scarica la lettera degli studenti a ruby

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Cara Ruby, ma preferiamo chiamarti Karima,
il 13 febbraio molti tuoi coetanei scenderanno in piazza.
Studentesse e studenti risponderanno ad un appello, liberamente. Sceglieranno di
scendere in piazza, sceglieranno di dire la loro rispetto a quello che sta succedendo nel
nostro paese.
Vogliamo con questa lettera chiarificare i motivi per cui sottoscriviamo questo appello
come studenti e studentesse e spiegarli anche a te, che sembri stare dall'altra parte della
barricata. Non è così!
A scriverti sono le studentesse e gli studenti che ogni giorno vanno a scuola, frequentano
l’università, lavorano per pagarsi gli studi, hanno un contratto a tempo determinato. Sono
gli studenti e le studentesse che vivono la loro vita nella precarietà, nella persecuzione
delle domande giornaliere sul presente e sul futuro, nel dubbio esistenziale di rimanere in
un’Italia che non ci vuole o nell’andare via e abbandonare tutto ciò che di bello abbiamo
qui. Sono quegli studenti e quelle studentesse che, mentre nel paese si parlava soltanto dei
festini del presidente del consiglio, si sono mobilitati e hanno portato in piazza la loro
esasperazione per un governo che taglia il presente e il futuro di questo paese.
Gli studenti che scenderanno in piazza vedono da quasi 20 anni una televisione spazzatura.
Televisione attraverso la quale Berlusconi sta costruendo un modello culturale e di società
dove il “superficiale” è la realtà, dove tutto ha un prezzo e può essere comprato. Un
modello sociale dove anche la figura femminile è andata a plasmarsi: valletta, velina
sempre più in mostra, sempre più nuda, sempre più in silenzio. Un ornamento. Giovani,
bellissime, nude.
Dalla televisione si è passati alla politica, alla vita pubblica: in un paese profondamente
bigotto e arretrato in cui tutti i diritti acquisiti dalle donne sono stati ottenuti con le lotte, e
spesso non trovano un riscontro reale nella realtà che viviamo, questa cultura ha avuto
campo libero nell'imporci il modello di donna più confacente alle necessità. In una politica
fatta di uomini, impostata su schemi e rituali maschili quale poteva essere il ruolo della
donna se non quella di accompagnatrice?
Questa immagine è così radicata in noi che non riusciamo più a guardare una donna che
abbia raggiunto una posizione sociale abbastanza importante senza chiederci chi l’ha
messa li. Con una rassegnazione che fa rabbrividire ci diciamo che così va in questo paese.
E ci vergogniamo di pensare questo. Ci vergogniamo di questi uomini e di queste donne.
Ci troviamo a dover difendere le donne in Italia nel 2011.
Vogliamo vedere le donne di questa nazione, le donne che vivono nel nostro paese, sulle
prime pagine di tutti i giornali per quello che hanno da dire. Vogliamo vederle riconosciute
per le loro capacità, per il contributo che danno alla vita sociale, economica, politica,
culturale, scientifica. Vogliamo che alle donne siano date le stesse opportunità che ha
l’altra fetta di popolazione. Vogliamo pensare agli uomini e alle donne come pari, vogliamo
che si impegnino insieme perché sia così. Nelle televisioni, sulle riviste vogliamo le donne,
le scienziate, le filosofe, le insegnanti, le manager, le madri, le politiche, le economiste, le
ricercatrici, le attrici, le pittrici, che lavorano, che vivono, che formano oggi il nostro paese.
Siamo ragazze di 18 anni come te. Vogliamo essere libere di scegliere per noi stesse, non
essere sottoposte a questo modello culturale che ci obbliga a guardare al nostro corpo
come all'unica cosa importante, alla nostra giovinezza come qualcosa da sfruttare per
guadagnare, che ci imbruttisce e ci umilia. E tu? Sei sicura di aver scelto?
Siamo ragazzi di 18 anni che non vogliono essere assimilati a questi uomini, che sfruttano il
corpo delle donne, che impongono una visione bestiale dei rapporti umani, che umiliano
non solo una parte ma tutto il nostro paese. Vogliamo essere certi che le donne, le ragazze
che abbiamo intorno siano apprezzate per quello che sono nella loro totalità, che abbiano
le nostre stesse opportunità e possano percorrere le nostre stesse strade.
Abbiamo bisogno di costruire nuovi modelli, che siano forti tanto quanto quelli che
vogliamo lasciarci alle spalle.
Chiediamo di scegliere, lo chiediamo a tutte le donne e gli uomini liberi di questo paese:
scegliete di scendere in piazza con noi, di voler far parte di questo nuovo modello di
società, composto da tante e da tanti.
Rete degli Studenti Medi
Unione degli Universitari