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Il turismo dei Brics è un tesoro da 107 miliardi, ma l'Italia resta ferma a guardare La capacità di spesa degli ex Paesi emergenti è destinata a triplicare entro il 2030 e già oggi hanno a disposizione l'80% in più di quanto avessero nel 2005: cresce la voglia di viaggare, ma la Penisola non rientra nelle destinazioni preferite: mancano le infrastrutture e la promozione. Secondo il Formez c'è anche un problema di governance: "Non c'è coordinamento nazionale, ogni Regione va per la sua strada, non abbiamo, a differenza degli spagnoli un marchio unico da promuovere" di LUISA GRION TAG ROMA ­ C'è una marea di turisti cinesi, russi, brasiliani e indiani che non vede l'ora di andare turismo brics, turismo, crisi economica italiana, Tesoro, formez in giro per il mondo a spendere soldi. C'è un'ondata di nuovi ceti medi che bussano alla porta chiedendo bellezza, arte, cutura, servizi: tutti "beni" che naturalmente possediamo, ma che non siamo capaci di "vendere". La nostra offerta si perde in una miriade di rivoli regionali e di conflitti locali: non siamo in grado di pomuovere il "marchio Italia", non siamo in grado nemmeno di mettere in piedi un portale unico che racconti al mondo cosa possiamo offrire. Ma perdendo altro tempo dietro a queste mancanze ora rischiamo di buttare via un'occasione d'oro: sul mercato mondiale del turismo (una delle poche voci in crescita) si stanno affacciando i nuovi benestanti: le classi medie dei Bric (Brasile. Russia, India e Cina), paesi dove, pur fra mille difficoltà, il benessere si sta allargando. Sono molti, hanno grandi potenzialità di consumo e gli altri Paesi europei dà tempo li stanno corteggiando. Noi no. E' ora di cominciare a farlo, e per spingerci alla conquista il Formez PA e Federculture ­ che da tempo vedono nella cultura e nel turismo una voce portante nella corsa alla ripresa ­ hanno messo insieme numeri e motivazioni. "Se il nostro Paese sarà in grado di recuperare parte della competitività perduta ­ commenta Carlo Flamment, presidente Formez ­ nel 2016 il turismo potrà raggiungere almeno l'11,9 per cento del Pil creando 900 mila nuovi posti di lavoro". Non di soli Brics si parla, certo, ma quei mercati saranno determinanti: dal Brasile, Russia, Cina e India lo scorso anno sono decollati 128 milioni di viaggi (cifra che si ottiene controllando biglietti aerei e registrazioni all’ estero), nel 2012 la loro spesa turistica è stata pari a 107 miliardi di dollari (quasi per metà targati Cina). Oggi i cittadini Bric hanno a disposizione l'80 per cento in più di denaro di quanto ne avevano nel 2005 e si prevede che entro il 2030 il loro potere d'acquisto triplichi. Sempre entro quella data la loro classe media crescerà del 18 per cento, quella dell'Eurozona dello 0,8. Mentre noi stiamo al palo, altri Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
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crescono e se davvero vogliamo "uscire dalla palude" e a loro che dobbiamo aggrapparci. Eppure l'italica bellezza, la moda, il cibo, i servizi non bastano: quando i nuovi ricchi decidono di andare in vacanza in Europa non pensano subito all'Italia. Non siamo nelle prime quattro destinazioni europee dei turisti indiani; siamo al terzo posto di quelle russe (dopo Germania e Spagna) e al quarto posto delle brasiliane (dopo Francia, Spagna e Portogallo) e cinesi (dopo Germania, Francia e Austria).. Ci mancano le infrastrutture, ma non solo. Scarseggiamo negli investimenti di promozione, ma non basta. "Ci frenano essenzialmente tre cose ­ dice Flamment ­ La competenza in materia è un'esclusiva delle Regioni: non c'è coordinamento nazionale, ognuno va per la sua strada, non abbiamo ­ come gli spagnoli hanno ­ un marchio unico da promuovere. In attesa di riformare il Titolo V della Costituzione bisogna rivedere la governance almeno per il turismo. Non abbiamo un portale nazionale, una rete che venda l'Italia come prodotto unico: sui tentativi fatti e i soldi buttati meglio stendere un pietoso velo. Non abbiamo nememno una seria politica di prezzi alberghieri, spesso sono troppo alti rispetto ai servizi offerti e non conpetitivi con quelli degli altri Paesi". Manca poco all’ Expo, il semestre di presidenza europea è a un soffio: il momento è adesso e i Bric non aspettano.
(16 febbraio 2014) © Riproduzione riservata www.ecostampa.it
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