CSV Magazine - CSV Catanzaro

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CSV Magazine - CSV Catanzaro
ANNO I
N°2 DICEMBRE
CSV Magazine
Informazione e attualità del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro
2007
Guatemala:
un’esperienza tra
i ragazzi di strada
I disperati
del mare
Quale il ruolo
del Tutor Sociale
CSV M 2
2007
Periodico di informazione del CSV Catanzaro,
Centro Servizi al Volontariato della provincia di
Catanzaro.
Registrazione Tribunale di Catanzaro
N° 8 del 10 settembre 2007
Anno I - numero 2 - dicembre 2007
In questo numero:
3
Fine anno. Tempo di bilanci
4
PRIMO PIANO
I disperati del mare
6
INTERVISTE
Dimensione, identità e prospettive
del volontariato
8
Approvato l’atteso piano
sociale regionale
9
LE INIZIATIVE
Scuola e volontariato
10
L’ANGOLO delle ASSOCIAZIONI
La giornata nazionale
della colletta alimentare
12
PAROLA AI GIOVANI
Guatemala: un’esperienza
tra i ragazzi di strada
13
Il Fund Raising nelle ODV
14
FORMAZIONE
Il volontariato accanto ai minori
15
Quale il ruolo del tutor sociale?
16
RADIO E VOLONTARIATO
La radio nelle scuole
18
VALORE SOCIALE
Il capitale sociale fattore di
sviluppo del volontariato
meridionale
20
Il seminmario in blu di Terrasini
23
Servizi del CSV di Catanzaro
Direttore Editoriale:
Caterina Salerno
Direttore Responsabile:
Benedetta Garofalo
Gruppo di lavoro redazionale:
Maria Bombara
Pietro Caroleo
Maria Cittadino
Carla Cosco
Carlo Crucitti
Giulia Menniti
Giuseppe Merante
Stefano Morena
Hanno collaborato a questo numero:
Dario Fabiano (Associazione Banco Alimentare),
Valentina Carioti, Isa Mantelli,
Maurizio Rocca, Franco Caccia,
Centro Calabrese di Solidarietà,
Centro Polivalente per i giovani,
Stefano Foglia, Lorenzo Maria di Napoli
Fotografie:
Carlo Crucitti, CSV Catanzaro
Centro Calabrese di Solidarietà
Giovanni Maiolo (foto di copertina)
Progetto Grafico e impaginazione:
Studio Pingitore.it
Stampa:
Grafiche Abramo
Editore:
CSV Catanzaro
Direzione e Redazione:
CSV Catanzaro,
Centro Servizi al Volontariato
della provincia di Catanzaro,
Via Fontana Vecchia
88100 Catanzaro
Tel. (+39) 0961.794607-794522
Fax. (+39) 0961.480168
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La pubblicazione è stata realizzata
grazie al contributo di:
Fondazione Cariplo
Fondazione Compagnia di S. Paolo
Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Roma
Fondazione Carical
Istituto Banco di Napoli
Ente Banca Nazionale delle Comunicazioni
attraverso la ripartizione assegnata dal Co.Ge.
Comitato di Gestione Fondo Speciale per il
volontariato della Calabria
La collaborazione si intende aperta a tutti e a titolo gratuito - Dattiloscritti, manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non verranno restituiti - I diritti di proprietà artistica e
letteraria sono riservati al CSV Catanzaro.
I contributi devono pervenire in formato elettronico in
tempo utile alla pubblicazione e comunque prima della
chiusura in stampa. Per ulteriori dettagli contattare la
redazione via e-mail: [email protected] o contattare il referente al n. 335.7808186.
In copertina: Relitto di immigrati arenatosi sul
litorale ionico.
CSV M
3
Fine anno.
Tempo di
bilanci
iamo arrivati alla fine dell’anno,
ed è ormai tempo di bilanci e
di progetti da realizzare.
Ritengo che possiamo ritenerci moderatamente soddisfatti
del lavoro svolto nell’anno che sta per
finire: il Centro servizi sta diventando un
punto di riferimento importante per le
Associazioni di volontariato, le quali vi si rivolgono con sempre maggiore frequenza e fiducia, nella certezza di potere
ricevere risposte adeguate alle loro necessità.
Contemporaneamente, poi, il CSV si sta adoperando per la
costruzione di una concreta rete territoriale del volontariato
con altri Enti e Istituzioni del territorio, onde sperimentare
percorsi di reciproca conoscenza, mirati a rendere sempre
più efficace l’attività del volontariato a favore di alcune aree
del disagio.
Mi riferisco in particolare ai percorsi formativi avviati con il
Centro per la Giustizia minorile della Calabria e Basilicata , e
a quello tendente alla formazione dei tutor sociali, in fase di
avvio con l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro e, per
essa, con il Distretto sanitario n. 2: queste due iniziative rappresentano un segno concreto del servizio che il Centro può
svolgere per favorire concretamente la crescita e la qualificazione del volontariato, e per promuoverne il ruolo di facilitatore dei processi di presa in carico, da parte della società
civile, dei bisogni che il territorio esprime.
Conoscere la specificità del mondo della giustizia minorile,
confrontarsi con gli operatori, e comprendere quali siano le
peculiarità dell’utenza con la quale si entra in relazione, aiuta
a meglio definire quale possa essere il sostegno concreto
che il volontariato può dare e in che limiti, cosa questo
mondo chiede e come sia possibile accompagnare con
consapevolezza e professionalità il percorso di recupero che
i minori utenti compiono. Significa mettersi in condizione di
progettare insieme i percorsi di attività che il volontariato
può realizzare, in uno scambio reciproco di conoscenze.
Significa non sprecare quel patrimonio motivazionale di cui il
S
volontariato è portatore, indirizzandolo
là dove maggiori sono le necessità.
Un discorso analogo vale per la formazione dei tutor sociali, figure individuate
nel mondo del volontariato alle quali il
mondo della sanità chiede di svolgere
un ruolo di vigile osservazione delle
condizioni di rischio cui anche anziani
ancora autosufficienti sono esposti. A questi volontari non
viene chiesto di sostituirsi all’operatore sanitario nella cura
della malattia, ma di inserirsi nella rete dell’assistenza domiciliate integrata per sostenere la condizione di autosufficienza dell’anziano a rischio (di quello che vive da solo, in particolare), di mettersi in condizione di individuare tempestivamente i segnali che ne mettono a rischio la salute, e di aiutarlo a conservare il più a lungo possibile la sua condizione di
autosufficienza e di autonomia. E sappiamo tutti bene come
la solitudine sia spesso la condizione che determina la
necessità di sradicare l’anziano dal suo ambiente, e di
disporne il ricovero con costi altissimi, non solo in termini
economici quanto in termini di qualità di vita.
Altri, però, sono i percorsi avviati in questo 2007. Presto formalizzeremo un protocollo d’intesa con la Direzione scolastica regionale, tendente a rafforzare la presenza del volontariato nella scuola.
Siamo certi che, costruendo rapporti di leale collaborazione,
crescerà la fiducia ed il senso di appartenenza delle associ
azioni di volontariato al Centro Servizi, che sempre di più
deve diventare la casa di tutti quelli che, senza alcun interesse personale, abbiano il desiderio di sperimentare in concreto percorsi di cittadinanza attiva.
Questo è l’augurio che a nome del Centro Servizi invio a
noi tutti.
Buon natale e buon anno.
Avv. Caterina Salerno
Presidente CSV Catanzaro
CSV M
4
Pietro Caroleo*
primo piano
I disperati
del Mare
U
n secolo fa migliaia di emigranti italiani venivano inghiottiti dall’Oceano, inseguendo il sogno americano. Vittime, allora, di armatori senza scrupoli come i naufraghi nordafricani che oggi muoiono nel
Mediterraneo per mano di “scafisti”. Pianti, preghiere o bestemmie fra gli spasimi, i vomiti e le contorsioni, in tempo di burrasca. Onde spaventose che s'innalzano verso il cielo, e poi formano valli profonde.
Piroscafi ieri, carrette del mare oggi, combattute da poppa a prua e battute dai fianchi, con lo stesso carico di
disperati in cerca di una vita migliore, in cerca di speranza. E fra loro anche bambini, piccole vittime che cadono
per via del fenomeno migratorio e l'impotenza di resistere ai disagi cui sono sottoposti.
D
annati, disperati del mare,
cadaveri… così abbiamo
chiamato sui nostri giornali
le persone morte nel mare di fronte a
Roccella Ionica in un tentativo di
sbarco nella notte del 29 ottobre.
Di queste persone non sappiamo
niente. Non conosciamo i loro nomi,
non sappiamo quanti familiari attenderanno
invano
loro
notizie.
Sappiamo solo che il mare se li è
presi insieme ai tanti altri che ogni
anno fanno la stessa fine. Secondo
una stima del rapporto Fortress
Europa, sono già 500 i migranti morti
nel Mediterraneo nel 2007.
Ai media questo non interessa. E’ una
questione di ordine pubblico, al massimo di protezione civile.
L’estate 2007 ha riportato la Calabria
in primo piano nelle cronache nazionali per la ripresa degli sbarchi di
immigrati sulle proprie coste. La
nostra regione, infatti, prima dell’estate appena trascorsa, sembrava
essere ormai ai margini delle rotte del
traffico degli esseri umani, che pur
non del tutto scomparso in Calabria,
si era orientato per la gran parte verso
le coste siciliane. Improvvisamente,
invece, gli sbarchi sono ripresi ed
anche in modo tragico perché da
agosto di quest’anno le spiagge di
Roccella
Ionica,
Monasterace,
Crotone sono purtroppo diventate
luoghi di morte per molti persone che
nel nostro paese cercavano migliori
condizioni di vita e rifugio.
Noi stiamo alla finestra come se non
ci riguardasse tutto quell’orrore, tutta
quella disperazione, come se pensassimo che quel dolore sia meno inten-
CSV M
5
primo piano
so di quello che potremmo provare
noi o la gente simile a noi. Come se ci
fosse una pellicola tra noi e loro che
non ci fa sentire quella sofferenza,
quella rabbia. Sono là, lontani, in un
tutto indistinto.
Le persone che, con vere e proprie
carrette del mare, rischiano la loro
vita per sbarcare sulle nostre coste
vengono in Italia per sfuggire ad una
vita fatta di stenti e di miserie e trovare migliori condizioni di vita, oppure
per sottrarsi a persecuzioni a cui sono
sottoposti nel proprio paese di origine
a causa del proprio credo religioso,
delle proprie opinioni politiche, delle
proprie preferenze sessuali, dell’appartenenza etnica o di genere.
Non sono dei dannati, ma uomini e
donne che rischiano la vita per la loro
emancipazione. Per essere liberi di
vivere nella pace e nel rispetto. E
combattendo per questo che sono
morti.
È necessario che si levi la nostra indignazione contro queste morti sia nei
confronti degli stati da cui partono
che chiudono gli occhi sul traffico o
ne sono addirittura complici, ma
anche nei confronti degli stati di
approdo che impedendo flussi d’ingresso adeguati non riescono a contrastare efficacemente la tratta degli
esseri umani.
Cosa accade, invece a coloro che riescono a superare indenni il viaggio
per mare?
Se chiedono asilo nel nostro paese
inizia un lungo iter burocratico e viene
accordata una particolare tutela prevista dalla Convenzione di Ginevra del
1954, qualora gli venga riconosciuto
lo status di rifugiati.
Questo status giuridico concede alla
persona che lo ottiene diritti equiparabili a quelli di un qualsiasi cittadino
italiano, tranne il diritto di voto.
La procedura per il riconoscimento di
questa particolare protezione è molto
complessa e solo in pochi casi ha
successo.
I cittadini stranieri che sbarcano sulle
nostre coste vengono in un primo
momento ospitati in luoghi approntati
sulla scorta dell’emergenza come
scuole, palestre ecc.. e successivamente trasferiti nei cosiddetti Centri
di prima Accoglienza (CPA) sparsi in
tutta la penisola.
In Calabria l’unico centro di accoglienza
si trova a S. Anna, nel Comune di Isola
Capo Rizzuto. Con la possibilità di ospitare circa un migliaio di persone, la
struttura di S Anna costituisce il più
grande centro presente in Italia e di uno
dei maggiori d’Europa.
In questi centri coloro che lo desiderano e che posseggono i requisiti per
farlo, possono chiedere l’asilo in Italia
e rimangono all’interno del CPA per il
tempo necessario all’esame della
propria domanda, che avviene normalmente entro 40 giorni.
All’interno del campo i cittadini stranieri trovano anche servizi legali a cui
rivolgersi per essere assistiti nella
presentazione della domanda d’asilo.
A questo proposito vale la pena di
sottolineare come da qualche mese
alcune organizzazioni di volontariato
aderenti al Centro Servizi per il
Volontariato di Catanzaro, la FAI e
AltroAiuto, abbiano attivato uno sportello informativo all’interno del CPA di
Sant’Anna per fornire informazione e
consulenza per l’inserimento lavorativo ed abitativo delle persone che una
volta lasciato il centro con il ricono-
Le persone che, con vere e
proprie carrette del mare,
rischiano la loro vita per sbarcare sulle nostre coste vengono in Italia per sfuggire ad una
vita fatta di stenti e di miserie...
scimento dello status o con un permesso umanitario decidano di restare
sul nostro territorio.
La maggior parte delle persone che
richiedono l’asilo, infatti, si vede
rigettare la propria richiesta. Così, se
ad una quota abbastanza contenuta
viene riconosciuto lo status di rifugiato, ad un numero assai più grande
viene concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari, in quanto
si ritiene che comunque nei paesi di
origine non esistono le condizioni
generali di sicurezza sufficienti per la
propria incolumità.
Una volta ottenuto lo status di rifugiato o la protezione umanitaria, i cittadini stranieri, se si trovano in condizioni di ulteriore particolare svantaggio: cioè se si tratta di famiglie, di
minori, di donne sole o sole con prole
oppure di adulti con disabilità o con
svantaggi di altro genere, possono
accedere al Sistema di Protezione
per Richiedenti Asilo e Rifugiati
(SPRAR) che il Ministero dell’Interno
insieme all’ANCI ha messo in piedi
per fornire la cosiddetta seconda
accoglienza.
Le domande d’asilo sono ogni anno
circa 10.000, mentre i posti nel
Sistema di Protezione sono solo
intorno a 2.300 unità in tutta Italia,
dislocati nei comuni italiani che decidono di realizzare un progetto di
accoglienza e sono gestiti a livello
centrale da un Servizio di coordinamento con sede a Roma.
In Calabria lo SPRAR vede la presenza di 6 strutture nelle seguenti località: Badolato (CZ), Riace (RC),
Cosenza, Isola Capo Rizzuto (KR) e
Carfizzi (KR), per un totale di 115
unità disponibili.
Oltre a queste strutture esistono poi
case di accoglienza per immigrati a
Crotone e Cirò finanziate dalla Caritas
con i fondi dell’8 per mille.
Le strutture di accoglienza sono tutte
qui e appaiono ben poca cosa rispetto alla concreta realtà di disagio abitativo dei cittadini stranieri presenti
sul nostro territorio. Risulta evidente,
inoltre, che delle grandi città calabresi solo Cosenza si è mossa nell’ambito di una fattiva politica in questa
direzione. Eppure ci piacerebbe che
almeno nella città capoluogo il concetto di «accoglienza» iniziasse ad
acquisire una sua importanza nelle
politiche inclusive.
Le nostre risposte sono in sostanza
inadeguate. Questi cittadini stranieri
chiedono lavoro e noi spesso diamo
l’elemosina pelosa dell’irregolarità,
chiedono case e noi diamo CPA, CPT,
CPTA, chiedono cittadinanza e noi
erigiamo barriere, chiedono ascolto e
noi facciamo domande, chiedono
rispetto e considerazione e noi diamo
la trincea delle file interminabili
davanti alle questure o agli uffici
postali.
È ovvio che i problemi non possono
essere risolti in termini assoluti e
repentini, ma solo attraverso la riduzione del danno e proprio per questo
ed in questo quadro, francamente un
po’ desolante, va invece evidenziato
un importante dato positivo. Da quest’anno la Regione Calabria ha deciso
di partecipare con un proprio cofinanziamento alla rete SPRAR. Si tratta di
un primo significativo passo della
massima istituzione regionale verso
una più adeguata politica di solidarietà nei confronti di questa tipologia di
soggetti svantaggiati, che pensiamo
possa fungere da volano all’implementazione di un sistema regionale
dell’accoglienza degno di questo
nome.
*componente del direttivo
del CSV Catanzaro
CSV M 6
Benedetta Garofalo
Addetta stampa CSV Catanzaro
Interviste
Dimensione, identità
e prospettive
del volontariato
Catanzaro
Casa delle Culture
23 ottobre e 15 novembre
A margine del secondo incontro che il
Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro ha dedicato alle prospettive del settore nel contesto territoriale, il
presidente del Movimento del Volontariato
Italiano (Mo.Vi) Emanuele Alecci ha reso
un’intervista al “CSV Magazine”.
I
l suo intervento al convegno
sul volontariato promosso dal
CSV
della
provincia
di
Catanzaro è stato alquanto applaudito. Cosa è uscito fuori da questo
incontro, secondo Lei?
Ho avuto modo di constatare la tensione da parte delle associazioni a trovare
un percorso comune. Bisogna però
vedere come portarla avanti.
Lei ha insistito sull’opportunità da
parte delle associazioni di recuperare il rapporto con le istituzioni. Ma
come potrebbero realmente operare
le tante associazioni di piccole
dimensioni del territorio calabrese
che fanno fatica a far sentire la propria voce?
C’è solo un modo. Dal convegno è
venuta fuori la distinzione tra volontariato singolo e volontariato organizzato:
il primo non è volontariato bensì attività di solidarietà, mentre il secondo
mette insieme gesto e azione. Il gesto
si esaurisce in un giorno, l’azione invece perdura. I piccoli gruppi riescono a
fare cose belle, ma non sempre realizzano attività di cambiamento: ecco perché
devono fare in modo di creare “reti”con
le altre organizzazioni, visto che è proprio la “rete” a costituire la dimensione
politica del volontariato. La “rete”, infatti, è quella che discute con le istituzioni,
e i Centri di Servizio al Volontariato
hanno il compito di far sì che essa
venga a formarsi. Anche per il servizio
civile sarebbe importante sapere, ad
esempio, che in provincia di Catanzaro
vi sia un collegamento di associazioni in
grado di dare indicazioni.
E cosa dire di quelle associazioni
che vengono costituite con il solo
scopo di trovarvi una sistemazione?
In una terra povera di lavoro come la
nostra, questa, purtroppo, è una
realtà diffusa…
Non ne sono affatto scandalizzato.
Anche il volontariato fa degli errori.
Credo, tuttavia, che il volontariato che
decide di fare delle iniziative di tipo
continuativo possa solo rappresentare
un bene per il territorio. Il fatto è che
tutti ci atteniamo alla convinzione
secondo la quale il volontariato sia solidarietà e che il lavoro invece non lo sia:
la solidarietà, invece, non si fa solo con
il volontariato, giacché non è un male
se una persona decida di fare di questo
un mestiere. Con il rispetto delle regole, però. Non certo utilizzando il volontariato per fare qualcos’altro.
In questi casi, forse, è il punto di partenza sbagliato. Pensare di “sistemarsi” con il volontariato senza averne la necessaria propensione non
può che essere dannoso alla società.
Specie quando è la stessa istituzione
a spingere alla costituzione di un’associazione per tali scopi…
Le istituzioni hanno una grande responsabilità. Ma comportandosi in tal modo
si avvantaggiano della “svendita” di servizi che dovrebbero ad esse competere.
Così, in molte zone del Mezzogiorno, il
volontariato diventa uno strumento per
trovare lavoro, magari sottopagato e
succube delle istituzioni stesse. È
importante in questi casi che le piccole
organizzazioni del territorio assumano
un ruolo di controllo.
CSV M 7
Interviste
Cosa fare, poi, nel caso in cui le istituzioni continuino ad essere sorde
alle richieste delle piccole associazioni, ed a spartirsi le “briciole” tra
amici?
Un’idea potrebbe essere quella di
organizzare un corso sul volontariato
per gli amministratori. Il CSV (che tiene
un po’ di risorse) potrebbe, ad esempio, farsi promotore di un incontro di
formazione tra i gruppi di volontariato e
porta avanti…
Dovrebbe essere così. Il volontariato ha
la possibilità di far pensare le persone.
È come se fosse una lente: se ci si fa
oltrepassare dal volontariato, le cose
vengono viste, infatti, in maniera diversa. E se la politica imparasse a vedere
le cose come fa il volontariato, il Paese
ne ricaverebbe vantaggi.
Se solo la politica non relegasse le
Tutto il sistema è pieno
di crepe.
Basti pensare al mondo della
scuola, in cui agli alunni
viene insegnata la
competitività sin dalla più
tenera età.
Il volontariato, invece, non
guarda chi
arriva primo, ma fa in
modo che tutti arrivino.
le istituzioni, affinché gli amministratori
pubblici imparino a lavorare in maniera
intelligente e non confusionaria.
tematiche
coda…
sociali
a
fanalino
di
Già.
Non ci si può improvvisare nel
mondo del volontariato, quindi…
C’è bisogno di competenza nel volontariato. E c’è ancora più bisogno di investire nella formazione alla solidarietà e
al servizio, anche per comprendere fino
a dove si arriva con il volontariato.
Quale contributo può fornire il volontariato per il cambiamento del tessuto sociale?
Credo che il volontariato possa contribuire a rendere più “caldi” e sinceri i
rapporti con le persone. Tutto il sistema, ora, è pieno di crepe, basti pensare al mondo della scuola, in cui agli
alunni viene insegnata la competitività
sin dalla più tenera età. Il volontariato,
invece, non guarda chi arriva primo, ma
fa in modo che tutti arrivino.
Quasi come se andasse contro i
modelli che la società di oggi
Nella sua relazione ha parlato di
volontariato “settoriale” (cioè di quel
volontariato che non va oltre il compimento delle solite azioni) come se
si trattasse di un fenomeno negativo.
Ma nel momento in cui il volontario
sceglie il settore del quale intende
occuparsi, come potrebbe avere una
visione ad ampio raggio delle cose?
Oggi non è più pensabile trovare una
soluzione ai problemi guardando solo
ad un settore. Tutti i settori, infatti,
sono coinvolti tra loro, e se si ha interesse per la cosa pubblica è più che
mai necessario muoversi insieme a
tutte le organizzazioni.
Cosa intendeva dire con l’affermazione che “nel Mezzogiorno vi sono
realtà più interessanti che altrove”?
Nonostante le grandi difficoltà a cui
vanno incontro, nel Mezzogiorno esi-
stono tante piccole associazioni che
fanno vero volontariato. D’altronde, è
più faticoso fare volontariato laddove lo
Stato non c’è. E non è affatto vero che
solo quando ci sono risorse possono
essere realizzate cose belle.
Dove sta andando il volontariato,
secondo Lei?
A mio parere esiste una parte del
volontariato che sta prendendo la direzione giusta, un’altra, invece, che forse
diventerà qualcos’altro. Un’importante
risorsa è rappresentata, comunque, dai
Centri di Servizio: a quelli del
Mezzogiorno, poi, guardo con particolare interesse, poiché ritengo che essi
possano riuscire ad organizzare un
grande momento di incontro del volontariato del Sud, in cui mettere in evidenza le esperienze positive che qui si
registrano. È il modo più giusto per
darsi delle prospettive, e non solo a
livello provinciale o regionale.
CSV M 8
Benedetta Garofalo
Addetta stampa CSV Catanzaro
Interviste
Approvato
l’atteso
piano sociale
regionale
Diverse, però, sono le sue deficienze,
secondo la volontaria impegnata Isa Mantelli
“M
eno male che c’è, ma va
migliorato”. Esordisce così
la dottoressa Isa Mantelli
(che ama definirsi semplicemente una
volontaria a servizio dei tossicodipendenti del Centro Calabrese di
Solidarietà) a proposito del Piano
Sociale Regionale. Atteso ormai da
tempo, il Piano intende dare attuazione
alla L. R. 23/03, enuncia gli interventi e
i servizi sociali da realizzare nel triennio
2007-2009 e detta gli indirizzi per la
definizione dei Piani di Zona, secondo
quanto definito dalla legge quadro
328/00: tuttavia, afferma la Mantelli, le
linee tracciate al suo interno restano
alquanto generiche. “È un Piano delle
buone intenzioni, ma dà risposte banali e banalizzanti che rendono ancora più
frammentario il settore delle politiche
sociali”. Poi, sfogliando le pagine della
bozza del Piano, mette “a nudo” le sue
deficienze: “Non si fa accenno alle politiche di genere, anzi, si parla di donne
solo se maltrattate. E questa, ritengo,
sia un’assenza piuttosto pesante.” E
non è l’unica: lo stesso fenomeno della
tossicodipendenza, che sta molto a
cuore all’intervistata, non può a suo
avviso essere combattuto attraverso
azioni di polizia (che intervengono a
reato avvenuto) e semplici campagne
di informazione: “Il livello necessario di
informazione sulla droga non manca di
certo. È sulle azioni di prevenzione che
invece bisogna insistere: del resto, solo
mettendo mano a percorsi costruttivi,
con il sostegno dei genitori e degli operatori, si può sperare di venirne fuori”.
Non è un mistero per nessuno, inoltre,
il fatto che la tossicodipendenza costituisca la prima causa di abbandono
scolastico, e che i vari sportelli di prevenzione non siano serviti granché:
Ritengo che sia utile insistere sul
potenziamento dell’esistente (Centri di
Aggregazione
Giovanile in primis) e sull’istituzione degli
Osservatori
regionali e comunali. Ma non
si può pensare
di destinare ad
un fenomeno
così complesso, come quello delle dipendenze, una sola
pagina su novantuno della bozza del
Piano Sociale!
Per non parlare, poi, dell’intervento
sulle politiche giovanili:
“Non mi sembra che il Piano Sociale
dia molto rilievo a tali problematiche:
anzi, il fatto che il nichilismo giovanile
(la vera piaga della nostra società)
abbia ormai superato i livelli di guardia,
è pressoché ignorato. Eppure i giovani
rappresentano il nostro futuro… ”E
forse la causa del disagio giovanile
dovrebbe essere rinvenuta in una
“genitorialità malata”, che si ritrova
avvinta da un individualismo sfrenato
che non conosce limiti: “Le politiche
della famiglia dovrebbero essere,
appunto, indirizzate alla formazione di
genitori consapevoli, che non mettono
al mondo consumatori imperfetti del
mercato con il rischio di vederli trasformati in scarti umani - prosegue con
amarezza la volontaria - Nei momenti di
crisi i genitori devono, infatti, potersi
rivolgere a gruppi di “autoaiuto” per
ottenervi il tipo di consulenza necessaria: purtroppo, però, questi centri per le
famiglie ( come la Fondazione Calabria
Etica, ad esempio) il più delle volte si
ritrovano ad operare nella totale indifferenza da parte delle istituzioni”. E per
fortuna che esistono i volontari: “Se noi
volontari decidessimo di “scioperare”,
cosa succederebbe? Siamo proprio noi
a fornire le maggiori risposte al welfare
sociale, e pure a basso costo!” Senza
togliere, però, nulla al ruolo di “tessitura” che spetta alla politica, in mancanza della quale - a detta della dottoressa - si lascerebbero in balia di un movimento “schizofrenico” i vari protagonisti territoriali. Ai Centri Servizi al
Volontariato, poi, Isa Mantelli riconosce
il merito di essere riusciti ad intrecciare
“reti” tra esperienze diverse: “I Centri
Servizi sono tra i principali artefici della
fioritura di realtà associative importanti.
Mi auguro, però, che sappiano gestire i
fondi della perequazione sociale facendo leva sulle necessità del territorio,
piuttosto che su quelle delle singole
associazioni”.
CSV M
9
Carla Cosco
Referente Area Promozione CSV Catanzaro
le iniziative
Scuola e
Volontariato
A
ll’avvio la seconda annualità
dell’iniziativa Scuola e volontariato.
Nel corso dell’anno scolastico 20062007 sono state otto le scuole coinvolte
nel progetto. Gli alunni hanno portato
avanti personalmente e con grande
entusiasmo le attività. Hanno realizzato
impegni con gli anziani e i disabili, raccolte fondi, adozione a distanza e cura
dell’ambiente.
ti, si ritiene fondamentale utilizzare il loro linguaggio, per poter stimolare una partecipazione attiva ed ampia
dei giovani, e non
indurli a pensare che il
mondo del volontariato sia solo per gli adulti.
L’iniziativa “Giovani e volontariato”,
anche per l’anno scolastico 2007/08,
intende favorire la realizzazione di progetti volti alla sensibilizzazione e alla
promozione del volontariato e della cultura della solidarietà.
Il progetto consente, inoltre, di fornire
informazioni e orientamento agli studenti riguardo alle varie e differenziate
possibilità di svolgere attività di volontariato.
Tutto questo risponde
alla necessità di educare i giovani a sviluppare il rispetto di sé,
degli altri e delle regole, il senso di solidarietà e di gratuità, nell’ottica di una formazione
unitaria alla convivenza civile e dell’acquisizione del senso della
cittadinanza attiva.
Saranno organizzate delle manifestazioni per rimarcare l’avvio e la conclusione
delle attività progettuali. Queste consentiranno di approfondire, attraverso
testimonianze dirette, tematiche inerenti
il volontariato, pur in una maniera ludica,
adeguata ai ragazzi che frequentano gli
Istituti di Scuola Media Inferiore.
Per poter dialogare con i ragazzi, difat-
Alle otto scuole che già hanno partecipato nella scorsa edizione, l’auspicio è
che se ne aggiungano delle altre.
L’attività, in questa edizione, subirà
alcune piccole modifiche, in quanto i
progetti presentati dagli Istituti scolastici verranno valutati e parteciperanno ad
un vero e proprio concorso, i cui premi
saranno coerenti con il messaggio che
... educare i giovani a
sviluppare il rispetto di sé,
degli altri e delle regole, il
senso di solidarietà e di
gratuità, nell’ottica di una
formazione unitaria alla
convivenza civile e
dell’acquisizione del senso
della cittadinanza attiva.
l’iniziativa intende veicolare.
Anche quest’anno l’iniziativa sarà realizzata in collaborazione con l’Ufficio
scolastico regionale, in una visione globale dell’educazione dei giovani: culturale, umana e civile.
CSV M
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Avv. Dario Fabiano*
l’angolo delle associazioni
La giornata nazionale della
colletta alimentare
La colletta nasce come
un gesto di condivisione
dei bisogni a livello
popolare
A
nche nella nostra Regione,
l’Associazione
Banco
Alimentare della Calabria
Onlus (in collaborazione con la
Compagnia delle Opere - Impresa
Sociale, l’Associazione Nazionale
Alpini, la Società San Vincenzo de
Paoli ed il movimento di Comunione e
Liberazione), sulla scorta di quanto è
avvenuto sul resto d’Italia, il 24 di
novembre 2007 ha organizzato, per
l’undicesimo anno consecutivo, la
Giornata Nazionale della Colletta
Alimentare
avente
per
tema:
“Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”.
La colletta nasce come un gesto di
condivisione dei bisogni a livello
popolare: i volontari, invitano le persone che stanno per fare la spesa al
supermercato, ad acquistare alcuni
generi alimentari per offrirli a chi ha
bisogno. Un evento di tale portata si
avvale di una struttura organizzativa
complessa, con la presenza di alcune
figure chiave. La preparazione della
giornata a livello nazionale prevede
quasi un anno di lavoro. Grande
importanza si dà all’aspetto logistico
e alla predisposizione degli strumenti
e dei mezzi per la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio dei prodotti. Molto
curata è la comunicazione attraverso
una vasta gamma di materiale pubblicitario: manifesti, locandine, volantini,
spot sui mass-media e soprattutto
incontri pubblici di sensibilizzazione
con la gente e con tante associazioni
di volontariato. In un solo giorno sono
state raccolte nella Regione Calabria
171.000 Kg di prodotti con un incremento di quasi il 2 % rispetto al 2006
(168.000 Kg) ma soprattutto, significativa è stata la partecipazione in
tutta la Regione di 3.000 volontari;
nella sola provincia di Catanzaro sono
stati raccolti circa 35.000 Kg. A livello
nazionale i primi dati parlano di oltre
8.800 tonnellate di prodotti alimentari, più di 400 tonnellate rispetto allo
scorso anno, per un valore economico stimato ad oltre 27.000.000 di
euro.
Oltre all’incremento in termini quanti-
tativi, nel 2007, c’è stato un miglioramento della qualità degli alimenti raccolti, la maggior parte dei quali consigliati dal banco: omogeneizzati ed alimenti per l’infanzia, tonno, olio, pelati
Possiamo
e legumi in scatola.
dire che ormai quello della colletta
rappresenta un gesto di educazione
popolare alla carità, alla condivisione,
al desiderio di bene che c’è in ogni
uomo. Essa porta con sé un duplice
valore: risveglia in chi dona il senso
della condivisione e del bene per l’altro, rappresenta per chi riceve un
segno tangibile di affetto ed attenzione capace di saziare più di ogni altra
cosa. È proprio il caso di dire che “la
carità cambia la vita”.
Monsignor Mauro Inzoli, presidente
della Fondazione Banco Alimentare
Onlus ha dichiarato: “La Fondazione
Banco Alimentare Onlus ringrazia di
cuore i milioni di cittadini, di cui molti
giovani e stranieri, che anche quest’anno hanno compiuto un gesto di
carità cristiana donando una parte
della loro spesa per i poveri del nostro
CSV M
Paese. L’entusiasmo e l’allegria, con cui gli oltre centomila volontari, di ogni età
e condizione, hanno sentito propria l’iniziativa, coinvolgendo amici e colleghi
oltre ai rappresentanti delle
istituzioni civili e religiose,
sono indicatori importanti
tanto quanto le tonnellate
raccolte.
La
“Colletta
Alimentare” ha evidenziato
che, anche in momenti difficili e di sacrifici, come
quelli attuali, le persone
sono sempre capaci di
guardare e ascoltare chi
propone esempi di speranza, rendendosi così vivaci
protagonisti nella condivisione gratuita della vita
delle persone e delle famiglie più bisognose”.
Essa è diventata “un gesto
familiare per tutto il nostro
popolo. Tra mille difficoltà
e prove, riaffiora tra la
gente una capacità di condividere che è segno di
grande speranza per tutti”.
I prodotti raccolti verranno
poi distribuiti agli Enti
associati, a cui il Banco
non si vuole sostituire ma
affiancare ed aiutare nell’ottica di una reale sussidiarietà.
La colletta alimentare è
proprio un fatto di popolo.
Le testimonianze commoventi sono a centinaia in
tutta Italia e si aggiungono
di giorno in giorno. Di alcune testimonianze Catanzaresi vorrei rendervi partecipi a dimostrazione di
quanto
è
vero
che
...Partecipare ad un gesto
di carità cristiana come la
colletta, così semplice e
concreto, accessibile a
tutti, svela la legge della
vita che è amore, dono
di sé.
Orbene, nel pieno della
colletta, avendo serie difficoltà a smistare velocemente la roba raccolta nei
supermercati si è pensato di chiedere
aiuto; tra mille difficoltà risponde
CO.RI.S.S. Comunità Specialistica
per minori “Furfanti… Riprendiamoci
il Futuro” e la Comunità San
Domenico di Catan-zaro Lido che
raccoglie il timido ”si” di alcuni ragazzi ospiti delle rispettive strutture con
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gioia per essere intervenuti
e la promessa di partecipare per l’intera giornata
anche il prossimo anno.
Altra testimonianza l’hanno
data i ragazzi del servizio
civile che dopo avere prestato le sei ore quotidiane
hanno eroicamente deciso
di rimanere fino alla fine e
come se non bastasse
hanno deciso il lunedì successivo, a riflettori spenti,
di pulire spontaneamente
l’intera sede praticamente
stravolta dalla giornata di
sabato. E che dire poi delle
splendide cuoche che fino
a sera tardi sono riuscite a
mettere intorno ad un
tavolo quasi tutti i volontari intervenuti o dell’amico
Salvatore che di passaggio
per salutare ha deciso poi
di dedicare l’intera sua
giornata a tappare le non
poche “buche” dell’ultimo
momento.
Ci possono essere ritardi,
contrasti, magari arrabbiature, ma questi fatti cancellano tutto.
Un grazie immenso va
ovviamente dedicato alle
tante associazioni ed ai
numerosi volontari la cui
testimonianza rappresenta
la chiave di volta dell’intera
giornata nazionale della
colletta.
l’impegno che dopo un’ora sarebbero
dovuti tornare in sede insieme ai loro
accompagnatori; ebbene, dopo avere
aiutato a scaricare il primo furgone
sono rimasti anche per il secondo e
cosi via fino all’ultimo partecipando
alla cena organizzata da altri volontari e manifestando espressamente la
*Responsabile della
piattaforma provinciale di Catanzaro
dell’Associazione Banco Alimentare
della CALABRIA Onlus
CSV M 12
Centro Polivalente per i Giovani
Centro Calabrese di Solidarietà
parola ai giovani
Guatemala: un’esperienza
tra i ragazzi di strada
“L
a riscoperta dell’America”, così
i giovani volontari del Centro
Polivalente per i Giovani hanno
voluto intitolare questa esperienza di
incontro. La “riscoperta” di un’America
lontana da quella di Hollywood e delle
metropoli statunitensi, dei fast food e
delle multinazionali. L’America da riscoprire arriva a Catanzaro, nel loro Centro,
attraverso gli occhi e le voci di Quenia e
Mariaelena, ragazze di strada di città del
Guatemala, parti attive del Mo.Jo.Ca, il
movimento di giovani di strada. Arriva a
Catanzaro con le parole affaticate, indignate ma ricolme di speranza di Gerard
gruppo di giovani frequentatori del
Centro Polivalente attraverso i racconti e
le emozioni vissute da Mariateresa
Muraca, una di loro, volontaria del settore Prevenzione del Centro Calabrese di
Solidarietà, che così racconta il suo
Guatemala, la sua esperienza e questo
momento di incontro:
“Il sogno di andare in Guatemala era
cominciato già circa cinque anni fa,
quando il professore Gerard Lutte, fondatore del Movimento dei Giovani di
Strada (Mojoca), era venuto a Catanzaro,
al Settore Prevenzione del Centro
Calabrese di Solidarietà, per fare una
da soli sei mesi. Il nostro compito era
sostenere le educatrici nel loro lavoro
quotidiano con le ragazze di strada, ma,
ben presto, abbiamo capito che non era
importante tanto quello che riuscivamo a
fare o quanto riuscivamo ad aiutare, la
sola cosa essenziale era l’esperienza
della condivisione. È stata una ragazza a
farmelo capire, dicendomi un giorno:
“voi non siete come gli altri stranieri, voi
mangiate con noi, voi ci abbracciate”. In
realtà ancora oggi mi è difficile individuare i cambiamenti intervenuti in me dopo
il viaggio in Guatemala e dopo la mia
esperienza di volontariato con le ragazze
Lutte, docente belga di psicologia e
sognatore, fondatore della rete di amicizia AmiStrada. La riscoperta… è un termine che può sembrare ancora un po’
etnocentrico, come se ancora una volta
fossimo noi occidentali a dover scoprire
qualcosa, ma che si spiega con le parole di Proust: “un vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi.” Quest’altra
America si è disegnata diversa e complessa nella gioia di un incontro, nella
festa e nelle testimonianze, nelle
danze e negli sguardi di intesa ed
amiciz i a liberatrice tra mondi diversi…
Quest’America che già era in qualche
modo arrivata ad aprire gli occhi di un
testimonianza con noi giovani volontari.
Attraverso le sue parole avevamo conosciuto per la prima volta la realtà tragica
e allo stesso tempo affascinante della
strada: le violenze, i soprusi della polizia,
l’esclusione e l’emarginazione di un
paese che ha conosciuto trentasei anni
di conflitti e dittature militari ma anche la
solidarietà, l’amicizia, la voglia di vivere
nonostante le brutture. Negli anni il
sogno è cresciuto ed è maturato dentro
di me, fino al settembre del 2006, quando, finalmente, il mio viaggio ha avuto
inizio. In particolare io ed una mia amica
abbiamo vissuto tre mesi nella “Casa 8
de Marzo”, una casa d’accoglienza per
ragazze di strada, che allora era aperta
di strada, mi piace pensare, piuttosto,
che sia stato come una rivoluzione, che
ha investito tutti gli aspetti del mio essere: la mia percezione della realtà ed il
mio modo di relazionarmi ad essa, che
ha acquisito nuove dimensioni di impegno e responsabilità. Per questa ragione
ho desiderato comunicare il mio sogno
ai miei concittadini, organizzando, il 15
ottobre, in collaborazione con il Centro
Polivalente, l’associazione Amistrada ed
il CSV, un incontro con due ragazze che
fanno parte del Mojoca e che sono
venute in Europa, in rappresentanza dei
loro compagni e delle loro compagne
della strada”.
CSV M 13
Stefano Foglia
Area onsulenza CSV Catanzaro
S
ulla base del confronto diretto
con le Organizzazioni di
Volontariato (ODV) nel corso dell’esperienza del CSV di Catanzaro è
emerso che la raccolta fondi o fund raising risulta essere sempre più importante per la vita delle ODV. Infatti le ODV
dopo la prima fase costituitiva, in cui
grazie all’entusiasmo ed alle adesioni
riescono ad iniziare la realizzazione dei
propri scopi istituzionali, possono vivere
un secondo periodo in cui le risorse a
disposizione non risultano sufficienti alla
realizzazione dei nuovi obiettivi. La
necessità di nuovi fondi a volte è anche
associata alla necessità di reperire
nuove adesioni, magari in ragione di un
calo di responsabilità di quanti hanno
già partecipato all’attività, o per poter
coinvolgere nuove forze nei nuovi obiettivi istituzionali.
Occorre sottolineare che fare fund raising non serve solo a garantire la
sopravvivenza dell’organizzazione, ma
le permette di espandersi e svilupparsi e
di farsi conoscere dalla collettività.
Infatti il fund raising, a prescindere dai
risultati effettivi conseguiti, consente
alla ODV di far conoscere al pubblico i
propri progetti ed iniziative e di accreditarsi presso il pubblico mostrando di
operare in modo trasparente e professionale.
La scelta di effettuare una campagna di
raccolta fondi deve essere ben ponderata poiché ci si presenta alla collettività
e le ragioni del successo della campagna di fund raising dipenderanno dalle
modalità con cui i potenziali donatori
reagiranno e recepiranno tale iniziativa.
In primo luogo, la raccolta di fondi deve
essere il frutto di un progetto finalizzato
a creare nel tempo per la ODV un flusso
di risorse costanti sia economiche sia
interpersonali in relazione agli scopi istituzionali che essa si prefigge.
La raccolta fondi si basa su una serie di
stime preventive, con le quali si cerca di
comprendere i futuri cambiamenti sia
nell’ambiente esterno alla ODV in termini di bisogni della collettività, sia all’interno dell’organizzazione al fine di anticiparli e di realizzare progetti di raccolta
fondi che siano idonei per la situazione
in essere. Per poter raggiungere gli
Il fund
raising
nelle
ODV
obiettivi prefissati è opportuno che preventivamente l’ODV predisponga e definisca gli obiettivi che intende realizzare,
cercando anche di determinare concretamente le risorse necessarie per il loro
raggiungimento. Un primo indirizzo lo
può dare il confronto con il passato
infatti confrontando la situazione nell’anno precedente in relazione alle risorse disponibili si può prevedere l’incremento di risorse necessario per l’anno
in corso. Altro elemento significativo è
quello di analizzare i destinatari dell’attività propria della ODV cercando di
capirne i bisogni effettivi ed in relazione
a questi definire i nuovi obiettivi che
l’ODV si prefigge.
Quello che occorre sottolineare è che gli
obiettivi a cui è rivolto il fund raising
devono essere collegati a progetti concreti che quindi possano dare un riscontro diretto agli investitori-partecipanti
sulla bontà dell’iniziativa sostenuta.
Infatti occorre immaginare il fund raising
non soltanto come un modo per reperire
fondi ma anche un modo per avere un
riscontro dalla collettività sulle proprie iniziative ed anche stimoli o esplicitazione
di nuove esigenze, riuscendo così a trasformare l’investitore da semplice sostegno economico in partecipante attivo.
Per quanto riguarda le modalità con cui
contattare i possibili donatori e con cui
effettuare il fund raising in primo luogo si
procede a contattare le persone con la
quale l’ODV ha avuto un rapporto diretto o che possono essere interessati alle
finalità o ad uno specifico progetto che
l’ente vuole porre in essere. Ovviamente
in tale ipotesi occorre che l’ODV individui il target di riferimento in modo da
presentare la propria realtà a persone
che di fatto siano o possano essere
interessati alle attività da essa svolte.
Ulteriore elemento di tale tipologia di
raccolta fondi è anche la fase dei ringraziamenti connessi al finanziamento e
alla comunicazione dei risultati ottenuti
con la donazione. Qualora la ricerca di
fondi non sia finalizzata ad un progetto
ma sia genericamente a sostegno della
ODV conta molto il rapporto diretto e la
fiducia che si riesce ad instaurare con il
potenziale donatore.
Occorre da subito dare in cui risulta che
in Italia prevalgono nel fund raising le
entrate private a quelle di natura pubblica. Ma la Calabria è in contro tendenza
rispetto alle altre regioni e tale elemento
deve fare riflettere poiché è vero che lo
Stato eroga finanziamenti al settore,
forse è arrivato anche il momento anche
per la Calabria di non attendere l’aiuto
statale ma di fare fund raising rivolgendosi ai privati, sia persone fisiche che
imprese. Il target del donatore infatti non
deve essere soltanto rappresentato da
Istituzioni o persone, ma deve comprendere per quanto possibile anche imprese, banche, altre associazioni, istituzioni, professionisti.
I finanziamenti pubblici sono, di solito,
finalizzati e legati ad un singolo progetto della ODV, ed all’attività ad esso relativa, o derivano da un contratto o una
convenzione che la ODV riesce ad avere
con la pubblica amministrazione che
portano sicuramente oltre agli indubbi
vantaggi anche elementi di incertezza in
relazione ai tempi lunghi con i quali
avvengono i pagamenti ed una certa
instabilità finanziaria per l’ODV. Inoltre, il
dover aspettare il pagamento “statale”,
espone la ODV a dover sempre attendere lo svilupparsi del rapporto pubblico
sottraendole quindi dei notevoli spazi di
autonomia.
Per ciò che concerne i finanziamenti privati questi derivano principalmente dall’attività svolta dai volontari e dalla
quote di iscrizione, dall’erogazione di
beni e servizi, dalle donazioni e liberalità
e dai finanziamenti delle imprese. Questi
ultimi possano rappresentare una voce
molto importante di fund raising poiché
con questi le imprese contribuiscono ad
iniziative meritorie e condivisibili, sfruttando il ritorno d’immagine e le notevoli
agevolazioni fiscali che sono previste
dal Fisco.
CSV M 14
Franco Caccia
Sociologo Azienda Sanitaria n° 7 Catanzaro
formazione
Il volontariato
accanto
ai minori
È
iniziato da qualche settimana
un percorso formativo rivolto ai
componenti delle associazioni
di volontariato della nostra provincia,
interessati a prestare la loro opera nell’ambito dei servizi della Giustizia
Minorile.
L’iniziativa formativa costituisce la prima
attività operativa del protocollo d’intesa,
sottoscritto nei mesi scorsi dalla presidente del CSV di Catanzaro, avv. Caterina
Salerno e dal Dirigente del Centro della
Giustizia Minorile della Calabria e della
Basilicata, dott. Angelo Meli.
Lo scopo principale di questo accordo
inter-istituzionale è quello di favorire la
partecipazione e la collaborazione del
ricco e creativo mondo del volontariato
della provincia, con i servizi della giustizia
minorile impegnati nel campo del recupero e del reinserimento di minori a rischio.
Per raggiungere questo importante, ed
impegnativo obiettivo, si è ritenuto
fosse prioritario puntare sullo sviluppo
di conoscenze e sulla formazione dei
volontari. È stato pertanto programmato
un percorso di formazione-intervento,
della durata di 30 ore, per fornire ai
volontari gli strumenti e le conoscenze
Un percorso di sensibilizzazione
e formazione mira a qualificare
l’intervento dei volontari
nell’area del disagio minorile.
per aiutarli a comprendere le caratteristiche della giustizia minorile, la sua
organizzazione, i suoi obiettivi, i suoi
bisogni di collaborazione con il volontariato qualificato.
I contenuti del corso sono stati così articolati:
a. Caratteristiche ed obiettivi del Centro
Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata;
b. Modelli innovativi di coinvolgimento
del volontariato nella P. A.;
c. Gestione e valorizzazione delle risorse
interne;
d. La progettazione integrata e la Valutazione.
Come evidenziato, il percorso ha previsto una prima fase di conoscenza del
sistema Giustizia Minorile. Questa fase
ha visto il diretto coinvolgimento di dirigenti, (Angelo Meli) giudici minorili
(Carlo Caruso) e responsabili e consulenti dei servizi presenti nell’ambito della
giustizia minorile – servizio tecnico
(Francesca Cappuccio e Massimo
Martelli); Comunità ministeriale (Mario
Barletta), Istituto Penale (Francesco
Pellegrino); Servizio Sociale (Giuseppina
Garreffa). Completata questa fase, il
percorso formativo punterà, anche
mediante mirati lavori di gruppo, a sviluppare tra i volontari conoscenze e
competenze legate alle innovazioni in
atto nell’ambito delle politiche sociali e
soprattutto in merito alle nuove capacità
organizzative, di programmazione e di
valutazione, richieste oggi al mondo del
volontariato interessato ad instaurare
rapporti di partnerschip e di collaborazione con le pubbliche amministrazioni.
All’invito di partecipazione alla proposta
formativa, voluta dal CSV e dal CGM ,
hanno risposto oltre 70 volontari, distribuiti su gran parte del territorio della
provincia.
Il percorso formativo, secondo quanto
concordato tra i promotori, costituirà
l’avvio di un rapporto più stabile tra il
CGM e le associazioni di volontariato
desiderose di tuffarsi nell’articolato
mondo dei minori a rischio. Saranno
queste le associazioni su cui il CGM
punterà, sia pur non in forma esclusiva,
ad elaborare ed attuare nuovi e più ampi
progetti di recupero del disagio minorile
in cui si possa attuare una vera e propria
presa in carico territoriale del minore.
CSV M 15
Maurizio Rocca*
formazione
Quale il ruolo del tutor sociale?
I
l CSV di Catanzaro, in collaborazione con il Distretto
sociosanitario di Catanzaro
Lido, ha intrapreso l’iniziativa di
avviare un percorso formativo,
rivolto alle Organizzazioni di volontariato, finalizzato alla valorizzazione del volontariato per la creazione di una rete di tutor sociali.
Quale il ruolo, innanzitutto, del
tutor sociale (TS)?
L’idea è indotta da un provvedimento della Giunta Regionale, la
deliberazione n° 548/06, con la
quale si pone mano al riordino dei
servizi di assistenza domiciliare.
Contestualmente, e muovendo da
un’esperienza già vissuta in
Toscana, il governo regionale ha
voluto indicare una possibile collaborazione con il mondo del volontariato
cui verrebbe conferito il ruolo, proprio
grazie alla figura del TS, di contribuire a
prevenire/ridurre il rischio di non autosufficienza della popolazione anziana.
Il TS costituisce una figura di supporto
per quegli anziani che vivono in una
situazione di assenza o inadeguatezza
della rete parentale o sociale, caratterizzata quindi da una condizione di svantaggio e di limitazione della propria
autonomia, già in parte compromessa
per il coesistere di cronicità legate al
proprio stato di salute.
In altri termini il TS è una figura sperimentale da impiegare in attività di prevenzione degli stati di emarginazione
sociale e di contestuale promozione del
benessere delle persone anziane ancora
autonome ma a forte rischio di non
autosufficienza.
Quali le attività che il TS dovrebbe
declinare.
Innanzitutto quelle di affiancamento alla
famiglia, laddove presente, per contribuire alla tutela della persona anziana.
Quella di supporto all’anziano solo e fragile per lo svolgimento di pratiche
amministrative, di attività quotidiane, di
compagnia e stimolo alla socializzazio-
delle metodologie di mappatura
dello specifico bisogno.
Crediamo che questo rappresenti
l’approccio più corretto ed adeguato per una community care, di
cui il volontariato rappresenta un
tassello essenziale, a condizione
che il suo ruolo non sia più quello
di una risorsa a chiamata, da utilizzare per colmare i vuoti assistenziali che il livello istituzionale non
riesce a colmare, utilizzando le
logiche dell’attesa.
La risorsa volontariato deve rappresentare, viceversa, uno stimolo per mutare quel paradigma dell’attesa in un logica di iniziativa,
proprio delle OdV, da mutuare alle
agenzie deputate, a vario titolo ed
a vario livello, alla tutela della
salute.
ne, di supporto, infine, a situazioni di
emergenza attraverso una disponibilità
telefonica.
In estrema sintesi, il tutor potrebbe qualificarsi come un facilitatore sociale in
grado di attivare/interagire con la rete
dei servizi offerti dal territorio, con la
finalità di consentire la permanenza al
proprio domicilio di quegli anziani che
sarebbero altrimenti costretti a soluzioni
assistenziali segreganti (residenze) in
ragione del coesistere di una disabilità
di natura sanitaria e di una disabilità
sociale.
Il complessivo impianto di questa progettualità ha di fatto un’articolazione
multidimensionale che va ovviamente
ben al di là dell’aspetto formativo, conferendo al mondo del volontariato un
ruolo di partecipazione programmatoria
in una sistemica visione di community
governance.
Oltre, ovviamente, alla valorizzazione
formativa dell’esperienza del volontariato (ruolo di formatore), declinata
nella fase di progettazione e quindi di
esecutività del percorso formativo
medesimo, le OdV hanno un ruolo
imprescindibile nella individuazione
Il volontariato, parte integrante ed integrata della comunità, non può essere
confinato ad un ruolo residuale ed ancillare. È necessario promuoverne il ruolo
programmatorio finalizzato alla costruzione di una comunità competente e
solidale per la salute, partecipe, in altri
termini, dei processi di governo dei
complessivi percorsi di salute.
Ben al di là, quindi, dalla specifica esperienza, il progetto rappresenta un esempio concreto di programmazione partecipata ed integrata, potendo altresì esibirsi quale più generale metodologia di
approccio alla definizione dei Piani di
Zona e dei Programmi delle Attività
Territoriali (di afferenza distrettuale) che
rappresentano le espressioni programmatorie imprescindibili per concretizzare una adeguata integrazione sociosanitaria di comunità.
*Direttore Distretto Sociosanitario n° 2
di Catanzaro Lido
Azienda Sanitaria 7 di Catanzaro
CSV M 16
Carlo Crucitti
Referente Area Comunicazione CSV Catanzaro
radio e volontariato
La radio nelle scuole
L’attività locale è coordinata da Carlo Crucitti (I8XET),
• Radioamatore e Socio ARI partecipante al Progetto Scuole
• Ricopre dal dicembre 2006 l'incarico con delega ai “Rapporti con le Scuole” sul territorio di
competenza della sezione ARI-RE di Catanzaro
• Componente del Gruppo Operativo Colonna Mobile di Radio Emergenza Regionale della
Protezione Civile
Con la collaborazione di Antonio Lucchese (IZ8EYU, segretario di sezione),
Antonio Mancuso (IZ8GBO, Responsabile Ponti Ripetitori), Pasquale Curigliano (IZ8FWC)
Sensibilizzare i giovani verso scelte di volontariato
(Protezione Civile - R.E. Radiocomunicazioni di Emergenza)
I
l 30 novembre 2007, si è avviata,
con un primo incontro di lavoro, la
collaborazione fra i radioamatori
della Sezione ARI di Catanzaro e l’ITIS,
Istituto Tecnico Industriale Statale di
Lamezia Terme che vedrà impegnati
Docenti, Studenti e Radioamatori nel
progetto “La Radio nelle Scuole” con
una
prima
esperienza
pratica
nell’Istituto già dal prossimo 19 dicembre.
LA RADIO NELLE SCUOLE
rivolta alle scuole italiane di ogni ordine
e grado, comprese le scuole italiane
all’estero, si avvale della partecipazione
e della preziosa collaborazione di esperti della comunicazione, di linguaggi multimediali, di radiofonia e di radiantismo.
L’apertura all’Europa, attraverso la partecipazione volontaria delle scuole, ad
iniziare da quelle che aderiscono alla
rete ENIS (European Network of
Innovative Schools), consentirà di attivare gemellaggi e partnership con azioni ed interventi educativi atti a sviluppare il senso di cittadinanza europea e
di solidarietà internazionale.
Studenti e docenti delle Scuole partecipanti, con la collaborazione dei
radioamatori, si incontreranno “on air “,
dando vita alla manifestazione “School
on frequency”.
Il progetto è frutto di una convenzione
nazionale ARI-MIUR che porterà quindi gli studenti ad impegnarsi in programmi nazionali ed europei e poter
partecipare finanche al programma
“ARISS school contact”. ARISS è
l'acronimo di "Amateur Radio on
International Space Station", ed è un
gruppo di lavoro internazionale che
volontariamente si dedica a sviluppare
e realizzare equipaggiamenti ed attivi-
tà a bordo della ISS.
Le agenzie spaziali hanno affidato ad
ARISS il compito di organizzare gli
ARISS school contact.
Queste sono magnifiche opportunità
dove gli studenti possono ricevere informazioni generali, tecniche e scientifiche,
che normalmente non sono sui testi
scolastici, direttamente dagli astronauti
sulla ISS (Stazione Spaziale Inter-nazionale), attraverso una stazione di
Radioamatore.
In questa eccellente attività educa-
tiva, i Radioamatori adempiono pienamente alla prerogativa della
divulgazione scientifica e dell'educazione.
ARISS-Europa è la branca europea di
ARISS-International, e vi fanno parte:
• Tutti gli astronauti europei che possie
dono una licenza di Radioamatore che
desiderano compiere operazioni
radioamatoriali durante i loro voli;
• Società nazionali e europee, membri
della IARU (Regione 1), coinvolte nel
progettare, organizzare e coordinare
progetti Radioamatoriali sull'ISS;
• Società AMSAT europee
Il CONTESTO
La nostra società è fortemente influenzata dalle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Tra i giovani è molto diffuso l’uso di sofisticati strumenti tecnologici, ma all’abilità tecnica,
facilmente acquisibile, spesso non corrisponde una consapevole percezione dei
linguaggi che ad essi sono sottesi.
La scuola, nell’affrontare questa realtà,
deve riuscire ad avvalersi nel discorso
didattico di questa sfera comunicativa e
sviluppare attorno ad essa una dimensione creativa e attiva del fare e non
solo dell’ascoltare.
La RADIO, per la sua versatilità e flessibilità, risulta essere un mezzo efficace
per rivalutare una comunicazione verbale mirata allo sviluppo di competenze
espressive all’interno di nuovi “paesaggi sonori”. La radio è altresì lo strumento più qualificato per far acquisire agli
CSV M 17
radio e volontariato
studenti, oggi sempre meno protagonisti di un’elaborazione autonoma e critica dei processi della comunicazione, la
padronanza di modelli comunicativi.
Il PROGETTO
Il progetto LA RADIO NELLE SCUOLE,
inserito in tale contesto, si qualifica in
modo adeguato come risposta ad esigenze educative in linea con le politiche
di formazione dell’Unione Europea: l’intento è quello di fornire alle scuole e ai
docenti strumenti e metodi per affrontare i temi della multimedialità, delle nuove
tecnologie digitali e della comunicazione mediata.
Le iniziative programmate sviluppano
infatti temi della multimedialità e delle
nuove tecnologie in una dimensione
realizzativa, creativa, partecipativa,
cooperativa, aperta all’Europa anche
con il coinvolgimento delle scuole italiane all’estero e volta a rafforzare
legami di solidarietà internazionale
fra studenti e docenti di paesi in via
di sviluppo.
Le azioni che vengono proposte
intendono da un lato favorire l’orientamento dei giovani nei confronti della
cultura scientifica e tecnologica e dall’altro sviluppare capacità di lettura
critica di messaggi mediatici per
poter efficacemente esercitare una
cittadinanza attiva.
Le strategie impiegate si basano su una
metodologia prevalentemente focalizzata su modalità di problem solving e
investigation group dove gli studenti
diventano “primari attori protagonisti”
dell’azione educativa.
Le FINALITÀ
LA RADIO NELLE SCUOLE si propone di:
• Sottolineare il valore che il rapporto tra
i giovani e la radio assume al fine di educarli ad un uso esperto e insieme consapevole, critico e creativo delle tecnologie,
dai media tradizionali a quelli più evoluti;
• Capitalizzare un’esperienza formativa
in ordine alla comunicazione e soprattutto alla conoscenza ed all’uso dei linguaggi della comunicazione perché lo
studente possa esprimersi da autore nel
proprio processo di comunicazione
dando un contributo attivo nell’esercizio
della cittadinanza societaria;
• Promuovere l’attenzione verso i processi della comunicazione in modo da
contribuire presso i giovani alla formazione di un’idea di comunicazione
mediata non riconducibile ai fattori di
consumo tecnologico al fine di formarsi
un’esperienza che promuova la cultura della partecipazione ad esperienze
di associazionismo per il volontariato;
• Evidenziare la rilevanza sia rispetto
all’orientamento tecnico-scientifico dei
L' A.R.I. è l'Associazione Radioamatori Italiani, fondata nel 1927 da
Ernesto Montù (a quel tempo Associazione Radiotecnica Italiana), uno
dei primi radioamatori nel nostro Paese. Guglielmo Marconi è stato
Presidente Onorario dell'A.R.I. dalla fondazione fino al 1937, anno della
sua scomparsa.
L' A.R.I. è filiazione italiana della IARU – International Amateur Radio
Union e nel 1950 è stata eretta in Ente Morale con Decreto dell'allora
Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
La Sezione ARI di Catanzaro
è nata nel lontano 30 ottobre 1966 ad opera di un piccolo gruppo di
soci fondatori grandi appassionati delle radiocomunicazioni amatoriali
desiderosi di creare un importante punto di riferimento radiantistico
per l'intera provincia catanzarese. A quel tempo il nome dell'associazione era Associazione Radiotecnica Italiana - Sezione di Catanzaro,
trasformata poi, il 7 aprile 1979, nell'attuale A.R.I..
Il Presidente è Luigi Foggia (I8FXT).
Carlo Crucitti
Si interessa di radiotecnica ed elettronica da oltre 50 anni, di radiantismo dal 1961 ed è in possesso di licenza di radioamatore dal 1975 con
il nominativo internazionale “i8xet”.
È autore, inoltre, di una guida pratica di 32 pagine edita nell’aprile
2005, per conto della sezione ARI di Catanzaro e con il contributo di
Banca Centro Calabria.
giovani sia rispetto alle valenze formative funzionali alla crescita culturale e
professionale dei docenti, sviluppando
metodi e modelli di apprendimento e di
condivisione di risorse ed esperienze;
• Sviluppare la cittadinanza europea e
la solidarietà internazionale.
Il progetto la “LA RADIO NELLE SCUOLE” è stato avviato dalla Convenzione stipulata tra MPI (Ministero della Pubblica
Istruzione) e ARI (Associazione
Radioamatori Italiani) il 15 Febbraio
2006 per dare attuazione a tutte le azioni
programmate e ai singoli progetti .
I radioamatori collaborano su base
volontaria tramite i rispettivi raggruppamenti di zona con le scuole di ogni ordine e grado.
La partecipazione delle scuole avviene,
senza oneri per l’Istituzione scolastica,
tramite le procedure, predisposte sull’apposito portale web, di registrazione
e condivisione delle attività (www.scuole.ari.it/).
CSV M 18
Lorenzo Maria di Napoli*
valore sociale
Il capitale sociale fattore di sviluppo
del volontariato meridionale
Attraverso l’attività e l’esperienza dei
Centri di servizio al Volontariato
L
e criticità
Per illustrare come il Volontariato
possa rendersi protagonista dello
sviluppo del Mezzogiorno d’Italia è
necessario partire dalle carenze strutturali del meridione che sono sedimentate
nei tre settori fondamentali della vita
associata, in particolare nel Primo e nel
Secondo Settore, meno nel Terzo
Settore. Infatti, l’inefficienza delle amministrazioni pubbliche, la debolezza economica e l’esile struttura della società
cercando di trasformare le criticità in
fattori di sviluppo.
tratti diversi spunti sul concetto di capitale sociale.
Il capitale sociale
• Non una singola entità, ma diverse
entità che hanno caratteristiche comuni.
• Insieme di risorse attuali o potenziali
legate ad una rete durevole di relazioni.
• Appartenenza a gruppi uniti da legami
permanenti, di reciproca utilità.
• Il volume del capitale sociale (patrimonio)
dipende dall’ampiezza della rete di legami.
Il Capitale sociale e la rete
• Le comunità di vicinato sono capaci di
sviluppare reti di reciprocità, solidarietà,
fiducia.
• L’individuo da solo è debole, mentre
se viene in contatto con i suoi vicini può
meglio soddisfare i suoi bisogni sociali.
• Nelle relazioni sociali quotidiane è insito un accumulo di potenzialità positive,
Nord
Sud
Differenza
Reddito pro capite
100
56,8
43,2
Diffusione quotidiani
100
34,6
65,4
Partecipazione elettorale
100
78,0
22,0
Donatori di sangue
100
68,2
31,8
Società sportive
100
61,4
38,6
civile sono dati di fatto storici, comunque riscontrabili in alcune delle più
comuni statistiche di settore, come si
evince dalla tabella seguente:
Ipotesi di rilancio
Visto che negli ultimi decenni ogni
intervento sia nella pubblica amministrazione che nell’economia continua
a manifestarsi poco efficiente, appare consequenziale, puntare sulla
società civile, affidandole il compito
di proporre ed attuare un concreto
impegno per il rilancio del mezzogiorno d’Italia invitando la politica e le
istituzioni a superare i particolarismi,
creando le premesse per un ambiente favorevole alla crescita economica
e sociale. La strategia per poter concretizzare questa iniziativa può essere individuata nella presa di coscienza di dover lavorare insieme per il
potenziamento del capitale sociale,
• Un individuo è tanto più ricco di capitale sociale, quanto più sono ricchi di
altrettanto capitale sociale gli individui
con i quali è in relazione.
• Come altre forme di capitale, il capitale sociale contenuto nel complesso
delle relazioni tra persone, è produttivo
e, quindi, propedeutico al conse guimento di obiettivi.
• Il capitale sociale è una risorsa che,
contrariamente ai beni strumentali, con
l’uso si rigenera ed aumenta, al contrario, rischia di esaurirsi se non praticata.
Il termine capitale sociale, non è una
metafora o un “tesoro nascosto” ma
per comprenderlo bisogna attuarlo sia
sul piano pratico che strategico perché
possa trasformarsi in fonte di successo
pubblico, imprenditoriale, professionale
e civile. È quanto afferma Roberto
Cartocci nella sua interessantissima
pubblicazione “Mappe del tesoro” (ed. Il
Mulino, 2007) dal cui testo sono stati
di cui possono beneficiare anche i soggetti più periferici e meno propensi.
• Il capitale sociale si accumula più
facilmente in comunità ristrette; tuttavia,
generando conformismo, può diventare
un freno al cambiamento, allo sviluppo.
• Secondo Coleman il capitale sociale è
una rete di vettori che uniscono diversi
punti, corrispondenti ad altri attori; quindi una rete di relazioni interindividuali,
sostanzialmente di tipo economico,
ovvero una risorsa individuale per perseguire i propri scopi avvalendosi della
rete, cioè delle relazioni interpersonali.
• La rete, tuttavia, pur essendo una
importantissima risorsa, è solo una
risorsa parziale del c.s.; essa ne valorizza la componente razionale e strumentale, lasciando da parte quella più
feconda e indispensabile, vale a dire
quella riconducibile ai valori, condizione
irrinunciabile nell’applicazione del concetto di rete.
CSV M 19
valore sociale
Il valore aggiunto del capitale sociale
Gli sforzi per creare partecipazione e
fare rete, per creare valori, possono non
essere un costo, ma un beneficio; vale a
dire, se c’è lealtà civica, il non comportarsi da opportunisti diventa un bene di
produzione in quanto l’esempio e la partecipazione attiva diventa una gratificazione per l’individuo e per la comunità e
non più un mezzo per perseguire scopi
individuali e personalistici a scapito
della comunità di appartenenza.
Non c’è mai un vuoto di valori, ci possono essere valori positivi o negativi, a
seconda dei punti di vista. Quelli positivi (lealtà, bontà, giustizia, vivere civile)
rischiano di soccombere a quelli negativi (mafia, terrorismo, integralismo). Chi
pratica questi ultimi li considera un
mezzo per perseguire un fine: l’onore
della famiglia, il primato della propria
idea o della propria fede; ma in tal modo
rende impossibile la libera convivenza
civile. compromettendo la umana convivenza.
• Coinvolgere e sollecitare la società
civile meridionale, attraverso le sue più
concrete ed attive espressioni di volontariato, con l’obiettivo di sviluppare una
economia di relazioni per stimolare la
capacità della società ad attivare le proprie risorse, incidendo sugli orientamenti della politica, della pubblica amministrazione e dell’economia.
• Per rilevare le principali debolezze,
settore per settore, potrà essere opportuno avvalersi di vere e proprie strutture
di formatori (da formare opportunamente) e di portatori di opinione da individuare negli uffici, nelle scuole, nelle università, nelle aziende, che possano
avviare, con il coinvolgimento di tutti,
uno studio ed una ricerca sul perchè
delle anomalie, a cominciare dalle più
impietose, rendendole pubbliche attraverso i media, invitando la classe politica ed imprenditoriale ad assumere decisioni concrete. Una presa di coscienza
che, sebbene traumatica, con immediati interventi di applicazione di codici etici
settoriali potrà contribuire a far scattare
quella scintilla, quello spirito di riscatto
che consiste nel credere di più nei valori e di farli rispettare, cosa di cui ha bisogno la società meridionale come, d’altronde, ogni società civile. Il codice
etico, quindi, quale strumento operativo
per la politica, per la pubblica amministrazione, per le imprese, per i sindacati, per il terzo settore, per ogni cittadino
attivo.
• Non adottare soluzioni a sé stanti,
bensì iniziative assimilate e condivise
per fornire un poderoso apporto congiunto da parte di tutte le componenti
(dalle istituzioni al profit, al non profit)
con assunzione di responsabilità, attraverso il semplice strumento della comunicazione.
• I nemici da contrastare: la prevenzione; l’autoreferenzialità; lo scarso ascolto
e la scarsa trasparenza.
Che cosa fare
• Individuare i punti di forza e di debolezza nei settori della pubblica amministrazione, dell’economia, della società
civile dell’insieme delle realtà meridionali e delle diverse realtà locali.
L’obiettivo è quello di adoperarsi per
valorizzare i primi e superare i secondi.
In pratica bisogna fare il contrario di
quello che fa la classe politica; non si
deve vivere in stanze separate, ma uscire ed ascoltare, per comprendere i problemi. I problemi non vanno dati per
scontati, come autoreferenzialmente
troppo spesso si fa, specialmente negli
interventi dal nord al sud del paese, per
recepirli concretamente bisogna prima
percepirli attraverso l’ascolto.
Alcuni settori di intervento
Campagne da promuovere, supportate
da studi di settore:
• Promozione della partecipazione
democratica e delle cittadinanza attiva;
• Modernizzazione e semplificazione
della pubblica amministrazione;
• Rilancio dell’associazionismo economico e della cooperazione;
• Educazione alla legalità, a partire dalla
vita quotidiana;
• Valorizzazione e riappropriazione dei
beni ambientali, storici ed artistici;
• Diffusione della lettura di libri e di giornali;
• Raccolta differenziata dei rifiuti e possibilità concreta di effettuarla;
• Riqualificazione dei servizi pubblici e
di qualli aperti al pubblico;
Il capitale sociale e i valori
Il capitale sociale è un bene immateriale
fatto di valori, quali:
• l’identità: l’essere consapevoli di appartenere ad una comunità, ad un territorio;
• il senso civico: la consapevolezza di
una sfera ultraindividuale in cui il soddisfacimento dei propri bisogni si pro
ietta in una dimensione collettiva (la mia
azione quali conseguenze procura?);
• il senso di responsabilità: l’assunzione
della consapevolezza di lavorare per il
futuro e per la sua costruzione, quale partecipazione responsabile (committment);
• l’associazionismo: lavorare insieme mettendo in comune risorse, ideali, interessi;
• la laboriosità: la voglia di fare, secondo l’etica del lavoro;
• la solidarietà: pensare di fare il bene
degli altri pensando di fare anche il proprio bene.
• Adempimento dei doveri fiscali;
• Rispetto dei limiti di velocità e del
codice stradale;
• Contrasto dell’assenteismo sui luoghi
di lavoro;
• Contrasto della corruzione;
• Rispetto delle minoranze e della diversità, accoglienza degli immigrati;
• Innovazione scientifica e tecnologica.
Conclusioni operative
• I Centri di servizio al Volontariato in
virtù del loro forte radicamento sul territorio e della loro ormai comprovata
esperienza nell’attività di sostegno,
qualificazione
e
raccordo
del
Volontariato, nella fase attuale (che
potremmo definire di seconda generazione) potranno essere il motore di
questa iniziativa. Operando su queste
direttrici “morali”, esercitando un ruolo
di innovazione e di sviluppo del capitale sociale del meridione, facendo convergere il loro lavoro quotidiano, quello delle organizzazioni di volontariato e
delle loro reti verso obiettivi comuni di
rinnovamento sociale, di affermazione
e sviluppo della società meridionale,
potranno offrire una spontanea e
poderosa
collaborazione
alla
Fondazione per il Sud che, in alcune
sue linee di intervento, prevede attività
simili.
• È in fase di avvio un gruppo di lavoro tra Comitati di gestione e Centri di
servizio meridionali (primi esempi in
province della Sicilia, Calabria e
Molise). Insieme contano di pubblicizzare l’attività dei Centri di servizio al
Volontariato dell’Italia meridionale,
facendogli interagire con enti locali e
imprese (attraverso la costituzione di
un protocollo di intesa per la definizione di Patti Provinciali di Comunità);in
un tipo di intervento finalizzato,appunto, alla promozione del capitale sociale del Mezzogiorno ed anche al sostegno alla neonata Fondazione per il
Sud, fortemente impegnata nel rilancio
della infrastrutturazione sociale del
meridione
*Vice Presidente Consulta
COGE per il Volontariato
CSV M 20
Maria Bombara e Valentina Carioti
il seminario “in blu” di Terrasini
Tra splendidi paesaggi, confronti interessanti e
qualche imprevisto, Maria e Valentina raccontano
l’aspetto informale del V° Seminario di CSV.net
Valentina:
Sono le ore 9.00 di Lunedì 24 Settembre ed
all’arrivo al CSV si avverte un particolare
fermento... il V seminario
annuale
di
CSV.net è alle porte e bisogna con
urgenza definire le modalità di viaggio
alla volta di Palermo, o meglio
Terrasini, splendida cornice del grande
evento.
Telefonate, e-mail, sms, prenotazioni,
disdette, adesioni e rinunce dell’ultim’ora si susseguono, fino alla definizione del “gruppo”, rappresentativo un
po’ di tutte le aree del CSV: Franco e
Bruno per il Direttivo, Giulia per l’area
accoglienza/sportello, Maria e Carlo
per l’area comunicazione, io per l’area
progettazione/formazione e Stefano, in
quanto Direttore, in rappresentanza un
po’ di tutto!!!
L’inizio dell’avventura è previsto per
Venerdì 28, ma quando tutto sembra
organizzato, ecco il solito imprevisto: io
ed il Direttore dobbiamo anticipare la
partenza!
L’importante incontro relativo ai Bandi
perequazione, infatti, prenderà avvio
giovedì... non possiamo mancare!
Ed è così che, dopo mille ipotesi e
variazioni di itinerario, la mia avventura
inizia alla stazione centrale di Lamezia
Terme, in attesa di un Eurostar, sapientemente ricercato e prenotato da
Giulia, che già alla partenza porta un
ora di ritardo!
Penso sia superfluo raccontare l’odissea: ore e ore chiusi in uno scompartimento, insoliti compagni di viaggio e
ritardo che si accumula... verranno a
prenderci a Palermo?
È mezzanotte inoltrata e siamo finalmente a Terrasini... la stanchezza ed il
buio ci impediscono di guardarci intorno, ci dirigiamo dritti in camera ed è
solo qui che mi rendo conto della bellezza del posto in cui mi trovo: apro il
balcone e davanti ai miei occhi appaiono solo mare e cielo nero illuminato da
lampi rosso fuoco... davvero uno spettacolo!
Giovedì la mattinata inizia davvero presto, il tempo di una abbondante colazione e di un po’ di relax davanti al
panorama (di giorno e con il cielo terso
lo spettacolo è ancora più incantevole)
e ci tuffiamo nel pieno del confronto/formazione sui bandi perequazione.
Un esperienza davvero singolare e non
solo sotto il profilo formativo: il confronto con i rappresentanti degli altri CSV è
forse l’aspetto più interessante. Mi ci
trovo dentro senza nemmeno rendermene conto: è già pomeriggio e dopo il
breve pranzo faccio parte di un gruppo
di lavoro (abbandonata dal Direttore,
che è in un altro gruppo) ad elaborare
un documento comune sull’accompagnamento alla progettazione sociale!
I lavori continuano fino a tarda sera e
senza accorgermene mi ritrovo a cena
con i nuovi “colleghi” dei CSV delle altre
province calabresi (un gruppo area sud
davvero compatto!).
La serata continua allegramente nell’incantevole Hotel che ci ospita, tra commenti sulla giornata di lavoro e prospettive per le giornate successive.
I lavori della mattinata di Venerdì iniziano davvero presto, è infatti il momento
di presentare i documenti elaborati dai
vari gruppi di lavoro e di dare il via alle
osservazioni ed ai commenti: è l’occasione giusta per avere una visione più
CSV M 21
il seminario “in blu” di Terrasini
complessiva del mondo dei CSV.
Immediatamente dopo partecipiamo
all’avvio dei lavori del seminario nazionale che vertono sul tema della strutturazione dei coordinamenti regionali di
CSV.net. Sull’argomento sono previsti
nel pomeriggio dei lavori di gruppo.
Questa volta la suddivisione avverrà
traversamento di una galleria con tutti i
semafori rossi di cui a tutt’oggi non riusciamo a darci una spiegazione, arriviamo tranquilli fino a Palermo e proseguiamo attraverso il traffico cittadino,
verso Terrasini, incantati dal paesaggio
che ci si profila davanti: il mare blu
cobalto, la campagna verde e il cielo
Valentina:
Dopo un abbondante
pranzo insieme ai nuovi
arrivati ecco la novità:
io ed il Direttore dobbiamo richiudere la valigia e trasferirci in un
altro albergo insieme al resto del gruppo.
per ordine alfabetico, per cui troverò
nuovi “compagni di lavoro”.
Intanto, si susseguono le telefonate e
gli sms con il resto del gruppo che,
partito alle prime luci dell’alba (sarà
vero?!?), dovrebbe raggiungerci per il
pranzo.
intenso macchiato da qualche nuvola,
è fine settembre ma qui è estate piena,
fa caldo.
Affamatissimi e stanchi mettiamo piede
nel lussuoso residence sede del convegno dove incontriamo il Direttore e
Valentina che ci illustrano gli usi e i
costumi locali: non circola denaro contante! Si fa tutto con carte prepagate…
È giusto, siamo in un villaggio vacanze,
ci son turisti da tutta Europa e forse
anche oltre, e questa è la procedura.
Ritiriamo la nostra tessera per il ristorante e tutti a mangiare, alle 14.30 iniziano i lavori! Ma le sorprese non son
finite, il nostro alloggio non si trova in
questo residence ma in uno adiacente
(poche centinaia di metri) ma dobbiamo comunque spostarci per prenderne
possesso e lasciare le valigie. Il posto è
incantevole, colori stupendi, dall’esterno sembra essere più a misura d’uomo
di quello precedente, ha un non so che
di... meno “globalizzato”! E la conferma
arriva quando entriamo nelle rispettive
stanze, che sono rimaste all’epoca
della pre-globalizzazione, anni ‘60
circa. Ma va bene così, ci staremo
poco in camera.
Come prevedevo... addio vista mare!! Il
trasloco si rivela più duro del previsto
(psicologicamente non è facile abituarsi
al nuovo stile “camping”) per cui ci
ributtiamo tutti volentieri nei lavori.
Maria:
Il resto del gruppo si
appresta a raggiungere
i due pionieri nella mattina di venerdì: partenza da Catanzaro, ore
7.15 con pulmino 9
posti blu. Il blu promette bene, è un
colore rilassante dicono... Il mezzo è
grande, spazioso, forse troppo: si
comunica a gruppi di tre, per file, ma va
bene così. Si possono affrontare tre
argomenti diversi contemporaneamente. Ci si incammina per la disastrata
A3, si attraversa lo stretto e, tutti con
un po’ d’ansia, ci apprestiamo a percorrere (per molti è la prima volta) la
mitica Autostrada Messina-Palermo! E
un dubbio si insinua in ognuno di noi,
sarà davvero completata? Beh nonostante alcuni piccoli disguidi, tipo l’at-
Maria:
Andiamo finalmente a
seguire i lavori, io e
Carlo ai nostri laboratori di Nuove tecnologie e
di Narrazione, gli altri
nei gruppi di lavoro per
area geografica.
In netto ritardo, incrociamo la responsabile della Comunicazione di CSV.net,
Viviana: ha una buona e una cattiva
notizia, la cattiva è che il laboratorio di
Narrazione non si farà causa malattia
del docente, la buona è che posso scegliere fra gli altri due laboratori già iniziati. Scelgo Nuove tecnologie, dell’Ufficio
Stampa non sono io a occuparmi, mentre del sito si. Credo sia la scelta più
adeguata al momento.
Con Carlo ci approntiamo a seguire la
lezione, ma da subito ci rendiamo conto
che son cose che già conosciamo per
una buona parte. Attenti, cerchiamo
CSV M 22
comunque di carpire i piccoli segreti
della comunicazione via Web.
Ci ritroviamo tutti per cena e ci scambiamo le nostre impressioni sulla giornata. Ma nonostante si siano fatte le dieci,
è ancora troppo presto per andare a
dormire: si va a visitare Terrasini, per
prendere un gelato è la scusa ufficiale.
Ma... un attimo da quando siamo partiti
non abbiamo ancora fatto rifornimento
di carburante! Niente paura l’intrepido
mail, esperienze, conoscenze, nella più
viva allegria e condivisione.
Franco, grazie all’aiuto di alcuni ragazzi incrociati per strada trova un selfservice, fa benzina, e via si riparte ora
alla ricerca del bar. Il gelato è squisito e
la serata è calda, stiamo all’aperto a
chiacchierare fino a mezzanotte inoltrata.
La mattina dopo i lavori procedono inesorabili, il pranzo tutti insieme e ci si
avvia alla conclusione. Il laboratorio di
Nuove tecnologie oggi ha ospiti, il gruppo del Laboratorio di Ufficio Stampa si
è trasferito nella nostra aula per mancanza di altra sala. Così mentre il nostro
docente spiega l’uso di You Tube, il mio
orecchio coglie qualche parola dell’altra
lezione. Alla fine della serata si collabora tutti assieme alla creazione di un
video che, tra il serio il faceto, descriva
questi due giorni a Terrasini. La parte
più bella del corso: lo scambio di nomi,
vizio informazione continua bandi di
CSV.net, che mi occupa l’intero il pomeriggio.
Valentina:
Io, invece, dopo aver
partecipato alla conferenza su Identità e
modelli dei CSV, mi
aggrego al gruppo dei
“progettisti” per partecipare ad un incontro illustrativo sul ser-
Maria:
È sabato... è l’ultima
sera... all’unanimità si
decide di mangiar fuori,
chiediamo al Direttore
del CSV di Palermo di
consigliarci e ci dirigiamo verso Mondello, nota località marittima dove ci aspettiamo di mangiare del
buon pesce. E le nostre aspettative non
vengono deluse, quando dopo circa 90
minuti di strade perse, incroci sbagliati,
indicazioni errate, mappe virtuali poco
descrittive, riusciamo a raggiungere il
ristorante “Siciliando”. Mai mangiato del
pesce più buono e la compagnia è ottima e internazionale: si perché al tavolo
affianco condividono la nostra allegria
sei americane in vacanza. La serata è
splendida, il lungomare vivo e pieno di
gente. Sono quasi le due quando rientriamo in albergo.
La domenica mattina tutti in piedi e
pronti a partire, ci dirigiamo alla volta di
Palermo, alla ricerca dei Quattro Canti e
via Maqueda. Anche qui intervengono
fortunatamente i cittadini palermitani,
grazie ai quali ci perdiamo solo due
volte. Il resto della mattina passa veloce, a piedi per le vie della città, fra i
turisti e i pochi negozi aperti, fra il centro storico e il mercatino dell’usato.
Questa volta con l’aiuto di una piccola
cartina troviamo subito il posto dove
andare a mangiare, l’”Antica Focacceria San Francesco” la cui specialità è
il “pane ca meusa”, di antichissime origini arabe.
Sazi e soddisfatti riprendiamo la via del
ritorno, non prima però, di esserci
messi alla traumatica ricerca di una
rinomata pasticceria di cui Franco ha
un vago ricordo. Dopo altri 40 minuti di
strade perse, incroci sbagliati, indicazioni errate, mappe virtuali poco
descrittive, riusciamo a raggiungerla e
ad apprezzarne le squisitezze: ne è
valsa decisamente la pena.
CSV M 23
servizi del CSV di Catanzaro
www.csvcatanzaro.it
TUTTI I SERVIZI SONO GRATUITI
STRUMENTI
Sono a disposizione delle OdV, su prenotazione:
Saletta riunioni capienza 10/15 posti, utilizzabile dal lunedì al venerdì.
Postazione informatica (computer, stampante, scanner)
Telefono/fax - Fotocopiatrice
Attrezzature
lavagna luminosa - pc portatile - videoproiettore - schermo portatile
lavagna a fogli mobili - registratore digitale - videocamera
macchina fotografica digitale - impianto di amplificazione
COMUNICAZIONE
Il CSV Catanzaro promuove la comunicazione delle OdV attraverso:
Spazio sul proprio sito internet - Newsletter settimanale
Redazione di articoli, organizzazione di conferenze stampa
Sostegno alla produzione di materiali promozionali (grafica, stampa)
PROMOZIONE DEL VOLONTARIATO
Il CSV promuove la cittadinanza attiva attraverso:
Spazio volontariato - Scuola e Volontariato - Volontariato e territorio
Reclutamento volontari - Servizio Civile Nazionale
CONSULENZE
Il CSV offre, previo appuntamento da fissare chiamando la segreteria almeno 2 giorni prima:
Consulenza giuridico-legale lunedì ore 15,30 – 18,30
Consulenza amministrativo-gestionale martedì ore 9,00 – 10,30
Consulenza progettazione sociale mercoledì/giovedì ore 10,00 – 12,30
Consulenza amministrativa-fiscale venerdì ore 15,30 – 18,30
DOCUMENTAZIONE
Banca dati - Biblioteca emeroteca - Manuali e pubblicazioni
Sedi e Sportelli:
Catanzaro, via Fontana Vecchia s.n.c. - 88100
Tel. 0961.794607-794522 - Fax 0961.480168
www.csvcatanzaro.it - e-mail: [email protected]
dal lunedì al venerdì - Mattina: 9.00 - 12.30 - Pomeriggio: 16.00 - 18.00
Cropani c/o GAL Valle del Grocchio, c.da Pedecandela - 88051
Tel. 0961.965615 - e-mail: [email protected]
Mattina dal lunedì al venerdì 9.00 - 13.00 - martedì e giovedì pomeriggio 15.00 - 18.00
Lamezia Terme Prossima apertura - Soverato Prossima apertura
Staff operativo:
Direttore
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Servizi Sportello
Giulia Menniti
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Servizi Amministrativi
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[email protected]
Area Comunicazione
Carlo Crucitti
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Area Consulenza
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[email protected]
Area Formazione
Maria Cittadino
[email protected]
Area Promozione
Carla Cosco
[email protected]
Il CSV
della provincia
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