Se poi il Governo Letta
è lo stesso che, anziché pretendere dai colossi del
gioco d’azzardo l’intera somma sottratta al fisco,
li tutela con un maxi condono, il gioco è ben
G.M.
presto spiegato.
I N U M E R I F O R N I T I D A L L’ I N P S N O N L A S C I A N O S P E R A R E N E L L’ I N V E R S I O N E D I T E N D E N Z A
Nuova impennata record della cassa integrazione
ei primi dieci mesi del
2013 sono state presentate 1.726.898 domande
di cassa integrazione, con un
aumento del 31,2% rispetto
alle domande presentate nel
corrispondente periodo del
2012, che erano state
1.316.515. I dati vengono resi
noti dall’Inps.
Nel mese di novembre 2013
sono state autorizzate 110,0
milioni di ore di cassa integrazione, tra interventi ordinari, straordinari e in deroga.
Lo comunica l''Inps. Rispetto
a novembre 2012, quando le
N
ore autorizzate erano state
108,3 milioni, si registra una
aumento del +1,7%, imputabile agli aumenti degli interventi di cassa integrazione
straordinaria e in deroga,
mentre la cassa integrazione
ordinaria fa segnare una consistente diminuzione. Nel dettaglio, infatti, si registra un
calo delle ore autorizzate per
la cassa integrazione ordinaria
(Cigo), che a novembre 2013
sono state 26,7 milioni, mentre
quelle autorizzate a novembre
2012 erano state 33,0 milioni,
con una diminuzione tenden-
ziale del -19,1%. In particolare, la variazione e'' stata pari
a -25,5% nel settore Industria,
mentre al contrario nel settore
Edilizia vi e'' stata una crescita
del +14,5%. Il numero delle
ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) e'' stato a novembre 2013 superiore a
quello dello stesso mese dello
scorso anno: 53,0 milioni, con
un aumento del +14,8% rispetto a novembre 2012,
quando le ore autorizzate erano state 46,1 milioni. Anche
gli interventi in deroga
(Cigd), pari a 30,4 milioni di
ore a novembre 2013, fanno
segnare un andamento crescente (+ 4,4%) se raffrontati
con quelli del mese di novembre 2012, nel quale furono
autorizzate 29,1 milioni di ore.
Complessivamente, nel periodo gennaio-novembre
2013, per tutte le diverse forme di cassa integrazione
(Cigo, Cigs, Cigd), sono state
autorizzate 989,9 milioni di
ore, con una diminuzione dell''1,41% rispetto allo stesso
periodo dell''anno precedente
(1.004,1 milioni di ore).
Ag. Dire
4
Mercoledì 11 dicembre 2013
Storia
Le parole di Niccolai disegnano un ritratto perfetto del rivoluzionario, la sua “bontà, povertà, passione”
Il sogno nazionale e popolare di Bombacci /5
“La nobiltà dell'uomo sta nel pensiero. Si può cambiare idea, guai se ciò non fosse. Solo i paracarri stanno fermi”
di Emma Moriconi
er 50 anni (19001945) Bombacci si
batterà, sia pure a
modo suo, per
questa miseria e
per questa fame, tirando le fila umane
della lotta rivoluzionaria. E la follia aberrante del bolscevismo lo cancellerà
come fenomeno umano per sostituirlo,
con i risultati fallimentari che si vedono,
con i freddi ragionatori della teoria che
non si arresteranno nemmeno dinanzi
ai crimini. Nella vita di Nicola Bombacci
non troverete crimini. Dalla sua vita:
bontà, povertà, passione. Per una rivoluzione nostra, tutta italiana”.
È ancora Beppe Niccolai a parlare di Nicolino Bombacci. Abbiamo citato spesso
Niccolai in questo speciale dedicato a un
personaggio così intenso e potente perché
le sue parole ne tratteggiano un ritratto
estremamente vero e appassionato. Vivo.
È Niccolai che parla del “sogno nazionale
e popolare di Nicolino Bombacci”. È ancora Niccolai a parlare di “carica umana
virile, disperata, carica di sentimento”.
Ed è ancora lui a dire che “Bombacci fu,
nel 1927, espulso dal partito perché su
di lui pesava il discorso pronunciato alla
Camera il 30 novembre del ’23, quando
Mussolini annunciando che l’Italia - la
prima nazione del mondo - si accingeva
a riconoscere lo Stato sovietico uscito
dalla rivoluzione di Ottobre. Bombacci continua Niccolai - nella replica disse
che «quello era l’incontro fra due Rivoluzioni». Quasi inneggiando alla lotta di
classe internazionale delle Nazioni pro-
“P
Beppe Niccolai con Annamaria Bombacci
letarie contro quelle plutocratiche; il
sangue contro l’oro. Pesava su Nicolino
Bombacci - insiste Niccolai - l’aver
tentato a Fiume negli anni ’20, dinanzi
all’ incapacità rivoluzionaria del partito
della classe operaia, un collegamento
con le forze dannunziane, secondo l’auspicio dello stesso Lenin e dello stesso
Gramsci”.
L’analisi del personaggio è perfetta,
(foto archivio Alessandro Amorese)
esatta, soprattutto quando incalza: “Un
convertito? Un opportunista, dunque?
La conversione, le conversioni sono possibili. La nobiltà dell’uomo sta nel pensiero.
Si può cambiare idea, guai se ciò non
fosse. Solo i paracarri stanno fermi. Ma
è importante, direi decisivo, domandarsi,
davanti a chi si converte, a chi cambia
campo, in quale contesto politico e storico
quel «cambiare» avviene. Quali conver-
sioni sono sospette? Le conversioni in
senso vantaggioso. Quelle, per fare
l’esempio definitivo, che vanno verso chi
ha vinto. Incontro al vincitore. Portando
loro magari le proprie donne, come è
avvenuto nel 1945. Bombacci non è fra
questi. Quando va, con Mussolini, a
vivere la disperata esperienza della Rsi,
sceglie volontariamente la via del sacrificio
senza speranza, la via della sconfitta, la
via dell’impopolarità. Si schiera con chi,
in quel momento, è perdente. E finirà a
piazzale Loreto, insieme a Lui, all’amico
d’infanzia, dal quale la cultura delle rivoluzioni lo aveva diviso su due diversi disegni di rinnovamento della società italiana, per ritrovarlo di nuovo nell’unico
esperimento rivoluzionario parzialmente
attuato in Italia con l’ordinamento corporativo del Ventennio e con la socializzazione … per cadere infine (insieme)
sul lago di Como, sotto i colpi del riformismo democratico a cui si prestarono,
come braccio secolare, i comunisti, illusi
di servire una rivoluzione che da parte
loro non si è fatta, e non si farà più”.
Ma Niccolai fa anche un’analisi precisa
della storia, in controtendenza rispetto
ai libri (che, si sa, sono scritti dai vincitori).
Citare Niccolai per raccontare Bombacci
è una scelta che affonda le sue radici
nella volontà di rendere un servizio al
lettore, affinché sia possibile approfondire
le vicende di quegli anni ascoltando una
voce vera e nobile.
Dice dunque Niccolai, citando anche
Giano Accame: “Può piacere, può dispiacere, può fare anche male, ma i fatti
ci dicono che l’unica Rivoluzione d’Italia
è quella che va dal Risorgimento al Fascismo o, per dare meglio il senso d’incompiutezza (come scrive lo storico saggista Giano Accame) e di dramma dalla
Repubblica romana di Mazzini, Garibaldi,
Mameli, Pisacane, schiacciata da un esercito francese, alla Rsi di Mussolini, Gentile,
Marinetti Pound, Bombacci schiacciata
dalla Vª Armata Americana”.
(… continua…)
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Mercoledì 11 dicembre 2013
Esteri
A Johannesburg lo storico incontro Obama-Castro, ma anche la lontananza della gente comune
Per Mandela una parata di potenti
di Giuliano Castellino
a ieri le tv di tutto il mondo
stanno trasmettendo l’estremo
saluto all’ex presidente del Sudafrica Nelson Mandela. Più
che un funerale, uno show. Tutto è iniziato con i cancelli dello stadio dove si
disputò la finale del mondiale del 2010,
aperti alle 6 ora locale. Poi, una vera e
propria parata di star, attori, vip, personaggi famosi, cantanti e politici. Un
G8 allargato.
Erano presenti le persone più potenti
del mondo, dai presidenti di Stato ai
membri del Gruppo Bilderberg, fino
agli “illuminati” più illustri.
C’erano il presidente afghano Hamid
Karzai, quello palestinese Abu Mazen e
quello del Venezuela Nicola Maduro. Il
governo sudafricano ha pubblicato una
lista ufficiale di 91 capi di stato o di
governo. Tra i più importanti la leader
brasiliana Dilma Rousseff, il francese
Francois Hollande e il britannico David
Cameron.
Folla in delirio per Charlize Theron,
giunta anche lei allo stadio Fnb per
rendere omaggio al premio Nobel per
la Pace.
Insomma, una grande parata mondiale.
Perché poi la salma del “grande vecchio”,
come viene chiamato dai suoi, verrà
esposta per tre giorni a Pretoria da
oggi e i veri e solenni funerali di Nelson
Mandela si svolgeranno il 15 dicembre
a Qunu, il suo villaggio, nella provincia
di East Cape.
Tra canti, balli e danze, nello stadio di
Johannesburg tutto il mondo si è fermato, soprattutto quando, incrociandosi,
Obama e Raul Castro si sono stretti la
D
il presidente americano Barack Obama stringe la mano al cubano Raul Castro
mano. Un boato ha seguito questo
gesto, ripreso in diretta dal maxischermo
dello stadio. Un gesto di disgelo senza
precedenti tra il capo della Casa Bianca
e il leader cubano. Non solo: dopo lo
storico gesto, di nuovo inquadrato,il
presidente Usa è stato salutato dalla
folla con una vera e propria ovazione.
Obama e la first lady Michelle, seduta
accanto a lui, hanno risposto salutando
e ringraziando il popolo sudafricano.
Subito dopo le urla di gioia hanno lasciato il posto ai fischi per l’inquadratura
successiva, quando sul maxischermo
è comparso il presidente Jacob Zuma.
È però giusto commentare, per onor di
verità e di cronaca, che a cerimonia
iniziata da più di un’ora, le tribune e le
curve inferiori dello stadio erano praticamente vuote. La folla oceanica che
tutti si aspettavano non c’è stata. Segno
che forse la figura di Mandela è stata
enfatizzata più nel mondo che nel Sud
Africa.
Per carità, gli U2 gli hanno dedicato
una canzone e presto anche un concerto
in sua memoria, Obama lo ha definito
un “gigante della storia”, arrivando “a
ringraziare il popolo sudafricano” per
aver “condiviso Mandela con noi”. Ma
i vuoti allo stadio di ieri sono di quelli
che lasciano il segno.
Presente al “grande circo” anche Enrico
Letta: “Nelson Mandela, un uomo che
ha lottato e unito, è un grande esempio
per la nostra politica e quella europea.
La filosofia di Madiba rappresenta una
lezione per l’Europa, perché venendo
qui si capisce che o l’Europa si unisce
o l’Europa non conta niente. Nelson
Mandela è stato un riferimento per tutta
l’umanità. Per me è un dovere essere
qui” ha detto il premier italiano.
Dopo le preghiere confessionali allo
stadio di Johannesburg si è alzato il
grido di “Viva Madiba”. E la folla ha
cantato in coro “ringraziamo il nostro
leader Mandela”, tra balli e ovazioni.
“Mi dispiace che stia piovendo, ma a
Mandela sarebbe piaciuto così, nella
tradizione africana”, ha invece detto il
vicepresidente dell’Anc, Cyril Ramaphosa, inaugurando la cerimonia di
commemorazione. Tutti i discorsi sono
stati tradotti nella lingua dei segni.
Insomma: la parata sembra essere andata in scena, tutti i dettagli sono stati
curati alla perfezione. Un’altra icona è
stata consegnata ai sostenitori del “nuovo ordine mondiale”, un altro “eroe e
martire” è stato consacrato al mondo
globalizzato. Tante sono le domande
“politicamente scorrette” che ci verrebbero da fare…
Ma una è quella che proprio sorge
spontanea: ma se Mandela era nemico
del mondialismo, un vero pacifista, una
bandiera per i no-global, un anti-razzista,
un avversario feroce degli sfruttatori,
perché al suo funerale c’erano tutti i
mondialisti, gli imperialisti, i guerrafondai, i globalisti, i razzisti, gli sfruttatori? È forse un caso che Mandela è
sempre stato sostenuto da Londra, anche quando ordinava di piazzare bombe
e seminava morte e terrore per il Sud
Africa?
Un ‘dettaglio’ che troppo spesso media
e storici omettono quando parlano della
detenzione di Mandela e del perché era
detenuto.
6
Mercoledì 11 dicembre 2013
Da Roma e dal Lazio
ASSEMBLEE SINDACALI CONTRO IL CAMPIDOGLIO MENTRE ERA IN VIGORE IL PROVVEDIMENTO ANTI-SMOG
Targhe alterne, i vigili non vigilano: traffico in tilt
Già proclamato lo sciopero del 29 gennaio. Ma i sindacati promettono battaglia
anche per fine anno: a rischio la sorveglianza nella notte di San Silvestro
arghe alterne alla
carlona: questa la
prelibata pietanza
che lo chef Marino
ha servito ieri sulla
tavola imbandita dei romani.
Il contorno? Rallentamenti e
code su via Salaria, via Flaminia, via Cassia, via Tuscolana, via Pontina, via Laurentina, via Aurelia, via Casilina,
sulla tangenziale Est e in zona
San Giovanni. Praticamente
ovunque. Il tutto annaffiato con
l’amaro: quello che hanno potuto assaporare soprattutto i
romani che quel divieto lo
hanno rispettato: giacché a
controllare l’ultima cifra della
targa delle auto in circolazione
ieri non c’era praticamente
nessuno… E oggi si replica,
con le stesse modalità.
La misura anti-inquinamento
voluta dal Campidoglio insomma non ha certamente
contribuito a rilanciare l’immagine ormai offuscata del
sindaco chirurgo: anzi, ha prestato il fianco alle rivendicazioni
di una categoria, quella dei
vigili urbani, che mai come in
questi mesi è stata in rotta di
collisione con il Comune. Troppo facile, quindi, per i pizzardoni, affondare il dito nella
T
piaga. E laddove il ciclista pretendeva due giornate con metà
delle auto in circolazione per
le tante strade della Capitale,
loro si sono limitati a partecipare alle assemblee sindacali
già indette. Risultato: nessuno
presidiava incroci e varchi…
Oggi lo schema si ripete e
tutto lascia pensare che il caos
sulle consolari sarà lo stesso,
se non peggiore.
Ma occhio al calendario, perché il 2013 potrebbe fornire
altre sorprese. Lo si intuisce
sgranando le dichiarazioni dei
sindacalisti. Francesco Croce,
della Uil, non ha esitato a…
imbracciare il forcone. “Abbiamo fermato Roma, dalle 7
alle 9 gli agenti sono tutti stati
in assemblea. L'adesione è
stata pressoché totale in ogni
gruppo. Il senso di sconcerto
e di abbandono che i lavoratori
manifestano nei confronti dell'amministrazione è molto forte”.
Tanto che lo sciopero è dietro
l’angolo, non appena sarà con-
VITERBO
Poca trasparenza sulle assunzioni
Il capogruppo Storace interroga il Presidente della Regione Lazio
I
l capogruppo de La Destra verso
Alleanza Nazionale, Francesco Storace, ha presentato una interrogazione al presidente delle Regione
Lazio, Nicola Zingaretti per chiedere
chiarimenti sulle assunzioni presso
la società a capitale misto pubblico
e privato SATE che si occupa della
raccolta differenziata porta a porta,
e sull'incendio che ha coinvolto la
catena commerciale “Maury’s” di Civita Castellana. Nei giorni scorsi - si
legge nell'interrogazione - il consigliere comunale Luciano Soldateschi,
definito come “L’uomo dei curriculum” in riferimento alle assunzioni
presso la catena commerciale “Maury’s" è stato intervistato per spiegare
il suo punto di vista in merito alla cosiddetta “parentopoli viterbese”. Nell'intervista Luciano Soldateschi ha tirato pesantemente in ballo l’Amministrazione di Civita Castellana in
merito alla recente assunzione di una
ventina di persone da parte della società SATE( società mista, metà pubblica e metà privata) per la raccolta
differenziata porta a porta, gettando
ombre sulla trasparenza e sui criteri
adottati per tali assunzioni. Il Soldateschi ha dichiarato “di sicuro io in
giro non ho visto né manifesti né
bandi. Ma comunque non mi scandalizzo. Le cose sono sempre andate
così". Dopo le polemiche politicoamministrative dei giorni scorsi sulla
“parentopoli viterbese”- continua l'interrogazione - nella notte tra l’8 e il 9
dicembre intorno all’una e mezza
presso il supermercato “Maury’s”, è
scoppiato un vastissimo incendio che
ha distrutto gran parte della struttura
commerciale inaugurata solo alcuni
giorni fa. I carabinieri, che nella notte
di lunedì hanno fatto scattare l’allarme,
evitando che le fiamme coinvolgessero un vicino distributore di benzina,
stanno indagando. E' stata aperta anche un’inchiesta da parte della Procura di Viterbo, ma al momento resta
ignota la causa che ha portato all’incendio del centro commerciale. Il
capogruppo de La Destra verso AN,
Francesco Storace, nella sua interrogazione chiede al presidente Zingaretti se intende intervenire presso il
comune di Civita Castellana per verificare la legittimità dell’iter che ha
portato alle assunzioni dei dipendenti
della società mista SATE con capitale
per metà pubblico; e per chiedere
ulteriori chiarimenti sulla vicenda
delle assunzioni presso la catena
commerciale “Maury’s” alla luce degli
ultimi eventi che si sono verificati
nella notte dell’8 dicembre scorso".
Tra l’altro, si rammenta che in una
precedente interrogazione del 19
novembre 2013, il capogruppo Storace aveva già sottoposto la questione
al Presidente Zingaretti, circa le assunzioni poco chiare del Supermercato “Maury’s” in quanto quest’ultime
paventavano un legame parentale o
in altro modo collegabili agli amministratori locali di Civita Castellana,
ora è la volta della SATE, tale metodologia sembra essere una consuetudine nella provincia viterbese.
Chantal Capasso
sentito, cioè dopo le feste natalizie. Ieri l'incontro in Prefettura tra Campidoglio, vertici
della polizia municipale e i dirigenti dell'Ospol-Csa si è risolto con una fumata nera,
tanto che la data del primo
storico sciopero dei pizzardoni
è stata fissata. L'organizzazione
sindacale ha infatti indetto per
il 29 gennaio uno sciopero di
24 ore di tutti i vigili urbani
contro l'"immobilismo" dell'amministrazione comunale
che non soddisfa le sue ri-
chieste su 18 punti che sono
l'oggetto della proclamazione
dello stato di agitazione. Tra
questi, organico, medicina preventiva, vestiario, previdenza
integrativa.
Ma anche le prossime festività
sono a rischio. A spiegarlo è
Marco D’Emilia, della Cgil.
“Abbiamo appreso dai giornali
che per il periodo di Natale
ci saranno 400 vigili in più al
giorno: ma dove li prendono?
Per non parlare del 31 dicembre: ad oggi ancora non sap-
È UNA 25ENNE RUMENA SENZA PATENTE. RESTA ANCORA MOLTO DA CHIARIRE
Incidente al Prenestino,
confessa “il pirata”
I
l “pirata” che lo scorso sabato pomeriggio ha investito cinque persone ad una fermata Atac nel Prenestino, adesso ha un volto e un nome.
È una 25enne rumena, che dopo essere
stata rintracciata e condotta in commissariato, ha confessato di aver commesso il fatto e di non avere la patente.
In questa vicenda, tuttavia, nonostante
sia stato identificato il responsabile, restano molte zone d’ombra. Il primo mistero riguarda proprio il ventenne figlio
del proprietario dell’auto incidentata,
una potente Audi “TT”. Il ragazzo, infatti,
un’ora e mezza dopo l’incidente al Prenestino, si è rivolto ai Carabinieri per
denunciare il furto della sua auto. Sta
di fatto, però, che il ragazzo e la rumena
arrestata intrattenevano una storia da
qualche settimana. A confermare la relazione è stata la stessa straniera, che
durante l’interrogatorio con gli agenti
della municipale ha anche dichiarato
di essere sola al momento dello schianto:
“La macchina me l’ha prestata il mio
ragazzo: mi ha dato le chiavi e ho voluto
fare un giro. Dopo il botto, sono scappata
per la paura”. La tesi che la straniera
fosse sola al momento dell’incidente,
troverebbe la conferma degli inquirenti.
Ciò nonostante, per gli uomini del reparto operativo del Gruppo Sicurezza
Urbana della Municipale resta da chiarire il ruolo del ragazzo in tutta la vicenda. Ad esempio, perché mai il giovane, figlio di un professionista di Sacrofano, avrebbe prestato un’auto così
costosa a una persona conosciuta da
poco e si sarebbe deciso in quattro e
quattr’otto a coprirla denunciando un
furto mai avvenuto? Un’infatuazione potrebbe spiegare il gesto, ma le incongruenze restano. È credibile, si chiedono
gli uomini della Municipale, che una
persona se ne resti tranquilla a Bagni
di Tivoli -dove vive la rumena, a una
dozzina di chilometri dal Prenestinomentre la ragazza se ne va a spasso
chissà dove con il bolide del padre di
lui? Un’altra ipotesi al vaglio degli inquirenti è che il giovane, al momento
dell’incidente, si trovava in un’auto che
seguiva la “TT”, e che, in preda al
panico, abbia avuto l’idea di rientrare
a Bagni di Tivoli inscenando poi un
furto.
Intanto è stata bloccata nella notte dagli
agenti della polizia municipale del gruppo sociale sicurezza urbana, guidato
da Maurizio Maggi, anche la seconda
ragazza che si trovava a bordo dell'auto.
A quanto si apprende anche questa
ragazza, italiana, è stata denunciata per
favoreggiamento e omissione di soccorso. Resta, quindi, il giallo dell’ultimo
dei passeggeri sull’Audi, un uomo dai
capelli lunghi, che non è ancora stato
rintracciato ma che avrebbe ormai le
ore contate.
Al momento, l’unica certezza è che il
giovane compagno della rumena è
stato denunciato per simulazione di
reato, mentre la ragazza è accusata di
lesioni, omissione di soccorso e guida
senza patente. Il magistrato, dopo averla
fatta sentire dalla Municipale, ha deciso
di metterla ai domiciliari.
Giorgio Musumeci
piamo nulla di come intende
organizzarsi l'amministrazione.
Come si affronterà il problema? Gli altri anni erano impegnati 700-800 vigili. Non è
possibile che all'ultimo momento i vigili vengano spostati
da un posto a un altro per carenze di risorse umane ed
economiche. L'amministrazione non può sottrarsi al confronto”.
L’intento che sta conquistando
sempre più cuori tra i caschi
bianchi lo spiega ancora Croce. “La nostra protesta andrà
avanti applicando in maniera
pedissequa tutte le norme:
se il sindaco continuerà ad
ignorarci dovremo intensificare le nostre iniziative. Ad
esempio i vigili non prenderanno più servizio direttamente ai semafori ma andranno
prima nelle sedi dei gruppi,
nel rispetto della norma. Oppure le auto non verranno utilizzate se non in condizioni
di efficienza meccanica o igienica dell'abitacolo. Fino ad
arrivare a vedere in strada i
vigili senza divisa ma solo
con addosso la casacca rifrangente e paletta”.
Il che sarebbe il meno…
Robert Vignola
SAN FELICE CIRCEO
Anziana morta
in casa:
uccisa per rapina?
n giallo, dietro al quale
può nascondersi un atroce delitto. Una donna di
81 anni, Anna Vastola, è stata
trovata senza vita ieri mattina
nella sua abitazione di San Felice Circeo. Sul suo corpo sono
stati riscontrati segni di violenza. A lanciare l’allarme un
vicino, che non vedendo
l’81enne, che viveva sola nella
zona di borgo Montenero, ha
chiamato i soccorsi. Sul posto
sono giunti i carabinieri che si
sono trovati davanti la scena
di un probabile furto, degenerato prima in rapina e poi in
omicidio. Dai primi rilievi, è
stato individuato il varco che
sconosciuti avrebbero aperto
nella rete per entrare nella proprietà della donna. Ad ucciderla
sarebbero stati alcuni colpi inferti alla testa. Anna Vastola
viveva in una modesta casa
alla strada d’ingresso del cimitero di borgo Montenero, a
San Felice Circeo. L’anziana, in
passato, si guadagnava da vivere vendendo la verdura.
Gustavo Lidis
U
7
Mercoledì 11 dicembre 2013
ANCORA MANIFESTAZIONI E PRESIDI DAL NORD AL SUD
I Forconi alzano il tiro:
si rischia la paralisi totale
Disagi al traffico e attività commerciali chiuse. A Imperia un dimostrante
è stato investito da un’auto mentre al Pirellone hanno sfilato i trattori
a paralisi totale. La protesta
dei forconi alza il tiro. Oltre ai
blocchi arrivano anche le minace ai commercianti che non
chiudono le loro attività. Se la
mobilitazione continua, dunque, il paese
potrebbe subire il brocco totale. A mobilitarsi infatti, creando forti disagi al
traffico in alcune città, sono stati agricoltori, allevatori e pastori, a cui si sono
aggiunti autotrasportatori e disoccupati,
pensionati e precari e, più in generale,
tutti coloro che si dichiarano delusi dalla
situazione economica e sociale. Continuano così a fiorire, dal nord al sud,
cortei e scioperi a catena.
Ancora caos il Piemonte – A Torino,
teatro lunedì di tensioni e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, le proteste
hanno continuato a creare disagi rallentando le corse dei mezzi pubblici. Per il
lancio di una bomba carta nel pomeriggio
nei pressi della stazione Porta Nuova, è
stato fermato un uomo. Otto invece le
persone denunciate dalla Questura di
Torno: quattro manifestanti per interruzione di pubblico servizio e altri quattro
per violenza privata. Sedicenti manifestanti hanno istituito forme di picchettaggio
davanti ai supermercati torinesi e della
prima cintura, impedendo ai clienti di
entrare. Al Pam e all’Esselunga di Corso
Traiano sono intervenuti i Carabinieri,
ma si sono registrati problemi anche al
centro commerciale Le Gru di Grugliasco
(Torino). Mentre altri grandi supermercati
alle porte di Torino hanno scelto di chiudere. Manifestazioni anche in provincia
di Torino, comprese Val Susa e Pinerolese.
Non sono mancati i disagi al trasporto
Disordini in Liguria – Un uomo di 46
anni, che stava manifestando sul lungomare di Imperia, è finito in ospedale
L
dopo essere stato investito da un auto
che ha forzato il blocco dei dimostranti.
Nello schianto, avvenuto intorno alle 16,
il manifestante è caduto e ha battuto la
testa, riportando un leggero trauma cranico. Sempre a Imperia un gruppo di
giovani che sfilavano in corteo, hanno
intimato ai negozianti di abbassare le
saracinesche. Disordini anche a Savona,
dove i dimostranti si sono ritrovati davanti
alla Prefettura, e hanno raggiunto il centro
lanciando petardi e fumogeni. Disagi anche alla circolazione ferroviaria.
Trattori al Pirellone - Disagi anche in
centro a Milano. I manifestanti si sono
radunati prima al Luna Park dell’Idroscalo,
per poi convogliare verso il Palazzo della
Regione in piazza Duca D’Aosta. Per le
strade di Milano hanno sfilato in segno
di protesta 300 trattori guidati da produttori di latte vicini ai Cobas. I manifestanti di Copagri provenienti da tutta la
Lombardia hanno realizzato un presidio
per chiedere provvedimenti in sostegno
dei settori suinicolo e lattiero caseario.
Da un furgone hanno scaricato nello
spiazzo davanti a Palazzo Lombardia, un
mucchio di pallet di legno. Hanno intenzione di bruciare i pallet per scaldarsi.
Traffico in tilt in piazzale Loreto, snodo
cruciale per la viabilità. La manifestazione
è terminata alle 19 e la situazione, pian
piano, è tornata alla normalità.
Presidi nelle Isole – Ancora presidi pacifici in Sicilia. A Giardini Naxos (Me) un
uomo, in coda in un distributore di benzina
per lo sciopero dei Forconi, ha colpito
con una chiave da meccanico, al culmine
di una lite un altro automobilista. È stato
arrestato. Niente blocchi né presidi ma
una protesta pacifica davanti alla sede
dell’Agenzia delle Entrate a Cagliari.
Nelle atre regioni - Ancora disagi in
alcune autostrade in Veneto e in Emilia,
dove continua il presidio a Parma. In Friuli
Venezia Giulia un migliaio di persone ha
bloccato per un paio d’ore la circolazione
stradale a Monfalcone (Gorizia). Presidio
continuo invece ad Ancona, davanti al
Teatro delle Muse dove un gruppetto di
manifestanti ha esposto cartelli e striscioni
contro “Stato” e “tasse”. Irruzioni di manifestanti in centri commerciali del barese,
bloccate per alcune ore a Barletta la zona
industriale e la litoranea di Levante. I commercianti sono stati costretti a chiudere i
negozi, così come ad Andria, dove si sarebbero mescolati ultrà della locale squadra
di calcio: indagano le forze dell’ordine.
Barbara Fruch
IL BILANCIO DEL 9 DICEMBRE NELLA CAPITALE
La cronaca della protesta a Roma
ulla situazione a Roma si
registra la presa di posizione del Movimento sociale Europeo. “Il 9 dicembre
il Movimento Sociale Europeo
ha aderito alla protesta nazionale, scendendo in strada per
attaccare i simboli della disinformazione mediatica, dello
strapotere bancario e del malaffare politico. Perché il 9 dicembre non era la giornata dei
"Forconi", ma dell'Italia che si
ribellava. E così abbiamo deciso di mobilitarci. La risposta
repressiva del sistema colpito
al cuore non si è fatto attendere
e 12 uomini del Movimento Sociale Europeo sono stati fermati,
denunciati e tenuti in questura
per oltre 5 ore, nonostante il
blocco imposto a via Cristoforo
Colombo nei pressi della Regione Lazio fosse già stato tolto.
Una sola colpa: aver manifestato
il proprio dissenso contro un
sistema politico ed economico
che sta trascinando nella sua
irreversibile l’intero popolo italiano. La forza dell’azione re-
S
pressiva di risposta ci dimostra
che eravamo nel giusto quando
abbiamo attaccato i simboli della disinformazione mediatica,
dello strapotere bancario e del
malaffare politico. Ci dimostra
che il sistema comincia a sentire
i primi scricchiolii e la sua potenza venire meno. Con queste
certezze, la nostra quotidiana
lotta al sistema continuerà fino
alla vittoria!”.
“Mentre a Roma il movimento
dei Forconi agitava l’arnese per
poi scendere in piazza autorizzato, scortato ed in poche decine,
la protesta è stata attuata, per
tutta la giornata e a macchia di
leopardo dal Movimento Sociale
Europeo. Ci teniamo a non essere
confusi con altre organizzazioni
ed altre mobilitazioni per una
questione di merito e di metodo.
Non ci piace chi agita il forcone
e poi marcia con l’autorizzazione,
chi proclama oceaniche manifestazioni e poi si presenta in
poche decine di persone. Abbiamo sempre diffidato da queste iniziative senza sigle e senza
bandiere. Preferiamo metterci
la faccia, il nome, le bandiere, il
simbolo e le conseguenze che
ciò ne porta (arresti e denunce
comprese)”.
“Anche perché mentre i “guerrilleros forchettari” marciavano
con la polizia senza casco i nostri
militanti, 12 per la precisione,
venivano fermati, portati al Commissariato Colombo di Roma e
trattenuti fino a tarda sera”.
Dal Commissariato Colombo
dove era ancora in stato di fermo
Giuliano Castellino ha dichiarato: “La repressione non ferma
la lotta. Sappiamo di aver 'colpito' bene: La Repubblica, Banca
d'Italia, Equitalia, i palazzi della
politica sono i nemici del popolo. È inutile che il sistema usa
la repressione, la lotta per la libertà, la sovranità e la giustizia
sociale è appena iniziata. Contro
il sistema oggi abbiamo bloccato
Roma, ma se ci tolgono il futuro,
come abbiamo cantato oggi per
le vie della capitale, bloccheremo ancora tutta la città”.
B.S.
Dall’Italia
A SINISTRA DANNO FASTIDIO. E GRILLO…
Avviso ai naviganti:
chi cerca di cavalcarli
può restare infilzato
rotesta, rivoluzione o reazione? Di
destra o di sinistra? Sicuramente è
un fenomeno che è
partito senza simboli
e ciò ne ha consentito
infiltrazioni. Come
quella di No Tav e elementi dei centri sociali,
che hanno approfittato
del 9 dicembre per seminare violenza gratuita a Torino. Ma proprio il capoluogo piemontese ieri ha fatto da cartina
tornasole al reale sentimento
che alberga a sinistra nei confronti di Forconi e affini. È accaduto sotto il palazzo del consiglio regionale in via Lascaris.
Operai, sindacalisti Fiom e studenti della mensa occupata stavano partecipando a una manifestazione già organizzata,
quando sono arrivati anche i
Forconi. Mentre questi ultimi
sventolavano tricolori, dai primi
si è intonato “Bella ciao”: sulle
prime i poco organizzati dimostranti della mobilitazione iniziata
lunedì hanno assistito, poi si
sono accorti che quel canto
era rivolto “contro” di loro,
giacché le prime file di Fiom e
studenti si mostrava il pugno
alzato nella loro direzione, con
altri gesti meno carini. A quel
punto, la cantilena dei sinistri
è stata sommersa dal grido
“Vergogna, vergogna” dei Forconi, prevalentemente piccoli
commercianti, mercatali e artigiani, e la presenza di un cordone di polizia a dividere i due
blocchi si è rivelata provvidenziale.
L’imbarazzo, quando non l’aperto
P
fastidio, nei confronti delle proteste di questi giorni serpeggia
anche tra i sostenitori della sinistra attraverso i social network.
I più diligenti nei confronti delle
parole d’ordine di sempre del
cosiddetto schieramento “progressista” non mancano di dileggiare chi in queste ore sta
inscenando blocchi e contestazioni in giro per l’Italia, bollando
li spesso e volentieri come “fascisti” e facendo opera di picchettaggio virtuale al contrario
nei confronti di chi cerca informazioni per scendere in piazza.
Certamente chi sta cercando
di cavalcare la tigre delle manifestazioni in atto è Beppe
Grillo. Ma, ostinatamente, i coordinatori di queste azioni di
protesta ignorano ogni simile
tentativo: e in piazza non si
vedono bandiere a cinque stelle,
ma solo con il tricolore. Tra
loro ci sono tutti, ma proprio
tutti. Di politico per la verità,
nei Forconi, c’è solo il nemico,
ed è il Governo. E la sensazione
nettissima è che chi cercherà
di cavalcarli resterà, com’è normale che sia, infilzato…
Robert Vignola
8
Mercoledì 11 dicembre 2013
Palermo - L’operazione della Mobile
Non paga il pizzo:
preso a martellate
Il commerciante denuncia gli aggressori:
in manette otto affiliati al clan Noce
i è rifiutato di pagare il pizzo,
minacciando anche di denunciare tutto alla polizia. Ma la
rappresaglia di Cosa Nostra non
ha tardato ad arrivare. Poi il 2 novembre, dopo un battibecco con
un minore che gli aveva dato dello
sbirro, è scattata la spedizione punitiva, durante la quale il commerciante anti-racket di Palermo è stato
massacrato di botte dagli uomini
del clan Noce, che lo hanno aggredito a calci e pugni, colpendolo
anche 13 volte con un martello da
muratore. Il raid, però, è stato documentato dalla telecamera di sicurezza che lo stesso commerciante
aveva fatto installare nel suo negozio,
che aveva aperto senza chiedere
l’autorizzazione a cosa nostra.
Anche grazie al video, le forze dell’ordine sono riuscite a mettere le
manette ai polsi di otto persone.
Tra loro il capo degli aggressori,
Massimiliano Di Majo, 26 anni, che
oltre a prendersela con il negoziante
si è accanito contro suo genero, rimasto due giorni in coma per i
colpi ricevuti. In cella sono finiti
anche i due complici, l’italiano
S
Dall’Italia
Nuovo duro colpo, portato a termine dalla Dia, alla malavita campana
Terra dei fuochi, arrestato Chianese
considerato il padre delle ecomafie
L’avvocato dei Casalesi accusato di estorsione ai danni di una società di trasporti
avrebbe anche commissionato la morte di un magistrato di Napoli
Angelo De Stefano e il nordafricano
Chercki El Gana, come lui accusati
di tentato omicidio ed estorsione.
Arrestati ieri nel corso dell’operazione
denominata ‘Agrion’, anche Giuseppe Castelluccio, di 37 anni, considerato dagli inquirenti il boss del
gruppo criminale; Carlo Russo, di
53 anni, Giovanni Buscemi, di 45,
e Marco Neri, di 39. L’ottavo arrestato è un minorenne. Per loro l’accusa è di associazione mafiosa. È
stata proprio la denuncia del commerciante a dare impulso alle indagini. “Ero uscito dal negozio - ha
riferito agli inquirenti -per andare
al bar con un amico. Poi, dieci
minuti dopo, vidi arrivare davanti
al mio negozio sei persone. Iniziarono a urlare, mi picchiavano. Dicevano: ‘Sei cornuto e sbirro’. Ricevuto il primo colpo, all’occhio,
sono caduto per terra e non ho
avuto la possibilità di reagire; ho
cercato di proteggermi la testa e il
volto con le braccia, perché quel
giovane continuava a colpirmi ripetutamente e con furia alla testa,
utilizzando un martello”.
Carlotta Bravo
Un grande successo per le forze
dell’Ordine per la lotta alla malavita:
la Dia di Napoli ha arrestato Cipriano Chianese, 62 anni, imprenditore
legato al clan dei Casalesi. Il boss è accusato di aver estorto quote e gestione
di una società di trasporti. Un nome
non nuovo agli inquirenti, poiché fu proprio Chianese, per conto dei Casalesi,
a inventare e gestire il traffico illecito
dei rifiuti confluiti anche nella Terra dei
Fuochi. Il malvivente, già ai domiciliari,
è stato portato in carcere.
La società al centro di questa inchiesta
è la Mary Trans, attiva nel trasporto di
persone e di rifiuti solidi urbani e speciali.
Secondo le indagini l'avvocato-imprenditore dei Casalesi Cipriano Chianese
riuscì a cederla a suo fratello Francesco
nel dicembre del 2005. Sempre Chianese è stato il primo a essere rinviato a
giudizio, in Italia, negli anni '90 per disastro ambientale ed avvelenamento
delle falde acquifere, mentre ad aprile,
per ordine del Tribunale di Santa Maria
Capua Vetere, gli sono stati confiscati
beni per 82 milioni di euro, che erano
stati sequestrati nel dicembre del 2006.
Oltre l'imprenditore, la Dia ha arrestato
S
anche Carlo Verde, 37 anni, suo collaboratore. Ma non finisce qui: pare che
l'avvocato-imprenditore del clan dei Casalesi o Chianese, commissionò per un
milione di euro l'omicidio di un magistrato della Dda di Napoli che stava indagando sul suo conto. A rivelarlo è la
persona incaricata dell'assassinio, nel
frattempo diventato collaboratore di giustizia. Al pentito si rivolse, per conto di
Chianese, proprio Carlo Verde. Agli inquirenti è stato anche riferito che l'av-
vocato intendeva liberarsi della pressione
esercitata dal magistrato, sotto pagamento di 500mila euro, cifra aumentata
e concordata dal pentito a un milione di
euro.
Un progetto mai portato a termine poichè
Chianese, il 4 gennaio del 2006, venne
arrestato. Rimasto anonimo il pm antimafia in pericolo di vita poiché il collaboratore di giustizia riferì agli inquirenti
di non ricordare il nome.. Tant’è.
F.Ce.
TERREMOTO GIUDIZIARIO
Eurosky Tower.
Entrare in casa e uscire dal solito.
L’ex sindaco di Mascali
finisce in carcere
Il Comune etneo già sciolto per infiltrazioni
mafiose lo scorso aprile. Dieci persone fermate
erremoto giudiziario a Mascali,
in provincia di Catania. L’ex sindaco ed ex deputato regionale,
Biagio Susinni, e l’ex presidente del
consiglio comunale, Filippo Monteforte,
sono stati arrestati dai carabinieri nell’ambito di un’operazione antimafia.
In tutto sono dieci i provvedimenti
notificati ad altrettante persone ritenute
responsabili a vario titolo di corruzione
aggravata dal metodo mafioso.
L’indagine era stata avviata due anni
fa e aveva già portato, nell’aprile
scorso, allo scioglimento del consiglio
comunale di Mascali per infiltrazioni
mafiose derivanti da un patto tra amministratori locali, imprenditori e referenti del clan Laudani.
Biagio Susinni non è nuovo al freddo
delle manette. Infatti venne già arrestato
nel marzo del 1991 su ordine di
cattura del giudice istruttore Felice
Lima per abuso d’ufficio a fine di
lucro. Ai tempi era capogruppo all'Assemblea Regionale Siciliana per
il Partito repubblicano e sindaco di
Mascali. In quell’occasione finì in manette pure Monteforte (allora della
Dc), assessore alla Viabilità e al traffico.
In quell’inchiesta il sindaco e altri
T
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amministratori erano accusati di aver
fatto in modo di affidare il servizio
comunale di rimozione auto a una
ditta che non possedeva nemmeno
un carro attrezzi, e a due ditte esistenti
solo sulla carta e create appositamente
il servizio di pulizia col metodo della
trattativa privata.
Oltre a Susinni, tra i destinatari dei
provvedimenti di custodia cautelare
emessi ieri mattina, c'è anche l’imprenditore Alfio Luciano Massimino,
53 anni. Appartenente alla famiglia di
noti costruttori edili, Alfio Luciano
Massimino ha legato il suo nome anche alla storia del Calcio Catania.
Figlio di Luigi e nipote di Angelo e
Salvatore, aveva ricoperto la carica di
dirigente della società tra il 1991 e il
1992, quando il presidente era suo
zio Turi. La società rischiò il fallimento
dopo la messa in liquidazione disposta
dal Tribunale del capoluogo etneo su
richiesta della Figc per irregolarità nei
bilanci. Il Calcio Catania fu salvato da
Angelo Massimino che, con un aumento di capitale, consentì l’iscrizione
della squadra nel girone B del campionato di Serie C1.
Giorgio Musumeci
9
Mercoledì 11 dicembre 2013
Napoli - Una discarica a cielo aperto fuori della Materdomini di Montesanto
Chiesa chiusa per immondizia:
i fedeli scrivono a De Magistris
L’arciconfraternita, a pochi giorni dal Natale insorge contro il sindaco:
“Qui giacciono nell’indifferenza degli enti, rifiuti di ogni genere”
he a Napoli ci sia un problema
rifiuti non è di certo cosa nuova.
Ma sapere che addirittura una
Chiesa non può accogliere i suoi
fedeli perché l’ingresso è sbarrato dall’immondizia è difficile da immaginare.
Eppure succede anche questo nella città
capitanata dal Sindaco Luigi De Magistris:
la chiesa di Materdomini di Montesanto,
sito di rilevante valore culturale e storicoartistico inserita nel percorso del Complesso Museale dei Pellegrini, da mesi è
infatti ridotta a discarica di ogni genere di
rifiuto, compresi ingombranti, inquinanti
e speciali.
A denunciare i fatti è il ‘Corriere del Mezzogiorno’ che riporta la protesta dell’Arciconfraternita dei Pellegrini e dei cittadini
residenti nella zona, insorti a pochi giorni
dalla Notte d’Arte (il 14 dicembre), evento
che prevede una mostra sui paramenti
sacri e sui tesori del luogo di culti. Iniziativa
che difficilmente può essere organizzata
se fuori dalla chiesa c’è una distesa di
‘monnezza’.
Proprio dall’Arciconfraternita è partita una
lettera indirizzata al sindaco De Magistris,
C
ma anche al presidente di Asìa, Raffaele
del Giudice. “L’ingresso e lo spazio antistante della chiesa di Santa Maria Materdomini - è scritto - in largo Fabrizio
Pignatelli, sito di rilevante valore religioso
nonché storico-artistico nonché contiguo
ad uno degli ingressi dell’Ospedale dei
Pellegrini è oramai ridotto ad una discarica
a cielo aperto dove giacciono oramai da
settimane e nell’indifferenza degli enti preposti al controllo del territorio, rifiuti di
ogni genere, anche speciali e inquinanti. A questo proposito spiace
dover rilevare che le
numerose e documentate segnalazioni inviate
alle SS.LL. da 6 mesi a
questa parte non hanno
sortito alcun effetto. Si
chiede quindi che finalmente l’ingresso della chiesa venga ripulito
e che si provveda alla
‘normale raccolta quotidiana dei rifiuti’. E si
annuncia che la presente comunicazione sarà inoltrata anche
alla Procura della Repubblica per quanto
di competenza”.
Chissà se il Sindaco arancione provvederà
a rimuovere i rifiuti e pulire l’ingresso di
una delle più belle chiese del centro storico?
Di certo di tempo ce n’è ben poco. D’altra
parte se Giggino non si muove non solo
andrà a rotoli la Notte d’Arte ma anche la
Messa di Natale.
Barbara Fruch
Dall’Italia
BOLOGNA - LA DECISIONE SLITTA
Domiciliari alla Franzoni?
il Tribunale prende tempo
La donna dopo essere stata ammessa
al lavoro esterno potrebbe tornare a casa
Niente domiciliari per la Anna
Maria Franzioni, non per ora
almeno. La decisione arriva dal
tribunale di Sorveglianza di Bologna,
dove ieri mattina era prevista l’udienza
sulla richiesta di detenzione domiciliare
presentata dalla difesa della donna, condannata a 16 anni di reclusione per il
delitto del figlio Samuele nel gennaio
del 2002 a Cogne. Il collegio dei giudici,
presieduto dal presidente del tribunale
di sorveglianza Francesco Maisto, si è
riservato la decisione, anche se la Procura
Generale ha espresso parere negativo.
La Franzoni, né all’arrivo e né al termine
ha rilasciato dichiarazioni. A parlare è
stato invece il suo avvocato Paola Savio
“Anna Maria ovviamente aspetta con
ansia la risposta” ha detto spiegando
che in aula è stata ribadita la richiesta di
detenzione domiciliare per assistere il
figlio più piccolo, Gioele. “Non abbiamo
chiesto nulla di diverso da quello che
era già stato fatto in passato e che era
già stato scritto – ha ribadito – Il procuratore generale ha espresso parere contrario, noi abbiamo sostenuto le nostre
motivazioni” ha detto, aggiungendo che
la Sorveglianza si è riservata sulla decisione. Tempi? “I tempi del tribunale
N
non li conosco, si prenderanno il loro
tempo”.
La Franzoni da alcune settimane è stata
ammessa al lavoro esterno, ed esce di
giorno dal carcere della Dozza per andare
a lavorare in una cooperativa sociale
annessa alla parrocchia di Don Nicolini.
Sempre qualche settimana fa inoltre
alla donna era stato concesso di passare
alcuni giorni a casa con la famiglia.
Scelta che aveva fatto discutere.
Ora sarà il tribunale a decidere le sorti.
Le verrà accordata l’opportunità di scontare il resto della pena in casa con il
marito e i figli? Oppure rimarrà in
carcere? Sicuramente potrebbe sembrare
paradossale far tornare a casa dai figli
una donna accusata di aver ucciso un
loro fratellino.
B.F.
FRIULI-VENEZIA GIULIA
Ronchi dei Legionari
ripudia Mussolini
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
Il sindaco in guerra contro il Duce:
“Revocheremo cittadinanza onoraria”
onchi dei Legionari ha un
cittadino onorario assai illustre, ma politicamente
molto scomodo. E' Benito Mussolini, che nel 1924 ha ricevuto
l'onorificenza che ora, a quanto
pare, gli si vorrebbe revocare.
La notizia è riportata in un articolo
de il Messaggero Veneto, che
cita le dichiarazioni del sindaco –
ovviamente di centro sinistra Roberto Fontanot. Secondo il primo
cittadino di quella che in molti
vorrebbero chiamare solo “Ronchi”
(togliendo ufficialmente ogni legame storico e/o politico con i legionari dannunziani e quel che
hanno rappresentato), la giunta
municipale ha intenzione di portare
al vaglio del Consiglio comunale,
al quale spetta la decisione, la
proposta di revocare la cittadinanza
onoraria concessa quasi novant'anni fa a Benito Mussolini. “Le
vicende storiche – dichiara Fontanot
– hanno visto la nostra città protagonista della guerra di Liberazione, tanto che il gonfalone, oggi,
è impreziosito dalla medaglia d’argento al valor militare proprio per
i sacrifici sopportati durante la
Resistenza. Scartabellando nei nostri archivi, è venuta a galla una
delibera che non ha più senso di
esistere, non ha attinenza con il
nostro passato e con la nostra
idea di democrazia. Ecco perché
– aggiunge Fontanot – sarà il Consiglio comunale, convocato ad
hoc nei prossimi mesi, a dire da-
R
vanti alla gente e alle associazioni
se è sua volontà cancellare questa
tappa del suo passato che, come
detto, non ha più alcuna utilità”.
Verrebbe da chiedere che senso
ha parlare di “utilità” in relazione
ad un’onorificenza che, in quanto
tale, rappresenta un attestato conferito per stima e meriti. Esattamente come la tanto esaltata –
questa si da evidenziare, in quanto
politicamente corretta! - medaglia
d’argento della Resistenza. Due
riconoscimenti che, su fronti opposti, richiamano ad ideali di un
tempo che fu, di cui alcuni, da
una parte e dall’altra, vanno tutt’ora
fieri. E allora delle due l’una: o si
decide di mantenerli entrambi oppure si fa tabula rasa del passato.
Di tutto il passato.
A ben vedere però, c'è anche una
terza via: quella di concentrarsi
su provvedimenti ed iniziative in
qualche modo determinanti per il
futuro della città. È a questo che
una buona amministrazione dovrebbe pensare. E non a qualcosa
che, per quanto simbolico, è soltanto formale.
Cristina Di Giorgi
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Mercoledì 11 dicembre 2013
Cultura
Dal capoluogo trentino un’importante iniziativa di promozione culturale
Trento, tutti a “Nanna” al museo
Al Muse l’arte si scopre anche in notturna: aperture straordinarie per il mesi di dicembre
di Francesca Ceccarelli
romuovere l’arte sempre e comunque:
così il Muse, Museo delle Scienze di
Trento decide di aprire anche di notte.
La proposta, innovativa e affascinante,
condotta dal museo disegnato da
Renzo Piano si chiama “Nanna al Museo” e
prevede la possibilità per i più piccoli (5-12
anni) di trascorrere le ore notturne, accompagnati
dai loro genitori o in autonomia, dentro le mura
del museo. Un’iniziativa non nuova nella sede
storica del museo tridentino dove ha sempre
riscontrato un ottimo successo. Oggi torna rinnovata nel format, nei numeri e negli spazi :
una notte speciale da vivere tra dinosauri, lupi,
orsi e per conoscere da vicino i nostri antenati
preistorici.
La notte inizia con un’avvincente caccia al
tesoro e prosegue con attività creative, spettacoli
a tema scientifico, giochi e approfondimenti. In
una atmosfera tutta particolare, tra luci soffuse
e speciali sonorità, i partecipanti possono scoprire tutti i segreti del museo, affacciarsi dalle
vette che ospitano i ghiacci perenni, inoltrarsi
nel “labirinto della biodiversità” dove scoprire
gli animali e le diverse anime del bosco. Per i
bambini diventano così piacevoli e facili da
comprendere temi come le tappe della formazione delle Dolomiti, la nascita delle Alpi e, con
le età glaciali, l’ingresso delle prime comunità
di cacciatori-raccoglitori. Il percorso naturalistico
si conclude al piano interrato con un racconto
che parte dall’origine della vita, per giungere
alla spettacolare mostra di dinosauri dell’arco
alpino. Dopo aver ammirato i fiori e le piante
tropicali, tra i rettili delle montagne, o sotto lo
scheletro della balena, i bambini potranno addormentarsi e vivere mille avventure.
Al mattino, prima che il museo riapra le sue
porte al pubblico, l’avventura termina con una
nutriente colazione “scientifica”. Una particolarità,
al Muse la Nanna coinvolgerà circa 200 tra
bambini e adulti: alcune date saranno riservate
alla sola fruizione da parte dei più piccoli, altre
invece daranno l’opportunità ai ragazzi di vivere
questa avventura assieme ai loro genitori.
Il nuovo Muse Museo delle Scienze di Trento inaugurato alla fine di luglio - propone un modo
P
innovativo di confrontarsi con il pubblico, che è
il vero protagonista della visita. All’interno del
Muse, infatti, il visitatore può interagire con
exhibit multimediali, giochi interattivi, ambienti
immersivi, sperimentando in prima persona e
intrecciando la cultura col “fare pratico”. Attraverso strumenti di apprendimento informale,
studiati per raggiungere tutte le fasce di età, il
Muse racconta le meraviglie dell’ambiente
alpino e della natura che ci circonda, toccando
al contempo temi di interesse planetario, come
lo sviluppo sostenibile e la conservazione della
natura e con uno sguardo rivolto verso il futuro.
Ma il Muse non è solo uno spazio espositivo, è
una vera e propria fucina di idee. Piazza aperta,
la lobby ospita eventi, spettacoli a tema scientifico,
concerti e iniziative all’insegna della creatività
e della commistione tra arte e scienza. Tra le
proposte più attrattive, aperitivi scientifici e speciali aperture in orario serale accompagnate
da attività sempre nuove non mancano di coinvolgere il pubblico dei giovani.
Anche Trenitalia pensa a dare sostegno ai suoi
clienti. I titolari della carta fedeltà che raggiungeranno Trento con il Frecciargento possono usufruire, insieme a tutta la famiglia, di
una riduzione del 20% sul prezzo d’ingresso
al Muse-Museo delle Scienze per partecipare
a “Nanna al Museo”. Un’occasione per avvicinare, soprattutto i più piccoli, al mondo della
scienza, attraverso un’esperienza unica ed
emozionante.
Per usufruire delle riduzioni applicate dal
Muse è necessario prenotare la “Nanna al Museo” telefonando al numero 0461-270311 e inviare, via mail, copia della CartaFreccia e del
biglietto di viaggio (gli stessi dovranno essere
comunque esibiti alla biglietteria del museo il
giorno dell’arrivo).
L’iniziativa è frutto di un accordo fra Trenitalia, il
Muse e l’Azienda di promozione turistica di
Trento che prevede anche speciali pacchetti
turistici destinati ai clienti Trenitalia. I pacchetti
comprendono la “Nanna al Museo”, una notte
in hotel, B&B o agriturismo, una cena in un ristorante tipico trentino, visite guidate sia al
castello del Buonconsiglio sia nel centro storico
di Trento e altre attività pensate sempre per la
famiglia.
I pacchetti, i cui prezzi variano a seconda del
numero dei componenti del nucleo familiare, si
prenotano telefonando all’Apt di Trento al
numero 0461-216000. Giunti in città, i titolari
CartaFreccia dovranno esibire, presso l’Apt, la
propria carta fedeltà e i biglietti Frecciargento
per ricevere il kit di benvenuto. I biglietti
ferroviari devono riportare una data di viaggio
antecedente al massimo di un giorno quella
prescelta per l’arrivo a Trento.
IL CONSERVATORIO DI FROSINONE COLLEZIONA UN ALTRO GRANDE SUCCESSO
Torino Film Fest: premiato il Refice
Lo studente Vincenzo Core si è aggiudicato il riconoscimento della giuria nella sezione cortometraggi
n successo dopo l’altro per il Conservatorio
Licinio Refice di Frosinone: stavolta il
merito spetta al compositore del Centro
di Ricerca ed Elaborazione Audiovisiva (Crea)
Vincenzo Core. Al 31° Festival del Cinema di
Torino, il trentunenne allievo del M° Alessandro
Cipriani, iscritto al biennio di composizione
audiovisiva digitale, è stato proclamato vincitore
del Premio Speciale della Giuria nella sezione
cortometraggi con l’opera audiovisiva No More
Lonely Nights (Italia, 2013), realizzata in collaborazione con il regista Fabio Scacchioli.
A consegnare il prestigioso riconoscimento a
Vincenzo Core è stato il regista di Ovosodo e
de La prima cosa bella Paolo Virzì, direttore
dell’edizione 2013 del Torino Film Festival.
Questa la motivazione del premio: ”Per la capacità di tradurre in tessuto narrativo di straniante
impatto la dimensione artificiale nel quale un
certo immaginario cinematografico ha collocato
il rapporto amoroso e la solitudine che spesso
lo accompagna. Da sottolineare, inoltre, come
l’uso del registro sonoro assume il carattere di
una vera e propria partitura sensoriale, dando
consistenza quasi fisica al vuoto che l’opera
intende raccontare”.
U
Parole di elogio, quindi, che accompagnano
un premio di eccezionale importanza con cui
Core impreziosisce un curriculum già ricco di
successi e di partecipazioni ai più importanti
appuntamenti internazionali dedicati all’audio-
visivo, tra cui il Festival del Cinema di Venezia,
il Lausanne Underground Film Festival, l’International Computer Music Conference, il Premio
nazionale delle Arti e poi numerose altre rassegne e manifestazioni in tutto il mondo: India,
Giappone, Cuba, Europa, Stati Uniti.
Al successo di Vincenzo Core al Torino Film
Festival si aggiunge un ulteriore importante risultato conseguito da un altro allievo del Conservatorio di Frosinone. Infatti, la composizione
originale, dal titolo Come Morso in Corpo,
scritta per violino ed elettronica da Valerio De
Bonis, laureando in Musica elettronica presso
il “Licinio Refice”, sarà eseguita il 22 dicembre
a Roma da Marco Rogliano, uno dei più importanti violinisti di musica contemporanea.
Grande orgoglio e soddisfazione sono stati
espressi dal direttore del Conservatorio di Frosinone Raffele Ramunto, dal presidente prof.
Marcello Carlino e dall’intero istituto per i riconoscimenti assegnati a Core e a De Bonis,
entrambi protagonisti, tra l’altro, insieme ai
loro colleghi della Scuola di Musica elettronica,
della mostra di arte audiovisiva “Lo sguardo di
Orfeo”, organizzata dal “Refice” il 28 novembre
scorso presso l’Auditorium Vescovile di Frosinone nell’ambito della manifestazione “La Settimana della Contemporaneità”, evento annuale
che il Conservatorio frusinate dedica alla musica
contemporanea e alle arti audiovisive.
F.Ce.
11
Mercoledì 11 dicembre 2013
Spettacolo
N E L L E S A L E I TA L I A N E I N Q U E S T I G I O R N I I L S I L E N Z I O A S S O R D A N T E D E L M E R I D I O N E
Se “Il Sud è niente”
Il film di Fabio Mollo regala allo spettatore una finestra inedita su una realtà spesso dimenticata
di Francesca Ceccarelli
entre il botteghino italiano si
prepara ad accogliere le solite pellicole
strappa-risata, o meglio strappa-biglietto, arriva a ritemprare l’attenzione dello spettatore e della critica il film di
Fabio Mollo “Il Sud è niente”.
Un’opera indipendente non
solo in termini di distribuzione, ma soprattutto in termini
di qualità e innovazione: un
film così non si vedeva da
tempo. Una storia particolare
portata sul grande schermo
da un cast ibrido, tra conferme
e nuove scoperte: Vinicio Marchioni, Miriam Karlkvist, Va-
M
lentina Lodovini, Andrea Bellisario, Giorgio Musumeci e
Alessandra Costanzo. Tutti irrimediabilmente bravi e calati
ad hoc nel personaggio.
La vicenda è quella di un’adolescente introversa, Grazia,
che non riesce ad avere un
dialogo con il papà Cristiano,
un venditore di pesce stocco
della periferia di Reggio Calabria, a sua volta sempre più
pressato dalle richieste di un
malavitoso locale. Quando,
durante un bagno notturno,
la ragazza crede di vedere il
fratello Pietro, morto anni prima in circostanze poche chiare, uscire dall'acqua e avviarsi
verso la città, cercherà di avere quelle risposte che non ha
mai avuto. Sarà anche l'in-
contro con Carmelo, figlio di
giostrai che dopo la festa del
patrono cambieranno di nuovo
città, ad aiutarla in una difficile
fase di transizione
“Se le cose non le dici non
possono fare male”: su queste
parole pronunciate dalla nonna della protagonista si può
dire che si snoda tutto il film.
Un silenzio omertoso o necessario diffuso nella società
moderna che raggiunge
un’amplificazione massima in
terre particolari come quelle
del Sud Italia. Non parla il
padre con la figlia del lutto
che li ha colpiti, non parla
Grazia con Carmelo della
propria vita e così il paese
intero rimane cieco di fronte
alle problematiche finanziarie
che stanno colpendo la famiglia di Cristiano, costretto
a cedere la sua attività e la
sua casa pur di assicurare a
lui e a sua figlia un futuro,
che sia di rinascita e soprattutto di catarsi dal dolore da
cui sono costantemente soggiogati.
Un film che lascia molto spazio ai silenzi e alle pause,
parte integrante di una sceneggiatura che spesso lascia
ampio spazio agli sguardi
piuttosto che alle parole: un
esempio su tutti una delle
scene finali in cui padre e figlio defunto si scambiano un
estremo saluto, il tutto in una
dimensione pseudo-onirica.
Un continuo gioco di rimandi
tra realtà, ricordo e illusione
che guidano lo spettatore nella dolorosa vicenda di questa
famiglia meridionale minata
non solo dalla morte e dalla
crisi economica, ma anche
dall’indifferenza e la superficialità umana che molto
spesso rasenta la crudeltà.
Nessuno chiede per non sapere: così sembra si risolvono
i problemi al giorno d’oggi.
Ed è qui che il Sud di Fabio
Mollo assume dei connotati
diversi, universali. Non ci si
riferisce più solo alla dimensione di Reggio Calabria o
La protagonista del film, Miriam Karlkvist
di un qualsivoglia comune
del Meridione, ma alla società
odierna intenta a farsi carico
di statue di Madonne e Santi
e non delle sofferenze altrui.
E qui che non sfugge una riflessione critica anche sul valore della religione oggi, spesso oggetto di ipocrisie intrise
di becera umanità piuttosto
che alto valore cristiano.
I due giovani produttori francesi, Jean-Denis Le Dinahet
e Sebastien Msika ci hanno
visto giusto: supportare un
lavoro come quello di Fabio
Mollo è stata davvero una
mossa azzeccata nel mare
magnum delle pellicole prive
di contenuto che si vedono
susseguirsi nei cinema italiani
ogni settimana. Un film pieno
di passione a partire non solo
dal regista, ma anche dal cast
che ha saputo regalare momenti di forte tensione emotiva anche con un semplice
sguardo. Marchioni, Lodovino,
Musumeci e l’esordiente Karlkvist hanno aggiunto un piccolo tassello nel panorama
cinematografico italiano: che
sia indipendente o “di nicchia”, poco importa, potrebbe
anzi essere la vera carta vincente.
Epocale musical “Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo”
Shakespeare al Gran Teatro di Roma per deliziare le nostre feste fino al 6 gennaio
di Chantal Capasso
a tragica ma appassionante storia d’amore di Romeo
Giulietta, incanta tutti, anche i meno appassionati di teatro. Tutti conoscono l’amore
contrastato dei giovani amanti
veronesi la cui unica colpa è
quella di appartenere a due famiglie che si odiano. Chi non
ha mai ascoltato almeno per
una volta da bambina, o l’ha
letto a scuola o sentito raccontare dalle melodiose voci del
mondo cinematografico. Le stesse storie che nascono secoli e
secoli prima di te, ma sono
sempre così attuali e profonde
da far parlare il tuo cuore; le
stesse che posseggono la facoltà di far esaltare i sensi, trasportandoti in un mondo dominato da un’aura di sogno.
“Romeo e Giulietta”, capolavoro
di Shakespeare datato 1597, è
la rappresentazione di un amore
puro e dal triste epilogo, il simbolo di un amore sfociato in
tragedia per l’impossibilità di
essere liberamente e pienamente vissuto. Ora a teatro in
uno spettacolare musical. L'opera, tratta dal capolavoro di William Shakespeare con musica
e libretto del grande compositore francese Gérard Presgurvic, è prodotta da David Zard e
L
nella versione italiana ha la regia di Giuliano Peparini ed i
testi a cura di Vincenzo Incenzo.
Ama e cambia il mondo", con
le sue musiche e le sue magiche
atmosfere, ha incantato il pubblico scrivendo una nuova pagina del teatro musicale in Italia
e facendo rivivere, in una veste
originale, la storia d'amore per
eccellenza. in Italia la regia è
affidata al giovane e talentuoso
Giuliano Peparini, considerato
uno dei coreografi più innovativi
della sua generazione. Dopo lo
straordinario successo di Notre
Dame de Paris, Davi Zard ritorna per farci sognare con un
nuovo fantastico progetto musicale: “Romeo e Giulietta. Ama
e cambia il mondo“. Ecco i numeri di un progetto ambizioso
da togliere il fiato: 45 artisti sul
palco, oltre 30 tra ballerini e
acrobati che indosseranno oltre
200 costumi disegnati da Frédéric Olivier; 55 persone di
produzione tra cui 35 solo di
equipe tecnica per gestire il
colossale allestimento scenico
di circa 550 mq tra palco e aree
tecniche e di backstage. Una
equipe artistica e tecnica di rilievo internazionale per la nuova produzione targata Zard.
Sono i fatti a testimoniare il
grande successo, dopo il debutto all'Arena di Verona il 2 e
3 ottobre di fronte ad oltre
20.000 persone, "Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo"
sta conquistando il pubblico di
Roma dove è in scena al Gran
Teatro dallo scorso 17 ottobre
e rimarrà a grande richiesta,
fino al 6 gennaio, offrendo, così,
la possibilità a tutti gli appassionati del genere, di assistere
allo spettacolo, anche durante
le feste natalizie. La storia
d’amore afferma Vincenzo Incenzo “Romeo e Giulietta, ama
e cambia il mondo” è una rivendicazione del diritto all’amore, qualunque latitudine sessuale, culturale o geografica
abbia, al di là dei confini tra le
etnie ed i popoli. L’amore è il
sentimento assoluto con il quale
i due innamorati trovano il loro
posto nel mondo. Ognuno dei
due trova scopre se stesso nell’altro e comprende che per
esistere deve fuggire dai limiti
di una condizione che gli è stata
imposta. La ribellione dei due
veronesi diventa così metafora
totale dei nostri contrastati tempi
e l’obiettivo principale dello
spettacolo è rivolgere un appello
ad un mondo che spesso non
ascolta”. Un musical da far sgranare gli occhi non appena il sipario si apre, con un magnifico
cast ed una produzione d’eccellenza.
12
Mercoledì 11 dicembre 2013
Sport
Champions League, nell’ultima giornata della fase a gironi le due italiane si giocano la qualificazione agli ottavi
Milan e Napoli: la storia in 90 minuti
In una sfida che riporta alla mente grandi emozioni del passato, ai rossoneri contro l’Ajax basta un punto. Contro
l’Arsenal, i partenopei sono chiamati a un’impresa titanica: vincere con 3 gol di scarto o sperare nel Marsiglia
di Federico Colosimo
ovanta minuti che possono valere
un’intera stagione. Per Milan e
Napoli è una serata da dentro o
fuori. Nell’ultima giornata della
fase a gironi, le italiane impegnate in
Champions League si giocano la qualificazione agli ottavi di finale. Un traguardo
fondamentale, sia in termini economici
che pratici.
I rossoneri affrontano tra le mura amiche
gli olandesi dell’Ajax. La sfida con i lancieri
non è e non sarà mai una partita qualunque. Ma un “classico” che riporta alla
mente grandi emozioni del passato. Dalla
Coppa dei Campioni del 1969 alla Champions del 2003. La storia del calcio è
passata da qui. Da Milano, da Amsterdam,
da San Siro, ma anche dal Santiago Bernabeu di Madrid. Dove il 28 maggio di
44 anni fa si disputò una meravigliosa finale. Dopo aver eliminato Malmoe e
Celtic, il Milan, guidato in panchina dal
Paron, Nereo Rocco, e in campo da un
fenomeno chiamato Gianni Rivera, è chiamato all’ennesima impresa. Tanta attesa
per la partitissima contro un altro dei “signori” del calcio, Johan Cruijff. Quella finalissima di Champions segnò un trionfo
per i rossoneri. Vittoria rotonda (4-1) e
seconda Coppa dei Campioni in bacheca,
dopo quella del 1963, sempre sotto la
guida di Rocco. Artefice di quella mera-
N
vigliosa conquista, Pierino Prati, autore
di un’incredibile tripletta.
Milan-Ajax, è bene ripeterlo, non è una
partita come le altre. Da Pierino Prati a
Pippo Inzaghi, autentico Re indiscusso
di coppe. E’ il 23 aprile 2013, dopo uno
scialbo 0-0 all’Amsterdam Arena, allo
stadio San Siro va in scena il ritorno dei
quarti di finale della competizione più
ambita d’Europa. Una notte che i tifosi e non solo loro - rossoneri ricorderanno
tra le più entusiasmanti di sempre. A
dodici minuti dal termine Pieenar segna
la rete del 2-2 che qualificherebbe di
fatto i lancieri. Lo stadio è ammutolito.
La gente trema, prega e spera. Tre minuti
di recupero, capitan Maldini prova il
lancio lungo, Ambrosini fa da torre per
Inzaghi che anticipa l’uscita di Lobont
con un pallonetto. La palla non vuole
entrare e serve il piedino di Tomasson
per spingerla dentro. Rete, boato. San
Siro passa dalla paura alla gioia. Qualcosa
di magico doveva pur accadere in Milan-Ajax. E’ il preludio di un grande successo. Il Diavolo nel penultimo atto fa
fuori anche i rivali storici dell’Inter e in
una finale thriller, all’Old Trafford, sconfigge
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la Juventus ai calci di rigore.
Altro giro altra corsa. Questa sera ai rossoneri di Allegri per ottenere il passaggio
agli ottavi serve un punto. Il fascino che
da sempre avvolge questo match è diminuito. Ma oggi la posta in palio è altissima.
Allegri, appeso a un filo, si affida al
ritrovato Balotelli e all’evergreen Kakà.
De Boer, tecnico dei lancieri, si gioca il
tutto per tutto e schiera una formazione
super offensiva per mettere alle corde,
sin dal primo minuto di gioco, Abbiati e
compagni.
Napoli, adesso o mai più. L’impresa per
gli uomini di Benitez è a dir poco titanica.
Ed è meglio precisarlo subito. Vincere
3-0 per passare agli ottavi di Champions
League contro l’Arsenal è - in queste
condizioni - quasi impossibile e molto
più semplice sperare in un favore dell’Olympique Marsiglia. Al Velodrome, i
francesi ospitano i vicecampioni d’Europa
del Borussia Dortmund. Partenopei e tedeschi sono appaiati al secondo posto in
classifica a quota 9 punti; in caso di contemporaneo successo per Napoli e Dortmund, in classifica ci sarebbero tre squadre a 12 punti. E a questo punto entrerebbe
in gioco la classifica avulsa, con la squadra
italiana chiamata ad una missione impossibile. Far capitolare l’Arsenal.
Il tecnico spagnolo, accolto come l’uomo
della Provvidenza, non può più sbagliare.
Il patron De Laurentiis è infastidito, e i
fischi che gli hanno riservato i suoi tifosi
dopo il pareggio con l’Udinese proprio
non li ha digeriti. Con il San Paolo vestito
a festa, il modo migliore per mascherare
i problemi difensivi è quello di attaccare.
Un solo dubbio per Benitez: Mertens o
Insigne nel terzetto d’attacco composto
da Pandev e Callejon alle spalle di Higuain?
L’impressione è che lo scugnizzo napoletano questa volta potrebbe finire in
panchina.
Tutto in una notte per le due italiane impegnate in Champions. O adesso o mai
più. Vincere, per scrivere la storia.