Dicembre - La Piazza

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Dicembre - La Piazza
Periodico
dell’Associazione
Culturale Albatros
Anno 5 - Numero 11
DICEMBRE 2008
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OLIOLIVE
INSERTO
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UNA SERATA
PER SAVIANO
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Scuola
Fiaccolata contro la riforma Gelmini
di Alessandra De Santis
Mille fiaccole illuminavo una Tivoli che incredula
vedeva sfilare bambini, ragazzi adolescenti e signori più o meno distinti nella loro veste di genitori e/o
docenti. Cosa è successo? La fiaccolata, organizzata dal Comitato per la difesa della scuola pubblica,
area tiburtina, che sabato 22 novembre è sfilata per
le vie del centro tiburtino è il segno concreto del
malessere diffuso trasversalmente tra la società per
un decreto legge “Gelmini” che vuole, senza neanche il dibattito democratico nelle sedi parlamentari,
stravolgere il sistema della pubblica istruzione a
colpi di tagli e nell’ottica del risparmio. L’onda
tiburtina, composta dalle scuole primarie (I, II, III e
IV circolo) scuole elementari di Villanova e Guidonia, Istituto Comprensivo di Villa Adriana e di
Castel Madama, Istituto d’Arte, Liceo Classico e
Scientifico e tanti altri, ha detto no a questa riforma
senza progetto, al taglio indiscriminato che preclude il futuro alle nuove generazioni.
Oltre al ben noto maestro unico (che riporta indietro la scuola primaria di trent’anni) la ministra
propone, seguendo il mastro d’ascia Tremonti, il
blocco del turn over che di fatto esclude dalla
scuola tutto il personale precario che, da strumento fondamentale per il funzionamento della scuola, diviene in un colpo solo personale in soprannumero. I conti sono stati fatti numeri alla mano: si
aumentano gli alunni per classe si portano tutte le
cattedre a 18 o 24 ore ed ecco che il miracolo si
invera, si risparmiano milioni di euro senza tener
minimo conto della valenza didattica dell’operazione perseguita.
Ma questo è ancora niente. Il piano programmatico, recentemente approvato, ci restituisce un quadro preoccupante: la chiusura di plessi con meno di
50 alunni; l’accorpamento di scuole elementari
piccole – senza considerare le peculiarità dei paesi
di montagna – suggerendo anche ai Comuni
(ovviamente aggravando le spese sociali degli
stessi) di occuparsi del trasporto di questi bimbi
che iniziano la loro carriera da pendolari in erba.
Le bozze dei quadri orari per le scuole secondarie
non dicono certo nulla di buono, scompaiono
addirittura intere discipline (per esempio il latino
al liceo scientifico) e con esse i relativi docenti.
L’intento è quello della semplificazione, parola
veramente grossolana se rapportata a questioni
delicate e complesse come l’educazione. Termine
accettabile per quel che riguarda l’amministrazione e la burocrazia, ma la scuola non si occupa di
pratiche e di documenti, ma è fatta di persone che
dialetticamente interagiscono in un rapporto educativo. Quei numeri che per i legislatori sono solo
costi da eliminare in realtà sono individui che permettono la crescita culturale di altri e svolgono
una funzione indispensabile nella società. Ma
tutto questo pare che non interessi, forse anche la
serva avrebbe fatto conti migliori.
LA SCUOLA SIAMO NOI
di Alessandra De Santis
Giovedì 4 dicembre presso l’aula consiliare del
Comune di Castel Madama si è tenuta un’assemblea in difesa della scuola pubblica organizzata
dal Comitato insegnanti-genitori di Castel Madama “La nostra scuola, il nostro futuro”, con il
patrocinio del Comune di Castel Madama.
All’incontro sono intervenuti insegnanti, genitori,
studenti universitari precari, il Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Castel Madama,
Laura Giovannelli, Simonetta Salacone, Dirigente
scolastica dalla scuola “Iqbal Masih” di Roma e
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Anna Fedeli segretaria Federazione Lavoratori
della Conoscenza Cgil Roma Lazio.
Ha introdotto il Sindaco Giuseppe Salinetti
descrivendo l’impegno del Comune relativo alle
attività connesse con il servizio scuola e sottolineando l’importanza e la preponderanza del ruolo
del governo locale nel diritto allo studio, nella
gestione delle strutture e nell’intervento mirato
per i più bisognosi. Il dibattito dell’assemblea ha
evidenziato come la cosiddetta riforma Gelmini
metta in discussione proprio il diritto allo studio,
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Scuola
faticamene conquistato negli anni passati a partire
dalla scuola primaria con il modello del tempo
pieno, che è un modello didattico progettato ed
efficace e non si capisce il motivo per cui, questa
riforma senza progetto, lo vuole far scomparire
per rimpiazzarlo con un obsoleto maestro unico e
dopo scuola.
Così pure analizzando i vari decreti e piani attuativi di recente approvazione, gli interventi hanno
evidenziato la mancanza di dibattito democratico
e di coinvolgimento dei protagonisti del mondo
della scuola che ha portato alla definizione di tali
documenti completamente avulsi dalla realtà della
scuola. Anche per la secondaria si prevedono
riforme drastiche che andranno a modificare,
anche qui senza alcuna progettualità pedagogica,
un sistema di educazione che dovrebbe essere
implementato anziché svilito, così come viene
proposto dai vari regolamenti e così come emerge
dal decreto legge 133 che prevede tagli indiscriminati sul personale. La dirigente Simonetta
Salacone ha chiuso il dibattito proponendo varie
strategie per tentare di bloccare questa riforma
senza senso. Una riguarda tutti coloro i quali
hanno figli da iscrivere ad una qualsiasi scuola ed
è molto semplice da attuare: richiedere i “vecchi”,
ma efficaci percorsi curricolari già esistenti nella
scuola, in modo tale che la ministra dovrà fare i
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conti con le forti
richieste delle
famiglie.
L’assemblea si è
chiusa con la
consapevolezza
che la battaglia
è ancora lunga e
faticosa, ma che
con la caparbietà degli insegnanti, la presa
di conoscenza
dei genitori e con la freschezza dei nostri giovani
si può ancora difendere la nostra scuola pubblica.
Notizia breve
È nato a fine ottobre il Comitato in difesa
della Scuola Pubblica - area tiburtina che
raccoglie docenti, genitori e studenti del
34° distretto scolastico. Chiunque ne
voglia sapere di più o iscriversi alla mailing list può consultare il sito:
www.difendiamolascuolapubblica.blogspot.com
“La Piazza”
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
Vicolo Giustini, n. 10
00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849
Anno 5, n. 11 - Dicembre 2008
Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04
Direttore Responsabile: Rino Sciarretta
Capo Redazione: Carla Santolamazza
Redazione: Federico Chicca, Ivano Chicca,
Ivano Moreschini, Ramona Pompili,
Roberto Bontempi, Salvatore De Angelis
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
Valentina Torella, Gualtiero Todini, Ivo Santolamazza,
Elisa Livi, Aurora Fratini, Alessandra De Santis
Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355
Grafica ed impaginazione: Salvatore De Angelis
Stampa: Quaresima, via Empolitana km 3,400 - Castel Madama
Chiuso in redazione il 12/12/2008 - Tiratura 1.500 copie
SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com
E-mail: [email protected]
[email protected]
LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ
DALLE ORE 18 ALLE 20
SOMMARIO
• Fiaccolata contro la riforma Gelmini
pag.
3
• La scuola siamo noi
»
3
• Un nuovo quartiere
»
5
• Riceviamo e pubblichiamo
»
9
• Il CAL: era proprio necessario?
»
10
• Piccole storie crescono
»
12
• Brevi
»
14
• IX Comunità Montana
»
16
• Scuola
»
19
• Vicovaro
»
23
• Tivoli
»
26
• Sambuci
»
27
• Tradizioni popolari
»
29
• Parco Lucretili
»
30
• Film
»
33
• Una serata per Saviano
»
34
• Sport
»
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• Cultura
»
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Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli
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Urbanistica
UN NUOVO QUARTIERE
SU VIA DELLA STAZIONE?
IL PROGRAMMA INTEGRATO DI INTERVENTO
IN LOCALITÀ FRAINILI
di Ivano Moreschini
Nel Consiglio Comunale del 29 settembre
2008, con la deliberazione n. 31, è stato adottato il Piano attuativo integrato di intervento,
previsto dalla Variante Generale recentemente adottata, nella zona denominata “I Frainili”. La zona di cui parliamo è un ampio triangolo che sta tra Via della Pineta, Via della
Stazione e l’area dell’ex mattatoio. Su tale
area da tempo era stata richiesta autorizzazione per un Piano di Lottizzazione, approvato
dal Consiglio Comunale e inviato alla Regione
Lazio. La Regione però non si era mai pronunciata nei termini previsti dall’art. 2 della
Legge Regionale 36/87, per cui i proprietari e
l’Amministrazione Comunale hanno concordato un progetto di pianificazione specifica tale
da riqualificare il territorio in oggetto.
L’impresa proponente è la COBO s.r.l., vicina
ad alcuni consiglieri e politici del centrodestra. Forse è anche per questo che su Il
Paese, il giornale di area che commenta i fatti
politici ed i consigli comunali, spesso in modo
ferocemente critico nei confronti dell’Amministrazione Comunale, rispetto all’approvazione di questa iniziativa urbanistica si è limitato
ad un breve e conciso commento: approvato.
La località ha una posizione strategica, a
ridosso del Centro Storico e di Piazza Dante,
centro stesso di Castel Madama, con una
estensione di circa 36.000 mq e vicina ad aree
di proprietà comunale a verde pubblico fortemente degradate, come il Parco della Rimembranza, che sulla base del progetto dovrebbe
essere recuperata a spese dei costruttori.
Il Programma Integrato di Intervento è stato
localizzato in questa area in quanto rispetta i
requisiti previsti dalla Legge Regionale n. 22
del giugno 1997: “… aree interne e contigue ai
perimetri urbani come definiti dagli strumenti
urbanistici al cui interno siano presenti aree
degradate in tutto o in parte edificate e si
riscontrino carenze di strutture e di servizi”.
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Infatti i servizi e la viabilità sono previsti dal
P.R.G. in questa zona, ma non sono stati mai
realizzati. Uno dei motivi per la difficoltà
nella realizzazione, è che l’area a cui si accede da piazza Dante e da Vicolo del Borgo è fortemente vincolata per il rischio di frane. Questo ha scoraggiato diverse volte gli investitori
che volevano realizzare appartamenti, ma che
per farlo avrebbero dovuto anche costruire dei
parcheggi in quelle aree, e cederne una parte
al Comune per l’uso pubblico. Infatti il costo
di realizzazione in un’area a rischio di frana
cresce notevolmente.
I tentativi di intervento in quell’area hanno
una storia ormai antica. Per esempio, fu tentata una sistemazione dell’area nella Giunta di
centro-sinistra capitanata dal Sindaco Scardala, con un progetto di parcheggio che però non
ebbe molta fortuna. Come non ebbe fortuna
qualche anno prima, subito dopo l’insediamento della Giunta Garofolo nel 1993, un
silenzio assenso per l’edificazione di una
palazzina proprio sopra la Fonte Ricci (Via
della Stazione), rispetto al quale ci fu un
sequestro del cantiere ed una serie di ricorsi
da parte dell’impresa costruttrice, che vennero respinti tutti dal Giudice amministrativo.
L’attuale progetto sembra fare tesoro di
queste esperienze precedenti, prevedendo
un’ampia viabilità, e la sistemazione di parcheggi e servizi aggiuntivi, come il Centro
sociale polivalente.
Rimane un’incognita la spesa di realizzazione
del centro sociale polivalente e del parcheggio
a ridosso di Piazza Dante, elemento che, come
si diceva sopra, ha sempre scoraggiato le iniziative precedenti. L’auspicio è che tale ampia
area sia infine urbanizzata come previsto dal
progetto approvato, poiché si tratta di una
delle poche aree disponibili vicino ad un centro
storico e ad un centro urbano che hanno superato il limite di sopportazione del traffico.
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Urbanistica
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I CONTENUTI DEL PROGRAMMA INTEGRATO DEI FRAINILI
Obiettivo principale del Programma Integrato
da parte dell’Amministrazione Comunale è la
riqualificazione generale di tutte quelle aree
in cui sono state riscontrate carenze strutturali dello strumento urbanistico vigente in
tema di viabilità, parcheggi e dotazione di
servizi. Per quello che riguarda il programma
integrato dei Frainili, l’impresa COBO srl, che
ha presentato la lottizzazione partecipa a
questo programma di riqualificazione per
realizzare le volumetrie di edilizia residenziale previste, e contemporaneamente deve
costruire la viabilità e le strutture a parcheggio, verde e servizi, di cui una parte a servizio
pubblico. I tempi di realizzazione dell’intervento sono stati suddivisi in fasi successive, in
cui si procede parallelamente, realizzando in
maniera equilibrata la dotazione di servizi e
l’avanzamento delle parti residenziali. Nelle
varie fasi, dopo il collaudo dello stato di
avanzamento di quella precedente, si realizzerà prima una parte della viabilità privata,
di lottizzazione e un raccordo con Via Aniene;
poi si inizierà la costruzione del Centro Sociale Anziani e a quel punto il Comune rilascerà
permessi per costruire il 48% delle residenze
private; in seguito saranno iniziati i lavori per
il 60% delle urbanizzazioni della zona a servizi e della sistemazione del 60% del verde pubblico e il comune rilascerà i permessi per l’edificazione dei servizi privati della zona a
servizi ed il 30% delle residenze private. Questi i contenuti del Piano di Intervento come
da planimetria allegata:
Opere di urbanizzazione: comprendono
fognature, acquedotto, rete elettrica e del
gas, illuminazione stradale.
Servizi: realizzazione e cessione al comune
del Centro Sociale Polivalente CSP di circa
430 mq con parcheggio interrato e in coper-
Viabilità: viabilità principale comunale, che
farà parte della nuova rete viaria generale;
viabilità di lottizzazione; viabilità di raccordo tra il centro storico e la zona di intervento attraverso via Aniene.
Edilizia residenziale: realizzazione di un
volume complessivo di circa 32.000 mc, conforme alle previsioni di P.R.G. e del Piano di
Lottizzazione, per un indice territoriale stabilito di 2,50 mc/mq. Tale indice risulta
identico alla superficie della zona originaria,
anche se il residenziale è stato riposizionato
rispetto alla proposta iniziale e rivisto nell’impostazione tipologica con edifici di
dimensioni ridotte per un migliore inserimento nel contesto paesaggistico.
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tura per circa 33 posti; raccordo tra via
Aniene e via della Pineta; zona a servizi C2,
edifici non residenziali, magazzini, box di
circa 1.800 mq, di cui 180 mq circa ceduti al
comune e 67 posti per parcheggio pubblico.
Verde: realizzazione di un sistema integrato
tra le aree a verde previste in base agli standard, le aree disponibili da parte di chi realizza l’intervento e quelle pubbliche comu-
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nali dislocate nelle vicinanze, tra cui anche
la Pinetina e il Parco della Rimembranza.
Di questi due spazi verdi, attualmente in
forte stato di degrado, è prevista la riqualificazione con la dotazione di attrezzature,
la sistemazione degli accessi, del verde e dei
percorsi. Inoltre è prevista anche la sistemazione dell’attuale fontanile, posto lungo la
via della stazione, con la realizzazione di
un’area di sosta.
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Politica
Gentile redazione de La Piazza, ho letto gli articoli sull’elezione di Barak Obama a Presidente degli
U.S.A. apparsi sull’ultimo numero del vostro
periodico. Vorrei esprimere in proposito un punto
di vista un po’ diverso, visto che non concordo con
l’entusiasmo esagerato che la suddetta elezione ha
generato.
Il punto è che l’Occidente è ormai pervaso dal
politicamente corretto e l’elezione di Obama ne
rappresenta la prova lampante: egli è stato infatti
eletto perché afroamericano e perché ha saputo
suggestionare meglio di McCain la massa dei cittadini-consumatori (in ciò appoggiato da gran
parte dei mass media), non certo per le sue capacità (tutte da dimostrare) o per il suo programma
(i programmi, in politica, servono come la carta
igienica).
Pensare che Obama possa portare nella politica
americana un reale cambiamento significa essere
incapaci di guardare in faccia la realtà. Cosa si
intende, infatti, per “cambiamento”? La revoca
della vendita al dettaglio di pistole e fucili, che
tanto ingrassa l’industria degli armamenti? La
fine dello sfruttamento delle risorse naturali ed
energetiche dei paesi sottosviluppati? La fine
delle ingerenze nella politica degli altri Stati?
L’abbandono della dottrina Monroe (“l’America
agli americani”, tanto per intendersi)? La ratifica
del protocollo di Kyoto? L’avallo alla ristrutturazione radicale dell’O.N.U.? Per me questo è il
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RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
cambiamento, non le chiacchiere buoniste che,
occupandosi solo di aspetti marginali e astratti,
traggono linfa dalle suggestioni evocate durante
la campagna elettorale.
Tutto ciò, però, non avverrà, perché il lobbismo è
legato a doppio filo con la politica e la condiziona
in maniera sostanziale (non solo in America, a dire
il vero: l’unione Europea sta messa anche peggio,
altro che inevitabilità dei processi storici…). Non
dice niente, tra l’altro, che Obama ha raccolto il
doppio dei fondi di McCain per la campagna elettorale? Da dove provengano tutti quei soldi, ossia
oltre 600 milioni di Euro (mica bruscolini)? Chi ha
dato quei soldi a Obama, in special modo le lobbies e le industrie che lo hanno appoggiato, prima
o poi chiederanno il conto e Barak dovrà pagare.
Questa considerazioni, d’altra parte, non implicano che McCain sia migliore di Obama. McCain ha
perso perché è meno esotico (pensate, nel terzo
millennio, a cosa si è ridotta la politica…) ed ha
raccolto la metà dei soldi del suo contendente ma
se avesse vinto avrebbe perseguito una politica
similare. L’azione politica in America, proprio
perché condizionata al parossismo dall’interesse
privato, è trasversale e non ci sono differenze
sostanziali tra Democratici e Repubblicani. (ci
siamo dimenticati, ad esempio, che il “democratico” Kennedy fece la guerra in Vietnam?). Se
Obama fosse stato Presidente al tempo dell’attacco alle torri gemelle si sarebbe comportato esattamente come Bush.
Appaiono stucchevoli, quindi, tutte le ridicole
genuflessioni dei nostri politici, soprattutto di chi
ha sempre fatto dell’antiamericanismo preconcetto
una ragione di vita, nei confronti di un neoeletto
che deve ancora dimostrare tutto ma viene osannato in maniera pregiudiziale per il colore della pelle
(come se questo rappresentasse un dato qualitativo) e senza contare che recenti “illustri” predecessori (Powell e la Rice) hanno già raggiunto fra gli
afroamericano posizioni politiche di assoluto prestigio (in governi repubblicani, tra l’altro).
Rispetto comunque le idee di chi, in buona fede,
crede in un improbabile cambiamento. Un invito
ai lettori, però, mi sento di farlo: diffidate dalla
propaganda dei partiti, sottraetevi al nefasto
influsso dei mass media e tornate a pensare con la
vostra testa. Sognare ad occhi aperti, infatti, non
cambia di una virgola la realtà e a nulla serve
disconoscerla mettendo la testa sotto terra, come
fanno gli struzzi.
Emanuele Moriconi
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Politica
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IL CAL:
ERA PROPRIO NECESSARIO?
Roberto Bontempi
Non bastavano le Province, i Comuni, le Unioni
dei Comuni, le Comunità montane e di arcipelago
come organi di “rappresentanza, consultazione e
raccordo” tra Regione e sistema delle autonomie e
per “garantire agli Enti locali la partecipazione ai
processi decisionali della Regione Lazio e il
rispetto dei principi costituzionali e statutari di
sussidiarietà, di differenziazione e di adeguatezza”? Evidentemente no. Ci voleva per forza anche
il Consiglio delle Autonomie Locali. Istituito con
la Legge Regionale del 26 febbraio 2007 e definito come la seconda camera della Regione Lazio,
esso sostituisce la Conferenza permanente regioniautonomie locali, in seguito alla riforma del titolo
V della Costituzione.
In realtà tra i componenti del CAL non manca proprio nessuno: sono membri di diritto il Sindaco di
Roma, quelli dei comuni capoluogo e i presidenti
delle Province; sono elettivi 17 rappresentanti dei
Comuni non capoluogo (5 per i Comuni con più di
15.000 abitanti, 5 per quelli con popolazione compresa tra 5.000 e 15.000 e 7 per quelli con popolazione inferiore a 5.000 unità) e 3 rappresentanti
delle Comunità montane o di arcipelago; ci sono
poi un Consigliere provinciale per ciascuna Provincia e i presidenti di Anci Lazio, Upi Lazio,
Uncem Lazio, Lega delle autonomie Lazio e Aiccre Lazio. In totale: 40 membri.
Ci sono alcune questioni che sorgono analizzando
un po’ il Consiglio delle Autonomie Locali così
come ci viene descritto nella Legge. Innanzitutto i
compiti. Il CAL avrà una serie di funzioni: presentare proposte di legge al Consiglio regionale ed
esprimere il proprio parere su proposte di legge
regionali; concertare con la giunta della Regione;
controllare l’attività amministrativa della Regione
attraverso la presentazione di un rapporto annuale.
Certamente funzioni utili, soprattutto in un periodo in cui il decentramento e la sussidiarietà sembrano essere, giustamente, argomenti al centro del
dibattito politico. Mi domando, però: era proprio
necessario creare un altro organo per svolgere questo tipo di compiti, in un momento in cui si parla
tanto di taglio degli Enti locali, accusati di essere
tra le cause principali di un’eccessiva spesa pubblica? Può un’ulteriore struttura burocratica con
così pochi poteri esecutivi snellire la macchinosa
amministrazione pubblica laziale e rendere più
celeri le paludose procedure esistenti? Se si volevano proprio spendere dei soldi non sarebbe stato
sufficiente istituire una commissione o al limite un
organo tecnico, più che politico, che valutasse in
maniera scientifica a che punto fosse il decentramento amministrativo nella Regione Lazio? Teniamo conto, inoltre, che per “espletare i suoi compiti istituzionali” il CAL si servirà di una “struttura
amministrativa di supporto” all’interno della quale
sarà istituito un ufficio incaricato di redigere il già
citato rapporto annuale. Come dire: il trionfo della
burocrazia.
Qualche conferma di questa impressione ci viene
anche analizzando la modalità di elezione dei 17
rappresentanti elettivi del CAL. Essi sono stati
votati dai Consigli comunali dei Comuni non
capoluoghi di Provincia, ma non sempre i candidati al CAL erano conosciuti dagli stessi Consiglieri
elettori: una telefonata il giorno prima è stata sufficiente, in alcuni casi, a suggerire, a diligenti
Consiglieri elettori, la preferenza da indicare. Perché i tanti Consiglieri dubbiosi sull’effettiva
opportunità di costituzione del CAL, non si sono
ribellati nel modo più democratico possibile rifiutandosi di votare e di partecipare a questa operazione artificiosa? Hanno perso una grande occasione, secondo me.
Anche sulla effettiva composizione del Consiglio
è lecita più di qualche riserva. Dal momento che il
“CAL ha una durata pari a quella della legislatura
del Consiglio regionale e i suoi componenti restano in carica fino all’insediamento del rinnovato
organo” e siccome “i componenti del CAL decadono qualora non siano più titolari della carica che
ne legittima la partecipazione all’organo”, è facilmente auspicabile un’alternanza continua di uomini politici provenienti da partiti diversi: a quali
conclusioni può arrivare un organismo così strettamente politico e che delibera a maggioranza in un
balletto continuo di persone che ne modificano
frequentemente gli equilibri?
Le ultime, e non minori perplessità riguardano i
costi: quanto costa il CAL? La Regione ha aperto
un apposito capitolo di spesa di 80.000 euro nel
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bilancio 2007, cifra peraltro già coperta mediante
la riduzione di pari importo di un precedente stanziamento (per fortuna). Se i miei calcoli sono corretti, comunque, solo l’Ufficio di presidenza costerà mensilmente circa 14.000 euro 1). A questi
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Politica
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vanno aggiunti i rimborsi-spese e i gettoni di presenza spettanti a ciascun membro. Tutto questo
per un organismo formato in larga parte da amicidi-amici che finirà per decidere ben poco. Ne
valeva davvero la pena?
Nella Legge di istituzione del CAL, all’articolo 9, c’è scritto che “al Presidente del CAL e ai componenti dell’Ufficio di presidenza […] spetta una indennità pari al 40 per cento dell’indennità di funzione percepita dagli omologhi membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio
regionale”. Stando ai dati disponibili sul sito parlamentiregionali.it i conti sono questi: al presidente 3418 euro; a ciascuno dei 2 vicepresidenti 2057 euro; a ciascuno dei 3 segretari 2057 euro.
ECCO I MEMBRI ELETTI E DESIGNATI AL CAL LAZIO - CANDIDATI ELETTI NEI COMUNI
NON CAPOLUOGO DI PROVINCIA POPOLAZIONE INFERIORE A 5.000 RESIDENTI
Lista n. 1 "UDC - UNIONE DI CENTRO"
DIONISI Pierluca RM
Lista n. 2 "IL POPOLO NEGLI ENTI LOCALI" - lista di centro-destra
o SAVO Alessia FR
o STABILE Pietro FR
o GRASSI Sandro RI
Lista n. 3 "CONCERTARE PER GOVERNARE" - lista di centro-sinistra
o PILOZZI Nazzareno FR
o BEVILACQUA Loreto LT
o CATANESI Lucia VT
o
CANDIDATI ELETTI NEI COMUNI NON CAPOLUOGO DI PROVINCIA
POPOLAZIONE COMPRESA TRA 5.000 E 15.000 RESIDENTI
Lista n. 1 "IL POPOLO NEGLI ENTI LOCALI"
o IAFRATE Mauro FR
Lista n. 2 "UDC - UNIONE DI CENTRO"
o PETRONI Vincenzo VT
Lista n. 3 "CONCERTARE PER GOVERNARE"
o MOSELLI Domenico RM
o MORETTI Maurizio RI
o
TORELLI Paolo LT
CANDIDATI ELETTI NEI COMUNI NON CAPOLUOGO DI PROVINCIA
POPOLAZIONE SUPERIORE A 15.000 RESIDENTI
o
PERCOCO Gianni LT
Lista n. 1 "UDC - UNIONE DI CENTRO"
Lista n. 2 "IL POPOLO DELLA LIBERTA'"
o CACCIOTTI Mario RM
RIGHINI Giuseppe RM
Lista n. 3 "CONCERTARE PER GOVERNARE"
o LOMBARDI Antonio FR
o CORAZZA Danilo VT
o
CANDIDATI ELETTI NELLE COMUNITA' MONTANE E DI ARCIPELAGO
o
RICCARDELLI Nicola (LT)
o
DE BELLIS Oreste (FR)
o
MANCINI Vittorio (RM)
RAPPRESENTANTI DESIGNATI DI CIASCUNA PROVINCIA
On. Antonio TORRIERO Consiglio provinciale di Frosinone
On. Vincenzo LODOVISI Consiglio provinciale di Rieti
On. Tommaso BRUZICHES Consiglio provinciale di Viterbo
On. Lidano ZARRA Consiglio provinciale di Latina
On. Sergio URILLI Consiglio provinciale di Roma
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Società
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PICCOLE STORIE CRESCONO
di Ivano Moreschini
Presentato il secondo Quaderno degli Archivi Storici associati
di Castel Madama e Vicovaro
Nella cornice della sala baronale del Castello Orsini, il 22 novembre scorso è stato presentato il secondo numero del Quaderno
degli Archivi storici associati di Castel Madama e Vicovaro.
L’iniziativa è stata inserita all’interno della
manifestazione Oliolive, alla presenza del
Sindaco di Castel Madama, Giuseppe Salinetti, dell’Assessore alla Cultura di Vicovaro,
Virginio Coccia e della curatrice del quaderno, la responsabile dei due Archivi, D.ssa
Flavia de Bellis.
Sono inoltre intervenuti gli autori delle
ricerche pubblicate: giovani ricercatrici
e ricercatori, che hanno utilizzati gli Archivi storici dei nostri paesi per le loro tesi
di laurea, ma anche studiosi già frequentatori di archivi, geologi, appassionati di
storia.
L’intervento iniziale è stato del Sindaco di
Castel Madama, il quale ha collegato l’attività dell’Archivio Storico a tutta la restante
attività in campo culturale che l’Amministrazione ha messo in campo in questi anni.
A seguire, l’Assessore Coccia ha sottolineato la soddisfazione per la scelta di associare gli Archivi, e le altre collaborazioni in
campo culturale tra Vicovaro e Castel
Madama.
Flavia De Bellis ha quindi parlato dell’importanza di pubblicazioni come questa, che
danno un senso all’attività di ogni Archivio
Storico. Un luogo che non deve essere visto
come qualcosa di polveroso e lontano, che
conserva documenti che tutto sommato non
servono a nulla, ma come una fonte insostituibile di notizie che permettono di conoscere la storia dei luoghi in cui viviamo. A condizione ovviamente di avere la pazienza di
consultare i documenti, con l’aiuto dell’archivista, e di avere in mente su cosa si vuole
fare la ricerca e perché. L’archivista è colui
che deve facilitare la ricerca, ed in un caso
come questo, anche sollecitare la pubblicazione. Così la storia locale diventa materia
viva ed interessante.
La dimostrazione concreta delle parole di
Flavia de Bellis è stata proprio la successione degli interventi degli autori, che hanno
attinto alle fonti locali per ricerche tra loro
molto diverse.
Fabrizio Biondi, architetto di Vicovaro, ha
illustrato la sua ricerca sulla Chiesa di S.
Antonio a Vicovaro, con un articolo tratto
dalla sua tesi di laurea dell’anno accademico 2003/2004.
Margherita Crielesi, già responsabile della
Biblioteca del Comune di Vicovaro, ed ora
insegnante di lettere in una Scuola Media
Inferiore ha pubblicato una parte della sua
tesi di laurea per la Scuola speciale per
archivisti e bibliotecari, dedicata al lavoro
femminile: Signorine al lavoro nell’Italia
Post-unitaria.
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Viviana Marazza, ventiseienne laureata in
Storia dell’Arte Moderna, ha pubblicato un
estratto della sua tesi su Pompeo Schiantarelli, Architetto del Settecento che progettò
e diresse i lavori di rifacimento della Chiesa
di San Michele in quell’epoca.
Il geologo Mario Pirro invece, insieme alla
D.ssa De Bellis, ha condotto un interessante
studio sul rapporto tra i termini geografici
contenuti nei documenti dell’Archivio storico di Castel Madama e i caratteri geologici
del nostro territorio.
Il contributo di Maria Stella Ziantoni, venticinquenne laureata in Conservazione dei
beni Architettonici, è legato alle vicende
della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a
Vicovaro, ed è anch’esso tratto da una tesi di
laurea con ricerche svolte anche nell’Archivio di Vicovaro.
Ancora le chiese protagoniste nello scritto di
Sabrina Zizzi, ricercatrice di Storia dell’Arte
già nota ai nostri lettori per precedenti lavori sui beni culturali di Castel Madama. Nel
Quaderno propone un progetto di catalogazione delle chiese del territorio, molto dettagliato.
Infine un breve scritto di Massimo Salvatori,
appassionato di storia locale, avanza alcune
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proposte legate alla storia militare, con
ricerche da condurre sui concittadini caduti
nelle guerre che hanno coinvolto l’Italia dal
1896 ad oggi.
Il secondo Quaderno degli Archivi Storici
associati è apparso più ricco e vario del
primo, pubblicato nel settembre del 2007. È
evidente che comincia a vedersi il risultato
del lavoro condotto dalla D.ssa Flavia De Bellis, che è riuscita a stimolare molte persone
in una iniziativa culturale come quella del
Quaderno, ma che soprattutto ha reso viva e
vitale un’istituzione come l’Archivio, che
quasi nessun Comune nelle nostre zone valorizza come si dovrebbe. Flavia lo ha fatto
nonostante le difficoltà economiche in cui
versano i Comuni, che portano a tagliare in
primo luogo spese come quelle per gli Archivi, che sono servizi ai quali i cittadini non
accedono spontaneamente, perché occorre
una guida per poterli fruire. Flavia de Bellis
ha dimostrato che anche un Archivio storico
può funzionare e mobilitare energie. Speriamo che possa continuare a farlo, e che magari si arrivi addirittura a creare una rete di
archivi, con l’ingresso di altri Comuni. Solo
così i documenti escono dalla polvere e tornano a vivere.
LAUREA
Marianna Cascini si è Laureata in Fisioterapia
di Primo Livello presso l’Università degli Studi di
Roma Tor Vergata, con la votazione di 110 e lode,
il titolo della tesi è stato “Analisi e studio del
sistema equilibrio nelle tecniche riabilitative
della scoliosi idiopatica”, i complimenti e gli
auguri di tutta la redazione.
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Agnese Proietti si è Laureata in Scienze
della Formazione Primaria, con la votazione
di 110 e lode presso l’Università RomaTre, il
titolo della tesi è stato “Le dinamiche
comunicative in classe: momenti di apprendimenti bidirezionali”, i complimenti e gli
auguri di tutta la redazione.
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SETTIMA EDIZIONE DI OLIOLIVE
di Elisa Livi
Dal 21 al 23 Novembre si è svolta la tradizionale manifestazione Oliolive, giunta con successo alla settima edizione.
Per l’occasione si è dato vita ad una festa,
svoltasi prevalentemente nel centro storico
del paese. Anche quest’anno, nonostante il
clima rigido che accompagna (direi tradizionalmente!) questo evento, sono stati numerosi gli spettacoli proposti: dagli artisti di
strada agli sbandieratori, dal saltarello all’esposizione di numerose opere di artisti locali al castello Orsini. Il tutto “condito” dalle
degustazioni dell’olio novello e delle olive
negli stand gastronomici presenti in Piazza
Garibaldi. Oliolive non è solo una festa, ma è
sopratutto la celebrazione della terra e del
lavoro dei nostri concittadini. Dare valore e
rilievo alle Olive ed all’Olio significa, quindi,
non solo dare la giusta importanza ed omaggiare un prodotto tipico delle nostre terre,
indubbiamente importante per lo sviluppo
economico del territorio, ma anche recupe-
rare le radici storiche del nostro paese, a
volte sottovalutate. La raccolta delle olive è
da sempre momento di aggregazione e, nonostante la fatica, di festa e di socializzazione. Tutto questo, unito all’importante
aspetto economico che ne deriva, fa dell’Ulivo e dei suoi frutti un patrimonio di inestimabile valore.
PROVINCIA
50 MILIONI DI EURO PER IL SISTEMA VIARIO
L’impegno di società autostrade di investire circa 2 miliardi di euro per adeguare la rete
autostradale del Lazio, rappresenta per l’assessore provinciale alla Viabilità Marco Vincenzi,
un passo fondamentale verso la realizzazione di un moderno sistema infrastrutturale e viario nel territorio provinciale. In particolare per l’assessore la costruzione dei due nuovi
caselli di Castelnuovo di Porto, sull’A1, e di Guidonia, sulla Fiano-San Cesareo, si integrano
con gli interventi per oltre 50 milioni di euro che la Provincia di Roma sta portando avanti
nell’area nord-est in modo da dare una risposta di sistema al bisogno di mobilità di un quadrante che comprende oltre 500mila residenti e realtà produttive tra le più dinamiche della
provincia e dell’intera regione. ‘‘Sull’asse della Tiburtina — prosegue Vincenzi — la Provincia
di Roma ha già appaltato i lavori per la realizzazione del nodo di Ponte Lucano, per un importo di circa 20 milioni di euro ed è in corso la progettazione della Tiburtina bis, a Tivoli
Terme’’. Con questo due opere e il nuovo casello di Guidonia si realizza di fatto un collegamento tra l’autostrada Fiano-San Cesareo e l’autostrada Roma-L’Aquila, evitando l’attraversamento dei centri abitati di Tivoli Terme, Villalba, Villanova e Villa Adriana. L’Amministrazione provinciale è inoltre impegnata a portare a termine tutta la viabilità di gronda
connessa al nuovo casello autostradale di Castelnuovo. Si tratta di interventi per 29 mln di
euro, già inseriti nel Piano delle Opere 2009-2011, su 10 strade che attraversano i Comuni di
Riano, Fiano Romano, Capena e Castelnuovo di Porto. Un lavoro che presuppone una forte
intesa con i Comuni e la Regione.
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UN’ELISUPERFICIE
ALL’OSPEDALE ANGELUCCI DI SUBIACO
La Comunità Montana dell’Aniene, per rispondere
al meglio alle esigenze e alle richieste degli utenti
dell’ospedale “Angelucci” di Subiaco, che a breve
sarà denominato “Ospedale Montano”, ha approvato
con delibera di giunta la realizzazione di una elisuperficie, ubicata nei pressi dei parcheggi i cui lavori
sono ormai quasi terminati. L’elisuperficie sarà utilizzabile 24 ore al giorno per il servizio di elisoccorso: avrà un diametro di 27 metri e sarà realizzata in
modo da essere idonea alla partenza ed approdo
esclusivo di elicotteri di dimensione massima 18
metri; sarà dotata di sistema antincendio, di sistemi
di individuazione e segnalazione visiva, ottica e
luminosa verticale ed orizzontale previsti dalla normativa vigente, indicanti al pilota le dimensioni dell’area di approdo e decollo, gli ostacoli, la direzione
preferenziale. L’elisuperficie è stata prevista tenendo
in considerazione il contesto urbanizzato e la presenza di ostacoli, la valutazione dell’impatto del rumore e degli scarichi del motore. Inoltre si provvederà
alla sistemazione generale dell’area esterna al plesso, comprendente la viabilità con la sistemazione di
strade di percorrenza interne e le relative opere
impiantistiche di illuminazione con l’eventuale rivisitazione del verde pubblico. Gli obiettivi prioritari
per l’Ente rimangono quelli di soddisfare le esigenze dell’utenza e di ottimizzare al meglio la qualità
dei servizi offerti dal presidio ospedaliero garantendo spazi idonei, anche dal punto di vista della sicurezza, per lo svolgimento delle normali attività non
esclusivamente di carattere sanitario.
Ufficio stampa della Comunità Montana dell’Aniene
Il circolo del cinema
LO STATO DELLE COSE
Piazza Europa Unita, 1 - Mandela (Roma)
[email protected]
PROGRAMMAZIONE DI DICEMBRE
06 - GOMORRA
di Matteo Garrone con Toni Servillo
e Gianfelice Imparato
13 - GONE BABY GONE
di Ben Affleck con Casey Affleck
e Morgan Freeman
20 - AMERICAN GANGSTER
di Ridley Scott con Denzel Washington
e Russell Crowe
27 - LA PROMESSA
DELL’ASSASSINO
di David Cronenberg con Viggo
Mortensen e Naomi Watts
PROGRAMMAZIONE
DI GENNAIO 2009
03 - ACROSS THE UNIVERSE
di Julie Taymor con Evan Rachel Wood
e Jim Sturgess
CASTEL MADAMA: NUMERI UTILI
Comune: 0774-45001
Pro-Loco: 0774-449500
Carabinieri: 0774-447002
Vigili Urbani: 0774-447305
Ospedale Tivoli: 0774-335086
Farmacia: 0774-447001
Vigili del Fuoco: 115
Servizio Guardia Medica: 118
Croce Rossa Italiana: 0774-531934 / 531938
Protezione Civile: 0774-4500243
Biblioteca Comunale: 0774-4500209
U.S.L. RM/G - Tivoli
Prenotazioni 800986868
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10 - LO SCAFANDRO
E LA FARFALLA
di Julian Schnabel con Mathieu Almaric
e Emmanuelle Seigner
17 - JUNO
di Jason Reitman con Ellen Page
e Jennifer Garner
24 - CARGO 200
di Aleksey Balabanov con Agniya
Kuznecova e Aleksey Polluyan
31 - LARS E UNA RAGAZZA
TUTTA SUA
di Craig Gillespie con Ryan Gosling
e Emily Mortimer
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Comunità Montana
IX
COMUNITÀ
MONTANA
Dicembre 2008
a cura di Ramona Pompili
PRODOTTI TIPICI AUTUNNALI DEL TERRITORIO
DELLA COMUNITÀ MONTANA
dal sito della Comunità Montana
L’olivicoltura
Nel Lazio l’olivicoltura è presente in tutte le Provincie
con una superficie complessiva di circa 84.000 ha
(7,5% della produzione nazionale) di cui l’83% in zona
collinare. Il territorio della IX Comunità Montana produce il 31% di olio della Provincia di Roma rappresentando quindi una realtà economica fondamentale. L’olio
extravergine di oliva Sabina è il primo olio ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Controllata in Italia,
riconosciuta nel 1995 e successivamente dall’Unione
Europea nel 1996. Le olive, destinate alla produzione
dell’olio extravergine d.o.c. Sabina, devono essere prodotte nel territorio di 12 Comuni della Provincia di
Roma e 32 nella Provincia di Rieti. Il territorio di alcuni importanti comuni ricadono nella IX Comunità
Montana: Guidonia Montecelio, Marcellina, Monteflavio, Montorio Romano, Palombara Sabina, Sant’Angelo
Romano, San Polo dei Cavalieri, Scandriglia. Le varietà
di olivo maggiormente diffuse in questa zona sono: Carboncella, Frantoio, Leccino, Rosciola, Moraiolo, Olivastrone, Pendolino e Raja. I sesti di impianto, le forme di
allevamento ed i sistemi di potatura sono quelli tradizionalmente usati e comunque atti a non modificare le
caratteristiche delle olive e dell’olio. L’olio di questa
zona risponde alle seguenti caratteristiche: il colore è
giallo oro con sfumature sul verde, l’odore ed il sapore
è di fruttato, uniforme, aromatico, dolce, amaro per gli
oli freschissimi. L’acidità massima totale, espressa in
acido oleico, in peso, non eccede gr. 0,7 per 100 gr. di
olio. Le tecniche di coltivazione e lavorazione delle
olive sono tali da garantire un prodotto ed un olio di
qualità. La raccolta delle olive avviene esclusivamente
dalla pianta, evitando rigorosamente la raccolta a terra
(brucatura). Le olive, depositate in cassette areate, vengono portate al frantoio affinché la molitura avvenga
entro 24 ore dalla raccolta. Al frantoio le olive vengono
sottoposte a lavaggio a temperatura ambiente escludendo qualsiasi altro trattamento fino all’estrazione che
avviene solo con processi meccanici e fisici tali da mantenere inalterate le caratteristiche del frutto. La IX
Comunità Montana nell’ambito delle iniziative volte
alla valorizzazione del prodotto ha effettuato un intervento pilota sulla produzione locale facendo valutare le
caratteristiche organolettiche dell’olio (panel test) dall’Università di Napoli e le caratteristiche fisico-chimiche con sofisticate analisi spettrografiche condotte dal
Centro di Ricerca del C.N.R. di Montelibretti (Roma).
Sia le analisi che i test condotti hanno certificato la qualità della produzione ed hanno suggerito alcune metodologie che, applicate ai sistemi produttivi, garantiscono i più alti standard di qualità.
La coltivazione delle castagne
L’area di diffusione di questa coltura ricade nella parte
Sud-est dei monti Prenestini nei territori dei Comuni di
Capranica Prenestina, S.Vito Romano e Rocca di Cave.
Nel Comune di Rocca di Cave viene prodotta una castagna locale: la castagna di Rocca di Cave, ed il “marrone
ed il marroncino di Rocca di Cave”. Nei Comuni di
Capranica Prenestina e San Vito Romano, il prodotto è
costituito da una castagna piccola, dolce e che si sbuccia
facilmente. La castagna di Capranica Prenestina viene
generalmente essiccata con metodi tradizionali in cassette di essiccazione costruite in pietra. Il risultato finale di
questo processo è la “mosciarella”, la tipica piccola castagna senza buccia diffusa nel mercato romano. Appuntamento tradizionale a Capranica Prenestina è la “Sagra
della Mosciarella”. I metodi di coltivazione della castagna nel territorio della IX Comunità Montana sono di
tipo tradizionale ed escludono l’uso di qualsiasi pesticida
o anticrittogamico per cui il prodotto deve essere considerato biologico. Gli impianti di castagno dell’area
comunitaria, come in ogni area castanicola italiana,
hanno subito negli ultimi decenni i gravissimi attacchi
del cancro della corteccia. Per questo la IX Comunità
Montana ha finanziato una campagna di risanamento dei
castagneti con interventi di potatura.
IX COMUNITÀ MONTANA
Sede: Via Acquaregna n. 90 - Tivoli
tel. 0774-314712-3 - fax 0774-330915
www.comunitamontanativoli.org
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Vicovaro
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IX EDIZIONE DEL PREMIO SABELLICO
di Roberto Bontempi
Ecco i nomi dei poeti e dei pittori premiati
E così anche la nona edizione del Premio Arte intitolato all’umanista vicovarese Marcantonio Sabellico ha chiuso i battenti.
La manifestazione conclusiva si è svolta sabato 29
novembre nel freddo di una ex chiesa di Santa
Maria delle Grazie finalmente gremita in ogni
ordine di posto.
All’iniziativa, presenziata dal suo promotore, l’assessore alla cultura Virginio Coccia, e dal sindaco
Thomas, sono intervenuti anche Guido Milana,
presidente del Consiglio regionale del Lazio, principale ente finanziatore della manifestazione,
Bruno Proietti, presidente del GAL Tiburtino e
Fiorenzo De Simone, vicepresidente della X
Comunità montana.
Dopo una lunga introduzione del Sindaco, la
prima parte del pomeriggio è stata occupata dalla
consegna delle borse di studio alla dozzina di alunni della scuola media di Vicovaro che, negli anni
scolastici 2006-2007 e 2007-2008, sono stati
licenziati con il giudizio di “ottimo”. Per loro poco
più di 140 euro come stimolo ad impegnarsi sempre di più non solo per sé stessi, come ha sottolineato Milana, ma anche per aprirsi agli altri,
all’impegno sociale e politico.
Poi si è proceduto con l’apertura delle buste contenenti i
nomi dei vincitori delle due
sezioni, poesia e pittura, del
Premio.
Quest’anno, forse per cercare
di attrarre artisti più prestigiosi, gli organizzatori hanno
pensato (ahimé, poi capirete…) di premiare solo i primi classificati di ciascuna sezione con una somma, però, più cospicua del
solito: 300 euro la cifra in palio per il poeta vincitore, 800 per il pittore.
Ad aggiudicarsi il premio per la sezione pittura è
stato Giovanni De Luca che con il suo “Malinconia” ha sbaragliato la concorrenza degli altri 10
partecipanti. Seconda piazza per Maria Rita Gravina con “Tivoli, veduta fantastica”, mentre, sul gradino più basso del podio, si è classificato Massimo
Baffoni con “Donna in ogni tempo al centro”.
Nella sezione poesia, invece, primo posto per Marcello De Santis, poeta tiburtino quasi professionista con “La signora Isolina”. Al secondo posto si è
piazzato, sfiorando un clamoroso bis, proprio il
vostro cronista con un componimento dal titolo
“Mezzanotteuno”. Piero Bonanni, invece, giovane
grecista dall’animo poetico, per il
secondo anno consecutivo ha conquistato la terza piazza.
Questa nona edizione è suonata un
po’ come un commiato per questa
fortunata tradizione, almeno temporaneo. Come i lettori sapranno, infatti, il decennato della giunta Thomas,
promotrice della nascita e dello sviluppo della fortunata iniziativa terminerà nella prossima primavera e
l’assessore Coccia non è ancora pienamente convinto di candidarsi. Che
fine farà il Premio Sabellico? Staremo a vedere.
Potrete trovare un bilancio di nove
anni di Premio Sabellico dell’assessore Coccia sul prossimo numero di
“Vicovaro in Comune” già disponiDa sinistra Roberto Bontempi, secondo classificato sezione poesia, l'assessore Coccia, il
bile nei consueti punti distribuzione.
Sindaco Thomas e Piero Bonanni, terzo classificato
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Vicovaro
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IO? SPERIAMO CHE ME LA CAVO
di Roberto Bontempi
A Vicovaro un incontro informativo sui provvedimenti per scuola ed università
dei ministri Tremonti e Gelmini
Domenica 30 novembre il Consiglio comunale dei giovani di Vicovaro, Mandela e Roccagiovine con la collaborazione dell’associazione culturale giovanile “Occhio!” ha organizzato, presso la ex chiesa di Santa Maria di
Vicovaro, un interessante ed utile convegno
dal titolo “Io? Speriamo che me la cavo” per
svolgere un servizio di informazione riguardo
i recenti (e contestati) provvedimenti su scuola ed università messi in campo dall’attuale
governo.
All’incontro hanno preso parte, in qualità di
relatori, la dottoressa Giacoma Missimei,
dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo
di Vicovaro e due studentesse dell’Università
La Sapienza appartenenti al mobilitando
movimento studentesco. Mariastella Ziantoni, presidente del Consiglio dei giovani, ha
introdotto e moderato gli interventi. Presenti,
tra il pubblico anche il sindaco Thomas e l’assessore alla scuola Coccia.
I relatori si sono soffermati in modo preciso e puntuale nell’analisi della Legge 137/2008 e sugli articoli della Finanziaria che coinvolgono l’istruzione, mettendo in luce le debolezze e punti oscuri di
questi provvedimenti ed evidenziando i pericoli
che, a loro avviso, simili norme rappresentano per
una scuola ed un’università autenticamente democratiche e di qualità. Le due studentesse hanno
anche esposto le ragioni della protesta dell’Onda,
il movimento che da mesi anima l’opposizione alla
Gelmini.
Da insegnante (precario) mi permetto di esprimere
la mia opinione a riguardo. È indubbio che queste
leggi, tra l’altro in continuo aggiornamento, contengano tanti punti deboli (non tutti, per la verità)
ed alcuni lati oscuri che solo ulteriori indicazioni,
ad esempio la presentazione dei Regolamenti
attuativi della Legge sulla scuola, potranno chiarire. E’ anche indubbio che, alla base dei provvedimenti approvati, c’è innanzitutto una logica di
risparmio piuttosto che un complessivo e fin troppo atteso processo organico di riforma. Reputo
interessante, però, interrogarsi sul perché dell’attuale situazione per cercare di comprenderla più a
Le relatrici del convegno sull’istruzione.
A sinistra, Mariastella Ziantoni, a destra, la preside Missimei
fondo. Da quando ho memoria la scuola italiana è
sempre in fermento e ci sono cortei e manifestazioni contro tutti i ministri della Pubblica istruzione e dell’Università (di tutti gli schieramenti) che
si sono succeduti nel corso del tempo: D’Onofrio
e Zecchino, Fioroni e De Mauro passando per
Mussi, Moratti e Berlinguer, tutti hanno ricevuto
più o meno le medesime accuse: distruzione della
scuola e dell’università pubbliche, scarsi investimenti sull’istruzione, ecc. Quello che risulta evidente è che dagli anni settanta in poi la nostra classe politica non è stata più in grado di creare in
modo responsabile un disegno di riforma ampio e
condiviso che modificasse lo status quo di scuola
ed università pubbliche se non scontrandosi con
ostacoli rivelatisi insormontabili. Mi sembra
opportuno inquadrare i recenti tagli alla luce di
tutto ciò. Se guardiamo la realtà, infatti, è indubbio che tutto il pubblico impiego italiano oggi si
trovi a pagare il conto di una gestione fin troppo
allegra dei soldi dei cittadini fatta nel passato, che
mette una classe politica (ancora ben poco disposta, in realtà, a fare un passo indietro sui propri
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Vicovaro
privilegi) nella dolorosa condizione di non avere
grandi risorse da investire anche in settori, come
quello dell’istruzione, di primaria importanza. La
scelta di un ridimensionamento delle risorse
umane e finanziarie, dunque, appare quasi inevitabile alla luce della reale situazione ma, a parziale
discolpa del ministro (per così dire), questo ridimensionamento verrà attuato anche (non solo)
attraverso gli strumenti che il resto del mondo
occidentale, a torto o a ragione, ha utilizzato, tra i
quali: la valorizzazione del merito, la valutazione
di docenti ed istituti (per quanto contestabile essa
sia) e l’utilizzo dell’insegnante unico nella scuola
primaria.
Guardando la scuola italiana degli ultimi vent’anni, dunque, non vedo, nei recenti e criticabili provvedimenti, una pianificazione di demolizione, ma
solo una tendenza generale che, in modalità più o
meno diverse, sarebbe stata proposta (realizzata
non so) da qualsiasi altro ministro in carica.
Notizie da Vicovaro di Roberto Bontempi
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Tivoli
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CAMBIA LA RACCOLTA ...
di Valentina Torella
Finalmente nel territorio di Tivoli si stanno attuando dei cambiamenti per quanto riguarda la gestione della raccolta differenziata; aumenti delle
apposite campane per la raccolta in strada, apertura di una nuova isola ecologica, acquisto di nuovi
macchinari e avvio del progetto per l’introduzione
della raccolta porta a porta. Tutti progetti realizzati dall’amministrazione comunale attraverso Asa
Tivoli s.p.a. per migliorare la gestione dei rifiuti
urbani che entrano in vigore proprio in concomitanza con la settimana europea per la riduzione dei
rifiuti. E già grazie a questi cambiamenti c’è stato
un forte incremento della raccolta differenziata
destinato poi, si spera, a crescere nel tempo. Così,
facendo una stima approssimativa, si può evincere
che nonostante le numerose difficoltà incontrate
nei mesi passati nella pratica del servizio di svuotamento delle campane stradali, ci sia stato un
sostanzioso aumento soprattutto della quantità di
certa raccolta come ad esempio la carta. Risultati
che si concretizzeranno soprattutto nel corso del
2009 grazie al finanziamento di uno speciale progetto presentato dall’Unione Europea che prevede
l’ acquisto di nuovi mezzi per la raccolta dei rifiuti da parte dell’Asa e l’aumento della dislocazione
delle campane sul territorio urbano che sul territorio comunale raggiungeranno addirittura le 638.
Invece per quanto riguarda lo svuotamento, causa
di problemi in passato, sono stati acquistati 13
automezzi utili per le campane stradali, 27 cassoni scarrabili, 8 cassoni dotati di compattore e 300
bidoni per carta e vetro. Ma ci sono ancora ulteriori novità; per il futuro la realizzazione di un’isola ecologica in località La Prece e, come da progetto, anche in zona Villa Adriana e Tivoli Terme
oltre all’introduzione della raccolta porta a porta
che partirà dapprima come sperimentazione in un
solo quartiere della città e in seguito subirà un
allargamento. Si confida nella civiltà dei cittadini
e nel loro desiderio di vivere in un mondo pulito
almeno cercando di … salvare il salvabile!
Breve Tivoli
In occasione della Settimana Europea per la riduzione dei
rifiuti, nei giorni dal 22 al 30 novembre si sono svolte
alcune iniziative di Asa Tivoli e del Comune, in collaborazione con Legambiente Tivoli e con OMG (Operazione
Mato Grosso) per sensibilizzare i cittadini sull'importanza delle buone pratiche. La prima iniziativa è consistita
nella distribuzione gratuita di contenitori ecologici per
l'acquisto di detersivi alla spina nella macchina erogatrice
in funzione presso il supermercato Leon in via Tiburtina
Valeria km 35 (località Crocetta-Bivio di San Polo). E' il
primo punto vendita di questo tipo realizzato a Tivoli,
nell'ambito dell'iniziativa avviata dalla Regione Lazio che
consente da una parte di ridurre le quantità dei rifiuti da
imballo (che rappresentano circa il 40 per cento della
totalità dei rifiuti prodotti) e dall'altra di favorire un considerevole risparmio economico per i bilanci familiari.
Tra l'altro va ricordato che anche i detersivi distribuiti
dalla macchina erogatrice appartengono a una linea ecologica che consente di ridurre l'inquinamento idrico. La
seconda iniziativa è consistita nell'apertura del primo
Mercatino del riuso per permettere di disfarsi di ogni
tipo di materiale e di barattare oggetti ancora in buona
conservazione.
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Sambuci
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Natale a SAMBUCI: Arte, Musica, Teatro
di Aurora Fratini
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Tradizioni popolari
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TRADIZIONI POPOLARI
a cura di Gualtiero Todini
B o n N a ta l e ! B o n e F e s t e !
(il pezzo è stato già pubblicato anni addietro su tam tam)
Chi ggira la notte de Natale, o upu o cane; eh, si! Se non è
un lupo, è un cane. Perché tutti, ai tempi che inventarono il proverbio, avevano una casa, dove star bene,
la notte di Natale. E che belle mangiate di frittelli,
che sono come i fiji: ppiù ne fa, e ppiù ne fa beji!
E dove li metti i maccarù; e le castagne bianche
addò le mitti!
E doppu cena ce remmischiemmo coi parénti; e
con i più stretti del vicinato. Giochemmo a tommola o a simmorella (quei soldini, sotto i mucchietti di semola, fortunato chi li indovinava!). Si
mangiava in abbondanza a Natale e noi ragazzi ci
dicevamo: “panza mea, fatte capanna!”, perché – come si
ripeteva a più voci – “doppu Natale friddu e fame”.
Si mangiava e si giocava fino alla Santa Messa di mezzanotte, quando a vedere la nascita del Bambinello ci andavamo tutti, ma proprio tutti. E a mezzanotte in punto, il drappo
che copriva Gesù Bambino, ogni anno, (no’ nne sgaréa unu,
sa!), miracolosamente si sollevava, tirato su dalla cordicella
manovrata con sapienza dal sagrestano, nascosto dietro
l’altare.
E la tombola? Natale era la festa sea! Tutti che aspettavano
l’estrazione del numero; e chi la tirava doveva ripeterli spesso i numeri: o perché nonno (o nonna, fa’ tu) ormai ci sentiva poco; o perché mamma co’ ziema Irena se scambieanu i
commenti sui frettéi; o perché il Peppe di turno sotto la tavola era distratto dalle grazie di Maria, quella birbante che maliziosamente invocava: “papà… Peppe me tocca” e soggiungeva: “toccame... Pè”. All’uscita dei numeri, di quelli col
doppio o triplo senso, c’era il commento di chi la tirava e un
ammiccare furbo fra gli adulti; e le adulte. Eccoli alcuni
numeri incriminati (‘Ntuniucciu”, che se ‘mbriachéa cannu
jèa a caccià a beve, era il 19; “le cianghi delle vecchie” il 77;
“sopre e sottu” il 69). I bambini anche allora piangevano, se
non vincevano; e zi’ culòna, fattasi vecchia, che era sempre
stata un po’ tirchia”, sbottava: “aoh, vesta è l’utima! ‘n ze
vence mmai, me stete a spullà”. E i numeri, mano mano che
uscivano, li segnavamo sulla cartella colle favi (che te lle
potevi pure magnà); o coi fazoli, no quelli boni però, ma quelli tarlati; o coi pezzetti delle cocce de merangulu (le bucce di
arancia spezzettate); ma solo chi aveva consumato una
cena più signòra.
E oggi? C’è nostalgia, oggi, di quel sapore antico? Compreso il sapore della buccia d’arancia e delle fave? Molti di noi
giocano ancora a tombola durante le feste di Natale, ma più
per dovere verso i piccoli; più per tradizione; e solo in attesa
di dare inizio a giochi emotivamente più forti, giochi da
maschi, come bestia, giochi dei tempi moderni, come il
poker, il vero gioco d’azzardo dell’era industriale, che non ha
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più niente della sana parsimonia contadina. Figurarsi i giochi dell’era telematica!
Oggi c’è un po’ di nostalgia... ma, almeno, non ci
sono più i poveri, poveri; e, dunque, le mamme
non devono più preoccuparsi de mannà… ca’
etto de farina a vella poveretta, che sennò ‘n pò
fa nemminu do’ sagne ‘nvosse, le fettuccine
con l’acqua; e non con le uova, che costavano
troppo.
Il Capodanno col cenone, coi botti e lo spumante
a mezzanotte, all’entrata dell’anno nuovo, ha una
tradizione recente: roba da civiltà radiotelevisiva.
Capodanno una volta era una festa in sordina, c’era poco da
scialare: a Capudannu se rennovea Natale e basta, commentano le testimonianze unanimi. Alla sera non si aspettava mezzanotte per festeggiare l’anno nuovo: non c’era proprio luce (di candela o di lume a petrolio) da sprecare. Ti
potevi rimangiare giusto i maccheroni col sugo all’aglio, con
dentro un po’ di tonno, se te l’eri potuto comprare a Natale e
t’era avanzato. In Chiesa si recitava il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno appena compiuto e alla predeca de fineannu il prete faceva il resoconto dei nati, dei matrimoni e dei
morti: tanti, tanti e tanti. Ma dentro i numeri ogni parrocchiano metteva mentalmente: Giachimo, Micchilina, sor Angelo,
Ghituccia; Giovanni s’era piatu Margarita e ‘Ndonio Letizia; e
po’ Micchele, Frangesca, Dargisa, sor Luigi...
Con l’Epifania si chiudeva il ciclo delle feste. C’era sempre
qualcuno che diceva: “Pasqua Befania, tutte le feste porta
via”. Ma la mattina della Befana, dopo una notte che ci sembrava di aver trascorso insonni, ci svegliavamo che non era
ancora l’alba e piano piano, per non farci sentire, andavamo
fino al camino a vedere se c’era la calza. E ogni anno il rito
si era compiuto: la calza c’era! Stava là, attaccata al chiodo
sul camino, cacata dalla Befana, che sulla scopa passava
tutta la notte a volare da un camino all’altro, da un bambino
all’altro. La calza stava al suo posto, dritta e turgida, piena di
ogni ben di Dio: peracotte, nuci e ficocci e, ancora, ‘n merangulu o doa e ca’ sordo..., ma era già una calza privilegiata.
Non mancava qualche pezzo di carbone (vero) e un po’ di
cenere incartata, per le volte che si era stati cattivi. Il giorno
della Befana anche i fidanzati si scambiavano i doni; e pure
alla mangiatoia degli animali, la sera prima, si metteva un po’
di fieno in più, sennò te diceanu male. Quando a sera si
andava a baciare il Bambinello, nel momento che lo baciavi
sentivi che le feste erano davvero finite. Non per tutti, però.
Perché, se è veru che de Natale s’aremmutanu le villane,
doppu de Pasqua Befania s’aremmuta la signoria: come a
dire che per loro, i signori, era sempre festa.
Ma ‘zomma, Bon Natale compà; bone feste commà.
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Parco Lucretili
Dicembre 2008
MONTEFALCO
a cura di Carla Santolamazza
Itinerario: Tempo di percorrenza: ore 2,00 con un
dislivello di circa 130 m (Monteflavio 770 m,
Montefalco 894 m).
Segnaletica: segnavia rosso-bianco-rosso, n. 14.
Interesse prevalente: storico, antropico, paesaggistico.
Difficoltà: nessuna.
Come arrivare alla partenza: l’itinerario si sviluppa dalla parte bassa del paese immediatamente all’ingresso del centro con deviazione sulla
destra dalla strada che proviene da Moricone.
L’itinerario proposto si snoda all’interno del Parco
dei Monti Lucretili nelle immediate vicinanze del
centro di Monteflavio. Pur essendo di breve lunghezza, il percorso è particolarmente interessante
per la comprensione e la lettura di un paesaggio
montano nel quale la natura sta faticosamente riappropriandosi di spazi destinati anticamente ad attività di sostentamento. Si parte dal centro di Monteflavio e si procede in direzione sud-ovest verso
le rovine del castello di Montefalco. Superata la
“periferia” antica del paese, caratterizzata da una
curiosa tipologia architettonica con edifici a carattere rurale a corpo allungato posti in parallelo, si
procede su una strada bianca attraverso un paesaggio antropizzato, dominato dall’impronta delle
attività agro-pastorali dove si susseguono recintistazzi per il bestiame, covoni e piccoli appezzamenti coltivati. Queste “infrastrutture” interessano
le aree in piano dei piccoli fondovalle alluvionali,
mentre le morfologie accidentate degli affioramenti rilevati dei calcari sono in parte destinate al
pascolo brado ed in parte riconquistate dalla vegetazione. Dopo circa 1 Km si raggiunge la base del
rilievo su cui si ergono i resti del complesso fortificato di Montefalco. L’altura è posta sulla destra
della strada e il percorso di ascesa è immediatamente riconoscibile per la presenza di un sentiero
delimitato da muretti a secco che costituisce, con
tutta probabilità, uno degli accessi antichi al
castello. Dalle attività attuali di tipo agricolo si
riconoscono le tracce di un antico paesaggio rurale che si sviluppava lungo le pendici di Montefalco. Un paesaggio aperto che ancora oggi è legato
al pascolo ma che in antico era fortemente connesso al sostentamento del castrum. La salita alla
sommità del rilievo avviene lungo un suggestivo
percorso costruito con macere a secco, ricoperte di
siepi a prugnolo, rovo e rosa canina ed esemplari
di roverella e cerro. Spesso gli allineamenti di
querce di dimensioni differenti dal resto degli
alberi presenti nei boschi cedui non sono altro che
delimitazioni di vecchi confini di pascolo o talvolta limiti di appezzamenti con diversa destinazione
d’uso e per questo conservati e non soggetti al
taglio. Il paesaggio è caratterizzato da pascoli
cespugliati con prevalenza di essenze maggiormente resistenti o poco appetibili dagli animali
equini e bovini. Prugnoli, ginestre, rovi, roverella
e carpino, fortemente compromessi dal pascolo,
stentano nella ricolonizzazione dei versanti. Belle
fioriture di asfodelo giallo, specie pioniera, che
colonizza i pascoli degradati con un cotica erbosa
estremamente rarefatta. Dopo pochi minuti si
giunge alla cima occupata dai resti del castello
(894 m) e immediatamente si scorge imponente il
tratto di cinta muraria ancora conservato. Coevo
del Castrum Castillionis, Montefalco viene menzionato in un documento del XIII secolo come tributario della Diocesi Sabina, ma già all’inizio del
XV secolo il centro fortificato perde d’importanza
e viene abbandonato. Del castello rimangono,
oltre al già ricordato tratto di cinta muraria, alcuni
resti di strutture interpretate come parte della
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Dicembre 2008
Parco Lucretili
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rocca, residenze e una cisterna realizzate con tecnica costruttiva del tutto simile a quella degli altri
complessi dell’area, in piccoli conci regolari e tasselli di calcare, sfruttando il litotipo calcareo per le
fondazioni. Uno sguardo al paesaggio permette di
abbracciare l’intero settore centrale dei Lucretili
con la dorsale del Monte Pellecchia (1368 m)
verso est, mentre a meridione oltre la profonda
vallata di Casoli si staglia il profilo del gruppo di
Monte Gennaro (1271 m).
VARIANTE: Monte Matano. Il rilievo di Monte
Matano costituisce la propaggine occidentale del
Monte Pellecchia, principale gruppo montuoso dei
Lucretili. Si tratta di una dorsale carbonatica,
impostata su quote medie di poco superiori ai 600
metri di altitudine. Delimitata a sud dalla valle di
Casoli con l’alveo del fosso Palamento è invece
separata dal parallelo Colle Morrone a settentrione
dalla minore incisione di Valle Cerchiara. Le fitte
leccete che coprivano l’intera area fin in tempi
recenti sono state soppiantate parzialmente dagli
uliveti terrazzati ad eccezione dell’area del rilievo
calcareo di Monte Matano dove si conservano
ancora queste coperture boschive, le più vaste del
parco. Un ambiente caratterizzato dall’impenetrabilità della vegetazione e per questo importante
rifugio per la fauna tra cui tassi, istrici, martore e
cinghiali. I percorsi che si snodano nell’area sono
per questo motivo vincolati alle vie di attraversa-
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Ruderi del Castello di Montefalco
mento del rilievo rappresentate dalle carrarecce.
L’itinerario proposto raggiunge la Valle di Casoli
e Stazzano seguendo l’intero sviluppo del pendio
occidentale ricoperto di sclerofille sempreverdi,
lecci e gli elementi tipici della macchia mediterranea (fillirea ecc.). Mentre sui margini dei percorsi
e nei versanti aperti si sviluppano la caratteristica
stramma, una graminacea di diffusione nord-africana testimone di oscillazioni climatiche caldosecche avvenute durante l’Olocene. Proseguendo
sempre sullo stesso percorso in direzione opposta
si raggiungono le quote più elevate verso il paese
di Monteflavio, dove boschi caducifogli prendono
il posto delle foreste.
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Film
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‘‘PRIDE AND GLORY’’
IL PREZZO DELL’ONORE
di Elisa Livi
Pride and glory, Orgoglio e gloria, è il binomio
scelto dal regista Gavin O’Connor per il suo
nuovo film, ed il sottotitolo italiano, “Il prezzo
dell’onore”, forse per la prima volta rispecchia
appieno il senso implicito della pellicola. Quattro
agenti della polizia di New York rimangono uccisi
in un conflitto a fuoco. Sono gli uomini della narcotici di Francis Tierney Jr. (Noah Emmerich),
figlio di Francis Tierney Senior (Jon Voight) Capo
dei Detective di Manhattan e fratello di Ray
(Edward Norton), anche lui impiegato in polizia.
Le indagini condotte da Ray, riluttante ad accettare il caso sugli agenti uccisi, e il cognato Jimmy
Egan (Colin Farrell), svelano molto presto che
non si è trattato affatto di un sequestro di droga
finito male, ma di un agguato ben organizzato.
Ray inizia a sospettare che uno dei familiari sia
implicato in un grave caso di corruzione e si troverà di colpo a scegliere tra la lealtà, che lo lega
alla famiglia, e la fedeltà verso le istituzioni e la
divisa che indossa. Indizio su indizio, Edward
Norton si ritroverà di fronte ad una scelta morale
difficile da sostenere: coprire la verità, proteggendo così la sua famiglia e il dipartimento di polizia
o adempiere ai suoi doveri con onestà. Le due
piste corrono in parallelo, finché il loro incontro
rivelerà un risvolto inatteso. La divisa conferisce a
chi la indossa orgoglio e gloria, ma cosa succede
se, per una serie di eventi, ci si rende improvvisamente conto che non si è più degni di indossarla?.
Il regista si pone questa domanda; cerca di indagare sulla rete di segreti e verità nascoste che si celano dietro coloro che, indossando una divisa,
dovrebbero garantire la giustizia e l’onestà e lo fa
grazie ad una storia di lealtà familiare. I due fratelli poliziotti, di origine irlandese, provano a fare
la scelta giusta nella Grande Mela e nel dipartimento di polizia di New York, logorato ormai da
agenti corrotti. Un dramma familiare cupo, scaturito dalla a dir poco, discutibile moralità che alberga in Ray, sposato con la sorella dei Tierney, compromesso, ormai, con criminali e trafficanti e
sprofondato nella corruzione e nella degenerazione morale. Il racconto è prevalentemente notturno
e si sviluppa su un piano privato e drammatico. Il
regista tende ad annullare qualsiasi dinamismo in
favore dei personaggi, la macchina da presa a
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spalla ed i pianisequenza mettono in risalto una
sorta di pedinamento visivo e morale di ognuno di
loro. In questo modo, il regista, riesce a sottolineare i momenti più duri del film, in cui senso
della lealtà, corruzione e ricerca della verità si
sovrappongono e si mescolano portando ogni personaggio ad una sorta di resa dei conti personale.
Gran parte del merito della pellicola va agli attori;
Jon Voight e Noah Emmerich, che si muovono
come fantasmi in un mondo buio, alla ricerca di
una verità, di cui sono consapevoli spettatori, che
certifichi e ridia valore alla divisa che indossano.
Grande è l’interpretazione di Edward Norton, attore all’altezza di interpretare un ruolo cosi particolare senza forzature. Il risultato del film mette in
risalto quella che è l’istituzione della famiglia, che
va al di là di qualsiasi legame che prevarica il concetto di giustizia e lealtà. Questa è la base da cui si
dipanano le vicende. La trama si rivela cosi essere
un giusto pretesto per mettere in risalto temi piuttosto sentiti in America. La corruzione nel dipartimento di polizia (in questo caso di New York) evidenzia una società, in cui non solo è diventato
difficile restare fedeli alla propria integrità morale,
ma si mette in discussione anche la sacralità del
nucleo familiare.
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Manifestazione
Dicembre 2008
UNA SERATA PER SAVIANO
di Elisa Livi
Il 4 dicembre, dopo oltre trenta minuti di ritardo, dovuti ad un incontro precedente svoltosi
nella Sala Consiliare del Comune di Castel
Madama e prolungatosi oltre l’orario stabilito,
ha avuto luogo una lettura pubblica del libro di
Roberto Saviano, “Gomorra”. L’iniziativa è
stata realizzata dall’associazione culturale
Albatros e si è avvalsa della collaborazione di
quattro attori. Giusi Martinelli, Sergio Fontana,
Chiara Simonelli e Emanuele Carboni, hanno
recitato alcuni passi del libro interpretandoli
con grande passione ed impegno. Molte sono
state le persone che hanno voluto partecipare a
questo evento, cosi come era già accaduto (e
continua ad accadere) in molte parti d’Italia.
Tantissime, infatti, sono state le iniziative volte
a promulgare le verità raccontate da Saviano,
verità scottanti, raccontate con una semplicità
disarmante e senza mezzi termini. L’Italia si è
stretta intorno a Roberto, un ragazzo di soli 28
anni, che nella sua seppur breve vita ha visto e
vissuto in prima persona la camorra, il
“Sistema”. Gli attori, che sono intervenuti,
hanno proposto alcuni passi del libro in modo
cosi toccante, facendoci quasi palpare con mano
quella realtà da noi cosi distante. Gomorra è una
città dell’antichità citata nella Genesi, distrutta
insieme a Sodoma per la corruzione di cui si
erano macchiati i suoi abitanti. Cosi Saviano ha
voluto intitolare il suo romanzo, che è poi una
sorta di indagine, di denuncia nei confronti
della potenza economica dei clan partenopei e
soprattutto di come i mezzi di informazione
nazionali non siano in grado di raccontarla, di
descriverla e di portarla a conoscenza di tutta
quella parte dell’opinione pubblica che ancora
crede che tutto questo non esista. Purtroppo
molte persone vivono senza sapere cosa c’è
fuori delle loro case, senza sapere che, al di là
delle loro vite, si cela una realtà talmente crudele e assurda da non sembrare neanche vera. Il
libro tocca una quantità enorme di punti, di
situazioni, che portano alla luce un mondo,
apparentemente astratto, ma purtroppo estremamente reale nella sua ferocia. Uno tra i passi
letti, si soffermava su un particolare momento
dell’infanzia dell’autore: quando sparò per la
prima volta insieme a suo padre. “Se non sai
Giusi Martinelli
Chiara Simonelli
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Manifestazione
Dicembre 2008
Emanuele Carboni
Sergio Fontana
sparare non sei un uomo”. Parole che non possono non scuotere le coscienze di tutti. Nella
vastità dei temi trattati, Saviano smembra un
mondo fatto di violenza, illegalità, omicidi e
sangue. Cerca di entrare nella testa e nella mentalità dei boss e di tutti coloro che, involontariamente, sono costretti a conviverci. Scrive
Roberto: «Sono nato in terra di camorra, nel
luogo con più morti ammazzati d’Europa, nel
territorio dove la ferocia è annodata agli affari,
dove niente ha valore se non genera potere.
Dove tutto ha il sapore di una battaglia finale.
[...] In terra di camorra combattere i clan non è
lotta di classe, affermazione del diritto, riappropiazione della cittadinanza. [...] Porsi contro i
clan diviene una guerra per la sopravvivenza,
come se l’esistenza stessa, il cibo che mangi, le
labbra che baci, la musica che ascolti, le pagine
che leggi non riuscissero a concederti il senso
della vita, ma solo quello della sopravvivenza.
E così conoscere non è più traccia di impegno
morale. Sapere, capire diviene una necessità.
L’unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare».
E Saviano lo ha fatto. Ha tentato di capire e di
raccontare al mondo (il libro è stato, infatti, tradotto in 43 paesi) la sua vita e quella di tutti
coloro che vivono in quelle zone, che sono
costretti a fare i conti ogni giorno con qualcosa
più grande di loro che tutto sovrasta e tutto
ingloba dentro di sè, senza lasciare più spazio
neanche per respirare.
Letture pubbliche sono state fatte in molte parti
d’Italia per dare un contributo e un gesto di tangibile solidarietà a Saviano, costretto a vivere
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sotto scorta, a non vivere più, a non essere più
padrone della sua vita, non potendo più, paradossalmente, girare per le strade della sua città,
per aver raccontato una realtà che forse si doveva tacere. Onore e rispetto per questo ragazzo.
Bisogna smetterla di chiudersi gli occhi e
nascondersi dietro un dito, per fortuna c’è qualcuno che ha voluto parlare e raccontare una
verità scomoda, agghiacciante e folle. Queste
iniziative sono come tante piccole gocce nel
mare, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare per smuovere le coscienze della gente e
per far sentire il peso di tutti coloro che non
vogliono più vivere senza vivere.
Un ringraziamento va agli attori che hanno contribuito a fare di una lettura cosi amara un
momento intenso e toccante.
Risposta all’invito alla manifestazione
da parte dello staff di Roberto Saviano
Carissimi sono Francesca Cinelli dell'ufficio eventi
Mondadori e seguo l'agenda incontri di Roberto
Saviano, che mi ha girato il vostro invito. Roberto vi
ringrazia molto per quest'atto di solidarietà, purtroppo
lui è in partenza per l'estero ed è impossibilitato a man darvi un messaggio. Inoltre poichè centinaia sono i paesi
e le città che hanno organizzato incontri di solidarietà e
che hanno richiesto la sua presenza o un messaggio,
ritiene non sia corretto inviare un messaggio ad un'orga nizzazione ed ad un'altra no. Per lui siete tutti ugual mente importanti e necessari, non vuole quindi far torto
a nessuno. Spero possiate comprendere.
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Sport
Dicembre 2008
Una promessa dell’atletica leggera
a cura di Ivo Santolamazza
Intervista a Maria Chiara Marra,
la giovane atleta di Castel Madama nata a Roma il 20\10\1991
Da quanto tempo pratichi il tuo sport?
Pratico l’atletica da 7 anni, soprattutto i 400 e gli
800 metri in pista.
Quali risultati hai ottenuto?
Sono campionessa regionale per 2 anni consecutivi (2007 e 2008) per i 400 metri individuale.
Insieme alle mie compagne della Fondiaria Sai,
nella staffetta 4 x 400, ai campionati italiani assoluti di Rieti ci siamo classificate settime. Sono
anche campionessa regionale 2008 categoria allieve per la corsa in montagna.
Dove ti alleni?
Mi alleno allo stadio Olindo Galli di Tivoli.
Quanto tempo dedichi al tuo sport?
Sei volte a settimana per circa due ore.
Pensi di dover affrontare molti sacrifici?
Spesso i miei allenamenti comportano qualche
sacrificio. A volte studio fino a tardi la sera,
rinuncio ad uscire con i miei amici. Prima delle
gare infatti vado a letto presto e d’estate qualche
volta rinuncio anche al mare. Ma non mi pesa
tanto perché so che qualche risultato in più con
tanti sacrifici prima o poi arriva.
Quali sono le prossime gare che dovrai sostenere?
In questi ultimi mesi, dopo la fine della stagione
su pista, non ho fatto molte gare ma adesso riprenderò con la stagione delle campestri. Le prime ci
saranno a gennaio poi continuerò con le gare
indoor su pista.
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Dicembre 2008
Cultura
La video arte di Bill Viola
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di Ivo Santolamazza
Dal 16 ottobre 2008 al 6 gennaio 2009 Bill Viola al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Pioniere della video arte, internazionalmente riconosciuto come uno dei massimi artisti contemporanei, Bill Viola ha svolto un ruolo fondamentale per la consacrazione di questo genere come forma massimamente vitale all’interno del
panorama della creazione contemporanea e ha contribuito in maniera determinante al suo sviluppo in termini di tecnologia adottata e contenuti. Da oltre 35
anni, Bill Viola crea videotapes, video installazioni, ambienti sonori e performances di video e musica elettronica, realizzati utilizzando tecnologie sofisticate e innovative. Le sue opere, concepite per immergere totalmente il visitatore
nell’immagine e nel suono, coniugano una straordinaria sofisticazione tecnica ad
un’assoluta essenzialità formale.
Profondamente spirituale, la sua arte esplora il fenomeno della percezione sensoriale come strada maestra per la conoscenza di se stessi. Si concentra sulle
esperienze universali dell’uomo come la nascita, la morte, la natura, la relazione con l’universo, e ha le sue radici nell’arte occidentale e orientale così come
nelle diverse tradizioni spirituali, dal buddismo zen, al sufismo islamico, passando per il misticismo cristiano. Riconducendo l’arte alle sue ragioni fondamentali,Viola la ricollega all’esperienza comune di ogni uomo, riuscendo a dargli la consapevolezza diretta della sua natura; il vero luogo in cui l’opera di Viola prende corpo non è infatti uno schermo o la parete di una stanza, ma la
mente e il cuore dello spettatore.
La mostra, curata da Kira Perov e realizzata in collaborazione con Claudia Zevi & Partners, presenta una selezione di opere che
comprende esempi differenziati delle sue ricerche artistiche recenti: installazioni in grande formato tra le più celebri e spettacolari (The Crossing,The Veiling), rivisitazioni video di icone della storia dell’arte (The Greeting, Emergence), immagini su schermo piatto con cui, attraverso sequenze rallentate e silenziose di prodigiosa espressività, l’artista si concentra sul mistero delle
emozioni umane (Dolorosa, Anima, Silent Mountain,The Locked Garden).
Frascati ospita Modigliani
di Ivo Santolamazza
“Amedeo Modigliani, immagini di una vita”, questo il titolo della mostra inaugurata l’8 novembre che resterà aperta fino all’11
gennaio.Voluto dal sindaco di Frascati Francesco Paolo Posa, e dall’assessore Stefano Di Tommaso, l’evento espositivo, curato da
Massimo Riposati per le Edizioni Carte Segrete, si avvale della partecipazione del Modigliani Insitut Archives Legales Paris-Rome,
che metterà eccezionalmente a disposizione il materiale.
Per la prima volta esposta in Italia, “La Femme aux macarons”, dipinta da Amedeo
Modigliani nel 1917, sarà il fulcro di una grande rassegna dedicata al maestro livornese,
ospitata nelle sale delle Scuderie Aldobrandini di Frascati. Insieme all’opera, ci saranno
anche molte lettere, fotografie e documenti in gran parte inediti, raccolti dalla figlia di
Modigliani, Jeanne, e poi conservati ed ampliati dall’attuale archivista Christian Parisot.
Saranno presentate, inoltre, una serie di elaborazioni fotografiche realizzate in esclusiva
da Anna Marceddu, che illustrano il percorso di Amedeo Modigliani, dalla Sardegna alla
Toscana, da Venezia a Parigi, raccontando per immagini le emozioni, i segni e le tracce
del complesso rapporto tra l’opera e la vita del grande maestro.
La mostra, realizzata grazie al contributo degli assessorati alla Cultura della regione
Lazio e della provincia di Roma, presenterà, tra l’altro, una piccola chicca che lega
A. Modigliani, “La femme aux macarons”.
Modigliani alla città che ospita l’evento: una cartolina stroboscopica che il maestro
livornese spedì da Frascati al suo amico Martinelli (1903) con su scritto “Vedo doppio”,
segnale di un raro momento di volontà ironica nella vita travagliata dell’artista.
Su invito del curatore Massimo Riposati, ed in esclusiva per l’esposizione “Amedeo Modigliani, immagini di una vita”, quattro tra
i più noti artisti italiani, Baldo Diodato, Renato Mambor, Luca Maria Patella e Vettor Pisani, hanno realizzato un “Omaggio a
Modigliani”, quasi una mostra nella mostra, con opere ispirate alla poetica del grande maestro italiano, realizzate conservando le
proprie personali specificità e originalità artistiche.
Il trasferimento del Modigliani Institut da Parigi a Roma, con il passaggio di oltre 6mila documenti appartenuti all’artista e conservati per oltre 50 anni nella capitale francese, ha rappresentato il primo fondamentale passo per restituire all’Italia la “memoria” del genio livornese. Oggi l’impegno del presidente del Modigliani Institut, Christian Parisot, è di creare le condizioni economiche, logistiche e istituzionali per la nascita della Casa Modigliani in Italia.
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Cultura
Dimensioni eteree dell’arte
Dicembre 2008
di Ivo Santolamazza
“L’Arte è emozione” per Lucrezia Rubini, storico e critico d’arte che il 6 Novembre ha presentato la manifestazione culturale “Aria/vento/volo: dimensioni eteree dell’arte” tenutasi nel Chiostro dell’ex convento
di San Michele a Montecelio. “L’arte è come l’aria: impalpabile, leggera, spirituale, soffio vitale, simbolo
sensibile della vita invisibile”, spiega l’artista facendoci entrare nel vivo della scelta del titolo della manifestazione culturale. “L’arte è come il vento: una forza energetica, elemento struggente, come lo è la pittura”. “L’arte è come il volo: desiderio intrinseco dell’uomo di andare sempre oltre i confini per soddisfare il proprio bisogno di conoscenza”. E ancora “L’arte spinge l’essere umano oltre la realtà, in una dimensione che lo porta a pensare a riflettere, emozionarsi, verso una dimensione eterea, spirituale”.
“Aria/vento/volo: dimensioni eteree dell’arte”, in mostra dal 6 al 16 novembre a Montecelio, ha aperto la
IV edizione del ciclo “Arte in Piazza”. Patrocinata dal Comune di Guidonia-Montecelio e dalla Presidenza
del Consiglio della Regione Lazio è stata promossa dall’Associazione Culturale “La Cera di Dedalo”, la
quale dal 2006 opera sul territorio di Guidonia Montecelio con lo scopo di far avvicinare soprattutto la
gente comune ad eventi artistici e culturali di alto livello, mediante un coinvolgimento diretto attraverso
manifestazioni popolari, dove cultura locale, regionale e nazionale si combinano tra loro dando vita ad un
patrimonio culturale privo di confini spaziali e temporali.
Hanno esposto: Roberto Andreatini, Annamaria Balzano, Nunzio Bibbò, Ennio Calabria, Italo Carrarini,
Claudia Cecconi, Carmine Cerbone, Franco Crocco, Lorenzo Di Lorenzo, Fausto D’Orazio, Vittorio Fava,
Guglielmo Ferraiola, Inin Gamat, Pino Genovese, Ada Impallara, Venanzio Manciocchi, Antonio Menenti,
Gian Battista Morana, Salvatore Pepe, Massimo Pompeo, Alessandra Ponti, Placido Scandurra, Elena Sevi,
Birgitt Shola Starp, Alberto Timossi, Lorenzo Zanetti Polzi. Ogni artista ha dovuto produrre un’opera ad
hoc attinente al titolo della mostra: ciò significa che la mostra è stata il vettore che ha causato la produzione di ventisei inediti. Ventisei artisti provenienti da tutto il Lazio che hanno proposto una serie di opere
che vanno da pitture a sculture, da fotografie a istallazioni, opere a tema che stravolgono il senso di bellezza in sé che ci impone la società odierna, rivendicando tale concetto con lo strumento dell’ironia, del
ludico, dell’onirico, stimolando il visitatore a riflettere e a sorprendersi.
La prima edizione di “Arte in Piazza” si tenne a Colle Fiorito di Guidonia, nella palestra dell’Istituto comprensivo “Don Milani”, dal titolo “Arte in piazza”, con l’organizzazione dell’Associazione Culturale
“Colle Fiorito in Piazza” nel 2004; la seconda e la terza si sono tenute nel chiostro dell’ex convento di San
Michele a Montecelio nel 2005 e nel 2006, dal titolo rispettivamente “Dentro/fuori/attraverso” e
“Singolare/plurale: dall’individuale all’universale”, con l’organizzazione dell’Associazione culturale “La
cera di Dedalo”. Tutte le edizioni, corredate da catalogo, sono state curate criticamente da Lucrezia Rubini,
laureata in storia dell’Arte e Filosofia Estetica, autrice di svariate pubblicazioni tra cui “Antonio Achilli:
l’uomo e l’artista” in occasione del 70esimo anniversario della nascita di Guidonia. Il 9 novembre, presso
l’ex convento di San Michele, la Rubini ha presentato una conferenza sul “Nudo Femminile nell’Arte”,
analizzando attraverso proiezioni, opere di 52 artisti
di fama mondiale, come la “Venere di Willendorf”, la
“Women” del pittore statunitense W. De Kooning, la
“Venere degli Stracci” del Pistoletto, le donne di
Botero e di Michelangelo. Una conferenza dal carattere polivalente animata dalla danzatrice Dunia che
attraverso il linguaggio del corpo si è esibita con
danze tribali.
“Promuovere queste manifestazioni culturali” afferma Lucrezia Rubini “è un punto di snodo molto significativo per il nostro territorio poiché avvicina l’arte
al cittadino rendendo l’appuntamento con essa usuale
come lo è andare al cinema, allo stadio o al parco
senza evadere dalla periferia ma riqualificando e rendendo propositivo il territorio di appartenenza”.
Lucrezia Rubini
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