Progetto - Chiesa Madre Gangi

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Progetto - Chiesa Madre Gangi
Prot.nr. 1
Ihr Schreiben / Vs. Scritto
Bozen / Bolzano, 29-02-2012
Progetto
<<Studio delle Mummie Umane
conservate presso la Chiesa di San Nicolò di Bari in
Gangi(Pa)>>
di Dario Piombino-Mascali ©
dell’EURAC-Istituto per le Mummie e l’Iceman, Bolzano/REM
Mannheim/Ispettore Onorario per il Patrimonio Bioantropologico
Mummificato, Regione Sicilia, Palermo.
Negli ultimi decenni, lo studio delle mummie si è rivelato di importanza
fondamentale per la comprensione dell'antropologia della morte, del rapporto con
il cadavere e della gestione degli spazi funebri nel corso dell'Età Moderna; inoltre,
l’applicazione delle attuali tecnologie biomediche a reperti osteoarcheologici
umani ha consentito agli studiosi di ottenere una maggiore mole di dati su
caratteristiche antropologiche, stato di salute, alimentazione e stile di vita delle
popolazioni antiche, contribuendo ad una maggiore comprensione del contesto
bioculturale delle stesse. A ciò, si sono accompagnate iniziative volte a
promuovere una più adeguata conservazione e fruizione del nostro patrimonio
biologico.
Alla luce di siffatte ricerche, il presente progetto mira a portare avanti uno studio
storico, bioantropologico e paleopatologico della collezione di mummie moderne
ospitate nella cittadina madonita di Gangi. Nell'ambito del Progetto Mummie
Siciliane - un'indagine multidisciplinare concepita per studiare e valorizzare
l'enorme patrimonio mummificato presente in Sicilia dal 2007 - il gruppo di ricerca
mummiologica rappresentato dall’EURAC di Bolzano, dai Musei Reiss-Engelhorn di
Mannheim, dalla BOKU di Vienna e dalle Università del Minnesota e del Nebraska si
propone di estendere le ricerche anche alle mummie di Gangi, considerata la loro
rilevanza sotto ogni punto di vista. Più che in altri siti della Sicilia, le mummie di
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gangitane rappresentano infatti una preziosa testimonianza sia dal punto di vista
culturale, che antropologico e anatomopatologico. La cripta, ospitata dalla Chiesa
Madre dedicata a San Nicolò di Bari, custodisce infatti una sepoltura riservata ai
dignitari ecclesiastici del luogo, la cosiddetta “Fossa di Parrini” (Fossa dei Preti).
Essa è sita in due ampie sale adiacenti alle cripte della chiesa stessa. Vi si accede
attraverso una scala situata in prossimità dell'altare maggiore. Dopo un androne si
entra in un salone; su tre delle quattro pareti sono conservate le mummie dei
prelati, per lo più in posizione eretta, e in alcuni casi sostenute da un palo.
Attraverso due passaggi si accede ad un retrostanza in cui si trovano altre mummie
in condizioni conservative più precarie rispetto alle precedenti. Trentasette di
queste sono identificabili attraverso sonetti ad esse dedicati o alle loro generalità
riportate su cartigli; ventitré corpi non sono invece identificabili. Esistono inoltre
otto casse, alcune delle quali settecentesche. Sette sono disposte sugli
alloggiamenti che sovrastano le nicchie, mentre una è adagiata sul pavimento della
prima stanza e racchiude i resti di Giuseppe Fedele Vitale, medico, sacerdote e
poeta dell'Arcadia, vissuto tra il 1734 e il 1789. Attraverso l'osservazione delle date
disponibili, l'utilizzo della cripta si inquadra approssimativamente tra il 1728 e il
1872. Laddove è stato possibile visualizzare anche l'età alla morte si tratta di
soggetti adulto-maturi e senescenti, tra i 49 e gli 81 anni.
Nel corso di una recente ispezione è stato possibile osservare in almeno 41 casi un
originale trattamento del volto, di cui sono state ricostruite le fattezze attraverso
l'uso della cera. In alcuni casi si tratta di un'applicazione piuttosto grossolana,
rappresentata da una semplice integrazione delle orbite, del naso o delle labbra;
in altri casi, invece, la cera è utilizzata per ricostruire intere porzioni del volto,
mentre in uno sparuto numero di soggetti è visibile una vera e propria maschera
mortuaria. Nel caso della mummia attribuita al sacerdote Epifanio Vazzano (morto
nel 1870, a 75 anni) si rileva addirittura la presenza di colori, che conferiscono alla
maschera un aspetto più realistico.
L'indagine avrà inizio con la costruzione di una base di informazioni relative ai vari
soggetti. In particolare l'ispezione dei corpi potrà gettare luce su: tipologia di
mummificazione, caratteristiche bioantropologiche, stato di conservazione e
presenza di patologie. Tra quelle più comunemente investigate verranno
evidenziate malattie infettive, metaboliche, congenite, traumi, indicatori di stress
aspecifico, formazioni tumorali. Verrà quindi posto l'accento sulle condizioni
patologiche di rilievo – quelle, cioè, che hanno segnato la vita dei soggetti e che
possono essere ancora riscontrabili nei corpi - e quelle, meno gravi ma altrettanto
significative, che potrebbero essere state condizionate da stili di vita e abitudini
alimentari. In ragione dell'interesse storico ed etnoantropologico delle mummie, e
per motivi legati ad aspetti bioetici, lo studio dei corpi non verrà condotto con
indagini autoptiche e distruttive, quanto piuttosto con tecniche non invasive, come
la radiologia convenzionale, la tomografia assiale computerizzata ed eventuali
biopsie. Le indagini radiologiche verranno effettuate in loco, senza quindi spostare
i reperti estremamente fragili costituti dalle mummie.
In un secondo momento sarà possibile effettuare una campionatura minimale solo
dalle mummie che presentano aree degradate a causa dei naturali processi
putrefattivi. Alla luce delle osservazioni macroscopiche sarà possibile investigare
le condizioni patologiche individuate attraverso un approccio di tipo biomedico
(indagini tossicologiche, istologiche, immunologiche ed immuno-istochimiche).
Inoltre, i progressi nell'ambito della biologia molecolare consentiranno non solo di
comprendere le origini genetiche e le relazioni parentali nell'ambito della cripta,
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ma anche quello di identificare il Dna di antichi patogeni. Dal momento che
un'enorme quantità di dati storici attesta la presenza di condizioni come la
malaria, la tubercolosi, ed il colera, siffatto studio promette risultati significativi e
ad ampio raggio. Un importante approccio analitico, inoltre, sarà costituito dallo
studio degli isotopi stabili attraverso minimi campioni di ossa e denti, una prassi
che in tempi recenti è diventata uno strumento efficace per rivelare informazioni
sulle abitudini alimentari, sulla mobilità e sulla storia biologica individuale di
popolazioni archeologiche. Nello specifico, gli isotopi del carbonio e dell'azoto
permettono di identificare il rapporto tra le proporzioni di cibo animale-vegetale o
terrestre-marino, mentre l'isotopo dello stronzio potrà fornire informazioni su
provenienza geografica, mobilità e migrazioni.
All'analisi degli aspetti sopra indicati sarà associato un capillare studio storico
mirato alla comprensione dei risvolti sociali della popolazione presa in esame. La
consultazione di documenti dell'epoca, tra cui registri parrocchiali, comunali e di
quotidiani, assieme al vaglio delle fonti storiche e letterarie, potrà gettare luce
sulle vite, le abitudini ed i costumi della società del tempo, fornendo quindi la
possibilità di una interpretazione storica retrospettiva. Inoltre, l'eventuale
rapporto tra malattia e terapia verrà supportato dallo studio dell'antica letteratura
medica locale. Un ulteriore aspetto della ricerca storica si configurerà poi nella
consultazione di testi relativi all'imbalsamazione umana, sottolineando così il ruolo
delle diverse sostanze chimiche e delle modalità di intervento sul cadavere legate
a fattori igienici o cultuali.
Nello specifico, lo studio delle mummie gangitane sarà articolato nelle seguenti
fasi:
- documentare, attraverso una capillare opera di ricognizione, schedatura e
catalogazione, il patrimonio umano mummificato presente nel territorio e databile
all'Età Moderna;
- ricostruire, attraverso l'osservazione dei corpi e delle strutture archeologiche
associate, le pratiche funerarie, i metodi di imbalsamazione ed il trattamento dei
cadaveri;
- individuare, tramite l'osservazione sistematica dei reperti in questione, le
caratteristiche biologiche e le stigmate patologiche presenti;
- applicare le più attuali e sofisticate tecniche diagnostiche al fine di determinare
la presenza di patogeni specifici e la frequenza ed evoluzione di malattie infettive;
- utilizzare competenze nel settore biochimico per individuare le strategie di
sussistenza e le modalità nutrizionali che hanno caratterizzato i gruppi umani di
Gangi del tardo Evo Moderno;
- investigare sotto il profilo storico la struttura della popolazione, i dati biografici
dei singoli individui, la storia delle epidemie, delle condizioni igieniche e di salute
ed il contesto sociale degli antichi gangitani al fine di interpretare, alla luce dei
dati documentari, la patocenosi del gruppo in questione;
- valutare, attraverso un costante monitoraggio climatico ed ambientale, le più
idonee strategie di conservazione dei resti umani e dei numerosi artefatti tessili e
lignei ad essi associati.
A conclusione della presente proposta di studio, si rammenta che la prima fase
verterà proprio sul monitoraggio ambientale e sull’identificazione microbiologica
di muffe, funghi e alghe. Tutte le indagini sopra descritte saranno a carico dei
ricercatori, che si premureranno di individuare fonti di supporto economico alle
ricerche, senza quindi gravare sui detentori del bene. Ogni attività di studio sarà
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opportunamente effettuata in presenza dei funzionari della competente
Soprintendenza BB CC AA di Palermo, che eserciteranno l’alta sorveglianza.
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