montagna e turismo libro - Accademia della Montagna del Trentino
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montagna e turismo libro - Accademia della Montagna del Trentino
Cultura e Società venerdì 21 ottobre 2011 Astrid Mazzola oggi a Vigo presenta un saggio che indaga l’impatto sociale e ambientale in val di Fassa di un’attività redditizia ma con conseguenze che incontrano anche dissenso IL LIBRO Economia e territorio Code di automobili in centro a Canazei. Delle conseguenze del turismo per l’ambiente e la società in valle di Fassa si occupa Astrid Mazzola nel volume «A che svelup ge corone pa do?» che l’autrice presenterà oggi a Vigo La montagna e il turismo fuori controllo ALESSANDRO FRANCESCHINI U n mese all’anno passato in vacanza in val di Fassa. Per vent’anni, dall’infanzia fino alla giovinezza. E vedere inesorabilmente un paesaggio autentico ed incontaminato trasformarsi lentamente in un grande luna park all’aperto dove la finzione sostituisce la realtà ad uso e consumo di un turismo sempre più frenetico e distratto. Sentire, «dopo un primo momento di rabbia», il bisogno di capire, di approfondire la questione, lavorando nelle pieghe delle opinioni dei «fassani» sempre più divisi tra chi asseconda questo folle ritmo di sviluppo e chi vorrebbe, invece, vivere in un luogo più autentico e reale. Sono state queste le motivazioni che hanno spinto la scrittrice e giornalista Astrid Mazzola ad elaborare una tesi di laurea in sociologia che è stata pubblicata in un volume reperibile sugli scaffali delle librerie da qualche settimana. Il libro, uscito per i tipi delle edizioni Uct di Trento, s’intitola «A che svelup ge corone pa do? Conformismo e dissenso riguardo allo sviluppo turistico» (280 pagine, 22 euro), che sarà presentato oggi alle 17 al Museo ladino di Vigo di Fassa, con l’autrice e Michil Costa. Il testo delinea il contrasto tra l’elevato patrimonio ambientale della val di Fassa e il suo nocumento da parte dell’industria del turismo di massa, con il silenzio della popolazione locale. «Il lavoro – spiega l’autrice – è l’adattamento di una tesi di laurea, nata da un interesse personale per la montagna turistica e le sue contraddizioni. Frequentando la valle per oltre un mese all’anno sono stata testimone dei cambiamenti non soltanto nel paesaggio valligiano, ma anche nell’atteggiamento verso il “forsec”, il forestiero, il turista, insomma, da parte di coloro che hanno più diretto contatto con esso». Durante questa frequentazione l’autrice ha visto il mondo della val di Fassa cambiare e luoghi «tanto belli e tanto solari» trasformarsi in «scenari di colori finti» con oggetto «made in China» ed architetture che «sembrano prese a prestito dal cartone animato di Heidi». Il volume si propone di essere soprattutto «un inizio per riflettere sui problemi e sulle questioni legate allo sviluppo delle aree montane, inserite in un contesto più ampio di società globale». Questo è reso possibile da Cinema | Oggi a Religion Today riflessioni sul crescente allontanamento dalla natura Quel delirio dell’umanità GIANLUIGI BOZZA N ei lunghi anni della guerra fredda al cinema l’ultimo giorno di vita sulla terra corrispondeva a quello in cui piogge di missili con testate nucleari scatenavano l’inferno. Finita l’epoca dei blocchi contrapposti il catastrofismo è stato alimentato dai vulcani in eruzione e dai maremoti, oltre che da incidenti imprevedibili e da schegge di terroristi nostalgici: ma, pur con consistenti perdite, si trattava di catastrofi alla fine controllabili in qualche maniera. Poi, lo sguardo dei cineasti si è fatto assai più inquietante perché il timore della fine è legato sostanzialmente all’incapacità delle società umane di relazionarsi con la natura. Abel Ferrara presentando a Venezia «4:44 L’ultimo giorno sulla terra» ha citato alcune frasi del Dalai Lama: «Noi esseri umani siamo quasi come il creatore o il controllore del mondo; per mezzo di tecnologie…di scienze possiamo fare tutto, qualsiasi cosa… crediamo di essere al di sopra della natura. Penso che è sbagliato. Dopo tutto siamo parte della natura». Il film racconta la snervante attesa di una coppia di coniugi nel proprio appartamento dell’ora 4:44, quando il processo di accelerazione dello sfacelo dei vari sistemi naturali raggiungerà l’apice. Il cortometraggio «La fine» del serbo Predrag Bambic che oggi apre al cinema San Marco alle 20.30 la serata di Religion Today dal tema «Verso Est» è omogeneo perfettamente al citato lungometraggio di Ferrara. Una giovane coppia attende nel proprio appartamento che arrivi l’ultima ora. Hanno messo a dormire le due figliolette come ogni sera senza mostrare preoccupazione. Ma loro due vivono quei momenti cercando conforto nelle ore felici del passato, ragio- nando sulla rapacità e la follia dell’umanità, affidandosi al sostegno del reciproco amore. Ma, come afferma la moglie, «la notte è cominciata» e non vi sarà il domani. Costruito con una semplicità espressivamente convincente è un’opera incisiva ed efficace. L’approssimarsi dell’apocalisse di un popolo e di una civiltà viene suggerita anche dal lungome- traggio rumeno «Umiltà» di Catalin Apostol, narrato con qualche discontinuità e con ripetute sottolineature, ma nell’insieme interessante. La comunità che viene descritta sta affondando gradatamente nella barbarie, rifiutando ogni legge morale e ogni regola di tolleranza, la chiesa del villaggio è metaforicamente ridotta ad un rudere e non vi è prospettiva di futuro. Resistenza, oggi a Borgo Sittoni presenta il libro o storico Giuseppe Sittoni presenta oggi a Borgo Valsugana, alle 17.30, in Biblioteca, il suo volume «Sudditi, fedeli e contro. Durante l’occupazione nazista a Trento, Bolzano e Belluno». L’incontro sarà introdotto da Massimo Libardi e presentato da Rosa Finotto, entrambi noti studiosi di storia. Il programma prevede anche la proiezione di un video le cui immagini ricostruiscono il percorso seguito da Giovanni Gozzer dopo la fuga dal carcere di Borgo, il 28 marzo 1945, verso il Bellunese, attraverso la val Calamento e la val Campelle, fino al confine provinciale e a Fonzaso, poi da qui lungo la Valbelluna fino alla foresta sull’altipiano del Cansiglio dove raggiunse il fratello Vittorio che era partigiano aggregato alla missione alleata Tillman. Sittoni, attento indagatore della realtà locale nel periodo 1943-1945, è autore anche del denso volume «Uomini e fatti del Gherlenda. La Resistenza nella Valsugana orientale e nel Bellunese» (edito nel L 13 2005 da Croxarie e Mosaico, Strigno/Borgo) e ora in questo nuovo lavoro (Publistampa edizioni, Pergine, 286 pagine, 25 euro) propone una serie di storie significative legate all’epoca del’occupazione nazista. Si narrano le vicende di chi, come le giovanissime martiri di Castel Tesino «Ora» (Ancilla Marighetto) e «Veglia» (Clorinda Menguzzato) aggregandosi appunto al «Gherlenda», in collegamento con le forti formazioni partigiane del vicino Bellunese) aveva scelto di rischiare tutto per stare dalla parte della resistenza all’orrore del nazismo e all’annessione di queste terre al Reich, Ma si racconta anche di chi, invece, scelse il collaborazionismo. A proposito di Resistenza, molte le pagine dedicate al professor Giovanni Gozzer, che dopo la morte di Giannantonio Manci assunse la presidenza del Cln clandestino ed in seguito ebbe un ruolo fondamentale nella ricostruzione del sistema scolastico trentino. un’approfondita analisi documentaria della stampa locale, come il settimanale «Usc di ladins» che raccoglie i dibattiti caldi dell’universo fassano. La lettura approfondita di questi dibattiti lascia emergere una chiara divisione fra la popolazione locale: spaccata tra chi trae beneficio e sostiene lo sviluppo turistico e chi si oppone, rivelando fratture sociali profonde. «Sono convinta – spiega Mazzola – che per evitare di rovinare una valle bella e delicata come la val di Fassa e la sua popolazione è necessario prendere delle misure che la difendano». Si tratta di una posizione che si allinea con molta della recente letteratura sulla montagna: i luoghi di montagna infatti oggi mostrano i segnali di una crisi che è difficile ignorare ancora a lungo. «Una crisi legata in particolar modo al fenomeno del turismo, che tanta influenza ha avuto sul mutare del volto della montagna stessa e che oggi attraversa a sua volta un pericolo di grande ripensamento e presa di coscienza». Nel volume l’autrice cerca di trovare delle soluzioni all’inesorabile declino della montagna: «Il turismo – scrive – ha un ruolo importante dentro ad un auspicabile processo di acquisizione di autocoscienza e di accrescimento del potere della montagna. È grazie al così detto “effetto-paesaggio”, la possibilità di rispecchiarsi nello sguardo stupefatto di colui che viene “da fuori”, che i montanari hanno iniziato a conoscere il lato della loro montagna di cui spesso non si erano accorti: la sua bellezza, la sua ricchezza». Il passo successivo, secondo Mazzola, deve focalizzarsi nel non considerare più la montagna esclusivamente come un bene economico, da legare alla «spesa del turista», ma come un bene da legare a sé, alle proprie esigenze e alla coscienza delle proprie ricchezze e potenzialità. Ed anche in questo caso «la montagna mostra la contraddittorietà che la rende tanto affascinante: forse senza il turista il montanaro avveduto, l’ambientalista di montagna, non sarebbe mai stato in grado di capire fino in fondo lo struggimento che si può provare, provenendo dal grigiore di una città, quando il paesaggio si apre davanti ad una distesa di pascoli incoronati di cime». Domani con l’Adige 8 pagine Inserto G1102126 l'Adige