Testo con timecode per l`esecuzione della prova in voce

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Testo con timecode per l`esecuzione della prova in voce
Testo con timecode per l’esecuzione della prova in voce per le aspiranti voci narranti, tratto
dall’audiofilm
BALLA COI LUPI
0.34.28 – 0.34.53
I sei muli, incitati dal loro rude conducente, risalgono quasi di corsa la collina sollevando zolle di
terra. È l’imbrunire. Immobile sulla porta della baracca Gion Gei Damber guarda il profilo delle
bestie e del carro stagliarsi sul crinale contro il cielo azzurro pallido striato di nuvole e rimane in
attesa finché il piccolo convoglio non svanisce del tutto. Un velo di tristezza offusca il volto
dell’ufficiale.
0.35.01 – 0.35.16
Un lupo di colore chiaro con le orecchie e la punta della coda nere trotterella nell’erba alta lungo il
fiumiciattolo che scorre nelle immediate vicinanze dell’avamposto. La porta della casupola è aperta.
Seduto sulla branda il tenente scrive alla luce della lampada ad olio.
0.35.41 – 0.35.47
Damber chiude il diario e allunga il braccio per spegnere il lume, ma resta con la mano in aria.
0.35.58 – 0.36.16
Nonostante il richiamo del lupo sembri lontano, l’uomo dà uno sguardo alle condizioni poco
rassicuranti del proprio rifugio. Vorrebbe smorzare la lanterna, ma desiste. I rumori indistinti
provenienti da fuori lo inquietano. Così toglie la colt dalla fondina appesa alla testiera del letto e se
la appoggia accanto alla guancia, sul cuscino.
0.36.19 – 0.36.26
La stanchezza vince la paura. Con la fredda compagnia dell’arma stretta nel pugno e la luce accesa
il tenente prende sonno.
0.36.36 – 0.36.44
Albeggia. Il sole nascente tinge di rosa l’orizzonte. Dalla porta aperta la luce che filtra illumina il
volto dell’uomo addormentato.
0.36.47 – 0.37.07
Qualcosa passa davanti all’uscio oscurando con la propria ombra la faccia del tenente che,
disturbato dalla variazione di chiaro scuro, muove le palpebre. Il rumore che segue lo fa scattare
come una molla. Seduto sul letto, con gli occhi sbarrati, tenta di individuarne l’origine e insieme
cerca il revolver che durante la notte gli è scivolato di mano.
0.37.09 – 0.37.24
Ansimando punta l’arma verso l’entrata e attende che compaia il misterioso visitatore. Dall’esterno
i rumori si fanno sempre più vicini. Damber, teso come una corda di violino, solleva il cane pronto
a sparare. Sisco si affaccia sulla porta.
0.37.26 – 0.37.29
Il tenente si lascia cadere sul letto.
0.37.35 – 0.37.56
È una bella giornata di sole. Il militare, al posto del cappello a tesa larga, si è messo un berretto e un
fazzoletto legato intorno al collo. Munito di un barilotto di chiodi ed un martello come primo lavoro
sistema il recinto per il cavallo riutilizzando le traverse cadute. Finito di aggiustare la staccionata
prende una secchia e si avvia verso il vicino corso d’acqua.
0.37.58 – 0.38.06
Arrivato all’inizio della scarpata si ferma sbalordito. Sotto di lui il terreno è completamente
ingombro dei resti di carri sfasciati.
0.38.10 – 0.38.21
Seguendo con lo sguardo il percorso del sentiero che sale verso la collina scorge le grotte scavate
nel fianco sotto la cima. Tutto appare incomprensibile e misterioso agli occhi del militare.
0.38.25 – 0.38.45
Damber si riprende dalla sorpresa e scende verso il fiume quasi stagnante e pieno di assi che
galleggiano. Cercando un posto dove sia più sgombro, arriva ad una specie di piccolo pontile.
S’inginocchia e sta per immergere il secchio. Di colpo si blocca. Due palchi di corna spuntano
davanti a lui. Grandi occhi vitrei sembrano fissarlo da sotto il pelo dell’acqua.
0.38.48 – 0.38.52
Il tenente si alza di scatto ritirando il recipiente.
0.38.54 – 0.39.05
Ben presto si rende conto che quello non è l’unico animale che sta imputridendo lì. Poco distante
una femmina di capriolo giace riversa nel fiume con il collo appoggiato su un grosso ramo.
0.39.08 – 0.39.14
Dopo un esame più approfondito della situazione, Gion Gei Damber molla la secchia e si allontana.
0.39.16 – 0.39.32
Il tenente è immerso nell’acqua fino alle spalle. A torso nudo e con il fazzoletto legato sulla bocca
tira per liberare dal fango la carogna di un giovane cervo. Quando riesce a farlo se lo carica su una
spalla e, remando con il braccio libero, si porta nell’acqua più bassa.
0.39.34 – 0.39.51
La bestia comunque pesante e il fondo scivoloso mettono a dura prova l’uomo che riesce a spostarla
solo per brevi tratti. Dopo qualche metro si ferma spossato e si toglie il fazzoletto per respirare.
Ripreso fiato, con un ultimo sforzo la spinge sulla riva.
0.39.54 – 0.40.16
La bandiera nordista sventola al centro del piazzale. Damber va e viene trascinando i corpi degli
animali. Ora strascica tenendo per le zampe la femmina di capriolo. È stanco e incespica
continuamente. Nel punto più largo l’acqua forma un laghetto che nonostante sia poco profondo
risulta insidioso e pieno di buche. Spesso l’uomo cade in ginocchio e affonda.
0.40.18 – 0.40.26
Ultima e non più semplice è la risalita della ripida scarpata per portare gli animali sulla piazzola
dove li sta ammucchiando.
0.41.05 – 0.41.11
Il tenente prepara una slitta, vi carica le bestie morte e le attacca al cavallo.
0.41.20 – 0.41.29
Guidato dall’uomo che gli corre a fianco tenendo le redini, il sauro trascina agevolmente il carico
sulla cima della collina che ospita le grotte.
0.41.34 – 0.41.42
Liberato Sisco, Damber versa il contenuto di una lattina sugli stracci che tengono insieme
l’ammasso di carni e gli appicca fuoco.
0.41.46 – 0.41.57
Le fiamme che divampano con sorprendente violenza costringono l’ufficiale a tirarsi indietro. In
poco tempo una colonna di fumo nero si leva alta dal rogo.
0.42.02 – 0.42.29
Un gruppetto d’indiani con le tempie rasate guarda il fumo. Uno di loro osserva che solo un bianco
può accendere un fuoco che tutti sono in grado di vedere. I compagni gli fanno notare che i bianchi
possono essere più d’uno, magari tre o quattro. Lui risponde minaccioso che allora sono tre o
quattro che non faranno ritorno a casa e ricorda che in quella giornata di caccia non hanno ancora
catturato niente. Invano gli amici gli rammentano che i bianchi hanno i fucili.
0.42.33 – 0.42.54
Mentre fanno supposizioni su quanti possano essere quelli che hanno acceso il fuoco, il combattivo
compagno sale a cavallo. Lo invitano a lasciar perdere e a tornare al campo, ma lui rifiuta
affermando che preferisce morire piuttosto che permettere a un nemico di fare fumo nel suo
territorio e si allontana in direzione di Fort Seduic.
0.42.56 – 0.43.04
Guardandolo andar via il più ragionevole esprime l’opinione che l’irrequieto amico non si calmerà
finché loro indiani non saranno morti tutti.