Diapositiva 1 - I Prodotti del Mendel

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Diapositiva 1 - I Prodotti del Mendel
Istituto Istruzione Superiore
«G.Mendel»
Villa Cortese (MI)
Classe VD
Rho - 2 giugno 2015
“L’ACQUA E’ LA MATERIA DELLA VITA. E’
MATRICE, MADRE E MEZZO. NON ESISTE VITA
SENZ’ACQUA.”
( Anonimo )
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La premessa Acqua bene vitale
Il nostro progetto
Il nostro progetto su grandi appezzamenti
Galleria: studenti al lavoro
La tecnica della NON aratura
Analisi del terreno
Le fasi esecutive
Varietà di mais
Il mais pianta C4
Trifoglio rosso incarnato
Trifoglio nano
Erba dell’elefante
Push-pull: lotta ai parassiti
Fonti
Acqua bene vitale
Disponibilità d’acqua
70% superficie terrestre ricoperta
d’acqua, solo il 3% dolce:
- 1 % in superficie
- 20 % sotterranea
- 79 % ghiacciai
Utilizzi dell’acqua
- Meno del 10 % uso domestico
(destinazioni alimentari e igieniche)
- 15/20 % industria (processi produttivi e
produzione energia elettrica)
- 70/80 % agricoltura
(irrigazione colture)
Acqua risorsa rinnovabile ma limitata
Disponibilità correlata al ciclo idrologico ma limitata da:
- Capacità di rinnovamento delle riserve sotterranee
- Prosciugamento e inquinamento falde acquifere
- Cambiamenti climatici
- Aumento dagli anni ‘50 della popolazione mondiale con conseguente
aumento dei consumi
- Diminuzione della disponibilità idrica da 16800 m3 a 6000 m3 pro
capite
SUOLO
IRRIGAZIONI
• Fin dall’antichità il terreno agrario è stato sottoposto ad una continua
lavorazione con una notevole diminuzione di sostanza organica e conseguente
perdita di fertilità . L’humus infatti funge da spugna assorbendo e
trattenendo l’acqua, fornendola alle piante quando necessita.
• Evaporazione dell’acqua dal terreno, facilitata dalle lavorazioni.
• Utilizzo eccessivo di acqua per irrigazioni errate
• Somministrazione di sostanze di sintesi
• Perdite dovute al percolamento
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-
Modello agricoltura
convenzionale
Punta a una resa elevata
Destina notevoli capitali alla ricerca
scientifica collegata a poche e potenti
multinazionali che controllano il mercato
delle sementi
Seleziona le sementi secondo obbiettivi di
mercato con conseguente riduzione della
biodiversità a causa anche della prevalenza
di monoculture
Utilizza mezzi sintetici: concimi,
antiparassitari, erbicidi che necessitano
molta acqua
Riduce la fertilità del terreno
Necessita di macchinari dipendenti dal
petrolio
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Modello agricolo
sostenibile
Punta alla resa ma anche alla qualità delle
colture, al rispetto dell’ecosistema e
dell’uomo
Si basa su una forte diversificazione delle
specie e varietà, valorizzando i semi rurali
,cioè le varietà selezionate dagli stessi
agricoltori
Utilizza sostanze organiche e tecniche
agricole compatibili con l’ambiente
Riduce l’utilizzo di macchinari
Evita lo sfruttamento eccessivo delle
risorse naturali
Le fasi del progetto:
Documentazione e definizione progetto
Scelta sementi e tecniche colturali
Sopralluogo
Definizione dell’area
Analisi del terreno
Scelta della semente: Mais Marano
Misurazione e approntamento terreno
Lavorazioni in campo
Monitoraggio e valutazione
Premessa: il nostro progetto è stato svolto in un piccolo appezzamento di terreno
di circa 200mq, quindi le lavorazioni sono state effettuate manualmente.
PROCEDIMENTO

Abbiamo scelto di non effettuare una vangatura profonda ma di arieggiare il
terreno con forche, il che equivarrebbe su grande scala a preferire una
ripuntatura ad un’aratura. Il motivo di questa decisione è legato al fatto che
l’aratura porta in superficie terreno inerte, compromettendo la sostanza
organica e la presenza di microrganismi

Abbiamo eseguito una rastrellatura, eliminando sassi e rendendo il terreno
baulato.

Abbiamo seminato manualmente ad una profondità di 5 cm con una distanza da un
seme all’altro di 30 cm, mentre interfila è di 70 cm.

Abbiamo ricoperto il suolo nell’interfila e abbiamo apportato del terriccio
universale.

Abbiamo seminato il trifoglio nell’interfila, quando il mais ha raggiunto 15 cm.

Il prossimo anno quando continueremo la monocultura, e si potrà presentare la
piralide, semineremo l’Erba dell’elefante e il Desmodium (Push-pull).
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Per applicare il nostro progetto su grossi appezzamenti si deve utilizzare la tecnica del
minimun tillage, procedendo nel seguente ordine:
1.
Arieggiare il terreno con un ripuntatore.
2.
Fresare il terreno in modo da eliminare eventuali zolle createsi con l’operazione precedente
per lasciare il terreno soffice e pronto alla semina
3.
Seminare il mais scelto con la seminatrice pneumatica di precisione.
4.
Una volta raggiunta la fase di levata, seminare il trifoglio a “spaglio” usando uno
spandiconcime
fresa
spandiconcime
•Compatta il terreno e quindi diminuisce la
porosità.
•Rivoltando il terreno, si frantuma in particelle
molto piccole e ciò causa una riduzione della
struttura glomerulare . La conseguenza di ciò è un
terreno più compatto.
•Con la diminuzione della porosità, che solitamente
è un processo naturale che avviene nel terreno, i
microrganismi presenti in esso non riusciranno più
a moltiplicarsi e quindi si perderà la fertilità del
suolo e le radici delle piante faranno più fatica a
spaccare la crosta che verrebbe a formarsi con la
lavorazione.
O: lettiera
A:humus
E-B-C: strato minerale
R: roccia madre
•In un suolo non lavorato, vi sono dei microrganismi che mantengono una struttura con
molte sacche d’aria ed inoltre le radici in decomposizione lasciano passaggi per i vari
organismi, facilitandone la concimazione. La lavorazione del terreno impedisce tutto
ciò.
•La lavorazione del terreno inibisce il ciclo ossigeno-etilene di importanza fondamentale
per l’attività dei microbi anaerobici e aerobici. Inibisce inoltre la formazione e
l’assunzione da parte delle piante degli oligoelementi che conferiscono al tessuto
vegetale la possibilità di produrre enzimi e ormoni e quindi intervenire nella regolazione
dell’apparato immunitario. Gli oligoelementi entrano nel tessuto cellulare riportando il
vegetale allo stato di equilibrio funzionale con rapporto di 1x1000.
Essi sono:
•Cobalto (Co)
•Cromo (Cr)
•fluoro( Fl)
•Ferro (Fe)
•Manganese (Mn)
•Nichel (Ni)
•Rame (Cu)
•Selenio (Se)
•Silicio (Si)
•Zinco (Zi)
•Zolfo (So)
Lo scopo di queste analisi è determinare la composizione del terreno, quindi la
ritenzione idrica. Poiché un terreno argilloso trattiene una quantità maggiore
di acqua rispetto a un terreno sabbioso.
Determinazione del PH:
20g di terra
50 ml di acqua distillata
Abbiamo miscelato la terra con l’acqua
distillata e la abbiamo lasciata
per 30 min sulla piastra Con l’ancoretta per
mescolarla,
poi abbiamo misurato col phmetro.
PH=7,4 (leggermente basico)
Determinazione della percentuale di limo, sabbia e argilla:
Abbiamo pesato 10g di campione e suddiviso in 2 vaschette in parti
uguali.
Abbiamo introdotto i contenuti nel levigatore portato a volume con
acqua e agitato. Successivamente abbiamo lasciato riposare il campione
per determinare la sabbia per 54’’, mentre il campione di limo per
4’23’’. Al termine del tempo di riposo si elimina l’acqua .Questo
processo è stato ripetuto per 7 diluizioni.
Dopo aver estratto il precipitato e ripostolo nelle vaschette iniziali,
abbiamo aspettato che il campione si asciugasse e successivamente lo
abbiamo pesato.
I risultati sono i seguenti:
Sabbia  6,21g
Limo  0.30g
Argilla  3.49g
%sabbia = (6,21x100):10=62,1%
%Limo=(0,30x100):10=3%
%Argilla=(62,1+3)-100=34,9%
CONCLUSIONI: dalla nostra analisi è risultato che è un
terreno per lo più sabbioso. Quindi dovremo intervenire
trattenendo l’acqua nel terreno. Negli anni a seguire
dobbiamo fare l’analisi per determinare la sostanza
organica nel terreno.
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Semina : due
file con
interfila di
70cm e
distanza tra i
semi di 30cm
Varietà
mais:
Marano
Tipo di
lavorazione
utilizzata:
minima
lavorazione
Varietà
trifoglio:
nano e rosso
incarnato
Irrigazione : non
adottiamo nessun
sistema di
irrigazione
Concimazione :
letame di cavallo
e terriccio
universale
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Il nostro progetto prende in esame la varietà di mais Marano.
Questa varietà di mais fu selezionata all'inizio del Novecento e diffuso soprattutto nel Veneto e
nel Friuli. Il Marano, grazie alle ottime caratteristiche qualitative e produttive, è stato
largamente utilizzato dagli agricoltori di tutta Italia fino agli anni '50 del secolo scorso,
riuscendo a mantenere una discreta diffusione nella zona di origine, anche successivamente
all'introduzione nel dopoguerra dei moderni ibridi di mais.
È un ibrido precoce con ciclo vegetativo di 105 giorni, è una pianta molto rustica e con
poche esigenze fisiologiche per questo apprezzata nel metodo biologico. Si adatta bene agli
ambienti marginali collinari e di fondovalle.
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Cariosside
Si presenta rossa ambrata, uniforme di aspetto
vitreo-lucido, molto piccola, disposta in file a
leggera spirale sul tutolo bianco. Questa varietà
rientra nel gruppo Zea mays indurata.
Apparato radicale
È composto da un sistema primario embrionale,
che svolge la funzione di ancoraggio e di prima
assunzione di sostanze nutritive. Dopo le prime
settimane di ciclo produttivo emergono dai primi
4-5 nodi del culmo le radici avventizie, che si
presentano fascicolate.
Fusto
La pianta ha un ‘altezza relativamente bassa,
sul metro e mezzo, con generalmente due
pannocchie lunghe fino a 20 cm.
Resa e utilizzi
È una specie con bassa resa, di circa 40-50
quintali/ettaro. La granella è particolarmente
sostanziosa, per questo motivo viene utilizzata
per fare la polenta e per il nutrimento di
pollame, in quanto conferisce qualità al tuorlo
d’uovo e alle carni.
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Si definiscono piante C4 alcune specie di piante dei climi caldi, ma con disponibilità idrica,
come ad esempio il mais, il sorgo e la canna da zucchero, che usufruiscono di una via
differente per la fissazione della CO2 (uno dei passaggi necessari per portare a termine
il processo fotosintetico). Queste piante hanno sviluppato una via alternativa al ciclo di
Calvin, organizzata sulla presenza di due tipi di cellule funzionalmente e morfologicamente
diverse, le cellule del mesofillo (mesofillo = insieme dei tessuti della foglia, esclusa
l‘epidermide, che lo avvolge.) e quelle della guaina del fascio (Guaina del fascio = tessuto che
avvolge i fasci cribro-vascolari delle gimnosperme e delle dicotiledoni)
Il Ciclo C4 fa parte del processo di fotosintesi e deve
il suo nome al fatto che il primo composto stabile a
formarsi è una molecola a 4 atomi di carbonio. Nelle
piante C4, durante la fotosintesi, a differenza che
nel ciclo di Calvin, l‘anidride carbonica non partecipa
direttamente, ma viene trasformata in ossalacetato,
questo avviene sulle cellule del mesofillo della foglia.
L'ossalacetato possiede 4 atomi di carbonio e viene
trasformato in malato o aspartato, anche questo
composto da 4 atomi di carbonio. Una volta
trasformato questo nuovo composto (malato o
aspartato) migra dal mesofillo verso le cellule che
stanno intorno ai vasi conduttori, le cellule della guaina
del fascio. Qui il malato o aspartato viene
ritrasformato in anidride carbonica CO2 la quale viene
coinvolta nelle reazioni del ciclo di Calvin.
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La fotosintesi di tipo C4 avviene soprattutto nelle
piante che vivono in regioni a clima tropicale, la
fotosintesi C4 si svolge in modo ottimale a
temperature elevate e in ogni caso più alte
rispetto a quelle richiesta dalle piante
appartenenti al ciclo C3; le piante a ciclo C4
riescono dunque a sopravvivere a temperature alle
quali le piante a ciclo C3 non sopravvivono.
La quantità di zuccheri prodotta, rispetto
all'anidride carbonica utilizzata dalle piante a Ciclo
C4 risulta superiore a quella del ciclo C3 quindi la
produzione di zuccheri viene massimizzata. La
fotosintesi C4 riduce al minimo la fotorespirazione
perché le cellule del mesofillo pompano
costantemente
CO2 mantenendone l'elevata
concentrazione perché la RuBisCO (enzima
appartenente alla classe delle Liasi , che
interviene nel ciclo di Calvin), leghi il biossido di
carbonio anziché l'ossigeno. Le piante a ciclo C4
aprendo gli stomi in misura inferiore rispetto a
quelle a ciclo C3, riescono a effettuare la
fotosintesi alle stessa velocità limitando la perdita
di acqua.
Le piante a ciclo C4 si differenziano in 18 famiglie
e in oltre 100 generi. Dal punto di vista evolutivo,
la reazione del ciclo C4 si è affermata in modo
indipendente rispetto alle altre linee evolutive
vegetali.
Famiglia: Leguminosae
Specie: Trifolium incarnatum L.
Caratteri botanici
Pianta cespitosa con radice fittonante, fusto tomentoso alto fino a
80 cm. Le tre foglioline sono sub-ovate, denticolate all’apice ed
articolate sullo stesso punto. I fiori sono riuniti in un capolino di
colore rosso molto caratteristico. I semi sono ovali, di colore
giallo-bruno lucido, con peso di 1000 semi di 3,2-3,6 g.
Esigenze ambientali e tecnica colturale
Resiste bene al freddo, ma nelle regioni settentrionali e nei terreni argillosi, soprattutto se seminato tardi, può
subire gravi danni per sradicamento da gelo. Il trifoglio incarnato rappresenta una pianta interessante per i
terreni sciolti, asciutti e poveri di calcare, dove la veccia ed il pisello forniscono in genere delle prestazioni
produttive piuttosto scarse.
In coltura pura si semina ai primi di ottobre con 25-35 o più Kg/ha di seme, in file distanti 18-20 cm. La
raccolta deve essere eseguita con piante in fioritura; raccolte più tardive possono causare disturbi all’animale a
causa di numerosi peli ispidi di cui è provvisto il calice dei fiori.
Varietà e utilizzazione
L’utilizzazione più frequente è la coltura in miscuglio con la loiessa ed in qualche caso anche con i cereali, ma
viene coltivato anche in purezza.
Nelle regioni meridionali può essere usato anche per un buon pascolo in inverno e per produzioni di seme in
primavera.
Il trifoglio incarnato comprende diverse forme e tipi che si differenziano tra di loro per la diversa precocità, la
produzione ed anche per il colore dei fiori. In Campania ad esempio si segnalano 4 diversi tipi con fioritura da
Marzo a tutto Giugno. Un buon erbaio di trifoglio incarnato può produrre 25-30 t/ha di foraggio verde.
Sono iscritte a Registro undici varietà.
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Fissa
l’azoto nel
terreno
Produce
tanta
biomassa
Aumenta la
resa del
mais del
10%
Non è
competitivo
per il mais : non
cresce oltre i
20 cm
Arricchisce il
terreno ed è
più resistente
alla siccità
È
pacciamante,
trattiene
umidità nel
terreno
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Famiglia: Leguminose
(Fabacea)
2° parcella
Morfologia
Altezza fino a 10-12 cm. Produce fitte
zolle di foglie compatte. In primavera
fioriscono arricchendo il prato di fiori e
nuove sementi. Nelle radici ci sono i
batteri azoto fissatori
Lavorazioni
Non necessita di sfalci frequenti ;
resiste senza grandi annaffiature;
grazie ai batteri azoto fissatori non
necessita di concimazioni.
L’erba dell’elefante (Pennisetum Purpureum, Fam. Poaceae)
Pianta erbacea alta fino a 2 - 3 m, con ciuffi simili al bambù.
E’ stata scelta perchè cresce in suolo estremamente povero
ed e’ efficiente nell’assorbire metalli pesanti e altre scorie da
inquinanti dal suolo; citiamo questa pianta in quanto viene usata
per combattere la piralide (insetto) del mais, causata una
mancata rotazione delle colture. L’erba dell’elefante verrà
introdotta nella fase successiva del Progetto, l’anno prossimo
in quanto attueremo una monocoltura, seminandola lungo il
perimetro del campo come “fattore attraente”.
La soluzione ecologica:
I “tarli dello stelo” del mais vengono attirati dall’erba
elefantina e preferiscono deporre le uova sulle sue foglie
piuttosto che su quelle del mais ma la pianta reagisce in
modo attivo all’infestazione. Infatti, quando le uova si
schiudono, le larve tentano di scavare un foro nella pianta
ma questa rilascia una sostanza vischiosa che le
immobilizza aumentando la possibilità che vengano
mangiate dai predatori.
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Il Desmodium, un genere di pianta floreale della famiglia delle Fabacee potrebbe
essere seminato nell’interfila del mais al fine di allontanare gli insetti dannosi
del mais infatti rilascia nell’aria terpeni (sostanze odorose) che fungono da
repellente per i parassiti che vengono attratti dall’erba dell’ elefante seminata
ai bordi del campo.
Incontro con l’esperto, Stefano Soldati, docente Università di Permacultura e consulente aziendale (
Istituto “G. Mendel” 25 Marzo 2014 )
Bibliografia

AA.VV, GeoArchè, principato Milano 2012

Brani da Michael Pollane “ Il dilemma dell’onnivoro” Adelphi

Brani da Masanobu Fukuoka “ La rivoluzione del filo di paglia “

Libreria Editrice Fiorentina
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
Articoli tratti da quotidiani e riviste specializzate: Gazzetta di Parma, 19/3/2013 e 28/3/2013 ; La
Sicilia, 31/3/2013; Il Giorno, 23/3/2013; Il Giornale dell’Umbria, 27/3/2013; Il Giornale di Brescia,
19/3/2013; Il Corriere della sera, 22/3/2013
Materiale Università del Sacro Cuore Facoltà di Agraria di Piacenza “ Influenza della non lavorazione”,
risultati di dieci anni di sperimentazione.
Filmografia

“Food,inc” USA, Regia di R. Kenner, 2008

“ Una fattoria per il futuro” video BBC di Rebecca Hosking
Sitografia

ww.gentedelfud.it/prodotto/dettaglio/mais-marano/

www.biodiversita.provincia.vicenza.it/pagstor/h_marano.htm

www.mangimiealimenti.it

www.agraria.org

www.wikipedia.it

www.giardinaggio.it
Gli studenti di 4^D
Alberio Sabrina
Bellossi Manuela
Capellini Giulia
Castiglioni Alice
Colombo Stefano
Colombo Ylenia
D’Aloisio Giulia
Dell’acqua Sofia
Desario Milena
Diotallevi Cecilia
Favero Marco
Ferrari Dario
Ferrario Francesco
Galli Carlo
Galli Davide
Gianazza Davide
Marianacci Sabrina
Martignon Maurizio
Morelli Giulia
Ouatara Jonatan
Patuzzo Selene
Razzini Martina
Riganti Daniele
Rivolta Cristina
Rivolta Gabriele
In collaborazione con i docenti
Cozzi Lorenza
Gaudioso Giuseppe
Mazzarella Antonio
:
STAY YOUNG, STAY HUNGRY, STAY FOOLISH:
THE FUTURE IS IN OUR HANDS