CSV Magazine - CSV Catanzaro
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ANNO I N°2 DICEMBRE CSV Magazine Informazione e attualità del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro 2007 Guatemala: un’esperienza tra i ragazzi di strada I disperati del mare Quale il ruolo del Tutor Sociale CSV M 2 2007 Periodico di informazione del CSV Catanzaro, Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro. Registrazione Tribunale di Catanzaro N° 8 del 10 settembre 2007 Anno I - numero 2 - dicembre 2007 In questo numero: 3 Fine anno. Tempo di bilanci 4 PRIMO PIANO I disperati del mare 6 INTERVISTE Dimensione, identità e prospettive del volontariato 8 Approvato l’atteso piano sociale regionale 9 LE INIZIATIVE Scuola e volontariato 10 L’ANGOLO delle ASSOCIAZIONI La giornata nazionale della colletta alimentare 12 PAROLA AI GIOVANI Guatemala: un’esperienza tra i ragazzi di strada 13 Il Fund Raising nelle ODV 14 FORMAZIONE Il volontariato accanto ai minori 15 Quale il ruolo del tutor sociale? 16 RADIO E VOLONTARIATO La radio nelle scuole 18 VALORE SOCIALE Il capitale sociale fattore di sviluppo del volontariato meridionale 20 Il seminmario in blu di Terrasini 23 Servizi del CSV di Catanzaro Direttore Editoriale: Caterina Salerno Direttore Responsabile: Benedetta Garofalo Gruppo di lavoro redazionale: Maria Bombara Pietro Caroleo Maria Cittadino Carla Cosco Carlo Crucitti Giulia Menniti Giuseppe Merante Stefano Morena Hanno collaborato a questo numero: Dario Fabiano (Associazione Banco Alimentare), Valentina Carioti, Isa Mantelli, Maurizio Rocca, Franco Caccia, Centro Calabrese di Solidarietà, Centro Polivalente per i giovani, Stefano Foglia, Lorenzo Maria di Napoli Fotografie: Carlo Crucitti, CSV Catanzaro Centro Calabrese di Solidarietà Giovanni Maiolo (foto di copertina) Progetto Grafico e impaginazione: Studio Pingitore.it Stampa: Grafiche Abramo Editore: CSV Catanzaro Direzione e Redazione: CSV Catanzaro, Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro, Via Fontana Vecchia 88100 Catanzaro Tel. (+39) 0961.794607-794522 Fax. (+39) 0961.480168 [email protected] www.csvcatanzaro.it La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo di: Fondazione Cariplo Fondazione Compagnia di S. Paolo Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Roma Fondazione Carical Istituto Banco di Napoli Ente Banca Nazionale delle Comunicazioni attraverso la ripartizione assegnata dal Co.Ge. Comitato di Gestione Fondo Speciale per il volontariato della Calabria La collaborazione si intende aperta a tutti e a titolo gratuito - Dattiloscritti, manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non verranno restituiti - I diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati al CSV Catanzaro. I contributi devono pervenire in formato elettronico in tempo utile alla pubblicazione e comunque prima della chiusura in stampa. Per ulteriori dettagli contattare la redazione via e-mail: [email protected] o contattare il referente al n. 335.7808186. In copertina: Relitto di immigrati arenatosi sul litorale ionico. CSV M 3 Fine anno. Tempo di bilanci iamo arrivati alla fine dell’anno, ed è ormai tempo di bilanci e di progetti da realizzare. Ritengo che possiamo ritenerci moderatamente soddisfatti del lavoro svolto nell’anno che sta per finire: il Centro servizi sta diventando un punto di riferimento importante per le Associazioni di volontariato, le quali vi si rivolgono con sempre maggiore frequenza e fiducia, nella certezza di potere ricevere risposte adeguate alle loro necessità. Contemporaneamente, poi, il CSV si sta adoperando per la costruzione di una concreta rete territoriale del volontariato con altri Enti e Istituzioni del territorio, onde sperimentare percorsi di reciproca conoscenza, mirati a rendere sempre più efficace l’attività del volontariato a favore di alcune aree del disagio. Mi riferisco in particolare ai percorsi formativi avviati con il Centro per la Giustizia minorile della Calabria e Basilicata , e a quello tendente alla formazione dei tutor sociali, in fase di avvio con l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro e, per essa, con il Distretto sanitario n. 2: queste due iniziative rappresentano un segno concreto del servizio che il Centro può svolgere per favorire concretamente la crescita e la qualificazione del volontariato, e per promuoverne il ruolo di facilitatore dei processi di presa in carico, da parte della società civile, dei bisogni che il territorio esprime. Conoscere la specificità del mondo della giustizia minorile, confrontarsi con gli operatori, e comprendere quali siano le peculiarità dell’utenza con la quale si entra in relazione, aiuta a meglio definire quale possa essere il sostegno concreto che il volontariato può dare e in che limiti, cosa questo mondo chiede e come sia possibile accompagnare con consapevolezza e professionalità il percorso di recupero che i minori utenti compiono. Significa mettersi in condizione di progettare insieme i percorsi di attività che il volontariato può realizzare, in uno scambio reciproco di conoscenze. Significa non sprecare quel patrimonio motivazionale di cui il S volontariato è portatore, indirizzandolo là dove maggiori sono le necessità. Un discorso analogo vale per la formazione dei tutor sociali, figure individuate nel mondo del volontariato alle quali il mondo della sanità chiede di svolgere un ruolo di vigile osservazione delle condizioni di rischio cui anche anziani ancora autosufficienti sono esposti. A questi volontari non viene chiesto di sostituirsi all’operatore sanitario nella cura della malattia, ma di inserirsi nella rete dell’assistenza domiciliate integrata per sostenere la condizione di autosufficienza dell’anziano a rischio (di quello che vive da solo, in particolare), di mettersi in condizione di individuare tempestivamente i segnali che ne mettono a rischio la salute, e di aiutarlo a conservare il più a lungo possibile la sua condizione di autosufficienza e di autonomia. E sappiamo tutti bene come la solitudine sia spesso la condizione che determina la necessità di sradicare l’anziano dal suo ambiente, e di disporne il ricovero con costi altissimi, non solo in termini economici quanto in termini di qualità di vita. Altri, però, sono i percorsi avviati in questo 2007. Presto formalizzeremo un protocollo d’intesa con la Direzione scolastica regionale, tendente a rafforzare la presenza del volontariato nella scuola. Siamo certi che, costruendo rapporti di leale collaborazione, crescerà la fiducia ed il senso di appartenenza delle associ azioni di volontariato al Centro Servizi, che sempre di più deve diventare la casa di tutti quelli che, senza alcun interesse personale, abbiano il desiderio di sperimentare in concreto percorsi di cittadinanza attiva. Questo è l’augurio che a nome del Centro Servizi invio a noi tutti. Buon natale e buon anno. Avv. Caterina Salerno Presidente CSV Catanzaro CSV M 4 Pietro Caroleo* primo piano I disperati del Mare U n secolo fa migliaia di emigranti italiani venivano inghiottiti dall’Oceano, inseguendo il sogno americano. Vittime, allora, di armatori senza scrupoli come i naufraghi nordafricani che oggi muoiono nel Mediterraneo per mano di “scafisti”. Pianti, preghiere o bestemmie fra gli spasimi, i vomiti e le contorsioni, in tempo di burrasca. Onde spaventose che s'innalzano verso il cielo, e poi formano valli profonde. Piroscafi ieri, carrette del mare oggi, combattute da poppa a prua e battute dai fianchi, con lo stesso carico di disperati in cerca di una vita migliore, in cerca di speranza. E fra loro anche bambini, piccole vittime che cadono per via del fenomeno migratorio e l'impotenza di resistere ai disagi cui sono sottoposti. D annati, disperati del mare, cadaveri… così abbiamo chiamato sui nostri giornali le persone morte nel mare di fronte a Roccella Ionica in un tentativo di sbarco nella notte del 29 ottobre. Di queste persone non sappiamo niente. Non conosciamo i loro nomi, non sappiamo quanti familiari attenderanno invano loro notizie. Sappiamo solo che il mare se li è presi insieme ai tanti altri che ogni anno fanno la stessa fine. Secondo una stima del rapporto Fortress Europa, sono già 500 i migranti morti nel Mediterraneo nel 2007. Ai media questo non interessa. E’ una questione di ordine pubblico, al massimo di protezione civile. L’estate 2007 ha riportato la Calabria in primo piano nelle cronache nazionali per la ripresa degli sbarchi di immigrati sulle proprie coste. La nostra regione, infatti, prima dell’estate appena trascorsa, sembrava essere ormai ai margini delle rotte del traffico degli esseri umani, che pur non del tutto scomparso in Calabria, si era orientato per la gran parte verso le coste siciliane. Improvvisamente, invece, gli sbarchi sono ripresi ed anche in modo tragico perché da agosto di quest’anno le spiagge di Roccella Ionica, Monasterace, Crotone sono purtroppo diventate luoghi di morte per molti persone che nel nostro paese cercavano migliori condizioni di vita e rifugio. Noi stiamo alla finestra come se non ci riguardasse tutto quell’orrore, tutta quella disperazione, come se pensassimo che quel dolore sia meno inten- CSV M 5 primo piano so di quello che potremmo provare noi o la gente simile a noi. Come se ci fosse una pellicola tra noi e loro che non ci fa sentire quella sofferenza, quella rabbia. Sono là, lontani, in un tutto indistinto. Le persone che, con vere e proprie carrette del mare, rischiano la loro vita per sbarcare sulle nostre coste vengono in Italia per sfuggire ad una vita fatta di stenti e di miserie e trovare migliori condizioni di vita, oppure per sottrarsi a persecuzioni a cui sono sottoposti nel proprio paese di origine a causa del proprio credo religioso, delle proprie opinioni politiche, delle proprie preferenze sessuali, dell’appartenenza etnica o di genere. Non sono dei dannati, ma uomini e donne che rischiano la vita per la loro emancipazione. Per essere liberi di vivere nella pace e nel rispetto. E combattendo per questo che sono morti. È necessario che si levi la nostra indignazione contro queste morti sia nei confronti degli stati da cui partono che chiudono gli occhi sul traffico o ne sono addirittura complici, ma anche nei confronti degli stati di approdo che impedendo flussi d’ingresso adeguati non riescono a contrastare efficacemente la tratta degli esseri umani. Cosa accade, invece a coloro che riescono a superare indenni il viaggio per mare? Se chiedono asilo nel nostro paese inizia un lungo iter burocratico e viene accordata una particolare tutela prevista dalla Convenzione di Ginevra del 1954, qualora gli venga riconosciuto lo status di rifugiati. Questo status giuridico concede alla persona che lo ottiene diritti equiparabili a quelli di un qualsiasi cittadino italiano, tranne il diritto di voto. La procedura per il riconoscimento di questa particolare protezione è molto complessa e solo in pochi casi ha successo. I cittadini stranieri che sbarcano sulle nostre coste vengono in un primo momento ospitati in luoghi approntati sulla scorta dell’emergenza come scuole, palestre ecc.. e successivamente trasferiti nei cosiddetti Centri di prima Accoglienza (CPA) sparsi in tutta la penisola. In Calabria l’unico centro di accoglienza si trova a S. Anna, nel Comune di Isola Capo Rizzuto. Con la possibilità di ospitare circa un migliaio di persone, la struttura di S Anna costituisce il più grande centro presente in Italia e di uno dei maggiori d’Europa. In questi centri coloro che lo desiderano e che posseggono i requisiti per farlo, possono chiedere l’asilo in Italia e rimangono all’interno del CPA per il tempo necessario all’esame della propria domanda, che avviene normalmente entro 40 giorni. All’interno del campo i cittadini stranieri trovano anche servizi legali a cui rivolgersi per essere assistiti nella presentazione della domanda d’asilo. A questo proposito vale la pena di sottolineare come da qualche mese alcune organizzazioni di volontariato aderenti al Centro Servizi per il Volontariato di Catanzaro, la FAI e AltroAiuto, abbiano attivato uno sportello informativo all’interno del CPA di Sant’Anna per fornire informazione e consulenza per l’inserimento lavorativo ed abitativo delle persone che una volta lasciato il centro con il ricono- Le persone che, con vere e proprie carrette del mare, rischiano la loro vita per sbarcare sulle nostre coste vengono in Italia per sfuggire ad una vita fatta di stenti e di miserie... scimento dello status o con un permesso umanitario decidano di restare sul nostro territorio. La maggior parte delle persone che richiedono l’asilo, infatti, si vede rigettare la propria richiesta. Così, se ad una quota abbastanza contenuta viene riconosciuto lo status di rifugiato, ad un numero assai più grande viene concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari, in quanto si ritiene che comunque nei paesi di origine non esistono le condizioni generali di sicurezza sufficienti per la propria incolumità. Una volta ottenuto lo status di rifugiato o la protezione umanitaria, i cittadini stranieri, se si trovano in condizioni di ulteriore particolare svantaggio: cioè se si tratta di famiglie, di minori, di donne sole o sole con prole oppure di adulti con disabilità o con svantaggi di altro genere, possono accedere al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) che il Ministero dell’Interno insieme all’ANCI ha messo in piedi per fornire la cosiddetta seconda accoglienza. Le domande d’asilo sono ogni anno circa 10.000, mentre i posti nel Sistema di Protezione sono solo intorno a 2.300 unità in tutta Italia, dislocati nei comuni italiani che decidono di realizzare un progetto di accoglienza e sono gestiti a livello centrale da un Servizio di coordinamento con sede a Roma. In Calabria lo SPRAR vede la presenza di 6 strutture nelle seguenti località: Badolato (CZ), Riace (RC), Cosenza, Isola Capo Rizzuto (KR) e Carfizzi (KR), per un totale di 115 unità disponibili. Oltre a queste strutture esistono poi case di accoglienza per immigrati a Crotone e Cirò finanziate dalla Caritas con i fondi dell’8 per mille. Le strutture di accoglienza sono tutte qui e appaiono ben poca cosa rispetto alla concreta realtà di disagio abitativo dei cittadini stranieri presenti sul nostro territorio. Risulta evidente, inoltre, che delle grandi città calabresi solo Cosenza si è mossa nell’ambito di una fattiva politica in questa direzione. Eppure ci piacerebbe che almeno nella città capoluogo il concetto di «accoglienza» iniziasse ad acquisire una sua importanza nelle politiche inclusive. Le nostre risposte sono in sostanza inadeguate. Questi cittadini stranieri chiedono lavoro e noi spesso diamo l’elemosina pelosa dell’irregolarità, chiedono case e noi diamo CPA, CPT, CPTA, chiedono cittadinanza e noi erigiamo barriere, chiedono ascolto e noi facciamo domande, chiedono rispetto e considerazione e noi diamo la trincea delle file interminabili davanti alle questure o agli uffici postali. È ovvio che i problemi non possono essere risolti in termini assoluti e repentini, ma solo attraverso la riduzione del danno e proprio per questo ed in questo quadro, francamente un po’ desolante, va invece evidenziato un importante dato positivo. Da quest’anno la Regione Calabria ha deciso di partecipare con un proprio cofinanziamento alla rete SPRAR. Si tratta di un primo significativo passo della massima istituzione regionale verso una più adeguata politica di solidarietà nei confronti di questa tipologia di soggetti svantaggiati, che pensiamo possa fungere da volano all’implementazione di un sistema regionale dell’accoglienza degno di questo nome. *componente del direttivo del CSV Catanzaro CSV M 6 Benedetta Garofalo Addetta stampa CSV Catanzaro Interviste Dimensione, identità e prospettive del volontariato Catanzaro Casa delle Culture 23 ottobre e 15 novembre A margine del secondo incontro che il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro ha dedicato alle prospettive del settore nel contesto territoriale, il presidente del Movimento del Volontariato Italiano (Mo.Vi) Emanuele Alecci ha reso un’intervista al “CSV Magazine”. I l suo intervento al convegno sul volontariato promosso dal CSV della provincia di Catanzaro è stato alquanto applaudito. Cosa è uscito fuori da questo incontro, secondo Lei? Ho avuto modo di constatare la tensione da parte delle associazioni a trovare un percorso comune. Bisogna però vedere come portarla avanti. Lei ha insistito sull’opportunità da parte delle associazioni di recuperare il rapporto con le istituzioni. Ma come potrebbero realmente operare le tante associazioni di piccole dimensioni del territorio calabrese che fanno fatica a far sentire la propria voce? C’è solo un modo. Dal convegno è venuta fuori la distinzione tra volontariato singolo e volontariato organizzato: il primo non è volontariato bensì attività di solidarietà, mentre il secondo mette insieme gesto e azione. Il gesto si esaurisce in un giorno, l’azione invece perdura. I piccoli gruppi riescono a fare cose belle, ma non sempre realizzano attività di cambiamento: ecco perché devono fare in modo di creare “reti”con le altre organizzazioni, visto che è proprio la “rete” a costituire la dimensione politica del volontariato. La “rete”, infatti, è quella che discute con le istituzioni, e i Centri di Servizio al Volontariato hanno il compito di far sì che essa venga a formarsi. Anche per il servizio civile sarebbe importante sapere, ad esempio, che in provincia di Catanzaro vi sia un collegamento di associazioni in grado di dare indicazioni. E cosa dire di quelle associazioni che vengono costituite con il solo scopo di trovarvi una sistemazione? In una terra povera di lavoro come la nostra, questa, purtroppo, è una realtà diffusa… Non ne sono affatto scandalizzato. Anche il volontariato fa degli errori. Credo, tuttavia, che il volontariato che decide di fare delle iniziative di tipo continuativo possa solo rappresentare un bene per il territorio. Il fatto è che tutti ci atteniamo alla convinzione secondo la quale il volontariato sia solidarietà e che il lavoro invece non lo sia: la solidarietà, invece, non si fa solo con il volontariato, giacché non è un male se una persona decida di fare di questo un mestiere. Con il rispetto delle regole, però. Non certo utilizzando il volontariato per fare qualcos’altro. In questi casi, forse, è il punto di partenza sbagliato. Pensare di “sistemarsi” con il volontariato senza averne la necessaria propensione non può che essere dannoso alla società. Specie quando è la stessa istituzione a spingere alla costituzione di un’associazione per tali scopi… Le istituzioni hanno una grande responsabilità. Ma comportandosi in tal modo si avvantaggiano della “svendita” di servizi che dovrebbero ad esse competere. Così, in molte zone del Mezzogiorno, il volontariato diventa uno strumento per trovare lavoro, magari sottopagato e succube delle istituzioni stesse. È importante in questi casi che le piccole organizzazioni del territorio assumano un ruolo di controllo. CSV M 7 Interviste Cosa fare, poi, nel caso in cui le istituzioni continuino ad essere sorde alle richieste delle piccole associazioni, ed a spartirsi le “briciole” tra amici? Un’idea potrebbe essere quella di organizzare un corso sul volontariato per gli amministratori. Il CSV (che tiene un po’ di risorse) potrebbe, ad esempio, farsi promotore di un incontro di formazione tra i gruppi di volontariato e porta avanti… Dovrebbe essere così. Il volontariato ha la possibilità di far pensare le persone. È come se fosse una lente: se ci si fa oltrepassare dal volontariato, le cose vengono viste, infatti, in maniera diversa. E se la politica imparasse a vedere le cose come fa il volontariato, il Paese ne ricaverebbe vantaggi. Se solo la politica non relegasse le Tutto il sistema è pieno di crepe. Basti pensare al mondo della scuola, in cui agli alunni viene insegnata la competitività sin dalla più tenera età. Il volontariato, invece, non guarda chi arriva primo, ma fa in modo che tutti arrivino. le istituzioni, affinché gli amministratori pubblici imparino a lavorare in maniera intelligente e non confusionaria. tematiche coda… sociali a fanalino di Già. Non ci si può improvvisare nel mondo del volontariato, quindi… C’è bisogno di competenza nel volontariato. E c’è ancora più bisogno di investire nella formazione alla solidarietà e al servizio, anche per comprendere fino a dove si arriva con il volontariato. Quale contributo può fornire il volontariato per il cambiamento del tessuto sociale? Credo che il volontariato possa contribuire a rendere più “caldi” e sinceri i rapporti con le persone. Tutto il sistema, ora, è pieno di crepe, basti pensare al mondo della scuola, in cui agli alunni viene insegnata la competitività sin dalla più tenera età. Il volontariato, invece, non guarda chi arriva primo, ma fa in modo che tutti arrivino. Quasi come se andasse contro i modelli che la società di oggi Nella sua relazione ha parlato di volontariato “settoriale” (cioè di quel volontariato che non va oltre il compimento delle solite azioni) come se si trattasse di un fenomeno negativo. Ma nel momento in cui il volontario sceglie il settore del quale intende occuparsi, come potrebbe avere una visione ad ampio raggio delle cose? Oggi non è più pensabile trovare una soluzione ai problemi guardando solo ad un settore. Tutti i settori, infatti, sono coinvolti tra loro, e se si ha interesse per la cosa pubblica è più che mai necessario muoversi insieme a tutte le organizzazioni. Cosa intendeva dire con l’affermazione che “nel Mezzogiorno vi sono realtà più interessanti che altrove”? Nonostante le grandi difficoltà a cui vanno incontro, nel Mezzogiorno esi- stono tante piccole associazioni che fanno vero volontariato. D’altronde, è più faticoso fare volontariato laddove lo Stato non c’è. E non è affatto vero che solo quando ci sono risorse possono essere realizzate cose belle. Dove sta andando il volontariato, secondo Lei? A mio parere esiste una parte del volontariato che sta prendendo la direzione giusta, un’altra, invece, che forse diventerà qualcos’altro. Un’importante risorsa è rappresentata, comunque, dai Centri di Servizio: a quelli del Mezzogiorno, poi, guardo con particolare interesse, poiché ritengo che essi possano riuscire ad organizzare un grande momento di incontro del volontariato del Sud, in cui mettere in evidenza le esperienze positive che qui si registrano. È il modo più giusto per darsi delle prospettive, e non solo a livello provinciale o regionale. CSV M 8 Benedetta Garofalo Addetta stampa CSV Catanzaro Interviste Approvato l’atteso piano sociale regionale Diverse, però, sono le sue deficienze, secondo la volontaria impegnata Isa Mantelli “M eno male che c’è, ma va migliorato”. Esordisce così la dottoressa Isa Mantelli (che ama definirsi semplicemente una volontaria a servizio dei tossicodipendenti del Centro Calabrese di Solidarietà) a proposito del Piano Sociale Regionale. Atteso ormai da tempo, il Piano intende dare attuazione alla L. R. 23/03, enuncia gli interventi e i servizi sociali da realizzare nel triennio 2007-2009 e detta gli indirizzi per la definizione dei Piani di Zona, secondo quanto definito dalla legge quadro 328/00: tuttavia, afferma la Mantelli, le linee tracciate al suo interno restano alquanto generiche. “È un Piano delle buone intenzioni, ma dà risposte banali e banalizzanti che rendono ancora più frammentario il settore delle politiche sociali”. Poi, sfogliando le pagine della bozza del Piano, mette “a nudo” le sue deficienze: “Non si fa accenno alle politiche di genere, anzi, si parla di donne solo se maltrattate. E questa, ritengo, sia un’assenza piuttosto pesante.” E non è l’unica: lo stesso fenomeno della tossicodipendenza, che sta molto a cuore all’intervistata, non può a suo avviso essere combattuto attraverso azioni di polizia (che intervengono a reato avvenuto) e semplici campagne di informazione: “Il livello necessario di informazione sulla droga non manca di certo. È sulle azioni di prevenzione che invece bisogna insistere: del resto, solo mettendo mano a percorsi costruttivi, con il sostegno dei genitori e degli operatori, si può sperare di venirne fuori”. Non è un mistero per nessuno, inoltre, il fatto che la tossicodipendenza costituisca la prima causa di abbandono scolastico, e che i vari sportelli di prevenzione non siano serviti granché: Ritengo che sia utile insistere sul potenziamento dell’esistente (Centri di Aggregazione Giovanile in primis) e sull’istituzione degli Osservatori regionali e comunali. Ma non si può pensare di destinare ad un fenomeno così complesso, come quello delle dipendenze, una sola pagina su novantuno della bozza del Piano Sociale! Per non parlare, poi, dell’intervento sulle politiche giovanili: “Non mi sembra che il Piano Sociale dia molto rilievo a tali problematiche: anzi, il fatto che il nichilismo giovanile (la vera piaga della nostra società) abbia ormai superato i livelli di guardia, è pressoché ignorato. Eppure i giovani rappresentano il nostro futuro… ”E forse la causa del disagio giovanile dovrebbe essere rinvenuta in una “genitorialità malata”, che si ritrova avvinta da un individualismo sfrenato che non conosce limiti: “Le politiche della famiglia dovrebbero essere, appunto, indirizzate alla formazione di genitori consapevoli, che non mettono al mondo consumatori imperfetti del mercato con il rischio di vederli trasformati in scarti umani - prosegue con amarezza la volontaria - Nei momenti di crisi i genitori devono, infatti, potersi rivolgere a gruppi di “autoaiuto” per ottenervi il tipo di consulenza necessaria: purtroppo, però, questi centri per le famiglie ( come la Fondazione Calabria Etica, ad esempio) il più delle volte si ritrovano ad operare nella totale indifferenza da parte delle istituzioni”. E per fortuna che esistono i volontari: “Se noi volontari decidessimo di “scioperare”, cosa succederebbe? Siamo proprio noi a fornire le maggiori risposte al welfare sociale, e pure a basso costo!” Senza togliere, però, nulla al ruolo di “tessitura” che spetta alla politica, in mancanza della quale - a detta della dottoressa - si lascerebbero in balia di un movimento “schizofrenico” i vari protagonisti territoriali. Ai Centri Servizi al Volontariato, poi, Isa Mantelli riconosce il merito di essere riusciti ad intrecciare “reti” tra esperienze diverse: “I Centri Servizi sono tra i principali artefici della fioritura di realtà associative importanti. Mi auguro, però, che sappiano gestire i fondi della perequazione sociale facendo leva sulle necessità del territorio, piuttosto che su quelle delle singole associazioni”. CSV M 9 Carla Cosco Referente Area Promozione CSV Catanzaro le iniziative Scuola e Volontariato A ll’avvio la seconda annualità dell’iniziativa Scuola e volontariato. Nel corso dell’anno scolastico 20062007 sono state otto le scuole coinvolte nel progetto. Gli alunni hanno portato avanti personalmente e con grande entusiasmo le attività. Hanno realizzato impegni con gli anziani e i disabili, raccolte fondi, adozione a distanza e cura dell’ambiente. ti, si ritiene fondamentale utilizzare il loro linguaggio, per poter stimolare una partecipazione attiva ed ampia dei giovani, e non indurli a pensare che il mondo del volontariato sia solo per gli adulti. L’iniziativa “Giovani e volontariato”, anche per l’anno scolastico 2007/08, intende favorire la realizzazione di progetti volti alla sensibilizzazione e alla promozione del volontariato e della cultura della solidarietà. Il progetto consente, inoltre, di fornire informazioni e orientamento agli studenti riguardo alle varie e differenziate possibilità di svolgere attività di volontariato. Tutto questo risponde alla necessità di educare i giovani a sviluppare il rispetto di sé, degli altri e delle regole, il senso di solidarietà e di gratuità, nell’ottica di una formazione unitaria alla convivenza civile e dell’acquisizione del senso della cittadinanza attiva. Saranno organizzate delle manifestazioni per rimarcare l’avvio e la conclusione delle attività progettuali. Queste consentiranno di approfondire, attraverso testimonianze dirette, tematiche inerenti il volontariato, pur in una maniera ludica, adeguata ai ragazzi che frequentano gli Istituti di Scuola Media Inferiore. Per poter dialogare con i ragazzi, difat- Alle otto scuole che già hanno partecipato nella scorsa edizione, l’auspicio è che se ne aggiungano delle altre. L’attività, in questa edizione, subirà alcune piccole modifiche, in quanto i progetti presentati dagli Istituti scolastici verranno valutati e parteciperanno ad un vero e proprio concorso, i cui premi saranno coerenti con il messaggio che ... educare i giovani a sviluppare il rispetto di sé, degli altri e delle regole, il senso di solidarietà e di gratuità, nell’ottica di una formazione unitaria alla convivenza civile e dell’acquisizione del senso della cittadinanza attiva. l’iniziativa intende veicolare. Anche quest’anno l’iniziativa sarà realizzata in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, in una visione globale dell’educazione dei giovani: culturale, umana e civile. CSV M 10 Avv. Dario Fabiano* l’angolo delle associazioni La giornata nazionale della colletta alimentare La colletta nasce come un gesto di condivisione dei bisogni a livello popolare A nche nella nostra Regione, l’Associazione Banco Alimentare della Calabria Onlus (in collaborazione con la Compagnia delle Opere - Impresa Sociale, l’Associazione Nazionale Alpini, la Società San Vincenzo de Paoli ed il movimento di Comunione e Liberazione), sulla scorta di quanto è avvenuto sul resto d’Italia, il 24 di novembre 2007 ha organizzato, per l’undicesimo anno consecutivo, la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare avente per tema: “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. La colletta nasce come un gesto di condivisione dei bisogni a livello popolare: i volontari, invitano le persone che stanno per fare la spesa al supermercato, ad acquistare alcuni generi alimentari per offrirli a chi ha bisogno. Un evento di tale portata si avvale di una struttura organizzativa complessa, con la presenza di alcune figure chiave. La preparazione della giornata a livello nazionale prevede quasi un anno di lavoro. Grande importanza si dà all’aspetto logistico e alla predisposizione degli strumenti e dei mezzi per la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio dei prodotti. Molto curata è la comunicazione attraverso una vasta gamma di materiale pubblicitario: manifesti, locandine, volantini, spot sui mass-media e soprattutto incontri pubblici di sensibilizzazione con la gente e con tante associazioni di volontariato. In un solo giorno sono state raccolte nella Regione Calabria 171.000 Kg di prodotti con un incremento di quasi il 2 % rispetto al 2006 (168.000 Kg) ma soprattutto, significativa è stata la partecipazione in tutta la Regione di 3.000 volontari; nella sola provincia di Catanzaro sono stati raccolti circa 35.000 Kg. A livello nazionale i primi dati parlano di oltre 8.800 tonnellate di prodotti alimentari, più di 400 tonnellate rispetto allo scorso anno, per un valore economico stimato ad oltre 27.000.000 di euro. Oltre all’incremento in termini quanti- tativi, nel 2007, c’è stato un miglioramento della qualità degli alimenti raccolti, la maggior parte dei quali consigliati dal banco: omogeneizzati ed alimenti per l’infanzia, tonno, olio, pelati Possiamo e legumi in scatola. dire che ormai quello della colletta rappresenta un gesto di educazione popolare alla carità, alla condivisione, al desiderio di bene che c’è in ogni uomo. Essa porta con sé un duplice valore: risveglia in chi dona il senso della condivisione e del bene per l’altro, rappresenta per chi riceve un segno tangibile di affetto ed attenzione capace di saziare più di ogni altra cosa. È proprio il caso di dire che “la carità cambia la vita”. Monsignor Mauro Inzoli, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus ha dichiarato: “La Fondazione Banco Alimentare Onlus ringrazia di cuore i milioni di cittadini, di cui molti giovani e stranieri, che anche quest’anno hanno compiuto un gesto di carità cristiana donando una parte della loro spesa per i poveri del nostro CSV M Paese. L’entusiasmo e l’allegria, con cui gli oltre centomila volontari, di ogni età e condizione, hanno sentito propria l’iniziativa, coinvolgendo amici e colleghi oltre ai rappresentanti delle istituzioni civili e religiose, sono indicatori importanti tanto quanto le tonnellate raccolte. La “Colletta Alimentare” ha evidenziato che, anche in momenti difficili e di sacrifici, come quelli attuali, le persone sono sempre capaci di guardare e ascoltare chi propone esempi di speranza, rendendosi così vivaci protagonisti nella condivisione gratuita della vita delle persone e delle famiglie più bisognose”. Essa è diventata “un gesto familiare per tutto il nostro popolo. Tra mille difficoltà e prove, riaffiora tra la gente una capacità di condividere che è segno di grande speranza per tutti”. I prodotti raccolti verranno poi distribuiti agli Enti associati, a cui il Banco non si vuole sostituire ma affiancare ed aiutare nell’ottica di una reale sussidiarietà. La colletta alimentare è proprio un fatto di popolo. Le testimonianze commoventi sono a centinaia in tutta Italia e si aggiungono di giorno in giorno. Di alcune testimonianze Catanzaresi vorrei rendervi partecipi a dimostrazione di quanto è vero che ...Partecipare ad un gesto di carità cristiana come la colletta, così semplice e concreto, accessibile a tutti, svela la legge della vita che è amore, dono di sé. Orbene, nel pieno della colletta, avendo serie difficoltà a smistare velocemente la roba raccolta nei supermercati si è pensato di chiedere aiuto; tra mille difficoltà risponde CO.RI.S.S. Comunità Specialistica per minori “Furfanti… Riprendiamoci il Futuro” e la Comunità San Domenico di Catan-zaro Lido che raccoglie il timido ”si” di alcuni ragazzi ospiti delle rispettive strutture con 11 re ad continua o a r e id s c Chi de rete Ban aiutare la ò telefonare allo re pu Alimenta 2.67.100.410 0 re il sito o visita limentare.it. ncoa www.ba gioia per essere intervenuti e la promessa di partecipare per l’intera giornata anche il prossimo anno. Altra testimonianza l’hanno data i ragazzi del servizio civile che dopo avere prestato le sei ore quotidiane hanno eroicamente deciso di rimanere fino alla fine e come se non bastasse hanno deciso il lunedì successivo, a riflettori spenti, di pulire spontaneamente l’intera sede praticamente stravolta dalla giornata di sabato. E che dire poi delle splendide cuoche che fino a sera tardi sono riuscite a mettere intorno ad un tavolo quasi tutti i volontari intervenuti o dell’amico Salvatore che di passaggio per salutare ha deciso poi di dedicare l’intera sua giornata a tappare le non poche “buche” dell’ultimo momento. Ci possono essere ritardi, contrasti, magari arrabbiature, ma questi fatti cancellano tutto. Un grazie immenso va ovviamente dedicato alle tante associazioni ed ai numerosi volontari la cui testimonianza rappresenta la chiave di volta dell’intera giornata nazionale della colletta. l’impegno che dopo un’ora sarebbero dovuti tornare in sede insieme ai loro accompagnatori; ebbene, dopo avere aiutato a scaricare il primo furgone sono rimasti anche per il secondo e cosi via fino all’ultimo partecipando alla cena organizzata da altri volontari e manifestando espressamente la *Responsabile della piattaforma provinciale di Catanzaro dell’Associazione Banco Alimentare della CALABRIA Onlus CSV M 12 Centro Polivalente per i Giovani Centro Calabrese di Solidarietà parola ai giovani Guatemala: un’esperienza tra i ragazzi di strada “L a riscoperta dell’America”, così i giovani volontari del Centro Polivalente per i Giovani hanno voluto intitolare questa esperienza di incontro. La “riscoperta” di un’America lontana da quella di Hollywood e delle metropoli statunitensi, dei fast food e delle multinazionali. L’America da riscoprire arriva a Catanzaro, nel loro Centro, attraverso gli occhi e le voci di Quenia e Mariaelena, ragazze di strada di città del Guatemala, parti attive del Mo.Jo.Ca, il movimento di giovani di strada. Arriva a Catanzaro con le parole affaticate, indignate ma ricolme di speranza di Gerard gruppo di giovani frequentatori del Centro Polivalente attraverso i racconti e le emozioni vissute da Mariateresa Muraca, una di loro, volontaria del settore Prevenzione del Centro Calabrese di Solidarietà, che così racconta il suo Guatemala, la sua esperienza e questo momento di incontro: “Il sogno di andare in Guatemala era cominciato già circa cinque anni fa, quando il professore Gerard Lutte, fondatore del Movimento dei Giovani di Strada (Mojoca), era venuto a Catanzaro, al Settore Prevenzione del Centro Calabrese di Solidarietà, per fare una da soli sei mesi. Il nostro compito era sostenere le educatrici nel loro lavoro quotidiano con le ragazze di strada, ma, ben presto, abbiamo capito che non era importante tanto quello che riuscivamo a fare o quanto riuscivamo ad aiutare, la sola cosa essenziale era l’esperienza della condivisione. È stata una ragazza a farmelo capire, dicendomi un giorno: “voi non siete come gli altri stranieri, voi mangiate con noi, voi ci abbracciate”. In realtà ancora oggi mi è difficile individuare i cambiamenti intervenuti in me dopo il viaggio in Guatemala e dopo la mia esperienza di volontariato con le ragazze Lutte, docente belga di psicologia e sognatore, fondatore della rete di amicizia AmiStrada. La riscoperta… è un termine che può sembrare ancora un po’ etnocentrico, come se ancora una volta fossimo noi occidentali a dover scoprire qualcosa, ma che si spiega con le parole di Proust: “un vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.” Quest’altra America si è disegnata diversa e complessa nella gioia di un incontro, nella festa e nelle testimonianze, nelle danze e negli sguardi di intesa ed amiciz i a liberatrice tra mondi diversi… Quest’America che già era in qualche modo arrivata ad aprire gli occhi di un testimonianza con noi giovani volontari. Attraverso le sue parole avevamo conosciuto per la prima volta la realtà tragica e allo stesso tempo affascinante della strada: le violenze, i soprusi della polizia, l’esclusione e l’emarginazione di un paese che ha conosciuto trentasei anni di conflitti e dittature militari ma anche la solidarietà, l’amicizia, la voglia di vivere nonostante le brutture. Negli anni il sogno è cresciuto ed è maturato dentro di me, fino al settembre del 2006, quando, finalmente, il mio viaggio ha avuto inizio. In particolare io ed una mia amica abbiamo vissuto tre mesi nella “Casa 8 de Marzo”, una casa d’accoglienza per ragazze di strada, che allora era aperta di strada, mi piace pensare, piuttosto, che sia stato come una rivoluzione, che ha investito tutti gli aspetti del mio essere: la mia percezione della realtà ed il mio modo di relazionarmi ad essa, che ha acquisito nuove dimensioni di impegno e responsabilità. Per questa ragione ho desiderato comunicare il mio sogno ai miei concittadini, organizzando, il 15 ottobre, in collaborazione con il Centro Polivalente, l’associazione Amistrada ed il CSV, un incontro con due ragazze che fanno parte del Mojoca e che sono venute in Europa, in rappresentanza dei loro compagni e delle loro compagne della strada”. CSV M 13 Stefano Foglia Area onsulenza CSV Catanzaro S ulla base del confronto diretto con le Organizzazioni di Volontariato (ODV) nel corso dell’esperienza del CSV di Catanzaro è emerso che la raccolta fondi o fund raising risulta essere sempre più importante per la vita delle ODV. Infatti le ODV dopo la prima fase costituitiva, in cui grazie all’entusiasmo ed alle adesioni riescono ad iniziare la realizzazione dei propri scopi istituzionali, possono vivere un secondo periodo in cui le risorse a disposizione non risultano sufficienti alla realizzazione dei nuovi obiettivi. La necessità di nuovi fondi a volte è anche associata alla necessità di reperire nuove adesioni, magari in ragione di un calo di responsabilità di quanti hanno già partecipato all’attività, o per poter coinvolgere nuove forze nei nuovi obiettivi istituzionali. Occorre sottolineare che fare fund raising non serve solo a garantire la sopravvivenza dell’organizzazione, ma le permette di espandersi e svilupparsi e di farsi conoscere dalla collettività. Infatti il fund raising, a prescindere dai risultati effettivi conseguiti, consente alla ODV di far conoscere al pubblico i propri progetti ed iniziative e di accreditarsi presso il pubblico mostrando di operare in modo trasparente e professionale. La scelta di effettuare una campagna di raccolta fondi deve essere ben ponderata poiché ci si presenta alla collettività e le ragioni del successo della campagna di fund raising dipenderanno dalle modalità con cui i potenziali donatori reagiranno e recepiranno tale iniziativa. In primo luogo, la raccolta di fondi deve essere il frutto di un progetto finalizzato a creare nel tempo per la ODV un flusso di risorse costanti sia economiche sia interpersonali in relazione agli scopi istituzionali che essa si prefigge. La raccolta fondi si basa su una serie di stime preventive, con le quali si cerca di comprendere i futuri cambiamenti sia nell’ambiente esterno alla ODV in termini di bisogni della collettività, sia all’interno dell’organizzazione al fine di anticiparli e di realizzare progetti di raccolta fondi che siano idonei per la situazione in essere. Per poter raggiungere gli Il fund raising nelle ODV obiettivi prefissati è opportuno che preventivamente l’ODV predisponga e definisca gli obiettivi che intende realizzare, cercando anche di determinare concretamente le risorse necessarie per il loro raggiungimento. Un primo indirizzo lo può dare il confronto con il passato infatti confrontando la situazione nell’anno precedente in relazione alle risorse disponibili si può prevedere l’incremento di risorse necessario per l’anno in corso. Altro elemento significativo è quello di analizzare i destinatari dell’attività propria della ODV cercando di capirne i bisogni effettivi ed in relazione a questi definire i nuovi obiettivi che l’ODV si prefigge. Quello che occorre sottolineare è che gli obiettivi a cui è rivolto il fund raising devono essere collegati a progetti concreti che quindi possano dare un riscontro diretto agli investitori-partecipanti sulla bontà dell’iniziativa sostenuta. Infatti occorre immaginare il fund raising non soltanto come un modo per reperire fondi ma anche un modo per avere un riscontro dalla collettività sulle proprie iniziative ed anche stimoli o esplicitazione di nuove esigenze, riuscendo così a trasformare l’investitore da semplice sostegno economico in partecipante attivo. Per quanto riguarda le modalità con cui contattare i possibili donatori e con cui effettuare il fund raising in primo luogo si procede a contattare le persone con la quale l’ODV ha avuto un rapporto diretto o che possono essere interessati alle finalità o ad uno specifico progetto che l’ente vuole porre in essere. Ovviamente in tale ipotesi occorre che l’ODV individui il target di riferimento in modo da presentare la propria realtà a persone che di fatto siano o possano essere interessati alle attività da essa svolte. Ulteriore elemento di tale tipologia di raccolta fondi è anche la fase dei ringraziamenti connessi al finanziamento e alla comunicazione dei risultati ottenuti con la donazione. Qualora la ricerca di fondi non sia finalizzata ad un progetto ma sia genericamente a sostegno della ODV conta molto il rapporto diretto e la fiducia che si riesce ad instaurare con il potenziale donatore. Occorre da subito dare in cui risulta che in Italia prevalgono nel fund raising le entrate private a quelle di natura pubblica. Ma la Calabria è in contro tendenza rispetto alle altre regioni e tale elemento deve fare riflettere poiché è vero che lo Stato eroga finanziamenti al settore, forse è arrivato anche il momento anche per la Calabria di non attendere l’aiuto statale ma di fare fund raising rivolgendosi ai privati, sia persone fisiche che imprese. Il target del donatore infatti non deve essere soltanto rappresentato da Istituzioni o persone, ma deve comprendere per quanto possibile anche imprese, banche, altre associazioni, istituzioni, professionisti. I finanziamenti pubblici sono, di solito, finalizzati e legati ad un singolo progetto della ODV, ed all’attività ad esso relativa, o derivano da un contratto o una convenzione che la ODV riesce ad avere con la pubblica amministrazione che portano sicuramente oltre agli indubbi vantaggi anche elementi di incertezza in relazione ai tempi lunghi con i quali avvengono i pagamenti ed una certa instabilità finanziaria per l’ODV. Inoltre, il dover aspettare il pagamento “statale”, espone la ODV a dover sempre attendere lo svilupparsi del rapporto pubblico sottraendole quindi dei notevoli spazi di autonomia. Per ciò che concerne i finanziamenti privati questi derivano principalmente dall’attività svolta dai volontari e dalla quote di iscrizione, dall’erogazione di beni e servizi, dalle donazioni e liberalità e dai finanziamenti delle imprese. Questi ultimi possano rappresentare una voce molto importante di fund raising poiché con questi le imprese contribuiscono ad iniziative meritorie e condivisibili, sfruttando il ritorno d’immagine e le notevoli agevolazioni fiscali che sono previste dal Fisco. CSV M 14 Franco Caccia Sociologo Azienda Sanitaria n° 7 Catanzaro formazione Il volontariato accanto ai minori È iniziato da qualche settimana un percorso formativo rivolto ai componenti delle associazioni di volontariato della nostra provincia, interessati a prestare la loro opera nell’ambito dei servizi della Giustizia Minorile. L’iniziativa formativa costituisce la prima attività operativa del protocollo d’intesa, sottoscritto nei mesi scorsi dalla presidente del CSV di Catanzaro, avv. Caterina Salerno e dal Dirigente del Centro della Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata, dott. Angelo Meli. Lo scopo principale di questo accordo inter-istituzionale è quello di favorire la partecipazione e la collaborazione del ricco e creativo mondo del volontariato della provincia, con i servizi della giustizia minorile impegnati nel campo del recupero e del reinserimento di minori a rischio. Per raggiungere questo importante, ed impegnativo obiettivo, si è ritenuto fosse prioritario puntare sullo sviluppo di conoscenze e sulla formazione dei volontari. È stato pertanto programmato un percorso di formazione-intervento, della durata di 30 ore, per fornire ai volontari gli strumenti e le conoscenze Un percorso di sensibilizzazione e formazione mira a qualificare l’intervento dei volontari nell’area del disagio minorile. per aiutarli a comprendere le caratteristiche della giustizia minorile, la sua organizzazione, i suoi obiettivi, i suoi bisogni di collaborazione con il volontariato qualificato. I contenuti del corso sono stati così articolati: a. Caratteristiche ed obiettivi del Centro Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata; b. Modelli innovativi di coinvolgimento del volontariato nella P. A.; c. Gestione e valorizzazione delle risorse interne; d. La progettazione integrata e la Valutazione. Come evidenziato, il percorso ha previsto una prima fase di conoscenza del sistema Giustizia Minorile. Questa fase ha visto il diretto coinvolgimento di dirigenti, (Angelo Meli) giudici minorili (Carlo Caruso) e responsabili e consulenti dei servizi presenti nell’ambito della giustizia minorile – servizio tecnico (Francesca Cappuccio e Massimo Martelli); Comunità ministeriale (Mario Barletta), Istituto Penale (Francesco Pellegrino); Servizio Sociale (Giuseppina Garreffa). Completata questa fase, il percorso formativo punterà, anche mediante mirati lavori di gruppo, a sviluppare tra i volontari conoscenze e competenze legate alle innovazioni in atto nell’ambito delle politiche sociali e soprattutto in merito alle nuove capacità organizzative, di programmazione e di valutazione, richieste oggi al mondo del volontariato interessato ad instaurare rapporti di partnerschip e di collaborazione con le pubbliche amministrazioni. All’invito di partecipazione alla proposta formativa, voluta dal CSV e dal CGM , hanno risposto oltre 70 volontari, distribuiti su gran parte del territorio della provincia. Il percorso formativo, secondo quanto concordato tra i promotori, costituirà l’avvio di un rapporto più stabile tra il CGM e le associazioni di volontariato desiderose di tuffarsi nell’articolato mondo dei minori a rischio. Saranno queste le associazioni su cui il CGM punterà, sia pur non in forma esclusiva, ad elaborare ed attuare nuovi e più ampi progetti di recupero del disagio minorile in cui si possa attuare una vera e propria presa in carico territoriale del minore. CSV M 15 Maurizio Rocca* formazione Quale il ruolo del tutor sociale? I l CSV di Catanzaro, in collaborazione con il Distretto sociosanitario di Catanzaro Lido, ha intrapreso l’iniziativa di avviare un percorso formativo, rivolto alle Organizzazioni di volontariato, finalizzato alla valorizzazione del volontariato per la creazione di una rete di tutor sociali. Quale il ruolo, innanzitutto, del tutor sociale (TS)? L’idea è indotta da un provvedimento della Giunta Regionale, la deliberazione n° 548/06, con la quale si pone mano al riordino dei servizi di assistenza domiciliare. Contestualmente, e muovendo da un’esperienza già vissuta in Toscana, il governo regionale ha voluto indicare una possibile collaborazione con il mondo del volontariato cui verrebbe conferito il ruolo, proprio grazie alla figura del TS, di contribuire a prevenire/ridurre il rischio di non autosufficienza della popolazione anziana. Il TS costituisce una figura di supporto per quegli anziani che vivono in una situazione di assenza o inadeguatezza della rete parentale o sociale, caratterizzata quindi da una condizione di svantaggio e di limitazione della propria autonomia, già in parte compromessa per il coesistere di cronicità legate al proprio stato di salute. In altri termini il TS è una figura sperimentale da impiegare in attività di prevenzione degli stati di emarginazione sociale e di contestuale promozione del benessere delle persone anziane ancora autonome ma a forte rischio di non autosufficienza. Quali le attività che il TS dovrebbe declinare. Innanzitutto quelle di affiancamento alla famiglia, laddove presente, per contribuire alla tutela della persona anziana. Quella di supporto all’anziano solo e fragile per lo svolgimento di pratiche amministrative, di attività quotidiane, di compagnia e stimolo alla socializzazio- delle metodologie di mappatura dello specifico bisogno. Crediamo che questo rappresenti l’approccio più corretto ed adeguato per una community care, di cui il volontariato rappresenta un tassello essenziale, a condizione che il suo ruolo non sia più quello di una risorsa a chiamata, da utilizzare per colmare i vuoti assistenziali che il livello istituzionale non riesce a colmare, utilizzando le logiche dell’attesa. La risorsa volontariato deve rappresentare, viceversa, uno stimolo per mutare quel paradigma dell’attesa in un logica di iniziativa, proprio delle OdV, da mutuare alle agenzie deputate, a vario titolo ed a vario livello, alla tutela della salute. ne, di supporto, infine, a situazioni di emergenza attraverso una disponibilità telefonica. In estrema sintesi, il tutor potrebbe qualificarsi come un facilitatore sociale in grado di attivare/interagire con la rete dei servizi offerti dal territorio, con la finalità di consentire la permanenza al proprio domicilio di quegli anziani che sarebbero altrimenti costretti a soluzioni assistenziali segreganti (residenze) in ragione del coesistere di una disabilità di natura sanitaria e di una disabilità sociale. Il complessivo impianto di questa progettualità ha di fatto un’articolazione multidimensionale che va ovviamente ben al di là dell’aspetto formativo, conferendo al mondo del volontariato un ruolo di partecipazione programmatoria in una sistemica visione di community governance. Oltre, ovviamente, alla valorizzazione formativa dell’esperienza del volontariato (ruolo di formatore), declinata nella fase di progettazione e quindi di esecutività del percorso formativo medesimo, le OdV hanno un ruolo imprescindibile nella individuazione Il volontariato, parte integrante ed integrata della comunità, non può essere confinato ad un ruolo residuale ed ancillare. È necessario promuoverne il ruolo programmatorio finalizzato alla costruzione di una comunità competente e solidale per la salute, partecipe, in altri termini, dei processi di governo dei complessivi percorsi di salute. Ben al di là, quindi, dalla specifica esperienza, il progetto rappresenta un esempio concreto di programmazione partecipata ed integrata, potendo altresì esibirsi quale più generale metodologia di approccio alla definizione dei Piani di Zona e dei Programmi delle Attività Territoriali (di afferenza distrettuale) che rappresentano le espressioni programmatorie imprescindibili per concretizzare una adeguata integrazione sociosanitaria di comunità. *Direttore Distretto Sociosanitario n° 2 di Catanzaro Lido Azienda Sanitaria 7 di Catanzaro CSV M 16 Carlo Crucitti Referente Area Comunicazione CSV Catanzaro radio e volontariato La radio nelle scuole L’attività locale è coordinata da Carlo Crucitti (I8XET), • Radioamatore e Socio ARI partecipante al Progetto Scuole • Ricopre dal dicembre 2006 l'incarico con delega ai “Rapporti con le Scuole” sul territorio di competenza della sezione ARI-RE di Catanzaro • Componente del Gruppo Operativo Colonna Mobile di Radio Emergenza Regionale della Protezione Civile Con la collaborazione di Antonio Lucchese (IZ8EYU, segretario di sezione), Antonio Mancuso (IZ8GBO, Responsabile Ponti Ripetitori), Pasquale Curigliano (IZ8FWC) Sensibilizzare i giovani verso scelte di volontariato (Protezione Civile - R.E. Radiocomunicazioni di Emergenza) I l 30 novembre 2007, si è avviata, con un primo incontro di lavoro, la collaborazione fra i radioamatori della Sezione ARI di Catanzaro e l’ITIS, Istituto Tecnico Industriale Statale di Lamezia Terme che vedrà impegnati Docenti, Studenti e Radioamatori nel progetto “La Radio nelle Scuole” con una prima esperienza pratica nell’Istituto già dal prossimo 19 dicembre. LA RADIO NELLE SCUOLE rivolta alle scuole italiane di ogni ordine e grado, comprese le scuole italiane all’estero, si avvale della partecipazione e della preziosa collaborazione di esperti della comunicazione, di linguaggi multimediali, di radiofonia e di radiantismo. L’apertura all’Europa, attraverso la partecipazione volontaria delle scuole, ad iniziare da quelle che aderiscono alla rete ENIS (European Network of Innovative Schools), consentirà di attivare gemellaggi e partnership con azioni ed interventi educativi atti a sviluppare il senso di cittadinanza europea e di solidarietà internazionale. Studenti e docenti delle Scuole partecipanti, con la collaborazione dei radioamatori, si incontreranno “on air “, dando vita alla manifestazione “School on frequency”. Il progetto è frutto di una convenzione nazionale ARI-MIUR che porterà quindi gli studenti ad impegnarsi in programmi nazionali ed europei e poter partecipare finanche al programma “ARISS school contact”. ARISS è l'acronimo di "Amateur Radio on International Space Station", ed è un gruppo di lavoro internazionale che volontariamente si dedica a sviluppare e realizzare equipaggiamenti ed attivi- tà a bordo della ISS. Le agenzie spaziali hanno affidato ad ARISS il compito di organizzare gli ARISS school contact. Queste sono magnifiche opportunità dove gli studenti possono ricevere informazioni generali, tecniche e scientifiche, che normalmente non sono sui testi scolastici, direttamente dagli astronauti sulla ISS (Stazione Spaziale Inter-nazionale), attraverso una stazione di Radioamatore. In questa eccellente attività educa- tiva, i Radioamatori adempiono pienamente alla prerogativa della divulgazione scientifica e dell'educazione. ARISS-Europa è la branca europea di ARISS-International, e vi fanno parte: • Tutti gli astronauti europei che possie dono una licenza di Radioamatore che desiderano compiere operazioni radioamatoriali durante i loro voli; • Società nazionali e europee, membri della IARU (Regione 1), coinvolte nel progettare, organizzare e coordinare progetti Radioamatoriali sull'ISS; • Società AMSAT europee Il CONTESTO La nostra società è fortemente influenzata dalle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Tra i giovani è molto diffuso l’uso di sofisticati strumenti tecnologici, ma all’abilità tecnica, facilmente acquisibile, spesso non corrisponde una consapevole percezione dei linguaggi che ad essi sono sottesi. La scuola, nell’affrontare questa realtà, deve riuscire ad avvalersi nel discorso didattico di questa sfera comunicativa e sviluppare attorno ad essa una dimensione creativa e attiva del fare e non solo dell’ascoltare. La RADIO, per la sua versatilità e flessibilità, risulta essere un mezzo efficace per rivalutare una comunicazione verbale mirata allo sviluppo di competenze espressive all’interno di nuovi “paesaggi sonori”. La radio è altresì lo strumento più qualificato per far acquisire agli CSV M 17 radio e volontariato studenti, oggi sempre meno protagonisti di un’elaborazione autonoma e critica dei processi della comunicazione, la padronanza di modelli comunicativi. Il PROGETTO Il progetto LA RADIO NELLE SCUOLE, inserito in tale contesto, si qualifica in modo adeguato come risposta ad esigenze educative in linea con le politiche di formazione dell’Unione Europea: l’intento è quello di fornire alle scuole e ai docenti strumenti e metodi per affrontare i temi della multimedialità, delle nuove tecnologie digitali e della comunicazione mediata. Le iniziative programmate sviluppano infatti temi della multimedialità e delle nuove tecnologie in una dimensione realizzativa, creativa, partecipativa, cooperativa, aperta all’Europa anche con il coinvolgimento delle scuole italiane all’estero e volta a rafforzare legami di solidarietà internazionale fra studenti e docenti di paesi in via di sviluppo. Le azioni che vengono proposte intendono da un lato favorire l’orientamento dei giovani nei confronti della cultura scientifica e tecnologica e dall’altro sviluppare capacità di lettura critica di messaggi mediatici per poter efficacemente esercitare una cittadinanza attiva. Le strategie impiegate si basano su una metodologia prevalentemente focalizzata su modalità di problem solving e investigation group dove gli studenti diventano “primari attori protagonisti” dell’azione educativa. Le FINALITÀ LA RADIO NELLE SCUOLE si propone di: • Sottolineare il valore che il rapporto tra i giovani e la radio assume al fine di educarli ad un uso esperto e insieme consapevole, critico e creativo delle tecnologie, dai media tradizionali a quelli più evoluti; • Capitalizzare un’esperienza formativa in ordine alla comunicazione e soprattutto alla conoscenza ed all’uso dei linguaggi della comunicazione perché lo studente possa esprimersi da autore nel proprio processo di comunicazione dando un contributo attivo nell’esercizio della cittadinanza societaria; • Promuovere l’attenzione verso i processi della comunicazione in modo da contribuire presso i giovani alla formazione di un’idea di comunicazione mediata non riconducibile ai fattori di consumo tecnologico al fine di formarsi un’esperienza che promuova la cultura della partecipazione ad esperienze di associazionismo per il volontariato; • Evidenziare la rilevanza sia rispetto all’orientamento tecnico-scientifico dei L' A.R.I. è l'Associazione Radioamatori Italiani, fondata nel 1927 da Ernesto Montù (a quel tempo Associazione Radiotecnica Italiana), uno dei primi radioamatori nel nostro Paese. Guglielmo Marconi è stato Presidente Onorario dell'A.R.I. dalla fondazione fino al 1937, anno della sua scomparsa. L' A.R.I. è filiazione italiana della IARU – International Amateur Radio Union e nel 1950 è stata eretta in Ente Morale con Decreto dell'allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. La Sezione ARI di Catanzaro è nata nel lontano 30 ottobre 1966 ad opera di un piccolo gruppo di soci fondatori grandi appassionati delle radiocomunicazioni amatoriali desiderosi di creare un importante punto di riferimento radiantistico per l'intera provincia catanzarese. A quel tempo il nome dell'associazione era Associazione Radiotecnica Italiana - Sezione di Catanzaro, trasformata poi, il 7 aprile 1979, nell'attuale A.R.I.. Il Presidente è Luigi Foggia (I8FXT). Carlo Crucitti Si interessa di radiotecnica ed elettronica da oltre 50 anni, di radiantismo dal 1961 ed è in possesso di licenza di radioamatore dal 1975 con il nominativo internazionale “i8xet”. È autore, inoltre, di una guida pratica di 32 pagine edita nell’aprile 2005, per conto della sezione ARI di Catanzaro e con il contributo di Banca Centro Calabria. giovani sia rispetto alle valenze formative funzionali alla crescita culturale e professionale dei docenti, sviluppando metodi e modelli di apprendimento e di condivisione di risorse ed esperienze; • Sviluppare la cittadinanza europea e la solidarietà internazionale. Il progetto la “LA RADIO NELLE SCUOLE” è stato avviato dalla Convenzione stipulata tra MPI (Ministero della Pubblica Istruzione) e ARI (Associazione Radioamatori Italiani) il 15 Febbraio 2006 per dare attuazione a tutte le azioni programmate e ai singoli progetti . I radioamatori collaborano su base volontaria tramite i rispettivi raggruppamenti di zona con le scuole di ogni ordine e grado. La partecipazione delle scuole avviene, senza oneri per l’Istituzione scolastica, tramite le procedure, predisposte sull’apposito portale web, di registrazione e condivisione delle attività (www.scuole.ari.it/). CSV M 18 Lorenzo Maria di Napoli* valore sociale Il capitale sociale fattore di sviluppo del volontariato meridionale Attraverso l’attività e l’esperienza dei Centri di servizio al Volontariato L e criticità Per illustrare come il Volontariato possa rendersi protagonista dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia è necessario partire dalle carenze strutturali del meridione che sono sedimentate nei tre settori fondamentali della vita associata, in particolare nel Primo e nel Secondo Settore, meno nel Terzo Settore. Infatti, l’inefficienza delle amministrazioni pubbliche, la debolezza economica e l’esile struttura della società cercando di trasformare le criticità in fattori di sviluppo. tratti diversi spunti sul concetto di capitale sociale. Il capitale sociale • Non una singola entità, ma diverse entità che hanno caratteristiche comuni. • Insieme di risorse attuali o potenziali legate ad una rete durevole di relazioni. • Appartenenza a gruppi uniti da legami permanenti, di reciproca utilità. • Il volume del capitale sociale (patrimonio) dipende dall’ampiezza della rete di legami. Il Capitale sociale e la rete • Le comunità di vicinato sono capaci di sviluppare reti di reciprocità, solidarietà, fiducia. • L’individuo da solo è debole, mentre se viene in contatto con i suoi vicini può meglio soddisfare i suoi bisogni sociali. • Nelle relazioni sociali quotidiane è insito un accumulo di potenzialità positive, Nord Sud Differenza Reddito pro capite 100 56,8 43,2 Diffusione quotidiani 100 34,6 65,4 Partecipazione elettorale 100 78,0 22,0 Donatori di sangue 100 68,2 31,8 Società sportive 100 61,4 38,6 civile sono dati di fatto storici, comunque riscontrabili in alcune delle più comuni statistiche di settore, come si evince dalla tabella seguente: Ipotesi di rilancio Visto che negli ultimi decenni ogni intervento sia nella pubblica amministrazione che nell’economia continua a manifestarsi poco efficiente, appare consequenziale, puntare sulla società civile, affidandole il compito di proporre ed attuare un concreto impegno per il rilancio del mezzogiorno d’Italia invitando la politica e le istituzioni a superare i particolarismi, creando le premesse per un ambiente favorevole alla crescita economica e sociale. La strategia per poter concretizzare questa iniziativa può essere individuata nella presa di coscienza di dover lavorare insieme per il potenziamento del capitale sociale, • Un individuo è tanto più ricco di capitale sociale, quanto più sono ricchi di altrettanto capitale sociale gli individui con i quali è in relazione. • Come altre forme di capitale, il capitale sociale contenuto nel complesso delle relazioni tra persone, è produttivo e, quindi, propedeutico al conse guimento di obiettivi. • Il capitale sociale è una risorsa che, contrariamente ai beni strumentali, con l’uso si rigenera ed aumenta, al contrario, rischia di esaurirsi se non praticata. Il termine capitale sociale, non è una metafora o un “tesoro nascosto” ma per comprenderlo bisogna attuarlo sia sul piano pratico che strategico perché possa trasformarsi in fonte di successo pubblico, imprenditoriale, professionale e civile. È quanto afferma Roberto Cartocci nella sua interessantissima pubblicazione “Mappe del tesoro” (ed. Il Mulino, 2007) dal cui testo sono stati di cui possono beneficiare anche i soggetti più periferici e meno propensi. • Il capitale sociale si accumula più facilmente in comunità ristrette; tuttavia, generando conformismo, può diventare un freno al cambiamento, allo sviluppo. • Secondo Coleman il capitale sociale è una rete di vettori che uniscono diversi punti, corrispondenti ad altri attori; quindi una rete di relazioni interindividuali, sostanzialmente di tipo economico, ovvero una risorsa individuale per perseguire i propri scopi avvalendosi della rete, cioè delle relazioni interpersonali. • La rete, tuttavia, pur essendo una importantissima risorsa, è solo una risorsa parziale del c.s.; essa ne valorizza la componente razionale e strumentale, lasciando da parte quella più feconda e indispensabile, vale a dire quella riconducibile ai valori, condizione irrinunciabile nell’applicazione del concetto di rete. CSV M 19 valore sociale Il valore aggiunto del capitale sociale Gli sforzi per creare partecipazione e fare rete, per creare valori, possono non essere un costo, ma un beneficio; vale a dire, se c’è lealtà civica, il non comportarsi da opportunisti diventa un bene di produzione in quanto l’esempio e la partecipazione attiva diventa una gratificazione per l’individuo e per la comunità e non più un mezzo per perseguire scopi individuali e personalistici a scapito della comunità di appartenenza. Non c’è mai un vuoto di valori, ci possono essere valori positivi o negativi, a seconda dei punti di vista. Quelli positivi (lealtà, bontà, giustizia, vivere civile) rischiano di soccombere a quelli negativi (mafia, terrorismo, integralismo). Chi pratica questi ultimi li considera un mezzo per perseguire un fine: l’onore della famiglia, il primato della propria idea o della propria fede; ma in tal modo rende impossibile la libera convivenza civile. compromettendo la umana convivenza. • Coinvolgere e sollecitare la società civile meridionale, attraverso le sue più concrete ed attive espressioni di volontariato, con l’obiettivo di sviluppare una economia di relazioni per stimolare la capacità della società ad attivare le proprie risorse, incidendo sugli orientamenti della politica, della pubblica amministrazione e dell’economia. • Per rilevare le principali debolezze, settore per settore, potrà essere opportuno avvalersi di vere e proprie strutture di formatori (da formare opportunamente) e di portatori di opinione da individuare negli uffici, nelle scuole, nelle università, nelle aziende, che possano avviare, con il coinvolgimento di tutti, uno studio ed una ricerca sul perchè delle anomalie, a cominciare dalle più impietose, rendendole pubbliche attraverso i media, invitando la classe politica ed imprenditoriale ad assumere decisioni concrete. Una presa di coscienza che, sebbene traumatica, con immediati interventi di applicazione di codici etici settoriali potrà contribuire a far scattare quella scintilla, quello spirito di riscatto che consiste nel credere di più nei valori e di farli rispettare, cosa di cui ha bisogno la società meridionale come, d’altronde, ogni società civile. Il codice etico, quindi, quale strumento operativo per la politica, per la pubblica amministrazione, per le imprese, per i sindacati, per il terzo settore, per ogni cittadino attivo. • Non adottare soluzioni a sé stanti, bensì iniziative assimilate e condivise per fornire un poderoso apporto congiunto da parte di tutte le componenti (dalle istituzioni al profit, al non profit) con assunzione di responsabilità, attraverso il semplice strumento della comunicazione. • I nemici da contrastare: la prevenzione; l’autoreferenzialità; lo scarso ascolto e la scarsa trasparenza. Che cosa fare • Individuare i punti di forza e di debolezza nei settori della pubblica amministrazione, dell’economia, della società civile dell’insieme delle realtà meridionali e delle diverse realtà locali. L’obiettivo è quello di adoperarsi per valorizzare i primi e superare i secondi. In pratica bisogna fare il contrario di quello che fa la classe politica; non si deve vivere in stanze separate, ma uscire ed ascoltare, per comprendere i problemi. I problemi non vanno dati per scontati, come autoreferenzialmente troppo spesso si fa, specialmente negli interventi dal nord al sud del paese, per recepirli concretamente bisogna prima percepirli attraverso l’ascolto. Alcuni settori di intervento Campagne da promuovere, supportate da studi di settore: • Promozione della partecipazione democratica e delle cittadinanza attiva; • Modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione; • Rilancio dell’associazionismo economico e della cooperazione; • Educazione alla legalità, a partire dalla vita quotidiana; • Valorizzazione e riappropriazione dei beni ambientali, storici ed artistici; • Diffusione della lettura di libri e di giornali; • Raccolta differenziata dei rifiuti e possibilità concreta di effettuarla; • Riqualificazione dei servizi pubblici e di qualli aperti al pubblico; Il capitale sociale e i valori Il capitale sociale è un bene immateriale fatto di valori, quali: • l’identità: l’essere consapevoli di appartenere ad una comunità, ad un territorio; • il senso civico: la consapevolezza di una sfera ultraindividuale in cui il soddisfacimento dei propri bisogni si pro ietta in una dimensione collettiva (la mia azione quali conseguenze procura?); • il senso di responsabilità: l’assunzione della consapevolezza di lavorare per il futuro e per la sua costruzione, quale partecipazione responsabile (committment); • l’associazionismo: lavorare insieme mettendo in comune risorse, ideali, interessi; • la laboriosità: la voglia di fare, secondo l’etica del lavoro; • la solidarietà: pensare di fare il bene degli altri pensando di fare anche il proprio bene. • Adempimento dei doveri fiscali; • Rispetto dei limiti di velocità e del codice stradale; • Contrasto dell’assenteismo sui luoghi di lavoro; • Contrasto della corruzione; • Rispetto delle minoranze e della diversità, accoglienza degli immigrati; • Innovazione scientifica e tecnologica. Conclusioni operative • I Centri di servizio al Volontariato in virtù del loro forte radicamento sul territorio e della loro ormai comprovata esperienza nell’attività di sostegno, qualificazione e raccordo del Volontariato, nella fase attuale (che potremmo definire di seconda generazione) potranno essere il motore di questa iniziativa. Operando su queste direttrici “morali”, esercitando un ruolo di innovazione e di sviluppo del capitale sociale del meridione, facendo convergere il loro lavoro quotidiano, quello delle organizzazioni di volontariato e delle loro reti verso obiettivi comuni di rinnovamento sociale, di affermazione e sviluppo della società meridionale, potranno offrire una spontanea e poderosa collaborazione alla Fondazione per il Sud che, in alcune sue linee di intervento, prevede attività simili. • È in fase di avvio un gruppo di lavoro tra Comitati di gestione e Centri di servizio meridionali (primi esempi in province della Sicilia, Calabria e Molise). Insieme contano di pubblicizzare l’attività dei Centri di servizio al Volontariato dell’Italia meridionale, facendogli interagire con enti locali e imprese (attraverso la costituzione di un protocollo di intesa per la definizione di Patti Provinciali di Comunità);in un tipo di intervento finalizzato,appunto, alla promozione del capitale sociale del Mezzogiorno ed anche al sostegno alla neonata Fondazione per il Sud, fortemente impegnata nel rilancio della infrastrutturazione sociale del meridione *Vice Presidente Consulta COGE per il Volontariato CSV M 20 Maria Bombara e Valentina Carioti il seminario “in blu” di Terrasini Tra splendidi paesaggi, confronti interessanti e qualche imprevisto, Maria e Valentina raccontano l’aspetto informale del V° Seminario di CSV.net Valentina: Sono le ore 9.00 di Lunedì 24 Settembre ed all’arrivo al CSV si avverte un particolare fermento... il V seminario annuale di CSV.net è alle porte e bisogna con urgenza definire le modalità di viaggio alla volta di Palermo, o meglio Terrasini, splendida cornice del grande evento. Telefonate, e-mail, sms, prenotazioni, disdette, adesioni e rinunce dell’ultim’ora si susseguono, fino alla definizione del “gruppo”, rappresentativo un po’ di tutte le aree del CSV: Franco e Bruno per il Direttivo, Giulia per l’area accoglienza/sportello, Maria e Carlo per l’area comunicazione, io per l’area progettazione/formazione e Stefano, in quanto Direttore, in rappresentanza un po’ di tutto!!! L’inizio dell’avventura è previsto per Venerdì 28, ma quando tutto sembra organizzato, ecco il solito imprevisto: io ed il Direttore dobbiamo anticipare la partenza! L’importante incontro relativo ai Bandi perequazione, infatti, prenderà avvio giovedì... non possiamo mancare! Ed è così che, dopo mille ipotesi e variazioni di itinerario, la mia avventura inizia alla stazione centrale di Lamezia Terme, in attesa di un Eurostar, sapientemente ricercato e prenotato da Giulia, che già alla partenza porta un ora di ritardo! Penso sia superfluo raccontare l’odissea: ore e ore chiusi in uno scompartimento, insoliti compagni di viaggio e ritardo che si accumula... verranno a prenderci a Palermo? È mezzanotte inoltrata e siamo finalmente a Terrasini... la stanchezza ed il buio ci impediscono di guardarci intorno, ci dirigiamo dritti in camera ed è solo qui che mi rendo conto della bellezza del posto in cui mi trovo: apro il balcone e davanti ai miei occhi appaiono solo mare e cielo nero illuminato da lampi rosso fuoco... davvero uno spettacolo! Giovedì la mattinata inizia davvero presto, il tempo di una abbondante colazione e di un po’ di relax davanti al panorama (di giorno e con il cielo terso lo spettacolo è ancora più incantevole) e ci tuffiamo nel pieno del confronto/formazione sui bandi perequazione. Un esperienza davvero singolare e non solo sotto il profilo formativo: il confronto con i rappresentanti degli altri CSV è forse l’aspetto più interessante. Mi ci trovo dentro senza nemmeno rendermene conto: è già pomeriggio e dopo il breve pranzo faccio parte di un gruppo di lavoro (abbandonata dal Direttore, che è in un altro gruppo) ad elaborare un documento comune sull’accompagnamento alla progettazione sociale! I lavori continuano fino a tarda sera e senza accorgermene mi ritrovo a cena con i nuovi “colleghi” dei CSV delle altre province calabresi (un gruppo area sud davvero compatto!). La serata continua allegramente nell’incantevole Hotel che ci ospita, tra commenti sulla giornata di lavoro e prospettive per le giornate successive. I lavori della mattinata di Venerdì iniziano davvero presto, è infatti il momento di presentare i documenti elaborati dai vari gruppi di lavoro e di dare il via alle osservazioni ed ai commenti: è l’occasione giusta per avere una visione più CSV M 21 il seminario “in blu” di Terrasini complessiva del mondo dei CSV. Immediatamente dopo partecipiamo all’avvio dei lavori del seminario nazionale che vertono sul tema della strutturazione dei coordinamenti regionali di CSV.net. Sull’argomento sono previsti nel pomeriggio dei lavori di gruppo. Questa volta la suddivisione avverrà traversamento di una galleria con tutti i semafori rossi di cui a tutt’oggi non riusciamo a darci una spiegazione, arriviamo tranquilli fino a Palermo e proseguiamo attraverso il traffico cittadino, verso Terrasini, incantati dal paesaggio che ci si profila davanti: il mare blu cobalto, la campagna verde e il cielo Valentina: Dopo un abbondante pranzo insieme ai nuovi arrivati ecco la novità: io ed il Direttore dobbiamo richiudere la valigia e trasferirci in un altro albergo insieme al resto del gruppo. per ordine alfabetico, per cui troverò nuovi “compagni di lavoro”. Intanto, si susseguono le telefonate e gli sms con il resto del gruppo che, partito alle prime luci dell’alba (sarà vero?!?), dovrebbe raggiungerci per il pranzo. intenso macchiato da qualche nuvola, è fine settembre ma qui è estate piena, fa caldo. Affamatissimi e stanchi mettiamo piede nel lussuoso residence sede del convegno dove incontriamo il Direttore e Valentina che ci illustrano gli usi e i costumi locali: non circola denaro contante! Si fa tutto con carte prepagate… È giusto, siamo in un villaggio vacanze, ci son turisti da tutta Europa e forse anche oltre, e questa è la procedura. Ritiriamo la nostra tessera per il ristorante e tutti a mangiare, alle 14.30 iniziano i lavori! Ma le sorprese non son finite, il nostro alloggio non si trova in questo residence ma in uno adiacente (poche centinaia di metri) ma dobbiamo comunque spostarci per prenderne possesso e lasciare le valigie. Il posto è incantevole, colori stupendi, dall’esterno sembra essere più a misura d’uomo di quello precedente, ha un non so che di... meno “globalizzato”! E la conferma arriva quando entriamo nelle rispettive stanze, che sono rimaste all’epoca della pre-globalizzazione, anni ‘60 circa. Ma va bene così, ci staremo poco in camera. Come prevedevo... addio vista mare!! Il trasloco si rivela più duro del previsto (psicologicamente non è facile abituarsi al nuovo stile “camping”) per cui ci ributtiamo tutti volentieri nei lavori. Maria: Il resto del gruppo si appresta a raggiungere i due pionieri nella mattina di venerdì: partenza da Catanzaro, ore 7.15 con pulmino 9 posti blu. Il blu promette bene, è un colore rilassante dicono... Il mezzo è grande, spazioso, forse troppo: si comunica a gruppi di tre, per file, ma va bene così. Si possono affrontare tre argomenti diversi contemporaneamente. Ci si incammina per la disastrata A3, si attraversa lo stretto e, tutti con un po’ d’ansia, ci apprestiamo a percorrere (per molti è la prima volta) la mitica Autostrada Messina-Palermo! E un dubbio si insinua in ognuno di noi, sarà davvero completata? Beh nonostante alcuni piccoli disguidi, tipo l’at- Maria: Andiamo finalmente a seguire i lavori, io e Carlo ai nostri laboratori di Nuove tecnologie e di Narrazione, gli altri nei gruppi di lavoro per area geografica. In netto ritardo, incrociamo la responsabile della Comunicazione di CSV.net, Viviana: ha una buona e una cattiva notizia, la cattiva è che il laboratorio di Narrazione non si farà causa malattia del docente, la buona è che posso scegliere fra gli altri due laboratori già iniziati. Scelgo Nuove tecnologie, dell’Ufficio Stampa non sono io a occuparmi, mentre del sito si. Credo sia la scelta più adeguata al momento. Con Carlo ci approntiamo a seguire la lezione, ma da subito ci rendiamo conto che son cose che già conosciamo per una buona parte. Attenti, cerchiamo CSV M 22 comunque di carpire i piccoli segreti della comunicazione via Web. Ci ritroviamo tutti per cena e ci scambiamo le nostre impressioni sulla giornata. Ma nonostante si siano fatte le dieci, è ancora troppo presto per andare a dormire: si va a visitare Terrasini, per prendere un gelato è la scusa ufficiale. Ma... un attimo da quando siamo partiti non abbiamo ancora fatto rifornimento di carburante! Niente paura l’intrepido mail, esperienze, conoscenze, nella più viva allegria e condivisione. Franco, grazie all’aiuto di alcuni ragazzi incrociati per strada trova un selfservice, fa benzina, e via si riparte ora alla ricerca del bar. Il gelato è squisito e la serata è calda, stiamo all’aperto a chiacchierare fino a mezzanotte inoltrata. La mattina dopo i lavori procedono inesorabili, il pranzo tutti insieme e ci si avvia alla conclusione. Il laboratorio di Nuove tecnologie oggi ha ospiti, il gruppo del Laboratorio di Ufficio Stampa si è trasferito nella nostra aula per mancanza di altra sala. Così mentre il nostro docente spiega l’uso di You Tube, il mio orecchio coglie qualche parola dell’altra lezione. Alla fine della serata si collabora tutti assieme alla creazione di un video che, tra il serio il faceto, descriva questi due giorni a Terrasini. La parte più bella del corso: lo scambio di nomi, vizio informazione continua bandi di CSV.net, che mi occupa l’intero il pomeriggio. Valentina: Io, invece, dopo aver partecipato alla conferenza su Identità e modelli dei CSV, mi aggrego al gruppo dei “progettisti” per partecipare ad un incontro illustrativo sul ser- Maria: È sabato... è l’ultima sera... all’unanimità si decide di mangiar fuori, chiediamo al Direttore del CSV di Palermo di consigliarci e ci dirigiamo verso Mondello, nota località marittima dove ci aspettiamo di mangiare del buon pesce. E le nostre aspettative non vengono deluse, quando dopo circa 90 minuti di strade perse, incroci sbagliati, indicazioni errate, mappe virtuali poco descrittive, riusciamo a raggiungere il ristorante “Siciliando”. Mai mangiato del pesce più buono e la compagnia è ottima e internazionale: si perché al tavolo affianco condividono la nostra allegria sei americane in vacanza. La serata è splendida, il lungomare vivo e pieno di gente. Sono quasi le due quando rientriamo in albergo. La domenica mattina tutti in piedi e pronti a partire, ci dirigiamo alla volta di Palermo, alla ricerca dei Quattro Canti e via Maqueda. Anche qui intervengono fortunatamente i cittadini palermitani, grazie ai quali ci perdiamo solo due volte. Il resto della mattina passa veloce, a piedi per le vie della città, fra i turisti e i pochi negozi aperti, fra il centro storico e il mercatino dell’usato. Questa volta con l’aiuto di una piccola cartina troviamo subito il posto dove andare a mangiare, l’”Antica Focacceria San Francesco” la cui specialità è il “pane ca meusa”, di antichissime origini arabe. Sazi e soddisfatti riprendiamo la via del ritorno, non prima però, di esserci messi alla traumatica ricerca di una rinomata pasticceria di cui Franco ha un vago ricordo. Dopo altri 40 minuti di strade perse, incroci sbagliati, indicazioni errate, mappe virtuali poco descrittive, riusciamo a raggiungerla e ad apprezzarne le squisitezze: ne è valsa decisamente la pena. CSV M 23 servizi del CSV di Catanzaro www.csvcatanzaro.it TUTTI I SERVIZI SONO GRATUITI STRUMENTI Sono a disposizione delle OdV, su prenotazione: Saletta riunioni capienza 10/15 posti, utilizzabile dal lunedì al venerdì. Postazione informatica (computer, stampante, scanner) Telefono/fax - Fotocopiatrice Attrezzature lavagna luminosa - pc portatile - videoproiettore - schermo portatile lavagna a fogli mobili - registratore digitale - videocamera macchina fotografica digitale - impianto di amplificazione COMUNICAZIONE Il CSV Catanzaro promuove la comunicazione delle OdV attraverso: Spazio sul proprio sito internet - Newsletter settimanale Redazione di articoli, organizzazione di conferenze stampa Sostegno alla produzione di materiali promozionali (grafica, stampa) PROMOZIONE DEL VOLONTARIATO Il CSV promuove la cittadinanza attiva attraverso: Spazio volontariato - Scuola e Volontariato - Volontariato e territorio Reclutamento volontari - Servizio Civile Nazionale CONSULENZE Il CSV offre, previo appuntamento da fissare chiamando la segreteria almeno 2 giorni prima: Consulenza giuridico-legale lunedì ore 15,30 – 18,30 Consulenza amministrativo-gestionale martedì ore 9,00 – 10,30 Consulenza progettazione sociale mercoledì/giovedì ore 10,00 – 12,30 Consulenza amministrativa-fiscale venerdì ore 15,30 – 18,30 DOCUMENTAZIONE Banca dati - Biblioteca emeroteca - Manuali e pubblicazioni Sedi e Sportelli: Catanzaro, via Fontana Vecchia s.n.c. - 88100 Tel. 0961.794607-794522 - Fax 0961.480168 www.csvcatanzaro.it - e-mail: [email protected] dal lunedì al venerdì - Mattina: 9.00 - 12.30 - Pomeriggio: 16.00 - 18.00 Cropani c/o GAL Valle del Grocchio, c.da Pedecandela - 88051 Tel. 0961.965615 - e-mail: [email protected] Mattina dal lunedì al venerdì 9.00 - 13.00 - martedì e giovedì pomeriggio 15.00 - 18.00 Lamezia Terme Prossima apertura - Soverato Prossima apertura Staff operativo: Direttore Stefano Morena [email protected] Servizi Sportello Giulia Menniti [email protected] Servizi Amministrativi Pasquale Pignataro [email protected] Area Comunicazione Carlo Crucitti [email protected] Area Consulenza Giuseppe Merante [email protected] Area Formazione Maria Cittadino [email protected] Area Promozione Carla Cosco [email protected] Il CSV della provincia di Catanzaro augura buone feste centro servizi al volontariato della provincia di catanzaro Via Fontana Vecchia - 88100 Catanzaro - 0961.794607-794522 - Fax 0961.480168 [email protected] - www.csvcatanzaro.it